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Is 43,16-21 Sal 125/126,1-6 Anno C – V Quaresima Fil 3,8-14 Gv 8,1-11 17 marzo 2013 L’episodio del Vangelo è ambientato “nel tempio”. Una donna ritenuta peccatrice viene gettata “in mezzo”; intorno a lei “gli scribi e i farisei” che chiedono un giudizio di lapidazione e Gesù da loro interpellato non per cercare davvero il bene ma “per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo”. Il racconto dice per due volte che Gesù “si chinò”. Con la semplicità di un gesto prende le distanze da quegli uomini che - dall’alto e da lontano - condannano una donna e tendono tranelli a Lui. Colma così la distanza tra sé e la donna, ma ancor più colma la distanza che quella donna poteva percepire tra sé e Dio a motivo dell’interpretazione della legge di Mosè scaraventata su di lei. In quel ripetuto chinarsi di Gesù c’è il suo primo atto di “conquista” (così lo chiama Paolo: “sono stato conquistato da Cristo”); conquista la confidenza della donna: confidenza in Lui, confidenza in Dio. E’ bello vedere che, alla fine, rimangono solo loro due: Gesù e la donna. Ed è intensissimo il loro dialogo: lui che spazza via le parole di condanna e lei che – tra le prime nel Vangelo di Giovanni – lo chiama “Signore”. Nei gesti di Gesù c’è anche un secondo tentativo di “conquista”. E’ racchiuso in quel suo “scrivere con il dito per terra”, gesto che – esso pure – viene evidenziato per due volte. Uno scrivere spesso immaginato come avvenuto sulla sabbia, nella polvere. Ma ,“nel tempio”, il dito di Gesù tocca in realtà le pietre del pavimento; siamo nel luogo costruito per custodire le tavole della legge, scolpite da Mosè sulla pietra, quelle evocate dagli accusatori per condannare la donna e ingannare Gesù. Mentre si china per colmare le distanze nei confronti della donna, Gesù si china ancora più profondamente cercando di toccare le profondità, indurite come pietra, del cuore di quegli uomini religiosi che hanno fatto dell’insegnamento amorevole di Dio uno strumento di esclusione e di condanna.

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Quel dito che scorre sulla pietra evoca la mano d’artista del creatore capace sempre di fare “una cosa nuova”, anche del cuore più sclerotizzato. Quegli uomini si dicono custodi e osservatori della legge di Mosè, ma hanno capito ben poco del suo senso; essa va riscritta da capo nelle loro menti e nelle loro vite. Chissà se qualcuno di loro si è lasciato “conquistare” da Gesù… il testo dice solamente che “se ne andarono uno per uno”. Nel cuore della Quaresima di quest’anno abbiamo ricevuto tutti il dono del nuovo Vescovo di Roma. Mi piace leggere in tutto ciò che è avvenuto (Benedetto XVI che non nasconde le debolezze dell’età e il nuovo Papa che sceglie il nome di Francesco e si china per ricevere la benedizione del popolo) una chiesa che cerca con umiltà di mettersi in sintonia con i gesti del suo Signore, che si china e colma le distanze che possono essere poste tra noi e Dio dall’indurimento delle coscienze come pure dalla distorsione dell’esperienze religiosa. Anche noi oggi benediciamo Dio per il dono del nuovo Vescovo di Roma, per l’impressione che dà di considerare “spazzatura” tutto ciò che non ha a che fare con il “guadagnare Cristo”, con il “conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze”.