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annales ordinis equestris sancti sepulcHri hierosolymitani la croce di gerusalemme 2018-2019 Con i cristiani di Terra Santa per l’incontro e la pace

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annales ordinis equestris sancti sepulcHri hierosolymitani

la crocedi gerusalemme

2018-2019

Con i cristianidi Terra Santaper l’incontro

e la pace

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la crocedi gerusalemme

DirettoreAlfredo Bastianelli

Co-direttore e CaporedattoreFrançois Vayne

Redattrice e Coordinatrice delle edizioniElena Dini

Con la collaborazione degli autori citati in ciascun articolo, del Patriarcato Latino diGerusalemme, dei Luogotenenti o dei loro delegati delle Luogotenenze corrispondenti

TraduttriciChelo Feral, Christine Keinath, Emer McCarthy Cabrera, Vanessa Santoni,

Solène Tadié

LayoutTipografia Giuseppe Esposito - Roma

Documentazione fotograficaArchivio del Gran Magistero, Archivio de L’Osservatore Romano, Archivio del

Patriarcato Latino di Gerusalemme, Archivi delle Luogotenenze indicate, PhilippeCabidoche, Cristian Gennari, Claudio Maina, e altri collaboratori indicati nelle didascalie

In copertinaUn Cavaliere australiano il giorno della sua Investitura: l’Ordine del Santo Sepolcro attiranumerosi giovani cristiani che qui trovano una famiglia spirituale con la quale camminare

verso la santità (foto Giovanni Portelli)

Edito daGran Magistero dell’Ordine Equestredel Santo Sepolcro di Gerusalemme

00120 Città del VaticanoTel. +39 06 69892901Fax +39 06 69892930

E-mail: [email protected]

Copyright © OESSH

00120 Città del Vaticano

annales ordinis equestris sancti sepulcHri hierosolymitani

2018-2019

@[email protected]

Governatore Generale dell’Ordine Equestredel Santo Sepolcro di Gerusalemme

Leonardo Visconti di Modrone

Gran Maestro dell’Ordine Equestredel Santo Sepolcro di Gerusalemme

Cardinale Edwin O’Brien

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E D I T O R I A L E

Un sostegno concretoalla Chiesa che è in Terra Santa

Negli ultimi anni, il GranMagistero ha compiutograndi passi avanti

nell’informare i cattolici – e non solo– sugli sforzi di numerosissimimembri del nostro Ordine persostenere la Chiesa in Terra Santa nelcompito di offrire assistenzaspirituale, materiale e umanitaria aduna popolazione, cristiana e non,estremamente bisognosa.

Ecco una breve sintesi di alcunifatti:

● L’Ordine sostiene una rete diuna quarantina di scuole inTerra Santa nelle quali cristianie musulmani studiano eimparano a vivere insieme.

● L’Ordine viene in soccorso difamiglie bisognose, soprattuttoin Palestina, a fianco della Caritas.

● L’Ordine si impegna per aiutare i migranti e i lavoratori stranieri in Israele eGiordania.

● L’Ordine contribuisce alle attività pastorali e catechetiche della diocesi diGerusalemme.

La presente edizione annuale 2018-2019 de La Croce di Gerusalemme dimostraampiamente l’impegno del nostro Ufficio Comunicazione per permettere alle nostrevarie Luogotenenze e Delegazioni Magistrali in continua espansione di crescerenell’interazione, raccontando le proprie storie a nome di una terra biblica troppospesso ignorata o travisata dai mass media di tutto il mondo.

Qual è la ragione di questo messaggio? Serve ad incoraggiarvi – mentre leggete le mie parole – a fare ilpossibile per condividere La Croce di Gerusalemme con i tanti fedeli cattolici e altre persone di buonavolontà che ignorano l’Ordine, oppure hanno un’impressione sbagliata su di noi, solitamente non per colpaloro, ma a volte per una nostra mancanza nel far conoscere la nostra missione.

È triste dire che persino membri attivi dell’Ordine potrebbero non avere l’opportunità di leggere lepagine che seguono. Spero che gli sforzi profusi a livello di comunicazione avranno un effetto in ciascunaLuogotenenza e gruppo locale.

Questo non è un esercizio autocelebrativo ma un’autentica evangelizzazione volta a diffondere la lietanotizia degli ampi risultati della grazia divina all’opera nella Chiesa.

Edwin Cardinale O’Brien

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Il Gran Maestrodell’Ordine in visitanel febbraio del 2019all’Hogar Niño Dios diBetlemme, una dellerealtà che i Cavalieri eDame accompagnanocon il loro sostegnomateriale e fraterno eche accoglie bambinidisabili eabbandonati.

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2 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

L’ORDINE ALL’UNISONODELLA CHIESA UNIVERSALE

«Il flusso dei pellegrini cristianiaumenta in Terra Santa»Intervista esclusivacon Mons. Leopoldo Girelli

GLI ATTI DEL GRAN MAGISTERO

La missione dei Luogotenentidell’Ordine al centro dei lavori dellaConsulta 2018

Il Papa ai membri della Consulta:«In Vaticano siete a casa vostra»

Saluto del Gran Maestro all’indirizzodel Santo Padre in occasione dellaConsulta 2018

La Congregazione per le ChieseOrientali e l’Ordine del SantoSepolcro: una collaborazione feconda

L’oratorio ExsulteT ispiratoal Santo Sepolcro

Pregare con il Gran Maestro

L’ORDINEE LA TERRA SANTA

Come vivono i giovani di Terra Santa?Intervista con Mons. Pierbattista Pizzaballa

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21SOMMARIO

«Che tutti siamo uno»La preghiera di San Paolo VIal Santo Sepolcro

Il ruolo dei sacerdoti nell’Ordine

130 anni di presenza delle Damenell’Ordine

Approfondimento sulle riproduzionidell’Edicola del Santo Sepolcroin Occidente

Da nemico a fratello: festeggiandogli 800 anni dell’incontrofra San Francesco e il Sultano

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LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019 3

33 Alcuni progetti portati avantiin Terra Santa

Cattolici di espressione ebraicae migranti: l’azione pastoraledel Patriarcato

Insegnare e trasmettere il gustodella BibbiaA colloquio con Padre Jean-Jacques Pérennès

Il sostegno alle scuole del PatriarcatoLatino di Gerusalemme: una prioritàper l’Ordine

Il pellegrinaggio, un camminoecclesiale

LA VITANELLE LUOGOTENENZE

Eco dei grandi appuntamentidell’Ordine in America e Australia

Favorire lacomunione fra tutticoloro che amanola Terra Santa

Avevamo informato i lettori riguardo adun cambiamento per la rivista annualedell’Ordine: oramai le nostre pagine

non sono più semplicemente dedicate araccontare ciò che abbiamo vissuto, maaprono la strada del futuro. Pertanto, nelpresente numero de LaCroce di Gerusalemme,è possibile scoprire labellezza del camminodi santità intrapresodai membridell’Ordine, nonchéprepararsi a vivere ilpellegrinaggio inTerra Santa,incontrando lediverse realtàumane che lìesistono.

Spero che questo numero – corposo ericcamente illustrato – troverà ampiadiffusione, come richiesto dal Gran Maestro,e incoraggio Cavalieri e Dame a servirseneper far conoscere la loro vocazione in tutti gliambienti e ambiti, affinché la nostra famigliaspirituale continui a crescere.

L’Ufficio Comunicazione del GranMagistero si occupa anche di unapubblicazione trimestrale in cinque lingueche racconta la vita dell’Ordine a ritmostagionale, alla quale ognuno può abbonarsiattraverso il sito www.oessh.va. La rivistaannuale è complementare alla suddettapubblicazione.

Il principale obiettivo dei nostri mezzi dicomunicazione consiste nel favorire lacomunione tra di noi – membri dell’Ordine –e tutti coloro che amano la Terra Santa.

Alfredo BastianelliCancelliere dell’Ordine

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47 annales ordinis equestris sancti sepulcHri hierosolymitani

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2018-2019

Con i cristianidi Terra Santaper l’incontroe la pace

Il Gran Maestro ha visitato i membridell’Ordine in Oceania

Chiamati alla santità nella vitaquotidiana

La spiritualità al cuore della vitadelle Luogotenenze: l’esempiodella Francia

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4 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

Monsignor Leopol-do Girelli, ad unanno dall’inizio

del suo incarico in TerraSanta, dove i problemi so-no purtroppo numerosi,quali sono le ragioni dellavostra speranza e le buonenotizie che desiderate con-dividere?Nell’anno trascorso dal

mio arrivo in Terra Santa, il27 novembre 2017, la situa-zione nella regione del MedioOriente si è sviluppata in mo-do difforme, presentando unacerta stabilità in Iraq, ma unpersistente conflitto in Siria ela crescente tensione tra Israe-le e Iran. Inoltre, il trasferi-mento dell’Ambasciata statu-nitense a Gerusalemme ha co-stituito un ulteriore ostacoloal processo di pace nella re-gione e in particolare nei rap-porti tra Palestina e Stati Uni-ti. Sono ritornati gli scontri alconfine tra Gaza e Israele,con numerose vittime, seguiti

Intervista esclusivacon Mons. LeopoldoGirelli, NunzioApostolico inIsraele e DelegatoApostolico aGerusalemme e inPalestina

«Il flusso dei pellegrini cristianiaumenta in Terra Santa»

L’ORDINE ALL’UNISONODELLA CHIESA UNIVERSALE

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LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019 5

da periodi di tregua precaria. L’Amministrazionestatunitense del presidente Donald Trump sta ridu-cendo considerevolmente gli aiuti ai Palestinesi,mentre la Palestina appare sempre più isolata an-che dai Paesi arabi del Golfo.

In tale contesto, mi sento di dire che sono assaipoche e deboli le ragioni obiettive di speranza. Nelcontempo, a motivo di questa situazione di grandeincertezza, si può pensare che nuovi sviluppi possa-no accadere, auspicabilmente verso un assetto piùstabile e pacifico per la Terra Santa e per l’intera re-gione. La Santa Sede continua a sostenere la neces-sità del dialogo e quindi dellaripresa dei negoziati tra Israe-le e Palestina. Papa France-sco ha ribadito che: «Soltantouna soluzione negoziata traIsraeliani e Palestinesi, volutafermamente e promossa dallaComunità Internazionale, po-trà condurre ad una pace sta-

bile e duratura e garantire la coesistenza di due Sta-ti per due Popoli».

Credo che i leaders dei due Paesi dovrebberoadottare un orientamento più pragmatico per rag-giungere l’auspicato risultato. Insomma, le speran-ze rimangono tali, così come si resta in attesa dibuone notizie.

Tuttavia, personalmente, ho motivo di rallegrar-mi per come sono stato accolto dalla Chiesa cheè in Terra Santa e dai Governi Israeliano e Palesti-nese in qualità di Rappresentante Pontificio. Hoconstatato rispetto e apprezzamento per le posizio-ni della Santa Sede circa Gerusalemme e la questio-ne palestinese, così come stima e considerazioneper la dedizione del Santo Padre alla causa dellapace nella regione e nel mondo. Un altro aspettopositivo ritengo sia il flusso dei pellegrini cristianiche, nonostante tutto, non è diminuito durantequest’anno, anzi ha registrato un aumento, speciedall’Asia, a riprova che i luoghi santi rappresentanouna meta desiderata e il pellegrinaggio una profon-

Mons. LeopoldoGirelli, NunzioApostolico in Israelee DelegatoApostolico aGerusalemme e inPalestina, inpreghiera nellabasilica del SantoSepolcro.

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da esperienza di fede sia per comunità ecclesialiche per singoli credenti.

Riguardo alla situazione della Chiesa Cattolicain Terra Santa, può parlarci delle grandi que-stioni che sta affrontando, dell’avanzamentodei negoziati, in particolare riguardo all’accor-do fra Israele e la Santa Sede?La Cristianità sta sostenendo lo sforzo di con-

servare la sua presenza in Terra Santa minacciata daun declino causato da molteplici ragioni, di caratte-re politico, economico ed anche religioso. In talecontesto, la Chiesa Cattolica ha messo in atto varieiniziative a favore dei cristiani. La Santa Sede, inparticolare, ha negoziato con lo Stato d’Israele econ lo Stato di Palestina accordi che contribuisca-no a garantire condizioni di stabilità per le istituzio-ni ecclesiali e religiose nei mutamenti storici che so-no sopravvenuti inTerra Santa in questiultimi 70 anni. L’epi-sodio noto della chiu-sura della basilica delSanto Sepolcro, nelfebbraio scorso, è sta-to un ulteriore segna-le dell’opportunità,per la Chiesa Cattoli-ca, di giungere prestoalla stipula dell’Ac-cordo su materie eco-nomiche e fiscali traSanta Sede e Israele.Nel novembre 2016,tale negoziato bilate-rale è stato ripreso.

Una legge votata di recente in Israele, sullo Sta-to-nazione del popolo ebraico, ha provocato ac-cese reazioni, in particolare da parte del Pa-triarcato Latino di Gerusalemme. Qual è la suaopinione a questo proposito in quanto rappre-sentante della Santa Sede in questo Paese?Effettivamente, la nuova legge sulla Nazione ha

suscitato e sta tuttora suscitando notevoli reazioni.Come rappresentante pontificio non intendo entra-re nel merito, trattandosi di una legge votata dallaKnesset, che è l’organo dello Stato eletto democra-ticamente, rappresentativo del popolo e deputato a

legiferare. È piuttosto la voce della Chiesa localeche ha il diritto e il dovere di pronunciarsi, comedel resto ha fatto mediante la dichiarazione del Pa-triarcato Latino. In essa, la nuova legge è descrittacome «esclusiva piuttosto che inclusiva, disputatapiuttosto che consensuale, politicizzata piuttostoche radicata nelle norme fondamentali, accettate datutta la popolazione». Inoltre, vi si afferma che «icittadini cristiani d’Israele condividono le medesi-me preoccupazioni delle altre comunità non-ebrai-che e si appellano a tutti i cittadini dello Statod’Israele, che credono nel concetto fondamentaledell’uguaglianza tra i cittadini della medesima na-zione, di esprimere le loro riserve nei riguardi diquesta legge».

Lei incontra regolarmente i cattolici di TerraSanta, in Palestina e in Israele. Quali sono le

caratteristiche diqueste diverse co-munità e quali con-sidera le priorità dicui tenere conto nelsostegno a loro indi-rizzato?

I cattolici di ritolatino in Israele e Palestina si configu-rano come due co-munità distinte perle loro differenti lin-gue, ebraico e arabo,e per la loro compo-sizione etnica, ma fa-centi parte della me-

desima realtà ecclesiale che è il Patriarcato Latino.In Palestina le parrocchie sono ancora molteplici.Da decenni stanno subendo una diminuzione di fe-deli, specialmente giovani, che emigrano in cerca dimigliori condizioni di vita, a motivo dell’insicurezzache regna in questa regione. Facendo visita alle par-rocchie, per portare loro il sostegno e la benedizio-ne del Santo Padre, vi ho rilevato senso di apparte-nenza e desiderio di affermare l’identità cristiana.Si registrano istituzioni caritative e sociali radicate,come la Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli e gliScouts, e istituzioni religiose, come la Legione diMaria, di lunga data. Vi sono le scuole parrocchialiche svolgono un importante compito educativo e

6 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

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costituiscono unafonte di dialogo e dipace nella società.Tuttavia, esse si tro-vano nella difficoltàeconomica e in quelladi mantenere l’identi-tà cattolica, nell’acco-gliere alunni musul-mani, per la decresci-ta di quelli cattolici.Il clero è dedito pa-storalmente, rispetta-to dai fedeli e condi-vide il destino del po-polo palestinese.

La Chiesa Cattoli-ca che è in Palestinariceve sostegno eco-nomico dalla Chiesa universale, senza il quale sa-rebbe difficile perdurare e svolgere le attività reli-giose, educative e sociali che sono essenziali alla vi-ta ecclesiale. Al contempo, occorre promuovere neifedeli il senso della responsabilità e della partecipa-zione per una migliore consapevolezza e un mag-giore impegno nel contribuire alla vita della comu-nità ecclesiale.

In Israele, la Chiesa Cattolica di rito latino, oltrea varie parrocchie in lingua araba, è presente conuna comunità in lingua ebraica la quale è piuttostocomposita ed anche variabile, poiché vi fanno partemolti migranti di diverse provenienze. Pastoral-mente e socialmente appare vivace, nonché in cre-scita. Si può dire che essa è una realtà altamentesimbolica, rappresentando la Chiesa di Cristo al-l’interno del Suo popolo.

Le comunità cattoliche di rito melkita, maroni-ta, greco-cattolico, siro-cattolico e armeno esistentiin Israele e in Palestina affrontano anch’esse la sfi-da della contrazione del numero dei fedeli e delclero nonché della scarsità delle risorse. Esse espri-mono la ricchezza di fede, di liturgia, d’identitàdell’Oriente cristiano che va tutelata. Inoltre, fa-cendo parte della Chiesa Cattolica come tale, essesono fedeli al Santo Padre e attestano l’universalitàdella Chiesa di Cristo, non solo geograficamentebensì anche in termini temporali, riportandosi alleorigini della Chiesa che in Terra Santa è presente inmodo peculiare con vari riti, di pari dignità.

Cosa può dire relativa-mente all’Ordine delSanto Sepolcro, all’at-tualità della sua missio-ne e al suo ruolo a fron-te delle sfide che gli abi-tanti della Terra Santadevono affrontare?Conosco da tempo l’Or-

dine del Santo Sepolcro edora nella mia missione in

Terra Santa sono testimone diretto della sua ammi-revole opera nel sostenere la presenza cristiana neiterritori dove è vissuto, morto e risorto il Figlio diDio, fatto uomo. Durante l’anno trascorso, ho in-contrato in due occasioni il Governatore Generaledell’Ordine, l’Ambasciatore Leonardo Visconti diModrone, al quale ho voluto esprimere la mia sen-tita riconoscenza per il generoso aiuto e la ferventetestimonianza di solidarietà cristiana dei Cavalieri edelle Dame verso la Chiesa che è in Terra Santa. Lasalvaguardia della presenza cristiana, quale missio-ne dell’Ordine, si attua promuovendo la coesisten-za di popoli, culture e fedi la quale ha nell’educa-zione il suo fulcro vitale. Il sostegno alle scuole cat-toliche e alle attività educative costituisce una prio-rità nello stare accanto ai cristiani della Terra Santache affrontano ogni giorno le sfide di costruire lapace e di testimoniare la fede cristiana.

Intervista a cura di François Vayne

LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019 7

Mons. Girelliaccogliendo aGerusalemme nelfebbraio del 2019 ilcardinale O’Brien,Gran Maestro, ilGovernatore GeneraleVisconti di Modrone, ilCancelliere Bastianellie Mons. Frezza,Cerimonieredell’Ordine.

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Fratelli e Figli, si sveglino adesso le nostrementi, si rischiarino le nostre coscienze e sitendano tutte le forze dello spirito sotto lo

sguardo illuminante del Cristo. Prendiamo coscien-za con sincero dolore di tutti i nostri peccati, deipeccati dei nostri padri, di quelli della storia passa-ta, prendiamo coscienza di quelli del nostro tempo,del mondo in cui viviamo. E perché il nostro dolorenon sia né vile, né temerario, ma umile; perché nonsia disperato, ma confidente; perché non sia inerte,ma orante; si unisca a quello di Gesù Cristo nostro

Signore, fino alla morte pa-ziente, e fino alla Croce ob-bediente, e rievocando la Suamemoria commovente implo-riamo la Sua misericordia checi salva.

Ti adoriamo, o Cristo, eTi benediciamo, perché conla Tua santa Croce hai reden-to il mondo. Qui, dove Tu, oSignore Gesù, l’innocente, seistato accusato; il giusto, seistato giudicato; il santo, seistato condannato; Tu, Figlio

8 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

La preghiera di San Paolo VI al Santo Sepolcro

«Che tutti siamo uno»

San Paolo VI durante il suostorico pellegrinaggio in TerraSanta nel gennaio del 1964.

Nella pagina successiva:ritratto di Paolo VI,canonizzato da PapaFrancesco il 14 ottobre 2018.

Paolo VI – canonizzato il 14 ottobre 2018– fu il primo Papa, dopo San Pietro, a

recarsi a Gerusalemme e in Terra Santa.Ciò accadeva 55 anni fa. In comunionecon il nuovo Santo, possiamo unire la

nostra preghiera a quella che Egli recitòdavanti al Santo Sepolcro, il 4 gennaio

1964, sintetizzata qui con alcuni estrattidi grande spessore, che ci viene proposto

d’interiorizzare:

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dell’uomo, sei stato tormen-tato, crocifisso e messo amorte; Tu, Figlio di Dio, seistato bestemmiato, deriso erinnegato; Tu, la luce, haiconosciuto le tenebre; Tu, ilRe, sei stato innalzato suuna Croce; Tu, la Vita, haisubito la morte e Tu, morto,sei risorto alla vita. Noi ci ri-cordiamo di Te, o SignoreGesù. Noi Ti adoriamo, oSignore Gesù. Noi T’invo-chiamo, o Signore Gesù.

Qui, o Signore Gesù, laTua Passione è stata oblazio-ne (Is 53,7) prevista, accetta-ta, voluta, è stata sacrificio:Tu ne fosti la Vittima, Tu, ilSacerdote. Qui la Tua mortefu l’espressione, la misuradel peccato umano, fu l’olo-causto del più alto eroismo,fu il prezzo offerto alla giu-stizia divina, fu la prova delsupremo amore. Qui fu ilduello tra la vita e la morte.Qui Tu fosti il vincitore, oCristo, per noi morto e poirisorto.

Dio santo, Dio forte, Diosanto e immortale, abbi pie-tà di noi!

Siamo qui, o Signore Gesù, siamo venuti come icolpevoli ritornano sul luogo del loro delitto, siamovenuti come colui che Ti ha seguito ma che Ti haanche tradito; tante volte fedeli e tante volte infede-li; siamo venuti per riconoscere il misterioso rap-porto fra i nostri peccati e la Tua passione, l’operanostra e l’opera Tua; siamo venuti per batterci ilpetto, per chiederTi perdono, per implorare la Tuamisericordia, siamo venuti perché sappiamo che Tupuoi, che Tu vuoi perdonarci; perché Tu hai espia-to per noi, Tu sei la nostra redenzione e la nostrasperanza. Agnello di Dio, Tu che togli i peccati delmondo, perdonaci, o Signore; Agnello di Dio, chetogli i peccati del mondo, ascolta la nostra voce, oSignore; Agnello di Dio, che togli i peccati delmondo, abbi pietà di noi, o Signore.

Signore Gesù, nostro Redentore, ravviva in noiil desiderio e la fiducia nel Tuo perdono, rinfrancala nostra volontà di conversione e di fedeltà, faccigustare la certezza e anche la dolcezza della Tua mi-sericordia. Signore Gesù, Redentore e Maestro no-stro, donaci la forza di perdonare gli altri, affinchéanche noi possiamo essere da Te veramente perdo-nati. Signore Gesù, Redentore e Pastore nostro,metti in noi la capacità di amare come Tu vuoi cheamiamo – seguendo il Tuo esempio e con la Tuagrazia – Te e quanti in Te sono nostri fratelli.

Signore Gesù, nostro Redentore e nostra Pace,che ci hai fatto conoscere il Tuo ultimo desiderio:«che tutti siano uno», esaudisci questo desiderioche noi facciamo nostro e diventa qui nostra pre-ghiera: «Che tutti siamo uno».

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Prima della mia Investitura nel 2017, pensavoche l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro fosse

soltanto un’onorificenza che si riceveva per averefatto qualcosa di veramente lodevole nei riguardidel proprio vescovo o della diocesi. Ebbene, neidue anni come membro dell’Ordine e in veste disacerdote segretario del Gran Maestro ho capitoche mi sbagliavo di grosso! Essere un sacerdotedell’Ordine non rappresenta semplicemente un ti-tolo onorifico, ma richiede un ruolo attivo e un im-pegno totale.

Il mio percorso all’interno dell’Ordine iniziaprima della nomina a Ro-ma. Quando ero sacerdotenegli Stati Uniti, ho creatoun gruppo parrocchialeper ragazzi (dai 13 ai 18anni), allo scopo di inco-raggiarli a essere dei giova-ni cattolici forti e fedeli. Ilprogramma aveva le sue ra-dici nell’ambito degli Ordi-

ni cavallereschi e sichiamava “Cavalieridel Tempio Santo”.Numerosi aspetti del-l’antica cavalleria nesono stati la colonnaportante: forza di ca-rattere, fedeltà a Dioe alla Chiesa, prontadifesa della fede e de-gli oppressi. In segui-to, nel 2015, siamo ri-

masti tutti atterriti dalla notizia della decapitazioneda parte dell’ISIS (Daesh) di circa 30 cristiani coptisu una spiaggia libica. Poco dopo, seguendol’esempio di un amico sacerdote, ho dato avvio alla“Campagna del nastro arancione” nella mia parroc-chia, invitando le persone a portare un tale nastroper attirare l’attenzione sulla piaga dei cristiani per-seguitati nel mondo. Naturalmente, sapevamo giàdi altre persecuzioni contro i cristiani, ma quell’epi-sodio ha rappresentato per me un punto di svolta,spingendomi a una preghiera di sostegno più attivae specifica verso i nostri fratelli e sorelle oppressi.

Venendo a Roma e iniziando a lavorare perl’Ordine, mi sono presto reso conto del fatto che i

cristiani di Terra Santa soffrono anch’es-si considerevolmente, a causa di tipi di-versi di persecuzioni e prove. Questa èla missione del nostro Ordine: sostenerlie incoraggiarli con preghiere e sacrificieconomici.

Proprio come il mio cammino è co-minciato con un risveglio spirituale, nel-la stessa maniera inizia l’adesione all’Or-dine. La nostra missione principale con-siste nella santificazione e nel curare lavita spirituale: la chiamata universale allasantità. L’appartenenza all’Ordine esigeda ciascuno di noi una grande diligenzanella vita di fede: la celebrazione dei sa-cramenti, la preghiera personale, la par-tecipazione alla vita parrocchiale e dio-

10 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

«Il mio percorso all’interno dell’Ordine»Testimonianza di Padre John Bateman,

segretario del cardinale Edwin O’Brien,per La Croce di Gerusalemme

IL RUOLO DEI SACERDOTI NELL’ORDINE

Padre John Bateman(a sinistra) ha trovatoinsieme ai membridell’Ordine lapossibilità disostenereconcretamente espiritualmente icristiani di TerraSanta provati dalleloro condizioni di vita.

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cesana, nonché la lettura spirituale, per approfon-dire la nostra conoscenza e comprensione della ric-chezza e della bellezza della fede cattolica. Tuttociò dovrebbe motivare e incoraggiare le nostre atti-vità, come pure una sentita partecipazione all’im-portante missione dell’Ordine.

In quanto sacerdote membro dell’Ordine, lamia consacrazione al servizio della Chiesa ha unagrande importanza per la mia vita di Cavaliere. Ol-tre a lavorare, come dice San Paolo, per la mia sal-vezza «con timore e tremore», sono altresì chiama-to ad aiutare i fratelli e sorelle nella loro vita spiri-tuale. All’interno dell’Ordine ciò significa che pon-go volontariamente e volentieri il ministero di sa-cerdote al servizio di Dame e Cavalieri: dando lorol’opportunità di celebrare i Sacramenti (in partico-lare l’Eucarestia e la Confessione), offrendo ritirispirituali e presentazioni su temi spirituali di parti-colare interesse, fornendo occasioni per svolgereruoli attivi in parrocchia e nella diocesi, invitandogli altri a conoscere meglio l’Ordine e considerarela possibilità di diventarne membri.

Come molto spesso accade nella vita di un sa-

cerdote, scopro che attraverso il mio ministero a fa-vore dei membri dell’Ordine, mi arricchisco e mirinforzo nella fede e nell’impegno verso la Chiesa everso il nostro Ordine. Lavorando con numerosiLuogotenenti e Delegati Magistrali, Gran Priori ereligiosi, Dame e Cavalieri, ho trovato moltepliciopportunità per aiutare i fratelli e le sorelle a con-solidare il loro impegno verso la fede e l’Ordinestesso. Così facendo, intensifico la mia devozionenell’insegnamento e nella proclamazione della no-stra bella fede cattolica, nonché lo zelo nel lavoro(nella mia vita spirituale e personale, così come neimiei sacrifici economici) in difesa dei fratelli e so-relle perseguitati in Terra Santa.

Ho capito che – a prescindere da persecuzioni,prove, ostacoli, scandali o controversie – la nostrafede e il nostro Ordine poggiano su basi solide,poiché siamo radicati in Gesù, radicati nella SuaTerra Santa. Il legame che nutro con i fratelli e so-relle dell’Ordine – nonché con i fratelli e sorelle inTerra Santa e tutti i cristiani perseguitati nel mondo– è stato fonte di incoraggiamento e crescita nellamia vita di cristiano.

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Una comunità in cui vivere la fraternitàDopo essere entrato nell’Ordine nel 2015, ho sem-

pre partecipato agli Incontri Annuali: sono riu-nioni arricchite dalle magnifiche celebrazioni liturgi-che per le Promozioni e le Investiture dei nuovi mem-bri. Mi sento ispirato dal dedicare tempo e risorse allaperfetta preparazione di tali cerimonie, nello spiritodel Concilio Vaticano II. Ho regolarmente preso parteal Rosario del primo lunedì del mese nell’area diPhoenix, nonché alle ‘giornate di rinnovamento’ perl’Esaltazione della Santa Croce, la Quaresima e le riu-nioni di metà anno. Ho partecipato ad incontri collet-tivi dei membri dell’Ordine provenienti da Tucson ePhoenix.

Sostengo la Luogotenenza spiritualmente con lamia presenza e condividendo la spiritualità della SantaCroce propria del mio ordine religioso. Sono ancheattento a costruire uno spirito di comunità fra i mem-bri dell’Ordine, come parte della nostra identità con-divisa. Durante l’anno, i Crocigeri ospitano un paio di

Sebbene abbia ricevuto l’Investiturasoltanto nel 2015, Tom Enneking, Prioreconventuale dei Padri e Fratelli Crocigeri

(Ordine della Santa Croce) negli StatiUniti, ha già fornito un contributo

sostanziale alla Luogotenenza USAWestern. Negli ultimi tre anni, ha

predicato il ritiro dell’Incontro Annualedella Luogotenenza e partecipa

periodicamente al Rosario del primo lunedìdel mese nell’area di Phoenix, nonché alle

numerose cerimonie dell’Ordine. PadreTom pubblica riflessioni sul sito internet

della Luogotenenza e si rende disponibileper amministrare il sacramento dellaRiconciliazione durante gli Incontri

Annuali. Scopriamo qualcosa di più inmerito alla sua esperienza come Cavaliere

Cappellano nell’Ordine.

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12 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

rosari del primo lunedì delmese.

Attendo con impazienzal’incontro con i membri inoccasione di questi lunedì,quando i miei impegni lopermettono: vi è gioia nel ri-vedersi tutti quanti, salutarsigiovialmente e trascorrere iltempo recitando il rosarioper i fratelli e sorelle cristiani in Terra Santa. Dopola preghiera, è abitudine del gruppo uscire a cenainsieme, rinsaldando i legami di fraternità. Tali ra-duni sono contraddistinti da spirito di cordialità esincero apprezzamento reciproco, oltre che dallagioia e dalla speranza radicate nella nostra fede.

Supporto e incoraggio la missione dell’Ordine

nel sostenere i cristiani in Terra Santa, offrendo re-golarmente la mia preghiera. Nel giugno del 2018ho condotto un gruppo organizzato dall’Ordine inpellegrinaggio in Terra Santa come direttore spiri-tuale. Questi pellegrinaggi forniscono l’opportunitàai membri di vivere in prima persona la realtà deiLuoghi Santi e delle persone che lì vivono, favoren-do un senso di solidarietà con le sfide affrontate inloco dai nostri fratelli e sorelle cristiani.

Il rapporto con i membri dell’Ordine ha accre-sciuto in me consapevolezza e preoccupazione per icristiani in Terra Santa. La spiritualità del Sepolcrovuoto arricchisce la spiritualità della Croce dei Cro-cigeri, poiché simboleggia l’amore di Dio in Gesùche dà la vita per noi e la nuova esistenza che Diopuò far nascere dalla sofferenza, dal dolore e dallamorte.

PETER ALLMAIERparroco della cattedraledi Klagenfurt, Austria

L’Ordine haper me una

grande impor-tanza perché sitratta di unacomunità dovemi sento a ca-sa, una comu-nità di persone che posso accompa-gnare nella fede e, ancora di più,che accompagnano me nella mia fe-de.

CLEMENS ABRAHAMOWICZparroco a Baden-Wr. Neustadt, arcidiocesi di Vienna

Ero in contatto con alcuni amici della parroc-chia che erano Cavalieri o Dame dell’Ordi-

ne e che avevano a volte bisogno di qualcosa.Un giorno si sono avvicinati per chiedermi senon volessi anch’io diventare un Cavaliere del-l’Ordine. Ho preso del tempo per riflettere suquesta proposta: perché non vivere con que-sta comunità piuttosto che solo di fronte ad es-sa? Mi sono interrogato profondamente e ho scoperto in manierapositiva quanto questa comunità fosse centrata in Cristo e a chepunto l’evento della Passione di Gesù – il Triduo pasquale – fosseoggetto della loro contemplazione e si trovasse al centro di ogniazione.

Il pellegrinaggio inTerra Santa è unmomento centralenella vita deimembri dell’Ordineperché esprime lasolidarietà dellaChiesa universaleverso la ChiesaMadre che è aGerusalemme.

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Nel 2018 abbiamo festeggiato i 130 anni dal-l’ingresso delle Dame nell’Ordine del San-to Sepolcro. Infatti, il 3 agosto 1888, l’Or-

dine ha ricevuto la bella notizia della Breve “Vene-rabilis Frater” di Papa Leone XIII nella quale ilSanto Padre autorizzava il Patriarca di Gerusalem-me a concedere la croce dell’Ordine alla Dame intre classi.

Da 130 anni, le Dame sono una parte estrema-mente attiva della vita della nostra Istituzione Pon-tificia, che è principalmente composta da laici, eoggi esse rappresentano un terzo dei membri del-l’Ordine. La presenza delle donne, come anchel’esperienza delle coppie sposate all’interno del-l’Ordine, ha aiutato ad offrire una più ampia ecompleta immagine del popolo di Dio desiderosodi servire, in particolare, la Chiesa che è in TerraSanta.

Donata Maria Krethlow-Benziger, Luogotenen-te per la Svizzera, a ridosso dei giorni della Consul-ta sottolineava come le Dame abbiano gli stessi di-ritti e doveri dei Cavalieri.

Riflettendo sull’aspetto della spiritualità, com-mentava: «continuiamo a testimoniare la nostra fe-de e il nostro amore, nonché la nostra fedeltà, neiconfronti della nostra Chiesa. E dovremmo farlocon grande gioia. La nostra fede ci impone di di-

ventare un simbolo vivente della presenza nel mon-do del Cristo Risorto». Nell’importanza della mis-sione e chiamata comune, sembra di risentire l’ecodelle parole di San Paolo nella Lettera ai Galati:«Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavoné libero; non c’è più uomo né donna, poiché tuttivoi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28).

Nel 2016, Eva Maria Leiner della Luogotenenzaper l’Austria scriveva: «Essere donna all’internodell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Geru-salemme è differente rispetto ad essere uomo? Se-condo la mia esperienza personale, un passaggio

del libro della Genesi (Gen1,27) è tangibile nel nostroOrdine: “Dio creò l’uomo asua immagine; a immaginedi Dio lo creò; maschio efemmina li creò”. È il fattodi essere pienamente accet-tate che contraddistingue lanostra comunità, creandoin questo modo un’atmo-sfera familiare e una “patriareligiosa”, nella quale sicontribuisce allo sviluppodei carismi di tutti e ciascu-no. Dame, Cavalieri, mem-

130 anni di presenza delle Damenell’Ordine

Nell’Ordine delSanto Sepolcro ledonne hanno datempo accesso allestesse responsabilitàdegli uomini, inparticolare allaguida delleLuogotenenze (quil’Investitura del2019 nelle Filippinepresieduta dalcardinale LuisAntonio Tagle, GranPriore dellaLuogotenenza per leFilippine).

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«Copiare l’Edicola del Santo Sepolcro:quando le pratiche religiose e l’archi-tettura si intrecciano»: questo è stato

l’argomento di una conferenza tenuta qualche mesefa presso l’École biblique et archéologique françai-se di Gerusalemme da Charles-Édouard Guilbert-Roed. Dottorando in storia dell’architettura, l’ora-tore ha ricercato e catalogato le copie dell’Edicola,secondo il termine che designa ciò che i Greci Or-todossi costruirono all’inizio del XIX secolo sullatomba di Cristo, all’interno della basilica del SantoSepolcro edificata per ordine di Sant’Elena, dopol’editto di Milano che aveva liberalizzato il culto

14 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

Approfondimento sulle riproduzionidell’Edicola del Santo Sepolcro in Occidente

Le repliche dell’Edicola del SantoSepolcro differiscono fra di loro in

base alle epoche di costruzione, iluoghi e l’ispirazione dei pellegrini.

Questi monumenti devozionali –spesso destinati alla preghiera

liturgica – hanno svolto un ruoloimportante nel rafforzamento della

fede, permettendo ai credenti inpellegrinaggio di rivolgere il loro

sguardo interiore verso Gerusalemme.

bri laici e del clero: abbiamo tutti gli stessi diritti inquanto testimoni della Resurrezione».

Yvonne Camp, Luogotenente per USA MiddleAtlantic, ha condiviso la sua esperienza come Da-ma in posizione di responsabilità all’interno del-l’Ordine. «Ho ricevuto un invito ad entrare a farparte dell’Ordine dall’allora Luogotenente. Sonostata Segretario, poi Cancelliere e ora Luogotenen-te: questa per me è un’opportunità per essere a ser-vizio, sostenere i Cavalieri e le Dame nella loro vitaspirituale e informarli riguardo alla Terra Santa. Es-sere una Luogotenente donna è qualcosa di specia-le. I miei predecessori erano tutti uomini».

Le Luogotenenti donna sono 11 in questo mo-mento e l’assemblea quinquennale dell’Ordine, laConsulta, che ha visto riuniti a Roma tutti i Luogo-tenenti e Delegati Magistrali da ogni parte del mon-do, è stata un momento per conoscersi meglio.«Passare del tempo con donne di fede che sonopassate attraverso le stesse sfide che ho vissuto an-ch’io nella vita e a volte anche nella Luogotenenza– ha commentato – è stato bello». Come ricordavala Luogotenente per USA Middle Atlantic, «siamoLuogotenenti non perché siamo donne ma perchésiamo le persone che sono state reputate più quali-ficate per questa posizione».

Le donne cherivestono cariche diresponsabilità allaguida delleLuogotenenzedell’Ordine hannoarricchito laConsulta con laloro particolaresensibilità,favorendol’atmosfera difamiglia che tutti ipartecipanti hannonotato con gioia eche desideranocontinuare acoltivare.

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cristiano in tutto l’impero ro-mano. «Da bambino ho sco-perto una copia dell’Edicoladel Santo Sepolcro conservatanel Santuario di Notre-Damedu Chêne (Nostra Signora del-la Quercia) a Vion, nella regio-ne di Sarthe, dove ho trascorsoparte della mia infanzia. Masolo vari anni dopo, ho com-preso la ricchezza di tale luo-go», racconta il conferenzierenel corso di un’intervista ac-cordata all’Ufficio Comunica-

zione del Patriarcato Latino di Geru-salemme. Notre-Dame du Chêne – cheha lasciato un segno indelebile sul gio-vane ricercatore – è un santuario ma-riano diventato noto dopo le appari-zioni della Vergine, nel XV secolo. Ilvescovo di Le Mans decise di edificarvinel 1896 una fedelissima riproduzionedell’Edicola del Santo Sepolcro, graziealle offerte dei fedeli.

Divenuto studente alla Sorbona instoria dell’arte e dell’architettura,Charles-Edouard Guilbert-Roed è

LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019 15

L’Edicola che protegge la tombavuota di Cristo, costruita nella

basilica del Santo Sepolcro aGerusalemme (a destra) è stata

riprodotta in vari luoghi delmondo. In alto vediamo il

monastero delle Serve dei Poveria Angers, in Francia (1932).

Questa riproduzione è opera diMons. Potard, un infaticabile

sacerdote di Angers che haguidato 72 pellegrinaggi in

Terra Santa…

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16 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

sempre stato sensibile al patrimo-nio artistico, soprattutto religioso.«Impegnato con i giovani dell’Or-dine del Santo Sepolcro, mi è stataaffidata l’organizzazione di ritirispirituali. Mi è sembrato naturaletenere questi eventi presso la tom-ba di Notre-Dame du Chêne, checonoscevo bene. Poi, dopo tre mesidi lavoro all’École biblique et ar-chéologique française di Gerusa-lemme nel 2014 e dopo avere me-glio compreso la realtà della tombadi Gerusalemme, ho deciso di av-viare una ricerca sulle copie», spie-ga. Attualmente dottorando in sto-ria dell’architettura, ha scelto pa-rallelamente di studiare l’esistenzadi altre copie nel mondo, indivi-duandone più di un centinaio: taliedifici sono spesso frequentati perla Settimana Santa, dal Venerdì allaDomenica di Pasqua, ravvivandonel cuore dei pellegrini l’esclama-zione “Domine ivimus”, “Signoreandiamo!”, caratteristica del fervo-

L’Edicola riprodotta aFirenze, in Italia (XVIsecolo)

A Görlitz, inGermania, città di

confine con laPolonia, è possibile

vedere una copia(1504) di come era

l’Edicola in epocaromana.

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LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019 17

Lanciamo un appello ai nostri lettori: mandateci foto – corredate di didascalia –delle repliche dell’Edicola del Santo Sepolcro che conoscete, ovunque nel mondo,con il proposito di pubblicare in futuro un altro articolo sull’argomento.

re dei cristiani di ogni epoca,desiderosi di recarsi a Geru-salemme.

L’Edicola ha conosciutoquattro forme in 1700 anni:una prima bizantina a partire dal 324, una secondaromanica a partire dal 1012, una terza dal 1555 einfine l’Edicola in stile barocco ottomano che co-nosciamo dal 1810. Oggigiorno le prime tre formesono scomparse fisicamente, ma grazie alle loro co-pie è possibile ritrovarle a grandezza naturale, adesempio in Italia per quanto riguarda l’edificio bi-zantino, nella regione autonoma del Friuli-VeneziaGiulia, ad Aquileia, oppure in Germania, a Görlitz,per quanto concerne l’edificio romanico. «Le copierappresentano una vera e propria ricchezza per co-

noscere la diffusione della tomba diCristo, ma anche per capirla meglio»,osserva il giovane appassionato. Le ri-produzioni della camera sepolcrale diGesù hanno dunque conosciuto delleevoluzioni e il loro stile è cambiato an-che in funzione del luogo di costruzio-ne. Il punto comune è la serie di colon-ne che attorniano l’edificio, sempre ri-prodotte.

I francescani hanno voluto crearemolte copie soprattutto nei Sacri Montidel Piemonte e della Lombardia, luoghireligiosi destinati alla fede cristiana e si-tuati in ambienti naturali, a cavallo delXV e XVI secolo, in alternativa a Ge-rusalemme e alla Palestina, sempre piùdi difficile accesso per i pellegrini. Uncerto numero di conventi francescanipossiede al suo interno almeno un’Edi-cola, come nel convento della Custodiaa Washington, che conserva anche unacopia della tomba della Vergine, dellaDormizione di Maria, e anche dellagrotta della Natività. Oltre all’iniziativadelle comunità religiose – principal-mente di cappuccini e gesuiti – la co-

struzione di copie è stata commissionata da ex pel-legrini, vescovi e privati. «Una delle mie principaliscoperte durante la compilazione di questo corpus èche la maggior parte delle copie dell’Edicola è statacostruita durante la Controriforma negli antichi re-gni di Boemia, Austria e nei possedimenti della fa-miglia Asburgo. Oggi, queste copie si trovano nel-l’attuale Repubblica Ceca, Germania, Austria, Po-lonia, Slovacchia, Slovenia. Altre copie sono statelocalizzate in Francia, Belgio, Italia, Russia, Ucrai-na, Canada, Stati Uniti d’America, Georgia e nellastessa Gerusalemme!», constata il dottorando, checita ancora oggi nuove realizzazioni, ad esempiopresso il santuario Notre-Dame du Cap, a Trois-Ri-vières, in Canada.

F. V.

Riproduzionedell’Edicola nellabasilica di SantoStefano a Bologna(V secolo).

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Il poverello di Assisi è noto nel mondo cattolicoper tanti motivi ed è probabilmente uno deisanti più cari a tanti fedeli. Forse però in pochi

conoscono l’evento di cui quest’anno festeggiamol’800° anniversario: il suo incontro con il Sultanoal-Malik al-Kamil.

Nel 1219 Francesco decise di imbarcarsi perl’Egitto dove in quel momento si combatteva laQuinta Crociata che vedeva contrapposte le truppecristiane – accompagnate dal delegato pon-tificio, il cardinale Pelagio – all’esercitodel Sultano a Damietta. Francesco ot-tenne il permesso insieme a Fra Il-luminato di entrare nell’accampa-mento musulmano e parlare conil sultano al-Kamil. Le fonti a di-sposizione sono agiografiche enon sappiamo esattamente co-sa queste due importanti figu-re si siano dette in quell’occa-sione. Una cosa però è certa:in un contesto di guerra,Francesco e Illuminato sonousciti vivi dall’accampamento“nemico”.

Se conosciamo tanti detta-gli della vita di San France-sco, probabilmente non sap-piamo molto della vita diquesto governante musulmano che in più di un’oc-casione ha tentato di offrire accordi di pace alleforze crociate, arrivando a concedere loro Gerusa-lemme e altri luoghi santi pur di evitare uno scon-tro armato che avrebbe sicuramente causato tantevittime da entrambe le parti, come poi infatti ac-cadde. Il sultano al-Kamil – afferma Fra MichaelCalabria, membro della Commissione speciale peril Dialogo con l’Islam della Curia francescana e stu-dioso di Islam, durante una conferenza tenutasi aRoma al Centro Pro Unione – era verosimilmentevicino agli ambienti spirituali sufi della tradizione

islamica, cioè la corrente mistica che insiste partico-larmente sull’unicità dell’esistenza, l’imminenza diDio, la sua misericordia e la contemplazione, comeanche sulla fraternità e la povertà spirituale. Consi-derando questo suo retroterra religioso, si può for-se capire meglio l’apertura che ebbe nei confrontidi Francesco che probabilmente non dovette sem-brargli troppo distante da alcune figure di misticimusulmani alle quali era abituato.

«Sicuramente lo scopo di Francesco eraquello di evangelizzare: l’intera vita

di San Francesco è ruotata attornoa questo. Era un predicatore itine-

rante e avrebbe annunciato ilVangelo ovunque e a tutti», ha

commentato Fra Michael. Pri-ma di partire si aspettava

che probabilmente sarebbestato ucciso per questosuo tentativo. Ma ciò nonaccadde e questo ci fa ca-pire che la condivisione el’annuncio di Francescosono stati intrisi di rispet-to e niente di ciò che hadetto è stato ritenuto uninsulto per la fede di co-loro che egli aveva difronte a sé. «Quello che

Francesco scopre è differente da quanto si sarebbeaspettato. L’incontro con un uomo di fede, che si-curamente ha condiviso a sua volta con lui la pro-pria spiritualità, ha probabilmente portato a unacerta fratellanza fra i due», ha sottolineato Fra Mi-chael.

Al suo rientro dall’Egitto troviamo qualche ri-scontro indiretto dell’esperienza lì vissuta, dell’im-portanza di operare un discernimento nella propriatestimonianza e del non turbare la pace, al capitoloXVI della Regola Non Bollata redatta nel 1221 do-ve leggiamo: «I frati poi che vanno fra gli infedeli,

18 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

Da nemico a fratello: festeggiandogli 800 anni dell’incontrofra San Francesco e il Sultano

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possono comportarsi spiri-tualmente in mezzo a loro indue modi. Un modo è chenon facciano liti o dispute,ma siano soggetti ad ognicreatura umana per amore diDio e confessino di essere cristiani. L’altro modo èche quando vedranno che piace al Signore, annun-zino la parola di Dio perché essi credano in Dio on-nipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatoredi tutte le cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore,e siano battezzati, e si facciano cristiani, poiché, seuno non sarà rinato per acqua e Spirito Santo nonpuò entrare nel regno di Dio».

Fra Michael Calabria invita an-che a riconoscere una traccia del-l’incontro fra Francesco e il Sulta-no in un testo a noi tutti ben noto.A La Verna, verso la fine della suavita, Francesco scrive le Lodi diDio Altissimo nelle quali chiamaDio con vari nomi e attributi. Sitratta di una preghiera abbastanzainusuale e alcuni studiosi france-scani hanno voluto vedere in que-sto testo un’eco della preghieraislamica dei 99 bellissimi nomi diAllah (al-asma’ al-husna), gli attri-buti divini che i musulmani trova-no nel Corano e che ripetono condevozione. Tanti degli attributi ci-tati nella preghiera di San France-sco sono gli stessi che appartengo-no alla tradizione islamica. Che sitratti di un “caso”, che ciò dimo-stri la vicinanza intrinseca fra laspiritualità islamica e quella cri-stiana o che si possa ipotizzare cheFrancesco sia stato ispirato dallapreghiera ascoltata durante il tem-po trascorso in Egitto, oggi abbia-mo un testo di lode che avvicina inmodo particolare le comunità cri-stiane e musulmane.

«Questo incontro è stato posi-tivo perché le due persone coin-volte avevano entrambe esperienzadi Dio non solo nelle formalitàdelle rispettive religioni ma nel

profondo del loro cuore e ciò li ha portati a vederenell’altro non un nemico ma un credente e un fra-tello. Abbiamo bisogno di bravi teologi per spiega-re e giustificare il nostro impegno nel dialogo inter-religioso sulla base della dottrina. Tuttavia, senzaspiritualità il dialogo rimane un esercizio intellet-tuale. È la spiritualità che ci permette di vedere l’al-tro come un fratello o una sorella», ha concluso FraMichael.

Sarà sempre al-Malik al-Kamil ad essere il pro-tagonista delle negoziazioni che portarono nel 1229all’accordo senza spargimenti di sangue con Federi-co II. In cambio di una tregua di dieci anni, al-Ka-mil cedette a Federico Gerusalemme, Betlemme,

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Icona che evocal’incontro fraternofra San Francesco eil Sultano nel 1219a Damietta, inEgitto.

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Nazareth e altri villaggi sulla strada per Gerusalem-me mentre i musulmani avrebbero mantenuto ilcontrollo sui propri luoghi santi sull’Haram al-Sha-rif e goduto di una certa autonomia.

A volte gli eventi del passato rimangono chiusinei libri di storia. Questo incontro gode ancora og-gi di una grande risonanza. Durante la sua recentevisita negli Emirati Arabi Uniti (3-5 febbraio 2019),Papa Francesco ha firmato insieme al GrandeImam di Al-Azhar Ahmad al-Tayyeb il «Documen-to sulla fratellanza umana per la pace mondiale e laconvivenza comune». Già dal titolo di questo testosentiamo quanto abbiamo ricevuto in eredità dallavisione di San Francesco.

Al rientro dal suo viaggio, Papa Francesco havoluto sottolineare come l’esempio di quell’incon-

tro che ha avuto luogo 800 anni fa abbia guidato isuoi passi: «Per la prima volta un Papa si è recatonella penisola arabica. E la Provvidenza ha volutoche sia stato un Papa di nome Francesco, 800 annidopo la visita di San Francesco di Assisi al Sultanoal-Malik al-Kamil. Ho pensato spesso a San France-sco durante questo viaggio: mi aiutava a tenere nelcuore il Vangelo, l’amore di Gesù Cristo, mentre vi-vevo i vari momenti della visita; nel mio cuore c’erail Vangelo di Cristo, la preghiera al Padre per tutti isuoi figli, specialmente per i più poveri, per le vitti-me delle ingiustizie, delle guerre, della miseria…; lapreghiera perché il dialogo tra il Cristianesimo el’Islam sia fattore decisivo per la pace nel mondo dioggi» (Udienza generale, 6 febbraio 2019).

Elena Dini

20 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

‘‘Questo incontro è stato positivo perché le due personecoinvolte avevano entrambe esperienza di Dio […] nelprofondo del loro cuore e ciò li ha portati a vederenell’altro non un nemico ma un credente e un fratello. […]Senza spiritualità il dialogo rimane un eserciziointellettuale. È la spiritualità che ci permette di vederel’altro come un fratello o una sorella

’’

Durante la suarecente visita negliEmirati Arabi Uniti(dal 3 al 5 febbraio2019), PapaFrancesco ha firmatoil «Documento sullafratellanza umana perla pace mondiale e laconvivenza comune»insieme al GrandeImam di Al-AzharAhmad al-Tayyeb. Giàa partire dal titolo diquesto documento sifa sentire l’ereditàdella visione di SanFrancesco.

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ILuogotenenti dell’Ordine arrivati da sei conti-nenti hanno partecipato all’assemblea quin-quennale della Consulta (13-16 novembre

2018), cercando insieme di definire meglio il lororuolo e scambiando le rispettive esperienze, in pre-senza del Gran Maestro e dei dignitari del GranMagistero.

Ricevuti da Papa Francesco, alla fine dei lavori,hanno avuto la gioia di sentirlo pronunciare paroleimportanti, a testimonianza del legame eccezionaleche unisce l’Ordine al successore di Pietro: «Qui inVaticano, siete, in certo qual modo, a casa vostra, inquanto costituite un’antica istituzione pontificiaposta sotto la protezione della Santa Sede ». Il San-to Padre ha incoraggiato i membri della Consulta apromuovere il dialogo interreligioso, nonché lacomprensione e il rispetto reciproci in Terra Santa,

domandando loro di dare l’esempio ai Cavalieri eDame di cui hanno la responsabilità. «È compitosoprattutto di voi dirigenti offrire l’esempio di in-tensa vita spirituale e di concreta adesione al Signo-re: potrete così rendere un valido servizio di autori-tà a quanti sono a voi sottoposti », ha sottolineato,esortandoli a invocare costantemente la Madonna,venerata con il titolo di Nostra Signora di Palestina(nelle pagine seguenti è riportato il discorso inte-grale del Santo Padre).

Dopo il benvenuto del cardinale O’Brien e leprecisazioni sul programma fornite dal Luogote-nente Generale Borromeo e dal Governatore Ge-nerale Visconti di Modrone, la Consulta – tenutasinei saloni dell’hotel Crowne Plaza, sulla via AureliaAntica – è iniziata con gli interventi di Mons. Pier-battista Pizzaballa, Amministratore Apostolico del

GLI ATTIDEL GRAN MAGISTERO

La missione dei Luogotenentidell’Ordine al centrodei lavori della Consulta 2018

Una sessantina di Luogotenenti da circa 40 paesi hanno partecipatoa novembre all’assemblea quinquennale dell’Ordine del SantoSepolcro a Roma, attorno al cardinale O’Brien, Gran Maestro.

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Patriarcato Latino di Geru-salemme, dei rappresentantidella Santa Sede, Mons.Paolo Borgia per la Segrete-ria di Stato – di cui è Asses-sore – e Padre Oscar Marzo,francescano, per la Congre-gazione per le Chiese Orien-tali.

Mons. Pizzaballa ha ri-cordato con parole forti chesenza l’Ordine del Santo Se-polcro, la Chiesa Madre diGerusalemme non potrebbepiù esistere. Egli ha insistitosulla necessità di continuarea sostenere soprattutto le fa-miglie cristiane in Terra San-ta, malgrado l’incessante cri-si politica, constatando che la vicinanza di Cavalierie Dame alle comunità locali permette un’aperturaal mondo che riaccende la speranza di una popola-zione molto provata.

Nella stessa direzione, Mons. Borgia ha sottoli-neato l’importanza dei contatti fra i 30.000 membridell’Ordine e gli abitanti della Terra Santa, checontribuiscono a favorire relazioni di pace, speciein occasione dei pellegrinaggi. Padre Marzo – a no-me del Prefetto della Congregazione per le ChieseOrientali – ha tenuto a rimarcare il ruolo crucialedi Cavalieri e Dame per la Chiesa nei territori bibli-ci, insistendo sul fatto che l’Ordine è «l’unica istitu-zione laica della Santa Sede ad occuparsi della pre-senza cristiana in Terra Santa», operando a favoredi un futuro di rispetto e collaborazione fra abitantidi diverse religioni, attraverso opere di istruzioneed educazione.

In seguito, i lavori sull’Instrumentum Laboriscentrato sulla missione del Luogotenente, tema del-la Consulta, sono stati presentati dal LuogotenenteGenerale Agostino Borromeo, precisando le due fi-nalità dell’Ordine: la santità dei membri e la solida-rietà concreta con la Chiesa di Terra Santa.

A proposito di tale solidarietà, un video moltoapprezzato – realizzato dall’Ufficio Comunicazionedell’Ordine in partnership con l’Ufficio Comunica-zione del Patriarcato Latino di Gerusalemme – hapermesso ai responsabili delle istituzioni dellaChiesa Madre di ringraziare direttamente i Luogo-

tenenti per il costante aiutoofferto nei settori educativoe pastorale, mostrando lagioia di bambini e giovaniespressa con sorrisi indi-menticabili che hanno en-tusiasmato i membri dellaConsulta. «Siamo unaChiesa che cambia a causa

del complesso contesto in Medio Oriente, ma nonuna Chiesa che muore», ha commentato Mons. Piz-zaballa, menzionando una «nuova maniera d’esserenel futuro…», che non significherà la scomparsa,ma una trasformazione ecclesiale divenuta necessa-ria dopo il “terremoto” politico-strategico che stascuotendo tutta la regione.

Nei due giorni successivi, i Luogotenenti si sonoriuniti in tre gruppi linguistici per discutere la do-cumentazione messa a loro disposizione. L’Instru-mentum Laboris è stato attentamente analizzato,specie per quanto riguarda le tematiche della figuradel Luogotenente, della sua nomina e della trasmis-sione delle direttive dal predecessore, della collabo-razione con il Gran Priore della Luogotenenza, deirapporti con il Gran Magistero, con le Sezioni/De-legazioni e con i membri, del reclutamento di Cava-lieri e Dame, nonché dell’organizzazione delle atti-vità e della sua successione.

Ogni mattina, la celebrazione della messa vissu-ta in comunità ha donato una dimensione spirituale

22 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

Il LuogotenenteGenerale, AgostinoBorromeo, grandeartefice dellaConsulta 2018, unodegli incarichi difiducia che il GranMaestro gli haspecialmenteaffidato.

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all’evento della Consulta. Uno spettaco-lo musicale meditativo – organizzato ap-positamente il 13 novembre sera nellabasilica di Santa Croce in Gerusalemme(edificata per custodire le reliquie dellacroce di Cristo portate da Sant’Elenadalla Terra Santa) – ha aiutato i Luogo-tenenti ad approfondire il significatocristiano della loro missione, alla lucedel cammino di conversione di BartoloLongo, unico laico dell’Ordine ad esse-re stato beatificato e modello per tutti imembri. Il Gran Maestro dell’Ordine diMalta ha preso fraternamente parte allaserata, accanto al Gran Maestro dell’Or-dine del Santo Sepolcro e ad altre per-sonalità ecclesiastiche, fra cui l’arcive-scovo di Pompei.

Alla vigilia dell’incontro finale con ilPapa, i Luogotenenti hanno condiviso le loro rifles-sioni durante un’assemblea generale, dopo gli inter-venti dei relatori dei tre gruppi di lavoro: EnricMas dell’Europa, Agnes Sheehan dell’Australia eVicky Downey dell’America. Essenzialmente, èemerso che la Consulta ha favorito gli scambi diesperienze fra Luogotenenti, contribuendo a raffor-zare lo spirito di famiglia nell’Ordine e la vitalità diquesta istituzione pontificia. Il radicamento eccle-

siale dell’Ordine nelle Chie-se diocesane è stato forte-mente sottolineato, al di làdelle questioni di organizza-zione tecnica, presentando ilLuogotenente come un uo-mo o una donna di Chiesachiamato/a a collaborare coni vescovi e il clero, in qualitàdi “ambasciatore” locale del-la Chiesa in Terra Santa. Se-

condo ciò che ha sintetizza-to il Luogotenente GeneraleBorromeo, sulla base dei la-vori della Consulta, in futu-ro bisognerà definire meglioil ruolo e le responsabilitàdel Luogotenente, ma anchela sua formazione per offrir-gli i mezzi per prestare unservizio volontario gratuitocon umiltà e fecondità.

Prima della conclusione,alcuni nuovi responsabili (entrati in carica a genna-io 2019) sono stati accolti con favore dall’assem-blea: il Vice Governatore per l’Europa, Jean-Pierrede Glutz, e quello per l’America del Nord, ThomasPogge; i loro due predecessori – Giorgio MoroniStampa e Patrick Powers – sono stati salutati rice-vendo una vera e propria ovazione.

Nel corso dell’udienza pontificia, Papa France-sco ha riassunto in poche ma precise parole la mis-sione dei Luogotenenti dell’Ordine, dichiarando:«Non dimenticate che non siete un ente filantropi-co impegnato a promuovere il miglioramento mate-riale e sociale dei destinatari. Siete chiamati a porreal centro e come scopo finale delle vostre operel’amore evangelico al prossimo, per testimoniaredappertutto la bontà e la cura con cui Dio ama tut-ti».

François Vayne

LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019 23

Durante lasettimana dellaConsulta, il cardinalePietro Parolin,Segretario di Stato diPapa Francesco, haonorato della suapresenza ilricevimentoorganizzato in onoredi Nostra Signora diPalestina presso ilPalazzo dellaRovere.Il nuovo Vice

GovernatoreGenerale perl’Europa, Jean-Pierrede Glutz (a sinistra)e il nuovo ViceGovernatoreGenerale perl’America del Nord,Thomas Pogge,sono entrati incarica a gennaio2019.

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Discorso del Santo Padrepronunciato il 16 novembre

nella Sala Clementina delPalazzo Apostolico in Vaticano.

Cari fratelli e sorelle!Vi accolgo a conclusione della Consulta

dei membri del Gran Magistero e dei Luo-gotenenti dell’Ordine Equestre del SantoSepolcro di Gerusalemme. Saluto e ringra-zio il Cardinale Edwin O’Brien, GranMaestro, e il Pro-Gran Priore, Mons. Pier-battista Pizzaballa; saluto i membri delGran Magistero, insieme con i Luogote-nenti delle nazioni e delle località in cuil’Ordine è presente. E con voi saluto anchel’intera famiglia dei Cavalieri e delle Damedi tutto il mondo. A tutti va il mio pensieroriconoscente per le molteplici attività spirituali ecaritative che svolgete a vantaggio delle popolazionidella Terra Santa.

Vi siete riuniti per i lavori della Consulta, l’as-semblea generale che celebrate ogni cinque annipresso la sede di Pietro. Qui in Vaticano, siete, incerto qual modo, a casa vostra, in quanto costituiteun’antica istituzione pontificia posta sotto la prote-zione della Santa Sede. A partire dall’ultima Con-sulta del 2013 l’Ordine è cresciuto nel numero deisuoi membri, nell’espansione geografica con lacreazione di nuove articolazioni periferiche, nell’as-sistenza materiale che ha offerto alla Chiesa in Ter-ra Santa e nel numero di pellegrinaggi compiuti daivostri membri. Vi ringrazio per il sostegno ai pro-grammi di utilità pastorale e culturale e vi incorag-gio a proseguire il vostro impegno, a fianco del Pa-triarcato Latino, nel far fronte alla crisi dei rifugiatiche negli ultimi cinque anni ha indotto la Chiesa afornire una significativa risposta umanitaria in tuttala regione.

È un bel segno che le vostre iniziative nel campodella formazione e dell’assistenza sanitaria sianoaperte a tutti, indipendentemente dalle comunità di

appartenenza e dalla religio-ne professata. In questo mo-do voi contribuite a spiana-re la strada alla conoscenzadei valori cristiani, alla pro-mozione del dialogo interre-ligioso, al mutuo rispetto ealla reciproca comprensio-ne. In altre parole, con il vo-stro meritorio impegno, an-

che voi date il vostro apporto alla costruzione diquella via che porterà, lo speriamo tutti, al raggiun-gimento della pace in tutta la regione.

So che in questa settimana avete posto la vostraattenzione sul ruolo dei dirigenti locali, o Luogote-nenti, presenti in oltre trenta nazioni e zone delmondo in cui il vostro Ordine è attivo. Di certo lacontinua crescita dell’Ordine dipende dal vostroincessante e sempre rinnovato impegno. A tale ri-guardo, è importante non dimenticare che lo scopoprincipale del vostro Ordine risiede nella crescitaspirituale dei suoi membri. Pertanto, qualsiasi suc-cesso delle vostre iniziative non può prescindere daadeguati programmi formativi religiosi rivolti a cia-

24 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

Il Papa ai membri della Consulta:«In Vaticano siete a casa vostra»

I partecipanti allaConsulta hannoascoltato conattenzione ilmessaggio del Papache hanno ilmandato ditrasmettere aiCavalieri e alleDame di tutti icontinenti.

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scun Cavaliere ed a ciascuna Dama, affinché conso-lidi il proprio imprescindibile rapporto con il Si-gnore Gesù, soprattutto nella preghiera, nella me-ditazione delle Sacre Scritture e nell’approfondi-mento della dottrina della Chiesa. È compito so-prattutto di voi dirigenti offrire l’esempio di inten-sa vita spirituale e di concreta adesione al Signore:potrete così rendere un valido servizio di autorità aquanti sono a voi sottoposti.

Per quanto concerne, poi, la vostra missione nelmondo, non dimenticate che non siete un ente fi-lantropico impegnato a promuovere il migliora-mento materiale e sociale dei destinatari. Siete chia-mati a porre al centro e come scopo finale delle vo-stre opere l’amore evangelico al prossimo, per testi-moniare dappertutto la bontà e la cura con cui Dioama tutti. L’ammissione nel Vostro Ordine di Ve-scovi, Sacerdoti e Diaconi non rappresenta assolu-tamente una onorificenza. Faparte dei loro compiti di serviziopastorale assistere quanti fra divoi hanno un ruolo di responsa-bilità fornendo occasioni di pre-ghiera comunitaria e liturgica adogni livello, continue opportuni-tà spirituali e di catechesi per laformazione permanente e per lacrescita di tutti i componenti del-l’Ordine.

È di fronte al mondo intero –

che troppe volte volge lo sguardo dall’altra parte –la drammatica situazione dei cristiani che vengonoperseguitati e uccisi in numero sempre crescente.Oltre al loro martirio nel sangue, esiste anche il lo-ro “martirio bianco”, come ad esempio quello chesi verifica nei paesi democratici quando la libertà direligione viene limitata. E questo è il martirio bian-co quotidiano della Chiesa in quei posti. All’operadi soccorso materiale verso le popolazioni così du-ramente provate, vi esorto ad associare sempre lapreghiera, a invocare costantemente la Madonna,che voi venerate col titolo di “Nostra Signora diPalestina”. Lei è la Madre premurosa e l’Aiuto deicristiani, per i quali ottiene dal Signore fortezza econforto nel dolore.

L’icona di Nostra Signora dei Cristiani Persegui-tati, che tra poco benedirò e che voi tutti ricevereteper portarla in ciascuna delle vostre Luogotenenze,

accompagni il vostro cammino.Invochiamo insieme la solleci-tudine di Maria per la Chiesa inTerra Santa e, più in generale,in Medio Oriente, insieme allasua speciale intercessione percoloro la cui vita e la cui libertàsono in pericolo. Accompagnola vostra preziosa e infaticabileopera con la mia Benedizione,e vi chiedo per favore di prega-re per me. Grazie.

Uno speciale dedicatoalla Consulta

Sul nostro sito www.oessh.va tro-vate una pagina speciale dedicataalla Consulta 2018. Oltre ai variarticoli sull’assemblea troveretealcuni video con i ringraziamentiricevuti dalle istituzioni del Patriar-cato Latino di Gerusalemme rivoltiai membri dell’Ordine.

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Beatissimo Padre,ci sentiamo onorati per l’udienza

che Vostra Santità ha voluto benevol-mente concederci e Le siamo grati perl’opportunità in tal modo offertaci dipoter ascoltare le Sue parole e riceverela Sua benedizione.

Sono presenti in quest’aula i diri-genti dell’Ordine Equestre del SantoSepolcro di Gerusalemme in rappre-sentanza di 64 Luogotenenze con sedein 40 paesi e zone del mondo. La no-stra è un’antica istituzione pontificia infase di forte sviluppo, sia dal punto divista numerico, sia dal punto di vistadell’espansione geografica, sia, infine,dal punto di vista della consistenza deinostri aiuti. È per tutti motivo di gioia,assistere, di questi tempi, alla costantecrescita di una realtà associativa cattolica.

Secondo quanto stabilito dal nostro Statuto,ogni cinque anni ci riuniamo in una Consulta al fi-ne di discutere argomenti di grande importanza perl’Ordine e relativi alla crescita della santità perso-nale dei nostri oltre 30.000 membri. Ci occupiamoanche di esplorare nuove vie che ci permettano diservire e sopperire in maniera sempre più efficacealle necessità della Chiesa che è in Terra Santa nellosvolgimento del suo servizio a supporto dei bisognipastorali, spirituali ed umanitari dei nostri fratellicristiani di quella zona.

Il nostro appoggio va in particolare al Patriarca-to Latino di Gerusalemme, ma anche a istituzionicattoliche non dipendenti da esso, nonché alle altreChiese sui iuris. Mi sia consentito di specificare chegli istituti di formazione scolastica e universitaria e icentri di assistenza sanitaria da noi aiutati sonoaperti a tutti, indipendentemente dalla comunità diappartenenza e dalla religione professata.

Oltre al sostegno nella preghiera ed a quello ma-teriale, i nostri membri si impegnano anche a com-

piere regolari pellegrinaggi in Terra Santa per di-mostrare la solidarietà del nostro Ordine verso queifedeli e le loro vicissitudini e sfide giornaliere.

Durante questa settimana abbiamo avuto mododi valutare con profitto quanto il ruolo dei nostriLuogotenenti sia cruciale nel promuovere gli scopidel nostro Ordine. Abbiamo inoltre preso atto del-la crescente persecuzione dei cristiani in Terra San-ta ed in tutto il Medio Oriente. Sappiamo quantevolte Vostra Santità si è pronunciata in merito aquesta persistente tragedia. Le chiediamo dunqueumilmente di voler benedire l’icona di Nostra Si-gnora dei Cristiani Perseguitati, una copia dellaquale i nostri membri potranno portare con sépresso le proprie Luogotenenze perché, per mezzodella preghiera, possano domandarne l’intercessio-ne in favore dei Cristiani Perseguitati.

Ancora una volta, Santo Padre, Le giunga il sen-timento di tutta la nostra riconoscenza, l’assicura-zione della costanza delle nostre preghiere per ilSuo ministero e la nostra indefettibile fedeltà alSuccessore di San Pietro.

26 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

Saluto del Gran Maestroall’indirizzo del Santo Padrein occasione della Consulta 2018

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Achi come molti di voi passeggia in via dellaConciliazione per recarsi in Sala Stampa,può capitare di soffermarsi a guardare due

palazzi, uno quasi di fronte all’altro: il Palazzo dellaRovere, con le finestre costellate del motto “SoliDeo Gloria”, e in alto la bandiera dell’Ordine delSanto Sepolcro che sventola, e il Palazzo Bramante,di recente restaurato nella facciata grazie al lavorodell’APSA (Amministrazione del Patrimonio dellaSede Apostolica), sede della Congregazione per leChiese Orientali. […] La Congregazione per leChiese Orientali da un lato, e l’Ordine del SantoSepolcro dall’altro, non sono state create lungo lastoria per custodire qualcosa di archeologico o diantico, ma la vita concreta dei nostri fratelli e sorel-le cristiani nelle terre visitate dalla presenza del Sal-vatore, dalle quali sono giunti a noi il tesoro prezio-so del Vangelo e le scintille del fuoco pentecostale.I tristi eventi degli ultimi anni, specie in Siria e inIraq, senza dimenticare l’Egitto, luogo anche recen-te di martirio, e la perdurante tensione sul futurotra Israele e Palestina, hanno guadagnato nel mon-do intero la consapevolezza che in quelle terre c’èancora qualcuno che da sempre vi ha abitato ap-partenendo a Cristo, e diversi sforzi si sono attivatiperché essi possano continuare a vivere in pace e fi-nalmente con la pienezza dello stato di cittadini enon soltanto di dhimmi o di “minoranza”. […] C’èdunque la vita di gente concreta, cristiana comenoi: a noi nel benessere dell’Occidente è chiesto divivere la fede in pienezza, con quel risveglio dellagioia del Vangelo cui ci continua a chiamare PapaFrancesco. Per loro c’è l’esigenza che la fede sia in-teriorizzata e non soltanto un dato di tradizione fa-miliare o del clan o del villaggio. La Gloria di Dio èl’uomo vivente, la vita (autentica) dell’uomo è la vi-sione di Dio appunto.

LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019 27

La Congregazione per le Chiese Orientalie l’Ordine del Santo Sepolcro:una collaborazione feconda

Intervento del cardinale Leonardo Sandri in occasionedella conferenza stampa di presentazione della Consulta

A pochi giorni dall’inizio della Consulta, il cardinaleEdwin O’Brien, Gran Maestro, accompagnato dal

cardinale Leonardo Sandri, Prefetto dellaCongregazione per le Chiese Orientali – con la

quale l’Ordine del Santo Sepolcro collaboraprincipalmente attraverso la ROACO (Riunione

delle Opere di Aiuto per le Chiese Orientali) – e ilGovernatore Generale dell’Ordine, l’Ambasciatore

Leonardo Visconti di Modrone, hanno presentato aigiornalisti il programma della Consulta 2018 presso

la Sala Stampa della Santa Sede. Insieme a loroerano presenti, per rispondere alle domande dei

giornalisti, anche il Luogotenente Generale,Professore Agostino Borromeo, e la Luogotenente

per la Svizzera, Professoressa Donata MariaKrethlow-Benziger.

Durante il suo intervento, largamente ripresodalla stampa, il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto

della Congregazione per le Chiese Orientali, hatenuto a dire che, nel rispetto delle diverse

competenze, la comunione degli obiettivi fra laCongregazione da lui presieduta e l’Ordine si

manifesta a vari livelli, da quelli più istituzionali aquelli più operativi. «Penso anzitutto – ha affermato

– alla presenza del cardinale O’Brien tra i Membridel Dicastero, come pure al fatto che l’Ordine è

membro della ROACO, con la presenza al tavolodella plenaria del mese di giugno del Governatore

Generale Ambasciatore Visconti di Modrone comepure al suo predecessore Prof. Agostino Borromeo.

Annualmente l’Ordine garantisce il finanziamentodi diversi progetti di sviluppo, di assistenza allarealtà pastorale e più in generale alla vita delle

Chiese Orientali». Abbiamo scelto di pubblicarein questo numero de La Croce di Gerusalemme

degli estratti del discorso del cardinale Sandri pernostra memoria.

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Questo per farvi intuire –come spesso suggeriamo neipellegrinaggi o scrivendo laLettera per la Colletta delVenerdì Santo – di andare inTerra Santa non soltanto pervedere le pietre dei santuari ei resti delle testimonianze bi-bliche, ma di incontrare le comunità cristiane, conla loro vita, le loro sfide e sofferenze, la loro caritàquotidiana. Posso dire con grande gioia che l’unio-ne di intenti – nel rispetto delle diverse competenze– tra la Congregazione che presiedo e l’Ordine simanifesta a più livelli, da quelli più istituzionali aquelli più operativi. Penso anzitutto alla presenzadel Cardinale O’Brien tra i Membri del Dicastero,come pure al fatto che l’Ordine è membro dellaROACO (Riunione delle Opere di Aiuto per leChiese Orientali), con la presenza al tavolo dellaplenaria del mese di giugno del Governatore Gene-rale Ambasciatore Visconti di Modrone come pureal suo predecessore Prof. Agosti-no Borromeo. Annualmente l’Or-dine garantisce il finanziamentodi diversi progetti di sviluppo, diassistenza alla realtà pastorale epiù in generale alla vita delleChiese Orientali. Vorrei che que-sto non sfuggisse, perché ad unprimo sguardo potrebbe apparire

soltanto il legame stabile che l’Ordine in-trattiene per sostenere la vita del Patriar-cato Latino di Gerusalemme, specie a par-tire dalla sua ricostituzione nel 1847 conla Bolla Nulla celebrior del Beato Pontefi-ce Pio IX: gran parte delle competenzeprima riservate alla Custodia di Terra San-ta nei confronti dell’Ordine passarono al-la nuova circoscrizione ecclesiastica. Sen-za dimenticare quanto fece il PatriarcaBarlassina (1920-1947), ai cui meriti vaascritta anche la rivitalizzazione propriodelle attività dei Cavalieri perché fosse piùorganico ed aggiornato il loro modo di so-stenere la vita della Chiesa in Terra Santa,come documenta in alcuni articoli e pub-blicazioni il prof. Paolo Pieraccini.

Va espresso un particolare e doverosoriconoscimento infine all’Ordine del San-

to Sepolcro per lo sforzo straordinario espresso –in collaborazione con altri organismi della SantaSede, incominciando dalla Segreteria di Stato conl’istituzione della Fondazione Vaticana San Giovan-ni il Battista – per contribuire al lavoro di riorga-nizzazione non soltanto amministrativa del Patriar-cato Latino di Gerusalemme, portando alcuni ufficial livello degli standard internazionali attraverso illavoro di alcuni professionisti specializzati, oltre aldecisivo apporto che si auspica possa continuareper raggiungere la piena sostenibilità dell’Universi-tà di Madaba, in Giordania. Un ultimo grazie lo di-co in riferimento ad una realtà viva della Terra San-ta, il centro Effetà per bambini sordomuti […] fa-cendo memoria di colui che tenacemente lo volle apartire dal suo viaggio in Terra Santa nel 1964: SanPaolo VI. Concludo proprio con le parole che ilSanto Pontefice rivolse il 30 maggio dello stesso an-no ai membri dell’Ordine venuti dal Successore diPietro: «E con l’augurio la preghiera, la quale rispon-de non meno ai vostri Statuti, che alle Nostre solleci-

tudini per quella Terra benedetta,dove il Santo Sepolcro ha la suasede, e dove Noi stessi abbiamoavuto la somma ventura di com-piere, come sapete, un umile, macommovente e celebrato pellegri-naggio: continuate ad amare queiLuoghi Santi, d’una predilezionesempre più intensa e più pia; con-

28 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

Il cardinale Sandri(a destra) accantoal cardinale O’Briene al GovernatoreGenerale Visconti diModrone, alla SalaStampa della SantaSede il 7 novembre2018.

‘‘Continuate adonorare la terrasantificata dai passi delFiglio di Dio fattosiFiglio dell’uomoSan Paolo VI, nel 1964’’

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Un’opera che invita allo stupore, allariflessione e alla conversione di coloroche desiderano permettere alla luce di

Cristo di trasfigurare la loro vita.

Nell’ambito della Consulta, il cardinale Ed-win O’Brien – Gran Maestro – ha voluto larealizzazione di un’opera culturale per ri-

cordare il pellegrinaggio in Terra Santa. Pertanto, èstato chiesto a Marcello Bronzetti “IlFedeleamato”di comporre un oratorio sacro, come aveva già fattoin diverse occasioni, ad esempio con l’oratorio Mo-ther per le celebrazioni ufficiali della canonizzazio-ne di Madre Teresa di Calcutta o con l’oratorioAquerò, per i 160 anni dal-le apparizioni di Lourdes.Ecco come è natoExsulteT, oratorio ispiratoal Santo Sepolcro, messo inmusica e parole per vocenarrante, solisti, coro e or-chestra.

È stato rappresentatoper la prima volta la seradel 13 novembre 2018 nel-la basilica di Santa Crocein Gerusalemme a Roma,dove si venerano le reliquiedella croce di Gesù, porta-te dalla Terra Santa da San-t’Elena – patrona dell’Or-dine del Santo Sepolcro – ecustodite in questo stessoluogo di culto, con uno deichiodi della crocifissione.

La data del 13 novem-

bre segna la ricorrenza dell’arrivo dell’immaginedella Vergine del Rosario nella città mariana diPompei, fondata da Bartolo Longo, unico membrolaico dell’Ordine del Santo Sepolcro a essere statobeatificato.

In presenza dei Luogotenenti dell’Ordine, pro-venienti da sei continenti, e di numerose personali-tà, fra cui il Gran Maestro dell’Ordine di Malta el’arcivescovo di Pompei, i cinquanta cantori volon-tari del coro “Fideles et Amati” – diretti da TinaVasaturo – hanno dato voce al pellegrinaggio inte-riore del beato Bartolo Longo, guidato da Sant’Ele-na, madre dell’imperatore Costantino, attraverso ilracconto evangelico della Resurrezione. Durante laserata, l’oratorio ExsulteT ha permesso ai membridell’Ordine e agli amici – uniti nella preghiera – didomandare al Signore la grazia di rendere la lorovita una Terra Santa, seguendo l’esempio di BartoloLongo.

Su richiesta, quest’opera potrà essere rappresen-tata in altri luoghi, continuando così a diffondere ilmessaggio spirituale dell’Ordine del Santo Sepol-cro e far meglio conoscere la vocazione alla santitàquotidiana dei membri stessi.

Per maggiori informazioni, contattare MarcelloBronzetti: [email protected]

L’oratorio ExsulteT ispirato al Santo Sepolcro

Apprezzato per lasua qualità artisticae profonditàspirituale, l’oratorioExsulteT, che haunito sul palcoSant’Elena e BartoloLongo, haaccomunato i GranMaestri dell’Ordinedel Santo Sepolcro edell’Ordine di Maltanello stesso fervorefraterno.

tinuate a cercarvi e ad onorarvi la terra santificatadai passi del Figlio di Dio fattosi Figlio dell’uomo;continuate a promuovere colà le opere di religione, diistruzione, di carità, che vi attestano la tenace edamorosa presenza della Chiesa cattolica; accrescete,potendo, il vostro sforzo di beneficenza spirituale ecorporale per quelle popolazioni, che l’incontro No-

stro con esse, così vivo e cordiale da parte loro, Ci harese ancora più care; e fate loro vedere che la vostraCrociata vuol essere quella della carità, della concor-dia, della pace; quella del Vangelo di Cristo, che nelservizio della Chiesa cattolica e dei suoi figli più fede-li ed operosi, altro non vuole se non la vera salvezzadi tutti».

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L’Ordine del Santo Sepolcro affonda le sue radi-ci nel passato e, attraverso il legame vivo con

la sua storia, i Cavalieri e le Dame sperimentanoquotidianamente la bellezza della continuità e dellafedeltà di una chiamata che continua a trasmettersigenerazione dopo generazione. Insieme ad una mis-sione riceviamo anche simboli, decorazioni, unifor-mi che ricordano, innanzitutto a noi stessi, la nostrachiamata. Questi segni esteriori ci permettono an-che di essere una testimonianza visibile in alcuneoccasioni ma la nostra testimonianza è vuota se nonè sostenuta da qualcosa di ben più profondo: la no-stra vita spirituale nutrita dalla consapevolezza del-l’amore di Dio, il nostro impegno e la nostra fedeltàalla Chiesa.

LE PAROLE DEL GRAN MAESTROAlla sua nomina – da parte di Papa Pio XII –

come primo Gran Maestro dell’Ordine del SantoSepolcro, il Cardinale Nicola Canali ci rammenta ilruolo che l’Ordine dovrebbe svolgere nella nostravita di membri:

“Nessuna vanità od orgoglio di decorazioni e divi-se – per quanto onorevoli e meritevoli possano essere– dovrebbero ammaliare coloro che il Sommo Ponte-fice ha onorato. L’unico atto di vanto che possiamomanifestare è in nome del Cristo Risorto… dinanzial Sepolcro vuoto”.

Dovremmo essere orgogliosi dei simboli del no-stro Ordine: mantello, spada, speroni e insegne conla croce di vittoria. Sono simboli ricchi di contenu-to che vantano una lunga storia. Tuttavia, essi per-

dono di valore e significato se il fascino che eserci-tano su di noi si esaurisce così. Al contrario, talisimboli ci impegnano e ricollegano alle solenni ra-dici spirituali che accrescono il nostro amore e de-vozione verso il Cristo Risorto e la Terra Santa.

Edwin Cardinale O’Brien

PER APPROFONDIREGli abiti che indossiamo – con la Croce di Ge-

rusalemme a simboleggiare le cinque ferite del no-stro Signore e Salvatore Gesù Cristo – non sonostati realizzati per contraddistinguerci come perso-ne speciali, perché non lo siamo, ma per ricordare anoi stessi e agli altri il nostro impegno ad essereidentificati con la Passione di Cristo, nonché ad as-sistere i cristiani che vivono nella terra resa santa daLui.

Cardinale John Foleyfu Gran Maestro dell’Ordine

Messa inaugurale della Consulta 2008

UN IMPEGNO PER QUESTO MESEConcediamoci il tempo di ricordare le parole

che abbiamo ascoltato dalla bocca del Celebranteche ha presieduto la Cerimonia di Investitura nelgiorno in cui siamo entrati a fare parte dell’Ordine.

30 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

Il libretto può essere scaricato sul sito del GranMagistero www.oessh.va nella sezione SPA-ZIO MEDIA.

Fra il materiale diffuso in occasione della Consulta, ogni Luogote-nente e Delegato Magistrale ha ricevuto il nuovo libretto spiritua-le prodotto dal Gran Magistero: quest’anno si tratta di un sup-

porto per pregare con il Gran Maestro, cardinale Edwin O’Brien. Ispi-rati dalle sue parole, troverete dodici temi – uno al mese – che toccanoda vicino la vita e l’esperienza dei Cavalieri e delle Dame dell’Ordinedel Santo Sepolcro. Ogni mese offre alla riflessione un testo introdutti-vo sul tema scelto, un commento del Gran Maestro, un testo della Scrit-tura o di autori di rilievo per approfondimento e la proposta di un im-pegno da prendere per il mese in corso.

Ecco ad esempio quanto viene proposto alla riflessione e alla pre-ghiera per il mese di novembre 2019 sull’andare al cuore dei nostri sim-boli.

Pregare con il Gran Maestro

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In questo numero de La Croce di Gerusalemmeabbiamo voluto chiedere a Mons. PierbattistaPizzaballa, Amministratore Apostolico del Pa-

triarcato Latino di Gerusalemme, di raccontarciqualcosa in più riguardo alla vita dei giovani diTerra Santa anche alla luce del Sinodo sui Giovaniche ha avuto luogo lo scorso ottobre.

Nel 2018 la Chiesa ha vissuto un importante Si-nodo sui giovani, la fede e il discernimento vo-cazionale al quale Lei ha partecipato. Cosachiama particolarmente in questione i giovanidi Terra Santa di quanto emerso dal Sinodo?Non c’è nulla di particolare che tocchi diretta-

mente i giovani di Terra Santa. Il Sinodo deve pro-durre documenti di carattere generale e i giovani diTerra Santa non sono diversi dai giovani del restodel mondo. Quello che è stato per me interessanteè l’aver avuto la possibilità di ascoltare l’esperienzadei vescovi di altre parti delmondo perché questo aiuta aprendere le giuste proporzio-ni rispetto alle nostre proble-

matiche. Quando ci si confronta con gli altri si notainfatti che le dinamiche sono abbastanza simili.

La Terra Santa ha tuttavia qualcosa di partico-lare da offrire ai giovani del mondo intero…Durante il Sinodo si è parlato di discernimento,

evangelizzazione e trasmissione della fede. In que-sto ambito la Terra Santa è un luogo particolare,unico oserei dire, perché la nostra fede come fedeincarnata e storica ha lì le sue radici. È dunque unformidabile strumento di evangelizzazione e rie-vangelizzazione. In questo senso, i pellegrinaggi inTerra Santa organizzati anche per i giovani, iniziati-ve sempre più frequenti, sono un’occasione straor-dinaria e costituiscono quasi sempre un punto dinon ritorno.

Negli ultimi anni, il Patriarcato Latino ha inve-stito particolari energie nelle attività dell’ufficiocatechetico. Può raccontarci qualcosa a questoriguardo?Tutti i nostri manuali di catechesi erano un po’

datati ed era necessario ripensarli tenendo presenti

LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019 31

L’ORDINEE LA TERRA SANTA

Come vivono i giovani di Terra Santa?Intervista con Mons. Pierbattista Pizzaballa

Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme

Giovani di TerraSanta alla GMG diPanama.

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i cambiamenti generazionali che ci sono stati. Perquesto è stato fatto uno sforzo per creare una nuo-va edizione non solo più attraente dal punto di vi-sta del formato ma riscritta tenendo presente il mo-do di pensare dei nostri giovani. Questi manualinon sono stati scritti da suore e preti ma coinvol-gendo i giovani stessi con la loro sensibilità. È stataed è ancora una bellissima esperienza: la partecipa-zione gioiosa dei giovani che si sono sentiti coinvol-ti è stata emozionante. Se avessimo fatto questo coni soliti preti, sarebbe stato un mandato in più maga-ri compiuto con fatica, invece così ha messo in mo-to delle dinamiche positive ed è una metodologiache bisogna ampliare anche in altri settori.

Le scuole sono un’istituzione importante delPatriarcato Latino e i membri dell’Ordine delSanto Sepolcro le so-stengono con convinzio-ne. Cosa ne determinala centralità al cuore del-la diocesi che è chiama-to ad amministrare?Senza scuole non c’è

chiesa. Più che la parroc-

chia e altre attività, è la scuola il punto di riferimen-to attorno al quale ruota la comunità cristiana. Ilcuore delle famiglie sono i figli e la prima preoccu-pazione dei genitori è la loro formazione. Attraver-so la scuola si arriva dunque alle famiglie.

La questione dell’identità cristiana, come anchel’aggregazione della comunità, passano anch’esseattraverso la scuola. La scuola crea comunità par-tendo dai bambini. Spesso se chiami le famiglie perun corso di formazione non vengono, se invece lecontatti per parlare della questione della scuola edei giovani arrivano subito perché è qualcosa chehanno profondamente a cuore.

Un altro aspetto importante è che attraverso lascuola entriamo in contatto con il territorio. Nellenostre scuole la maggioranza degli studenti spesso èmusulmana. È nella nostra vocazione essere in dia-logo con tutti, non solo in maniera astratta o teolo-gica ma sperimentando il dialogo della vita, e lascuola in questo senso è fondamentale.

Come vivono i giovani la complessa situazionepolitica nelle terre che abitano?È difficile dire una parola comune sui giovani in

questo campo. Il giovane, proprio per la sua età, èpiù appassionato edesprime la passione indiversi modi: c’è chi lavive come combattentee questo accade mag-giormente con i giovanimusulmani rispetto aquelli cristiani; coloroper i quali la passionediventa frustrazione difronte all’ennesima spi-rale di violenza e pro-spettive che si chiudonopiù che aprirsi; oppurec’è anche chi si rimboc-ca le maniche per rimet-tersi in gioco. Abbiamobisogno di investire suquest’ultimo gruppo checertamente non fa noti-zia come gli altri ma cheesiste.

Intervista a cura diElena Dini

32 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

Per costruire unfuturo che a voltefanno fatica eintravedere in TerraSanta, la fedecristiana dei giovaniè motore della lorosperanza e del loroimpegno.

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Alcuni progetti portati avantiin Terra Santa

Tante piccole iniziative a contatto con la gente

I progetti sostenuti dall’Ordinedanno priorità alle persone chesono l’unica vera ricchezzadelle comunità locali inTerra Santa.

Da un paio d’anni, il Gran Magistero, in accordo con il Patriarcato Latino diGerusalemme, ha deciso di investire maggiormente su alcuni piccoli progetti in TerraSanta rispetto a grandi opere di costruzione. Nel 2018 il Gran Magistero dell’Ordine

ha continuato a sostenere i grandi progetti già in essere, come la conclusione dei lavorinella nuova chiesa a Jubeiha e la ristrutturazione di un asilo ad Hashimi (entrambe inGiordania), ma soprattutto l’importante progetto che prevede l’aumento degli stipendiper gli insegnanti delle scuole del Patriarcato. Questa iniziativa permette agli studentidi continuare ad avere un’istruzione di alto livello nel rispetto delle competenze deiloro professori che devono ricevere uno stipendio commisurato alle loro capacità.

A questi progetti e, soprattutto, all’aiuto mensile inviato in Terra Santa a sostegnodelle spese istituzionali del Patriarcato, di alcune opere come quella del Seminario e

delle scuole (fra cui contributi per permettere la frequenza degli studenti che nonpossono pagare interamente la retta scolastica), vanno ad aggiungersi alcuni piccoli

progetti che vogliamo raccontarvi nelle prossime pagine. Vari progetti richiedono la realizzazione di modeste opere di ristrutturazione. Finoa quando non si entra nella quotidianità delle strutture che le richiedono, questesembrerebbero essere necessità forse non primarie. Eppure, tutti possiamo ben

immaginare quanto più complicate diventino tante azioni abituali quando l’ambienteche ci ospita non è confortevole.

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La casa per anziani Beit Afram di Taybeh inPalestina ospita 28 anziani provenienti davarie città palestinesi e da Gerusalemme. La

missione di questo centro è quella di offrire un luo-go sano e dove si respiri uno spirito di famiglia for-nendo una migliore qualità di vita e cure medichealle persone che ne hanno bisogno. Nella cucinadella casa durante l’estate si raggiungono anche i50°C rendendo impossibile il lavoro alle signoreche si occupano di preparare il pranzo. Uno deipiccoli progetti realizzati nel 2018 ha donato a que-sta struttura un impianto di aria condizionata.

Attraverso un altro progetto che richiedeva unaiuto per l’impianto di aria condizionata, siamo ve-nuti a scoprire la storia di un piccolo villaggio cri-stiano in Giordania in una zona semi-desertica:Smakieh. Il terreno sul quale sorge il villaggio ven-ne donato alla comunità cristiana dal capostipitedella famiglia musulmana Majali in nome dellebuone relazioni fra la sua famiglia e la comunitàcristiana. Qui oggi vivono 300 famiglie beduine ap-partenenti a due storiche tribù cattoliche, una di ri-to latino e l’altra di rito greco. A causa della posi-zione, le estati sono estremamente calde e l’invernopuò essere molto freddo. L’impianto di condiziona-mento della chiesa latina di San Michele doveva es-sere riparato per permettere ai più anziani e aibambini piccoli di poter partecipare alle funzioni inchiesa.

Per ammortizzare le spesedell’elettricità, ad Ein Arik(accanto a Ramallah, in Pale-stina) si è deciso di realizzareun impianto fotovoltaico perla chiesa e la scuola cattolica

della città. Questo sistema è stato già sperimentatonelle scuole del Patriarcato di altre cinque cittàportando buoni risultati. Nel tempo, il risparmiodei costi di elettricità sarà reinvestito in progetti avantaggio degli studenti e della popolazione.

Per la scuola di Kerak invece è stato necessarioinstallare un sistema di sorveglianza video. Pur-troppo nel dicembre del 2016 la città è stata ogget-to di un attacco terroristico e la polizia ha richiestoal Patriarcato Latino di provvedere a montare delletelecamere di sicurezza per questa scuola che acco-glie un migliaio di studenti di cui alcuni abitano an-che a 40 km di distanza ma decidono di affrontarequotidianamente questo viaggio per ricevere qui laloro istruzione.

La scuola latina di Beit Jala con più di 700 stu-denti ha invece richiesto un sostegno per poter ac-quistare nuovi macchinari per il laboratorio infor-matico permettendo così alla scuola di offrire piùpostazioni informatiche per gli studenti. Nel mon-do d’oggi è chiara l’importanza di poter essere alpasso con la tecnologia nel proprio percorso di for-mazione per poter essere più preparati per affron-tare il mondo del lavoro.

La scuola di Aboud in Palestina si trova a farfronte al disagio dei suoi studenti che devono tra-sferirsi in altri villaggi per terminare il percorsoeducativo perché la struttura offre solo fino al nonoanno della scuola dell’obbligo. Il desiderio è quindiquello di aggiungere un’aula per permettere aglistudenti di frequentare anche il decimo anno ap-profittando dei locali dedicati al centro educativocristiano. Per questo il progetto vorrebbe poter co-struire una nuova sala per le attività pastorali.

Alcuni piccoli progetti hanno provveduto allaristrutturazione delle case nelle quali vivono lesuore del Rosario a Rameh (in Israele), Hashimi eAmman (in Giordania). Le suore del Santo Rosariodi Gerusalemme sono l’unica congregazione fem-minile religiosa di rito latino di origine araba inTerra Santa e sono a servizio della diocesi in tantimodi e in varie strutture, soprattutto nelle scuole enelle parrocchie. La fondatrice, Madre Maria Al-fonsina, è stata proclamata santa da Papa France-sco il 17 maggio 2015.

Un altro piccolo progetto strutturale riguarda lasede stessa del Patriarcato Latino a Gerusalemme.Con la restaurazione del Patriarcato nel XIX seco-lo, venne costruito un edificio per ospitarne la sede

34 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

Vari progetti sono alserviziodell’educazione: inquesta foto i nuovisupporti informaticiin una scuola inPalestina.

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e ciò avvenne sopra a sei cister-ne di acqua che da allora sonostate usate come preziosissimafonte di acqua per i sacerdotiche vivono nel convento e gliimpiegati, oltre che per l’irriga-zione. Da recenti studi ci si è re-si conto che la qualità dell’ac-qua non è più buona e rischiosaper la salute. Per questo si è reso necessario un la-voro di ristrutturazione e pulizia.

Sempre legato all’acqua, un altro progetto chevede come beneficiari gli ospiti disabili dell’OurLady of Peace Center accanto ad Amman. Inaugu-rato nel 2004, questo centro offre assistenza diurnaa persone disabili e alle loro famiglie. Ogni annoqui vengono accolte 2000 persone ed è il più gran-de e gratuito centro per la riabilitazione in Giorda-nia. Nel reparto di fisioterapia, fra i vari macchinaridisponibili, c’è anche una piscina per l’idroterapia.La possibilità di galleggiare e il caldo riducono ildolore e gli spasmi muscolari. La piscina è statainagibile per vari mesi attendendo la possibilità disistemare i filtri e accogliere nuovamente i suoiospiti.

Nel 2011, l’Our Lady ofPeace Center ha aperto unaseconda struttura in Gior-dania, ad Aqaba. Uno deipiccoli progetti portatiavanti nel 2018 ha sostenu-to un’iniziativa volta a crea-

re posti di lavoro per giovanidisabili e per alcune donnesiriane rifugiate disoccupateche vivono nella zona. Alcu-ni grandi hotel, come l’Hil-ton, hanno accettato di do-nare per questo progetto lesaponette usate che vengonolasciate nelle stanze d’alber-go. Nel Centro di Aqabavengono rilavorate per esse-re riciclate dai ragazzi disa-bili e le donne si occupanodel marketing di questi pro-dotti. Il finanziamento ri-chiesto è servito a coprire

l’acquisto di macchinari e i costi per le licenze. Un altro progetto è a favore degli Scout di Pale-

stina. Ad oggi 1500 ragazzi fanno parte degli scoutcattolici e vivono la loro appartenenza ecclesialecon gioia e dinamismo. Fra le molteplici attività, iragazzi fanno escursioni, campeggi, volontariato econtribuiscono al benessere della società nella qua-le vivono. Per continuare a portare avanti tuttoquesto, sono necessarie le adeguate strutture e, inalcuni casi, il giusto equipaggiamento. Questo pro-getto, infatti, ha permesso l’acquisto di 10 tendeper permettere ai giovani di vivere l’esperienza delcampeggio durante il periodo estivo e di 2000 bad-ges che servono non solo per i ragazzi palestinesima anche per i gruppi internazionali di scout quan-do vengono in pellegrinaggio in Terra Santa.

Altri giovani destinatari di un progettosono quelli di Gaza. Il parroco della solachiesa cattolica a Gaza, la chiesa della SacraFamiglia, insieme agli altri membri dellachiesa e al Patriarcato, desidera aprire uncentro culturale cristiano per i giovani nelquale i ragazzi possano ottenere una forma-zione più specifica che li prepari al mondodel lavoro considerata l’altissima percentua-le di disoccupazione a Gaza. L’obiettivo èquello di fornire corsi, ad esempio, di ingle-se, informatica, leadership e gestione.

Anche per i dipendenti del PatriarcatoLatino di Gerusalemme è stata richiesta lapossibilità di partecipare a dei corsi di for-mazione per accrescere le loro competenzee conoscenze. Un altro progetto che tocca

LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019 35

Varie attivitàproposte all’OurLady of PeaceCenter in Giordaniavengono portateavanti con l’aiutodell’Ordine.

L’accompagnamentopastorale dei migrantiè una realtàimportante per ilPatriarcato Latino diGerusalemme chebeneficia in questosettore del sostegnodell’Ordine.

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da vicino la sede del Patriarcato riguarda il lavoronecessario per preservare, catalogare e mettere invalore la sua eredità culturale. Dal 1847, infatti, va-ri oggetti sono entrati a far parte del suo patrimo-nio: oggetti liturgici, paramenti sacri, opere d’artereligiosa, libri e regali ricevuti, oltre ad una colle-zione di 3000 foto che si vogliono digitalizzare erendere disponibili per delle mostre. L’obiettivoprincipale è quello di far conoscere meglio la storiadella diocesi e la missione del Patriarcato.

Spostandoci in Giordania, una richiesta perve-nuta è stata quella di sostenere l’opera pastoralecon i migranti. Purtroppo i lavoratori stranieri pro-venienti dallo Sri Lanka (20.000 di cui 8.000 cristia-ni) e dalle Filippine (45.000 di cui l’85% è cattoli-co) rimangono una categoria vulnerabile per gliabusi e gli sfruttamenti che possono subire. LaLuogotenenza per le Filippine dell’Ordine si è im-pegnata nel 2016 ad inviare un cappellano filippinoa disposizione di questa comunità per le necessitàspirituali e l’impegno continua attraverso un soste-gno economico a vantaggio delle attività pastorali

che permettono a queste comunità migranti di or-ganizzare iniziative, avere spazi di condivisione erealizzare libretti e sussidi liturgici nelle loro lingue.

Infine, l’ultimo progetto sostenuto nel 2018 ri-guarda l’assistenza ai carcerati in Giordania. Dal2008 il Patriarcato ha iniziato con un gruppo di vo-lontari ad andare a visitare regolarmente i centri didetenzione insieme al personale della Caritas. Cisono circa 200 cristiani nelle 13 carceri giordane.Una suora dello Sri Lanka racconta: «Molto spesso,le donne cingalesi non sono colpevoli di crimini im-portanti, il loro reato è quello di aver lasciato ilproprio datore di lavoro prima della fine del con-tratto, a volte erano state vittime di abusi, alcunehanno rubato ma raramente si tratta di reati mag-giori. La Caritas le aiuta a tornare a casa; senzaquesto aiuto, queste donne potrebbero rimanere incarcere per il resto della loro vita perché le amba-sciate non le aiutano». Il progetto permette quindia volte di acquistare biglietti aereo per il ritorno inpatria, ma anche medicine, vestiti, articoli religiosie perfino cibo.

36 LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019

I progetti portati avanti in collaborazionecon la Congregazione per le Chiese Orientali

Durante il 2018, l’Ordine del Santo Sepolcro ha finanziato nove progettinell’ambito della Riunione delle Opere di Aiuto per le Chiese Orientali.

Nel primo semestre è stato quindi possibile dotare di un nuovo generatore(richiesto dalla legge) l’Ospizio di San Vincenzo de’ Paoli a Gerusalemme.«Ora – scrive Suor Simone Abi Dib, – grazie a voi, il nuovo generatore puòsupportare l’intero edificio». Inoltre, la casa della Comunità della BeatitudiniEmmaus-Nicopolis accanto a Latrun, in Israele è riuscita ad effettuare deilavori per migliorare la fornitura di elettricità e gas negli spazi destinati al-l’accoglienza dei pellegrini. Fratel Anton Magrachov, della Comunità delleBeatitudini, ha detto: «Ringraziamo l’Ordine del Santo Sepolcro per il donogeneroso che ci ha aiutato a portare avanti questo progetto grazie al qualeoffriremo una sistemazione migliore ai pellegrini».

Grazie ai finanziamenti dell’Ordine, la scuola “Peter Nettekoven” del Pa-triarcato greco-cattolico a Beit Sahour è riuscita ad acquistare dei computere materiale informatico per poter portare avanti al meglio la propria funzio-ne educativa della struttura mentre la comunità della chiesa greco-melchitadi Maghar ha potuto fare ingresso nel 2018 nella sala parrocchiale ristrutturata.

Nel secondo semestre, tre progetti hanno beneficiato la zona di Betlemme: lavori di sicurezza antincen-dio all’ospedale della Sacra Famiglia e la ristrutturazione della casa maronita di San Charbel e della cucinadelle Suore francescane missionarie in un campo profughi. L’Ordine ha sostenuto inoltre la ristrutturazionedi un atrio presso la scuola delle Suore dell’Apparizione a Ramallah, come pure la ventilazione delle classinell’asilo Santa Maria, a Betania (Gerusalemme).

L’Ospizio di San Vincenzode’ Paoli a Gerusalemme.

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LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019 37

Sono trascorsi sessantaquattro anni dalla fon-dazione dell’Opera di San Giacomo, che poidiventò il Vicariato San Giacomo per i cattoli-

ci di espressione ebraica in Israele. Il primo passoverso la costituzione del Vicariato fu la nomina diMons. Jean-Baptiste Gourion, nel 1990, Vicario Pa-triarcale responsabile dei cattolici ebreofoni (eglivenne ordinato vescovo nel 2003). Dopo il decessodi Mons. Gourion nel 2005, l’incarico di Vicariopassò a Padre Pierbattista Pizzaballa (allora Custo-de di Terra Santa) dal 2005 al 2009, seguito da Pa-dre David Neuhaus dal 2009 al 2017. È stato nel2013, all’epoca di Padre David, che il Vicariato SanGiacomo ha ricevuto dalla Santa Sede il suo statutoufficiale, a riprova della sua particolare identità emissione. Dal 2017, ricopro personalmente l’incari-

co di Vicario.Il Vicariato – che com-

prende cattolici di linguaebraica e anche di linguarussa – fa parte integrantedel Patriarcato Latino ed èattivo essenzialmente neigrandi agglomerati urbani.Comunità parrocchiali

ebreofone esistono a Gerusalemme, Jaffa, Beershe-va, Haifa e Tiberiade, considerando che i fedeli dicittà e villaggi circostanti si spostano per raggiunge-re queste comunità. Riguardo le comunità russofo-ne, i due responsabili si incontrano per pregare conregolare cadenza settimanale a Latrun e Haifa; aqueste si aggiungono altre piccole comunità che si

Cattolici di espressione ebraicae migranti: l’azione pastoraledel Patriarcato

I membri dellaCommissione per laTerra Santa delGran Magistero nel2018 con ilGovernatoreGenerale (al centro)e Padre Rafic Nahra,Vicario Patriarcale (adestra).

Il Vicariato SanGiacomo e il

Vicariato per iMigranti e

Richiedenti Asilosono posti sottola responsabilità

di Padre RaficNahra, Vicario

Patriarcale. È luia presentare per

La Croce diGerusalemme la

storia e lamissione di questi

due Vicariati.

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Come è organizzato il Vicariato San Giaco-mo incaricato dei cattolici ebreofoni,

quanti fedeli conta e in quali città principal-mente?Il nostro Vicariato è formato da piccole comunità,

di cui soltanto due sono parrocchie, in cui tutto sisvolge in lingua ebraica, dalla celebrazione liturgicaall’azione pastorale. Il nostro grande handicap è lascarsezza di strutture adeguate e di fondi per porta-re avanti le numerose iniziative che crescono di an-no in anno. Grazie al cielo esistono organizzazionicristiane che ci sostengono e ci supportano con i lo-ro contributi, altrimenti non potremmo portare acompimento nulla di ciò che facciamo. L’Ordine delSanto Sepolcro ha un ruolo fondamentale in questolavoro di supporto, e noi siamo loro profondamentegrati. I numeri esatti dei nostri fedeli non li conosco,ma so per certo che in questi ultimi dieci anni siamocresciuti in quanto a partecipazione. Dal 2010, inol-tre, abbiamo scoperto il grande mondo dei migrantie dei lavoratori stranieri, che qui in Israele costitui-scono alcune decine di migliaia. Da allora ci prendia-mo cura dei loro bambini con iniziative mirate: asiliinfantili, catechesi, campi-scuola 4 volte l’anno, for-

mazione... Da quando sono qui mi ritrovo in mezzo abambini di ogni origine, e tutti abbiamo in comunedue cose: crediamo in Gesù e parliamo ebraico.Un’esperienza decisamente singolare per la qualeringrazio Dio di cuore.

Diacono da giugno 2018, a breve sacerdote,membro del Vicariato San Giacomo del Pa-triarcato Latino di Gerusalemme: ci può direin cosa consiste la sua missione, come sisvolgono le sue giornate e qual è il fulcro del-la sua azione pastorale?Nel 2011, tornando dalla GMG di Madrid con il

nostro gruppo giovani “Perah ha-midbar” (Fiore del

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«Crediamo in Gesù e parliamo ebraico»Intervista con il diacono Benedetto

Di Bitonto del Vicariato SanGiacomo diretto da Padre Rafic

Nahra, Vicario Patriarcale deicattolici di espressione ebraica

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deserto) parlai con l’allora Vicario Patriarcale, PadreDavid Neuhaus, con il quale ho vissuto gomito a go-mito per 7 anni, e gli espressi il mio desiderio di di-ventare sacerdote per il Vicariato. Appena concluso ildottorato fui ammesso agli studi filosofici, e poi aquelli teologici. Il mio percorso non è stato del tutto fa-cile perché per tutti i sei anni di studio non c’è statoaltro seminarista oltre a me nel nostro Vicariato. Que-sto ha un po’ influito sulla mia percezione della forma-zione, ma alla fine più in bene che in male, perché miha aperto a stringere rapporti fra-terni con più giovani in formazio-ne: francescani, salesiani e semi-naristi arabi del seminario patriar-cale di Bet Jala. Alla fine, sono unpo’ figlio e fratello di tutti. In questianni mi ha seguito e accompa-gnato Padre Rafic Nahra, oggi no-stro Vicario, col quale abito, insie-me al sacerdote incaricato dellacomunità di Gerusalemme e adaltri che vengono a stare con noiper periodi di variabile durata. In-sieme preghiamo le Lodi al matti-no (in ebraico). Durante il giornoognuno è preso dai propri impe-gni. Capita di coincidere per il

pranzo, così ne approfittiamo per scambiare qualcheparola di aggiornamento, ma le nostre giornate sonopiuttosto frenetiche e ciascuno di noi è impegnato inun ambito particolare, così che non sempre ci incro-ciamo “sul campo”, ma la sera ci ritroviamo per lamessa e la cena.

Come Vicariato San Giacomo, il nostro compito èdi assicurare assistenza pastorale ai fedeli cattoliciche vivono nella società israeliana, che parlano la lin-gua ebraica, e costituiscono un evento unico nella

LA CROCE DI GERUSALEMME 2018-2019 39

riuniscono sporadicamente. Undici sacerdoti – dicui due attualmente in pensione – si occupano dellenostre comunità.

Le famiglie del Vicariato sono prevalentementedi ceto medio. Una delle loro principali sfide è latrasmissione della fede: i bambini frequentano perlo più la scuola pubblica israeliana (poiché non esi-stono istituti cristiani ebreofoni) e – in quanto mi-noranza in un mondo laicizzato – rischiano di per-dere l’identità cristiana. Per tale motivo, il Vicariato

investe molto nella pastorale dei giovani. Il Vicariato San Giacomo – dato il contesto di

vita – si mostra particolarmente sensibile ai rappor-ti con il mondo ebraico, che sono innanzitutto rela-zioni di prossimità. Alcuni dei nostri sacerdoti e fe-deli si impegnano anche nel dialogo interreligioso,che include in varie occasioni ebrei e musulmani.

Il lavoro pastorale del Vicariato con i migranti èiniziato nel 2010 quando Padre David Neuhaus e isuoi collaboratori cominciarono ad insegnare il ca-techismo in ebraico ai bambini filippini del sud diTel Aviv che frequentavano la scuola israeliana e lacui prima lingua era proprio l’ebraico. In seguito,nel 2014, aprimmo degli asili nido per i bambini dimigranti e richiedenti asilo (dai 3 mesi ai 3 anni),

Il diacono Benedetto Di Bitonto vive il suo serviziocon i cattolici di espressione ebraica in Israele chespesso sono lavoratori stranieri che parlano lalingua del paese che li accoglie.

Un momento di preghiera duranteun incontro interreligioso a

Gerusalemme, con lapartecipazione dei responsabili del

Vicariato San Giacomo.

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sapendo che i genitori erano obbligati a lavoraretutta la giornata per guadagnarsi da vivere. Abbia-mo progressivamente sviluppato anche una pasto-rale dei giovani, per accompagnarli, istruirli e per-mettere loro di integrarsi nella Chiesa locale, non-ché nella società israeliana. Lo sviluppo delle attivi-tà a beneficio dei migranti e dei loro figli ha portatoalla creazione – in seno al Patriarcato Latino – delVicariato per i Migranti e Richiedenti Asilo, duran-te la Pentecoste 2018.

Mi sia consentito di ringraziare con tutto il cuo-re l’Ordine del Santo Sepolcro che da alcuni anniaiuta il Vicariato San Giacomo, sostenendolo mo-ralmente e materialmente nella sua missione. Rin-

grazio i Cavalieri e le Dame per l’attenzione e lo ze-lo costante nel supportare l’azione pastorale del Pa-triarcato a favore dei migranti e dei loro figli, per-mettendo loro di condurre un’esistenza dignitosa,nonostante le condizioni di vita risultino precarie ea rischio in vari modi.

Padre Rafic NahraVicario Patriarcale

storia, dai tempi della Chiesa primitiva: essere unaminoranza cristiana all’interno di una forte maggio-ranza ebraica. Questo vuol dire essenzialmente pa-storale ordinaria (parrocchie, catechesi, sacramenti,servizio ai poveri e agli ammalati...) e straordinaria(campi scuola per i bambini, attività speciali per lefamiglie, la cura e l’accompagnamento dei giovani,pellegrinaggi...).

Spesso i cattolici sono poco consapevoli del-le loro radici ebraiche: in cosa il Vicariato SanGiacomo aiuta la Chiesa a ritornare alla suaorigine spirituale, soprattutto nella formazio-ne liturgica? Lei organizza incontri fra cattoli-ci ed ebrei, nonché giornate di scambio econdivisione? La sua esperienza ha un’ecosu scala universale?Non c’è dubbio sul fatto che la nostra fede è nata

nel seno del popolo ebraico e che come cristianidobbiamo molto al popolo dell’alleanza. Per noi ciòche è importante è l’espressione della nostra fedecristiana e della nostra identità cattolica in un lin-guaggio e in una forma che siano affini alla culturadella società in cui viviamo. Non vogliamo che la no-stra fede sia percepita come qualcosa di esotico e diestraneo al mondo nel quale è nata e si è costituita.Questo vuole dire, ad esempio, che i nostri luoghi diculto sono molto semplici, non eccedono in immagi-ni (non abbiamo statue, ad esempio) e in praticheche appartengono piuttosto al cattolicesimo occi-dentale di stampo europeo. Pur essendo profonda-mente cattolici, nelle nostre comunità ad esempionon si troverebbe facilmente una reliquia da venera-re o una novena dedicata a un Santo piuttosto che aun altro. L’accento è più puntato sulla Parola di Dio,

sull’esperienza biblica compresa alla luce della tradi-zione della Chiesa, su una celebrazione eucaristicaessenziale ma decorosa, sulla convivialità di comu-nità a misura d’uomo, in cui ci si conosce tutti e ci sipuò sostenere gli uni gli altri. Tutto questo preparasenza dubbio il terreno per un incontro sereno econviviale con i nostri amici ebrei, che trovano danoi una realtà che non li spaventa ma li coinvolge inun vincolo di sincera amicizia, in cui le differenzevengono valorizzate e mai sbiadite.

La celebrazione eucaristica è profondamente ra-dicata nel solco della tradizione ebraica, ed è beneapprofondire un po’ le proprie conoscenze di questarealtà, stando però attenti a non cadere negli atteg-giamenti sentimentalistici e un po’ semplicistici di chivuole a tutti i costi imitare determinati costumi ebrai-ci, appiccicandoli alla liturgia cristiana, soprattuttoquei riti che si sono sviluppati posteriormente al cri-stianesimo. Non è di questo che parlo, parlo piutto-sto di approfondire il giudaismo biblico, quello checertamente conoscevano e praticavano Gesù, suamadre Maria e tutti gli Apostoli. E soprattutto di ac-cettare il fatto che l’evento Gesù Cristo è uno spar-tiacque nella storia dell’umanità che non si può igno-rare né neutralizzare. La separazione della Chiesadalla Sinagoga è un qualcosa che è nascosto nelmistero di Dio e che ci sarà svelato soltanto alla finedei tempi. Fino ad allora però possiamo ancora im-parare a conoscerci davvero, a rispettarci, a stimarcie a lavorare insieme per un mondo più simile al so-gno di Dio. In questo ci vedo benissimo anche i cre-denti musulmani, a pieno diritto membri della fami-glia dei figli di Abramo, che come noi hanno la re-sponsabilità di diffondere nel mondo la luce e l’amo-re di Dio, che ci ama tutti.

Per avere notizie del Vicariato San Giacomo eseguirne le attività, potete consultare il nostrosito web: www.catholic.co.il

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Padre Pérennès, come riassumere in po-che parole la grande storia dell’Ecole Bi-blique et Archéologique Française (Scuo-

la Biblica e Archeologica Francese) di Gerusa-lemme (Ebaf), a partire dalla sua fondazione daparte di padre Lagrange nel 1890?L’Ecole Biblique è stata fondata da Padre Ma-

rie-Joseph Lagrange in un’epoca in cui i progressidelle scienze moderne (storia, archeologia, lingui-stica) sembravano minacciare la credibilità dellaBibbia. Eminenti studiosi quali Ernest Renan e Al-fred Loisy lasciarono brutalmente la Chiesa cattoli-ca, lasciando intendere che essa non fosse in gradodi accettare la sfida di una lettura critica della Bib-bia. Al termine di una rigorosa formazione tomistaa Salamanca e di studi orientali a Vienna, padre La-grange arrivò a Gerusalemme, convinto che la fedecristiana non avesse nulla da temere rispetto a tale

confronto con la ragione. Egli costituì un appassio-nato gruppo di giovani religiosi, specializzati nellediverse discipline che aiutano a comprendere i testisacri: lingue antiche, storia del Vicino Oriente, geo-grafia della Terra Santa, archeologia, epigrafia ecc.Elaborò un metodo di lettura, il metodo storico,per il quale venne sospettato di modernismo,un’accusa che lo fece particolarmente soffrire. Tut-tavia, rimase sempre sottomesso alla Chiesa, accet-tando per esempio di non pubblicare un suo Com-mento alla Genesi (pronto nel 1905) e di concen-trarsi sul Nuovo Testamento, meno problematico.Oggigiorno, gli elementi del metodo storico (pre-senza di generi letterari, strati redazionali ecc.) so-no ammessi da tutti i ricercatori e dalla Chiesa cat-tolica al più alto livello (cfr. l’enciclica Divino Af-flante Spiritu di Pio XII, 1943). Il rigore intellettua-le, l’amore nei riguardi della Terra Santa e la fedeltà

alla Chiesa caratterizzanol’opera fondatrice di PadreLagrange, che un giorno do-vrebbe essere beatificato.

Quale servizio concretogarantisce l’Ecole Bibli-que nell’ambito degli stu-di biblici su scala univer-sale? Sin dalla fondazione,

l’Ecole Biblique ha applicatoun metodo preciso: lo studiodella Bibbia nel paese dellaBibbia, «avvicinare il docu-mento al monumento» comediceva lo stesso Lagrange. Isuoi professori hanno per-corso in lungo e in largo leregioni bibliche, dalla Siriaall’Arabia del nord, dallaMesopotamia al Mediterra-

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Insegnare e trasmettere il gusto della Bibbia

Il direttoredell’Ecole bibliquedi Gerusalemmementre mostral’impressionanteraccolta di libridell’istituto e lapreziosa collezionedi repertiarcheologici.

A colloquio con Padre Jean-Jacques Pérennès, direttore dell’Ecole Biblique di Gerusalemme

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neo. Hanno condotto i loroallievi in rigorosi studi sulcampo, regolarmente de-scritti nella Revue Bibliqueche esce quattro volte l’an-no dal 1892. La serietà del-le ricerche compiute ha fat-to sì che nel 1920 l’Ecolesia stata riconosciuta dal-l’Académie des Inscriptionset Belles-Lettres comeScuola archeologica france-se. L’Ecole Biblique ha inol-tre formato generazioni dispecialisti in scienze bibli-che. D’altronde, si tratta diuno dei rari istituti cattoliciautorizzati a rilasciare il tito-lo di Dottorato in tale ambi-to. Infine, essa ha messo a di-sposizione dei fedeli il fruttodelle sue ricerche, grazie so-prattutto alla Bibbia di Gerusalemme, pubblicatadai domenicani di Gerusalemme da mezzo secolo.Attualmente, un progetto innovativo ne sta pren-dendo il testimone su Internet: “La Bibbia nelle sueTradizioni”.

L’Ordine del Santo Sepolcro collabora conl’Ebaf, in particolare attraverso la bibliotecache conta 160.000 opere. Potrebbe descriverciil funzionamento e il flusso ad ampio raggio diquesta biblioteca conosciuta in tutto il mondo? La biblioteca è unica nel suo genere, poiché è il

risultato di 130 anni d’acquisti di libri e riviste, se-lezionati da esperti di esegesi, storia e archeologia.

Il relativo fondo è dunqueeccezionale. Il catalogo èinformatizzato e permetteun accesso tramite “peri-cope biblica”, cosa moltorara. Inoltre, la bibliotecaannovera numerose opereriguardanti Qumran e imanoscritti del Mar Mor-to, dato il ruolo svolto daPadre Roland de Vaux, di-rettore dell’Ebaf dal 1945al 1965, il quale fu a capodi quegli scavi e dei presti-giosi ritrovamenti archeo-logici. Infine, l’apertura èdi 24 ore su 24 per gli stu-

denti e i ricercatori che alloggiano e lavorano al-l’Ecole Biblique… Una comodità straordinaria!

L’Ecole Biblique si trova nei locali del conventodi Santo Stefano dove vive e lavora la comunitàdei frati domenicani, alla quale Lei appartiene.Si può affermare che tale comunità rappresentil’anima dell’Ebaf? Quali ruoli ricoprono i do-menicani nell’ambito delle molteplici attivitàproposte? Si tratta di una dimensione essenziale dell’Ecole

Biblique: la ricerca viene compiuta da religiosi checonducono una vita di comunità e il cui apostolatoprincipale consiste nello studiare, insegnare e tra-smettere il “gusto” per la Bibbia. I frati sono essen-zialmente professori ed editori di riviste. Gli stu-denti vengono accolti da questa comunità, assiemealla quale possono pregare, vivere e visitare il pae-se. L’attaccamento e l’affetto dei nostri ex allievi di-

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«Studiare la Bibbia nel paese della Bibbia»: ec-co come si riassume l’attività di ricercatori e

studenti della scuola biblica di Gerusalemme. Conquesta bella ambizione, l’Ecole Biblique et Archéo-logique Française (EBAF) prosegue il progetto delsuo fondatore, Padre Marie-Joseph Lagrange, ossia«confrontare scientificamente il documento e il mo-numento». L’Ordine del Santo Sepolcro sostiene

con regolarità tale impresa unica e preziosa. Fonda-ta nel 1890 in Terra Santa, l’Ecole propone diversipiani di studio universitari, dal diploma triennale aldottorato in Sacra Scrittura, nonché conferenze, se-minari e visite in situ. Il convento di Santo Stefano –abitato da frati domenicani – ospita i locali dellascuola e soprattutto una grande biblioteca di famamondiale, che conta oltre 160.000 opere. Lo spirito

Studiare la Bibbia nella terra della Bibbia

San Domenicoveglia sull’EcoleBiblique portataavanti dai suoi figlispirituali.

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mostrano che una tale di-mensione ha donato lorotanto.

Da dove provengono iredditi dell’Ebaf? Visentite minacciati dalprogetto di tassazionefiscale delle comunitàreligiose che le autoritàisraeliane stanno pren-dendo in considerazio-ne? In caso affermati-vo, chi assumerà la vo-stra difesa? Noi viviamo con risorse

precarie, costituite da ap-porti modesti dell’Ordinedomenicano e del Ministerofrancese per gli Affari esteri,nonché degli organismi cat-tolici di aiuto alla Terra San-ta, quali l’Ordine del SantoSepolcro e l’Opera d’Orien-te. Possiamo andare avantisoltanto perché i professori sono dei religiosi chenon percepiscono uno stipendio vero e proprio.Ovviamente una tassazione fiscale minaccerebbe lanostra esistenza, come quella di molte opere educa-tive e caritative di Terra Santa che non realizzanoutili, ma devono contare sulla Provvidenza. Il Con-solato generale di Francia si occupa di difenderci,ma è una battaglia ad armi impari.

Più in generale, come vede l’avvenire dellaChiesa Cattolica nella Città Santa? In base alla

sua esperienza, quali so-no i motivi per sperare inun’eventuale risoluzionedel conflitto israelo-pale-stinese attorno a Gerusa-lemme?

I cristiani rappresenta-no ormai una piccola mi-noranza in Palestina, me-no dell’1% della popola-zione secondo l’ultimocensimento. La nostramissione consiste natural-

mente nel rendereaccessibili i LuoghiSanti, aiutando i fe-deli a venirvi a prega-re. Ma “il piccolo re-sto” che siamo haattualmente ancheun’altra missione: in-coraggiare gli abitantidel paese a non dispe-rare, a credere che solola non violenza e il dia-

logo contribuiranno a costruire una pace duratura.

In cosa l’ambito degli studi biblici favorisce gliscambi con il mondo giudaico-israeliano? La Bibbia viene grandemente studiata dagli in-

tellettuali ebrei, religiosi o meno. Noi abbiamomolto da guadagnare nel collaborare con loro, seb-bene la nostra lettura debba restare di improntacattolica, poiché, per noi, la Bibbia è innanzituttoun testo ispirato.

Intervista a cura di François Vayne

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fraterno che regna nel convento si propaga a tutto ilcorpo accademico, creando un clima di vita comu-nitaria e di preghiera che spinge ciascuno al desi-derio insaziabile di comprendere, cercare e sonda-re le fondamenta della fede cristiana.

In un ambiente così propizio all’innalzamento in-tellettuale e all’elevazione spirituale, procedono letraduzioni e le analisi archeologiche, in uno strettoconnubio fra teologia e storia. «Ricevere e trasmet-tere», questa è l’esperienza che si vive all’Ecole bi-blique, nelle parole del direttore, Padre Jean-Jac-

ques Pérennès. È così che tutti si avvicinano inti-mamente al mistero della fede in Cristo Risorto, mi-stero che a Gerusalemme diventa ancora più con-creto.

Pauline Bourgogne

Contatto:Convento dei Domenicani, Nablus road 83-85POB 19053- IL 9119001 GerusalemmeTel: +972 2 626 44 68 ext 238www.ebaf.edu – [email protected]

La tomba di PadreLagrange,fondatore dell’EcoleBiblique, si trovanella basilica diSanto Stefano,accanto al conventodi Santo Stefanoche ospita l’Ecole.

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Prof. Bartholomew McGettrick,Presidente della Commissione

per la Terra Santa dal 2019

«Ciò di cui abbiamo bisogno èuna nuova spiritualità.Una spiritualità che associ lasperanza del Vangelo al doloredella vita quotidiana»

Da molti anni, l’Ordine Equestre del Santo Sepol-cro rappresenta una considerevole fonte di fi-

nanziamento per il lavoro della Chiesa cattolica in

Terra Santa. In tale contesto, l’Ordine hasempre considerato l’istruzione comeparte integrante e necessaria del suolavoro, riservando oltre il 44% del suobudget annuale alle scuole.

Questo avviene perché si attribuiscegrande importanza al bene comune dellepersone, in particolare delle comunità cri-stiane. Il ruolo primario dell’istruzione

consiste nel migliorare le condizioni di vita di tutti.Nel “mondo occidentale”, ciò si traduce spesso nelgarantire che i giovani risultino preparati in materieumanistiche e scientifiche; sviluppino capacità e co-

L’Ordine del Santo Sepolcro e l’educazione

Nell’ambito del regolare aiuto finanziario invia-to in Terra Santa dal Gran Magistero dell’Or-dine del Santo Sepolcro, il sostegno alle scuo-

le diocesane del Patriarcato Latino è molto importan-te, trattandosi soprattutto degli stipendi di insegnantie professori, nonché dei relativi fondi pensionistici.Queste scuole permettono ai giovani cristiani di ac-quisire competenze essenziali per trovare lavoro nelloro paese e agirvi da soggetti responsabili; inoltre, taliistituti fungono da laboratori per il dialogo interreli-gioso della vita poiché accolgono anche un certo nu-mero di studenti musulmani, permettendo lo stabilirsidi legami fraterni che favoriscono la pace all’internodella società. Con la collaborazione dell’Ufficio Co-municazione del Patriarcato Latino, La Croce di Geru-salemme presenta nel seguente articolo la storia e l’at-tualità di questa rete d’insegnamento cattolico, al con-tempo solidale ed efficiente.

Le scuole del Patriarcato sono nate durante la fasedi ripristino del Patriarcato Latino di Gerusalemmeda parte di Papa Pio IX, nel 1847. Mons. GiuseppeValerga, il primo Patriarca della ristabilita diocesi, ve-deva in tali istituti cattolici collegati alle parrocchie inrinascita un eccellente mezzo per raggiungere i cristia-

Il sostegno alle scuole del PatriarcatoLatino di Gerusalemme:una priorità per l’Ordine

ni disseminati in vari villaggi e città, sull’intero territo-rio della Terra Santa. Tutt’oggi, partecipando all’edu-cazione e all’insegnamento dei bambini, la Chiesa La-tina accompagna quotidianamente le famiglie, cherappresentano la vera ricchezza delle comunità cristia-ne locali minoritarie, spesso molto provate.

Sono circa quaranta le scuole del Patriarcato Lati-no presenti in Giordania, Palestina e Israele. In questiistituti si garantisce il massimo sforzo affinché gli allie-vi crescano in un ambiente sano e ricevano un’istru-zione di qualità, dall’asilo al liceo. La buona formazio-ne costituisce una priorità diocesana, poiché è fonte disperanza per le giovani generazioni e i loro familiari.

Queste scuole vogliono essere accessibili a chiun-que, indipendentemente dal reddito delle famiglie.Ecco perché i più poveri sono esentati dal pagamentodella retta. Tutto ciò è possibile grazie al sostegno fi-nanziario di Cavalieri e Dame dell’Ordine del SantoSepolcro: dal mondo intero, essi mandano donazioniattraverso il Gran Magistero, che coordina gli aiuti in-viati mensilmente a Gerusalemme da Roma.

Le scuole del Patriarcato danno lavoro a circa1600 professori, amministratori ed educatori, impar-tendo un’istruzione a quasi 20.000 bambini e adole-

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noscenze per favorirne le possibilità di lavoro; sianoutili agli altri grazie alle proprie doti e talento, e cosìvia.

Lo stesso vale in Terra Santa ma il contesto appa-re profondamente diverso: l’insegnamento è visto an-che come un mezzo per tutelare i giovani, i vulnerabilie le persone a rischio in un mondo di conflitti, indiffe-renza e abusi. Nella cultura cristiana dell’istruzione,non si tratta di una protezione che deriva dal costruirescudi esterni, ma piuttosto dal costituire una sorta di“forza e luce interiori” che difendono ciascuno di noi.La scuola cristiana fornisce le basi per una societàsolidale e compassionevole, attraverso la sacra acco-glienza proveniente dalle relazioni che essa crea esostiene.

L’Ordine aspira ad impartire un insegnamento di

elevata qualità per tutti e per questo finanzia le scuoledel Patriarcato (“scuole parrocchiali”). L’alta qualitàche desidera non si traduce solo in termini di rendi-mento accademico, per quanto ciò sia importante. Inrealtà, si punta ad un’istruzione basata su speranza,amore e giustizia. Queste sono doti insite nella perso-na, fondamento di pace e di reciproca comprensione.

In molti paesi, l’istruzione pubblica si focalizza suirisultati misurabili degli indicatori chiave di performan-ce. Parlando delle scuole cristiane, la gabbia di ferrodei numeri deve cedere il passo a un messaggio incui i valori umani di giustizia, speranza e amore risul-tino fondamentali. Sono valori rivoluzionari che forme-ranno persone aperte alla speranza ed è ciò che laTerra Santa necessita.

Si solleva spesso la questione dell’Ordine che fi-

scenti. In Giordania e Palestina, esse non

sono finanziate dallo Stato. Tuttavia, leautorità di questi paesi forniscono libridi testo ed erogano borse di studio peralcuni programmi specifici. Al fine dipreservare tali sussidi e ottenerne dinuovi, la diocesi deve attenersi alle esigenze dei Mini-steri proponendo e mantenendo un alto livello forma-tivo degli insegnanti, nonché delle infrastrutture. Pa-dre Iyad Twal, direttore delle scuole del Patriarcato inPalestina ed Israele ci racconta che «è stato intrapresoun lavoro importante per migliorare le condizioni dilavoro nelle nostre scuole, sia per gli alunni che per gliimpiegati, per creare un contesto più favorevole al-l’apprendimento». Infatti, vari piccoli progetti finan-ziati dall’Ordine (vedere pag. 33-36) vanno in questadirezione attraverso lavori di ristrutturazione o l’ac-quisto di materiale informatico in alcune strutturescolastiche.

Il mantenimento delle scuole in talune città pale-stinesi resta però problematico, dati i bassi redditi del-

le famiglie, colpite fortemente dalla disoccupazione. In Israele, il ruolo degli istituti scolastici del Pa-

triarcato Latino è riconosciuto dal 1989. Malgrado illoro significativo calo nel 2017, le sovvenzioni elargitecoprono in parte gli stipendi dei professori e consen-tono di affrontare numerosi problemi finanziari, ma ilsostegno dell’Ordine rimane vitale ed è cresciuto negliultimi anni.

Nella convinzione che l’ambiente in cui vivono ibambini dai tre ai cinque anni sia determinante per losviluppo della capacità di apprendimento e del carat-tere, la direzione generale delle scuole del PatriarcatoLatino ha aperto degli istituti destinati ai più piccoli, iKindergarten (asili). In seguito, le classi primarie e se-condarie conducono gli allievi sino all’equivalente del

Il Governatore Generale in visita ad unasilo del Patriarcato Latino: la direzionegenerale delle scuole del Patriarcato hainaugurato delle strutture rivolte ai più

piccoli, convinta che l’ambiente nelquale i bambini vivono fra i tre e i

cinque anni sia determinante per losviluppo delle loro capacità di

apprendimento e del loro carattere.

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nanzia l’istruzione di ragazzi musulmani. Di fatto, visono numerosi allievi musulmani nelle scuole delPatriarcato Latino (il 59% degli studenti è cristiano eil 41% è musulmano). Il dialogo interreligioso rappre-senta una vera e propria sfida missionaria; potreb-bero sorgere minacce più gravi per i valori cristianida parte della secolarizzazione, che non da altri in-teressi religiosi (eccetto l’estremismo). Dobbiamoascoltare le voci dei cristiani in Terra Santa: sono levoci della ragione e della pace.

La citazione che apre la presente riflessione –«Ciò di cui abbiamo bisogno è una nuova spirituali-tà. Una spiritualità che associ la speranza del Van-gelo al dolore della vita quotidiana» – è tratta da al-cune conversazioni avute con i presidi delle scuole

del Patriarcato, i quali hanno espresso la frustrazio-ne di guidare le comunità in un ambiente di sfida co-stante e d’isolamento.

Pertanto, l’Ordine sostiene le comunità cristianeattraverso l’insegnamento, come ministero di spe-ranza a servizio dei giovani e desidera trovare ognimodo per impegnarsi a favore della pace in MedioOriente. La globalizzazione dell’indifferenza rappre-senta un grave ostacolo a questo obiettivo, tuttavia èben noto come una popolazione istruita costituiscaun requisito essenziale per la pace.

L’educazione ispirata da una visione che è linfavitale dell’umanità rimane una priorità per l’Ordine.Grazie alla generosità di molti, la Chiesa potrà farein tal modo la differenza.

diploma di Maturità, il Tawjihi. Pertanto, gli studentivengono accompagnati dall’infanzia all’inizio dell’etàadulta.

Un insegnamento nella fede e a favore della pace

Per soddisfare le attuali aspettative di allievi e Mi-nisteri, la direzione del Patriarcato ha lanciato un nu-trito programma di riforme volto a riportare gli stu-denti al centro del sistema, migliorare la formazionedei professori e aumentare l’autonomia delle scuole.Oggigiorno, ciascun istituto ha la missione di propor-re una politica di sostegno alla carriera degli insegnan-ti, accrescendo la loro motivazione e fornendo di con-seguenza una migliore qualità di insegnamento e ap-prendimento dei ragazzi.

Rispetto ad altre scuole pubbliche o private, le in-frastrutture scolastiche del Patriarcato appaiono tal-volta vetuste. Ciononostante, queste scuole si impe-gnano nell’applicare metodi educativi moderni, in li-nea con le esigenze dei vari paesi nei quali esse opera-no, dal punto di vista didattico, sportivo o culturale.Ogni anno, nascono nuovi progetti per ottimizzarel’insegnamento e l’istruzione, quali la ristrutturazionedegli spazi e l’aggiornamento del materiale. Questi la-vori vengono finanziati parzialmente o in toto da alcu-ni benefattori, in primissimo luogo dai Cavalieri e Da-me dell’Ordine.

Le scuole offrono anche programmi complementa-ri, educativi, ricreativi e sociali: “Global Generation”,che promuove lo scambio con altri studenti via Skype;l’accoglienza di amici che visitano la Palestina e la

Giordania in pellegrinaggio; l’allestimento di wor-kshop incentrati su convivenza pacifica e dialogo in-terreligioso; partnership come quella con la ‘Rete Bar-nabé’, organizzazione che propone un aiuto per l’inse-gnamento della lingua francese.

Le scuole parrocchiali offrono un ambiente in cuipossono nascere vocazioni e rappresentano dei luoghid’ecumenismo per eccellenza. Fin dalla loro creazio-ne, hanno accolto studenti di tutte le comunità e con-fessioni, impartendo una solida formazione religiosa,morale e intellettuale. Padre Iyad Twal commenta aquesto proposito: «Le nostre scuole costituiscono lamaggioranza delle scuole cristiane di Palestina e han-no come scopo quello di vivere i valori della ChiesaCattolica, di assicurare una cooperazione fra cristianidi diverse parrocchie e infine di promuovere la coesi-stenza fra cristiani e musulmani. La nostra azione nonsi caratterizza unicamente per la sua dimensione reli-giosa ma attraverso la crescita integrale dello studente,indifferentemente dalla sua religione. Ci distinguiamoper la nostra apertura di spirito e la nostra volontà diinsistere sulla personalità di ogni studente e il suo svi-luppo all’interno della società».

Le scuole latine lavorano sulla crescita umana e so-ciale delle popolazioni più bisognose in Terra Santa.Supportando tali istituti fondamentalmente legati allapastorale diocesana, l’Ordine del Santo Sepolcro per-mette di limitare l’emigrazione cristiana dai villaggi al-le città, talvolta persino l’emigrazione internazionale,facilitando la vita dei cattolici locali sulla terra degliavi, che non sarebbe più la stessa senza presenza cri-stiana.

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Padre Sergio Rotasperti è un biblista e accom-pagna da anni gruppi di pellegrini in Terra

Santa. Con il passare degli anni ha sperimentatoalcune proposte ad hoc, dai pellegrinaggi con laBibbia in mano nei quali si dedica più tempo allameditazione della Parola di Dio ai trekking biblici,cammini a piedi nella Terra del Santo.

Padre Sergio, da molti anni lei guida pellegri-naggi in Terra Santa “con la Bibbia in mano”.Cosa può raccontarci a questo proposito?Ci sono tanti modi per andare in Terra Santa,

uno di quelli più profondi è andare cercando dicomprendere le Scritture, cominciando da Gerusa-lemme. Uno si riappropria delle Scritture nel mo-mento in cui le fa rivivere con gli occhi. Questo èun dato comune a molti pellegrini. Molti mi dico-no: «adesso che torno a casa capisco le Scritture»perché possono magari localizzare l’evento. Legge-re le Scritture sul posto significa dare corpo, occhi,

profumo, sentimenti… tutto ciò che una lettura so-lo mentale o lontano dalla terra non ti dà.

Per molti anni ho portato avanti i miei studi bi-blici ma quando sono andato in Terra Santa mi sisono aperti gli occhi: non basta la Terra Santa perleggere la Scrittura ma se non la leggi in Terra San-ta il tuo modo di leggere la Bibbia rimane limitato elimitante. Infatti, la chiamiamo il Quinto Vangelo.

Chiaramente, il rapporto tra Bibbia e Terra San-ta non si esaurisce una volta che si va in Terra San-ta. La Terra Santa smuove alcuni snodi di cono-scenza biblica archeologica e se uno sa presentarebene la Bibbia, riesce a suscitare nel pellegrinol’amore per la Scrittura che deve continuare anchequando si torna a casa. Per dare dignità a questaterra bisogna ripartire dal linguaggio biblico.

Ascoltandola parlare si percepisce come la Ter-ra Santa non sia solo un luogo di lavoro ma rac-chiuda un’esperienza molto più profonda e in-

La Terra che dà Vita alla vita: intervista conuna guida di pellegrinaggi in Terra Santa

IL PELLEGRINAGGIO, UN CAMMINO ECCLESIALE

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tegrale della sua esistenza…Per me la Terra Santa simbolicamente racchiude

tutto il mio essere. Credo che la geografia e il mon-do biblico richiamino tutto il mondo interiore diuna persona e, quindi, anche il mio. Quando vadoin Terra Santa leggo e rileggo con le persone leScritture ma leggo e rileggo anche me stesso. Ap-profondendo questo mondo riscopro meglio mestesso e si tratta di un esercizio sempre nuovo. I te-

sti che si leggono sono sempre gli stessi ma sonomaieutici e hanno il potere di suscitare in me unarisposta tirando fuori sempre cose nuove.

Lei ha anche fatto vari trekking biblici. Qualesguardo differente sui luoghi e sulla Scritturapermette il cammino?L’esperienza del camminare è unica e non la si

può paragonare a nessun altro itinerario. Quando siva in pullman normalmente si sperimenta la TerraSanta con la fretta. Il cammino ti permette di recu-perare la dimensione del tempo. Da Nazareth a Ca-farnao con il pullman sono venti minuti, massimomezz’ora. Percorrendo a piedi questa distanza cipossono volere fra le tre e le cinque ore ma è impa-ragonabile il tempo che si consacra a questo per-corso e a gustarne i particolari.

Un paio di anni fa ho fatto il cammino da Jenina Gerico. Non si tratta di un trekking prettamentebiblico ma lì l’esperienza con il popolo palestinese,nel camminare la terra dei patriarchi, è stata mera-vigliosa. Ci siamo sentiti accolti da un popolo e allostesso tempo interamente dipendenti ed è qualcosache non si può descrivere.

Chi sceglie di fare un trekking normalmente

Lungo la costa occidentale dell’Irlanda si trovaMáméan, un passo fra le montagne di Maam-

turk. Si racconta che questo luogo fosse già unsantuario religioso al tempo dei celti e che i cri-stiani lo trasformarono in un santuario cristiano.Più vicino ai nostri giorni, nel XVIII e XIX secolo,durante il tempo delle Leggi Penali,1 vista la nonsemplice raggiungibilità del posto, diventò unluogo ideale dove celebrare clandestinamente la

Messa. Padre Francis Mitchell, Cerimoniere ec-clesiastico della Luogotenenza per l’Irlanda del-l’Ordine del Santo Sepolcro e segretario dioce-sano dell’arcivescovo di Tuam, racconta la toc-cante esperienza di percorrere la Via Dolorosameditando la passione di Cristo insieme a 150giovani in questo luogo speciale lo scorso Ve-nerdì Santo, ricordandoci quanto l’esperienzadel pellegrinaggio in Terra Santa che ogni Dama

Se l’esperienza di pellegrini in Terra Santasi può vivere a casa

Padre Sergio Rotasperti, biblista, inpellegrinaggio in Terra Santa. Nella fotoconcelebra con Mons. Giovanni Tonucci,arcivescovo e prelato emerito di Loreto,membro dell’Ordine.

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sente il desiderio di qualcosa di più profondo espesso nel cammino si vive un’esperienza simile aquella dei discepoli di Emmaus. Lungo il camminocondividi con lo sconosciuto e vengono fuori le do-mande della vita. In questa terra le persone apronosubito il cuore, entri in un clima nel quale si dà untempo a se stessi e all’altro, leggiamo la Scritturache è la chiave di lettura della giornata e abbassia-mo le barriere. I muri che possono esserci fra per-sone che non si conoscono magicamente scompaio-

e Cavaliere dell’Ordine è chiamato a vive-re, può essere spesso replicata anche apochi passi da casa.

«Nella sua Lettera Apostolica Sanctuarium inEcclesia, Papa Francesco dice: «Il Santuariopossiede nella Chiesa una “grande valenzasimbolica” e farsi pellegrini è una genuinaprofessione di fede». Di certo, andare in pel-legrinaggio sulla cima di una montagna non èniente di nuovo. Gli studiosi della Scrittura cidicono che le montagne sono menzionate piùdi 500 volte nella Bibbia e, dato che le vettedelle montagne sono più vicine a Dio che

Il pellegrinaggio permette di accostarsi al Vangelopiù da vicino, nei luoghi che Cristo e i suoi apostolihanno conosciuto. Il lago di Tiberiade è uno dei sitipiù toccanti da questo punto di vista.

no e non si ha paura di mettersi a nudo. Penso chequesto sia uno dei doni del camminare a piedi inquesta terra perché quando uno decide di andarein Terra Santa e di farlo a piedi parte già con un de-siderio, una domanda alla quale cerca una risposta,

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che sia umana o spirituale, un dolore, oppure èqualcuno che si trova in qualche situazione conflit-tuale o deve prendere una scelta.

In questi anni di pellegrinaggio, può raccontar-ci di una situazione o persona che le è partico-larmente rimasta nel cuore?La storia che sto per raccontare ha evangelizza-

to la mia vita e anche la mia maniera di pensare allamorte. Una coppia cercava da tempo di andare inTerra Santa ma, per un motivo o per l’altro, nonerano mai riusciti a partire. Alla moglie viene dia-gnosticato un cancro alle ossa a ridosso del trentesi-mo anniversario di matrimonio. Prima di morire di-ce al marito di voler fare questo pellegrinaggio inTerra Santa e decidono di partire insieme al figlio.Ovviamente, nessuna agenzia voleva portarli…L’agenzia con la quale collaboro mi ha dunque con-tattato per dirmi che non si sentiva di rifiutare la lo-ro richiesta e mi chiedono se posso andare con que-sto gruppo.

Durante il pellegrinaggio ci è capitato di andareal romitaggio del Getsemani e quel pomeriggio hodato del tempo per la preghiera personale. La si-gnora mi chiede di poter ricevere l’Unzione degliInfermi e abbiamo preparato tutto nella cappellina.Prima del rito, un’altra persona del gruppo si alza echiede di ricevere il sacramento perché – dice algruppo in quel momento – anche lei è malata dicancro. E poi un’altra persona… Sono rimasto cosìtoccato da ciò che la gente si porta nel cuore.

Qualche mese dopo, la prima signora è morta edopo un po’ di tempo ho risentito il figlio di questacoppia. I mesi dopo il pellegrinaggio – mi ha rac-contato – sono stati pieni di sofferenza per la ma-lattia ma sua mamma continuava a ripetere che ri-pensando alla Terra Santa aveva la forza di conti-nuare e non aveva paura.

Penso che lo Spirito Santo agisca in modi chenon capiamo. Questa esperienza mi ha evangelizza-to e mi ha insegnato il coraggio di seminare e dareforza. La Terra Santa dà vita dove apparentementenon ce n’è. La lettura biblica e spirituale dà Vita al-la vita.

Il pellegrinaggio non è tanto visitare posti. LaTerra Santa evangelizza le persone, così come haevangelizzato questa donna. La memoria dei luoghidel Signore l’ha fatta andare incontro alla mortecon serenità, nonostante le grandi sofferenze. Possotestimoniare che per molte persone, anche se inmaniera diversa, l’esperienza è profondamente lastessa.

E un posto?Il luogo più bello per me è il deserto. Credo che

il Negev sia il luogo che più mi affascina e mi parlacon il suo silenzio. Ti permette di entrare in te stes-so, in Dio, nella natura e nella storia. Sembra di ri-sentire Osea «Perciò, ecco, la attirerò a me, la con-durrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2,16)e le molte pagine bibliche che parlano del camminodi questo popolo.

«siede sopra la volta del mondo» (Is 40,22), que-ste erano luoghi di preghiera (Mt 14,23) e spessoloci per rivelazioni divine (Mt 17,1-13).

Essendo stato innanzitutto invitato dalla GraziaDivina a scalare la montagna e poi dandosi la pos-sibilità di incontrare lì Dio, che è amore, il pellegri-no non può non cambiare come avvenne a Mosè,ai discepoli sul Monte della Trasfigurazione e an-che a Gesù stesso. Quando il pellegrino fa quantopuò per accompagnare Gesù nel suo pellegrinag-gio del Venerdì Santo, vivrà un cambiamento comeavvenne a Simone di Cirene alla Quinta stazione esarà benedetto in qualche maniera speciale e per-sonale come la Veronica per il suo atto di tenerez-

za alla Sesta stazione.Máméan è ben lontano dal Golgota ed è poco

conosciuto perfino nell’Irlanda occidentale, figuria-moci in Terra Santa. Ma ogni anno, il Venerdì San-to, la sua Via Crucis è santificata dai piedi del po-polo pellegrino di Dio che viene e si unisce al corouniversale: “Ti adoriamo Cristo e ti benediciamoperché con la tua santa croce hai redento il mon-do”».

1 Le Leggi Penali erano un insieme di leggi imposte inIrlanda dal governo britannico e che sottraevano qualsiasipotere alla maggioranza cattolica del paese.

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di Don Gianni ToniPriore dell’Ordine della Delegazione di Latina

e assistente regionale Unitalsi per il Lazio

Le righe che seguono vogliono raccontare adogni Dama e Cavaliere del Santo Sepolcro del

rilancio di un pellegrinaggio antico ma nuovo nel-l’impostazione. In questo nostro tempo, nel qualesi parla tanto di immigrati e di gente che fugge dal-la propria terra, desidero parlare di una famiglia atutti noi cara e in fuga dalla cattiveria dei potentialla ricerca di un posto sicuro: la Santa Famiglia ela sua fuga in terra d’Egitto.

Il pellegrinaggio di cui vi racconterò ha avutoluogo dal 15 al 21 giugno con quasi cinquanta par-tecipanti, cattolici e copti ortodossi. Il gruppo eraguidato dal vescovo cattolico di Viterbo e Prioredell’Ordine del Santo Sepolcro, Mons. Fumagalli,dal vescovo copto ortodosso per l’Italia Barnaba El

Soryany e dal sottoscritto, Priore della Delegazionedi Latina, con la presidente Unitalsi per il Lazio si-gnora Preziosa Terrinoni.

L’esperienza che il gruppo ha vissuto è statapropedeutica per quanti vorranno ripetere questopellegrinaggio partendo da qualsiasi parte del mon-do con una meta certa: tornare alle radici della no-stra fede in quella Terra di Dio per riscoprire il sen-so grande di sentirci figli dello stesso Padre e fratel-li tra noi. Ed è stato questo il concetto che ha sotto-

lineato Mons. GiacintoMarcuzzo del PatriarcatoLatino di Gerusalemme:«Un’iniziativa che ha biso-gno di essere rivissuta dapiù parti perché solo così sipotrà arrivare all’unità tantodesiderata da ogni cuoreumano attento all’altro».

Verso nuove destinazioninelle Terre della Bibbia

Don Gianni Toni,Priore dell’Ordine diuna Delegazioneaccanto a Roma, haincontrato Teodoro II,il papa coptoortodosso, duranteun pellegrinaggio inEgitto sui passi dellaSanta Famiglia.

Un pellegrinaggio ecumenico in Egitto

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Nella zona di Maadi con il suo santuario dellaVergine Maria, luogo che la gente locale ricorda co-me il posto da dove la Sacra Famiglia s’imbarcò ver-so l’Alto Egitto, è stato emozionante vedere più di500 persone, musulmane e cristiane, che insieme de-sideravano testimoniare e dare il benvenuto a chi ve-niva a visitare il ricordo di una storia per loro vivacome non mai!

Una delle Messe delnostro pellegrinaggio èstata celebrata pressol’Ospedale Italiano: lì ab-biamo pregato, immersinella fraternità intercon-fessionale, per quanti han-no versato il sangue per lafede o a causa della vio-lenza. Qui si vive un tipomolto particolare di ecu-menismo: quello del mar-tirio, perché il sangue cri-stiano non ha distinzioniteologiche.

Nel pellegrinaggio nel-la terra della Sacra Fami-glia non poteva mancarel’incontro con il papacopto ortodosso, Tawa-dros II, che ha ben mo-strato la sua gioia nell’in-

I pellegrinaggi inEgitto sono ancheuna forma disostegno morale neiconfronti delleminoranze cristianelocali.

contrarci con un’accoglienza fraterna e ricca di sim-patia nei confronti di Papa Francesco, terminandocon l’invito a non dimenticarci di pregare gli uniper gli altri.

Ma vivere questa esperienza in terra egiziana ciha portato soprattutto a confrontarci con una realtàpresente in tante parti del mondo: l’ascetismo e lavita eremitica e monastica. È in Egitto che è nato,all’inizio dei primissimi secoli del Cristianesimo, ilmonachesimo che mise le sue radici nel desertograzie ad Antonio l’eremita e a San Pacomio.

Grazie al vescovo copto ortodosso Barnaba, ab-biamo avuto l’opportunità di poter conoscerel’esperienza nel deserto egiziano del monasterocopto di Wadi Al Natrun (a una settantina di chilo-metri a sud del Cairo) con una presenza monasticache raggiunge i 150 membri.

Abbiamo avuto modo di sperimentare l’acco-glienza fraterna e di celebrare la Santa Messa, allaquale hanno partecipato anche una quindicina dimonaci con il vescovo del monastero e che è statapresieduta dal nostro vescovo Fumagalli. Alla do-manda di come si fosse arrivati a questo gesto nonscontato, la risposta del vescovo Barnaba è stataquanto mai elementare ma efficacissima: «Siamotutti cristiani»!

Nel nostro piccolo siamo convinti, per averlosperimentato, che parlare di unità ed ecumenismosignifica prima di tutto parlare di “incontri versol’altro” e l’altro è sempre un fratello…immagine diDio creatore!

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DAL 1975

Ordine del Santo SepolcroOrdini Equestri Pontifici

Ordine di MaltaOrdini Italiani Dinastici e della Repubblica

DECORAZIONI DI ORDINI CAVALLERESCHI

Via dell’Orso, 17 - 00186 Roma - Italia � Tel/Fax: (+39) 06 68307839 � [email protected]

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L’incontro dei Luogotenenti dell’America La-tina si è svolto in Argentina, a Buenos Ai-res, in concomitanza alle Investiture presie-

dute in questa città dal cardinale Edwin O’Brien,Gran Maestro. Il Governatore Generale LeonardoVisconti di Modrone ritiene che tale riunione conti-nentale sia stata decisamente importante per contri-buire a sensibilizzare maggiormente gli abitanti del-la zona verso la causa della Terra Santa.

«L’America Latina è molto lontana dal MedioOriente e l’Ordine favorisce un ravvicinamento re-ciproco, grazie alla solidarietà per i nostri fratelli esorelle cristiani dei territori biblici», sottolinea ilGovernatore, aggiungendo che i Luogotenenti su-damericani hanno apprezzato di venire informati ilpiù direttamente possibile riguardo alle recenti de-cisioni prese dal Gran Magistero.

«Abbiamo comunicato ai Luogotenenti il nuovoorientamento dei nostri aiuti, soprattutto per quan-to concerne la formazione e l’insegnamento, poichél’educazione rappresenta il mezzo più sicuro perpreparare il terreno per un futuro migliore, ciò checi sta realmente a cuore è l’edificio umano», ha rife-rito il Governatore Generale dopo questo viaggioal quale ha preso parte a fianco del Gran Maestro.

In Argentina, la visita dei responsabili dell’Ordineha riacceso l’interesse per la Terra Santa, contri-buendo a fare uscire le Luogotenenze locali dalquotidiano e proiettandole verso le nuove sfide chesi prospettano al Patriarcato Latino di Gerusalem-me. I Luogotenenti delle nazioni madri del conti-nente sudamericano – Spagna e Portogallo – hannoarricchito la riunione con la loro presenza, in unadinamica di dialogo fra paesi lusofoni e ispanofoni.

«Stiamo prendendo in considerazione la nominadi un Vice Governatore Generale per l’America La-tina, per meglio coordinare l’azione delle Luogote-nenze, ossia Argentina, Colombia, Venezuela e Bra-sile», precisa il Governatore Generale, annuncian-

do che l’Ordine prevededi insediarsi ufficialmenteanche in Cile, dove vivononumerosissimi discendentidi immigrati palestinesicristiani. Il Messico – chefa parte dell’America delNord – sarebbe posto sot-to la responsabilità delnuovo Vice Governatoreper l’America iberica, so-

LA VITADELLE LUOGOTENENZE

Eco dei grandi appuntamenti dell’Ordinein America e Australia

Il Gran Maestro e ilGovernatore Generaledell’Ordine hannofesteggiato i 130 annidella Luogotenenzaper l’Argentinadurante uno storicoincontro a BuenosAires dove si è tenutaanche la cerimonia diInvestitura di nuovimembri.

Primi incontri continentali del Governatore Generale Visconti di Modrone con i Luogotenenti dell’Ordine nella primavera del 2018.

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prattutto per una ragionedi coerenza linguistica.

Tutte le iniziative del-l’Ordine, come anche que-sto progetto, sono statepresentate nella preghiera,in particolare davanti allastatua del Cristo Redento-re, a Rio de Janeiro, dove sisono recati in seguito i re-sponsabili dell’Ordine. IlGovernatore Generale hainoltre incontrato l’arcive-scovo di Rio – Gran Prioredella Luogotenenza – e ilclero impegnato ad accom-pagnare spiritualmente imembri delle due attualiLuogotenenze dell’Ordinein Brasile.

Alcune settimane dopo,a fianco del Gran Maestro,il Governatore Generale èstato a Toronto per il meeting dei Luogotenentidell’America del Nord, cui ha preso parte per laprima volta. «Ho trovato il tempo di ascoltare cia-scuno personalmente e ho voluto ringraziarli per ilconsiderevole sforzo offerto al servizio dei nostrifratelli e sorelle di Terra Santa», ha osservato, ren-dendo omaggio in particolare all’azione dell’alloraVice Governatore Patrick Powers.

L’interesse per la Terra Santa è molto forte negliStati Uniti e in Canada, manifestato da una genero-sità immensa. Molte persone che oltreoceano han-no avuto successo dal punto di vista economico do-nano a favore delle popolazioni in difficoltà, sup-portate in questa azione da un quadro legislativofavorevole.

Il terzo grande e importante appuntamento del-la scorsa primavera è stato l’incontro con i Luogo-tenenti europei che il Governatore Generale cono-sceva già per taluni versi, avendo presenziato a va-rie Investiture dalla sua entrata in carica nel 2017.

«Contrariamente a ciò che si vive in America delNord o del Sud, dove esiste una certa omogeneitàculturale, la questione della diversità di lingue eculture resta una difficoltà in Europa, sebbene il le-game storico con la Terra Santa sia molto antico eaggregante», ha osservato.

«Cerco di favorire l’unitàall’interno dell’Ordine e nelcontempo la libertà d’inizia-tiva sul piano locale; questiincontri intercontinentalihanno anche avuto lo scopodi preparare la Consulta –che avrà luogo nel mese dinovembre a Roma – sul temadella missione del Luogote-

nente», ha concluso il Governatore Generale Vi-sconti di Modrone, che ha già suggerito alcune no-mine decise dal Gran Maestro, tentando di valoriz-zare personalità competenti, radicate nelle loro dio-cesi, dotate di spirito di servizio e capaci di favorirel’unità a tutti i livelli.

«L’Ordine non sarà mai una ONG, siamoun’istituzione della Chiesa nella quale vanno colti-vati i valori di umiltà, carità e obbedienza», ha af-fermato con fermezza. L’azione dell’Ordine in talsenso si orienta sempre di più verso il servizio allapersona umana, essenzialmente attraverso opere dieducazione al dialogo e alla convivenza, che costi-tuiscono altrettante garanzie per la pace a lungotermine in Terra Santa e in Medio Oriente.

F.V.

Il cardinale O’Brien,il GovernatoreGenerale Visconti diModrone e ilCancelliereBastianelli davantialla statua di CristoRedentore, a Rio deJaneiro, insieme airesponsabili localidell’Ordine.

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Il 30 agosto 2018, il Gran Maestro cardinale Ed-win O’Brien e il suo segretario Padre John Bate-man sono partiti da Roma per il grande sud e la

Nuova Zelanda. Sono arrivati a Perth, accolti dallaLuogotenenza dell’Australia Occidentale.

Il viaggio e soggiorno è proseguito attraverso leseguenti tappe: Adelaide, con la Luogotenenza perl’Australia del Sud; Melbourne, con la Luogotenenzaper l’Australia-Victoria; Sydney, con la Luogotenenzaper l’Australia-New South Wales; Auckland, con laDelegazione Magistrale per la Nuova Zelanda e infineBrisbane, con la Luogotenenza per l’Australia-Queensland. Il ritmo di visita si è rivelato serrato eimpegnativo. Hanno lasciato l’Australia il 20 settem-bre per volare a Philadelphia e New York, prima dirientrare a Roma il 2 ottobre. Io li ho raggiunti aPerth (Australia Occidentale), il 1° settembre.

Era la seconda volta che il Gran Maestro effettua-va un lungo viaggio in Australia e la terza che si reca-va ad Adelaide e Melbourne. In tutta l’Australia, imembri dell’Ordine hanno accolto il suo arrivo congrande entusiasmo; i preparativi per le cerimonie diVeglia d’armi e Investitura sono stati condotti diligen-temente, grazie agli sforzi profusi da Padre John Ba-teman, che ha fornito preziosi consigli alcuni mesiprima del viaggio. Venticinque Cavalieri e Dame han-no ricevuto l’Investitura dal cardinale O’Brien duran-te i giorni della visita. Un nuovo Priore di Luogote-nenza per l’Australia-Victoria – Mons. Peter A. Co-mensoli – ha assunto il suo incarico alla cattedrale diSaint Patrick a Melbourne. Inoltre, Mons. Tim Harris

– di Townsville, nel nord del Queensland, dove c’èuna Sezione della Luogotenenza – è stato proclama-to Cavaliere dell’Ordine nella cattedrale di SaintStephen a Brisbane. Opererà in qualità di Priore coa-diutore, presso la Sezione Queensland del Nord.

Gli sforzi compiuti dai diversi Consigli per orga-nizzare varie attività sociali hanno portato a memora-bili momenti di raduno sul continente. Ogni mattina,la maggior parte dei Luogotenenti, Delegati Magistra-li e componenti dei Consigli ha partecipato alla Mes-sa del Cardinale nelle rispettive città. Mentre si trova-va in Australia, il Gran Maestro ha fatto circolare fra imembri del mondo intero una lettera riguardante loscandalo degli abusi sessuali sui minori nella Chiesa,esprimendosi con fermezza sull’argomento in occa-sione della cena ufficiale per ogni Luogotenenza eDelegazione Magistrale. Indubbiamente, Cavalieri eDame l’hanno considerata una presa di posizione illu-minante e sono stati molto felici di sentire parole cosìforti in pubblico. Essi hanno chiaramente manifestatola loro approvazione verso la leadership del Cardina-le. Durante il soggiorno, Sua Eminenza ha parlato piùvolte in merito alla situazione critica dei cristiani pa-lestinesi, a causa della revoca degli aiuti americani, ealla necessità di aumentare le donazioni.

Da testimone diretto, posso sicuramente confer-mare l’intensità e il grande impegno profusi nel viag-gio in Australia e Nuova Zelanda che Sua Eminenzaha intrapreso con gioia.

Paul C. BartleyVice Governatore Generale per l’Australia e il Pacifico

Il Gran Maestro ha visitatoi membri dell’Ordine in Oceania

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“Non pensiamo solo a quelli già beatificati ocanonizzati. Lo Spirito Santo riversa santitàdappertutto nel santo popolo fedele di Dio […] Mi piace vedere la santità nel popolo di Diopaziente: nei genitori che crescono con tantoamore i loro figli, negli uomini e donne chelavorano per portare a casa il pane, nei malati,nelle religiose anziane che continuano asorridere”. (Gaudete et Exsultate 6-7)

Forse abbiamo sempre saputo a livello concet-tuale che tutti siamo chiamati alla santità e che

non si tratta di un destino riservato agli ecclesiasticie alle religiose che hanno scelto di consacrare spe-cialmente la loro vita a Dio. Forse sapevamo di es-sere anche noi chiamati in virtù del nostro battesi-mo ad essere santi. Ma forse non abbiamo semprecreduto fino in fondo a questa possibilità.

Nel 2018, Papa Francesco ha voluto ricordarecon semplicità questa vocazione comune, inun’Esortazione Apostolica che ha voluto essere nonun trattato sulla santità osui mezzi di santificazio-ne bensì un modo per«far risuonare ancora unavolta la chiamata alla san-tità cercando di incarnar-la nel contesto attuale,con i suoi rischi, le suesfide e le sue opportuni-tà. Perché il Signore hascelto ciascuno di noi‘per essere santi e imma-colati di fronte a Lui nel-la carità’ (Ef 1,4)» (GE2).

Abbiamo chiesto allo-ra ai nostri membri diraccontarci in qualcheparola come questo testodel Santo Padre li abbia

stimolati a riflettere sul proprio cammino di fedeall’interno dell’Ordine del Santo Sepolcro. Come lanostra chiamata di Cavalieri e Dame ci aiuta a tro-vare la nostra strada verso Dio e verso gli altri nellavita quotidiana? Papa Francesco, riprendendo l’in-tuizione del Concilio Vaticano II, «Ognuno per lasua via», ha voluto subito fugare ogni tentazione diuniformizzazione: «Quello che conta è che ciascuncredente discerna la propria strada e faccia emerge-re il meglio di sé, quanto di così personale Dio haposto in lui (cfr 1 Cor 12,7) e non che si esauriscacercando di imitare qualcosa che non è stato pensa-to per lui» (GE 11).

«Siamo chiamati ad essere santi in ciò che sia-mo. Per me significa che devo essere santo innanzi-tutto come marito e padre ma anche come Cavalie-re del Santo Sepolco», condivide Petar-Kresimir.«Leggendo l’Esortazione mi sono sentito incorag-giato ad accettare le Beatitudini come una guida si-cura sul cammino della santità. Mi sono reso contoche dovrebbero essere la mia carta d’identità che

L’Esortazione Apostolica Gaudete et Exsultateispira la vita dei Cavalieri e delle Dame

CHIAMATI ALLA SANTITÀ NELLA VITA QUOTIDIANA

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ho ricevuto il giorno del mio Battesimo e che nonscade perché sono stato creato per l’eternità».

All’interno dell’Ordine tante sono le coppie chevivono la loro chiamata alla santità a partire dallaloro dimensione di vita coniugale. Maria e Adolforaccontano: «Questo amore estremo di Cristo as-sunto nell’amore coniugale è quello che deve confi-gurare la nostra esistenza. Però questo amore nonsarebbe fecondo se intendessimo questa parola so-lamente in relazione ai figli che nascono come frut-to della coppia, senza allargare il cuore al servizioverso gli altri». Questa dimensione di amore allar-gato è quanto l’Ordine propone di vivere aprendosisempre più alle necessità dei nostri fratelli e sorelledi Terra Santa.

«I fedeli laici hanno bisogno più che mai di sen-tirsi parte integrante dellaChiesa Cattolica e di sapereche la santità è accessibile atutti», commenta ClaudeGrbesa, Delegato Magistra-le per la Croazia che annun-cia che la lettura di Gaudeteet Exsultate farà d’ora inpoi parte del processo diformazione dei futuri mem-bri. «La doppia missione

specifica del Cavaliere e della Dama del Santo Se-polcro che sono costantemente chiamati ad appro-fondire e rinsaldare la propria fede e sostenere lapresenza cristiana in Terra Santa – continua – creauna situazione favorevole per camminare lungo lastrada verso la santità». Questo cammino si vive incomunità e proprio per questo la vita di Luogote-nenza e di Delegazione Magistrale si presta ad of-frire ad ogni membro un contesto adeguato di ac-compagnamento e condivisione.

A questo proposito Roberto condivide l’espe-rienza che ha vissuto in un periodo complicato del-la sua storia nel quale «l’Ordine Equestre del SantoSepolcro mi ha donato un Preside di Sezione cheper me è stato un vero padre spirituale, un sapienteconsigliere oltre ad essere un fulgido esempio. Co-me del resto lo è stato, successivamente, un altroconfratello. E a dimostrazione che il Signore non cilascia mai soli durante le nostre giornate vi è il fattoche, accanto a noi, vi sono delle sentinelle che ciaiutano, assieme a loro, a vegliare, a non scoraggiar-ci di fronte alle prove e a guardare sempre verso lavetta. Posso dire con franchezza che io queste sen-tinelle le ho trovate grazie alla frequenza dell’Ordi-ne, riscoprendo con più vigore ed entusiasmo ilsenso della promessa che feci all’altare».

Nell’agosto del 2018, la Luogotenenza per l’Au-stralia New South Wales ha deciso di dedicare lasua giornata annuale di ritiro proprio alla riflessio-ne sull’Esortazione Apostolica, Gaudete et Exsulta-te, di particolare rilevanza per un ordine laico comeil nostro. Il ritiro è stato predicato da Suor IsabellNaumann, professore ordinario presso l’IstitutoCattolico di Sydney. Suor Naumann ha invitato ipartecipanti in particolare a riflettere sul paragrafo14 dell’Esortazione, cercando di completare il testocon la propria risposta: Sei un Cavaliere o Damadell’Ordine? Sii santo…..

Per essere santi non è necessario essere vescovi,sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo latentazione di pensare che la santità sia riservata a co-loro che hanno la possibilità di mantenere le distanzedalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tem-po alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamatiad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascu-no la propria testimonianza nelle occupazioni di ognigiorno, lì dove si trova. Sei una consacrata o un con-

Molte coppiesposate sonoimpegnatenell’Ordine. Al suointerno, camminanoinsieme agli altrimembri verso lasantità, cercando dimettere ogni giornoin pratica il Vangelonelle lorooccupazioniquotidiane.

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sacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione.Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura dituo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto conla Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendocon onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei

pietre viventi di Gerusalemme, inizia sui libri diteologia che divoravo da giovane ed entusiasta stu-dentessa. Quasi al termine dei miei studi durati tan-ti anni (Licenza in Teologia con specializzazione inCatechetica) partecipo ad un pellegrinaggio in Ter-ra Santa: desidero un incontro particolare nel luogoin cui il Vangelo si legge, si ascolta, si respira. Que-sta esperienza mi trasforma e, anche se dopo unasettimana devo rientrare alla vita di sempre, sonoconsapevole che Gerusalemme è diventata parte dime, ha preso posto nel mio cuore.

Trascorrono gli anni, incontro la realtà dell’Or-dine nella mia parrocchia e comincio a pormi degliinterrogativi. Nel frattempo il mio percorso di vitaè segnato da alcuni “Sì” fondamentali per la miaesistenza: il matrimonio, il trasferimento da una cit-tà del sud ad una del nord, l’accettazione della vo-lontà misteriosa del Signore di non mandarmi indono dei figli per rendere pieno e perfetto il mioamore per Luca, mio marito. Ho una vita comun-

Cammino per le vie della mia città di adozione,Padova, la città del “Santo senza nome”, amato

anche al di là della nostra nazione e del nostro con-tinente. Ho sul capo un velo nero e un mantellodello stesso colore mi avvolge, mi abbraccia, comemi piace pensare, per custodire un “Sì” pronuncia-to nove anni fa all’altare secondo lo Statuto del-l’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Sono in processione, come ogni anno il 13 giu-gno, e vado con il pensiero alla Esortazione allaSantità di Papa Francesco. Tutto il documento è uninvito a rompere con le confortanti abitudini perporsi in ascolto della voce del Signore che chiamaad essere santi nella semplicità del quotidiano, nellafitta trama delle relazioni umane. L’invito è forte edestabilizzante al contempo, perché non basta averpronunciato quel “Sì” una volta per tutte, ma oc-corre rinnovarlo ogni giorno nei luoghi e neglieventi della nostra storia personale.

La mia storia di amore per i Luoghi Santi, per le

Un percorso verso la santitàall’interno dell’Ordine

fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Siisanto insegnando con pazienza ai bambini aseguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottan-do a favore del bene comune e rinunciando aituoi interessi personali. (GE 14)

Forse ognuno di noi può oggi metteredavanti al Signore nella preghiera la propriastoria e interrogarsi su come, nel concreto,la propria vita è chiamata a portare frutti disantità.

Durante il 2019 condivideremo integralmentenelle nostre pubblicazioni alcune delle testimonian-ze ricevute negli scorsi mesi per continuare a soste-nere la nostra riflessione sul tema della santità.

Elena Dini

I pellegrinaggi nei santuari marianirinsaldano la fede dei membri dell’Ordineche li visitano regolarmente, oltre al loroimpegno ad andare in Terra Santa.

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que piena che si realizza nel mio piccolo nucleo fa-miliare, negli incontri con il Signore in chiesa, nellaattività lavorativa.

Ma sento che non basta, ho bisogno di altro, c’èancora un senso di incompiuto e voglio lasciareaperta la porta per accogliere la voce del Padre.

Un giorno mi faccio coraggio e invio una e-mailalla Luogotenenza per l’Italia Settentrionale: desi-dero parlare con un responsabile. È il 31 dicembre:desidero chiudere l’anno spalancando la porta alnuovo, a quanto il Signore ancora mi riserva. La ri-sposta non si fa attendere e nel giro di pochi giornientro in contatto con l’allora Delegato per la cittàdi Padova. Ricordo bene quel pomeriggio inverna-le: ero nel Chiostro del Santo ed ero emozionata,molto. Espongo il mio desiderio di entrare a farparte della Grande Famiglia dell’Ordine ma anchele perplessità che mi agitano.

La risposta è semplice:«Vieni e vedi, poi decide-rai se questa è veramentela tua strada». Tocco permesi con mano e sonoconsapevole che sì, è vera-

mente ciò che Dio vuole per me. Le mie perplessitànon sono in realtà state fugate ma acquisisco unanuova consapevolezza: l’Ordine è fatto di personeche, in quanto tali, sono espressione di amore, maanche di tante debolezze e fastidiosi limiti. A me ilcompito di imitare i modelli di santità tralasciandoil resto.

Posso ricordare tanti momenti particolarmentefelici che mi legano all’Ordine: il momento in cuivengo avvolta per la prima volta dal mantello e per-cepisco il Suo abbraccio benedicente, quando miinginocchio dinanzi al S. Sepolcro come membro di

Gabriella Vecchio (asinistra nella foto),Dama dell’Ordine, èmembro dellaLuogotenenza perl’Italia Settentrionale.

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questa grande famiglia, quando ricevo la Conchi-glia del Pellegrino… Ma ci sono anche le volte incui il cuore diventa piccolo piccolo dinanzi alle dia-tribe pro o contro i fratelli ebrei o palestinesi, per ipiccoli bronci per il posto in fila durante le proces-sioni, per il titolo di Dama o Cavaliere che talvoltasembra superare il privilegio della carità a favore disentimenti terreni. La tentazione è forte, la debo-lezza infinita, l’unica speranza è il Padre misericor-dioso.

Certamente l’appartenenza all’Ordine non siesaurisce nei momenti forti di incontro in cui tuttiinsieme respiriamo ossigeno e ci carichiamo di for-za e di speranza. C’è, infatti, un altro tipo di appar-tenenza che si concretizza nella realtà del quotidia-no: nella famiglia, con gli amici, nelle associazioni,nel lavoro. La testimonianza è fatta allora non tantodi parole ma di tanti piccoli gesti che esprimono lascelta fatta, la risposta alla chiamata che si rinnovaogni giorno.

La mia si realizza nella mia piccola famiglia for-mata da me e mio marito dove, anche nei momentidi stanchezza, bisogna cercare di sorridere, di com-prendersi e di aiutarsi vicendevolmente per cammi-nare nella stessa direzione. La forza del nostroamore vince, sempre. La mia santità è messa anchealla prova all’interno dei gruppi-classe perché sonouna insegnante di scuola primaria e sono al serviziodi tanti bambini, molti più di quelli che avrei potu-to generare nella carne. Bambini che hanno tutto

dal punto di vista materiale ma che hanno a voltedifficoltà nelle relazioni ma tanta sete di amore. Infondo i miei alunni non sono molto diversi dai lorocoetanei che frequentano le scuole sostenute dal-l’Ordine e che hanno negli occhi e nel cuore tantasete non solo dell’acqua loro negata per la chiusuradei pozzi ma della pace e della libertà.

Noi Dame e Cavalieri siamo qui per questo, èquesta la nostra missione, il nostro cammino versola santità. La mia chiamata alla santità si realizzaancora nell’incontro con le tante persone che tran-sitano per la Scoletta del Santo per ricevere il panedi S. Antonio, per nutrirsi della bellezza dei tesoriartistici o alla ricerca di una parola di conforto, disimpatia, di vicinanza. Confesso che il mio percor-so è fatto più di inciampi che di opere meritevolima, ogni volta che sto per cadere, qualcuno mi so-stiene e io ricomincio.

Eccomi tutta qui. Poche e semplici parole perrendere conto della mia vita. Ringrazio il Signoreper quanto mi ha donato e per quello che ancorami riserva, Gli chiedo la forza di rialzarmi sempre eai miei confratelli il sostegno della preghiera perscorgere sempre sul volto di coloro che incontroabitualmente o casualmente nel mio cammino ilSuo sguardo d’amore.

Gabriella Vecchio Sezione Veneto della Luogotenenza per l’Italia

Settentrionale

Il mio primo viaggio in Terra Santa è stato dabambino e profugo. Sono nato e ho trascorso

l’infanzia in Jugoslavia, dove mi hanno battezzatoclandestinamente, perché a quel tempo ci trovava-mo nel blocco orientale. Quando avevo 9 anni, lamia famiglia è fuggita dal blocco comunista e siamoemigrati in Terra Santa, dove abbiamo trovato asi-lo.

Trovarsi in Terra Santa offre l’importante op-portunità di praticare realmente e profondamente

«Sperare di tornare in Terra Santacome Cavaliere»

Igor Peter Pletikosa è un insegnanteventicinquenne, entrato a fare parte dell’Ordinedel Santo Sepolcro. È stato nominato Cavaliere

dal Gran Maestro, cardinale Edwin O’Brien,durante la cerimonia di Investitura che

quest’ultimo ha presieduto a Sydney, nelsettembre 2018. Igor era emigrato dalla

Jugoslavia in Terra Santa all’età di 9 anni. Ora siè trasferito in Australia, diventando uno dei più

giovani Cavalieri dell’Ordine al mondo.

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la propria fede. Per me, ciò si è ri-velato particolarmente vero. Poi-ché ero stato battezzato in segre-to, avevo avuto pochissime possi-bilità per professare la fede tra-smessami dai miei genitori. Per-tanto, in Terra Santa è stata la pri-ma occasione di viverla. In quelmomento, sia a causa dell’età chedella situazione, non sapevo benea che punto mi trovassi nel miocammino di fede, ma lo stare inTerra Santa me lo ha svelato perla prima volta in maniera molto chiara. In partico-lare, ricordo la visita al Santo Sepolcro, un postoincredibile.

Ora, dopo essermi trasferito a Sydney, Australia,insegno religione in una scuola superiore cattolica.Riconosco la grande importanza del compito diaiutare i genitori a formare i loro figli nella fede. Ètriste trovare talvolta insegnanti nelle nostre scuole

che non condividono autenticamen-te, né insegnano la fede cattolica. Ioho giurato di non mitigare, snaturareo peggio ancora, distorcere le veritàdella Chiesa. I giovani hanno biso-gno e meritano di conoscere la verità.Regna così tanta confusione là fuori!Voglio portare la luce della sinceritànelle loro vite, affinché gli studentipossano scoprire la gioia e la libertàdonate dagli insegnamenti dellaChiesa.

È mio desiderio, grazie alla passa-ta esperienza in Terra Santa da bam-bino e in occasione di un futuro pel-legrinaggio in quei luoghi – adessocome Cavaliere dell’Ordine – sfrutta-re tale opportunità per portare agliallievi l’immagine di cosa insegno du-rante le lezioni di religione: cammi-nare sulle strade percorse da Gesù econdividere le mie esperienze perso-nali, rendendo viva la loro fede…proprio come è accaduto, accade eaccadrà per me quando riuscirò acompiere il pellegrinaggio in TerraSanta. Sarà un’importante occasionedi ricollegarmi ancora una volta alleradici della fede, in perenne ricordodella mia fuga dal Comunismo perentrare nella libertà che la Chiesa do-na.

Nel mondo odierno, non è faciletrovare un gruppo di persone con il quale non esse-re “apologetico” riguardo alla mia identità: sono uncattolico che si sforza di vivere lealmente una vitacattolica. L’Ordine Equestre del Santo Sepolcro èesattamente il gruppo che cercavo: viviamo congioia la nostra fede cattolica e nessuno deve scusar-si per la propria identità e per ciò in cui crediamo eche rappresentiamo.

Il giovane Cavaliere Igor, ilgiorno della sua Investitura aSydney, in compagnia delGran Maestro.

‘‘Io ho giuratodi non mitigare,snaturare o peggioancora, distorcere leverità della Chiesa.I giovani hannobisogno e meritanodi conoscere laverità

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La Luogotenenza di Francia vanta una ricca elunga esperienza di formazione spirituale, in-tesa come attività di base. Nel presente arti-

colo, approfondirò l’argomento delle riunioni deigruppi spirituali (da 10 a 15 persone), che si radu-nano approssimativamente no-ve o dieci volte l’anno. Durantequeste riunioni, si lavora princi-palmente sul tema nazionale distudio e approfondimento scel-to annualmente dalla Luogote-nenza (da settembre a giugno).

L’argomento della Luogote-nenza è selezionato dal GranPriore, dopo avere consultato ilLuogotenente e il responsabilenazionale. Sulla base del temavengono elaborate nove schededa quattro a sei pagine, cheospitano testi rappresentativi ecommenti che ne facilitano lacomprensione e la condivisionedurante gli incontri. I testi inquestione possono essereestratti di un documento pre-scelto come tema dell’anno, op-

pure testi delle Scritture, dei Padri o del Magistero,in attinenza con l’argomento selezionato. Al termi-ne del commento, qualora il tema si presti, vienetentato in ogni scheda un approccio specificata-mente rivolto alla vocazione e alla spiritualità pro-prie dell’Ordine.

Il responsabile nazionale della formazione spiri-tuale redige le schede sotto l’autorità del GranPriore, eventualmente in collaborazione con que-st’ultimo. L’argomento viene scelto a marzo e leschede vengono rese disponibili prima delle vacan-ze estive, in modo da potere essere lette da tutti du-rante l’estate, suddivise fra i membri a settembre eutilizzate dal gruppo durante gli incontri da otto-bre a giugno.

Ciò porta all’organizzazione di nove sessioni dilavoro nelle quali un mem-bro del gruppo prepara ildibattito, introducendolocon una presentazione ini-ziale. Le schede sono con-cepite per servire come ba-

La spiritualità al cuore della vita delleLuogotenenze: l’esempio della Francia

Una delle riunioni diformazione spiritualedei membridell’Ordine (nella fotoa Parigi, attorno aPadre Hervé Soubias).

La formazione religiosa e spirituale deimembri dell’Ordine è alla base della loromissione. In questo ambito, l’esperienza

francese risulta interessante. Abbiamochiesto a Pierre de Lauzun, che segue in

maniera particolare questo aspetto per laLuogotenenza di Francia, di parlarcene.

Nato nel 1949, ex studente dell’EcolePolytechnique di Parigi, Commendatore

dell’Ordine del Santo Sepolcro, membrodell’Accademia cattolica di Francia, egli ci

offre una riflessione personale, incentrata inparticolare sugli argomenti filosofici e

religiosi trattati durante gli incontri framembri dell’Ordine.

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se a tale presentazione e alla discussione che segue;tuttavia, spesso le persone incaricate si dedicano an-che a una ricerca individuale, aggiungendo altri datie prospettive a quelli contenuti nella scheda.

Talvolta accade che le sessioni vengano accorpa-te, specie quando la distanza fra i membri non per-mette di organizzarne nove diverse durante l’anno.

In certi casi, infine, è il cappellano ad occuparsidella presentazione di ciascuna scheda, anche se in-dubbiamente non rientra molto nella logica del me-todo. Il ruolo del cappellano, invece, si rivela essen-ziale nel dibattito che segue la presentazione, voltoa chiarire determinati punti, nonché a garantire laqualità della discussione e la sua fecondità spiritua-le.

Analizziamo qualche recente esempio di temiapprofonditi,1 che spero potranno ispirare altreLuogotenenze grazie alla condivisione di esperien-ze ne La Croce di Gerusalemme, la nostra rivista in-ternazionale.

L’antropologia biblica (2013-2014) L’idea è stata quella di «partire da una riflessio-

ne su ciò che è l’uomo – come ci viene presentatodalla Bibbia – e su ciò che questo significa concre-tamente per noi nell’impegno di Cavalieri e Damedel Santo Sepolcro, nella società odierna».

L’enciclica Lumen Fidei (2014-2015) «La prima enciclica di papa Francesco è Lumen

fidei, a conclusione dell’anno della fede. Tale…”en-ciclica a quattro mani”… ci permetterà di com-prendere in modo più chiaro cos’è la fede cristia-na... La fede è provocata dal riconoscimento di unevento che cambia il corso della vita: incarnazione,insegnamento, morte e resurrezione di Gesù Cri-sto… La lettura di questa enciclica ci aiuterà a rio-rientare la nostra posizione rispetto alla fede cheabbiamo ricevuto e siamo chiamati a trasmettere».

I Padri della Chiesa e l’economia della salvezza(2015-2016)

«Non poteva trattarsi che di una presa di con-tatto, con due obiettivi: acquisire familiarità su chisiano i Padri e sul loro ruolo nello sviluppo del pri-mo Cristianesimo; approfondire il tema dell’econo-mia della salvezza in un’ottica particolare… I Padrihanno avuto il compito fondamentale di pensare ilCristianesimo nascente e la sua diffusione nell’Im-

pero romano. In termini teologici, ciò presupponeuna riflessione sul disegno di Dio che vi è all’opera,nonché sulle modalità della sua traduzione, dunquesull’economia della salvezza... Inoltre, questo per-mette di indirizzare la lezione dei Padri verso unargomento per noi attuale: il posto del Cristianesi-mo e dell’offerta di salvezza di cui si fa portatore inuna società caratterizzata – allora come adesso – dauna considerevole diversità culturale, filosofica ereligiosa... Sotto tale aspetto, la riflessione dei Padridiviene insostituibile».

Le Chiese cattoliche di rito orientale (2016-2017)

L’evangelizzazione (2017-2018) Il tema è stato affrontato sulla base di due esor-

tazioni apostoliche: l’Evangelii Nuntiandi di PaoloVI nel 1975 e l’Evangelii gaudium di Francesco nel2013. «Questi testi differiscono abbastanza fra loroper il tono e l’epoca, ma sono strettamente collegatiper l’oggetto… Papa Francesco pone esplicitamen-te la sua esortazione in una scia di continuità conquella del predecessore, che egli considera il testopastorale più importante del periodo successivo alConcilio Vaticano II».

La Dottrina sociale della Chiesa (2018-2019)«Tenuto conto della ricchezza dell’argomento,

potrà solo trattarsi di un’iniziazione... I testi sceltisono tratti essenzialmente dal Compendio della Dot-trina sociale della Chiesa (2005)… Da allora, dueimportanti encicliche sono state pubblicate e utiliz-zate»: Caritas in veritate (Benedetto XVI, 2009) eLaudato Si’ (Papa Francesco, 2015).

Come si nota, i temi sono molto vari e talvoltapiuttosto impegnativi; allo stesso tempo, essi nonmirano alla ricerca intellettuale pura, ma riguarda-no argomenti a favore della conversione, in unaprecisa ottica di spiritualità che deve appartenere aimembri dell’Ordine del Santo Sepolcro.

Le risonanze di questa nostra vocazione sonoimmense; le possibilità di studio e di riflessione co-mune, ma anche di conversione interiore, si rivela-no estremamente feconde.

Pierre de Lauzun

1 Le citazioni fra virgolette sono tratte dalle presentazionifatte all’epoca degli argomenti in questione.

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