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Università degli Studi di Perugia A.A. 2016-2017 ECONOMIA INDUSTRIALE COLLUSIONE Prof. Fabrizio Pompei ([email protected]) Dipartimento di Economia

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Università degli Studi di PerugiaA.A. 2016-2017

ECONOMIA INDUSTRIALE

COLLUSIONE

Prof. Fabrizio Pompei([email protected])Dipartimento di Economia

COLLUSIONEArgomenti affrontati

•Introduzione•Da cosa è determinato un accordo collusivo•Fattori che facilitano / ostacolano la collusione•Guerre di prezzo•La normativa antitrust

Corso di Economia Industriale, A.A. 2015-2016, Fabrizio Pompei

COLLUSIONEIntroduzione

•Abbiamo accennato al fatto che la collusione è uno dei tre motivi che rendono più realistico il duopolio di Bertrand

– Vincoli di capacità (visto nelle lezioni precedenti)– Collusione (lo affronteremo ora)– Differenziazione del prodotto (oggetto delle prossime lezioni)

Più in generale, anche nel modello di Cournot, un comportamento collusivo è tale quando le impreseevitano di farsi concorrenza (su quantità e prezzo) e quindi riescono, tramite accordo più o menoesplicito, a vendere un prodotto ad un prezzo piùalto ed una quantità più ristretta di quelli (prezzo e quantità) che risulterebbero da un equilibrio di concorrenza oligopolistica (sia esso Cournot o Bertrand).

COLLUSIONEIntroduzione (2)

•Parleremo nel seguito solo di collusione che interessa un aumento del prezzo od una restrizione della quantità•Tuttavia la collusione può riguardare anche altre decisioni/strategie:

Spese pubblicitàQualità di un prodottoSpartizione di aree di mercato

COLLUSIONEIntroduzione (3)

•Ogni anno la divisione antitrust del Dipartimento di giustizia americano e la Direzione della Concorrenza dell’Unione Europea comminano decine di multe (anche di alcune centinaia di milioni) alle imprese per comportamenti collusivi (cartelli) che limitano la concorrenza e mirano a fissare prezzi elevati•Nonostante ciò, cartelli illegali continuano a sorgere•Il motivo che spinge i manager a comportamenti collusivi è la possibilità di raggiungere i profitti di monopolio•Ma è anche forte l’incentivo a deviare dall’accordo collusivo(come visto nel dilemma del prigioniero).

– Dato che i cartelli sono vietati, occorre tenerli nascosti. Ma quanto più nascosto è un cartello, tanto più facile è deviare senza essere scoperti dagli altri giocatori

COLLUSIONEL’accordo collusivo: l’incentivo a colludere nel caso

dell’oligopolio di Cournot

pNprofitto di Nash concorrenza oligopolistica pcoll profitto di equilibrio collusivo

COLLUSIONEL’accordo collusivo: il caso dell’oligopolio di Bertrand

Ricordiamo che date le seguenti ipotesi:•Due imprese simmetriche competono alla Bertrand•Funzione di domanda lineare•MC = c (quindi costi marginale costanti)•No vincoli di capacità•Prodotto omogeneoSi ottiene:

COLLUSIONEL’accordo collusivo: il caso dell’oligopolio di Bertrand

(2)•Entrambe le imprese possono migliorare i propri profitti rispetto all’equilibrio di Bertrand grazie ad un accordo collusivo …. ma tale accordo è stabile?•Se il gioco è uniperiodale (one-shot game) , NO (dilemma del prigioniero)•Nella realtà pero' la concorrenza è ripetuta nel tempo ('concorrenza dinamica')•Se considerata nell’ambito dei giochi ripetuti, la collusione può rappresentare un equilibrio

COLLUSIONEL’accordo collusivo: il caso dell’oligopolio di Bertrand

(3)

COLLUSIONEL’accordo collusivo: il caso dell’oligopolio di Bertrand

(4)2 - Gioco di Bertrand ripetuto all’infinito

• Possibile strategia:

– in t1 le imprese fissano p=pM => π i = 1/2πM

– nei periodi successivi le imprese possono osservare i prezzi passati

• se l’accordo collusivo è rispettato p=pM => π i = 1/2πM

• se l’accordo non è rispettato da una delle due imprese (deviazione), allora anche l’altra impresa devierà dall’accordo (punizione) per sempre (strategia del “grilletto”, “t r igger s trategy”), fissando

p=c con π=0

COLLUSIONEL’accordo collusivo: il caso dell’oligopolio di Bertrand

(5)

RICORDA

! = 12!

! 1+ ! + !! +⋯ !!

dove,sechiamiamoSlasommatoriainparentesiavremo:! = !!!

!!! = !+ !+ !! +⋯!! (1)èunaseriegeometricadiordine!,quando0 < ! < 1 ! ! !" !" !"#!"!$%

lim!→!

!!!

!!!= 11− !

perdimostrarlobastamoltiplicareamboimembridella1)per! ! ∙ !=! ∙ !+ !+ !! +⋯!! chediventa

! ∙ != !+ !! +⋯!!!! ,siccomeT=infinito,avremoche!+ !! +⋯!!!! = !− !, quindi

! ∙ !=!− ! → !− !" = !dacui

! ∙ !− ! = ! → ! = !!− !

COLLUSIONEL’accordo collusivo: il caso dell’oligopolio di Bertrand

(6)• Visto a che cosa equivale la serie geometrica di ordine δ , quando

0<δ<1 e T= infinito, possiamo riscrivere il valore atteso come

V =12πM

11−δ

• Questo sopra è quindi il valore atteso in assenza di deviazione

• Al contrario, in presenza di deviazione avremo un profitto di monopolio al primo periodo, ma poi zero profitti nei periodi successivi (appena la rivale si accorge della deviazione si ritorna alla situazione p=c)

• Profitti attesi in presenza di deviazione: ' ...M MV = π + + + = π0 0

COLLUSIONEL’accordo collusivo: il caso dell’oligopolio di Bertrand (7)

Prevale quindi un accordo collusivo quando il profitto atteso di lungo periodo senza deviazione è maggiore del profitto atteso di lungo periodo con deviazione

Questa situazione equivale a

• Condizione di equilibrio (vincolo di non deviazione):

V ≥V ' ⇒12πM

11−δ

≥ πM ⇒δ >12

• Nel caso del duopolio la collusione è quindi possibile solo se:

δ >12

COLLUSIONEL’accordo collusivo: il caso dell’oligopolio di Bertrand (8)

• Più in generale, se le imprese sono n:

V =1nπM

11−δ

V ≥V ' ⇒1nπM

11−δ

≥ πM ⇒δ > 1−1n

• Affinchè la collusione sia conveniente nel lungo periodo (quindi l'accordo stabile) è necessario che il tasso di sconto sia sufficientemente elevato

– Ovvero, il futuro deve essere importante – 1 euro guadagnato nel futuro, oggi ha un valore relativamente grande

COLLUSIONEFattori che determinano il tasso di sconto e quindi

l’accordo collusivoDa cosa dipende il fattore di sconto?

• Nel caso più semplice bisogna considerare il costo opportunità del tempo, dopo un anno un euro vale (1+r), dove r è il tasso di interesse annuale

• Pertanto se il tasso di interesse è basso il futuro è importante (i profitti che guadagno ora sono simili a quelli in futuro)

• Mentre un tasso di interesse molto alto può spingere l’impresa a deviare

• è i profitti di oggi valgono di più di quelli di domani, perché si possono investire tali profitti in una attività alternativa, molto redditizia

• Quindi in primo luogo possiamo scrivere che:

( )rδ = +1 1

COLLUSIONEFattori che determinano il tasso di sconto e quindi

l’accordo collusivo (2)Più in generale dobbiamo tenere conto della frequenza con cui si modificano i prezzi, della probabilità di sopravvivere sul mercato e della evoluzione della domanda,

( )h grf

δ = ++

11

1

f∂δ

>∂

0; h∂δ

>∂

0; g∂δ

>∂

0; r∂δ

<∂

0

– f = frequenza con cui le imprese modificano i loro prezzi (frequenza degli ordini)

– h = probabilità che l’industria continui ad “esistere” nel periodo successivo

– g = tasso di crescita della domanda di mercato

• Quindi è tanto più probabile che in equilibrio si osservi collusione quanto maggiore è la frequenza con cui le imprese interagiscono e quanto maggiori sono le probabilità di sopravvivenza e il tasso di crescita della domanda

Fattori che facilitano/ostacolano la stabilità di un accordo collusivo

Basso tasso di interesse è Minore è r, maggiore sarà il fattore di sconto equindi maggiore sarà la possibilità di avere un accordo stabile. Con tassi diinteresse molto bassi, i profitti futuri hanno la stessa importanza di profittiattuali. Con tassi di interesse molto alti conviene deviare, “intascare” i profitti dimonopolio nel breve periodo e “campare di rendita”

Elevato tasso di crescita della domanda è se ci si attende un’espansionedella domanda, ci si attende anche una crescita dei profitti in futuro è aumenta ilpeso dei profitti futuri (cioè il fattore di sconto) e diventa più probabilemantenere un cartello

Basso rischio di scomparsa dell’impresa è se il mercato è molto dinamico(elevato turnover), c’è il rischio che altre imprese entrino nel mercato con innovazioniche spiazzano le imprese già presenti. In questo caso il rischio di uscita dal mercato¯ il valore dei profitti futuri rispetto a quelli presenti e quindi ¯ la stabilità di unaccordo collusivo

Fattori che facilitano/ostacolano la stabilità di un accordo collusivo (2)

Ordini frequenti è Maggiore è la frequenza ( f ) con cui le imprese interagiscono, maggiore è la possibilità di avere un equilibrio di collusione (collusione tra 2 stazioni di benzina più facile rispetto a quella tra due alberghi invernali). Tanto più rari sono gli ordini, quanto più tempo sarà necessario per punire un’impresa che devia dall’accordo di cartello. Ciò renderà più attraente la possibilità di deviare dall’accordoConcorrenza su più mercati è Le imprese che competono tra di loro in diversi mercati hanno una maggiore propensione a colludere quando esse hanno quote di mercato diverse nei diversi mercati in cui competono.

Consideriamo 2 imprese multinazionali che operano in USA e in Europa. L’impresa europea ha un vantaggio di costo nel mercato europeo, mentre l’impresa USA ha un vantaggio di costo nel mercato USA (pensiamo ai costi di trasporto). L’impresa USA potrebbe convincere l’impresa europea a non ridurre p al di sotto di pM nel mercato europeo grazie alla minaccia che a sua volta essa ridurrebbe p al di sotto di quello dell’impresa europea nel mercato USA. Altro esempio: Compagnie aeree che competono su più rotte

Fattori che facilitano/ostacolano la stabilità di un accordo collusivo (3)

Struttura di mercato caratterizzata da elevata concentrazione è E’ più facile colludere se le imprese sono poco numerose. Un aumento della concentrazione riduce il valore critico del fattore di sconto intertemporale (d* ), è quindi più facile che il valore effettivo superi il valore critico (d>d* ) e che ci sia collusione. La condizione di equilibrio nel caso generico di n imprese è:

Intuizione: un’impresa del cartello deve spartire il profitto di monopolio con altri membri. Quando la concentrazione è alta (2; 3; 4 imprese) la differenza tra il profitto di monopolio e quello di cartello è relativamente più bassa (0,5; 0,33; 0,25 del profitto di monopolio) rispetto a quando il numero di imprese è elevato (con 10; 20; 30 imprese, il profitto di cartello è 0,1; 0,05; 0,03 del profitto di monopolio). Questo significa che in assenza di vincoli di capacità, come abbiamo ipotizzato fin dall’inizio di questa lezione, quando il numero di imprese è elevato la singola impresa ha un maggior incentivo a deviare dall’accordo perché il suo profitto passerebbe dal 3% è al 100% ; o dal 5% è al 100% o dal 10% è al 100% dell’intero profitto di monopolio.

Fattori che facilitano/ostacolano la stabilità di un accordo collusivo (4)

Struttura di mercato caratterizzata da simmetria tecnologica è E’ più facile colludere se le imprese sono simmetriche. In caso di asimmetria, l’impresa 1 avrà una quota di profitti pari a Ms π1 e l’impresa 2 avrà una quota di profitti pari a Ms π2 .

Di nuovo, l’accordo collusivo si avrà se il profitto atteso senza deviazione (la somma dei profitti di cartello) sarà maggiore del profitto con deviazione

Solo che ora il profitto atteso con deviazione non sarà più

!! !!!!! ma !! !

!

!!! dove !! è la quota di profitti della generica impresa i, diversa da

impresa a impresa.

Si avrà quindi siπM 1+δ+δ2 + ...( ) = siπ

M

1−δ≥ πM ⇒ si > 1−δ⇒ δ > 1− si .

Pertanto, l’impresa con la quota di profitto più bassa determina il tasso di sconto: minore è la quota di mercato dell’impresa più piccola, più elevato dovrà essere il tasso di sconto affinché la collusione sia sostenibile

Fattori che facilitano/ostacolano la stabilità di un accordo collusivo (5)

Struttura di mercato caratterizzata da omogeneità del prodotto è E’più facile colludere se le imprese producono beni omogenei o poco differenziati.

Con prodotti omogenei, un cartello che fissa il prezzo deve, in teoria, stabilire e controllare un solo prezzo, mentre la collusione nei prodotti a prezzo differenziato richiede che ci si accordi e si controlli un prezzo diverso per ogni prodotto. Questo solleva un secondo problema. Un simile sistema di prezzi distinti richiede che i membri di un cartello trovino un accordo sul grado di differenziazione dei loro prodotti. Terzo, la punizione per un’eventuale deviazione diventa più complessa in un contesto di prodotti differenziati. Tutte le imprese che non deviano dovrebbero punire chi devia o la punizione dovrebbe essere imposta da coloro i cui prodotti sono i sostituti più vicini ai prodotti di chi devia? In questo caso, la punizione può essere mirata per colpire solo l’impresa deviante o ci saranno degli effetti che si ripercuotono anche su altri membri del cartello?

Fattori che facilitano/ostacolano la stabilità di un accordo collusivo (6)

Fattori istituzionali è regolamentazione. Es. clausola del consumatore più favorito; regola sulla trasparenza sui prezzi. La prima afferma che lo stesso prezzo deve essere applicato a tutti i consumatori, quindi non sono permessi sconti ad alcuni senza che vengano poi effettuati anche agli altri. Queste regole apparentemente dovrebbero proteggere il consumatore. Di fatto impediscono deviazioni da accordi collusivi e quindi favoriscono lo stabilirsi di prezzi più alti che sottintendono collusione.In effetti alcuni fatti storici hanno mostrato che la clausola del consumatore più favorito ha facilitato un accordo collusivo tra le imprese produttrici di generatori a turbina negli Stati Uniti dove il prezzo medio è aumentato negli anni 60-70. Allo stesso modo negli anni ’90 del secolo scorso, una legge sulla trasparenza dei prezzi per il calcestruzzo preconfezionato in Danimarca ha generato un sensibile aumento dei prezzi medi di questo prodotto, causato a sua volta da un accordo collusivo.

Le guerre di prezzoDal livello di stabilità di un accordo collusivo dipende l’esistenza delle guerre di prezzo.Se l’accordo collusivo è instabile, è possibile che si scatenino guerre di prezzo.

Ma che cos’è che rende un equilibrio instabile in modo tale da scatenare una guerra di prezzo?Dalle osservazioni empiriche si deduce che:üFluttuazioni della domanda e loro osservabilitàüDifficoltà delle imprese che causano asimmetrie nelle dimensioni e nelle performancePossono scatenare guerre di prezzo

Non sempre l’esito finale di una guerra di prezzo è un equilibrio in cui p=c ed i profitti si annullano (paradosso di Bertrand).Spesso le guerre di prezzo sono funzionali al ripristino di un accordo collusivo.

Le guerre di prezzo: il caso delle fluttuazioni della domandanon osservabili

Dato un equilibrio collusivo in regime di duopolio od oligopolio con nimprese, una data impresa i subisce un calo della domanda e quindi delle vendite.Non può osservare se il suo calo delle vendite:üè dovuto ad un calo generale delle vendite che vale anche per le sue concorrenti, üoppure se una o più concorrenti stanno deviando dall’accordo

Tale situazione si può interpretare con la trigger strategy di cui si è parlato prima:se l’impresa i lascia il prezzo alto e il calo della domanda non fosse casuale, di periodo in periodo le altre imprese le eroderanno i profitti

quindi l’impresa i nel dubbio reagisce abbassando il prezzo e avvia una guerra di prezzo

Le guerre di prezzo: il caso delle fluttuazioni della domanda non osservabili (2)

La durata della guerra di prezzo dipende dal tempo, dalla frequenza con cui le imprese interagiscono, ma anche dal fatto che l’impresa i, così come le altre, può prevedere la domanda futura a partire da quella passata. Quindi attenzione: ad ogni tempo t l’impresa non sa cosa ha determinato la domanda (fattori casuali o le concorrenti), ma sa che la domanda al tempo t+1 è in qualche modo correlata con quella al tempo t.

Se il tempo è importante e gli shock della domanda sono correlati tra loro, quindi la domanda al tempo t+1 è in parte spiegata anche dalla domanda al tempo t , allora esiste un tempo T finito tale per cui l’accumulazione dei profitti attesi di un possibile accordo collusivo supera il profitto di monopolio da deviazione.

Quindi dopo un certo tempo T (mesi o anni) in cui i prezzi si abbassano questi si alzano e si torna ad un accordo collusivo

Le guerre di prezzo: il caso delle fluttuazioni della domandanon osservabili (3)

Questo modello della guerra di prezzo instaurata come trigger strategyha spiegato in modo efficace fatti veramente accaduti come le fluttuazioni pro-cicliche delle tariffe ferroviarie sulla linea Chicago-Costa Atlantica tra il 1880 ed il 1886

Più in generale in tutte le situazioni di mercati concentrati in cui gli analisti nel lungo periodo osservano variazioni pro-cicliche del prezzo, vale a dire quando la domanda aumenta, aumenta anche il prezzo e viceversa, allora tali variazioni si potrebbero spiegare con guerre di prezzo che si instaurano tra le imprese oligopolistiche.

Il fatto che quando le condizioni sono buone, domanda alta, i prezzi sono alti, si spiega con l’esistenza di un accordo collusivo che viene rotto quando la domanda si abbassa e i prezzi si abbassano.

Se le imprese durano sul mercato, tali guerre di prezzo sono funzionali, dopo un certo numero di periodi al raggiungimento di un nuovo accordo collusivo.

Le guerre di prezzo: il caso delle fluttuazioni della domandaosservabili e degli shock sulla domanda indipendenti

In altri settori, come l’industria del cemento negli USA, si sono osservati prezzi anti-cilici rispetto alla domanda, vale a dire quando saliva la domanda di cemento il prezzo si abbassava.Quindi a differenza del caso precedente, il comportamento competitivo delle imprese oligopolistiche (l’esistenza di prezzi bassi, indica guerra di prezzo, che a sua volta sottintende un comportamento competitivo) si può avere anche nei casi di congiuntura buona (domanda alta).

Come era possibile spiegare, sempre con la trigger strategy e la guerra di prezzo questo comportamento opposto, rispetto al caso precedente?

Due economisti americani, Rotemberg e Saloner, hanno dimostrato che se le ipotesi di partenza cambiano, allora l’incentivo a deviare dall’accordo collusivo si ha proprio quando la domanda di mercato è alta. Tali ipotesi sono:ØFluttuazioni della domanda osservabili dalle imprese al tempo t ØShock della domanda indipendenti: quello che succede al tempo t non spiega quello che avviene al tempo t+1

Le guerre di prezzo: il caso delle fluttuazioni della domandaosservabili e degli shock sulla domanda indipendenti (2)

ØFluttuazioni della domanda osservabili dalle imprese al tempo t ØShock della domanda indipendenti: quello che succede al tempo t non spiega quello che avviene al tempo t+1

Date queste ipotesi i profitti al tempo t (momento iniziale) sono più importanti dei profitti futuri attesi (perché non si possono prevedere)Pertanto proprio nel momento in cui la domanda è alta se l’impresa i devia, e non ha vincoli di capacità, riesce ad aumentare notevolmente i profitti

πM >>1nπM

11−δ

Il profitto di monopolio diviene molto più grande della somma dei profitti attesi e quindi maggiore è l’incentivo a deviare

Ovviamente siccome questo comportamento dell’impresa i è osservabile si innesca subito una guerra di prezzo ed i prezzi si abbassano proprio quando la congiuntura è alta

Le guerre di prezzo: il caso delle fluttuazioni della domandaosservabili e degli shock sulla domanda indipendenti (3)

Anche in questo caso abbiamo un equilibrio determinato dalle fluttuazioni della domanda e dalle conseguenti guerre di prezzo

Quando la domanda è alta si ha maggiore incentivo a deviare e si instaura una guerra di prezzo fino a raggiungere un equilibrio con prezzi bassi

Quando la domanda è bassa, l’incentivo a deviare è basso, il fattore di sconto è importante e quindi la somma dei profitti attesi futuri supera il profitto di monopolio di un solo periodo, si raggiunge un accordo collusivo con prezzi alti

Anche in questo caso la guerra di prezzo è funzionale al raggiungimento di un equilibrio, che è però di carattere anticiclico.Il comportamento dei prezzi anticiclici nel mercato del cemento ha avuto una certa importanza nello spiegare il mercato dell’edilizia negli anni ‘80 negli USA: malgrado il mercato di un input a valle sia concentrato, cemento, le imprese oligopolistiche proprio nei momenti di forte domanda vendevano cemento a prezzi bassi fornendo così una spinta all’edilizia.

Ruolo della legislazione antitrust nel limitare la collusione

Conseguenze negative della collusione:inefficienza allocativa: p > MC è perdita di benessere dovuta a scambi non realizzatiproblema redistributivo: trasferimento di ricchezza dal consumatore all’impresa è prioritario negli obiettivi delle Autorità Antitrust (maggior peso al benessere dei consumatori rispetto ai profitti delle imprese)

In quasi tutti i paesi sviluppati le intese sui prezzi sono vietate dalla Legislazione Antitrust al fine di promuovere concorrenza e tutelare il consumatore

Stati Uniti (Sherman Act - 1890)Europa (art. 81 delTrattato di Roma - 1957)

Italia (AGCM - legge 287/10 Ottobre 1990)

Ruolo della legislazione antitrust nel limitare la collusione(2)

Legislazione Antitrust EuropeaArt. 81 Trattato di Roma: sono vietate le intese che hanno per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare in maniera consistente il gioco della concorrenza all’interno del mercato nazionale o in una sua parte rilevanteApplicazione della normativa Antitrust in Italia è affidata all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), ricalca Trattato di Roma ed è tra le più rigorose in Europa Problemi pratici:

difficoltà di individuare i comportamenti collusividiscrezionalità nell’interpretazione della normativa (margini di applicazione più o meno ristretti)

Ruolo della legislazione antitrust nel limitare la collusione(3)

Collusione esplicita e tacitaCollusione esplicita: accordi (segreti) sui prezzi, ripartizione quote di mercato è vietata da normativa Antitrust (intervento dell’AGCM) Collusione tacita: equilibrio collusivo “naturale”, cioè derivante dalla razionale valutazione svolta da ciascun operatore in modo indipendente è condotta lecita dal punto di vista dell’Autorità AntitrustNB: la differenza è puramente di tipo giuridico e non rileva ai fini del risultato economico (potere di mercato)Affinché si possa configurare un intervento dell’AGCM, questa deve dimostrare l’esistenza di un’intesa tra le imprese è necessità di basarsi su elementi verificabili

Ruolo della legislazione antitrust nel limitare la collusione(4)

Competenze dell’AGCMSanzionare le intese tra imprese volte a restringere la concorrenza su un mercato

Rientrano nel concetto di intese tutte le attività in cui è possibile individuare il concorso volontario di più operatori diretto a regolare i propri comportamenti sul mercato èsanzioni pecuniarie fino al 10% del fatturato, sospensione dell’attività di impresa in caso di ripetuta inottemperanza

Può autorizzare particolari intese restrittive della concorrenza qualora generino benefici per i consumatoriSanzionare abusi di posizione dominante su un mercatoVigilare sulle operazioni di concentrazione (fusioni tra imprese, acquisizioni) è possibilità di vietare o annullare operazione

Ruolo della legislazione antitrust nel limitare la collusione(5)

Cosa si può fare nei casi di collusione tacita?La collusione tacita non è vietata!Possibilità di agire su fattori che influenzano convenienza a colludere …

controllo della concentrazione di mercato e della libertà di entrata sul mercatocontrollo sugli accordi per lo scambio di informazioni èlo scambio di informazione può avere l’obiettivo di facilitare un accordo tacito sui prezzi! (es. caso delle polizze di assicurazione RC auto, oggetto di indagine dell’AGCM nel 2000)

è quindi la maggiore trasparenza del mercato può essere allo stesso tempo un fattore competitivo o anticompetitivo! ... Quale dei due aspetti prevale?

Attività dell’ AGCM, in inglese Italian Competition Autority (ICA), negli ultimi anniANNUAL REPORT ON COMPETITION POLICY DEVELOPMENTS IN ITALY – 2014

Attività dell’ AGCM, in inglese Italian Competition Autority (ICA), negli ultimi anniANNUAL REPORT ON COMPETITION POLICY DEVELOPMENTS IN ITALY – 2014

Attività dell’ AGCM, in inglese Italian Competition Autority (ICA), negli ultimi anni