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La terraLa terra

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La CommediaLa Commedia

Pur continuando i modi caratteristici della Pur continuando i modi caratteristici della letteratura e dello stile medievali letteratura e dello stile medievali (ispirazione religiosa, fine morale, (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione linguaggio e stile basati sulla percezione visiva e immediata delle cose), il poema visiva e immediata delle cose), il poema tende a una rappresentazione ampia e tende a una rappresentazione ampia e drammatica della realtà, ben lontana dalla drammatica della realtà, ben lontana dalla spiritualità tipica del Medioevo, tesa a spiritualità tipica del Medioevo, tesa a cristallizzare la visione del reale.cristallizzare la visione del reale.

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L'INFERNOcanto XXXIV

Quando noi fummo fatti tanto avante,

ch'al mio maestro piacque di mostrarmi

la creatura ch'ebbe il bel sembiante,

d'innanzi mi si tolse e fé restarmi,

«Ecco Dite», dicendo, «ed ecco il loco

ove convien che di fortezza t'armi».

Com'io divenni allor gelato e fioco,

nol dimandar, lettor, ch'i' non lo scrivo,

però ch'ogne parlar sarebbe poco.

Io non mori' e non rimasi vivo:

pensa oggimai per te, s'hai fior d'ingegno, qual io divenni, d'uno e d'altro

privo.

Lo 'mperador del doloroso regno da mezzo 'l petto uscìa fuor de

la ghiaccia; e più con un gigante io mi

convegno,

che i giganti non fan con le sue braccia:

vedi oggimai quant'esser dee quel tutto

ch'a così fatta parte si confaccia.

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L'INFERNOcanto XXXIV

S'el fu sì bel com'elli è ora brutto,

e contra 'l suo fattore alzò le ciglia,

ben dee da lui proceder ogne lutto.

il brutto è se stesso e il suo contrario, ha nel suo grembo la contraddizione, perciò ha vita più ricca, più feconda di situazioni

drammatiche.

L'inferno è il regno del male, la morte dell'anima e il dominio della carne, il caos: esteticamente è il brutto.

Dicesi che il brutto non sia materia d'arte, e che l'arte sia rappresentazione del bello. Ma è arte tutto ciò che vive, e niente è nella natura che non possa esser nell'arte. Non è arte quello solo che ha forma difettiva o in sè contraddittoria, cioè l'informe o il deforme o il difforme: e perciò non è arte il confuso, l'incoerente, il dissonante, il manierato, il concettoso, l'allegorico, l'astratto, il generale, il particolare: tutto questo non è vivo, è abbozzo o aborto di artisti impotenti. L'altro, bello o brutto che si chiami in natura, esteticamente è sempre bello.

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L'INFERNOIL BRUTTO

Francesco de Sanctis

In natura il brutto è la materia abbandonata a' suoi istinti, senza freno di ragione: e ne nasce una vita che ripugna alla coscienza morale e al senso estetico. Alla sua vista il poeta vede negata la sua coscienza, negato se stesso, e perciò lo concepisce come brutto e gli dice: - Tu sei brutto. - Più il suo senso morale ed estetico è sviluppato, e più la sua impressione è gagliarda, più lo vede vivo e vero innanzi alla immaginazione. Perciò non pensa a palliarlo, e tanto meno ad abbellirlo, anzi lo pone in evidenza e lo ritrae co' suoi propri colori.

Il brutto è elemento necessario così nella natura, come nell'arte; perchè la vita è generata appunto da questa contraddizione tra il vero e il falso, il bene e il male, il bello e il brutto. Togliete la contraddizione, e la vita si cristallizza. Verità così palpabile che le immaginazioni primitive posero della vita due princìpi attivi, il bene e il male, l'amore e l'odio, Dio e il demonio; antagonismo che si sente in tutte le grandi concezioni poetiche. Perciò il brutto, così nella natura, come nell'arte, ci sta con lo stesso dritto che il bello, e spesso con maggiori effetti, per la contraddizione che scoppia nell'anima del poeta. Il bello non è che se stesso;

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L'INFERNOIL BRUTTO

Francesco de Sanctis

Non è dunque maraviglia che il brutto riesca spesso nell'arte più interessante e più poetico.

Mefistofele è più interessante di Fausto, e l'inferno è più poetico del paradiso.

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L'INFERNOcanto XXXIV

Ma la notte risurge, e oramai è da partir, ché tutto avem veduto».

Com'a lui piacque, il collo li avvinghiai;

ed el prese di tempo e loco poste, e quando l'ali fuoro aperte assai,

appigliò sé a le vellute coste; di vello in vello giù discese

poscia tra 'l folto pelo e le gelate croste.

Quando noi fummo là dove la coscia si volge,

a punto in sul grosso de l'anche,

lo duca, con fatica e con angoscia,

volse la testa ov'elli avea le zanche, zanche,

e aggrappossi al pel com'om che sale,

sì che 'n inferno i' credea tornar volse la testa ov'elli avea le anche.

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L'INFERNOcanto XXXIV

« Attienti ben, ché per cotaliscale», disse 'l maestro, ansando

com'uom lasso, « conviensi dipartir da tanto male».

Poi uscì fuor per lo fóro d'un sassoe puose me in su l'orlo a sedere; appresso porse a me l'accorto passo.

Io levai li occhi e credetti vedere Lucifero

com'io l'avea lasciato, e vidili le gambe in sù tenere;

e s'io divenni allora travagliato, lla gente grossa il pensi, che non vede qual è quel punto ch'io avea passato.

«Lèvati sù», disse 'l maestro, «in piede:

la via è lunga e 'l cammino è malvagio,

e già il sole a mezza terza riede».

Non era camminata di palagio là 'v'eravam, ma natural burellach'avea mal suolo e di lume disagio

«Prima ch'io de l'abisso mi divella, maestro mio», diss'io quando fui dritto, «a trarmi d'erro un poco mi favella:

ov'è la ghiaccia? e questi com'è fitto sì sottosopra? e come, in sì poc'ora, da sera a mane ha fatto il sol tragitto?».

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L'INFERNOcanto XXXIV

Ed elli a me: «Tu imagini ancorad'esser di là dal centro, ov'io mi

presi al pel del vermo reo che 'l mondo

fóra.

Di là fosti cotanto quant'io scesi;quand'io mi volsi, tu passasti 'l

punto al qual si traggon d'ogne parte i

pesi. E se' or sotto l'emisperio giunto ch'è contraposto a quel che la

gran secca coverchia, e sotto 'l cui colmo

consunto

fu l'uom che nacque e visse sanza pecca;

tu haï i piedi in su picciola spera

che l'altra faccia fa de la Giudecca.

Qui è da man, quando di là è sera;

e questi, che ne fé scala col pelo,

fitto è ancora sì come prim'era.

Da questa parte cadde giù dal cielo;

e la terra, che pria di qua si sporse,

per paura di lui fé del mar velo,

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L'INFERNOcanto XXXIV

e venne a l'emisperio nostro; e forse per fuggir lui lasciò qui

loco vòto quella ch'appar di qua, e sù

ricorse». Luogo è là giù da Belzebù remoto tanto quanto la tomba si

distende, che non per vista, ma per suono

è noto d'un ruscelletto che quivi

discende per la buca d'un sasso, ch'elli ha

roso, col corso ch'elli avvolge, e poco

pende.

Lo duca e io per quel cammino ascoso,

intrammo a ritornar nel chiaro mondo;

e sanza cura aver d'alcun riposo,

salimmo sù, el primo e io secondo,

tanto ch'i' vidi de le cose belle

che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.

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Il cocitoNel pozzo de' traditori la vita

scende di un grado più giù: l'uomo bestia diviene l'uomo ghiaccio, l'essere petrificato, il fossile. In questo regresso dell'inferno, in questo cammino a ritroso dell'umanità siamo giunti a quei formidabili inizi del genere umano, regno della materia stupida, vuota di spirito, il puro terrestre, rappresentato ne' giganti, figli della terra, nella loro lotta contro Giove

Francesco De Sanctis

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Lucifero

Lucifero è immenso e stupido carname, il gradino infimo nella scala de' demòni. Il gigantesco è la poesia della materia; ma qui, vuoto e inerte, è prosa. Tra' giganti e Lucifero stanno i dannati fitti nel ghiaccio. Le acque putride di Malebolge, ventate dalle enormi ali di Lucifero, si agghiacciano, s'indurano, diventano mare di vetro, di dentro a cui traspariscono come festuche i traditori contro i congiunti nella Caina, contro la patria nell'Antenora, contro gli amici nella Tolomea, e contro i benefattori nella Giudecca. La pena è una, ma graduata secondo il delitto. Il movimento si estingue a poco a poco, la vita si va petrificando, finchè cessa in tutto la lacrima, la parola e il moto. L'immagine più schietta di questo mondo cristallizzato è il teschio dell'arcivescovo Ruggieri, inanimato e immobile sotto i denti di Ugolino.

Francesco de Sanctis

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Il PurgatorioIl Purgatorio

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Il PurgatorioL’architettura del Purgatorio è molto più semplice di quella

dell’Inferno , perché nel Purgatorio ci sono sono quelli che hanno commesso uno dei 7 peccati capitali. I ladri , gli assassini, i fraudolenti e i traditori non hanno nessuna speranza di salvezza.

Il purgatorio è una montagna che sta nell’oceano disabitato che ricopre la metà meridionale, australe, della sfera terrestre. Ha la forma di un cono, però lassù non vi è una punta, ma una pianura.

Il Purgatorio è antipodo di Gerusalemme, cioè è posto nella sfera terrestre nel punto diametralmente opposto a Gerusaleme; tutto ill mondo dantesco si svolge intorno a una linea ideale, che, partendo, da sotto questa città, è per così dire l’asse intorno al quale si apre il grande imbuto infernale, raggiunge il centro della terra, risale nell’emisfero australe, costituisce l’asse interno della montagna del Purgatorio, per sboccare quindi nel centro del Paradiso terrestre. (BOSCO, Umberto Dante - il Purgatorio. 2.ed. Torino: ERI, 1967. p.8)

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Il Purgatorio

Ai piedi della montagna c’è una spiaggia. La parte inferiore del monte e la spiaggia costituiscono l’antipurgatorio. Il purgatorio comincia solo a una certa altezza della montagna.

Il purgatorio è diviso in sette gironi, in ognuno di essi si espia una dei sette vizi capitali in ordine decrescente di gravità. Il girone più lontano da Dio, ospita i superbi e l’ultimo i lussuriosi. I peccatori che possono avere speranza di salvezza sono: i superbi, gli invidiosi, gli iracondi, gli accidiosi, gli avari e i prodighi, i golosi e i lussuriosi.

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Il PurgatorioLo scrittore, accingendosi a

lavorare attorno al Purgatorio, ha da vari anni presente il quadro linguistico in cui dovrà essere calata la triplice materia della Commedia. Le idee espresse nel De vulgari eloquentia sono da un pezzo superate, ché egli ha trovato uno stile unico che comprende tutte e tre le possibilità enunciate nella trattatistica e insieme congloba l'elevatezza dello stile tragico, la fluidità narrativa del comico, l'asprezza realistica dell'elegiaco

PETROCCHI, G. Il Purgatorio di Dante. Milano: BUR saggistica, 1998.

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Il Purgatoriola seconda cantica è una lunga preparazione al

ritorno di Beatrice, ed è naturale che riaffiorino alla memoria poetica di Dante quelle tonalità formali che erano state al centro dell'esperienza verbale della Vita Nuova. Attraverso strappi, diversioni verso il recupero realistico, memorie della presente situazione d'Italia, incontri con amici e con poeti (è il Purgatorio la cantica dove più fitto vive il motivo del reincontro con gli amici della giovinezza e con i maestri del suo tirocinio letterario), tutta la cantica tende verso il ritorno di Beatrice, e ciò reca con sé echi delle occasioni poetiche più elevate della Vita Nuova, reminiscenze di alcune ballate dalla ondosa musicalità, di erranti fantasmi di sogni "cortesi" come nel sonetto Guido, i' vorrei, momenti di abbandono. (PETROCCHI, G. Il Purgatorio di Dante. Milano: BUR saggistica, 1998.)

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Il PurgatorioLE GOFF, J. La nascita del Purgatorio. Torino:Einaudi

La purgazione sulla montagna si compie in tre modi: con un castigo materiale (che mortifica le passioni e incita alla virtù); con la meditazione sul peccato da purgare e sulla virtù che ne è l’opposto (il Purgatorio contiene un trattato delle virtù e dei vizi), con la preghiera che purifica l’anima, la fortifica nella grazia di Dio e ne esprime la speranza. (LE GOFF, J. La nascita del Purgatorio. Torino:Einaudi, 1996.p.386)

Il principio che informa la ripartizione delle anime nei gironi è l’amore. Il fondamento comune di tutti i peccati è l’assenza dell’amor di Dio, cioè del bene... La montagna del Purgatorio restaura il vero amore, la scalata del Purgatorio è una risalita verso il bene. (387)

Tutta la logica di questo Purgatorio montano risiede nel progresso che si compie salendo: ad ogni passo l’anima progredisce, diventa più pura [e più leggera – e più rapida, al contrario di quelle che vanno nell’antipurgatorio]. (p.387)

Nel Purgatorio la giustizia divina (che fa soffrire le anime) si confonde con la misericordia e con la speranza di modo che attenua la sofferenza man mano che ci si eleva. (p.388)

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Il Purgatorio

• Antipurgatorio - Spiaggia, Anime appena sbarcate

• Antipurgatorio - ai piedi della montagna, Scomunicati

• Antipurgatorio - Balzo 1, Pentiti in punto di morte

• Antipurgatorio - Balzo 2, Morti di morte violenta

• Antipurgatorio - Valletta, Principi negligenti

• Antipurgatorio - Porta • Cornice I, Superbi • Cornice II, Invidiosi • Cornice III, Iracondi • Cornice IV, Accidiosi • Cornice V, Avari e Prodighi • Cornice VI, Golosi • Cornice VII, Lussuriosi • Paradiso Terrestre

Balzo = luogo scosceso, ripiano nel pendio di un monte

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Il Purgatorio

Ordinamento del Purgatorio

Dante ordina la struttura della montagna del Purgatorio partendo dall'affermazione evangelica che "Dio è amore" (Giovanni 4,8): nessuna creatura, di conseguenza, è senza amore, sia esso istintivo o motivato da una scelta. L'amore istintivo non può sbagliare oggetto, in quanto è come una bussola posta nel cuore dell'uomo per dirigerlo verso il proprio fine.L'amore motivato da una scelta, invece, può errare per eccessiva od insufficiente forza nel conseguire i propri obiettivi oppure per essersi volto ad un cattivo oggetto: da ciò si può dedurre che tale amore può essere, insieme, origine di ogni virtù e di ogni peccato. Poichè ogni creatura vuole naturalmente il proprio bene, nessuna creatura odia se stessa; e poichè ogni creatura non può odiare se stessa, nessuna creatura può odiare il suo creatore.

http://www.ladante.it/dantealighieri/hochfeiler/purgator/naviga/purg.htm

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Il Purgatoriocanto I

Per correr miglior acque alza le vele

omai la navicella del mio ingegno,che lascia dietro a sé mar sì

crudele;

e canterò di quel secondo regn dove l'umano spirito si purgae di salire al ciel diventa degno.

Ma qui la morta poesì resurga,o sante Muse, poi che vostro

sono; e qui Calïopè alquanto surga,

seguitando il mio canto con quel suon

di cui le Piche misere sentirolo colpo tal, che disperar

perdono.

Calïopè _- Le Figlie di Zeus e della ninfa Mnemosine, erano nell'Olimpo greco le divinità che sovraintendevano alle arti.Calliope, che già Esiodo riteneva la più nobile delle Muse, è l'ispiratrice e la protettrice della poesia in generale e della poesia epica ed elegiaca in particolare. Nei lessici medievali Dante poteva trovare anche il significato del nome: "dalla bella voce".

Piche misere - Le figlie di Pierio, re di Tessaglia, ebbero un giorno l'audacia di sfidare nel canto le Muse.Calliope, tuttavia, le vinse e per le fanciulle fu subito chiaro che alla sconfitta sarebbe seguita la punizione ("disperar perdono" Pg. I,12).La Musa, infatti, le tramutò in gazze (piche)

Da http://www.ladante.it/dantealighieri/hochfeiler/purgator/citati/c_muse.htm.

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Il Purgatoriocanto I

Dolce color d'orïental zaffiro,che s'accoglieva nel sereno

aspetto del mezzo, puro infino al primo

giro,

li occhi miei ricominciò diletto,tosto ch'io usci' fuor de l'aura

mortache m'avea contristati li occhi e 'l

petto.

Lo bel pianeto che d'amar confort

faceva tutto rider l'orïente,velando i Pesci ch'erano in sua

scorta.

mi volsi a man destra, e puosi mente      a l'altro polo,

e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch'a la prima

gente.

Goder pareva 'l ciel di lor fiammelle

oh settentrïonal vedovo sitopoi che privato se' di mirar quelle!

Com'io da loro sguardo fui partito, un poco me volgendo a l 'altro

polo,là onde 'l Carro già era sparito,

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Il Purgatoriocanto I

vidi presso di me un veglio solo,degno di tanta reverenza in vista,che più non dee a padre alcun

figliuolo.

Lunga la barba e di pel bianco mistaportava, a' suoi capelli simigliante,de' quai cadeva al petto doppia lista

Li raggi de le quattro luci santefregiavan sì la sua faccia di lume,ch'i' 'l vedea come 'l sol fosse

davante.

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Il Purgatoriocanto I

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Il Purgatoriocanto I

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Il Purgatoriocanto I

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