LA COSMOLOGIA DI ROBERTO GROSSA TESTA...

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- INTRODUZIONE LA COSMOLOGIA DI ROBERTO GROSSATESTA &1 della sua vita su uno dei testi maggiormente frequentati in gioventù, ,': già dai tempi del De sphera, a testimonianza del suo intramontabile in- . teresse nello studio dei cieli e del cosmo. ! r Nella notte fra 1'8 e il 9 ottobre 1253, dopo mesi di malattia, Gros" satesta muore. Venne sepolto nella cattedrale di Lincoln, dove si trova ancora. La fama di santità che lasciò in Inghilterra non valse a far ap;, provare la richiesta di canonizzazione, più volte tentata., 'r~ OPERE DI ROBERTO GROSSATESTA SU TEMI DI ASTRONOMIA E COSMOLOGIA cosmologia al tempo di Roberto Grossatesta: una f1~i-8 I 20Dl Lo,studio dei cieli ha permesso fin dagli albori della civiltà di dare 'l'" glhe ad una molteplicità di problemi, sia di ordine pratico sia di ri- 'r,zaspeculativa. Osservare e registrare i movimenti degli astri, in- ernietteva di determinare un calendario, e dljnque una sequen- I~t~ae cidica di eventi naturali sui quali regol~re la \Tita e le ~ttivi- p,ape. Il nesso profondo che connetteva il movimento "dei'pianeti e ~i,\;r~telle alla vita terrena portò ad interrogarsi anche sul significato uesto stesso legame, per cui, fin dal mondo antico, l'astronomia si .~!! divise in più ambiti di ricerca, variamente connessi l'uno all'altr081. iL/astronomia osservativo-teoretica, comunemente suddivisa in astro- ia sferica (studio della struttura geometrica del cosmo) e teoria 'I,' é orbite (studio dei moti celesti), aveva un carattere prettamente :èrpatico e applicativo. Il suo scopo era infatti la formazione di leggi Jsesul moto degli astri. L'esattezza del calcolo era necessaria non per la costituzione di un modello scientifico coerente, ma anche, e ,~1:tutto, era fondamentale per scopi pratici, quali l'esatta misura- ti del tempo (cioè la determinazione dei calendari astronomici), lentamento nello spazio (attraverso la corretta divisione della Terra ~limi e latitudini e l'osservazione delle ascensioni nel cielo dei segni lacali e del Sole), e le previsioni meteorologiche (determinabili at- erso gli spostamenti dei pianeti, soprattutto del Sole e della Luna). Iltto aspetto dell'indagine sul cielo, lo studio cosmologico, si confi- ava invece come scienza «fisica», volta a studiare la natura luhiverso e la causalità dei cieli nel mondo sublunare. Questo tipo t uciu.'p, r> BfJ n 1LoTi I Uì «. re.) e- noTO~'~,{ V'R1U...A- ~ toq.,',& rn' Po~ ~»~r~ - <;WY>t'9 ~ ~QtIV2r ~'T~I ù F' > Ptfu7<A- 'D--é / " \ C-01lb'-ns I '7;)f /1 071) $UP§le.~T> VI! 81 Per uno studio introduttivo sui sistemi cosmologici antichi si veda ad esempio GIULIOBAR- -PAOLODELSANTO, I sistemi dell'universo da Eudosso a Cali/eo, Firenze, Istituto e museo di Idella scienza 1992 (Nuovi strumenti 1). Sull'astronomia e la cosmologia medievale mi limito rgnalare, per un esame introduttivo e ulteriore bibliografia, GIANCARLOGARFAGNINI, Cosmologie /ievali, Torino, Loescher 1978 (Storia della scienza 4); LEOJ. ELDERS, Les cosmologies médiéva- «Revue Thomiste »93 (1993), pp. 97-110; MAXLElliOWICZ, Les disciplines du quadrivium: l'astro- lie in L'enseignement des disciplines à la Faculté des arts, pp. 195-216.

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INTRODUZIONELA COSMOLOGIA DI ROBERTO GROSSATESTA

&1della sua vita su uno dei testi maggiormente frequentati in gioventù, ,':già dai tempi del De sphera, a testimonianza del suo intramontabile in- .

teresse nello studio dei cieli e del cosmo. !r

Nella notte fra 1'8 e il 9 ottobre 1253, dopo mesi di malattia, Gros"satesta muore. Venne sepolto nella cattedrale di Lincoln, dove si trova

ancora. La fama di santità che lasciò in Inghilterra non valse a far ap;,provare la richiesta di canonizzazione, più volte tentata.,

'r~ OPERE DI ROBERTO GROSSATESTA SU TEMI DI ASTRONOMIA E COSMOLOGIA

cosmologia al tempo di Roberto Grossatesta: una

f1~i-8I

20Dl

Lo,studio dei cieli ha permesso fin dagli albori della civiltà di dare'l'"

glhe ad una molteplicità di problemi, sia di ordine pratico sia di ri-'r,zaspeculativa. Osservare e registrare i movimenti degli astri, in-

ernietteva di determinare un calendario, e dljnque una sequen-

I~t~ae cidica di eventi naturali sui quali regol~re la \Tita e le ~ttivi-p,ape. Il nesso profondo che connetteva il movimento "dei'pianeti e

~i,\;r~tellealla vita terrena portò ad interrogarsi anche sul significatouesto stesso legame, per cui, fin dal mondo antico, l'astronomia si.~!!

divise in più ambiti di ricerca, variamente connessi l'uno all'altr081.iL/astronomia osservativo-teoretica, comunemente suddivisa in astro-

ia sferica (studio della struttura geometrica del cosmo) e teoria'I,'

é orbite (studio dei moti celesti), aveva un carattere prettamente:èrpatico e applicativo. Il suo scopo era infatti la formazione di leggi

Jsesul moto degli astri. L'esattezza del calcolo era necessaria nonper la costituzione di un modello scientifico coerente, ma anche, e

,~1:tutto, era fondamentale per scopi pratici, quali l'esatta misura-ti del tempo (cioè la determinazione dei calendari astronomici),

lentamento nello spazio (attraverso la corretta divisione della Terra~limi e latitudini e l'osservazione delle ascensioni nel cielo dei segnilacali e del Sole), e le previsioni meteorologiche (determinabili at-erso gli spostamenti dei pianeti, soprattutto del Sole e della Luna).Iltto aspetto dell'indagine sul cielo, lo studio cosmologico, si confi-

ava invece come scienza «fisica», volta a studiare la natura

luhiverso e la causalità dei cieli nel mondo sublunare. Questo tipot

uciu.'p, r>BfJn1LoTi I Uì «. re.) e- noTO~'~,{

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C-01lb'-ns I '7;)f /1 071) $UP§le.~T> VI!

81 Per uno studio introduttivo sui sistemi cosmologici antichi si veda ad esempio GIULIOBAR-- PAOLODELSANTO,I sistemi dell'universo da Eudosso a Cali/eo, Firenze, Istituto e museo diIdella scienza 1992 (Nuovi strumenti 1). Sull'astronomia e la cosmologia medievale mi limito

rgnalare, per un esame introduttivo e ulteriore bibliografia, GIANCARLOGARFAGNINI,Cosmologie/ievali, Torino, Loescher 1978 (Storia della scienza 4); LEOJ. ELDERS,Les cosmologies médiéva-«Revue Thomiste » 93 (1993), pp. 97-110; MAXLElliOWICZ,Les disciplines du quadrivium: l'astro-lie in L'enseignement des disciplines à la Faculté des arts, pp. 195-216.

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INTRODUZIONELA COSMOLOGIA DI ROBERTO GROSSATESTA

di indagine fu teologico e filosofico insieme, sia nella cultura greca, sianelle successive civiltà latina e araba. All'interno di questi due ambitidi indagine e senza un preciso confine si collocava poi l'astrologia, che"coniugava la necessità di disporre di calcoli esatti dei moti planetarj J

per le predizioni alla necessità di individuare le tipologie di influsso '~!astrale e determinare le caratteristiche che regolano il rapporto fraastri e Terra.

Nell'occidente latino, e soprattuttto agli inizi del XIII secolo, questiaspetti fondamentali dell'astronomia portarono ad un acceso dibattitd;;sulla scia di quanto era awenuto nella cultura araba, sul finire del se.Jcolo precedente. Il problema emerse al momento in cui irruppero nemondo cristiano le opere di Aristotele sul cosmo - il De celo, la Fisica.la Metafisica - accompagnate dai commenti di Avicenna e di AverroèAllora, l'Europa scoprì nella dottrina della causalità celeste « la struttura portante di tutta la fisica e la metafisica aristotelico-araba» 82.Nell'aristotelismo, infatti, la vera causalità, cioè l'origine di ogni tta~

sformazione nel mondo naturale, è nei cieli e nei loro motori: le intell,sgenze motrici. L'impatto di Aristotele, soprattutto attraverso la media..:zione araba, fu rivoluzionario, perché offrì un sistema razionale di in:dagine filosofica e scientifica che aveva al vertice un unico principio:il Motore Immobile, l'Atto puro che con una sola, perpetua, invariabil~azione - dare movimento - era la sorgente prima di ogni tipo di even,tqche riguardasse l'universo.

Proprio la riflessione sempre più consapevole sul fondamento del

sistema a.~~~tot~lico'mise allo scoperto la distanza concettuale che sepac'rava l'astronomia matema.tico-osservativa, trasmessa nel cosiddetto si.,

stema tolemaico, dalla cosmologia aristotelico-araba. Vedremo nell'es,'J.T.me del De sphera quali furono i cardini principali del sistema matema~

tico di Tolomeo, ma occorre subito chiarire che esso volle offrire un~spiegazione unica per tutti i molteplici moti celesti utilizzando propri!gli stessi principi del sistema aristotelico, owero:

;Ki~2,.tutti i corpi celesti si muovono intorno alla Terra secondo un moto.ol~re e uniforme;. .

'~i le apparenti irregolarità del movimento dei pianeti e degli astriiHstificate nel rispetto del principio dell'uniformità e circolarità del

honostante, due significative differenze separavano concettual-.iCosmo di Tolomeo da quello di Aristotele. La prima era che ilèi'''movimenti planetari non coincideva necessariamente con la

cpnseguenza di ciò, le circonferenze descritte dai pianeti in-.1::1.'"T~rra risultavano « eccentriche» rispetto al modello rigoro-

geo;,centrico di Aristotele. La seconda era che le sfere planeta-JPvevano da ovest verso est, in senso inverso al moto del cieloleI fisse e degli altri cieli inferiori. Ora, furono proprio questeohi a 'permettere a Tolomeo di matematizzare tutti i movimen-

N~sservabili, problema che Aristotele aveva lasciato aperto.!:émondo occidentale, la valenza concettuale di questa distinzio-

ts~'in' maniera rilevante quando la riflessione sul cosmo aristo-

"C?Ftòad individuare nel moto celeste la fonte originaria della~t''''Il problema, insomma, fu essenzialmente filosofico: se gli"

tU.r::l.lisono l'ultima conseguenza di una serie di cause tra-

Idall'azione planetaria, allora la Terra deve necessariamente.centro fisico e geometrico di ogni moto celeste e astrale. « Lai'tolemaica degli eccentrici e degli epicicli » dice Bruno Nardi'hiliava tutto quanto il sistema delle sfere omocentriche che

~ldsupponeva solide e inalterabili. Questo spiega perché !'ipotesi!'~çentrici e degli epicicli, universalmente accettata dai matemati-

, sombattuta fin dal suo apparire dai filosofi, che ad essa siero sempre più o meno ostili, durante tutto il Medioevo» 83.

1\1~a~~s~ttolineat~ che l'o~cidente latino com~r~s: appieno le dif-~~\filbspf1chedel sIstema dI Tolomeo quando InIZiarOno ad essere

,~\i;;:òpe'redei due filosofi arabi, Averroè e Alpetragio, che avevano

1. la Terra, sferica e immobile, coincide con il centrodell'universo; "

.uNo~NARDI,Dante e Alpetragio, « Giornale dantesco » 29 (1924), pp. 41-53, ora raccoltodi fìlosofìa dantesca, Firenze, La Nuova Italia 1967 (Il pensiero filosofico 4). pp. 139-

82 TULLIOGREGORY,Natura e qualitas planetarum, « Micrologus » 4 (1996), pp. 1-23: 2.

'" 41 '"

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LA CUtiMULUlJli\ U! ,,"'--'J.H-.J." ~ ~..- -..

'" 42 '"

oH e teologi finirono con l'acquisire anche alcuni fondamenti del mo-ella matematico: ne scaturì la cosiddetta « cosmologia aristotelico-

'd~maica », che coniugava « la coerente applicazione di una legge fisica'iVersalmente accettata» 85 alla coerenza delle dimostrazioni tale mai-

,PerTommaso d'Aquino ci sono due modi per spiegare un fenome-ffrire la prova di un principio dal quale il fenomeno segue, oppurestrare lIaccordo fra il fenomeno ed un principio presupposto.

tomia segue q~esta seconda strada, secondo To~maso; e, stori-,vi rimase fedele fino alla rivoluzione copernicana.

fermamente criticato quel sistema 84. Mentre Averroè negava come con-trari alla Fisica aristotelica le ipotesi di eccentrici ed epicicli, Alpetra"~gio, discepolo di Averroè, proponeva un sistema per giustificare geome~tricamente i movimenti planetari nel totale rispetto del sistema dellStagirita. Nel mondo latino, dunque, si determinò un divarioJl'astronomia dei « matematici», che procedettero nell'assimilaziol)

(già iniziata nel secolo XII) dell'Almagesto e delle opere arabe di a,st!nomia modellate su quel sistema (Thebit, Alfragano, le Tavolé ToleI

ne, le Theorice planetarum), e lIastronomia dei «filosofi»1 indiri~:zall'esame dei fondamenti razionali dei sistemi astronomici e alla l- ,1

possibilità di accordo con Aristotele.Agli inizi del secolo XIII, perciò, la cosmologia e lIastroI19II}j

configurano come ambiti del sapere orientati su due diversi II).0scientifici, nella fattispecie: quello « fisico» rigorosamente geocen1di Aristotele fu il modello di riferimento basilare per i philosophi nat

les, mentre quello « matematico» di Tolomeo fu utilizzato da gli ast

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mi, dagli astrologi e nell'insegnamento universitario dell'astronp'Quest'ultimo sistema, pur geocentrico nei suoi presupposti essenz

prevedeva dunque il meccanismo degli eccentrici e degli epicicli. .È bene sottolineare che i filosofi medievali avvertivano lo studic

cosmo come un ambito del sapere unico ed indivisibile, che, inoltr~'i;

poteva prescindere dall'unica ed indiseutibile auctoritas: la Bibbia. L~stinzioni che separavano l'astronomia dall'astrologia e dalla cosmol~riguardavano dunque solo il « fine», 1'« applicazione», cui era jndir;i.:

..tQ..lo-s\iIC;lio'dei cieli. Questo spiega perché il dibattito sulla scelta deL,

.dello co~mologico di riferimento diviene cruciale: un unico sistema;:veva infatti g~rantire alla scienza astronomic~ il suo ruolo di «cf

:

,..

damento » delle scienze della natura. E questo spiega anche perch

possibile tentare ipotesi cosmologiche alternative e originali rispett"modelli aristotelico e tolemaico, come fu appunto la cosmogonia 1\1nosa elaborata da Grossatesta, essenzialmente un'audace lettura de'blico Fiat lux. Alla fine, comunque, lIesito conciliatorio prevalse, e

gllard6 d'insieme alle opere di Roberto Grossatesta sul cosmoi*; ,

~rtP,p'.rbssatesta fu ben consapevole delle problematiche con-:~~a&gine 'sul cosmo. La differenziazione fra testi astronomici!p~'id}sopra individuata si riflette dunque anche nelle sue ope-

kinti;il 'mondo superlunare, che possono essere ripartite in..Iir~ttati' di astronomia, fra i quali rientrano il De sphera e il

é6frectorius, e i trattati di cosmologia, che comprendono il", 'l'I

~ùpercel.(fstium, il commento all'VIII libro della Fisica di Ari-

'pe '[inltate motus ef temporis (che è una diversa redazioI:lel le ", "',j"coriclusiva dello stesso commento), il De luce seu de in-h,., " '

q1':rnarume il De cometis. Altre opere, sia astronomico/astro-,JV',i'l:,çosrhologiche, gli sono state attribuite, ma la loro paterni-~, cO)TIeavremo modo di vedere. Naturalmente, molti altrisatestiani trattano problemi relativi al cielo, in particolare\, "J,I,' ,aJlsa'le dei cieli sulla Terra, anche se non sono interamente

',k"',.;

~rg9inento. Tra questi ricordo il giovanile De artibus libera-;!&ifòri.esull'astronomia/astrologia, alcuni opuscoli scientifi-

ìS~ 'natura locorum o il trattato sùlle maree, scritti filoso-rtr'i7h

,

J

,

'"l'intelligentiis, trattati teologici quali il De operatio-((, !

'.suo. commento ad Ecclesiastico 43, 1-5, e naturalmente

~GORY,Forme di conoscenza e ideali di sapere nella cultura medievale, in Knowled--- in Medieval Philosophy. Proceedings or the Eighth lnternational Congress or Me-

i~"(S.I.E.P.M.). Helsinki, 24-29 August 1987, Helsinki, Yliopistopaino 1987 (Acta'e,~i1Wa48),pp. 10-69: 45.

;;j;:

l,;<,,::1',I

'" 43 '"

84 HENRI HUGONNARD-RoCHE,The influence or Arabic astronomy in the medieval West, in

clopedia of the History or Arabic Science, curo ROSHDl RASHED- RÉGIS MORELON,London-NewRoutledge 1996, voI. l, cap. 9, pp. 284-305,

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U'<lKVUUL.IV1U,LA COSMOLOGIA DI ROBERTO GROSSATESTA

l'Hexaemeron, la sua fondamentale opera esegetica sui sei giornI d~Jìa"i"creazione. Ir:i j

, ", 'IE bene tenere presente che l'astronomia/cosmologia fu solo una i'i

delle molte discipline nelle quali Grossatesta ha lasciato testimonianz;~~jdei suoi studi e del suo insegnamento. I suoi scritti su questi temi noI

sono quindi strettamente collegati é' conseguenti l'uno all'aly:o. Piutto

sto, si pOssono leggere come tappe del progressivo arricchimentocut~jlrale del filosofo e teologo, che testimoniano l'evoluzione nel temp~i;;idsuo modo di vedere e «interpretare)} il cielo. ,':j:"Ji'

iBI,liìtel'e);Grossatesta è però ben lontano dall'avvertire il dissidio fra i due~;'p,rJ,ncipalimodelli cosmologici; del resto, anche il ricorso all'idea plato-iiij7h'icadell'anima mundi come causa efficiente del moto di tutti i cieli,

a introdotto in apertura del trattato, costituisce un unicum nella pro- .'zione scientifica del Lincolniense e ci assicura che la riflessione su

stqtele è qui appena agli inizi."'Il'"Desphera non presenta alcuna tesi che possa dirsi propriamente'ssàtestiana: questo, in parte, dipende dal fatto che si tratta di un'ope-

o.V

,

a

,

nilel scritta prima che il maestro elaborasse i suoi peculia:ri inse-qenti, .ma in parte dipende anche dalla tipologia stessa del trattato,Ub eS,sereumì sorta di compendio dei fondamenti di astronomia di-,,,i,,,

lskth.helle nascenti università, seguendo il modello del De sphera di

:~bosco. Ciononostante, il testo presenta alcuni elementi di interesse

)~,

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tjà,

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in parti~olar mod~ la c~struzion~ di « ~~~elli )} geometrici atti

~qpresentare Il cosmo, l motI planetan, la dIvIsIOne della Terra allei~latitudini, le eclissi etc. Questa necessità di « matematizzare )} l'esa-,,'leiwari argomenti (anche se in maniera superficiale, poiché i para-lnumerici non ~no mai dati, né è introdotto alcun elemento di ge-

:~à.sferica) è del tutto assente in Sacrobosco ed è una caratteristicabverà più tardi il suo fondamento teoretico nel Commento agli Ana-

. econdi, dove Roberto assume che la conoscenza scientifica ha.suo,modello la dimostrazione matematica 88.

;l'sistema tolemaico fa da supporto anche ad un trattato di astrono- .'

applicata)} comunemente attribuito a Grossatesta: il De impres-

'us aeris, un' opera in cui si esamina !'influsso degli astri nel mondo

tiare per le variazioni meteorologiche (siccità, piogge etc.) e quale.1(meh;to nella spiegazione di fenomeni naturali, come le maree 89.

2.1. Astronomia e computo del tempo

Il De sphera è uno dei primi scritti grossatestiani sul cosmo. La"

polarità di quest'opera è testimoniata da una vasta tradizione 1'1l~'~scritta (una cinquantina di codici) e da una notevole tradizione a,St~,ppa: cinque edizioni nel XVI secolo. Il De sphera è un'opera introcl,!tMall'astronomia sferica e planetaria, in cui si studiano le coordinat~;restri e celesti, le ascensioni dei segni zodiacali e del Sole, i climi( eicui si danno alcuni cenni essenziali sul moto dei due astri maggiori,'

Sole e la Luna, sul fenomeno della precessione degli equinozi e spJeclissi di Sole e di Luna. Quest'opera è stata scritta verso il 1215, e ~€,I"'

te sui temi trattati nell' omonimo e contemporaneo De sphera di di

vanni di Sacrobosco, l'opera che nel XIII secolo e oltre fu il testo ~,~~

lare nell'insegnamento dell'astronomia nella Facoltà delle Arti di :ei;;l~gi e in molti altri centri universitari 86. ii

'r./i1 ~ . 'I

IlhlOde1l6'cosmo~ogico utilizzato nel De sphera di Grossatest~ è,'j~viamente quello «.m'àtematico )}di Tolomeo, seguito anche nel De .sp/fedi Sacro bosco, ma già in quest'opera giovanile l'adesione a tale sist,

non è acritica. A proposito del moto precessionale, ad esempio, R09"r'i'accosta alla soluzione tolemaica, che secondo lui portava a conclusinaccettabili razionalmente, la soluzione attribuita all'astronomo arl,""Thebit ben Corath 87.Benché richiami esplicitamente il De celo di Ar£'"':

'sullil teoria grossatestiana della scienza non è possibile soffermarsi in questo contesto.etllìeriore bibliografia' si vedano: AUSTAIRC. CROMBIE,Robert Grosseteste al1d the Origins

.dh~h'ial Sciel1ce. 1100-1700, Oxford, Clarendon Press 1953, pp. 44-60 e 128-134; ROBERTOrEs'rA:,Metafisica della luce. Opuscoli filosofici e scie11tifici, trad. PIETROROSSI,Milano, Rusco-(ltià;sici del pensiero. Sezione Il. Medioevo e Rinascimento), in particolare pp. 20-42; PIE-bssj,~obert Grosseteste al1d the Object of Scie11tific Kl1owledge. in Robert Grosseteste: New

l' ',Irfves\ pp. 53-75.

E~,~BAUR, pp. 41-51. Sul contenuto del trattato e la datazione si veda EZIO FRANCESCHINI,'eSUI1

"

tr' dataziol1edel « De impressiol1ibusaeris "di Roberto Grossatesta, « Rivista di Filoso-

li

I ~

"ii '" 45 '"1:1'"'il

.I,"

86 LYNNTHORNDlKE,The « Sphere " of Johal1l1es de Sacrobosco and lts Commel1tatorst.,go, The University of Chicago Press 1949, pp. 42-44. .iil

87 Il contenuto e le fonti del De sphera verranno esaminati nella parte II del volumej

J

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INTRODUZIONELA COSMOLOGIA DI ROBERTO GROSSATESTA

Benché sia ascritta al vescovo di Lincoln a partire dal Catalogo di Jol1IiBale9°, l'opera coincide in realtà, secondo Richard Lemay, con la terzparte del Quadripartitum di Giovanni Ispano (sec. XII), traduttore.}Albumasar91. Questa parte del Quadripartitum è una trattazione sulpredizioni in ambito meteorologico autonoma dal resto dell'opera, tan1

che un gruppo consistente dj manoscritti la trasmette se~rataIìl~Ìitattribuendola talvolta ad Haly Abenrudianus (ibn Ridwan), altre::y~~ad Alkindi, ad Alfragano o, appunto, a Grossatesta (9 testimoni; P~P\:più raccolte di opere del maestro inglese)92.

Il fatto che il De impressionibus aeris non sia attribuibile a Rob~.,- stando all'identificazione di Lemay - risolve i problemi relativL~collocazione cronologica e alla valutazione di questo opuscolo nete!';testo dell'opera scientifica del Lincolniense, problemi sui quali gli'dio si hanno più volte dibattuto93.

Come ha sottolineato McEvoy, la riforma del calendario « rap-sentò agli occhi di Grossatesta la principale applicazione pratica'dt~scienza astronomica; la considerò come un servizio alla Chiesa. e ,al

corretta prassi della sua liturgia» 94. Il Calendarium, il ComputusComputus minor e il Computus correctorius sono gli scritti sul COl:PP

:Ntempo comunemente attribuiti a Roberto, ma sulla loro paterni-recentemente aperta una discussione, dalla quale è emerso che..

o iìtrattàto a lui sicuramente ascrivibile è il Computus cor-

s'fi.'d&st'opetà è'successiva al De sphera. Sia Southern che McEvoy la

''''ttorho al'1225 o poco oltre, mentre per Dales è anteriore:

."el<testoè citata la città di Parigi (( si coniunctio solis et lune

..uti:"iusque Cursum medium sit hodie, sole existente in lineali civitatis Parisius »)97, e questo, se l'opera risale effettiva-

ledehriio"1220-1230, potrebbe rafforzare l'ipotesi sopra esami-

;r~Seri:la di Roberto nella capitale francese all'interno di quelsH:ome per il De sphera, anche nel caso del Computus cor-imp6neUn raffronto con l'opera computistica di Giovanni di

ilDe .anni ratione, scritto a Parigi verosimilmente nello

. hib.Secondo Jennifer Moreton, che sta preparando un'edi-là+delComputo grossatestiano, non vi è una diretta filiazione

~'~~ereì anche se entrambe risultano utilizzare fonti comuni.':este è il diffusissimo Computus ecclesiasticus, un manuale ele-

Vcomputo del tempo di cui due versioni sono appunto i co-

qJ11;ptltusIe Computus minor attribuiti a Robert098.~QBeftoche Giovanni affrontano l'annosa questione dell'inesat~

~~lèn'diario latino. Il problema si era posto in occidente già alla;ec6Io, ma nel XIII, grazie all'acquisizione dei metodi greco,

abo di misurazione del tempo, si impose la necessità di

fia neo-scolastica» 44 (1952), pp. 22-23 e McEvoy, The Chronology of Grosseteste's Writings;620-622. JOHND. NORTH,Celestial lnfluence. The Mayor Premiss of Astrology, in Stars, Mlnds(~Fate (già pubblicato in Astrologi hallucinati, curo PAOLAZAMBELLI,Berlin-New York, WaltefGruyter 198fì.pp:45-1(0), pp. 243-298: 261-262. Si veda anche RICHARDC. DALES,Robert Grossetiviews aff't~trola1iy.,: « Mediaeval Studies » 29 (1967), pp. 357-363 e ID., The text of Robert Gros!ste's « Questio de fluxu et retluxu maris », « Isis » 57 (1966), pp. 455-474....

90 lndex Britanniae Scriptorum. John Bale's lndex of British and Other Writers, ed. REGI8!LANEPOOLE,Oxford, Clarendon Press 1902, p. 377 (rist. con introduzione di Caroline Brett - JanP. Carley, Suffolk, D. S. Brewer 1990). '

91 Cfr. lntroductorium, voI. VII, p. 31 (infra, p. 151 nota 49); IOHANNEsHISPALENSIS,Epito~totius astrologiae (Quadripartitum) , Nurnberg 1548. lncipit: Cinctura firmamenti (incipit [eripars: Est sciendum). Su Giovanni Ispano.cfr. CHARLESBURNETT,« Magister lohannes HispanusTowards the ldentity afa Toletan Translator, in Comprendre et maftriser la nature au Moyen Age.Alanges d'histoire des sciences offerts à Guy Beaujouan, Genève~Paris, Droz 1994, pp. 425-436.

92 Oltre all'elenco di mss in THOMSON,The Writings ofGrosseteste, pp. 103-104; si veda LY1THORNDlKE- PEARLKIBRE, A Catalogue of lncipits of Mediaeval Scientifìc Writings in Latin. Revi:.

and Augmented Edition, Cambridge, Mass., The Mediaeval Academy of America 1963, col. 57 e

e gli addenda in « Speculum » 40 (1965), pp. 116-122 e 43 (1968), pp. 78-114.

93 Si veda la bibliografia segnalata alla.nota 89.94 McEvoy,Gli inizi di Oxford, p. 56.

GR,-°SSECAPITISLINCOLNIENSISEPISCOPIComputus, ed. ROBERTSTEELE, in Opera hacte-i Baconis, voI. 6, Oxford, Clarendon Press 1926, pp. 212-267. La discussione sulla

JIJete e stata sollevata da JENNIFERMORETON,Robert Grosseteste and the Calendar, in

~té,NI~W Rerspectives, pp. 77-88 e RIcHARD C. DALES, The Computistical Works ascri-:osseteste,« Isis » 80 (1989), pp. 74-79. La Moreton attribuisce a Grossatesta il Ca-

~bJzR~tu's correctorius (del quale sta preparando una edizione critica), mentre percrossàtesta il Computus minor, il Computus I ed il Computus correctorius, ma non

toyi. The Chronology of Grosseteste's Writings, pp. 618-620; SOUTHERN,Robert Grosse-

1.;3l;. DALES, op. cit., pp. 74-79.TEElE;p. 232.

:TON,Robert Grosseteste and the Calendar, e EAD., John of Sacro bosco al1d the Calm-237:

'" 47 '" II

J

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, , 48 , ,

INTRODUZIONELA COSMOLOGIA DI ROBERTO GROSSATESTA

una riforma del calendario. La difficoltà basilare risiedeva nella necessi-

tà di combinare i calcoli basati sulla lunghezza dell'anno solare conquelli basati sui movimenti della Luna, poiché i valori della durata delgiorno, del mese lunare e dell'anno solare non sono commensurabili

l'uno con l'altro99. Il Computo di Roberto, così come l'analoga opera delSacrobosco, si separa decisamente dalla tradizione comp)Jtistica con- "énessa all'insegnamento delle::Arti: è un computo indirizzato agli astrono." 'mi e ai computistae di professione e non ai giovani studenti alle presecol quadrivio.

La riforma proposta da Grossatesta si attua in tre fasi: 1)dare<!una misura accurata della lunghezza dell'anno solare; 2) calcolare le"

relazioni fra questa e la durata del mese lunare; e 3) con il risultatq<~:1ottenuto, calcolare la cadenza della Pasqua. Per portare a compimeniito le tre fasi della riforma era necessario disporre di un sistema affi~'dabile di misurazione dei moti periodici del Sole e della Luna, e il si;stema tolemaico è owiamente il modello di riferimento del trattato.",

il,Anche qui però, come già nel De sphera, Roberto non esita a rifiutarè~

le misurazioni di Tolomeo quando si presentano alternative miglior~{La misurazione di Albattani (m. 928) dell'anno solare, ad esempio, è.i

preferita ai valori stimati da Tolomeo e a quelli calcolatyda ThebitiPer il ciclo lunare Grossatesta propone !'idea di utilizzare il sistemaarabo, e la sua correzione della durata del ciclo lunare, afferm~'

Alistair Crombie 100,fu richiamata negli studi successivi per circa du~secoli. Per:-calçolare la data della Pasqua Grossatesta afferma infin~la ne!é~s~irà.di utilizzare tavole astronomiche attendibili, come quell~'toletane. ",.,,'

Alquanto s'ignificativo è il richiamo presente nel trattato alla teo,,

~tj

,

"

di Alpetragio sul moto dei cieli. Secondo Grossatesta, il sistemidell'astronomo arabo permetteva di spiegare le irregolarità dei 11101planetari all'interno del modello fisico di Aristotele, senza ricorrere agi

eccentrici ed epicicli di Tolomeo 101. Questa notazione testimonia comeRoberto sia divenuto consapevole della distanza concettuale fra il siste-ma aristotelico e quello tolemaico, e come guardasse con favore ad al-

;; tre possibili ipotesi cosmologiche." Per quanto riguarda il Calendarium, Jennifer Moreton 102 ha dimo-trato che quest'opera è inserita anche nel Computo (1175) di Ruggerolì;~Hereford, che a sua volta attribuisce il Calendarium a Gerlando (se-

pIo XI). Esso, dunque, non è di Roberto. Ma i canoni, o almeno parteé'i cànoniche accompagnano l'opera in molti codici, potrebbero esse-

,. \suoi, e questo giustificherebbe l'attribuzione dell'insieme, calenda-

;!.o!ecanoni, a Grossatesta nella tradizibne manoscritta. In proposito la'bréton ha sottolineato, però, una particolarità che è bene tener pre-

te. Il testo di uno dei canoni associati al Calendarium evidenzia checlìendario stesso è basato « probabilmente» (ut credo) sul meridiano

~~;~,f1-rigi.Ora, se la glossa è stata scritta da Roberto, dobbiamo conclu-ère'che egli non conosceva il Computo di Ruggero di Hereford (1175),

\~lifr~qualesi afferma esplicitamente che il Calendarium è costruitouil'eclissedel 1093. Questo è strano, considerando il legame di Gros-

testa'con l'ambiente scientifico di Hereford, dove l'opera di Ruggeroscritta.

':"2.2.:La riflessione sul tema della causalità celeste

"In quelli che sono stati definiti trattati « cosmologici » Grossatesta;l'i.',,''''idhel merito dei problemi relativi alla causalità dei cieli sulla Terra.,:" i,

! N:~l giovanile De artibus liberalibus egli si interroga sulla funzione,,l'' ,,'

l'astronomia, riconoscendo che questa disciplina è di massima utili-filosofia naturale: « nessuna o ben poche operazioni, che sianotura o nostre, come la semina dei vegetali, la trasformazione

iherali, la cura delle malattie, possono fare a meno dell'aiuto.",'\'.1,.,'

Wa~ttonomia » 103. Pur rappresentando la tradizione filosofico-scienti-

I,99 ALISTAIRC. CROMBIE,Grosseteste's Position in the History or Science in Robert Grossete$

Scholar and Bishop, pp. 98-120, ora anche in ID., Science, optics and music in medieval and ea~modern thought, London-Ronceverte, The Hambledon Press 1990. pp. 115-138: 130-132. Si veda,~anche gli studi già citati di Jennifer Moreton. ' ,

100 Ibid., p. 132.

"'" "

iJi~,lt~1Ed. STEELE, p. 217. Sulla presenza delle dottrine di Alpetragio negli scritti di Grossatesta:~i~J,!?iÙavanti pp. 80-81.

jo~: MORETON, Sacro bosco and the Calendar, p. 234.'li

Ir~, Ed. BAUR, pp. 1-7: 5. Trad. italiana in GROSSATESTA,Metafisica della luce, pp. 97-105: 102.

'; j

I, , 49 , ,

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INTRODUZIONELA CUSMOLOGIA DI ROBERTO GROSSATESTA

fica incontrata ad Hereford, questo scritto già prefigura il problemadominante della riflessione cosmologica successiva: stabilire quale siail legame causale che collega il cielo alla Terra e che permette l'azioneefficace degli influssi celesti sugli enti naturali. «La natura inferiore

non agisce se non quando la virtù celeste la muove e la fa passare dalla,

potenza all'atto ", prosegue Grossatesta, e poiché la Luna è/-l'astro ch~mette in comunicazione le forze celesti con la Terra essa sarà determi~

nante nel bilanciare il calore vitale nei vegetali, nel permettere la trasmutazione dei metalli, nel rendere più o meno efficaci i farmaci104.

All'inizio del suo percorso speculativo Roberto individua nel varJ.bile splendore della Luna e del Sole e nella posizione dei due astmaggiori e degli altri pianeti i parametri che manifestano la gradazioe l'intensità degli influssi celesti. Ancora, però, non riesce a spiegaperché gli astri possano agire sulla Terra. Dal trattatello, comunqUtraspare una certa dimestichezza nell'uso del linguaggio alchemico}lipiegato nel cenno alla trasmutazione dei metalli. Ora, è proprio il pdcipio alchemico della naturale presenza della sostanza celeste nel ,111'do sublunare, e, viceversa, dei quattro elementi nelle stelle, che sarà

chiamato esplicitamente nel De generatione stellarum per tentare'soluzione al problema della causalità, Questo breve opuscolo, c'olI.bile attorno al 1217-1220, è però alquanto controverso 105,

Qui Grossatesta esamina il problema della natura delle stelle,.stenendo che i corpi celesti sono composti dai quattro elementi, c~gli enti naturali, mentre le loro sfere sono di quintessenza. Questa

ria è ctiaFaIne~ie~ontraria al principio aristotelico per cui la m~\~del mondo superlun~re è solo la quintessenza. Ora, l'aspetto scor~(tante dell' operetta' è il modo in cui tale tesi anti-aristotelica è sosÙ"(

ta: gli argomenti in difesa sono infatti desunti da Aristotele (Cat~g;De generatione, De celo, De sensu et sensato, De anima, De animali!ovviamente stravolgendo il senso dei testi citati. L'impressione

~r'j,ehe'si ricava da uno studio attento dell'opera, afferma McEvoy,,hè of astonishment that an intelligent reader could at once know

r).ch. and yet understand so little of the Aristotle he had been

'p.g»lg6> Cinconsistenza delle argomentazioni, l'incapacità di'~.J:idere"Aristotele e infine certe incongruenze fra tesi sostenute'

Lltri scritti di Grossatesta sono gli argomenti principali che

'né indotto Southern a ritenere inattribuibile l'opuscolo 107.

,nque !'ipotesi di una connessione «alchemica" fra cielo eésseféricondotta a Grossatesta con ampi margini' p.i dubbio,

Jé"grossatestiana è invece l'originale soluzione proposta nel!'jféOllocabile attorno al 1220108,Il trattato, propriamente par-

1~érne la meteorologia, perché le comete erano considerate nelecondola dottrina aristotelica, un fenomeno meteorologico.

bssatesta condivide questa opinione, ciononostante ritiene che

,èl Filosofo, secondo la quale le comete sono fatte di materialentèche si solleva dalla Terra e si infuoca nell'atmosfera, ri-

lisfacente. In particolare, due problemi restano a suo avvisoioèil) come si può spiegare il fatto che elementi naturali,

?~~~dicui è fatta la cometa, seguano il moto diurno del cieloasi, 'anche il moto di una stella, e 2) come può essere inter-'[t'fa the un elemento naturale, il fuoco, permanga a lungo

possa bruciare in assenza di materiale combustibile.

ip.,;p22.!.EJP;J,Robert Grosseteste, pp. 124-125. Un ulteriore argomento avanzato da Sou-b'fradizione del testo, Il De generatione stellarum è infatti trasmesso solo in quat-ipére grossatestiane, del XIV e XV secolo, collegate fra loro, e lo studioso sospetta:ta,!a inclusa per una certa tendenza, tipica nelle raccolte, di estendere il più possi-

,,!~n~.qpere da includervi. Da quanto ho potuto constatare in relazione alla tradizio-.(u 's'upercelestium, trasmesso negli stessi codici che comprendono anche il Dellar4m, i manoscritti sono effettivamente in relazione (cfr, qui pp, 276-278, i codici

l,esighlti Fa, Md, Pe e Va). È dunque possibile che il De generatione stellarwn siattribuÌto a Grossatesta nel ms da cui discendono le raccolte, In ogni caso è beneyclifsi riferisce al De generatione stellarum attribuendolo a Grossatesta: Il Nec),~x contrariis perpetuitati, quia secundum Lincolniensem in libello omnes plane-

:Olnponuntur ex contrariis elementis et tamen sunt incorruptibiles» (JOHANNISibus animae, in JOHANNIS WYCLlF Miscellanea philosophica, ed. MICHAEL HENRY

10h, 1902, voI. I, p. 76).,il'];l\enuto dottrinale rimando alla terza parte del volume.

104 Ibid" pp, 103-105,

105 Ed. BAUR, pp, 32-36, Una''traduzione italiana basata su questa edizione è in GARF4(

Cosmologie medievali, pp, 236-242. Per l'esame e la datazione dell'opera si veda RICHARDDAL~s

bert Grosseteste'sScientific Works, « Isis » 52 (1961) pp. 301-402:383 e McEvoy,The Chronolg,Grosseteste's Writings, pp. 622-624.

, , 51 , ,

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'" 52 '"

INTRODUZIONE

~~ ,-,v"'VIULUlilA Vi ROBERTO GROSSATESTA

'lì"Roberto cerca di risolvere i due problemi con la teoria astrùlogi."

dell'influsso celeste, ma la dottrina già presente nel De artibus libera(;bus subisce qui una radicale trasformazione. .La Posizione dei piane,'~Hìnon è più considerata il fattore determinante l'influenza celeste. Att.ché l'azione dei cieli sia davvero efficace sulla Terra, è necessario.]

Grossatesta che esista un tramite, un « mezzo» capace 0/metter~r~lazione i due mondi sublunare e superlunare. Questo tramite, di.,,,,t,unire in sé due caratteristiche: deve essere una virtus, cioè,Ìi\

« forza» emanata dal cielo e capace di agire sulla materia, e devc:'"re una sostanza, « qualcosa» che possa mescolarsi alle sostanzeriali e, unendosi ad esse, possa così esplicare la sua azione. çp",tale influsso/sostanza celeste, non è ancora chiaro, ma è evident~ CI

problematica già adombrata nel De artibus liberalibus emerge ~,~rpiù consapevolmente.

~

."

Il De cometis dimostra che Grossatesta era alla ricerca della ,',

che potesse dare una spiegazione razionale a certi fenomeni nat

La natura ha bisogno di un principio che la attualizzi, come diF~i.,;~berto nel trattatello sulle arti, cioè che riesca a innescare i processJ

trasformazione dei composti. Rispetto alla teoria dell'influsso pres~nel De artibus liberalibus, questo principio comincia a prendere eo!}'

~ stenza, ad assumere, per così dire, determinate caratteristiche «~i

che»; ma non essendo ancora definito nella sua natura, resta un qUi

cosa di sovrannaturale. Grossatesta, perciò, in questa fase della sua'.sl:borazione filosofica, si appella ancora ai principi di scientie specialecioè all'astfologia.'", per dare una risposta al problema, ma nello st~s

,'r'''''''' .. 'l'"tempO'comincia a delineare certi tratti della sua, successiva, dotttii

. , "

cosmologica. Il s.ucr percorso approderà, come è ben noto, ad in'duare nella luce il principio « attivo» tanto cercato. A quel puntt"."'"teoria astrologica del fluido celeste non avrà più alcuna funzione.": ',I<

Verso il 1220 Roberto inizia la sua riflessione sull'opera scien1JÌ:ca di Aristotele. Gli Analitici secondi, dove lo Stagirita si interroga\:cosa siano la conoscenza e la scienza, e la Fisica, dove è delineato itlk

, "i,,,

stema aristotelico del mondo, sono le opere che legge e commentaiCt"~I

da pioniere, fa conoscere ai latini. Nel De motu supercelestium, collop~i,,;

bile attorno al 1225, Roberto è al cuore della sua riflessione sul cos:p1aristotelico. Qui egli si interroga sulla natura e sulla funzione delpl'

.111,'

Il''

,tPxe;,sulla natura del moto del cielo e dei pianeti e su come siac()nciliare la pluralità dei moti planetari con l'uniformità ed

.del moto dell'intero universo 109. I problemi sono sollevati da;~nel}ipro VIII della Fisica e nel XII della Metafisica, ma la ri-

:bYfi.tada Grossatesta nel commentario di Averroè al libro XIIfisica, da cui trae, spesso alla lettera, ampi passaggi.

,'dà testimonianza del suo iniziale interesse verso la dottri-,~""'H"'?'"t" '!'~1.1iJIlotori dei cieli e sulle intelligenze motrici, appena

id~nte'insieme alle tesi sull'eternità del mondo e sulle po-

ll?~ llmana (quest'ultima un travisamento del pensiero del};IO}~j,tonla sola eccezione degli argomenti sull'eternità del

';nuovi insegnamenti non destarorto inizialmente partico-

é'gli autori cristiani, e anche Grossatesta, come altri filo-ij'f"" '," '

'itemp~ranei, trovò nel Commentatore una strada percorri-

lérnretazione delle opere aristoteliche più complesse. Nel" "erc,elestium i problemi cosmologici, o, meglio, metafisico/

~hno dunque affrontati e risolti dall'interno del sistema

~I~e.'attraverso l'interpret~~io~e a~erroist~, per ~ui non sor-.dI tanto che Roberto utilIZZI, qUI, le tesI del pnmo motore,

t~'à del moto, dell'esse attuale e potenziale dei motori celesti.

(gi~liii:aifficoltoseargomentazioni di Aristotele attraverso la non

i t,glessa interpretazione di Averroè non lascia ovviamente laa Roberto di integrare, approfondire, elaborare personal-

~6ncetti che va esponendo. Ma per capire se e quanto egli ade-l1mente al modello causale fondato sulla trasmissione del

" ,

Barte delle intelligenze celesti occorre piuttosto guardare agli.,"'M.''''

~tìccessivi, dai quali si desume, però, che anche questa strada è~~b'!lIldonata, così come era stata lasciata la via « astrologica»[, ,,+

'n~lpe cometis.

','i" I 'I

"Peri un esame più approfondito dell'opera rimando alla parte quarta del presente

GAUTHlER,Notes sur les débuts du premiere averroisme; MAURICE-RuBENHAYOUN- ALAINDE

\verroès et l'averroisme. Paris. Presses Universitaires de France 1991 (Que sais-je?), pp. 78

'" 53 '"

J

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INTRODUZIONELA COSMOLOGIA DI ROBERTO GROSSATESTA

2.3. Gli studi sulla luce e la cosmogonia del De luce

Parallelamente allo studio di Aristotele, Roberto èòminsiqressarsi alla natura della luce e ai fenomeni luminosi, quali'i}"p:

"...'''''1

colore, l'arcobaleno, etc. Su queste tematiche vertono"J.1~opuscoli 111, e anche gli stessi commenti agli Analitici sec;ndi"i ,;

sica offrono molteplici spunti per approfondimenti ai rfg~ard2testa, purtroppo, non hayaccolto in un trattato sisteniafico 1~trina sulla luce, e a tutt'oggi è arduo delineare i presuppo~t:i.gli sviluppi del suo pensiero 112. .

In breve, possiamo dire che la tema tic a luminosa invçl'itcampi dell'indagine grossatestiana: la filosofIa naturale, la p§la gnoseologia, la metafisica e la teologia. Tale contestd '~~I

che non è possibile qui sviluppare, viene generalmente inquadr~F$~corrente più ampia della cosiddetta « metafisica della luce», la C9. , ,r, I

te filosofica e religiosa che dall'antichità giunse all'occidente.rrl.,, "

le arricchendosi di molteplici influssi arabi (Alkindi, Avicenna~!\Le soprattutto Avicebron), neoplatonici (Proclo, Plotino, il Liber di

sis), e teologici (la patristica greca, Agostino e lo pseudo-Dioni, ,

berto Grossatesta raccolse e sviluppò questa eredità cercand(),gjgrarla, o comunque di metterla in relazione, anche col sistema arjlico che parallelamente indagava.

Schematizzando e semplificando, possiamo dire che nell'inçfisica la luce assolve, per Roberto, una duplice funzione: da up:~~~.a"èi;Idinita come corporeità, cioè come la forma prima e ori&Jdi ogni~sisten~~, dall'altra è riconosciuta come l'elemento attivI",' ,. ,propagandosi dai cieli opera causalmente nel mondo sublunareU.,\

questo contesto, le leggi dell'ottica, l'unica scienza allora materna'ta oltre all' astronomia, permettono di interpretare i fenomeni na1

t:r'axedere' la. ?truttura matematica dell' opera della creazio-

I~n~to'ogpXcosa con misura, numero e peso (Sap. 11,20).lbHo di1filosofia naturale, occorre inoltre sottolineare .chec';';)' ' Iiliiiga,.la rigorosa bipartizione del cosmo aristotelico in su-

~i~'i,hÌ1iJltessenziale ed èlementare, riconoscendo nel sino-lat~rià ilpomposto primario di tutta la realtà. ..".,.,

.91~!~la.luce ha una .funzione operativa, è il medium attra-

f.i~I;~l1ima!agiscesul corpo permettendogli di muoversi e dil6nilc()§Ì come in ambito cosmologico e metafisico essa

".e!ligenza celeste di muovere il corpo del cielo. Nel con-,ijGrossatesta sviluppa la tesi agostiniana dell'illumi-

l~U:ipt~llettoj concepito come luce spirituale creata, in-~m~dÌ'.una teoria della co~oscenza costruita a partire

.,',çonòscere per causas e per via dimostrativa. Infine, il.,' ""

!J~"del pensiero metafisico e teologico grossatestiano si ar-"c

R,,;,a1l'asstintoche Dio è luce, e non in senso metaforico. Lan()n è né spirituale, come quella dell'intelletto angelico e

QJPqrea come quella che costituisce gli enti naturali: è in-!àwplet,:;tmente trascendente. Tuttavia è luce, e poiché tutto~!~ èa somiglianza di Dio, ogni ente è aliquod genus lucis.~~è dUe nque una forma della luminosità, perché solo la na-/",,,.,. ,

:e,'~manifestativa 114./."",. .

0<di tale contesto dottrinale la cosmologia delineata nel.'i .

s~,seu de inchoatione formarum costituisce il più originale'l.Grossatesta nello studio del cielo. Come ha sottolineato

pe luce non è che un' esposizione teoretica della formazio-e 'de.

lla terra, ossia dell'opera.di Dio nei primi tre giorni del-n

I~!.,prima della creazione del sole, della luna e degli altriIp~stO breve scritto, collocabile all'interno del periodo 1220-"hque riconosciuto come frutto personale della riflessione(Hi!sul versetto del Genesi « Dixitque Deus: Fiat lux ». Ve-~ticamente, il suo contenuto 116.111 La maggior parte edita in BAUR.

112 La fondamentale monografia sul pensiero di Grossatesta è il volume di McEvoy, T,losophy of Grosseteste. Si veda inoltre l'ampia sezione introduttiva di Pietro Rossi a GRossA'Metafisica della luce, e, anche per aggiornamenti bibliografici, McEvoy, Gli inizi di Oxford.

113 Per un approfondimento su questo tema ed ulteriore bibliografia cfr. CECILIAPAN1:iicorporazione della luce secondo Roberto Grossatesta, « Medioevo e Rinascimento" 13, n(1999), pp. 45-102.

" /,v.fsti temi rimando alla bibliografia segnalata nelle due note precedenti.[ç£VOY,Gli inizi di Oxford,pp. 69-70.d,;BAUR,pp. 51-59. Trad. italiana in GROSSATESTA,Metafisica della luce, pp. 113-123. Un'al-

'" 55 '"

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IIIIII

LA COSMOLOGIA DI ROBERTO GROSSA TESTA

La creazione dell'universo è concepita da Roberto come espansione

istantanea di un punto luminoso che si unì alla materia, originariamen.

te informe e adimensionale. La luce, infatti, è auto-moltiplicativa: dato 'li:

cioè un punto di luce, esso si espande replicando se stesso immediata" ;1

mente ed illimitatamente in ogni direzione, generando casi una sfera di;

,

'

I

'""

",

.

luce di grandezza potenzialmente infinita. La luce è dunque il princi{>ioì'formale del corpo, è, in pratica, la corporeità, owero ciò che dà dimen.".sionalità e « fisicità » alla materia, che è, a sua volta, il costituente pri-mo del corpo. Unita alla materia la luce generò dunque il corpo dell'uni",.,!verso, che si espanse sfericamente in tutte le direzioni trascinato dal, ..processo auto-replicativo della luce. Il processo di espansione, però, sh.".,.;arrestò quando il corpo raggiunse il suo massimo grado di estensibilità:\

"Wloltre il quale il sinolo luce/materia si sarebbe dissolto. Questa sfera di.i~estrema rarefazione del corpo dell'universo divenne dunque l'area più"~

esterna del cosmo, il primo corpo, o firmamento. Essendo composto di",sola materia prima e forma prima, il firmamento è perciò il corpo più'~~jsemplice, che differisce dai corpi che si formarono in seguito solo per il' ~

fatto che la materia è qui determinata unicamente dalla prima forma. .~Materia e lux sono dunque gli elementi costitutivi del cosmo, ma la i,

sua struttura e l'ordine che vi regna sono però dovuti ad un terzo ele-jJmento: illumen, che è la luminosità riflessa dal firmamento. Secondo ,"'

Grossatesta, infatti, il sinolo di luce e materia, non potendo oltrepassare'fiil limite di estensibilità della materia, si auto-moltiplicò per riflessione:!verso il..ce-l1trodell'universo. Il prodotto di questa riflessione, illumen, è ;."rl>t" ' '.definito da:Roberto come sinolo di forma (lux) e della parte più sottile e"

. I

« spirituale» qelh( materia: la luce riflessa dal primo cielo è perciò un

« corpo spirituale» o « spirito corporeo ». Come la lux/forma, anche ilrillumen si propagò per auto-moltiplicazione. Procedendo verso il centro'~1

dell'universo, attraversò la materia formata sottostante il firmamento ~

spingendola e concentrandola e, per conseguenza, rarefacendo il corpo '::1nella zona subito al di sotto del primo cielo. In questo processo, dunque,

tra traduzione italiana è in GARFAGNINI,Cosmologie medievali, pp. 225-236. Per uno studio dottrina-le complessivo dell'opera, oltre alle introduzioni delle traduzioni italiane, si veda McEvoy, The Phi- "losophy, pp. 149-162. Ulteriore bibliografia è in PANTI,op. cit., note 2 e lO. Seguo questo mio studioanche nel sintetizzare il contenuto del trattato.

lil:

'" 56 '"

INTRODUZIONE

,,~'lumen « perfezionò» la parte del corpo al di sotto del firmamento to-~ ~lièfidole massa e rendendola non suscettibile di ulteriori modificazioni:nh.", "

l i~f~rrnò così il secondo cielo, la sfera delle stelle fisse. Questa, a sua vol-V!T]ijllemiseUsuo lumen, che agendo sul corpo sottostante lo perfezionò,

flefacendol6 nella parte più esterna e addensando ulteriormente la~$saçhei si trovava al di sotto. In tale modo si formò la terza sfera, più

l/della seconda perché composta di maggior materia formata; infat-lani"manO che il lume di ogni cielo perfezionava la massa corporeaediatamentesottostante, essa risultava sempre più concentrata e re-

:èi"allasua azione.

,processo di rarefazione e conseguente condensazione della mass~atb::dàllume si ripeté fino a formare nove sfere concentriche, daldielo fino a1cielo della Luna. Al di sotto della sfera della Luna, pe-

~orpo aveva una tale densità da impedire allumen che scaturivasfera superiore di portare a compimento la sua opera di perfezio-

t!,

nito. La sfera contigua sottostante il nono cielo non fu dunquefezionata » (cioè resa inalterabile, incorruttibile etc.) come le supe-

,,,,.,, '

, ;111arimase suscettibile di modificazioni: così si generò la materia?ì11entare,cominciando dalla sfera del fuoco. Illumen da essa prodot-"gènérò a sua volta la sfera dell'aria, il cui lumen, ancora più incapace;'\erfezionare il corpo sottostante, riuscì a separare solo parzialmente

:)l.t!a(ancora fluida e capace di trasformazione) dalla terra, la cui den-futàle da far infine arrestare l'azione dellumen.

Creato e strutturato in tal modo l'universo, Grossatesta esamina

come esso « prese vita» attraverso il movimento. Il concetto chelÌna l'ultima sezione del De luce è quello di partecipazione (partici-

i?) çlie ogni corpo ha rispetto al primo lumen, rispetto allumen delJ50iche lo precede e rispetto alla lux/forma che costituisce il corpoiirorsale. Relativamente al lume che emanò aJl'atto della creazione e

"e continua ad emanare, ogni corpo è specie e perfezione del corpo;t1ostante. In tal modo il primo cielo, dal cui lume scaturì tutto il pro-

'Sso.iot,dinatore del mondo, è ogni corpo inferiore.

"' rAn,9he la Terra, a suo modo, è tutti i corpi superiori, perché in:S<:1'i;co:nv'ergonotutti i lumina celesti ed elementari. La Terra è quindi

\(Idivinai», perché da essa, volendo, si potrebbe ricreare il lume di ogniCielo,stl.periore. Ogni corpo inferiore, però, partecipa anche della forma

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INTRODUZIONELA COSMOLOGIA DI ROBERTO GROSSATESTA

(cioè della lux) dei corpi superiori; ma quanto più il corpo dista da11primo cielo, tanto più la sua lux prima corporalis è impura e debole, Il;1sinolo materia/luce è infatti sempre più compresso, e poiché la materiè principio di resistenza, la luce che la informa è come « ingabbiata»resa impura e debilitata dalla materia stessa. Questa condizione rendtgli elementi inferiori, e in particolar modo la « divina» Terra, presso:ché impassibili al moto del primo cielo, il moto diurno che l'intelligen:za o virtù motrice impartisce al firmamento, e che da esso si ripercuo.;te a tutti i corpi inferiori. Ugualmente, il moto proprio della second

sfera (delle stelle fisse) è trasmesso con forza decrescente ai cieli sottcjstanti. In pratica, il moto celeste si trasmette alle sfere proporzionaI;mente alla purezza della lux che le costituisce. Benché dunque imposisibilitati a muoversi con moto circolare, gli elementi al di sotto dell:Jsfera della Luna sono però capaci di muoversi localmente addensando;si o rarefacendosi e mescolandosi l'uno all'altro. Questa loro capacit2è dovuta allo stesso lumen che fu incapace di perfezionarli, e che peIquesto vi continua la sua azione di trasformazione. L'azione imperfettadel lumen celeste sulle sfere elementari è perciò causa del mutamentcnel mondo sub-lunare.

,xporazione della luce, più volte richiamata negli scritti del'èhsel17; Ma il lume, in quanto mediatore fra il corporeo e lo

rF'svolge anche un'altra fondamentale funzione, è cioè lo stru-

"'~f~~?il quale la sostanza separata (l'intelligenza celeste)qa;:;jazione motrice. Abbandonato il concetto aristotelicol,B8st8;nel De inotu supercelestium, per cui il moto fisico~l.e§~!,:'scaturisce . spontaneamente da un atto intellettivo

;rn~a,motrice, Roberto riconosce al lume anche la fonda-(~zio~e; ;di tra.mite fra la luce spirituale, cioè l'intelligenza

. çorpo perfetto celeste, come è ribadito, ad esempio, anche

8.De.dif{erentiis localibus, sulle coordinate spaziali 118.'ogorlia luminosa delineata nel De luce offre quindi una ri-:'>blema del principio causale, coniugandola ad una sugge-

<clél Fi(lt lux. Nel suo fondamentale commento ai primi ca-~esl, l'iIe:xaemeron 119,Roberto sviluppa ulteriormente e ar-

~su~ « fisica» della luce, nella piena consapevolezza, però,

~R;sistema non può soddisfare i tanti problemi che la scienzarrel'enta. La cosmogonia da lui delineata, infatti, è una rispo-lzia,lqleIlte esegetica al problema della causalità, benché Rober-,'come testimoniano i suoi scritti scientifici sui fenomeni lumi-

}il}eare anche una « fisica» della luce che accompagna e giu-.Ìe sistema. I molti anni di ricerca, segnati dall' esplorazione

'j~re astronomiche di Tolomeo e degli arabi, dall'indagine sul co-i~tPtelico, dallo studio dell'ottica, dalla maturazione di una pro-"'inale risposta al tema della causalità, sembrano approdare in-

'. n esito scettico sul piano prettamente scientifico, come testi-~,},llla famosa pagina dell'Hexaé'meron, che meglio di ogni com-'i'.,"o;esprime il senso di tale percorso.,I. ,

All'apice del suo cammino speculativo, Grossatesta è dunque arrivato ad individuare nel lumen emanato dai cieli e dagli astri il princiipio attivo che determina la causalità del cielo sulla Terra. Illumen cheOlzdinò il Cç>.SIIlO.nei primi tre giorni della creazione, nell'ordine natura-le <aelrfhond~ è capace di continuare la sua azione sugli elementi e sui.composti proprio...perché fu ed è incapace di « perfezionarli », cioè direnderli impassibili alle trasformazioni. In questo contesto, la teoriaastrologica della virtù planetaria è stata del tutto superata: la luce co-

smica è un principio causale naturale, perché anch'essa è un sinolodella stessa lux e della stessa materia costitutive di ogni elemento e di

ogni composto.Illumen, nella definizione di Grossatesta, è un « corpo spirituale ».

Né il De luce né altre opere offrono appigli per giustificare questa as-sunzione, che è, ovviamente, funzionale al compito ad esso assegnato

sia durante che dopo la creazione: agire sul sinolo di luce e materia en-trando all'interno di ogni corpo. Questa è, in sostanza, la dottrina

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117'Su questo rinvio ancora a PANTI,L'incorporazione della luce.

tis .' Ed. BAUR,pp. 84-87:86 « Dextrum autem est pars alia, ut aries, in qua est fortior impres-cis per quam substantia separata caelum movet ».

" 119 ROBERTGROSSETESTE,Hexaemeron, edd. RrCHARDC. DALES- SERVUSGIEBEN,New York,

;pr,9,University Press 1982 (Auctores Britannici Medii Aevi 6).

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LA COSMOLOGIA DI ROBERTO GROSSATESTA

Molti hanno ricercato con la più scrupolosa attenzione quale sia lanatura del firmamento, e quanti siano i cieli che esso contiene... ma nonso se qualcuno abbia scoperto la verità, e se lo avèsse fatto, non so se l'ab-bia colta grazie ad un ragionamento certo e fondato. I filosofi, invero, scri-vono tante cose contrarie su questi argomenti. Alcuni infatti pensano chevi siano solo quattro elementi, e ritengono che il firmamento sia di naturaignea, come Platone... Agostino '" e anche Giovanni Damasceno. Altri in-vece, come Aristotele e i suoi seguaci, sostengono che vi sia un quinto corpo oltre le quattro nature elementari... San Basilio ritiene poi che la natu.ra del firmamento sia sottile come il fumo... mentre altri, come afferma li:stesso Giovanni (Damasceno), dicono che sia acquea,... altri elementare, 'altri eterea. E lo stesso Giovanni dice che: « non è necessario cercare la s(stanza del cielo, essendo per noi sconosciuta ». E aggiunge: « Nessuno ritiene che il cielo o gli astri siano animati. Essi infatti sono inanimati e privi di sensi» ... Questo è ciò che pensa il Damasceno sul cielo, ben sapend(con quanti sforzi i filosofi hanno cercato di provare che i cieli erano an!;]mati; e alcuni di loro (ritenevano) che tutti i cieli fossero animati con un~sola anima, altri che ciascuno avesse la sua. Altri ancora pensavano che icieli si muovessero non grazie all'anima che era loro unita in unità indivfSduale, ma grazie ad un'intelligenza o a più intelligenze separate. Agostinb;poi, nell'Enchiridion afferma ... che se sono animati, vanno annoverati neli.la schiera degli angeli... Girolamo invece ritiene che il cielo e gli astri nonsiano animati ... Perciò, visto che così tanti filosofi e autorità pensano cosìdiversamente e in maniera incerta sulla natura dei cieli, sui loro motori esulle loro virtù motrici, cosa posso fare io se non riconoscere la mia igno-ranza e dolermene?

E n,~.olYfrvergogno della mia ignoranza anche rispetto al numero eai moddei cieH; benché potrei elencare sul tema quasi tutte le affermazio-ni sia degli astronpm(sia dei filosofi naturali. Di loro, infatti, ritengo cheil bugiardo non convinca e il sincero non dimostri nulla, perché non ci of-frono che ambiguità. Chi sa infatti se, fermatosi il firmamento, ... le stellefisse e i pianeti si muoverebbero secondo i cerchi e gli epicicli, come ritie-ne Tolomeo? Infatti tutto ciò che lui ha detto e pensato di dimostrare suimoti delle stelle, può essere immaginato anche senza dover porre i motidei cieli... E difatti non è difficile ipotizzare una virtù intellettiva o an-che corporea che muova le stelle secondo quei giri individuati con osser-vazioni e strumenti da Tolomeo e dagli astronomi che lo hanno precedutoe seguito... Inoltre, come si può essere certi che non esistano tanti pianetinon visibili dalla terra, e tuttavia utili e necessari alla vita terrena? I filo-sofi dicono infatti che la via lattea sia costituita di tante stelle fisse picco-

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INTRODUZIONE

ce, invisibili a noi. E come, se non per divina rivelazione, si potrebbe'~.,se ve ~e siano molte altre? ... E infine, come per loro il cielo appla-~',lmastron, cioè senza stelle, è necessario per il movimento dei cieli

ipri e per i loro astri, così forse... ogni pianeta avrebbe bisogno oltre"~l cielo in cui si trova anche di un altro o di altri cieli, che con i

()ti permettano i molteplici moti di quel pianeta. Stando così le co-què, nessuno può dire niente di certo sul numero, sui moti, sui mo-;(Ìllà' natura dei cieli, sebbene i nostri filosofi invano si tormentino

sterli. E i ragionamenti che ne tessono sono più fragili di tele di

~:~ssol,uta predestinazione di Cristo: teologia e scienza negliHH di Grossatesta

base di quanto è stato detto, dobbiamo quindi riconoscere

() più originale della riflessione di Roberto Grossatesta sul cie-"i

'. à cosmologia fondata sulla luce, è frutto di un cammino com-in parte condiviso dagli scienziati, dai filosofi e dai teologi del

rip~, in altra parte, però, scaturito dalla sua personale impronta~nva e sensibilità. L'itinerario intrapreso da Roberto nello studio:ìÌ)'0non è significativo, dunque, solo per questo risultato, ma è

.Sante nel suo insieme, come percorso formativo che si delinea in}J.tidistinti, attraverso la progressiva acquisizione di nuove fonti,

lulazione di ipotesi diverse e, in ultima analisi, la crescente con-ilezza dell'impossibilità per l'uomo di formulare una teoria

.!cHifica» che sappia rispondere esaurientemente ai suoi fonda-~liinterrogativi sul cielo. In questo itinerario l'esigenza fonda-aie di Roberto è esegetica ed ermeneutica: egli ricerca nelle opere

l1bsofi pagani e, più tardi, nei Padri della Chiesa i fondamenti per"

. '~retare secundum physicam il cosmo biblico. Anche la sua costru-ne dell'universo fondata sulla luce, dove emerge la sua voce origina-Hdi là di tutte le fonti e mediazioni individuabili, non è altro che

audace esegesi del Fiat lux. In questo, Roberto si awicina molto aiestri della scuola di Chartres, ma con una rilevante differenza, che

120 Ibid., pp. 106-109. Traduzione mia.

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