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    Gianluca Del Mastro

    Filosofi, scribi eglutinatores

    I rotoli della Villa dei Papiri di Ercolano*

    1. La biblioteca ercolanese

    Secondo un recente catalogo i papiri ercolanesi sono in numero di 18401: ogninumero corrisponde a una serie di cornici di vetro in cui sono conservati uno opi pezzi di papiro. Per questo motivo il numero dei pezzi supera le 5500 unit2.

    Dei quasi 1900 numeri solo 120 sono stati riconosciuti come latini. Essi pro-vengono, come ho dimostrato, da circa 60 rotoli3. Questi pezzi sono tra i piframmentari, forse perch non furono ritrovati in un ambiente protetto come lastanza V (secondo la pianta settecentesca dellingegnere Karl Weber che so-printendeva ai lavori di scavo), ma perch rinvenuti per terra o in capsae4 nel ta-

    blinum della Villa5. Senza entrare nel merito della questione, recentemente ria-

    Quaestio, 11 (2011), 35-64 10.1484/J.QUAESTIO.1.103009

    * Le immagini multispettrali dei papiri ercolanesi (Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III diNapoli) sono riprodotte in questa sede per concessione del Ministero per i Beni e le Attivit Culturali (Fo-to di S.W. Booras Biblioteca Nazionale di Napoli-Brigham Young University, Provo USA). Ne vietatala duplicazione con qualsiasi mezzo. Il numero che segue la sigla MSI indica il file secondo il sistemacreato da Steven W. Booras.

    1 A. TRAVAGLIONE, Catalogo descrittivo dei Papiri Ercolanesi, CISPE, Napoli 2008. A questo totale bi-sogna aggiungere i papiri inventariati comesine numero.

    2

    Una ricerca effettuata con il database, Catalogo Multimediale dei Papiri Ercolanesi, a cu-ra di G. DEL MASTRO, CISPE, Napoli 2005 ha dato come risultato un numero di 5621 pezzi svolti ai qua-li bisogna aggiungere 659 pezzi non svolti che, in realt, in molti casi, provengono dallo stessovolumenoriginario.

    3 G. DEL MASTRO,Riflessioni sui papiri latini ercolanesi, Cronache Ercolanesi, 35 (2005), pp. 183-194. Sui papiri latini ercolanesi, si veda ora M. CAPASSO,Les papyrus latins dHerculanum. Dcouverte,consistance, contenu, tr. franc. di A. Ricciardetto, Les Editions de lUniversit de Lige, Lige 2011(Cahiers du CeDoPaL, 6).

    4 Alcuni pezzi di un contenitore di questo tipo potrebbero essere identificati con i frammenti ligneiche ho ritrovato nei cassetti CXI e CXII presso lOfficina dei Papiri Ercolanesi Marcello Gigante (cf. G.DEL MASTRO,Novit sulle tavolette della Villa dei Papiri, Cronache Ercolanesi, 29 [1999], pp. 53-54).

    5 Cf. J. MARTORELLI,De regia theca calamaria, Simonii Fratres Typographi, Neapoli 1756, pp. 271-272. Cf. anche F. LONGO AURICCHIO/ M. CAPASSO,I rotoli della villa ercolanese: dislocazione e ritrovamen-

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    perta6, se esistesse unapars latina della biblioteca e se questa parte sia ancorasepolta nella Villa, oppure se si trattasse della presenza ridotta di papiri latini inuna biblioteca greca, dobbiamo ricordare che nelleMemorie di Padre Piaggio silegge che, in principio, molti rotoli non furono riconosciuti come tali7, ma comereti da caccia o da pesca o frammenti di tela o pezzi di legno carbonizzato e fu-rono gettati via (Mario Capasso ha stimato in circa 30/50 il numero di questivo-lumina8). Dal momento che i papiri della zona del tablinum furono i primi a es-sere ritrovati, e poich furono riconosciuti in larga misura come latini9, non im-probabile che proprio una gran parte di questi ultimi sub la sorte pi misera.

    Secondo una stima recente, a fronte di 1859 numeri di inventario, dobbiamopensare che i rotoli effettivi siano circa 65010. Su 650 rotoli, ivolumina latiniverrebbero ad essere pi di cento, un numero non certo trascurabile.

    Bisogna poi ricordare che molti rotoli erano gi frammentati in pi pezzi almomento del ritrovamento e molti altri furono smembrati da Camillo Paderni11

    intorno al 175412. Lallora custode del Museo di Portici pens di separare le par-

    to, Cronache Ercolanesi, 17 (1987), pp. 37-48; M. CAPASSO,Manuale di papirologia ercolanese, Conge-do, Lecce 1991, pp. 69-71 e DEL MASTRO,Riflessioni cit. pp. 183-184.

    6 Cf. P. RADICIOTTI,Ercolano: Papiri latini in una biblioteca greca, Studi di Egittologia e di Papiro-logia, 6 (2009), pp. 103-114.

    7 Cf. D. BASSI,Il P. Antonio Piaggio e i primi tentativi di svolgimento dei papiri ercolanesi (da docu-menti inediti), Archivio Storico per le Province Napoletane, 32 (1907), pp. 637-690: 661-662.

    8 CAPASSO,Manuale cit., p. 68. Questa stima stata ripresa dallo studioso nel recente volumeLes papy-rus latins dHerculanum cit., p. 39.

    9 Cf. LONGO AURICCHIO/ CAPASSO,I rotoli cit., p. 39.10 Cf. D. DELATTRE,Philodme de Gadara. Sur la musique, livre IV, Les Belles Lettres, Paris 2007, p.

    LXI. Lo studioso fa riferimento anche a una dettagliata lettera di Padre Piaggio, datata 14 maggio 1766,per la quale si rimanda a D. BLANK,Reflections on Re-reading Piaggio and the Early History of the Her-culaneum Papyri, Cronache Ercolanesi, 29 (1999), pp. 55-82: 76. In un altro precedente saggio (D.DELATTRE,La Villa des Papyrus et les rouleaux dHerculanum. La Bibliothque de Philodme, Les Editionsde lUniversit de Lige, Lige 2006 [Cahiers du CeDoPaL, 4], p. 22) lo studioso calcolava 650-700

    volumina. Se sottraiamo da questo totale i circa 100 rotoli latini (30/50 non riconosciuti e gettati via che,come abbiamo detto, potrebbero essere latini, pi 60 circa in nostro possesso) possiamo stabilire che i pa-piri latini costituivano circa il 15% dei rotoli ritrovati. CAPASSO (Manuale cit., p. 82) pensava a una cifra

    che raggiunge o supera di poco i 1100 rotoli, ma bisogna tenere presente che quando lo studioso scri-veva non erano stati ancora realizzati i notevoli progressi nel campo della ricomposizione dei papiri er-colanesi a cui oggi assistiamo. Lontano da queste cifre Crnert, che pensava che i rotoli latini costituis-sero la cinquantesima parte di quelli greci (W. CRNERT, ber die Erhaltung und die Behandlung derherkulanensischen Rollen, Neue Jahrbcher fr das klassische Altertum, 3 [1900], pp. 586-591: 591 =Sulla preservazione ed il trattamento dei rotoli ercolanesi, pp. 27-37: 37, in ID., Studi ercolanesi, intr. e tr.di E. Livrea, Morano, Napoli 1975).

    11 Sulla figura di Camillo Paderni, custode del Museo Ercolanese di Portici, rimando a M. G. MAN-SI,Per un profilo di Camillo Paderni, in M. CAPASSO (a cura di),Bicentenario della morte di Antonio Piag-

    gio. Raccolta di Studi, Congedo, Lecce 1997 (Papyrologica Lupiensia, 5), pp. 77-108.12 Cf. D. BLANK,Reflections cit., p. 58. Su Padre Antonio Piaggio mi limito a rimandare agli studi di

    M. CAPASSO, A. TRAVAGLIONE e M. DALESSANDRO inBicentenario della morte di Antonio Piaggio cit. dovesi pu leggere lampia bibliografia precedente, e a F. STRAZZULLO,P. Antonio Piaggio e lo svolgimento dei

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    ti esterne (dette generalmente scorze, che erano pi dure, poich per primeerano state esposte allazione deisurges vulcanici13) dai midolli, le porzioni piinterne dei rotoli, che erano pi morbide e facili da svolgere con la prodigiosamacchina inventata qualche anno prima dallo scolopio Padre Antonio Piaggio.Purtroppo, allo stato attuale14, non disponiamo di un documento che dia contodei rapporti di appartenenza tra scorze e midolli prima della loro separazione15.Per questo motivo, il lavoro del papirologo ercolanese, prima ancora dello stu-dio del testo, deve necessariamente partire dallidentificazione dei disiecta mem-bra di ogni rotolo: bisogna cominciare dal riconoscimento delle parti esterne ed,eventualmente, ritrovare il midollo, cio la parte pi interna, a cui quelle partiesterne corrispondevano. Questo lavoro viene effettuato partendo non solo dal-lesame delle caratteristiche paleografiche, ma anche dallo studio della confor-

    mazione dei singoli pezzi16 e dalla misura della ampiezza del pezzo stesso, chepermette di stabilire, grazie a calcoli matematici sempre pi sofisticati, in qua-le punto del cilindro originario esso doveva trovarsi17. In questa delicata opera-

    Papiri Ercolanesi, Accademia di Archeologia Lettere e Belle Arti, Napoli 2002 (Memorie dellAccade-mia di Archeologia Lettere e Belle Arti in Napoli, 14).

    13 Sul metodo della scorzatura rimando a T. DORANDI,Papiri Ercolanesi tra scorzatura e svolgi-mento, Cronache Ercolanesi, 22 (1992), pp. 179-180; A. ANGELI,Problemi di svolgimento di papiri car-bonizzati, in M. CAPASSO (a cura di),Atti del V Seminario Internazionale di Papirologia (Lecce, 27-29 giu-

    gno 1994), Congedo, Lecce 1995 (Papyrologica Lupiensia, 4), pp. 187-202; BLANK,Reflections cit., pp.56-69; F. LONGO AURICCHIO, Osservazioni su alcune scorze della biblioteca ercolanese, Cronache Ercola-nesi, 40 (2010), pp. 137-154 e H. ESSLER, . ber die Anfnge getrennter Aufbewah-rung der herkulanischen Papyri, Cronache Ercolanesi, 40 (2010), pp. 173-189.

    14 Uno studio molto interessante stato condotto da H. ESSLER ( cit.), il quale,partendo dalla conservazione di scorze e midolli in cassetti separati e dallo studio dei documenti dar-chivio, riuscito a spiegare le modalit in cui i pezzi venivano conservati e a ricostruire, in alcuni casi, irapporti tra pezzi diversamente numerati.

    15 Anche per i rotoli che non furono smembrati, risulta di grande importanza lInventario del 1782 ri-trovato da David Blank e Francesca Longo Auricchio presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli epubblicato nel 2004 (D. BLANK/ F. LONGO AURICCHIO,Inventari antichi dei Papiri Ercolanesi, CronacheErcolanesi, 34 [2004], pp. 39-152). Purtroppo di questo documento risulta perduto il fascicolo iniziale,che riportava le indicazioni sui papiri numerati da 1 a 312, tra i quali compaiono moltissime scorze.

    16 Utilizzo il termine pezzo per indicare una parte del papiro aperta con la macchina di Piaggio ocon i pi recenti sistemi di svolgimento e incollata su una membrana di battiloro o su carta giapponese.Il termine frammento, invece, designa un pezzo sul quale sia possibile leggere resti di una o pi colon-ne del papiro.

    17 Molti sono gli studi recenti sulla ricostruzione dei rotoli ercolanesi e molte sono le edizioni in cuitrovano applicazione concreta le nuove teorie sulla possibilit di ricollocare nella posizione originaria idisiecta membra di unvolumen ercolanese. Tra questi rimando a D. OBBINK,Philodemus On Piety, Part 1,Oxford University Press, Oxford-New York 1996, pp. 37-73; K. KLEVE/ G. DEL MASTRO,Il PHerc. 1533:Zenone Sidonio, A Cratero, Cronache Ercolanesi, 30 (2000), pp. 149-156; R. JANKO,Philodemus, OnPoemsBook One, Oxford University Press, Oxford-New York 2000, pp. 104-119 e ID.,Philodemus, OnPoemsBooks 3-4 with fragments of Aristotle On Poets, Oxford University Press, Oxford-New York 2011,pp. 36-49 e 193-207 e DELATTRE, Sur la musique cit., pp. CCI-CCXVII. Pi recentemente i lavori di G. LEO-NE,Il P.Herc. 1010 (Epicuro, Sulla natura, libro II): anatomia del rotolo, in T. GAGOS (ed.),Proceedings of

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    zione, che impegna il papirologo ercolanese in un lavoro di anni, se non addi-rittura di decenni, occupano un posto fondamentale lo studio dei documenti dar-chivio (che permette di ricostruire le varie fasi di svolgimento, sistemazione ecatalogazione dei pezzi) e lanalisi del contenuto dellopera, che, partendo dallaconoscenza della struttura, talvolta regolare e ripetuta, di molte opere dellauto-re pi rappresentato, vale a dire di Filodemo di Gadara, contribuisce a colloca-re un pezzo in un punto determinato del rotolo originario18. Non ultima la pre-senza, abbastanza costante nei papiri ercolanesi, di note bibliologiche e stico-metriche, che permettono di ricollocare i pezzi nella giusta sequenza.

    Le note sticometriche venivano apposte negli intercolumni ogni cento ,sotto forma di lettere consecutive dellalfabeto: uno aveva la lunghezza

    standard di un verso omerico di 16 sillabe e, quindi, di 34-38 lettere. Alla fine del

    rotolo, sotto il titolo, troviamo in molti casi il calcolo totale degli , precedu-to dal termine (per esteso o abbreviato), espresso secondo la numerazioneattica19. Ma nei papiri ercolanesi (pi frequentemente di quanto non avvenga neirotoli greco-egizi) troviamo spesso anche i numeri delle , delle colonne20 e,in qualche caso, dei 21, dei fogli che erano serviti a confezionare il ro-

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    the 25thInternational Congress of Papyrology, Scholarly Publishing Office, The University of MichiganLibrary, Ann Arbor 2010, pp. 409-426; M.G. ASSANTE, Osservazioni preliminari sullanatomia del PHerc.1044 (Vita Philonidis), in A. ANTONI/ G. ARRIGHETTI/ M.I. BERTAGNA/ D. DELATTRE (a cura di),Miscella-nea Papyrologica Herculanensia, I, Pisa-Roma 2010, pp. 231-245, e H. ESSLER,Rekonstruktion von Papy-rusrollen auf matematischer Grundlage, Cronache Ercolanesi, 38 (2008), pp. 273-307, sono giunti al-la ricostruzione deivolumina ercolanesi attraverso considerazioni di carattere bibliologico, documentarioe formule matematiche. Per uno sguardo panoramico sugli sviluppi di questi ultimi anni cf. D. DELATTRE,

    Reconstruire virtuellement les livres carboniss dHerculanum: premier bilan dune orientation prometteusede la recherche, Cronache Ercolanesi, 40 (2010), pp. 191-214.

    18 Molti libri di Filodemo, o almeno quelli che fanno parte delle opere sui (De musica,Derhetorica eDe poematis), contrappongono una prima parte espositiva delle teorie degli avversari, le qua-li vengono sistematicamente riprese e sviluppate nella seconda parte. Questo sistema di corrispondenzeaiuta non poco il papirologo nella ricollocazione dei pezzi di cui si conosca la posizione del contenuto al-linterno del tessuto originario del libro. A proposito rimando a OBBINK, On Piety cit., pp. 81 sqq., JANKO,

    Book One cit., pp. 190 sqq. e DELATTRE, Sur la musique cit., pp. CLXXXIII sqq.19 La numerazione intercolonnare adopera, invece, il sistema numerale alfabetico o milesio general-

    mente non ampliato constigma, coppa esampi (e, quindi, formato da 24 lettere). Quando la serie di 24 let-tere/numeri esaurita, la numerazione ricomincia da A e si avvia una seconda serie. Questa numerazionericorre, di norma, ogni 100 che, almeno nei testi ercolanesi, corrisponderebbero a 180-200 lineereali. Per ulteriori precisazioni e per riferimenti bibliografici aggiornati su questo argomento rimando a G.DEL MASTRO, . Galeno e la lunghezza dei libri ( 28), in Studi sul De indolentiadi Galeno, a cura di D. Manetti, Fabrizio Serra Editore, Pisa-Roma 2012 (Biblioteca di Galenos, 4), pp.33-61.

    20 Per una panoramica sui casi ercolanesi, rimando a G. DEL MASTRO,La subscriptio del PHerc. 168,Filodemo, Opus incertum, Hypomnematikon, in ANTONI/ ARRIGHETTI/ BERTAGNA/ DELATTRE (a cura di),

    Miscellanea Papyrologica Herculanensia cit., pp. 137-145: 143.21 Cf., ad esempio, il caso del P. Herc. 1414 in cui nellasubscriptio si legge il numero dei ,

    95 fogli distribuiti in 137 colonne: cf. T. DORANDI, Variet Ercolanesi, in M. CAPASSO/ G. MESSERI/ R. PIN-TAUDI (a cura di),Miscellanea Papyrologica in occasione del bicentenario delledizione della Charta Bor-

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    tolo22. Queste cifre, come quelle sticometriche, si possono trovare sia allinterno delrotolo (segnate nei margini), sia alla fine come somma dei computi parziali.

    Come si pu capire da questi brevi cenni, una volta presi in considerazionetutti questi elementi, sebbene il rotolo si presenti frammentario, possibile ri-costruirne le dimensioni originarie e, attraverso una serie di operazioni, creareuna ricostruzione che mostri la forma delvolumen cos come si presentava ai suoilettori antichi. A questo scopo, nel 2004, Daniel Delattre ha creato la prima ma-quette virtuale che permette di ottenere una panoramica del rotolo e di apprez-zarne la lunghezza, come se non fosse stato toccato dal calore vulcanico e dalleingiurie del tempo. Recentemente Giuliana Leone ha realizzato una maquettemolto elaborata per ricostruire i P. Herc. 1149/993 e 1783/1691/1010 che con-servano due copie del secondo libro delDe natura di Epicuro23.

    La possibilit di ricostruire interamente un rotolo filosofico antico (sebbenesegnato da continue lacune pi o meno estese), cos come esso si presentava aisuoi lettori, come hanno sottolineato Turner24 e, in tempi pi recenti, Johnson25, offerta, in molti casi, solo dai rotoli filosofici di Ercolano26 e, ben pi rara-mente, dai papiri greco-egizi27.

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    giana, Firenze 1990 (Papyrologica Florentina, 19), pp. 71-75: 73-74. Per la sticometria di questo pa-piro cf. anche E. PUGLIA,Note bibliologiche e sticometriche, Zeitschrift fr Papyrologie und Epigraphik,119 (1997), pp. 123-127: 127. Nella subscriptio del papiro delDe pietate di Filodemo (P. Herc. 1428)ho potuto leggere solo le lettere . del termine ]. [ (cf. G. DEL MASTRO, Osservazioni sulle

    subscriptiones dei PHerc. 163 e 209, Cronache Ercolanesi, 33 [2003], pp. 323-329: 326). Anche nel P.Herc. 1675 (contenente un libroDe vitiis di Filodemo; cf. infra) si leggono pochi resti dellindicazione fi-nale del numero dei . Cf. a proposito M. CAPASSO,I titoli nei papiri ercolanesi I: un nuovo esem-

    pio di doppia soscrizione nel PHerc. 1675, in ID. (a cura di),Il rotolo librario: fabbricazione, restauro, or-ganizzazione interna, Congedo, Lecce 1994 (Papyrologica Lupiensia, 3), pp. 235-252 (= ID., Volumen.Aspetti della tipologia del rotolo librario antico, Napoli, 1995, pp. 119-137).

    22 Sulle caratteristiche e le misure dei dei papiri ercolanesi cf. M. CAPASSO, Kollemata ekolleseis: per lanatomia del rotolo ercolanese, in Volumen cit., pp. 55-71.

    23 Cf. LEONE,Il P.Herc. 1010 cit. e G. DEL MASTRO/ G. LEONE, Addenda e subtrahenda al PHerc. 1010(Epicuro, Sulla natura, libro II), in ANTONI/ ARRIGHETTI/ BERTAGNA/ DELATTREMiscellanea Papyrologica

    Herculanensia cit., pp. 315-335.24 E.G. TURNER, The Need for New Work on the Papyri from Herculaneum, Cronache Ercolanesi, 1

    (1971), pp. 7-10: 7.25 W.A. JOHNSON,Bookrolls and Scribes in Oxyrhynchus, University of Toronto Press, Toronto-Buffalo-London 2004, p. 148.

    26 Una panoramica delle misure calcolate nei rotoli ercolanesi si pu leggere in G. CAVALLO,Libri scrit-ture scribi a Ercolano, Macchiaroli, Napoli 1983, p. 15, JANKO,Book One cit., p. 119 e in DEL MASTRO, cit. Una misurastandard di circa 10 m, ma non mancano papiri pi lunghi (fino a 20 m,cf. infra) e meno estesi (intorno ai 4 m).

    27 Rari sono i casi di papiri greco-egizi interi (o quasi interi): tra questi ricordo il P. Lond. Lit. 132 +P. Louvre inv. 7169 + P. Babington inv. I-VI (cui pu forse essere aggiunto anche il P. Iand. V 80; LDAB2423, I-II sec. d.C.) contenente tre orazioni di Iperide e lungo circa 7 m (cf. JOHNSON,Bookrolls cit.,pas-

    sim) e il P. Muse Bourely inv. 1638-1645 (LDAB 2522, II sec. d.C.) lungo circa 3,50 m (cf. G. MESSERI,Papyrus Massiliensis: Isocrates Ad Nicoclem, inPapiri Filosofici, Miscellanea di Studi V, Olschki, Fi-renze 2007 (Studi e testi per il Corpus dei papiri filosofici greci e latini, 14), pp. 41-67: 50).

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    2. Lo scriba del P. Herc. 1426: Poseidonatte di Bitone

    Nel suo insuperato studio sulle scritture ercolanesi28, Guglielmo Cavallo era ar-rivato a classificare 17 gruppi di scrittura, allinterno dei quali gli era stato pos-sibile inserire 34 scribi, definiti, giustamente, Anonimi dal momento che nes-suno, tranne probabilmente uno, firma il lavoro di copia alla fine del lavoro. Sitratta di Poseidonatte di Bitone: se accettiamo lipotesi che il nome che leggia-mo nella parte finale del rotolo e, precisamente, sotto lasubscriptio del P. Herc.1426 [tavv. 1 e 2] che contiene una copia del III libro delDe rhetorica di Filo-demo (unaltra copia della stessa opera contenuta nel P. Herc. 1506), real-mente quello dello scriba29, allora potremmo togliere dallanonimato almeno unodi questi personaggi30.

    A proposito della soscrizione del P. Herc. 1426, bisogna ricordare un datoche talvolta stato trascurato: sotto il nome Poseidonatte, compare anche unapreziosa indicazione del numero delle , delle colonne copiate:

    ()

    204 colonne31

    Come affermava Bassi32, questa informazione, di natura pratica e bibliologi-

    28 G. CAVALLO,Libri cit., pp. 28-46.29 Cf. CAVALLO, Libri cit., p. 46 e T. DORANDI, Stichometrica, Zeitschrift fr Papyrologie und Epi-

    graphik, 70 (1987), pp. 35-38: 36 (al quale rimando anche per una panoramica sulle interpretazioni delnome). H. DIELS, Stichometrisches, Hermes, 17 (1882), pp. 383-384, aveva dubitato che il nome di Po-seidonatte fosse quello dello scriba o del proprietario del rotolo e notava le analogie grafiche con il nomeMarco Ottavio (presente sotto la penultima colonna dei P. Herc. 336/1150 di Polistrato e 993 di Epicuro)per il quale, allo stesso modo, escludeva che si trattasse dello scriba. Guglielmo Cavallo (riportato da F.COSTABILE, Opere di oratoria e politica giudiziaria nella biblioteca della villa dei papiri: i PHerc. latini 1067e 1475, inAtti del XVII Congresso Internazionale di Papirologia, Centro Internazionale per lo Studio deiPapiri Ercolanesi, Napoli 1984, II, pp. 591-606: 600) aveva anche pensato ai nomi di lectores, frequen-tatori della biblioteca che riservavano, segnando il proprio nome, i rotoli che avrebbero continuato aleggere per un certo tempo e che non dovevano essere ricollocati nelle scaffalature o negli armaria di pro-venienza.

    30

    Allincirca nella stessa posizione, si leggono le tracce di unannotazione in almeno 6 linee, anchenella parte finale del P. Herc. 1672 che contiene una delle due copie del II libro delDe rhetorica di Fi-lodemo. Purtroppo ogni tentativo di ricostruzione resta vano: se nelle prime tre linee potrebbe trattarsi diuna ripresa del titolo (nella prima linea si leggono le lettere ]. [ che potrebbero ricondurre al nome diFilodemo), le altre tre non sembrano riportare indicazioni bibliologiche del tipo che ritroviamo alla finedei P. Herc. 163 e P. Herc. 1050, che contengono rispettivamente il primo libroDe divitiis e il IV libroDemorte di Filodemo (cf. DEL MASTRO, Osservazioni sulle subscriptiones cit.). Ringrazio David Blank che, al-cuni anni fa, mi ha mostrato lannotazione e con il quale ho discusso il possibile contenuto.

    31 DORANDI, Stichometrica cit., p. 36 e n. 8 ha confermato la lettura mentre K. OHLY,Die Sti-chometrie der Herkulanischen Rollen, Archiv fr Papyrusforschung, 7 (1924), pp. 190-220: 202, legge-va .

    32 D. BASSI,La sticometria dei papiri ercolanesi, Rivista di Filologia e di Istruzione Classica, 1909,pp. 321-363 e 481-515: 483-488.

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    Filosofi, scribi eglutinatores: i rotoli della Villa dei Papiri di Ercolano 41

    ca, esclude definitivamente lipotesi (che pure sostenneno Crnert33 e Ohly34)che si potesse trattare del possessore del libro.

    Lo studioso35, sulla scia di Theodor Birt36, partiva dal confronto tra questanumerazione delle colonne, il numero sticometrico finale che si legge sotto il ti-tolo (Bassi integrava il numero 4000) e il numero di 3350 che ricostruivanellaltra copia dello stesso trattato conservata anchessa a Ercolano (P. Herc.1506). Lo studioso commetteva lerrore di assimilare il numero degli aquello delle linee reali, calcolando la media del papiro in 33 linee per colonna37.Di conseguenza, otteneva un risultato di circa 121 colonne, molto lontano dalle204 che si leggono nella soscrizione del P. Herc. 1426. Per questo motivo Bassipensava che il nome Poseidonatte non si riferisse a quello dello scriba di que-sto rotolo, ma a quello di un altro esemplare (lo studioso non faceva espressa-

    mente riferimento allantigrafo). Nel 1992, nel suo pregevole lavoro di edizionedi questo testo, Jrgen Hammerstaedt38 ha ricalcolato il numero degli ar-rivando a un totale di 3272, cio 6544 linee reali dal momento che, partendodalla media di lettere per linea, possibile dire che in questo rotolo la corri-spondenza /linee reali di uno a due. Possiamo applicare i dati di Ham-merstaedt allinformazione sul numero delle colonne. Il numero di 33 linee percolonna era calcolato da Bassi sulla base delle ultime, quelle pi interne del ro-tolo. Ma sappiamo bene che nella maggior parte dei papiri il numero di linee percolonna tende ad aumentare a mano a mano che ci si avvicina alla fine del roto-lo, forse anche in considerazione del fatto che il materiale scrittorio a disposi-zione andava terminando. Per questo motivo, calcolando una media leggermen-te pi bassa, 32 linee per colonna (pensando che le colonne pi esterne del ro-tolo arrivassero anche a 30-31 linee), e dividendo il numero di 6544 linee realiper 32, otteniamo proprio 204 colonne, una cifra che conferma che chi scrissequel numero (lo stesso Poseidonatte, quindi) si riferiva proprio al P. Herc. 1426e non a unaltra copia39.

    33 W. CRNERT,Kolotes und Menedemos, Avenarius, Leipzig 1906, Hakkert, Amsterdam 1965, p. 162.34 K. OHLY,Die Stichometrie der Herkulanischen Rollen cit., pp. 201-202.35 BASSI, Sticometria cit., pp. 483-488.36 TH. BIRT,Das antike Buchwesen, Hertz, Berlin l882, pp. 190-191 (ma lo studioso leggeva

    , sulla base di Herculanensium Voluminum quae supersunt, Tomus IV, Ex RegiaTypographia, Neapoli 1832, p. 45bis, seguito anche da S. SUDHAUS,Philodemi Volumina Rhetorica [Teub-ner, Leipzig 1896, Amsterdam 1964], II, p. 272).

    37 BASSI, Sticometria cit., p. 485, commetteva lo stesso errore anche per il P. Herc. 1506, per il qualepensava che il rotolo fosse costituito da circa 100 colonne (risultato di 3350: 33 linee per colonna).

    38 J. HAMMERSTAEDT,Der Schlussteil von Philodems drittem Buch ber Rhetorik, Cronache Ercola-nesi, 22 (1992), pp. 9-119.

    39 Se consideriamo leta che si legge nellintercolumnio della col. V 23, come facente parte di una pri-ma serie di lettere sticometriche, avremmo 700 (generalmente la serie sticometrica non amplia-

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    42 Gianluca Del Mastro

    Tutti questi dati mi spingono a confermare che Poseidonatte era lo scriba delrotolo ercolanese delDe rhetorica (Cavallo identificava questa mano con quellache ha copiato il testo40) anche perch in questo modo potremmo leggere le-spressione come 204 colonne (opera di) Poseidonatte di Bitone41.

    3. Gli scribi dei papiri filodemei

    Uno degli sviluppi pi interessanti dello studio dei testi ercolanesi, come ho giaccennato, consiste nella possibilit di riunire le parti esterne dei rotoli con i co-siddetti midolli, le parti pi interne svolte con la macchina di Piaggio. In que-sto modo, molti dei papiri che nel 1983 da Cavallo erano stati giustamente rico-

    nosciuti come opera dello stesso scriba, possiamo oggi dire che fanno parte an-che dello stesso rotolo. Tutte queste novit consentono, perci, di aggiornare ilprospetto degli Anonimi (cio scribi che hanno vergato pi rotoli della collezio-ne) che era stato presentato inLibri scritture scribi42. Ho evidenziato in grasset-to i nuovi numeri che stato possibile assegnare in tempi pi o meno recenti al-luno o allaltro rotolo e ho sottolineato i numeri che sono stati accorpati in que-sta sede per la prima volta. In questa fase della ricerca ho incluso solo i papirifilodemei43 e ho escluso testi particolarmente frammentari o non ancora suffi-cientemente studiati (Anonimi XVI-XVII44 e XXIX-XXXIII) per i quali ogni

    ta constigma, coppa esampi), ai quali bisogna sommare altri 172 calcolati da Hammerstaedt. Inquesto modo avremmo un numero di 872 (1744 linee reali) che, in ogni caso, non coinciderebbecon il numero che vediamo nellasubscriptio in cui, al di l delle indicazioni dei disegni e delle integra-zioni degli studiosi, si vedono ancora bene almeno due chi. Al contrario, come ha dimostrato Hammer-staedt (Der Schlussteil cit., p. 14), se consideriamo leta di seconda serie, esso equivarrebbe a 3100 (2400 della prima serie da alpha ad omega + 700 della seconda serie) a cui vanno aggiunti sempre gli ul-timi 172 per un totale di 3272 e 6544 linee.

    40 CAVALLO,Libri cit., p. 46.41 A questa conclusione era giunto, pur con differenti risultati della sticometria, anche FRANCESCO

    SBORDONE (La sticometria dei papiri della Retorica di Filodemo, Rendiconti dellAccademia di Archeo-

    logia, Lettere e Belle Arti di Napoli 1975, Arte Tipografica, Napoli 1976, pp. 117-123: 118-121). Lo stu-dioso affermava (p. 121): ...Posidonatte [sic], Carisio e Dionisio sono certo nomi di greculi come quelliche affollavano il triclinio di Pisone e perci modesti scribi.

    42 CAVALLO,Libri cit., pp. 45-46.43 Ho, quindi, escluso gli Anonimi I-VII i quali hanno copiato i papiri pi antichi di Epicuro, Po-

    listrato, Demetrio Lacone e lAnonimo XXXIV che ha vergato i P. Herc. 1032 e 1421 contenenti ri-spettivamente unopera di Colote (Contro lEutidemo di Platone) e di Crisippo (Sulla provvidenza). Hoanche escluso lAnonimo XV che ha copiato una riedizione del XXV libro Sulla natura di Epicuro (cf.S. LAURSEN, The Early Parts of Epicurus, On Nature, 25thBook, Cronache Ercolanesi, 25 [1995], pp.5-109 e ID. The Later Parts of Epicurus, On Nature, 25thBook, Cronache Ercolanesi, 27 [1997], pp.5-82).

    44 Come hanno ben chiarito R. JANKO (New fragments of Epicurus, Metrodorus, Demetrius Laco, Phi-lodemus, the Carmen de bello Actiaco and other texts in Oxonian disegni of 1788-1792, Cronache Erco-

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    Filosofi, scribi eglutinatores: i rotoli della Villa dei Papiri di Ercolano 43

    ipotesi di attribuzione non sicura. Sono stati inclusi, invece, anche quei papi-ri superstiti nei disegni o di cui sia sopravvissuta almeno una scorza, che Ca-vallo non aveva giustamente inserito nel suo lavoro45, ma che negli ultimi annisono stati accorpati, grazie a dimostrazioni di carattere documentario, paleogra-fico, bibliologico o contenutistico, alluna o allaltra opera con sufficiente gradodi probabilit46.

    Numero Opera PapiriAnonimo

    (Cavallo, Libricit., pp. 45 sg.)

    VIII De poematis II P. Herc. 1419B, 1074B, 1081B, 1676,1677, 994

    IX De ira P. Herc. 182

    IX De rhetorica II (copia A) P. Herc. 425, 1079, 1086, 1580, 1674IX De rhetorica III (copia B) P. Herc. 1506

    X De poematis III P. Herc. 1087, 1403

    X Ad [contubernales] I P. Herc. 1005

    X Opera incerta P. Herc. 438, 479, 862, 1485

    lanesi, 38 [2008], pp. 5-95: 52) e TRAVAGLIONE, Catalogo cit., pp. 60-64, le due scorze numerate come P.Herc. 242 e 247 (Anonimo XVII) non provengono dallo stesso rotolo da cui derivano i disegni che oggiconserviamo (al dossier dei disegni numerati P. Herc. 247, JANKO,New Fragments cit., p. 52, aggiunge la-pografo O VI 1573 Fr. F che coincide con il P. Herc. 1815). OBBINK, On Piety cit., p. 54 n. 1, ha letto al-cuni termini che farebbero pensare a unopera etica. Aggiungo la lettura, nella scorza P. Herc. 242, deltermine ]. I due papiri, inclusi da CAVALLO,Libri cit., p. 45, nello stesso Anonimo XVII, non misembrano essere stati vergati dalla stessa mano. In particolare, faccio notare che, nella scorza numerataP. Herc. 247, si osservano due mani di scrittura (una nella parte alta del pezzo, laltra nella parte bassa).Non improbabile che si tratti di due pezzi erroneamente attaccati uno a ridosso dellaltro, anche perch

    molto difficile riuscire a vedere la continuit della membrana di battiloro che offrirebbe una prova cer-ta che le due parti provengono dallo stessovolumen. Ho incluso i soli disegni dei due papiri nel gruppodelDe pietate e rimando pi avanti e alle dettagliate descrizioni di TRAVAGLIONE, Catalogo cit., ad loc., peraltre precisazioni, in particolare, sui disegni.

    45 CAVALLO, Libri cit., p. 5 (Premessa).46 Lordine dei papiri per ogni trattato segue la successione allinterno delvolumen originario, qualo-

    ra il papiro sia gi stato ricostruito. Al contrario, i papiri si presentano nel normale ordine numerico. Nelcaso che sotto lo stesso numero di inventario siano stati catalogati pezzi (superstiti in originale o anchesolo nei disegni) provenienti da diversivolumina, in tabella viene riportato genericamente il numero delpapiro, salvo se laggiunta di una lettera al numero per designare i diversi pezzi non sia stata comune-mente accettata. Il numero del frammento viene indicato in nota o si rimanda alledizione di riferimento.Per i papiri in duplice copia la denominazione Copia A e Copia B puramente convenzionale e nonha attinenza con la situazione editoriale e cronologica dei duevolumina.

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    44 Gianluca Del Mastro

    Numero Opera PapiriAnonimo

    XI De rhetorica IV (copia B) P. Herc. 224, 241, 244, 254, 418, 1077,1104 (olim 1114), 1118, 1491, 1677,1673/1007

    XII De pietate (tomo I e II) P. Herc. 1098, 1077, 229, 437, 452, 242,247, 1610, 243, 248, 440, 1788, 1088B,433, 1648, 1609, 1602, 1692, 1428

    XIII De poematis I P. Herc. 466, 444, 460, 1073, 1074A,1081A

    XIV De rhetorica VIII P. Herc. 238B, 1015/832

    XIV Opus incertum P. Herc. 300XVIII De conversatione II P. Herc. 873

    XVIII Opus incertum P. Herc. 1142

    XIX De poematis V (copia A) P. Herc. 228, 403, 407, 1581, 1425

    XX De rhetorica I P. Herc. 232, 234, 250, 398, 410, 426,453, 1601, 1612, 1619, 1427

    XXI De providentia P. Herc. 1670 (Mano B)

    XXI De rhetorica P. Herc. 220, 473, 1078/1080, 1693,

    1669 (Mano A)XXII De rhetorica III (copia A) P. Herc. 240, 421, 455, 467, 468, 1095,(Poseidonatte) 1096, 1099, 1101, 1633, 1646, 1426

    XXIII De rhetorica II (copia B) P. Herc. 408, 409, 1117, 1573, 1574,1672

    XXIV Opus incertum P. Herc. 97, 57, 1814

    XXV De providentia P. Herc. 1670 (Mano A)

    XXV De rhetorica P. Herc. 1669 (Mano B)

    XXV De vitiis I (De adulatione ) P. Herc. 222, 223, 1082, 1089, 1092,1643, 1675

    XXV De vitiis II (De adulatione) P. Herc. 1457

    XXV De vitiis (De pecuniae P. Herc. 253, 415, 465, 1090, 1613,aviditate) 1077, 896

    XXV De vitiis (De calumnia) P. Herc. Paris. 2

    XXV De vitiis IX P. Herc. 1424

    XXV De vitiis X P. Herc. 1008

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    Filosofi, scribi eglutinatores: i rotoli della Villa dei Papiri di Ercolano 45

    Numero Opera PapiriAnonimo

    XXV De signis? P. Herc. 671XXV Opera incerta P. Herc. 110, 140, 353, 1419

    XXVI De musica IV P. Herc. 1583, 411, 1572, 1576, 225, 424,1578, 1575, 1094, 1497

    XXVII De rhetorica IV (copia A) P. Herc. 221, 245, 463, 1423

    XXVIII De poematis IV P. Herc. 207

    XXVIII De bono rege secundum P. Herc. 1507Homerum

    XXVIII Opera incerta P. Herc. 986, 1275

    Da questa tabella risulta che, tra quelli presi in considerazione per questa ri-cerca, gli scribi che hanno copiato pi di un libro filodemeo sono gli AnonimiIX, X, XIV, XXI, XXV, XXVIII e, forse, XVIII47. In questa sede, dopo alcune os-servazioni sui papiri riportati in tabella, analizzer pi da vicino i casi degli Ano-nimi XXI e XXV.

    Anonimo VIII: A questo rotolo JANKO,New Fragments cit., pp. 89-90, ha assegnato an-che il disegno O VI 1578 Fr. B (che proverrebbe dalloriginario P. Herc. 1419 per il qua-le cf. G. DEL MASTRO, Il PHerc. 1419: nuovi frammenti del II libro della Poetica di Filo-demo, in G. INDELLI/ G. LEONE/ F. LONGO AURICCHIO [a cura di], Mathesis e Mneme. Stu-di in memoria di Marcello Gigante, Pubblicazioni del Dipartimento di Filologia ClassicaFrancesco Arnaldi dellUniversit degli Studi di Napoli Federico II, 25, Napoli 2004, II,pp. 87-94). Le pochissime tracce di scrittura dei pezzi 9 e 10 (e, aggiungo, anche il pz. 1della cr. 1 e i pzz. 13 e 17 della cr. 2) di questo papiro, che in un primo momento mi erasembrato di poter ricollegare alla mano principale che ha vergato il II libro dellaPoeticadi Filodemo (DEL MASTRO,Il PHerc. 1419 cit., p. 88 n. 5), dopo una pi recente analisi,mi pare che ricordino piuttosto le mani ercolanesi pi antiche (sia per il colore del mate-riale scrittorio, sia per le lettere che sono staccate e dal tracciato regolare: omicron si di-

    stingue perch molto piccolo e vergato pi in alto rispetto alla rettrice immaginaria; phi,che si osserva due volte nel pz. 1, ha il corpo centrale in forma di triangolo). Dubbi sus-sistono per i pzz. 7 e 8 della cr. 1 che sono particolarmente frammentari. Per altri pezzi diquesto papiro vergati dallAnonimo XXV cf. infra.

    P. Herc. 1677: Non riporto le lettere che usualmente vengono adottate per designarele porzioni di questo papiro appartenenti alluno o allaltrovolumen per evitare frainten-dimenti, dal momento che da diversi studiosi gli stessi pezzi del papiro sono stati talvol-ta citati con lettere differenti.

    47 Cf. la tabella sopra riportata, con le relative note.

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    46 Gianluca Del Mastro

    Anonimo IX: Una scrittura molto simile (ma, con ogni probabilit, non si tratta della stes-sa mano) si ritrova nel P. Herc. 293 che contiene un opus incertum. Nei pochi frammentiin cui possibile individuare sequenze continue ho letto ]. [ (cr. 1), che pu far

    pensare a un termine come , utilizzato da Filodemo, ad esempio, nel V libro delDe poematis, a col. XXXVI 24-25 Mangoni (C. MANGONI, Filodemo. Il quinto libro dellaPoetica, Bibliopolis, Napoli 1993 [La Scuola di Epicuro, 14]) per designare, appunto, i , i discorsi patetici (cos traduce leditrice) preferiti dagli ascoltatorinon istruiti. Nella cr. 5 leggo il sintagma . Ancora nel V libro dellaPoetica la, ludito, viene assunto, in particolare dagli stoici, come criterio di giudizio di unabuona a scapito della ragione (cf., in particolare, coll. XXIII-XXIV Mangoni).Contro questa teoria si scaglia Filodemo. Nel disegno napoletano del fr. 2 si legge la se-quenza [ (per i termini di questa stessa area semantica cf.De musica IV 36,4;68,29; 106,35; 142,17; 145,40; 150,18 DELATTRE, Sur la musique cit.). Nel disegno na-poletano del fr. 11 si legge una prima volta la sequenza e, poco pi in basso,.

    P. Herc. 425, 1079, 1086: Per questi tre papiri cf. T. DORANDI,Per una ricomposizio-ne dello scritto di Filodemo Sulla retorica, Zeitschrift fr Papyrologie und Epigraphik,82 (1990), pp. 59-87: 76-77.

    Anonimo X, P. Herc. 1403: Si tratta di una scorza in 15 pezzi, ricollegata allo stesso ro-tolo del P. Herc. 1403 da T. DORANDI, Precisazioni su papiri della Poetica di Filodemo,Zeitschrift fr Papyrologie und Epigraphik, 97 (1993), pp. 81-86, e recentemente in-cluso da JANKO (Books 3-4 cit., pp. 6-7 per la storia delle attribuzioni di questo papiro)nelledizione del III libro delDe poematis. Lo studioso (JANKO,New Fragments cit., pp.

    78-88 e ID

    .Books 3-4 cit., p. 6) esclude da questo gruppo il P. Herc. 1113a che era statoincluso, sia pure cautamente, da C. ROMEO (Nuove letture nei libri Sulla poesia di De-metrio Lacone, Cronache Ercolanesi, 8 [1978], pp. 104-123: 108-109) e identifica que-sti pezzi con il P. Herc. 1818, ritenuto perduto (si veda in proposito anche TRAVAGLIONE,Catalogo cit., pp. 190-191), ipotizzando che si tratti di un libro incerto delDe natura diEpicuro.

    P. Herc. 862, 1485: contengono lo stesso trattato in due copie. Cf. M. CAPASSO, Un li-bro filodemeo in due esemplari, Cronache Ercolanesi, 18 (1988), pp. 139-148.

    P. Herc. 479, 438: JANKO,Books 3-4 cit., p. 30, sulla base della lettura di alcune pa-role ipotizza che il P. Herc. 479 potesse far parte di un rotolo dellopera . Per quanto riguarda il P. Herc. 438 lo studioso, a partire dalle dimensioni attuali

    della scorza, che sono diverse rispetto a quelle registrate in Catalogo dei Papiri Ercola-nesi (sotto la direzione di M. GIGANTE, Bibliopolis, Napoli 1979, p. 149), pensa che si trat-ti di un papiro diverso da quello registrato nel 1979. Anche in questo caso possibile leg-gere solo qualche sequenza confusa di lettere.

    Anonimo XI: Ho ipotizzato (cf. DEL MASTRO, cit., p. 50 e n. 108) che que-sto papiro (nel quale non compare, come si pensava, lindicazione ), vista anche la tipologia di molti errori e correzioni che non sono semplicemen-te meccanici, ma sostanziali (gi JANKO,New Fragments cit., p. 48 sospettava a revisionby the author), doveva costituire un brogliaccio in un solo tomo, mentre ledizione defi-nitiva, che doveva osservare le condizioni di maggiore leggibilit e maneggevolezza, era

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    Filosofi, scribi eglutinatores: i rotoli della Villa dei Papiri di Ercolano 47

    stata, evidentemente, divisa in due tomi (e ha il suo midollo nel P. Herc. 1423). La stessasituazione si dovrebbe essere verificata per i papiri del V libro delDe poematis (cf. infra).Su alcune particolarit grafiche del P. Herc. 1673/1007 si veda anche G. DEL MASTRO, Os-

    servazioni bibliologiche e paleografiche su alcuni papiri ercolanesi, Cronache Ercolane-si, 39 (2009), pp. 283-299: 297-298.

    P. Herc. 241: Aggiungo, per la prima volta, il P. Herc. 241 a questovolumen delDerhetorica, partendo da considerazioni di carattere paleografico e bibliologico (si tratta diuna cosiddetta scorza sollevata i cui pezzi mostrano sezioni ampie circa 7 cm e chequindi proviene da porzioni esterne rispetto al midollo costituito dal P. Herc. 1673/1007).

    P. Herc. 418: Sicuramente a questo stesso gruppo possiamo aggiungere il primo pez-zo della scorza numerata come P. Herc. 418 che gi da E. SPINELLI,Metrodoro, Contro idialettici, Cronache Ercolanesi, 16 (1986), pp. 29-43: 29 n. 2, era stata ricollegata al-lo stesso rotolo del IV libro De rhetorica. Oltre alla prova paleografica, posso affermareche la forma e le dimensioni del pezzo sono molto simili a quelle dei P. Herc. 241 e 244

    e quindi i vari strati staccati provengono, con ogni probabilit, tutti dalla stessa scorza ori-ginaria. Sui pezzi provenienti da uno stesso rotolo e numerati diversamente cf. anche G.DEL MASTRO, Il Catalogo descrittivo dei Papiri Ercolanesi, Cronache Ercolanesi, 40(2010), pp. 215-222, part.Appendice I, p. 219.

    P. Herc. 1077: Anche in questo caso (cf. infra, P. Herc. 1677) non riporto le lettereche usualmente vengono adottate per designare le porzioni di questo papiro appartenentialluno o allaltrovolumen per evitare fraintendimenti.

    P. Herc. 1104 (olim P. Herc. 1114): Tra le scorze numerate P. Herc. 1104 e P. Herc.1114 avvenuto uno scambio di cartellini allinterno delle cornici. Lattuale P. Herc. 1104 parte del IV libro delDe rhetorica, mentre la scorza P. Herc. 1114 appartiene alDe pie-tate (cf. infra). Questo scambio, segnalato per la prima volta da DORANDI,Ricomposizione,p. 61 n. 18, deve essere avvenuto dopo il 1983, dal momento che ancora CAVALLO,Libricit., p. 34 riconosce nella scorza P. Herc. 1114 la stessa mano del P. Herc. 1673/1007. Peraltri dati rimando a JANKO,New Fragments cit., p. 48 e TRAVAGLIONE, Catalogo cit., ad loc.

    P. Herc. 244, 254, 1118: Per lappartenenza dei P. Herc. 244, 254 e 1118 al IV librodelDe rhetorica (Anonimo XI) cf. JANKO,New Fragments cit., p. 48. Lo studioso inseriscein questo gruppo anche il P. Herc. 391 la cui scrittura, al contrario, mi sembra che nonabbia attinenza con quella dellAnonimo XI e, in ogni caso, non potrebbe provenire dallostesso rotolo del IV libro delDe rhetorica poich nella cr. 2 si osserva la parte finale delrotolo (che gi possediamo nel P. Herc. 1673/1007) con tracce dellindicazione sticome-trica. CAVALLO,Libri cit., p. 34, includeva il papiro nel Gruppo G (nel quale si trovano i

    papiri vergati dallAnonimo X). Cf. anche W. SCOTT, Fragmenta Herculanensia. A De-scriptive Catalogue of the Oxford Copies of the Herculanean Rolls together with the Texts ofSeveral Papyri accompanied by Facsimiles, Clarendon Press, Oxford 1885, p. 25.

    P. Herc. 1491: Si tratta dei pzz. 9 e 12 della cr. 4. Cf. R. MACFARLANE/ G. DEL MA-STRO,Il PHerc. 1491, Cronache Ercolanesi, 37 (2007), pp. 111-123: 118 sqq.

    P. Herc. 224, 1077, 1677: Per i P. Herc. 224, 1077 (pezzi designati convenzional-mente con la lettera A) e 1677 (porzione A), cf. DORANDI,Ricomposizione cit., pp. 83 sqq.

    Anonimo XII: Qui riporto i papiri nellordine in cui dovrebbero susseguirsi allinternodei rotoli, anche se bisogna tenere presente che spesso, secondo il cosiddetto metodo De-lattre-Obbink (cf. DELATTRE,La Villa des Papyrus cit., pp. 116 sqq.), per ricostruire il ro-

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    48 Gianluca Del Mastro

    tolo bisogna intercalare i frammenti delluno e dellaltro numero che provengono da por-zioni diverse dello stesso cilindro.

    I papiri aggiunti in questa sede non erano stati inclusi da Cavallo nellelenco degli

    Anonimi, poich sono rappresentati solo da scorze (contenenti poche sequenze di lettere,cf.supra) e corredati da disegni. I P. Herc. 242 e 247 erano stati ricollegati al De pietategi da Bernardo Quaranta (Biblioteca Nazionale di Napoli, Archivio Officina PapiriB.XXII, fasc. 13). OBBINK, On Piety cit., p. 54 n. 1, ha dimostrato che i disegni possonoessere ricollegati alDe pietate, mentre le due scorze non appartengono a questovolumen,ma a un altro trattato (probabilmente di natura etica, cf.supra). Per quanto riguarda il P.Herc. 1788, lappartenenza ai papiri dello stesso gruppo del disegno napoletano V (fr. 9),dopo CRNERT (Kolotes cit., p. 19 n. 101), stata riaffermata da OBBINK, On Piety cit., p.54 n. 1, che ha ritrovato loriginale numerato oggi come P. Herc. 1114. Allo stesso modoESSLER (Rekonstruktion cit., p. 307) ha scoperto che la scorza numerata come P. Herc.440 corrisponde, in realt, a un pezzo del P. Herc. 242. Per altre e pi dettagliate infor-

    mazioni sui singoli pezzi, rimando a OBBINK, On Piety cit., pp. 54 sqq. e a TRAVAGLIONE,Catalogo cit., ad loc. (che, inoltre, ha rintracciato la scorza numerata come P. Herc. 437ritenuta perduta da OBBINK, On Piety cit., p. 54 n. 1). JANKO,New Fragments cit., p. 52,sospetta che anche le scorze numerate P. Herc. 1100 e 1104 siano state vergate dallo stes-so Anonimo XII.

    P. Herc. 1077: Sui pezzi catalogati come P. Herc. 1077 che devono essere corretta-mente assegnati alDe pietate, cf. OBBINK, On Piety cit., p. 54 n. 1.

    P. Herc. 1692: Per i P. Herc. 1602 fr. 5 e 1692 fr. 4 cf. JANKO,New Fragments cit., p. 52.

    Anonimo XIII: Cf. JANKO,Book One cit., p. 12 (lordine dei papiri nello schema rispettaquello dato dallo studioso nelledizione).

    Anonimo XIV, P. Herc. 238B: Cf. JANKO,New Fragments cit., pp. 40-41.

    Anonimo XVIII: Per la lettura del numero del libro del P. Herc. 873, cf. F. IPPOLITO,Al-cune considerazioni sul titolo finale del PHerc 873 (Filodemo, La conversazione), in M.CAPASSO (a cura di), Ricerche di papirologia letteraria e documentaria, Congedo, Lecce1998 (Papyrologica Lupiensia, 7), pp. 93-100. Il primo libro (che presenta una diversamano di scrittura) stato da me individuato nel P. Herc. 1399 (cf. G. DEL MASTRO,Il P.Herc. 1399: il primo libro del di Filodemo, in GAGOS [ed.],Proceedings of the25th Congress of Papyrology cit., pp. 165-170). Il P. Herc. 873 sembra essere stato ver-

    gato dalla stessa mano del P. Herc. 1142 (CAVALLO,Libri cit., pp. 37, 45, 53, 75), anche senei pezzi di questultimo papiro il calamo utilizzato avrebbe una punta pi sottile. In ognicaso, allo stato attuale della ricerca, non posso affermare con sicurezza che essi proven-gano dallo stessovolumen originario: anche se in entrambi i papiri osserviamo il marginesuperiore, solo la corretta misura delle sezioni e lo studio del contenuto potr confermareo smentire se essi appartenessero allo stesso rotolo. Erroneamente avevo ricollegato que-sto papiro allo stesso rotolo formato dai P. Herc. 57, 97 e 1814 (G. DEL MASTRO,Papiri Er-colanesi vergati da pi mani, Segno e Testo, 8 [2010], pp. 3-66: 11 n. 46).

    Anonimo XIX: Lipotesi che questi papiri provenissero dallo stesso rotolo era gi stataavanzata con decisione da MANGONI, Poetica cit., pp. 32-33, sulla scia di C. JENSEN,Phi-

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    Filosofi, scribi eglutinatores: i rotoli della Villa dei Papiri di Ercolano 49

    lodemos. ber die Gedichte, fnftes Bch, Weidmann, Berlin 1923, p. 94 e N.A. GREEN-BERG, The Poetic Theory of Philodemus (diss. Harvard 1955), Garland Publishing, NewYork 1990, pp. 120 sqq. Anche per questo papiro (come per i papiri della copia che ho

    definito convenzionalmente B del IV libro delDe rhetorica) possiamo affermare che lapresenza di notevoli errori e correzioni e la minore accuratezza della trascrizione, rispet-to al P. Herc. 1538, che tramanda una seconda copia dello stesso trattato, lasciano ipotiz-zare che in unvolumen fosse contenuta tutta lopera in unedizione non definitiva, mentreil P. Herc. 1538 doveva contenere unedizione definitiva, suddivisa, per ragioni pratiche,in due tomi. Sullasubscriptio del P. Herc. 1538 cf. M. GIGANTE, Soscrizioni Ercolanesi, inH. HARRAUER/ R. PINTAUDI (Hrsg.), Gedenkschrift Ulrike Horak (P.Horak), Gonnelli, Fi-renze 2004 (Papyrologica Florentina, 34), pp. 283-284.

    Anonimo XX, P. Herc. 232, 426: Lappartenenza di questi due papiri al I libro delDerhetorica (Anonimo XX) stata suggerita a JANKO,New Fragments cit., p. 48 e n. 149, da

    D. Blank (diversamente da DORANDI,Ricomposizione cit., pp. 82-83 che li assegnava al IVlibro, edizione A). CAVALLO,Libri cit., p. 46, aveva compreso il P. Herc. 232 tra i papirivergati dallAnonimo XXVII. Ringrazio Mariacristina Fimiani per aver discusso con mequesto punto.

    P. Herc. 453: JANKO,New Fragments cit., p. 50 ricollega questo papiro al IV libro delDe rhetorica, Anonimo XXVII (cf. LONGO AURICCHIO, Osservazioni cit, p. 149).

    P. Herc. 250, 398, 1601, 1612: DORANDI, Ricomposizione cit., p. 74, aggiunge i P.Herc. 398 e 1601 contrassegnandoli con un asterisco che indica che lattribuzione allostesso rotolo, dal momento che i papiri sono particolarmente lacunosi, resta dubbia. DaCAVALLO (Libri cit., p. 45) erano stati contrassegnati con asterisco i P. Herc. 250 e 1612(questultimo resta accompagnato dallasterisco anche in DORANDI, Ricomposizione cit.,pp. 74 sg., il quale, per, offre sufficienti motivazioni affinch possa essere ritenuto unaporzione di questo libro delDe rhetorica).

    Anonimo XXI, P. Herc. 1670 (Mano B): Cf. DEL MASTRO,Mani cit., p. 20 sqq. De rhe-torica: T. DI MATTEO, Filodemo, Retorica, Libro incerto, PHerc. 1669. Edizione, traduzio-ne e commento, tesi di dottorato, Napoli 2000, p. 33, ha letto nellasubscriptio, sotto il no-me dellautore e il titolo dellopera, tracce di unasta (che purtroppo si trovano in una frat-tura) riconducibili a uno iota (decimo libro). Sullattribuzione di questi papiri allo stessolibro delDe rhetorica, cf. DORANDI,Ricomposizione cit., pp. 85 sqq. Solo per il P. Herc. 473lo studioso pone cautamente un asterisco (aggiunto anche da CAVALLO,Libri cit., p. 45). A

    questo papiro e a questo Anonimo ho assegnato anche i frr. 30-30* del P. Herc. 1670 (DELMASTRO,Mani cit., p. 26). Lidentit di mano con il P. Herc. 1669 era gi stata ipotizzatada M. CAPASSO,I papiri ercolanesi opistografi, in S. RUSSO (a cura di),Atti del V CongressoNazionale di Egittologia e Papirologia, Istituto Papirologico G. Vitelli, Firenze 1997, pp.5-25: 20. Cf. infra per la parte di questo papiro copiata dallAnonimo XXV. Sullapparte-nenza della scorza P. Herc. 220 a questo libro delDe rhetorica cf. LONGO AURICCHIO, Os-servazioni cit., pp. 138-142.

    Anonimo XXII: Per i papiri aggiunti a questo gruppo cf. DORANDI,Ricomposizione cit., p.79 e, particolarmente per il P. Herc. 455, cf. JANKO,New Fragments cit., pp. 66-67, cheaggiunge un disegno oxoniense (VI 1576, O 435) non precedentemente identificato. Lo

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    stesso studioso (JANKO,New Fragments cit., p. 78) nota che anche i P. Herc. 436, 462 e473 sono vergati dallo stesso scriba, anche se non ci sono ancora elementi sufficienti perpoter riconnettere queste scorze allo stessovolumen del III libro delDe rhetorica.

    Anonimo XXIII: Gli altri papiri dello stessovolumen sono stati accorpati da DORANDI,Ricomposizione cit., p. 77. JANKO, New Fragments cit., p. 64, su indicazione di DavidBlank, pone dubbiosamente in questo gruppo anche il P. Herc. 435 (su questo papiro cf.anche DORANDI,Ricomposizione cit., p. 86).

    Anonimo XXIV: Il titoloDe insania era stato congetturato da CRNERT,Kolotes cit., p.108 n. 507, seguito da D. BASSI,Notizie di Papiri Ercolanesi inediti, Rivista di Filologiae di Istruzione Classica, 4 (1917), pp. 457-466 (part. pp. 458 e 465) sulla base della pre-sunta esistenza, nella seconda linea dellasubscriptio, delle lettere ([]). Pi re-centemente A. TEPEDINO, Un frammento di Metrodoro di Lampsaco in Filodemo (PHerc.57, col. 3), Cronache Ercolanesi, 38 (2008), pp. 103-108, ha rimesso in discussionelattribuzione del trattato alloperaDe insania sulla base del contenuto e della lettura, nel-la seconda linea del titolo, della sequenza . [] []. [ ......

    P. Herc. 1814: Ho ipotizzato che i P. Herc. 97, 57, 1814 potessero far parte dello stes-sovolumen originario, cf. G. DEL MASTRO, Osservazioni bibliologiche e paleografiche su al-cuni papiri ercolanesi, Cronache Ercolanesi, 39 (2009), pp. 283-299: 294 n. 76.

    Anonimo XXV, P. Herc. 1670 (Mano A): Cf. M. FERRARIO, Filodemo Sulla provviden-za? (PHerc. 1670), Cronache Ercolanesi, 2 (1972), pp. 67-94. Precedentemente (DELMASTRO,Mani cit., pp. 12 n. 54 e 21 sqq.) avevo solo ipotizzato che lAnonimo XXV fos-

    se lo scriba del pezzo 21 del P. Herc. 1670 e dei pezzi 1-2 del P. Herc. 1669 (che appar-tengono ancora al rotolo delDe providentia).P. Herc. 1669 (Mano B): Sullipotesi che questo libro sia il decimo dellopera, cf.su-

    pra. A questa mano e a questo rotolo si pu attribuire anche il fr. 21 del P. Herc. 1670 (cf.DEL MASTRO,Mani cit., pp. 23 sqq.).

    De vitiis I (De adulatione): Per uno schema chiaro dei papiri che compongono que-sto trattato rimando a M. CAPASSO,Les livres sur la flatterie dans le De vitiis de Philodme,in C. AUVRAY-ASSAYAS/ D. DELATTRE (ds.), Cicron et Philodme. La polmique en philo-sophie, Paris 2001, pp. 179-194, e soprattutto a ID.,Per una ricostruzione del De vitiis diFilodemo, in GAGOS (ed.),Proceedings of the 25thInternational Congress cit., pp. 98-104.Sul P. Herc. 223 cf. CAPASSO,Per una ricostruzione cit., p. 101; sul P. Herc. 1082 cf. an-

    che JANKO,New Fragments cit., pp. 74 sqq. Riconduco il P. Herc. 1092 a questo papiroper la prima volta, anche se CAVALLO,Libri cit., p. 45, lo aveva gi ritenuto opera dellA-nonimo XXV. Il papiro era stato solo citato da Bassi tra i Papiri disegnati (cf. D. BASSI,Papiri Ercolanesi disegnati, Rivista di Filologia e di Istruzione Classica, 41, 3 [1913],pp. 427-464: 455). Il testo sar studiato da M. Capasso nellambito delledizione com-plessiva dei libri sulla.

    De vitiis II (De adulatione): Cf. CAPASSO,Per una ricostruzione cit., p. 101. Il P. Herc.1457 costituisce lunico caso ercolanese in cui abbiamo ancora superstiti e conservati conlo stesso numero il titolo iniziale e finale di uno stesso rotolo. Cf. M. C APASSO,I titoli neipapiri ercolanesi II: Il primo esempio di titolo iniziale in un papiro ercolanese (PHerc.1457), Rudiae, 7 (1995), pp. 103-111 e infra.

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    De vitiis (De pecuniae aviditate): molto probabile che tutti questi papiri faccianoparte di un unicovolumen (cf. CAPASSO,Per una ricostruzione cit., pp. 102-104) di cui il P.Herc. 253 costituirebbe la parte iniziale (compare, infatti, il titolo iniziale, cf. M. CAPAS-

    SO,I titoli nei Papiri Ercolanesi. IV: altri tre esempi di titoli iniziali, in CAPASSO [a cura di],Ricerche di papirologia letteraria cit., pp. 42-73: 59-65) e il P. Herc. 896 la parte finale(si legge, infatti, lasubscriptio in caratteri distintivi, cf. infra). Questa ipotesi stata re-centemente confermata da JANKO,New Fragments cit., pp. 53-54, che ha trovato una cor-rispondenza tra il fr. 15 del P. Herc. 1090 e il fr. 1 O (si tratta dellapografo oxoniense VI1579) del P. Herc. 253 (cf. LONGO AURICCHIO, Osservazioni cit., pp. 144-148). P. Herc.415: Questo papiro non fu preso in considerazione da CAVALLO (Libri cit.) poich sono su-perstiti solo due disegni napoletani e una scorza in cui si fatica a vedere pochissime trac-ce di inchiostro. Pi recentemente T. DORANDI/ E. SPINELLI, Un libro di Filodemo Sulla-varizia?, Cronache Ercolanesi, 20 (1990), pp. 53-59, hanno cautamente suggerito chepotesse far parte di questo stesso rotolo delDe vitiis (cf. anche CAPASSO,Per una ricostru-

    zione cit., p. 102). P. Herc. 1077: Cf. T. DORANDI, Fragmenta Herculanensia inedita,Zeitschrift fr Papyrologie und Epigraphik, 71 (1998), pp. 43-50: 47-48. Lo studiosoha rilevato che sotto il numero 1077 sono conservati pezzi provenienti da almeno quattropapiri, e almeno tre di questi pezzi potrebbero appartenere alDe pecuniae aviditate. T. DO-RANDI/ E. SPINELLI,Ancora su PHerc. 1077, fr. B, Zeitschrift fr Papyrologie und Epi-graphik, 77 (1989), p. 12, hanno messo in evidenza che i pezzi 3, 4, 1 (questo lordinecorretto dei pezzi che, nella numerazione originaria, corrispondono ai pzz. 8, 10, 12) so-no in realt tre pezzi del P. Herc. 1090 ritenuti perduti, mentre il pezzo 2 (pz. 9 della nu-merazione originaria), in cui si legge la sequenza [, potrebbe appartenere, piverosimilmente, a un libro, copiato ancora dallAnonimo XXV, sulladulazione dello stes-so trattatoDe vitiis. P. Herc. 253, 1090: Su questi papiri rimando a JANKO,New Frag-ments cit., pp. 53 e 55 e, in particolare, a LONGO AURICCHIO, Osservazioni cit., pp. 144-148e 152-154.

    P. Herc. Paris. 2: Su questo papiro, cf. infra.P. Herc. 353: Conserva la parte superiore di un rotolo (si vede il margine superiore

    ampio circa 2,5 cm), fu svolto nel 1804 ed sistemato in quattro cornici. La parte finalesi conserva nella cr. 3. Non si osservano tracce dellasubscriptio che doveva trovarsi nellaporzione sottostante rispetto a quella che conserviamo. CRNERT (Kolotes cit., p. 108 n.507), sulla base della lettura del termine nellapografo del fr. III, pens che potes-se trattarsi del di Filodemo. Sono pochissime le sequenze di lettere che oggisi possono leggere combinando lanalisi delloriginale e delle immagini multispettrali.

    P. Herc. 1419: In un primo momento (DEL MASTRO,Il PHerc. 1419 cit., p. 88) avevopensato che la scrittura dei pzz. 2 e 3 potesse essere avvicinata a quella del IV libro Demusica di Filodemo. La pi recente analisi mi permette di affermare che anche questi pez-zi sono vergati dallo stesso Anonimo XXV sebbene non si riescano a leggere sequenze si-gnificative per poter cercare di ricollegarli a qualche opera conosciuta. Su questo papirocf. anche JANKO,New Fragments cit., p. 89. Sui P. Herc. 110 e 140 cf. infra.

    Anonimo XXVI: Questo lordine dei pezzi ricostruito da D. Delattre nella sua edizione deltrattato filodemeo (DELATTRE, Sur la musique cit.). Dal punto di vista grafico ho avvicinatoquesta mano di scrittura alla prima mano che si vede nei primi frammenti del P. Herc. 1050contenente il IV libro delDe morte di Filodemo (cf. DEL MASTRO,Mani cit., p. 35 n. 175).

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    P. Herc. 225: Bisogna ricordare che il fr. 7 del P. Herc. 225 stato erroneamente con-servato insieme a questo papiro, ma proviene, con ogni probabilit, da un rotolo del Derhetorica (cf. DEL MASTRO,Il Catalogo descrittivo cit.,Appendice I, p. 220).

    Anonimo XXVII: Sul rapporto tra questa copia e quella conservata nel rotolo vergato dal-lAnonimo XI, cf.supra. Rispetto a quanto detto da CAVALLO,Libri cit., p. 46, manca quiil P. Herc. 232 assegnato da David Blank allAnonimo XX (cf. supra). Cf. DORANDI,Ri-composizione cit., p. 82 e JANKO,New Fragments cit., pp. 27-29. Lo studioso (New Frag-ments cit., pp. 71-73) ha ricollegato a questo rotolo anche il P. Herc. 220. Di parere con-trario LONGO AURICCHIO, Osservazioni cit., pp. 139-140.

    P. Herc. 245: Il papiro fu attribuito alDe vitiis da W. CRNERT,Memoria Graeca Her-culanensis, Teubner, Lipsiae 1903, p. 3. Successivamente T. DORANDI, Due edizioni del IVlibro della Retorica di Filodemo, Zeitschrift fr Papyrologie und Epigraphik, 81 (1990),pp. 33-35, seguendo S. SUDHAUS,Philodemi Volumina Rhetorica cit., II, pp. 176-178, ha

    confermato lappartenenza alDe rhetorica (cf. anche DORANDI,Ricomposizione cit., p. 82).Tre disegni oxoniensi (per due dei quali esiste anche il rispettivo apografo napoletano gipubblicato da Sudhaus) sono stati rintracciati da JANKO (New Fragments cit., pp. 49-51).

    Anonimo XXVIII, P. Herc. 207: Per una dettagliata descrizione paleografica, rimandoa JANKO,Books 3-4 cit., pp. 174-183.

    P. Herc. 986, 1275: Per la bibliografia sul P. Herc. 986 rimando a cit., ad loc.Il P. Herc. 1275 stato creduto a lungo un papiro delDe poematis, ma recentemente JANKO(Book One cit., p. 13 n. 1) ha rimesso in discussione questa attribuzione. Cf. anche infra.

    4. Gli Anonimi XXI e XXV: un laboratorio di scrittura?

    Lattivit di questi due scribi costituisce un caso particolare, poich possibiledimostrare che essi copiarono pivolumina e, soprattutto, trascrissero in comu-ne almeno due rotoli.

    Recentemente, nel corso di un lavoro sui papiri ercolanesi vergati da pi ma-ni48, mi capitato di imbattermi nellinteressante caso del P. Herc. 1669, in cuigli Anonimi XXI e XXV non si sono alternati una sola volta, come si pensava, ma,secondo quanto emerge dallesame dei pezzi che oggi possediamo, almeno duevolte. Lo sviluppo di questa ricerca mi ha portato a dimostrare che gli stessi duescribi lavorarono insieme per copiare anche un altro rotolo (P. Herc. 1670) e, inol-tre, uno dei due, il cosiddetto Anonimo XXV, si occup anche del lavoro di tra-scrizione di unintera opera filodemea in pi libri, il trattato Sui vizi e le virt con-

    48 DEL MASTRO, Mani cit. Sui papiri greco-egizi vergati da pi mani rimando allimportante lavoro diL. DEL CORSO, in M. DAGOSTINO e P. DEGNI (a cura di),Pratiche collettive di scrittura nel mondo ellenisti-co: spunti per una prima valutazione, in Alethes Philia. Studi in onore di Giancarlo Prato, Spoleto 2010(Collectanea, 23), pp. 341-364.

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    trapposte. Infatti, anche nella mano che si alternata con lAnonimo XXI alla co-pia del libro delDe rhetorica contenuto nel P. Herc. 1669, possiamo riconoscerelAnonimo XXV49, uno degli scribi pi noti tra quelli ercolanesi. La scritturaappartiene al Gruppo P Cavallo, caratterizzato da tracciato rigido, a linee dal-lo spessore pi o meno pastoso. Anche se questa scrittura non presenta apica-ture, si notano trattini di coronamento fugacemente e disorganicamente accen-nati50. Solophi epsi debordano dal sistema bilineare, mentre le altre lettere simantengono entro le due rettrici. Questa mano pu essere datata al I sec. d.C.51

    Nel P. Herc. 1669, la mano A (Anonimo XXI Cavallo) e la mano B (AnonimoXXV) si danno il cambio la prima volta a livello del pezzo numerato 28 della cr.3 del P. Herc. 1669 (quindi in un punto ancora lontano dalla fine del rotolo)52;la seconda a col. XXIII 24 Sudhaus. Anche lultima colonna del rotolo copia-

    ta dallAnonimo XXI, ma questa volta lo scriba (o un restauratore, non possia-mo dirlo) ha letteralmente tagliato lultima colonna (che verosimilmente erastata copiata ancora dalla mano B, Anonimo XXV) e ha aggiunto un nuovo su cui ha poi trascritto nuovamente il testo53. Non possiamo dire se sitratti di un semplice restauro (lultimo era il pi estenuato e quindi ce-ra stata la necessit di sostituirlo) o se la mano B aveva commesso qualche er-rore di troppo tanto da costringere la mano A a ripulire il lavoro ricopiando so-lo lultima colonna, ma quello che pi interessa la nostra indagine questa dia-lettica dei processi di produzione del libro, in un laboratorio di scrittura specia-lizzato (si tratta di professionisti della copia) in cui pi scribi collaborano a unostesso progetto editoriale.

    Questi due scribi, infatti, si alternarono anche nella copia del P. Herc. 1670che contiene una copia delDe providentia di Filodemo: lAnonimo XXV ha co-piato alcune porzioni del rotolo54, mentre unaltra mano, che vediamo nella mag-gior parte dei pezzi oggi superstiti, sembra essere quella dellAnonimo XXI, lostesso scriba che, come abbiamo visto, ha lavorato a gran parte della copia delP. Herc. 1669 delDe rhetorica.

    49 Sui papiri vergati da questo scriba cf. anchesupra e infra.50 CAVALLO,Libri cit., p. 41.51 Cf. in particolare DEL MASTRO,Mani cit., p. 59 e n. 341. A conferma di questa datazione possiamo

    anche ricordare quanto afferma CAVALLO,Libri cit., pp. 54 sg., secondo il quale Con le scritture del grup-po P si di fronte a mani caratterizzate da una semplicit di tracciato e da una sobriet di stile (manca-no o risultano estremamente ridotte rifiniture decorative) che tra i papiri letterari greco-egizi non paionomanifestarsi anteriormente al tardo I sec. d.C..

    52 Si tratta del fr. 17 Ferrario (M. FERRARIO, Frammenti del V libro della Retorica di Filodemo(PHerc. 1669), Cronache Ercolanesi, 10 [1980], pp. 55-124).

    53 Cf. DEL MASTRO,Mani cit., pp. 14-15.54 Due dei quali (pzz. 1 e 2) finiti proprio insieme ai pezzi del P. Herc. 1669. Cf. DEL MASTRO,Mani

    cit., pp. 9 sqq. esupra, Tabella ad P. Herc. 1669 e 1670.

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    LAnonimo XXV si incaric di copiare anche altre importanti opere di Filo-demo: oltre al gi citato libro del , ricopi anche il (P. Herc. 1424 [tav. 3]), il (P. Herc. 1008) e anco-ra altri due libri dello stesso trattato conservati rispettivamente nelP. Herc. 896, che verte con ogni probabilit sulla 55, il P. Herc. 1457,sulla e il P. Herc. 1675, che fa parte dello stesso gruppo Sulladula-

    zione.Sempre lo stesso Anonimo XXV ha vergato il P. Herc. Paris. 2. Con questa

    sigla viene designato uno dei sei papiri donati a Napoleone Bonaparte nel 1802e che, svolto a Napoli nel 198556, solo di recente tornato a Parigi, allInstitutde France57. Anche questo papiro, con ogni probabilit, fa parte della stessa ope-ra Sui vizi e le virt contrapposte, , e

    conterrebbe il libro dellopera dedicato alla , alla calunnia. Questo te-sto particolarmente interessante poich stato letto, nelle colonne finali, il no-me di Virgilio e di altri poeti della cerchia augustea58.

    A partire da questi dati, possiamo affermare che lAnonimo XXV ha tra-scritto tutti i libri delDe vitiis. Lo stesso Anonimo ha copiato anche il P. Herc.671: lappartenenza di questo papiro al trattato De signis di Filodemo an-cora incerta, anche se non improbabile, poich se vero che in un solo fram-mento compare chiaramente il termine 59, nella porzione finale sileggono alcune lettere, che potrebbero restituire il titolo ][][60.

    Lunico papiro che stato tradizionalmente assegnato alDe vitiis e che nonsarebbe vergato dallAnonimo XXV (pur essendo stato incluso da Cavallo nellostesso gruppo P) il P. Herc. 1017, che contiene un trattato il cui argomento sem-bra essere la tracotanza ( ). Ma recentemente Karamanolis, pur con-fermando la possibile paternit filodemea e mettendo in rilievo che il tema del-

    55 CAPASSO, Titoli IVcit., pp. 59-65. Cf. anche CAPASSO, Flatterie cit., p. 194.56 Cf. G. DEL MASTRO,Il Catalogo descrittivo cit.,Appendice II, pp. 220 sqq.57 Cf. D. DELATTRE,Le retour du Papyrus dHerculanum de Paris 2 lInstitut de France: un rouleau

    picurien indit en 279 fragments, Comptes rendus de lAcadmie des Inscriptions et Belles-Lettres,(2004), pp. 13511391.58 Cf. M. GIGANTE/ M. CAPASSO,Il ritorno di Virgilio a Ercolano, Studi italiani di filologia classica,

    s. III, 7 (1989), pp. 3-6; M. GIGANTE,La brigata virgiliana ad Ercolano, in M. GIGANTE (a cura di), Virgi-lio e gli Augustei, Giannini, Napoli 1990, pp. 7-22.

    59 Si tratta del fr. 4, linea 4, pubblicato da W. CRNERT,Die des Chrysippos und dieuebrigen Papyri logischen Inhalts aus der herculanensischen Bibliothek, Hermes, 36 (1901), pp. 548-579 (= W. CRNERT, Studi Ercolanesi cit., pp. 63-101).

    60 Su questo papiro rimando a M. CAPASSO,PHerc. 671: un altro libro De signis?, Cronache Erco-lanesi, 10 (1980), pp. 125-128 e, in particolare sulla subscriptio, a R. WITTWER,Noch einmal zur sub-

    scriptio von Philodems sogenanntem De signisP. Herc. 1065, in B. Palme (Hrsg.),Akten des 23. Interna-tionalen Papyrologenkongresses, Verlag der sterreichischen Akademie der Wissenschaften, Wien 2007(Papyrologica Vindobonensia, 1), pp. 743-747: 747.

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    Filosofi, scribi eglutinatores: i rotoli della Villa dei Papiri di Ercolano 55

    la molto presente nei frammenti leggibili del trattato, ha messo in dub-bio che lopera possa essere ascritta con sicurezza al complessoDe vitiis61.

    Possiamo riassumere questi dati, affermando che lAnonimo XXV non solofu incaricato di copiare tutta lopera Sui vizi e le virt contrapposte, ma che co-pi un libro, probabilmente appartenente alDe signis, partecip alla copia di unlibroDe providentia e unoDe rhetorica, alternandosi nel lavoro di trascrizionecon un altro scriba che alla fine del rotolo ricompare nellultima colonna, ta-gliata e sostituita. Questultima mano, quella dellAnonimo XXI, oltre a parteci-pare alla copia dei due libri in cui compare la mano dellAnonimo XXV, ha co-piato anche un altro importante libro delDe rhetorica, il settimo, tramandato dalP. Herc. 100462.

    5. Altri papiri vergati dallAnonimo XXV

    A questo punto non difficile pensare che anche altri papiri, in cui Cavallo hariconosciuto la mano dellAnonimo XXV63, provengano da rotoli ricollegabili auna di queste opere: in particolare mentre i P. Herc. 222, 253, 465, 1082, 1077,1089, 1613, 1643 sono gi stati identificati come appartenenti al complesso del

    De vitiis, costituendo parti esterne che, come ho premesso, venivano staccate daimidolli per rendere possibile lo srotolamento di questi ultimi con la macchina

    del Piaggio64

    , un esame pi attento si impone per i P. Herc. 110, 140 e 109265

    ,che sono ancora copiati dallo stesso scriba66 e non sono stati ancora sufficiente-mente studiati.

    61 G. KARAMANOLIS,Philodemus, ? (PHerc. 1017). New Readings and the PhilodemeanConception of Hybris, Cronache Ercolanesi, 35 (2005), pp. 103-110: 110. DELATTRE,La Villa des Papy-rus cit., p. 77 ricollegava questo trattato allopera mentre nellintroduzione alledizione delIV libroDe musica (DELATTRE, Sur la musique cit., p. XLIX) lo includeva nel gruppo di papiri appartenen-ti a unopera (sulla scia di T. DORANDI, Filodemo: gli orientamenti della ricerca attuale, Auf-stieg und Niedergang der rmischen Welt 36.4/1990, pp. 2328-2367: 2349 sg. e M. ERLER,Epikur DieSchule Epikurs Lukrez, in Grundriss der Geschichte der Philosophie, vllig neubearbeitete Ausgabe:Die

    Philosophie der Antike, Hrsg. von H. FLASHAR, Bd. 4/1 Die Hellenistische Philosophie, Schwabe & Co.AG, Basel 1994, pp. 29-490: 323) non attestata (cf. in proposito CAPASSO,Per una ricostruzione cit., pp.97-98 e n. 5).

    62 A proposito rimando a G. DEL MASTRO,Il PHerc. 1004: Filodemo, De rhetorica VII, Zeitschrift frPapyrologie und Epigraphik, 182 (2012), pp. 131-133, in cui ho letto, per la prima volta, tracce delloze-ta del numerale del libro alla fine del rotolo.

    63 CAVALLO,Libri cit., p. 46.64 Per notizie particolareggiate su questi pezzi rimando a cit., ad loc.65 Tralascio in questa sede la trattazione dei due pezzi del P. Herc. 1419 vergati dallAnonimo XXV

    per i quali sono leggibili poche sequenze di lettere (cf.supra).66 G. RANOCCHIA,Aristone, Sul modo di liberare dalla superbia nel decimo libro del De vitiis di Filo-

    demo, Olschki, Firenze 2007, p. 232, afferma che la mano dellAnonimo XXV la stessa identificabile

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    56 Gianluca Del Mastro

    Il P. Herc. 140 contiene la porzione pi interna di un rotolo (si intravede laparte finale contraddistinta da sezioni ampie pochi centimetri, ma purtroppo nonsi leggono tracce del titolo e anche il testo sembra molto compromesso). Il P.Herc. 1092, come ho gi accennato, una scorza in tre pezzi corredata da tre di-segni; nel disegno del fr. 1 (di cui non esiste loriginale) alla linea 4 si legge di-stintamente 67. Questo indizio ci permette di pensare che il papiropotesse far parte di uno dei due libri De vitiis sulladulazione. Il P. Herc. 110[tav. 4], infine, presenta in ogni pezzo sezioni ampie 3-4 cm che possono farcipensare che esso costituisse la parte che precedeva un midollo (ma forse non lapi esterna). Anche in questo caso, sono poche le parole leggibili. In particola-re nel pezzo 2 della prima cornice si osservano le tracce di due linee di scrittu-ra68:

    ][][

    Secondo un fenomeno molto frequente nei papiri ercolanesi, un piccolo pez-zo, proveniente dallo stesso strato, durante le operazioni di svolgimento, si staccato dal livello di base. Lo possiamo vedere sulla stessa rettrice immagina-ria, rispetto alla seconda linea che abbiamo letto. Si tratta, infatti, di quello chenel linguaggio tecnico della papirologia, e pi in particolare della papirologiaercolanese, si definisce come un sovrapposto69. Esso si trova, come normale,

    due sezioni pi indietro rispetto allo strato che stiamo analizzando. Per defini-zione un sovrapposto va spostato due sezioni pi avanti, affinch possa esserereinserito nella met del cilindro da cui proviene. Per ricollocare un sovrappo-sto necessario misurare lampiezza di una sezione: nel caso specifico questamisura identificabile a partire dalle fratture che si vedono chiaramente in bas-so, nella parte destra dellimmagine70.

    nelle soscrizioni diPHerc. 110,PHerc. 140,PHerc. 222,PHerc. 253,PHerc. 465,PHerc. 671,PHerc. 896,PHerc. 1077 (pezzi 8-10, 12),PHerc. 1082,PHerc. 1089,PHerc. 1092,PHerc. 1424,PHerc. 1457,PHerc.1613,PHerc. 1643, PHerc. 1675. Ma bisogna ricordare che nei P. Herc. 110, 140, 465, 1077, 1082,1089, 1092, 1613 e 1643 non compare alcun titolo.

    67 Cf.supra.68 MSI 05817.69 Su sovrapposti e sottoposti nei papiri ercolanesi rimando a M.L. NARDELLI,Ripristino topografico di

    sovrapposti e sottoposti in alcuni papiri ercolanesi, Cronache Ercolanesi, 3 (1973), pp. 104-111.70 possibile definire la sezione come una porzione di papiro compresa tra due fratture consecutive

    generatesi a causa dello schiacciamento del rotolo. Nel caso le fratture non siano evidenti, anche i fori ele lacune pi facilmente identificabili (dette danni solidali) possono costituire una guida nella deter-minazione delle sezioni. Pi sezioni (due se lo schiacciamento avvenuto in modo uniforme e il rotolo eraavvolto in maniera pi o meno regolarmente cilindrica) corrispondono a una voluta. Le volute hannounampiezza decrescente a mano a mano che ci si avvicina alla fine del rotolo, nella parte pi interna. La

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    Filosofi, scribi eglutinatores: i rotoli della Villa dei Papiri di Ercolano 57

    In questo piccolo frustulo leggiamo le lettere alpha e rho. Esso, spostato duesezioni pi avanti, permette il completamento del nome di Aristofane. A questopunto, possibile integrare la sequenza di lettere della linea precedente, otte-nendo (come unica possibilit) il verso 753 delleNuvole del commediografo ate-niese71:

    ] [-

    ; ] [][

    Tra la fine della citazione e il nuovo periodo con il nome di Aristofane (dopoil quale potremmo pensare che ci fosse un verbo di dire) si potrebbe congettu-rare la presenza di unvacuum di circa due lettere cos come spesso accade nei

    papiri ercolanesi.In questa scena Strepsiade presenta a Socrate lastuto espediente per non pa-

    gare i debiti del figlio grazie al , il tirare gi la luna, ope-rato da una maga di Tessaglia che successivamente avrebbe permesso di chiu-derla in un astuccio, come uno specchio72. A questo punto Socrate chiede qua-le sia il vantaggio di questa operazione ( ;). Stre-psiade risponde che se la luna non potr sorgere sar impossibile pagare gli in-teressi mensili73.

    Lespressione tirare gi la luna, variamente studiata, doveva essere ben no-

    ta a Filodemo che la us anche unaltra volta nel P. Herc. 1078/1080 (De rheto-rica), con una diversa connotazione, per affermare che labbandono della filoso-fia per dedicarsi allattivit oratoria equivale ad attirare su se stessi il male. Ec-co il passaggio nella rinnovata lettura e traduzione che ne ha dato Tiziana DiMatteo74:

    misura di questo scarto dipende da come il rotolo era stato avvolto al momento della sua ultima lettura.In media, nei papiri ercolanesi, da una voluta a quella pi interna si ha uno scarto di circa 1 mm (cf. an-che ESSLER,Rekonstruktion cit., pp. 287 sqq.).

    71 Per una panoramica delle citazioni di Aristofane in Filodemo, cf. M. CAPASSO,Aristofane nei Papi-ri Ercolanesi, in CAPASSO/ MESSERI/ PINTAUDI (a cura di),Miscellanea Papyrologica cit., I, pp. 43-57.

    72 A. STRAMAGLIA (Res inauditae, incredulae. Storie di fantasmi nel mondo greco-latino, Levante, Ba-ri 1999, p. 262) ha giustamente osservato che il far discendere la luna era unoperazione di repertorioper si pu dire chiunque si dichiarasse addentro alle arti magiche; le testimonianze sono quindi co-piosissime, dal V a.C. in poi. Al volume dello studioso rimando anche per la ricca bibliografia sullar-gomento.

    73 Su questa battuta di Aristofane cf. anche il commento di G. Guidorizzi in G. GUIDORIZZI/ D. DELCORNO,Aristofane. Le nuvole, Fondazione Lorenzo Valla, Milano 1996, pp. 283-284.

    74 Fr. XVII 8-13, p. 157 SUDHAUS II. Cf. T. DI MATTEO, Filodemo: La politica come Tirare gi la lu-na, Cronache Ercolanesi, 32 (2002), pp. 239-243.

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    58 Gianluca Del Mastro

    [ |], . []| [,]| [ ] | [ ]| [.

    Sicch conviene filosofare, non esercitare larte oratoria. , infatti, insen-sato, come appunto il tirare gi la luna verso di s, diventando infelice.

    LeNuvole di Aristofane doveva essere una commedia cara al filosofo di Gada-ra: questi, infatti, ne cit il v. 362 anche nella colonna XXI Jensen del P. Herc.100875, che, come abbiamo gi detto, contiene il libro Sulla superbia, ossia il X li-bro del complesso Sui vizi e le virt contrapposte. In questa sezione del libro, de-dicata al tipo dellaltezzoso (), una sottocategoria del (colui che ostenta grandiosit), Filodemo riporta lironica descrizione che Ari-stofane fa di Socrate, una cui caratteristica il , il pavoneggiarsi

    dandosi arie e gettando gli occhi a destra e a sinistra76

    . Un riferimento ai vv. 961-980 della stessa commedia (a proposito del ricorso degli antichi a degli effetti divoce contrastati, ) si legge nel IV libroDe musica77.

    Dal momento che la citazione filodemea, nel nostro caso, si riferisce a un con-testo in cui Aristofane78 affronta il tema dellamore per il denaro, non impos-sibile che il P. Herc. 110 possa essere riconducibile alla parte sulla dello stesso trattato Sui vizi che, come abbiamo visto, stata copiata dallo stes-so Anonimo XXV79.

    6. Glutinatores al lavoro sulDe vitiis e su altri rotoli ercolanesi

    Alcuni anni fa, partendo da uno studio condotto da Mario Capasso, che in al-cune scorze (parti iniziali) di rotolo aveva rintracciato i titoli iniziali80 corri-spondenti ad alcuni midolli (parti pi interne dei rotoli) svolti con la macchinadi Piaggio81, ho avviato una ricerca su alcunivolumina ercolanesi che presenta-

    75 Col. XXI 13-37 JENSEN, cf. CAPASSO,Aristofane cit., pp. 54-55 e RANOCCHIA,Aristone cit. pp. 274 e

    344-345.76 Su questo passaggio cf. anche M. GIGANTE,Aristone di Ceo e Aristofane in Filodemo, Studi italia-

    ni di filologia classica, 93 (2000), pp. 146-148.77 DELATTRE, Sur la musique cit., pp. 244 e 423-424. Si veda in proposito anche W.B. HENRY,New Rea-

    dings in Philodemus, On Music 4, Zeitschrift fr Papyrologie und Epigraphik, 175 (2010), pp. 43-44.78 interessante notare che il nome di Aristofane sembra ricorrere unaltra volta nello stesso papiro

    (cf. MSI 05819 in cui si legge ).79 Sui papiri che possibile includere nella sezione del dedicata alla , cf.

    CAPASSO,Per una ricostruzione cit., p. 104 esupra.80 Sulla struttura e le forme dei titoli iniziali rimando alla dettagliata esposizione di M.CAROLI,Il ti-

    tolo iniziale nel rotolo librario greco-egizio, Levante, Bari 2007.81 Cf. CAPASSO, Titoli I, cit.; ID., Titoli IIcit. e ID., Titoli IVcit.

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    no una singolare particolarit: i iniziali e finali sono stati tagliati esostituiti con un nuovo foglio di papiro (poich il materiale papiraceo sembra es-sere diverso per consistenza e colore) e sui nuovi sono stati appostititoli vergati in unaAuszeichnungsschrift, una scrittura distintiva, gi individua-ta e descritta da Cavallo e da altri studiosi82. Questi calligrafi dei titoli, a mio pa-rere, possono essere almeno due. Il primo ha vergato i titoli finali dei P. Herc.26 (primo libroDe dis di Filodemo83), P. Herc. 1005 e il titolo iniziale e il se-condo titolo finale del IV libro del De musica di Filodemo (P. Herc. 1583 e P.Herc. 149784), in questultimo caso lasciando intatta la primasubscriptio sotto laquale era stata riportata anche lindicazione del numero delle colonne; il secon-do ha aggiunto i titoli che leggiamo nei P. Herc. 222, 253, 873, 896, 1275, 1424,1457 e 167585. I P. Herc. 757 e P. Herc. Paris. 286, pur mostrando tracce chiare

    di unasubscriptio in caratteri distintivi87, ancora oggi, vista la lacunosit delleparti finali, non possono essere ricollegati a nessuna delle due mani di scrittu-ra. Come ho gi accennato, in almeno quattro casi, questi papiri costituiscono leparti iniziali e finali dello stesso rotolo88.

    A questi risultati si aggiunta nel 2007 lintuizione di Indelli89 che, sulla sciadi quanto aveva gi affermato Capasso90, ha suggerito che in un pezzo perduto,in cui, secondo Padre Antonio Piaggio, si leggevano le lettere , deve es-sere riconosciuto il titolo (e non il nome del peripatetico delIV-III sec. a.C. Fania di Ereso). Capasso e poi lo stesso Indelli hanno ipotizzato

    82 Cf. CAVALLO,Libri cit., p. 23. DELATTRE, Sur la musique cit., p. CXXX parla di subscriptio dappa-rat.

    83 Cf. G. DEL MASTRO, Osservazioni sulle subscriptiones dei PHerc. 163 e 209, cit. p. 327, n. 62. Inquesto lavoro mi limitavo a segnalare la presenza dellasubscriptio in caratteri distintivi nel P. Herc. 26.La rinnovata lettura delloriginale mi permette di accostare questa mano a quella dello stesso calli-grafo dei titoli che ha operato per il e per il IV libroDe musica (caratteristici sono gli apicidellepsilon e quelli che si trovano alla base del my).

    84 Cf. DEL MASTRO, Titoli cit., p. 249 e DELATTRE, Sur la musique cit., pp. CXXV-CXXXI.85 Probabilmente il P. Herc. 253 (titolo iniziale) e il P. Herc. 896 (titolo finale) fanno parte della stes-

    so rotolo originario (cf. M. CAPASSO, Titoli IV cit., pp. 64-65 esupra, Tabella ad loc.).86 Su questo papiro, cf.supra.87 Cf. DEL MASTRO, Titoli cit., p. 253.88 Oltre al caso del IV libroDe musica, si tratta dei P. Herc. 222, 223, 1082, 1089, 1092, 1643, 1675

    (De adulatione); P. Herc. 1457 (De adulatione); P. Herc. 253, 415, 465, 1090, 1613, 1077B, 896 (De pe-cuniae aviditate), cf.supra.

    89 G. INDELLI,Le colonne I-X del P.Herc. 1008 (Filodemo, I vizi, Libro X), in GAGOS (ed.),Proceedingsof the 25thInternational Congress cit., pp. 323-333: 324-326 e la recensione dello stesso al volume di RA-NOCCHIA, (Aristone cit.) apparsa in Gttinger Forum fr Altertumswissenschaft, 13 (2010), pp. 1015-1067: 1035-1036.

    90 M. CAPASSO,Il presunto papiro di Fania, Cronache Ercolanesi, 8 (1978), pp. 156-158, aveva perprimo intuito che le lettere facessero parte del titolo e non del nome dellautore e aveva ipotiz-zato che il libroDe superbia potesse trovarsi diviso in duevolumina.

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    60 Gianluca Del Mastro

    che questo titolo, dal momento che doveva trovarsi, secondo le indicazioni diPiaggio, in una parte esterna del rotolo, costituisse il titolo iniziale del papiro91.

    A questo dato possiamo aggiungere unaltra informazione, su cui gli studiosinon si sono sufficientemente soffermati, fornita dallo stesso Piaggio, nella lette-ra indirizzata a Tanucci del 30 ottobre del 177192 ed edita per la prima volta daBassi93. Lo scolopio affermava che il titolo in caratteri assai grandi e partico-lari. Questa affermazione mi sembra non lasci dubbi e ci permette di confer-mare che anche questo titolo iniziale era stato vergato in caratteri distintivi dauno scriba diverso da quello che ha copiato il testo.

    A questo punto non difficile dedurre che tutti i papiri contenenti il De vi-tiis di Filodemo erano stati muniti almeno di un titolo (iniziale e/o finale)94 in ca-ratteri distintivi. Nel caso del P. Herc. 1008 il titolo finale vergato dalla stes-

    sa mano del testo. Esso si trova nelle ultime sezioni, quelle meno ampie e quin-di pi interne del rotolo. Questo punto del papiro, come possiamo vedere, ab-bastanza integro e perci possiamo pensare che, in questo caso, il titolo in ca-ratteri distintivi non fu apposto, forse perch la parte finale non era tanto con-sunta da spingere ilglutinator ad aggiungere un e un nuovo titolo, co-me stato fatto per gli altri papiri di questo gruppo95.

    Nella tabella seguente possiamo ricapitolare le modalit in cui si presentanoi titoli iniziali e finali nei libri delDe vitiis96:

    91 CAPASSO, Fania cit. e INDELLI,Le colonne I-X cit., p. 325. Cf. anche RANOCCHIA,Aristone cit., p. 214.92 D. BASSI,Altre lettere inedite del P. Antonio Piaggio e spigolature dalle sue Memorie, Archivio Sto-

    rico per le Province Napoletane, 33 (1908), pp. 277-332: 304-305.93 RANOCCHIA,Aristone cit. pp. 211 sqq. e 231, sottolinea questo passaggio della lettera di Piaggio e

    accomuna questo titolo ad altri con le stesse caratteristiche grafiche, scritti in forme ampie e calligrafi-

    che, rintracciati da CAPASSO, Titoli I, p. 240 cit. e ID., Titoli II cit. (lo studioso cita i P. Herc. 222, 253,1457, 1786). Le lettere del titolo del P. Herc. 1786, sebbene si presentino pi grandi rispetto al testo, nonpossono essere definite calligrafiche (cos anche CAPASSO, Titoli IIcit., p. 72 n. 80).

    94 Sulle quattro versioni in cui si presenta la forma di questo titolo cf. CAPASSO,Per una ricostruzionecit., p. 98.

    95 Se il X libro delDe vitiis, contenuto in questo papiro, era lultimo libro dellopera potremmo anchepensare che per un qual