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MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione a cura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunale di Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile: Lando Maria Sileoni a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected] Giugno / Luglio 2013 LA GOCCIA NEL MARE ATTUALITÀ Mutui precari, UBI lancia le prime linee di credito per gli atipici BCC Cooperazione nella stagione del movimento e della mobilità FOTOGRAFIE DEL LAVORO NEL MONDO Lavorare in Grecia

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MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione acura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunaledi Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile:Lando Maria Sileoni

a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected] / Luglio 2013

LA GOCCIANEL MAREATTUALITÀMutui precari, UBI lancia le prime linee di credito per gli atipici

BCCCooperazione nella stagione del movimento e della mobilità

FOTOGRAFIE DEL LAVORO NEL MONDOLavorare in Grecia

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03 EDITORIALELa goccia nel mare

04 ATTUALITÀMutui precari

06 ATTUALITÀL’unità è vincente

08 ATTUALITÀCooperazione nella stagionedel movimento e della mobilità

11 ATTUALITÀProspettive on-line e non

14 ATTUALITÀLavorare in Grecia

17 MARKETINGIl nuovo marketing ha la tua faccia

20 WEBViaggio al centro delle connessioni mobile

23 POETRY CORNERDenaro

24 SPORTPallanuoto

26 LETTERATURAIl diritto di avere diritti

28 MUSICA & CONCERTIBuddha Bar XVThe lord of steel

29 CINEMAStokerMetropolis

30 VIAGGIIstanbul l’equilibrista

33 CITAZIONI

Direttore ResponsabileLando Maria Sileoni

Capo RedattoreLodovico Antonini

Comitato di RedazioneMattia PariPaolo BaldassarraElisa Bianca GallinaroStefano MainiBruno MarazzinaSimona MisticoniSimona OrtolaniMassimo PellegrinoMirko Vigolo

CollaboratoriFlavia GamberaleSimona SacconiJoe BlackDemetra

EditingMariapaola Diversi

Grafica di copertinaSilvia Catalucci

Edizione webMarco Ammendola

ImpaginazioneOrione. Cultura, lavoroe comunicazione

CONTATTACI: [email protected]

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3EditorialeGiugno / Luglio 2013

di Mattia PariCoordinatore Nazionale FABI Giovani

Può una goccia affogare nel ma-re? A quanto pare, sì. Perchéle cose più pericolose sono iparadossi che diventano reali.

Con la loro arroganza rendono normalequello che dovrebbe essere relegato allafantasia. Così, anche un sogno spensie-rato può diventare pesante come unmacigno. Il sistema economico/finan-ziario da possibile strumento ideale persoddisfare le necessità di tutti, si è tra-sformato in un marchingegno dedicatoai bisogni di pochissimi. Spesso, anchenel nostro settore. Siamo rimasti soffo-cati da meccanismi creati dall'uomo.Affogati come una goccia nel mare.Il problema principale dei paradossi èche, essendo di per sé assurdi, nons’imbarazzano davanti all'impossibile e

ditorialeE

LA GOCCIA NEL MARE

così, anche la persona può diventare se-condaria al denaro. Niente di nuovo?Forse. Credo, però, che anche l'immo-bilismo dei valori sia un arretramento,una sconfitta. L'inversione delle priorità è la contrad-dizione più tragica che c'è e la destrut-turazione del diritto del lavoro va pro-prio in questa direzione. Per mantenerein piedi il sistema si abbattono i dirittidei lavoratori e delle persone. Come sela dignità degli individui fosse una con-seguenza e non la condizione per un si-stema produttivo efficiente.Credo profondamente che, oltre alla ge-stione della contrattazione e dell'assi-stenza, la valorizzazione di una base co-mune di valori sia lo strumento indi-spensabile per consolidare una culturache ristabilisca l'ordine delle priorità,la dimensione del possibile e la ricercadell'ideale. Perché l'unico modo che ab-biamo per aggregare la categoria è sulleidee. Tutti gli altri strumenti, compresela paura e la necessità, appassiscono.Nella società di oggi, però, le idee han-no bisogno di essere toccate con mano.Non c'è spazio per i dogmi e l’alternati-va si costruisce soltanto con il sudore.Occorre, come stiamo facendo, propor-re un modello di banca che ponga alcentro le persone, che affermi un mo-dello sociale sostenibile per dipendentie clienti. Una riorganizzazione del set-tore a misura d’individuo è possibile enecessaria.Perché se le gocce possono affogare nelmare, anche noi, possiamo volare senzale ali.

LA DIGNITÀ DEGLI INDIVIDUI È DIVENTATAUNA CONSEGUENZA E NON LA CONDIZIONEPER UN SISTEMA PRODUTTIVO EFFICIENTE

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ttualitàA

4 Attualità

MUTUI PRECARIUBI LANCIA LE PRIME LINEE DI CREDITO PER GLI ATIPICI

Eppur si muove. Dopo 16anni (correva l’anno 1997,quando il pacchetto Treuè stato emanato), anche le

banche stanno a cominciando adaccorgersi di loro: quei quasi duemilioni di giovani che, all’alba dei40 spesso, ancora lavorano concontratti a tempo determinato o aprogetto. In una parola: i precari.

Succede così che il quinto gruppobancario italiano, Ubi, neanche unmese fa ha lanciato “mutuo casagiovani coppie 2013”, un pac-chetto di prestiti a tasso agevolatopensato per coppie di precari un-der 40 che abbiano un contrattoatipico da almeno 18 mesi, con co-pertura di massimo l’80% del va-lore dell’immobile e alcune precise

garanzie: la rata del prestito nonpotrà “mangiarsi” oltre il 35% delreddito e si potrà usufruire di unperiodo di sospensione del rimbor-so di massimo due anni.Sicuramente un passo avanti, hasottolineato il segretario generaledella FABI Lando Maria Sileoni.“Un’iniziativa coraggiosa e innova-tiva, che rappresenta una vera svol-

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di Flavia GamberaleEsecutivo Nazionale FABI Giovani

5AttualitàGiugno / Luglio 2013

DOPO IL FLOP DEL FONDO DI STATO SUI MUTUI CONCESSI AI CONVIVENTIPRECARI, IL GRUPPO UBI CI RIPROVA E LANCIA “MUTUO CASA GIOVANICOPPIE 2013”, UN PACCHETTO DI PRESTITI A TASSO AGEVOLATO PENSATOPER COPPIE DI PRECARI UNDER 40. L’INIZIATIVA È INNOVATIVA ECORAGGIOSA E POTREBBE SERVIRE ALL’EMANCIPAZIONE DEI TANTIRAGAZZI CHE NON RIESCONO AD ABBANDONARE IL NIDO MATERNO,ANCHE A CAUSA DEL CREDITO A LORO INACCESSIBILE. IL GRUPPOGUIDATO DA MASSIAH POTREBBE FARE DA APRIPISTA PER UN CAMBIO DI TENDENZA NELLE BANCHE ITALIANE. IL PLAUSO DI SILEONI

ta nelle politiche bancarie di gestio-ne del rischio di credito. Finalmen-te, grazie al lancio sul mercato diquesti prodotti, una fascia di lavo-ratori precari potrà guardare allabanca con rinnovata fiducia, ve-dendo per la prima volta soddisfat-te le proprie necessità di credito”.“In questo contesto di crisi, dareun aiuto concreto, strutturato aigiovani è un fattore di speranza edelinea un'inversione di tendenza,che mi auguro sia presto seguita daaltri istituti bancari con analoghiprogetti”, ha detto Sileoni. L’auspicio, insomma, è che l’inizia-tiva funzioni e che possa effettiva-mente servire all’emancipazione

dei tanti precari, costretti, a causadelle ristrettezze economiche e diun sistema bancario a loro inacces-sibile, a vivere ancora con mammàa 35 anni suonati. Senza dimenti-care che aprire i rubinetti del cre-dito ai giovani “atipici” potrebberappresentare un’opportunità perle banche stesse, soprattutto se siconsidera che nel 2012 i mutui sti-pulati sono crollati del 40%. In-somma: guardare a loro come po-tenziali clienti sarebbe utile a con-quistare nuove quote di mercato.A dire il vero, di mutui ai precari siparla già da qualche tempo. Nel2011 il governo italiano aveva isti-tuito un fondo da circa 50 milioni

per agevolare i prestiti sulla casa aigiovani lavoratori a termine, pur-ché con figli minori a carico. Inpratica lo Stato faceva da garantesulla solvibilità del mutuo dandola possibilità alle banche di prati-care tassi d’interesse bassi, conspread non superiori all’1, 5%.All’epoca era stato siglato anche unapposito protocollo d’intesa conl’Abi, eppure a distanza di un annol’impietosa inchiesta di Altrocon-sumo aveva dimostrato che l’ini-ziativa si era rivelata un mezzoflop. Solo 9 agenzie sulle 71 toccatedall’indagine avevano concesso aiprecari mutui agevolati, nonostan-te l’accordo sottoscritto con il go-verno e il fondo di garanzia.Le banche italiane, probabilmente,non erano ancora mature per rive-dere i loro modelli tradizionali diconcessione del credito. Chissà che Ubi non riesca a fare daapripista a una quanto mai attesainversione di tendenza.

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ttualitàA

6 Attualità

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di Mirko VigoloEsecutivo Nazionale Giovani

7AttualitàGiugno / Luglio 2013

La parola “unità” significa, fra le altre cose, “la condizionedel formare un tutto unico, un complesso coerente e soli-dale, una concordia d'intenti, di solidarietà, di conver-genza tra soggetti diversi o in una realtà composita”.

Mai come in questo periodo questa semplice parola deve essereun denominatore comune in tutti gli ambienti, in tutte le realtà,in tutte le condizioni.La crisi si combatte anche con l’unità fra le varie forze; le difficoltàsi superano, se c’è l’unità fra i diversi interlocutori.A volte si devono fare “passi indietro”, assumersi delle responsa-bilità diverse per conquistare l’unità.Il motto “uniti si vince” non è un semplice detto, che lascia il tem-po a ricordi del passato, ma una consapevole certezza nell’affron-tare il futuro, in ogni situazione, in ogni circostanza, sempre.La capacità di mediare fra sensibilità diverse, fra generazioni di-verse, deve esaltare le capacità di trovare una sintesi che possaportare all’unità d’intenti.Sigle sindacali diverse devono avere la capacità di trovare un pun-to d’incontro per il bene dei colleghi, per essere uniti davanti allacontroparte e, insieme, portare al miglior risultato possibile, co-niugando le diverse sensibilità, i diversi obiettivi, ma con il me-desimo scopo finale: la tutela dei diritti dei lavoratori.Anche noi dobbiamo fare la nostra parte, cercando il dialogo conle diverse generazioni, imparando dal passato per affrontare il fu-turo, per raccogliere il testimone da chi ha più esperienza di noi,per passarlo a chi affronterà il suo tempo dopo di noi.Questa semplice parola, unità, non deve essere solo una delletante presenti nel nostro dizionario, ma deve costituire un fram-mento essenziale del nostra DNA.Avanti uniti, dunque, per vincere le nostre sfide!

L’UNITÀ È VINCENTE

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ttualitàA

8 Attualità

DIFFERENTI PER FORZA,SENTIAMO RIPETERE DA UNOSLOGAN. MA IN CHE MODO SISOTTOLINEA LA DIFFERENZA?

QUAL È L’ELEMENTO DISTINTIVOCHE CARATTERIZZA, CHE RISALTA

L’ESSERE COOPERATIVI?

COOPERAZIONE NELLA STAGIONE DELMOVIMENTO E DELLA MOBILITÀ

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di Mattia CilioRSA FABI Udine

9AttualitàGiugno / Luglio 2013

La storia del nostro Paese èsempre stata segnata dallestagioni. Non parlo solo diquelle che scandiscono

l’anno solare e che dettano gli or-taggi che troviamo nelle nostre ta-vole.Sono soprattutto le stagionidelle mode e dei neologismi, cui inostri giornalisti ci hanno beneabituato, a scandire la nostra vita.Prima repubblica, seconda repub-blica, tangentopoli, anni di piom-bo, vallettopoli e tante altre, “foto-grafano” precisi momenti storicidell’Italia. Grazie a questi terminiindividuiamo precisi stati d’animodel paese, precise situazioni politi-che, precisi momenti di mobilita-

zione sociale. Il peso che questi ter-mini assumono diventa fondamen-tale per le generazioni che verran-no e garantiscono un immediatorimando al periodo cui sono asso-ciate.Parole comuni, semplici, usate cor-rentemente durante la nostra quo-tidianità, assumono rilevanza peril loro potere spiazzante di identi-ficare, meglio di qualsiasi altra,una determinata situazione.Ora è impossibile non accorgersicome il nostro momento storicosia, mai come oggi, segnato da duetermini: mobilità e movimento.Due termini, precisi, secchi, chequalificano in particolare la nostragenerazione: i giovani. Di mobilità sentiamo parlare incontinuazione. Siate “choosy”, sentiamo dire.Dobbiamo sudare per un lavoro,

un posto fisso, un barlume di sicu-rezza economica. Perché siamouna generazione che è stata cre-sciuta con il mito dello studio: cihanno fatto credere che una laureasarebbe stata un biglietto da visitasicuro, affidabile e garante della se-rietà della persona. Qualcosa poi ècambiato, in corsa, a partita inizia-ta. Non è più stato così, ci affaccia-vamo troppo tardi nel mondo dellavoro, i laureati cominciavano adiventare troppi e i tempi di uscitasi sono allungati, non permettendoil ricambio generazionale. Abbia-mo scoperto d’essere stati fregati,cominciando a conoscere la mobi-lità e l’adattamento. Già, perché al-lo stesso modo dei termini cheidentificano un momento storico euno stato d’animo della popolazio-ne, anche la mobilità rappresentauna maniera di vivere e di esseredella persona. Bisogna imparare aragionare a mente libera, a non af-fezionarsi troppo, ma soprattuttobisogna sapersi adattare in attesadi trovare il giusto posto, la giustaoccupazione. Dove? Non importa.Chi è dentro è dentro chi è fuori èfuori. Ma chi è fuori deve correre il

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ttualitàA

10 Attualità

doppio per riuscire ad entrare.L’altro termine, movimento, è me-no subdolo della mobilità, parolache si è insinuata nelle nostre vitesenza troppi proclami. Il movi-mento è penetrato soprattutto nel-le nostre piazze, meno nelle radioe nelle televisioni, per diretta vo-lontà dei ri-scopritori del termine.Letteralmente, movimento significa“Comportamento collettivo sponta-neo o organizzato che si fonda sul-l’adesione a certi principi o idee edha per scopo di affermarli”. Non èmia intenzione valutare la bontàpolitica del movimento. È mia in-tenzione sottolineare come, in unmomento nero della politica italia-na, sia stata aperta una breccia nelmuro, alzato tra noi giovani e quellastessa politica dalla quale stavamoprendendo le distanze. Queste due parole che ora ci cir-condano, sono legate da un sottilefilo comune: la loro tendenza a ri-fiutare l’immobilismo come carat-teristica. Sono termini allo stessomodo dinamici, che presuppongo-no una precisa predisposizioneall’adattamento.Perché, per essere mobili, bisognasapersi adattare a condizioni checambiano: per essere movimentobisogna saper condividere delleidee, adattandosi a una linea co-mune, talvolta rivedendo i perso-nali estremismi.Nel mondo del credito c’è una re-altà che è attraversata da questidue termini. È attraversata dal termine movi-mento, in quanto questo istituto ri-conosce nell’unione di intenti, daparte di diversi attori della società

facenti parte dello stesso territorio,la sua principale missione. È attraversata dalla mobilità, inquanto inserita in un mercato dellavoro che non lascia molto spazioalla fantasia. Questa realtà è il credito coopera-tivo. Siamo differenti per forza,sentiamo ripetere da uno slogan.Ma in che modo si sottolinea la dif-ferenza? Qual è l’elemento distin-tivo che caratterizza, che risaltal’essere cooperativi? Sicuramentela dimensione locale permette diessere più vicini alle realtà in cuisiamo bene inseriti, direi radicati.Questo, tuttavia, non è sufficienteper definirsi diversi. Ecco che allo-ra entra in gioco la figura del socio.Una figura che sta però perdendola prerogativa per la quale è nata,ovvero la condivisione di intenti,lasciando lentamente spazio aduna dimensione di mero prodotto,di condizione necessaria per acce-dere a determinate agevolazioni.Perché il nuovo socio, il socio-gio-vane, non si riconosce più in un

istituto che nella sua testa viene as-similato a tutti gli altri, cadendonella classica definizione del “sietetutti uguali”, fumo negli occhi perchiunque abbia a cuore l’approfon-dita conoscenza delle singole real-tà. Rimaniamo differenti nel con-tratto collettivo. Un contratto frut-to di una difficile trattativa che halasciato intravedere le volontà diuna controparte, Federcasse, cheforse ha dimenticato che lo spiritocooperativo, più di ogni altra cosa,è rappresentato dai suoi dipenden-ti. Loro sono la vera testimonianzasul territorio della vicinanza allediverse associazioni e realtà localitanto predicata dagli slogan pub-blicitari. La loro partecipazione,questa perenne pubblicità che i di-pendenti del credito cooperativo siportano appresso, è rimasta la veradifferenza di questo differente isti-tuto di credito.Ad ogni modo, la partecipazione adun pensiero ed un obiettivo comu-ne, rimanendo aperti e lungimi-ranti di vedute, è la strada giustada percorrere per uscire da una si-tuazione difficile che noi stessi cisiamo creati. Abbiamo permesso ilnostro coinvolgimento in un pro-cesso di isolamento del singolo, adiscapito della sua partecipazioneper la costruzione del bene comu-ne. Ci siamo così trovati imprigio-nati nel nostro stesso orticello.Per tornare alla libertà è necessariopartecipare e condividere, ripren-dendo le parole di un “saggio”, chepredicava cantando. E in tre sem-plici parole riassumeva un concettofondamentale per la vita in comu-nità: “libertà è partecipazione”.

PER TORNARE ALLA LIBERTÀ È NECESSARIOPARTECIPARE ECONDIVIDERE,

RIPRENDENDO LEPAROLE DI UN

“SAGGIO”, CHE PREDICAVA

CANTANDO

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di Morena ArtusaRSA FABI Milano

11AttualitàGiugno / Luglio 2013

ttualitàA

La “banca virtuale” o “banca on-line” è carat-terizzata da una struttura organizzativa“snella” che ruota intorno al contact center.Le relazioni con il cliente si svolgono preva-

lentemente al telefono, attraverso e-mail e chat.Il cliente ha un rapporto costante con il sito internet,dal quale gli sono fornite risposte e soluzioni; diventaindispensabile comunicare efficacemente attraversoil web, perciò è importante appoggiarsi a supportisempre più sofisticati, in grado di soddisfare le ri-chieste con tempistiche relativamente brevi.

IN UN CONTESTO IN CONTINUA EVOLUZIONE, NONCI SI PUÒ PERMETTERE, PER IL

FUNZIONAMENTO STESSODELL'INTERO SISTEMA, DI FAVORIRE IL GAP TRA

LE RICHIESTE DEL MERCATO E LA PROPOSTA FORMATIVA

INTERVISTA A GIANCARLO ZACCHI, ESPERTO DI BANCA ON LINE

PROSPETTIVEON-LINEE NON

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Quale posto occupa il “callcenter” all’interno della strut-tura?Il termine “call center” non è esat-to, la definizione corretta è “custo-mer center” che, in alcune struttu-re on-line, è inserito all’internodella Direzione IT & Operation. Lascelta di inserire la struttura all’in-terno della direzione IT (Informa-tionTechnology) ha come obiettivodi velocizzare la sistemazione delleanomalie segnalate dalla clientela,cercando di ridurre al minimo ilvissuto negativo del cliente. Va evi-denziato che il Customer Center èla prima linea nel contatto con ilcliente e che nell’ 80% dei casi ri-sulta risolutivo senza necessità disupporto.

Quali risvolti ha la gestionedel cliente tramite canaliesclusivi come il telefono,email e chat?L’evoluzione del canale porta sem-pre più verso un maggiore utilizzodegli strumenti mail e chat con ri-scontri positivi, veloci e concretiper il cliente.In questo ambito bisogna porremolta attenzione alla selezione ealla formazione del personale. Lecompetenze linguistiche oltre aquelle tecniche, se lacunose, pos-sono divenire un “boomerang” perl’immagine aziendale. La qualitànella comunicazione (e-mail, chat,social network), va monitorata

quotidianamente, gestendo edorientando la prestazione dell’ope-ratore.

Qual è lo stato di salute deicolleghi che prestano servizioal “customer care”?Al di là di problematiche connesseall’utilizzo di strumenti informatici(affaticamento della vista, sinto-matologie derivanti da non corret-te posture), ritengo che lo stressderivante dalla gestione del clientecon una non esaustiva e veloce for-mazione sia la tematica principale.Occorre ottimizzare, quindi, la ge-stione dello stress degli operatoricon piani formativi ed affianca-menti mirati. La formazione èspesso frettolosa, figlia di un con-testo evolutivo legato al canaleweb, che richiede sempre maggior

velocità per essere “time to mar-ket”, dando l'impressione di un li-vello di improvvisazione non sti-molante per l'operatore.Inoltre, la valutazione è totalmentebasata sui numeri:- tempi di risposta- tempi di conversazione- tempi di post chiamata- durata delle pauseNon esiste un monitoraggio delrapporto qualità/quantità nellechiamate e comunicazioni mail.

Formazione e organizzazionerappresentano un presuppo-sto imprescindibile o la stra-da è lunga per raggiungere ta-li obiettivi?Ritengo vi sia la volontà, almenoteorica, di perseguire obiettivi checoniughino scelte formative a scel-

12 Attualità

ttualitàA

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di Morena Artusa

te organizzative. Il contesto econo-mico, però, vede i grandi gruppibancari, di cui le banche onlinefanno parte, ridurre sempre più gliinvestimenti in questo ambito.

Come già più volte sottolineato enuovamente riconfermato da que-sta preziosa testimonianza, le so-luzioni formative ed organizzativevanno dunque riviste.Le differenze strutturali tra banche“virtuali” non sono nette, al con-trario il modello è il medesimo, ov-vero il call center (o più corretta-mente “customer care” o “custo-mer center”) è il polo preferenzialeda cui si dispiegano tutte le rela-zioni con il cliente.Non dobbiamo dimenticare che“rivisitare il modo di fare banca”non significa arginare un plus del-

l’industria bancaria. Il rapporto“one-to-one” con il cliente è ancoraparticolarmente sentito nel nostropaese ed ha bisogno di essere mag-giormente valorizzato per recupe-rare la fiducia degli investitori.Abbiamo ora un' ulteriore prospet-tiva con la quale visualizzare ilcambiamento del mondo bancario.Lo sforzo, oltre ad effettuareun'analisi obiettiva della nomen-clatura delle nuove professioni, èquello di allargare il focus e rileva-re le esigenze delle risorse umanecoinvolte.La necessità di individuare un per-corso idoneo non ci pare una novi-tà, anzi, è il comune denominatoretra il “vecchio” e il “nuovo” banca-rio: un tema che la FABI persegueda tempo. Perché, oggi, diventa in-dispensabile trovare continuità,

equilibrio e modernizzazione di al-cuni concetti ormai fondamentali.In un contesto in continua evolu-zione, non ci si può permettere, peril funzionamento stesso dell'interosistema, di favorire il gap tra le ri-chieste del mercato e la propostaformativa.In passato, abbiamo assistito ad undeterioramento del backgrounddelle risorse e, se è vero che la sto-ria si ripete, i manager delle azien-de dovranno investire nei pro-grammi formativi, anche e soprat-tutto per affrontare le crisi, i cui ri-svolti non sono sempre quantifica-bili.Quando parliamo di modernizza-zione dei concetti, non intendiamomodificarne i principi: auspichia-mo, piuttosto, la loro applicazionein un contesto evoluto.Le esperienze professionali non so-no supportate da iniziative incisi-ve, al contrario risultano disomo-genee. L'offerta formativa non de-ve essere concepita come “inter-vento”, ma come pre-requisito fon-damentale per il funzionamentodell'organizzazione e del sistemaproduttivo.Gli elementi che individuano unpercorso formativo efficace nonsono, purtroppo, sempre ben de-finiti, ma sono gli stessi che garan-tiscono il buon funzionamentodella filiera in qualsiasi contestolavorativo.

13AttualitàGiugno / Luglio 2013

IL RAPPORTO “ONE-TO-ONE” CON ILCLIENTE È ANCORA PARTICOLARMENTE

SENTITO NEL NOSTRO PAESE ED HA BISOGNO DI ESSERE MAGGIORMENTE

VALORIZZATO PER RECUPERARE LA FIDUCIA DEGLI INVESTITORI

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14 Attualità

La domanda che maggior-mente in Italia ci si pone è:siamo o non siamo davve-ro la prossima Grecia?

La situazione generale è nota: siparla da 3 anni di un rischio de-fault, dato praticamente per certodalle “autorevoli” agenzie di ratingin diversi momenti, e che ad oggi

ancora non si è tecnicamente ma-nifestato. Fondamentalmente, unelefante funambolo che sfida leleggi della gravità e della suscetti-bile finanza.Negli ultimi 12 mesi – sembreràincredibile ai non addetti ai lavori– i mercati finanziari greci hannogarantito la migliore performance

di sempre: l’indice della borsa diAtene registra addirittura un+142%. Dato forse glorioso? Nulladi più distorto, in realtà. Il mecca-nismo è semplice e automatico: gi-gantesche masse di liquidità – pre-stiti di salvataggio da 110 miliardidi euro prima e altri 130 tra il 2011e il 2012, naturalmente in cambio

ttualitàA

TRA SPERANZA EDOPPORTUNITÀFOTOGRAFIE DEL LAVORO NEL MONDO

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Attualità

di Elisa GallinaroEsecutivo Nazionale FABI Giovani

In tutto questo, il PIL greco è crol-lato del 6% attestandosi come peg-gior dato dell’Eurozona, il debitopubblico sembra inchiodato attor-no al 200% e la disoccupazione pu-re, al 30%.Le somiglianze sono molte, così co-me, evidentemente, lo sono le dif-ferenze. La sensazione è che nellavisione percepita dall’ “occhio eu-ropeo”, quando si parla di Sud Eu-ropa si voglia dare un peso maggio-re ai punti in comune, piuttosto chea quelli, anche profondi e sostan-ziali, di diversità che intercorronotra il nostro Paese e i vicini medi-terranei. L’osservazione di ciò chesta avvenendo in Grecia diventa al-lora di basilare importanza per lapercezione del rischio che corria-mo, quantomeno finché non avre-mo la capacità di attuare delle veremisure di rilancio, concrete, strut-turali e sovrane. E quello che sta av-venendo in Grecia è davvero allar-mante: troppo poche, a volte filtra-te, sono le immagini che ci arrivanodi una Atene messa a ferro e fuoco.

15Giugno / Luglio 2013

tutti gli altri resta la violenza delciclone recessivo, che ha già messoin ginocchio molti, affossati ulte-riormente dall’atteggiamento dellebanche che di certo non investonoi fondi garantiti nell’erogazione dicredito per famiglie e imprese.

di piani d’austerità che in Greciasono arrivati seriamente al puntodi stritolare la popolazione – de-primono i tassi d’interesse delle at-tività finanziarie, così da spostaregli investitori su profili di rischioanche altissimi, pur di avere deirendimenti percepibili. Profumo di ripresa economica for-se? Assolutamente no. Il motore daauto di lusso, montato tramitequesto giochetto sul mercato fi-nanziario ateniese, va chiaramentea beneficio solo di chi l’auto di lus-so se la può permettere. Non piùdel 10% della popolazione, infatti,ha la possibilità di investire. Per

PROFUMO DI RIPRESA ECONOMICAFORSE? ASSOLUTAMENTE NO. IL MOTOREDA AUTO DI LUSSO, MONTATO TRAMITEQUESTO GIOCHETTO SUL MERCATOFINANZIARIO ATENIESE, VA CHIARAMENTEA BENEFICIO SOLO DI CHI L’AUTO DI LUSSOSE LA PUÒ PERMETTERE

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ttualitàA

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Quando nel 2010 la Grecia stavadiventando il fulcro della crisi eu-ropea, con la sottoscrizione del pri-mo prestito di salvataggio, nessunoavrebbe potuto immaginare –nemmeno gli “architetti” delle po-litiche di austerità – che il futurodel popolo greco a breve si sarebbetrasformato in un viaggio della di-sperazione. Oggi il fallimento diquella politica è evidente più chemai. Il mio popolo è in preda alle

fiamme sull’altare dei grandi inte-ressi finanziari.Le misure adottate hanno portatoad una contrazione economica taleche anche i sostenitori più convinticominciano ad ammettere gli erro-ri fatti nel caso greco.Non basta pianificare misure re-strittive, quando la realtà compro-vata dimostra che la recessione haspinto al limite una famiglia su due,mentre un terzo della popolazioneè oltre la soglia di povertà, cioè non

più in grado di pagare i debiti né disoddisfare le proprie esigenze pri-marie. E così ci ritroviamo con lepersone in piazza a mani tese peravere una borsa di ortaggi. Questaè la Grecia nel 2013.

Parlaci del mercato del lavo-ro, soprattutto per i giovani.Nel marzo 2012 la Grecia ha su-perato la soglia del 50% di disoc-cupazione giovanile. Un anno do-po, siamo addirittura peggiorati:oggi siamo attorno al 55%, e nonè finita qui.La tragedia economica è diventatail disastro sociale dei giovani, chese ne stanno andando, perché to-talmente abbandonati dal proprioPaese. A causa dei tagli alla spesapubblica stanno chiudendo perfinogli uffici di collocamento, incapacidi dare ormai anche un minimoconsiglio.

Che strategie attua il tuo Sin-dacato? In che modo pensi sipossano risollevare le sortidel popolo greco?POST sta attaccando frontalmenteper evitare licenziamenti e garantirele conquiste fatte, che sono alla basedella vitalità del settore. Siamo mol-to attivi anche con scioperi e mani-festazioni, per coinvolgere e infor-mare la gente. Non è facile, perchésubiamo attacchi tutti i giorni.La Grecia ha urgente bisogno di mo-difiche strutturali e di interventi chevadano a mitigare gli effetti deva-stanti delle misure restrittive appli-cate a più riprese. Lo sviluppo nonpotrà nemmeno iniziare, se avrà lastrada sbarrata dall’austerità.

Attualità

Giota Dandoulaki, membro delconsiglio di amministrazione dellaFederazione Panellenica delle As-sociazioni Postali POST e rappre-sentante nel Direttivo di UNI Eu-ropa Youth ci descrive una quoti-dianità davvero scioccante.

I mass media mostrano, an-che se raramente, una situa-zione sociale molto difficile inGrecia. Che situazione statevivendo?

LE MISURE ADOTTATEHANNO PORTATO

AD UNA CONTRAZIONEECONOMICA TALE CHEANCHE I SOSTENITORI

PIÙ CONVINTICOMINCIANO

AD AMMETTERE GLIERRORI FATTI NEL

CASO GRECO

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di Nettuno

17MarketingGiugno / Luglio 2013

arketingM

IL NUOVO MARKETING

HA LA TUAFACCIA

MOSTRAMI CHE FACCIA HAI E TI DIRÒ CHI SEI. SEMBRA ESSERE

QUESTO IL NUOVO ASSUNTO DEL MARKETING CON CUI

COMINCIANO A CIMENTARSI LE PIÙ GRANDI MULTINAZIONALI

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arketingM

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Ultime e interessanti ricer-che dimostrano che bastauna fotografia per deli-neare il profilo del con-

sumatore tipo e conoscere il suouniverso. Si tratta del riconosci-mento facciale, tra le ultime stra-tegie di marketing. Il problemaprivacy, comunque, suscita nonpochi interrogativi.Mostrami che faccia hai e ti diròchi sei. Sembra essere questo ilnuovo assunto del marketing concui cominciano a cimentarsi le piùgrandi multinazionali. In un’epocain cui le tecnologie digitali e Inter-net sono diventati il nuovo para-digma emergente, la relazione tramarca e consumatore viene total-mente ribaltata. Abbandonato ilconcetto di target, cioè di un insie-me d’individui di cui poter cono-scere abitudini e stili di vita, per-sone attorno alle quali costruireun universo valoriale, oggi ognunoè storia a sé, ogni consumatore èdiverso dall’altro, tra opportunitàe rischi per le imprese. Volendo usare una suggestione diAlex Wipperfurth, i responsabili

marketing delle aziende devonoimparare a pilotare un aeroplano icui passeggeri sono tutti dei po-tenziali dirottatori. E, allora, deipotenziali dirottatori bisogna co-noscere tutto: ogni minimo gesto,ogni informazione, ogni espressio-ne. Questo diventa oggi il sognodegli esperti di marketing. Un so-

gno che probabilmente è destinatoa divenire realtà. Parliamo di rico-noscimento facciale, cioè di unadelle ultime idee del marketing,peraltro già realizzate da diverseaziende.Il riconoscimento facciale è unatecnologia che, grazie a un parti-colare dispositivo in grado di leg-gere i tratti del volto umano, con-sente di delineare un profilo delconsumatore legato a età e al ge-nere, nel momento in cui, peresempio, passa di fronte ad unaparete digitale di un negozio. Lavolontà è quella di conoscere sem-pre più un consumatore, ormai

Marketing

ULTIME EINTERESSANTI

RICERCHEDIMOSTRANO CHE

BASTA UNAFOTOGRAFIA PER

DELINEARE IL PROFILODEL CONSUMATORE

TIPO E CONOSCERE ILSUO UNIVERSO

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di Nettuno

smaliziato e sempre più poco in-cline a farsi ingabbiare in schemiprecostituiti. E questo nell’intentodi vendere i prodotti giusti, più ve-locemente. L’analisi del volto,dunque, come uno degli elementipiù preziosi nelle strategie di mar-keting. Proprio perché il volto è laparte del nostro corpo che piùesprime ciò che siamo e sentiamo.

Ecco, allora, che diviene oggetto distudio per realizzare campagnepubblicitarie mirate. Grandi brand come Unilever e Co-ca Cola già utilizzano questa tec-nica al posto dei Focus Group edelle interviste. L’analisi puntualedel volto, di fronte ad uno stimolooffre, infatti, un maggior grado dirigore scientifico rispetto agli ap-

procci tradizionali, dove le dina-miche di gruppo esercitano, nelbene o nel male, un condiziona-mento sulle reazioni dei parteci-panti. Ovviamente, i negozi sono il con-testo migliore dove poter applicarequesta tecnologia, ma non l’unico.Joseph Jasper, portavoce di NEC,gruppo giapponese che ha realiz-zato un sistema per il riconosci-mento facciale dei clienti presentiin un negozio, evidenzia che la tec-nologia è applicabile a svariaticontesti: nei chiostri, nei ristoran-ti, nei distributori automatici, per-sino nelle banche. Il tracciamento facciale dei clienti,spiega la NEC, è totalmente sicuroin termini di privacy. Di ognicliente, infatti, non vengono archi-viate le immagini del volto, mauna serie di estrapolazioni per po-terlo catalogare secondo differenticategorie. Il problema privacy, co-munque, suscita non pochi inter-rogativi e lo sfruttamento a livellodi marketing e di pubblicità diquesta tecnologia è destinato a sol-levare le ansie dei consumatori“spiati”. Non è un caso la reazionenegativa che ha suscitato Facebo-ok, quando ha attivato l’opzionedel riconoscimento facciale delleimmagini pubblicate sui profili de-gli utenti, sistema che individuavacoloro che comparivano nelle fotocaricate e suggeriva automatica-mente i relativi nomi da “taggare”.

19MarketingGiugno / Luglio 2013

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ebW

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CARI COMPAGNI DI VIAGGIO, DOPO AVERATTRAVERSATO LE INSIDIE E SCOPERTO ISEGRETI CHE SI CELAVANO SOTTO LECONNESSIONI 2.5G, GPRS E EDGE, SIAMOGIUNTI SULLE SPONDE DEL GRANDE MAREINTERNO COSTITUITO DALLE CONNESSIONI 3GE 3.5G, AD OGGI ANCORA LE PIÙ DIFFUSE.NIENTE PAURA, COME IL PROF. LIDENBROCKAL CENTRO DELLA TERRA SCOPRIREMO I SUOISEGRETI E RIUSCIREMO A RAGGIUNGERE LA RIVA OPPOSTA IN TEMPO PER SCOPRIRE LATECNOLOGIA DI ULTIMA GENERAZIONE, IL 4G

Web

VIAGGIO AL CENTRODELLE CONNESSIONIMOBILE

UMTS ovvero le reti di terza generazione 3G

L’UMTS, Universal MobileTelecommunication Sy-stem, ovvero il sistemamobile universale di tele-

comunicazione, utilizza le stesseinfrastrutture del GSM/GPRS, matramite una nuova interfaccia ditrasmissione.Il W-CDMA, Wideband Code Divi-sion Multiple Access, è un’interfac-cia a banda larga e spettro espanso,Spread Spectrum, basata sulla tec-nologia di accesso multiplo del ca-nale, ovvero che consente a piùutenti di condividere le risorse di uncanale, a divisione di codice CDMA,Code Division Multiple Access.

SECONDA PARTE

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di Marco AmmendolaTeam Informatico nazionale FABI

21WebGiugno / Luglio 2013

Queste capacità gli permettono diottenere, teoricamente, fino a 2Mbps (2 Megabit per secondo,2.000 Kilobit o 2.000.000 di Bitper secondo) di velocità nel dow-nload e 384 Kbps (384 Kilobit persecondo cioè 384.000 Bit per se-condo) di velocità nell’upload.Grazie alla tecnologia 3G si è co-minciato a godere di tutta una seriedi servizi multimediali, che glismartphone, i tablet e le InternetKey ci hanno abituati ad utilizzare.Fondamentalmente i servizi nonsono diversi da quelli offerti dallaconnessione EDGE: videochiama-te, MMS, navigazione web su siti inversione desktop, FTP e P2P, ma laqualità è notevolmente migliore.Le velocità di connessione decisa-mente superiori sia in downloadsia in upload, consentono la visio-ne di video su YouTube, senza at-tendere tempi per il caricamento,di videochiamare senza fastidiosirallentamenti, di utilizzare i Social

Network e le applicazioni Androide iPhone come quelle di messaggi-stica istantanea (WhatsApp, Twit-ter, Facebook, Viber, ecc.), e di na-vigare in internet siti in versionedesktop caricando con buona ve-locità anche le pagine ricche dicontenuti, script e immagini.

HSPA - HSDPA ovvero le reti 3.5G

L’HSPA, High Speed Packet Ac-cess, è una famiglia di protocolli ditrasmissione che estendono e mi-gliorano le prestazioni dell’UMTS;sono dette anche le reti 3.5G pro-prio perché migliorano le presta-zioni del 3G utilizzando la stessatecnologia, e si pongono tra il 3G ele reti LTE cioè il 4G.Di questa famiglia di protocolli ditrasmissione fa parte HSDPA,High Speed Downlink Packet Ac-cess, che permette di migliorare la

velocità di download teoricamentefino a 42.2 Mbps; anche l’HSUPA,High Speed Uplink Packet Access,fa parte della grande famigliaHSPA e consente di raggiungereteoricamente velocità di upload fi-no a 5.76 Mbps.I servizi che offre l’HSDPA sono glistessi delle reti 3G, è la velocità cheè notevolmente incrementata.Tali velocità si potevano raggiun-gere in precedenza solo a casa tra-mite connessione ADSL, Asymme-tric Digital Subscriber Line.E qui arrivano le note dolenti, per-ché a fronte di velocità dichiaratetra i 14.4 e i 42.2 Mbps in downloade i 5.76 Mbps in upload dichiaratiufficialmente da tutti i gestori di te-lefonia mobile presenti sul territo-rio nazionale, le velocità reali diconnessione sono molto inferiori.

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ebW

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L’unico dato ufficiale che sono riu-scito a reperire è quello della Aka-mai Technologies, un’azienda in-formatica che fornisce piattaformeper la distribuzione di contenutivia internet con sede a Cambridge- Massachusetts, che da uno studiosu dati relativi al traffico mobiledel 2011, afferma che la velocitàmedia di connessione si attestereb-be in un range compreso fra i 3.3Mbps, per il provider che offre ve-locità media maggiore, e i 1.3 Mbpsper il provider più lento.Questo anche a causa della fortecrescita del traffico mobile che rad-doppia di anno in anno; secondoMotorola alla massima diffusionedel servizio le velocità si ridurrannoa oscillare fra 500 Kbps e 1.5 Mbps.

LTE ovvero le reti diquarta generazione 4G

LTE, Long Term Evolution, è lanuova generazione per i sistemi diaccesso mobile a banda larga.In linea teorica, fa parte del seg-mento Pre-4G, infatti, raggiungeteoricamente i 326.4 Mbps di ve-locità di download e gli 86.4 Mbpsin upload, contro i 3.3 Gbps (3 mi-liardi e 300 milioni di Bit per se-condo) della rete 4Gche è ancora in fase disviluppo.Sfrutta l’esperienza e gliinvestimenti fatti per le reti3G per promuovere la dif-fusione dell’uso della bandalarga in mobilità, anticipan-do gli standard di qualità del-le reti di quarta generazione, graziealla possibilità di funzionare su di-verse bande di frequenza.Nell’UE saranno utilizzate le bandedi frequenza: 800 Mhz, 900 Mhz,1800 Mhz e 2600 Mhz; recente-mente l’Unione Europea ha con-cesso una ulteriore banda di fre-quenza a 120 Mhz, al fine di incen-tivare e accelerare la diffusionedelle reti LTE che offriranno fino a100 Mbps in download e 50 Mbpsin upload nei suoi stati membri, apatto che entro il 30 giugno 2014ciascun stato facente parte dell’UEapra le bande interessate e rispettialcune direttive tecniche, in mododa permettere la coesistenza di retidiverse.Inoltre, la rete LTE rispetto allostandard UMTS utilizza la modu-lazione OFDM, Orthogonal Fre-quency Division Multiplex, per il

download dei dati e FDMA, Fre-quency Division Multiple Access,per l’upload; ha un’efficienza spet-trale, cioè il numero di bit al secon-do trasmessi per ogni Hertz dellaportante, tre volte superiore al piùevoluto UMTS; ha un ottimo sup-porto in mobilità, infatti sono stateregistrate elevate prestazioni finoa 350 KM/h, o addirittura 500Km/h, a seconda della frequenza

usata; ed infine è necessariopredisporre una coperturaradio dedicata, realizzan-do di fatto una nuova reteaggiuntiva a quella del-l'UMTS, che è possibileincrementare in manie-ra modulare in base al-la richiesta.

Attualmente, tutti i gestori di tele-fonia mobile presenti in Italia sonoin grado di offrire, con coperture evelocità diverse, offerte commer-ciali per le reti LTE 4G.E così, attraverso il canale super-veloce delle reti LTE 4G siamogiunti, finalmente, di ritorno adAmburgo.Spero che questo nostro avventu-roso viaggio attraverso le connes-sioni Mobile vi abbia appassionatoe aiutato a rispondere a qualcunadelle domande che spesso ci ponia-mo a questo proposito.Come nelle più suggestive avven-ture, la fine è solo l’inizio di un’al-tra avventura ancora più affasci-nante; niente di più calzante alletecnologie di connessione ad inter-net, sempre in continua evoluzioneper soddisfare i nostri bisogni.

A presto, dunque, l’evoluzione èdietro l’angolo!

Web

COME NELLE PIÙ SUGGESTIVE

AVVENTURE, LA FINE È SOLO L’INIZIO DI UN’ALTRA

AVVENTURA ANCORAPIÙ AFFASCINANTE

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di Francesca LipperiDirigente Provinciale FABI Viterbo

23Poetry CornerGiugno / Luglio 2013

oetry CornerP

TERZO INTERMEZZOdi Fabrizio De AndrèCome un’anomalia, Einaudi Tascabili, 2006 (p.69).

La polvere, il sangue, le mosche, l’odorePer strada e fra i campi la gente che muore.E tu, la chiami guerra e non sai cos’èe tu, la chiami guerra e non ti spieghi perché.

L’autunno negli occhi, l’estate nel cuoreLa voglia di dare, l’istinto di avere.E tu, tu lo chiami amore e non sai che cos’èE tu, tu lo chiami amore e non ti spieghi perché.

VELENOdi Marco Savini

Veleno è l’amoreMorso di viperaIl tuo bacio ha infettato il mio sangueIl mio sangue, il mio cuoreIl mio cuore, la mia mente

E la mia mente ora È carico sciolto di nave in tempestaChe sbatte forte sulle pareti della mia testaEd io barcollo, innamoratoE senza il tuo appoggio, affondo.

UN GIORNO ANCORAdi Francesca Lipperi

Adesso fermati, solo per un po’ il sole tramonta e firma questo giorno di guerra.Non andare, rimani.Non uscire da te stesso il buio è vicino, riposa in esso.Non avere paura, alla morte è posto un limite, non ti toccherà

né ogginé domani.Riprendi le forzePerché c'è un giornoe c'è un giorno ancoraper vivereper volereper esserci.

Se fra i nostri lettori ci fosse qualcuno con la vena poetica, ci invii le sue opere.La redazione pubblicherà le migliori a suo insindacabile giudizio

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Recco e Rapallo, due località liguri a poca di-stanza tra loro, spesso conosciute per i loroscorci e per l’ottimo cibo (famosissima la fo-caccia di Recco) ai più forse sfuggono come

“capitali italiane” della pallanuoto.La Pro Recco o meglio A.S.D. Pro Recco, società pal-lanuotistica nasce nel lontano 1913, in mare, davantiai Bagni Enotria di Recco con il nome di Rari NantesEnotria.La squadra inizia militando in seconda divisione, maottiene due promozioni in serie A nel 1940 e nel 1946,venendo però retrocessa entrambe le volte.È il 1953 l’anno che segna la svolta nella storia diquesta società, venendo promossa in A senzapoi più retrocedere.In realtà, già l’anno precedente la Pro Reccoottenne la promozione nella massima se-rie, ma dovette poi rinunciarvi, in quantogiocava le partite in mare, non posseden-do una piscina e, la Federazione ItalianaNuoto decise che un arbitro non potevadirigere partite in mare aperto.Nel 1959, 7 ragazzi tutti di Recco vinseroa sorpresa il primo campionato italiano,

portS

Sport

PALLANUOTO3 di loro nel 1960 contribuirono all’oro della palla-nuoto maschile alle Olimpiadi di Roma. Da qui in poi,anni di successi in continuazione, perché dal ’59 al ’74venne istaurata una “dittatura” grazie a 14 scudetti in16 anni e stabilendo vari record tuttora imbattuti; 153partite senza sconfitte, tra il 1965 e il 1973, e per ben10 anni tra il ’60 e il ’72 finì i campionati senza perderenemmeno una partita.Ci furono anche anni più bui, come a metà del 1980,ma poi la Pro Recco ripartì a mietere vittorie in cam-pionato e coppe specie sotto la presidenza Volpi (at-tuale patron dello Spezia calcio).La Pro Recco con 27 scudetti (incluso quello 2013 vin-to in finale contro Brescia), 8 Coppe Italia , 7 CoppeCampioni/Eurolega (le ultime nel 2007-2008-2010-2012), 5 Supercoppe LEN e 1 Lega Adriatica.

LIGURIA DUE VOLTE CAMPIONE D’ITALIA

RECCO, 27° SCUDETTO NELL’ANNO DEL CENTENARIO

RAPALLO, 1 TITOLO FEMMINILE

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di Stefano MainiEsecutivo Nazionale FABI Giovani

25SportGiugno / Luglio 2013

LA PRO RECCO O MEGLIO A.S.D.

PRO RECCO, SOCIETÀPALLANUOTISTICA

NASCE NEL LONTANO1913, IN MARE,

DAVANTI AI BAGNIENOTRIA DI RECCO

CON IL NOME DI RARINANTES ENOTRIA

Numeri impressionanti,tanto da far essere Recco lasocietà di pallanuoto più blasonata d’Italia e tra le piùtitolate al mondo!Strano, ma vero, e sempre molto italico: La Pro, pergiocare la finale scudetto, ha dovuto farlo in “trasferta”nella vicina Sori, in quanto la storica piscina di PuntaSant’Anna non è più agibile e a Recco non sono ancorastati in grado di assicurare un impianto adeguato auna società tanto gloriosa.Rapallo invece si può fregiare di un tricolore con con-torni rosa.Dopo vari passaggi negli anni del titolo sportivo al fem-minile tra Rapallo e Recco e rifondazioni (ultimo attoestate 2012) quest’anno con finale a Civitavecchia, vin-ta contro Orizzonte Catania, Rapallo, trascinata dal-l’azzurra campionessa europea con il Setterosa, GiuliaRambaldi, è tornata ad essere città protagonista nellapallanuoto italica, auguriamoci possa esserlo prestoanche a livello europeo, in modo di poter dare ancoraun po’ di lustro a quest’ Italia così bistrattata.

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etteraturaL

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Non è forse questo il momento incui si sente forte l’esigenza di ave-re dei diritti? Strano, con tuttaquesta democrazia che circolanon dovrebbe essere così. Eppu-re, stiamo scrivendo una delle pa-gine più dure della nostra storia.La storia italiana, certo, ma an-che europea e mondiale. Mondiale, perché mai come inquesto momento i popoli dellaterra sono uniti dallo stesso desi-derio di avere diritti. Dalla Cina,dove per la prima volta si sentel’esigenza di un sindacato dei la-voratori, all’Africa dove le donnesi ribellano per il diritto di vestirecome vogliono. Dai lavoratori diPomigliano, ai giovani che per

strada manifestano per il loro diritto al lavoro. Tutto questo è l'esigenza di una “rico-struzione” morale e civile del Paese. Che passi attraverso la politica, la rete, la società eciascuno di noi. Spesso nel suo libro, il professor Rodotà si avvale della parola “ricostruzione”. Già questoè sintomo dell’esigenza di riparare a qualcosa che si è danneggiato.. qualcosa che giàavevamo, e per questo un termine che ci pone di fronte ad una responsabilità: quella dinon aver saputo tutelare. In questo caso, non aver tutelato la nostra libertà. Il diritto diavere diritti è come una mappa, una guida nel campo sconfinato dei diritti. Tanti e diqualunque genere. In oltre 400 pagine, Rodotà percorre un’escursione a tutto campodove si passano in rassegna i diritti alla luce di quella che è stata, ed è tuttora, una rivo-luzione. Tecnologica, informatica, ma anche economica e finanziaria. Da qui emergequanto la globalizzazione è passata dall’essere un fenomeno atto a migliorare le condi-zioni dell’ “Io”, abbattendo le barriere della disuguaglianza, ad essere la causa del ma-lessere più diffuso della società odierna. Quella in cui l’ “Io” è in cerca di se stesso. Quellain cui assistiamo al recupero della soggettività: “il tratto, anche formale, che consente di

Letteratura

IL DIRITTO DI AVERE DIRITTI

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di Joe Black

dare rilevanza alla materialità dei rapporti in cui ciascuno è collocato,alle relazioni sociali che lo caratterizzano”.È dal basso, ancora una volta, che parte la spinta propulsiva per rag-giungere la propria, ma universale, dichiarazione dei diritti. Così lemanifestazioni in piazza, le ribellioni ai poteri forti, ma anche alle im-posizioni forti, sono il segno tangibile di questa sofferenza. In queste pagine, si parla di diritti, quelli appartenenti ad ognuno dinoi in quanto appartenenti all'umanità. E che ognuno di noi può riven-dicare nelle forme più appropriate. A cosa punta Rodotà? Prima di tutto fornisce a noi tutti gli strumentiper conoscere chi siamo, da dove veniamo e a cosa possiamo appellarci.Più in generale, il suo è un appello. Un appello alla politica, per forzadi cose. L’unica in grado di ristabilire un ordine. L’unica la cui “presenzaè necessaria per la costruzione/ricostruzione di un ordine al quale ildiritto dà forma”. L’unica in grado di creare uno stato di diritto in cuiognuno di noi può con fermezza affermare: “mi è patria il mondo comeai pesci il mare” (Dante Alighieri, De Vulgari Eloquentia).

27LetteraturaGiugno / Luglio 2013

etteraturaL

IL DIRITTO DI AVERE DIRITTISTEFANO RODOTÀ

2012, Editori Laterzapp. 433€ 17,00

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a cura di Bruno MarazzinaEsecutivo Nazionale FABI Giovaniusica & concertiM

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ARTISTI VARIBUDDHA BAR XV (GEORGE V RECORDS 2013)

Musica & concerti

MANOWARTHE LORD OF STEEL(MAGIC CIRCLE MUSIC 2012)

Bellissimo album, l’ultimo lavoro dei BuddhaBar, progetto nato a Parigi nel 1999. L’ideadel creatore, il deejay Claude Challe, era diproporre una raccolta di brani musicali che

spaziassero dal lounge al dance, passando per l’ethnobeat ed il chillout, restituendo l’atmosfera glamour edesotica del ristorante bar dove lo stesso Challe mandain onda questa musica. La proposta è come sempre dialtissimo livello, le melodie, molto sofisticate ed ela-borate, rasentano laperfezione. Le sono-rità hanno una ca-ratteristica che su-bito affascina per ladolcezza e la tran-quillità che sonoemanate durantel’ascolto. La diffe-renza fondamentaledel genere spiritualnei confronti di altrigeneri affini, comeil neo folk o l’industrial, risiede nel fatto che le com-posizioni musicali sono eseguite senza strumenti mu-sicali ed elaborate in modalità elettronica da deejayprofessionisti; comunque, il risultato non cambia, poi-ché l’atmosfera che si diffonde è ugualmente quella diuno stato di pace, tranquillità e quiete che pervadonol’aria. L’uditore agevolmente si potrà distrarre dallo“stress da lavoro correlato” quasi come se si creasseun piccolo paradiso artificiale all’interno della sua di-mora, dove dimenticare almeno per un po’ le preoc-cupazioni e le fatiche quotidiane.

Potenza alla stato puro nell’ultimo lavoro dei Ma-nowar, gruppo formato nel 1980 a New York.Epic Metal furioso e scatenato, assolo di chitarraed esecuzioni strumentali a livelli eccelsi. Il ge-

nere unisce la forza primitiva e devastante del filone mu-sicale metallaro, unendola con la potenza lirica, onirica,affabulatoria e seducente delle composizioni di musicasinfonica epica. L’ascoltatore trae subito beneficio dal-l’ascolto, una carica pervasiva d’energia positiva lo investe

come una scossaelettrica. Tale impat-to audio-emotivo loinnalza talmente dafargli quasi toccarel’empireo. Il corpo siscuote, l’anima siriempie e l’intellettosi riposa. Grande al-bum che vale certa-mente l’acquisto pertutti i suoi quaranta-sette minuti di otti-

ma musica. Ascoltarli è quasi meglio di una cura ricosti-tuente per il corpo, vista la forza poderosa di mille cavalliche irrompe dall’aggressività e freschezza delle canzoni,su cui naturalmente svetta la traccia numero uno che daanche il nome all’album.Vivamente sconsigliato ai debolidi cuore!

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a cura di Paolo Baldassarra Esecutivo Nazionale FABI Giovani

DI OGGI...STOKER

Per la prima volta questa,rubrica si discosta dal te-ma che l’ha generata, il la-voro nel cinema. Ad ispi-

rare la scelta l’anteprima interna-zionale del coreano Park Chan-Wook proiettata al Bif&ste nellesale italiane da giugno 2013. A die-ci anni di distanza da “Old boy”, sitrasferisce per la prima volta neglistudios di Hollywood per girareStoker (USA 2013, 100’). L’attesaper questo film era molto alta, poicast e sceneggiatura intriganti han-no sublimato le aspettative; il ti-more per un risultato non adegua-to risiedeva solamente nel cambiodi ambientazione. Ma la resa è sta-ta eccellente! Occhi pieni d’incantoe una mente folle raccontano con

toni cruenti il disfacimento dellafamiglia borghese americana, gliStoker. Una vedova che brama diessere nuovamente desiderata,una figlia che vive nel ricordo delpadre morto e uno zio che dopo an-ni di assenza ricompare per ripren-dersi il suo ruolo all’interno dellafamiglia, costruiscono una tramaalla Hitchcock con retroscena or-rifici. Fotografia incantevole, mon-taggio sublime, musiche trascinan-ti e recitazione da plauso – impec-cabile l’interpretazione di Mia Wa-sikowska nel ruolo dell’algida In-dia Stoker – confermano il lavorodel regista come uno dei più inte-ressanti del cinema contempora-neo.

DI IERI…METROPOLIS

Torniamo al cinema che si occupadelle intricate vicende tra lavorato-ri e padroni con Metropolis (Ger.1927, 117’), capolavoro di fanta-scienza di Fritz Lang. Ambientatoin una megalopoli immaginaria di

cent’anni avanti rispetto alla datadi produzione, Metropolis è la rap-presentazione del potere diviso.Nelle parti alte della città vivono icapitalisti, sfruttatori del mondooperaio, relegato nei sotterranei asgobbare per dieci ore al giorno.L’errore di un uomo alle prese conla macchina può costare esplosioniche causano decine di morti. Inquest’universo terrorizzante s’in-trecciano le vite di Freder, figlio deldittatore della città, e la mite ope-raia Maria. Per timore della nascitadi una sommossadai bassifondi, iltiranno fa rapire Maria e la sosti-tuisce con un robot a lei perfetta-

mente somigliante; ma questi im-pazzisce e semina lo scompiglio trai sudditi, incitandoli alla rivolta. Lavera Maria riesce a sfuggire allaguerriglia ormai esplosa e in colla-borazione con Freder costruisce unnuovo ordine sociale. La fantasiavisionaria del regista e gli straordi-nari effetti speciali per quell’epocarenderanno Metropolis uno dei piùfamosi film della storia del cinema;indimenticate le schiere di operaiin fila per essere letteralmente in-ghiottiti dalla macchina industrialee i fotogrammi della rivolta dell’uo-mo contro la macchina.

29CinemaGiugno / Luglio 2013

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FILMDA NONPERDERE

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iaggiV

30 Viaggi

ISTANBULUNA METROPOLI A DUE TESTE PER

15 MILIONI DI ABITANTI

L’EQUILIBRISTAIstanbul è la città del momento: vivace e cosmopolita, due facce e

due velocità, un piede in Europa e l’altro in Asia, dove i costumi simescolano da sempre e distinguere una linea di confine fra vecchioe nuovo – ammesso che ci sia – è impossibile. Meglio andarle in-

contro, cercando Costantinopoli e Istanbul insieme: il fascino antico ela forza della modernità.

ISTANBUL LA CITTÀ MODERNA,IL NUOVO CHE AVANZAIl quartiere di Levent è il punto di ritrovo dei giovani abitanti di Istanbulche si ritrovano qui per l’aperitivo. Per turisti che non riescono a resistere

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a cura di Simona MisticoniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

31ViaggiGiugno / Luglio 2013

ISTANBUL

al richiamo dello shopping, la meta obbligata è il Ka-nyon, il centro commerciale più famoso e forse piùbello della città. Fuori, il quartiere è quello della fi-nanza e dei grattacieli che compongono lo skyline del-la città: guardare la città dall’alto permette di scoprireuna diversa geografia e la frenesia di questa metropolisembra lontana, come lontano il rito del cay, il tè pro-fumato di mela o rosa, sostituito dai beveroni di Star-buck. Altro indirizzo per lo shopping è il quartiere diNisantasi con il suo City’s Mall che vale la visita anchesolo per il gioco di scale mobili al suo interno.

vista eccezionale sul Bosforo che ha reso famosa la città, esul Corno d’oro, che separa come un oceano i due mondi.È il Gran Bazar, creato nel 1453, con le sue 61 stradeinterne, il più grande mercato coperto del mondo: quiogni genere di mercanzia ha il suo piccolo quartiere eingegnosi lustrascarpe sfoderano mille trucchi per ab-bindolare il turista che, il più delle volte, cede per sfi-nimento, ma l’assortimento dei colori, spazzoline escatoline ne vale l’esperienza (se si sopravvive per rac-contarla). Si possono acquistare le profumate rose es-siccate con cui aromatizzare il tè e assaggiare le more

di gelso dolcissime o certe ciambelle di pane duro ecroccante ricoperte da sesamo.Si possono visitare la Moschea blu, dove si entra solo acapo coperto, e la cattedrale di Santa Sofia, divenutaprima moschea e poi museo, in cui coesistono mosaicibizantini e delicati merletti di pietra. Nel complessoreale di Topkapi sono custodite le sacre spoglie del Pro-feta, un mantello e alcuni peli della santa barba e si odeil salmodiare dei muezzin che recitano le preghiere.Il sottosuolo di Istanbul nasconde oltre 80 cisterneromane: merita una visita quella di Yerebatan Sarayi,cisterna-basilica del VI sec., iniziata sotto Costantinoe ampliata sotto Giustiniano, un enorme spazio sot-terraneo sostenuto da 336 colonne alte 8 metri, perritrovare intatto il mistero del tempo e dove il suo si-lenzio basta per dimenticare il nostro secolo.

Centro laico della città è piazza Taksim, ora teatro del-la guerriglia urbana che tanto preoccupa le Cancelleriedi mezzo mondo. Da qui parte Istiklal Caddesi, la “viadell’indipendenza”, che scende verso la Torre di Ga-lata e taglia a metà il quartiere di Beyoglu. Si dice cheogni sabato pomeriggio circa 2 milioni di persone pas-sino di qui. Una funicolare rossa la percorre a passod’uomo fino al capolinea del Tunel, zona bohemien difresca nomina, microcosmo della città. Sei a Istanbul,ma potresti essere in qualsiasi altra città europea.

COSTANTINOPOLI LA CITTÀVECCHIA, SAPORE D’ANTICODalle vetrate del Modern Istanbul, museo d’arte contem-poranea considerato tra i migliori d’Europa, si gode di una

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30 Estero / viaggi

E stero/viaggi di Simona MisticoniComponente Esecutivo Nazionale FABI Giovani

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di Biancaneve

33CitazioniGiugno / Luglio 2013

itazioniC

“Fate allora che ciascuna stagione

racchiuda tutte le altre, e il presente abbracci

il passato con il ricordo, ed il futuro con l’attesa”

(Kahlil Gibran, Il Profeta)

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