LA BANDA - lecese.it · del cocomero. È già domenica e torna la banda, devo mettermi l’altro...

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Roberto Cipollone PASSA LA BANDA Passa la banda e usciamo in pigiama per sentire la marcia, il signore con quel grosso tamburo ci fa persino provare a suonare. Oggi è festa, vestito nuovo e sandaletti. Chissà se faranno la corsa con i sacchi; di sicuro anche quest’anno mi cadrà l’uovo dal cucchiaio. Aspetta… A Santo Rocco tante persone davanti ad una chiesetta piccola e ad una montagna immensa, che bello il panorama da quassù, c’è un coinvolgimento particolare. Stasera c’è il torneo, poi il memorial per Mario, tutti i ragazzi vorranno esserci; sarebbe bello sentire ancora almeno una volta il suo invito a sparpagliarci. Possibile poi che si concentri tutto in questi giorni? Dopo le sagre c’è anche “Sinfasò”, e poi i concorsi, le giornate da organizzare… dovrei prendermi qualche giorno di ferie da queste ferie. Aspetta… È già sabato e devo mettermi in fila davanti per la processione, non vedo l’ora di tornare indietro da Santa Lucia per vedere tutta la gente che c’è. È davvero lunga, come un piccolo fiume la gente percorre le stradine dietro alle statue, qualcuno si ferma all’ombra, ma tutti vogliono esserci. Il pranzo di oggi basterebbe per una settimana, ma che buone le sagnette di nonna, speriamo abbia fatto anche i fritti. Aspetta… Le serate sulle scalette non conoscono il termine “tardi”, c’è sempre una canzone da cantare e qualche cantina da cui “cacciare”, c’è sempre qualcuno che ti ricorda la crudele rapidità con cui se ne vanno questi giorni, c’è sempre un pallone che spunta all’improvviso e una cascetta da giocarsi, lì dove s’incrociano le dita e qualcuno sa sempre come reccòllele. Aspetta… Oggi nonno mi dà cinquemila lire, speriamo non se ne scordi, stasera arrivano le bancarelle e poi c’è il gelato che si mette… Anche quest’anno il mio uovo ha fatto una brutta fine, dovrò rifarmi con la gara del cocomero. È già domenica e torna la banda, devo mettermi l’altro vestito dopo il sugo e il gelato di ieri. Ancora tutti in fila, dopo la Madonnina speriamo di fermarci all’ombra. Si lasciano i fiori al monumento e partono gli spari, a che serviranno poi se non si vede quasi niente? Aspetta… È ancora sabato, dopo il gruppo in piazza si scende finalmente all’ara per vedere i fuochi da vicino; è più bello tenersi abbracciati sotto una cupola fugace. Tre colpi finali. Non sono mai stato capace di arrampicarmi, figuriamoci se posso rischiarmi il palo della cuccagna. “Mena, tira, avanti, sinistra, mò, arrete”, non ci capisco niente, vabbè provo qua… speriamo che gli altri riescano a prendere almeno una pignatta, se no chi se li sente quiji più róssi? Aspetta… Chissà perché c’è quel tipo con la fascia, i vigili, tutti attorno a quel quadro con la Madonna… certo a vederlo da vicino è molto bello. Oggi pomeriggio vedrò i giochi dei grandi, la corsa con le conche, il tiro alla fune… che bello sarebbe riuscire a prendere quel prosciutto lassù in alto. Speriamo che gli altri non ripartano subito, l’estate non finisce mica con la festa. Aspetta… Non mi piace questa sensazione di malinconia, i saluti, ma devo pur prepararmi la valigia. Domattina òmmaco come tutti gli anni… «Eh, mà, sì mò mi alzo…» Nella mia mente s’inseguono ancora le immagini che ho sognato, le emozioni del bambino si alternano alla coscienza presente, e non so più decidere quale sia la “mia” Festa… forse è quella che vedrò senza occhi, quando mi mancherà dopo i tre colpi finali. Ma ancora è presto, è ancora da vivere. Mensile gratuito della ProLoco di Cese dei Marsi Anno IV Numero 39 – 23 Agosto 2009

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Roberto Cipollone 

PASSA LA BANDA Passa  la banda e usciamo  in pigiama per  sentire  la marcia,  il  signore con quel grosso  tamburo  ci  fa 

persino provare a suonare. Oggi è festa, vestito nuovo e sandaletti. Chissà se faranno la corsa con i sacchi; di sicuro anche quest’anno mi cadrà  l’uovo dal cucchiaio. Aspetta… A Santo Rocco tante persone davanti ad una chiesetta piccola e ad una montagna  immensa, che bello il panorama da quassù, c’è un coinvolgimento particolare. Stasera c’è  il torneo, poi  il memorial per Mario, tutti  i ragazzi vorranno esserci; sarebbe bello sentire ancora almeno una volta  il suo  invito a sparpagliarci. Possibile poi che si concentri  tutto  in questi giorni? Dopo  le sagre c’è anche “Sinfasò”, e poi  i concorsi,  le giornate da organizzare… dovrei prendermi qualche  giorno  di  ferie  da  queste  ferie.  Aspetta…  È  già  sabato  e  devo mettermi  in  fila  davanti  per  la processione, non vedo l’ora di tornare indietro da Santa Lucia per vedere tutta la gente che c’è. È davvero lunga, come un piccolo fiume  la gente percorre  le stradine dietro alle statue, qualcuno si ferma all’ombra, ma  tutti  vogliono  esserci.  Il pranzo di oggi basterebbe per una  settimana, ma  che buone  le  sagnette di nonna,  speriamo  abbia  fatto  anche  i  fritti.  Aspetta…  Le  serate  sulle  scalette  non  conoscono  il  termine “tardi”, c’è sempre una canzone da cantare e qualche cantina da cui “cacciare”, c’è sempre qualcuno che ti ricorda  la  crudele  rapidità  con  cui  se  ne  vanno  questi  giorni,  c’è  sempre  un  pallone  che  spunta all’improvviso e una cascetta da giocarsi, lì dove s’incrociano le dita e qualcuno sa sempre come reccòllele. Aspetta… Oggi nonno mi dà cinquemila lire, speriamo non se ne scordi, stasera arrivano le bancarelle e poi c’è il gelato che si mette… Anche quest’anno il mio uovo ha fatto una brutta fine, dovrò rifarmi con la gara del cocomero. È già domenica e torna la banda, devo mettermi l’altro vestito dopo il sugo e il gelato di ieri. Ancora tutti  in fila, dopo  la Madonnina speriamo di  fermarci all’ombra. Si  lasciano  i fiori al monumento e partono  gli  spari,  a  che  serviranno  poi  se  non  si  vede  quasi  niente? Aspetta…  È  ancora  sabato,  dopo  il gruppo  in piazza si scende  finalmente all’ara per vedere  i  fuochi da vicino; è più bello  tenersi abbracciati sotto una cupola fugace. Tre colpi finali. Non sono mai stato capace di arrampicarmi, figuriamoci se posso rischiarmi  il  palo  della  cuccagna.  “Mena,  tira,  avanti,  sinistra, mò,  arrete”,  non  ci  capisco  niente,  vabbè provo qua… speriamo che gli altri riescano a prendere almeno una pignatta, se no chi se  li sente quiji più róssi?  Aspetta…  Chissà  perché  c’è  quel  tipo  con  la  fascia,  i  vigili,  tutti  attorno  a  quel  quadro  con  la Madonna… certo a vederlo da vicino è molto bello. Oggi pomeriggio vedrò i giochi dei grandi, la corsa con le conche, il tiro alla fune… che bello sarebbe riuscire a prendere quel prosciutto lassù in alto. Speriamo che gli altri non ripartano subito, l’estate non finisce mica con la festa. Aspetta…  Non mi piace questa sensazione di malinconia, i saluti, ma devo pur prepararmi la valigia. Domattina òmmaco come tutti gli anni… 

«Eh, mà, sì mò mi alzo…» Nella mia mente s’inseguono ancora le immagini che ho sognato, le emozioni del bambino si alternano alla coscienza presente, e non so più decidere quale sia  la “mia” Festa… forse è quella che vedrò senza occhi, quando mi mancherà dopo i tre colpi finali. 

Ma ancora è presto, è ancora da vivere. 

Mensile gratuito della Pro‐Loco di Cese dei Marsi Anno IV Numero 39 – 23 Agosto 2009  

Eugenio Cipollone 

RANDOM ROADS         

Mentre ascoltavo  i “Random Roads” ajjo Prato Vasile, mi è tornata  in mente una serata simile, di diversi anni fa,  in cui, sempre dei ragazzi di Cese avevano organizzato un concerto alla Pro‐Loco. La serata si chiamava Black Night e sul palco c’erano Stefano “Tully”, Fabrizio, Marco “Pazzo” e Leandro. Nel ricordare quell’evento, ho pensato  che  sarebbe  stato  bello  se  fossero  state  raccolte  le  loro  impressioni  per  confrontarle  con  quelle dei protagonisti di oggi. È anche con questo spirito che ho proposto ad Emanuele, Francesco ed Antonio  (per tutti DiPa, Bonari e Torge) un’intervista  sulla  serata del 13 agosto,  senza alcuno  schema, né domande preparate a tavolino, che assumesse così il carattere di una chiacchierata tra amici. 

Prendi  allora  tre musicisti  in  erba.  Prendi un  giornalista  ancor meno  che  in  erba,  con  carta, penna  ed un telefonino  (con  diversi  problemi  tecnici)  per  provare  a  registrare  la  chiacchierata  in modo  da  non  perderne nessun particolare. Prendi come sede dell’intervista jo pagliaro de Genino. Ma soprattutto prendi l’entusiasmo e la spontaneità di tre “nostri” ragazzi che hanno fatto, e stanno facendo, qualcosa di bello per sé e per Cese. Ne esce il botta e riposta che segue, a volte in italiano, altre in dialetto, altre ancora in un misto dei due.  E… 

Come e quando nacque l’idea di formare un gruppo? DiPa:  “L’idea nacque nel periodo  in cui  io e Bonari abbiamo convissuto, per motivi di  studio, a Roma. Gli  feci sentire  una  canzone  per  sapere  cosa  ne  pensasse.  Gli  piacque.  Gli  dissi  allora  che  si  chiamava  “Piazza  della Libertà” e che l’avevo scritta io. Pensammo quindi di suonare insieme ed iniziammo a pensare ad una sala prove (per  la  quale  contattammo  Marcello  Cirillo).  Sentimmo  subito  la  necessità  di  aggiungere  un  “basso”  e, guardandoci  intorno, proponemmo  la  cosa a Torge  che, nonostante  le  sue prime perplessità,  si  rivelò più  che idoneo!” Bonari: “Tanto non è che steva a sona’ co’ i professionisti!” 

Da qui direi di passare alla scelta della sala prove… DiPa: “A quessa  rispondi  tu Bona’”… Bonari: “Abbiamo  iniziato alla mansarda, a casa. Siamo scarsi e avevamo bisogno di provare  tanto e  spesso disturbavamo papà,  che  faceva  i  turni. Allora abbiamo  chiesto a Genino  se c’affittava  jo pagliaro. Poi ci siamo messi co’ Emanuele a costruire questa sala prove. Con due giorni  l’abbiamo finita…e dopo due anni ci semo comenzato a sonà.”  Aspe’, non sò capito…  DiPa: “Abbiamo iniziato a costruirla alla fine di febbraio e a metà marzo era pronta tutta  la struttura, mancava solo  la finestra. La prima prova qua l’abbiamo fatta il 23 maggio. Veh?”  Bonari: “Sì!”. 

Avete avuto problemi con il vicinato? DiPa: “No, no, mai. Anzi. Ci dicevano sempre «Ma quando sonéte, chè ci facete compagnia?» Bonari: “Veramente all’inizio  ci  chiedevano  se potevano  veni’ a balla’, perché  se  credevano  che  facevamo  la discoteca”. Torge:  “I muratori. Pure i muratori che lavoravano qua sotto c’hanno fatto i complimenti.” DiPa: “Una volta hanno chiesto a mio fratello «Ma oggi non sóni?» E Valerio gli ha risposto «No, no; è mio fratello che suona con gli amici suoi», «E dicci che so’ bravi e che sonissero, chè ci fao compagnia»”. 

È il momento di chiedervi del nome del gruppo… DiPa: “A questa risponde Torge”. Torge: “Il nome del gruppo  l’abbiamo scelto proprio al  limite, per  la serata di Sinfasò.  Inizialmente Angelo  (Boccino, ndr) aveva proposto “The barn sound” ovvero “il suono del pagliaio, del fienile”. Poi un giorno eravamo in macchina con Michele.” DiPa: “Eh, sì, il nome l’ha inventato Michele”. Torge: “Avevamo pensato anche ad altri nomi, tipo ‘I ragazzi del bar’”. DiPa: “…che c’hanno sempre sconsigliato”. Torge: “E poi  con Michele  abbiamo deciso  “Random Roads”  (“Strade  a  caso”).” DiPa:  “che  è  il nome  che  rispecchia meglio quello che facciamo: il fatto che abbiamo la sala prove in un pagliaio, il fatto che il gruppo è nato così, il fatto che siamo tre che tu dici «quissi ji semo pigliati proprio pe’ la via!». Ci hanno anche suggerito che possiamo dire che l’ubriaco, pur prendendo strade a caso, arriva sempre in piazza. Ci teniamo a ribadire che l’idea del nome è di Michele. “Random Roads”, oh, “Random Roads” suona bene all’orecchio!” 

Da qui, l’idea del concerto ajjo Prato Vasile… Torge: “Veramente i primi concerti che voleva fa’ (DiPa, ndr), erano a Riccione, Rimini,…” Eh??? (Risata generale)…  Bonari: “No, è andata così. In Tunisia ho conosciuto una signora che ha un lido a Riccione e che m’ha detto «Io vi chiamo, venite a  fa’  le serate». Però, ovviamente, era scontato, non quest’estate. Bonari e Torge: “E invece il giorno dopo, DiPa già diceva «Chiamala, chiamala, jamo!». DiPa: “Cioè, questa ha detto a Bonari che ci faceva suona’ tutto agosto…”. Torge: “E poi c’era il fatto del concorso, che scadeva  a breve, sempre a Riccione. Si trattava di presentare una registrazione di tre canzoni. Avrebbero fatto una selezione… Era un concorso per gruppi emergenti.” DiPa: “Poi però abbiamo abbandonato l’idea e abbiamo deciso di prendercela con un po’ più di calma.” 

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Torge: “Poi s’è presentata  l’occasione di suonare ad Antrosano, nella serata per ricordare Alessio, così abbiamo potuto fare  la nostra prima esperienza, anche se non c’era Bonari.  I giorni prima della serata eravamo tesi, ma quando siamo saliti sul palco è andato tutto tranquillo.” DiPa: “E poi c’è stato il concerto ajjo Prato Vasile, in cui eravamo  tutti”. È  stato  il modo migliore per  iniziare. Perché eravamo davanti ad amici, e  l’amico vero è pure quello che se vede che non sei capace te dà una pacca sulla spalla e te dice “Sénti, lassa pèrde e cagna mestiere”. L’idea del concerto è nata perché i campeggiatori c’avevano chiesto di andare a suonare là, solo per loro. Poi però l’idea  è  cresciuta,  s’è  sviluppata… Anzi,  con  l’occasione  ringraziamo  anche Andrea, Paolo, Antonio Micocci  ed Elisa, che hanno avuto  l’idea di vendere panini, birra ed arrosticini… Bonari: “Così  la gente è  rimasta pure pe’ magna’ e beve!” (altra risata generale).  DiPa: “È stato bello tutto. Anche  il fatto di farlo al prato, di  iniziare a preparare dalla mattina. Ah, per esempio, dovendolo rifare inizieremmo a fare la prova del suono dalle tre di pomeriggio, così il concerto pò comenza’ alle dieci! Nu semo comenzato a prova’ alle otto di sera, i problemi se so’ accavallati e semo comenzato a sona’ alle undici de sera. A proposito, vogliamo ringraziare anche Robertino (Alfonsi, ndr), che c’è stato vicino e ha risolto tutti i problemi tecnici. Scrivilo eh!”   Sci’ DiPa, non te preoccupa’…     “…però dai, tutto fa brodo”.  Torge: “Mò speremo che a Sinfasò tutto va bene”. DiPa: “Vabbe’ dai, Sinfasò ci sta  il 20. Quando esce “La Voce”?    Il 23,  la Domenica della festa. DiPa: “Ah vabbè. Oggi, se provemmo, era tutta ‘n’atra cosa”.  

A questo punto… Il complimento più bello che vi hanno fatto… Bonari: “Aspe’, sto a pensa’…”  Torge: “Non lo so. Giulio dice che so’ il bassista più veloce… ma non so perchè”. 

Un complimento che vi ha fatto particolarmente piacere DiPa:  “Personalmente,  il  complimento  più  bello  che  ritengo  sia  stato  fatto,  è  stato  l’apprezzamento,  totale, generale, per  la canzone  fatta per Alessio, “Puoi sentirmi”. L’ho  fatta con tutto  il cuore e ci tenevo che uscisse bene. Perché, diciamo, è comunque un gesto d’amore, e se anche fosse uscita male, sarebbe stato bello. Il fatto che sia uscita bene è stato quindi ancora più bello.   

Le parole delle vostre canzoni l’ha scritte DiPa, la musica? DiPa: “Ognuno la sua. Io ho pensato a voce e chitarra, Francesco al ritmo. Le parti per la batteria l’ha fatte tutte lui”. Torge: “DiPa mi ha aiutato tanto per il basso, ed alcune l’ha fatte tutte lui”. 

(Fondamentale!!!) Tutte ste confezioni de ova addò le sete pigliate (osservando l’insonorizzazione sulle pareti)? DiPa, Bonari e Torge: “Eh, un po’ il Palentino, un po’ Vincenzino tramite le “Paste all’uovo” di Avezzano…  

C’è stato un momento in cui avete detto “Vabbè vajjò, lassemo perde’, non è il caso”? Torge:  “Veramente  non  ce  ne  siamo  accorti.  Forse  per  incoscienza.” DiPa:  “Siamo  andati  sempre  avanti,  c’è sembrato  sempre  che  andasse  tutto bene”.  Torge:  “Anche perché  lo  facciamo per divertirci. Vogliamo  anche trovare qualche altro componente…” 

Mi suggerisci la prossima domanda: secondo voi, quale strumento servirebbe al vostro gruppo? Torge: “Una seconda chitarra”  Bonari: “…Una tastiera”. DiPa: “…Un sassofonista. Certo, in più componenti è più difficile”.

Complimenti tanti, qualche critica? Torge: “Beh, sì, leggere. Per esempio mi hanno detto che alcune cover non l’abbiamo fatte benissimo. Ma questo anche perché sul palco avevamo problemi a sentire gli stessi nostri strumenti. Poi c’è pure il fatto che lui (DiPa, ndr) c’ha fatto fa’ delle cose diverse rispetto a come l’avevamo provate. Ci stoppava…  (e giù risate)  

Il cavallo di battaglia? DiPa, Bonari e Torge: “Diciamo Piazza della Libertà, Il mio vestito da punk e Mario Ippoliti. 

Quando e come è nata “Mario Ippoliti”? DiPa: “È nata a Roma, in una sera in cui ero solo. È nata prima la musica e il testo era diverso. Le parole definitive stavano bene con la musica e ho pensato che potesse essere una bella dedica a Mario”. 

I vostri parenti cosa vi hanno detto? Torge: “Mamma e Roberta contentissime. Mamma ogni volta che sentiva papà (all’estero, ndr) gli raccontava di noi e lui si dispiaceva per il fatto che torna il 21 mentre noi suoniamo il 20” 

Vi ricordate la scaletta? DiPa, Bonari e Torge: “Nella prima parte abbiamo  fatto:  Il mio vestito da punk  (che doveva essere una prova), Piazza della  libertà, Tranquilli è  solo Rock and Roll!,  Jail house  rock, Mario  Ippoliti, Fuori dal coro, Fiume Sand Creek e Puoi  sentirmi. A questo punto abbiamo  fatto una breve pausa,  in cui ci siamo messi anche  i giubbetti jeans. Nella seconda parte  invece, abbiamo suonato Tutti frutti, Johnny b. goode, Blowing  in the wind,  I ragazzi del bar, La cantina di Buccio, La canzone del sole e Twist and shout.” 

Non mi viene una domanda per concludere, quindi, ditemi voi… DiPa:  “Se  c’entra,  alla  fine,  vorrei  fare un  ringraziamento particolare  a  loro due.  Il  fatto  che  abbiano  creduto molto, entrambi, a queste canzoni, è stato per me una spinta per andare avanti. Credo di non poter trovare altri due musicisti come  loro che  si dedicano col cuore a quello che  facciamo  tutti  insieme. Con  il  loro entusiasmo m’hanno insegnato tantissime cose forse anche senza volerlo, anche musicalmente, pur non essendo maestri di musica,  e  spero  di  suonare  tutta  la  vita  con  loro. Noi  siamo,  tra  virgolette,  “tre musicisti  ignoranti” ma  non cambierei  mai  questa  formazione,  sia  se  dovessimo  fare  un  concerto  ajjo  Prato  Vasile  ogni  anno,  che  se riuscissimo a suonare un po’ più in là.”             In bocca al lupo ragazzi! 

DA DON JOSÈ  

Ai fratelli della mia parrocchia di Cese

 

Approfitto  di  questa  opportunità  per  ringraziare  dell’affettuosa  accoglienza  che  mi  avete dimostrato dal mio arrivo nella parrocchia di Cese. 

Sono don Josè Anselmo Martinez Mosquera, originario di Lima  (Perù). Sono giunto all’età di 66 anni ed in questo arco della mia esistenza  il Signore mi ha dato di fare varie esperienze nella mia vita consacrata. 

Sono stato chiamato alla vocazione sacerdotale, dopo tanti anni di  lavoro con  i poveri nel Perù (specialmente  tral 1970 ed  il 1975, nelle  zone periferiche  tra  i baraccati di Lima). Dopo queste esperienze  il Signore ha voluto chiamarmi ad un servizio più specifico nella missionarietà e nel presbiterato. Sono stato mandato dal mio Vescovo peruviano ad Innsbruck (Austria) per lo studio della filosofia; da qui sono stato mandato a Roma per lo studio della Teologia. 

Il Papa Giovanni Paolo II mi ha ordinato presbitero il 25 Maggio del 1986 a Roma. 

Per parlare di tutta la mia vita avrei bisogno di tanto spazio… ma avremo tempo di conoscerci. 

Sono giunto alla nostra diocesi di Avezzano con l’invito del Vescovo Armando Dini (dal settembre del 1995) e qui ho servito le parrocchie di Alba Fucens, Strada 14 e Borgo ottomila. 

Oggi che mi trovo tra voi sento la necessità di annunciarvi esclusivamente la Parola viva di Cristo Risorto. 

È naturale che io vi porti sempre nel mio cuore, ricordandovi nelle mie preghiere perché insieme possiamo  formare  un’autentica  comunità  cristiana  in  cui  emerga  la  nostra  comunione,  basata solamente nel riflesso dell’amore di Cristo. 

Fraternamente, Don Josè 

Gli Stili di Vita ‐ di Livia Cipollone 

IL CONSUMO DI ALCOOL In Italia ogni anno oltre 20.000 persone muoiono per patologie alcol‐correlate. Si stima che un numero 

ben maggiore, intorno al 10% della popolazione, sviluppi problemi medici, psicologici e sociali in relazione al consumo di alcool. 

In passato  la  società era prevalentemente di  tipo agricolo, patriarcale e  la bevanda più assunta era  il vino bevuto prevalentemente a casa durante i pasti o all’osteria nei giorni di festa. L’assunzione d’alcool era riservata  prevalentemente  al  sesso maschile;    ”il  reggere”  l’alcool  era  considerato  un  segno  di  virilità, mentre l’essere astemi era sinonimo di debolezza e di cattiva salute. 

Col  passaggio  ad  una  società  industrializzata  e  col  maggior  benessere  economico,  l’assunzione  di bevande alcoliche ha  subito un progressivo aumento e una  crescita nei  consumi di bevande estranee  al proprio contesto culturale ( birra e liquori per i paese di area mediterranea, vino per le aree nordiche).  

Il progressivo aumento delle relazioni sociali e delle situazioni socializzanti ha portato anche all’aumento delle occasioni in cui consumare alcolici. Se un a volta l’alcool serviva per celebrare avvenimenti importanti (nascite, matrimoni, contratti), attualmente ogni  incontro, sia di  lavoro che sentimentale, viene suggellato con l’assunzione di bevande alcoliche.  

L’alcool fa talmente parte della nostra vita quotidiana che risulta difficile percepirlo come una sostanza pericolosa per la salute.                                                                                                            (continua nel prossimo numero) 

GRAZIE AGLI AMICI DI COLLEBRINCIONI che lo scorso 1° Agosto sono venuti a Cese ci hanno fatto omaggio di una bellissima targa per suggellare il 

gemellaggio tra le nostre due comunità. Speriamo di poter organizzare un nuovo incontro nelle prossime settimane per rinsaldare un legame che anche noi 

sentiamo profondo. A presto! 

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FESTA DEL SOCIO E DEL TESSERAMENTO 

VENERDÌ 28 AGOSTO Aspettiamo tutti i soci ed i nuovi aderenti dalle ore 20 presso il Complesso della Pro‐Loco per l’annuale 

Festa dell’Associazione, durante la quale si potranno attivare e rinnovare le adesioni divertendoci insieme e degustando la cena che l’Associazione stessa offrirà ai soci vecchi e nuovi. 

Nel corso della serata saranno svelati anche i vincitori del concorso fotografico. NON MANCATE!

LE ALTRE INIZIATIVE DELLA PRO LOCOPurtroppo per quest’anno non è stato possibile rinnovare l’incontro coni bambini bielorussi. Il direttivo 

dell’Associazione  “Aiutiamoli  a  vivere”,  con  cui  collaboriamo  dal  2006,  ci  ha  infatti  informati dell’impossibilità  di  ospitare  i  ragazzi  di  Kopatkevici,  cui  non  è  stato  concesso  il  soggiorno  in  provincia dell’Aquila a causa del terremoto. Abbiamo comunque rinnovato l’invito per il prossimo anno e speriamo di poter recuperare anche questa opportunità persa. 

Buona la riuscita della seconda edizione del concorso fotografico. La classifica finale sarà ovviamente pubblicata sul prossimo numero de “La Voce”; possiamo intanto anticiparvi che le foto presentate sono state 35 ed i voti registrati (all’interno della manifestazione “Sinfasò”,  come  previsto)  hanno  superato  quota  150.  Per  il  concorso  letterario  c’è invece tempo fino a domenica prossima, 30 Agosto; tutti i dettagli a pagina 7. 

Non è mancata la partecipazione alla terza edizione di “Sinfasò”, nonostante la contemporaneità di molti altri eventi nel circondario e all’interno del paese. Non mancheremo di dettagliarvi la giornata nel numero di Settembre, per ora GRAZIE a tutti quelli che hanno collaborato e partecipato! 

Per quanto  riguarda  invece  la passeggiata ecologica  in bicicletta e  la giornata pro‐Cese  stiamo  vagliando  le  varie  opzioni  in  modo  da  permettere  la partecipazione di quante più persone possibile. Affiggeremo a breve  i dettagli con data e modalità di svolgimento. 

Infine, un grazie enorme a tutti quelli che hanno reso possibile l’ottima riuscita delle due sagre ed a chi non manca mai di supportare il nostro lavoro, anche solo con una parola. Grazie. 

NÉ CAMMELLI NÉ CASCETTE… …bensì l’onore o la pubblica berlina. 9 Agosto 2009, ore 00.30: i CAMPIONI sono Eugenio, Fabrizio e Lucio; 

i POLLI sono Angelo, Gildo e Matteo. Per la serie: ogni promessa è un debito…  

La cucina delle nonne ‐ di Roberta Torge 

LA CUCINA CON L’ANIMA Ripensandoci bambini, quando  i sensi  formavano quelli che oggi sono  i nostri  ricordi, nessuno può 

fare a meno di  riportare alla mente  le  cucine delle nostre nonne… quegli odori  che giravano per  i vicoli, l’attesa del pranzo della domenica. Ognuno a modo suo conserva nel proprio intimo sapori,odori, immagini vivide e indelebili di quelle cucine… e scopriamo che parlano di noi. 

“Dio creò l'uomo perché si procurasse il cibo con il lavoro e disse che chi mangiava senza lavorare era una ladro” (Mahatma Ghandi). 

Un piatto davanti non è mai stato un fatto scontato per i nostri nonni. Molti ingredienti erano considerati “speciali”, riservati al giorno di festa ed erano un premio per le quotidiane fatiche. Molti pregavano prima di mangiare, ci mettevano l’anima nel piatto (è proprio il caso di dirlo). Riusciremo mai a goderci il cibo come facevano loro? Opinione mia: no, non come loro… ma possiamo provarci. 

Si spera con questa rubrica di suggerire alcuni di quei sapori e di quegli odori, nella speranza che il curioso torni da nonna a domandare di qualche  ricetta, a passare qualche ora con  lei e, se è davvero bravo, a  farsi spiegare come si mangia con l’anima, come facevano loro…credo che molti ne trarranno vantaggio, come me.  

LA PASTA 

1) Le Sagnette (ricetta della pasta con le uova) 

  Ingredienti:    tante ‘òva intere quante so’ le persone che  magnano      tanta farina quanta se raccolle tutte l’ova 

  Preparazione: s’ammassano ‘òva e farina ‘n cima alla spianatora  fino a  che la pasta reventa liscia, allora se pò spittià có’ jo cagno. Le pittie se mitteno a assucà, pó’ se piegano ‘n quattro e se tagliano a strisce tutte uguali có’ jo cortejjo.  

A seconda di quanto si fanno lunghe le strisce di pasta si preparano le sagnette (strisce  di pasta più lunghe), i tagliarini (strisce di pasta un po’ più corte), le tagliarelle  (pasta tagliata a quadratini), infine se si taglia la pasta a forma di rombo si preparano le stracciozze.  

Curiosità: Oggi  siamo  abituati  a mangiare  la domenica,a  casa delle nonne  le  sagnette  ammassate  con  le uova, ma quando le nostre nonne erano giovani (almeno fino agli anni ’50) ammassare le uova nella pasta era un lusso riservato ai giorni di  festa ed ai matrimoni.  Le uova,  insieme agli animali, erano  infatti preziose e  la  loro vendita serviva a pagare tutte le spese della casa, il medico, le bollette, i vestiti, le scarpe; quindi la pasta che veniva preparata ogni giorno (perché pochi potevano permettersi di andare a comprare la pasta sfusa), era fatta di farina e acqua. La pasta di tutti  i giorni veniva ammassata allo stesso   modo ma al posto delle uova veniva usata  l’acqua e tanta  farina quanta  serviva per ottenere un  impasto  compatto, quindi  si  tagliavano  le pittie a  strisce non troppo  lunghe  e  si  preparavano  i  cucinati.  Per  condire  i  cucinati  se  sfrieva  lo  lardo  a  ‘na  fressorella  e pó’s’acconcévano. 

2) Gli Gnocchi 

  Ingredienti:    patane              farina quanto basta 

 Preparazione:  se mittono a ‘ollì  le patane ‘ntere, se remònnano, se squagliano e s’ammassano có lla farina finché  la  pasta  non  reventa  morbida  e  compatta.  Pó’  se  modella  la  pasta  a  forma  de cordoncini e se taglia a cubitti. 

Curiosità: Di solito sagnette e gnocchi  si condivano (e si condiscono ancora)  có’ jo sugo de carne e la carne più spesso utilizzata era di maiale (sargicce e vendresca)  o di pecora nei giorni di festa. La pasta veniva cotta ajjo cotturo e jo foco era alimentato non dalla legna come potremmo immaginare ma dalla  rischia degli pini  (aghi di pino caduti a  terra) e dalle  tòrse  (fasci di  rami) che  le donne  raccoglievano sopra Monte Salviano. 

Ovviamente  ogni  famiglia  ha  le  proprie  usanze  in  cucina  e  le  proprie  ricette,  quindi  ognuno  di  voi  è invitato a dare suggerimenti e nuove proposte ma soprattutto antiche ricette!!! 

In fin dei conti … l’uomo è ciò che mangia (Feuerbach). 

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CONCORSO   L E T T ERAR IODELLA PRO LOCO PER RAGAZZI ED ADULTI 

SCADENZA DOMENICA 30 AGOSTO 2009  

Anche per quest’anno la Pro Loco ha organizzato un CONCORSO LETTERARIO sul tema “CESE: IL SUO PESAGGIO, LA SUA GENTE, LE SUE TRADIZIONI, LA SUA STORIA”, allargando  la possibilità di partecipazione anche agli adulti con una seconda sezione del concorso che si affianca a quella giovanile già presente anche  lo scorso anno. La  finalità principe del concorso è da una parte la promozione della conoscenza e della valorizzazione delle nostre ricchezze tra i ragazzi, e dall’altra la scoperta o la riscoperta di Cese attraverso ricordi del passato, suggestioni, nostalgie coniugate al presente, messaggi, sguardi al futuro per gli adulti. Qui di seguito i punti fondamentali del regolamento.  

A CHI È RIVOLTO: La sezione GIOVANI del concorso è aperta a: bambini e bambine di Scuola Elementare, ragazzi e ragazze di Scuola Media, ragazzi e ragazze di Scuola Superiore (possono partecipare al concorso anche i ragazzi che hanno sostenuto l’esame di maturità quest’anno, ma che non abbiano più di 19 anni). La sezione ADULTI è aperta invece alle persone di età non inferiore ai 20 anni. In entrambi  i casi si richiede che  i partecipanti abitino a Cese o vi abbiano  legami parentali di primo grado o  i natali di almeno uno dei genitori.  

TIPOLOGIA DEGLI ELABORATI Per la sezione GIOVANI verranno presi in considerazione: Temi  ‐ Racconti e saggi brevi ‐ Poesie ‐ Filastrocche ‐ Testi umoristici/comici/satirici.  Per la sezione ADULTI si potrà partecipare con: Racconti brevi ‐ Poesie ‐ Testi  umoristici/comici/satirici. In entrambi i casi gli elaborati potranno essere in lingua italiana o in dialetto cesense.  

MODALITÀ E TERMINE DI PRESENTAZIONE DEGLI ELABORATI Ciascun elaborato dovrà essere consegnato entro  il 30 Agosto 2009 brevi mano a Manuela Cipollone, o  in sua assenza ad uno degli altri consiglieri della Pro Loco, nella seguente modalità: 

• In forma anonima, senza firma o altro segno/indicazione che possa ricondurre all’autore/autrice del testo. • Stampato su foglio A4 a carattere 12 (Times New Roman) e posto all’interno di una busta bianca aperta. 

Al  fine  di  consegnare  gli  elaborati  in  forma  assolutamente  anonima  alla  commissione  esaminatrice, l’Organizzazione provvederà ad assegnare un  codice a  ciascun autore,  codice  che verrà  stampato anche  sulla busta contenente il rispettivo lavoro. L’Organizzazione si riserva di raccogliere, al momento della presentazione dei lavori, i dati personali dei partecipanti, dati ai quali verrà fatto corrispondere un codice (v. sopra); pertanto si richiederà a ciascun candidato di comunicare  il proprio nome, cognome ed   età  (oltre al nome ed al  recapito telefonico di uno o entrambi i genitori per i bambini e ragazzi).  I dati raccolti non saranno in alcuna maniera e per nessuna ragione comunicati alle commissioni; rimarranno di sola conoscenza dell’Organizzazione.  

CRITERI DI VALUTAZIONE DEGLI ELABORATI Ciascun elaborato verrà giudicato  in base a: pertinenza con  il  tema proposto, autenticità ed originalità,    forza espressiva, correttezza  formale  (nel caso  in cui  l’elaborato sia  in  lingua  italiana). Per  la sezione adulti saranno particolarmente apprezzati riferimenti ad immagini e ricordi del passato di Cese.  

COMMISSIONE ESAMINATRICE, RISULTATI E PREMIAZIONE Gli  elaborati  saranno  corretti  e  valutati da una Commissione  composta da  insegnanti  ed  esperti di Cese  e  la graduatoria finale sarà stilata in base al loro qualificato giudizio. I risultati saranno pubblicati su “La Voce delle Cese”, su www.lavocedellecese.it e su www.lecese.eu entro il 30 Settembre.  Saranno premiati il primo classificato di ciascuna delle tre sottosezioni GIOVANI (Elementari, Medie e Superiori ) ed i primi tre classificati della sezione ADULTI. 

Tracce di Cese ‐ Roberto Cipollone 

UNA PROFESSIONALITÀ CESAROLA In tempi di forti correnti settentrionali anche  la scienza rischia di essere messa  in discussione, quasi  la 

validità di un metodo possa davvero essere minata da “particolari” congiunture temporali.  Succede così che  la  revisione dei  risultati di valutazione del sistema didattico venga strumentalmente 

inquadrata all’interno delle spinte  leghiste di cui abbiamo (fin troppe) notizie  in questi giorni. La ragione? Semplicemente:  l’applicazione del metodo di revisione ha di fatto spostato “i più bravi” dal sud al nord a causa della necessaria e dovuta correzione dei dati ricevuti dall’Invalsi da alcune regioni del nostro Paese.  

L’Invalsi  è  l’Istituto  nazionale  di  valutazione  del  sistema  didattico  e  dall’anno  scorso  è  diretto  da  un cesarolo, Piero Cipollone, chiamato in questi giorni a spiegare le motivazioni di una revisione che qualcuno ho forzatamente voluto bollare come leghista. Figuratevi. 

Vogliamo  così  cogliere  l’occasione  per  rinnovare  i  complimenti  a  Piero  per  il  suo  percorso  e  la  sua professionalità,  riportando  uno  stralcio  dell’intervista  apparsa  su  “la  Repubblica”  lo  scorso  11  Agosto. Potete  trovare  la  versione  integrale  nell’area  stampa  di  www.invalsi.it  (o  a  questo  link http://www.invalsi.it/invalsi/articoli_rassegna_09.php?page=110809sest ).                    

«Nessuna pressione politica. Leghista? Sono nato ed ho fatto il liceo ad Avezzano, la mia scuola di vita e professionale è sempre stata Bankitalia che ha una visione complessiva del Paese. Nessun trucco. I dati resi pubblici sono la prima scrematura sulle 1.304 scuole dove gli studenti hanno fatto l'esame di terza media. Applicando i quattro parametri di valutazione  internazionale, alcune  situazioni  hanno mostrato  risultati  anomali, una  serie  al  Sud,  come  Campania, Puglia e  Sicilia, ma anche nelle  regioni del Centro e del Nord.  I dati  completi  li  renderemo pubblici a novembre e riguarderanno i 560 mila giovani che hanno sostenuto l'esame di terza media».  Piero  Cipollone,  dirigente  di  Bankitalia,  è  dall'ottobre  2008  presidente  dell'Istituto  nazionale  di  valutazione  del sistema  scolastico  nazionale,  l'Invalsi.  Eppure,  dai  primi  dati,  sembrava  che  gli  studenti  delle  regioni  del  Sud  in italiano e matematica avessero ottenuto risultati migliori di quelli del Centro e del Nord. «Erano  i  risultati delle prove spedite dalle scuole,  relative a un campione significativo di  istituti, che poi sono stati sottoposti  ad una  serie  di  verifiche,  in  base  ai  parametri  internazionali.  E  la  situazione  si  è modificata. Ma  è già successo lo scorso anno. È risultato che in tre regioni, vale a dire Campania, Puglia e Sicilia, c'erano una serie di dati anomali. Ma  il  fenomeno, anche  se  in misura minore, è  stato  riscontrato anche  in alcune  scuole del Centro e del Nord». Nessuna scelta ideologica? «Mai e poi mai.  I principi sui quali abbiamo operato sono quattro. Verificare  le classi dove  i risultati dei test, alcuni complicati altri più semplici, hanno dato valutazioni elevate ed omogenee. Poi se, in presenza di risposte sbagliate, ci fosse uniformità. Quarto:  il tasso di partecipazione alla prova. Dove  i quattro  indicatori risultano anomali, abbiamo indagato e ridotto il punteggio delle scuole, anche al Centro ed al Nord. Ad esempio in Sardegna, Molise ed Abruzzo non ci sono stati problemi». […] Nessuna discriminazione? «L'obiettivo della ricerca è quella di dare alle scuole i segnali necessari per migliorare l'offerta didattica e questo vale anche per quelle del Centro  e del Nord.  Se  facessimo  finta di nulla  renderemmo un pessimo  servizio a quelle più deboli. È comprensibile che ci siano insegnanti che cercano di aiutare gli studenti che hanno seguito per tre anni. Ma l'indagine dell'Invalsi non è una corsa a stabilire chi è più bravo e chi sono  i somari, ma quella di offrire agli  istituti scolastici gli strumenti per prendere atto dei punti di eccellenza assieme ai ritardi. Quindi trovare i rimedi». […] 

     PAROLE IN VERSI 

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L’alluce verde 18^ puntata ‐ di Roberto Cipollone               Cassonetti pieni, cartacce e qualche busta  fuori posto. Qualcosa di  Ferragosto  rimane  sempre  a  dar  traccia  di  sé,  forse  per coinvolgere  anche  l’ignara  natura  in  una  festa  che  ad  un  certo punto  diventa  “straripante”.  Probabilmente  come  qualche abitazione  che  ad  un  tratto  si  libera  spontaneamente  degli oggetti più disparati. Reti, sedie, bidoni, giocattoli, vasche, tavole di compensato, lastre metalliche: un pout‐pourri  per tutti i gusti che però non dovrebbe trovare spazio all’ara (a meno che non mi sia  accorto  della  scritta  “discarica”  sul  piazzaletto).  Guardando l’aspetto minaccioso di questo cielo mi viene da pensare a come spesso  ci  allontaniamo da  lui  e dal  verde  che  gli  fa da  tappeto solo per quel  vizio  tutto umano  che è  la pigrizia. Quella  che  fa sembrare olimpionico un gesto semplice come la differenziazione, o pesantissime le dita sulla tastiera del telefono… “Tu sai citare i classici a memoria, ma non distingui il ramo da una foglia”. 

E il giro continua…

Ritiro gratuito RIFIUTI INGOMBRANTIComune di Avezzano: 0863‐501243 / ACIAM 0863‐444261 

T’HO DIPINTO di Berardino Rantucci 

 

Non ti ho dipinta 

perchè non lo meritavi. 

Ti ho disegnato con una matita 

ma non eri tu 

Ti ho disegnata con un pastello 

ma non eri tu 

Ti ho disegnata con un pennello 

ma non eri tu 

Mi sono guardato intorno 

ma tu non c'eri 

Ho guardato su nell'universo 

ma non ti ho trovato 

Tu mi hai disegnato con il mio sangue 

ed ero io. 

            

MA NON STA’ A VENÌ A

FERRAGOSTO? EH, NO, HO UN LEGGERO MAL

DI TESTA...

E A GIOCA’ A PALLAVOLO? EH, NON POSSO,

CO’ STA CISTE...

ALLORA CI VEDEMO ALLE SCALETTE…

EHM, SONO UN PO’ IMPEGNATO...

A CASA...

                          La vignetta

LA PRINCIPESSA DELLA CASA

Giochi e relax

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PER I PIÙ PICCOLI Colora il disegno secondo il numero che risulta dalla 

moltiplicazione. 

 

12= giallo  21= celeste  20= verde 

18= rosso  24= violetto  6= rosa 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    

L’origine di detti ed espressioni ‐ lettere G‐L‐M‐N 

Gettare la spugna Rinunciare ad un’impresa. È una esclamazione legata al mondo del pugilato: per evitare ad un campione la disfatta il suo secondo può buttare sul ring l’asciugamano (una volta la spugna), segno che il pugile si ritira.  

Lacrime di coccodrillo Pentimento  per  un  danno  volontariamente  commesso.  Deriva  dalla  credenza  (non  fondata)  che  il coccodrillo lacrimi dopo aver divorato l’uomo.  

Menare il can per l’aia Portare le cose per le lunghe. Si dice così perché l’aia è un posto troppo piccolo per portarvi a spasso il cane. Nascere con la camicia Avere costantemente circostanze favorevoli, essere fortunato.  Il detto deriva dal nome volgare “camicia”, dato alla membrana amniotica che talvolta ricopre il corpo dei neonati, la quale veniva considerata un segno di fortuna. Non essere uno stinco di santo Lasciare dubbi  sulle proprie virtù. La  frase deriva dal  fatto che  l’osso della  tibia è di  solito  la  reliquia più vistosa nei reliquiari. 

PER I GRANDI Quiz sulle Cese 

1. Il giorno della battaglia dei Piani Palentini nel 1268 era esattamente: 

a) il 23 Agosto b) il 24 Agosto c) il 26 Agosto 

2. Durante tutto l’anno la tavola della Madonna delle Cese è conservata presso: 

a) il “Museo Nazionale d’Abruzzo” b) il “Museo d’arte C. Barbella” 

c) il “Museo d'Arte Sacra della Marsica” 

3. Negli Statuti antichi si legge un divieto di far legna “dalla Costa di Subigliano fino al”:

a) Bosco delle Cese  b) Castagneto delle Cese c) Querceto delle Cese 

4. Con aria afosa e ferma e foschia si dice che c’è: a) Accalatóra  b) Bufagna  c) ‘Mmollóro 

5. La festa patronale in passato era per tutti: a) La “festa dejji Santi”  

b) La “festa della Madonna” c) La “festa de settembre” 

6. Secondo un detto popolare, “Acqua d’Acusto…”: 

a) Non arriva ajjo fusto b) Lardo, mèlo e musto  

c) Vin’e arrusto 

7. Le prime zone che s’incontrano arrivando dalla provinciale di Capistrello sono: 

a) I Casali e Santo Basile b) I Casali e Capocroce 

c) Capocroce e Casi Natale  

 

 

Dal romanzo "La stanza dei segni" di Elvio Cipollone 

SCENA n° 8 

CORSIA D’OSPEDALE                    

 Adesso sembra tranquilla; lanciata la tremenda accusa, riposa. Ma io non ci resisto. Sono solo 

le dieci! Quando arrivano le quattro? Devo andarmene. Se veramente crede che sono tornato per farla  crepare,  come  posso  starle  vicino? Vado  a  prendere  un  caffè,  intanto.  Potrei  chiamare  la moglie di Ninetto, lei sarebbe libera ma ha famiglia e già s'è fatta la giornata di ieri, non è giusto. Stringerò i denti. Devo fare un altro tentativo, cercare di farle capire che le voglio bene, che ormai sono  cresciuto,  che  la  capisco,  che non  le porto  rancore. È un'impresa! Nelle  condizioni  in  cui  si trova  ogni  parola  è  superflua,  ma  forse  la  presenza  e  l'espressione  del  volto  possono  fare  il miracolo. Testimoniare un affetto ritrovato al di sopra delle vicende umane che ci hanno travolto. Non posso lasciarla morire senza compiere un ultimo tentativo. Se dovesse andarsene col rancore nel petto, col sospetto che io la volessi addirittura morta, quale rimorso mi lascerebbe in eredità? Chiedo a Dio che mi faccia e le faccia quest'ultima grazia. 

Al  caffè  rimase  pochi minuti,  giusto  il  tempo  di  andare,  consumare  e  tornare  su.  Quando imboccò il corridoio vide una agitazione particolare; un’infermiera entrava da sua madre, un'altra ne usciva chiamando il dottore con un gesticolare da urgenza. Affrettò il passo e in pochi secondi fu al capezzale. 

Col  volto  sbiancato,  la  pelle  completamente  rilassata  e  i muscoli  abbandonati  alla  forza  di gravità, Amelia era entrata nella crisi finale. 

Alduccio  le sedette al  fianco senza dire parole, sopraffatto dalla paura e dal dolore.  Il medico arrivò di corsa, controllò  i parametri, verificò  la terapia a cui era sottoposta  la malata e sospirò: "Non c'è più molto da fare, purtroppo" e rimase muto a seguire l'evoluzione dei fatti. 

Alduccio  fu  investito  da  un'onda  d'urto  come  se  avesse  sbattuto  la  testa  su  un  ostacolo insormontabile. La vita abbandonava il corpo di sua madre proprio mentre lui le era vicino. Prese la mano  di  Amelia  tra  le  sue,  la  guardò  con  gli  occhi  che  si  inumidivano,  la  sentì  stringersi delicatamente per un attimo, ne percepì l'ultimo calore e finalmente pianse. 

Sì, pianse come non aveva più fatto da quarant'anni. Pianse con i singhiozzi che non si volevano arrestare,  per  un  dolore  acuto  che  non  aveva  paragoni. Mentre  le  lagrime  gli  cadevano  sulle scarpe,  un'infermiera  gli mise  una mano  sulla  spalla  e  lo  invitò  a  scostarsi  leggermente.  "Mi dispiace" disse "sua madre è morta”.   11

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                        

Articoli e rubriche curati da Francesco Bonari, Arianna, Elvio, Eugenio, Livia, Manuela e Roberto Cipollone,Berardino Rantucci e Roberta Torge. Grazie a Don Josè, a Don Emidio e ai Random Roads.  

Grazie ad Osvaldo ed Alfredo per le foto ed ai “consulenti” per il prezioso supporto. Per informazioni, proposte, commenti e suggerimenti scrivete a:  Redazione “La Voce delle Cese”, Pro Loco Cese dei Marsi, 

Via C.Cattaneo 2, 67050 Cese di Avezzano (AQ) oppure a: [email protected]. Sito web: www.lavocedellecese.it . 

Il prossimo numero de “La Voce” uscirà Domenica 27 Settembre 2009. Chi è interessato può consegnare gli articoli o inviarli a [email protected] entro il 20 Settembre. 

L’uscita della processione 

Comm’era in passato: con il quadro della Madonna e le congreghe 

Com’è stata qualche anno fa: con il quadro della Madonna ed i sacerdoti