La Goccia Aprile 2014
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SILVIOMONDINELLI
Le vette della solidarieta'
calvisano
Assemblea provinciale
L'avis del futuro
La riorganizzazione
Della raccolta
Cento anni
di donazioni
periodico
DCOER1717 Omologato
2
Mai stanchi di crescereLa stagione assembleare che si è appena conclusa ha reso l’immagine di una associativa viva e vitale a tutti i livelli, in grado di rinnovarsi, crescere e adattarsi alle nuove esigenze: trasfusionali, gestionali ed operative.
I dati della raccolta si sono mantenuti sostanzialmente costanti ma, in particolare, sono aumentati i
donatori e diminuito il numero dei sospesi per patologie o raggiunti limiti d’età e dei non salassati per
fattori di rischio o patologie “emergenti”.
Segnale importante di un percorso di educazione e prevenzione alla salute, ben recepito e compreso
dai donatori, risultato di una ulteriore consapevolezza e senso di responsabilità, ben maturato da chi
si avvicina alla donazione. Certezza maggiore per i malati che usufruiscono del nostro prezioso “dono”.
Lievemente in calo sono risultate le donazioni di sangue intero ma suffi cientemente compensate dall’au-
mento delle procedure di aferesi.
Del resto, l’applicazione delle nuove tecnologie e terapie, l’utilizzo di metodi diagnostici e operativi sempre
meno invasivi, la prevenzione delle malattie neoplastiche e cardiovascolari hanno fortunatamente ridotto i
rischi per i pazienti, i ricoveri ospedalieri e di conseguenza, l’utilizzo del sangue e dei suoi derivati.
Questo non deve però ridurre il nostro impegno a conservare la disponibilità, programmare le chiamate,
garantire i prodotti e le quantità necessarie, mantenere alto il livello di qualità e sicurezza, assicurare il
ricambio dei donatori e il progresso associativo.
Come avrete potuto notare da questo numero la nostra rivista ha una nuova veste grafi ca e una diversa
impostazione editoriale. Abbiamo ritenuto necessario incaricare uno studio grafi co in grado di rinnovarne
completamente la visibilità e di aprirci ad interviste a testimonial e altre realtà affi ni alla nostra.
Speriamo di incontrare il vostro interesse e soprattutto il vostro favore. Vorremmo che la nostra rivista
divenisse sempre di più uno strumento formativo e divulgativo, di interesse condiviso e che possa raggiun-
gere la curiosità e la partecipazione sempre maggiore, con contributi anche esterni e una diffusione oltre
i nostri limiti e confi ni.
A questa idea, vorremmo accompagnare lo studio di una univoca immagine associativa, da condivi-
dere con le sezioni, per cartellonistica, pubblicità, eventi e immagini divulgative. Un’indicazione di
messaggio e un input informativo che riesca a dare dell’Avis un immagine univoca ma non uguale, di
unità seppur nelle diversità dei singoli territori.
Gianpietro Briola
Presidente Avis provinciale
L’editoriale del Presidente Avis provinciale
Attività avisine
sommario
Fonti: La valutazione dell’impronta carbonio è realizzata da Labelia Conseil conformemente al metodologia Bilan Carbone®. I calcoli vengono da un paragone tra la carta riciclata considerata ed una carta a fi bre vergini secondo gli ultimi dati disponibili dell’European Bref (per la carta a fi bre vergini). I risultati ottenuti sono generati da infor-mazioni tecniche e sono soggetti a modifi ca.
Utilizzando RePrint Deluxe FSC®
rispetto ad una carta non riciclata,
L’IMPATTO AMBIENTALESARÀ RIDOTTO DI:
Arjowiggins Graphic è membro del programma Climate Savers di WWF
2.887Kg di rifi uti
CO2
523Kg di CO2
5.233Km percorsi mediamenteda una macchina europea
13.558KWh di energia
4.695Kg di legno
54.662Litri di acqua
02 / Mai stanchi di crescere
04 / Silvio Mondinelli La quotidiana generosità del dono
10 / L’Avis bresciana: organizzazione e solidarietà
14 / Come stai a scuola?
16 / Sessantesimo di fondazione dei Pionieri avisini
18 / Requisiti minimi per i punti di raccolta
20 / Un dono lungo cent’anni
24 / Carta etica Avis, vita associativa e implicazioni educative
25 / Il futuro di Brescia
28 / Atelier Europeo per sostenere i progetti bresciani in Europa
30 / I 70 anni del Csi
31 / Il 1º Trofeo di nuoto Avis Csi
32 / NOTIZIE DALLE SEZIONI LOCALI
Montichiari
Lo sport solidale
Avis Comunali dell’Ovest Bresciano
Valle Sabbia
Lodrino
Roncadelle
Direzione, redazione e amministrazione
Segreteria AVIS
Piazzetta AVIS, 1 – 25124 Brescia
Tel. 030 3514411 – fax 030 3514490
Direttore responsabile: Marcello Zane
Registrazione del Tribunale di Brescia
n. 2 del 14/2/1968
Spedizione abbonamento postale art.2
comm. 20/c legge 662/96 Filiale di Brescia.
Progetto editoriale e stampa:
Grafi che Artigianelli – Brescia
Caffelatte Comunicazione – Brescia
Protagonisti
Silvio Mondinelli, famoso alpinista bresciano ed amico dell’Avis si racconta ai lettori de “la goccia”. Coraggio, paure, gusto della sfi da e solidarietà per il “gnaro” bresciano sono...
La conquista del traguardo più ambito:
la quotidiana generosità del dono
SILVIO MONDINELLI
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Diamoci del tu. In montagna è come nella vita,
serve semplicità e generosità. Silvio Mondinelli,
per tutti semplicemente “il gnaro”, è uomo schiet-
to. Del resto chi, come lui, ha scalato tutte le 14
vette più alte al mondo senza l’ausilio di ossigeno
supplementare, quel che vale è la sincerità e l’im-
mediatezza. Lo seguiamo durante la sua recen-
te, gradita visita alla sede dell’Avis provinciale,
compiuta insieme al presidente Gianpietro Briola.
Mondinelli ha una parola e un sorriso per tutti, e
non nasconde la genuina curiosità di voler cono-
scere “dal di dentro” il mondo avisino, compren-
dere le sue modalità organizzative, i suoi numeri
e i suoi valori. In quel sorriso aperto si percepisce
una luce di robustezza, di vigore salutare e fi nan-
co di dolce ostinazione. Strette di mano, compli-
menti reciproci, silenzio che si fa ascolto. Come in
montagna, appunto.
Come nasce la tua passione per la montagna,
sino a trasformarsi in professione di guida alpina
e quindi a rivelarti scalatore di fama mondiale?
Per chi, come me, nasce in Valtrompia, la mon-
tagna appartiene ai panorami di tutti i giorni.
Ma la molla è scattata con l’arruolamento nella
Guardia di Finanza, di stanza davanti al Monte
Rosa. Una montagna incantata: dal 1978 entro
a far parte del soccorso alpino di Alagna Sesia
e nel 1981 divengo guida alpina. Da allora la
montagna appartiene alla mia quotidianità, un
feeling che dura tuttora e mai interrotto. Un ap-
proccio sempre rispettoso, ma anche una sfi da
con me stesso e con le asperità che madre na-
tura ha disseminato lungo la nostra strada, e in
montagna.
La tua carriera ti porta a scalare pareti impegnati-
ve in Italia, ma soprattutto a compiere ascensioni
in ogni angolo del mondo. Oltre le Alpi, le grandi
montagne, gli ottomila che increspano il nostro
pianeta. Esperienze extraeuropee che lasciano il
segno e che ti proiettano nell’Olimpo (non a caso
il nome di una montagna sacra dell’antichità)
dell’alpinismo mondiale.
Le Alpi italiane sono semplicemente fantastiche e
non meno impegnative di montagne più elevate e
Protagonisti
5
rinomate. Nel 1982 ho compiuto la prima salita in-
vernale della via Bertone sul Corno Bianco: 3320
metri, ma diffi coltà da grande ottomila, così come
per le ascensioni al Monte Rosa nel dicembre del
1988. Si tratta di montagne da decenni oggetto di
ascensioni: ma aprire nuove vie invernali – come
sul Pilastro San Vincent o alla parete sud–est di
Punta Gnifetti nella seconda metà degli anni Ot-
tanta – riveste sempre un senso di scoperta, quasi
la rivelazione di montagne che non fi nisci mai di
conoscere sino in fondo.
La curiosità di “assaggiare” da vicino, palmo a
palmo, altre montagne è inevitabile. Nel 1984
sono nelle Americhe e più avanti affronto l’Hima-
laya, la montagna mito per ogni alpinista, quindi
anche il Karakorum. Frattanto svolgo l’attività di
istruttore di guide alpine: anche in questo caso
un’esperienza straordinaria, nel continuo con-
fronto con altre esperienze e sensibilità, ma an-
che la consapevolezza di avvicinare nella massi-
ma sicurezza e capacità altri scalatori alle future
ascensioni.
Ma una data che non dimentico è l’11 ottobre
1993, quando raggiungo il mio primo ottomila
metri, il Manaslu. Toccare il cielo con un dito è
possibile. E ciò vale anche per il 26 luglio 2004
quando ho scalato il K2, eguagliando esattamente
50 anni dopo la straordinaria scalata italiana da
primato.
So che non vuoi dirlo, ma ci pare giusto viceversa
ricordarlo. In quell’occasione, durante la discesa,
alcuni partecipanti della spedizione si trovano in
diffi coltà sopraffatti dallo sforzo. E tu hai coordi-
nato in parete le operazioni di soccorso, correndo
non pochi rischi, ma garantendo alla fi ne l’incolu-
mità di tutti. Un’iniziativa che ti ha fatto meritare
la “Croce d’oro al merito della Guardia di Finan-
za”. Così, una dopo l’altra, inanelli le maggiori
vette del nostro pianeta. Ma nel 2001 strappi un
record che solo pochi alpinisti al mondo posseg-
gono.
Non si poteva non fare così, è naturale in monta-
gna e nella vita. Comunque nel 2001 scalo quat-
tro montagne oltre gli ottomila, nell’arco di soli
cinque mesi: l’Everest, il Gasherbum I, il Dhaula-
giri e il Gasherbum II. E negli anni successivi se-
guono altre sfi de, altre montagne. Nel 2010 torno
all’Everest, scalandolo dall’opposto versante: due
salite dai due lati, sempre senza ossigeno supple-
mentare.
La tua caratteristica di non utilizzare ossigeno
in alta quota, il tuo modo di avvicinare e sca-
lare una parete, la meticolosità con cui prepari
ogni tua spedizione dicono di un’attenzione che
potremmo defi nire “diversa” rispetto ad altri al-
pinisti, anche quando non c’è tempo per ammi-
rare il sole che si svena a ridosso delle cime più
lontane, iniziando a intaccare la cartilagine del
tramonto.
Credo di si. Occorre rispetto, quasi un colloquio
con la montagna. Non faccio paragoni, ognuno
scala come crede e vuole. Certamente l’alpini-
smo si è evoluto notevolmente negli ultimi anni
e sarebbe stupido non utilizzare materiali inno-
6
vativi che garantiscono maggiore sicurezza. Ma
il rispetto va esercitato anche nei confronti del
proprio fi sico e della propria intelligenza. Niente
sfi de sciocche o fuori luogo, ma molta “educazio-
ne” mentale e fi sica, sviluppo di una vera armonia
interna, che alimenta la preparazione e la sempre
più esatta consapevolezza della propria forza e dei
propri limiti.
Visto che siamo presso la sede Avis e abbiamo
appena salutato alcuni avisini impegnati nel ge-
sto della generosità del dono di sangue, ne ap-
profi tto per farti una domanda forse inattesa, o
forse per te superfl ua.
Qualche giovane donatore a volte esprime un cer-
to timore nell’avvicinarsi al dono, dichiara di ave-
re “paura” di un ago o di non essere propriamen-
te “un leone” nel sentire una puntura nella pelle
o nel veder scorrere il proprio sangue. Insomma:
tu, quando l’alba fi ltra in lama di luce a recidere
la notte e il gelo appanna il pensiero, hai mai
provato paura? E hai mai pensato alla disgrazia,
alla morte, a raggiunge il tenebrore dove regna
colei che tiene la falce e recide i fi li del tempo?
Non vorrei sorprendervi, ma io ho sempre paura,
sarebbe sciocco negarlo. E se debbo dire la ve-
rità, è la stessa “paura” che proverei se dovessi
infi lare un ago per una donazione. Si tratta allora
di intendersi sul signifi cato da assegnare al ter-
mine paura. Io la provo come continuo paragone
con quel che sto facendo, come modo per essere
sempre sensibile e attento, connesso a quel che
mi circonda.
E la paragono al mio grado di preparazione, di
condizione psico–fi sica. La paura allora come una
sorta di “dialogo” fra me, la mia volontà e le con-
dizioni in cui mi trovo. Certo, quando le condizioni
sono critiche, occorre anche fortuna: il 23 settem-
bre del 2012 sono sopravvissuto ad una valanga
sul monte Manaslu; sono sopravvissuto con l’a-
mico Cristian Gobbi, mentre Alberto Magliano,
alloggiato nella tenda vicina è estratto ormai privo
di vita dalla massa di neve che ci aveva investito.
Si intravede negli occhi di Mondinelli muoversi la
gibigiana dei ricordi più dolorosi.
Inevitabile. Come inevitabile è il tema dell so-
lidarietà praticata dagli avisini, esercitata con
slancio, attenzione alle condizioni di sicurezza
sanitaria, apertura alla comunità, mi pare sia
Non ci sono eroi o grandi imprese…C’è solo la determinazione di persone semplici che non si arrendono mai!
7
Protagonisti
8
in qualche misura paragonabile a quella che da
tempo tu eserciti con continuità, ovvero la parte-
cipazione a spedizioni di soccorso in alta quota
per raggiungere alpinisti in diffi coltà.
Vorrei dirlo con forza: la periodica donazione di
sangue o la spedizione di soccorso in montagna
non sono dissimili, e sono egualmente esperien-
ze a loro volta sia necessarie che straordinarie.
Lo penso da sempre: alcuni gesti quotidiani, che
sembrano semplici come il dono di sangue, sono
in realtà risultato di un impegno straordinario, lo
stesso che provo per una spedizione sull’Himalaya
o sulle Alpi. Serve preparazione e sicurezza, quin-
di bisogna essere “pronti”, sia dal punto di vista
sanitario che mentale, serve soprattutto la consa-
pevolezza che quel gesto va fatto perché serve ad
altri, perché nella vita bisogna essere generosi. E
nel mondo di oggi, così chiuso ed egoista, compie-
dizioni diffi cili, estreme o anche improvvise – una
volta, già pronti per un’ascensione, fummo chia-
mati a lasciare il campo base per una improvvisa
segnalazione di aiuto, doveva durare un pomeriggio
e restammo impegnati per oltre due giorni –, signi-
fi ca salvare la vita ad altri uomini, e instaurare così
un vincolo di amicizia e riconoscenza vicendevole.
La lunga frequentazione con le Alpi mi ha convin-
to a fondare l’Onlus “Amici del monte Rosa”, con
progetti di solidarietà: sono state realizzate una
re un gesto, ognuno per la sua parte, che possa
garantire benessere o la stessa vita al prossimo
non ha eguali.
Sappiamo che la montagna insegna ad essere
disponili, generosi, consapevoli. Ma tu hai fatto
molto di più e sarebbe bello poterne informare
anche gli avisini bresciani.
Partecipare ad una spedizione di soccorso in con-
9
Protagonisti
tà a dialogare, a capire il mondo, magari guardan-
dolo dall’alto di una vetta. La prossima avventura?
Sarò in Alaska, a scalare il monte McKinley, la
vetta più alta del Nord America con i suoi 6.194
metri. Non ci sarà posto per l’improvvisazione.
Sarà soprattutto il gelo – si arriva anche a meno
40 gradi – a costituire la diffi coltà maggiore.
Silvio Mondinelli lo dice come si trattasse di una
… passeggiata. Una sorta di “birichinata” da vero
“gnaro”, anche se noi lo penseremo esposto all’in-
farla lui all’intera famiglia avisina. Avisini che da
oggi lo accolgono come nuovo amico.
scuola per 80 bambini di sherpa, un presidio ospe-
daliero con 20 posti letto e ambulatori attrezzati,
e con la stessa Associazione, grazie alla conoscen-
za della zona himalayana si è realizzato nel 2005
un “Trauma point” sulla via che collega la capitale
Kathmandu alla città di Pokara, con lo scopo di
assistere le numerose vittime di incidenti stradali.
Una vita piena, intensa, sempre con la disponibili-
crudire nell’aria livida, sferzata da una rabbiosa
tramontana. Intanto – nel massimo della limpidez-
za, con la perdita di frange ed inutili orpelli – visita
la sala prelievi, gli uffi ci, saluta in auditorium una
classe di studenti in visita incoraggiandoli al dono
e alla generosità. È lui che, alla fi ne, ringrazia l’A-
vis, scatta fotografi e con i donatori, non smette di
chiedere e domandare, quasi l’intervista dovesse
L’Avis bresciana:organizzazione e solidarietàL’annuale assemblea provinciale rilancia la sfi da organizzativa e guarda al futuro
10
Importante assemblea provinciale quella tenuta-
si a Calvisano a fi ne marzo. Un numero record
di delegati come non si era visto, la qualifi cata
presenza dell’assessore regionale Alberto Cavalli
e del sindaco della località della Bassa, dott. An-
gelo Formentini. Importante non solo nei numeri,
anche se questi restano importanti.
Il numero totale dei soci attivi è aumentato e si
è giunti al traguardo di 34.372 donatori attivi e
35.777 al totale dei soci con un saldo attivo di
637 associati. Per quanto riguarda le donazioni
e come era immaginabile, per il primo anno si è
evidenziato un calo sul totale: 65.920 contro le
66.929 del 2012. Quindi 1.009 unità in meno.
Nello specifi co, 58.587 unità di sangue intero a
fronte delle 60.230 nel 2012. Avis Provinciale
ha raccolto 39.705 più 232 rispetto all’anno pre-
cedente. Sono aumentate di 237 le donazioni dei
giorni infrasettimanali. Ciò signifi ca che il calo
effettivo del sangue intero raccolto si è eviden-
ziato nelle raccolte presso gli ospedali periferici.
A fronte di ciò, le donazioni in aferesi sono gene-
ralmente aumentate passando dalle 4.907 alle
attuali 5.513 plasmaferesi e dalle 1.792 piastri-
ne a 1.817.
Un impegno maggiore certo per gli ospedali e per i
donatori ma una giusta e adeguata strategia dona-
zionale: conferire sempre maggior plasma all’indu-
stria per l’autosuffi cienza nazionale di plasmaderi-
vati, anche in funzione del plasma master fi le.
11
Oltre i numeri
Ma, si diceva, i numeri non sono tutto. Come ha
illustrato il presidente Gianpietro Briola, la riorga-
nizzazione dei punti di raccolta ha rappresentato
il tema predominante di questo intenso anno di
lavoro e soprattutto la continuità di impegno degli
ultimi anni. “Credo continuerà a caratterizzare e
catalizzare – così si è espresso il presidente – le
nostre attenzioni anche per il 2014 e il 2015 con
l’assetto della nuova organizzazione.
Alla fi ne di gennaio, dopo l’emanazione di alcu-
ne linee di indirizzo da parte della Regione circa
l’accreditamento, è stata nostra premura orga-
nizzare una giornata formativa e conoscitiva con
la Dr.ssa Giussani – Ispettore Nazionale accredi-
tato – e la Dr.ssa Marini per valutare insieme i
punti di criticità e le eventuali necessità di ade-
guamento e messa a norma. Il 06.03.2014 con
apposito decreto la Regione ha formalizzato tale
percorso con scadenza di presentazione delle do-
mande al 31.03.2014. Insieme, abbiamo tenu-
to conto delle necessità di ciascuno, delle varie
realtà strutturali e organizzative, delle possibili
soluzioni.
Compatibilmente con i costi di adeguamento e di
gestione”. Alcune scelte sono già compiute, altre
da studiare, altre ancora da verifi care. Talune de-
cisioni sono risultate dolorose ma non è certo re-
sponsabilità del provinciale. Semmai la necessità
di adeguarsi a una norma assolutamente in linea
con le moderne esigenze trasfusionali e di tra-
sformazione e lavorazione del sangue e del pla-
sma, da condividere nella loro ragione tecnica.
“A ciascuna sezione – ha detto Briola – abbiamo
fatto delle proposte senza prevaricare, proponen-
do soluzioni e condividendo le scelte. Peraltro,
l’Assessorato alla Salute della Regione ha impo-
sto una drastica riduzione dei centri di raccolta
periferici, in particolare per la nostra provincia,
pretendendo una reale razionalizzazione. Per
parte nostra, assumendo in toto la responsabilità
delle autorizzazioni e degli accreditamenti, non
ci pareva opportuno e ragionevole condurre le vi-
site ispettive nei centri che già sapevamo inade-
guati. È stata istituita una apposita Commissione
di lavoro a supporto del Consiglio Direttivo, che
seguirà direttamente le problematiche connesse
a tale percorso”.
Attività avisine
12
Azioni concrete
Questa operazione di riorganizzazione cui il pro-
vinciale ha contribuito con notevole investimento
di risorse fi nanziarie, organizzative e di attrezza-
ture tecnologiche e informatiche, in collaborazio-
ne e condivisione con le sezioni periferiche, è un
processo in corso che vedrà tutti impegnati an-
che in futuro nella gestione e nel mantenimento
degli standard qualitativi e organizzativi.
Questi i passi da compiere, sempre nelle parole
del presidente Briola:
* La prima necessaria operazione sarà l’acquisto
bilancine. Abbiamo già accantonato 200.000,00
€ nei bilanci degli scorsi anni per ammoderna-
mento e manutenzioni cicliche anche straordina-
rie ai quali aggiungiamo ulteriori 50.000 € nel
bilancio di previsione del 2014 per le bilancine
del C.R. di Brescia. Operazione da concludere
entro il 2014 secondo le indicazioni del SIMT di
Brescia.
* Ogni sede di raccolta sarà dotata di PC in linea
collegati con il sistema informatico centralizzato
a cui si potrà accedere per i dati dei donatori e
la stampa delle etichette. L’acquisto dei PC e
l’installazione sarà a carico del provinciale così
come l’adeguamento tecnologico e dei software.
* Le linee di comunicazioni: chiavette o ADSL,
saranno da noi installate a seconda delle esigen-
ze e della stabilità e copertura di ogni singolo
territorio.
* Con le sezioni che accedono ad ogni singolo
punto raccolta, concorderemo i controlli, le puli-
zie generali, il ristoro.
* Abbiamo inoltre già provveduto a trattare l’a-
deguamento delle nostre polizze assicurative:
rischio, incendio e furto, atti vandalici e guasti
per allargarle a tutti i centri esterni accreditati,
sgravando le sezioni dal provvedervi.
* Le politiche di risparmio e previsione degli scor-
si anni ci hanno consentito di arrivare a questi
risultati con possibilità e disponibilità adeguate
allo scopo e in prospettiva suffi cienti a mantenere
attivi i nostri Centri.
Alla riorganizzazione dei Centri Raccolta si accom-
pagnerà anche il processo di riorganizzazione dei
SIMT, dei Centri trasfusionali e delle attività trasfu-
sionali. È un passaggio importante a garanzia dei
costi e delle semplifi cazioni ma anche della qualità
e sicurezza con la standardizzazione ottimale dei
risultati di validazione e della lavorazione.
Promuovere il dono
Per quanto concerne il tema della Scuola, pro-
segue con successo e con ottimi riscontri, l’ac-
cordo con l’Università Cattolica. Per quest’anno
13
scolastico sono a disposizione 3 formatori e una
richiesta per contattare almeno 7000 studenti.
L’8 aprile si è organizzato il consueto convegno
formativo per i dirigenti e gli insegnati.
Inoltre, anche per quest’anno si è contribuito alla
realizzazione della giornata di premiazione delle
olimpiadi di matematica per le scuole superiori:
Brescia e Val Sabbia. Anche nel 2013 è prose-
guita la campagna di Spot nelle sale cinemato-
grafi che e sui bus di linea, sui giornali ed inserti
locali e anche sulle pagine lombarde del Corriere.
La strategia comunicativa è un impegno costan-
te, pur con gli strumenti in continua evoluzione e
in particolare, nell’intento di essere utile a tutti,
offrendo un’univoca immagine associativa. Per i
futuri giovani avisini.
20unità di raccolta
34.372donatori attivi
1.425soci non donatori
AVIS PROVINCIALE BRESCIA
101sezioni locali
65.565totale donazioni
22.046sangue intero
Avis
21.626sangue interoospedaliero
14.570CR Avis
15piastrine
5.513plasma
1.795Multi component
DATI ASSOCIATIVI 2013
Attività avisine
Donazioni Anno 2013 Provincia Sangue Intero Aferesi Multicomp. Totale Donazioni BERGAMO 54.379 16.416 0 70.795 BRESCIA 58.242 5.528 1.795 65.565 COMO 23.694 5.999 14 29.707 CREMONA 26.576 11.226 0 37.802 LECCO 24.323 5.683 0 30.006 LODI 14.980 2.272 31 17.283 MANTOVA 28.843 2.316 711 31.870 MILANO 80.977 15.202 725 96.904 MONZA-BRIANZA 35.451 9.520 1.293 46.264 PAVIA 17.288 3.457 324 21.069 SONDRIO 9.344 5.440 0 14.784 VARESE 37.113 5.648 1.167 43.928 Regione Lombardia 411.210 88.707 6.060 505.977
14
Come stai a scuola?Continua il progetto Avis Scuola nella costante promozione della solidarietà
Si è tenuto martedì 8 aprile – dalle ore 16,00 alle ore 19,00 – presso la sede Avis provinciale di piazzetta Avis-Brescia, il secondo incontro, aperto ad educatori, docenti, oltre che ai referenti dei progetti scuola, dedicato alla metodologia didattica e progettuale che l’Avis provinciale, unitamente all’Università Cattolica di Brescia stà realizzando in decine di istituti scolastici e migliaia di studenti bresciani.
Il programma del seminario di studio – dal titolo
“Come stai a scuola? Come la scuola può favorire
la qualità della vita” – prevedeva l’introduzione ai
lavori di Gianpietro Briola – presidente Avis pro-
vinciale di Brescia e Gabriele Pagliarini- referente
gruppo giovani. Intervenuti quindi gli esperti inter-
nazionali Stun Vandevelde – docente Universitelt
Gent, Belgio; Luigi Croce – docente Università Cat-
tolica del Sacro Cuore, Brescia; Federica Di Cosi-
mo – referente per l’Educazione alla Salute – Uff.
Reg. Sc. per la Lombardia XI Brescia; Margherita
Marella – responsabile Educazione alla Salute – Asl
Brescia. Le conclusioni sono affi date a Luigi Pati
– docente Università Cattolica del Sacro Cuore,
Brescia.
Un confronto fra esperienze diverse e prime indi-
cazioni circa i risultati raggiunti dal progetto che
l’Avis provinciale e l’Osservatorio sul Volontariato
dell’Università Cattolica, stanno da tempo propo-
nendo alle scuole bresciane, nel segno di una espe-
COME STAI… a scuola?Come la scuola può favorire la qualità della vita
Gianpietro Briola; Gabriele Pagliarini (Avis Provinciale Brescia)
Stijn Vandevelde ( Docente - Universiteit Gent)
Luigi Croce (Docente - Università Cattolica del Sacro Cuore Brescia)
Federica Di Cosimo (Referente per l’Educazione alla Salute - Ufficio Scolastico Territoriale XI)
Margherita Marella (Responsabile Educazione alla Salute - ASL Brescia)
Dibattito
Luigi Pati (Docente – Università Cattolica del Sacro Cuore)
AVIS Provinciale, 8 aprile 2014
Progetti di promozione della solidarietà
rienza che appare in grado di elaborare itinerari per
i più giovani nella crescita civica e nella proposta di
un protagonismo attivo sul fronte della solidarietà.
Di grande interesse la relazione del docente belga,
che ha raccontato delle esperienze in atto nel pro-
prio paese, sollecitando comparazioni e differenze
utili a migliorare l’iniziativa bresciana.
Un progetto, è stato detto durante il convegno, che
interessa ad oggi ben 73 sezioni comunali e decine
di istituti scolastici: raggiunti ad oggi oltre 3.100
studenti, che un sondaggio ha rilevato decisi “a
fare qualcosa”, dopo aver ascoltato gli esperti della
comunicazione e gli insegnanti, nel 91% dei casi.
Fra l’altro il progetto avisino si articola ora in più
ambiti, allargatosi al tema delle diverse cultura e
costumi presenti nelle classi, all’“Offi cina del volon-
tariato” e alle “Olimpiadi della matematica”. Previ-
sti entro la fi ne dell’anno altri 153 interventi nelle
varie scuole e alcuni appuntamenti d’insieme rivolti
a tutti i partecipanti.
Questo nuovo numero de “La Goccia” viene stampato su carta ottenuta col sistema di certifi cazione FSC delle aziende forestali e ditte lavorazione del legno che perseguono una gestione delle foreste ecologica, compatibile con le esigenze di sostenibilità ambientale.
Una scelta concordata con le comunità locali e le imprese commerciali per salvaguardare il nostro pianeta e valorizzare le economie del territorio. L’Avis provinciale di Brescia ha compiuto questa scelta di carattere etico, nella consapevolezza di agire entro un sistema socialmente corretto, che alimenta un circuito virtuoso e attento al futuro. Una linea, perseguita unitamente agli stampatori bresciani Grafi che Artigianelli e all’agenzia Caffelatte Comunicazione, voluta per non rinunciare - anche col nostro periodico associativo stampato in circa 36.000 copie - a compiere scelte rispettose dell’ambiente e di un’etica produttiva e commerciale in grado di guardare ad un futuro solidale e lungimirante.
UNA RIVISTA DALCUORE VERDE
16
Sessantesimo di fondazionedei Pionieri avisiniSono stati festeggiati in città i 60 anni di fondazione del Gruppo Pionieri dell’Avis di Brescia, ovvero quei donatori di lunga data che pur avendo cessato la regolare donazione continuano ad animare alcune attività associative, vera memoria storica dell’Avis bresciana.
Alle cerimonia erano presenti l’Assessore regionale
alla Sanità Mario Mantovani, il Sindaco di Brescia
Emilio Del Bono, il Presidente Avis regionale Do-
menico Giupponi e il presidente dell’Avis Naziona-
le Vincenzo Saturni, il Presidente Avis provinciale
Gianpietro Briola.
Una platea di autorità convenuta a Brescia per
questa straordinaria occasione – che coincide
con i 100 anni dalla prima donazione effettua-
ta in città – e che oggi vede compiersi il gesto
di generosità per oltre 60.000 volte l’anno, ad
opera di circa 32.000 avisini della città e della
provincia. Un gruppo sorto nel lontano 1953, cui
si è affi ancato nel 1967 il Gruppo donatori an-
ziani, fra cui alcuni soci che già fra le due guerre
erano attivi nella donazione di sangue. Attual-
17
mente il Gruppo Anziani e Pionieri è guidato dal
presidente Aldo Fedeli, riconfermato nella cari-
ca triennale, affi ancato dal presidente onorario
Emanuele Tenchini, dal segretario Luigi Mussio e
da Ermanno Verardi, Gianfranco Callegari, Ilario
Guadagni, Agostino Bertoletti, Miriam Pasolini,
Augusto Presti. Con loro altri soci, fra cui il no-
vantaquattrenne prof. Mario Zorzi, già presidente
dell’Avis nazionale e provinciale. Fra gli impegni
del gruppo, la manutenzione del monumento agli
avisini presso il Vantiniano, l’attività di promo-
zione al dono nelle scuole, la vicinanza ad avisini
anziani e soli. Nel nome di un’inesausta genero-
sità al servizio della comunità bresciana.
Per quanti volessero aderire al gruppo si ricorda
che basta proporre richiesta scritta alla segre-
teria comunale; possono far parte del gruppo il
socio avisino iscritto all’Avis bresciana da alme-
no 30 anni; residente nel comune di Brescia al
momento della prima iscrizione; il socio avisino
ora collaboratore; il socio non più attivo nella
donazione per qualsiasi motivazione (ma con al-
meno 30 anni di iscrizione); il socio che pur non
possedendo i requisiti sopra ricordati, intende
volontariamente entrare a far parte del Gruppo
Anziani, inviando specifi ca domanda al capogrup-
po pro–tempore in carica, fatta salva l’accettazione
da parte del Consiglio del Gruppo anziani.
Le fi nalità, oltre all’assistenza – come da sempre
evidenziato sin dalla costituzione del 1967 – sono
la continuità dello spirito, delle fi nalità e delle idee
avisine.
Attività avisine
18
Requisiti minimi per i punti di raccoltaRazionalizzare, rendere più effi ciente e sicura la raccolta di sangue: una piccola, grande rivoluzione anche per l’Avis bresciana
I requisiti
Con l’Accordo tra il Governo e le Regioni del 2010,
sono stati approvati i requisiti strutturali, tecnologi-
ci e organizzativi minimi per l’esercizio delle attivi-
tà sanitarie dei servizi trasfusionali e delle unità di
raccolta del sangue e degli emocomponenti, non-
ché il modello per le visite di verifi ca da applicare
nei processi di autorizzazione e accreditamento a
livello regionale.
Fra i presupposti condivisi come basi motivazionali
dell’Accordo – così ha ricordato la relatrice – è op-
portuno richiamare i seguenti:
• la necessità di garantire livelli qualitativi omoge-
nei delle attività trasfusionali su tutto il territorio
nazionale, a fronte di un quadro di signifi cativa di-
somogeneità fra regioni oggi esistente;
• la necessità inderogabile di conformare le attivi-
tà trasfusionali alle norme nazionali di recepimen-
to delle direttive europee in materia di sangue ed
emocomponenti (che prevedono la garanzia di li-
velli defi niti ed omogenei di qualità e sicurezza dei
prodotti e delle prestazioni del sistema trasfusiona-
le su tutto il territorio dell’Unione Europea), non-
ché di garantire la conformità a specifi ci requisiti,
previsti dalle norme comunitarie inerenti ai medici-
nali per uso umano, che si applicano al plasma pro-
dotto dai servizi trasfusionali italiani come materia
Il tema è noto: riorganizzazione dei
punti di raccolta, seguendo i nuovi
requisiti dettati dalle norme vigen-
ti. Se ne è parlato anche a Brescia
a gennaio, con l’intervento della
dr.ssa Barbara Giussani, referen-
te per la Regione Lombardia delle
verifi che ispettive. Erano presenti
numerosi presidenti e responsabili
delle sezioni comunali, interessati a
conoscere da vicino le normative per
i criteri strutturali per l’accredita–
mento delle articolazioni organiz-
zative delle unità di raccolta peri-
feriche. La scadenza, del resto è
vicina: entro gennaio del 2015 tut-
to dovrà essere in perfetta regola.
19
prima da avviare alla lavorazione industriale per la
produzione di medicinali emoderivati;
• l’esigenza di promuovere l’armonizzazione dei
criteri di valutazione del livello di conformità del-
le strutture operanti nel Sistema trasfusionale ai
requisiti minimi stabiliti dall’Accordo, mediante
l’applicazione in tutte le Regioni e Province au-
tonome di un modello per le visite di verifi ca dei
servizi trasfusionali e delle unità di raccolta del
sangue e degli emocomponenti da adottare nei
processi di autorizzazione e accreditamento degli
stessi, ferme restando le prerogative e competen-
ze regionali;
• come previsto dal Decreto legislativo 20 dicem-
bre 2007, n. 261, la necessità di garantire l’eser-
cizio della responsabilità del rispetto dei requisiti
minimi defi niti nell’Accordo da parte delle autori-
tà all’uopo individuate ai sensi dell’articolo 3 del
medesimo decreto (Ministero della Salute, Centro
Nazionale Sangue, Regioni e Province autonome),
per le rispettive competenze.
Come noto, per il territorio bresciano sono previsti
i soli Punti di raccolta di Brescia, Adro, Rovato,
Urago d’Oglio, Travagliato, Berlingo, Quinzano
d’Oglio, Nave, Calvisano, Barghe, Bagolino, Ro-
dengo Saiano e presso gli ospedali di Iseo, Desen-
zano del Garda, Palazzolo sull’Oglio, Gardone V.
Trompia, Richiedei di Gussago, Leno, Manerbio e
Montichiari.
Attività avisine
20
Un dono lungo cent’anniPresentato il volume dedicato alla storia della trasfusione e dell’Avis bresciana
Presenze importanti presso la sede dell’Avis provinciale per la presentazione del volume dedicato alla storia della trasfusione di sangue e dell’Avis bresciana, curato da Marcello Zane. Fra gli ospiti e relatori l’Assessore regionale alla Sanità Mario Mantovani, il Sindaco di Brescia Emilio Del Bono, il Presidente Avis regionale Domenico Giupponi e il presidente dell’Avis Nazionale Vincenzo Saturni. A fare gli onori di casa il Presidente Avis provinciale Gianpietro Briola e il vice Ezio Quaglietti.
Un’importante occasione
L’occasione del centenario costituisce del resto,
traguardo importante, ma anche data che rap-
presenta fecondo stimolo per il ripensamento
della propria storia in termini “complessivi”. Un
volume ben lontano, quindi, dai toni compiaciuti,
autocelebrativi e semplifi catori che, normalmen-
te, queste pubblicazioni tendono ad assumere.
“Piuttosto”, ha ricordato il presidente Briola, “si
tratta di pagine ove prevale la ricerca di una più
esatta articolazione di una storia secolare, nar-
rata con rigore che informa l’intera opera, che ha
visto l’attiva partecipazione di tutte le 101 sezio-
ni e dell’Avis provinciale, nel riuscito tentativo
21
La nostra storia
22
di restituire i diversi legami che la storia della
donazione a Brescia e nella sua vasta provincia
ha intessuto con la società bresciana”.
Sono pagine, ed è questo altro elemento che dice
della “necessità” delle ricerche e del volume, in
cui si evidenzia la grande, (e forse per alcuni let-
tori, inaspettata e inconsueta) presenza dell’A-
vis nelle vicende che hanno segnato la Brescia
dell’intero Novecento.
Non mancano, nella prima sezione che compo-
ne il volume e così come nelle successive sche-
de riservate alle sezioni, le notizie riguardanti
lo straordinario sforzo compiuto nel corso dei
decenni del saper interpretare le aspirazioni ed
i bisogni dei donatori, nella capacità di ricono-
scere, di fronte ai cambiamenti della società,
la necessità di nuove proposte e nuove moda-
lità di iniziativa con cui l’Avis, a vari livelli, ha
saputo radicare la sua presenza nei luoghi del
bisogno, del volontariato e nell’intera società
bresciana.
La vicenda avisina
Pregio del volume – hanno ricordato i presenti –
è anche la capacità di far emergere la preminen-
za di una specifi ca tradizione in cui confl uiscono
una pluralità di elementi che rimandano tanto
alla storia quanto alla cultura del dono, forman-
do un mix inconfondibile, uno stile di vita prag-
matico, al di là del pluralismo indispensabile e
prezioso che ha sempre contraddistinto l’Avis in
età contemporanea.
Un atteggiamento che esce valorizzato da ricer-
che come queste, in cui si riconosce un’idea di
23
La nostra storia
storia che va al di là delle diverse opzioni me-
todologiche, che rifugge dai tecnicismi e dalle
mode (più o meno importate), per porre al cen-
tro dell’attenzione gli uomini, le loro azioni e la
loro generosità, la creazione di relazioni. E di
promozione al dono del sangue.
È la lettura di un fenomeno che consente di
far emergere nella loro singolarità irripetibile
i protagonisti più noti e meno noti: uomini e
donne che hanno vissuto e vivono da protago-
nisti, spesso silenziosi, le vicende della dona-
zione del proprio sangue, del proprio tempo,
della propria speranza. Ancora, l’attitudine,
dimostrata dall’Avis bresciana in tutte le sue
epoche, all’autonomia dal potere politico ed
amministrativo, per praticare con convinzione
una propria idea di volontariato e di presenza
attiva, un proprio “sguardo sociale”. Sfere del-
la sanità e della politica, del volontariato e del
dono, fra loro comunicanti, evitando di rego-
la tanto l’indebita ingerenza quanto la sterile
contrapposizione. Certo le cose non sono sem-
pre andate così, specie nei periodi di crisi e di
conflitto acuto, ma in una prospettiva storica
risalta fortemente questa specificità dell’Avis.
Non da ultimo, la straordinaria articolazione
geografica dell’Associazione.
Basta leggere le storie di ogni sezione, sia essa di
lunghissima data come di più recente costituzio-
ne, per rendersi conto di come questa presenza
sia sempre andata ben oltre l’organizzazione del
dono di sangue.
E non si può quindi non esprimere vivo apprez-
zamento per le diverse attività organizzate, che
vedono il pieno coinvolgimento nelle realtà comu-
nitarie, ove gli avisini operano con concretezza ed
intelligenza. Sezioni e gruppi – ha detto ancora
Gianpietro Briola – che con tenacia difendono la
propria identità senza chiudersi in una deleteria
solitudine, ma si aprono a collaborazioni ricche di
potenzialità e preziose opportunità, con generosi-
tà, dedizione ed entusiasmo. Grazie alle sezioni
ed alle innumerevoli attività connesse, è possibi-
le esercitare e promuovere azioni positive, tanto
in ambito, sociale che culturale e civico, lungo il
percorso tracciato dai fondatori e oggi, dai respon-
sabili locali.
Un volume, quindi, che racconta un denso intrec-
cio di storie e di valori, una vicenda che consiste
in un insieme di luoghi, di relazioni, di memorie,
di ethos, di affetti, di cultura, di corresponsabili-
tà, alla ricerca di una misura nella promozione e
nello sviluppo della donazione del sangue.
24
A Brescia il seminario annuale dedicato a Cristina
Rossi per la formazione continua.
Per ricordare la vita e l’impegno associativo nella
promozione del volontariato tra i giovani di Cristina
Rossi, presidente Avis Lombardia dal 1999 al 2002
e prematuramente scomparsa lo stesso anno, Avis re-
gionale Lombardia ogni anno organizza un seminario
destinato e dedicato in modo particolare ai giovani
volontari dell’associazione. A testimonianza di quanto
sia ancora forte la traccia lasciata dalla presenza di
Cristina Rossi all’interno dell’associazione, ogni anno
i seminari a lei dedicati vivono una grande parteci-
pazione ed un forte interessamento in tutta la rete
Avis. Il “Cristina Rossi” di quest’anno è stato dedicato
alla Carta etica realizzata da AVIS Nazionale in col-
laborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore
di Milano. La carta etica era già stata presentata in
occasione dell’Assemblea nazionale di Maggio a Ri-
mini e in occasione di un incontro specifi catamente
dedicato a Carta etica e Libro Bianco tenutosi a No-
vembre presso Università Bocconi, ma Avis regionale
ha voluto fare onore a questa iniziativa nazionale de-
dicandogli il Cristina Rossi di quest’anno. Ad ospitare
l’iniziativa le sede dell’Avis provinciale di Brescia.
Una carta etica, una vita solidale
Si è cercato di dare un taglio pratico alla presentazio-
ne della carta etica. Come usarla nelle sedi? Come
discuterne per crescere in gruppo? Come applicarla
nel quotidiano tra gli avisini? Ha aiutato in quest’o-
perazione utilizzare i video che rappresentano 4 tra
le tante storie contenute nella carta etica e partire
dalla loro visione per stimolare gruppi di discussio-
ne partecipati e creativi. Perché la Carta Etica non è
un testo defi nitivo, né vuole essere il Manuale con la
lezione del corretto comportamento da seguire, anzi
si propone come un insieme di storie, di esperienze
vissute realmente e raccontate da Avisini, utili a pro-
porre temi su cui confrontarsi, crescere, migliorare.
Una metodologia innovativa per parlare di Carta etica
e gestire il seminario Cristina Rossi 2013: partire dal
confronto delle esperienze vissute, dalla discussio-
ne, dalla relazione tra i presenti, per arrivare ad una
presentazione che valorizzasse la fi ducia e collabo-
razione. Divertenti i video, per un confronto su cosa
muovessero in ognuno dei presenti nel suo vissuto da
avisino e iniziando a pensare in modo costruttivo a
soluzioni per i problemi che si propongono. Un modo
creativo, con un gruppo di formatori esperti in crea-
tività e teatro che hanno tirato fuori da ognuno dei
presenti quel poco o tanto di espressivo e comunicati-
vo che tutti, nessuno escluso possiede. Alla fi ne tutti
hanno “messo in scena” le idee e le proposte. Alla
fi ne della giornata Brescia ha presentato un esempio
di come l’etica Avis venga praticata quotidianamente
nei progetti con le scuole e nelle collaborazioni sul
territorio bresciano. Come sempre è stato un modo
signifi cativo di ricordare Cristina, fortifi cando il pia-
cere di stare insieme, grazie anche all’accoglienza di
Avis Brescia, e di confrontarsi senza paura su come è
vissuta l’esperienza associativa. Solo le Associazioni
più mature non hanno paura del confronto interno,
perché discutere delle debolezze e dei punti di forza
ed orgoglio è crescere insieme.
Carta etica Avis, vita associativae implicazioni educative
25
Il futuro di BresciaEconomia, etica, mercato: il punto della situazione cui anche l’Avis guarda con attenzione
L’Avis vive nella comunità. E quindi intende conoscerne il presente e partecipare a costruire il futuro. Non è un caso, quindi che essa fosse presente – col vice presidente Ezio Quaglietti – al recente convegno svoltosi presso la sede di Aib, l’Associazione che riunisce gli industriali bresciani.
Brescia è tornata il terzo locomotore dell’economia
italiana, dietro solo a Torino e a Milano. Ma, così
è stato detto durante i lavori del convegno, è un
risultato che, “per essere raggiunto sotto il fuoco
incessante di cinque lunghi anni di crisi globale, ha
lasciato sul tessuto imprenditoriale locale profonde
ferite – a cominciare da un’emorragia occupaziona-
le che farà sentire i suoi effetti a breve – e che solo
un profondo ripensamento dell’assetto operativo e
una solida riorganizzazione dei canali commerciali
potranno cicatrizzare”.
Un passaggio storico
La fotografi a che Aib e Banco di Brescia con l’a-
iuto di Prometeia ha presentato racconta di un
passaggio determinate, forse storico, per l’industria
bresciana. Perché muovere i giusti passi oggi per
molti imprenditori signifi cherà trovare domani la
Attività avisine
26
via per uscire dalle sacche recessive e intercettare,
da qui al 2020, il nuovo ciclo espansivo che già
sta interessando gli avamposti nordeuropei. «Bre-
scia – ha ricordato Francesco Beghetti, responsa-
bile dell’area Sviluppo di Aib – dal 2008 a oggi ha
perduto il 16% delle sue industrie manifatturiere,
sconta un calo della produzione di 28,5 punti per-
centuali, registra una fl essione del 2,4% nell’export
e ha perso il 3% della sua forza–lavoro. La crisi
ha colpito duro, insomma, soprattutto perché ha
interessato più di altri alcuni settori, come la mec-
canica, l’automotive e la metallurgia, che pesano
per l’80% nella creazione del valore aggiunto del
territorio». Dati non certo incoraggianti, ma che
l’industria bresciana negli ultimi mesi sta cercando
di lasciarsi alle spalle. Per ora soprattutto grazie
al timido risveglio del mercato interno, anche se è
chiaro a tutti che alle nostre latitudini non potrà es-
sere la domanda nazionale a guidare la ripresa. Lo
ha chiarito Gianfranco Tosini, docente di Economia
internazionale alla Cattolica di Brescia, ricordando
l’eccessiva dipendenza delle aziende locali da mer-
cati saturi come quelli della zona euro e sottoline-
ando la necessità di intraprendere «una seconda
internazionalizzazione», questa volta incentrata
però su un processo di penetrazione più razionale
dei mercati emergenti. «Non possiamo pensare di
continuare a dipendere dalla domanda di beni che
proviene da Italia, Francia e Germania, direttrici
che rappresentano ancora i due terzi del fatturato
territoriale – ha sottolineato Tosini –, non solo per-
ché è rischioso dipendere da un solo committente,
ma anche perché la geografi a della domanda si sta
spostando e bisogna investire per inseguirla».
Non solo Germania
Un discorso che interessa soprattutto quelle fi lie-
re, come la meccanica e l’automotive, che pur non
esprimendo un prodotto fi nito (siamo spesso e vo-
lentieri fornitori e quindi parte sostituibile di una
catena complessa che il più delle volte fi nisce in
Germania), negli anni bui della crisi sono comun-
27
que riuscite a galleggiare grazie alla qualità delle
lavorazioni, al know how delle maestranze, alla
grande fl essibilità e alla capacità di rispondere alle
sollecitazioni dei clienti.
«Il problema – ha proseguito il docente – è che,
a fronte di uno scarso posizionamento sui paesi
emergenti, siamo troppo radicati su mercati che
crescono poco e cresceranno sempre meno nei
prossimi anni. Bisogna trovare un nuovo model-
lo di internazionalizzazione e bisogna fare presto,
perché i nostri competitor italiani sono più avanti
di noi». La via d’uscita, secondo l’analisi qualitati-
va del Centro studi di Aib, che in queste settimane
sull’argomento ha condotto una serie di interviste
alle imprese maggiormente export oriented, do-
vrebbe essere quella di investire maggiori risor-
se per il potenziamento degli uffi ci commerciali,
chiamati a ridisegnare il mix geografi co dell’export
e ad approntare una rete diretta per cercare di
bypassare gli intermediari e aumentare le margi-
nalità.
E se, in effetti, fa rifl ettere il dato secondo cui solo
il 15% del made in Brescia fi nisce oggi nei paesi
emergenti, che per il manifatturiero bresciano sia il
momento delle grandi scelte è convinzione anche
del presidente degli industriali, Marco Bonomet-
ti: «Questi anni – è stato il suo ragionamento – ci
hanno dimostrato come la crisi non abbia avuto un
carattere congiunturale ma strutturale. Abituiamo-
ci dunque a convivere con uno scenario diverso ri-
spetto al passato, in cui tuttavia il manifatturiero,
forte delle sue 16 mila aziende e di 34 miliardi di
ricavi, di cui 13,5 generati dalle esportazioni, con-
tinuerà comunque a essere trainante.
Serve tuttavia uno sforzo culturale per far conosce-
re a tutti che il mondo è cambiato, e per sempre».
«Se paragoniamo le performance del settore mani-
fatturiero con quelle del commercio, dei servizi e
dell’edilizia – ha aggiunto il direttore generale del
Banco di Brescia, Roberto Tonizzo – ci accorgiamo
che già qualcosa sta cambiando.
A differenza degli altri settori, infatti, il manifat-
turiero ha fatto registrare nell’ultimo trimestre un
recupero del 4,2%: uno scatto in avanti che il si-
stema bancario oggi è pronto a sostenere».
Modalità del futuro
Uno scatto in avanti che Prometeia ha cercato di
prefi gurare attraverso tre diverse lenti focali. «In un
primo scenario denominato base – ha puntualizza-
to Giuseppe Schirone, responsabile della linea di
consulenza dell’istituto di ricerche bolognese – l’at-
tività dell’industria bresciana è prevista svilupparsi
a un ritmo medio annuo del 5% a prezzi correnti
con prospettive migliori in termini di crescita dei
ricavi per la siderurgia (+8,5% da qui al 2020) e
la meccanica (+7%).
Se tuttavia il sistema manifatturiero bresciano
dovesse riuscire ad approntare in tempo uno spo-
stamento del baricentro geografi co dell’export, lo
scatto in avanti potrebbe essere più pronunciato.
Inversamente, le aziende dovessero ripiegarsi sui
mercati tradizionali, l’incremento riuscirebbe a
stento a coprire la dinamica dell’infl azione». Può
essere fastidioso sentirselo ripetere ma se, come
è ormai opinione comune fra gli imprenditori più
lucidi e attenti ai fenomeni macroeconomici, «l’in-
dustria italiana non tornerà più ai livelli pre crisi»,
il processo di selezione darwiniano ha comunque
fi nito per tracciare la strada che conduce fuori dal
tunnel. Spetta agli imprenditori coraggiosi imboc-
carla.
Attività avisine
28
Atelier Europeo per sostenere i progetti bresciani in EuropaAnche l’Avis provinciale partecipa come socio sostenitore. Un master per divenire “europrogettisti”
L’imperativo è intercettare in Europa le risorse ne-
cessarie a far crescere il territorio. Più in concreto,
saper attingere dai fondi che il parlamento di Bru-
xelles mette a disposizione dei paesi dell’Unione
per cooperazione, impresa sociale, cittadinanza,
sport e cultura. Per i prossimi anni si parla di una
cifra vicina ai 900 miliardi di Euro.
Riuscirci è possibile, ma servono chiavi d’accesso
e strumenti operativi effi caci. Per questo Atelier
Europeo – fanno parte del Consiglio E. Benzi, P.
Brunori, U. Gerola, M. Rocco, G. Valenti, segre-
tario A. Patti - ha presentato la prima edizione del
master europeo di specializzazione in Europroget-
tazione.
Un master promosso con convinzione da Atelier
Europeo, associazione bresciana senza scopo di
lucro e apartitica, che persegue esclusivamente
fi nalità di carattere sociale nel settore della promo-
zione e della partecipazione delle realtà associati-
ve bresciane e Lombarde alle opportunità offerte
dall’Unione Europea. L’Associazione ha del resto
come propria mission promuovere attività di diffu-
sione e partecipazione ai Programmi dell’Unione
con l’intento di incoraggiare la creazione di una
cittadinanza Europea.
È partito da un anno ma ha già
le idee chiare. Stiamo parlando
dell’Atelier Europa, – l’associazione
costituita nel 2013 da Cgil e
Cisl Brescia, Centro servizi per
il Volontariato, Koinon e Forum
Terzo Settore – in collaborazione
con Fondazione Politecnico di
Milano e con il patrocinio di
Regione Lombardia e Comune
di Brescia, con l’Avis provinciale
bresciana quale socio sostenitore
(Ezio Quaglietti, vice presidente
provinciale, ne è il Revisore unico),
nell’interesse ad essere parte attiva
di quanto si muove per il presente e
il futuro della comunità bresciana.
29
Un master per il futuro
Un percorso formativo e professionale, rivolto ai
giovani laureati e diplomati con buona conoscenza
della lingua inglese, strutturato in lezioni teoriche
e workbased learning per formare dodici professio-
nisti che sappiano portare le opportunità offerte
dall’Europa sul territorio.
Diretto da Eugenio De Caro, il master si propone di
conferire ai partecipanti una forte preparazione set-
toriale che li renda capaci di gestire la metodologia
di stesura dei progetti da fi nanziare richiesta dalla
Commissione europea.
Il master, al termine del quale potranno essere ef-
fettuate le prove di certifi cazione delle competen-
ze di Europrogettista, sarà diviso in due moduli:
una prima tranche composta da 48 ore di lezioni
frontali, tenute nella sede di Atelier Europeo, in
via Salgari 43b, – e dall’avviamento alla pratica di
progettazione completata dallo stage di 4 settima-
ne in strutture private e pubbliche coinvolte nello
sviluppo di politiche comunitarie. La seconda par-
te, lunga 14 mesi e durante la quale ogni corsista
avrà diritto ad una «borsa lavoro» del valore di
300 euro lordi mensili, coinvolgerà i partecipanti
in azioni concrete di progettazione guidate da un
team di tutor e valutate dagli attuali professionisti
dell’Atelier Europeo.
Come è stato notato, l’Italia è il terzo Paese euro-
peo per numero di domande inoltrate per l’accesso
ai fondi, ma è terz’ultima nella classifi ca di quelli
che riescono realmente ad ottenerli. Questo signi-
fi ca che generalmente i progetti sono presentati
male o nel modo sbagliato. Per quanto riguarda la
dimensione locale, Brescia e Provincia nel 2012
hanno preso meno di mezzo milione, mentre 46
sono fi niti solo a Milano». La quota d’iscrizione al
master è di 2.000 euro. Le domande di ammissio-
ne devono essere recapitate entro le ore 14 del 12
maggio alla segreteria di via Salgari 43.
Avis e comunità
30
I 70 anni del CsiAnche l’Avis bresciana ha festeggiato gli amici del Csi
Settant’anni costituiscono un traguardo signifi cativo. Certamente da festeggiare. Cosa che ha fatto anche il Csi bresciano, guidato dalla presidente Amelia Morgano, con l’intervento del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari, di numerose autorità e del vice presidente dell’Avis provinciale.
Il Centro Sportivo Italiano è un ente di promo-
zione sportiva riconosciuto dal Coni. 35mila tes-
serati e oltre 500 società affi liate sono i numeri
del solo comitato di Brescia, che organizza ogni
anno innumerevoli campionati ed eventi. Si va
dagli sport di squadra (calcio, pallavolo e basket)
alle discipline individuali (atletica, ginnastica ar-
tistica, arti marziali, tennis tavolo e sci), senza
dimenticare l’attività per diversamente abili e i
corsi di formazione dedicati ad arbitri, giudici di-
rigenti e allenatori. Il tutto con un occhio di ri-
guardo alle nuove generazioni e senza porsi limi-
ti, cercando di arricchire la proposta sportiva in
qualità e quantità attraverso progetti ambiziosi,
alimentati dalla dedizione alla causa dei volon-
tari e da una mission immutata nel tempo: con-
tribuire all’affermazione dell’educazione, di uno
stile di vita sano e del bene comune attraverso
lo sport. La formazione è un settore vitale per il
C.S.I. Brescia, snodo cruciale per la promozione
di un modello sportivo di qualità, e lo diventa a
maggior ragione in un momento storico in cui il
comitato provinciale ha deciso di investire con
forza sul settore giovanile. A partire da questa
stagione prenderà vita una scuola dello sport
arancioblù. L’obiettivo è quello di garantire a ora-
tori e gruppi sportivi la possibilità di percorsi stu-
diati per la crescita umana e tecnica di istruttori
e allenatori degli sport di squadra, differenziati
per disciplina e fascia d’età. Le realtà del nostro
territorio, infatti, devono avere a disposizione le
risorse per rispondere alla costante domanda di
sport nel migliore dei modi, soprattutto a livello
giovanile. Tutto questo avverrà grazie al supporto
di esperti qualifi cati, in parallelo con i corsi di
aggiornamento tradizionali e con i focus dedicati
a dirigenti, arbitri e giudici. Gli allenatori rice-
veranno il patentino e verranno iscritti all’Albo
Nazionale C.S.I.
31
Il 1° Trofeo di nuoto Avis CsiLa pratica sportiva per una vita sana, nel nome dell’Avis
L’Avis provinciale e il Gruppo giovani avisini sono
i protagonisti della I edizione del Trofeo di nuo-
to Avis – Csi che si svolge presso la piscina di
Lamarmora il 27 aprile. Una intensa giornata di
sport, che vedrà incontrarsi nelle acque brescia-
ne centinaia di giovani e giovanissimi (sino dai
dieci anni di età, ma soprattutto adolescenti),
ma anche le categorie master, per chi non ha
più l’età dell’agonismo ma ancor giovane non ha
perso la sfi da del nuotare in velocità.
Sport e donazione sono del resto, e da tempo,
una delle attenzioni che l’Avis bresciana intende
rivolgere alle giovani generazioni.
“In particolare – spiega il vice presidente pro-
vinciale Ezio Quaglietti – la collaborazione con
il Csi si sta mostrando di grande effi cacia nel
raggiungere ampie fasce di futuri donatori. Ed è
chiaro che non ci interessa il puro ed esasperato
agonismo, ma una pratica sportiva salutare che
accompagni uno stile di vita proprio degli avisini.
Per questo non dispenseremo premi o regali, ma
un segno simbolico e, soprattutto, doneremo a
tutti i partecipanti una nuova cuffi a da piscina
con il nostro marchio Avis. Un modo per rendere
questi nuotatoti, anche in futuro, ambasciatori
del dono di sangue”.
Avis e comunità
32
Si è svolta domenica 23 febbraio nell’Aula Magna
dell’Ospedale l’Assemblea annuale della nostra sezio-
ne Avis “Francesco Rodella”. Mons Fontana ha iniziato
la mattinata celebrando la S.Messa nella Cappella; ha
poi ringraziato ed esortato i presenti avisini a continua-
re la loro testimonianza di solidarietà e condivisione,
un po’ controcorrente in un periodo dove purtroppo c’è
tanto egoismo. Ulteriori ringraziamenti al Presidente
Bettenzoli e a tutti gli avisini da parte del sindaco Za-
nola. Il Presidente Bettenzoli ha ricordato con ricono-
scenza, in apertura, tre avisini mancati nel 2013: il
suo predecessore Giuliani, il Dott. Verzeletti e l’avisino
croce d’oro Bottoglia. Ringraziando il Consiglio Diret-
tivo e tutti i volontari disponibili nelle varie attività,
Bettenzoli ha ribadito che una delle priorità di cui ne-
cessita la nostra sezione, che conta ben 593 iscritti,
è una struttura più consona per le donazioni, magari
una Casa dell’Avisino, per rendere più agevoli e sicure
le tappe di ogni donazione, che ora si svolgono su tre
piani dell’ospedale, con disagi notevoli. Altra presen-
za indispensabile sarebbe un altro medico volontario
(essendo scomparso il Dott. Verzeletti) da affi ancare
al dott. Ciampa, volontario da ben 47 anni nella no-
stra sezione. Ha poi elencato le iniziative del 2013
organizzate in collaborazione con altre realtà locali per
condividere con la comunità gli scopi solidali dell’Avis:
concerti estivi con Aido e scuola d’Archi Pellegrino,
cicloraduno, due gite culturali, 2° festa giovani, 16°
Borsa di Studio Rodella, concerto natalizio degli allie-
vi della Banda, incontri nelle scuole monteclarensi di
tutti i livelli (in collaborazione con l’Avis Provinciale),
che ha dato ottimi riscontri, visibilità sui giornali locali
e nella programmazione del Teatro Gloria. È in atto
altro traguardo: una progressiva trasformazione di co-
municazione on line, per risparmiare almeno un 50%
rispetto al cartaceo, cifra non indifferente. Il Diretto-
re Sanitario Dott. Ciampa ha richiamato l’attenzione
sul problema della necessità del “farmaco salvavita “
qual è il sangue, reperibile solo dalle donazioni gratu-
ite degli avisini. La ricerca infatti prosegue, ma non è
ancora in grado ad oggi di produrre sangue artifi ciale.
La richiesta è in continuo aumento, per interventi chi-
rurgici, trapianti, malattie... in Italia i donatori sono
1.534.000, ma va potenziata la cultura del donare e
di conseguenza il numero di donatori, soprattutto nelle
grandi città e nelle zone più periferiche. A Montichia-
ri nel 2013, i donatori sono diventati 593: 74 nuovi
iscritti, soprattutto giovani equivalente ad un 8% in
più, che ha portato all’età media inferiore ai 45 anni,
a fronte di 32 sospesi, per un totale di 1094 donazio-
ni, quindi grande soddisfazione, rimarcata anche da
parte del vicepresidente provinciale Pagliarini. Molto
importante il sodalizio “Forum della salute” che l’Avis
ha creato con tutte le associazioni di volontariato di
Montichiari, in una forma di mutuo soccorso. Numero-
se le benemerenze anche quest’anno: 20 distintivo di
rame (8 donazioni), 20 distintivo d’argento (16 dona-
zioni), 3 distintivo argento dorato (36 donazioni). Da
specifi care: per le donne, che per legge in età fertile
possono donare solo 2 volte all’anno, le donazioni sono
cumulative fi no ai 50 anni. La mattinata si è conclu-
sa con un eccellente buffet preparato da Mario Motta,
sempre molto apprezzato. Un ringraziamento da parte
di noi avisini va sicuramente al Presidente Bettenzoli
per l’impegno e l’entusiasmo con cui coordina la nostra
sezione, nella quale si è creato un clima familiare che
dà la giusta carica a tutti.
Ornella Olfi
MontichiariUn anno denso di positivi traguardi
33
L’attività di promozione nelle scuole “Io Avis e tu?”
è iniziata quest’anno a Montichiari con incontri alla
scuola Tovini–Kolbe, sia con bambini delle elementari
che con ragazzi delle medie. Momenti molto parteci-
pati da tutti gli scolari, che hanno seguito con inte-
resse, curiosità, ponendo domande pertinenti, com-
mentando il breve video con entusiasmo e votando
positivamente questa esperienza, dimostrandosi sen-
sibili al tema della solidarietà in generale. La prof. Mi-
rela Tingire e il prof Federico Ratti, volontari dell’Avis
di Brescia, hanno condotto questi incontri non certo
come lezioni, ma come informazioni e proiezioni spie-
gate con semplicità, testimonianze dirette di quanto è
importante la solidarietà in generale e nello specifi co
dell’Avis la donazione di sangue, sia da fare in prima
persona o, come nel caso di questi ragazzi ancora mi-
norenni, il passaparola a casa con genitori e parenti.
Lo scopo è infatti far conoscere meglio il signifi cato
del dono del sangue e invogliarli a diventare avisini o
comunque ad entrare a far parte dell’Avis a vario tito-
lo. Infatti, tranne in una classe, pochi di questi alunni
hanno parenti avisini, per cui non conoscono da vici-
no l’Avis. Per questo sono molto utili queste iniziati-
ve nelle scuole: seminare bene dà speranza di buon
raccolto!...e come sempre fare del bene agli altri fa
molto bene anche a se stessi. Personalmente la loro
spontaneità, la loro sana curiosità e il loro ottimismo
mi hanno fatto ancora una volta credere in un futuro
dove ci sarà spazio per l’amore per il prossimo. Un
grazie alla coordinatrice didattica prof. Roberta Chiari
per la disponibilità e la cordiale accoglienza con cui ci
ha affi ancato durante questi incontri.
Montichiari“Piacere Avis e tu? “incontri alla scuola tovini kolbe di Montichiari
Quarantacinque anni e non sentirli. Ivo Codenotti
da Brione è un corridore nato. Un avisino doc, na-
turalmente, dall’età giovanile, ma soprattutto un
campione nello sport. L’amore per la corsa è scon-
fi nato e lo porta sin da adolescente a partecipare a
corse campestri, ma anche a sfi dare la fatica con
viaggi a piedi in Svizzera, l’intero percorso del Sen-
tiero 3 Valli, accompagnato dal padre ma anche in
solitaria. Non manca la passione per la motociclet-
ta, per lo sci, il nuoto – con la traversata del lago
d’Iseo –, l’alpinismo, le ciaspole con piazzamento
signifi cativi in gare valevoli per la coppa del mondo
di specialità e vittorie in tutta Italia.
Nel 2008 un grave infortunio pare interrompere la
promettente carriera, ma proprio la montagna aiuta a
riprendere. E la vittoria, fra duri allenamenti e fatica,
torna a sorridere, salendo con gli scii e conquistando
varie cime a tempi di record. Ma per Ivo Codenotti il
dono del sangue è sempre la vittoria più bella.
Lo sport solidaleUn avisino che si fa onore nello sport
Notizie dalle sezioni locali
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Avis Comunalidell’Ovest Bresciano:un’esperienza di collaborazione per “fare sistema”
Le moderne organizzazioni industriali puntano molto
sul lavoro di gruppo come strategia per ottenere mi-
gliori risultati derivanti dai talenti collettivi del gruppo
stesso, dalla capacità dei membri di sostenersi l’un
l’altro per superare i momenti diffi cili, dalla possibilità
di moltiplicare le opzioni grazie alla creatività che de-
riva dal confronto di idee. Siamo convinti che quanto
sostenuto possa essere applicabile con ottimi successi
anche nell’ambito della nostra associazione soprattut-
to per quanto riguarda le realtà comunali. Un’interes-
sante esperienza di collaborazione da parecchi anni
sta coinvolgendo delle Avis comunali dell’Ovest bre-
sciano (così per meglio collocarle a livello geografi co).
Una storia signifi cativa
Tutto ebbe inizio ben quindici anni or sono, con il nu-
cleo di Avis che donavano presso le strutture dell’a-
zienda ospedaliera di chiari e precisamente le Avis
di Chiari, Castrezzato, Castelcovati, Coccaglio e Co-
mezzano–Cizzago con l’aggiunta dell’Avis di Rovato.
Si organizzavano riunioni periodiche dove tutti i par-
tecipanti portavano le proprie esperienze adottate per
favorire il reclutamento di nuovi donatori che per mi-
gliorare ed ottimizzare i lavori di segreteria che interes-
sano tutte le Avis con la gestione dei donatori; inoltre
era importante avere un aggiornamento costante sul
rapporto Avis – Azienda Ospedaliera in merito all’appli-
cazione delle convenzioni legate al dono del sangue e
delle problematiche relative ai donatori. Questa colla-
borazione oltre ad avere avuto il merito di aver favorito
scambi di idee con una maggiore conoscenza recipro-
ca, ha permesso di sviluppare dei progetti condivisi:
ebbe così inizio la manifestazione propagandistica
denominata Biciclettata tra Amici, giunta alla sua
quindicesima edizione, una pedalata non competitiva
con l’obiettivo di sensibilizzare al dono del sangue: il
successo della manifestazione è stato subito rilevante
con un serpentone di avisini pedalatori che ha sem-
pre superato le 300 unità. Il percorso varia di anno
in anno con gli obiettivi che gli organizzatori si sono
prefi ssati: coinvolgere il maggior numero di persone,
portare la carovana in tutti i paesi, mantenere il per-
corso chilometrico al di sotto dei 35 kilometri così da
favorire la partecipazione di tutti. Negli anni successivi
il gruppo delle Avis si è allargato alle sezioni di Urago
d’Oglio, Rudiano, Cologne, Roccafranca, Orzinuovi,
Orzivecchi e Trenzano, e le iniziative di collaborazione
sono state ampliate: si sono organizzate una serie di
serate di informazione sanitaria, che sono state mirate
ad argomenti di interesse sociale come la prevenzione
alle malattie cardiache, ad una corretta alimentazione
alle problematiche legate all’osteoporosi, agli inciden-
ti domestici con informative sul come comportarsi a
riguardo, relazione tra corpo e mente, ictus cerebrale
(stroke), fattori della crescita, allergie, vecchie e nuove
dipendenze. Non per ultimo, e di estrema importanza,
il signifi cato del dono (in senso generale dal dono del
sangue a tutte le altre forme di dono solidale, e molti
altri argomenti che grazie all’intervento di relatori più
che preparati sono state messe a disposizione di tutti
35
in una serie di serate itineranti nelle varie sedi Avis
della zona stessa. L’ottima riuscita di queste serate in-
formative è stata resa possibile grazie al prezioso lavo-
ro organizzativo e di coordinamento svolto dal nostro
Responsabile di Zona sig. Angelo Capitanio coadiuva-
to e sostenuto dai Presidenti delle comunali e di tutti
gli avisini che credono nel progetto di una grande Avis
sempre più unita e senza campanilismi.
Un ricco calendario di eventi
Anche quest’anno il calendario delle attività del gruppo
prevede la continuazione delle serate medico–informa-
tive e dell’ormai tradizionale appuntamento della Bici-
clettata tra Amici nel mese di Luglio. A livello organiz-
zativo va segnalato che sono ben sei le Avis comunali
della zona interessate agli adeguamenti necessari per
ottemperare alle normative sugli accreditamenti dei
punti raccolta, con decisioni che avranno un impatto
associativo rilevante: a tale proposito non mancherà
il sostegno e la solidarietà di tutte le Avis consorelle
anche se non interessate a questa problematica. Si
perché anche nel mondo del volontariato una rete in-
tegrata e organizzata di associazioni che siano capaci
di cooperare tra loro perché sorrette da valori e fi nalità
condivise, pur mantenendo la propria autonomia, sono
situazioni necessarie in vista dei futuri scenari che mo-
difi cheranno sostanzialmente la nostra organizzazione.
Paolo Bontempi
A Barghe è ormai rodato e operativo il Punto di
raccolta per le sezioni avisine della Valle Sabbia.
Presentato lo stato di avanzamento lavori alle auto-
rità locali lo scorso autunno, ora il punto per la rac-
colta delle donazioni di sangue dei volontari avisini
ha già concluso il suo primo “round”, accogliendo
nel corso delle settimane i donatori delle cinque
sezioni della valle del Chiese, con soddisfazione da
parte di tutti.
Certo, permane in molti la “nostalgia” delle
raccolte domenicali presso stanze di oratori o
scuole, ma la sicurezza dei donatori e dei ri-
ceventi deve naturalmente avere la massima
precedenza.
Non che prima non fosse così, ma la necessità di
garantire livelli qualitativi omogenei delle attivi-
tà trasfusionali su tutto il territorio nazionale, a
fronte di un quadro di signifi cativa disomogeneità
fra regioni oggi esistente, ha indotto la Regione
Lombardia a richiedere più stringenti criteri.
Così anche nella provincia bresciana si è avviata la
creazione di Punti di raccolta zonali, per conforma-
re le attività trasfusionali alle norme nazionali di
recepimento delle direttive europee in materia di
sangue ed emocomponenti, che giustamente pre-
vedono la garanzia di livelli defi niti ed omogenei
di qualità e sicurezza dei prodotti e delle presta-
zioni del sistema trasfusionale su tutto il territorio
dell’Unione Europea.
L’inaugurazione sabato 24 maggio.
Valle SabbiaA pieno ritmo il Punto di raccolta valsabbino
Notizie dalle sezioni locali
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Gennaio, mese di bilanci per l’Avis Lodrino. Analiz-
zando i dati del 2013 possiamo con soddisfazione
notare che abbiamo raggiunto quota 350 donazioni e
per l’Avis Lodrino è stato il migliore risultato di sem-
pre. Va inoltre sottolineato che con i nuovi innesti (nel
2013 sono stati ben 32 di cui 12 femmine) a fi ne
anno l’Avis Lodrino conta ben 172 donatori effettivi,
questo dato ci fa ben sperare per gli anni successivi.
Questo può solo che far onore a tutti i nostri donatori
e ci serva per ulteriore stimolo nel coinvolgere sempre
nuovi amici nel nostro progetto, dimostrando cosi di
essere parte di una comunità sempre generosa e at-
tenta ai bisogni del prossimo. Dato per noi importante
e gratifi cante è stato vedere nuove donazioni e visite
d’idoneità da parte dei giovani, fondamentali per il ri-
cambio naturale dei donatori, queste nell’arco di que-
sti quattro anni si sono più che raddoppiate, facendo
emergere positivamente che anche i giovani se oppor-
tunamente stimolati ed informati, con interventi nel-
le scuole superiori in collaborazione con tutte le Avis
della Val Trompia, con l’appoggio e la perseveranza di
noi donatori “più esperti”, che decidono di impegnarsi
e donare il loro tempo ed energie per gli altri. Certo
non dimentichiamo la costanza di tutti gli altri Avisini
che garantiscono la continuità negli anni. Un ringra-
ziamento va rivolto a tutti quelli che hanno collaborato
e ci hanno sostenuto nelle varie iniziative riproposte
da anni nel mese di Luglio, la camminata non compe-
titiva, “GIR DE LUDRI’, e la tradizionale “FESTA IN
NASEGO” tutto sempre con ottimi risultati di parteci-
Lodrino2013 da record per l’Avis Lodrino
Donazioni effettuate
37
pazione, non dimentichiamo le nostre “donne” che ci
rifocillano dopo ogni donazione a cui dobbiamo un gra-
zie di cuore, al nostro Direttore Sanitario ed in fi ne ma
certo non per ultimo all’ Amministrazione Comunale
di Lodrino che nel 2012 ci ha assegnato un Locale
all’interno della “casa delle associazioni” nella strut-
tura Comunale Ricordo inoltre che a Febbraio 2013 è
stato eletto il nuovo Presidente e consiglio rinnovando
e ringiovanendo le forze presenti in esso con la certez-
za che anche questo darà risultati entusiasmanti. Un
ringraziamento al consiglio uscente.
Il Direttivo AVIS
Età donatori
Numero donatori
Notizie dalle sezioni locali
38
Don Franco Bettinsoli e Franco Ca-
puzzi ci hanno lasciato nell’arco di
pochi mesi, il primo in una torrida
giornata dell’estate del 2012 (10
luglio), il secondo in una fredda e
piovosa giornata dell’inverno 2013
(30 gennaio). Per cogliere l’impor-
tanza di queste due straordinarie
persone, bisogna riandare col pen-
siero alla fi ne degli anni Sessanta,
quando la funzione sociale dell’Avis era avvertita da
pochi, animati da spirito di solidarietà e dal coraggio
di iniziare un percorso nuovo nella comunità locale.
Nella storia dell’Avis di Roncadelle, infatti, li troviamo
nel 1969 quando, il 21 luglio, Franco Capuzzi va dal
parroco don Amilcare Gabelli per chiedere come fon-
dare insieme la sezione: tra l’altro si sente rispondere
che sarà coinvolto il curato don Franco, “che conosce
meglio di me la popolazione”. Nel successivo incon-
tro del 23 settembre, acquisite le informazioni ne-
cessarie, si avvia l’organizzazione del sodalizio e don
Amilcare delega uffi cialmente da Franco “a seguire la
nascita dell’Avis”. Così nel 1970, con l’incontro dei
primi collaboratori coinvolti nell’iniziativa, si formaliz-
za l’avvio della sezione locale.
Don Franco Bettinsoli, nato nel 1940, come sacer-
dote si è impegnato nelle molteplici attività e sedi
diverse (curato a Roncadelle dal 1966 al 1976,
missionario in Burundi per due anni, curato a Nozza
e poi parroco a Livemmo e Belprato sino al 1993,
parroco di Folzano dal 1993 al 2003 e infi ne a Mon-
tirone sino alla scomparsa). Don Franco non era do-
natore poiché non idoneo, ma la sua appartenenza
potenziale e intenzionale all’Avis era umanamente
e moralmente totale. Il suo fervore, la sua cordiali-
tà nei rapporti con tutte le persone che incontrava
erano di una sincerità coinvolgente. Si preoccupava
di tutti, soprattutto dei poveri. Amava la natura: i
suoi mondi, il mare, i luoghi lontani e sconosciuti.
Nell’omelia delle esequie il vescovo ha detto di lui:
“Perdiamo un uomo che è vissuto nel bene senza
conoscere orgoglio o presunzione. Prete e parroco,
ha dovuto assumere delle responsabilità grandi con
senso del dovere, anche se questo gli è costato mol-
to.” La salma riposa nel cimitero di Lodrino.
Franco Capuzzi, nato nel 1934, ha lavorato come in-
fermiere presso gli Spedali civili di Brescia, con tre
fi gli da far crescere, ha mostrato sempre il suo interes-
se per la comunità fondando l’Avis e successivamente
il gruppo Scout, ma il suo animo volto all’apertura al
prossimo si è esteso anche all’Aido, con la donazione
delle cornee dei suoi occhi, che sole gli erano rimaste
sane prima di lasciarci. Il suo funerale a Roncadelle è
stato molto partecipato dalla popolazione, commossa
per la sua dipartita. Il par-
roco ha parlato metaforica-
mente di dono delle pupille
come visione spirituale che
la fede cristiana ha della
vita. Il suo esempio rimarrà
indelebile e indimenticato
per tutti.
Avis di Roncadelle
RoncadelleLa scomparsa di due fondatori
Angelo CaniniMedaglia Oro Rubino
Avis Lograto
Cesare AngoliAvis Cologne
Piero BaroliAvis Cologne
Bruna BattaglioAvis Nave-Caino
Bruno GhidoniAvis Lavone V.T.
Giovanni CominelliAvis Breno
Aldo DiniAvis Vobarno
Gabriele MagrottiAvis Offl aga
Piero MainardiAvis Poncarale Flero
Valentino NovaglioMedaglia Oro
Avis Nave Caino
Battista GandelliniCroce d’oro - Padrino del Monumento dell’Avis di Lograto
Carlo GiulianiAvis Brescia
Battista LanciniMedaglia Oro Diamante
Avis Pisogne
Pierluigi FoschettiAvis Rovato
Sara CiviniAvis Nave Caino
Angela StradaAvis Pisogne
Savino PiardiAvis Lavone V.T.
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In ricordo degli avisini scomparsi