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slide esplicative: 1. regolamento applicativo delo statuto della caritas parrocchiale 2. volontariato 3. centro di ascolto

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CLICCA SU UNO DEI TRE PERCORSI PER INIZIARE LA NAVIGAZIONE

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3VOLONTARIATO

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LE GIOVANI

E VOLONTARIATO

NASCITA E

FORMAZIONE DEL

VOLONTARIATO

L’ORIZZONTE

VALORIALEPREMESSA

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5Definizione

Volontario è il cittadino che,adempiuti i suoi doveri distato (famiglia, profes-sione...) E quelli civili (vitaamministrativa, vita politica,sindacato, ecc.), Pone sestesso a gratuitadisposizione della comunità.

Egli impegna prioritaria-mente sul suo territorio lesue capacità, i mezzi chepossiede, il suo tempo, inrisposta creativa ai bisognidella gente. Ciò attraversoun impegno continuativo di

servizi, coscientizzazione ellacomunità, di intervento politico,attuato preferibil-mente alivello di gruppo.

Per il Cristiano il servizio divolontariato costituisce unarisposta di coerenza con lapropria fede che lo stimola arealizzare una testimonianza dicondivisione con tutti i fratellisull‟esempio di Cristo. IlCristiano si batte per far sì chela Carità di oggi - rimosse lecause dei bisogni - diventi lagiustizia di domani» (G.Pasini).

IL VOLONTARIO

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•Parrocchia aperta al

territorio: volontariato

•Per tutti i credenti la chiamata

al volontariato

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L‟invito dei Vescovi italiani ad operare unaconversione pastorale (Cfr. Con il dono della Caritàdentro la storia n. 23) nella consapevolezza “che ilnostro non è il tempo della semplice conservazionedell‟esistente, ma della missione”, comporta lanecessità per le nostre comunità parrocchiali divivere una maggiore apertura al territorio per“andare oltre i luoghi e i tempi dedicati al „sacro‟ eraggiungere i modi e i tempi della vita ordinaria”

D‟altra parte tale necessità di una parrocchia“idonea ad essere Popolo di Dio in missione nelmondo ed incarnata nella Storia” (proposizionen.149 del Sinodo Diocesano) è più volte risuonatanel Magistero:

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«Se la Parrocchia è la Chiesa posta in mezzo allecase degli uomini essa vive e opera profondamenteinserita nella società umana ed intimamentesolidale con le sue aspirazioni» (ChL n. 27).

«La Parrocchia non può ridursi solo al culto, etantomeno all‟adempimento burocratico delle variepratiche. Bisogna che nasca una parrocchiamissionaria di credenti, che si ponga come„soggetto sociale‟ nel proprio territorio» (Chiesaitaliana e Mezzogiorno n.34).

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• «... dobbiamo evitare di chiuderci in un“parrocchialismo” chiuso in se stesso senzaun‟apertura missionaria. Come la persona umana, sesi chiude in se stessa, non si realizza ... così lecomunità, tutte le comunità, quando si chiudono inse stesse non sono più capaci di maturare: neanchela Parrocchia può realizzare pienamente la suamissione se diventa un ghetto chiuso in se stesso.Bisogna equilibrare l‟impegno parrocchiale conl‟impegno dell‟ambiente dove l‟uomo vive, lotta,opera, soffre ...»

(Mons. Magrassi Convegno Ecclesiale Diocesano“Evangelizzazione e promozione umana”).

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Davanti a questa urgente prospettiva la Caritasparrocchiale, fortemente interpellata, deveassumere un ruolo importante attraverso:

– l‟opera che può svolgere come concretamenteindicato nel Regolamento di applicazione delloStatuto della Caritas parrocchiale;

– la nascita e la formazione di un volontariatoparrocchiale che esprima un‟azione ecclesialecapace di incidere sul territorio:

• in primo luogo come segno di testimonianza dellaCarità “che sta al centro del Vangelo e costituisce ilgrande segno che induce a credere al Vangelo” (ETC9);

• in secondo luogo attraverso l‟attivazione di servizispecifici e qualificati in risposta ai bisogni emergenti.

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a) Espressione importante di apostolato ...

b) ... radicato nel Battesimo e nella Confermazione ...

c) ... alimentato dall’Eucarestia

PER TUTTI I CREDENTI LA CHIAMATA AL

VOLONTARIATO

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L‟impegno verso una promozione e formazione delvolontariato parrocchiale va collocato nel solco nelConcilio vaticano II, dentro l‟ecclesiologia dicomunione.

La concezione di Chiesa-popolo di Dio, tuttaministeriale, ha visto nel post-concilio una grossarivalutazione dell‟importanza del laicato nella vitadella chiesa.

Tuttavia, per quanto l‟ecclesiologia dicomunione punti a far esplodere il laicato inun‟assunzione di impegno e di responsabilità dentrola storia, esiste il rischio concreto che essa sirisolva in una sorta di organizzazione che, sevalorizza il laicato lo valorizza prevalentemente“dentro” la Chiesa: nella liturgia, nella catechesi, informe “interiori” alla vita della Chiesa.

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Il volontariato, allora, rappresenta una possibilità perla comunità di esprimere una ministerialità laicale atutto campo: facendo emergere competenze damettere a servizio per rispondere ai bisogni e allemarginalità presenti sul territorio, favorisce lamaturazione di laici che vivano una ministerialitàdentro la storia, sulle vie dell‟uomo, “in quei luoghi e inquelle circostanze, in cui la Chiesa non può diventaresale della terra se non per loro mezzo” (LG 33).

«Se vissuto nella sua verità di seviziodisinteressato al bene delle persone, specialmente lepiù bisognose e le più dimenticate dagli stessi servizisociali, il volontariato deve dirsi una espressioneimportante di apostolato, nel quale i fedeli laici,uomini e donne, hanno un ruolo di primo piano» (ChL41).

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Quale “espressione importante di apostolato” ilvolontariato rappresenta, quindi, una forma dipartecipazione alla missione salvifica dellachiesa cui “sono tutti destinati dal Signorestesso per mezzo del Battesimo e dellaconfermazione” (LG 33).

La motivazione profonda che spinge il cristianoa spendersi nell‟impegno di volontariato aservizio degli ultimi va ricercata, allora, nellarealtà sacramentale del Battesimo che ci rendepartecipi all servizio regale del Cristo:

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Con la carità verso il prossimo i fedeli laicivivono e manifestano la loro partecipazione allaregalità di Gesù Cristo, al potere del Figliodell‟uomo che “non è venuto per essere servito,ma per servire” (Mc 10,45): essi vivono taleregalità nel senso più semplice possibile a tutti esempre, e insieme nel modo più esaltante, perchéla carità è il più alto dono che lo Spirito offreper l‟edificazione della Chiesa (1 Cor 13,13) e peril bene dell‟unità. La Carità, infatti, anima esostiene un‟operosa solidarietà attenta allatotalità dei bisogni dell‟essere umano» (ChL 41)

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... il Battesimo impegna i cristiani e la comunità a una presenzaviva sul territorio, per trasformare la storia locale in Regno diDio. (...) Il Volontariato di matrice cattolica, che prende sempremaggiore sviluppo, riporta in primo piano il valore della gratuitàe del dono che sono aspetti fondamentali del Battesimo. Siimpone all‟attenzione pubblica in momenti di emergenza, come iterremoti, ma deve poi proseguire costante in un lavorio quasianonimo, che è ancor più prezioso. Di fronte alle forme antichee nuove di miseria e di violenza, in cui la dignità e i dirittidell‟uomo sono posti sotto i piedi il cristiano non può rimanereinerte e silenzioso: sarebbe una incoerenza radicale con ilproprio Battesimo. Ognuno al suo posto è chiamato ad impegnarele sue capacità, i mezzi che possiede, il suo tempo, in rispostacreativa ai bisogni emergenti...» (Mons. Magrassi LetteraPastorale “Diventa quello che sei” n.73).

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La Carità verso Dio e verso gli uominiche è l‟anima di tutto l‟apostolato (eanche del volontariato che ne costitui-sce una “espressione importante”) vienealimentata dai sacramenti, specialmentedall‟Eucaristia.

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«La diaconia ecclesiale, che prolunga quelladel Signore Gesù, va verso l‟Eucaristia e daessa procede. È un servizio esigente chevuole afferrare tutto l‟essere: tempo,energie, salute, cultura. Tutte le realtà dellavita sono raggiunte in uno stile di servizio. Ilcredente uscito dall‟Eucaristia non puòdormire sonni tranquilli; è inquieto dellainquietudine di Dio, invaso dalla passione perl‟uomo. La porta aperta a Cristo si apreinsieme sul mondo e sulla storia» (Eucaristia,Comunione e Comunità n. 29).

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«L‟Eucaristia è il momento in cui tutta la vita dellaChiesa viene raccolta intorno al Cristo pasquale,riceve il dono del suo amore oblativo e poi vienerilanciata per le strade del mondo, per essere unsegno della sua presenza di Buon Samaritano, quasiper far sperimentare ai fratelli l‟intensità e la forzacon cui Dio li ama, con la qualità stessa del suo amore.Un amore che pensa più a dare che a ricevere ...anche il “volontariato” serio, che impegna cioè la vitacon scelta stabile, come “vocazione al servizio”,affonda le sue radici in questo stesso amoreevangelico» (ivi nn. 47-48).

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«... dedicare qualche ora e specificheiniziative di volontariato e di solidarietà,sarebbe certamente il modo per portare nellavita la carità di Cristo attinta alla mensaeucaristica...» (Dies Domini n.72).

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«C‟è, nel Vangelo di Giovanni, una triade di verbiscarni, essenziali, pregnantissimi, che basterebberoda soli a sostenere il peso di tutta la teologia delservizio. I tre verbi sono: “si alzò da tavola”, “deposele vesti” , “si cinse un asciugatoio”. Ma “si alzò datavola” significa una cosa molto importante: significache gli altri due verbi hanno valenza di salvezza solose partono dall‟Eucaristia. Se prima non si è stati “atavola”, anche il servizio più generoso ai fratellirischia l‟ambiguità e si sfilaccia nel filantropismofaccendiero, che ha poco o nulla da spartire con lacarità di Cristo. Occorre partire dalla “tavola”, dallaconsuetudine di Cristo, dalla familiarità con Lui,dall‟aver bevuto al calice suo con tutte le valenze delsuo martirio».

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Cogliere il nesso esistente tra i sacramentidell’iniziazione cristiana e l’impegno di volontariato,radicato nel Battesimo e nella Confermazione edalimentato dall’Eucaristia, dentro una visione dellaministerialità laicale riscoperta e portata acompimento, colloca il volontariato nella vitacristiana come scelta coerente e conseguenziale,non più opzionale o ricercata su onde emotive diautocompensazione psicologica

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«Se la comunità ecclesiale è stata realmenteraggiunta e convertita dalla parola del vangelo, se ilmistero della carità è celebrato con gioia ad armonianella liturgia, l‟annuncio e la celebrazione del vangelodella carità non può non continuare nelle tante operedella carità testimoniata con la vita e con il servizio.Ogni pratico distacco o incoerenza fra parola,sacramento e testimonianza impoverisce e rischia dideturpare il volto dell‟amore di Gesù Cristo ...» (ETC28).

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«L‟Eucaristia è il momento in cui tutta la vita dellaChiesa viene raccolta intorno al Cristo pasquale,riceve il dono del suo amore oblativo e poi vienerilanciata per le strade del mondo, per essere unsegno della sua presenza di Buon Samaritano, quasiper far sperimentare ai fratelli l‟intensità e la forzacon cui Dio li ama, con la qualità stessa del suo amore.Un amore che pensa più a dare che a ricevere ...anche il “volontariato” serio, che impegna cioè la vitacon scelta stabile, come “vocazione al servizio”,affonda le sue radici in questo stesso amoreevangelico» (ivi nn. 47-48).

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25L’orizzon

te v

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individualizzazione dei rapporti personali

continuità

spirito di servizio

solidarietà

responsabilità reciproca

impegno per la promozione e liberazione dell’uomo

gratuità

attenzione privilegiata agli ultimi.

L’ORIZZONTE VALORIALE

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Occorre riaffermare la centralità della personaumana. Il servizio del volontariato, che pure ha unrespiro comunitario, è rivolto alla persona, nellaconsapevolezza che ogni uomo è importante, ogni vitaha un valore incalcolabile ed insostituibile, ognipersona è portatrice di valori.

Non c‟è un servizio rivolto ad una «categoria dipoveri» ma il servizio «al povero» - alla persona insituazione di bisogno - che non è un numero o un datostatistico, ma una persona con una sua storia ed unaricchezza da far riaffiorare.

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In concreto:Assumere la consapevolezza di accostarsi all‟altro come personaunica ed insostituibile maturando gli atteggiamenti di:-seguire una situazione di bisogno come se fosse unica;-avviare un dialogo che aiuti la persona a sentirsi viva eprotagonista;-individuare e percorrere insieme vie d‟uscita dallo stato dinecessità.

Per la riflessione:Cristo, Sacramento della Carità del Padre, accentua il rapportoe l‟incontro personale; Egli instaura un rapporto personalizzato:non esiste folla anonima, ma il popolo nel quale ciascuno èsoggetto unico ed irripetibile:-l‟incontro con l‟Emoroissa (Mt 9,18);-Zaccheo (Lc 19,2);-il Paralitico della piscina (Gv 5,1);-la parabola del Buon Pastore (Gv 10,3;9).

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1È un valore importante perchè la discontinuità e laconseguente saltuarietà della prestazione delservizio gratuito costituisce l‟anello debole delvolontariato: chi vive nel bisogno non va in vacanza.

La continuità nel volontariato richiedel‟assunzione di precisi impegni personali e consente alvolontario di operare un salto di qualità tra laprestazione di una sporadica “buona azione”, legataall‟emergenza o all‟emotività, ad un‟atteggiamento chediventi stile di vita.

Il volontariato nel porre primaria attenzionealla persona e al suo bisogno regola su di esso i propritempi e ritmi e dura finchè lo stesso bisognopersiste. La “continuità” legata alla«individualizzazione dei rapporti personali» consentedi realizzare il passaggio dal “gesto” al “legame” (ETC39).

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In concreto:

È sempre più opportuno organizzarsi in gruppo. Ciò:- consente una maggiore organicità nell‟azione attraverso

la strutturazione in compiti differenziati;

- assicura la continuità attraverso la possibilità direalizzare opportune turnazioni.

Per assicurare la nascita di servizi capaci diun‟azione organica e persistente, ogni gruppo divolontariato si dia una programmazione, ancheminima, con mete generali ed obiettivi intermedi.

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3Per la riflessione:

Il rapporto di amore che si sviluppa tra Dio el‟uomo, al quale rimanda l‟azione di volontariato, ècaratterizzato dalla stabilità, dalla sicurezza, dallacontinuità.

La Storia dell‟Alleanza è costellata dalleinfedeltà del popolo di Israele e dei suoi continuiritorni possibili grazie alla fedeltà persistente diDio: Is 54,10; Is 49,14-18; Os 16,22; Sal 78 (77).

Un volontariato capace di esprimereun‟azione continuativa nel tempo, misurata nonsull‟emotività del momento ma sul bisogno dell‟altro,che accompagni il povero fino all‟uscita dallasituazione di bisogno, diventa limpida e trasparenteespressione dell‟allenaza biblica e quindi una formaconcreta di annuncio dell‟amore di Dio per l‟uomo,della sua fedeltà all‟uomo.

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1Se il volontario è colui che si mette a servizio, «che pone se stesso agratuita disposizione della comunità (...), impegna le sue capacità, imezzi che possiede, il suo tempo, in risposta creativa ai bisogniemergenti», può apparire scontato soffermarci sullo spirito diservizio. Tuttavia è opportuno sottolineare che questo valorepermea tutto l‟impegno di volontariato, anche nelle sue concretemodalità di attuazione.

In concreto:

-disponibilità a modificarsi negli atteggiamenti (per es. nel variareorari o mansioni);

-impegno nel capire il bisogno nel suo evolversi storico: il volontarioè pronto a cambiare “strategia” di intervento quando la sua azionerisulti superata e occorra “inventarne” un‟altra (creatività delvolontariato);

-disponibilità ad assumere una preparazione idonea di partenza e avivere un cammino di formazione permanente;

-disponibilità alla collaborazione con altre realtà (di volontariato enon) operanti sul territorio per la realizzazione di progetti comuni.

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2Per la riflessione:

Dio si mette a servizio dell‟uomo.

Gesù si identifica con la figura del servo: Fil 2,7; Gv 13,13-15.

Nel memoriale della Pasqua facciamo memoria sia del banchettoeucaristico sia della diaconìa del Signore (la lavanda dei piedi):condividere la Pasqua è possibile se c‟è disponibilità a condividere ildono del Signore e i suo banchetto e c‟è, insieme, disponibilità acondividere anche il suo servizio.

Attraverso il volontariato viviamo questo servizio - la funzionediaconale del cristiano - che è rivolto alla promozione integraledell‟uomo e diventa anticipazione della nuova vita, capace di“trasformare la storia locale in Regno di Dio”.

Senza la speranza del Regno il volontariato perde la sua connotazionecristiana e diventa parte dei servizi sociali; con la speranza del Regnola diaconìa Cristiana, e con essa il volontariato, conduce oltre lecompensazioni di tipo sociale verso il rinnovamento della comunitàumana.

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È possibile leggere diversi livelli di solidarietà:

solidarietà delle “relazioni brevi” determinata davincoli reciproci sentiti come naturali (parentela,amicizia);

solidarietà tesa all’autotutela di categorie deboli(associazioni che vivono una qualche forma di servizioin difesa e per la promozione dei propri associati);

solidarietà come compassione (sentire insieme):soffrire insieme a colui che soffre. In questaaccezione ritroviamo l‟esperienza del volontariatocome luogo insostituibile di coltivazione dei valori diservizio.

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2«La solidarietà è indubbiamente una virtù cristiana... Allaluce della fede, la solidarietà tende a superare se stessa,a rivestire le dimensioni specificatamente cristiane dellagratuità totale, del perdono e della riconciliazione» (SRSn.40).«La solidarietà dice che siamo tutti “in solidum”, che il miobene e quello dell‟altro sono inscindibili o, per usareun‟immagine, che essendo tutti nella stessa barca se siapre una falla, andiamo a fondo tutti». (Mons.Magrassi in“Natale di solidarietà”, 1991)Vivere autenticamente il valore della solidarietànell’esperienza di volontariato significa superaredefinitivamente una concezione assistenzialistica dellaCarità che distingue chi “aiuta” da chi “è aiutato”, chiè nel bisogno da chi può aiutare: non esiste più ilbisogno di chi stiamo aiutando, ma il problema di tuttinella ricerca comune di rimuovere le cause chegenerano quel bisogno.

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Per la riflessione:L’incarnazione rivela la solidarietà di Dio conl’uomo:«Natale è l‟espressione più luminosa di questovalore, sociale e cristiano insieme. L‟uomo era neiguai e Dio gli è venuto incontro per salvarlo. Potevascegliere la strada più comoda: rimanere fuori daldramma («Dio non si mescola con le cose degliuomini», come diceva un autore pagano) e dall‟alto edal di fuori, dire una sola Parola “cui anche il ventoe il mare obbediscono”. Per Lui dire e fare sono lastessa cosa. Ma non è questa la strada che hascelto. Ha scelto invece la strada della solidarietà:si è cioè coinvolto nel nostro dramma. Fino al puntodi diventare “uno di noi”, uomo come noi».(Mons.Magrassi in “Natale di solidarietà”, 1991).

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Nella Trinità contempliamo il modello dellasolidarietà di Dio:Il dovere della solidarietà discende dal misterotrinitario, è già presente in quel modello diunione e di distinzione tra le persone divine checi è stato rivelato da Cristo: Dio è solidarietà persua natura, essendo comunione e solidarietà dipersone. E in Cristo, formato a immagine di Dio, ilcristiano è chiamato a vivere questa esperienzadi amore solidale nel rapporto con i fratelli. «... ilprossimo non è soltanto un essere umano, madiviene la viva immagine di Dio Padre riscattatada Gesù Cristo e posta sotto l‟azione permanentedello Spirito Santo» (SRS 40).

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Chiamati alla solidarietà perchè figli, nelFiglio, dell’unico Padre:«La coscienza della paternità comune di Dio, dellafratellanza di tutti gli uomini in Cristo, figli nelFiglio, della presenza e dell‟azione vivificantedello Spirito Santo, conferirà al nostro sguardosul mondo un nuovo criterio per interpretarlo. Aldi là dei vincoli umani naturali, già così forti estretti, si prospetta alla luce della fede un nuovomodello di unità, al quale deve ispirarsi in ultimaistanza la solidarietà» (SRS n.40).

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La solidarietà converte ed educa alla responsabilitàreciproca: «La solidarietà non è un sentimento di vagacompassione o di superficiale intenerimento per i mali ditante persone, vicine o lontane. Al contrario è ladeterminazione ferma e perseverante di impegnarsi per ilbene comune, ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perchétutti siano veramente responsabili di tutti» (SRS n. 38).Per la riflessione:

La corresponsabilità, ossia la coscienza di essereresponsabili degli altri, è indicata dall‟apostolo Paolo comedovere derivante dal nostro essere corpo: «Voi siete il corpodi Cristo». Perciò siamo vicendevolmente responsabili: «Seun membro soffre, tutte le membra soffrono con esso, se unmembro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui» (1 Cor12, 26).«Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uominidi oggi, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono, sonopure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce deidisepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che nontrovi eco nel loro cuore. La loro comunità ... si senterealmente ed intimamente solidale con il genere umano e conla sua storia» (GS n.1).

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Il servizio del volontariato mira, in ultima istanza,ad aiutare l‟altro ad uscire dallo stato di povertà edi dipendenza; a perseguire il suo sviluppo perchèdiventi persona libera, autonoma, partecipe eprotagonista. Ciò comporta l‟impegno a conoscerele cause che determinano le povertà, perrimuoverle, scongiurando così un‟azione chealtrimenti rischia di essere solo assistenzialisticae di lasciare il povero nel suo stato di bisogno e didipendenza dall‟esterno.

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In concreto:L‟impegno per la promozione e la liberazione dell‟uomo si concretizzaponendo in essere:la «valenza politica» del volontariato con:

-l‟interpretazione della realtà sociale e dei meccanismi chedeterminano processi di emarginazione: squilibri del sistemaproduttivo (disoccupazione e sottoccupazione), insufficienze delregime abitativo (abitazioni malsane, baraccopoli ...), deficienze delsistema sanitario (servizi non accessibili al territorio...), i vuoti delsistema scolastico (evasione e dispersione scolastica ...);

-la capacità di rapportarsi alle istituzioni politiche,amministrative, sindacali, per un‟azione di denuncia, laddovenecessario, ma primariamente per dare contributi di idee esperimentazioni (una maniera per dar voce a chi non ha voce; per es.vigilando che le quote dei bilanci (comunali provinciali ...) destinatealle politiche sociali siano congrue alle povertà presenti e sianoopportunamente utilizzate);

-l‟azione di controllo sociale, realizzata in maniera concertatasul territorio, mirata a vigilare che leggi, disposizioniamministrative, servizi siano effettivamente realizzati e nonvengano soffocati dalla burocrazia.

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In concreto:L‟impegno per la promozione e la liberazione dell‟uomo si concretizzaponendo in essere:la «valenza politica» del volontariato con:

-l‟interpretazione della realtà sociale e dei meccanismi chedeterminano processi di emarginazione: squilibri del sistemaproduttivo (disoccupazione e sottoccupazione), insufficienze delregime abitativo (abitazioni malsane, baraccopoli ...), deficienze delsistema sanitario (servizi non accessibili al territorio...), i vuoti delsistema scolastico (evasione e dispersione scolastica ...);

-la capacità di rapportarsi alle istituzioni politiche,amministrative, sindacali, per un‟azione di denuncia, laddovenecessario, ma primariamente per dare contributi di idee esperimentazioni (una maniera per dar voce a chi non ha voce; per es.vigilando che le quote dei bilanci (comunali provinciali ...) destinatealle politiche sociali siano congrue alle povertà presenti e sianoopportunamente utilizzate);

-l‟azione di controllo sociale, realizzata in maniera concertatasul territorio, mirata a vigilare che leggi, disposizioniamministrative, servizi siano effettivamente realizzati e nonvengano soffocati dalla burocrazia.

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La «valenza sociale» del volontariato consensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini aivari livelli:

-di legislazione, (suscitando proposte diiniziativa popolare e promuovedo dibattiti su leggiregionali in via di attuazione, o su deliberecomunali, o su iniziative di quartiere);

-di programmazione, indicando priorità sullabase dei maggiori bisogni;

-di controllo del potere locale contro il pericolodi una gestione autoritaria e conservatrice, a dannodel bene comune.

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Per la riflessione:La Carità di Dio, rivelata in Cristo, è liberatoria e promozionale:

chiunque viene toccato dal Suo Amore viene liberato. La Storia delpopolo di Dio è tutta una serie di atti di amore del Dio che libera.L‟avvenimento centrale dell‟A.T. è l‟Esodo, liberazione dalladominazione straniera e dalla schiavitù, premessa per la fondazionedel popolo dell‟Alleanza. Le guarigioni narrate nei Vangeli indicanoche l‟amore di Gesù è totale: guarisce anzitutto nel cuore maallarga la sua opera a tutto l‟uomo.Gesù amando libera:dall‟egoismo e dall‟ingiustizia (Zaccheo - Lc 19);dall‟emarginazione umiliante (i lebbrosi - Mt 8,1);dalla dipendenza dagli altri (il paralitico della piscina - Gv 5,1);dalla vergogna (l‟emorroissa - Mt 9,18);dalla fame (la moltiplicazione dei pani - Gv 6);dalla paura (Gesù sulle onde del lago - Mt 14,22);dalla morte (Lazzaro - Gv 11).

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Il volontario pone se stesso (tempo, energie, risorse,affetto....) a disposizione gratuita del prossimo e dellacomunità, senza alcun interesse personale, esclusivamentemosso dal bene per l‟altro.

Egli assume uno stile di vita improntato alla disponibilità alasciarsi interpellare dalla sofferenza umana per offrire unarisposta d‟amore, accompagnamento e speranza, attraversoun‟azione di volontariato che si sottrae alla logica di scambieconomici o politici e non presta il fianco a proselitismiideologici o ad altri interessi personali di prestigio o dipotere.

«Tratto peculiare della carità cristiana è poi la gratuitàche va oltre ogni misura. (...) Gesù ha manifestato quellagratuità e sovrabbondanza di amore che caratterizzano tuttol‟agire di Dio. La generosità di Dio non si misura infatti suibisogni degli uomini: è infinitamente più grande di essi. Perciòla Chiesa e ciascun cristiano devono a loro volta improntarealla gratuità e sovrabbondanza tutte le forme di servizioall‟uomo ...» (ETC n.22).

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Per la riflessione:Tutta la rivelazione cristiana è un annuncio dellagratuità: nulla ci è dovuto, tutto ci è donatogratuitamente come dono d‟amore e misericordia. Lagratuità richiama il «gratis» e la «grazia» come unsovrappiù sorprendente, che avvolge la nostra vitarendendola partecipe della stessa vita divina.«Sarete riscattati senza prezzo» (Is 52,9); «A coluiche ha sete darò gratuitamente acqua alla fonte dellavita» (Ap 21,6); «per grazia di Dio sono quello che sono»(2Cor 15,10); «dalla pienezza (di Cristo) noi tuttiabbiamo ricevuto e grazia su grazia» (Gv 1,16). Scrivesan Paolo ai Romani (5, 7-8): «Ora, a stento si trova chisia disposto a morire per un giusto;...ma Dio dimostra ilsuo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancorapeccatori, Cristo è morto per noi». Chi contempla ilCrocifisso scorge un amore tanto gratuito e sconfinatoda apparire incredibile.

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Il volontariato, nel porsi a servizio di chi è insituazione di bisogno, vive costantementeun‟attenzione privilegiata agli ultimi, traduceconcretamente uno dei temi caratteristici delmagistero che va sotto il nome di opzionepreferenziale dei poveri; una scelta che tutti siamochiamati a compiere:

«L‟amore preferenziale per i poveri e la testimonianza della carità sono compito di tutta la comunità cristiana, in ogni sua componente ed espressione» (ETC n.48).

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2In concreto:L’opzione preferenziale per i poveri è vera se concretamente:

-i poveri sono presenti: accolti e coinvolti nel servizio divolontariato. Se la prerogativa per far parte di un gruppo di volontariatoè la disponibilità al servizio, anche i poveri stessi devono poterpartecipare e poter esprimere le loro capacità di vicinanza, di ascolto, disolidarietà ...

-ci poniamo in stato di missione: se i poveri non vengono nellenostre strutture, un volontariato che voglia esprimere amorepreferenziale per i poveri deve andare loro incontro ...

-operiamo integrazione tra chi è povero e chi non lo è ...-consideriamo i poveri portatori di valori: “La chiesa dei poveri

è una chiesa dove i poveri hanno un posto prioritario, un posto d‟onore,perché essi hanno una sorta di connaturalità con la buona novella delvangelo, per comprenderla e per viverla; essi sono nostri maestri, nostriiniziatori, evangelizzano la chiesa stessa. Sono fermento di rinnovamentoe di fedeltà alle intenzioni della chiesa nascente, segno di speranza...”(Giovanni Paolo II)

-consideriamo i poveri portatori di diritti: “non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia” (AA n.8). Per es. il diritto alla vita, alla salute, alla casa, al lavoro ...

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3Per la riflessione:«Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e lepersecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa viaper comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Gesù Cristo «cheera di condizione divina... spogliò se stesso, prendendo la condizione dischiavo» (Fil 2,6-7) e per noi «da ricco che era si fece povero» (2Cor8,9). Così anche la Chiesa, quantunque per compiere la sua missioneabbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare la gloriaterrena, bensì per diffondere, anche con il suo esempio, l‟umiltà el‟abnegazione» (LG n.8).«Senza questa solidarietà concreta, senza attenzione perseverante aibisogni spirituali e materiali dei fratelli, non c‟è vera e piena fede inCristo (...) cfr. Gc 1,27; 2,13» (ETC 39).«Questa pagina (Mt 25, 35-46) ci dice senza mezzi termini, che c‟è unsolo modo possibile all‟uomo per salvarsi: quello di rendere alcuniservizi essenziali e primari al Signore, al Figlio dell‟uomo: e che questomisterioso Signore è presente nei fratelli più piccoli; San Matteoparlando di “ammalati, affamati, assetati, carcerati, migranti” usaepressamante la parola “ultimi”, “infimi”, che è stata male tradotta in“più piccoli”» (card. C. M. Martini).

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Come far nascere ungruppo di volontariato inParrocchia: punti di unpossibile cammino

La formazione delvolontariato indicazioni dicontenuto ed operative

NASCITA E FORMAZIONE DEL VOLONTARIATO

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1. Conoscenza di uno o più bisogni del territorio (presenzadi persone anziane sole, passaggio di immigrati, giovani indisagio, devianza minorile, disabili ...).

2. Riflessione animata dalla Caritas in parrocchia sulproblema, sulle cause dei bisogni e delle povertà, sullepossibili forme di risposta ad esse (amicizia con glianziani, sensibilizzazione delle famiglie,“accompagnamento dei disabili”, animazione dei minori arischio ...), sulle realtà operanti (congregazioni religiose,servizi pubblici, altre realtà di volontariato ...).

3. Collegamento della diaconia della carità, di cui ilservizio vuole essere un‟espressione, con:

- catechesi (ascolto della Parola e ascolto del «povero»)

- liturgia (celebrazione dei misteri e presenza di Cristo nel «povero»).

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4. Organizzazione di un gruppo di persone e coniugidisponibili a dare parte del tempo (ipotesi di unresponsabile, definizione di obiettivi del gruppo,indicazioni di possibili azioni da fare a livello di serviziodiretto, animazione della comunità parrocchiale,collegamento con i servizi pubblici).

5. Programmazione del servizio (servizio domiciliare,centro di ascolto parrocchiale, piccola casa diaccoglienza, mensa parrocchiale ... ) nelle fasi di avvio,gestione, verifica.

6. Impostazione della formazione di avvio e permanenteper accompagnare il cammino del gruppo sia con momentidi riflessione sia con momenti di immersione nella realtàdella povertà e della emarginazione.

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Sapere: cosa deve conoscere il volontariato.Va definitoanzitutto quali conoscenze deve avere il volontariato persvolgere il suo servizio.

Saper fare: i livelli di "professionalità" a cui formare ilvolontariato.Pur evitando confusioni tra servizi professionalie servizi del volontariato e pur nella convinzione chel'apporto del volontariato è complementare e non sostitutivodel servizio gestito da operatori professionali, si deveparlare, se non di una professionalità in senso stretto, diidoneità.

Saper essere: quali valori, quali atteggiamenti, quale culturasviluppare nella formazione del volontariato in vista di uncambiamento della società e delle istituzioni.

Saper far fare: formare il volontariato come volano dicambiamento. Questo aspetto è uno dei più importanti nellaformazione del volontariato.

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Conoscenze relative al settore operativo in cui èimpegnato (malati, handicappati, minori ...),relative cioè:-alle condizioni di bisogno reale e alle cause chegenerano questo bisogno;-alle linee politiche di intervento nel settore enell'ambito più vasto della malattia odell'emarginazione;-alle linee culturali emergenti rispetto all'interventonel settore (ad esempio: grandi ricoveri o piccolestrutture?);-è necessaria anche la conoscenza delle persone concui si andrà ad operare e dei riflessi che la situazionedi bisogno ha sulla loro personalità;-sembra necessario avere ben chiaro anche il ruolodegli operatori professionali, per capire meglio il ruolodel volontariato.

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Sono richieste conoscenze relative alla popolazionedel territorio su cui il volontariato opera, e versola quale dovrà svolgere azione diresponsabilizzazione; in particolare conoscenze su:- le condizioni economiche, sociali, culturali, religiose;- eventuali sperequazioni esistenti;- il grado di responsabilizzazione di fronte aiproblemi o al contrario la tendenza alla delega;- gli atteggiamenti di fronte ai poveri, ai «diversi»;- il grado di coscienza delle proprie responsabilità difronte alle situazioni di povertà e di emarginazioneesistenti;- l'esistenza di fermenti di novità, sul piano culturalee operativo presenti tra la popolazione;- il costume di partecipazione della popolazione.

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Un terzo livello di conoscenza, riguarda lasituazione amministrativa e politica, nei cuiconfronti il volontariato dovrebbe essere stimolo:

- i servizi esistenti e la qualità dei servizi;

- i criteri e le priorità dei bilanci;

- i rapporti tra pubblico e privato;

- la legislazione regionale sui servizi sociali e l'at-tuazione reale di queste leggi;

- i meccanismi per incidere sul potere politico.

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Idoneità a svolgere il servizio di volontariato:- esso cambia in rapporto alla finalità del servizio:volontariato ospedaliero generico o specifico(oncologico, per malati in camera di rianimazione,ecc.); volontariato assistenziale con anziani, conminori, con handicappati fisici, con malati mentali;volontariato in cooperative di lavoro, di solidarietàsociale, agricole, zootecniche, elettroniche, ecc.;volontariato scolastico o culturale, ecc.;- vale per tutti il principio che le forti motivazioninon danno la idoneità al servizio: ci vuoleapprendimento, ci vuole tirocinio, ci vuoleaggiornamento;- simultaneamente però ci si deve muovere anche conun'ottica di creatività: ci sono oggi bisogni noncoperti da professionalità adeguate.

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Impegno di socializzazione e di coscientizzazione:- ci sono tecniche di approccio alla popolazione;ci sono metodologie precise per guidare unadiscussione, per realizzare una ricerca, per stilare unquestionario e per leggerne i risultati, per impostareun articolo o un volantino o un manifesto;- ci sono anche strumenti per verificare ilcambiamento dell'opinione pubblica;anche in questo piano, il solo essere volontari nonassicura nessuna idoneità.

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Anche l'impegno politico è un'arte da imparare:- si tratta ad esempio di individuare i passi dacompiere e le strutture da mettere in moto permodificare una legge già superata o per costringeregli amministratori ad attuare la legge ancora valida;- come realizzare un coordinamento tra le forze divolontariato e tra volontariato e altre forze sociali,sindacali, culturali agli effetti di sviluppare pressionepolitica;- ci sono tecniche per la raccolta delle firme, perl'organizzazione di una manifestazione pubblica, ecc.

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ci sono atteggiamenti che fanno parte integrante della“professionalità” del volontario:

-accettare le persone come sono e rispettarne il ritmo dimaturazione;

-lavorare «con» le persone e non solo «per» le persone: lostile della condivisione;

-saper lavorare in gruppo, superando atteggiamentiindividualistici;

-sapersi muovere con il criterio della progettualità;

-sviluppare lo «spirito di servizio» e quindi avere ladisponibilità al cambiamento delle cose che si fanno e dicome si fanno;

-mantenere l'apertura a tutti ma assicurare la preferenzaper gli ultimi;

-valorizzare gli aspetti positivi delle persone perfacilitare il loro cambiamento.

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C'è un «saper essere» che riguarda anchel'impegno sociale del volontariato:- anzitutto va sottolineata l'esigenza e la linearitàe la coerenza del volontariato tra il tempo delservizio e l'ordinarietà della vita;- se il volontariato desidera realmente uncambiamento, deve vivere nel quotidiano tutti queivalori che ritiene necessari nel servizio divolontariato (attenzione alle persone, capacità didialogo, rispetto dei tempi di maturazione,accettazione e valorizzazione delle diversità,duttilità nel servizio , ecc.);- inoltre il volontariato va formato a sentirsi«parte della gente», non già «élite»: a starevolentieri soprattutto con la povera gente, perimpararne i «valori», per capirne le sofferenze, pervalorizzarne le potenzialità.

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Sul piano dell'impegno politico la formazione deivolontariato dovrebbe aiutarlo a cogliere:

- il senso dei propri limiti, agli effetti delcambiamento e quindi l'esigenza di cercare alleanzecon altre forze;

- per altro verso ad avere la coscienza che sempresi fa una «scelta politica» anche quando si optasseper essere «apolitici»: si dà in ultima analisi un certogiudizio sulla situazione esistente e si decide di nonvolerla cambiare; si fa una scelta di assistenzialismo,anziché di promozione umana.

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Sull'aspetto del servizio diretto, essocomporta l'impegno ad «aiutare le persone adaiutarsi», a servire i poveri, promuovendonel'autonomia e l'uscita da uno stato di povertàe di dipendenza. Ma significa anche crearenelle persone aiutate lo stimolo a porsi essestesse a servizio degli altri, sviluppando cosìa spirale l'impegno di solidarietà (ad esempio:provocare nei malati di un ospedale ladisponibilità ad aiutarsi tra di loro).

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Sul piano dell'impegno sociale, vale ilprincipio che la vera umanizzazione deiservizi ci sarà soltanto se i volontaririusciranno a trasferire lo spirito delvolontariato negli operatori dei servizi, neimedici, negli assistenti sociali.Il volontariato che non operasse in taledirezione, finirebbe per restare comeun'isola di umanità «idealistica» e inefficace.Va ripresa qui l'osservazione che il modello diimpegno lavorativo che registriamo neiservizi, è lo stesso modello adottato nellefabbriche: s'ignora la differenza che, nellefabbriche, si opera su «cose», mentre neiservizi si opera su «persone».

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Sul piano dell'impegno politico, laformazione al «far fare» può avere unosbocco preciso nel mobilitare gli emarginati egli oppressi, perché si organizzino da soli invista del rivendicare i propri diritti, secondola filosofia di don Milani: «Finiamola diparlare dei poveri: è tempo di dare la parolaai poveri».

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•Un binomio naturale

•Giovani e confronto con i

modelli

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volontariato giovanile:

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Gran parte del volontariato si sostiene graziealla presenza dei giovani, che con il loroentusiasmo, la voglia di rendersi utili agli altri,la gratuità e la disponibilità popolano i numerosiservizi che il volontariato esprime (siaall‟interno della chiesa sia all‟interno distrutture civili). I giovani esprimono con il loromodo di essere un‟inclinazione positiva neiriguardi delle sofferenze che li circondano.

Il fenomeno del volontariato rispecchia econcretizza questa “utopia” tipica del mondogiovanile: andare incontro ai bisogni, realizzareun mondo più giusto, lottare per la pace el‟uguaglianza …

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Spesso queste prospettive di cui si è parlato soprasono contrastate nella fase di costruzione dell‟identitàpersonale (adolescenza, giovinezza) producendo unatensione e un confronto con i modelli culturali propostidalla società. Così i grandi ideali di giustizia e di pacevengono come “catturati” e depistati verso formenegative e di violenza. Positivo però è il fatto che, purdentro questi limiti che provengono dalla società in cuisi vive, dalla realtà giovanile emergono elementi direazione alla mediocrità, dovuta al fatto di vivere nellepieghe di questa società: c‟è insofferenza verso ilpragmatismo, verso l‟indifferenza, la precarietà subitapassivamente. Questi elementi di reazione allaframmentazione del quotidiano sono da valorizzare. C‟èla volontà di cercare un senso profondo del vivere, inquesta società del consumismo, in questa culturadell‟abbondanza.

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Per la riflessione:“Oso dire che un giovane della vostra età che non dia, in unaforma o nell‟altra, qualche tempo prolungato al servizio per glialtri, non può dirsi cristiano, tali e tante sono le domande chenascono dai fratelli e sorelle che ci circondano.” (Giovanni Paolo IIai giovani di Torino, 3 settembre „88).“Occorre puntare su proposte essenziali e forti, coinvolgenti, chenon chiudano i giovani in prospettive di compromesso e nei loromondi esclusivi, ma li aprano alla più vasta comunità della Chiesa,della società e della mondialità”. (ETC 45).“...anche nell‟itinerario di preparazione al Sacramento dellaCresima la catechesi abbia concreto riferimento al Vangelo dellacarità, attraverso opportune esperienze di coinvolgimento e diservizio” (ivi).“Dalla base si chiede che la comunità parrocchiale svolga il proprioruolo educativo ... chiedendo al cresimato con gradualità e cometirocinio impegni concreti negli ambiti della realtà parrocchiale(catechesi liturgia e carità) e della vita sociale (famiglia, scuola,quartiere, volontariato)” (dalla relazione Armenise sulla VIIItematica sinodale - La Cresima o Confermazione - letta e discussadurante i lavori della II Sessione del Sinodo Diocesano).

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In concreto:

Occorre condurre i gruppi giovanili delle nostreparrocchie, che già in molti casi esprimononumerosi ministeri all‟interno della comunità inambito catechetico e liturgico, a scoprireanche la possibilità di esprimere una peculiareministerialità laicale attenta al territorio ecapace, attraverso il volontariato, di rispondereai bisogni che in esso emergono.

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Il volontariato giovanile ha una duplice connotazione: è prestazionedi un servizio ma anche esperienza formativa. Si tratta diun‟esperienza propedeutica, preparatoria, educativa,necessariamente rivolta alla formazione del soggetto che lo vive ealla prestazione di un servizio.

Mentre il volontariato adulto ha molto meno la funzione dipreparazione, di formazione, di crescita, il volontariato giovanile ètransitorio e per questo è, in un certo senso, ambiguo. Il giovanespesso si presta ad un servizio perché al momento non ha molto dafare, perché è ancora in attesa di un lavoro ed occupa con l‟impegnodi volontario il suo tempo.

È di fondamentale importanza, allora, elaborare, assimilare edincarnare un modello di volontariato adulto, così come emergeda questo sussidio, per dire ai giovani che si affacciano ad unservizio di volontariato che esiste la possibilità di vivere ilvolontariato non come una parentesi interessante e formativasolo per i giovani, ma come una realtà che accompagna tutta lavita, come una scelta vocazionale.

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Questo significa creare degli spazi per il volontariato dentrole istituzioni educative che noi abbiamo, offrireresponsabilità, motivi di partecipazione, di creatività, diprotagonismo al volontariato. Il senso vocazionale è legatoalla possibilità di vivere per tutta l‟esistenza i valori checaratterizzano il volontariato, in modo che non sia solo unaparentesi giovanile.

Ma il volontariato non competente è una contraddizione.Certo, la competenza a livello giovanile può essere relativa,ma si richiede studio e volontà. Il giovane che favolontariato deve trarre dalle prime esperienze competenzae capacità per dare poi, nel tempo, un contributo maggioreper crescere. Bisogna puntare, soprattutto, sullariscoperta dell’educativo. Emerge sempre più la centralitàdello specifico educativo nelle diverse forme di presenza:nella prassi di animazione, di attività culturale, nella prassidi insegnamento, di cooperazione e di servizio internazionale.

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Per la riflessione:

“È indispensabile che nel suo servizio di educazione alla fede deigiovani tutta la comunità cristiana proceda per progetti e itinerarieducativi rispettosi della realtà dei singoli e della ricchezza dellaproposta evangelica, riconoscendo i giovani come soggetti attividella propria crescita e capaci di servizio generoso alla comunità.”(“Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia”,documento preparatorio al convegno di Palermo n.41).

“In ogni progetto formativo i giovani e le giovani vengano orientatia vivere in effettivo esercizio di carità evangelica medianteesperienze concrete di servizio e volontariato, compreso ilServizio Civile e l‟Anno di Volontariato Sociale per le ragazze, cosìda far crescere una cultura di condivisione, di non violenza, digiustizia e di pace. Non manchi pertanto in ogni itinerarioeducativo un solido approfondimento della dottrina sociale dellaChiesa, concretizzata anche dalla partecipazione a scuole diformazione socio-politica” (Convegno ecclesiale di Palermo, I lavoridel V ambito, proposte, 3).

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In concreto:

Puntare sull‟educativo vuol dire promuovere un cammino diformazione in cui i valori di cui il volontariato è portatore nonsiano dei temi trattati sporadicamente, ma elementi portantidegli itinerari stessi.

Educare il giovane al volontariato, allora, vuol dire:

- Decidersi per l’amore alla vita nella sua quotidianità. Allavita nel suo insieme si riconosce una dignità che viene non tantodalle cose che si fanno, ma da una dignità intrinseca che trova laragione ultima nel suo sconfinamento nel trascendente. Alla lucedi questa dignità non c‟è situazione umana che non sia redimibile,che non sia - nella concreta situazione che per altri versi rimaneincomprensibile, quando non insensata – umanizzabile da qualchegesto. L‟amore alla vita del volontario non è esaltazione delprogresso, della scienza, del lavoro dell‟uomo, ma dellaredimibilità di ogni situazione umana. Mai l‟uomo è del tuttovotato allo scacco.

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- Educare al dono e alla gratuità. Le cose della vitaacquistano senso solo nel momento in cui vengono liberate dallasolitudine e donate gratuitamente. Il gesto che redime è ildono. Il volontariato è un tempo sottratto alle logiche delprofitto e del tornaconto.

- Educare al sacrificio e all’impegno. Il volontariato richiededi intensificare alcune qualità preacquisite nella vita delgruppo: continuità, resistenza alla fatica e al logorio dellamonotonia, capacità di collaborare con gli altri e di decentrarsirispetto ai propri modi di vedere problemi e le loro soluzioni,sopportare la sofferenza degli altri senza esserne distrutti,non aver paura della conflittualità, saper dilazionare nel tempoi possibili risultati, riprendersi dopo momenti di comprensibilicrisi, purificare continuamente le motivazioni. Impegno esacrificio devono essere proporzionati al cammino del gruppo;non sono l‟impegno e il sacrificio che devono sviluppare unadulto.

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ecclesiale: curando il rapporto tra CdA eComunità Parrocchiale;

pastorale: curando il rapporto tra CdA eCaritas Parrocchiale;

Territoriale: curando il rapporto tra CdA, leistituzioni locali e i servizi pubblici

Miriamo a suggerire un‟esperienza di

Centro di Ascoltoche abbia un radicamento:

QUALE CENTRO DI ASCOLTO ?

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io/1

Una corretta lettura del territorio e delle suerealtà è oggi quanto mai urgente a motivo dei rapidicambiamenti ai quali siamo sottoposti.

Ciò impone la maturazione, da parte nostra, dinuove consapevolezze.

Lo stesso termine “povertà”, rischia diassumere oggi una connotazione generica; necessitadi ulteriori specificazioni: parliamo di povertàmateriali, di povertà spirituali (o meglioimmateriali), di vecchie e nuove povertà …

Lo stesso fenomeno della povertà è soggetto arapidi cambiamenti per cui è più opportuno pensarein termini di dinamiche di povertà.

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io/2

“La fascia dei poveri è in aumento, soprattuttotra le categorie degli anziani, dei giovani e dellefamiglie a basso reddito, mentre per le personein difficoltà vi sono sempre meno risorse nelcampo assistenziale, sanitario, previdenziale …”

“A livello di definizioni generali si può parlare di:

povertà se si accentua l‟aspetto economico;

di disagio se si accentua quello esistenziale;

di emarginazione se si accentua quellorelazionale;

di esclusione se si fa riferimento alla carenzadi politiche sociali.

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io/3

Si parla di poveri, emarginati, ultimi, nuove evecchie povertà. Qui ci sembra importantesottolineare l‟aspetto dinamico del fenomeno eparlare di rischi e di percorsi di povertàpiuttosto che di situazioni definite stabilmente”

(Lo riconobbero nello spezzare il pane n. 12-13).

Già nel settembre del 1972, parlando alle CaritasDiocesane, Paolo VI affermava:

«Desideriamo inoltre sottolineare che è oggiindispensabile superare i metodi empirici eimperfetti, nei quali spesso finora si è svoltal‟assistenza, e introdurre nelle nostre opere iprogressi tecnici e scientifici della nostra epoca.Di qui la necessità di formare persone esperte especializzate (…)

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io/4

… e ancora

«Di qui la necessità di promuovere studi ericerche, sia per una migliore conoscenza deibisogni e delle cause che li generano e lialimentano, sia per una efficace programmazionedegli interventi assistenziali. Sappiamo che inquesta moderna concezione dell‟assistenza già siorienta il vostro lavoro con lusinghieri risultati.Ce ne rallegriamo con voi e nutriamo fiducia chela vostra opera, oltre a giovare ai fini di unaprogrammazione pastorale unitaria, potràservire altresì per stimolare gli interventi dellepubbliche autorità ed un‟adeguata legislazione».

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io/5

All’art. 3 dello Statuto della Caritas Italianaquesti temi riecheggiano:«(tra i compiti della Caritas vi è quello di):realizzare studi e ricerche sui bisogni peraiutare a scoprirne le cause, per prepararepiani di intervento sia curativo che preventivo,nel quadro della programmazione pastoraleunitaria, e per stimolare l‟azione delleistituzioni civili ed una adeguata legislazione;

promuovere il volontariato e favorire laformazione degli operatori pastorali dellacarità e del personale di ispirazione cristianasia professionale che volontario impegnato neiservizi sociali, sia pubblici che privati, e nelleattività di promozione umana».

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io/6

Allora il CdA, orecchio della caritasparrocchiale e antenna dei bisogni,rilanciato e qualificato

esprime l‟attenzione pastorale della comunitàparrocchiale, attraverso la caritas, verso laformazione di persone, volontari e non, cheacquisiscano una preparazione e competenzespecifiche rispetto ai problemi della povertàe del disagio;

è senza dubbio lo strumento privilegiato adisposizione della Parrocchia per avviare unalettura del territorio e dei bisogni che questoesprime.

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io/7

Costituisce un pre-requisito essenziale perla nascita dell‟Osservatorio Diocesanodelle Povertà e delle Risorse, del quale è unpunto di osservazione. L‟OsservatorioDiocesano delle povertà e delle risorse è unostrumento pastorale che la CaritasDiocesana promuove con la funzione diinterpretare, valutare, discernere ledinamiche sociali che più interpellano lacoscienza cristiana, con l‟obiettivoindividuarne le cause per rimuoverle oprevenirle e di fornire orientamenti allescelte pastorali della Comunità Diocesana e

alle politiche sociali.

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io/8

“Dobbiamo inoltre acquisire una adeguatacompetenza nella lettura dei bisogni, dellepovertà, dell‟emarginazione: un osservatoriopermanente, capace di seguire le dinamiche deiproblemi della gente e di coinvolgeredirettamente la comunità ecclesiale in modosistematico, non dovrebbe mancare in nessunaChiesa locale”

(La Chiesa in Italia dopo Loreto n.22)

Concretamente il suo lavoro parte dallo studio subase scientifica dei dati che raccolgono i suoipunti di osservazione dislocati sul territoriodiocesano (i Centri di Ascolto, appunto) ecollegati in rete.

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89M

ENÙ

PRINCIPA

LE STRUMENTI

OPERATIVI

STRUTTURA

E

ORGANIZZAZIONE

OBIETTIVI

E

FUNZIONI

IDENTITÀ

E

MOTIVAZIONI

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90IDENTIÀ E

MOTIVAZIONI

E’ uno strumento di Carità, antenna dei

bisogni del territorio, punto di riferimento

per le persone in difficoltà.

È uno strumento pastorale, ema-nazione

della Comunità cristiana. è luogo di

elaborazione di un vissuto evangelico di

ascolto, di condivisione.

IL CENTRO DI ASCOLTO

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trum

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rità

Strumento pastorale,punto di riferimento per le persone in difficoltà

Il CdA è lo strumento che la comunità cristianasi dà per ascoltare in modo attivo coloro che sitrovano in difficoltà, con la consapevolezza chein essi Dio stesso ci interpella.

Dalla Comunità il CdA riceve il mandatodell‟ascolto dei poveri e ad essa riporta lerichieste dei poveri, ricoprendo un ruolopastorale e non confondendosi con unsegretariato sociale, un‟associazione divolontariato o un ente di servizi.

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o pa

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ale/1

Il CdA è espressione della Comunità Cristiana.

In questo modo diventa lo strumento chesollecita la corresponsabilità di tutta lacomunità e non il luogo della sua delega:

non esonera cioè dal dovere dell‟accoglienza,dell‟ascolto e della testimonianza,

ma è espressione visibile e concreta di uncoinvolgimento comunitario ed al tempostesso stimolo ad ulteriore impegno.

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stor

ale/2

In questa prospettiva è essenziale il

collegamento con la Comunità Parrocchiale,

curando in maniera particolare il rapporto vitale

con la Caritas e il CPP. Se questo rapporto non

funziona si determina l‟inaridirsi del

collegamento con la comunità cristiana ed il

conseguente venir meno delle caratteristiche

pastorali del CdA.

L’immagine che accosta il CdA ad un’antenna è

particolarmente significativa.

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ale/3

L‟antenna (televisiva, radiofonica ecc.) capta un

segnale e lo trasmette ad un apparecchio ad

essa collegato (televisore, radio ecc.).

Non avrebbe alcun senso un‟antenna che, pur

capace di captare un segnale, non lo

trasmettesse a nessun apparecchio: verrebbe

meno alla sua funzione che è quella non solo di

captare un segnale (televisivo) ma anche di

trasmetterlo ad un apparecchio (televisione)

perché l‟utente dell‟apparecchio possa fruirne

(guardare il telegiornale).

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ale/4

Allora, rispetto ad un bisogno emergente

ricorrente nella Comunità Parrocchiale, possiamo

individuare i seguenti passaggi:

1. Il CdA, funzionando proprio come un‟antenna,rileva un bisogno e lo comunica alla ComunitàParrocchiale, attraverso la CaritasParrocchiale, Commissione pastorale presentenel CPP.

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ale/5

2. La Caritas Parrocchiale, venuta così aconoscenza del bisogno emergente, si attivanel compito di animazione e sensibilizzazionedi tutta la Comunità Parrocchiale, attraversoil CPP, perché si ricerchino soluzioni in gradodi rispondere al bisogno emergente(sensibilizzazione di enti pubblici, promozionedel volontariato parrocchiale ecc.)

3. Il CdA orienta chi è in situazione di bisognoverso le modalità di risposta individuate dallacomunità (enti, volontariato …)

4. Gli enti sensibilizzati, il volontariatoparrocchiale promosso, ecc., a seconda deicasi, rispondono al bisogno emergente.

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ale/6

Se salta il collegamento tra CdA eComunità Parrocchiale, saltano ipassaggi velocemente schema-tizzati:

il Centro di Ascolto perde la connotazione di strumento

pastorale si disperde rincorrendo le emergenze piuttosto che funzionare come

antenna dei bisogni, diventa unparafulmine

(Cfr. scheda pag. 8).

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98OBIETTIVI E

FUNZIONI

Accoglie, ascolta, orienta e si facarico delle persone in difficoltà.Individua i bisogni espressi e latentipresenti sul territorio. Diffondecultura di solidarietà, suscita il sensodella centralità della persona nellaComunità cristiana e in tutta lasocietà.

OBIETTIVI E FUNZIONI DEL

CENTRO DI ASCOLTO

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ivi …/P

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l’att

ualizzazione

L‟obiettivo principale del CdA è condurre lapersona che vive uno stato di bisogno, diqualunque natura, in un processo di liberazioneprogressivo dalle cause che hanno provocato ladomanda di aiuto coinvolgendo la comunitàparrocchiale.

È lo strumento pastorale, espressione dellacomunità cristiana, che ha la funzione diaccogliere, ascoltare, orientare, prendere incarico ed accompagnare la persona che vive instato di bisogno, avviandola verso possibilisoluzioni da ricercare insieme e delle qualiessere protagonista in prima persona

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ivi …/I

n co

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to/1

Il CdA non eroga servizi (pacchi, vestiti,

alimenti, soldi). È vero che la richiesta più

frequente, che perviene ai nostri CdA si muove

in questa direzione: quella di ottenere aiuti

concreti e immediati. È invalsa l‟idea che al CdA

si “prende” qualcosa (forse anche perché il

principale servizio che ha offerto il nostro CdA

è quello di “dare” qualcosa).

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to/2

Pertanto, qualora si valuti opportuno rispondere alla richiesta di aiuto

concreto e immediato pervenuta al CdA, dando qualcosa • degli alimenti• dei vestiti, ecc:

si faccia in modo che la gestione diretta di questa risposta sia affidata ad un gruppo di

volontariato costituitosi ad hoc• banco alimentare,• addetti al guardaroba parrocchiale ecc…,

che possibilmente operi in un luogoanche fisicamente diverso da quello del CdA

(sia pure la porta accanto).

Si tratta di cambiare mentalità,

a cominciare dagli operatori.

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n co

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to/3

1. Una signora si reca al CdA con la richiesta diviveri.

2. La richiesta è di estrema urgenza e provatanecessità, per cui l‟operatore del CdA valutapositivamente la necessità di rispondere albisogno;

3. Non è nei compiti del CdA rispondere albisogno; la sua funzione è quella diaccogliere, ascoltare, orientare, prendere incarico chi è in stato di bisogno. Ma inparrocchia si è costituito un gruppo divolontariato che cura una distribuzione“razionale” di viveri, di vestiti …, dandorisposta a questo tipo di bisogno concreto edurgente

Per esempio:

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n co

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to/4

4. L‟operatore del CdA orienta la signora versoquesto gruppo di volontariato, le dice direcarvisi a suo nome (le firma un buono)oppure l‟accompagna;

5. Il volontario, accertata la provenienza dellasignora dal CdA, provvede ad aiutarlasecondo le disposizioni dell‟operatore delCdA e in accordo con le reali possibilitàcontingenti del gruppo (avere o non avere inquel momento viveri a disposizione).

Il CdA ha mantenuto la sua identità. Lasignora pian piano imparerà che al CdA siva non solo per chiedere delle cose daprendere ma soprattutto per chiedereaiuto quando si è in difficoltà.

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a/1

L‟accoglienza è intimamente connessaall‟ascolto e prelude ad esso: non ci puòessere ascolto se non accogliamo chiincontriamo al CdA come persona unica eirripetibile, riconoscendo in essa primaancora che uno stato di bisogno darimuovere o cui rispondere, unastraordinaria ricchezza da farriaffiorare, una persona da accompagnarein un cammino di promozione umana versouna graduale liberazione dal bisogno.

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a/2

un‟accoglienza adeguata richiede anche la

disponibilità di spazi fisici in cui poter allestire

le stanze del CdA:

“Nelle parrocchie più grandi è opportuno

realizzare anche una struttura di servizio ai

poveri che, aggiungendosi agli edifici destinati

al culto e alla catechesi, sia segno della

dimensione caritativa della pastorale” (Con il

dono della carità dentro la storia n.35).

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a/3

Occorre continuamente matu-rare la consapevolezza che trachi accoglie per ascoltare e chiè accolto per essere ascoltatovi sono:

Elementi di uguaglianza

Elementi di diversità

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i di ug

uaglianz

a

la stessa dignità (le stesse origini e lostesso destino);

gli stessi bisogni per tutti, da quelliprimari/materiali al bisogno direlazione/riconoscimento;

il limite che appartiene ad ognipersona.

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i di divers

ità

CHI È ASCOLTATO: Chiede qualcosa che non ha e che ritiene l‟ascoltatore

abbia e avverte un senso di disagio e inferiorità; Avverte spesso un bisogno confuso, anche se è

portatore di esigenze pratiche impellenti (bollette dapagare …);

Può non avere energie o risorse; essere aggressivo amotivo di storie passate o di condizioni psichiche fragilio patologiche; può essere segnato da una generalizzatadiffidenza nei confronti del suo interlocutore a causa dirapporti negativi (con famiglia, amici e istituzioni).

CHI ASCOLTA: È solitamente tranquillo e motivato Ha un certo tipo di sicurezza nei rapporti Ha un certo potere Deve comprendere ciò che ascolta e sollecitare,

promuovere, prospettare una soluzione

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a/4

“Accogliere significa sempre rischiare, disturba

sempre.

Ma Gesù non viene forse a disturbarci nelle nostre

abitudini, nei nostri comodi, nelle nostre stanchezze?

Bisogna che siamo continuamente stimolati per non

cadere in un bisogno di sicurezza e di comodo, e per

non continuare a camminare dalla schiavitù del

peccato e dell’egoismo verso la terra promessa della

liberazione.

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a/5

Accogliere non è per prima cosa aprire la porta della

propria casa, ma aprire le porte del proprio cuore e con

questo diventare vulnerabili.

È prendere l’altro all’interno di sé, anche se è una cosa

che disturba e toglie sicurezza; è preoccuparsi di lui,

essere attenti, aiutarlo a trovare il suo posto.”

(da: Jean Vanier, La comunità luogo della festa e del

perdono)

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/1

“Il primo dovere che si deve alprossimo è quello di ascoltarlo. Comel‟amore di Dio comincia conl‟ascoltare la sua Parola, così l‟iniziodell‟amore per il fratello stanell‟imparare ad ascoltarlo … chi nonsa ascoltare il fratello ben prestonon saprà neppure più ascoltareDio; anche di fronte a Dio saràsempre lui a parlare”

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Gli atteggiamenti e le consapevolezze maturate perl‟accoglienza costituiscono, per così dire, in ununicum, un primo ascolto, lo preparanoadeguatamente e conducono all‟ascolto stesso.

In un mondo in cui nessuno sembra più capace diascoltare “il primo servizio che si deve al prossimoè quello di ascoltarlo”. È un impegno per l‟interacomunità parrocchiale.

L‟ascolto deve essere luogo della relazione d‟aiutonel senso che chi ascolta e chi è ascoltato vengonocoinvolti, con ruoli diversi, in un progetto che,ricercando le soluzioni più adeguate, punta a un

processo di liberazione della persona dal bisogno.

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/3

Allora, ascoltare concretamente significa: Avere un‟attenta presenza a se stessi. Centrare la comunicazione sull‟altro: saper

tacere e dare precedenza all‟altro; lasciarparlare; lasciare a chi parla tutto il temponecessario.

Vivere un atto interiore che non permette dipensare ad altro.

Voler capire. Ascoltare con tutta la persona: non solo con

l‟udito, ma con la mente, con l‟animo, conl‟espressione del viso, con i cenni del capo, conla posizione del corpo …

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1. Dio ascolta il grido del povero. Ilcomportamento di Dio è comandamento per ilcristiano:

“… nell‟angoscia ho invocato il Signore, hogridato al mio Dio, Egli ha ascoltato dal suotempio la mia voce; il mio grido è giunto ai suoiorecchi (2 Sam 22,7)

“Tu invece hai ascoltato la voce della miapreghiera quando a te gridavo aiuto (Sal 30)

“questo povero grida e il Signore lo ascolta, lolibera da tutte le sue angosce” (Sal 33)

“poiché il Signore ascolta i poveri e nondisprezza i suoi che sono prigionieri” (Sal 68)

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/5

2. Nel Vangelo Gesù ascolta il grido dei

poveri, espresso e inespresso, perché lui sa

leggere nel profondo dei cuori

Atteggiamenti che caratterizzano

l’Ascolto di Gesù

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/6

3. La comunità cristiana è caratterizzatadall’atteggiamento di ascolto. “Ascolta,Israele!” (cfr. Deut 6, 4-5; Mc 12, 29-31;).“Il religioso ascolto della parola di Dio” (DV)

Dall‟ascolto Dio all‟ascolto del fratello ilpassaggio è naturale per una mentalità cristiana:Dio ci interpella nel volto del sofferente.

L‟altro rimanda immancabilmente all‟Altro eviceversa. “Ascoltate le cause dei vostri fratelli”(Deut. 1,16): le parole rivolte da Dio ai giudici diIsraele esprimono molto bene l‟atteggiamento difondo del cristiano.

L‟atteggiamento dell‟ascolto è diverso da quelloconoscitivo: la conoscenza tende a fagocitarel‟oggetto nel soggetto, l‟ascolto lascial‟interlocutore in tutta la sua alterità esingolarità

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/7

4. La Chiesa è una comunità di corresponsabili:

i suoi membri non sono chiamati a rispondere solorispetto a uffici e ministeri ma soprattuttorispetto al fratello, in particolare bisognoso esofferente:

«Allora il Signore disse a Caino: “Dov‟è Abele tuofratello?”. Egli rispose: “Non lo so. Sono forse ilguardiano di mio fratello?”» (Gen 4,9).

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o/1

Orientamento Il CdA non è chiamato a fornire risposte dirette,

salvo casi di estrema necessità e provata urgenza.

A questo sono deputate le realtà operanti sulterritorio: Istituzioni, Comunità Parrocchiale,Volontariato parrocchiale e non.

La funzione del CdA, una volta instaurata con chi è instato di bisogno una relazione d‟aiuto attraversol‟accoglienza e l‟ascolto, è quella di orientarlo versopossibili soluzioni da ricercare sul proprio territorio edi cui essere primo protagonista.

Ritorna urgente il problema della conoscenza delterritorio non solo rispetto ai bisogni che in essoemergono ma anche rispetto alle risorse che offre.

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o/2

Ci sono al meno due livelli di orientamento:1. Il più semplice corrisponde al fornire

l’informazione giusta al momento giusto:indicazioni o indirizzi di Enti pubblici eprivati; modalità di accesso ai servizi,comunità, centri di accoglienza, ecc.Ciò, naturalmente, comporta la precisaconoscenza della realtà verso cui orientiamochi è in stato di bisogno.Allora sarà necessario allestire, in progressodi tempo, elenchi di risorse anche informalipresenti sul territorio; costruire una rete direlazioni con persone-ganci che voglianooffrire la loro disponibilità di collaborazionecon il CdA parrocchiale.

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o/3

2. Orientare chi è in stato di bisogno versola comprensione del reale bisogno nel qualesi trova, attraverso una graduale decodificadello stesso.Questo è più difficile ma anche prioritario.Non sempre il bisogno espresso è quelloreale. Attraverso l‟accoglienza e l‟ascoltopuò emergere che il bisogno espressoattraverso una domanda nasconde un altro,inconscio e comunque inespresso, più gravee/o più urgente.Se vogliamo instaurare una relazione d‟aiutoche accompagni il fratello verso laliberazione dal bisogno è necessarioinnanzitutto aiutarlo a comprendere di qualebisogno realmente si tratti.

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resa

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carico

/1

Presa in carico

È un accompagnamento.

Segna il passaggio dal gesto al legame auspicato

dall‟Episcopato italiano in Evangelizzazione e

Testimonianza della carità n. 39.

Non sempre può bastare fornire un

orientamento, spesso può rendersi necessario

seguire personalmente la vicenda di chi mi

chiede aiuto.

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resa

in

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/2

È necessario prendere a cuore il caso di unapersona come se fosse l‟unico:

guardare a chi è in stato di bisogno come aduna persona unica ed irripetibile, una storiada assumere e non come ad una pratica daevadere;

Mettere in contatto con i servizi presenti sulterritorio, verificando che questi si faccianoveramente carico della situazione edenunciando le eventuali inadempienze;

Attivare tutte le risorse possibili acominciare da quelle della persona;

Coniugare professionalità e Carità,competenza e servizio cristiano.

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resa

in

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Gesù si è fatto carico dell’umanità.

Nella parabola del Buon samaritano (Lc 10, 34 ess) la scansione delle scene e i verbi checonnotano gli atteggiamenti del BuonSamaritano descrivono Gesù come Samaritanodell‟uomo.

“Alla domanda di un dottore della legge, prima diindicargli il comandamento più importante e poispiegargli chi era il prossimo, Gesù raccontò laparabola del samaritano: uno straniero capace di averecompassione di suo fratello, di chinarsi su di lui,curargli le ferite, pagare di tasca propria.Quelle parole non hanno mai abbandonato la Chiesa nelsuo bimillenario cammino e sempre le insegnano lastrada ad ogni svolta della storia, le suggeriscono il dafarsi di fronte a vecchie e nuove povertà …”(Da questo vi riconosceranno n.42).

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ivi …/I

ndividua

i b

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ni/1

non sempre il bisogno espresso èquello reale;

non sempre la richiestaimpellente che la persona rivolgecorrisponde al suo reale bisogno,spesso confuso.

Il CdA individua i bisogni espressi:

li recepisce operando una necessaria

decodifica poiché

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ivi …/I

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ni/2

Una signora si reca al CdArivolgendo una richiesta urgente enecessaria: chiede un contributo indanaro perché non riesce a pagarela bolletta del gas.

Qual è il bisogno reale?1. Ipotesi di partenza: la signora chiede tale

contributo perché, avendo dovutoaffrontare grosse spese impreviste per lafamiglia, si trova momentaneamentescoperta. Si può rispondere al bisognocorrispondendo il contributo e concordandouna qualche forma di restituzione.

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2.Tuttavia l‟ascolto porta l‟operatore a scoprireche la signora è disoccupata e vedova: il realebisogno allora è quello di trovare alla signoraun lavoro; o magari di avviare le praticheperché possa percepire la pensione direversibilità del marito alla quale, senzasaperlo, ha diritto …

3.Oppure l‟ascolto porta l‟operatore a scoprireche il marito della signora è disoccupato edalcolizzato: qui il bisogno reale e prioritarionon è tanto cercare un lavoro (pur urgente),quanto liberare il marito dalla dipendenzadall‟alcool, orientandolo opportunamente versorisorse esistenti sul territorio per darerisposta questo bisogno latente di liberarsidall‟alcolismo...

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ni/4

Possibile specializzazione del CdA L‟individuazione dei bisogni emergenti nel

territorio parrocchiale conduce alloranecessariamente a formulare una mappaturatanto dei bisogni quanto delle risorseattivabili per far fronte ai bisogni stessi.

Questo discorso può spingersi fino adeterminare una sorta di specializzazione delservizio del CdA con un conseguenterestringimento del suo raggio di azione. In un quartiere con una fortissima presenza di

immigrati extracomunitari una comunitàparrocchiale o un vicariato zonale puòopportunamente ritenere di costituire un CdAspecializzato per l‟accoglienza, l‟ascolto,l‟orientamento e la presa in carico di personeextracomunitarie …

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ultu

ra d

i so

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Il CdA può essere strumento per ladiffusione di una cultura dellasolidarietà nei confronti:

delle persone in difficoltà, per dare loro unavoce e per aiutarle a essere protagoniste esoggetti attivi nel superamento della lorocondizione di disagio e nella ricerca di sestesse;

dei volontari e degli operatori, che vi trovano uno spazio di confronto per crescere come uomini e come cristiani, nella prossimità e nel servizio ai fratelli;

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ivi …/D

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lidarietà

/2

della comunità cristiana, perché viva ilproprio essere comunione in una continuatensione missionaria, percorrendo i camminidi sofferenza e di disagio delle persone,perché al di là dei bisogni che le opprimono,emerga la pienezza della loro dignità;

della comunità civile, perché possamantenersi attenta alle realtà di povertà delproprio territorio, facendosene caricoconcretamente e impegnandosi in un camminodi corresponsabilità (sentire tuttiresponsabili di tutti).

Page 130: ipertesto 99

ESC

130STRUTTURA E

ORGANIZZAZIONE

Gruppo di lavoro

Progetto operativo

STRUTTURA E ORGANIZZAZIONE

DEL CENTRO DI ASCOLTO

Page 131: ipertesto 99

ESC

131Link s

trut

tura

/ gr

uppo

di lavo

ro 0

È un gruppo di lavoro con

competenze differenziate in cui si

esprime la corresponsabilità e la

complementarietà della Chiesa

tramite l'accoglienza, l'ascolto e la

presa in carico delle persone in

difficoltà.

STRUTTURA E ORGANIZZAZIONE

DEL CENTRO DI ASCOLTO

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ESC

132Link S

trut

tura

…/G

rupp

o di lavo

ro/1

È impensabile che il CdA funzioni come tale

grazie all‟impegno, pur generoso, di una o due

persone che per qualche ora alla settimana

ricevono i poveri della comunità.

Tale esperienza, destinata inevitabilmente a

tradursi in erogazione di una qualche forma di

servizio, non può dirsi Centro di Ascolto.

Gruppo di lavoro

Page 133: ipertesto 99

ESC

133Link S

trut

tura

…/G

rupp

o di lavo

ro/2

Il gruppo di lavoro si riunisce periodicamentein relazione alle necessità di:

Valutazione

Intervento

Assunzione di incarichi sui casi pervenuti

Normalmente la riunione è settimanale.

Per avviare l‟esperienza del CdA, articolata intutte le sue fasi

è indispensabile

la costituzione di un’equipe di lavoro, che:

raccolga le diverse competenze necessarie alcorretto funzionamento del CdA

sia guidata da un coordinatore.

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ESC

134Link S

trut

tura

…/G

rupp

o di lavo

ro/3

Il gruppo di lavoro:

Può essere opportunamente coadiuvato da unafigura professionale (come ad es. Assistentesociale).

In base alla preparazione e alla disponibilitàdegli operatori può articolarsi in duesottogruppi operativi: il primo si impegnanell‟ascolto e il secondo nella presa in carico:

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ESC

135Link S

trut

tura

…/G

rupp

o di lavo

ro/a

rticolazione

Gruppo di ascolto: ha la funzione di accoglierechi ha bisogno, di ascoltarlo e di definire unpossibile orientamento. Occorre predisporreturni di avvicendamento ed orari diappuntamento così da salvaguardare lacontinuità del rapporto personale tra chi è instato di bisogno e l‟operatore del CdA.

Gruppo della presa in carico: conduce lapersona verso il conseguimento della possibilerisposta individuata (consulenza su specificiproblemi, reperimento delle risorse,accompagnamento …). In questo sottogruppogiocoforza devono poter confluire competenzepiù varie e perciò risulterà più numeroso.Guardandoci attorno in Parrocchia forsescopriamo tante “competenze” già presenti eforse anche operanti.

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ESC

136Collabor

azioni

È anche auspicabile costituire unarete di collaboratori esterni:

di professionisti che di volta in volta possanooffrire il loro contributo per consulenze inspecifiche situazioni (Avvocati, medici,commercialisti …);

di volontari che possano offrirsi per determinati servizi (accompagnamenti, prenotazioni visite …)

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ESC

137Riunion

iNell’ambito della periodica riunionesono effettuati:

la valutazione del bisogno sui casi presentatisiall‟ascolto,

il programma-progetto di intervento suglistessi,

l‟affidamento dei casi nuovi agli operatori, l‟aggiornamento e la verifica dei casi in corso, lo scambio e il confronto di esperienze tra gli

operatori con gli approfondimenti pastorali emetodologici necessari,

le necessità di coinvolgimento della comunitàparrocchiale

ed in generale la verifica sul complessivofunzionamento del CdA.

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ESC

138Link S

trut

tura

…/il co

ordinato

reSempre in uno spirito di servizio, il coordinatoreè figura importante del CdA, suo punto diriferimento, e riconduce ad unità il lavorocomplessivamente svolto. Fa parte della Caritase, preferibilmente, del Consiglio Pastoraleparrocchiale.

Suo compito è: assicurare il collegamento con la Comunità

Parrocchiale attraverso il rapporto con ilParroco e con la Caritas Parrocchiale;

curare il collegamento con la Caritas Diocesana; curare il i rapporti con eventuali consulenti e

con istituzioni civili; coordinare gli incontri di programmazione e di

verifica del lavoro svolto; garantire le convocazioni degli operatori per le

riunioni; organizzare i turni dei volontari per garantire

presenza e continuità;

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ESC

139Link S

trut

tura

…/

Meto

do

del gr

uppo

/1

Lavorare per progetti significa riconoscere cheè importante dare risposte personalizzate perpromuovere l‟autonomia della persona nellaricerca della risposta ai propri bisogni.

In concreto significa, fare un‟analisi dellasituazione, darsi un obiettivo realistico e deitempi per raggiungerlo, ricercare le risorse,darsi degli obiettivi intermedi rispetto a quellofinale.

lavorare per progetti

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ESC

140Link S

trut

tura

…/

Meto

do

del gr

uppo

/2

Perché questo tipo di lavoro risultiefficace è necessario:

accompagnare le persone

conoscere il territorio

coinvolgere la comunità e tutte le realtà chesi occupano delle stesse problematiche,lavorare insieme e stimolarle affinchéfacciano sorgere risposte nuove e sempre piùadeguate ai bisogni delle persone

non accettare deleghe di sorta

verificare il progetto ed eventualmentemodificarlo

Page 141: ipertesto 99

ESC

141STRUTTURA E

ORGANIZZAZIONE/2

Si dota di un progetto operativo che

definisca identità, motivazioni,

obiettivi e funzioni. Può costituirsi in

Associazione e avvalersi della colla-

borazione di operatori professionisti.

STRUTTURA E ORGANIZZAZIONE

DEL CENTRO DI ASCOLTO

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ESC

142Link S

trut

tura

…/2

/Pro

gett

o op

era

tivo

Il progetto operativo è un documento chefornisce le linee a cui devono attenersi tutti imembri del CdA per poter agire con unità difinalità e di intenti.

La formulazione di un progetto operativo èindispensabile per l‟acquisizione di motivazioni

comuni, di linguaggio comune, di verifica reale.

Si dota di un progetto operativo

Page 143: ipertesto 99

ESC

143 STRUMENTI OPERATIVI

DEL CENTRO D’ASCOLTO

STRUM

ENTI

OPE

RATIVI

Utilizza come strumenti operativi: il

colloquio e la registrazione del colloquio

su schede; la mappatura delle risorse e

la documentazione; la verifica e la

formazione; il lavoro di rete.

Page 144: ipertesto 99

ESC

144Il co

lloq

uio

Il colloquio

Si possono individuare alcunielementi che caratterizzano ilcolloquio.

Il tempo

Le modalità

I contenuti

L’approfondimento

Le proposte e il progetto

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ESC

145Link il co

lloq

uio/

“ il te

mpo

Il tempo

L‟incontro non deve, indicativamente,

durare più di trenta minuti.

Se necessario meglio aggiornarlo ad

altra data.

Page 146: ipertesto 99

ESC

146Link il co

lloq

uio/

“le m

odalità

Le modalità

occorre dialogare:

lasciando all'interlocutore la possibi-lità di esprimersi senza interromperlo,

mettendolo a suo agio,

rispettando anche i momenti disilenzio.

Page 147: ipertesto 99

ESC

147Link il co

lloq

uio/

“i co

ntenu

ti”

I contenuti: occorre fermare l'attenzione inparticolare su alcuni dati:

la richiesta espressa;il motivo che la determina;la situazione della persona così come

emerge (ordinando i frammenti deldiscorso e le impressioni suscitate dal suomodo di atteggiarsi).i punti contraddittori e/o non sufficien-

temente approfonditi;il bisogno fondamentale e le possibili

cause (spesso nella richiesta fatta ilbisogno non è immediatamentemanifestato!).

Page 148: ipertesto 99

ESC

148Link il co

lloq

uio/

“l’a

ppro

fond

iment

o”

L'approfondimento persegue l'obiet-tivo di fare chiarezza sui terminireali del problema esposto.

deve avvenire attraverso: la restituzione di quanto si è

compreso,

la richiesta di chiarimento suquanto non si è compreso,

domande discrete che, se è ilcaso, vanno motivate.

.

Page 149: ipertesto 99

ESC

149Link il co

lloq

uio/

“pr

opos

te e

pro

gett

o”/1

Le proposte e il progetto si prefiggono di:

individuare gli interventi prioritari

(soddisfazione di bisogni primari e urgenti

obiettivi intermedi, contatti con altri

servizi...);

stabilire i rispettivi compiti. tenendo conto

della necessaria gradualità delle richieste

da fare all'interessato oltre che

dell'impegno che il Centro può assumere;

Page 150: ipertesto 99

ESC

150Link il co

lloq

uio/

“pr

opos

te e

pro

gett

o”/2

proporre quando è il caso. un altroappuntamento (il tempo tra il primo e ilsecondo incontro servirà per verifiche,informazioni, ecc.);

rilevare da un documento l'identitàdichiarata. Gli operatori valuteranno a lorodiscrezione quando tale richiesta. con irisvolti che implica. sia davvero necessaria.

Un percorso di successivi colloqui potrebbe portare adapprofondimenti che consentono all'équipe di formulare unprogetto personalizzato concordato con l'interessato chetenga conto:

della sua situazione personale; degli accordi presi con i servizi pubblici; delle strategie promozionali complessivamente

perseguite dall'équipe.

Page 151: ipertesto 99

ESC

151La r

egist

razione

del co

lloq

uio

2. La registrazione del colloquioGli operatori che si occupano dell'ascolto

cureranno la registrazione dei colloqui e lesuccessive verifiche.In particolare devono essere descritte le

richieste avanzate e gli interventi giàeffettuati e/o concordati sia con l'interessatosia con altri servizi.Se si tratta di un colloquio successivo, sarà

opportuno riportare sulla scheda diregistrazione:

gli elementi che sono stati ulteriormenteapprofonditi rispetto all'incontro precedente,

quelli ancora da approfondire, le verifiche da fare rispetto al progetto formulato, le ulteriori decisioni.

Page 152: ipertesto 99

ESC

152La r

egist

razione

del co

lloq

uio/

2

La scheda personale è uno strumento di lavoroindispensabile perché se adeguatamente compilata ecostantemente aggiornata, consente di conoscere laparticolare condizione di bisogno dell'interessato e diverificare, attraverso gli interventi già realizzati e leprospettive future, se il progetto per la promozione dellapersona effettivamente la aiuta a superare il disagio.

Prima del colloquio è importante che l'operatore facciariferimento alla scheda personale per conoscere lasituazione generale dell'interlocutore, il tipo di rapportoinstaurato, gli interventi già fatti. Questa operazioneservirà per mantenere la continuità delle linee operativeintraprese negli incontri precedenti.

La rilettura delle schede durante le riunioni di verificaconsente infine di individuare, in relazione ai bisogniemersi, le nuove risposte da sollecitare attraverso lasensibilizzazione delle risorse presenti nel territorio.

Page 153: ipertesto 99

ESC

153La m

app

atu

ra d

elle r

isor

se

La mappatura delle risorse

Si tratta di un elenco/schedario che puòessere realizzato distinguendo le risorsepubbliche da quelle private e raggruppandolesecondo le tipologie dei bisogni.L'elenco/schedario dovrà essere facilmenteconsultabile.

Rispetto alle risorse è necessario:

conoscere

Aggiornarne la mappatura

Operare collegamento tra CdA el‟Osservatorio Diocesano delle povertà e dellerisorse

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ESC

154Link L

a m

app

atu

ra d

elle r

isor

se/

“con

osce

re”

Di ciascuna risorsa è necessarioconoscere:

denominazione, indirizzo, numerotelefonico;

nome del responsabile e/o di altri eventualireferenti;

tipologia del servizio offerto;

orari e modalità di accesso;

note con particolari informazioniqualitative.

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ESC

155Link L

a m

app

atu

ra d

elle r

isor

se/

“agg

iorn

ament

i”

La mappatura deve essere periodicamenteaggiornata.

La necessità di avere informazioni precise èlegata alla volontà di evitare che la personadebba poi rivolgersi altrove: se orientiamo,dobbiamo farlo in maniera meno approssimatapossibile riconoscendo alla persona che si hadi fronte una precisa dignità.

I maggior vantaggi di questo strumento sonolegati ad un suo continuo aggiornamento.

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ESC

156Link L

a m

app

atu

ra d

elle r

isor

se/

“collega

ment

i …”

È opportuno che la Caritas coordini tuttaquesta attività mettendo in sinergia ecomunicazione

Centro di Ascolto

e

Osservatorio Permanente delle Povertà e delle Risorse

altro strumento da promuovere sul piano pastoralee da vedere in un'unica ed organica progettazione.

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ESC

157La d

ocum

ent

azione

La documentazione Tra gli strumenti del Centro di

Ascolto, la documentazione serve siaper l'organizzazione del lavoro sia perla formazione permanente deglioperatori.

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ESC

158La d

ocum

ent

azione

/2

Possono essere utili: questionari, statistiche ed altri strumenti per la

conoscenza del territorio, delle risorse presenti eper la rilevazione dei bisogni;

pubblicazioni relative ad atti di seminari e corsi diformazione;

riviste specializzate sul volontariato e sulle attivitàdel privato-sociale;

raccolta della legislazione in materia socio-assistenziale a livello nazionale e regionale;

raccolta di normative locali (delibere e regolamenti comunali e provinciali) che dettano direttive sui rapporti con il volontariato e sulla valorizzazione del "privato sociale".

Page 159: ipertesto 99

ESC

159Lavo

ro d

i re

te/1

Lavorare in termini di rete significaconoscere il territorio nel modo più completopossibile; vuol dire conoscere le risorsepresenti sia nell'ambito pubblico che in quelloprivato. È indispensabile una conoscenza pienadelle competenze e delle modalità con cui taliservizi vengono erogati.

Lavorare in rete significa anche conoscere glialtri operatori. Le conoscenze a corto raggiosono estremamente importantinell'accompagnamento e nell'efficacia dellenostre azioni.

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ESC

160Lavo

ro d

i re

te/2

Lavorare in termini di rete vuol dire ancheprendersi a cuore certe situazioni particolari;essere, per esempio, coloro che, nei confrontidell'ente pubblico, sollecitano, stimolano, nonpermettono inadempienze agendo sempre intermini gentili, ma intervenendo puntualmentee irreprensibilmente.

Avere una rete di collaborazione a cortoraggio vuol dire anche possedere, oltre allamappatura dei servizi presenti sul territorio,una cerchia di collaboratori (un avvocato, unidraulico, ecc). magari all'interno dellaParrocchia, che possa essere interpellata aseconda dei bisogni e delle emergenze

Page 161: ipertesto 99

ESC

161Lavo

ro d

i re

te/3

Il CdA opera facendo propria la logica direte:

Nell’approccio alle diverse persone che adesso si rivolgono: affrontando il rapporto conla persona nel suo contesto relazionale (retifamiliari, amicali, lavorative, di vicinato, diquartiere ecc., che costituiscono “retiinformali”)

nei suoi aspetti positiviIn quelli problematicie anche quando tale contesto appare del

tutto assente (immigrati, senza fissadimora).

Il CdA coinvolge, valorizza e promuove tali retiinformali.

Page 162: ipertesto 99

ESC

162Lavo

ro d

i re

te/4

Il CdA opera facendo propria la logica di rete:

Nella fase di orientamento e presa incarico, lavorando in sinergia con

le Istituzioni,

gli Enti pubblici e privati,

le agenzie educative,

i gruppi e le associazioni di volontariato:

attivando, cioè, la cosiddetta “rete formale”delle risorse presenti sul territorio, nellaconsapevolezza di essere un nodo di tale rete.

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ESC

163Asc

olto

di Gesù

attenzione

rispetto

dialogo

fiducia

valorizzazione

Atteggiamenti che caratterizzano

l’Ascolto di Gesù

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ESC

164Link A

scolto

di Gesù

/ “A

ttenz

ione

Gesù è attento:

al gesto di Zaccheo Lc 19,3-5;

alla fede del Centurione e della Cananea Mt8,10-12; 15,28

alle preoccupazioni della Samaritana Gv 4,19 ss

al gesto del buon ladrone Lc 23, 42-43;

Atteggiamento di attenzione

Page 165: ipertesto 99

ESC

165Link A

scolto

di Gesù

/ “r

ispe

tto”

Rispetto di Gesù per le persone:

tiene conto del ritmo di maturazione delle persone Mt 13,3-8; Mc 4, 26-29; 8, 22-26; Lc 13, 6-9;

rispetta sempre la libertà Mc 10,17-23;

l‟atteggiamento di rispetto presuppone saper perdere tempo, saper sperare, essere disponibili Mc 3,20; 6,31;

solidarietà nell‟ora della prova Mt 8, 23-27;

non imporre Mt 16, 24

non utilizzare procedimenti emozionali per conseguire adesioni Gv 7,3-6;

Atteggiamento di rispetto

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ESC

166Link A

scolto

di Gesù

/ “d

ialogo

La pedagogia di Gesù è quella di dialogo:

fa sempre il primo passo dando l‟amicizia Gv 11,5; 15, 14-17;

dialogo con la Samaritana Gv 4, 5-42

Dialogo con Nicodemo Gv 3,1-21;

Atteggiamento di dialogo

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ESC

167Link A

scolto

di Gesù

/ “f

iduc

ia”

La pedagogia di Cristo:

ha fiducia delle persone: Mt 10,5 ss; Lc 19, 8;

non si fida delle apparenze: Lc 20, 20-26;

sa che la persona può superare le difficoltà se la si aiuta: Gv, 1-16; Mt 14, 28-31;

dà responsabilità: Mt 10,5 ss.

non chiede più di quanto si può dare Mt 9, 14-17

Atteggiamento di fiducia

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ESC

168Link A

scolto

di Gesù

/ “V

alorizzazione

” Gesù ammira la fede del Centurione Mt 8,10-12

Dell‟emorroissa Mt 9, 20-22;

della Cananea Mt 15,28;

della peccatrice Lc 7,47-50;

Gesù loda la generosità della vedova Mc 12, 41-44;

Gesù apprezza lo slancio di Zaccheo Lc 19, 1-10.

Atteggiamento di valorizzazione

Gesù valorizza le persone ed i piccoli gesti di bontà:

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ESC

169REGOLAM

ENTO

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ESC

170Pr

emess

a/1

PER LA «NUOVA» EVANGELIZZAZIONE

OCCORRONO PRESENZE «NUOVE»

Nelle nostre comunità è abbastanza definita lafigura del catechista e quella dell‟animatoreliturgico. Queste due presenze devononecessariamente essere ripensate alla luce delVangelo della Carità:

“La carità è il cuore del Vangelo: sia nel senso che essacostituisce l‟evento/contenuto centrale dellarivelazione di Dio che giunge al suo compimento in GesùCristo; sia nel senso che la fede, come risposta a questoevento, anzi come coinvolgimento in esso, è findall‟inizio carità e giunge al suo primo e maturodispiegarsi nella carità verso Dio e verso i fratelli”.

(Piero Coda)

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ESC

171Pr

emess

a/2

Il Vangelo della carità suggerito dallo Spiritoalla Chiesa, così come indicato dai nostri vescovinel documento dopo Palermo, è la via che la nuovaevangelizzazione deve percorrere.

Attorno al Vangelo della carità deve oggi crearsila necessaria osmosi tra

catechesi,

Liturgia

servizio della carità

nell‟azione ecclesiale di ogni comunità.

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ESC

172Pr

emess

a/3

Secondo il Cardinal Martini:Esiste una sproporzione tra coloro che nellenostre comunità si dedicano al servizio dicatechista e di animatore liturgico e quelli chesi dedicano alla diaconia della Carità; lasproporzione tra i pochi delegati al serviziodelle Carità e l‟insieme della comunità inerte epassiva.

due le cause: la disarmonia tra le tre dimensioni - catechesi,

liturgia e Carità “la ricerca teologica ha approfondito abbastanza il

rapporto Chiesa-Parola e il rapporto Chiesa-liturgia,non ha ancora approfondito il rapporto Chiesa-Carità”.

Page 173: ipertesto 99

ESC

173Pr

emess

a/4

Partendo da queste premesse teologico-pastorali, diventaurgente ripensare la figura dell’educatore (catechista,animatore liturgico) e crediamo la stessa composizione delConsiglio Pastorale Parrocchiale. Per la nuovaevangelizzazione occorrono presenze nuove.

Una presenza educatrice capace di assumere in sé, con unasintesi dinamica ed armonica, le tre dimensioni: catechesi,liturgia e carità.

Una presenza che, in ogni ambito pastorale, siaspiritualmente formata e preparata a coniugare catechesi,liturgia e carità,

guidando all’ascolto e all’approfondimento della fede,

orientando alla liturgia,

animando alla testimonianza-servizio della carità,

nella consapevolezza che l’unico mistero di Cristo ècelebrato, incontrato e vissuto percorrendo insiemecatechesi, liturgia e carità.

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ESC

174Pr

emess

a/4

Ciascun operatore pastorale di una qualunque fascia di età oambito pastorale in definitiva deve:

essere aiutato,

avere gli strumenti

essere preparato

a vivere l‟incontro formativo avendo come obiettivo

il messaggio catechetico,

l‟apertura alla liturgia,

‟orientamento al servizio della carità.

Attingendo queste tre dimensioni, non più separate, dallariscoperta visione teologico-pastorale del Vangelo dellacarità, via della nuova evangelizzazione, la carità potrà

finalmente diventare anche luogo di formazione.

Page 175: ipertesto 99

ESC

175Art

. 1 –

Art

. 2

Art. 1 La Caritas parrocchiale, quale espressionee articolazione della Caritas diocesana, è

l'organismo Pastoraleche ha il compito di promuovere e animarela dimensione della carità nell'interacomunità parrocchiale.

Art. 2 La Caritas parrocchiale è un organismopastorale che non ha finalità propria eautonoma; persegue invece la finalitàglobale e totalmente ecclesiale dellaevangelizzazione.

NATURA DELLA CARITAS PARROCCHIALE

Page 176: ipertesto 99

ESC

176 FINALITÀ DELLA CARITAS PARROCCHIALE

Art. 3 Le finalità della Caritas parrocchiale sono:

Art

. 3 c

omma a

)

a) Sensibilizzare la parrocchia nel suo insieme

(bambini, giovani, adulti, famiglie, scuola, mondo

del lavoro) a vivere la testimonianza della carità

come dimensione essenziale per un cristianesimo

autentico, capace di coniugare fede e vita,

parole e opere, chiesa e mondo. Le vie ordinarie

per tale sensibilizzazione sono la liturgia, la

catechesi, la presenza educativa nel territorio.

Page 177: ipertesto 99

ESC

177Art

. 3 c

ommi b) -

c)

b) Ricercare le forme di povertà e di bisognopresenti nel territorio e stimolare la parrocchiaa prendere coscienza della loro esistenza e dellaloro causa, e a farsene carico sia con rispostedirette, sia stimolando la società civileattraverso adeguati servizi sociali.

c) Promuovere la nascita e la formazione delvolontariato, capace di attivare servizi specifici equalificati in rapporto ai bisogni più scoperti e allemaggiori forme di povertà e di emarginazione;promuovere la formazione spirituale deglioperatori impegnati professionalmente nei servizisociali.

Art. 3 Le finalità della Caritas parrocchiale sono:

Page 178: ipertesto 99

ESC

178

d) Promuovere la nascita e la formazione di unlaicato sensibile all’impegno sociale e politico,inteso come servizio alla comunità civile, capacedi esprimere presenza e azione nelle istituzioni enegli organismi di partecipazione democratica deicittadini; promuovere la formazione spiritualedei laici impegnati nell'ambito sociale e politico,attraverso l'educazione al Magistero socialedella Chiesa

e) Educare alla cultura e ai valori della Mondialitàper vincere vecchi e nuovi egoismi che tendonoad escludere i poveri dalla partecipazione al benecomune (razzismo, nazionalismo, individualismo,separatismo, corporativismo).

Art. 3 Le finalità della Caritas parrocchiale sono:Art

. 3 c

ommi d) -

e)

Page 179: ipertesto 99

ESC

179

f) Educare alla Giustizia e alla Legalità: la prima

carità consiste nell'adempiere i propri doveri

(familiari, professionali, civici) e nel tutelare i

diritti degli ultimi e dei piccoli.

g) Educare alla Pace e alla non-violenza

attraverso la promozione, la formazione e la

gestione degli Obiettori di coscienza, quale segno

evidente di un impegno per la pace che si

concretizza in un servizio a favore dei poveri.

Art

. 3 c

ommi f)

–g)

Art. 3 Le finalità della Caritas parrocchiale sono:

Page 180: ipertesto 99

ESC

180

Art. 4 Ribadendo che la Caritas non ha il compito

di gestire servizi bensì quello di educare al

servizio, tuttavia in alcun casi essa potrà

farsi carico della gestione diretta di servizi,

quando si verifica una urgenza di intervento

a fronte di assenza di risposte. In caso di

gestione diretta di servizi, devono essere

salvaguardati due criteri:

GESTIONE DEI SERVIZIArt

. 4

Page 181: ipertesto 99

ESC

181a) La "Provvisorietà" della gestione

La Caritas potrà supplire ma non sostituirsi alVolontariato e/o alle Istituzioni, gli unici organiabilitati a gestire servizi in maniera autonoma epermanente, nel quadro della specifica normativalegislativa ed amministrativa

b) La "ecclesialità" del servizio

La Caritas, in quanto realtà ecclesiale, non potràimpegnarsi in gestione di servizi "di parte" ossiasponsorizzati da associazioni o movimenti politici opartitici, ma solo in quei servizi senza nessunaetichetta, aperti a tutti, finanziati dalla parrocchia.Art

. 4 c

ommi a) –

b)

Page 182: ipertesto 99

ESC

182

Art. 5 La Caritas è l'espressione ufficiale dellapastorale della carità nella parrocchia.Perciò la sua struttura, dovendo rifletterel'impegno pastorale della chiesa, risultacosì articolata:

a) Il Consiglio Pastorale Parrocchiale eleggeal proprio interno una "Commissionepastorale della carità" che costituisce ilnucleo portante della Caritas parrocchiale.All'interno della commissione sarannodesignati il

Coordinatore, il Segretario, il Cassiere.

STRUTTURA DELLA CARITAS

PARROCCHIALE

Art

. 5 c

omma a

)

Page 183: ipertesto 99

ESC

183 b) La Commissione è presieduta dal Parroco (o da

un suo delegato), principale responsabile della

pastorale della carità nella parrocchia.

c) La Commissione può cooptare altre presenze

(laici e religiosi) qualificate per carismi

(consacrati), ministeri (ministri straordinari

della S. Comunione), competenze (insegnante,

medico, avvocato ecc.), testimonianze (famiglie

con affido, extracomunitari ecc.), laici

particolarmente impegnati in servizi di carità,

rappresentanti di gruppi di volontariato e di

gruppi di impegno socio-politico.

Art

. 5 c

ommi b) –

c)

Page 184: ipertesto 99

ESC

184

Art. 6 La Caritas parrocchiale presenta alConsiglio Pastorale Parrocchiale tutti iproblemi presenti in parrocchia e ancheesterni (es. Terzo Mondo) e ipotesi diintervento; suggerisce al CPP linee diorientamento, attua nel suo lavoro quanto èstato pastoralmente deciso.

Art. 7 La Caritas si muove in stretto collegamentocon il gruppo dei catechisti e con glianimatori della liturgia, così da consentireche il cammino di formazione catechistica edi vita liturgica siano momenti di crescitanel senso della carità.

COLLEGAMENTI PASTORALIArt

. 6 –

Art

. 7

Page 185: ipertesto 99

ESC

185Art

. 8 –

Art

. 9

Art. 8 La Commissione Caritas viene rinnovata alla

scadenza del CPP ed ha la stessa durata.

Art. 9 Il Consiglio per gli Affari Economici affida

alla Caritas parrocchiale un "fondo di

solidarietà" destinato ad interventi di

emergenza e per finanziare servizi di carità

non sostenibili momentaneamente dal

volontariato.

DURATA DEGLI INCARICHI

GESTIONE ECONOMICA

Page 186: ipertesto 99

ESC

186

Vai a Schema Riassuntivo

Art

. 10 –

Art

.11 –

Art

. 12

Art. 10 La Caritas presenta all'inizio e alla fine di

ogni anno pastorale un preventivo ed un

consuntivo spese al Consiglio per gli Affari

Economici.

Art. 11 Il fondo viene alimentato, oltre che dalla

parrocchia, anche da offerte libere.

Art. 12 L'uso del denaro viene deciso dalla Caritas

nel suo insieme.

Page 187: ipertesto 99

ESC

187 PER L’ATTUALIZZAZIONE:

IN CONCRETO:

a) Rapporto Caritas Parrocchiale-Caritas Diocesana

Questo rapporto potrà essere tanto più fecondoquanto più sarà rafforzata la coscienza di appartenerealla Chiesa locale: il Vescovo è il Presidente dellaCaritas. Perciò è necessaria la fedeltà della CaritasParrocchiale alle indicazioni della Caritas Diocesana.

Il collegamento viene realizzato:

con l‟indicazione, da parte di ogni parrocchia, di duerappresentanti, coordinati da quello vicariale, allaCaritas Diocesana;

con gli incontri periodici, informativi e formativi,stabiliti nel calendario diocesano.L

ink A

rt.1

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art

icol

azio

ne …

Page 188: ipertesto 99

ESC

188

b) organismo pastorale ...

Per la sua prevalente funzione pedagogica la Caritas

è insostituibile nell‟educazione alla carità. In ogni

ambito della pastorale parrocchiale la Caritas deve

essere presente. Perciò non può essere “usata”

come gruppo operativo, ma deve essere valorizzata

come luogo privilegiato di consultazione prima di ogni

scelta ed iniziativa pastorale perché in ciascuna di

essa sia individuata la dimensione della carità e della

educazione ad essa.

PER L’ATTUALIZZAZIONE:Link A

rt.1

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/1

Page 189: ipertesto 99

ESC

189

la Caritas è parte costitutiva del Consiglio

Pastorale Parrocchiale sia questo formato per

fasce d‟età sia costituito per commissioni;

è impegnata con lo studio e la progettazione ad

evitare gli squilibri pastorali esistenti tra

catechesi, liturgia e carità; perciò deve essere

attenta e preparata a sviluppare itinerari

formativi dentro quelli già esistenti di catechesi

e liturgia, in modo da far nascere l’unico

completo itinerario per la nuova evangelizzazione

IN CONCRETO:

Link A

rt.1

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rgan

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stor

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/2

Page 190: ipertesto 99

ESC

190

c) Compito di promuovere ed animareOccorre muovere a favore della carità l’interacomunità e contribuire a dare un‟anima d‟amore atutta l‟attività pastorale. “Caritas Christi urgetnos...” (2Cor 5,14).

“LA CARITAS PARROCCHIALE

NON SI OCCUPA DEI POVERI,

MA SI PREOCCUPA CHE

TUTTA LA COMUNITÀ

SI OCCUPI DEI POVERI”.

PER L’ATTUALIZZAZIONE:Link A

rt.1

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Ani

mar

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Page 191: ipertesto 99

ESC

191

Individuare gesti concreti* e segni in riferimento

alla vita della parrocchia e del suo territorio

finalizzati a questa educazione alla Carità, operando

il passaggio dal gesto sporadico (di elemosina e di

soccorso) al legame alla condizione di coloro che

soffrono per farcene stabilmente carico, perché …

“la Carità è molto più impegnativa di una beneficenza

occasionale: la prima coinvolge e crea un legame, la

seconda si accontenta di un gesto”(ETC n.39).

IN CONCRETO:

Link A

rt.1

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rom

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re e

Ani

mar

e …

”/2

Page 192: ipertesto 99

ESC

192

la promozione di famiglie aperte ad accogliere

provvisoriamente persone in difficoltà;

l‟organizzazione di gruppi di volontariato a

favore di anziani, malati, extracomunitari, ecc;

la promozione e sostegno di fondazioni a scopo

caritativo;

la risposta ai molteplici bisogni di persone sole e

disagiate (compagnia, assistenza notturna, aiuto

scolastico-culturale, accompagnamento, servizi

di spesa per persone he non possono muoversi);

Questi legami si possono realizzare attraverso:Link A

rt.1

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rom

uove

re e

Ani

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e …

”/3

Page 193: ipertesto 99

ESC

193

la creazione di campi di lavoro per i giovani, sia

in funzione del Terzo Mondo, sia per

particolari necessità del territorio;

l‟animazione dell‟anno di volontariato sociale

delle ragazze o del sevizio sostitutivo del

servizio militare o il sostegno e

l‟incoraggiamento del volontariato

internazionale;

la formazione alla condivisione dei redditi

familiari, individuando precisi obiettivi da

raggiungere.

… e ancora attraverso:Link A

rt.1

/ “P

rom

uove

re e

Ani

mar

e …

”/4

Page 194: ipertesto 99

ESC

194

a) La finalità dell’evangelizzazione

“L‟Evangelizzazione è un‟azione globale e dinamica

che comporta inscindibilmente le dimensioni

dell‟annuncio, della celebrazione e del servizio di

carità” (Ev. Vitae n.78).

(Cfr. anche proposizione n. 26 del Sinodo

Diocesano).

Non è compito della Caritas risolvere i problemi

sociali (povertà, disoccupazione, emarginazione,

emergenze varie, ...) ma evangelizzare, attraverso

l‟educazione e la testimonianza della carità.

PER L’ATTUALIZZAZIONE:Link A

rt.2

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zion

e …

”/1

Page 195: ipertesto 99

ESC

195

Cristo non è venuto a risolvere i problemi sociali, ma

si è incarnato. La strada dell‟incarnazione è quella:

dell‟essere dentro l‟umanità, dentro la storia:

studio, conoscenza, comprensione, amore;

dell‟essere con l‟umanità, con la persona,

facendosene carico perché luogo teologico;

dell‟essere per l‟umanità, per la persona, capace

di portare a compimento quello che in ogni

persona rimane di incompiuto, resta solo

potenziale.

Link A

rt.2

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eva

ngel

izza

zion

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”/2

Page 196: ipertesto 99

ESC

196IN CONCRETO:

Avendo la Caritas la finalità dell‟evangelizzazione

comune a tutte e tre le dimensioni della pastorale, è

impegnata ad individuare e sollecitare tempi e modi

per incontri sistematici tra le tre commissioni

Catechesi

Liturgia

Carità

sia per la programmazione pastorale parrocchiale sia

per la verifica nel corso dell‟anno.

Link A

rt.2

/ “…

eva

ngel

izza

zion

e …

”/3

Page 197: ipertesto 99

ESC

197

a1) Via liturgicaLa Caritas vive un costante collegamento con lacommissione liturgica o con il gruppo degli animatoriliturgici.

suggerisce ed evidenzia nei tempi forti dell‟annoliturgico, in particolari festività enell‟amministrazione dei sacramenti, segni liturgicicon forte valenza pedagogica verso la Carità(particolari raccolte di offerte, preghiere dei fedeli,scambi della pace, gesti di condivisione, ecc).

a) Le vie ordinarie per la sensibilizzazione ...

IN CONCRETO:

Link A

rt.3

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1

Page 198: ipertesto 99

ESC

198

a) Le vie ordinarie per la sensibilizzazione ...

a2) Via catecheticaLa Caritas vive un costante collegamento con lacommissione della catechesi o con il gruppo deicatechisti.

la Caritas individua, con il gruppo dei catechisti,negli itinerari e sussidi catechetici della C.E.I., ilmomento di educazione alla Carità e ditestimonianza della carità, presenti nelle singoleunità didattiche.

IN CONCRETO:

Link A

rt.3

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2

Page 199: ipertesto 99

ESC

199

in questa prospettiva è opportuno che in ogniparrocchia si formi un “pool” di educatori che siimpegni a coadiuvare le guide dei vari gruppiparrocchiali per maturare il servizio educativonuovo per la nuova evangelizzazione.

Così ogni catechista diventerà, una presenzanuova che non assolve più alla funzione soltanto dipuro catecheta, ma insieme di liturgo e dieducatore alla carità;

Link A

rt.3

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3

Page 200: ipertesto 99

ESC

200

a) Le vie ordinarie per la sensibilizzazione ...

a3) Via del territorioPerché la sensibilizzazione della Caritas raggiunga la

Parrocchia nel suo insieme

non solo i vicini: bambini, giovani, adulti dellaparrocchia;ma anche i lontani: nel mondo del lavoro, delsociale ...

è necessario che essa realizzi una costante aperturaal territorio interagendo con le varie realtà ivipresenti.

Link A

rt.3

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4

Page 201: ipertesto 99

ESC

201

Promozione nei vari ambiti (scolastico, sindacale,

politico) di incontri, tavole rotonde, dibattiti sui

temi della Mondialità, della Pace, della giustizia,

su problemi sociali, povertà vecchie e nuove ...;

animazione delle associazioni culturali asistenti sul

territorio circa tematiche inerenti la carità;

favorire scambi formativi ed informativi con le

agenzie socio-culturali operanti sul territorio.

IN CONCRETO:

Link A

rt.3

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…”/

5

Page 202: ipertesto 99

ESC

202

Bisogna cercare i poveri là dove sono e non aspettareche bussino alle nostre sacrestie. A tale scopo laCaritas deve maturare e proporre strumenti capacidi lettura del territorio privilegiando in questocompito il rapporto con il Centro di Ascolto (CdA),suo strumento operativo.

È opportuno qui ribadire le differenze di identità, difunzioni, di organizzazione, che distinguononettamente la Caritas, organismo pastorale conprevalente funzione pedagogica, dal Centro diAscolto, strumento operativo-pastorale: «l‟orecchiodella Caritas».

b) Ricercare le forme di povertà presenti nel territorio

PER L’ATTUALIZZAZIONE:

Link A

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Page 203: ipertesto 99

ESC

203

Il CdA funziona come antenna dei bisogni. Infatti:

recepisce il “bisogno espresso” (del povero che

si rivolge al centro ed esprime la sua situazione

di bisogno);

ricerca i bisogni inespressi (latenti),

funzionando da “antenna mobile” dei bisogni,

scovandoli nelle situazioni più sotterranee.

IN CONCRETO:

Link A

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Page 204: ipertesto 99

ESC

204

In questo passaggio il CdA, attraverso la Caritas,coinvolge l’intera comunità ecclesiale e si avvaledelle risorse monitorate sul territorio (sianoecclesiali o no, pubbliche o private)

sia per orientare verso una rispostaimmediata al bisogno,sia per collaborazioni su progetti volti al

raggiungimento di risposte meno immediate.

Il CdA, punto di osservazione privilegiato sullepovertà del territorio, opera anche una mappaturadelle risorse ivi esistenti per poter efficacementeorientare verso una risposta al bisogno.

Link A

rt.3

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Page 205: ipertesto 99

ESC

205

c) Promuovere la nascita e la formazione del volontariato

PER L’ATTUALIZZAZIONE:

Bisogna distinguere bene la differenza tra Caritas eVolontariato:la Caritas è organismo pastorale per l‟educazione alla carità;il Volontariato è gruppo operativo per le risposte ai bisogni.Tra Caritas e Volontariato c‟è quindi autonomia ma nonindipendenza:autonomia perché le sfere di azione sono differenziate traloro;dipendenza perché le sfere di azione sono collegate tra loro.La Caritas sta al volontariato come l‟anima sta al corpo: laCaritas senza volontariato sarebbe come un‟anima senzacorpo; il Volontariato senza Caritas sarebbe come un corposenz‟anima.

Link A

rt.3

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”/1

Page 206: ipertesto 99

ESC

206IN CONCRETO:

All‟interno della Parrocchia è bene quindi che si formino(o, se ci sono, si specifichino) le varie realtà divolontariato in grado di rispondere ai bisogni specifici(es: Volontariato Vincenziano, Fratres, Anspi ecc.);

ogni gruppo di volontariato deve avere una suaautonomia gestionale (Presidente, assemblea dei sociecc.) per dare possibilità ai laici di essere i protagonistidiretti sia negli incarichi che nelle responsabilità;

ogni gruppo di volontariato conserverà un legamepastorale con la comunità attraverso suoirappresentanti nella Caritas, così da realizzare, nelproprio specifico, le indicazioni pastorali maturate dallaCaritas nel Consiglio Pastorale Parrocchiale.

Link A

rt.3

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Page 207: ipertesto 99

ESC

207

d) Promuovere un laicato sensibile all’impegno sociale e politico

PER L’ATTUALIZZAZIONE:

“... Il campo proprio dell‟attività evangelizzatrice deilaici è il mondo vasto e complicato della politica dellarealtà sociale, dell‟economia, della cultura della vitainternazionale ...

…La pedagogia della Chiesa deve assumersimaggiormente questo impegno formativo di laici chesiano soggetti attivi e responsabili di una storia dafare alla luce del Vangelo ....”

(La Chiesa italiana e le prospettive del paese, nn. 22-23).

Link A

rt.3

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”/1

Page 208: ipertesto 99

ESC

208IN CONCRETO:

Far inserire e sviluppare negli itinerari

catechetici il Magistero Sociale della Chiesa, oggi

quasi totalmente assente;

costituire in parrocchia un gruppo di “formazione

socio politica con il compito di aiutare i fedeli ad

assumersi tutte le responsabilità politiche e

sociali derivanti dalla loro condizione laicale (es:

partecipazione alla vita scolastica, della

circoscrizione ecc.).

Link A

rt.3

com

ma d

/ “…

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cato

sens

ibile …

”/2

Page 209: ipertesto 99

ESC

209

e) Educare alla Mondialità...

PER L’ATTUALIZZAZIONE:

Su questo piano siamo fortemente stimolatidalla forte ondata di immigrazione. L‟arrivo degliimmigrati deve condurci a pensare i problemi su scalaplanetaria.

Educare alla Mondialità significa impostare inmaniera diversa la vita per un mondo di popoli fratelli,in un mondo in cui si comincino ad affrontare i problemia partire dalla logica dei più poveri.

Occorre quindi conoscere le ingiustizie e le“strutture di peccato” che si determinano tra i popolidel Mondo, per agire progettualmente nel comunesforzo di sconfiggerle.Link A

rt.3

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ma e

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1

Page 210: ipertesto 99

ESC

210IN CONCRETO:

la Caritas potrà studiare come valorizzare i

momenti dedicati alla mondialità, già esistenti

durante l‟anno pastorale (es.: Giornata del

Migrante, Giornata delle Missioni ecc.);

la Caritas potrà anche prendere iniziative

(incontri, dibattiti ecc.) per favorire il dialogo e

la conoscenza di persone appartenenti a razze,

culture, religioni diverse tra loro, in collegamento

con l‟ufficio C.I.S.C.A.I., presso la Caritas

Diocesana.

Link A

rt.3

com

ma e

/ “…

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dia

lità

…”/

2

Page 211: ipertesto 99

ESC

211

f) Educare alla giustizia e alla legalità ...

PER L’ATTUALIZZAZIONE:

“La comunità Cristiana si sente fortementeimpegnata, in forza della stessa fede... a combatterele cause di ingiustizia ancora diffusa e a contribuirefattivamente per il rispetto delle giuste leggi ...” ;

“... La legalità, intesa come rispetto edosservanza delle leggi, è una forma particolare dellagiustizia. E questa, a sua volta, nasce e fiorisce sulriconoscimento della dignità personale di ogni uomo,e quindi dei suoi diritti e dei suoi doveri, e sulriconoscimento dell‟essenziale dimensione socialedella persona.Link A

rt.3

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1

Page 212: ipertesto 99

ESC

212 Per questo la giustizia e la legalità, colte nelleloro radici profonde, scaturiscono dalla moralità e siconfigurano come amore - e per i credenti comecarità o amore evangelico - verso ciascuna persona everso la comunità” (Educare alla legalità nn. 10 e 18)

IN CONCRETO:

la Caritas è chiamata ad alzare la voce controogni forma di ingiustizia e illegalità;

è necessaria, accanto alla profezia, una personale(comunitaria) conversione permanente così daestirpare alcune consuetudini illegali che ormaifanno parte della nostra cultura (evasione fiscale,omertà ...): non dobbiamo tollerare conbenevolenza ciò che moralmente non è lecito;

Link A

rt.3

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Page 213: ipertesto 99

ESC

213

la Chiesa rende questo servizio: “con icontenuti e lo stile che le sono propri,soprattutto attraverso la predicazione, lacatechesi, le varie iniziative di presenza e diservizio sul territorio, perché i cristianiconsiderino lo stato democratico non come unarealtà estranea, ma come il luogo sociale epolitico al quale appartengono a pieno titolo dicittadini e nel quale si impegnano a migliorare laconvivenza di tutti testimoniando eproponendo i grandi valori umani ed evangelicidella Dottrina sociale della chiesa”

(Educare alla legalità n.10; cfr. ivi n.15);Link A

rt.3

com

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3

Page 214: ipertesto 99

ESC

214

g) Educare alla Pace e alla Non-violenza ...

PER L’ATTUALIZZAZIONE:

La Caritas stimola la comunità ad una riflessione

sui temi della Pace;

fornisce ai giovani (ma anche agli adulti) modelli

di non-violenza, educandoli a non credere nella

violenza come metodo vincente per la

risoluzione dei conflitti;

diffonde la conoscenza delle “tecniche di azione

non violenta”.

Link A

rt.3

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1

Page 215: ipertesto 99

ESC

215IN CONCRETO:

la Caritas promuove incontri di formazione suitemi della Pace e della Non-violenza;

diffonde la conoscenza della legge sul ServizioCivile- Obiezione di Coscieza, sensibilizzandovii giovani in maniera particolare;

potrà farsi promotrice della stipula dellaconvenzione tra Parrocchia e Ministero per la“gestione” di alcuni obiettori di coscienza, daimpiegare nelle realtà di volontariato.

Link A

rt.3

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2

Page 216: ipertesto 99

ESC

216

La Caritas è un po‟ come l‟avanguardia che scopre le

vecchie e nuove povertà: in assenza di risposta

alcuna, cerca di rispondere ad esse, in attesa della

costituzione di un gruppo capace di provvedere

permanentemente a quel bisogno.

a) La provvisorietà della gestione ...

PER L’ATTUALIZZAZIONE:

IN CONCRETO:

difronte ad un qualunque bisogno “scoperto”, la

Caritas, pur facendosene momentaneamente carico,

si attiva sollecitamente a promuovere un gruppo di

volontariato capace di rispondere al bisogno stesso.

Link A

rt.4

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…”

Page 217: ipertesto 99

ESC

217

“Ecclesialità del servizio” vuol dire “serviziofinalizzato alla evangelizzazione”; come tale, nessunservizio può essere “sponsorizzato” da club, movimenti,associazioni, gruppi, partiti ecc.

Se una di queste realtà vorrà offrire uncontributo economico per il sostegno di un servizio, essosarà accettato volentieri a condizione che tale contributonon venga né pubblicizzato (con targhe o altro) né resopubblico attraverso mezzi di comunicazione.

In questa maniera, la Caritas educa all‟offerta chedeve essere sempre gratuita (cioé senza ritorno dipubblicità per l‟offerente) e anonima (aiutare il povero èatto profondamente religioso e quindi deve esserecelebrato nel sacrario della propria silenziosa coscienza).

b) La ecclesialità del servizio ...

PER L’ATTUALIZZAZIONE:Link A

rt.4

com

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Page 218: ipertesto 99

ESC

218

Il Coordinatore avrà il compito di coordinare la caritas nellasua vita:interna (favorire sintonia ed intesa tra i gruppi divolontariato)ed esterna (creare osmosi con le commissioni liturgiche ecatechetiche attraverso incontri periodici).

Il Segretario avrà il compito di:convocare i componenti della caritas alle varie riunioni;redigere i verbali degli incontri e comunicare i contenuti allacomunità parrocchiale;attuivare un canale di informazione permanente tra laCaritas parrocchiale, la Parrocchia e la Caritas Diocesana.

Il Cassiere avrà il compito della gestione economica e dellaredazione dei bilanci preventivi e consuntivi di ogni annopastorale, distinti da quelli della parrocchia.

a) Il coordinatore, il Segretario e il Cassiere della Caritas

PER L’ATTUALIZZAZIONE:Link A

rt.5

com

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…”

Page 219: ipertesto 99

ESC

219

È preferibile che la Caritas sia sempre presiedutadal Parroco, principale responsabile della pastorale dellacarità in parrocchia.

La sua presenza evidenzia la centralità el‟importanza della carità nella vita parrocchiale (al paridella liturgia e della catechesi).

In caso di impedimento, il Parroco potrà delegareun suo collaboratore nel ministero (Vice-parroco odiacono) alla guida degli incontri della Caritas.

È importante chiarire che per “delega” non siintende “affidare” la Caritas a qualcuno, ma solo farsirappresentare temporaneamente.

b) La Caritas è presieduta dal Parroco (o da un suo delegato)

PER L’ATTUALIZZAZIONE:Link A

rt.5

com

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presi

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Page 220: ipertesto 99

ESC

220

Indicativamente è bene che il numero totale

dei componenti della Caritas sia di circa 10.

Ricordando la specifica funzione pedagogica

della Caritas, le presenze siano significative

soprattutto dal punto di vista educativo.

c) Cooptazione di altre presenze

PER L’ATTUALIZZAZIONE:Link A

rt.5

com

ma c

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tazi

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Page 221: ipertesto 99

ESC

221

Soggetto attivo della Carità non è …

un gruppo di persone …

né una commissione,

ma l’intera comunità cristiana, che va sempre

sensibilizzata e coinvolta.

Ecco perché la Caritas è, e deve essere,

un‟articolazione del CPP, espressione di tutta la

comunità parrocchiale, al cui interno si maturano

ipotesi di intervento e linee di orientamento

PER L’ATTUALIZZAZIONE:Link A

rt.6

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Page 222: ipertesto 99

ESC

222

“È necessario prendere coscienza piena del

rapporto indissolubile tra Catechesi, Sacramenti ed

azione caritativa”. (documento dopo Loreto n.22).

Circa il rapporto tra liturgia, catechesi e

carità, “è diventata un‟immagine corrente quella del

tripode. Se un tavolo ha solo due piedi, non si regge:

ce ne vogliono tre e devono „andare insieme‟. I tre

uffici diocesani stanno collaborando attualmente tra

loro, dovrebbe essere così nelle singole parrocchie”

(Mons. Magrassi, conclusioni del terzo Convegno

Ecclesiale: Celebrare in Spirito e Verità, 1991).

PER L’ATTUALIZZAZIONE:Link A

rt.7

/ “…

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collega

ment

o …

”/1

Page 223: ipertesto 99

ESC

223 Il pane della Parola di Dio e il pane dellacarità, come il pane dell‟eucaristia, non sono panidiversi: sono la Persona di Gesù” (ETC n. 1).

La Vergine Maria, Icona della Chiesa e Patronadella nostra diocesi con il titolo di “Odegidria”,“Colei che indica la via”, brilla come luminosoesempio sul nostro impegno: quando èin ascolto della Parola e pronuncia il suo “fiat”,all‟Annunciazione;quando si mette in viaggio per andare a servire laparente Elisabetta (Visitazione);quando loda il Signore con il canto del Magnificat.

In Maria ritroviamo, nell‟unicità della persona,l‟unità e la contemporaneità dell‟esperienza dicatechesi, liturgia e carità.L

ink A

rt.7

/ “…

stre

tto

collega

ment

o …

”/2

Page 224: ipertesto 99

ESC

224

Se il Consiglio per gli Affari Economici è il

supporto tecnico-amministrativo per tutta la

pastorale parrocchiale lo è anche per la Caritas.

È importante educare i laici ad assumersi

responsabilità anche economiche, per liberare il

clero da incombenze non specifiche del loro

ministero, e per far esercitare ai laici prerogative

specifiche del loro stato.

a) Il fondo del CPAE ...

PER L’ATTUALIZZAZIONE:Link A

rt.9

/ “…

fond

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lidar

ietà

…”

Page 225: ipertesto 99

ESC

225

Caritas Parrocchiale Commissionedella carità

Commissionedella liturgia

Commissionedella catechesi

SCHEM

A RIASSUNTIVO

ConsiglioPastorale

Parrocchiale

Comunità Parrocchiale

Ascolto(CdA)

Comunità Parrocchiale

Volontariato

Giustizia Pace

Mondialità

Page 226: ipertesto 99

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226

La Caritas Parrocchiale non è un Centro di Ascolto,non è un gruppo di volontariato è piuttostol‟organismo pastorale che ha il compito di animare,coordinare e promuovere la testimonianza della caritànella parrocchia con funzione prevalentementeeducativa.

Essa, collocata all‟interno del Consiglio PastoraleParrocchiale, è composta non solo di “esperti di carità”(operatori del CdA, gruppi di volontariato, associazioni)ma anche da catechisti e animatori liturgici.

Il suo obiettivo principale è quello di “pensare” lapastorale della carità e curarne l‟animazione.

DIFFERENZE DI IDENTITÀ/1

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Il Centro di Ascolto non è la Caritas Parrocchiale,non è un gruppo di volontariato ma è lo strumentopastorale, espressione della comunità cristiana che hail compito di accogliere, ascoltare, orientare, avviare aprima soluzione, prendersi carico e accompagnare lapersona che vive uno stato di disagio.

Preferibilmente non eroga servizi (pacchi,alimenti,vestiti, soldi) se non in condizioni di estrema e provatanecessità.

Il suo obiettivo principale è accompagnare la personache vive uno stato di necessità in un processo diliberazione progressivo dalle cause che hannoprovocato la domanda di aiuto coinvolgendo la comunitàcristiana e attivando le risorse disponibili.

DIFFERENZE DI IDENTITÀ/2

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Il gruppo di volontariato parrocchiale non è laCaritas parrocchiale, non è un Centro di ascolto,ma nasce da un‟attenta analisi dei bisogni dellepovertà nel territorio parrocchiale.

Esso pone la sua attenzione ad una specifica “fasciadi povertà” (ad es. ragazzi a rischio, anziani, malatidi mente, portatori di handicap, scolarizzazioneimmigrati).

Il suo obiettivo principale è essere una concretarisposta al bisogno concreto individuato con laconsapevolezza di essere uno strumento educativoche propone uno stile di vita basato sullacondivisioneDIFFERENZE DI IDENTITÀ/3

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CENTRO DI ASCOLTOCARITAS

È uno strumento di Carità,

antenna dei bisogni del

territorio, punto di riferimento

per le persone in difficoltà.

È uno strumento pastorale,

emanazione della Comunità

cristiana.

È luogo di elaborazione di un

vissuto evangelico di ascolto, di

condivisione.

È l'organo pastorale delle Diocesi

che ha il compito di:

coinvolgere la Comunità

cristiana affinché realizzi la

testimonianza della Carità sul

territorio in cui è inserita;

stimolare la Comunità ad

approfondire i fondamenti

evangelici della Carità.

IDENTITÀ E MOTIVAZIONIIdent

ità e

mot

ivazioni C

ARITAS/C

dA

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CENTRO DI ASCOLTOCARITAS

Accoglie, ascolta, orienta e si

fa carico delle persone in

difficoltà.

Individua i bisogni espressi e

latenti presenti sul territorio.

Diffonde cultura di solidarietà,

suscita il senso della centralità

della persona nella Comunità

cristiana e in tutta la società.

La sua funzione è"prevalentemente pedagogica".

Suo obiettivo prioritario è lasensibilizzazione e la formazionedella Comunità cristiana allaCarità in forme consone ai bisognie ai segni dei tempi.

Cura il coordinamento delleiniziative e delle opere caritativedi ispirazione cristiana, fungendoda coscienza critica.

Indaga per conoscere i bisogniemergenti o sommersi deiterritorio.

OBIETTIVI E FUNZIONIObiett

ivi e f

unzioni C

ARITAS/C

dA

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CENTRO DI ASCOLTOCARITAS

È un gruppo di lavoro concompetenze differenziate in cuisi esprime la corresponsabilità ela complementarietà della Chiesatramite l'accoglienza, l'ascolto ela presa in carico delle personein difficoltà.

Si dota di un progetto operativoche definisca identità,motivazioni, obiettivi e funzioni.

Può costituirsi in Associazione eavvalersi della collaborazione dioperatori professionisti.

La Caritas si articola sul

territorio diocesano attraverso:

Referenti parrocchiali

referenti vicariali,

commissioni vicariali

e parrocchiali

che si riferiscono

direttamente

ai consigli pastorali.

STRUTTURE E ORGANIZZAZIONEStr

uttu

re e

org

anizzazione

CARITAS/C

dA

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CENTRO DI ASCOLTOCARITAS

Il colloquio e la registrazione

del colloquio su schede.

La mappatura delle risorse e la

documentazione.

La verifica e la formazione.

Il lavoro di rete.

Il Centro di Ascolto

l'Osservatorio Permanente delle

Povertà e delle Risorse.

MEZZI E STRUMENTIM

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trum

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i CARITAS/C

dA

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Fine

FinePer la realizzazione di questa pubblicazione si

ringrazia per la gentile collaborazione:

Anna Falco

Francesco Ferrara

Alfredo Giannelli

Antonio Giannelli

Pasquale Soleo

Vito Vavalle

e gli O.d.C. dell’Ufficio Caritas