INTRODUZIONE AL CORSO - dec.ec.unipg.itdec.ec.unipg.it/~fabrizio.pompei/lez. 1.Introduzione al...

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Università degli Studi di Perugia A.A. 2016-2017 ECONOMIA INDUSTRIALE INTRODUZIONE AL CORSO Prof. Fabrizio Pompei ([email protected]) Dipartimento di Economia

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Università degli Studi diPerugiaA.A.2016-2017

ECONOMIAINDUSTRIALE

INTRODUZIONEALCORSOProf.FabrizioPompei

([email protected])DipartimentodiEconomia

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ECONOMIA INDUSTRIALEPROGRAMMA DEL CORSO

Anno Accademico 2016-2017Fabrizio Pompei

1. Introduzione al corso e richiami di microeconomia (Cap. 1 e 2)

2. Monopolio e regolamentazione (Cap.5)

3. Discriminazione di prezzo (Cap.10)

4. R&S e innovazione (Cap.16)

… continua

I capitoli si riferiscono al libro di testo riportato sotto.

LIBRO DI TESTOCABRAL, L., Economia Industriale , Carocci Editore, Anno 2002.

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5. Oligopolio: Cournot e Bertrand (Cap.7)

6. Collusione (Cap.8)

7. Differenziazione del prodotto (Cap.12)

8. Costi di entrata, struttura di mercato e benessere (Cap.14)

I capitoli si riferiscono al libro di testo riportato sotto.

LIBRO DI TESTOCABRAL, L., Economia Industriale , Carocci Editore, Anno

2002.

ECONOMIA INDUSTRIALEPROGRAMMA DEL CORSO

Anno Accademico 2016-2017Fabrizio Pompei

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ECONOMIA INDUSTRIALEAnno Accademico 2016-2017

Fabrizio Pompei

ESAMIDIVALUTAZIONEPROFITTOProvascritta.GlistudentiErasmus+possonooptareperunaprovaorale.Perglialtristudentil'oraleèsolofacoltativoe puo' contribuirealvotofinalecon+/- 2puntisulvotodellaprovascritta.Laprovascrittaconsistedi4domandearispostaaperta.Alledomandevarispostosviluppandounarelazionescrittacentratasull’argomentorichiesto,talebreveesposizionedeveesseresintetica(max 1paginafoglioprotocollo),maprecisa.Laprovaduraun’oraemezza.Ciascunadelle4risposteavràunpunteggiochevada0a8.Lavalutazionefinalesaràlasommadei4punteggi.Seilvotoeccede30sidarà30elode.

*Losvolgimentodell’esamesaràpossibilesolodopochelostudenteavràeffettuatoilquestionariodivalutazionehttps://www.unipg.it/didattica/valutazione-della-didattica

PRE-REQUISITIGlistudentidevonoavereconoscenzedibasediMicroeconomia.

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ECONOMIA INDUSTRIALEAnno Accademico 2016-2017

Fabrizio Pompei

On line

Programma, materiali didattici, esito esami ed altre comunicazioni

http://accounts.unipg.it/~fpompei/Economia%20Industriale.htm

oppure Unistudium

https://www.unistudium.unipg.it/unistudium/login/index.php

RICEVIMENTOGiovedìore9,30- 10,30

CALENDARIOESAMI20177Giugno21Giugno5Luglio5Settembre

ORARIOLEZIONILunedìore10,30– 12,30(Aula3)

Venerdì8,30-10,30(Aula3)

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Contenuti lezione introduttiva

• Oggetto dell’economia industriale:definizioni

• Iproblemi fondamentali dell’economiaindustriale

• Ilparadigma Struttura-Condotta-Performance

• Comesi delimitano i settori industriali

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1.Oggetto dell’economia industriale:definizioni• Lo scopo dell’Economia Industriale è l’analisi del sistema economico dal

punto di vista dell’offerta, ossia delle industrie• Anche se gli effetti del comportamento delle imprese sul benessere

generale e dei consumatori in particolare, sarà sempre tenuto in conto• In economia dello sviluppo e per alcuni economisti italiani l’industria è il

settore secondario, diverso dall’agricoltura (settore primario) e dai servizi(settore terziario)

• Tra gli economisti anglosassoni industry o industrial indicano insiemi diimprese (manifatturiere e dei servizi), aggregate secondo criteri chevedremo nel seguito

• In accordo con quest’ultima interpretazione, l‘Economia Industriale sioccupa di :

A) funzionamento dei vari mercati

B) comportamenti adottati dalle imprese

C) interdipendenza che, in alcuni mercati, si viene a determinare tra le imprese

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QUALI SONO I CONFINI DELL’ECONOMIA INDUSTRIALE?COSA LA DIFFERENZIA DALLA MICROECONOMIA?

• L’economia industriale ha come punto di partenza, diversamentedall’analisi microeconomica di base, l ’ ipotesi che nei mercatiindustriali del mondo reale la concorrenza non è quasi mai perfetta

• Quindi approfondimenti sulle diverse tipologie delle forme di mercatomonopolistiche ed oligopolistiche costituiranno un presuppostofondamentale in questa materia

• In contrasto con l’analisi che predilige la concorrenza basata sulprezzo, l’economia industriale riconosce altre forme di competizionenei mercati del mondo reale, in cui un ruolo fondamentale è datodallo sviluppo dei prodotti e dei processi produttivi, dal design, dallapubblicità, dalle strategie di investimento in Ricerca e Sviluppo (daora R&S)

1.Oggetto dell’economia industriale:definizioni econfini

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POSSIAMO MENZIONARE 3 DIVERSI APPROCCI TEORICI DOMINANTINEL CAMPO DELL’ECONOMIA INDUSTRIALE

A) la scuola di Harvard (Mason, 1949, Bain, 1959)

- basa il suo approccio sul tradizionale paradigma struttura-condotta-performances-in questo ambito viene coniato anche il termine OrganizzazioneIndustriale che è un sinonimo di Economia Industriale, tuttora in usosoprattutto negli USA (ma ormai anche in Italia, alcuni testi dieconomia industriale si chiamano Organizzazione Industriale)

- sottolinea l’ importanza della struttura di mercato e di altrecondizioni oggettive, per descrivere il comportamento delle imprese(condotta) ed i risultati economici che queste conseguono(performances)

- enfatizza che l’economia industriale deve principalmente studiare ilruolo e gli effetti del potere monopolistico nelle strutture industriali

1.Oggetto dell’economia industriale:definizioni econfini

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A) Paradigma struttura-condotta-performance

Ø Il paradigma enfatizza i legami tra la struttura ed il comportamento dimercato nel determinare i risultati economici (performance) che sirealizzano nelle varie industrie

Ø Esisteunarelazionebiunivocatra:

Struttura(S)numerodiconcorrenti/acquirenti,Concentrazione,barriereall’entrata,standardproduttivi/tecnologici

Condotte(C)strategiediprezzo,R&S,pubblicitàedifferenziazione,cooperazione,internazionalizzazione

Performance(P)redditività/produttività,poteredimercato,innovazione,crescita,efficienza(allocazionedellerisorse)

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B) la scuola di Chicago (Stigler, 1968) si differenzia da quella di Harvard indiversi aspetti

- dal punto di vista metodologico, in quanto gli autori di Chicago basanomolto di più l’analisi sulla teoria economica standard (spesso con unriferimento astratto alla concorrenza perfetta)

- gli autori della scuola di Chicago sono spesso scettici rispetto alle ipotesied agli argomenti proposti dagli autori di Harvard a riguardo dellepolitiche pubbliche da adottare- in generale la deviazione dall’equilibrio di concorrenza perfetta ed imonopoli vanno guardati con scetticismo perché si allontanano dall’ottimosociale

- negli ultimi anni la teoria dell’organizzazione industriale neoclassica si èarricchita di filoni di studio che si allontanano dalle ipotesi convenzionalidella concorrenza perfetta, es. teoria dei costi di transazione (Coase, 1937;Williamson, 1975); teoria dei giochi ed approccio strategico (Nash; Gibson,2006); teoria dei mercati contendibili (Baumol, Panzar e Willig, 1982)

1.Oggetto dell’economia industriale:definizioni econfini

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C) la scuola austriaca (che si identifica in gran parte con l’approccioSchumpeteriano)

- considera la concorrenza un processo dinamico che non può essereanalizzato usando i modelli economici convenzionali e statici

- sostiene che il profitto, piuttosto che essere un indicatore di un possibilepotere di monopolio, è in realtà una caratteristica integrale del processocompetitivo, e fornisce segnali essenziali agli imprenditori in meritoall’allocazione delle risorse

- guarda con scetticismo all’approccio basato sul paradigma struttura-condotta-performances e a gran parte dell ’ analisi microeconomicaneoclassica perché si mette in discussione il comportamento dimassimizzazione di una funzione obiettivo degli agenti economici.

1.Oggetto dell’economia industriale:definizioni econfini

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2.Iproblemi fondamentali dell’economia industrialeA) LeimpresehannoPoterediMercato(PM)?Comesimisura?

B)ComesiacquisisceeconsolidailPM?

C)QualisonoleconseguenzedelPM?

NB:seipotizziamocheicostisonoproporzionaliallaquantitàprodotta,ilPMpuòesseredefinitocomelacapacitàdifissareprezzisuperiorialcostounitario,P >UC (es.seicostimarginalisonocostantienoncisonocostifissi,ilcostounitariocoincidesiaconilcostomarginalecheconilcostomedio)

A)Le imprese hanno PM? Come si misura?

Ovvero: come si fa a capire se un’impresa ha un potere di mercato,legato a profitti positivi, superiore a quello delle altre imprese?

Indicatori usati:

A.1) differenza tra profitto medio di un’ impresa e profitto mediodell’industria con N imprese (Harberger, 1954)

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Comesimisurailpoteredimercato?

dove å ==

N

ii

N 1

1 pppp ñi

Øl’ impresa i ha potere di mercato, quando il suo profitto èsuperiore a quello medio dell’industria

Ø Una misura analoga si può applicare per verificare se una industriai ha potere di mercato all’interno di una economia con N settori

Sedefiniamo il profitto comedifferenza tra prezzo (P)ecosto medio (AC),doveilcosto medio lootteniamo comecosti totali diviso laquantità prodotta

π i =P − ACAC

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Ø dove P eMCi denotano il prezzo e il costo marginale dell’impresa

Ø La media dell’indice prezzo-costo di tutte le imprese operanti inuna industria (ponderate per la quota di mercato di ciascuna impresa,si) è detto indice di Lerner e misura il potere di mercato di unaindustria

A.2) indice prezzo-costo (o indice di Lerner)

Li = P−MCiP

Lj = sii=1

N

∑ P−MCip =

P−MCP

Comesimisurailpoteredimercato?

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Ø Le analisi empiriche hanno mostrato che mediamente il potere dimercato è diverso tra industrie e tra imprese all’interno di ciascunaindustria

Ø Il che apre la strada alla seconda domanda

B) Come si acquisisce e consolida il PM?

Ø Detenere PM significa ottenere maggiori profitti

Ø Se non esistono barriere all’entrata, ci si può attendere che un profittopositivo (o superiore al profitto medio) attiri l’entrata di concorrenti, cheriduce i profitti fino ad annullarli

l’impresa,giàattivanelmercato,vederidursiilsuoPM

2.Iproblemi fondamentali dell’economia industriale

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ComesiacquisisceeconsolidailPM

Ø Il potere di mercato si determina e si consolida:

- per legge (monopolio legale tramite brevetti, concessioni, licenze,protezionismo)

- per caratteristiche dei costi e dimensione del mercato (monopolionaturale)

- a causa di comportamenti strategici

• innovazione (anche senza protezione del brevetto può determinareposizioni di monopolio)

• marketing/pubblicità

• deterrenza all’entrata

• cooperazione/collusione

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C) Quali sono le conseguenze del PM?

Ø equità: trasferimento di risorse dai consumatori ai produttori

Ø inefficienza allocativa: se c’è PM le risorse produttive in genere sonoallocate in modo tale che si produce (e consuma) meno output di quanto iconsumatori sarebbero disposti ad acquistare

Ø inefficienza produttiva: se c’è PM è probabile che le risorse venganoimpiegate in modo più costoso a parità di output (curve dei costi marginalipiù alte)

Ø rent seeking behaviour: spreco di risorse delle imprese per influenzarele scelte politiche e garantirsi un elevato PM

Ø efficienza dinamica: se c’è PM si possono modificare nel tempo ladisponibilità di risorse, le tecniche di produzione (spostamento delle curvedi costo) e il tasso di introduzione di nuovi prodotti (variazione dellacombinazione di output)

2.Iproblemi fondamentali dell’economia industriale

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Qualeruoloperlapoliticapubblica?

Ø in microeconomia l ’ intervento pubblico viene chiamato in causasoprattutto per correggere i fallimenti del mercato

- beni pubblici, asimmetrie informative, esternalità

Ø in Economia Industriale l’intervento pubblico si giustifica per:

- limitare le conseguenze negative del PM sulla collettività e in particolare suiconsumatori (regolamentazione, politiche antitrust e politiche per l’industria)

- rafforzare la posizione competitiva di alcune imprese/settori (politicaindustriale)

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Qualiconfiniperleindustrie

Industria

Ø attenzione alle accezioni troppo ampie o scorrette di “industria”:

- Accezione troppo ampia: identificare industria con l’intero settoremanifatturiero

- Accezione scorretta: identificare industria con impresa (es. grandeindustria = grande impresa)

Criteri di aggregazione delle imprese (al fine di definire un’industria)

A) relazioneprezzo/quantità

Ø si può definire l’industria produttrice del bene X, diversa da quellaproduttrice del bene Y se la quantità domandata di X non dipende dalprezzo di Y e viceversa

Ø questo è vero se l’elasticità incrociata è nulla

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L’industria dell’auto è diversa dall’industria delle caramelle perché unavariazione del prezzo delle caramelle non influisce sulla domanda di auto

Ma questo criterio non distingue tra:

- industrie produttrici di beni sostituti (es. plastica e alluminio) per lequali l’elasticità incrociata è positiva (quindi diversa da zero)

- - industrie produttrici di beni complementari (es. computer estampanti) per le quali l’elasticità incrociata è negativa (quindi diversada zero)

In entrambi i casi il criterio prezzo/quantità porterebbe a concludere chele industrie X e Y non sono diverse.

Quindi, il criterio prezzo/quantità non è adatto a distinguere industriediverse ma interdipendenti dal punto di vista tecnologico o di mercato

Qualiconfiniperleindustrie

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B) criterio della base tecnologica

identifica le industrie in funzione di:

- caratteristiche delle tecnologie impiegate

- dinamiche e struttura dei costi

- interdipendenze e complementarità tra processi produttivi

- tipo e ventaglio di competenze e attori coinvolti

es. filiera elettronica vs. filiera chimica

C) criterio storico-culturale

identifica le industrie sulla base di fattori istituzionali, sociali e geopolitici

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Fattoriistituzionali/sociali/geopolitici

Sistemadinormeformalieinformali,diprocessidiimplementazione,diorganizzazionipreposteadattuarle

influenzasulleindustrie

es.distrettiindustriali,sistemiinnovativinazionali

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Ø In definitiva: il criterio di definizione di una industria dipende dagliobiettivi dell’analisi. Una buona analisi dovrebbe combinare i 3 criteri

Criteriodiaggregazione

Applicazione Focus Tipodianalisi

P/Q Industrienoninterdipendenti

Relazionidimercato

Quantitativa

Basetecnologica Filiereindustrialiinterdipendenti

Caratteristicheedevol.tecnologia

Quali-quantitativa

Storico/culturale Distretti,SistemiInnovativiNazionalioSettoriali

Caratteristicheedevol.istituzioni

Quali-quantitativa

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Esempidiaggregazionidiindustrie

A)Perclassimerceologiche(es.ATECO-NACE)

… …

17 Industrietessili

171 Preparazioneefilaturadifibretessili

1711 Preparazioneefilaturadifibretipocotone

1712 Preparazioneefilaturadifibretipolanacardata

17121 Preparazionedellefibredilanaeassimilate,cardatura

17122 Filaturadellalanacardataedialtrefibretessiliatagliolaniero

1713 Preparazioneefilaturadifibretipolanapettinata

17131 Pettinaturaeripettinatura dellefibredilanaeassimilate

17132 Filaturadellalanapettinataedellefibreassimilate;preparazioniingomitoliematasse

1714 Preparazioneefilaturadifibretipolino

1715 Torcituraepreparazionedellaseta(inclusaquelladicascami)etorcituraetesturizzazionedifilatisinteticioartificiali

1716 Preparazionedifilaticucirini

1717 Attivitàdipreparazioneedifilaturadialtrefibretessili

172 Tessituradimaterietessili… …

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B) Per Intensità tecnologica (OCSE-EUROSTAT)

Hightechnology Aerospace,Computers,officemachinery,Electronics,communications,Pharmaceuticals

Medium-hightechnology

Scientificinstruments,Motorvehicles,Electricalmachinery,Chemicals,Othertransportequipment,Non-

electricalmachinery

Medium-lowtechnology

Rubberandplasticproducts,Shipbuilding,Othermanufacturing,Non-ferrousmetals,Non-metallicmineralproducts,Fabricatedmetalproducts,Petroleumrefining,

Ferrousmetal

Lowtechnology Paperprinting,Textileandclothing,Food,beveragesandtobacco,Woodandfurniture

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C.1) Per caratteristiche istituzionali: dimensione di impresa, obiettivi efonti dell ’ innovazione, appropriabilità dei risultati e barriereall’entrata (Pavitt, 1984)

Settori tradizionali (Supplier dominated)

Tessile, abbigliamento, calzature, alimentari

Settori Specializzati (Specialised Suppliers)

Meccanica strumentale, Macchinari, Strumenti di precisione

Settori ad alta intensità di scala (Scale intensive)

Siderurgia, Auto, Beni di consumo durevole

Settori basati sulla scienza (Science based)

Elettronica, Farmaceutica, Chimica Fine, Aeronautica

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C.2) La tassonomia di Pavitt (1984)Settori

tradizionali(Supplierdominated)

SettoriSpecializzati(SpecialisedSuppliers)

Settoriadaltaintensità

discala(Scaleintensive)

Settoribasatisullascienza(Sciencebased)

Dimensioned’impresa

Medio-Piccola Medio-Piccola Medio-Grande SiaGIchePMI

Obiettivodell’innovazione

Rid.Costi Miglioramentoperformance,affidabilità

ecustomizzazione

Rid.Costi(Δproc/prod,ec.Scala)

Nuoviprodotti/processi

Fontedell’innovazione

Esterna(fornitori)

Apprendimentodall’uso

Esterna(interazconutilizzatore)

Interna(apprendimento)

Esterna(fornitori)Interna(R&S)

Interna(R&S)Esterna

(partnerships)

Appropriabilitàdeirisultati

Scarsa(imitazione)

Elevata(conosc.tacite)

Media(brevetti/segretezza)

Elevata(brevetti,innovazione

continua)

Barriereall’entrata

Basse Medie Alte Alte

Settori Tessile,abbigliamento,calzature,alimentari

Meccanicastrumentale,Macchinari,

Strumentidiprecisione

Siderurgia,Auto,Benidiconsumo

durevole

Elettronica,Farmaceutica,ChimicaFine,Aeronautica

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