PREMIO GOCCIA D’ORO - X edizione

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dinanzi ad un vasto pubblico che riempiva quasi tutta la piaz- za. Ogni tanto ci fu uno “stacco” musicale grazie alla chitarra di un giovane amico. Già l’anno suc- cessivo prevalse l’idea di dar vita ad una specie di “concorso” e di estendere l’invito anche ai ragazzi delle scuole, creando una sezione tutta per loro. E’ cominciata così una crescita conti- nua sia dei “poeti” adulti, sia di quelli ragazzi. Naturalmente si è sempre trat- tato di dilettanti, non di personaggi noti, “consacrati” dalla critica ufficiale, soprattutto di alcune tendenze, oppure legati ad amici che gestiscono strumen- ti di comunicazione. Nel 2007 si è affiancata una sezione di pittura per adulti che partecipano con quadri, esposti nella mostra che prece- de la premiazione finale e che quest’an- no sarà aperta nel pomeriggio del 9 agosto alle 18. ROCCA MASSIMA Mensile dell’associazione culturale “Mons. Giuseppe Centra” Anno 12 numero 8 Associazionismo è confronto Sabato 4 Agosto 2012 “POSTE ITALIANE - Spedizione in A.P. Tassa Pagata 70% art. 2 L 662/96 DC Latina” “In caso di mancato recapito inviare al CPO di Latina per la restituzione al mittente previo pagamento resi” Il “Premio Goccia d’oro” non ha alcuno scopo di lucro, persegue ideali educati- vi che riguardano la crescita culturale non solo di coloro che partecipano (“Poeti” adulti, “poeti” ragazzi, pittori adulti), ma anche di coloro che visitano la Mostra e di coloro che leggeranno le poesie migliori, stampate in un apposito “catalogo” che sarà disponibile la sera della cerimonia. Lo scopo è dunque la promozione sociale, alla quale si aggiunge, nel nostro caso anche quella turistica specifica per Rocca Massima. La cerimonia del 12 agosto avrà inizio alle ore 21 a Rocca Massima, nella Piazzetta della Madonnella, che offre un panorama fiabesco sulla Campagna Romana e Pontina; sarà allietata dagli interventi canori dell’ormai famosa Sabrina Brodosi amichevolmente detta “Brina”, dalla lettura delle migliori poe- sie e da un paio di interventi “allegri” dei ragazzi di Marina di Minturno. Ringraziamo anticipatamente gli amici lettori de “Lo Sperone” e tutti gli altri che ci onoreranno con la loro presenza. Enrico Mattoccia Pres. Ass. “Mons. Giuseppe Centra” Premio Goccia d’Oro 1 Invito alla lettura 2 Avvisi vari 2 Invito all’opera 3 Estate 2012 - Programma 4 Gita a Sulmona e Scanno 5 Rockamassima Festival 6 Misure e misure (2 a parte) 6 Attenti al lupo 7 Tra storia e cronaca 8 S. Antonio a Boschetto 9 Notizie dal territorio 10 Una pagina di storia corese 11 Lingua e Linguaccia 12 Studiare navigando 13 Stabilità... stabilizzazione 14 I consigli del medico 15 Le ricette della Massaia 15 Non è la rima 16 Sommario GIULIANELLO Inaugurata la piscina ROCCA MASSIMA Estate 2012 - Programma ROCCA MASSIMA È tornato il lupo Il 12 agosto prossimo si terrà a Rocca Massima la cerimonia finale del “Premio Goccia d’Oro 2012”, rassegna d’arte: poesia e pittura, organizzato dall’Associazione Culturale “Mons. G. Centra”. Quest’anno l’evento ha una impor- tanza particolare perché ricorre il decennale del “Premio”, conosciuto ormai non solo nei paesi limitrofi, ma anche fuori della Provincia e della Regione. Il “Premio” è sorto per iniziativa di alcuni soci, tra i quali anche dei fon- datori dell’Associazione, che propo- sero al Direttivo di invitare qualche amico poeta a leggere i propri versi “sotto le stelle” nella splendida Piazza Doria del Paese dei Lepini. L’invito fu bene accolto e ben recepito: difatti furono lette 20 poesie di 12 autori, PREMIO GOCCIA D’ORO - X edizione

Transcript of PREMIO GOCCIA D’ORO - X edizione

dinanzi ad unvasto pubblicoche riempivaquasi tutta la piaz-za. Ogni tanto cifu uno “stacco”musicale graziealla chitarra di ungiovane amico.Già l’anno suc-cessivo prevalsel’idea di dar vitaad una specie di“concorso” e diestendere l’invito anche ai ragazzi dellescuole, creando una sezione tutta per loro.E’ cominciata così una crescita conti-nua sia dei “poeti” adulti, sia di quelliragazzi. Naturalmente si è sempre trat-tato di dilettanti, non di personagginoti, “consacrati” dalla critica ufficiale,soprattutto di alcune tendenze, oppurelegati ad amici che gestiscono strumen-ti di comunicazione.Nel 2007 si è affiancata una sezione dipittura per adulti che partecipano conquadri, esposti nella mostra che prece-de la premiazione finale e che quest’an-no sarà aperta nel pomeriggio del 9agosto alle 18.

ROCCA MASSIMA

Mensile dell’associazione culturale “Mons. Giuseppe Centra”

Anno 12 numero 8 Associazionismo è confronto Sabato 4 Agosto 2012

“POSTE ITALIANE - Spedizione in A.P. Tassa Pagata 70% art. 2 L 662/96 DC Latina”“In caso di mancato recapito inviare al CPO di Latina per la restituzione al mittente previo pagamento resi”

Il “Premio Goccia d’oro” non ha alcunoscopo di lucro, persegue ideali educati-vi che riguardano la crescita culturalenon solo di coloro che partecipano(“Poeti” adulti, “poeti” ragazzi, pittoriadulti), ma anche di coloro che visitanola Mostra e di coloro che leggeranno lepoesie migliori, stampate in un apposito“catalogo” che sarà disponibile la seradella cerimonia. Lo scopo è dunque lapromozione sociale, alla quale siaggiunge, nel nostro caso anche quellaturistica specifica per Rocca Massima.La cerimonia del 12 agosto avrà inizioalle ore 21 a Rocca Massima, nellaPiazzetta della Madonnella, che offre unpanorama fiabesco sulla CampagnaRomana e Pontina; sarà allietata dagliinterventi canori dell’ormai famosaSabrina Brodosi amichevolmente detta“Brina”, dalla lettura delle migliori poe-sie e da un paio di interventi “allegri”dei ragazzi di Marina di Minturno.Ringraziamo anticipatamente gli amicilettori de “Lo Sperone” e tutti gli altriche ci onoreranno con la loro presenza.

Enrico MattocciaPres. Ass. “Mons. Giuseppe Centra”

Premio Goccia d’Oro 1Invito alla lettura 2Avvisi vari 2Invito all’opera 3Estate 2012 - Programma 4Gita a Sulmona e Scanno 5Rockamassima Festival 6Misure e misure (2a parte) 6Attenti al lupo 7Tra storia e cronaca 8S. Antonio a Boschetto 9Notizie dal territorio 10Una pagina di storia corese 11Lingua e Linguaccia 12Studiare navigando 13Stabilità... stabilizzazione 14I consigli del medico 15Le ricette della Massaia 15Non è la rima 16

Sommario

GIULIANELLOInaugurata la piscina

ROCCA MASSIMAEstate 2012 - Programma

ROCCA MASSIMAÈ tornato il lupo

Il 12 agosto prossimo si terrà aRocca Massima la cerimonia finaledel “Premio Goccia d’Oro 2012”,rassegna d’arte: poesia e pittura,organizzato dall’AssociazioneCulturale “Mons. G. Centra”.Quest’anno l’evento ha una impor-tanza particolare perché ricorre ildecennale del “Premio”, conosciutoormai non solo nei paesi limitrofi,ma anche fuori della Provincia edella Regione.Il “Premio” è sorto per iniziativa dialcuni soci, tra i quali anche dei fon-datori dell’Associazione, che propo-sero al Direttivo di invitare qualcheamico poeta a leggere i propri versi“sotto le stelle” nella splendida PiazzaDoria del Paese dei Lepini. L’invito fubene accolto e ben recepito: difattifurono lette 20 poesie di 12 autori,

PREMIO GOCCIA D’ORO - X edizione

LA BIBLIOTECA: invito alla lettura“Il giardino dei Finzi-Contini” di Giorgio Bassani

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Finzi-Contini che mette a disposi-zione del giovane la sua ricca biblio-teca di famiglia permetterà al giova-ne di portare a termine le ricercheper la sua tesi di laurea. Questo nuovo clima politico animale discussioni dei giovani frequenta-tori del campo da tennis dei Finzi eparticolarmente accese sono quelletra il protagonista e Malnate conAlberto ( fratello di Micòl ) a fare daarbitro. Come si doveva giudicare il

Il romanzo “Il giardino dei Finzi-Contini” è scritto in prima persona dalprotagonista che rievoca la sua storiad’amore con Micòl Finzi-Contini.La storia è ambientata a Ferraraquasi esclusivamente nel grandeparco che circonda la bella e grandecasa dei Finzi-Contini, famigliaebrea che possiede vaste e riccheproprietà terriere. Sul campo da ten-nis della famiglia giocano accanitepartite un gruppo di giovani univer-sitari figli del ceto benestante ferra-rese ma che sono stati allontanati daicampi del circolo cittadino in quantoebrei. Siamo infatti negli anni buidel fascismo quando fu promulgatoil “Manifesto della razza”. Il giovaneprotagonista viene allontanato nonsolo dal circolo del tennis ma anchedalla scuola pubblica e dalla biblio-teca e dire che faceva parte del GUF;anche il padre che pure da sempreaveva avuto la tessera fascista vieneespulso dalla federazione dei com-mercianti. Solo la generosità e labenevolenza del professor Ermanno

comportamento di coloro che fino aieri erano cari amici e ora li allonta-navano? Era un atteggiamento piùvergognoso o ridicolo ? Come erastato possibile che persone fino adallora amabili avessero assunto unatteggiamento odioso ? Questi nuoviatteggiamenti di quali disastri sareb-bero stati forieri? In questa inquietu-dine del vivere sociale, nasce l’amo-re tacito e discreto fra il protagonistae Micòl, figura di donna dall’agireenigmatico ed imprevedibile.Sappiamo tutti quale tragica piegapresero gli eventi, nel libro non sononarrati ma solo accennati nel prologoquando, rievocando la tomba deiFinzi-Contini, l’Autore e narratoredice che in essa solo il corpo diAlberto vi riposa perché il restodella famiglia fu deportato inGermania nell’autunno del 1943 e“chissà se hanno trovato una sepol-tura qualsiasi”.

Remo Del Ferraro

AVVISI1. Guida sicura ed ecologica

Sabato 1 settembre 2012 la “Diamond Style” di Rocca Massima, in collaborazione con l’Associazione Culturale“Mons. G. Centra”, organizza un imperdibile evento che avrà come protagonisti i motori.Nello spazio sottostante il Largo Secondo Mariani, dalle ore 16.00 sino alle ore 19,00, verrà allestito un circuito diprova per sensibilizzare alla guida ecologica e scoprire i punti cardine della guida sicura, con attrezzature specifiche epersonale qualificato. Vi aspettiamo numerosi!

2. Pellegrinaggio a Genazzano

Sabato 8 settembre 2012 la nostra Associazione, organizza il tradizionale pellegrinaggio al Santuario della Madonnadel Buon Consiglio di Genazzano, giunto alla sua decima rievocazione. Per l’occasione, quest’anno, oltre a Genazzanosi farà visita anche al Santuario della Madonna della Mentorella. Il programma prevede la partenza da Rocca Massima alle ore 07,30; ore 09,00 partecipazione alla Santa Messa aGenazzano; ore 10,15 partenza per la Mentorella e visita al Santuario; ore 12,45 pranzo a Guadagnolo presso il risto-rante “da Peppe”; ore 15,15 partenza per Rocca Massima e alle ore 17,00 Santa Messa di ringraziamento presso la chie-setta della Madonnella.Quota di partecipazione €.40,00. Al momento della prenotazione si deve versare una quota di €.10,00.Per informazioni e prenotazioni rivolgersi:Aurelio Alessandroni (Rocca Massima)Franco Della Vecchia (Boschetto e Contrade).

Non leggo per imparare,leggo per vivere (Flaubert)

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“nAbucco”di Giuseppe Verdi

Questa opera di Giuseppe Verdi,che tutti conoscono per il famosissi-mo coro della Parte III , scenaseconda, “Va, pensiero, sull’alidorate”, è l’opera che consacraVerdi come grande compositore. Ilclamoroso successo che l’operaottenne alla Scala il 19 marzo 1842,quando il compositore aveva soliventinove anni, è il primo di unalunga serie di trionfi, anche seincertezze di ogni genere segnaronole sorti della messinscena dellaprima rappresentazione; furonoinfatti raffazzonati alla meno peg-gio i costumi e scenografie e lagrande protagonista femminileGiuseppina Strepponi era in fase dideclino vocale per la parte massa-crante di soprano drammatico diagilità, scritta per il ruolo diAbigaille, che è una delle parti piùimpervie che Verdi abbia compostoper la voce di soprano in quanto

richiede un’inusitata potenza e fles-sibilità per rendere il carattere irosoe violento della donna; tra le piùcelebri interpretazioni di Abigaille

spiccano quelladi Maria Callas,Elena Souliotis eG h e n aDimitrova.L ’ o p e r a“NABUCCO” èstata spesso lettacome la piùrisorgimentale diVerdi perchè glispettatori dell’e-poca (siamo nel1842, cioè seianni prima dellaprima guerrad’indipendenza)

potevano riconoscere la loro condi-zione politica in quella degli Ebreisoggetti al dominio babilonese esoprattutto “Va, pensiero” era ilcanto doloroso contro l’occupanteaustriaco che dominava sul regnoLombardo Veneto, impedendo aquelle popolazioni di potersi chia-mare Italiani.La prima parte dell’opera si svolgea Gerusalemme, conquistata daNabuccodonosor, la seconda, laterza e la quarta a Babilonia.A Gerusalemme, nel Tempio, sirifugiano gli ebrei sopravvissuti allaconquista di Nabucco ed hannocome ostaggio Fenena, la figlia delre, con la quale sperano di ricattar-lo, quando all’improvviso irrompo-no nel tempio Abigaille, che vantadi essere figlia di Nabucco, mentreda un documento risulta esserefiglia di schiavi, e Nabucco con isoldati babilonesi che saccheggiano

e distruggono il tempio, portandotutti gli ebrei come schiavi aBabilonia. Nelle scene che si svol-gono a Babilonia, vediamo la lottaferoce tra Abigaille e Nabucco peril possesso della corona regale, fin-ché Nabucco, dopo aver imposto aFenena (che nel frattempo si è con-vertita alla religione ebraica) di pro-strarsi davanti a lui con le parole“Giù!... Prostrati!.. Non son più Re,son Dio” viene colpito da una forzasoprannaturale che gli toglie lacorona e il senno. Abigaille ha oramano libera e vuole far trucidaretutti gli ebrei, convinta ormai che ilRe sia solo l’ombra di se stesso; giàsi sentono le trombe che annuncia-no la condanna degli ebrei; sullesponde dell’Eufrate gli schiaviebrei incatenati ricordano nostalgi-camente la patria lontana. Nabucco,quando sente le grida di doloredella sua vera figlia Fenena cheviene condotta al supplizio, recupe-ra le sue capacità mentali e ferma lamano di Abigaille, riconoscendo ilpotere del Dio di Israele. Abigaille,ormai smascherata e perdente, pre-ferisce darsi la morte con il veleno.Il popolo ebraico è il vero protago-nista di questa significativa creazio-ne verdiana, attraverso i numerosicori, tra cui i più famosi sono: “Gliarredi festivi giù cadano infranti”,“Va pensiero...”, “ImmensoJeovha....”.

Luciana Magini

inVito All’operAPrime conoscenze per avvicinarsi all’opera lirica

Rubrica a cura della prof.ssa Luciana Magini

Da 60 anni, la qualità e la genuinitàdei nostri prodotti sulla vostra tavola.

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Dopo varie riunioni promossedall’Amministrazione Comunale e inprimis dal Sindaco Angelo Tomeicon il suo “Tavolo adolescenti e gio-vani”, abbiamo inteso non solo parte-cipare ma incentivare e spingere allamaterializzazione di fatti tangibili.Si è svolta una riunione nell’edificioscolastico del Boschetto, coordinatadalla Dr.ssa Emilia Ciorra, finaliz-zata appunto al coordinamento delleassociazioni del Comune e tendenteprincipalmente al coinvolgimentoper la partecipazione dei giovani.

Alla presenza della Dr.ssa, del dele-gato comunale Guido Angiello, pre-senti le Associazioni GruppoGiovanile, Liberamente, Mons.Centra, La Piazza, Maila Zampi, lariunione è andata avanti nella decisaazione di creare un calendario per lemanifestazioni estive.Così attività già presenti nell’aria edi eterogenea formazione sono statecoordinate e incasellate in un calen-dario unico.L’Associazione Mons.Centra hainvitato tutte le parti a coordinarsi e

colloquiare a stretto contatto via e-mail, emettendo convocazioni diriunione e relativi verbali, propriocome si usa nelle cose serie; con“Lo Sperone” poi si è impegnata apubblicare e portare a conoscenza ditutti, le cose fatte e da fare.Auguri agli interessati, nella certez-za (senza se) che “le rose piantatebene FIORIRANNO”.

Giorgio Mattoccia

Estate Rocchigiana 2012progrAmmA

AgoStoDal 2 agosto all’11 Agosto FESTA IN ONORE DI S.ANTONIO DA PADOVA - Boschetto, a cura del Com. Feste

Giovedi 9 - ore 21,00 TEATRO DIALETTALE CORESE a cura dell’Amministrazione comunale

Venerdi 10 - ore 21,00 POESIE DELLA MEMORIA a cura della Pro Loco, presso il Parco della Memoria

Sabato 11 - ore 21.30 XIII RASSEGNA ORGANISTICA INTERNAZIONALE - trio SopHiA: “Alla sco-perta del barocco” a cura della Pro Loco

Domenica 12 - ore 21,00 PREMIO GOCCIA D’ORO a cura dell’Associazione Mons. G. Centra

Lunedi 13 - ore 21,00 Concerto in Piazza con il gruppo SOGNO MEDITERRANEO ed il CabaretMen OscarBillia (il Cabarettista è offerto dal Comitato Feste di maggio)

Martedi 14 - ore 21,00 Esibizione del Gran Complesso Bandistico Città di NOICATTARO (Bari) a cura dellaPro Loco

Mercoledi 15 Festa religiosa di Maria SS Assunta

Venerdi 17 Premiazione del “Memorial Gianfranco Brodosi” a cura dell’Associazione “La Castagna”

Sabato 18 ore 21.30- XIII RASSEGNA ORGANISTICA INTERNAZIONALE - Organo:Alessandro mammarella

Lunedi 20 - dalle 16,00 alle 20,00 Esibizione del complesso Bandistico G. Rossini di Latina a cura della Pro Loco

Martedi 21 - ore 18,00 “Ricordo di El Alamein” a cura dell’Associazione Mons. G.Centra

Sabato 25 - ore 21.30 XIII RASSEGNA ORGANISTICA INTERNAZIONALE - “I CANTORI GREGORIA-NI” Fulvio Rampi, direttore - “mater Domini” - la figura di Maria nel canto gregoriano

Martedi 28, ore 18,00 “Presentazione di due opere letterarie” a cura dell’Associazione Mons. Centra

SettembreSabato 1 - ore 16,00 “circuito guida sicura” a cura di “Diamond Style” e Ass. Centra - Largo Secondo Mariani

Sabato 1- ore 21.30 XIII RASSEGNA ORGANISTICA INTERNAZIONALE - Organo: eugenio Sacchetti

ViVi roccA mASSimA• EstatE 2012 •

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gitA A SulmonA e ScAnno

La nostra Associazione organizza giàda qualche anno varie gite per visitarecittà e luoghi di interesse storico-edu-cativo con lo scopo di accrescesse ilbagaglio culturale dei partecipanti e,nel contempo, trascorrere tra amiciuna bella giornata in allegria e spen-sieratezza.Quest’anno si è deciso di far visita dinuovo alla bella regione dell’Abruzzoe precisamente a Sulmona e a Scanno.Alle ore 07,15 di sabato 7 luglio, pun-tuali come sempre, siamo partiti daRocca Massima e dopo una brevesosta a Boschetto per far salire altriamici provenienti dalle varieContrade, con il pullman pieno in ogniordine di posti, abbiamo preso la stra-da alla volta di Sulmona.Arrivati nella bella cittadina abruzze-se, che oggi conta circa 25mila abitan-ti, abbiamo visitato la Cattedrale dedi-cata a San Panfilo. Secondo la leggen-da la chiesa sarebbe stata fabbricata alprincipio dell’ottavo secolo, ma è nel1075 la data certa storica in cui fu ini-ziata la sua vera costruzione. Le nume-rose distruzioni, i rifacimenti, lesovrapposizioni e gli abbellimenti nonconsentono una precisa ricostruzionedell'aspetto originale della chiesa. Lapianta è tuttavia rimasta inalterata. Sitratta di una basilica romanica a trenavate conclusa da tre absidi semicir-

colari senza transetto.Con il terremoto del1706 i danni subitifurono ingenti e sidecise di scavare lasacrestia per rinnova-re le suppellettili, ilibri e le scritture del-l'archivio, i vasi sacrie ogni altra cosa con-cernente detta sacre-stia e archivio, comeanche di recuperaretutte le canne d'orga-no e rifare il tetto

sopra il deposito. Si riportarono inluce, così, le strutture originarie salva-te nel crollo. Da rimarcare il suo pre-zioso organo, ora in fase di ristruttura-zione ed ammodernamento (i lavorisono stati eseguiti dalla ditta “Inzoli-Bonizi”, la stessa che ha costruito l’or-gano che abbiamo a Rocca Massima).La Cattedrale di San Panfilo, oltre alculto, è anche meta di numerose visiteturistiche tant’è che quel giorno, oltrea noi, c’era anche un gruppo di visita-tori provenienti dalla Germania.Al termine ci siamo diretti alla fabbri-ca di confetti della premiata ditta“Pelino”, rinomata in tutto il mondo efiore all’occhiello di Sulmona.Purtroppo, visto il giorno semifestivo,abbiamo potuto visitare soltanto il“Museo del confetto” che conservanumerose attrezzature ora non più inuso, dato il progresso tecnologico mapiene di fascino, numerosi attestati diriconoscimento ricevuti dalla ditta nelcorso della sua vita, antiche confezio-ni, la storia della famiglia Pelino enumerose altre curiosità. Dopo la visi-ta al museo ci siamo recati all’attiguoreparto vendite, dove abbiamo acqui-stato vari tipi di confetti confezionatinei modi più originali e stravaganti,delle vere e proprie opere d’arte. Ilviaggio è continuato alla volta diScanno, la strada pian piano è iniziata

a salire ed a farsi sempre più stretta etortuosa, ad ogni tornante si aveva uno”fitta” al cuore perché alcuni eranoproprio a strapiombo sul letto delfiume Sagittario ed a stento si riuscivaa passare con il pullman. Comunque,grazie alla perizia del nostro autista,siamo finalmente arrivati a Scanno…ma, ahimè, non era finita mica lì!L’agriturismo nel quale avevamo pre-notato il pranzo non era proprio inpaese, ma molti (forse troppi) tornantipiù su! Quando, ormai, la speranza ditrovarlo stava svanendo e la fameincominciava a fare brutti scherzi… inmolti asserivano di vedere “Heidi” chesalutava le caprette ecco, dietro l’en-nesimo tornante è apparso, in mezzo alnulla, il tanto agognato bioagriturismo“Valle Scannese” in loc. Le Prata diScanno (quota 1050 metri).Finalmente si poteva mangiare!L’attesa e la sofferenza sono stateampiamente ripagate perché il pranzoè stato ottimo, di quelli che solo i“buongustai” e i veri “forchettoni”sanno veramente apprezzare; un po’disorientato è rimasto chi è abituato aisapori indefiniti della cucina di largoconsumo. La giornata è terminata conla sosta nel suggestivo lago di Scannodove ognuno di noi ha deciso di tra-scorrere un paio d’ore in completalibertà e autonomia: alcuni hannopreso il “risciò” per fare una salutarepedalata nel “lungolago”, altri hannopreferito gustare un buon gelato sulbelvedere, mentre i più stanchi e“abbeverati” hanno pensato bene difarsi una benefica “pennichella”appoggiati sulle panchine tra i freschiboschi. Alle 21 circa siamo ritornati aRocca Massima e, a parte i tornanti,abbiamo trascorso una bellissima eallegra giornata, come da tradizione.Grazie a tutti i partecipanti e arriveder-ci alla prossima!

aurelio alessandroni

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L’Estate Rocchigiana quest’anno èstata aperta dal “Rockamassima infestival” una esibizione di gruppirock più o meno conosciuti ma tuttimolto interessanti.Secondo me l’edizione di quest’an-no (la quarta) ha fatto intravederetutte le potenzialità promozionaliche questa manifestazione può offri-re a Rocca Massima. Per l’occasioneson salite su a Rocca Massima mol-tissime persone, soprattutto giovani,che hanno fatto rivivere il centro sto-rico dove si sono esibiti i diversigruppi musicali.Camminando lungo le strette viuzzedel borgo, negli slarghi e nelle piaz-zette si incontravano diversi gruppimusicali (in genere piccole forma-

zioni) che eseguivanobrani noti ma anche can-zoni scritte da loro eincise su un numerolimitato di dischi o addi-rittura inedite. Era unpiacere fermarsi perqualche tempo ad ascol-tare una formazione, perpoi proseguire verso unaltro gruppo. Facevanoda contorno alle note unaserie di bancarelle con iprodotti più vari: lavoridi bigiotteria, lavori arti-gianali, panini, bevan-

de… Un gruppo di artisti di stradacostituiva un altro motivo di attrazio-ne soprattutto per i più piccoli.La manifestazione si è svolta in duegiorni: il 21 e 22 luglio ma la gior-nata più bella è stata quella di sabatoperché una classica serata estiva hainvogliato i visitatori ad attardarsi egodersi appieno la leggera brezzache si insinuava fra i vicoli.Domenica su in paese era salita anco-ra più gente anche perché i gruppimusicali erano più numerosi di quel-li del giorno prima, ma un improvvi-so cambiamento di tempo, con unvento piuttosto freddo ha rovinato lafesta. La gente che ha girato perRocca Massima nei due giorni è statatanta e ne hanno tratto beneficio i bar

e i ristoranti che hanno lavorato apieno regime. Con qualche migliora-mento organizzativo, sempre possi-bile, questo evento può raccoglierel’eredità del percorso enogastrono-mico che per tanti anni è stato unappuntamento atteso, richiamandonumerosissimi visitatori.E’ giusto complimentarsi con l’asso-ciazione “LiberaMente” che ha pro-mosso l’evento e con quanti hannocollaborato con essa ma, soprattutto,dobbiamo capire che manifestazionidel genere richiedono tanto impegnoorganizzativo e tanta fatica e, se nonsi mobilitano più persone che sioffrono per dare una mano, prima opoi finiscono.A tal proposito voglio ribadire unconcetto che ho già espresso su que-sto giornale in un’altra circostanza:il nostro paese in questi ultimi anniha vissuto un felice momento in cuidiverse associazioni si sono date dafare per promuovere iniziative; orasarebbe opportuno che si associasse-ro i vari esercizi commerciali perpromuovere e sostenere essi stessieventi e manifestazioni che richia-mino gente anche perché sono i piùinteressati all’incremento della pre-senza di turisti a Rocca Massima.

Remo Del Ferraro

Con l’attribuzione dei nomi latini egreci alle misure e ai loro multipli esottomultipli, con la nascita del“Bureau International des mesures”(Ufficio Internazionale delle misu-re), vennero costruiti i primi prototi-pi del metro e del chilo in platino-iri-dio, unica lega non soggetta a dilata-zione. Nacque così il sistema metri-co decimale, che venne adottato intutta l’Europa, ad eccezione dellaGran Bretagna che, per certi versi, èrimasta tuttora ancorata al “SistemaImperiale” varato nel 1824.Il “Bureau” non si è fermato, ha con-tinuato il suo cammino introducendonuove misure. Ad esempio, nel 1880ha introdotto un nuovo sistema perl’elettromagnetismo con ohm, volt eampère. Nel 1889 ha rinnovato icampioni in platino-iridio sia delmetro che del chilogrammo. Nel

corso degli anni il metro ha subitoanche altre modifiche; ad esempionel 1960 la barra di platino-iridio èstata sostituita da una misura natura-le “Metro ottico”, definito come unmultiplo della lunghezza d’ondadella luce emessa dall’isotopo 86 delKripton. Nel 1960 a Parigi, dallaConferenza Internazionale dei pesi emisure, è stato introdotto il S.I.,sistema internazionale delle unità dimisura, partendo da 7 unità: metro,chilogrammo, secondo, ampère,Kelvin, mole, candela, ma è uncampo in continua evoluzione siaper i progressi della scienza, sia perl’esigenza di avere misure semprepiù precise, realizzabili solo median-te macchinari costosi e complicati.Per esempio per il metro non c’è piùla barra-campione di platino-iridioma il metro è la distanza percorsa

dalla luce nel vuoto, in un ben defi-nito intervallo di tempo, cioè 1/ 299720 480 di un secondo! E’ chiaro chenella stragrande maggioranza delleattività quotidiane possiamo conten-tarci dei sistemi di misura che usia-mo; sarebbe invece auspicabile chetutte le nazioni si adeguassero alSistema Internazionale.

Enrico stirpe

miSure e miSure(Continuazione dal numero precedente, “Lo Sperone, n.7- 7/7/2012, p. 9)

rockmassima Festivalun bilancio positivo

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Leggendo il titolo di questo articoloforse qualcuno penserà che scriveròuna piccola recensione sulla bellissi-ma canzone del grande Lucio Dallama non è così. Parlerò proprio dellupo, di questo predatore sempretemuto dall’uomo ma anche tantocitato in fiabe, film, canzoni e pro-verbi popolari. Esso, sin dalla nottedei tempi, è stato il terrore dei pasto-ri in quanto il suo cibo preferito sonole tenere carni di giovani ovini,vitellini, puledri, insomma animalidi piccolo taglio. Per questo motivoè stato sempre nel mirino dei fucilidegli allevatori diventando, così,preda degli uomini e col passaredegli anni si è rischiata addirittural’estinzione della specie dalle nostrezone. Una concausa di questa scom-parsa è stata anche la costruzionedell’autostrada del sole la cui diret-trice, da nord a sud, ha tagliato indue la nostra Regione impedendocosì ai branchi di lupi abruzzesi diemigrare nei monti Lepini, quindinon vi è stato più quello scambio travari branchi che negli anni preceden-ti assicurava un naturale avvicenda-mento tra le due Regioni. Intorno al1970, nella nostra zona, il lupo erapraticamente scomparso, resistevasolamente qualche vecchio esempla-re che raramente si faceva notaredall’uomo e si cibava solo di qualcheanimale selvatico. Per questo motivoqualche anno dopo, per ripopolare lazona, si è incominciato ad inserire,nell’area lepina, alcune giovani cop-pie prelevate dal Parco Nazionaled’Abruzzo. Nei dintorni del monteLupone questi predatori hanno tro-vato subito un habitat a loro conge-niale, hanno trovato un territorioricco di animali che pascolano allostato brado e che, cosa più preoccu-pante, non sono assolutamente sma-liziati nei loro confronti, quindi ilupi hanno di che sfamarsi abbon-dantemente e proliferare indisturba-

ti. Agli inizi i pastori non si sonopreoccupati più di tanto per la scom-parsa di qualche capo di bestiamema, più passa il tempo e più la cosasta diventando drammatica: vitellini,cavallini o agnelli che periodica-mente vengono sbranati sono sem-pre più numerosi. Allora cosa si puòfare…? Mi tornano in mente lefamose “cacciarelle” che i nostripastori, armati di “doppietta”, face-vano ai lupi alla fine degli anni ’50 e,al temine della battuta quando unlupo veniva ucciso, il cacciatore chelo aveva preso faceva il giro delPaese con l’animale sulle spalle eogni famiglia gli donava qualchecosa come ringraziamento.Attualmente i lupi sono una razzaprotetta, non si possono cacciare e,

ironia della sorte, agli allevatori nonvengono nemmeno rimborsati i capimangiati da questi predoni perché lanostra zona non è compresa nell’areadi parchi protetti. Lo scorso mesesono stato “quasi” protagonista del-l’ennesima aggressione dei lupi e afarne le spese questa volta è stato unpuledrino di proprietà di Mario“Barbone”. Mi ero recato presso lasua baracca in località La Selva e lotrovai intendo a curare un cavallinodi appena tre mesi che la notte pre-cedente era stato aggredito, insiemealla mamma, da una coppia di giova-ni lupi che da alcuni mesi stazionanonei pressi del suo terreno. L’amicoMario era visibilmentepreoccupato e mi haraccontato la storia di“Furio” (così si chiamail puledrino) e della suamamma. La cavalla sichiama “Geronima” e,lo scorso anno, avevaperso due puledrinisbranati dai lupi nei din-torni del boscodell’Astone e anchequest’anno stava persubire la stessa tragedia.Fortunatamente qualco-sa deve essere scattato

in lei perché è riuscita a mettere infuga i lupi e ha riportato a casa, sep-pur azzannato alla gola, il suo Furio.Appena è arrivata nei pressi dellabaracca ha incominciato a nitrire a piùnon posso attirando, così, l’attenzionedi Mario che immediatamente si èpreso cura del suo puledro e della suacavalla ormai esausti. Mentre ero lì estavo guardando Furio che, straiato interra respirava con affanno, mammaGeronima gli si è avvicinata e sfio-randolo con il muso ed emettendostrani brontolii lo ha spinto ad alzarsi;il cavallino ha aperto gli occhi e pianpiano si è sollevato da terra e lei subi-to lo ha guidato verso la sua mam-mella per rifocillarlo e per tranquilliz-zarlo. Una cosa davvero toccante, cre-detemi! Mario mi ha raccontato cheormai nella zona che va da MonteSant’Angelo, La Selva, PunteCascone sino a monte Lupone, cisono circa una trentina di lupi cheogni anno “fanno fuori” tantissimicapi di bestiame; i pastori e gli alleva-tori sono ormai al limite della soppor-tazione e probabilmente, se non cam-biano le leggi, qualche cosa faranno!Bisogna evitare, però, di tornare allacaccia indiscriminata come si facevauna volta ma è indispensabile trova-re delle forme di tutela che siano nonsolo vantaggiose per l’animale maanche per gli allevatori. Qui si rischia, col prolificare deilupi, l’estinzione degli altri animali etra qualche anno va a finire che biso-gnerà “lanciare” qualche coppia dipastori con bestiame al seguito.Rammentiamoci che i predatori,una volta estinti gli animali da pre-dare, si dovranno pur cibare di altroe quindi è proprio il caso di stare…attenti al lupo!

aurelio alessandroni

attenti al lupo

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ROCCA MASSIMAtrA cronAcA e StoriA

Continuiamo la pubblicazione delle ricerche su Rocca Massima compiute dai ragazzi della III F della Scuola Medianell’anno scolastico 1976/77, sotto la guida del Prof. A. Cassandra. Rivolgiamo l’invito ai ragazzi d’allora, autori dellavoro, a mettersi in contatto con il prof. E. Mattoccia attraverso l’Associazione “Mons. G. Centra”.

lA cASA SpAllAtA(poesia)O casa spallata,te vedo da ‘na parte levatae da ‘natramezza scingiata.Le porti e le finestreteie so’ tuttemezze sfasciatee le scale non se vedeno piùché so’ ricoperte d’erba.La parete che s’affacciaverso la montagna

è tutta ricopertadi muschio verdee me sembri ‘na donnaco’ ‘na giacchetta verde.O casa spallata,sì tutta circondatade monti e valli fiuritee vicino a ti ci sta‘na vecchia fontanaandò prima ci venevenoa beve le pecore.E quando te vedome vè da piagne.

DAgli Speruni(Descrizione)

A ovest del Paese si trova una località chiamata“Speruni”, presso una chiesetta dedicata alla Madonna, lacui immagine fu affrescata da Gino Evangelista. La loca-lità è uno sperone di roccia calcarea, proteso e digradan-te verso la pianura, sollevato tra due solchi vallivi impo-nenti. A sinistra si vedono i monti chiamati “Colubria”,rivestiti di boschi; a destra si osservano le sette/otto vettecupoliformi di un’altra catena montuosa.Da questo punto si notano diversi paesi e città, tra cui

Giulianello, Velletri, Lariano, l’ondulata lineadell’Artemisio, Cisterna, Latina, Anzio, Nettuno, RoccaPriora. La pianura nostra ha il suo intenso manto verde;le pendici dei monti sono ricche di ulivi e frutteti, mentresi nota la fioritura meravigliosa dei mandorli, dei peschi,delle mimose e dei ciliegi.Nelle parti più alte si osservano alberi privi di foglie, conil segno dello squallore invernale. Sotto di noi dei caval-li hanno interrotto il loro pascolo e sostano al tepore delsole. La pianura è sfiorata da una leggera foschia, che vagradualmente dileguandosi e sull’orizzonte lontano,emerge il Circeo.

proVerbi(Descrizione)

De Pasqua e de Natale tutti i panni vonno l’acqua.

Alle otti zéche ci sta lo vino bono.

Né donna né tela se compreno a lume de cannela.

Piove, chi sta bè ‘n se move.

Né de Venere né de Marte non se sposa, non se parte e ‘nse dà principio all’arte.

Sant’Andrea, chi tè iò porcio iò pela.

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Domenica 5 agosto il Boschettocelebra la festa di Sant’ Antonio:ricordarlo è un “atto dovuto”, manon è detto che un atto dovuto nonpossa essere anche un “atto diamore”. Prima di tutto va ricono-sciuto l’impegno delle vigne persolennizzare questa festa. Gli abitan-ti del Boschetto non dimenticanoche i loro anziani da RoccaMassima, scesi in cerca di lavoro,sono restati aggrappati alle costedella montagna, hanno conservato letradizioni e trasferito al Boschetto latradizionale festa di Sant’Antonio;alzano gli occhi verso l’alto quandosuona la campana del San Michele edesiderano tornarvi non solo per lefeste, o il fresco, ma anche per ripo-sare con i loro antenati.Contemporaneamente il Boschettoper popolazione e servizi va assu-mendo l’aspetto di un paese concaratteristiche proprie, di fedeltàall’origine e apertura al nuovo. Lachiesetta del Boschetto, costruitacon la donazione del terreno dallafamiglia Del Ferraro e dal contributodei cittadini, è dedicata a SanGiuseppe, che lascia il primo posto aSant’ Antonio sia per la festa che perla venerazione.In tutta l’Italia parlare di S. Antonioè come parlare del sole, del panequotidiano, di un familiare: ognifamiglia può raccontare di averlovisto presentarsi davanti la porta nelbisogno grave o nelle piccole diffi-coltà, sorridente con un bambino inbraccio e un giglio nella mano: è l’o-spite sempre gradito in casa o nelportafogli, un po’ dimenticato, macerti che c’è.S. Antonio di Padova, così “nostro”ma non italiano, così noto ma cosìeremita, così semplice ma così ari-

stocratico, cosìpopolare ma cosìdotto, così determi-nato ma così occa-sionale.Lo diciamo “diPadova”, ma egli eraportoghese, dellacittà di Lisbona,dove era nato nel1195 dalla famigliaaristocratica deiBuglione; alla nasci-ta gli fu imposto ilnome di Fernando;nel 1215 entrò nelconvento degliAgostiniani di

Lisbona e poi di Coimbra. Nel 1219conobbe dei frati francescani cheandavano missionari in Marocco: illoro martirio lo impressionò tantoche nel 1220 entrò nel romitoriofrancescano dell’eremita S. Antonio,cambiò nome da Fernando inAntonio e decise di andare in mis-sione in Marocco, si ammalò dimalaria. Costretto al ritorno, unatempesta lo scaraventò sulle coste diMessina; i frati francescani dellacittà lo raccolsero e lo portarono alcapitolo generale del 1221, adAssisi; dopo il capitolo come“novellino buono a nulla” fu asse-gnato al convento di Forlì, dove soloperché dovette sostituire un predica-tore fu scoperta la sua preparazione.Fu inviato a predicare in Franciacontro gli Albigesi e in Lombardiacontro i Patarini; ottenne la fonda-zione dello studentato teologicofrancescano a Bologna, presso la giànota università; fu eletto superiorefrancescano dell’Italia settentriona-le, chiamato a predicare in ogniangolo di Italia e davanti al papaGregorio IX, finché,esausto, nel 1230 siritirò a Padova, dovemorì nel 1231, a soli36 anni e fu dichiaratosanto un anno dopo lamorte dallo stessoGregorio IX.Contemporaneo di S.Francesco e popolarequanto lui, ma in realtàsolo le circostanze loportarono nell’ordinefrancescano perchéaveva scelto la congre-gazione degliAgostiniani e di vivereda eremita come il suo

patrono S. Antonio abate; santopopolare, predicatore popolare, maha lasciato 56 sermoni scritti in per-fetto latino e densi di dottrina, inol-tre a lui si deve la fondazione delprimo studio teologico (università)francescano. Al Boschetto e nelmondo non c’è uomo che non loabbia invocato e non gli sia ricono-scente di qualcosa. I racconti suimiracoli in vita e dopo morte supera-no quelli su S. Francesco: predica aipesci, resurrezione di un morto, giu-ramento della mula, piede riattacca-to, neonato che parla, cibo avvelena-to, dono della bilocazione, bambinocaduto nell’acqua bollente, ...tantoche Pio XII dichiarò che il “mondoè pieno di miracoli che si ottengonoper intercessione di S. Antonio”. Il fatto che si rappresenta con unBambino in braccio e un giglio inmano dipende dai numerosi miracoliche gli si attribuiscono. La sua bio-grafia narra che il conte Tiso gliaveva dato in uso una stanzetta aCamposanpietro, presso Padova.Una notte vi notò una grande luce:andò a vedere e trovò Antonio “conun bellissimo e gioioso Bambino inbraccio, il quale disse al beatoAntonio che l’ospite lo stava osser-vando. Scomparsa la visione il santochiamò il conte Tirso e gli proibì dimanifestare a chiunque, lui vivente,ciò che aveva veduto”.Mentre il giglio è il suo tradizionalesimbolo, la tradizione dei grandi ceriornati con gigli deriverebbe dal fattoche nel 1683 S. Antonio salvò i cri-stiani radunati in chiesa, da un atten-tato organizzato con bombe camuf-fate da grandi ceri ornati con gigli.

Virginio Mattoccia

La festa di S. Antonio a Boschettoricordare la festa di s. antonio a Boschetto è ”un atto dovuto e un atto di amore”

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NOTIZIE DEL TERRITORIO

Apre al pubblico la nuova piscinaludica di Giulianello, realizzatadall’Amministrazione Comunaleall’interno dell’impianto sportivo divia della Pescara. “L’opera rappresenta un esempio divalorizzazione del patrimonio

comunale esistente” – ha spiegato ilSindaco Tommaso Conti - “poiché èstata recuperata l’area inutilizzatadel vecchio campo da tennis, dove èstata posizionata la vasca prefab-bricata, ristrutturando anche l’edi-ficio degli spogliatoi con gli annessiservizi igienici”.Allo stesso tempo l’impianto è statodotato di una struttura alternativa ecomplementare alle altre che locompongono – “stiamo cercando diampliare e diversificare l’offerta deiservizi di qualità alla cittadinanzaarricchendo il territorio di struttureche possano divenire punti di aggre-gazione per le fasce di età giovani-li” – ha aggiunto l’Ass.re allo Sport

Chiara Cochi.La piscina è stata affidata all’A.S.D.Giulianello Calcio, una societàemergente che da tre anni gestiscel’intero impianto sportivo diGiulianello, rivitalizzandolo congrossi investimenti strutturali eriportando il calcio nella comunitàgiulianese, che oggi può disporre diuna sua rappresentativa, con tanto disettore giovanile in forte crescita. Rimarrà aperta al pubblico per l’in-tero periodo estivo, fino al 30 set-tembre 2012, tutti i giorni, dalle ore9.00 alle ore 19.00, con la possibi-lità di usufruire anche dei campettidi calcetto, di beach volley e anchedel servizio bar.

1. giuliAnello - apre al pubblico la nuova piscina

letizia capogrossi (93 anni) eVittorio Vittori (99 anni) hannoraggiunto un traguardo affatto con-sueto e lo scorso 25 luglio 2012,hanno celebrato il 70° anniversariodi matrimonio.Si conobbero da ragazzi, quando lapiccola Letizia, all’età di 15 anni,andava a casa di Vittorio per impara-

re l’arte del cucito dalle sorelle dilui, rinomate sarte del paese.Il loro “matrimonio d’amore” fucelebrato dal fratello della sposa,Padre Marco, il 25 luglio 1942, pres-so la Chiesa di Santa Maria dellaTrinità, a Cori Monte, con Vittorioche, appena tornato dal fronte, avevatrovato un impiego stabile.Una cerimonia semplice e raffinataallo stesso tempo, seguita da un rapi-do pranzo con pochi invitati e poi lapartenza per il breve viaggio di nozzetra Roma, Venezia e Padova con ilconcepimento dell’unica figliaTeresa, futura insegnante presso lascuola media statale di Cori.Sullo sfondo gli orrori della guerra,che non risparmiarono neppure laloro città, sottoposta a tre terribilibombardamenti, causa di morte e

distruzione, sparpagliando i soprav-vissuti nella macchia, tra resistenza esoprusi, in attesa che il conflittogiungesse al termine. Di caratteri diversi, ma sempre unitida un forte sentimento, Letizia eVittorio hanno affrontato insieme econ coraggio le difficoltà della rico-struzione post bellica, vivendo poicon saggia consapevolezza il boomeconomico; una vita matrimonialelunga e serena, allietata infine dallapresenza di due pronipoti.L’Amministrazione comunale siunisce alla gioia della famigliaVittori in questo giorno felice edindimenticabile, mentre il SindacoTommaso Conti, per la ricorrenza,ha donato loro una pergamena conla riproduzione dell’atto di matri-monio originale.

2. cori - Nozze di ferro di Letizia Capogrossi e Vittorio Vittori

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Una pagina di storia di CoriIl Carosello storico del 1937

Nell’anno 1937 il Governo di alloraaveva emanato, con una circolare,l’ordine di organizzare in ognipaese, una dimostrazione che ripro-ducesse una rappresentazione cin-quecentesca in costume d’epoca, ilpiù possibile d’indole locale. Il dott.Migliorini, Commissario, fece con-sultare gli antichi “Statuta CivitatisCorae” ed anche altre memorie stori-che locali e riuscì a rielaborare unastorica rappresentazione.Nel 1500 il governo di Cori era affi-dato a tre Priori: uno per ogni porta,come era divisa la città. Ogni portaaveva il proprio labaro, propri consi-glieri, un proprio esercito e le auto-rità che in ogni occasione eranotenute a seguire il GonfaloneMunicipale. In ogni manifestazione,per legge statutaria, aveva la prece-denza Porta Signina, seguiva PortaRomana e chiudeva Porta Ninfina.Questo criterio fu seguito anchenella rievocazione del 1937. Tra leporte si suscitò una nobile gara e siriaccese il naturale campanilismo,ma tutto aiutò il raggiungimentodello scopo voluto.

Furono preparati tre laba-ri, con colori, stemmi emotti diversi. PortaSignina aveva nel labaro icolori bianco e verde , tremonti nello stemma e ilmotto “Excelsior”; il laba-ro di Porta Romana eraazzurro, con il motto “Peraspera ad astra”; portaNinfina, con i colori rossoe azzurro, con il Pontedella Catena e una torrenello stemma, aveva per

motto “Viribus unitis”. Tutti i rionierano pavesati a festa con manifestie festoni eccitanti la propria parte.Porta Signina era tutta imbandierata,perché lì si svolse la grande sfilataper rendere omaggio alla Madonna.All’inizio della strada che sale versoil Santuario c’era la “staccia” appesacon gli anelli per la gara del Palio.Nella Piazza erano presenti: ilPrefetto, il Questore, il Presidentedella Provincia e altre autorità diRoma e di Latina. All’ora prescrittainiziò la sfilata del corteo folcloristi-co. Lo squillo delle trombe annunciòl’arrivo della “Comunità”, che, arigore, rappresentava un quartorione. Battistrada, trombetti, musicilocali… il Capitano Generale acavallo con gli armigeri di scorta,precedevano il vessillifero con ilGonfalone; seguivano i paggi con iceri dell’offerta votiva per laMadonna e poi il Podestà, il Giudice,il Notaro, il Bargello con gli sbirri, ivalletti con il corno.Immediatamente dopo c’erano i ves-silli dei rioni iniziando con PortaSignina: paggi con festoni, tamburi-

ni, musicanti con strumenti a corda,sbandieratori e finalmente il“Priore” seguito dai Valletti, uno conle chiavi della porta su un cuscino eun altro con un magnifico scudo conlo stemma del rione. Seguiva il capi-tano addetto alla difesa della porta:era a cavallo e stringeva nella destrail labaro rionale; lo seguivano i fantiarmati di alabarde e un drappellodegli arcieri dell’esercito corano,famosi anche per gli aiuti prestati aVelletri in diverse circostanze. Lasfilata continuava con un gruppo didonne vestite con i pittoreschi e ric-chi costumi d’epoca, che impressio-narono, a suo tempo, ancheRaffaello che li ritrasse nel famosoquadro della Madonna dellaSeggiola; le donne avevano accantodelle bambine che fungevano daancelle per le mamme, le zie, lenonne. Finalmente la sfilata erachiusa da tre cavalli focosi, tenuti afatica da baldi cavalieri: erano icavalli che dovevano battersi per laconquista del Palio.Nel 1937 il Palio fu vinto dal rioneninfino, per merito dei cavalieriMario Ferrazza e Fernando Ricci. Ifesteggiamenti nei rioni continuaro-no per tutta la notte. Cori ebbe ilplauso di tutte le autorità. Attualmente (n.d.r. riferito all’anno1937) è rimasto il solo Carosello,senza il corteo storico in costume;purtroppo il Carosello è stato anchemodificato “a piacere”, senza troppiriguardi per la storia.

Marcello Marafini

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poVertà Di pArolA...e di parole

Alcuni anni fa andavano di moda parole che conti-nuamente si sentivano ripetere nelle conversazioni;ormai, per fortuna, sono state messe in disparte: i “cioè”(addirittura veniva pubblicata una rivistina intitolata“Cioè” e i miei alunni ironicamente la definirono “gior-nalino istruttivo”!), gli “a monte”, il famigerato “attimi-no”, il tormentoso e ossessionante “aiutini”…

Se queste forme non si usanoquasi più, non vuol dire che oranon ce ne siano altre continua-mente ripetute e che causanodanno alla lingua. Accenno solo a“coniugare, posizionare, ulteriore,estremo, da subito, patologia…”di cui talora non si conosce bene ilsignificato: usandole non si èspinti a servirsi di quelle più ade-guate all’idea che si esprime. Sitende ad usare poche parole e ilpensiero si impoverisce.

Purtroppo la massa è stataindotta a ripetere tali vocabolisentendo qualche persona, forseinfluente per la sua posizione,che ha pronunciato quell’espres-sione (o quell’orrore): si è credu-to che tutto fosse preciso e datanti, pur proclamando in conti-nuazione la propria libertà, si èassunto un atteggiamento pecore-sco e ci si fa belli con quelle espressioni. Questo fatto èsegno di una notevole pigrizia perché non ci si sforza acercar le parole giuste.

Oggi la televisione ha il demerito di contribuireall’imbarbarimento della lingua e al suo depauperamen-to perché il linguaggio televisivo è scaduto di qualità; sivuole raggiungere un numero elevato di spettatori e,inseguendo l’Auditel, le televisioni pubbliche e privatehanno diffuso un uso limitato e talora impreciso dellalingua. Ci sono pure i giornalisti che seguono a ruota perconquistare i lettori che si nutrono di televisione.

Una “piaga” della comunicazione è l’uso troppo fre-quente di termini stranieri. Spesso il linguaggio dei gior-nali, dei giornalisti e di quelli che si definiscono “esper-ti” di comunicazione è zeppo di esotismi inutili perché cisono i vocaboli italiani; con questa abitudine si fa un cat-tivo servizio al lettore e a chi ascolta.

Si doveva dire “dead line” per indicare la “scadenza”o “il termine” nella trattativa sulla riforma del lavoro? Lecitazioni potrebbero essere moltissime. Non è raro ilcaso che varie parole siano pronunciate “all’italiana” ocon un significato diverso (basta consultare il dizionarioinglese per convincersene).

Anche la proposta che l’ultimo anno di insegnamen-to nelle scuole superiori o quello nelle università sia fattoin inglese, può avere i suoi vantaggi immediati, ma allalunga reca un grave danno alla nostra lingua: così gli stu-

denti hanno meno interesse allo studio della grammaticae al corretto uso delle forme linguistiche. Se a questo siaggiunge l’ignoranza delle regole e, ancor più, quelladelle forme verbali (ne ho la prova quasi quotidiana), sipuò affermare che la situazione non è delle più rosee.

I ragazzi negli esami devono sostenere anche laprova “Invalsi” (viene da: Istituto Nazionale per laValutazione del Sistema di istruzione). Questo Istitutoha voluto esaminare un gruppo di quasi 500 temi dell’e-same di maturità relativi all’anno scolastico 2009/2010per fare una rassegna sugli “errori più diffusi nella

padronanza della lingua italiananella prima prova di italiano”. Irisultati di questo lavoro sonostati scoraggianti; li abbiamoappresi dai giornali.

Gli errori trovati sono stati piùdi cinquemilatrecento, in mediaquasi undici per tema; le afferma-zioni imprecise (Leopardi è unpoeta del primo Settecento),improvvisate e non sempre logi-che, sono presenti nei quattroquinti dei temi; l’uso scorretto deiverbi e le concordanze errate siritrovano in un terzo delle prove;la punteggiatura sbagliata è statariscontrata in quasi quattro quinti;l’uso improprio dei termini haraggiunto il picco più alto: quasil’ottantotto per cento (livellopuramente celebrale – un movi-mento che prese il nome di irre-dentismo - …che ha portata alla

manovrazione delle coscienze - …per lanciarsi da aerio).Tutto ciò è segno delle gravi carenze che tanti giova-

ni hanno nella conoscenza della lingua. Abituati a man-dare messaggi, spesso con mozziconi di parole, riesconocon un po’di difficoltà a formare periodi non semplici ea svilupparli con logica.

A differenza dei tempi passati, oggi il periodare si èmolto semplificato con la prevalenza della paratassi: siaccostano proposizioni indipendenti in una forma anchebreve e spesso ci si riduce a una sola proposizione.

I giovani (forse) leggono poco perché, oltre allo stu-dio (quanto?), sono occupati in altro: passano tante oreconnessi ai siti “social network”, a “chattare” (quantaistruzione!), ai siti Internet. Di conseguenza il lessico ditanti ragazzi può essere povero e non si cerca di accre-scerlo con la lettura, perché i libri sovente sono conside-rati una noia, ma i libri, quelli che hanno “il valore diessere libri”, diventano per chi li ama, una miniera chearricchisce la mente.

La lettura è preziosa e utile per la formazione dellapersonalità e del proprio bagaglio culturale. Si impara aparlare e ascrivere bene, a organizzare e annodare conlogica i pensieri, a dare ordine e bellezza all’espressionedei propri sentimenti.

Mario Rinaldi

Lingua e... linguacciaPiccola rubrica del professor Mario Rinaldi sulle più importanti regole

per parlare e scrivere correttamente la nostra bella lingua

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ADDio AD un Amico

Il cimitero di Augusta, provincia di Catania, è stato protagonista di un vero e proprio blitz ad opera dei carabinieri dellalocale Compagnia e dei colleghi del N.O.E. di Catania. A seguito delle numerose segnalazioni da parte dei cittadini,che lamentavano la presenza tra la vegetazione del camposanto di resti umani, ossa e bare, i Carabinieri hanno prov-veduto a controllare una vasta area cimiteriale, che è stata poi posta sotto sequestro giudiziario.L’area cimiteriale sarà soggetta nei prossimi giorni a scavi ed ispezioni scientifiche, anche a scopo investigativo: siindagherà a fondo sui resti ritrovati in vista anche di un’eventuale formulazione di ipotesi di reato (vilipendio di cada-vere e discarica abusiva).

Lo scorso 24 luglio all’età di soli 53 anni ci ha lasciato Dino costantini, grandeamico di tutti i giulianesi e non solo. Sei stato un uomo di grande carattere, grin-toso e coraggioso ma nulla hai potuto contro un male inesorabile che nel giro diappena sei mesi ti ha sconfitto per sempre. Hai lasciato un grande vuoto e tantosconforto nei tuoi famigliari e nei numerosi amici. Anche nel gestire la tua attività commerciale, per la tua simpatia e per la tua gran-de competenza tecnica sei sempre stato un sicuro punto di riferimento per tutti gliagricoltori di Giulianello e Rocca Massima. Caro Dino resterà in me il ricordoindelebile di una persona speciale.

Ciao Dino, addio caro amico fraterno.

Studiare “navigando” non fa beneNon sono pochi gli studenti che,mentre studiano, tengono il computercollegato a Facebook ed ogni tantodanno una guardatina. Secondo datiforniti dall’Università di Cambridge,il 56,% degli studenti passa piùtempo sul web (il 63,9% dedito aFacebook) che sui libri. E’ statodimostrato che tale abitudine influen-za negativamente lo studio e causaun calo di rendimenti del 20%rispetto a chi evita distrazioni di talegenere. Naturalmente ci sono anchealtre distrazioni che provocano il

calo di rendimento...ma quella diFacebook pare assai diffusa e poi... èfrutto del progresso (?). Si dice che ilcervello dei giovani può fare più cosecontemporaneamente, come parefacesse Napoleone, ma una indaginesu 219 studenti americani, condottada un gruppo di psicologi della OpenUniversity olandese, ha dimostrato ilcontrario. Ovviamente gli interessatinegano e solo raramente ammettonoche i loro voti sono pregiudicati dalleloro abitudini, meno ancora poiammettono di essere Internet-dipen-

denti. La realtà, purtroppo, è preoc-cupante, anche per tanti pericoli chepossono trovare su Iternet. I genitoridovrebbero non solo vigilare fin daquando i ragazzi imparano a “naviga-re” su Internet, ma anche impegnarsiper trovare una alternativa che per-metta ai figli di passare il tempo libe-ro in compagnia di altri ragazzi, pra-ticare qualche sport, dedicarsi a qual-che altro hobby...Una volta c’eranogli oratori parrocchiali, l’AzioneCattolica, i gruppi di filodrammatica,gli scouts...

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StAbilità...StAbilizzAzione e gioVAni

Salto di qua e di là col telecoman-do e incorro di continuo nel rischiodi annoiarmi o di indignarmi sutemi sempre uguali. Si parla delfuturo dei giovani, delle partisociali, delle amministrazioni loca-li e nazionali che “pensano” alfuturo dei giovani, dei vostri figli,dei miei nipoti.Nel 1946 l’Assemblea Costituenteusava il termine “stabilizzazione”con cui intendeva riferirsi allasocietà italiana che, nuova direpubblica, doveva consolidare lanazione nell’equilibrio di una ric-chezza morale e materiale. LoStato che nasceva repubblicanoaveva intorno a sé uomini di valo-re che propugnavano un insieme digaranzie per consolidare le basidelle repubblica nascente. Fu cosìche la parola “stabilizzazione”cominciò a circolare e a diventareriferimento continuo e quasi pres-sante sui costituzionalisti. Mi fapiacere ricordare che fu un insigneuomo di Calabria, quindi mio con-terraneo, ad usarla per primo. Eraun giurista e con concretezza deli-neò il suo pensiero per tutelare gliItaliani sotto il profilo giuridico,economico e sociale.La stabilità avrebbe garantito tran-

quillità e soprattuttodemocrazia all’Italiache aveva versatosangue per arrivare adirsi libera e demo-cratica. Il giuristacalabrese, CostantinoMortati, concepivaun piano di stabilitàfondato su una solacosa d’eccellenza: illavoro. Quel lavoroche doveva cammina-re con la parola stabi-

lizzazione doveva emergere chia-ramente nella Carta Costituzionalesulla quale l’AssembleaCostituente lavorava con orgoglioe passione: finalmente laRepubblica, bellissima parola cherende gli uomini di un Paese tuttiuguali e tutti partecipi e responsa-bili della cosa pubblica, che rendeil popolo… sovrano (!), mettevaall’articolo 1 della Costituzione:l’Italia è una Repubblica democra-tica fondata sul lavoro; al 2: laRepubblica garantisce i diritti…; al3: i cittadini sono uguali davantialla legge…; al 4: la Repubblicariconosce il diritto al lavoro…ecc.coi successivi articoli.Come dire: l’Italia è un bene ditutti, deve vivere con dignità erispetto nella certezza del lavoroche va quindi tutelato e intesocome stabile, come SICURO!Sono passati sessantasei anni. Erastato iniziato bene il cammino allastabilizzazione, gli anni cinquanta-sessanta lo attestano. Poi, come inuna condizione di euforia dionisiaca,l’Italia degli onorevoli perse il bendell’intelletto. Anche i Costituentipresenti ed eletti in Parlamento, per-sero memoria, volteggiarono invi-tando il popolo a fare quattro salti

con loro, insieme tutti…come è pro-prio della Repubblica che rende tuttiuguali…e felici! Il popolo imitava:ci mandano alla guerra, ma ci porta-no poi a questa felicità, a questa ric-chezza! Già… proprio così: un guaioe una goduria generale, perché laguerra era stata fatta per portarequella felicità e quella ricchezza!Qualcuno che nella lotta per lalibertà aveva patito persecuzione ecarceri e torture avrebbe potutodiscostarsi da quei balli e da quel-l’euforia, ma…non lo fece perchéla Repubblica, sudata e caramentepagata e proprio per intrinsecamagnanimità esaltante, lo avevareso immemore del travaglio patitoper il suo raggiungimento. Mangiò,quell’ex costituente, nella stessamangiatoia di chi consapevolmentecancellava la magica parola di“stabilizzazione” e intraprendevala comoda discesa della “destabi-lizzazione”. Nessuno, degli ancoraviventi costituzionalisti, impose un“Alt, compagni!”. Nessuno.La stabilizzazione non è mai avve-nuta, il destino dei giovani e la cer-tezza del lavoro che vorrebbero èun enorme punto interrogativoseguito da un punto esclamativo. Ivostri figli e i miei nipoti se leggo-no la Costituzione penseranno chesia stata stilata per illudere il popo-lo senza garantirgli i basilari dirittidella sua dignità e senza dargli lagiusta soddisfazione di vedere can-cellati perfino i nomi di chi, muto eresponsabile di omertà, ancorasiede sul velluto dei seggi parla-mentari o senatoriali spesso par-lando come se fosse un meritevole“puro” onorevole italiano.Per la disonestà di chi ha gestitoallegramente l’Italia del dopo ’46,perde valore, perde dignità il san-gue di chi per l’Italia repubblicanaè morto…e non basta cippo omonumento a restituirgli purezzadi ideali e preghiera di postumo etardivo perdono.C’è una frase comune che in certesituazioni recita: i morti si rivolta-no nelle tombe. E io, a volte, lisento anche imprecare, quei poverigiovani inutili morti.

Uccia Paone

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I CONSIGLI DEL MEDICOrischio di carie: sintesi

• La considerevole prevalenza della carie nella popolazione infantile italianasuggerisce di considerare tutta la popolazione a rischio di carie.

• La fluoroprofilassi va consigliata a tutti i soggetti in età evolutiva che vivonoin aree con acqua a basso contenuto di fluoro (< 0,6 ppm).

• La somministrazione di fluoro per via sistemica è raccomandata per tutti i sog-getti dai 6 mesi ai 3 anni di età e costituisce l’unica forma di somministrazione.

• La somministrazione di fluoro attraverso l’uso di dentifricio a basso contenutodi fluoro (500 ppm) è raccomandata dai 3 ai 6 anni di età, 2 volte al giorno.Dopo i 6 anni, l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro 2volte al giorno è importante nella prevenzione della carie e può costituire l’u-nica forma di somministrazione.

• L’uso del succhiotto edulcorato e del biberon contenente bevande zuccherinedeve essere fortemente sconsigliato, soprattutto durante le ore notturne.

• L’assunzione di bevande e cibi contenenti carboidrati semplici è sconsigliatafuori dai pasti.

carie in età evolutiva: raccomandazioni

Gli zuccheri ingeriti con la dieta (intesi come carboidrati fermentabili) svolgono un ruolo fondamentale nel causa-re la carie.La frequente assunzione di carboidrati fermentabili durante l’arco della giornata produce ripetuti abbassamenti delvalore del pH della placca batterica che favorisce la demineralizzazione dei tessuti duri dentari portando alle carie.Quindi la frequenza di assunzione degli zuccheri deve essere ridotta e confinata ai pasti principali, dopo i quali devo-no essere lavati i denti.La relazione tra consumo di “zuccheri” e carie nei paesi industrializzati per lungo tempo è stata ritenuta virtualmentelineare: più una popolazione consumava “zuccheri”, più elevata era la prevalenza della patologia cariosa. Da quandoè stata introdotta la profilassi con fluoro la relazione sembra assumere una tendenza non più lineare anche in presen-za di elevati e crescenti consumi di zuccheri.

Prof. Giulio seganti

INGREDIENtI x 4 PERsoNE:320 gr di linguine; 20 pomodorini pachino; 3 cucchiai di pangrattato; 3 cuc-chiai di pecorino grattugiato, un cucchiaio di capperi sott'aceto; uno spic-chio d'aglio; un ciuffo di prezzemolo; un cucchiaio di origano secco; olioextravergine; sale-pepe

PREPARAZIONE:Sbucciare l'aglio, sgocciolare i capperi dal liquido di conservazione e trita-teli fini nel mixer con il prezzemolo pulito. Mescolate il trito aromatico inuna ciotola con il pecorino, il pangrattato, l'origano, 4 cucchiai d'olio e unpizzico di sale. Lavate i pomodorini, asciugateli e tagliateli a metà. Farcitelicon il composto aromatico preparato, disponeteli in una teglia unta con unfilo d'olio e cuoceteli in forno già caldo a 200° per 30 minuti circa. Toglietei pomodorini dal forno e frullatene metà nel mixer fino ad ottenere una salsa profumata. Lessate le linguine in acquabollente salata, scolatele al dente e conditele con la salsa e una macinata di pepe. Suddividetele nei piatti, completatecon i pomodorini gratinati rimasti e servite.

Antonella Cirino

LE RICETTE DELLA MASSAIALinguine ai pachini gratinati

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il 31 Luglio 2012

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NoN è La RIMaÈ con grande piacere cheho accolto, come attestatodi stima, l’invito dell’ami-co prof. re EnricoMattoccia a partecipare ailavori della commissionegiudicatrice, nell’ambitodel concorso di scritturacreativa, Premio “GocciaD’oro”, sezione ragazzi,anno 2012.Debbo dire che,con altret-tanto piacere, ho collabo-rato in un clima di serenoconfronto ai lavori di valu-tazione, esperienza questaper me nuova ed interes-

sante, e non solo sul piano strettamente professionale.Premesso che non è mai semplice “giudicare”, soprattutto quando è ingioco la sfera dei sentimenti, vorrei approfittare di questo spazio edito-riale per approfondire il discorso sul testo poetico o meglio sulla costru-zione del testo poetico, visto non come un inutile e sterile gioco di rime,ma come esercizio di libertà creativa, beninteso sempre sorretto da unsistema di norme.Non è la rima che fa la differenza! Nell’avvicinare i ragazzi al testo poetico è necessario infatti, secondome, seguire un percorso didattico che, forte dell’idea piagetiana (opera-zione diretta e inversa), consideri i due momenti della lettura e scritturacome interagenti, in un’ottica di circolarità fruizione-produzione. Educare alla poesia significa pertanto dare agli alunni strumenti di ana-lisi sia a livello di forma che di contenuto per poter, da una parte, “entra-re” nel testo (lettura approfondita e consapevole), e dall’altra giocarecon le parole, manipolare forme e strutture, operare transfert (musica –poesia; pittura – poesia; prosa - poesia); utilizzare figure di significato(similitudine – metafora – personificazione – sinestesia – metonimia) edi significante (anafora – onomatopea – assonanza – consonanza-rima).E l’incontro con la poesia vera a cui verranno avvicinati i ragazzi, conla consapevolezza che comunque si tratta sempre di un’opera polisemi-ca, ambigua,aperta in una struttura di segni chiusa, sarà sicuramente un

arricchimento, un modo perritrovarsi e soprattutto percogliere l’attimo fuggente, quelsenso di vago e di indefinito, diimmediato, magico e allusivoche fanno della lirica l’espres-sione più alta, insieme alla musi-ca, dell’animo umano. Non acaso Voltaire parlava di poesiacome “musica dell’anima”!

Marilù Del Prete