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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO LORENZO DELLAI RESO AL CONSIGLIO PROVINCIALE IN OCCASIONE DELL’ILLUSTRAZIONE DELLA MANOVRA FINANZIARIA 2008-2010 Trento, 7 dicembre 2007

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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

INTERVENTO

DEL PRESIDENTE

DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

LORENZO DELLAI

RESO AL CONSIGLIO PROVINCIALE

IN OCCASIONE DELL’ILLUSTRAZIONE

DELLA MANOVRA FINANZIARIA 2008-2010

Trento, 7 dicembre 2007

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Signor Presidente,

Colleghe e Colleghi,

avviandomi a presentare l’ultimo bilancio della tredicesima

legislatura voglio esprimere un sincero ringraziamento a tutti Voi per la

responsabilità che ha sempre accompagnato i lavori di quest’ Aula, con

una radicale discontinuità rispetto alla legislatura scorsa.

Sono convinto che nulla vi sia di più pregiudizievole per la

democrazia della sua inconcludenza, soprattutto quando l’inquietudine

verso il futuro richiede alla politica l’assunzione di decisioni coraggiose.

L’inconcludenza e la litigiosità sono ciò che più di ogni altra cosa fa

maturare nella gente ostilità verso la politica.

La quantità e soprattutto la qualità delle leggi approvate o già in

calendario in questa legislatura costituiscono segnali di efficienza

democratica e derivano direttamente dal clima di responsabilità e dalla

qualità dei rapporti tra maggioranza e opposizione maturati in questi anni.

Confido che anche il dibattito sul bilancio possa rappresentare

una ulteriore occasione di buona politica, nonostante le quotidiane

sollecitazioni al ribasso che ci derivano da molte parti.

E’ questo, forse, il contributo più importante che noi tutti, al di là

dei ruoli, possiamo dare alla comunità: costruire e testimoniare “buona

politica” quando vi è il rischio della sua decadenza. Della decadenza,

intendo, della politica intesa quale anima di una democrazia responsabile

ed espressione generosa dell’impegno per il bene comune.

Non sono affatto nostalgico: so bene che ogni fase storica ha i

suoi linguaggi e i suoi punti di rottura. Tuttavia non può non inquietarci

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l’idea di una società “post-politica”, nella quale la misura dei diritti e dei

doveri di ciascuno sia costruita con riferimento alla forza corporativa, alla

capacità di protesta o di pressione o alle risorse finanziarie o di altro tipo

con le quali attivare dimensioni mediatiche sempre più raffinate ed

invadenti.

Sono convinto che, al contrario, in Trentino sia rimasta una

grande riserva collettiva di “buona politica”: occorre esserne consapevoli e

valorizzarla.

Non sembri strano il fatto che, mentre da più parti l’unico

atteggiamento dei politici sembra essere quello della rincorsa demagogica e

populista oppure quello del capo cosparso di cenere, io rivendichi il profilo

alto della nostra esperienza. E’ che sento forte l’esigenza di un messaggio

positivo, che possa arrivare alla mente e al cuore dei tanti trentini che si

stanno impegnando per la comunità, che stanno mettendo a frutto i propri

talenti e le proprie capacità nei mille ambiti della vita personale, familiare,

professionale e sociale. Nell’epoca dell’incertezza e dell’inquietudine, ad

essi deve giungere il segnale di una politica cosciente dei propri doveri,

capace di agire come antidoto alla solitudine dei cittadini e delle comunità.

Una politica utile per coltivare i valori civili e per trasformare i rischi di

conflitto in opportunità di crescita sociale.

Non trascuro gli elementi di criticità. Una valutazione meno

viziata dai clamori nazionali consentirebbe forse di cogliere di più, in

Trentino, i segni di una politica certamente più attenta che altrove all’etica

degasperiana della sobrietà: tuttavia, abbiamo anche noi le nostre zone

d’ombra e su queste dobbiamo lavorare senza demagogie, ma con serietà e

responsabilità.

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In ogni caso, anche il Trentino vive confrontandosi con una

stagione che sta rapidamente cambiando gli scenari della democrazia.

In tutta Europa si colgono i segni di questa trasformazione, che

qualcuno si è spinto a definire come anticamera della “post-democrazia”.

Ciò che sta cambiando nella composizione sociale, demografica e culturale

della società occidentale mette a dura prova il grande compromesso

democratico sul quale, dal secondo dopoguerra, si regge l’Europa.

Sono questioni che interrogano profondamente tutte le culture

politiche e, certamente, sono molto più grandi di noi.

Penso, tuttavia, che il Trentino possa essere uno dei tanti

laboratori territoriali di “buona-democrazia”.

Consapevole delle opportunità, ma anche dei punti critici della

nostra esperienza, la Giunta sta lavorando ad un rapporto sulla democrazia

locale e sulla partecipazione.

Nei prossimi mesi sarà proposto all’attenzione e alla valutazione

di tutte le istituzioni e di tutta la comunità, quale occasione di riflessione

proprio sulla qualità della nostra democrazia locale, sui suoi segnali di

stanchezza, ma anche sulle rilevanti potenzialità che essa può ancora offrire

per evitare i rischi di una democrazia vuota e solo formale.

Se la qualità della politica e della democrazia locale sono

essenziali per ogni territorio, per il Trentino rivestono una importanza

straordinaria, poiché la specialissima autonomia istituzionale della quale è

dotato esige che su questi principi vi sia sempre il massimo di tensione

positiva.

Quando questa tensione politica e democratica si allenta, il

Trentino perde quota e l’autonomia speciale diventa un mero concentrato di

regole, di apparati e di soldi, con tutta la pesantezza che ciò comporta.

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Quando questa tensione cresce, il Trentino ridiventa laboratorio positivo e

stimolante e l’autonomia speciale si trasforma in uno straordinario

strumento di innovazione.

Ciò vale a maggior ragione nel nostro tempo, con le accelerazioni

incredibili che valgono anche per gli ordinamenti istituzionali.

Noi non ci siamo mai rifugiati in una posizione meramente

difensiva della nostra autonomia: sappiamo che essa non è statica e che

ogni epoca dell’autonomia deve percepire le proprie mete ulteriori.

La nostra meta ulteriore è una autonomia matura e

definitivamente consapevole della propria identità e della propria

originale personalità istituzionale.

Una autonomia che da amministrativa evolva in modo

irreversibile verso una dimensione più pienamente politico-istituzionale.

Insomma, che si traduca in una “Comunità Autonoma” più che

in una “Provincia”.

Il terzo Statuto dovrà dare profilo formale e costituzionale a

questo salto di qualità, ma a nessuno sfugge il fatto che si tratta di una meta

ambiziosa, posta su un percorso denso di incognite e di qualche ostilità; una

meta che richiede la partecipazione, la convinzione intima, la fattiva

volontà di tutti i cittadini e non solo delle istituzioni.

In realtà, ormai da alcuni anni ci stiamo preparando per questa

meta ulteriore. Questo obiettivo ha costituito il principale filo conduttore

delle vicende politico istituzionali alle quali ho avuto l’onore di dare il mio

contributo in questi anni.

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Pur con tutte le difficoltà e i limiti, gli errori e le contraddizioni,

stiamo preparando il Trentino sul fronte esterno e su quello interno.

Sul fronte esterno, ci stiamo riposizionando rispetto alle

istituzioni e ai territori con i quali ci rapportiamo, secondo il principio

dell’interdipendenza.

Sul fronte interno, stiamo rinforzando le risorse strategiche,

come si fa quando si parte per un lungo viaggio: il nostro capitale sociale,

istituzionale e umano.

Abbiamo aperto con lo Stato un dialogo che non sarà nè breve nè

facile per la riqualificazione delle nostre competenze, quale premessa al

nuovo Statuto: si giustifica così il pacchetto di nuove Norme di Attuazione

che abbiamo proposto, assieme alla ridefinizione dei rapporti finanziari in

vista del federalismo fiscale.

Abbiamo avanzato in sede comunitaria ipotesi di accordi

interistituzionali per la gestione di processi che per loro natura travalicano

i confini, come nel caso del corridoio del Brennero, che per noi è molto di

più di un pur necessario collegamento ferroviario e comporta la

sperimentazione di innovativi intrecci tra diverse sovranità, al fine di un

obiettivo autenticamente europeo.

Si è aperta una stagione nuova nei rapporti con Bolzano, senza

più sensi di colpa o complessi di inferiorità. Il nuovo assetto regionale, con

le sue luci e le sue ombre, segna comunque il passaggio da una lunga

stagione di scontro e poi di indifferenza ad una di potenziale proficua

cooperazione. A mezzo secolo di distanza dal Los von Trient, non ci sono

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più ragioni di rottura, ma solo ragioni di ricomposizione di un quadro

istituzionale, politico e socio-economico.

Possiamo scrivere assieme, nel nuovo Statuto, una architettura

innovativa della casa comune e soprattutto stimolare il dialogo tra le

rispettive società civili, in modo da valorizzare gli elementi del “comune

sentire” che derivano dalla storia condivisa, pur se vissuta da diversi punti

di vista.

Anche mutando, lo riconosco, iniziali posizioni diverse, abbiamo

riproposto il tema dei rapporti con il Tirolo del Nord, in vista della

costituzione formale di una euroregione che noi percepiamo quale nucleo

fondante di una più ampia Regione Alpina.

Si è preso spunto dai referendum di alcuni comuni veneti e dalle

polemiche che li hanno accompagnati, per rilanciare una strategia di

dialogo e collaborazione con le Regioni con noi confinanti.

L’accordo con il Veneto recentemente ratificato con legge è solo

il primo passo di una iniziativa più generale di accordo politico

istituzionale con le Regioni del Nord.

Noi non siamo gelosi dell’esperienza autonomistica: riteniamo

anzi nostro diretto interesse un processo che porti tutte le Regioni del nord

ad avere quegli strumenti di autogoverno con i quali, solamente, è possibile

governare con successo le sfide della globalizzazione che il Nord sta

affrontando anche nell’interesse dell’intero nostro Paese.

Ci stiamo mettendo, dunque, pienamente in sintonia con la

stagione delle interdipendenze, della quale vogliamo cogliere tutte le

straordinarie opportunità.

Siamo convinti che le reti corte dell’identità e della territorialità,

alle quali non vogliamo rinunciare, devono accompagnarsi alle reti lunghe

delle alleanze e dei flussi di idee, di conoscenza e di opportunità.

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A questo percorso di riposizionamento sull’esterno fa riscontro

l’impegno a rafforzare, come dicevo, i talenti strategici che abbiamo

“dentro”.

Innanzitutto il nostro “capitale sociale”.

Nonostante le forti trasformazioni di questa epoca, il Trentino non

ha dissipato la propria costituzione materiale: essa si può apprezzare

(l’apprezza soprattutto chi ci guarda da fuori) nella ricchezza delle

esperienze di volontariato, di associazione, di cooperazione. Tutte

esperienze nate nell’epoca della povertà e miracolosamente sopravvissute

ed anzi rafforzate nell’epoca della ricchezza e dello sviluppo.

E’ questa la caratteristica del Trentino più ammirata all’esterno,

soprattutto quando è interpretata da trentini che la testimoniano nelle

situazioni più difficili, dai missionari nel sud del mondo al Vescovo

Bregantini, al quale rinnoviamo la nostra piena solidarietà e la nostra

volontà di continuare l’amicizia e la collaborazione con la terra di Locride.

Questa è la “spina dorsale” che ci può sostenere nelle

trasformazioni che ci attendono: perciò nessuna misura, nessuna decisione,

nessuna politica, neppure se motivata da esigenze di presunta efficienza,

troverà mai il nostro consenso ove esista il rischio di mettere in discussione

parti importanti di questa costituzione materiale.

La quale va piuttosto interpretata con i linguaggi nuovi; trasmessa

alle nuove generazioni, fin dalle prime esperienze scolastiche, ma

soprattutto dentro le nostre famiglie; va sottoposta semmai ad una

opportuna “manutenzione”, poiché i valori civili e sociali hanno bisogno di

una continua cura e richiedono una costante educazione ad essi.

Ecco perchè il nuovo filo conduttore della nostra politica

culturale è stato e sarà sempre di più il “progetto memoria”, con il quale

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vogliamo rafforzare lo spirito di appartenenza, diffondere i principi e i

valori condivisi, rafforzare l’identità collettiva del nostro popolo,

valorizzare la conoscenza e la promozione delle nostre minoranze

linguistiche.

In secondo luogo, abbiamo lavorato sul nostro “capitale

istituzionale”.

Definisco così l’insieme delle nostre istituzioni locali, pubbliche e

collettive.

La riforma avviata con la legge provinciale n. 3 del 2006 non

deve essere percepita come un insieme di freddi adempimenti burocratici,

ma come un’occasione per riscoprire ed aggiornare il ruolo delle varie

forme istituzionali presenti nei nostri territori quali strumenti di

identificazione e di coesione sociale.

Abbiamo certamente voluto questa riforma nella convinzione che

essa accrescerà l’efficienza della pubblica amministrazione,

semplificandone le procedure interne ed esterne e riducendone i costi

generali di funzionamento, anche attraverso nuovi principi organizzativi e

massicci investimenti tecnologici.

Tuttavia l’obiettivo fondamentale è stato e rimane il rilancio del

senso di appartenenza e della partecipazione civica dei cittadini.

Per questo speriamo che gli statuti delle nuove Comunità di Valle

non siano fotocopie omologate, ma elaborazioni originali, dai preamboli

identitari fino alle misure organizzative e alle forme innovative di rapporto,

laddove è possibile, con le antiche espressioni della rappresentanza

collettiva.

La Provincia stessa è chiamata dalla riforma a riconvertirsi

valorizzando il suo più alto profilo di “governo”: a questo fine il nuovo

Statuto dovrà prevedere un ulteriore affinamento del suo assetto di

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governo, in particolare qualificando il ruolo e le funzioni istituzionali della

attuale Conferenza delle Autonomie.

Gli stessi meccanismi elettorali dovranno essere, in prospettiva,

aggiornati e raccordati a questo profilo della Provincia / “Comunità

Autonoma”. Questa è materia non di immediata attualità; non altrettanto si

può dire per quanto attiene l’adempimento all’obbligo costituzionale che ci

impone, giustamente, di mettere in atto opportune forme per garantire una

adeguata rappresentanza femminile nel Consiglio provinciale.

Rinnovo, dunque, qui l’appello affinché tutte le parti politiche

trovino il modo per sancire questi meccanismi entro le prossime imminenti

elezioni provinciali.

In terzo luogo, ci siamo concentrati sul nostro “capitale umano”.

L’assoluta priorità di questa attenzione è stata ed è una costante

della nostra politica, fortunatamente nel solco di una antica e radicata

tradizione locale, che noi abbiamo solo ripreso e confermato.

Conclusa sul piano legislativo, ad eccezione del settore scuole

materne, l’azione riformatrice, si è trattato e si tratta di concentrarci sui

progetti che devono coerentemente realizzare gli scenari definiti.

Vorrei richiamare la Vostra attenzione solo sui punti principali di

questa politica.

• Completamento della rete degli asili nido e dei servizi di tagesmutter;

conferma e qualificazione della rete delle scuole materne, a proposito

delle quali riconfermo il nostro impegno a cooperare per una

evoluzione positiva del duro confronto in atto dentro la Federazione.

• Attuazione della legge provinciale sulla scuola: la sfida principale

sarà quella dei nuovi piani di studio e, conseguentemente, del nuovo

assetto dell’offerta formativa. Ciò supererà definitivamente l’attuale

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fase di transizione, connessa anche al precedente accordo con il

Ministero: per questo abbiamo bisogno di mettere ora al centro la

didattica e, dunque, abbiamo bisogno del contributo e della creatività

dei nostri insegnanti. Ad essi rivolgiamo l’invito a vivere con

entusiasmo e con partecipazione questa fase di rinnovamento della

scuola trentina. Anche in questa legge finanziaria sono previsti

strumenti in più che pensiamo utili a questo riguardo.

• Rafforzamento della formazione professionale con la sistematica

attivazione dei quarti anni di specializzazione.

• Attivazione dei progetti di alta formazione per i quadri intermedi di

alta specializzazione, secondo esigenze formative direttamente

concertate con le forze sociali ed economiche.

• Potenziamento della cooperazione con l’Università di Trento, in base

alle linee dell’Accordo di Programma. Continueremo a sostenere la

nostra Università in due direzioni fondamentali: nella sua

internazionalizzazione a tutti i livelli e nella qualificazione dei suoi

rapporti con il sistema locale dei centri di ricerca e con la rete delle

nostre imprese.

Ribadisco che questa nostra attenzione si esprimerà, anche in futuro,

senza nessuna invadenza negli ambiti tipicamente accademici, ma

anche senza nessuna accettazione di un passivo ruolo meramente

finanziatore.

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Signor Presidente,

Colleghe e Colleghi,

ho voluto riassumere in questa prima parte della mia relazione i

“fondamentali” della nostra politica: l’idea di futuro che ci siamo proposti

per l’autonomia trentina e le principali scelte di ordine esterno ed interno

che abbiamo perseguito per prepararci a costruire questa idea, a realizzare

questo sogno.

Senza nasconderci i punti critici, possiamo dire che il Trentino si

sta preparando per ogni scenario futuro.

Non ci coglierà impreparati un futuro che derivasse dallo scenario

più pessimistico: l’eventualità che nulla cambi nell’assetto del nostro Paese

e noi continuiamo ad essere una sorta di isola dotata di autonomia in un

Paese centralista.

Oppure l’eventualità che i nostri vicini, anche i nostri amici di

Bolzano, fossero indisponibili a condividere con noi gli auspicati nuovi

scenari istituzionali.

In questo caso, che noi cercheremo di evitare in ogni modo, se

avremo coltivato i nostri talenti e reso più efficiente ed efficace la nostra

autonomia, avremo in ogni caso le energie sufficienti per lanciare ponti a

più lunga gettata.

Ma soprattutto non ci coglierà impreparati il futuro che speriamo

ci attenda: quello cioé di una evoluzione autonomistica delle Regioni del

Nord; quello di una cooperazione rafforzata sull’asse del Brennero, cuore

delle Alpi; quello, insomma, di uno scenario di alleanze e di competizioni

ispirato al principio delle interdipendenze, entro il quale le nostre debolezze

possano essere superate e i nostri talenti messi a frutto non solo per noi.

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Certamente la strada è ancora lunga; non tutto è in ordine.

Se i “fondamentali” sono a posto, è anche vero che dobbiamo

rapidamente aggiornare molti dei nostri comportamenti, superare

qualche vizio, affinare le nostre virtù.

Parlavo prima della nostra costituzione materiale e della sua

natura di presidio per la nostra identità territoriale. Essa, dicevo, va però

coniugata con i nuovi scenari, anche generazionali.

E, dunque, il valore della solidarietà va oggi interpretato in modo

da evitare il rischio della omologazione al ribasso e della mortificazione

delle eccellenze. Il principio della coesione e dell’uguaglianza

accompagnato con quello della meritocrazia. L’attitudine alla prudenza

coniugata con una più forte propensione al rischio, all’investimento su di sé

e sui propri progetti, ad una più spiccata vocazione imprenditiva.

Serve, in poche parole, liberare tutte le energie per un dinamismo

nuovo, che non travolga i nostri valori tradizionali, ma li proietti su uno

scenario che oggi è più esigente, più veloce, più competitivo rispetto ad

ogni altra epoca passata.

Ciò vale per tutti: per il nostro mondo economico come per quello

sociale; per le nostre realtà scientifiche come per la politica, che per essere,

come dicevo, una “buona politica” deve oggi anch’essa abituarsi al

dinamismo ed alla velocità, interpretando gli scenari politici nazionali ed

europei in modo utile alla peculiare personalità istituzionale del Trentino.

Ritengo doveroso ora brevemente richiamare le principali

politiche che il bilancio sostiene e che aggiornano, per il 2008, il nostro

lavoro di legislatura coerentemente ispirato al Programma proposto agli

elettori nel 2003.

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Un Trentino sicuro.

Noi vogliamo che i trentini possano sentirsi sicuri nel loro

territorio: già lo sono a livelli confrontabili con le migliori Regioni

europee, ma sappiamo che vecchie e nuove insidie di insicurezza

preoccupano non poco una parte della nostra comunità.

Vogliamo perciò rafforzare l’idea sociale della nostra autonomia,

che si è tradotta e si tradurrà in tanti interventi affinché nessuno si senta

solo di fronte ad ogni evenienza negativa.

Ci preoccupa il processo di erosione delle capacità economiche

delle famiglie con reddito medio: sappiamo che gran parte

dell’inquietudine verso il futuro deriva dal fatto che non vi è più, come in

passato, l’assoluta certezza della mobilità sociale positiva. E, tuttavia, va

detto che in Trentino la mobilità sociale, cioè la possibilità di migliorare la

propria posizione relativamente al nucleo familiare di provenienza è oggi

molto più elevata che nel resto d’Italia. Per rafforzare questo indicatore di

democrazia economica e sociale, noi vogliamo proseguire con interventi

mirati di sostegno alle famiglie, anche attraverso una politica di

agevolazione nelle tariffe dei principali servizi, commisurata alle reali

capacità finanziarie e patrimoniali delle famiglie stesse.

Questo bilancio finanzia i Comuni specificatamente per la

riduzione media del 30% delle tariffe per gli asili nido.

Analoga politica è in vigore per il trasporto scolastico e per altri

servizi a larga diffusione.

Queste nuove misure si affiancano alle provvidenze regionali per

i nuclei familiari e alle altre forme di sostegno e di supporto erogate

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direttamente dalla Pubblica Amministrazione o attraverso le articolazioni

del privato sociale.

Non tutto però può essere affidato alle misure attive di politica

sociale: occorre un ciclo nuovo, più virtuoso, che colleghi aumento del

tasso di crescita, aumento della produttività e crescita dei salari e degli

stipendi, anche attraverso una opportuna articolazione territoriale dei

contratti.

Sono politiche che richiedono ben altre responsabilità che non le

nostre; ad esse, comunque, intendiamo guardare con fiducia ed anche,

eventualmente, con la piena disponibilità ad esperienze sperimentali.

Noi vogliamo che i trentini si sentano sicuri anche a proposito

della loro salute.

Anche in questo campo, la buona qualità dei nostri servizi

convive con alcune difficoltà intorno alle quali, negli ultimi tempi, talvolta

ingenerosamente, si è infiammato il dibattito politico.

Il bilancio che presentiamo contiene tutte le risorse finanziarie per

rafforzare la buona qualità e superare le difficoltà che sono state segnalate.

Servono però la buona volontà di tutti e un atteggiamento di

maggiore equilibrio: la sanità, infatti, costituisce un terreno delicato, che si

misura con la vita delle persone e richiede dunque a tutti approcci di grande

cautela.

La Giunta sa che ci sono alcune priorità legislative ed altre

connesse con la qualità dei servizi.

Per le prime, consapevole delle oggettive difficoltà per l’esame di

una riforma organica, la Giunta pensa almeno alla necessità di nuovi

principi organizzativi e di responsabilità per l’Azienda Sanitaria, con una

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più marcata e collegiale assunzione di responsabilità da parte di tutte le

componenti del sistema. Siamo perciò interessati a verificare, senza

nessuna forzatura, se vi sono le condizioni per un accordo con maggioranza

e opposizione, al fine di adottare alcune modifiche urgenti alla legge

vigente all’interno di questa legge finanziaria o di altro procedimento

legislativo a breve.

Per quanto attiene la qualità dei servizi, mi preme chiarire, in

particolare, che la Giunta non ha nessuna intenzione di indebolire i servizi

per la salute a disposizione delle valli né di “centralizzare” la sanità.

Dobbiamo certamente riorganizzare la rete ospedaliera, dando concreta

attuazione al principio di sussidiarietà anche in questo settore. Ma

l’obiettivo non è e non sarà quello di impoverire i territori o di svuotare

lentamente gli ospedali di comunità.

In particolare voglio rassicurare la comunità della Valsugana che

da tempo esprime timori per il futuro dell’ospedale di Borgo.

Noi ci sentiamo impegnati a mantenere fede puntualmente a

quanto convenuto con il protocollo del 20 luglio 2006. Se incomprensioni

vi sono state, esse sono facilmente chiaribili in sede tecnica e politica.

Informo, peraltro, che la Giunta ha già previsto, nell’ambito

dell’emendamento al bilancio depositato mercoledì scorso, uno

stanziamento aggiuntivo pari a 9 milioni di euro sul bilancio pluriennale,

che si aggiunge ai 12.4 milioni di euro già stanziati, per la completa

ristrutturazione dell’ospedale di Borgo, in ordine alla quale, dopo

l’approvazione del bilancio, potranno dunque subito partire le fasi di

progettazione dell’intervento nella sua globalità.

Su tutto il resto, la Giunta non ha pregiudizi di alcun tipo né

battaglie ideologiche da sostenere per partito preso: ha solo il doveroso

interesse a usare le risorse pubbliche con ragionevolezza e nel rispetto del

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diritto dei cittadini alla qualità delle prestazioni, ovunque esse siano

erogate.

Ci sta a cuore la sicurezza sul lavoro e per il lavoro.

Potenzieremo la formazione e la vigilanza per prevenire gli infortuni e

proseguiremo con quanto necessario per ridurre le forme improprie di

precarietà del lavoro, incominciando dal lavoro pubblico.

Le risorse del Bilancio consentono, inoltre, di dare a tutti i

lavoratori eventualmente interessati a fenomeni di crisi delle proprie

aziende la certezza di non essere soli nei percorsi di riconversione

professionale o, laddove necessario, di accompagnamento attivo al

pensionamento.

Con ogni probabilità sarà difficile che il Consiglio arrivi a

discutere la legge di riforma delle politiche del lavoro che la Giunta ha

depositato: resta, comunque, il nostro impegno a perseguire in ogni caso gli

obiettivi che quella proposta contiene, nella convinzione che il diritto ad un

lavoro sicuro, dignitoso, adeguatamente retribuito e socialmente

riconosciuto costituisca insieme elemento di civiltà e condizione per uno

sviluppo economico qualificato e duraturo.

Anche sui temi della casa i trentini possono sentirsi sicuri.

Il bilancio finanzia un nuovo piano straordinario per l’acquisto o

la ristrutturazione della prima casa, con una attenzione particolare ai

giovani.

Il Consiglio di Amministrazione di ITEA S.p.A. ha adottato nella

seduta del 28 novembre scorso il piano straordinario per la realizzazione di

tremila alloggi a canone sociale e per l’allestimento di tremila alloggi di

risulta. In tempi brevissimi sarà adottato anche il piano straordinario per la

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realizzazione di ulteriori tremila alloggi a canone moderato, rivolti cioè alle

fasce di reddito intermedie. Si tratta, complessivamente, di un investimento

di 817 milioni di euro da oggi al 2016.

Nel piano è riservata una particolare attenzione alla realizzazione

di abitazioni in legno, alla vivibilità e alla sicurezza nelle strutture. Ci

auguriamo che questo straordinario sforzo finanziario, oltre che il diritto

alla casa, possa assecondare anche, indirettamente, il rafforzamento,

l’innovazione e la crescita delle capacità competitive delle imprese locali.

Vogliamo, infine, che ci si possa sentire sicuri nelle proprie case

o negli spazi pubblici, senza il timore di subire reati o comportamenti

socialmente allarmanti.

Per questa ragione da tempo abbiamo attivato un progetto

trasversale per la sicurezza, con scopi conoscitivi e formativi ed abbiamo

potenziato gli apparati di polizia locale a livello comunale, sovracomunale

e, presto, distrettuale.

Su questo piano, la collaborazione operativa con i Comuni e con

le forze dell’ordine dello Stato sarà certamente intensificata, per affrontare

alcune emergenze che esistono e per impedire il degrado di una vita civile

che, in gran parte, per nostra fortuna, è rimasta assolutamente vivibile.

Questo messaggio di legalità e di cultura delle regole, scritte e

non scritte, è rivolto a tutti e si accompagna anche al nostro sincero saluto

di benvenuto alle migliaia di persone che, con lingue e culture diverse,

sono giunte in Trentino alla ricerca di un lavoro dignitoso, concorrendo

così allo sviluppo economico e prima ancora culturale della nostra società.

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Un Trentino bello e sostenibile.

In questi anni abbiamo adottato misure esigenti per la qualità

delle acque, dell’aria e del terreno; abbiamo anche adottato misure

impopolari per invertire la tendenza ad un uso eccessivamente disinvolto

dell’edificazione.

Ora ci attende, in quest’Aula, l’approvazione del nuovo Piano

Urbanistico Provinciale a 40 anni di distanza dalla sua prima

approvazione e a 20 anni dalla seconda.

In questo fondamentale provvedimento sono riassunti i principali

obiettivi attraverso i quali il Trentino si impegna a difendere ed accrescere

la sua bellezza e a rispettare i vincoli di sostenibilità del suo sviluppo.

La nuova disciplina riflette principi e consapevolezze che giorno

dopo giorno assumono una valenza sempre più fondamentale per il nostro

futuro. Mi riferisco al valore del paesaggio; alla difesa dei territori agricoli

di pregio; ad un più qualificato linguaggio architettonico; ad una rapporto

più virtuoso tra sviluppo sostenibile e pianificazione territoriale. Principi,

questi, connessi anche alla piena coscienza di ciò che sta accadendo a

livello globale sul piano della mutazione climatica.

Voglio qui dare atto della crescente attenzione che da più parti si

esprime su queste tematiche, frutto di una sensibilità che sta diventando

trasversale. Per parte nostra, possiamo aver sbagliato certamente qualche

scelta, ma non abbiamo mai immaginato che l’ambiente, sia esso urbano o

montano, potesse essere una risorsa da compromettere in maniera

irresponsabile o da asservire ad una idea solo quantitativa dello sviluppo:

l’ambiente rimane pur sempre la nostra più vera e tangibile eredità.

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Per questa ragione le osservazioni, anche dure e polemiche, che ci

vengono offerte da molti e in particolare dalla SAT, sono per noi contributi

fondamentali per il miglioramento delle nostre politiche.

In ogni caso, sta positivamente crescendo la coscienza del rispetto

dell’ambiente, che oggi quasi più nessuno considera elemento aggiuntivo

rispetto allo sviluppo. Continueremo, dunque, a lavorare in questa

direzione con equilibrio, coinvolgimento di tutte le parti, attenzione alla

sintesi fra tutte le esigenze che compongono l’idea di sviluppo sostenibile,

cogliendo tutte le valenze intrecciate del sostantivo e dell’aggettivo.

Un Trentino competitivo.

Le cose non vanno affatto male per la nostra economia. Gli

indicatori ci parlano di un assetto abbastanza solido.

Le caratteristiche peculiari del sistema economico trentino, che

nel recente passato potevano far pensare ad una struttura debole, sono oggi

mediamente rivalutate come condizioni di flessibilità e di tenuta,

soprattutto nei cicli di crescita globale ridotta.

Un ruolo fondamentale di supporto al sistema è a tutt’oggi

assicurato dalle politiche pubbliche, ormai non più attraverso incentivi

diretti particolarmente vantaggiosi, ma piuttosto attraverso massicci

investimenti materiali e immateriali sui fattori di contesto che sostengono

la crescita delle imprese.

Tutto questo non ci esime però dal capire che dobbiamo

concentrarci di più sui temi dello sviluppo delle nostre imprese: anche ad

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esse è chiesto più dinamismo, più capacità di rischio, più innovazione e

apertura.

Fondamentale diventa l’aumento della produttività del lavoro. In

un contesto territoriale dove, nonostante le politiche provinciali, permane

difficoltà ad estendere la base della popolazione attiva ed in assenza di

significativi margini di disoccupazione, la strada per crescere dipende

fondamentalmente dall’aumento della produttività del lavoro. Nonostante

questo indicatore sia più alto che nel resto d’Italia, la variazione è tuttavia

ancora troppo ridotta per compensare gli altri elementi del sistema.

L’aumento della produttività del lavoro è strettamente collegata

all’innovazione, al miglioramento tecnologico, alla qualità del capitale

umano. Continueremo perciò ad investire su questi fattori, direttamente o

attraverso i nostri partners economico sociali, valorizzando le ingenti

risorse che su questo fronte sono indicate nel bilancio.

In questo contesto proseguirà la nostra strategia in tema di

ricerca scientifica pubblica e privata. Lo sforzo è stato e rimane

considerevole, sia sul piano finanziario che su quello delle ormai avvenute

trasformazioni dei nostri centri di ricerca, ora dotati di veste giuridica e di

contratti di lavoro all’altezza delle grandi aspettative loro riservate.

Ci auguriamo che anche le imprese private, singole o consorziate,

ci seguano, come hanno incominciato a fare, ma con più incisività, su

questa strada e destinino sempre maggiori risorse alla ricerca e alla

innovazione.

Sappiamo, peraltro, che il collegamento tra ricerca pubblica e

innovazione di impresa non è né immediato, né scontato: per questo c’è

bisogno di reciproche positive contaminazioni culturali e metodologiche

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oltre che di strumenti sempre più snelli e veloci di connessione concreta e

costante tra alta formazione, ricerca e impresa.

Dobbiamo e vogliamo, dunque, concentrarci sull’autonomia che

favorisce la produzione delle risorse oltre che sull’autonomia che cerca di

reinvestirle con lungimiranza. Questo significa concentrarci di più sulle

imprese, di ogni settore e di ogni dimensione, facendo crescere la cultura

imprenditoriale e diminuire gli ostacoli che molto spesso limitano la

propensione ad investire anche laddove essa si manifesta.

Un Trentino efficiente.

Questa esigenza di nuovo dinamismo che si avverte per le

imprese e per tutti gli altri attori sociali, si avverte a maggior ragione per il

Trentino nel suo complesso.

Già prima mi sono riferito all’esigenza di accrescere l’efficienza

della Pubblica Amministrazione: è stato ormai avviato un percorso di

rinnovamento delle procedure e delle tecnologie che confidiamo possa

accrescere la trasparenza e la velocità dell’azione amministrativa.

Scommettiamo, inoltre, sulla formazione del personale pubblico e abbiamo

inserito nella finanziaria una specifica norma che vincola le indennità di

risultato per i dirigenti ed il premio di produttività per i dipendenti a

specifici indicatori di miglioramento della produttività, nonché al riscontro

di gradimento da parte degli utilizzatori dei servizi.

L’efficienza del Trentino vogliamo perseguirla anche da due altri

punti di vista: la mobilità e le reti di comunicazione telematica.

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Quanto alla mobilità, sono sotto gli occhi di tutti gli effetti

positivi della straordinaria stagione di investimento pubblico iniziata ormai

qualche anno fa: sommando le opere già terminate, quelle avviate e quelle

per le quali il nuovo bilancio prevede risorse adeguate ai fini dei relativi

studi di impatto ambientale, possiamo dire che si sta completando la messa

a punto della disastrata viabilità principale acquisita nel 1997 dallo Stato.

Ma, come prima sostenevo, siamo ormai pienamente nella

stagione delle interdipendenze: per questo abbiamo identificato l’asse

portante delle nostre politiche di mobilità verso l’esterno nel Corridoio del

Brennero e nelle sue diramazioni e connessioni. Siamo impegnati nel

sostenere il Traforo di base; le tratte da Verona a Fortezza con particolare

riferimento alle circonvallazioni di Trento e Rovereto; le iniziative per una

più efficace intermodalità a servizio della ferrovia, nel quadro di una

logistica territoriale veramente all’altezza delle esigenze del nostro tempo.

Tutte le altre grandi scelte infrastrutturali non possono che essere

coerenti e compatibili con questo primario obiettivo di respiro europeo ed

essere, dunque, coerentemente connesse con questa opzione strategica.

Se l’esigenza di efficienza nel breve-medio periodo ci ha visti

convintamente impegnati nel programma viabilistico di cui prima parlavo,

l’esigenza di incominciare a progettare la mobilità di medio-lungo periodo,

quella per i nostri figli, ci ha indotti a dare corpo ad un sogno ambizioso:

quello di aggiornare l’opzione ferroviaria compiuta in epoca passata dagli

austriaci, interpretandola con le tecnologie e le opportunità di un futuro

che, in molte parti del mondo, è già incominciato.

L’idea di una nuova rete ferroviaria a scartamento normale,

capace di connettere l’asta dell’Adige con i principali centri comprensoriali

in tempi ultra rapidi e raccordata con reti locali di collegamento capillare

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tra questi nodi e le singole comunità, con mezzi tradizionali, ma anche con

tecnologie alternative, è molto più di un sogno: essa richiede impegno,

verifiche, approfondimenti ad ogni livello, ma per quanto mi riguarda già

questo bilancio sostiene l’onere delle prime concrete verifiche sul campo.

Il Trentino sta recuperando efficienza anche sotto il secondo

profilo: quello delle reti telematiche.

Do per conosciuti gli investimenti realizzati e previsti per la posa

della rete in fibre ottiche e per le altre tecnologie orientate a risolvere il

problema dell’ultimo miglio.

Mi interessa piuttosto sottolineare che questi investimenti sulle

nuove tecnologie di comunicazione (alle quali collego, per affinità,

l’impegno assunto al passaggio anticipato, entro il 2009, dalle trasmissioni

televisive con sistema analogico a quelle con sistema digitale) costituiscono

una straordinaria opportunità per avvicinare il Trentino alla dimensione

“virtuale”.

Basta parlare un attimo con i nostri ragazzi, nelle nostre famiglie,

per capire che si tratta di una dimensione sempre più importante del nostro

tempo, che piaccia o meno a noi, nati in epoche ormai lontane.

Forse stiamo incominciando a capire che, come disse Pierre Levy,

“virtuale” non è contrapposto a “reale”, ma è una modalità dell’essere, nel

nostro tempo.

Soprattutto, dovremmo incominciare a capire che l’idea del

Trentino virtuale significa anche promuovere talenti, capacità intellettive

collettive, web sociale, economia della conoscenza che si fa strumento di

sviluppo.

Molto si sta facendo a livello di infrastrutture tecnologiche: ora il

passaggio necessario è condividere nella comunità un processo creativo,

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nel quale possano crescere liberamente i beni relazionali, l’economia del

dono, la voglia e il gusto di conversazioni orizzontali per costruire, anche

attraverso la rete, una società partecipata e condivisa.

Un Trentino internazionalizzato.

Il Trentino ha recuperato negli ultimi anni una buona parte del

ritardo in termini di apertura verso l’estero.

Le nostre imprese hanno mostrato di saper sfruttare abbastanza

bene la straordinaria fase di espansione globale dell’ultimo quinquennio per

accrescere la propensione verso i mercati esteri.

Si prospetta però ora una fase ulteriore, con l’obiettivo di

posizionare il Trentino nel novero dei territori più internazionalizzati in

Europa.

Occorre favorire un ulteriore riposizionamento delle nostre

imprese nei circuiti internazionali, superando logiche solamente esportative

e favorendo un presidio stabile dei mercati, attraverso strumenti che non

siano di solo sostegno all’export.

Ma la propensione internazionale è anzitutto fatta dalle persone,

dalla loro cultura e dalla loro formazione.

Per questo abbiamo messo in campo misure specifiche sia per

valorizzare i nostri giovani, sia per attrarne dall’Italia e dall’estero.

Anche nel campo dei servizi, soprattutto quelli finanziari e del

credito, dovrà crescere l’attitudine ad internazionalizzare il Trentino.

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In particolare, banche globali operanti in Trentino e banche locali,

soprattutto a matrice cooperativa, che a loro volta si organizzano con

alleanze sovranazionali, avranno sempre di più la delicata funzione di

organizzarsi per assistere, stimolare ed accompagnare le nostre imprese in

questo processo di apertura alla dimensione internazionale.

Su tutti questi aspetti, si sta elaborando un piano di indirizzi,

entro il quale intendiamo concertare gli obiettivi prioritari ai quali

finalizzare le iniziative pubbliche e quelle private.

Un Trentino giovane.

Spesso facciamo i conti senza l’oste: costruiamo progetti e

scenari futuri senza preoccuparci di coloro i quali, questi scenari, li

dovranno vivere e interpretare.

Per molti anni ci siamo disinteressati dei nostri ragazzi e dei

nostri giovani, limitandoci a parlarne solo in occasione dei più eclatanti

fatti di costume o, tutt’al più, per esprimere le nostre premure nel campo

della prevenzione dei comportamenti devianti o socialmente pericolosi.

E nel frattempo abbiamo colpevolmente dissipato le risorse a loro

destinate, costruendo tra l’altro sistemi previdenziali che hanno come unica

ricaduta quella di togliere a loro ogni ragionevole speranza di una futura

sicurezza pensionistica.

E, tuttavia, stanno venendo avanti ragazzi straordinari, la maggior

parte dei quali, anche in Trentino, è decisamente meglio di noi, anche se si

esprime con linguaggi e stili di vita radicalmente diversi dai nostri.

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Dovevamo dunque smetterla di parlare dei giovani solamente

come se fossimo tutti degli assistenti sociali e, loro, tutti dei potenziali

utenti dei nostri servizi di assistenza.

Per questo trovo particolarmente felice l’intuizione che Tiziano

Salvaterra ci ha proposto all’inizio di questa legislatura e che si è tradotta in

un insieme di iniziative che stanno dando nuovo spirito alle politiche per i

giovani.

Sono state attivate alcune azioni di sistema, quali i bandi

provinciali per le politiche giovanili, che hanno interessato 11 mila

giovani; piani di zona, che sono ben 26, diffusi su tutto il territorio

provinciale e che hanno coinvolto migliaia di ragazzi; piani d’ambito o

tematici, sempre con la partecipazione di educatori, genitori, volontari e

rappresentanti delegati dai vari comuni.

Contemporaneamente, abbiamo voluto creare occasioni

personalizzate per affinare ed elevare i talenti dei nostri ragazzi.

Mi riferisco in particolare al Fondo per la valorizzazione e la

professionalizzazione dei giovani, che, nel corso del 2007, nella sua prima

applicazione, ha sostenuto circa 400 interventi tra borse di studio e prestiti

d’onore.

Ci auguriamo che questo numero cresca con progressione

geometrica e siamo disponibili ad implementare il progetto in ragione delle

specifiche esigenze che ci verranno in futuro prospettate.

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Un Trentino sportivo.

In questi anni il volto sportivo del Trentino è cresciuto sotto tutti i

profili: quello agonistico, quello legato alla promozione turistica,

soprattutto quello a valenza sociale.

Il protocollo che abbiamo recentemente sottoscritto con il CONI

trentino costituisce una pietra miliare della nostra politica sportiva, poiché

valorizza tutte queste valenze, ma soprattutto individua precisi strumenti

per far sì che lo sport divenga sempre più una dimensione importante nella

vita delle persone.

Ci impegneremo a fondo per attuare questo protocollo, in

particolare all’interno del mondo scolastico e per far crescere ancora di più

la funzione dello sport quale occasione educativa di straordinaria valenza

per i nostri ragazzi.

La Festa dello Sport, partita quest’anno in forma sperimentale,

diventerà ogni anno un momento di riflessione e di assunzione di

responsabilità pubbliche e collettive attorno a questi obiettivi.

Un Trentino con i conti pubblici in ordine.

Ormai da anni la crescita delle entrate, che derivano dalla

devoluzione dei tributi statali, appare in contrazione. Venti anni fa lo

sviluppo, in termini reali, segnava un tasso del 35% per l’arco di una

legislatura.

Tra il 1993 e il 1998 lo stesso tasso era del 21%.

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Tra il 2003 e il 2008 siamo in terreno negativo: -1,7%. In altre

parole le risorse sono cresciute meno dell’inflazione. Quest’ultimo dato

non può essere visto come un “incidente di percorso” ma, al contrario,

come la precisa traccia di una tendenza, destinata a proseguire nel tempo e

forse anche ad accentuarsi.

Ogni riduzione del prelievo fiscale, operato agendo sui tributi di

competenza delle Stato, implica una corrispondente riduzione delle entrate

che finanziano la nostra autonomia. Se ciò dovesse coincidere anche con

una fase di rallentamento del’economia, gli effetti risulterebbero ancora più

significativi.

Di ciò la politica di bilancio della Provincia è consapevole da

tempo e si è mossa cercando di prevenire gli effetti negativi che potrebbero

prodursi sulle risorse a disposizione. Lo ha fatto soprattutto nel corso della

presente legislatura mettendo in atto una serie di strumenti e

comportamenti per il monitoraggio ed il rafforzamento delle basi

imponibili.

Sempre sul fronte delle entrate, la Provincia ha adottato – per

quanto di sua competenza – una politica tributaria in linea con

l’impostazione europea e anticipatrice di alcune scelte poi adottate su scala

nazionale. Il riferimento d’obbligo è per l’IRAP, per cui è stata applicata la

massima riduzione, consentita dalla rigida legislazione nazionale (1%), in

favore delle nuove iniziative, delle imprese collocate in aree svantaggiate,

per l’agricoltura e l’area del sociale. Ancor di più è stato fatto per il futuro

prevedendo, a decorrere dal 2008, agevolazioni per le imprese che

crescono, creando occupazione stabile nel tempo. Complessivamente, le

politiche tributarie adottate in questa legislatura originano agevolazioni

IRAP stimabili in quasi 60 milioni di euro all’anno.

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Sul delicato tema delle tariffe si è cercato di salvaguardare la

capacità di copertura della spesa dei servizi, adottando al tempo stesso

forme di tutela delle fasce più deboli. Ciò è stato reso possibile anche

attraverso l’adozione dell’ICEF che, pur necessitando di molti

aggiustamenti, sta dimostrando validità e buone capacità di funzionamento

per l’attuazione di politiche equitative.

Il tema delle risorse non può evitare di prendere in considerazione

il problema della loro salvaguardia. L’autonomia finanziaria – come

molti sembrano pensare a livello nazionale - non è semplicemente la

devoluzione significativa del gettito dei tributi erariali in favore della

Provincia. Al contrario è esercizio di responsabilità locale in ambiti altrove

di competenza statale. Ed è altrettanto evidente che la stessa autonomia

finanziaria non è acquisita una volta per sempre, ma va invece gestita,

valorizzata, messa al riparo dai tentativi ricorrenti di ridimensionarla.

In questo ambito si inserisce il tema del patto di stabilità, che

rappresenta lo strumento per il concorso della Provincia al perseguimento

degli obiettivi comunitari in materia di finanzia pubblica. In tale aspetto, da

un lato, la Provincia si è fatta promotrice di una apposita disposizione

contenuta nella legge finanziaria dello Stato che permette alle Regioni e

alle Province autonome, relativamente al patto di stabilità interno, di

passare da una logica di tetti di spesa ad una logica di saldi di bilancio.

Dall’altro, come prima accennato, segnalo che è attualmente al

vaglio della Commissione dei Dodici un testo di revisione delle norme di

attuazione in materia finanziaria i cui contenuti sono volti al coordinamento

della disciplina dello Statuto di autonomia con le disposizioni costituzionali

in tema di solidarietà e perequazione interregionale, prevedendo la

possibilità di assumere competenze di spesa in ambiti di responsabilità

dello Stato senza oneri per quest’ultimo.

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Vincoli di bilancio e andamento contenuto delle risorse

disponibili richiedono l’adozione di politiche di spesa adeguate e coerenti

al contesto. Ciò vale soprattutto per le spese correnti che, se non

adeguatamente controllate rischiano di innescare un irreversibile spirale di

degrado del bilancio: maggior spesa, ricorso al debito, interessi passivi

crescenti che alimentano nuove crescite della spesa e ancora altro debito.

Per la Provincia autonoma di Trento il rischio non è tanto quello di una

crescita dell’indebitamento, ma quello di compromettere quelli che sono i

suoi punti di forza; in particolare la struttura equilibrata tra spesa corrente e

spesa di investimento (prossima al 40%), l’elevato risparmio pubblico

(superiore annualmente a 1 miliardo di euro, circa il 30% delle risorse

correnti), l’assenza di indebitamento e l’attenuata rigidità, che consentono

di garantire adeguati volumi di risorse per accompagnare e sostenere il

processo di sviluppo del sistema economico trentino.

Il quadro che emerge dall’analisi delle spese dimostra che la

situazione di Trento è molto più vicina al quadro europeo che italiano, e

ciò anche grazie alle strategie e alle procedure di bilancio adottate, nonché

alla creazione di strumenti di coordinamento tra enti, come l’introduzione

del patto di stabilità a livello provinciale per la finanza locale.

In particolare, il lavoro svolto ha portato ai seguenti risultati:

- il tasso di crescita della spesa corrente si è dimezzato passando da un

valore medio annuo del 5,9% della legislatura 1998-2003 al 3,1%

della legislatura in corso;

- il rapporto tra spesa corrente e spesa totale si assesta sul 60%,

nonostante la relativa caduta delle risorse complessivamente

disponibili;

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- il volume degli investimenti rimane elevato, ben sopra i dati italiani

ma anche la stessa media europea. In specifico nel 2008 il volume di

risorse finalizzate agli investimenti risulta prossimo a 1.700 milioni

di euro, a cui si aggiungono gli investimento attivati dalle società

controllate, pari a circa 200 milioni di euro, per un totale prossimo ai

1.900 milioni. Il confronto con l’Italia pone la Provincia autonoma di

Trento a livelli di spesa in conto capitale, in termini di incidenza sul

PIL e di spesa pro-capite, pari a 2,5-3 volte quelli che caratterizzano

le amministrazioni pubbliche a livello nazionale;

- la dinamica del personale è sotto controllo, tanto da segnare, nel

corso della legislatura, una riduzione del 7% nel numero di

dipendenti della Provincia del comparto autonomie locali.

I predetti risultati sono stati ottenuti anche attraverso la creazione

di una duplice serie di strumenti volti al coordinamento, indirizzo, governo

e controllo finanziario, secondo appropriate logiche di governance, dei

numerosi soggetti istituzionali e sociali presenti sul territorio in grado di

contemperare i molteplici interessi e le diversificate esigenze. Il riferimento

è, da un lato, agli strumenti per la condivisione degli obiettivi della

politica di bilancio e, dall’altro, alla creazione di strumenti di sistema,

come Cassa del Trentino spa, Trentino Riscossioni spa, Patrimonio del

Trentino spa e la centrale acquisti, affidata in gestione ad Informatica

Trentina spa.

Con la legge finanziaria è, inoltre, prevista la costituzione di

un’Agenzia per la gestione condivisa di servizi strumentali tra la Provincia

e gli enti locali.

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Si tratta di strumenti che consentono di conseguire economie di

gestione e guadagni di qualità difficilmente ottenibili a livello di singole

amministrazioni e piccole dimensioni.

Signor Presidente,

Colleghe e Colleghi,

spero di aver interpretato bene il mio ruolo e di aver dato conto

all’Aula del significato politico ed istituzionale che caratterizza la nostra

azione di governo di questi anni.

Nella prima parte della relazione Vi ho confidato i contorni di un

progetto di futuro per la nostra autonomia che nella sua essenzialità ritengo

possa essere una meta ambiziosa e condivisa da tutte le donne e gli uomini

che qui vivono, a prescindere dalle opinioni politiche o dalle origini.

Nella seconda parte ho evidenziato le indicazioni programmatiche

più significative, che anche in questo bilancio trovano conferma e

sostegno.

La Giunta, che ringrazio per l’impegno e la disponibilità sempre

dimostrati, seguirà con attenzione il dibattito; sosterrà e motiverà le scelte

proposte; si confronterà senza spirito pregiudiziale e con sincera

disponibilità al dialogo con le idee della maggioranza e dell’opposizione,

nella convinzione che ognuno di noi, qui dentro, è portatore di una

porzione di attese e di speranze della nostra comunità.

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Voglio cogliere questa occasione per rivolgere un sincero

ringraziamento ai rappresentati dei Comuni trentini, costituiti in Consiglio

delle Autonomie, con i quali abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa

sulla finanza locale impegnativo ed esigente, nonchè ai rappresentati della

Camera di Commercio, delle Associazioni sindacali dei lavoratori e degli

imprenditori e ai componenti del Tavolo verde per le politiche agricole con

i quali ci siamo confrontati più volte nella fase di predisposizione di questo

bilancio, verificando, nella sostanza delle cose che contano, una

significativa convergenza sulla manovra.

Un ringraziamento speciale a tutti i dirigenti, i direttori, i

dipendenti della Provincia, ed in particolare a quelli, tra di loro, che più

direttamente, come Ivano Dalmonego ed il suo dipartimento, hanno

supportato la Giunta nella redazione della manovra finanziaria,

dimostrando per l’ennesima volta lealtà istituzionale e qualità professionale

per le quali possiamo tutti essere fieri.

Ho detto spesso e riconfermo, di fronte a qualche semplificazione

sguaiata, che il Trentino non avrebbe mai potuto, nel giro di pochissimi

decenni, passare dalla fase della povertà e dell’emigrazione di massa alla

fase della ricchezza economica e civile dei giorni nostri se la politica, le

istituzioni autonomistiche, la burocrazia della Provincia non fossero stati

nel corso di questo tempo straordinari volani di sviluppo, con efficienza e

spirito di servizio.

Ora il compito è certamente più facile perchè abbiamo più

strumenti e più opportunità: ma è anche più difficile per la dimensione

quantitativa e qualitativa delle aspettative della gente e per i cambiamenti

generali nel frattempo intervenuti. Deve dunque, come ho detto, cambiare

molto nel nostro modo di essere Pubblica Amministrazione: ciò che può

non cambiare, ed anzi deve rimanere, è il legittimo orgoglio di appartenere

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ad un ente che ha rappresentato e rappresenta il riscatto storico di un

territorio e le speranze di futuro di un’intera comunità.

E a proposito di orgoglio, permettetemi di terminare

condividendo con tutti Voi, ne sono certo, ben oltre le diverse collocazioni

politiche, la sincera soddisfazione e vorrei dire la gioia per il fatto che il

Trentino, lo scorso 14 novembre, è ritornato “padrone” di quasi tutte le

centrali idroelettriche del territorio.

Qualche anno fa Primiero Energia aveva acquisito la proprietà

delle centrali “ex Sava” costruite in quella valle.

Con questa operazione il Trentino, tramite Dolomiti Energia, ha

acquisito il controllo di altri 24 impianti di grande derivazione e di 8

impianti di piccola derivazione, per una produzione media annua di 3

miliardi e 650 milioni di Kwh. Il valore delle due nuove società che

saranno costituite rispettivamente con Enel ed Edison supera il miliardo e

200 milioni di euro.

Sono noti i vantaggi di sistema di questa operazione. Alcuni,

quali i canoni aggiuntivi e le misure di miglioramento ambientale, sono

chiaramente evidenziati nel testo della legge finanziaria. Altri riguardano la

redditività delle società, i benefici fiscali e non ultima la straordinaria

opportunità di sviluppo per le nostre aziende del settore, derivante dalla

partnership industriale con due grossi gruppi internazionali. Se gli azionisti

pubblici di riferimento di queste nostre aziende, in altre parole i Comuni,

sulla base di opportune garanzie di organizzazione territoriale dei servizi,

compissero la scelta coraggiosa dell’integrazione di sistema, il Trentino

potrebbe avere in tempi rapidissimi un grande gruppo pubblico-privato, a

controllo locale ma a dimensione internazionale, con circa 1100 dipendenti

e circa 700 milioni di euro di fatturato, collocandosi così nell’ambito delle

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prime 7 multiutility territoriali del nostro paese, con il doppio obiettivo di

difendere il Trentino dai ricorrenti tentativi di penetrazione esterna e di

poter realizzare operazioni industriali al di fuori del nostro territorio,

mantenendo qui le funzioni di sistema e quelle finanziarie e fiscali.

Ma non è di questo, ora, che voglio parlare. Indico, invece,

un’altra valenza di questa operazione: una valenza morale che noi tutti

dobbiamo dedicare a quei nostri concittadini che subito dopo la seconda

guerra mondiale hanno visto il territorio del Trentino saccheggiato,

secondo le usanze e le regole dell’epoca, perché al Paese serviva la nostra

acqua per produrre l’energia necessaria per la crescita economica.

Furono devastate intere valli, impoveriti i nostri torrenti,

sommersi centri abitati.

Questi investimenti travolsero anche le antiche aspirazioni

autonomistiche per il controllo della nostra risorsa idrica, che fin dal primo

Statuto di Autonomia avevano fatto capolino tra i punti fondamentali delle

competenze regionali.

Partì allora una lunga, difficile, travagliata battaglia istituzionale,

che si è dipanata per qualche decennio, come molti in quest’Aula ben

potranno testimoniare, incominciando dai miei predecessori fino al collega

Mosconi, già Presidente della Commissione dei 12.

Grazie al lavoro di tutti, alla sponda determinante del Governo

nazionale, all’impegno straordinario, ben oltre i doveri professionali, di

tutta la nostra staff guidata da Paolo Duiella, Gianfranco Postal e Roberto

Bertoldi con i loro collaboratori e di Rudy Oss e Marco Merler con le loro

strutture, abbiamo chiuso, almeno in gran parte, questo ciclo di battaglia

autonomista.

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Per questa ragione mi è parso giusto evidenziare la valenza

identitaria e civile di questa operazione, più ancora di quella ambientale o

economica.

Per questo ho espresso l’auspicio che Dolomiti Energia, la nostra

società di sistema, possa diventare una pubblic company del Trentino, per

rendere tutta la comunità responsabilmente partecipe di questa grande

operazione.

Quando, d’ora in poi entreremo in qualcuno degli impianti

idroelettrici e cammineremo all’interno delle strutture costruite col

sacrificio di migliaia di minatori, molti dei quali trentini, non lo faremo più

come ospiti, ma come azionisti di maggioranza, eredi di una comunità un

tempo umiliata dalle ragioni del grande monopolio ed ora protagonista,

senza alcuna soggezione, di una nuova grande avventura civile ed

economica.

Vi ringrazio per la cortesia e l’attenzione.

- Lorenzo Dellai -