Internet e la democrazia

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di Francesca Favuzzi, Dalila Palumbo, Lamuzzi Alessandro e Giuseppe Rossi Classe IVC e IVA, Istituto Gaetano Salvemini, Molfetta. Vincitori del primo premio del premio di filosofia "Le questioni che contano" indetto da Loescher Editore.

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Q U E S T I O N I C H E C O N T A N O

DIOGENE

N. 28 Settembre 2012

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ome affermava il filosofo JohnLocke, “l’uomo è inadatto allasolitudine” e, sin da quando ècomparso sulla Terra, ha sen-tito l’esigenza di riconoscersi

in un gruppo. L’essere umano per suanatura ha l’esigenza di interagire con glialtri utilizzando i mezzi di comunica-zione che ha a disposizione. La parola èil mezzo naturale di cui l’uomo disponeper comunicare, poi si è aggiunta lascrittura, amplificata e potenziata dallastampa, quindi nella nostra contempo-raneità la svolta si ha con l’invenzionedei mezzi telematici e la diffusione diInternet. La nuova frontiera della socia-lizzazione e comunicazione oggi sichiama social network: facebook, twit-ter, badoo, netlog e così via.L’avvento dei social network ha rivolu-zionato profondamente il mondo dellecomunicazioni a livello globale. Con laloro comparsa l’intero sistema media-tico ha subito evoluzioni tali da cam-biare radicalmente il metodo didivulgazione delle notizie. Così facendosi è creata una rete comunicativa sofi-sticatissima per cui le notizie arrivano,in tempo reale, in ogni parte del mondoa chiunque risulti iscritto a un social

network. Il potere così intenso che In-ternet ha acquisito crea un’altra pro-spettiva, un’altra immagine, un’altraidea di cosa possa realmente essere unsocial network. Esso non viene piùvisto, infatti, solo come un mezzo per -come suggerisce il nome “socializzare”,utilizzato per l’ancora più banale scopodella comunicazione rapida man toman; non si limita più a essere conside-rato come una semplice e rudimentalepiattaforma virtuale su cui pubblicare ipropri pensieri o le proprie foto. Il veropotenziale del social network è quellodi trasformarsi in un crocevia di infor-mazioni, quasi come un grande dizio-nario aperto a tutti e a tutto, con loscopo principale di informare o addirit-tura orientare ogni utente.E proprio su questo ultimo punto biso-gna fare una riflessione. L’input cultu-rale fornito dai social network permettela diffusione delle conoscenze a piùpersone contemporaneamente. In altreparole, più individui “conoscono” e con-temporaneamente attingono allo stessogenere e numero di informazioni. Conil passare del tempo sempre più genteentrerà, probabilmente, a far parte diqueste comunità virtuali e questo com-

Internet e la democraziaLa domanda è una sola e molto semplice: quanto è social questo network?

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K Francesca Favuzzi K Dalila Palumbo K Lamuzzi Alessandro K Giuseppe Rossi

Classe IVC e IVA, IstitutoGaetano Salvemini, Molfetta.

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porterà una conoscenza non più punti-forme, ossia acquisita solo da pochi, mageneralizzata, aperta a tutti. Questa visuale comunitaria, che si pro-spetta nel futuro, può, con la dovutacautela, essere accostata alle idee del fi-losofo seicentesco Tommaso Campa-nella che, nei suoi scritti, ipotizza unacittà utopica, la Città del Sole, in cuivige una solidarietà generale dedita albene comune. E di comune vi è anchela conoscenza che, come dice il filosofo,si genera quando si realizza il processoper cui “l’intera comunità insegna, l’in-tera comunità impara”. Risulta dunque possibile che i socialriescano, in qualche modo, a inglobaretutte le conoscenze ridistribuendole al-l’intera comunità in maniera costanteed equa? Con il passare del tempo la ri-sposta appare sempre più concreta. Disicuro questa possibilità rende l’idea delsocial non più come un qualcosa di inu-tile, superfluo, ma come un nuovo fon-damentale mezzo di ampliamento dellademocrazia in termini di diffusione delsapere. Sapere che viene trasmesso dauomo a uomo o, meglio, da utente autente, di qualsiasi età ed etnia. Qui siritorna alle idee di Campanella che,parlando sempre dell’educazione nellaCittà del Sole, afferma che: “Tutti, a ognietà, apprendono in modo ricorrente, in-cessante e spontaneo”. E qui nascono lebasi primarie di una forma democraticalegata all’educazione distribuita equa-mente su tutto il popolo.

Le nuove frontiere della coscienza

Si può seguire il pensiero di GustavoZagrebelsky, che nel suo saggio Impa-rare la democrazia (Einaudi, 2005) sug-gerisce l’idea di una democrazia che,per essere tale, deve essere costituita dauna comunità di individui politica-mente attivi, consapevoli e partecipi. Sicuramente la nostra visione della de-mocrazia è cambiata, in quanto la tec-nologia ci dà innumerevoli possibilità dipartecipare e di essere dunque attivi einterattivi. È proprio il web la nuovafrontiera del dialogo: chiunque abbiavoglia di far valere i propri valori e leproprie opinioni può semplicementerenderli pubblici e in pochi istanti saràappoggiato, consigliato oppure conte-stato, potrà confrontarsi in maniera di-

namica anche con gli esponenti politici.Nella sua accezione originaria la demo-crazia fonda la sua essenza sul ricono-scimento dell’uguaglianza davanti allalegge, senza la quale ci sarebbe soloun’oligarchia di privilegiati che non fa-rebbe altro che generare invidia socialee divisione “tra chi è sotto la legge chevale per le persone comuni e chi ne èsopra e vive così felice della legge fattaper le persone speciali”, come sostieneZagrebelsky. Oggi però la democrazia è soprattuttoidentificata nella consapevolezza che lacoscienza di molti è di gran lunga supe-riore alla coscienza di pochi, in quantosi considera la diversità di ognuno comericchezza comune. E, nonostante que-sta sia una visione utopistica, poiché siè portati a considerare nel giusto solochi professa le nostre idee, è comunqueun traguardo verso cui puntare. Infattiin ogni democrazia l’atteggiamento al-truistico è fondamentale, se intesocome amore per la cosa pubblica, pa-trimonio comune a cui tutti devonopoter attingere. Democrazia è anche reversibilità delledecisioni e quindi rifiuto delle verità as-solute; è sperimentale in quanto è at-tenta e trae insegnamento dalleconseguenze delle sue azioni ed è infinedialogo, cioè convivenza in cui è fonda-mentale la cura delle parole. Ma oggi, altempo del web e dei social network,siamo davvero convinti che sia possibileamplificare la democrazia attraverso inetwork?

La potenzialità dei social network

Secondo il giornalista Evenij Morozov,grazie, anche, ai social network si sonoinnescati cambiamenti democratici chehanno rovesciato alcune tirannie. Bastipensare alla primavera araba, cioè allaserie di proteste che hanno sconvoltogli assetti politici in Africa settentrio-nale e in generale nel mondo arabo.Video, molte volte anche scioccanti, diribelli uccisi senza un minimo di pietà,hanno scosso le coscienze dei grandidella Terra che sono intervenuti mili-tarmente e hanno messo fine, seppur inalcune aree, a frequenti bagni di sangue.Sempre secondo Morozov i social net-work servono a risollevare la sorte deipolitici che utilizzano queste comunità

virtuali per cercare un supporto al mar-keting elettorale. Anche in Italia il 58% dei politici uti-lizza i social network come mezzo dipropaganda. Negli U.S.A la situazionenon è diversa, anzi . Anche i sindaci,oltre ai parlamentari, hanno creato unavera e propria rete di consenso attra-verso i social network. Infatti non se-guire le nuove frontiere dellacomunicazione vorrebbe dire trascurarequella fondamentale parte della societàrappresentata dai giovani e in generaleda tutti coloro che utilizzano il web.Nonostante i numerosi vantaggi, c’è chiha opinioni diverse sull’argomento. Eduardo Boria, in un suo articolo pub-blicato su “Limes”, discute in meritoalle rivolte che hanno portato alla ca-duta dei regimi tunisino ed egiziano ecritica l’eccessivo merito attribuito aisocial network. Afferma infatti che inrealtà i social, Facebook in particolare,sono nemici della democrazia perché,se democrazia significa “partecipazionealla vita politica”, tuttavia le decisionivere e definitive vengono prese in altriluoghi e per altre vie dai nostri rappre-sentanti e quindi la vera sfida è quella dicostruire una efficiente “dimensione in-termedia fondamentale per la vita de-mocratica” e capace di incidere inmaniera sostanziale nelle scelte deigrandi.A nostro parere i social network sonomezzi di comunicazione potentissimi e,se esiste il problema di una loro ridottaefficacia sulla democrazia, questo de-riva dal fatto che i giovani non utiliz-zano correttamente tali potenzialità.Forse il vero problema sta nella scarsasensibilità di quanti si mostrano pocointeressati alla partecipazione attiva,senza capire lo straordinario potenzialemediatico di cui sono protagonisti in-consapevoli. Il dato strabiliante è che sono circa 180milioni gli utenti presenti solo nelle duereti più importanti. Questo può gene-rare un’enorme diffusione di opinioni,commenti, relazioni e, se queste venis-sero proiettate concretamente nella vitareale, quelli che sono per ora solo rap-porti virtuali diventerebbero azioni vi-sibili e interventi politici finalizzati almiglioramento del mondo. K