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1 DUOMO DI MANTOVA La Chiesa vive e respira della PreghieraSan Paolo VI Il Vescovo Marco Busca incontra i Gruppi di Preghiera della Diocesi Catechesi di Salvatore Martinez Presidente del “Rinnovamento nello Spirito Santo” 24 novembre 2018 Saluto al Vescovo Marco e ai gruppi di preghiera. Ho accolto volentieri l’invito a parlare della preghiera, e dunque, non del Rinnovamento nello Spirito, e trovare già nella Parola che abbiano ascoltato ( il Vangelo di Giovanni al Cap 15) questa insistenza di Gesù. Gesù dice per 10 volte “ rimanete” …” rimanete”…. 10 volte ….. Somiglia un po’ allo scioglilingua della “consolazione” che troviamo nella 1^ Corinzi dove Paolo ci parla della consolazione. Bene, come rimaniamo tralci uniti alla vite, attaccati alla vite, desiderosi di vedere scorrere in noi questa linfa divina che ci rende figli, che ci rende capaci di amare ? Bene, Il segreto è la preghiera e della preghiera questa sera noi vogliamo parlare nel tempo che ci è assegnato . Grazie al Signore intanto per questa Liturgia che ci ha introdotti, ispirata da un discorso, un’ allocuzione di S. Paolo VI del 1969 e, il tema, il titolo di questa nostra meditazione / riflessione, parte proprio da una espressione che abbiamo potuto insieme interiorizzare, eche vi invito poi a riprendere . Sono le parole di S.Paolo VI: “La Chiesa vive e respira della preghiera”. E, partendo da questo assunto , dal momento che mi è stato chiesto, ho provato a dare un titolo a questa meditazione: “La preghiera è vita e genera vita. Chi non prega non serve. Chi non prega muore.” Forza interiore, pace costruttiva, fusione dei cuori nella carità, ci ha ricordato Paolo VI. Ma a ben vedere, e mi preme rievocarlo questa sera, è San Giovanni Paolo II che, a conclusione del secondo millennio e introducendo il terzo millennio di vita cristiana , chiede che la Chiesa si distingua nell’arte della Preghiera, e dedica nella “Novo Millennio Ineunte”, che possiamo considerare il suo testamento spirituale, tre numeri, i N. 32 , 33 e 34 a questa arte . Il Papa parla della Chiesa come di una casa, di una scuola di comunione ma parla anche, in questi numeri, della Chiesa come una casa e una scuola di preghiera . Una casa e una scuola di preghiera. La meditazione di Paolo VI ci parla della Chiesa, e l’abbiamo vista e significata anche in questi gesti introduttivi , ma non dimentichiamo come la Costituzione Dogmatica sulla Chiesa, la “ Lumen Gentium” , già al N. 1 presenta se stessa: La Chiesa è intima unione con Dio, segno e strumento di questa intima unione. Dunque niente più della preghiera deve essere al centro di nostri pensieri, niente più della preghiera preme alla Chiesa. Quanta Grazia è elargita nei nostri cuori allora, e quanta Grazia disperdiamo quando non è custodita nella preghiera, quella preghiera incessante di cui ci parla Gesù e di cui ci parla San Paolo nella Lettera agli Efesini (al Cap. 6 ) soprattutto quando lo Spirito del mondo è così aggressivo ( Papa Francesco ha richiamato fortemente al combattimento spirituale, lo sta facendo costantemente non soltanto nella “Gaudete et exsultate”, la sua esortazione )

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DUOMO DI MANTOVA

“La Chiesa vive e respira della Preghiera” San Paolo VI

Il Vescovo Marco Busca incontra i Gruppi di Preghiera della Diocesi

Catechesi di Salvatore Martinez Presidente del “Rinnovamento nello Spirito Santo”

24 novembre 2018

Saluto al Vescovo Marco e ai gruppi di preghiera.

Ho accolto volentieri l’invito a parlare della preghiera, e dunque, non del Rinnovamento nello Spirito, e

trovare già nella Parola che abbiano ascoltato ( il Vangelo di Giovanni al Cap 15) questa insistenza di Gesù.

Gesù dice per 10 volte “ rimanete” …” rimanete”…. 10 volte ….. Somiglia un po’ allo scioglilingua della

“consolazione” che troviamo nella 1^ Corinzi dove Paolo ci parla della consolazione.

Bene, come rimaniamo tralci uniti alla vite, attaccati alla vite, desiderosi di vedere scorrere in noi questa

linfa divina che ci rende figli, che ci rende capaci di amare ? Bene, Il segreto è la preghiera e della

preghiera questa sera noi vogliamo parlare nel tempo che ci è assegnato .

Grazie al Signore intanto per questa Liturgia che ci ha introdotti, ispirata da un discorso, un’ allocuzione di

S. Paolo VI del 1969 e, il tema, il titolo di questa nostra meditazione / riflessione, parte proprio da una

espressione che abbiamo potuto insieme interiorizzare, eche vi invito poi a riprendere .

Sono le parole di S.Paolo VI: “La Chiesa vive e respira della preghiera”. E, partendo da questo assunto , dal

momento che mi è stato chiesto, ho provato a dare un titolo a questa meditazione: “La preghiera è vita e

genera vita. Chi non prega non serve. Chi non prega muore.”

Forza interiore, pace costruttiva, fusione dei cuori nella carità, ci ha ricordato Paolo VI. Ma a ben vedere,

e mi preme rievocarlo questa sera, è San Giovanni Paolo II che, a conclusione del secondo millennio e

introducendo il terzo millennio di vita cristiana , chiede che la Chiesa si distingua nell’arte della Preghiera, e

dedica nella “Novo Millennio Ineunte”, che possiamo considerare il suo testamento spirituale, tre numeri,

i N. 32 , 33 e 34 a questa arte .

Il Papa parla della Chiesa come di una casa, di una scuola di comunione ma parla anche, in questi

numeri, della Chiesa come una casa e una scuola di preghiera . Una casa e una scuola di preghiera. La

meditazione di Paolo VI ci parla della Chiesa, e l’abbiamo vista e significata anche in questi gesti

introduttivi , ma non dimentichiamo come la Costituzione Dogmatica sulla Chiesa, la “ Lumen Gentium” ,

già al N. 1 presenta se stessa: La Chiesa è intima unione con Dio, segno e strumento di questa intima

unione. Dunque niente più della preghiera deve essere al centro di nostri pensieri, niente più della

preghiera preme alla Chiesa.

Quanta Grazia è elargita nei nostri cuori allora, e quanta Grazia disperdiamo quando non è custodita nella

preghiera, quella preghiera incessante di cui ci parla Gesù e di cui ci parla San Paolo nella Lettera agli Efesini

(al Cap. 6 ) soprattutto quando lo Spirito del mondo è così aggressivo ( Papa Francesco ha richiamato

fortemente al combattimento spirituale, lo sta facendo costantemente non soltanto nella “Gaudete et

exsultate”, la sua esortazione )

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Dunque questa sera noi ci interroghiamo insieme e profondamente non solo sul valore, sull’attualità della

preghiera ma se si muove come questa linfa che dà vita ai tralci. Ed è veramente questa intima, segreta

realtà che la Chiesa vive e che si deve manifestare.

Ma c’è una cosa che vorrei dirvi anzitutto, e che è decisivo, per capire quanto sia fondamentale oggi in

questo tempo di crisi che l’umanità vive, ritornare alla preghiera, perché, vedete, la madre di tutte le crisi

è spirituale. Potremmo affannarci quanto volete, ad etichettare e decodificare le tante forme di crisi che il

tempo vive, ma la madre di tutte le crisi è spirituale, dunque la risposta deve essere spirituale.

Dobbiamo, in definitiva, guardare ai nostri cuori . Dio guarda al tempio del nostro cuore, a quel santo

tempio del nostro cuore che lo Spirito Santo, con l’incenso della preghiera e con il fuoco della carità

costantemente visita, perché possiamo offrire noi, noi stessi, un culto gradito a Dio (come ricorda San

Paolo nella Lettera ai Filippesi, al cap. 3).

Benedetto XVI a pochi mesi dall’inizio del suo pontificato , era l’8 Dicembre del 2005, ebbe a dire :

Bisogna avere il coraggio di rischiare con il cuore puro. Bisogna avere il coraggio di rischiare con la

preghiera. Fede e cuore puro sono la vera chance oggi per la nostra umanità. Incontrare noi, non qui,

ma per le strade del mondo , credenti e che vogliono rischiare con il cuore puro.

La pace, la giustizia, l’economia sociale, tutta questa istanza di libertà che c’è nel nostro tempo, nel nostro

mondo , abbisogna delle risoluzioni del cuore puro e niente più della preghiera ha il potere di mantenere

puro il nostro cuore, le intenzioni e le decisioni del nostro cuore. Cercare il nutrimento per il cuore è

volgersi verso Dio , perché Dio stesso è un cuore, è un amore che abbraccia tutto.

L’uomo senza cuore è il vero ateo. L’uomo senza cuore è il vero ateo. Una politica senza cuore,

un’economia senza cuore, una cultura senza cuore, una solidarietà umana senza cuore è atea. E’ atea

anche la famiglia senza cuore, è atea la Chiesa senza cuore. Dio è amore. L’uomo vale quanto vale il suo

cuore. Davide fu scelto e unto Re per il suo cuore e non perché aveva frequentato l’accademia militare .

Mosè fu scelto da Dio per il suo cuore e non per la sua dialettica, era un balbuziente. Geremia o Timoteo

furono scelti da Dio per il loro cuore, non per l’esperienza maturata, erano dei giovani. Maria , la Madre di

Gesù , non fu scelta da Dio per il suo stato sociale, non apparteneva al rango nobiliare di Israele. Fu scelta

per il suo cuore. Il Magnificat è il canto del cuore. Le nostre preghiere rivelano il cuore, perché la ragione

umana, l‘uomo che vuole conoscere Dio a prescindere dal cuore, la storia a prescindere dal cuore, non

potrà mai cantare le parole del Magnificat. “Ascoltatemi tutti e intendete bene” , è Gesù che parla, “ non

c’è nulla fuori dell’uomo che entrando in lui possa contaminarlo, sono invece le cose che escono dall’uomo a

contaminarlo. Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo perché non

rientra nel cuore, ma nel ventre , e va a finire nella fogna? Ciò che esce dall’uomo, questo sì, contamina

l’uomo, cioè l’umanità. Dal di dentro, infatti, dal cuore degli uomini, escono tutte le intenzioni cattive…..”

E qui Gesù fa l’elenco: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia. E’

Gesù eh ? E’ un elenco !!!! …. invidia, calunnia, superbia, stoltezza….. Tutte queste cose cattive vengono

fuori dal di dentro ! .. e contaminano l’uomo ….. ( Vangelo di Marco Cap 7: 14,23).

Prima che pensare di bonificare la storia dobbiamo pensare di bonificare il nostro cuore. Il nostro tempo

vive questo deficit di vita spirituale. Il cuore è la sede della preghiera ed è la sede di Dio, e deve essere

sempre più ospitale, mentre è sempre più infestato dai nemici dello Spirito, che sono contrari alla bellezza,

alla bontà che sono scritte nel cuore dell’uomo.

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Allora noi, uomini e donne della preghiera, possiamo essere, siamo la risposta al pessimismo del nostro

tempo. Ecco perché San Paolo dice ai Romani: E’ tempo di svegliarsi dal sonno, è tempo di destare

l’umanità dal torpore spirituale che sta ammorbando le coscienze. Noi siamo l’antidoto, gli uomini

spirituali, gli uomini che hanno a cuore la preghiera, impegnandoci a vivere fino in fondo e con coerenza la

fede che professiamo. Solo così possiamo riaffermare il primato della Grazia Divina. Noi siamo e possiamo

essere ancora di più una riserva spirituale per questo nostro mondo. Uomini e donne portatori di questa

novità, di questo segreto che è la preghiera. Una capacità tutta spirituale, tutta interiore, che non si

compra, che non si impara, ma che si riceve. Noi siamo uomini e donne che hanno trovato nella preghiera

la vera vita interiore della storia umana, uomini e donne che imparano ad amare, a soffrire dal di dentro,

come ci ha detto Gesù, per dare vita a ciò in cui si crede.

Vedete, cari amici, noi della preghiera dobbiamo avere una visione più ampia, totale, inesauribile. La

preghiera è una realtà di cui nessun uomo ha mai scrutato i confini. E’ un’esperienza di cui nessun uomo ha

varcato le ultime soglie. La preghiera indica il cammino della nostra vita , e, più si cammina, più si avanza

verso il cielo. Più si prega e più si entra nell’eternità già su questa terra. Da quando l’uomo è apparso sulla

terra è iniziata la storia della preghiera e finchè starà sulla terra l’uomo scriverà ancora una nuova intima

pagina di questa meravigliosa storia d’amore, perché alle radici dell’esistenza umana è la preghiera.

E, nonostante le apparenze, nel nostro mondo la preghiera è un fenomeno di vastissime proporzioni,

questo battito universale, questa ossigenazione di trascendenza che tiene in vita il mondo.

Fatemi solo ricordare tre grandi santi:

Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e della Chiesa, dottore della Chiesa, donna del quattordicesimo

secolo, di origini umili , priva di istruzione , analfabeta, trovò la sua grandezza nella preghiera e, dinanzi ai

potenti delle terra, a cui si rivolgeva per invocare pace, concordia, esprimeva quella fermezza che solo dalla

preghiera può derivare. Caterina chiedeva che si innalzasse sulla terra un muro di fuoco, un muro

d’amore che rendesse la città prestata agli uomini la città di Dio.

Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, l’uomo che pregava il Signore perché lo rendesse lo strumento di pace,

l’uomo che in nome di Cristo, non volle porre confini alla possibilità di esperimentare l’amore di Dio, non

pregava. Nella vita del Santo si legge: Francesco “era divenuto preghiera”.

Con questa espressione, pronunciata in occasione di un meeting internazionale, mi sono guadagnato ( una

conferenza davanti a 700 studenti di teologia islamica in Qatar a Doha ) questa espressione: Vieni a

insegnarci che cosa significa che non si prega ma si diviene preghiera. Francesco non pregava, Francesco

era divenuto preghiera. E più recentemente io ho avuto la grazia di conoscere, e di fare due volte il

ministero con lei, Santa Teresa di Calcutta, Nobel per la pace. A chi le diceva: Da dove viene la tua

grandezza? , Madre Teresa era solita dire soltanto questo: Io sono solo una umile donna che prega, io

sono solo una povera, umile donna, che prega.

Perché la preghiera è come la vita e la vita, nonostante tutti i tentativi della scienza, della tecnologia, di

essere definita, può essere solo vissuta, e solo chi prega impara a vivere, si conosce in quanto uomo, si

riconosce in quanto persona , impara a riconoscere che l’altro è sempre un dono.

Mi rivolgo per un momento ai genitori. Molti, ancora in tenera età vedono i loro figli bisognosi di andare

dallo psicologo, perché i bambini devono costruire l’autostima. Basterebbe semplicemente che imparassero

a pregare. Basterebbe semplicemente che si riconoscessero a partire dalla loro sessualità, a partire da ciò

che li specifica in quanto uomini, donne, persone , soltanto pregando.

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Niente più della preghiera ci rivela chi siamo e quanto valiamo agli occhi di Dio e agli occhi degli uomini.

Sì, per vivere veramente e imparare a vivere bisogna pregare, perché vivere e amare è una vita , l’abbiamo

detto. Senza amore, ce l’ha ricordato Gesù, non è vita, è solitudine, è vuota, è prigionia, è tristezza. Vive

veramente solo chi ama e il nostro amore nasce da questo incontro, nasce da questo dialogo, nasce con

l’amore di Dio, il più grande e il più vero di tutti gli amori possibili.

Perché non riusciamo a parlare agli uomini di Dio? Perché non parliamo a Dio degli uomini. La nostra

capacità di stare in relazione con gli altri è una diretta conseguenza della nostra capacità di stare in

comunione con Lui. Chi sa stare in comunione con Lui sa stare in comunione con gli altri. Chi sa parlare a Lui

sa parlare agli altri.

Quando vedete una persona che non sa parlare chiedetevi se sa pregare. Quando vedete una persona che

non sa giudicare chiedetevi se sa pregare. E’ da questo intimo, profondo, personale incontro ancor prima

che comunitario, ecclesiale, che noi impariamo ad amare. Perciò chi prega vive. Vive nel tempo e vive già

per l’eternità.

E chi non prega? E chi non prega è a rischio di morte, come tante famiglie, come tante strutture sociali,

spesso anche come tante comunità ecclesiali. Chi non prega è a rischio di infarto spirituale, cioè di morire

dentro.

Gli uomini e le donne della preghiera sono i veri sapienti, sono i veri governanti, sono i veri liberatori della

terra. Uomini e donne che cercano e trovano nella preghiera, scoprono nella preghiera il mistero infinito di

Dio che è il mistero dell’uomo. Sono loro, gli uomini e le donne della preghiera, la più grande riserva di

speranza per questo nostro mondo, i veri difensori dei valori più autentici dell’umanità, perché è nella

preghiera che la coscienza si risveglia, è nella preghiera che la coscienza si emenda da coscienza erronea, è

nella preghiera che impariamo a riconoscere il bene dal male.

Dice il profeta Isaia, al Cap. 5: “Guai a chi chiama bene il male o il male bene” . Ed è quello che noi stiamo

facendo. La preghiera ci svela l’uomo, portatore di gloria e non di miserie, prezioso agli occhi di Dio anche

quando è trascurato o reietto dagli uomini . E’ nella preghiera il segreto del vero umanesimo, un

umanesimo che include Dio e che non lo esclude dalla storia avvalendosi di una giurisprudenza, di una

scienza, di una tecnologia che sfidano Dio, la creazione e le creature.

Per un cristiano la preghiera è la sua stessa anima davanti a Dio. Ecco perché ogni forma di preghiera è

necessaria ed è insufficiente, avete sentito, …… l’ineffabile Dio. San Paolo dice: Solo con gemiti inesprimibili

noi possiamo esprimere l’inesprimibile. Alcuni Padri della Chiesa chiamano il linguaggio umano “la vergogna

di Dio”. Come possiamo esprimere Dio con il nostro linguaggio umano ? Allora puoi cantare, puoi

balbettare, ecco perché la preghiera diventa commozione , diventa sussulto di gioia, silenzio, grido,

prostrazione, genuflessione, danza, mani alzate, mani giunte, sorriso, pianto, corale, riposo, veglia,

sofferenza, guarigione, consolazione, liberazione. E chi può giudicare, chi può giudicare queste anime

poste davanti a Dio nell’atteggiamento più intimo, più intimo nel rivolgersi a Lui, nell’invocarlo, nel

supplicarlo ?

Diciamolo chiaramente: La preghiera non è la resa dei deboli, di coloro che chiudono gli occhi sulla storia,

che si appartano in nicchie protettive per dimenticare i mali del mondo rispetto ai quali si confessano

impotenti. La preghiera, per noi laici, siamo qui prevalentemente laici, è la più potente arma di pace, di

giustizia, di libertà e di liberazione, che noi possiamo impugnare.

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Prega chi vuole vincere il male con il bene. Prega chi non vuole arrendersi dinnanzi al male. Prega chi non

vuole essere sopraffatto dall’orgoglio, dallo scoraggiamento, dalla diffidenza. Prega chi vuole vedere la

storia con gli occhi di Dio.

Una volta una giornalista mi chiese: ma lei è sempre contento? Sembra che abbia indossato gli occhiali

rosa. No, dissi, guardi, io non li ho né rosa e né neri per fare cronaca nera. Io ho tolto gli occhiali. Vorrei

vedere la realtà con gli occhi di Dio.

La preghiera ti fa vedere la realtà con gli occhi di Dio, la storia con gli occhi di Dio che fa sorgere il sole sui

buoni e sui cattivi, ma che ha fatto dell’umanità una sola famiglia, che non fa preferenze di persone, che

non discrimina, che non esclude e che si fa protezione dell’orfano, della vedova, dello straniero, del

perseguitato, dell’affamato. Chi prega vede tutto questo, altro che chiudere gli occhi! Chi prega vede!! Chi

prega vede !! e soprattutto non vuole rimanere solo, con un cuore piccolo, chiuso, stanco, incapace di

accogliere il prossimo, di stimarlo come persona degna di essere trattata nella sua dignità integrale e

trascendente.

Prega chi ama la vita! E chi la stima degna di essere vissuta, come scrisse un giorno Leonardo da Vinci. Chi

non la stima non la merita neppure la vita. Chi difende la vita dell’uomo? Grande è allora la responsabilità

che noi abbiamo.

Papa Francesco nella “Gaudete et exsultate” , in alcuni numeri centrali, ci parla di due grandi nemici. Il Papa

ne parla spesso , parla dello gnosticismo e parla del pelagianesimo. Sono, per lui, due malattie spirituali

alle quali noi dovremmo certamente fare attenzione, dovremmo porre rimedio, e, non voglio essere

complicato nello spiegare tutto questo, ma il Papa dice: Attenzione perché quando la Chiesa si imbatte in

questi due pericoli, perde la sua forza, perde la sua capacità profetica, perde la sua capacità sacramentale,

cioè di essere questo segno per il mondo.

Bene, lo gnosticismo è una fede rinchiusa nel soggettivismo, una fede che si privatizza e questo è il rischio

che spesso i gruppi di preghiera possono avere agli occhi del mondo. Una fede giocata tutta in termini di

sentimenti , ribadisco, queste nicchie protettive, appartate, ci si apparta, ci si riunisce, siamo magari

contenti dei nostri canti , della nostra gestualità, e stiamo lì, chiusi in una fede soggettivista, dice Papa

Francesco, in una spiritualità disincarnata, cercando di trarre soltanto vantaggio sul piano personale,

dimentichi di tutto ciò che avviene nel mondo. Sarebbe interessante vedere invece, a partire dai Vangeli,

l’effetto sociale, la provocazione sociale, i frutti, avete sentito Gesù che ci parla dei frutti, e che devono

durare, che la preghiera deve produrre nella storia.

Il secondo rischio è quello del pelagianesimo che è pensare, cioè, che tutto dipenda dalle nostre capacità,

dalle nostre abilità, dalle nostre forze. Escludere, cioè, il primato della Grazia nella nostra vita che ci

raggiunge proprio attraverso la preghiera. Possiamo fare a meno della preghiera, possiamo fare a meno di

dipendere da Dio, tutto si gioca sulle nostre abilità umane, potremmo dire sui nostri documenti, sulle

nostre programmazioni, su ogni forma di autoreferenzialità. Ecco nell’un caso , come nell’altro, noi

distogliamo il valore della preghiera, la portata della preghiera, l’efficacia della preghiera.

Senza la preghiera l’evangelizzazione è come un fiume che ristagna. Senza la preghiera la carità è come un

fuoco senza calore. Senza la preghiera la Parola di Dio, la Parola, il Verbo diventa indeclinabile. Senza la

preghiera l’Eucaristia è un mistero impenetrabile. Senza la preghiera l’altro non sarà mai il mio prossimo.

Senza la preghiera il mondo è un inferno, senza la preghiera il paradiso è una realtà dimenticata. Senza la

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preghiera lo Spirito Santo è uno straniero inospitato, uno sconosciuto. Senza la preghiera la Chiesa è una

madre senza amore.

“Pregare in Dio”

Gesù nel Vangelo di Giovanni, al Cap 14, si legge, che continua il suo ministero pregando il Padre. Io

pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore, ma “Io pregherò il Padre”. Noi preghiamo in Lui.

Dobbiamo entrare nella preghiera di Gesù. Gesù non ci ha soltanto insegnato a pregare: “Quando pregate,

pregate così”, ma dobbiamo entrare nella preghiera del Figlio. Pregare nel Figlio. C’è tutta una dimensione

cristologica nella nostra preghiera , c’è la dimensione ecclesiologica, (è la Comunità che prega e prega

attraverso le diverse espressioni: c’è la preghiera liturgica , c’è la preghiera paraliturgica, c’è quella

extraliturgica) in tanti modi la Chiesa prega.

Ma c’è questa dimensione cristologica che è fondamentale, e non a caso abbiamo scelto questo Vangelo di

Giovanni , Cap. 15. Bisogna passare da Gesù. Bisogna passare dal nome di Gesù. Bisogna passare dalle

promesse di Gesù. Bisogna fare in modo che le nostre preghiere siano proclamazioni per fede. E’

fondamentale il nome di Gesù. E’ fondamentale la Parola di Gesù. E’ fondamentale la vita di Gesù. Noi

siamo figli nel Figlio. Quando noi preghiamo il Padre vede in noi il Figlio. Quando noi entriamo nella

preghiera del Figlio la nostra preghiera ha la potenza e l’autorità della preghiera di Gesù. E di questo la

Chiesa deve farne esperienza. La Chiesa di questo deve farne proclamazione , deve farne esperienza.

Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del Suo Figlio con il quale Spirito noi possiamo gridare: Abbà, Padre!

Gal 4;6.

Così si capisce la preghiera che, per l’appunto definiamo cristiana, ma cristiana non è un’aggettivazione,

cristiana fa riferimento alla persona di Cristo. Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, dirà Paolo ai

Romani al Cap. 8, sono figli di Dio. E che cosa hanno questi figli di Dio? Uno spirito di paura? uno spirito di

schiavitù? uno spirito di timidezza? come spesso avviene nelle nostre preghiere.

Sapete ? molti pregano con la speranza, non con la fede. Si prega con la fede, non con la speranza !! La

speranza poi dilata l’atto di fede. Molti pregano sperando, no no, si prega credendo, non sperando che

Dio possa fare qualcosa. Gesù ci dice di avere fede quando preghiamo, e poca, ne basta pochissima, ma

pregare con fede, certi che il Signore ci sta ascoltando, se ci sono le condizioni, adesso le vedremo, perché

la preghiera risulti gradita a Dio. Ma con fede ! Questo è il senso, non uno spirito di paura, di schiavitù, di

indegnità. Ma avete ricevuto lo Spirito per essere figli adottivi, figli nel Figlio, e per gridare: Abbà Padre !! E

questo Spirito attesta al tuo spirito che tu sei figlio. Rileggete il prologo di Giovanni. A coloro che sono figli

ha dato il potere….. C’è un’autorità nella nostra preghiera.

Quando la Comunità cristiana prega, quando una coppia di sposi in casa prega, in forza di quel sacramento

del matrimonio, quando il sacerdote nel suo ministero prega, c’è un’autorità , tremano i diavoli intorno a

noi, tremano i diavoli dentro di noi, c’è l’autorità dello Spirito, c ‘è questa dimensione allora, direi anche,

pneumatologia della preghiera. E questo è un tema, potete immaginare, per me molto caro, il pregare nello

Spirito. Dunque, se la preghiera è cristiana, abbiamo detto, è cristiana nella misura in cui è nello Spirito.

Nella lettera di Giuda, Verso 20 ( c’è un solo capitolo come sapete) c’è scritto : Pregate mediante lo Spirito

Santo, mediante lo Spirito Santo. Nessuno può dire che Gesù è il Signore, e dunque dare a questa

dimensione, della preghiera cristiana, la sua più profonda autenticità, se non sotto l’azione dello Spirito

Santo. E’ Lui che fa gridare Abbà Padre ed è Lui che fa proclamare il Kerigma: Gesù è il Signore ! Gesù è il

Salvatore!

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L’azione dello Spirito muove la nostra fede, ma muove la nostra preghiera. La preghiera è un parlare con

fede, è un parlare per fede, è un proclamare la nostra fede davanti a Lui. Non si prega da sconfitti, si prega

da vincitori. Non si prega da clienti chiedendo qualcosa. Si prega da figli, sapendo di essere ascoltati dal

Padre. E Gesù dirà: quanto più il Padre darà lo Spirito a coloro che glielo chiederanno. Lo Spirito ci fa

chiedere, ma è Lui l’oggetto della nostra prima richiesta, altrimenti non sappiamo pregare. E proprio

perché non sappiamo pregare San Paolo ci dice che è lo Spirito che viene in aiuto, in soccorso alla nostra

debolezza. La missione dello Spirito Santo è proprio questa.

Sentiamo le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni: Quando verrà lo Spirito che io vi manderò dal Padre (

Giov 15) lo Spirito della Verità che procede dal Padre, Egli darà testimonianza di me. E che testimonianza

darà lo Spirito, se leggiamo il cap. 14 e il cap. 16, Gesù dice: Vi insegnerà ogni cosa, dunque nessuno sarà

ignorante, vi ricorderà tutto quello che io vi ho detto , nessuno avrà amnesie, nessuno si potrò dire

smemorato, vi difenderà, o troverà le parole per difendervi . Dunque c’è questa azione misteriosa dello

Spirito in noi che ci rende abili, che ci rende capaci. E’ la missione d’amore e di verità dello Spirito Santo di

Dio, ed è Lui che in questo modo ci unisce a questa azione incessante che c’è nella storia, di creazione, di

ricreazione, di rinnovamento, come diciamo tutte le volte che lo invochiamo: “Vieni e rinnova la faccia della

terra!” Vedi, niente più della preghiera dinamizza tutto questo ! e ce lo insegna Gesù: rimanete lì ( atti 1,

8) fino a che non avrete ricevuto lo Spirito , poi mi sarete testimoni.

E quel Pietro che era incapace di riconoscere Gesù davanti a una serva, davanti a un soldato, davanti a una

folla, difenderà Gesù, sarà capace di Gesù. Ma prima di essere nella piazza Pietro era nel cenacolo, prima

che stare nella storia umana noi dobbiamo mettere dentro la storia di Dio, il mistero di Dio e niente più

della preghiera, ci ricorda San Paolo ai Corinzi, ci svela questa realtà, fino alle realtà ultime, avete sentito,

sino alla Verità tutta intera.

Dunque la preghiera è partecipazione del dono di Dio, partecipazione dello Spirito, nello Spirito. Come

ricorda ampiamente Paolo in tutte le sue lettere, non c’è una lettera paolina nella quale Paolo non si

soffermi per spiegare alle comunità , erano piccole comunità, noi immaginiamo queste chiese, erano

comunità nascenti, erano piccole comunità, ma Paolo è estremamente chiaro, estremamente chiaro nel

delineare questa dimensione che viene dallo Spirito. Salmi, inni, cantici ispirati; in quanti modi la Chiesa

prega e in quanti modi questa preghiera ci rinnova mediante lo Spirito?

Papa Francesco pone molta attenzione alla preghiera di adorazione. Io ricordo, fu la prima GMG di

Benedetto XVI, e, ero lì, ero consultore del dicastero che organizzava, quello dei laici, “Siamo venuti per

adorarlo” a Colonia ( forse c’è qualche giovane qui che prese parte ) e lì Papa Benedetto spiegò i due

significati della parola “adorazione” dal greco e dal latino.

- Dal greco : “ prostrarsi” riconoscere che Lui è Dio, e la preghiera ci rende umili, la preghiera ci fa

riconoscere che Dio è Dio, che Dio è Dio e che noi siamo uomini, e che noi siamo peccatori e che

noi siamo limitati e che a Lui si deve onore, gloria. Questo è l’atteggiamento primo dell’adorazione,

riconoscere che Dio è Dio. E lì scaturisce la lode.

- Oppure dal latino : Ad os : tacere, perché, vedete, il vertice della preghiera non è cantare più forte,

non è alzare le voci ancora di più. Il vertice della preghiera è il silenzio. Il vertice della preghiera è

quando la parola la prende Dio in questo dialogo. Non quando parliamo noi . Il culmine della

preghiera è quando noi finalmente tacciamo e sappiamo ascoltare Dio che finalmente parla.

Se la preghiera è un dialogo, deve parlare Dio. E’ Lui che deve aprire la bocca. E’ Lui che deve parlare. E’ Lui

che deve manifestare il Suo volere sulla Chiesa, sulle nostre realtà ecclesiali, sulla nostra vita personale.

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Ecco perché Gesù dice: Dio è Spirito e coloro che lo adorano ( quindi che pregano) devono adorarlo in Spirito

e Verità, e il Padre cerca tali adoratori. Diceva San Paolo VI: Il silenzio interiore è il segno di chi desidera

ricevere ispirazione carismatica, dunque le grazie dello Spirito , ed essere guidato dallo Spirito Santo di Dio.

Non è mutismo incredulo, il silenzio davanti a Gesù, quando adoriamo, ma è la sorpresa dell’agire di Dio

nella nostra vita , lo stupore per ciò che Dio sta compiendo e che poi si rivela e che poi si manifesta.

Chi ha orecchi ascolti ciò che dice lo Spirito. Così si legge nel Libro dell’Apocalisse nel richiamo alle 7 Chiese.

La preghiera di adorazione è stata raccomandata in modo speciale al Rinnovamento nello Spirito da Papa

Francesco, proprio in occasione del grande evento 2014 allo stadio Olimpico ci disse: Fate tutto

nell’adorazione, tutto nell’adorazione. E il 5 febbraio di quest’anno, presentando e parlando della

preghiera di adorazione, proprio alla Domus Sanctae Marthae il Papa ha detto: Insegniamo alla nostra

gente a pregare, a cantare e a lodare Dio, ma ad adorare il Signore? ( che non significa mettere qualcuno lì

in silenzio davanti all’Eucarestia e dire: stai lì mezz’ora e fai un po’ di compagnia a Gesù) Il Papa vuole dire:

Stiamo dentro il mistero dell’adorazione? La preghiera di adorazione, e dice questa definizione bellissima:

nell’annientamento dell’adorazione è la nobiltà e la nostra grandezza. Noi non ci annientiamo , non ci

silenziamo, non scompariamo, perché Colui che ci umilia sarà esaltato, sarà innalzato. La preghiera di

adorazione .

Nella “Gaudete et exsultate”, nei numeri dedicati alla preghiera, che vanno dal 147 al 157, il Papa dice: Io

non credo in una santità senza preghiera. La santità o è orante o non è santità. E insiste su questa preghiera

di adorazione come apertura al trascendente. Ma poi, come aveva già fatto in “Evangelii gaudium”, insiste

sulla preghiera di Lode e insiste sulla preghiera di intercessione.

Io raccomando che nei gruppi di preghiera , chiaramente il Rinnovamento nello Spirito ne fa esperienza

ogni settimana, non manchi mai la preghiera di lode e la preghiera di intercessione.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci dice che la preghiera di lode è la forma alta di preghiera, perché non

ci fa dire: grazie , per quello che il Signore ha fatto, o, non ci fa chiedere, in attesa che qualcosa accada,

preghiera di richiesta o preghiera di ringraziamento, ma ci fa lodare Dio per ciò che Lui è, per ciò che Lui è. E

dunque è la preghiera più generosa che possiamo offrire a Dio, in pura gratuità, non per quello che farà o

per quello che ha fatto, ma per quello che Lui è.

Pensate alla meravigliosa preghiera di lode di San Francesco d’Assisi. Pensate al testamento spirituale di

Davide. Davide si congeda e il testamento spirituale di Davide ( andate a leggerlo nell’antico testamento ), è

una preghiera di lode. Signore: Tu sei !!, Tu sei !!,Tu sei !, Tu sei !, Tu sei ! . Non: sarai !, non: sei stato !,

Tu sei, Tu sei, Tu sei , Tu sei, Tu sei. La preghiera di lode.

La preghiera di lode ci rende ottimisti. In un mondo pessimista la preghiera di lode ci rende ottimisti. E’ un

meraviglioso viatico verso l’ottimismo la preghiera di lode. E poi la preghiera di intercessione che Papa

Francesco raccomanda spesso come la negoziazione con Dio. Negoziare con Dio. L’intercessore è colui che

si mette in mezzo tra Dio e l’uomo, conosce Dio e conosce l’uomo, può parlare a Dio degli uomini e può

parlare agli uomini di Dio. Ecco che si mette in mezzo, inter, sta in mezzo, fa gli interessi, è

un negoziatore, dice Papa Francesco. E l’immagine, bellissima, è quella di Mosè che sale e scende da

questo monte, e quando scende vede un popolo che si corrompe, se lo prende addosso, risale sul monte e

dice: questo popolo è tuo Signore! Questa mediazione così bella !

Come è bello vedere negli ospedali, come è bello vedere nelle case tanti anziani che fanno questi mediatori.

Una delle cose più belle, e qui capisco perché Papa Francesco dice sempre: pregate per me, pregato per me,

pregate per me, è quando viaggio e vado a trovare tanti anziani, come anche tanti bambini e dicono: prego

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per te, prego per te, intercedo per te, mi offro per te, medio per te , mi metto a fianco a te. E’ meraviglioso

tutto questo. Quando qualcuno si avvicina e ci chiede aiuto.

Quando qualcuno si avvicina e ci chiede elemosina, elemosina il nostro tempo, elemosina le nostre risorse,

prima di ogni cosa dovremmo dire : preghiamo insieme, ti presento al Signore, ti offro al Signore.

Poi ho scoperto una cosa nella mia vita. Molta gente mi diceva: So che tu preghi, prega per me, prega per

me, prega per me. Io tornavo alla sera a casa e dicevo: ma quante preghiere devo fare? E poi ho pensato

che devo rispondere diversamente, e adesso, infatti, rispondo così a chi mi dice: prega per me, Io dico:

dopo di te, dopo di te.

Nella lode, nell’intercessione, non si prega per procura. Non c’è il Vescovo o il sacerdote che prega per tutti

o l’animatore di una comunità che prega per tutti e se manca lui non si prega, o, se non c’è lui, non si prega.

Dov’è la tua preghiera? Dov’è il tuo amore? Dov’è la tua fede? Dov’è la presenza dello Spirito Santo? Dov’è

la proclamazione della Parola?

La preghiera è stile di vita. Ora non voglio farvi una domanda alla Marzullo, ma, è la vita che entra nella

preghiera o è la preghiera che entra nella vita? Forse questo non ci è chiaro.

Se la preghiera entra nella vita, come molti pensano, la preghiera è un tempo della nostra vita , è un tempo

che sta tra gli altri. Ma se è la vita che entra nella preghiera, allora cambia tutto.

Perché vedete, quando noi nascevamo la preghiera c’era già e qualcuno ha lodato Dio perché siamo venuti

al mondo. ( E’ triste vedere che quando si viene al mondo non si canta la Gloria di Dio come quando nasce

Gesù. Mamme che maledicono i loro bambini appena nati perché li considerano la causa della loro sfortuna

nella loro infelicità. Sapete che è considerata la seconda causa di povertà nel nostro Paese fare figli? ) E’ lo

Spirito che dà la vita, è l’amore che genera, la preghiera che feconda . E quando moriremo ci sarà ancora la

preghiera perché ci sarà qualcuno che ringrazierà Dio per noi o intercederà perché le nostre anime possano

stare al cospetto di Dio.

Riscoprire la preghiera. Pregare è realizzare un incontro misterioso tra me e Dio, pregare è fare entrare Dio

nelle nostre fragilità umane, nelle situazioni di debolezza, di peccato in cui noi ci troviamo. E molti hanno

paura di pregare perché non si vogliono scoprire in profondità, prendere coscienza del loro bisogno di Dio,

di cambiare vita. Ecco perché lo Spirito ci convince quanto al peccato, quanto alla giustizia e quanto al

giudizio ( Giov. 16)

Quanto al peccato è la prima azione, quanto alla giustizia , ( bisogna cambiare vita, la vita deve essere

santa, se è una vita di fede in Gesù ) e dunque quanto al giudizio ( saremo giudicati non sulle preghiere che

avremo fatto , ma se queste preghiere hanno prodotto i frutti duraturi “ ero povero”, “ero forestiero”) , le

opere di misericordia, così care a Papa Francesco. A a chi gli chiede quale è la pagina del Vangelo preferita,

è Matteo 25, le 6 delle 7 opere di misericordia corporale che la Chiesa ci insegna a praticare.

Pregare è sapere tacere ed ascoltare per sentire non solo la voce di Dio in adorazione, ma i gemiti del

mondo, perché in quel Gesù che vive e che adoriamo c’è anche il pianto del mondo, il gemito del mondo.

Chi manderò ? Signore manda me. Ma dove? Dove ? se non “ abbiamo ascoltato”, se non “abbiamo

visto” , se non “ abbiamo toccato” ?

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La prima Lettera di Giovanni inizia così: Il Verbo della vita, quello che noi abbiamo visto, udito, toccato,

questo possiamo annunciarvi , e questo avviene proprio nell’adorazione. Ma pregare è anche rallegrare il

cuore di Dio, entrare nel cuore danzante della Trinità.

Quale è il rischio ? Lo diceva già Giovanni Paolo II nella “Novo Millennio Ineunte”:

1) Di diventare cristiani mediocri. Chi non prega è un cristiano mediocre. Dice Papa Giovanni Paolo II: un

cristiano a rischio, un cristiano a rischio ( Novo Millennio Ineunte N 34 ) oppure è non un credente ma un

cedente ( togliete la “r” e “credente” diventa “ cedente” ) cioè, senza la preghiera si cede a surrogati di

religioni alternative, di superstizioni.

Mi impressiona vedere, e sono dati dell’Eurispes che 12.000.000 di italiani vanno dai maghi ( 1 su 5).

E’ evidente che molti saranno cristiani. Così come mi impressiona sapere che il 25% dei cristiani credono

nella reincarnazione. Ecco i surrogati di spiritualità. Ecco mancanza di fede non alimentata, non

corroborata, non spiegata, non interiorizzata dalla preghiera. La preghiera è fede interiorizzata, che è il

grande guaio del nostro tempo, in un tempo sempre più esteriorizzato. E’ fede interiorizzata, dunque

spiegata dallo Spirito, con il linguaggio che viene dallo Spirito di Dio.

Siamo deboli nell’amore ? E’ segno che la preghiera si sta infiacchendo. Non siamo disposti a ritornare nei

nostri fallimenti di amore, quelli che registriamo ogni giorno, a rimetterci in piedi ! Su alzati !! E’ segno che

lo Spirito non trova sufficiente spazio nei nostri cuori per ricordarci le ragioni dell’amore.

Come sono belle le parole di Giacomo nella sua lettera al Cap. 5 : Chi tra voi è nel dolore, preghi e chi è

nella gioia salmeggi, cioè prenda la chitarra, diremmo noi, e canti al Signore. Molto vale la preghiera fatta

con insistenza : Elia era un uomo della nostra stessa natura, dice Giacomo, ma pregò intensamente che non

piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Gesù in preda all’angoscia pregava più

intensamente e rialzatosi dalla preghiera andò dai discepoli e disse: Perché dormite ? Alzatevi e pregate per

non cadere in tentazione.

Avviandomi ormai alla conclusione permettetemi di raccogliere dai Vangeli qualche consiglio pratico che ci

aiuti a non dimenticare ciò che è nella tradizione della Chiesa e ciò che i Vangeli costantemente ci

ricordano.

1 . L’abbiamo detto: Si prega nel nome di Gesù. Qualunque cosa chiederete al Padre mio nel mio nome, Lui

ve la concederà ( Gv. 15);

2 . Si prega con fede. L’ abbiamo ribadito. Paolo nella Lettera agli Efesini, al Cap. 2 dice: seduti in Cristo,

radicati in Lui con questa fiducia. Si prega con fede , facendo memoria delle promesse del Signore. Il padre

del dubbio è Satana, ce lo ricorda Gesù, non è solo il menzognero, è colui che ci fa dubitare nei nostri cuori

e che semina menzogne;

3 . Si prega con insistenza. Troppi si stancano in fretta di pregare. E’ la preghiera insistente che

commuove Dio. E’ la preghiera insistente che salva i giusti. E’ la preghiera insistente che fa cambiare la

decisione di Dio, come attesta, in taluni casi, l’antico testamento, come attesta anche il Vangelo .

Si prega con insistenza, si prega continuando a bussare al cuore di Dio, si prega chiedendo al altri di unirsi

in questa intenzione.

Come è belle vedere talvolta delle famiglie che sono in una grande prova, come è bello vedere persone che

soffrono di malattie mortali, tumori, e chiedono la preghiera e ci si unisce con questo che io chiamo

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accanimento, questo è il vero accanimento, non quello terapeutico.

L’accanimento nella preghiera: Noi non molliamo, noi veglieremo giorno e notte , noi staremo davanti Te,

noi ricorderemo la Tua Parola , noi loderemo la Tua Fedeltà, e insistere, insistere e insistere giorno e notte,

finchè il Signore si volga a misericordia verso di noi.

E Dio non farà giustizia ? ( E’ Gesù che parla ) a quei suoli eletti che gridano notte e giorno verso di Lui e li

farà a lungo aspettare ? No, vi dico. Farà loro giustizia prontamente . E si parla di una vedova che andava

ad insistere e ad importunare un giudice nella notte ( Lc 18).

4. Fondamentale, è la preghiera comunitaria. Si prega concordemente, cioè ad un cuor solo, dobbiamo

accordarci. Dio deve vedere il cuore della comunità non solo visitato da questo amore che ci unisce, ma

dalla medesima fede. Ecco, essere concordi, unanimi nel chiedere e nell’attendere.

5. Il coraggio della preghiera. Papa Francesco lo ricorda continuamente : una preghiera coraggiosa. Il

coraggio della fede. Il rischio della fede, il coraggio di pregare. Quando tutti si arrendono noi rimaniamo.

Facile fuggire, sapete ? Il verbo, lo abbiamo sentito questa sera, per dieci volte, è “ rimanere ” , “

rimanere” . Tutti fuggono. Si fugge dal matrimonio, si fugge dalla responsabilità, si fugge dalla Chiesa

cattolica per trovare ospitalità in altre forme di credo, di religione. Si fugge. Il verbo è “ rimanere “.

Coloro che hanno la preghiera coraggiosa non si arrendono e rimangono.

Dice Papa Francesco: Nel Vangelo c’è tanta gente così.

Era il 12 gennaio di quest’anno, quando parlava della fede coraggiosa. Con coraggio avvicinati al Signore ,

con coraggio, con fede significa. Ci vuole coraggio, ci vuole coraggio.

Allora questo coraggio non ci manca e , Manzoni dice che il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare.

Noi lo chiediamo allo Spirito. La preghiera coraggiosa è un dono dello Spirito, la preghiera concorde,

insistente, nel nome di Gesù, lo abbiamo ricordato, sono doni dello Spirito. Preghiamo sempre, ci è detto,

non disertiamo gli incontri. Preghiamo senza stancarci, non affidiamo ad altri la nostra preghiera. Non

sprechiamo le parole, puntiamo direttamente a ciò che dobbiamo chiedere al Signore. Preghiamo non per

essere visti dagli uomini ma visti da Dio, preghiamo sempre con gioia, certe facce da funerale, quando si

prega.

François Mauriac scrisse che la tristezza è la figlia primogenita del peccato, dunque di Satana.

E Madre Teresa di Calcutta diceva che neanche il dolore più grande tolga mai dal vostro viso ( lo diceva alle

sue sorelle) un’aria da salvati. Ecco, si prega da salvati. Pregare gli uni per gli altri , pregare senza mancare

di fiducia, pregare concordi nella preghiera.

Concludo con il primo dei sette richiami alla Chiesa di Efeso, ed è qui lo Spirito che parla e continua a

parlare: All’Angelo della Chiesa di Efeso (al Cap. 2 ) scrivi : Io conosco le tue opere, conosco la tua fatica,

conosco la tua costanza per cui non puoi sopportare i cattivi, li hai messi alla prova, quelli che si dicono

apostoli e non lo sono , e li hai trovati bugiardi. Sei costante, hai sopportato molto per il mio nome senza

stancarti. E, dunque, cosa si potrebbe aggiungere ? Ho però da rimproverarti una cosa: Che hai

abbandonato il tuo amore di prima. Ricorda, dunque, da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di

prima.

Se la nostra preghiera è caduta, se la nostra preghiera ha perduto l’amore di prima, l’amore del primo

incontro, la fascinazione, l’innamoramento. Se non siamo più, soprattutto, capaci di far conseguire alle

preghiere le nostre opere, le opere di Dio, bene, questo richiamo che ci viene dallo Spirito è per noi.

Ritorniamo all’amore di prima e non dimentichiamo che questo amore, che si manifesta, si esprime nella

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forma più bella , più pura e, non a caso, tanto gradita a Dio a partire dai bambini, è proprio quella della

preghiera.

Lo Spirito Santo ci assista, ci accompagni, e adesso, per le parole del Vescovo e anche per il suo gesto, ci

voglia benedire.

Grazie.