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La Verità Anno I - Numero 54 www.laverita.info - Euro 1 O Quid est veritas? O QUOTIDIANO INDIPENDENTE FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 20 novembre 2016 y(7HI1B4*LMNKKR( +.!=!#!$!z STORIA DI ORDINARIA IMPREVIDENZA Per 20 lire ci ritroviamo con il Sahara in casa Nel 1960 c’era un progetto per estrarre l’acqua dal deserto ECCELLENZA PRODUTTIVA ITALIANA www.mollificio.lombardo.molle.com IN EDICOLA A 8,90 EURO CON «LA VERITÀ» cie lungo l’intero corso della storia. Eppure, come diceva un profeta con il quale ci ri- troviamo a fare i conti, Muhammad detto Maomet- to, «in verità nella creazione dei cieli e della terra e nell’al- ternarsi della notte e del giorno ci sono segni per colo- ro che riflettono». Già, ma oggidì pare che a riflettere siano rimasti soltanto gli specchi. Un esempio? L’utero in affit- to, una pratica escogitata al solo scopo di consentire alle coppie infertili, e soprattutto a quelle omosessuali, ciò che è loro negato dalle leggi di na- tura. (...) segue a pagina 11 di STEFANO LORENZETTO L’imprevi- denza degli uomini è uno spettacolo im- pressionante, che dà l’esatta misura della pochezza e della stolidità manifestate dalla nostra spe- STIPENDI SCANDALOSI Banchiere pagato 5.821 euro al giorno per farne perdere 684.931 ogni 24 ore Bianconi, direttore generale di Banca Marche, in pochi anni ha fatto un buco da 500 milioni e ha bruciato 1,5 miliardi delle fondazioni e degli azionisti. Soldi prestati a Stefano Ricucci e ai «furbetti del quartierino» IL BESTIARIO E il Cav finì per dare il centrodestra in mano a Trump di FRANCESCO BONAZZI Questa è la storia del ban- chiere Massimo Bianconi, detto il Conte Max dagli ex colleghi di Unicredit. Un uo- mo che negli otto anni tra- scorsi da direttore generale di Banca Marche, dal 2004 al 2012, ha fatto un buco da 500 milioni e ha polverizzato 1,5 miliardi delle tre fondazioni locali e di 44.000 azionisti. Grande sodale di Stefano Ri- cucci e dei «furbetti del quar- tierino», ha dilapidato il pa- trimonio prestando soldi a un gruppo di immobiliaristi e costruttori in difficoltà economiche. In compenso il Conte Max, tra stipendi, premi e buonu- scita, ha incassato personal- mente 17 milioni di euro. Fa- cendo i conti ne risulta il se- guente e sorprendente risul- tato: Bianconi ha guadagnato 5.821 euro al giorno e ne ha fatti perdere all’istituto di credito da lui guidato, sem- pre ogni 24 ore, 684.931. a pagina 3 Milano violenta, il bluff dell’esercito di Sala Il problema non si risolve spostando immigrati che vivono in strada da un punto all’altro della città o del Paese di GIAMPAOLO PANSA Un giorno del tardo no- vembre 2016 Silvio Berlu- sconi si scoprì a meditare su una battuta che gli era sfuggita durante un’in- tervista a radio Rtl 102.5. Aveva detto: «In Italia non esistono più leader politici. Ce n’è uno solo: Matteo Renzi!». Nel rileggere que- ste parole finite su tutti i quotidiani, pen- sò che avrebbe dovuto spiegarsi meglio. E formulare il giudizio così: «Dopo che la magistratura mi ha messo fuori gioco, l’unico leader rimasto sul campo è il Fio- rentino». Ma le interviste, soprattutto quelle alla radio, sono sempre frettolose e non lasciano il tempo di riflettere. «Comunque sia», disse (...) segue a pagina 4 «Ormai sono un re di latta che è rimasto senza regno» RENATO BALESTRA di MARIA ELENA CAPITANIO a pagina 17 di FRANCESCO BORGONOVO Ancora una volta, le coinci- denze sono significative, ol- tre che grottesche. L’orrore si è manifestato proprio da- vanti alla nuova sede della Regione Lombardia, cioè nella zona in cui Milano vie- ne trafitta dai palazzoni di vetro e metallo, simboli co- lossali di quella che l’archi- tetto Rem Koolhaas chiama la «Città Generica», cioè il luogo in cui ogni storia urba- na, ogni autenticità (...) segue a pagina 9 di GIACOMO AMADORI Quando si indaga sugli af- fari della famiglia del pre- mier, le sorprese non man- cano. È la Procura di Cuneo ad aprire nuovi scenari: la società di «marketing opera- tivo» della famiglia Renzi si avvaleva, per la distribuzio- ne dei volantini di Esselunga e altri clienti, della Direkta, i cui vertici sono imputati per bancarotta. Sembra che an- ziché distribuirli la Direkta li portasse in discarica. Sa- rebbero finite al macero 10.000 tonnellate di volanti- ni per le quali sarebbero sta- ti incassati 700.000 euro. a pagina 2 L’INCHIESTA DI CUNEO Esselunga & C. pagavano la famiglia Renzi ma i loro volantini andavano al macero REFERENDUM CAMBIARE TANTO PER FARLO È SOLO UN’IDIOZIA di MAURIZIO BELPIETRO Il fronte del Sì ripete senza sosta che se il 4 dicembre gli italiani non approveranno la riforma co- stituzionale del governo Renzi, il nostro Paese dovrà aspettare altri 30 anni prima di poter cambiare. Un mes- saggio fasullo, che sottinten- de il seguente concetto: cari elettori, questo è l’ultimo treno per entrare nella mo- dernità e se non lo prendete saranno affaracci vostri per- ché condannerete il Paese al- l’arretratezza. Ugo De Siervo, ex presidente della Corte co- stituzionale, ha spiegato a più riprese che le cose non stanno come vengono rac- contate, perché di riforme costituzionali nel corso del- l’ultimo mezzo secolo se ne sono fatte tante e, morta quella che porta il nome di Maria Elena Boschi, se ne po- trà sempre fare un’altra. Tuttavia, nonostante sia chiaro a chiunque che votare No al referendum non signi- fichi affatto dire no alla vo- lontà di modificare la Costi- tuzione, numerose persone si sono convinte che, seppu- re con molti errori, gli inter- venti che cambiano la secon- da parte della nostra Carta siano sempre meglio di nien- te. La tesi di solito è la se- guente: la riforma non è per- fetta, ma peggio di prima non può essere. Ecco, siamo proprio sicuri che le cose stiano in questo modo, ossia che i ritocchini della Boschi faranno funzio- nare meglio il Paese e non peggio? Io no. E non soltanto perché anche nel 2001 lo stesso centrosinistra che so- stiene il governo Renzi ci as- sicurò che la riforma costitu- zionale avrebbe reso l’Italia più efficiente, rendendola al contrario molto più ineffi- ciente a causa di un enorme contenzioso fra Stato (...) segue a pagina 5 PARLA BUTTAFUOCO «Alla cristianità resta un solo difensore ed è Putin» di MAURIZIO CAVERZAN a pagina 13

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LaVer itàAnno I - Numero 54 www.laverita.info - Euro 1O Quid est veritas? O

QUOTIDIANO INDIPENDENTE n FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 20 novembre 2016

y(7HI1B4*

LMNKKR( +.!=

!#!$!z

STORIA DI ORDINARIA IMPREVIDENZA

Per 20 lire ci ritroviamo con il Sahara in casaNel 1960 c’era un progetto per estrarre l’acqua dal deserto

ECCELLENZAPRODUTTIVAITALIANA

www.mollificio.lombardo.molle.com

IN EDICOLA A 8,90 EURO CON «LA VERITÀ»

cie lungo l’intero corso dellastoria. Eppure, come dicevaun profeta con il quale ci ri-troviamo a fare i conti,Muhammad detto Maomet-to, «in verità nella creazionedei cieli e della terra e nell’al-ternarsi della notte e delgiorno ci sono segni per colo-ro che riflettono». Già, maoggidì pare che a riflettere

siano rimasti soltanto glispecchi.Un esempio? L’utero in affit-to, una pratica escogitata alsolo scopo di consentire allecoppie infertili, e soprattuttoa quelle omosessuali, ciò cheè loro negato dalle leggi di na-tura. (...)

segue a pagina 11

di STEFANO LORENZETTO

n L’i m p rev i -denza degliuomini è unospettacolo im-p re s s io n a nte,che dà l’e s attamisura della

pochezza e della stoliditàmanifestate dalla nostra spe-

STIPENDI SCANDALOSI

Banchiere pagato 5.821 euro al giornoper farne perdere 684.931 ogni 24 oreBianconi, direttore generale di Banca Marche, in pochi anni ha fatto un buco da 500 milioni e ha bruciato1,5 miliardi delle fondazioni e degli azionisti. Soldi prestati a Stefano Ricucci e ai «furbetti del quartierino»

IL BESTIARIO

E il Cav finì per dareil centrodestrain mano a Trump

di FRANCESCO BONAZZI

n Questa è la storia del ban-chiere Massimo Bianconi,detto il Conte Max dagli excolleghi di Unicredit. Un uo-mo che negli otto anni tra-scorsi da direttore generaledi Banca Marche, dal 2004 al2012, ha fatto un buco da 500milioni e ha polverizzato 1,5miliardi delle tre fondazionilocali e di 44.000 azionisti.Grande sodale di Stefano Ri-cucci e dei «furbetti del quar-tierino», ha dilapidato il pa-trimonio prestando soldi aun gruppo di immobiliaristie costruttori in difficoltàe c o n o m ic h e.In compenso il Conte Max,tra stipendi, premi e buonu-scita, ha incassato personal-mente 17 milioni di euro. Fa-cendo i conti ne risulta il se-guente e sorprendente risul-tato: Bianconi ha guadagnato5.821 euro al giorno e ne hafatti perdere all’istituto dicredito da lui guidato, sem-pre ogni 24 ore, 684.931.

a pagina 3

Milano violenta, il bluff dell’esercito di SalaIl problema non si risolve spostando immigrati che vivono in strada da un punto all’altro della città o del Paese

di GIAMPAOLO PANSA

n Un giorno del tardo no-vembre 2016 Silvio Berlu-sconi si scoprì a meditaresu una battuta che gli erasfuggita durante un’in-tervista a radio Rtl 102.5.Aveva detto: «In Italia non

esistono più leader politici. Ce n’è unosolo: Matteo Renzi!». Nel rileggere que-ste parole finite su tutti i quotidiani, pen-sò che avrebbe dovuto spiegarsi meglio.E formulare il giudizio così: «Dopo che lamagistratura mi ha messo fuori gioco,l’unico leader rimasto sul campo è il Fio-rentino». Ma le interviste, soprattuttoquelle alla radio, sono sempre frettolosee non lasciano il tempo di riflettere.«Comunque sia», disse (...)

segue a pagina 4

«Ormai sonoun re di lattache è rimastosenza regno»

RENATO BALESTRA

di MARIA ELENA CAPITANIOa pagina 17

di FRANCESCO BORGONOVO

n Ancora una volta, le coinci-denze sono significative, ol-tre che grottesche. L’o r ro resi è manifestato proprio da-vanti alla nuova sede dellaRegione Lombardia, cioènella zona in cui Milano vie-ne trafitta dai palazzoni divetro e metallo, simboli co-lossali di quella che l’a rc h i -tetto Rem Koolhaas chiamala «Città Generica», cioè illuogo in cui ogni storia urba-na, ogni autenticità (...)

segue a pagina 9

di GIACOMO AMADORI

n Quando si indaga sugli af-fari della famiglia del pre-mier, le sorprese non man-cano. È la Procura di Cuneoad aprire nuovi scenari: lasocietà di «marketing opera-tivo» della famiglia Renzi siavvaleva, per la distribuzio-ne dei volantini di Esselunga

e altri clienti, della Direkta, icui vertici sono imputati perbancarotta. Sembra che an-ziché distribuirli la Direktali portasse in discarica. Sa-rebbero finite al macero10.000 tonnellate di volanti-ni per le quali sarebbero sta-ti incassati 700.000 euro.

a pagina 2

L’INCHIESTA DI CUNEO

Esselunga & C. pagavano la famiglia Renzima i loro volantini andavano al macero

REFERENDUM

CAMBIARETANTOPER FARLOÈ SOLOUN’IDIOZIAdi MAURIZIO BELPIETRO

n Il fronte delSì ripete senzasosta che se il4 dicembre gliitaliani nonap p rove ra n n ola riforma co-

stituzionale del governoRenzi, il nostro Paese dovràaspettare altri 30 anni primadi poter cambiare. Un mes-saggio fasullo, che sottinten-de il seguente concetto: carielettori, questo è l’ultimotreno per entrare nella mo-dernità e se non lo prendetesaranno affaracci vostri per-ché condannerete il Paese al-l’arretratezza. Ugo De Siervo,ex presidente della Corte co-stituzionale, ha spiegato apiù riprese che le cose nonstanno come vengono rac-contate, perché di riformecostituzionali nel corso del-l’ultimo mezzo secolo se nesono fatte tante e, mortaquella che porta il nome diMaria Elena Boschi, se ne po-trà sempre fare un’a l tra .Tuttavia, nonostante siachiaro a chiunque che votareNo al referendum non signi-fichi affatto dire no alla vo-lontà di modificare la Costi-tuzione, numerose personesi sono convinte che, seppu-re con molti errori, gli inter-venti che cambiano la secon-da parte della nostra Cartasiano sempre meglio di nien-te. La tesi di solito è la se-guente: la riforma non è per-fetta, ma peggio di prima nonpuò essere.Ecco, siamo proprio sicuriche le cose stiano in questomodo, ossia che i ritocchinidella Boschi faranno funzio-nare meglio il Paese e nonpeggio? Io no. E non soltantoperché anche nel 2001 lostesso centrosinistra che so-stiene il governo Renzi ci as-sicurò che la riforma costitu-zionale avrebbe reso l’Ita l i apiù efficiente, rendendola alcontrario molto più ineffi-ciente a causa di un enormecontenzioso fra Stato (...)

segue a pagina 5

PARLA BUTTAFUOCO

«Alla cristianitàresta un solod i f e nso r eed è Putin»

di MAURIZIO CAVERZANa pagina 13

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LaVer ità 11DOMENICA20 NOVEMBRE 2016

ZSTORIA DI ORDINARIA IMPREVIDENZA

L’oceano sotto il Saharache ci poteva salvaredalle migrazioni biblicheNel 1960 si era trovato il modo per estrarre l’acqua dal deserto a 20 lireil metro cubo. Nonostante una conferenza mondiale a Parigi, non si fece nulla

Segue dalla prima pagina

di STEFANO LORENZETTO

(...) Aspetti etici a parte (molte madria pagamento muoiono di cancro o dialtre malattie correlate all’ipersti-molazione ovarica), l’a m m o n i z io n edi Pascal Gagneux, docente di pato-logia presso la School of medicinedell’Università della California,espressa a Washington durante l’as-semblea dell’American associationfor the advancement of science, cir-ca gli effetti a lungo termine della fe-condazione in vitro, è da brividi:«Stiamo facendo un esperimentoevolutivo. Lo paragonerei al cibospazzatura inventato dai fast foodamericani e allo sciroppo di mais adalto contenuto di fruttosio: è statoconsiderato fantastico, gustoso,economico, e ora negli Stati Uniti igiovani sono più bassi, obesi, contutte le patologie connesse, e muoio-no prima. Ma ci sono voluti 50 anniper capirlo».Parrebbe che mezzo secolo sia il las-so di tempo minimo, epperò ideale,per quantificare con una certa ap-prossimazione la stupidità dell’uo -mo. Lo deduco da un servizio uscitosul G azzetti n o di Venezia il 3 agosto1960. Ho qui davanti la fotocopia. Ti-tolo di taglio su cinque colonne:«Sotto il Sahara c’è un oceano chepotrebbe sfamare gli uomini del2000». Non riesco a crederci. Siamogià in ritardo di 16 anni. Anzi, di 56.Ma non mi stupisco, visto che il tito-lo di apertura della pagina è il se-guente: «Fuggiti a Cuba i due mate-matici in possesso di informazionisegrete». E quello di spalla recita:« Un’onda trascina in mare 26 ragaz-zi: tre morti». Come vedete, anche igiornalisti, nel valutare la gerarchiadelle notizie, sono da sempre perfet-tamente sintonizzati con il restodell’u m a n i tà .Leggo con avidità il testo sistematosotto il titolo a centro pagina. È fir-mato da Stelio Tomei: «Dal nostrocorrispondente. Parigi, 2 agosto1960. Da una piccola cifra - 20 lire -dipende in gran parte l’avvenire del-la Terra e il destino degli uomini chela abiteranno nell’anno 2000. Quel-le 20 lire costituiscono la chiave ca-pace di aprire e portare alla superfi-cie il continente nascosto che giacesotto i deserti del mondo: l’oceano diacqua fossile sepolto a quasi 2.000metri di profondità sotto la crostaterrestre. È il settimo continenteche garantirebbe la sopravvivenzaalle creature umane, fornendo a es-se i mezzi per nutrirsi. Fra 40 anni lapopolazione del globo sarà raddop-piata, se essa continuerà a crescere

con il ritmo attuale; e allora la Terrasarà anche più piccola di quanto nonlo sia per gli uomini che l’abitano og-gi, offrendo meno possibilità di ri-fornimenti essenziali alla vita: car-ne, verdure, latte, frutta, legumi,grano, eccetera. Perché se la sua po-polazione aumenta, la superficie delmondo resta fissa: ed è questa dram-matica antitesi che minaccia l’uma-nità e la sua “geografia del benesse-re ” quale è ora stabilita su tutti i con-t i n e nt i » .Vi pare lo scritto di un Fulco Pratesiqualsiasi? Errore. Il collega Tomeinon stava dipingendo un quadrettoper ambientalisti ante litteram. Sitrovava, in quell’agosto del 1960,«nella grande sala dell’Unesco» do-

ve «uno dei 200 scienziati venuti datutte le parti della Terra a Parigi perstudiare la possibilità di rendereverdi i deserti» stava raccontando«la favolosa e tragica vicenda» delpiù esteso oceano di sabbia esisten-te sulla faccia del pianeta, 9 milionidi chilometri quadrati, 30 volte la su-perficie dell’Ita l i a .«Prendete un mappamondo», esor-tava i suoi lettori Tomei. «Le terredella fame si trovano immediata-mente, basta guardare le distese, co-lorate di giallo, dei deserti. I deserti,o comunque le zonearide, sono il 30 percento dell’intera di-stesa del mondo; dalMarocco all’Indiaesiste un solo deser-to sterminato; altredistese di sabbia so-no sparse qua e là ecostituiscono la de-solante terra di nes-suno, tra le frontieredelle terre grosse.Tutti codesti deser-ti, codeste aree sec-che sono, in un certosenso, la pelle dellaTerra che è possibiletirare dalla partedella geografia del benessere: la ter-ra promessa per l’umanità del2000».«Il Sahara non sarà mai un campo dilattughe», metteva le mani avanti loscienziato citato dal corrispondentedel G azzetti n o. E Tomei, di rincalzo:«È irragionevole credere di potertrasformare i deserti in distese dicampi, di giardini, di terreni coltiva-bili. Esso non sarà mai il granaio del-l’Africa e meno ancora del resto delmondo. Ma un Sahara verde di erba,capace di diventare un grande pa-scolo, è una visione ragionevole:purché il suo oceano sotterraneopossa essere fatto riaffiorare al prez-zo massimo di 20 lire il metro cubo.Decisamente quelle 20 lire sono l’in-

cubo di tutte le relazioni ascoltate aParigi sulla trasformazione delleterre aride».Vi sembrerà impossibile, ma sotto ilreg del Sahara, un tipo di desertopietroso consistente in strati dighiaie modellate dal vento, esiste unsuolo coltivabile, lo stesso che mi-gliaia di anni fa era ricco di vegeta-zione. Me ne parlò Fabrizio Mori, fa-moso paletnologo, cioè uno studiosodelle civiltà dei popoli preistorici, ilgiorno che andai a intervistarlo aTrequanda, sulle colline senesi, do-

ve aveva aperto un centro di acco-glienza per minori in difficoltà, inti-tolato alla memoria dell’unico figlio,Lorenzo, morto a soli 12 anni per unbanale gioco di spiaggia in Marem-ma.Per quasi mezzo secolo il professorMori aveva vissuto nel Sahara, fra ituareg. E, quando cadde malato, gli«uomini blu» fecero una colletta e daSerdeles, che si trova nel deserto li-bico-algerino, spedirono per la pri-ma volta due di loro nel mondo co-siddetto civile. Amchar Khanduisc eDeffa Ali Mohammed giunsero inToscana avvolti nel loro velo bianco,che si colora di blu soltanto durantele feste e che non tolgono mai perchéprotegge la bocca e gli occhi non sol-

tanto dalla polvere e dal sole, ma an-che dagli spiriti maligni che aleggia-no nelle parole e negli sguardi. Era-no venuti a dirgli che gli volevano be-ne, che doveva guarire presto e che,comunque, laggiù nel Sahara gli ave-vano preparato una tenda nel casointendesse andarvi a morire, il piùtardi possibile.Affascinato dai racconti che avevaletto sul massiccio del Tadrart Aca-cus, il professor Mori fin da giovanesi era recato a perlustrarlo palmo apalmo, con l’aiuto dei tuareg. E alla

fine aveva scopertole incisioni rupestrie gli affreschi cheraffigurano la vita inquel luogo da 8.000a 10.000 anni primadi Cristo, quando ilSahara era una zonadisseminata di laghie fiumi, savane e pa-scoli, popolata daelefanti, giraffe, bu-fali, leoni, cocco-drilli, dove la tempe-ratura media rag-giungeva i 26 gradicontro i 45 odierni.A quel tempo, «laprimavera del Saha-

ra era dolce e profumata come quel-la delle campagne italiane di oggi»,confermava Tomei dalla conferenzaparigina dell’Unesco. «C’erano tigliin fiore; olmi e frassini pieni di fo-glie; noci che facevano ombra allegreggi di capre e pecore e alle man-drie di buoi. Poi qualche cosa accad-de 3.000 anni avanti Cristo: la vege-tazione diminuì, e alle zone ancoraverdeggianti si alternarono regionidiventate semiaride, sassose. Epresso a poco quando mancavano2.000 anni alla venuta di Cristo, ildeserto, quello stesso di oggi, si so-stituì al Sahara verde».Ma sotto il reg, paragonabile a unaspiaggia di sassi, la terra rimanegrassa. È da essa che fioriscono le oa-

si. Lo sanno bene i lavoratori che perconto dell’Eni, fin dai tempi di Enri-co Mattei, sono andati a cercare i gia-cimenti petroliferi in quelle zone re-mote, riuscendo a coltivarvi qualcheorto, con l’insalata e le zucchine.Venti lire erano allora, 56 anni fa, ilprezzo commerciale possibile perun metro cubo di acqua fossile pro-veniente da quell’oceano nascostosotto la sabbia. Un’acqua che do-vrebbe avere una decina di migliaiad’anni, pesante come una pietra, maancora fresca. Il suo peso è determi-nato dall’elevata quantità di sale checontiene, tale da renderla non pota-bile per l’uomo e inservibile ancheper usi agricoli. Per poterla bere, oc-corre depurarla di tutto il sale checontiene. «Un metro cubo di acquademineralizzata costa da 250 a 300lire, cifra che impedisce persino aun consorzio di Stati abbastanza ric-chi lo sfruttamento totale delle su-perfici desertiche o aride del mon-do», argomentava Tomei. «Venti lireil metro cubo: ecco il traguardo cuigli scienziati debbono arrivare conle loro scoperte, per fare in modoche il Sahara possa diventare, fraqualche decina d’anni, una grandepianura verdeggiante». Gli uominisono andati sulla Luna e ora proget-tano di arrivare su Marte, ma i soldiper tagliare quel traguardo non han-no voluto trovarli.Alla conferenza di Parigi intervenneAdlai Ewing Stevenson, che era statocandidato alla Casa Bianca dal Parti-to democratico sia nelle presiden-ziali del 1952 che in quelle del 1956,venendo sconfitto da Dwight Eisen-hower entrambe le volte. Il suo di-scorso suscitò un entusiasmo gene-rale. Si trattava di una proposta ri-volta al Congresso gli Stati Uniti: «Seamericani e russi sono sinceri nellaricerca della distensione mondiale;se essi credono veramente alla pos-sibilità di un’esistenza pacifica sulpianeta; se temono le difficoltà di av-vio - abbastanza naturali - di una sif-fatta politica di pace; ebbene, cherussi e americani comincino a met-tere in pratica le loro teorie e dottri-ne coesistenziali nel fertilizzare undeserto, facendo nascere l’erba doveda millenni regna l’aridità, co-struendo un campione del mondofelice di domani».«Se le distese disegnate di giallo sulmappamondo non saranno recupe-rate annettendole all’area del benes-sere, la geografia della fame domine-rà l’esistenza di coloro che avranno20 anni all’inizio del secondo mil-lennio dell’epoca cristiana. Tutto di-pende da quelle povere 20 lire», con-cludeva Tomei sul G azzetti n o.Andrebbe iscritto di diritto nell’albo

dei profeti, questo compianto colle-ga. E con lui il professor Antonio Go-lini, docente di demografia nelleuniversità La Sapienza e Luiss di Ro-ma, accademico dei Lincei, consu-lente dell’Onu, dell’Ue e dell’O c s e,che agli inizi del Duemila mi prono-sticò: «Fino al 2020 l’Italia e le altrenazioni bagnate dal Mediterraneosaranno invase da 128 milioni di afri-cani. Perciò non ci resta che aiutarei Paesi della fascia subsahariana adammodernare la loro agricoltura,dove si concentra l’80 per cento del-la forza lavoro».L’Occidente non ha voluto spendere20 lire mezzo secolo fa e oggi ci ritro-viamo il Sahara sulla porta di casa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PROFE TICO L’articolo di Stelio Tomei uscito sul Gazzet tino il 3 agosto 1960

“Stelio Tomei, da Parigi,scrisse sul «Gazzettino»:«Dal settimo continentesepolto sotto la sabbiadipende il destino di chiavrà 20 anni nel 2000»

”“Il paletnologo Mori,vissuto fra i tuaregper quasi mezzo secolo,mi raccontò dei graffitiche scoprì sul TadrartAcacus: laghi e fiumi

MIRAGGIO Il lago di Ounianga in pieno deserto del Sahara, nel Ciad. Fa parte dei patrimoni dell’umanità protetti dall’Unesco