Io ho ucciso - alcuni racconti
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Transcript of Io ho ucciso - alcuni racconti
- 1. GiveMeAChance Editoria Online Io Ho UccisoEmanuele Cislaghiwww.givemeachance.it
2. GiveMeAChanceEditoria OnlineTutti i diritti riservatiLa riproduzione parziale o totale del presente libro soggetta allautorizzazione scritta da parte delleditore.La presente pubblicazione contiene le opinioni dellautore eha lo scopo di fornire informazioni che, bench curate conscrupolosa attenzione, non possono comportare specificheresponsabilit in capo allautore e alleditore per eventualiinesattezze.GiveMeAChance s.r.l. Editoria OnlineViale Regina Margherita, 41 Milano1 edizione Aprile 2012 3. A tutte le vittime. Delle scelte sbagliate. Luomo deve poter scegliere fra bene e male, anche se sceglie il male. Se gli viene tolta questa sceltaegli non pi un uomo, ma unarancia meccanica.Stanley Kubrick 4. IndicePREFAZIONE6PREMESSA DELLAUTORE 15LABELVAFUORI18NESSUNOTOCCHICAINO 31SCUOLAMATERNA47ILPRINCIPEAZZURRO62LAMORTETIFABELLA 72DICIOTTOCANDELINE87BENVENUTIALCIRCO100ILLUPOELAGNELLO113TUTTOILSUCCODELLAFOLLIA 124LAFESTADELPAP137COLORICHEESPLODONO151 5. BLACKJACK 163GIORNODIBUCATO175LACARNEFABUONSANGUE 185ILFIGLIOLPRODIGO199ILPRIGIONIEROPOETA212PENSIONEEDEN226ALFREDHITCHCOCKPRESENTA 239SAPONETTEINOMAGGIO251GRANDEFRATELLO265PORGILALTRAGUANCIA 279BLOODYMARY292ILCAPPIOALCOLLO 304EPILOGO 315UNARANCIAAOROLOGERIA 317FONTI BIBLIOGRAFICHE3255 6. PrefazioneCera una volta un assassino Nessuno totalmente buono o totalmente cattivo. Comesosteneva La Rochefoucauld, spesso ci vergogneremmodelle nostre azioni migliori se il mondo ne conoscesse lemotivazioni. Allo stesso modo determinati eventi della vitapossono rappresentare per alcune persone il punto di rotturafra unesistenza pi o meno normale e il baratro del male. Ed proprio questo punto di non ritorno che indaga Io houcciso. Emanuele Cislaghi mette al centro della sua raffina-ta penna non il crimine, levento delittuoso, ma il criminale. Iracconti qui raccolti, tutti liberamente ispirati a fatti real-menteaccadutia eccezionedel letterarioUnaranciaaorologeria, sono scritti in prima persona, favo-rendo la capacit immedesimativa del lettore che viene tra- 6 7. Prefazionescinato in un vero e proprio viaggio nella mente criminale,attraverso lo spazio e il tempo. Le diverse ambientazioni,descritte con realismo e con un attento cambio di registrolinguistico, conducono ad esempio, dai vicoli malfamati del-la Londra vittoriana, lontani anni luce dal mondo edulcoratodi una Jane Austen o dai buoni sentimenti di un Dickens, al-la Milano degli anni Cinquanta, caratterizzata dalla doppiamorale del si fa ma non si dice, passando attraverso laRoma delloccupazione nazista. Di ogni criminale emerge un ritratto a tutto tondo. In modochiaro e incisivo lautore sbozza, attraverso unaccurata in-dagine storica e psicologica, una galleria di personaggi che,pur non cercando di giustificarsi, raccontano i propri percorsidi vita. E se impossibile provare simpatia per chi ha com-messo delitti tanto efferati, affiora tuttavia un sentimento diempatia che lautore crea conducendo nella psiche dei pro-tagonisti se stesso e il lettore, portando entrambi a sospen-dere momentaneamente il giudizio morale per concentrarsi,invece, sugli stati danimo e sugli eventi che precedono ilpunto di non ritorno. 7 8. GiveMeAChance Editoria OnlineIo ho ucciso un libro che si legge tutto dun fiato, un libroche ci trasmette raccapriccio e, nello stesso tempo, ci attraeirresistibilmente, e questo proprio perch nessuno comple-tamente buono o totalmente cattivo: la parte oscura, comequella buona, dentro ciascuno di noi. il nostro stessocontrasto interiore a spingerci con curiosit verso labissodel baratro altrui per dare unocchiata a cosa accade laggi.Emergono le paure ancestrali contro cui combattiamo fin dapiccoli e che, inconsapevolmente, cerchiamo di esorcizzarecon la lettura delle fiabe che ci mostrano pericoli e difficolt,ma che si concludono sempre con un roseo finale.Cosaltro rappresentano orchi e streghe se non il maleche da adulti i bambini si troveranno ad affrontare nella vitareale, nella societ? La strega che nella propria speloncacuoce ingredienti misteriosi nel suo pentolone poi tantolontana dalla saponificatrice di Correggio? Lorco che man-gia i propri figli per poi pentirsene cos diverso dallorribileJosef Fritzl? Milena Quaglini non pu, forse, essere conside-rata una sorta di Barbabl in gonnella? E la storia di Hnsel8 9. Prefazionee Gretel non ricorda troppo drammaticamente quella dellebambine tenute prigioniere dal mostro di Marcinelle? Leggere per credere. E sar forse con stupore che ci ac-corgeremo che orchi e streghe sono fra noi.Ilaria Mattioni (Docente di Storia delleducazione presso lUniversit Cat- tolica del Sacro Cuore e assistente di cattedra in Storia con- temporanea presso lUniversit degli Studi di Macerata) 9 10. GiveMeAChance Editoria Online La ragione del male Nel dare voce in prima persona ai protagonisti dei venti-quattro racconti che compongono Io ho ucciso, EmanueleCislaghi si cala, senza mai invaderlo, in quel particolare in-terstizio fra autore e fatto, difficilmente ricostruibile dallospettatore esterno e forse proprio per questo poco esploratonelle aule giudiziarie. Nel processo si tende piuttosto ad ana-lizzare distintamente i due piani, quello soggettivo e quellooggettivo. Ci si concentra sul soggetto agente per indagarneeventuali patologie psichiche direttamente incidenti sullasua imputabilit, e ci si sofferma sulle dinamiche fattualiper ricostruire una verit processuale il pi possibile rappre-sentativa delle coordinate spazio-temporali in cui un fatto direato, astrattamente ascrivibile a quel soggetto, si consu-mato. Gli esiti della duplice indagine vengono poi fatti siner-10 11. Prefazionegicamente confluire nella valutazione: fase prodromica alladecisione sullaccertamento di responsabilit. Molto diversa da questa consueta dimensione processuale quella in cui si inquadrano i ventiquattro racconti. Qui noninteressa pi delineare le dinamiche del fatto, perch il fatto gi stato commesso e ricostruito e viene solo nuovamentedescritto, a volte in modo incalzante, dal suo autore. Non in-teressa neppure capire se stata la malattia mentale lamolla scatenante gli atti seriali, o se lo stato passionale haindotto a eliminare il rivale dellamore e, dunque, della vita. Qui un responsabile c gi, gi noto e diventa, dopo es-serlo gi stato nel processo, il protagonista della sua storia,ma per farla rivivere e per rivelarne, appunto, aspetti rimastispesso inediti. Certamente incentivato, in questo compito,dal fatto di essere virtualmente intervistato dallAutore, ilquale per se ne sta in disparte e ascolta silente, senza giu-dicare come gi fatto da un Giudice, ci che ogni omicidavuole raccontare rimanendo immerso in quellanelito di li-bert narrativa, che lunica forma di libert rimastagli.11 12. GiveMeAChanceEditoria Online In questo per lui sofferto amarcord, il singolo protagonista,pi che guardarsi dentro per scovare un pentimento quasisempre inesistente, guarda indietro, agli scalini pi scoscesidella sua vita che lo hanno fatto discendere verso il male.Muovendosi agevolmente in questa retrospettiva, quasi tuttii protagonisti sono impegnati per il raggiungimento di un fi-ne dato per implicito: cercare la ragione del male e offrirla allettore, per consentirgli una chiave di lettura dei fatti diversada quella che il processo ha offerto alla cronaca, ai pi. Ognuno ha le sue ragioni, insediatesi in una vita difficile, eassurte a spinta propulsiva per sconsacrare la vita altrui. Cchi racconta di un abbandono genitoriale risalente, in unocon un senso di incompletezza o con una violenza fisica opsicologica permanentemente subita nellinfanzia, per dareuna coltre di plausibilit allavere sottratto violentemente adaltri la felicit a lui mancata. C anche chi si appella allapresunta causa di giustificazione delladempimento di undovere derivante da un ordine del superiore gerarchico perbilanciare il male compiuto con un ineludibile senso di ri-spetto per le sue vittime.12 13. Prefazione O chi invece percepisce la propria lucida determinazione araggiungere il fine omicidiario come una ragione, da un lato,sufficiente per leliminazione cruenta degli ostacoli frappo-stisi, dallaltro, necessaria per assicurarsi una meritata se-renit. In questa ricerca della ragione del proprio male, ra-ramente il lettore ascolta parole di autocommiserazione;pi spesso il compiacimento per il gesto compiuto ad ave-re la meglio, o la rabbia per una deviazione imprevedibiledai propri piani, che diventa cos irragionevole e inspiegabilee stride fortemente con il male che appare agli occhi delprotagonista lunica componente ragionevole della propriaesistenza. Non mancano neppure le sfumature a mezzaria fralautoironia e il sarcasmo, celebrative delle proprie prodezzeper evadere da una condizione pi o meno perpetua di re-strizione della libert personale. Spesso le sfumature si tra-mutano in tocchi di pennello, colori quasi palpabili, elimprovvisato pittore di questo quadro ideale contorna leragioni del suo male persino con considerazioni intime chenon fanno in tempo ad essere etichettate dal lettore come 13 14. GiveMeAChanceEditoria Onlinepoetiche quali vorrebbero essere perch subito dopoprende il sopravvento una rendicontazione spesso asetticadel gesto compiuto, che suscita, se non riprovazione, certa-mente fastidio. Come diventa altrettanto fastidioso per ilprotagonista narrante dovere cercare la ragione del malefuori dal fatto di reato, fuori da s e dentro a un complice,oppure accanto a un sogno non coltivato, o al di fuori di unprogetto sfumato. In questa ricerca spesso tormentata, LAutore stato abilenellattribuire a ogni singolo protagonista la responsabilitprimaria, ben pi grande di quella gi accertata nel proces-so: trovare la ragione del male commesso. Ma non faciletrovare questa ragione, anzi, per dirla con le parole di unodei protagonisti di questi frammenti di vita non vissuta, praticamente impossibile. E questo perch una ragione delmale non esiste: il male in noi, dobbiamo solo essere ca-paci di riconoscerlo per non esserne sopraffatti. Concetta Miucci (Avvocato penalista in Milano)14 15. Premessa dellAutore Entrate in una libreria qualsiasi. Coraggio, entrate Oltre-passata la zona delle ultime novit di narrativa, dopo averfatto qualche passo troverete senzaltro uno scaffale dedica-to allattualit e ai fatti di cronaca nera. Libri dalle copertineun po inquietanti, titoli dai caratteri rossi e fotografie di per-sonaggi dagli sguardi taglienti. Siete arrivati nel posto giu-sto, dove si raccontano quei delitti efferati che suscitanotanto orrorequantacuriositnella sferaemotivadellopinione pubblica. Storie vere, storie vissute. Storie diuomini e di donne, del nostro passato e del nostro presente,che hanno commesso qualcosa di malvagio, qualcosa dioscuro e indecifrabile. Persone che hanno lasciato una feritainguaribile nella storia e nella coscienza dellessere umano. Ergo, dato che esistono gi numerose pubblicazioni che sioccupano, in maniera forse un po fredda ed enciclopedica,di fatti del genere, ho pensato che sarebbe stato pi interes- 15 16. GiveMeAChance Editoria Onlinesante compiere uno sforzo di immedesimazione nella mentee nel cuore degli stessi protagonisti. Cos sono nate le storieche seguono. Si basano tutte su fatti assolutamente reali edocumentati, nonch verificabili attraverso le fonti a vostradisposizione. Alcune si perdono nella memoria dei secolipassati, altre sono ancora vive nel ricordo di noi contempo-ranei, ma sono tutte minuziosamente rielaborate in modoche sembrino davvero raccontate in prima persona, dalla vi-va voce dei protagonisti. Come dicevo pocanzi, si tratta diuna mia libera interpretazione, di un gioco recitativo che miha visto impegnato a indossare labito, forse scomodo ma atratti seducente, dei personaggi che seguono. Unultima precisazione. Per correttezza, e per il rispettoche sento di dovere ai protagonisti di queste storie, vittime ecarnefici, ho preferito trattare di fatti giuridicamente conclu-si e sufficientemente lontani dalla pi stretta attualit, perpoter essere osservati e vissuti con un sano e doveroso di-stacco.16 17. Premessa Per quanto il frutto dellalbero della conoscenza del bene edel male possa essere bello, buono e a portata di mano, cun fascino direi ancor pi irresistibile nella nostra libert dicoglierlo, o di lasciarlo marcire. 17 18. LaBelvaFuoriLaBelva Fuori e quel giorno del 75 me lo ricordo come se fosse ieri.Sono venuti da me e mi hanno detto che il presidente dellarepubblica Giovanni Leone mi concedeva la grazia. Voi carisignori per vostra fortuna non lo potete neanche immagina-re cosa vuol dire uscire di prigione dopo ventinove dico ven-tinove anni che sei chiusa l dentro, e poter andare in girocos in mezzo alla gente. Come una persona normale dicia-mo. qualcosa che non si pu spiegare con le parole, im-possibile. Adesso siamo nel 1985, oggi son dieci anni chesono libera, e posso anche dire di star bene, abbastanza in-somma. Ma non ho voglia mica di festeggiare, questo no. Quando sono uscita di prigione Pippo era morto da poco. IlSignore se lera portato via giusto qualche mese prima, matanto non sarei pi tornata da lui, anche perch comunque 18 19. LaBelvaFuorisi era risposato, e poi ha avuto anche un erede. Avrei volutoessere la signora Ricciardi, ma purtroppo le cose sono anda-te come sono andate. Evidentemente fra noi due non eraproprio destino. La mia vita non stata per niente facile, fin dallinizio. Sudi me si potrebbe scrivere un libro, e vi dir, magari qualcu-no lha anche fatto. Di sicuro sui giornali ci sono stata parec-chio, tanti anni fa. Quelli ne scrivono di cose Non dico chese le inventano, ma di sicuro ci ricamano sopra, questo s, emagari danno peso a un particolare, a una cosa da niente, epoi invece unaltra cosa che sarebbe importante da dire sela dimenticano, o la scrivono cos giusto per scriverla. E poi tiattaccano anche delle etichette, per fare notizia, per farescena e basta. A me per esempio dicevano che ero la belvadi via san Gregorio, che una via di Milano. Adesso, io capi-sco che quello che successo stata una cosa orribile, madire che una persona una belva non mi pare giusto, cos, ingenerale. 19 20. GiveMeAChance Editoria Online Mio padre morto che ero piccola, si pu dire. Eravamo inmontagna a fare unescursione, e lui per aiutarmi in un pun-to che era difficile scivolato, o ha come perso lequilibrioadesso non mi ricordo, sta di fatto che caduto. Il mio fi-danzato anche lui, morto di tubercolosi poco prima delmatrimonio. Poi mi sono sposata con un mio compaesano.Io sono di Budoia, nel Friuli. Solo che lui ha cominciato subi-to ad avere dei disturbi di mente ed stato ricoverato inmanicomio. Io per fortuna son riuscita a ottenere la separa-zione, volevo andar via da l, rifarmi una vita. E guardate chenon era mica facile separarsi a quei tempi. Non era comeoggi, che son quasi pi i divorzi e le separazioni. Allora nonera cos. Stiamo parlando degli anni Trenta, prima dellaguerra. Cos mi sono trasferita a Milano da mia sorella. lche nel 45 ho conosciuto il mio Pippo, cio Giuseppe. Erasiciliano, di cognome faceva Ricciardi. Aveva un negozio ditessuti e ho cominciato a lavorare da lui. In quel periodo erocontenta, stavo bene. Anche lui era contento del mio lavoro,le cose andavano per il verso giusto. Poi dopo un po sonodiventata anche la sua amante, ma vi giuro che non lo sape-vo che era sposato e aveva la famiglia gi a Catania. Moglie20 21. LaBelvaFuorie due figli. Che poi son diventati tre. Lui non me lo avevamai detto. E allora da l le cose han cominciato ad andaremale, e poi successo quello che successo. Nellottobre del 46 la moglie con i bambini venuta su aMilano. Qualche suo parente mi sa che lha messa in guar-dia, gli ha messo la pulce nellorecchio. Cos si trasferitadal marito, in quella casa l di via san Gregorio, al 40. Lei,che di nome faceva Franca, e i tre bambini. Giovannino disette anni, Pinuccia di cinque, e Antoniuccio di dieci mesi.Sicuramente poi lei deve aver parlato con Giuseppe, per viadi quelle voci che giravano su di noi, avranno anche litigato,e allora lui mha licenziata. Ha dovuto farlo per forza, per ilquieto vivere. Sua moglie me laveva detto pi di una volta che dovevolasciar perdere il suo Pippo. E mi aveva anche detto di esse-re ancora incinta. Per la quarta volta. Questa cosa non so seera proprio vera, fatto sta che mi ha messo addosso la de-pressione, per me stato come uno choc. Perch invece iobambini non li potevo avere, lo sapevo gi da tanto tempo, e 21 22. GiveMeAChanceEditoria Onlineil fatto che lei era ancora in stato interessante mi facevastare male, mi faceva sentire non so, come una donna chenon era completa. Come una donna che non era una donnafino in fondo. Io lo so quello che ho dichiarato nella mia confessione, loso a memoria. Ma quelle cose l non sono tutte vere. Me lhadetto anche il giudice al processo. Mi ha detto che stavocambiando la mia versione dei fatti. Per io quelle cose leho dette perch mi hanno costretto! Perch durantelinterrogatorio mi hanno malmenato, hanno usato i man-ganelli! Comunque dopo tutte quelle ore io non ce la facevopi. E poi non mi sentivo bene. Anche durante la tragedianon mi sentivo bene. Ci sono delle cose che proprio non miricordo. Io so che Pippo in quel periodo aveva parecchi pro-blemi col negozio, soprattutto da quando mi aveva mandatavia, perch io ci sapevo fare, mentre dopo senza di me gli af-fari hanno cominciato ad andar male. E appunto cerano deidebiti. Allora Pippo ha pensato che facendo finta di fare unarapina in casa sua, poi i creditori si sarebbero calmati, al-22 23. LaBelvaFuorimeno per un po. E comunque secondo me con quella fintarapina voleva spaventare anche la moglie, cos poi magarilei decideva di tornare in Sicilia coi bambini e noi potevamoancora stare insieme come prima. E poi unaltra cosa, que-sta molto importante. Cera unaltra persona in casa quel-la sera. Io infatti mica potevo fare tutto da sola. Questa una cosa che nessuno ma proprio nessuno si mai sforzatodi capire, eppure mi sembra cos ovvia. Hanno voluto dare ame tutta la colpa, ma io questa cosa lho scritta anche almio avvocato. C una parte del delitto che non mia e nonla voglio.Era il 29 novembre del 46, intorno alle nove di sera, forseanche prima. Io ero con Carmelo, che era quellaltra perso-na, anche se non mi ricordo come faceva di cognome. Difatto lui era il complice. Ci incontriamo e andiamo a casa diGiuseppe e della moglie, in via san Gregorio appunto. Luicomunque non cera, non ci doveva essere, perch il pianoera cos, che lui era andato a Prato per motivi di lavoro.Mentre siamo per la strada Carmelo mi d una sigaretta, ma23 24. GiveMeAChance Editoria Onlineera una sigaretta molto forte, per me era come drogata. Stadi fatto che andiamo su in casa. Bussiamo alla porta e la si-gnora ci apre. Aveva in braccio il piccolo Antoniuccio, gli altridue bambini invece giocavano per i fatti loro. Io non mi sen-tivo molto bene, mi girava come la testa, tanto che la signo-ra mi d un bicchiere dacqua con un po di limone. E mi di-ce: Cara signora, lei si deve metter lanimo in pace e nonportarmi via Pippo, che tiene pure famiglia. Questa cosa de-ve finire assolutamente, perch io sono buona e cara, ma selei continua cos finisce che la rimando al suo paese. Poi vain cucina a prendere una bottiglia di liquore. Cos beviamotutti e tre. Tutti e tre, capito? Infatti la polizia dopo ha trova-to tre bicchieri sul tavolo, e non due. Io poi qui non mi ricor-do molto bene, sempre per via di quella maledetta sigarettae forse anche per il liquore che era un po forte. Comunquemi sembra di aver preso un ferro dalla cucina, non so cosaesattamente, e poi lho colpita. La signora Franca. Lho col-pita alla testa. Tre o quattro volte, anche di pi. Ero gelosa,non so, ero fuori dalla grazia di Dio. Non riuscivo a fermarmi.E poi sentivo anche come dei rumori, dei colpi, che veniva-no dalle altre stanze. Forse era Carmelo, non lo so. Doveva24 25. LaBelvaFuoriessere lui che stava aprendo i cassetti e tirava fuori delle co-se, un po di argenteria, cose cos, per far credere alla rapi-na. A un certo punto so che mi ritrovo per terra, quasi svenu-ta. E Carmelo che mi d un bicchiere, forse per farmi ripren-dere. Poi ecco, mi ricordo che sono uscita dallappartamentoe sono scesa nelle cantine, mi sono nascosta l per qualcheminuto, poi sono tornata a casa e ho mangiato. Mi sembradue uova fritte con dei grissini. Poi successo che la mattina dopo io me ne sono andatatranquillamente al lavoro. Mentre la nuova commessa diPippo, quella che aveva preso il mio posto, passata a casasua per prendere le chiavi del negozio. Ha visto che la portaera aperta, cos entrata in casa e ha trovato quello che hatrovato. Tutto il sangue in giro e i morti che cerano. La polizia ha pensato subito che quella non poteva essereuna rapina. vero che in casa mancavano s delle cose, chepoi erano anche di modesto valore, ma comunque in giro si 25 26. GiveMeAChanceEditoria Onlinesapeva che loro non se la passavano bene in quel periodo. Epoi uno che vuole rubare non si mette a uccidere anche del-le creature innocenti. Per c anche un altro fatto. Hannotrovato una fotografia di loro due, Pippo e la moglie, fatta ilgiorno del matrimonio, che era stracciata, cos, sul pavimen-to. Anche per questo hanno pensato che la rapina noncentrava niente. E allora per forza di cose doveva essere undelitto passionale. Io comunque la storia della foto proprionon me la ricordo. Ve lo dico sinceramente. Anche perchsarei stata proprio una stupida a fare una cosa del genere,perch sarebbero venuti subito a cercarmi, che poi proprioquello che successo. Questo mi fa pensare che allora ve-ro che io quella sera non ero per niente lucida, che non sta-vo bene. E infatti lho detto fin dallinizio. Senn non avreimai stracciato quella fotografia. A meno che non statoCarmelo, mentre metteva tutto in disordine per far crederealla rapina. Ma anche questa cosa secondo me non pu es-sere. Se non che lha fatto per sbaglio, per via della fretta edella confusione che cera.26 27. LaBelvaFuori Sta di fatto che la mattina dopo sono venuti subito a cer-carmi. Io ho cercato di difendermi, non sono mica una che sifa mettere i piedi in testa. Ho detto comerano andate le co-se veramente, che cera anche un complice, che io non avreimai toccato quei poveri bambini che non avevano nessunacolpa, ma non c stato niente da fare. Pippo ha detto chenon era vero che era sua lidea della rapina, che lui noncentrava niente, che lui invece era la vittima perch gli ave-vano ammazzato tutta la famiglia. Insomma andata a fini-re che al processo nessuno mi ha creduto. Tutto quello chedicevo mi son resa conto che comunque non serviva a nien-te. Tanto io ero la Fort, ero la belva, come dicevano i giornali.Dovevo essere stata io per forza. Allora non c stato nienteda fare, alla fine mi hanno dato lergastolo. Era il 9 aprile del52. Cos mi hanno messo in prigione. Veramente anche primaero in prigione, ma adesso la cosa era proprio definitiva.Prima a Perugia, poi per motivi di salute mi hanno spostatoa Trani, e poi per ultimo a Firenze. Comunque la prigione 27 28. GiveMeAChanceEditoria Onlineuna cosa terribile, una cosa che non finisce pi. Potrebbeanche mandarti fuori di testa. Bisogna stare tranquilli eprenderla com senn la fine. Dieci anni fa per fortuna arrivata la grazia del presidenteLeone. Se ci penso Son gi passati dieci anni! Comunque una cosa stranissima, appena sei fuori di prigione il temporicomincia a correre che neanche te ne accorgi, prima inve-ce non passava mai. Adesso son qui a Firenze, in casa diquesta famiglia che mi ospita da quando sono uscita. Nonmi faccio pi chiamare Rina Fort perch insomma basta,chiudiamola l adesso. Io ho sbagliato lo so, ma per comesono andate le cose per me stata anche uningiustizia, enon mi stancher mai di dirlo. Che poi alla fine son sempreio. Trentanni pi vecchia e coi capelli bianchi ma comunqueson sempre io. La Fort una donna in gamba cari miei, conunintelligenza superiore alla media. E non che lo dico io,no no. Laveva detto proprio la perizia, quelli del tribunale.Questo me lo ricordo bene.28 29. LaBelvaFuori Caterina Fort detta Rina, nasce a Budoia, in provincia diFort,Pordenone, il 28 giugno 1915. Sin da giovane la sua vita ini-zia a costellarsi di eventi traumatici. Subisce dapprima lamorte del padre durante unescursione in montagna, poiqualche anno pi tardi il fidanzato si ammala di tubercolosie muore poco prima del matrimonio. Nonostante la precocesterilit sposa un compaesano, che presto per evidenzia isintomi di una patologia mentale che lo condurr al ricoveroin un manicomio. Dopo aver ottenuto la separazione dal ma-rito si trasferisce a Milano dalla sorella. In citt conosce il si-ciliano Giuseppe Ricciardi, proprietario di un negozio di tes-suti, e inizia a lavorare per lui. Secondo le dichiarazioni delladonna, pare che luomo le avesse nascosto di essere sposa-to e padre di tre figli. I due presto diventano amanti, sino almomento in cui la moglie, che inizialmente era rimasta aCatania, decide di trasferirsi con i bambini a Milano, forsepreoccupata dalle voci che circolavano sulla relazione fra idue. Dopo essere stata licenziata, la Fort trova un impiego nellapasticceria di un amico, ma il rapporto sentimentale con il29 30. GiveMeAChance Editoria Onlinesuo ex datore di lavoro risulta ormai compromesso, soprat-tutto dopo che la moglie di lui le rivela di essere in attesa delquarto figlio. La notizia suscita in lei un tale stato di frustra-zione che decide di vendicarsi. Il 29 novembre 1946 si recapresso labitazione della rivale e approfittando di un mo-mento di distrazione la aggredisce con un oggetto di ferro,colpendola ripetutamente alla testa. Poi si avventa sui bam-bini. Dopo aver compiuto il massacro mette a soqquadrolintero appartamento, nel tentativo di inscenare una rapina.Il giorno successivo viene arrestata. Inizialmente nega ogniresponsabilit, poi accusa il suo ex amante di essere ilmandante delleccidio. Dichiara poi che non sarebbe maistata capace di uccidere dei bambini innocenti e fa il nomedel suo presunto complice, un certo Carmelo Zampulla, cheverr poi prosciolto da ogni accusa. Il 9 aprile 1952 il pro-cesso si conclude con la sua condanna allergastolo. Dopotrentanni di carcere, nel 1975 ottiene la grazia del presiden-te della repubblica Giovanni Leone e trova ospitalit pressouna famiglia di Firenze, che la accoglie in casa propria. Muo-re il 2 marzo 1988, colpita da un infarto.30 31. NessunoTocchiCaino C silenzio, qui. Un silenzio vero, reale. Profondo. E non solo perch non c rumore. Tutti quei rumori cheRoma produce a qualsiasi ora del giorno e della notte. Per-ch qui arriverebbero comunque soffusi, ovattati Qui il silenzio nasce da dentro. Ti prende tutto. Solo qui riesco a trovarlo. Specialmente quando non cnessuno, come adesso. Solo pochi raggi opachi che filtrano dai lucernari. Qualche candela che si consuma in un alone ambrato. Lo scricchiolio della panca, con questo legno vecchio chesi assesta, appena mi ci siedo. Fa sempre lo stesso rumore,lo riconoscerei fra mille 31 32. GiveMeAChance Editoria Online Eppure neanche qui posso stare davvero solo. La polizia sempre con me, la mia ombra. Mi accompagna dappertut-to. Anche qui, in chiesa. Oppure al supermercato. O in far-macia. una persecuzione sottile che mi logora lentamente.Come se a novantotto anni avessi bisogno davvero di qual-cosa che mi logori, che mi porti via un pezzetto di vita, oquello che ne rimane. Cera una persona che si occupava dime, di alcune incombenze, ma ora non pi in grado di farloper motivi di salute. Cos io e lavvocato Giachini abbiamochiesto al tribunale militare di sorveglianza di applicarequanto prevede la legge. Solo questo. Articolo 284 del codi-ce di procedura penale. Listanza stata accolta. E non unregalo. la legge. Anche se pu sembrare che sia stato con-cesso dallalto, per grazia divina. Sono in stato di detenzione domiciliare presso la casa delmio avvocato, e ogni spostamento deve avvenire con la poli-zia al seguito. La motivazione ufficiale la necessit di tute-lare la mia incolumit, ma diciamoci la verit, ormai nessu-no vuole pi prendersela con un centenario, uno che cam-32 33. NessunoTocchiCainomina a fatica e quasi mai da solo. Qui adesso Erich Priebkelo conoscono tutti. Tutti mi riconoscono per la strada, maormai come se fossi un fantasma che scivola in silenziofra la gente. Sono qualcosa di trasparente, qualcosa che siintravede con lo sguardo, giusto un attimo, poi locchio vasubito oltre, scappa via. Ormai non c pi nemmeno la cu-riosit di guardarmi da lontano, di nascosto. Fermarsi e vol-tarsi non succede pi. Vivo un anonimato fatto di nebbia.Sono una figura grigia che si confonde col grigio della citt. Questo servizio di accompagnamento forzato non lha de-ciso il giudice. un vero abuso. Mascherato dalla necessitdi tutelarmi. Alla mia et nessuno si mai sognato di rite-nermi socialmente pericoloso. Non c alcuna possibilit direiterare il reato commesso. La mia condotta sempre sta-ta irreprensibile, fuori e dentro il carcere. Non mi sono maiconsiderato una vittima del sistema o della societ. Non misono mai lasciato condizionare dalla sindrome del giustifi-cazionismo a oltranza. Mi sono assunto tutte le mie respon-sabilit. E anche se certi conformisti benpensanti si indigna- 33 34. GiveMeAChance Editoria Onlineno, anche se a qualcuno piace gridare allo scandalo, io sonoqui a difendere sulla mia pelle il concetto stesso di giustizia. Le Fosse Ardeatine. Il mio destino si compiuto l, il 24marzo 1944. Quello stato il bivio che ha cambiato in modoradicale tutta la mia vita. Abbiamo ucciso trecentotrentacin-que italiani, dieci per ogni soldato tedesco morto il giornoprima nellattentato di via Rasella. Cinque vittime in pi, unerrore dovuto alla fretta. Li abbiamo uccisi come atto di rap-presaglia, unesecuzione voluta da Hitler in persona. Io hoeseguito lordine. Non ero spinto da un sentimento dodio odi rancore. Ho ucciso perch mi stato ordinato. Ero in guer-ra, eravamo tutti in guerra. Non ho mai ucciso prima di allo-ra e non ho mai pi dovuto uccidere in seguito, Dio mi te-stimone. Quando ho ricevuto lordine dal Supremo Comandoho pensato ad Alice, mia moglie, e ai nostri due bambini, didue e quattro anni. Ho pensato a cosa sarebbe stato di noise mi fossi rifiutato di fare il mio dovere.34 35. NessunoTocchiCaino Oggi sono tutti in grado di stabilire cosa giusto e cosa sbagliato. La storia ha espresso il suo giudizio, ha emesso lesue sentenze. Sarebbe fin troppo facile per me alzare il ditocontro coloro che oggi mi guardano e mi condannano senzasapere davvero. Persone che pensano, che riflettono, chemanifestano tutta la loro scienza e coscienza davanti allaBibbia o al codice penale. Persone che hanno sempre vissu-to in tempo di pace. Che la guerra non lhanno mai vista nsubita. Sarebbe troppo facile per me guardare costoro e di-leggiarli. Compatirli, di rimando. Hanno la fortuna di esserenati oggi, quando i giochi ormai sono fatti, quando si pu ra-gionare, quando gi si sa dove sta la ragione. Quando si puprendere posizione senza rischiare nulla per s e per la pro-pria famiglia. Signori, sappiate che davanti a voi io non ab-basser mai lo sguardo. Ci confrontiamo ad armi pari. Lasaggezza a posteriori la pi grande comodit del giornodoggi. Le vittime e i loro familiari, molti dei quali oggi ancora vi-venti, hanno tutto il mio rispetto. Tutto quello che avvenuto35 36. GiveMeAChanceEditoria Online__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ 37. GiveMeAChance Io Ho Ucciso Editoria OnlineGrazie per aver letto questa parte di ebookgratuita!Puoi liberamente distribuirlo a tutte le persone a te vicine che ritieni possano essere interessate a questo argomento,purch senza modifiche ... e se ti piaciuto, acquista lopera completa in formatoeBook o cartaceo edita daGiveMeAChance s.r.l. - Editoria OnLine www.givemeachance.it Link allopera:http://www.givemeachance.it/autori/emanuele-cislaghi/GMC-emanuele-cislaghi-io-ho-ucciso.php