Jung e La Psicologia Analitica

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JUNG E LA PSICOLOGIA ANALITICA La psicologia del profondo che ha preso origine dal dissenso di CARL GUSTAV JUNG, il quale ritiene che l’energia psichica è una tensione costante dell’uomo: essa si manifesta attraverso la forza del desiderio e della volontà. Per la sua natura qualitativa, essa non può sottostare ad alcuna misurazione quantitativa, sebbene esistano dei rapporti reciproci tra la dimensione fisica e psichica dell’uomo, poiché l’area somatica subisce modificazioni per effetto di stati psicologici e viceversa. La psiche è concepita da Jung come un “sistema relativamente chiuso”, cioè come una realtà dotata di completezza e unitarietà e non riducibile o confondibile con altro, per esempio con le dimensioni somatica o sociale. In Jung l’inconscio si apre agli orizzonti della creatività e della crescita del soggetto. Per la psicologia analitica assume una portata fondamentale il concetto di “valore” il quale descrive la forza che un’idea o un vissuto esercitano sull’individuo, tanto da muoverlo verso obiettivi definiti. Su questa base si fonda il celebre concetto di “complesso”, esito psichico centrale che convoglia verso di sé un’estesa costellazione di associazioni di idee, di emozioni e di ricordi. I complessi indicano la presenza di un ostacolo nella capacità di significare le esperienze del presente, essi però non costituiscono impedimenti nella costituzione dell’equilibrio della persona, poiché rappresentano una fonte preziosa per la volontà di raggiungere scopi nella vita e possono partecipare positivamente al processo di individuazione che costituisce il fine fondamentale cui ogni uomo tende. Jung riconosce l’esistenza di un inconscio “personale”, il quale, per quanto mantenga in sé una zona legata alla rimozione e alla costituzione di “complessi”, è per il soggetto elemento propulsore, di crescita, di espansione. Il processo evolutivo dell’individuo è determinato da un’energia che non può identificarsi unicamente nella sessualità anche se in essa riconosce una propria componente, la quale può determinare occasioni di regressione psicopatologica oppure di maturazione. Lo stato nevrotico non ha dunque solo un’origine infantile e non viene letto esclusivamente in funzione di nuclei patogeni fissatisi nel passato, ma inerisce a tutta la dimensione temporale, dove il presente svolge un ruolo cruciale . la capacità di simbolizzare tipica dell’uomo, intesa come impiego dell’energia psichica, è l’esito del suo percorso di crescita. La coscienza è l’unica componente della psiche che il soggetto può conoscere, esiste fin dalla prima infanzia e si sviluppa nel corso della vita attraverso il processo di crescita dell’autoconsapevolezza, che coinvolge quattro funzioni fondamentali: la sensazione, il pensiero, il sentimento e l’intuizione. Le tappe raggiunte dalla coscienza sono i traguardi dell’individuazione e dello sviluppo dell’IO, concetto tramite cui viene definita l’organizzazione della mente conscia. L’inconscio personale è costituito da quanto la memoria abbandona o rimuove, come pure da vissuti troppo deboli che sfuggono all’attenzione: esso è il luogo in cui vengono immagazzinate le componenti dell’esperienza che non sono funzionali alla coscienza e risultano incongrue per il processo di individuazione. L’idea di inconscio collettivo è la novità che separa nettamente la psicologia analitica da quella freudiana. a differenza dell'io e dell'inconscio personale, che sono entità psichiche legate all’esperienza, l’inconscio collettivo è costituito da “ immagini primordiali” ossia originarie, i cosiddetti archetipi, che affondano le loro radici nella genesi dell’umanità e si esprimono sia nei simboli del patrimonio storico- culturale, sia nei sogni, nei vissuti allucinatori, nelle visioni mistiche. Gli archetipi, contenuto dell’inconscio collettivo, sono dunque modelli universali sui quali si forgiano i pensieri e le condotte umane, essi possono combinarsi tra loro e dare origine alle complesse rappresentazioni che costituiscono gli avvenimenti delle storie individuali e sociali. Di tali entità, appartenenti alla psiche di ogni individuo che le eredita per trasmissione filogenetica, il soggetto non può avere memoria; esse si dispongono come potenzialità che inducono a modellare il comportamento secondo certe regole. Tramite la loro analisi si sviluppa la dinamica dialettica tra inconscio e coscienza, sia a livello individuale che universale. All’insieme degli archetipi dell’inconscio collettivo appartengono i concetti di persona, anima, alter- ego o ombra, sè. a. La PERSONA è l’archetipo che indica il ruolo assunto dai soggetti nelle situazioni sociali in cui essi si trovano ad agire. Essa corrisponde alle strategie messe in atto dagli individui per mantenere di fronte agli altri un’immagine di sé positiva e ottenere il successo all’interno

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JUNG E LA PSICOLOGIA ANALITICA

La psicologia del profondo che ha preso origine dal dissenso di CARL GUSTAV JUNG, il quale ritiene che l’energia psichica è una tensione costante dell’uomo: essa si manifesta attraverso la forza del desiderio e della volontà. Per la sua natura qualitativa, essa non può sottostare ad alcuna misurazione quantitativa, sebbene esistano dei rapporti reciproci tra la dimensione fisica e psichica dell’uomo, poiché l’area somatica subisce modificazioni per effetto di stati psicologici e viceversa. La psiche è concepita da Jung come un “sistema relativamente chiuso”, cioè come una realtà dotata di completezza e unitarietà e non riducibile o confondibile con altro, per esempio con le dimensioni somatica o sociale. In Jung l’inconscio si apre agli orizzonti della creatività e della crescita del soggetto. Per la psicologia analitica assume una portata fondamentale il concetto di “valore” il quale descrive la forza che un’idea o un vissuto esercitano sull’individuo, tanto da muoverlo verso obiettivi definiti. Su questa base si fonda il celebre concetto di “complesso”, esito psichico centrale che convoglia verso di sé un’estesa costellazione di associazioni di idee, di emozioni e di ricordi. I complessi indicano la presenza di un ostacolo nella capacità di significare le esperienze del presente, essi però non costituiscono impedimenti nella costituzione dell’equilibrio della persona, poiché rappresentano una fonte preziosa per la volontà di raggiungere scopi nella vita e possono partecipare positivamente al processo di individuazione che costituisce il fine fondamentale cui ogni uomo tende. Jung riconosce l’esistenza di un inconscio “personale”, il quale, per quanto mantenga in sé una zona legata alla rimozione e alla costituzione di “complessi”, è per il soggetto elemento propulsore, di crescita, di espansione. Il processo evolutivo dell’individuo è determinato da un’energia che non può identificarsi unicamente nella sessualità anche se in essa riconosce una propria componente, la quale può determinare occasioni di regressione psicopatologica oppure di maturazione. Lo stato nevrotico non ha dunque solo un’origine infantile e non viene letto esclusivamente in funzione di nuclei patogeni fissatisi nel passato, ma inerisce a tutta la dimensione temporale, dove il presente svolge un ruolo cruciale. la capacità di simbolizzare tipica dell’uomo, intesa come impiego dell’energia psichica, è l’esito del suo percorso di crescita. La coscienza è l’unica componente della psiche che il soggetto può conoscere, esiste fin dalla prima infanzia e si sviluppa nel corso della vita attraverso il processo di crescita dell’autoconsapevolezza, che coinvolge quattro funzioni fondamentali: la sensazione, il pensiero, il sentimento e l’intuizione. Le tappe raggiunte dalla coscienza sono i traguardi dell’individuazione e dello sviluppo dell’IO, concetto tramite cui viene definita l’organizzazione della mente conscia. L’inconscio personale è costituito da quanto la memoria abbandona o rimuove, come pure da vissuti troppo deboli che sfuggono all’attenzione: esso è il luogo in cui vengono immagazzinate le componenti dell’esperienza che non sono funzionali alla coscienza e risultano incongrue per il processo di individuazione. L’idea di inconscio collettivo è la novità che separa nettamente la psicologia analitica da quella freudiana. a differenza dell'io e dell'inconscio personale, che sono entità psichiche legate all’esperienza, l’inconscio collettivo è costituito da “ immagini primordiali” ossia originarie, i cosiddetti archetipi, che affondano le loro radici nella genesi dell’umanità e si esprimono sia nei simboli del patrimonio storico- culturale, sia nei sogni, nei vissuti allucinatori, nelle visioni mistiche. Gli archetipi, contenuto dell’inconscio collettivo, sono dunque modelli universali sui quali si forgiano i pensieri e le condotte umane, essi possono combinarsi tra loro e dare origine alle complesse rappresentazioni che costituiscono gli avvenimenti delle storie individuali e sociali. Di tali entità, appartenenti alla psiche di ogni individuo che le eredita per trasmissione filogenetica, il soggetto non può avere memoria; esse si dispongono come potenzialità che inducono a modellare il comportamento secondo certe regole. Tramite la loro analisi si sviluppa la dinamica dialettica tra inconscio e coscienza, sia a livello individuale che universale. All’insieme degli archetipi dell’inconscio collettivo appartengono i concetti di persona, anima, alter-ego o ombra, sè.

a. La PERSONA è l’archetipo che indica il ruolo assunto dai soggetti nelle situazioni sociali in cui essi si trovano ad agire. Essa corrisponde alle strategie messe in atto dagli individui per mantenere di fronte agli altri un’immagine di sé positiva e ottenere il successo all’interno

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della comunità, e consente al tempo stesso di custodire e proteggere la propria vita intima. Ogni uomo assume ruoli e posizioni differenti e pubblicamente riconoscibili quante sono le situazioni cui deve conformarsi; la loro integrazione unitaria costituisce l’identità del soggetto sociale, o Persona, che l’individuo matura nei suoi rapporti con l’ambiente. Quando l’Io si identifica totalmente con la Persona si ha il fenomeno dell’”inflazione”, la quale comporta difficoltà notevoli per il raggiungimento dell’autocoscienza.

b. Alla Persona si contrappone l’area privata, ossia il rapporto dell’individuo con se stesso, che è espresso dall’ANIMA. l’anima rappresenta la faccia interna dell’individuo, mentre la persona ne è la faccia esterna. l’”anima” è l’identità più intima dell’uomo e il suo lato femminile; l’”animus”, è il suo corrispettivo nella donna, di cui rappresenta l’aspetto maschile. In tal senso Jung riconosce l’esistenza per entrambi i generi sessuali di componenti maschili e femminili; solo con il raggiungimento di una certa maturazione soggettiva entrambe le caratteristiche possono essere espresse e arrivare a livello di coscienza.

c. L’ALTER-EGO o OMBRA, è la dimensione che si contrappone all’Io e ai valori da esso ritenuti positivi. L’Ombra racchiude tutto ciò che assume una valenza rappresentazionale negativa, oscura e temibile sia nell’individuo che nella società. Se l’Anima- Animus assume le connotazioni dell’altro sesso, l’Ombra rappresenta il genere specifico del soggetto: è maschile per l’uomo, è femminile per la donna. L’Ombra è l’archetipo che affonda le sue radici nei più antichi abissi della psiche, fino all’animalità. In tal senso essa si presenta come la dimensione più pericolosa per l’individuo ed è grazie alla soppressione delle sue manifestazioni che l’umanità garantisce la sopravvivenza di se stessa e della civiltà. Ma tale sopraffazione non può essere totale, poiché l’Ombra custodisce la saggezza della natura istintuale che è essenziale per la piena realizzazione della spiritualità. L’Io non può semplicemente sopprimere le istanze dell’Ombra, ma deve imparare a elaborarne le pretese, offrendo a esse occasioni per essere espresse in senso promozionale.

d. Nel rapporto dialettico e dinamico tra coscienza e inconscio si struttura la “personalità “ soggettiva, tramite l’organizzazione del “SÈ”, luogo in cui converge la manifestazione unitaria e trascendente dell’essere umano, risultato della conciliazione tra le condizioni specifiche individuali e le istanze collettive. L’archetipo del Sé racchiude e organizza la totalità delle componenti psichiche e si manifesta in modo evidente soltanto in età adulta. Lo sviluppo di tale dimensione può avvenire tramite l’analisi dei sogni e le esperienze religiose che, come quelle orientali, favoriscono l’autocoscienza e l’autorealizzazione.

La psicologia analitica mantiene valida la prospettiva dinamica, secondo la quale la psiche è da intendersi non solo come struttura stabile nel tempo, ma anche e soprattutto come insieme di processi trasformativi. In questo orizzonte di dinamiche energetiche operano i processi di “progressione” e “regressione”. La prima è determinata dalla capacità di organizzare una sintesi tra opposti in conflitto, sviluppando un’interazione tra gli stessi capace di equilibrare le energie impiegate; la regressione è il processo derivante dall’incapacità di risolvere la lotta e sottrae energia agli elementi psichici. L’intervento psicoterapeutico della psicologia analitica ha come scopo la realizzazione del Sé e consiste nell’offrire al soggetto l’occasione per integrare i propri contenuti inconsci, individuali e collettivi, con la coscienza; l’interpretazione dei simboli, siano essi onirici o sintomatici, viene ricondotta non solo alla storia personale del paziente ma alla sfera universale della cultura. L’opposizione tra scuola freudiana e scuola junghiana è a tutt’oggi irrisolta. L'ARCHETIPO: FORMA SENZA CONTENUTO Di seguito alcuni passi inerenti al pensiero di Jung. La mia tesi, scrive Jung, è dunque seguente: oltre alla nostra coscienza immediata, che è di natura del tutto personale e che riteniamo essere l'unica psiche empirica (anche se vi aggiungiamo come

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appendice l'inconscio personale), esiste un secondo sistema psichico di natura collettiva, universale e impersonale, che è identico in tutti gli individui. Questo inconscio collettivo non si sviluppa individualmente ma è ereditato. Esso consiste in forme preesistenti, gli archetipi, che possono diventare coscienti solo in un secondo momento e danno una forma determinata a certi contenuti psichici. Se definire il concetto d'inconscio collettivo è per Jung relativamente facile non altrettanto si può dire riguardo al concetto di archetipo. Archetipo è un termine già usato presso gli antichi che Jung riprende e trasforma gradualmente. In un primo tempo l'archetipo è visto come contenuto dell'inconscio collettivo, frutto della sedimentazione delle esperienze ripetute dall'umanità nel corso dei millenni, immagini primigenie simili alle idee eterne platoniche. Esse sono da Jung fatte risalire ad un periodo in cui la coscienza ancora non pensava ma percepiva: forme eterne e trascendenti. In un secondo momento Jung sottolinea maggiormente gli aspetti formali e strutturali dell'archetipo a scapito di quelli contenutistici. L'archetipo non è più visto come un contenuto dell'inconscio collettivo bensì una forma senza contenuto. Non un comportamento ma un modello di comportamento. Non si tratta dunque tanto di "rappresentazioni" ereditate quanto di possibilità ereditate di rappresentazioni. Fra l'altro non dobbiamo dimenticare che essendo l`archetipo una manifestazione dell'inconscio (collettivo), la coscienza ne può avere soltanto una conoscenza indiretta. Anzi, l'atto conoscitivo stesso modifica l'archetipo. Scrive Jung: L'archetipo rappresenta in sostanza un contenuto inconscio che viene modificato attraverso la presa di coscienza e per il fatto di essere recepito, e ciò a seconda della consapevolezza individuale nella quale si manifesta. Nessun archetipo è riducibile a semplici formule. L'archetipo è come un vaso che non si può svuotare né riempire mai completamente. In sé, esiste solo in potenza, e quando prende forma in una determinata materia, non è più lo stesso di prima. Esso persiste attraverso i millenni ed esige tuttavia sempre nuove interpretazioni. Gli archetipi sono elementi incrollabili dell'inconscio, ma cambiano forma continuamente. In gran parte delle sue opere Jung si addentra nello studio e nella descrizione di svariati temi archetipici che ricorrono nelle diverse culture dell'umanità come nei prodotti onirici dei singoli individui. Prendono forma le varie immagini che compongono l'universo archetipico dell'umanità e che sono il frutto del sedimentarsi delle esperienze conoscitive nel corso del tempo: il Fanciullo Divino, il Vecchio Saggio, la Grande Madre, l'Eroe, il Briccone Divino etc. Questi ultimi equivalgono quindi alla fissazione, nel corso del tempo, di modelli di comportamento inconsci differenziati che tendono inerzialmente a ripetersi e, perciò stesso, a consolidarsi aumentando il loro potere coattivo nei confronti dell'individuo. L'inconscio collettivo da cui emerge la coscienza individuale è quindi al tempo stesso anche il limite all'evoluzione della stessa coscienza individuale, qualora il singolo non sappia liberarsi dal potere che l'archetipo inconscio ha su di lui. L'uomo si trova in tal modo ad essere attraversato da un'altra contraddizione: in lui si manifesta la tendenza a ripetere comportamenti ed atteggiamenti collettivi che oltretutto appartengono al passato dell'umanità e, al tempo stesso, egli sperimenta il desiderio di salvaguardare la propria libertà dando risposte originali a nuove situazioni ambientali. La presa di coscienza individuale, che è poi il processo di individuazione, consiste allora nell'integrare l'archetipo alla coscienza liberando così l'uomo dall'oscuro dominio del pregiudizio. Ecco che allora la dinamica archetipica, in quanto disposizione alla rappresentazione finalizzata alla conoscenza, acquista il significato di attitudine riflessiva. Attitudine attraverso il cui esercizio procede l'evoluzione della conoscenza nella dialettica coscienza/inconscio. L'ansia di voler continuamente ridefinire, l'allargamento analitico nello studio di una impressionante mole di simboli, questo aspetto di Jung che ci è oramai diventato familiare, è dettato dal timore più volte espresso di cadere nella univocità della definizione esaustiva.

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L'archetipo, in definitiva, è una pura dinamica che via via si oggettiva per poi nuovamente dinamizzarsi, e così via. È il soggetto riflessivo che si dà nell'esperienza conoscitiva e quindi torna a distanziarsi per rifletterla, per poi tornare a darsi in una nuova esperienza portando con sé tutta la conoscenza fatta precedentemente. Per descrivere una dinamica dialettica occorre che il linguaggio stesso diventi dialettico. La teoria analitica di Carl Gustav Jung La causa maggiore della rottura tra Jung e Freud fu il rifiuto da parte di Jung del "pansessualismo freudiano" ossia il rifiuto della concezione per cui al centro del comportamento psichico degli esseri viventi vi è l'istinto sessuale. Nella concezione junghiana dell'uomo il tratto caratteristico più importante è la combinazione della "casualità" con la "teleologia". Il comportamento dell'uomo non è condizionato soltanto dalla sua storia individuale e di membro della razza umana (casualità), ma anche dai suoi fini e dalle sue aspirazioni (teleologia). Sia il passato come realtà, sia il futuro come potenzialità, guidano il nostro comportamento presente. Jung sostiene che entrambi le posizioni sono necessarie in psicologia per giungere a capire perfettamente la personalità. Il presente, infatti, è determinato non solo dal passato (casualità), ma anche dal futuro (teleologia). Un atteggiamento puramente casuale porta l'uomo alla disperazione perché lo rende prigioniero del passato. L'atteggiamento finalistico, invece, dà all'uomo un senso di speranza e uno scopo per cui vivere. La concezione junghiana della personalità considera la direzione futura dell'individuo e nello stesso tempo è retrospettiva, nel senso che si rifà al passato. Jung vede nella personalità dell'individuo il prodotto e la sintesi della sua storia ancestrale. Egli pone l'accento sulle origini razziali dell'uomo. L'uomo nasce già con molte predisposizioni trasmesse dai suoi antenati e queste lo guidano nella sua condotta. Quindi esiste una personalità collettiva e razzialmente preformata che è modificata ed elaborata dalle esperienze che riceve. La struttura della personalità La personalità consta di un certo numero di istanze e sistemi separati ma interagenti. I principali sono: l' Io, l'Inconscio Personale e i suoi Complessi, l'Inconscio Collettivo e i suoi Archetipi, la Persona, l'Animus e l'Anima, l'Ombra. IO è la mente cosciente INCONSCIO PERSONALE è formato dalle esperienze che sono state rimosse, represse, dimenticate o ignorate, e da quelle troppo deboli per lasciare una traccia cosciente nella persona. Complessi: il complesso indica un contesto psichico attivo i cui elementi molteplici (sentimenti, pensieri, percezioni, ricordi) sono unificati dalla comune tonalità affettiva. Un esempio è il complesso materno. INCONSCIO COLLETTIVO appare come il deposito di tracce latenti provenienti dal passato ancestrale dell'uomo ed è il residuo psichico dello sviluppo evolutivo dell'uomo, accumulatosi in seguito alle ripetute esperienze di innumerevoli generazioni. Così, dal momento che gli esseri umani hanno sempre avuto una madre, ogni bambino nasce con la predisposizione a percepirla e a reagire ad essa. Tutto ciò che si impara dall'esperienza personale, è sostanzialmente influenzato dall'inconscio collettivo che esercita un'azione diretta sul comportamento dell'individuo sin dall'inizio della vita. Archetipi: un archetipo è una forma universale del pensiero dotato di contenuto affettivo. Tale forma di pensiero crea immagini o visioni che corrispondono, nel normale stato di veglia, ad alcuni aspetti della vita cosciente. Il bambino eredita una concezione preformata di una madre generica, che in parte determina la percezione che egli avrà dalla propria madre. In tal modo l'esperienza del bambino è la risultante di una predisposizione interna a percepire il

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mondo in un determinato modo e dell'effettiva natura di tale realtà. Vi è di regola corrispondenza tra le due determinanti, poiché l'archetipo stesso è un prodotto delle esperienze del mondo compiute dalla razza umana, e tali esperienze sono in gran parte simili a quelle di ogni individuo. PERSONA la persona è una maschera che l'individuo porta per rispondere alle esigenze delle convenzioni sociali. È la funzione assegnatagli dalla società, cioè il compito che essa attende da lui. Questa maschera spesso nasconde la vera natura dell'individuo. La persona è la personalità pubblica, quegli aspetti che si mostrano al mondo o che l'opinione pubblica attribuisce all'individuo, in opposizione alla personalità privata che esiste dietro alla facciata sociale. ANIMA E ANIMUS l'archetipo femminile nell'uomo è detto anima, quello maschile nella donna animus. OMBRA è costituito dagli istinti animali ereditati dall'uomo nella sua evoluzione. Di conseguenza l'ombra simboleggia il lato animale della natura umana. Nella teoria della personalità di Jung occupa un posto centrale il Sé ("Selbst") che è il punto centrale della personalità, intorno a cui si raggruppano tutti gli altri sistemi, esso li mantiene uniti e dà alla personalità l'equilibrio, la stabilità e l'unità. Il Sé è lo scopo della vita, un fine per cui l'uomo lotta costantemente ma che di rado riesce a raggiungere. Jung concepiva la personalità o psiche come un sistema dotato di energia e parzialmente chiuso, perché a esso si deve aggiungere l'energia proveniente da fonti esterne, per esempio dal mangiare. Per spiegare la dinamica della personalità, Jung ricorre, come Freud, al concetto della libido, ma mentre per Freud la libido è un concetto collettivo delle tendenze sessuali dell'uomo, per Jung il termine libido è sinonimo di energia psichica e a seconda che la libido sia diretta preminentemente verso l'interno o verso l'esterno, Jung distingue tra introversione ed estroversione. L'atteggiamento introverso tende ad orientare la sua energia psichica verso il mondo interiore (pensieri ed emozioni) mentre l'atteggiamento estroverso orienta la sua energia verso il mondo esteriore (fatti e persone). Ambedue questi opposti atteggiamenti sono presenti nella personalità, ma di regola uno di essi è dominante e cosciente, mentre l'altro è subordinato e inconscio. Vi sono quattro funzioni psicologicamente fondamentali: il pensiero, il sentimento, la sensazione e l'intuizione. Ciascuna di queste funzioni ci consente di adattarci al mondo e alla vita. Il pensiero utilizza dei processi logici, il sentimento utilizza dei giudizi di valore, la sensazione percepisce i fatti e l’intuizione percepisce le possibilità presenti dietro i fatti. l pensiero è intellettivo, con esso l'uomo cerca di comprendere la natura del mondo e sé stesso. Il sentimento è il valore delle cose in rapporto al soggetto. La sensazione ha la funzione percettiva, apporta fatti o rappresentazioni concrete del mondo. L'intuizione è la percezione attraverso processi dell'inconscio, l'uomo intuitivo va al di là dei fatti e costruisce elaborati modelli della realtà. Il pensiero e il sentimento sono denominati funzioni razionali, poiché fanno uso del ragionamento. La sensazione e l'intuizione sono funzioni irrazionali, perché basate sulla percezione del concreto e del particolare. Nell'individuo sono presenti tutti e quattro le funzioni ma di regola una delle quattro è altamente differenziata e svolge un compito preminente nella coscienza, viene detta funzione superiore. La meno differenziata delle quattro è detta funzione inferiore ed è rimossa e inconscia, si esprime nei sogni e nelle fantasie. Jung fondò le sue concezioni psicodinamiche su due principi fondamentali: il "principio di equivalenza" e quello di entropia. Il primo asserisce che, se un valore diviene più debole o scompare, la quantità di energia a esso legata non andrà perduta per la psiche, ma riapparirà in un nuovo valore. L'indebolimento di un valore si accompagna inevitabilmente al sorgere di un altro

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(la fine di un hobby sarà in genere compensata dal sorgere di un altro). Il "principio di entropia" afferma che la distribuzione di energia nella psiche tende a un equilibrio o armonia. Fra due valori di diversa forza, l'energia tenderà a passare dal più forte al più debole fino a raggiungere uno stato di equilibrio . Tutta l'energia psichica di cui la personalità dispone viene utilizzata per due fini generali. Una parte è spesa nell'esecuzione del lavoro necessario al mantenimento della vita e alla propagazione della specie: queste sono funzioni istintive. L'energia eccedente quella utilizzata dagli istinti può essere impiegata in attività culturali e spirituali. Per Jung lo sviluppo può svolgersi in senso progressivo o regressivo. Per progressione JUNG intende un soddisfacente adattamento dell' IO alle richieste dell'ambiente esterno e ai bisogni dell'inconscio. Se un evento frustrante interrompe il movimento progressivo, la libido non potrà più essere investita in valori orientati verso il mondo o estroversi, di conseguenza regredirà verso l'inconscio legandosi a valori introversi. Tuttavia Jung ritiene che uno spostamento in senso regressivo non debba avere necessariamente effetti negativi permanenti: esso infatti può aiutare l'Io a trovare il modo di aggirare l'ostacolo e riprendere il suo cammino. Il fine ultimo dello sviluppo è rappresentato dall'autorealizzazione. Per raggiungere tale scopo è necessario che le diverse istanze della personalità si differenzino ed evolvano completamente. Una personalità sana ed integra si otterrà solo consentendo a ogni istanza di raggiungere il più alto grado di differenziazione e di sviluppo. Il processo attraverso il quale si raggiunge tale stato è detto processo di individuazione. La "funzione trascendente" è in grado di conciliare gli indirizzi opposti dei diversi sistemi e di operare per il raggiungimento del fine ideale della totalità perfetta. L'energia psichica può essere spostata, cioè trasferita da un processo di un dato sistema ad un altro processo dello stesso o di un sistema diverso. La "sublimazione" è lo spostamento dell'energia dai processi primitivi, istintivi e meno differenziati, a processi altamente spirituali , culturali e maggiormente differenziati.