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CORSO PROVINCIALE DSA MALAGOLI STRUMENTI TECNOLOGICI La forza del libro, della stampa e di internet è nella democrazia del messaggio; la larga diffusione della Bibbia di Gutemberg è stato un atto di democrazia e di verità. Oggi abbiamo uno strumento che sta demolendo le ultime culture censorie come la Cina, la Corea che stanno smettendo la censura preventiva sui siti internet. La globalizzazione avrà i suoi lati negativi, ma questo è un suo lato positivo. Quando circola la “verità” mia o la verità sua, circola la possibilità di mettersi in gioco in modo diverso, più l’oggetto circola e più sono libero e c’è la cultura della democrazia. Il mondo ha fatto oggi un passo importante in termini di democrazia di massa. Se noi diamo ai ragazzi questo aspetto della cultura tecnologica,che avrà i suoi lati negativi e positivi, ma è comunque qualcosa di fantastico. Voi oggi potete leggere tutto quello che volete. I prof di storia e di lettere non possono non trattare questi temi, perché sono temi che hanno rivoluzionato il mondo della cultura e della democrazia ed è una cosa che fa parte del mondo. Non si può insegnare la storia senza vederla dall’alto di Internet, la tecnologia più globalizzante in assoluto e quindi se hai la lavagna interattiva o anche un semplice videoproiettore on puoi farne a meno. Oggi la tendenza è quella della censura: noi siamo un ambiente educativo dove l’unico elemento contro la censura è proprio l’educazione. In mezzo c’è il rischio, ma il rischio c’è sempre. Se io evito ed applico il regolamento, secondo me vale la pena provarci. Se insegniamo fin dalla seconda elementare ad usare consapevolmente gli strumenti il rischio diminuisce. Se abbiamo perso il senso educativo, allora è un problema di comunità scolastica di mettere in ballo i veri valori dell’educazione e fare i censori è veramente deleterio. Se la scuola è un censore e censuro una “risorsa” rendendola inaccessibile sono stupido due volte. Noi viviamo in una scuola censoria perché tutto ciò di cui abbiamo paura è perchè non la conosciamo e invece di educare all’uso la censuriamo. Dobbiamo insegnare ai ragazzi a saper scegliere, bisogna educare e punire applicando i regolamenti quando ci sono degli usi inappropriati. Non dobbiamo essere così ipocriti di dire c’è un regolamento e poi deroghiamo dalla sua applicazione, dobbiamo fare delle scelte, ma quella di continuare a chiudere non è quella vincente. La scuola è un ambiente educativo con tutti i rischi che comporta; ci può essere qualcuno che va fuori rotta ma ci sono poi ci sono tutti gli strumenti per riportarlo dentro. Nella rete non c’è solo pornografia, c’è tutta la cultura del mondo e noi abbiamo l’obbligo di insegnare ai ragazzini a saper 1

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CORSO PROVINCIALE DSA MALAGOLI STRUMENTI TECNOLOGICI

La forza del libro, della stampa e di internet è nella democrazia del messaggio; la larga diffusione della Bibbia di Gutemberg è stato un atto di democrazia e di verità. Oggi abbiamo uno strumento che sta demolendo le ultime culture censorie come la Cina, la Corea che stanno smettendo la censura preventiva sui siti internet. La globalizzazione avrà i suoi lati negativi, ma questo è un suo lato positivo. Quando circola la “verità” mia o la verità sua, circola la possibilità di mettersi in gioco in modo diverso, più l’oggetto circola e più sono libero e c’è la cultura della democrazia. Il mondo ha fatto oggi un passo importante in termini di democrazia di massa. Se noi diamo ai ragazzi questo aspetto della cultura tecnologica,che avrà i suoi lati negativi e positivi, ma è comunque qualcosa di fantastico. Voi oggi potete leggere tutto quello che volete. I prof di storia e di lettere non possono non trattare questi temi, perché sono temi che hanno rivoluzionato il mondo della cultura e della democrazia ed è una cosa che fa parte del mondo. Non si può insegnare la storia senza vederla dall’alto di Internet, la tecnologia più globalizzante in assoluto e quindi se hai la lavagna interattiva o anche un semplice videoproiettore on puoi farne a meno.

Oggi la tendenza è quella della censura: noi siamo un ambiente educativo dove l’unico elemento contro la censura è proprio l’educazione. In mezzo c’è il rischio, ma il rischio c’è sempre. Se io evito ed applico il regolamento, secondo me vale la pena provarci. Se insegniamo fin dalla seconda elementare ad usare consapevolmente gli strumenti il rischio diminuisce. Se abbiamo perso il senso educativo, allora è un problema di comunità scolastica di mettere in ballo i veri valori dell’educazione e fare i censori è veramente deleterio. Se la scuola è un censore e censuro una “risorsa” rendendola inaccessibile sono stupido due volte. Noi viviamo in una scuola censoria perché tutto ciò di cui abbiamo paura è perchè non la conosciamo e invece di educare all’uso la censuriamo. Dobbiamo insegnare ai ragazzi a saper scegliere, bisogna educare e punire applicando i regolamenti quando ci sono degli usi inappropriati. Non dobbiamo essere così ipocriti di dire c’è un regolamento e poi deroghiamo dalla sua applicazione, dobbiamo fare delle scelte, ma quella di continuare a chiudere non è quella vincente. La scuola è un ambiente educativo con tutti i rischi che comporta; ci può essere qualcuno che va fuori rotta ma ci sono poi ci sono tutti gli strumenti per riportarlo dentro. Nella rete non c’è solo pornografia, c’è tutta la cultura del mondo e noi abbiamo l’obbligo di insegnare ai ragazzini a saper discernere tra ciò che è bene andare a cercare, la cultura, e ciò che si va cercare per cavoli propri. Noi siamo legati alla cultura in cui siamo cresciuti, i ragazzi non hanno questo background. Non possiamo prescindere dal fatto che siamo educatori e dobbiamo insegnare ai ragazzi ad usare bene gli strumenti di cui sono in possesso, indipendentemente dal fatto che li condividiamo o no, non è nostro compito. Poi possiamo con loro confrontarci sulla bellezza di un libro o sulla freddezza di un tablet, però abbiamo l’obbligo morale di essere obiettivi verso questi strumenti.

Nel mio sito faresapere.it io appoggio tanti materiali e ho fondato una piccola casa editrice per divulgare tutti i materiali didattici validi, al di fuori dei grandi produttori come Erikson, ecc., con codice ISBN che è riconosciuto per la meritocrazia del curricolo. Se riuscite a documentare il vostro lavoro con un codice ISBN può diventare un metodo di valutazione oggettivo.

Il problema dei DSA, per me, è un non problema, perché, per me, quando hai a che fare con dei bambini intelligenti è un punto di partenza fantastico, l’unico scoglio vero è quello di cominciare dall’inizio del percorso scolastico e non dalla fine, cioè dalle superiori. Io vedo che alle superiori si fa fatica a rapportarsi ed intervenire; ma un ragazzino che è stato a scuola 13 anni ed arriva alle superiori senza essere mai stati aiutato, per forza non riesce e gli insegnanti che cosa possono fare? Ecco perché è

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importante iniziare dalle elementari a fare questo percorso con l’equipe. Poi il problema economico c’è, e potremmo in parte risolverlo utilizzando quelle che sono le strutture territoriali, che se si organizzano, non in termini di qualità tecnologica, ma di qualità di intervento, si può fare per tutti perché la scuola ha il compito di intervenire su tutti.

La lavagna interattiva è uno strumento comunicativo interattivo interessante e fondamentale, però in classe non sempre c’è. Gli strumenti compensativi invece sono stati degli oggetti che hanno rivoluzionato l’ambito dell’apprendimento, perché non c’era mai stata la possibilità se non per gli alunni non vedenti che avevano un software, JAWS, che è pagato dallo stato e costa 1.800 euro. Fino ad allora non era permesso a nessuno di spendere 1.800 euro per un software.

Altro elemento positivo da tenere presente è che la lavagna è uno strumento di classe, che deve cioè stare in classe, perché l’uso quotidiano che fa la differenza nell’uso delle tecnologie. Il bello della lavagna interattiva è che voi avete tutta l’interazione con il contesto del computer, in più ci sono dei software proprietari tramite i quali è possibile fare delle cose. Ma ancora più interessante è il fatto che apre una finestra su Internet e su quello che oggi è il veicolo primario di cultura. Da quest’anno noi dovremmo adottare il registro elettronico, che non è solo uno strumento di annotazione ma anche uno strumento di lavoro molto interessante, ma è anche un contenitore di attività didattiche. Ogni lavagna interattiva ha il suo software proprietario che è considerato strumento autore, che costituisce l’ambiente della lavagna e ci mette a disposizione tutta una serie di strumenti che normalmente non abbiamo su una lavagna tradizionale e sono strumenti interessanti nell’ambito del miglioramento della comunicazione per tutti. Un altro elemento positivo è che con la lavagna interattiva finalmente le tecnologie entrano nella scuola per tutti e non solo per i disabili com’era nella tradizione scolastica precedente.

Quando voi scrivete, una delle cose veloci che fa la lavagna interattiva è quella di permettervi di non cancellare e quindi di storicizzare e questo sulla lavagna tradizionale non si riesce a fare. C’è la storicizzazione del percorso unita alla coerenza del canale verbale con quello visuale, permettendo di ricercare, catalogare, assemblare in modo diverso gli elementi. Qui più media comunicativi veicolano lo stesso significato in un flusso informatico (FLOW Cognitivo) che coinvolge tutto l’apprendimento.

Altro elemento che nasce di conseguenza rispetto a questa storicizzazione, è quella che oggi viene definita come la riduzione della persistenza dell’errore. Sempre più ci si rende conto che uno dei grossi inferenti nell’apprendimento non è tanto il processo di per sé della lezione, ma il fatto che molte volte i ragazzi non comprendono correttamente ciò che noi diciamo e se il bambino comprende male, ha una misconcezione e questa si radica in 48 ore e non si cancella più.

Di solito il nostro cervello tende ad automatizzare i processi, questo si chiama stress sinaptico. È come se le cellule avessero una sorta di memoria, ma nel momento in cui non si attuano questi processi mi trovo nella condizione di dover rallentare e pensare. Purtroppo quando si stabilisce questo processo di misconcezione e quindi di persistenza dell’errore non c’è niente da fare: occorrono delle strategie per evitare di fare gli errori. Allora ci si è accorti che con certi strumenti è possibile evitare o quanto meno ridurre la persistenza dell’errore. La lavagna ci permette di fare una cosa semplice che è quella del riassunto, cosa che non possiamo fare con la lavagna tradizionale perché cancelliamo. Fare il riassunto, da un lato riduce la persistenza dell’errore, dall’altro è un ottimo momento di meta riflessione. E chi ha bisogno di riascoltare più volte la lezione, chi ha bisogno di rievocare dei contenuti? I ragazzini con difficoltà, per cui nel momento in cui lo faccio con la consapevolezza che ho due o tre che hanno il bollino

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rosso, lo faccio anche per gli altri ai quali fa bene lo stesso, soprattutto se attivo delle procedure di meta riflessione e metto in discussione ciò che abbiamo fatto.

Un’ altra cosa che gli studi portano in evidenza è che il riassunto va fatto a ritroso, cioè dagli ultimi contenuti, quelli più freschi, e via, via tornando indietro, perché consolidare gli elementi principali è sostanzialmente fondamentale per comprendere ed andare avanti. Quindi è bene ridurre la quantità e la durata delle lezioni, cercando di tirare fuori dalle persone con il brainstorming ciò che hanno compreso. Così si riduce il rischio che la lavagna interattiva renda il docente ancora più frontale, e i ragazzini ancora più spettatori.

Altro elemento interessante, ma rischioso, della LIM è quello di avere materiale pronto da dare ai ragazzini. Naturalmente oggi nelle nostre scuole si fa un’attività legata molto alla copiatura alla lavagna e in uno studio sulle dinamiche di apprendimento legate alla copiatura è risultato che, quando si copia, le persone agiscono in modo meccanico, trasferiscono, cioè, dei segni dalla lavagna al foglio, molte volte senza comprendere quello che fanno. Questo vuol dire che molte volte la copiatura alla lavagna è ininfluente sull’apprendimento. Bisogna insegnare ai bambini a prendere appunti. Quando un’insegnante spiega i ragazzini dovrebbero guardare, ascoltare e partecipare, non dovrebbero copiare quello che l’insegnante scrive. Il momento dell’apprendimento dovrebbe essere un momento collaborativo, e soprattutto dovrebbe portare i bambini ad entrare nel gioco dell’apprendimento. Con la LIM il gioco dell’apprendimento è ancora più attivo perché i nostri ragazzi hanno buone competenze tecnologiche per cui possono portare contributi da mettere sulla lavagna, si tratta di rivedere un momento il modo di fare lezione. Dopodiché si copia, non si copia, oppure si insegna ai ragazzini a prendere appunti, che significa inserire sui dati della lavagna quello che dicono loro come aggiunte. L’apprendimento è qualcosa di creativo che mette in gioco la rielaborazione.

In un contesto tradizionale pensate ai ragazzini che hanno difficoltà: un ragazzino che copia in modo meccanico alla lavagna e non ha avuto un momento di meta riflessione, che cosa ricorda di quanto ha copiate ? E se lo ha copiato scrivendo male, non riesce ad poi a rievocare perché, voi sapete, questi ragazzi hanno problemi di persistenza della memoria e breve e medio termine. È lo schema didattico della classe che è sbagliato, e la LIM può aiutarci in questo cambiando le dinamiche di brainstorming all’interno della classe. Naturalmente è uno strumento fondamentale per quei bambini che non sono in grado di scrivere, per quelli che non sono in grado di prendere appunti. La cosa importante è trovare un buon equilibrio tra quello che è l’utilizzo della lavagna e le competenze dei bambini stessi. Inoltre c’è la possibilità di ingrandire immediatamente il testo, a favore di tutti coloro che non vedono bene, e anche la possibilità di trasformare il testo manuale in testo editato. Il testo corsivo è difficilmente leggibile; pensate ad un bambino straniero che arriva a scuola. Il testo editato fa bene al bambino dislessico ma fa bene anche a tutti gli altri. Perché non usarlo, non è uno strumento specifico per il bambino dislessico, l’insegnante fa lezione per tutti facendo questo per tutti, preoccupandosi di essere comunicativamente più semplice per tutti nella lettura. l’importante per usare la lavagna è la comunicazione di base: scrivere bene, usare correttamente lo spazio, usare in modo corretto gli strumenti senza fare geometria con questo strumento, anche se nella spiegazione può essere un ottimo aiuto.

Per poter attivare gli strumenti compensativi di supporto alla lettura noi dobbiamo avere degli elementi trasparenti, che non si vedono, che non sono dei software e che non sono visualizzati con delle icone, e dei software veri e propri. La mia scelta è di parlare di software gratuiti perché a scuola non ci sono fondi sufficienti per comprare software a pagamento per tutti e noi dobbiamo invece dare a tutti l’opportunità per far crescere in tutti la mentalità compensativa. Se ho 400 € non compro Carlo Mobile, ma compro 10

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licenze per le voci digitali e le do a tutti i bambini della scuola. In questo modo do la possibilità a tutti i ragazzi della scuola, la scuola non ha il compito di fare selezione ma di fornire un servizio a tutti.

Con questi software potete immediatamente permettere a tutti i bambini e non solo a quelli dislessici, (pensate ai bambini down che amano sentirsi leggere, pensate ai bambini stranieri che a casa hanno i genitori che leggono l’italiano turco) di sentirsi leggere con una lettura corretta anche se digitale. Pensate anche a tutti i bambini bravi che mentre ascoltano il testo di storia possono fare delle altre cose. Opportunità per tutti; pensate anche agli insegnanti che possono farsi leggere le circolari mentre fanno altre cose.

Per attivare il supporto alla lettura, noi dobbiamo istallare sul computer alcuni elementi a prescindere. Il primo elemento fondamentale è la voce digitale, quindi la sintesi vocale .Oggi abbiamo software di sintesi vocale gratuiti con voci che scostano 30 euro, che permettono a tutti di accedere al contenuto testuale se non sono in grado di leggere. È una rivoluzione e l’AID ha detto alla scuola datti da fare e aggiornati. Naturalmente anche qui dovete sempre ricordare che la voce non è il programma per la lettura, è un oggetto che funziona in modo trasparente come i colori, l’audio, i caratteri, che sono memorizzati e gestiti dal sistema operativo e sono accessibili dal pannello di controllo. Una volta che ho istallato la voce occorrono ulteriori elementi per far sì che il testo sia leggibile da un software il quale permette sia di utilizzare la voce e sia di trasformare i caratteri, grafemi, in suoni, fonemi. Occorrono quindi tre elementi: voce, software per visualizzare il testo digitale e software per selezionare il testo che deve essere trasformato in fonemi dalla voce che avete precedentemente istallato.

Prima si istalla la voce, poi il resto. Le voci digitali le trovate ovunque, oggi ce ne sono tantissime sul mercato, c’è solo l’imbarazzo della scelta, specie nei siti americani, ma non sono accurate come quelle che vengono commercializzate in Italia. In Italia oggi abbiamo due ditte che in realtà adesso sono diventate una sola, Nuance, che è la ditta che produce Dragon Naturally Speaking, che è un programma di dettatura, che collabora con Eriksson per produrre AlfaReader, che utilizza le voci più diffusa, che sono quelle di Silvia e di Paolo. Una volta erano prodotte da una ditta che si chiamava Real Speak, ditta che è stata inglobata da Nuance. Sono voci di media qualità, con un bassissimo numero di errori fonetici, con una buona empatia sul testo per cui sono in grado di esprimere e di rispettare le punteggiature e le inflessioni, però non sono il top della categoria. Dalla loro hanno un rapporto qualità prezzo altissimo nel senso che costano 30 euro ed hanno una qualità molto alta. L’altra ditta che è sempre stata utilizzata da Anastasis è Loquendo che è stata acquistata da Nouance, perché Loquendo non vendeva al pubblico ma solo alle ditte e c’è in ballo una voce, Federica, che dovrebbe essere commercializzata a non più di 50 euro ed avere le caratteristiche fonetiche di Loquendo. Le voci di buona qualità non esistono gratuite, il prezzo minimo è 30 euro, esistono crackate e le potete scaricare dal sito di Balabolka, ma sono voci di vecchia produzione.

Nel computer la sintesi vocale, a differenza degli smartphone e dei tablet, ha un costo un pochino più alto. Normalmente Alfareader della Eriksson usa le voci digitali di Nuance, che ultimamente ha comprato anche Loquendo che era l’altra ditta importante che usava Anastasis, che sono le voci più belle in termini fonetici, e che vengono usate anche nei software di Erikson e voi avete la possibilità con 30 Euro di acquistare la voce. La voce è un oggetto che non c’entra niente con il software, m è un oggetto che viene inserito e va istallata a prescindere; io la istallo e poi viene utilizzata da tutti quei programmi che utilizzano la sintesi vocale. L’acronimo SAPI, che è l’acronimo delle voci di qualità di windows è proprio basato su questo: voce che è presente in una cartella e il programma se la va a prendere. È come quando utilizzate i colori: qualsiasi programma apriate si apre la stessa pallet, perché è presente nel computer,

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così come i caratteri. Qualsiasi programma voi usiate, avete sempre tutti i caratteri, perché sono a disposizione di tutti i programmi che possono utilizzarli, idem per le voci. Poi ci sono alcuni programmi che usano voci proprietarie, ad esempio le voci Loquendo, e se io le seleziono, queste voci non vengono rese disponibili dal sistema se non su quella licenza di programma, mentre le voci a basso costo, una volta istallate, sono visibili da quasi tutti gli altri programmi. La voce nel computer è trasparente, fa parte di quei programmi che funzionano in background, voi non la vedete, pensate ai caratteri, al controllo dei colori, di tutto ciò che vedete nel computer, e per vederla dovete andare dentro al pannello di controllo dove trovate, dentro riconoscimento vocale, la sintesi vocale. Quindi se voi avete Windows Xp, windows 7, lì dentro trovate tutte le lingue. Se io voglio utilizzare una voce qui trovo le voci istallate. Di voci ce ne sono alcune vecchiotte gratuite sulla rete che possono essere utili per provare.

Le voci hanno la caratteristica di permettere l’acceso al testo scritto, al contenuto e ai ragazzi grandi non interessa niente che siano belle o brutte, ma devono essere funzionali. Nel bambino piccolo invece c’è la ricerca della mamma, della voce materna, di una voce empatica che dia sicurezza. In base ai bambini che avete state attenti a dare una voce appropriata. Anche nel campo della disabilità, che però lasci buone aperture all’apprendimento, tipo i down, tipo i bambini con sindrome di autismo ad alto funzionamento, molte volte ci sono difficoltà di lettura e con questi soggetti bisogna stare attenti, perché a volte si scatenano delle paure nei confronti di alcuni suoni e quindi bisogna fargliele sentire prima a basso volume, poi alzare un pochino, fino a portarli ad accettare quella voce perché non si rendono conto come mai una scatola parla senza nessuno intorno.

L’ambito di utilizzo delle voci oggi è a 360 gradi tanto è vero che i telefonini parlano, i navigatori satellitari parlano. Ormai la sintesi vocale è qualcosa che è fuori dalla scuola e non capisco perché non sia dentro la scuola.

Se prendete un telefonino android come il Samsung, ce ne sono tanti tipi, sono gli smartphone che hanno in tasca tutti, voi potete dettare con la voce e scrivere, potete ascoltare un testo letto, con una sintesi vocale che alcuni anni fa era impensabile dentro un telefonino e che non vi chiede soldi. Se prendete un tablet, e poi vi farò vedere i programmi equivalenti che ci sono lì di supporto ai DSA, la differenza è che lì la sintesi vocale costa 70 centesimi e sono voci molto valide dal punto di vista dell’ascolto. Ma non pensate al tablet o al computer, ma ai telefonini che i ragazzini ce li hanno in tasca ormai. Ci sono dei software sui telefonini che hanno la voce già istallata tramite la quale puoi lavorare. Ad esempio, ci sono lettori che costano anche solo 2 euro, e le voci costano 30 centesimi. Naturalmente se sono collegato on line, ho tutte le voci e tutte le lingue disponibili, pensate quindi anche ai bambini in lingua 2. Il fatto che una voce digitale possa leggere loro un libro di testo è un ottimo supporto all’orecchio linguistico appropriato. I ragazzini stranieri che si devono alfabetizzare con uno strumento come questo sono aiutati ad avere un italiano vero. Uno strumento come questo che costa 2 euro da la possibilità di fare intervento anche nei bambini con difficoltà. Se avessi una storia da leggere ad un bambino down, a cui piace sentire leggere, ma che da solo non lo riesce a fare, oppure non riescono a parlare, gli permette di sentire lo stesso.

Potete collegarvi a Kindle e scaricarvi i libri a 2 Euro invece di farli comprare a 10 euro. Ormai dobbiamo entrare in questa mentalità perché serve a tutti, perché il mondo del futuro è un mondo dove si detta e dove si ascolta. Nel telefonino android c’è il simbolo dell’altoparlante, voi parlate e lui traduce, farà qualche errore ma a chi legge non gliene frega niente. Noi come educatori non possiamo stare fuori da questo gioco altrimenti è il mercato che educa: la scuola deve correggere questa abitudine del mercato di intromettersi. Ho degli strumenti fantastici, bene io docente ti insegno ad usare quello che sembra un

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giochino o un prodotto merceologico per imparare e lo trasformo in un oggetto utile; tanto ce lo ha in tasca, tanto vale farglielo usare bene.

Poi ci sono dei pacchetti che vengono concordati con le associazioni, come l’AID che supportano i genitori, che vi permettono di comprare insieme inglese, francese e italiano a prezzi ridotti. Non è un problema di costi, e questa è, eventualmente, l’unica cosa da comprare.

Esistono sistemi operativi a 32 bit e sistemi operativi a 64 bit, come Windows 7. Il vantaggio dei sistemi a 64 bit è che potete superare il limite dei 4 giga di ram utilizzabile e quindi potete utilizzare software che richiedono enormi energie. Naturalmente i software gratuiti sono fatti sulle piattaforme semplici, anche se si è lavorato per la compatibilità con il Windows 7; è come se ci fossero due computer che lavorassero uno dentro l’altro per cui ci sono alcune imperfezioni e non sempre, quando si istalla si becca la volta buona oppure con sistemi operativi un po’ vecchiotti come XP mi può capitare di dover fare l’adeguamento del frame work 3.5 affinché questi programmi girino bene.

I software gratuiti hanno delle funzioni equivalenti a quelli a pagamento. Il loro minor valore è informatico, ma non didattico e a noi interessa soprattutto l’aspetto didattico. Allora se l’aspetto didattico viene preservato e vengono messe in moto le cose che voglio fare, siamo a posto. Il nostro compito, come docenti, è di permettere a tutti i bambini in difficoltà di poter accedere agli strumenti di cui necessitano per poter apprendere. Altrimenti rischiamo di fare questo gioco: abbiamo 10 bambini di cui 2 veramente gravi, per i quali è bene fare altre cose, perché per loro non basta lo strumento compensativo, perché se questi ragazzi non hanno coscienza del numero oppure sono veramente dislessici e non riescono a leggere nulla, questi strumenti non è che siano interessanti da soli. Invece, per tutti gli altri bambini che sono sempre più borderline rispetto al limite della “normalità”, un’attività con questi strumenti sarebbe molto più potente perché permetterebbe loro di apprendere, potrebbero imparare ad essere autonomi, e invece, alla fine, li lasciamo a piedi perché non tutelati dalla legge. Con i più gravi occorre fare tutta una serie di lavori, non è sufficiente solo lo strumento compensativo, lì c’è bisogno di lavorare insieme all’equipe, c’è bisogno di fare anche attività alternative che non sono solo quelle compensative. Dobbiamo insegnare ad usare lo strumento compensativo per aiutare, non per sostituire.

Quando io ascolto una persona che legge, dov’è compensativo il lettore digitale? In che ambito, in che competenza è compensativo? Decifrare il segno è leggere, se il lettore legge per te è compensativo? È compensativo sulla comprensione. Il lettore digitale aiuta a migliorare le competenze di lettura? No, aiuta a migliorare le competenze di comprensione. Allora sarà indispensabile fare potenziamento sul residuo delle sue competenze di lettura, che non sono sicuramente fattibili sul testo di studio, perché il testo di studio richiede comprensione. Allora, anche qui, specie i docenti della primaria devono stare attenti perché da un lato è necessario che imparino ad utilizzare questo strumento perché devono studiare, devono abituarsi a comprendere e ricordare ascoltando; dall’altro però io devo preservare quelle abilità residue e se possibile è meglio migliorarle e quindi è necessario attivare delle attività di lettura. un bambino che ha delle difficoltà di lettura non è sicuramente sull’antologia di IV elementare che lo aiutate, gli si consiglieranno dei libri che avranno delle caratteristiche tali che gli permetteranno di potenziare al suo livello, dopodiché lo si stimolerà alla lettura. Altrimenti lo strumento diventa dispensativo sulle competenze di lettura; questo può andare bene per un ragazzo grande che non ce la fa più, ma non per un bambino delle elementari. Ci sono dei bambini dislessici che hanno una buona capacità di lettura ma con un affaticamento precoce, allora lì gli si dice di leggere sempre quella prima

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pagina che riesce a leggere, il resto lo facciamo leggere allo strumento. Attenzione, specie nei bambini piccoli, a precludere le possibilità.

Naturalmente qui ci sono anche delle funzioni di supporto al calcolo. Io ho detto togliamo la calcolatrice, ma visto che i DSA sono autorizzati per legge ad usare la calcolatrice, almeno insegniamo loro ad usarla in maniera meno invasiva possibile. La caratteristica delle calcolatrici sonore è di avere un feedback del numero che io vado a pigiare e gli operatori e i prodotti, ecc. è un passo in avanti perché quando ho un ragazzino che ha difficoltà sul numero, non ha difficoltà nel fare il calcolo, ma nell’avere coscienza del numero e della quantità. I discalculici veri sono pochissimi, per loro 5, 6 , 4 non hanno valore, non hanno problema nel calcolo. Noi abbiamo questo brutto vizio di risolvere il problema con gli strumenti e sembra che la calcolatrice sia il rimedio di tutti. L’idea della Lucangeli è di fare la guerra alla calcolatrice, almeno alla primaria, e poi educare all’uso della calcolatrice, perché questa non è uno strumento compensativo ma è dispensativo, sostitutivo. Se voi ci pensate, molte volte si usa la calcolatrice senza avere una buona capacità di competenza di stima, per cui il bambino butta dentro un dato senza occhio critico

Il problema della discalculia, invece, è un problema paradossale, nel senso che abbiamo un numero minimo di discalculici reali, un numero effettivo nel senso di diagnosi, perché ormai i dislessici sono spesso discalculici d’ufficio, anche se è provato che, anche a livello neurale, non esistono connessioni o comorbilità. Non esiste nessuna connessione o comorbilità tra discalculia e dislessia perché sono due centri neurali lontani e non connessi tra di loro. Esiste un problema di accesso da parte dei dislessici al testo del problema, perché fanno fatica a leggere. Normalmente i dislessici, avendo difficoltà nella lettura del testo, hanno delle enormi difficoltà anche nella lettura del testo matematico che richiede ulteriori abilità, ma è anche vero che c’è un grosso problema di didattica sul problem solving. Paradossalmente, invece, abbiamo il 40% reale di sofferenza in matematica alla primaria che arriva al 61% nella secondaria di II grado. Questo fa pensare alla calcolai, cioè al centro dobbiamo porre il calcolo ed esiste la necessità di educare tutti i bambini. . Ci sono ragazzi con difficoltà nel calcolo e nel problem solving ma un vero e proprio discalculico è molto difficile da vedere visto che sono una percentuale minima, mentre quotidianamente vediamo dei ragazzi con difficoltà nel calcolo e nel problem solving che sono due cose molto diverse.

La discalculia è un problema molto complesso, perché va ad inficiare quella zona del Broca che è posta al centro dell’aree parietali, presente in tutti gli animali che hanno un infinito numerico pari a tre, e che è presente in tutti gli esseri viventi. Il nostro cervello ha potenzialità maggiori di quello degli animali.

Noi abbiamo dei libri pieni di errori sui testi matematici e che poi portano i ragazzini a non avere competenze sui questi testi. La Lucangeli dice che il testo matematico è una sorta di corridoio che porta alla stanza della risoluzione matematica; il più delle volte la metodologia di risoluzione dei testi stessi porta il bambino a bloccarsi nel corridoio, cioè proprio sul testo. Specialmente i bambini, che sono cattivi risolutori perché hanno avuto delle inferenze o hanno delle difficoltà, tendono ad associare storie uguali a risoluzioni uguali, mentre i bravi risolutori sono quelli che hanno la capacità di non generalizzare il testo. Se noi ci facciamo caso, nei testi in uso ci sono decine di problemi uguali, che raccontano la stessa storia, e che abituano i bambini e stabilizzano l’apprendimento. La Lucangeli, invece, dice che dovremmo avere dei testi dove ogni problema è sempre un destabilizzatore del problema precedente. Un altro modo di affrontare i problemi è quello di trovare i dati e poi leggere le domande, invece lei dice che i dati sono spesso degli inferenti, prima si deve partire dalla domanda e poi si va a cercare i dati per rispondere, ma non è sempre così. Per i bambini che hanno difficoltà c’è un software della Eriksson RISOLVERE I PROBLEMI IN SEI DOMANDE, dove trovate un percorso per i bambini della scuola primaria e

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secondaria che vi porta pian pianino alla risoluzione dei problemi. Per la diagnosi i test per la discalculia sono DISCALCULIA TEST e DISCALCULIA TRAINING della Lucangeli e sono gli unici validati a livello scientifico mondiale per la diagnosi di discalculia e li trovate in Eriksson. Lì c’è la parte per il neuropsichiatra che fa il test e c’è anche tutta la procedura di training cioè tutta la procedura di potenziamento che permette ad un bambino non discalculico di non rimanere un bambino che non sa risolvere i problemi e non sa fare i calcoli.

Le strategie dell’apprendimento possono superare i limiti naturali e in tutti i modi gli strumenti compensativi vanno usati con moderazione, perché la didattica fa molto di più e non possiamo permetterci di definire un bambino dislessico incapace di apprendere. Gli studi sugli adulti hanno dimostrato che la compensazione della difficoltà è naturale. Il problema qual è: che se un bambino aspetta di diventare grande, perde quelle capacità che non potrà più acquisire e sviluppare un ritardo mentale a tutti gli effetti. Noi dobbiamo sostenerli al massimo e farli arrivare al loro apprendimento prossimale (Vygotsky). L’apprendimento prossimale di Vigotsky sostiene che ognuno di noi ha un limite di apprendimento, che se è un limite fisico può essere superato. Se un bambino, su una scala da 1 a 10 può scrivere 3, perché non dovrebbe farlo? Questo va contro qualsiasi idea pedagogica dell’insegnante; poi ci possiamo trovare di fronte al caso limite e agire di conseguenza, ma comunque dobbiamo fare in modo che i bambini si sentano partecipi del gruppo classe. Questa è la prima tutela di tutti i bambini, specialmente i bambini con DSA e bisogna dare dei segnali. Prima cosa parlare con i genitori e leggere attentamente la normativa. La Legge 170 nasce per la mancata risposta della scuola alle esigenze di questi ragazzi.

Strumenti compensativi: cosa serve ad un docente che vuole proporre alla scuola, alla classe, al bambino, alla famiglia, per fare subito supporto tecnologico e attivare quelli che sono gli obblighi normativi della 170? La Legge 170 parla in modo generico, e la prima cosa da fare è proprio leggere la normativa con i genitori.

Questa legge è frutto di 3 gruppi di lavoro, l’ AID, la scuola di Modena legata al dott. Stella, la scuola di Padova legata al Dott. Cornoldi. I Decreti Attuativi hanno impiegato più di un anno ad uscire perché la dott.ssa Genovese, Cornoldi, Tressoldi, Lucangeli, Stella, si sono dati delle grandi mazzate, perché se non ci si intende bene sui termini poi si fa fatica a concludere. Per i genitori questi figli meno fanno e meglio stanno, mentre invece dovrebbero fare di più, specialmente per quanto riguarda la L2 non si deve parlare di esonero, perché comporta la misvalidità del diploma. Molte volte i genitori hanno la tendenza a dire di non fare nulla di lingua inglese, e non si limitano alla dispensa dalle prove scritte. Il mio consiglio è di fargli fare tutto; una cosa che io non tollero della legge è che quando si parla, nei Decreti Attuati, degli strumenti didattici, si parla di strumenti dispensativi e io personalmente rimangono dell’idea che non si deve dispensare nessuno dal fare nulla. Specialmente chi ha dei ragazzi disabili in classe, sa che cerchiamo di far vedere i ciechi e saltare gli storpi, poi abbiamo dei ragazzini intelligenti e gli diciamo di non fare nulla: per me questa è una aberrazione.

Altro esempio la calcolatrice come strumento compensativo: non è assolutamente vero. È compensativa solo se il bambino ha acquisito delle competenze matematiche e quindi è stupido fargli fare 50 somme uguali. Quegli eserciziari pieni di esercizi tutti uguali non servono, voi dovete cercare degli eserciziari dove dopo 2 o 3 esercizi ci sia una destabilizzazione dell’apprendimento, altrimenti l’apprendimento stesso si annulla, anzi tende a calare. Ci sono pochi libri che tengono presenti le dinamiche di apprendimento e che entrano nell’ambito della psicologia evolutiva e dell’apprendimento del bambino.

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Quali voci? Naturalmente i software gratuiti sono leggermente più scarsi di quelli a pagamento ma mi permettono di fare una cosa molto importante: creare nel bambino le competenze di utilizzo degli strumenti. Non mi interessa che siano i migliori come strumenti, mi interessa che il bambino impari ad utilizzarli in modo corretto. Vi parlo di software gratuiti non perché non sia favorevole ai software a pagamento, ma perché pur avendo questi strumenti delle peculiarità, e sono strumenti sui quali lavorano delle ditte, questi software hanno costi molto alti, e non sempre la scuola o le famiglie si possono fare carico di queste spese. Voi avete la possibilità con 30 Euro di acquistare la voce. Poi ci sono dei pacchetti che vengono concordati con le associazioni, come le AID che supportano i genitori, che vi permettono di comprare insieme inglese, francese e italiano a prezzi ridotti. La voce Paolo, in italiano, comincia ad avere foneticamente una qualità abbastanza alta pur costando poco. Questi programmi girano sotto Windows; per il Macintosh o si fa la partizione Windows oppure istallate Virtual box che è un virtualizzatore che vi permette di utilizzare, dentro una finestra, un Windows XP. Il mercato risponde sempre a delle esigenze, le scuole richiedono al momento basse tecnologie a prezzi bassi, vedete anche Android era una alternativa casuale oggi invece ha preso campo.

Quindi non è un problema di costi, e le voci sono, eventualmente, l’unica cosa da comprare. La voce nel computer è trasparente, fa parte di quei programmi che funzionano in background, voi non la vedete. Pensate ai caratteri, al controllo dei colori, a tutto ciò che vedete nel computer. Dentro al pannello di controllo voi trovate, dentro riconoscimento vocale, sintesi vocale. Quindi se voi avete Windows Xp, windows 7, qui trovate tutte le lingue e se io voglio utilizzare una voce, qui trovo le voci istallate. Di voci ce ne sono alcune vecchiotte gratuite sulla rete che possono essere utili per provare.

Il vantaggio delle voci è che potete utilizzarle in tutti i software: Ivana Sacchi sta facendo un grosso lavoro di adattamento tecnologico dei giochi ed ha fatto una selezione di giochi per l’utilizzo con la lavagna interattiva e con l’uso della sintesi vocale. I giochi di Ivana hanno un senso se utilizzati con la classe, se no diventano software esercitativi e non di potenziamento o di apprendimento. Usare i giochi in classe dove è il computer che dice se è giusto e sbagliato ha senso se poi si fa meta riflessione ed è la classe che deve dare la risposta su quello che è successo.

Poi naturalmente se voi prendete le chiavette dell’Eriksson, il testo viene accompagnato da una evidenziazione ma quello che io suggerisco ai bambini è di far finta che non sia il computer che legge e di tenere il segno sul libro, perché non devono perdere il contatto con il libro di testo, altrimenti diventa completamente sostitutivo. Almeno che la persistenza sul libro renda compensativo sulla lettura, perché almeno seguono la parola, ascoltano e imparano la corrispondenza segno e suono ascoltato, diventando atto compensativo sulla lettura e si fa un po’ di potenziamento, perché tenere la riga è importante.

Occorrono altri due software per utilizzare la sintesi vocale.

Il primo è un software che mi permetta di visualizzare e di manipolare i testi digitali, ma anche qui che competenza avete nell’editoria digitale, negli e-book? Noi abbiamo una denominazione di e-book molto generica. Non è un libro di carta, non ha una funzione sostitutiva di questo. Molti lo definiscono come la trasformazione del libro cartaceo in libro digitale e questo è un primo passo. Molte volte abbiamo l’idea che l’e-book sia associato al pdf, che è uno standard ben conosciuto che ha permesso di trasferire sulla rete, già da tanti anni, documenti cartacei che altrimenti in altri formati tipo word, quando la rete andava lenta, erano difficili da scaricare. Il problema è che l’e-book non è il pdf, è qualcosa di molto diverso e vi rimando alla accessibilità.

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Il secondo imbroglio degli editori è di fornire uno strumento, il libro digitale, che non è pensato per essere letto da un lettore digitale, perché quando io seleziono non fa differenziazione tra note e testo e allora seleziona tutto e legge tutto di seguito. Ci sono testi molto articolati anche dal punto di vista spaziale e della struttura del testo. Se io, insegnante, posso imparare ad usare LEGGIXME in modo minimale, oppure approfondirne l’utilizzo, questo strumento diventa qualcosa di interessante perché quello che ha letto lo ha anche copiato. Una volta che ho letto ho anche il testo e l’icona dell’occhio mi permette di ingrandire il testo. Pensate ai bambini che hanno delle difficoltà sensoriali, come l’ipovisione: il pdf ha grandi difficoltà in questo senso. Quando, infatti, lo ingrandisco il testo esce dallo screen e devo utilizzare le barre di scorrimento per poter leggere. Pensate a tutti quelli che non possono tenere un libro in mano perché sono piantati su un letto o su una sedia a rotelle e hanno bisogno di qualcuno che sfogli loro il libro o a tutti i ragazzi con dislessia. Ci sono dei sistemi che io ammicco con gli occhi e mi gira la pagina, ma comunque mettetevi nei panni di un bambino che ha una riduzione della mobilità e una riduzione del campo visivo: chi lo aiuta a leggere il libro digitale?

L’e-book, invece, è un testo soprattutto ad alta accessibilità e con un e-book mi pongo in una dimensione completamente diversa dal PDF. L’e-book ha il grosso vantaggio di essere un testo che si autoridimensiona. Se voi comprate su Amazon vi viene scaricato un software che si chiama Kindle. Voi sapete che Amazon, è il più grosso store mondiale e vi potete comprare i libri digitali. Per usare KINDLE devo andare sul sito ITUNES, che è il sito dove si possono prendere i programmi di Apple. Una volta che lo hai scaricato compare come icona sullo screen; quando entro trovo il mio scaffale con tutte le cose che ho scaricato, gratuite o a pagamento, da KINDLE. Quando io vado su KINDLE e acquisto un libro, gratuito o a pagamento, dopo me lo ritrovo nel mio scaffale e vi posso accedere da qualsiasi dispositivo. Il libro lo posso sfogliare e se tocco in alto posso applicare varie modalità di lettura: posso ingrandire i caratteri, posso cambiare l’interlinea e renderla assai meno affollata. Pensate a tutti i dislessici che più le linee sono strette e peggio leggono. I dislessici potenzialmente sanno leggere ma si affaticano, allora se io gli miglioro le condizioni di lettura può darsi che possano leggere con minore difficoltà. Abbiamo anche la possibilità di cambiare lo sfondo, oppure la possibilità di avere due pagine affiancate, cioè posso ricostruire la situazione che più mi piace. Fatto una volta è sempre uguale: è uguale sul PC, sul telefonino, sul tablet. Ormai la standardizzazione è obbligatoria perché io non posso imparare cinquanta metodi di utilizzo; poi potrà cambiare il tocco, ma poco altro.

Gli applicativi li trovate per i telefonini, i tablet, i computer. Nei tablet con sistema operativo android, se io vado ad aprire Kindle, trovo la mia biblioteca e posso ingrandire i caratteri del libro che vado a leggere. Il vantaggio di un software accessibile è che il layout della pagina si ricompone e non devo scrollarla per leggerla, e permette anche ad una persona in difficoltà di leggerla e può essere sfogliato sfiorandolo. Ho anche la possibilità di attivare il contrasto per l’ipovisione ed aprite un mondo a chi questo mondo lo ha sempre visto nero.

Leggere su un monitor può risultare stressante, ma Ipad 3 ha un monitor che si chiama Retina, che ha sostanzialmente ridotto i problemi di affaticamento. Questo monitor utilizza una scheda grafica e un monitor con una visualizzazione che difficilmente stanca.

Il vantaggio dell’e-book è che se io ho bisogno di ingrandire posso accedere ad un ingranditore che riscrive il testo e la pagina si ridisegna completamente ed ho sempre la pagina completa, anche se il libro diventa del doppio di pagine. Lo stesso libro lo posso andare a leggere anche sul telefonino, perché ho la possibilità di leggerlo da qualsiasi dispositivo nel momento in cui ho scaricato la mia libreria. I nostri ragazzini hanno tutti un bel telefonino in tasca e il vantaggio è che siamo completamente delocalizzati

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sugli strumenti e questo può favorire l’utilizzo della lettura e le statistiche testimoniano l’aumento di e-book tra i giovani e ciò può essere sfruttato a scuola. Il testo digitale ha queste valenze. C’è anche la possibilità di utilizzare formati ad alto contrasto per ragazzi che hanno difficoltà o affaticamenti visivi. Oppure, se sono romantico posso fare anche la pagina seppiata, che stanca molto meno la vista. I nuovi tablet sempre più utilizzano delle schede grafiche ad alta efficienza, quindi la riduzione del peso di lettura è sempre più ottimizzata. In particolare, Amazon fa gli e-book reader, i tablet non sono e-book reader. I tablet identificano un prodotto che ha un utilizzo ben preciso; può essere anche un e-book reader di buona qualità, ma l’e-book reader utilizza la carta elettronica. L’e-book reader con la carta elettronica apparentemente sembra un tablet, però lo schermo non è retroilluminato, cioè ha la stessa valenza della carta, e trova la sua massima qualità come il libro: più luce c’è più aumenta il contrasto. Sembra che IBM abbia trovato una formula per la riduzione dei costi, perché uno dei grossi problemi è il costo di questa tecnologia.

Esiste tutto un settore di ricerca e se voi acquistate un lettore KINDLE , che è uno strumento di lettura di libri, usa la carta elettronica che ha le stesse caratteristiche della carta: non è retro illuminata, è un foglio che più c’è luce e più si vede e non provoca affaticamento proprio perché non è retroilluminato. Quando la carta elettronica diventerà la base di tutto e quando anche gli schermi pieghevoli saranno diffusi, noi avremo un cellulare che ci permetterà di fare di tutto. Esistono già e sono dei prototipi.

Il modello più economico di lettore Kindle costa oggi circa 90 euro. Il vantaggio è che potete scriverci sopra, prendere appunti, ingrandire, rimpicciolire ed avere la vostra biblioteca sempre con voi. In più se avete dei vostri libri presi sulla rete li potete leggere come i libri acquistati da Kindle tranquillamente. Ci sono anche altri reader che permettono di annotare e fare cose che sul testo normale non si possono fare. Se io ho un ragazzino dislessico che ha difficoltà a leggere, con questo dispositivo il testo può essere letto direttamente dalla sintesi vocale, cosa che con la carta non posso fare, perché o devo digitalizzare il brano, o devo avere la fortuna di avere un editore che mi fa il testo digitale. Ormai l’editoria digitale è una realtà, un qualcosa alla portata di tutti e la scuola non può essere fuori dal mondo, che ci piaccia o no, e dobbiamo educare all’uso consapevole degli strumenti. L’e-book dovrebbe essere un testo accessibile a tutti. Se questo può aumentare l’uso del testo, indipendentemente che sia su carta o no, perché no? Noi insegnanti dovremmo avere il coraggio di uscire da noi stessi e di insegnare quello che sarebbe giusto che i ragazzi sapessero, non quello che piace a noi, ma molte volte abbiamo la nostra personalità che ci supera e ci limita; dovremmo invece insegnare ad usare le tecnologie nel miglior modo possibile, indipendentemente se le condividiamo o no. È giusto educare all’uso corresponsabile ed essere veramente educatori, uscendo da se stessi.

I sistemi operativi non sono la cosa importante, chi dice che Ipad è un ottimo strumento, dice una grande verità sapendo di avere 700€ in tasca. Chi dice che Amazon è peggio di Ipad lo dice, ma dice anche che fa le stesse cose con 100€, adesso ditemi voi. Una volta comprato il tablet poi con 30€ comprano tutti i libri che adesso costano 300/400 € ad anno scolastico. Poi l’insegnante sceglie un bel libro illustrato dalla biblioteca e amiamo anche il libro cartaceo e facciamo vedere la lettura vera.

I bambini di pochi anni hanno una facilità estrema nell’usare questi sistemi. Tra l’altro la tastiera che compare direttamente sullo schermo sotto quello che stai guardando e non da un’altra parte come nel PC, permette anche a ragazzini con handicap severo di utilizzarlo. Ciò significa poterlo utilizzare con ragazzi grandi con un’età mentale con ritardo e significa farlo parlare se non parla o farlo leggere con la lettura digitale se non legge.

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Quest’anno chi richiede i testi digitali a libroAID non riceverà il cd ma ci sarà il download diretto: vai sul libro che ti interessa ed accanto c’è il download e lo scarichi direttamente sul tuo computer e può essere usato solo su un computer. Questo download, a differenza dei dischi, è bloccato da un sistema di protezione che si chiama DRM, che ne impedisce la duplicazione e quindi sarà più difficile avere in classe i libri digitali. L’AID adesso non manda più il CD, ma un software protetto: devi andare sul sito di LibroAID, vai sul libro che ti interessa ed accanto c’è il download e lo scarichi direttamente sul tuo computer e può essere usato solo su un computer e la licenza è fatta in modo personale perché c’è un DRM, che è un protezione, che ne impedisce la duplicazione.

Noi abbiamo nelle nostre scuole come strumento, e che erroneamente chiamiamo libro digitale, i PDF che vengono dati ai ragazzi dislessici. In realtà il PDF non è un e-book ma è un documento digitale equivalente ad un documento di word. Quest’anno l’editoria digitale è stata autorizzata nelle classi, nel senso che esiste un sito che ne ha cominciato la commercializzazione il primo di settembre che si chiama SCUOLABOOK.IT, dove vengono raccolti e venduti i testi scolastici e sono acquistabili anche dagli insegnanti e un insegnante che ha in classe una lavagna interattiva, e vi farò vedere come è interessante avere il libro sulla lavagna interattiva e la trasversalità dell’utilizzo di questi strumenti. La lavagna interattiva e gli strumenti compensativi, se non sono supportati da docenti che sanno cosa vogliono farci, è inutile utilizzarli. La lavagna interattiva è uno strumento di classe; tutto ciò che tu fai in modo estemporaneo, al di fuori del contesto normale di apprendimento, tende a destabilizzare quelle che sono le normali consuetudini. Se la LIM sta in classe, inizialmente potrai avere questo tipo atteggiamento, ma essendo in classe quotidianamente, nel giro di poco tempo diventa la lavagna e basta, è solo una questione di abitudine. Se uno strumento fa parte del tuo contesto di apprendimento, è uno strumento che c’è, tutto il resto rimane integro. Se tu vai in laboratorio o a vedere un film, tu destabilizzi la routine e questo è normale, pensate anche a quando andate in palestra. Se tu usi la LIM in modo estemporaneo, di fatto è una televisione, se la usi in classe quotidianamente, invece, diventa uno strumento della tua didattica e uno strumento culturale e curricolare anche per loro. La lavagna interattiva in classe diventa sempre più un oggetto dell’attività di tutti i giorni ed ha la possibilità oggi di metterci a disposizione una serie di media che possiamo sfruttare ed utilizzare contemporaneamente e questo potrebbe favorire l’apprendimento di quelle persone che non utilizzano o non si sentono in sintonia con i modi classici dell’apprendimento legati al testo, anche se, nella nostra scuola, il testo continua a farla da padrone e questo è un inferente per tantissimi bambini. I bambini dislessici sono solo il 5%, ma i ragazzi in difficoltà, in una classe, quanti sono? L’80%? C’è un 70% di ragazzi per i quali, pur se sprovvisti di “bollino”, dobbiamo attivare delle strategie di apprendimento. Le strategie di apprendimento per i dislessici sono interessanti anche per tutti gli altri, perché migliorano la comunicazione e la comunicazione è utile per i ragazzi stranieri, per i bambini che hanno difficoltà di letto scrittura, per i bambini che hanno un piccolo ritardo nella crescita e non hanno ancora consolidato alcune competenze. Quindi vedete che parlare di queste strategie solo per i DSA è un pò riduttivo. Se, invece, consideriamo questi strumenti per tutti ed abbiamo in classe le tecnologie per utilizzarli, sicuramente facciamo meno fatica, perché se dobbiamo suddividere la classe in centomila livelli non riusciamo a starci dietro. Il concetto di individualizzazione e personalizzazione può essere interessante, ma impossibile da attuare, mentre posso utilizzare la comunicazione il più possibile personalizzabile da un punto di vista mediale e poi intervenire sui casi specifici nel momento in cui ho la necessità di farlo. I testi scolastici da un anno all’altro non li posso riutilizzare perché gli editori mi cambiano l’impaginazione; se tutto andasse in digitale il vantaggio sarebbe che con il testo scolastico sul tablet ridurrei anche il peso delle borse, e non sarebbe sostututivo del libro ma uno strumento diverso e forse potremmo creare dei lettori in più.

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Quindi, teoricamente, non possiamo dire ad un bambino che arriva in classe con un tablet e un libro digitale: tu non lo puoi usare. Da un punto di vista normativo non lo possiamo dire, magari lo diciamo perché non abbiamo le competenze della didattica con strumenti digitale, ma questa cosa sta andando avanti velocemente. Quando noi ci troveremo con i tablet in classe, ci troveremo con la necessità di rivedere le dinamiche di collaborazione sul contenuto alla lavagna. Qualsiasi computer può diventare un oggetto visto da altri computer, occorre avere gli strumenti software, in particolare IPAD e Android hanno un software che si chiama SPLASH TOP, è un software VNC per il controllo remoto che costa 19 euro, che permette a chiunque di controllare un secondo computer in qualsiasi parte, perché è la rete che li mette in collegamento. Naturalmente su IPAD c’è la versione client e ci vuole una connessione internet e una condivisione wi-fi. Il pc collegato alla LIM è il server, con il programma che trasmette e il client che riceve, ci pensa poi il programma a fare tutto, ci vuole solamente una connessione wi-fi. Il vantaggio è che se io faccio tasto home e accensione lui mi fa la fotografia dello schermo e io ho già memorizzato gli appunti, ma la stessa cosa posso farla con il computer.

Un’altra cosa interessante per tutti i ragazzi, in particolare per quelli in difficoltà, la possibilità di creare meeting pomeridiani virtuale on line con un docente che a scuola o a casa fa da supporto didattico agli studenti. Esiste questo software, TEAM VIEWER, gratuito per uso non commerciale, che esiste per pc, ipad, android, che vi permette di partecipare ad un meeting e così esco dalla scuola, dal tempo e dallo spazio. In situazioni di difficoltà quel benedetto FIS può essere utilizzato in modo intelligente e non buttato così. Pensate all’insegnante di lingua inglese che vuole collaborare con l’insegnante di lingua due in Inghilterra che insegna italiano: con un software come questo voi siete nella classe vostra e gli altri nella loro e la lavagna è la finestra che si apre sulle due classi. Non pensatelo solo come strumento di supporto ma anche come strumento didattico.

Adesso andremo a vedere un software che vi permettere di leggere i libri in pdf che vengono dati ai bambini dislessici. voi sapete che esiste una associazione che è l’AID che in questi anni ha lavorato ed ha portato alla Legge 170 e legato all’AID c’è LIBRO AID, che è un’altra biblioteca tramite la quale in questi anni l’associazione ha attivato delle convenzioni con gli editori per fornire ai bambini i testi scolastici in formato digitale. Siamo l’unico paese in cui vige ancora l’obbligo di adozione dei libri di testo ed è l’ultima legge del ventennio ancora in vigore. La grande risorsa del libro di testo è nelle scuole, nell’out sourcing, nella produzione di materiale, ci sono molte scuole soprattutto nelle superiori che lo stanno già facendo, ci sono anche delle sperimentazioni pagate dal Ministero e quindi ci sono due mondi paralleli e contraddittori, quello obbligato e quello libero. La mia piccola casa editrice ha il senso di tirare fuori dalla scuola le grandi competenze che ci sono nella scuola che rimangono chiuse nella classe e non vengono socializzate.

Parliamo di difficoltà di lettura: quando scegliamo un testo, la prima prevenzione è proprio su come è strutturato questo testo. Abbiamo dei bambini che fanno fatica a leggere se i testi non sono scritti in modo molto stilizzato. Se un testo cambia il proprio stile di pagina in pagina e le parole chiave invece di essere scritte nel modo più corretto sono scritte con testi creativi, non va bene. Quindi la prima prevenzione è nell’adozione dei libri di testo: scegliere un testo che sia veramente scolastico, il meno possibile carico di immagini, etichette, colori e variegato nel carattere tipografico. Le note, le etichette devono essere rispettate in tutto il libro, perché altrimenti quello che viene chiamato comunicazione aumentativa, diventa deviante, un inferente. Quando si sceglie un libro e si sa di avere in classe dei bambini con difficoltà, il primo atto di aiuto è di scegliere un testo dove ci sia la massima omogeneità e la minor presenza di inferenti. Anche le immagini sono sempre più ritenute dei distrattori, specie se le

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immagini vi costringono ad avere un testo disallineato. Pensate ad un bambino che fa fatica ad andare a capo o a un bambino arabo. Il testo non deve essere bello ma deve essere didatticamente utile.

Le etichette: nel testo i colori devono essere condivisi in tutto il testo. Il bambino che usa i colori per orientarsi, che usa la comunicazione aumentativa, deve potersi orientare in maniera univoca lungo tutto il testo.

Seconda cosa è nelle immagini: voi sapete che il più delle volte sono dei deferenti, degli inferenti, cioè distolgono e se non sono inerenti al testo, confondono i bambini e li distraggono. Quindi bisognerebbe trovare dei testi che siano molto testi ed eventualmente dei testi più da biblioteca con anche delle immagini. Anche gli editori dovrebbero capire che il testo scolastico non è un testo da biblioteca.

PDF XCHANGE VIEW: è un software gratuito nella versione base, senza alcune implementazioni, con delle particolarità, e questo strumento permette di manipolare il testo in pdf. Il pdf è un testo pensato per non essere modificato, monolite, che si può leggere e si può stampare. In questo caso ho delle icone che mi permettono di selezionare il testo, lo posso copiare e, sulla lavagna interattiva, immediatamente quello che è il mio testo di classe diventa il mio testo di lavoro.

Il PDF ha alcuni vantaggi che gli ha permesso in questi anni di diventare un precursore dell’e-book, ma ha anche alcuni svantaggi, molto gravi in termini didattici. Il PDF pur essendo un sistema facilmente producibile, perché ci sono tantissimi software per farlo, ha però un layout fisso, cioè l’impaginazione per cui teoricamente anche gli editori dovrebbero rivederlo. Infatti gli editori continuano a non fare tanto in questa direzione, perché per loro è più conveniente continuare a vendere libri, per una questione puramente economica. Voi sapete che in Italia, dati alla mano, nei primi 3 mesi, su 100 libri venduti 60 sono digitali ed è il primo anno che si registra il sorpasso dell’editoria digitale su quella tradizionale cartacea. Non possiamo rimanere fuori dal gioco, e se le statistiche sono vere, può capitare che 3 o 4 bambini per classe possano avere un libro digitale.

Perché didatticamente il PDF ha qualche problema? L’editoria elettronica ha una valenza diversa dall’editoria tradizionale, il PDF è un po’ come un libro, se io uso una lente di ingrandimento sul libro io vedo sempre meno testo e per leggere io devo spostare la lente. Il problema è che se io sono in grado di farlo bene, ma se ho delle difficoltà non posso farlo. Questo è uno dei grossi problemi della editoria in pdf. Il pdf ha una caratteristica fondamentale: pesa poco in termini di quantità di spazio occupati, lo potete produrre e leggere tranquillamente, ma ha un layout,una visualizzazione fissa, non posso riscrivere nulla. Se sono un ragazzo che ci vede poco e devo ingrandire sul tablet, ovviamente per me non ha utilità. Quindi quando vado ad ingrandire il testo in PDF è necessario, per vederlo, scorrerlo con le barre di scroll.

Gli e-book invece si differenziano proprio perché hanno un layout dinamico e questo fatto va a giocare sull’accessibilità. Pensate ad un ragazzo disabile che ha una bassa mobilità fine che deve, tutte le volte, sul computer, andare avanti e indietro per leggere. Invece se io ho un EPUB o un MOBYPOCKET, nomi questi che identificano delle tendenze, supero questi problemi. MOBY è il formato Kindle, naturalmente ci sono anche dei lettori non Amazon; sulla rete gratuito c’è MobyReader che è gratuito, oppure avete L’EPUB che è il formato europeo gratuito. Una volta che viene tradotto, il libro non costa nulla all’editore e a volte c’è l’80% di risparmio tra il digitale ed il cartaceo. La delocalizzazione del vostro libro è dove volete: i ragazzi queste cose le conoscono e le fanno sempre. Kindle sul telefonino, mi permette di andare alla mia biblioteca e continuare la lettura che avevo cominciato sul pc. La cultura a portata di mano,

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l’idea di Jobs, è molto importante per la scuola e se non la perseguiamo facciamo del male prima di tutto a noi stessi come educatori ma non diamo opportunità di un utilizzo corretto agli altri.

KINDLE di Amazon permette di scaricare libri a prezzi economici, il programma per leggerli è gratuito e vedete che io posso agire ed andare a reimpaginarlo ingrandendo i caratteri. Non ingrandisce semplicemente, ma siccome ha ingrandito i caratteri, reimpagina il testo e il libro diventa di 300 pagine e la persona che legge avrà un libro con meno contenuto per pagina. E questo per una persona che ha dei problemi; ha anche la possibilità di metterlo ad alto contrasto, per coloro che sono ipovedenti. Il vantaggio è che questo libro è non solo nel computer ma anche nel telefonino o nel tablet, perché l’applicativo è gratuito e la mia libreria è visibile anche on line e quando io sono in giro e voglio leggere, non solo vedo il libro, ma quando lo apro lo troverò nella stessa posizione di quando lo avevo lasciato l’ultima volta. Naturalmente è un po’ più faticoso leggere in questo modo, anche se in alcuni dispositivi, come IPAD, con il monitor retina, si ha una visione molto più ottimizzata, perché ha una definizione migliore ed affatica meno. Il discorso grosso è invece la carta elettronica: se prende il KINDLE, il piccolo tablet di Amazon per leggere gli e-book, ha una carta elettronica che significa che non è retroilluminato, si legge alla luce del sole, ed ha lo stesso effetto della carta. Il vantaggio è che ci potete scrivere sopra e contiene libri elettronici. L’evoluzione porterà a strumenti sempre meno stressanti per gli occhi, perché se voi prendete un tablet oggi, è impensabile rispetto al monitor del computer. Didatticamente hanno un grande valore sull’accessibilità ed è questo che mi piace molto delle tecnologie. Come si usano e come funzionano?

Io ho aperto un software LEGGIXME, che è un software gratuito creato da Serena, che è paragonabile come qualità di software a Carlo Mobile o AlfaReader che è il desktop reader dell’Anastasis. Con questo strumento posso far leggere il testo dallo strumento digitale gratuito e ha le stesse strutture di funzionamento e di supporto di Carlo Mobile dell’Anastasis, AlfaReader della Erikson, strumentazioni identiche ma meno automatizzate. LEGGIXME è molto articolato; c’è la possibilità di trasformare tutto in maiuscolo o anche in maiuscoletto. Il software compare sullo schermo come una finestrella, in realtà è molto più articolato.

Un altro elemento legato alla dislessia e alla scrittura è l’utilizzo del maiuscolo sul quale, specie alle superiori e alle medie, c’è una non accettazione di stile. Anche qui, che cosa dobbiamo prediligere? Stella dice che lo stile di scrittura è uno strumento di utilità, quello che conta è ciò che sta dietro, ma il problema è che se costringete un bambino che scrive in maiuscolo in corsivo, la sua produzione cala in maniera drastica in termini di qualità e di quantità e allora l’importante è che ci sia correttezza dal punto di vista ortografico, sintattico e semantico e quindi insegnare ai ragazzi non il maiuscolo ma il maiuscoletto, dove le maiuscole sono più grandi. Il maiuscoletto è uno stile grafico interessante, perché mantiene le regole di scrittura, come la lettera grande iniziale, quindi l’insegnante può capire se l’alunno conosce l’uso della lettera maiuscola ed è molto alternativo I docenti dovrebbero valutare se il testo prodotto con questa modalità qui è di una qualità superiore ai testi precedenti, allora ben venga, siamo riusciti a capire cosa c’è nella testa del bambino. Se facendolo scrivere in corsivo questo ragazzo perde tutto il tempo a scrivere tre cose non ha senso, è solo una tortura. Quindi lo stile di scrittura, voi sapete perché si chiama corsivo? Perché è veloce e nasce non per la bella scrittura ma per la scrittura veloce. Allora se oggi ci sono stili diversi che permettono di scrivere in modo più efficace, lo stile non ha nulla a che vedere con il contenuto, dovrebbero essere due oggetti diversi. Se poi l’insegnante dice facciamo uno scritto per valutare la grafia, allora quello è tutto un altro discorso, ma se l’insegnante deve valutare le capacità e le competenze di scrittura di un ragazzino che mi scriva in corsivo, in stampato o in

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maiuscoletto o in un’altra forma, dovrebbe essere la stessa cosa. Purtroppo non è così perché la nostra cultura prevale su il fine per cui noi facciamo scrivere. Se la scuola vuole utilizzare il corsivo, lo deve insegnare bene, perché è utilizzato solo nella scuola, di fatto non è una scrittura condivisa, visto che l’imprinting grafico è quello del maiuscolo della televisione.

LEGGIXME è uno strumento gratuito. Se prendiamo le chiavette che ho nominato prima, hanno gli stessi strumenti, probabilmente organizzati meglio, ma noi docenti non abbiamo il compito di dare la migliore tecnologia, ma di dare la massima opportunità alla maggior parte dei nostri bambini. Se oggi le tecnologie sono l’opportunità per i bambini DSA e per tanti altri bambini, in assenza di risorse noi possiamo trovare risorse gratuite, ad esempio da Android, e nella scuola diventa solo un discorso di utilizzo coerente nella didattica. Ma anche qui, è giusto che il bambino sia sostituito in toto dallo strumento e non debba invece ragionare e fare le cose anche lui? Secondo me più fanno e più imparano, indipendentemente dalle loro difficoltà.

Quando voi aprite il software, vedete che avete una sorta di screen sul quale potete scrivere, e sul quale viene incollato automaticamente il testo che copiate, ma quello che interessa sono le icone, perché sono quelle di supporto di lavoro. Questo software mi permette non solo di leggere il testo e di stamparlo, ma anche di manipolarlo, trasformando tutto in maiuscolo o anche in maiuscoletto, ed è qui che la lavagna digitale dà un valore aggiunto all’uso dei libri digitali per tutta la classe. Quando voi aprite una pagina del libro, quello che dite e mostrate è esattamente quello che loro hanno sul banco, sul loro libro. Posso sottolineare e anche inserire testo laddove ci sono degli spazi bianchi oppure sovrascrivere un testo che non va bene. Lavorando sul loro libro voi potete inserire un testo ex novo oppure un appunto semplificato, mantenendo sempre il contesto del libro, sempre uguale agli altri. Se andate a salvare ottenete un PDF nuovo con tutte le modifiche, leggibile. Avete uno strumento che rende manipolabile il testo, uno strumento che fino a poco tempo fa era completamente solo strumento di lettura. Avendo il libro sullo schermo quello che dite si visualizza e la forza di avere il libro digitale in classe sta proprio nella possibilità immediata di creare una comunicazione multimodale, verbale, visuale e testuale perché hanno il testo sotto. Anche per l’insegnante è più bello: se voglio insegnare a evidenziare, seleziono lo strumento evidenziatore ed insegno al bambino cosa e come evidenziare in modo corretto. Se voglio sottolineare, faccio vedere effettivamente qual è l’azione di sottolineatura, perchè molto spesso la comunicazione della lavagna tradizione non è corrispondente al messaggio verbale e non lo può essere perché strumentalmente non lo è. Naturalmente se ho la lavagna interattiva posso ulteriormente interagire utilizzando gli strumenti della lavagna.

Se poi ho il mio contenitore Dropbox di classe, posso dare una nuova versione di una pagina a tutti i ragazzi. Oppure ci si può produrre da soli i loro testi, dando ai ragazzi i tablet con i testi della propria scuola sopra. Il PDF è un testo pensato per non essere modificato, monolite che si può leggere e si può stampare. In questo caso ho delle icone che mi permettono di selezionare il testo, lo posso copiare e se ho la lavagna interattiva immediatamente quello che è il mio testo di classe diventa il mio testo di lavoro. La lavagna interattiva è uno strumento che ci permette, come docenti, di inserire all’interno della classe uno strumento che utilizza la multisensorialità. La multimedialità, che era uno strumento di vittoria dell’editoria digitale, è ormai un concetto superato. Pensate alle enciclopedie multimediali: hanno pagine dove c’è il testo che la fa da padrone, una qualche immagine che esaurisce il 10% del testo; un filmato che dice poco rispetto al testo, per cui in realtà la multimedialità, in sé e per sé, non favorisce l’apprendimento di quei bambini che hanno difficoltà all’accesso del testo, perché non è detto che alla fine sia esaustiva rispetto al testo.

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Se io uso, invece, all’interno di LEGGIXME, il PDF, posso attivarlo direttamente da dentro lo strumento e qui ho un ulteriore vantaggio: mentre prima avevo due ambienti completamente separati, il lettore del PDF e LEGGIXME, qui i due sono compresenti sullo schermo per cui una volta che io vado a selezionare il testo che devo leggere, il testo viene messo anche in questa finestra laterale. In questa finestra posso allargare e rimpicciolire e posso anche scrivere: questa Icona della CARAFFA, mi permette di fare gli appunti. Mentre prima la presenza esterna del programma visualizzava solo il testo che aveva letto e poi man mano cancellava la parte che aveva letto, qui io posso fare una lettura prendendo appunti e alla fine di tutto quello che ho letto, posso salvarne una versione personalizzata. Gli insegnanti dovrebbero dire ai bambini di leggere solo alcune parti o pagine di quella lezione, e alla fine il bambino, di quella lezione, si troverà solo la traccia che ha utilizzato per lo studio, con la possibilità, una volta che mi trovo in questo ambiente, di inserire testo nuovo.

Quando io scrivo in maiuscolo o quando scrivo in minuscolo, se io prendo un qualsiasi bambino che non ha problemi, riesce a leggere anche una A rovesciata. Nel cervello c’è una zona addetta a questo riconoscimento dei grafemi, che non c’è invece nei dislessici. La mancanza di questi centri fa della dislessia un modo di essere e, come tutte le difficoltà che derivano dal cervello, i malfunzionamenti mentali non si vedono esteriormente e si fa fatica ad accettarli. Se io divido in due le lettere, e vado a trovare delle similitudini nei punti di riferimento, nelle maiuscole il più delle volte le simmetrie sono diverse e il bambino riesce a trovare dei punti di riferimento. Nel minuscolo è tutto un tondo per cui il bambino fa fatica a trovare questi punti di riferimento e per questo predilige il maiuscolo; alla lunga c’è una abitudine a riconoscere. Questa rigidità di alcuni nei confronti del corsivo mi sembra eccessiva, perché noi non dobbiamo pretendere di creare dei bravi grafologi ma dobbiamo pretendere che tutti possano scrivere nel miglior modo possibile e se la modalità è un inferente, troviamone un’altra, fermo restando la correttezza ortografica, sintattica, grammatica, la ricchezza semantica, ecc. che non sono competenze che dipendono dalla scrittura, ma se la scrittura le va ad inficiare è meglio cambiare.

Di LEGGIXME esiste una versione junior per la primaria con poche icone e può essere utilizzato da bambini molto piccoli. Ha un peculiarità rispetto all’altro: oltre a leggere il testo, come fa l’altro, ha le icone semplificate, ridotte di numero, e sono state inserite forme della comunicazione aumentativa, pensando proprio ai bambini molto piccoli e alla possibilità di usarlo per l’alfabetizzazione di tutti. L’icona del pagliaccio mi permette di inserire la comunicazione aumentativa, con la possibilità di creare una banca immagini personalizzata, affiancando alle parole più difficili le immagini del vissuto del bambino. Questi strumenti sono per i dislessici, ma in realtà sono utilizzabili da tutti; potete utilizzarlo anche in inglese per i bambini italiani. Quando uno strumento è consuetudine nessuno si sente a disagio nell’utilizzarlo. Poi però non è sufficiente generalizzare in classe lo strumento, perché il bambino che ha dei bisogni speciali ha anche altre necessità particolari che richiedono sempre una personalizzazione.

Qui potete invece modificare l’interlinea: tutte quelle che sono le caratteristiche di inferenza per i dislessici ( o anche per i ragazzi arabi: se gli migliorate il contesto di lettura impara prima a leggere, ma anche l’inglese); poi avete anche la possibilità di inversione del colore e migliorare il contrasto, specialmente per un ragazzino ipovedente potete fare qualcosa. Potete anche cambiare il carattere, e la forma, la dimensione, tutto quello che fa il computer lo fa.

Più il testo è lineare, meno arricchimenti ci sono e più è da privilegiare: quindi l’Arial è il testo classico della macchina da scrivere, ma ce ne sono anche degli altri. Esiste una casa editrice di Roma, Bianco&Nero, che ha venduto il brevetto che ha inventato un carattere grafico specifico per i DSA,

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riconosciuto anche a livello scientifico e frutto di una sperimentazione universitaria, che migliora la lettura.

Una volta evidenziato il testo la sintesi lo legge e quello che legge lo copia immediatamente ed è disponibile sulla lavagna interattiva per qualsiasi altra attività in classe. C’è la possibilità di modificare la velocità di lettura, naturalmente al bambino bisogna insegnarei ad accelerare o rallentare in base al testo, al contenuto, alle difficoltà, alle difficoltà sematiche delle parole, ecc.

Questo software che sembrava molto piccolo in realtà ha tantissimi elementi di lavoro al suo interno, quindi c’è la possibilità di modificare le voci, scegliere voci anche in lingua straniera, utile per lingua 2. Partiamo dall’altoparlante che è l’ambito di manipolazione dell’audio: qui vengono elencate tutte le voci che sono utilizzabili dal programma; quelle a basso prezzo sono quelle di Nuance. Se io seleziono un testo, se tutto funziona, abbiamo una lettura non malvagia, anche empatica, che esprime alcune sensazioni.

Un’altra cosa interessante è la possibilità di utilizzare i traduttori automatici, anche se con questi c’è questo grosso problema: sempre più ragazzi si fanno tradurre sulla rete i testi, ma naturalmente utilizzando la traduzione automatica uno non impara a tradurre. Qui i ragazzi non hanno capito che non devono fare la traduzione per l’insegnante, ma la traduzione è funzionale al fatto che prima o poi ti dovrà servire come capacità nella vita. Sfruttate questi strumenti per il debug, cioè per la correzione: siccome questi strumenti traducono in modo sbagliato pretendete che il testo sia veramente corretto dal punto di vista sintattico, grammaticale, morfologico; potrebbe essere un modo perché così non pensino di aver fatto la traduzione.

Voi sapete che la normativa prevede per i ragazzi DSA di non svolgere l’attività di lingua straniera in forma scritta ma solo oralmente; naturalmente anche qui se possono scrivere è bene che imparino anche a scrivere in inglese. Gli inglesi, anche se dislessici, imparano a scrivere, il problema è che la nostra scuola è una scuola molto scritta anche in L2, ma questa è una impostazione propria della scuola italiana. Se io vado ad un corso privato della British, i primi anni è tutto orale, la scrittura si fa dopo. La tecnologia permette di delocalizzare e far sentire quale è il suono dell’inglese vero e potrebbe essere una occasione di apprendimento vero. Per i ragazzi DSA non arrivate subito alla dispensa dalla lingua scritta, ma cercate di derogare al massimo, di ridurre al massimo il lavoro, ma di spronarli comunque a scrivere perché non è detto che non si trovino in un futuro lavorativo a dover leggere e scrivere in inglese. L’ idea è di aiutarli comunque a fare, anche usando gli strumenti elettronici di traduzione, ma in un modo che non sia sostitutivo ma compensativo, cioè insegnare ad usare gli strumenti per capire se è scritto bene o è scritto male.

Qui avete la possibilità di tradurre in varie lingue del mondo e avendo le voci in inglese e in altre lingue, potete sentire sia l’italiano che l’inglese. Questo è un ottimo strumento anche per l’alfabetizzazione dei bambini stranieri, perché ci sono anche le voci e i testi in arabo, ecc., naturalmente non dentro questo software. Se andate su Wikipedia sapete che avete testi equivalenti in tantissime lingue, e con i lettori digitali, andando sul sito, potete far leggere direttamente in lingua originale. I bambini è bene che stiano 3 – 4 mesi in classe a guardarvi per imparare la lingua, ma è bene anche supportarli con dei materiali.

Questo strumento, LEGGIXME, è completamente gratuito ed è uscita da poco la versione Junior per la primaria, dove sono state ridotte le icone e può essere utilizzato anche da bambini molto piccoli. Inoltre qui, toccando il pagliaccio, mi permette anche si inserire la comunicazione aumentativa, quella

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comunicazione mediata dalle immagini e tramite la quale si crea un linguaggio per immagini. Il mondo della comunicazione aumentativa è legato a software specifici ed è una raccolta di icone, i PCS, e c’è già una catalogazione internazionale di corrispondenza tra immagine e significato, perché non sempre è un oggetto ma ci sono anche azioni; sono 6.800 i PCS in un linguaggio transnazionale, multiculturale. Qui potete utilizzare questo programma come comunicazione aumentativa perché trasforma le parole in immagini toccando il pagliaccio, creando anche una banca immagini personalizzata, affiancando alle parole più difficili immagini esplicative. Questa è una modalità di apprendimento di letto scrittura per tutti i bambini e qui l’effetto è contemporaneo e porta al passaggio dall’immagine al testo. Le immagini sono raccolte in una cartella, basta inserire l’immagine con la parola che deve essere sostituita, quindi potete personalizzare ed inserire per i bambini disabili le loro immagini personali, mentre per i bambini stranieri potete inserire le immagini abbinate alla parola di origine.

Questi software ideati da Giuliano Serena, un docente in pensione, avranno delle pecche dal punto di vista della tecnica informatica, ma sono validissimi dal punto di vista della didattica perché un docente sa cogliere nel segno meglio di un tecnico. Non è la qualità del software che ci serve, ma la possibilità di inserirlo nella nostra didattica. Poi se avete un bambino con esigenze speciali allora cambia tutto, ma noi stiamo parlando di bambini normali, intelligenti, che fanno parte della nostra classe insieme agli alunni stranieri, e in prima elementare sono tutti uguali quando vanno ad imparare a leggere e scrivere. La differenza è che un bambino straniero impara a leggere e scrivere, un bambino veramente dislessico impara a leggere e scrivere fino ad un certo punto, ed è fino a quel punto che dobbiamo arrivare, ma il più delle volte si pensa solo a dispensare e non si raggiunge nemmeno quel punto.

Altro elemento importante è legato alla grafia: uno dei problemi degli insegnanti è legato alla grafia personale. Noi siamo figli di una scuola che ha basato l’apprendimento della scrittura nella scrittura naturale, creativa, che ha portato tanti ragazzi a scrivere in modo assurdo e il corsivo è un oggetto quasi sconosciuto. Molti insegnanti non danno importanza forte al fatto che i bambini acquisiscano competenza del segno, perché viene visto come un atto molto personale. In realtà la scrittura è un atto comunicativo e se io non insegno al bambino ad avere una manualità corretta sul segno, questo la perde, sia se questo è un bambino che diventerà dislessico o no, ed è predittivo per tutto il suo processo di scrittura.

Voi sapete che impronta digitale, vocale e grafica sono tre elementi che si radicano talmente tanto all’interno del nostro essere che non possono essere modificati. Il problema della letto scrittura è che quando arriviamo in seconda -terza elementare è ormai completamente compromesso, e non c’è più possibilità di interagire e modificare e si dovrebbe invece lavorare molto all’infanzia.

Se voi prendete i giochi di prescrittura della Montessori su Ipad, funzionano benissimo: ci sono le letterine tratteggiate e il bambino ci deve andare sopra. Può sembrare una cosa stupida, ma in realtà aiuta il bambino a consolidare il movimento fine sulla forma delle lettere.

Una persona può avere una scrittura più o meno tondeggiante. Come insegnanti, il nostro mettere sulla lavagna le lettere porta i bambini a copiare e quindi ad acquisire uno stile simile al nostro anche nell’utilizzo dello spazio foglio. Lo strumento della lavagna permette subito al docente di spostare e ottimizzare la posizione degli elementi, cosa che nella lavagna tradizionale non si può fare e molto spesso l’insegnante non ha voglia di cancellare e riscrivere per disporre meglio.

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In questo periodo ho trovato un software che mi permette di migliorare l’inserimento del testo scritto e di avere immediatamente una trasformazione in testo editato. È un software, gratuito in parte sui tablet android, dove è anche una calcolatrice, MENTRE è a pagamento per Windows (circa 40€), e si chiama MY SCRIPT STYLUS e mi permette di fare delle cose interessanti. L’interfaccia è pensata per la scrittura manuale senza addestramento: traduce immediatamente il testo manuale in testo editato con la possibilità di trasferirlo immediatamente nello strumento che ho aperto sotto. Ottimo per scrivere le mappe concettuali senza usare la tastiera virtuale. È uno strumento pensato per essere funzionale nei tablet o in altre forme non legate alle lavagne interattive e ai programmi autore (nel software dell’Interwrite c’è la funzione di riconoscimento del testo). Molto importante per i testi matematici, dove c’è la complessità del riconoscimento della scrittura unita alla complessità del riconoscimento della struttura e dell’ordine spaziale. Riesce a riprodurre abbastanza fedelmente il testo matematico ma lo devo incollare come una immagine, catturandolo con lo strumento della lavagna interattiva..

E’ un software unico nel suo genere che permette di scrivere a mano libera nella sua finestra e trasforma subito in testo editato; permette di utilizzare la scrittura libera ed avere immediatamente la traduzione editata. Stessa cosa posso fare sulla lavagna interattiva. Windows ha dei software per fare questo, ma non funzionano in modo adeguato. Questo fa parte di una serie di software che vi permettono di usare le biro tecnologiche che trasformano il testo scritto a mano in formato word. Esiste anche la versione che registra l’audio e, scrivendo su una carta particolare, sincronizza l’audio con quello che io scrivo. Se a scrivere è un ragazzo dislessico che prende appunti per mappe, toccando il punto della mappa può risente la spiegazione contestuale, perché fa la sincronizzazione tra scritto e audio. C’è una applicazione che vi fa vedere subito i contenuti su IPAD, lo trovate subito sulla rete, e c’è un software MYSCRIPT, che vi traduce queste scritte in testo editato. Qui se io scrivo, in maniera leggibile si intende, apre una finestra ed ha anche il foglio matematico.

Uno dei problemi che abbiamo con i bambini nell’ambito della discalculia è che molte volte si fa fatica a scrivere in modo corretto alla lavagna. Per bambini con inferenze nella matematica, una riga più in alto o una cifra un po’ più in basso, possono creare grossi problemi. Questo foglio è gratuito sul tablet e sul telefonico. In più questo è, di fatto, una calcolatrice: io scrivo e il software mette bene in ordine. Non si può copiare perché non esiste un contenitore matematico e allora viene tradotto in testo. Però io posso fare la foto dello schermo ed incollarlo come immagine. Tiene le radici, teoricamente se abilito il calcolo lui mi fa anche i calcoli e mi risolve anche le X. Questo in ambito di gioco può essere utile, ma è anche uno strumento che mi traduce il testo matematico manuale in testo editato. Con la lavagna interattiva con lo strumento di ritaglio lo taglio e lo incollo come immagine sulla lavagna. È interessante perché mi permette di mantenere un ordine formale importante per i ragazzini che hanno difficoltà. È interessante perché si possono fare dei tutorial: l’insegnante mentre a casa prepara il materiale, spiega, parla e scrive e dopodiché può invitare il ragazzino a scaricare il video della lezione e rivederselo a casa. Questo è un ottimo strumento per tutti, soprattutto per gli insegnanti. Se il mondo della formazione entra in questi strumenti, chi li produce sempre più produrrà strumenti che rispondono alle esigenze del mondo della scuola e non è la scuola si deve adattare agli oggetti che ci sono, come è successo per i lettori vocali e gli strumenti di lettura che si sono adattati ai problemi didattici e alle difficoltà.

Anche l’ordine del desktop è una cosa che dovreste insegnare ai ragazzini, così come il nominare i file in modo corretto e dovete insegnare anche a fare l’archivio secondo una logica di catalogazione dei contenuti, per disicipline, per date, nomi, in modo tale che la persona, in poco tempo, possa ritrovare i documenti che ha realizzato. C’è un software, gratuito, che si chiama FENCES, che permette di gestire il

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desktop creando dei raggruppamenti all’interno dei quali le icone si possono scrollare. La cosa interessante è che quando io collego il computer al video proiettore, che non fa il widescreen, le icone vengono buttate tutte in alto a sinistra, invece questo software è pensato per ridimensionarsi e mantenere sempre l’ordine del desktop.

Un altro aspetto su cui la normativa ci chiede impegno è l’ambito delle mappe concettuali, altro punto, molto importante, sulle quali la scuola deve prendere una decisione perché sempre più ci troviamo di fronte a situazioni nelle quali le mappe concettuali hanno la loro importanza. On line ci sono decine di siti per il mapping, ma anche qui la normativa parla di mappe concettuali. Voi sapete che molte volte i ragazzi non usano mappe concettuali ma delle mappe mentali.

La mappa concettuale è una visualizzazione dei contenuti per concetto, dove i vari concetti sono collegati tra di loro attraverso una parola chiave che ne specifica la relazione. Nelle mappe mentali invece questa relazione è implicita nel collegamento e quindi i concetti vengono collegati. Le mappe mentali hanno una struttura a radice d’albero per cui c’è il concetto fondamentale e una serie di concetti di secondo, terzo, quarto livello strutturati in maniera molto gerarchica e precisa. Se voi prendete il software gratuito per la creazione di mappe mentali FREEMIND, voi vedete che non potete, visivamente, orientare i concetti, ma vengono disposti in modo automatico e gerarchico. Naturalmente le mappe mentali sono molto comode per chi le fa, perché chi implicitamente ha messo le relazioni e sa perché le ha messe. Se non sono fatte correttamente, chi legge le mappe mentali può attribuire a quella relazione più significati. Sapete che una mappa mentale, per essere fatta bene, deve essere leggibile dal centro alla periferia e dalla periferia al centro, mantenendo integra la lettura.

La nostra normativa, invece, parla di mappe concettuali. Naturalmente le mappe concettuali nascono sul concetto di apprendimento significativo di AUSEBEL, che NOVAK, l’ideatore delle mappe concettuali, ha assunto e ha cercato di sviluppare per risolvere un suo problema didattico: impedire che i suoi ragazzi imparassero semplicemente a memoria i termini avulsi dal contesto in cui venivano utilizzati. Nel libro di NOVAK, IMPARARE AD IMPARARE, trovate che queste mappe sono oggetti di riflessione che nascono dall’esperienza didattica di classe. Io individuo dei concetti che collego tra di loro tramite delle parole che chiamo parole legame. I concetti non sono delle frasi, ma dei sostantivi, le parole chiave non sono dei poemi, ma dei verbi, delle congiunzioni, delle parole legame. La mappa, nella sua visualizzazione, è sempre sintetica. Di solito lui dice di prendere delle parole chiave, e sarebbe bene evitare i libri di testo che le evidenziano, perché almeno la lettura del testo deve essere una ricerca delle parole chiave, che permetta di discutere su quale sia la parola chiave all’interno della frase. Novak dice che siccome le mappe concettuali rappresentano lo sviluppo del sapere su quell’argomento, non hanno una fine e sono sempre in evoluzione e ci fanno vedere come si sviluppa il sapere su quel concetto. Se riuscite, lui dice, attaccatele al muro, oppure usate la lavagna luminosa perché così potete aggiungere parti; e non è questa l’antenata della LIM? Le caratteristiche che rendono ancora più interessante l’uso della lavagna interattiva con le mappe è proprio questo che Novak diceva: le mappe devono essere attaccate ai muri perché la mappa è sempre in movimento. Siccome è una rappresentazione dell’apprendimento e l’apprendimento non finisce mai, attaccarla al muro significa che ogni volta che c’è un apprendimento nuovo lo si deve mettere in relazione con l’apprendimento vecchio, e questo è uno strumento di meta riflessione importantissimo. Purtroppo, nella realtà, le insegnanti fanno scambio di mappe come di figurine, prendendo materiale dalla rete senza rielaborarlo. Ma se la mappa è un visualizzatore dell’apprendimento, deve essere obbligatoriamente fatto durante l’apprendimento. Le mappe concettuali fanno parte degli strumenti di studio: prima cosa che dovrebbe farci riflettere è che non si

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applicano perché lo dice la normativa e tanto meno la mappa concettuale si può prendere e dare ad un bambino dislessico, perché la mappa concettuale è uno strumento di meta riflessione dell’attività didattica fatta in classe o durante lo studio, frutto di una esperienza di apprendimento della classe o del bambino, in modo tale che possa fare meta riflessione e rievocare l’esperienza didattica. Presume delle abilità notevoli, che devono saltare fuori da un utilizzo condiviso e da una metodologia di utilizzo a cui bisogna educare anche i genitori. Queste cose non vengono dette a scuola, specie ai genitori, che invece pensano che basta una mappa per risolvere i problemi. Il bello della mappa, invece, è proprio nella meta riflessione. Sono strumenti che servono alla persona per rendersi conto del proprio apprendimento. Per i ragazzi DSA questi strumenti dovrebbero rievocare lo studio attraverso la meta riflessione sulla relazione dei concetti. Se voi prendete una mappa precostituita sulla rete, spesso non serve a nulla, perché la mappa è un’esperienza personale di consolidamento dell’apprendimento, serve per migliorare il proprio apprendimento. È uno strumento proprietario: se io lo faccio in classe, tutti si rendono conto dell’apprendimento che stiamo facendo.

Per le mappe io uso CMAPTOOLS, fatto dall’università di Novak, e di sicuro fa mappe concettuali multimediali. Questo strumento è molto interessante quando entro nel mondo delle mappe ed ho la lavagna interattiva. Io posso collegare alla stessa parola legame un altro concetto e c’è sempre la parola legame. Se non volete la parola legame, quando fate la relazione dovete premere il pulsante control, ma in questo modo andate a creare una mappa ibrida, tra mappa concettuale e mappa mentale, perché la relazione diretta, implicita, fa parte delle mappe mentali. Fare delle mappe pure è complesso e molte volte non ha senso, perché è una elencazione di concetti di cui posso fare a meno. Esiste anche MIND42.COM, on line, che registrandosi permette di inserire anche immagini e costruire mappe.

Un altro aspetto negativo della nostra scuola è che le mappe concettuali sono usate solo per la disabilità e per i DSA. I bambini delle elementari delle nostre scuole non hanno competenze nella creazione di mappe. Novak diceva: “Quando sono in presenza di un apprendimento significativo? Cos’è che mi caratterizza la differenza tra un concetto che fa parte di un apprendimento significativo ed un concetto che non fa parte di un apprendimento significativo?” È la visualizzazione e qui si ritorna alla filosofia della matematica orientale che dice che c’è il terzo occhio, che è l’occhio della mente, che vede quello che voi pensate. Quando un bambino lo abituate a pensare con le mani, pur non usandole “vede” le mani. Andate a vedere come funziona l’abaco giapponese, uno strumento che dovrebbe essere obbligatorio nelle scuole elementari al posto della calcolatrice perché vi obbliga ad usare la testa. Novak dice che quando voi riuscite a visualizzare un concetto, questo fa parte del vostro apprendimento significativo. Il vostro apprendimento significativo è anche in grado di combinare situazioni inverosimili, per cui non c’è da stupirsi se esistono le arti e cose simili, perché la nostra mente è in grado di creare cose che derivano dall’apprendimento significativo. Noi abbiamo già un cervello pensato per vedere le cose. Se prendete il libro “Imparare ad imparare” di Novak e leggete le prime 40 pagine avrete una idea più chiara e leggendole finalmente ho capito qual è la potenza della mappa concettuale, che è nella meta riflessione sulla relazione dei concetti.

Come si fa una mappa? Novak diceva che normalmente in una pagina di testo ci sono circa 20/30 parole chiave. Anche qui: non prendete testi dove le parole chiave sono già evidenziate se no i ragazzi che cosa fanno? Scegliete dei testi nero su bianco, scritti grossi, divisi in due, maiuscolo e minuscolo, oppure corsivo stampato e maiuscolo e avrete il testo ideale. Quando si legge ci si annota i concetti, dopodiché dalla ricostruzione delle relazioni trovate, la lettura della mappa dovrebbe sostanzialmente ripercorrere il contenuto del testo. Fare la mappa mentre si legge non ha senso: dovrei creare i concetti e metterli sul

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mio piano di lavoro. Dopo comincio a prendere i concetti e a metterli in relazione. Vedete che questo software, automaticamente, mette la parola chiave. Di solito i concetti sono dei sostantivi, mentre le parole chiave sono dei verbi, delle congiunzioni, degli elementi delle relazioni. Le mappe originali erano molto più complesse, perché c’erano dei dati e anche la valutazione, quindi la possibilità di misurare la complessità della mappa in base ad una serie di criteri dati. Trovate tutto questo nelle prime 40 pagine del primo libro di Novak, in più c’è tutto uno schema per la primaria, per la secondaria di primo e di secondo grado. L’importanza di questo metodo non è posta sulla mappa concettuale ma sul processo di creazione delle connessioni. Teoricamente, scaricare una mappa precostituita didatticamente non serve a nulla e questo dovremmo dirlo ai genitori dei ragazzi dislessici, che vanno sulla rete e le scaricano, perché la mappa è in realtà, un oggetto di riflessione sull’esperienza didattica vissuta dal singolo e dalla comunità della classe. Se voi prendete una mappa precostituita sulla rete, spesso non serve a nulla, perché la mappa è frutto di un’esperienza di consolidamento dell’apprendimento, serve per migliorare l’apprendimento personale. È uno strumento proprietario: se io lo faccio in classe tutti si rendono conto dell’apprendimento che stiamo facendo. Queste cose non vengono dette a scuola, specie ai genitori, che pensano che basta una mappa per risolvere i problemi. Il bello della mappa, invece, è proprio nella meta riflessione; sono strumenti che servono alla persona per rendersi conto del proprio apprendimento. Per i ragazzi DSA questi strumenti dovrebbero rievocare lo studio attraverso la meta riflessione sulla relazione dei concetti.

Io ho trovato questo libro illuminante anche sulla potenza delle lavagne interattive attraverso le mappe concettuali, perché quando Novak afferma che le mappe concettuali dovrebbero essere appese al muro perché non sono mappe statiche, ma dovrebbero visualizzare l’accrescere dell’esperienza del sapere, sta parlando della LIM. L’idea di Novak di mettere tutto attaccato al muro è illuminante: infatti lui dice che se siete fortunati, e avete la lavagna luminosa (stiamo parlando di altri tempi) potete modificare ed ampliare. Oggi abbiamo le lavagna interattive che sono strumenti interessanti visti nell’ottica di Novak.

Altra cosa che dice Novak è che le mappe sono state ideate sulle teorie dell’apprendimento significativo di Ausubel, e questo è un altro punto molto importante perché l’apprendimento significativo nasce dal saputo, dal vissuto, dall’esperienza pregressa del bambino, e tutti i nostri bambini sono dei contenitori pieni e non contenitori vuoti. Se io riesco a capire qual è l’esperienza significativa per quel bambino su quel contenuto che io sto cercando di condividere, forse anche nei bambini con difficoltà di apprendimento riesco, tramite una mappa concettuale, ad aiutare a consolidare gli apprendimenti e a renderli significativi.

Sostanzialmente sia Ausubel che Novak non sono mai stati messi in discussione; rimangono assunti utilizzati ancora oggi, perché effettivamente hanno detto cose interessanti ieri come oggi. Quand’è che un apprendimento è significativo? Quand’è che i bambini hanno consapevolezza dell’apprendimento significativo? Il nostro cervello è in grado di utilizzare la propria esperienza significativa per inventare, creare, generalizzare , e questo ci dovrebbe far capire quanto siano importanti gli strumenti visuali nel nostro apprendimento, perché noi abbiamo un terzo occhio, come dicono gli orientali, che è questa capacità della nostra mente di visualizzare ciò che non esiste, capacità dovuta anche all’esperienza.

Quando io faccio una mappa concettuale parto dall’analisi testuale delle parole chiave: se il libro mi fa già vedere le parole chiave anche questa esperienza di ricerca salta; è meglio scegliere libri semplici, i più nudi possibile, anche se oggi è difficile trovarne. Anche il fatto che nei libri ci sia il vocabolario non è bene, perché il vocabolario va imparato ad utilizzare e non comprate i vocabolari digitali, primo perché sono più difficili da usare di quelli di carta, secondo perché è bene che un ragazzo impari ad utilizzarlo

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perché un domani può essergli necessario nella vita lavorativa. L’abc del vivere bisogna insegnarla a tutti, semmai aiutiamoli mettendo le linguette di fianco con le lettere, perché sanno comunque leggere e riconoscere le lettere, poi dopo si sforzeranno e mica fa male sforzarsi, dobbiamo portare tutti a mettere a punto il massimo delle loro possibilità e strategie. Il potenziamento è la chiave di lettura che fa progredire la mente, poi ci sarà un limite oltre al quale non andremo, però fino a lì ci dobbiamo arrivare.

L’impostazione dell’università di Padova è rivolta alla persona, ha un approccio molto psicologico e parla soprattutto di potenziamento, mentre fino a pochi anni fa gli strumenti erano delle protesi mentali, c’era un’accezione molto negativa nei confronti degli strumenti. Io sono stato uno dei primi che ha introdotto gli strumenti nei corsi della Lucangeli, perché non è lo strumento che è di per sé negativo o positivo, ma come è utilizzato. Concetto fondamentale è che gli strumenti da soli non servono assolutamente a nulla. Nei master in cui si fa sempre della neurofisiologia dell’apprendimento, c’è il dott. Gianmarco Zorzi che insieme ad una equipe mondiale studia i processi fisiologici con la risonanza magnetica funzionale, verificando come funziona il cervello durante l’apprendimento, per cui oggi non si ipotizza soltanto come il cervello funziona, ma lo si vede e si riescono ad individuare le zone che si mettono in moto o che cosa non funziona come nei bambini DSA. Ormai c’è proprio la certezza di cosa capita. Durante questi master si fa neurofisiologia e si parla di multisensorialità, si è superata la multimedialità, dando delle accezioni alla multisensorialità, all’uso contemporaneo di più sensi, proprio dal punto di vista fisiologico, cioè mostrando cosa succede quando il nostro cervello viene bombardato. Il nostro cervello tende a mettere in moto tutte le sue strutture se deve applicarsi contemporaneamente a musica, canto, lettura, recitazione, ecc., come ad esempio nel teatro. Nel cervello del bambino piccolo, i due emisferi, l’emisfero destro quello logico e quello sinistro che cura le sensazioni, la parte artistica e creativa, sono in competizione e tendono a prevalere uno sull’altro. Naturalmente nella fase dei bambini piccoli c’è una grande produzione di sinapsi quindi di collegamenti. La scuola interviene in un momento particolare e lavorando solo sull’aspetto logico e distruggendo completamente l’aspetto artistico, perché si crea una competizione neurale, a discapito proprio della parte creativa. La scuola non facendo attività artistiche serie nei primi anni di vita tende a ridurre l’aspetto creativo e prediligere il cognitivo a discapito del creativo ed è per questo che i bambini sono poco bravi a suonare, cantare, disegnano male, ecc. e non c’è solo una predisposizione da tenere in considerazione, ma anche una selezione legata la contesto nel quale si vive.

La multi modalità, invece, è un concetto tramite il quale io riesco a veicolare un contenuto, un argomento, utilizzando contemporaneamente più media comunicativi, in modo tale che, (pensate a Gardner), in base alla intelligenza che ognuno di noi più predilige in termini di intelligenze di apprendimento, con immagini, suoni, animazioni permette di veicolare contenuti in modo diverso e forse qualcuno trova un canale aperto per accedere a quei contenuti. La multi modalità è anche uno strumento interessante perché non solo la persona utilizza il canale comunicativo che predilige, ma tende a confrontarlo con canali comunicativi sui quali ha minore predisposizione e li comincia ad utilizzare suo malgrado grazie ad un confronto immediato.

Oggi come oggi tutta la letteratura attribuisce alle tecnologie una delle poche possibilità per questi ragazzini di rimanere in un contesto di apprendimento in modo attivo. Io penso che il discorso dei DSA si sia in qualche modo amplificato proprio perché mentre una volta i DSA o andavano subito a lavorare o erano figli di famiglie che gli permettevano di fare un certo tipo di percorso, non c’era da parte della comunità scolastica necessità di intervenire. L’ambito dell’apprendimento dei DSA era inficiato proprio

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perché non c’erano strumenti adeguati per permettere anche a loro per accedere al testo. Oggi le tecnologie dimostrano che anche per questi bambini c’è questa possibilità di fare un salto di qualità.

Questo software qui, CIMAP, è prodotto dall’università dove lavorava Novak. Siamo negli anni 70 e lui diceva che se si aveva la fortuna di avere una lavagna luminosa si poteva rendere dinamico il sapere, pensate che cosa avrebbe provato davanti alle nostre lavagne digitali, perché le sue teorie sarebbero ancor più confermate. Le teorie di Ausbel e quelle di Novak non sono mai state modificate dalle pedagogia, perché funzionano, sono teorie forti. NOVAK utilizza il concetto di apprendimento significativo di AUSEBEL, dove la differenza tra apprendimento significativo ed apprendimento mnemonico è molto importante, perché ciò che imparate a memoria sta alla base dell’apprendimento significativo, non c’è apprendimento significativo senza apprendimento mnemonico, però mentre l’apprendimento mnemonico è un apprendimento a breve termine, dopo 48 ore si perde, l’apprendimento significativo invece è ad alta persistenza e, addirittura, se lo consolido, è un apprendimento che non si perde più. La sinapsi ha una sorta di memoria per cui non c’è bisogno di pensare. Lo Strep sinaptico è una situazione tramite la quale la sinapsi è già predisposta per fare il collegamento, come se avesse una memoria. L’apprendimento funziona allo stesso modo: quando una cosa è consolidata non c’è bisogno di pensarla diventa spontanea. Quando io non riesco a fare qualcosa come mettere la m davanti alla p e alla b, è perché c’è stata un’inferenza nella creazione di questa persistenza dell’apprendimento. Se io insegno riconoscere l’apprendimento significativo genero un apprendimento molto stabile e NOVAK dice che se io imparo sul saputo, velocemente riesco a rendere persistente l’apprendimento mnemonico. Costruire sull’apprendimento significativo, cioè creare relazioni e non quantità di cose, è facile che i bambini ci si ritrovino, anche quelli che hanno difficoltà a scrivere perché non sono mica tonti. Non è neanche detto che abbiano difficoltà a memorizzare, molte volte hanno difficoltà a memorizzare contenuti casuali, ma loro riescono a creare le relazioni e spesso il loro QI è superiore alla norma, e questo è il grande vantaggio della dislessia, e quindi va trattato come un bambino intelligente. Il nostro cervello, quando ha fatto un apprendimento significativo, di quell’apprendimento è in grado di farne ciò che vuole, combinandolo anche in situazioni inverosimili. Nella filosofia orientale dove l’apprendimento significativo è molto usato come nel calcolo mentale lo chiamano il terzo occhio, cioè l’occhio della mente, che ci permette di visualizzare cose che sappiamo o cose che assolutamente non esistono ma fanno parte di un mix creativo che riusciamo a fare.

Come si fa una mappa? Normalmente Novak diceva in una pagina del testo ci sono circa 20/30 parole chiave. Ci sono diversi modi di fare le mappe, il bello della mappa non è sulla sua costruzione, ma sulla discussione, sulla meta riflessione e sulla relazione dei concetti che ho trovato nel testo e vado ad inserire nella mappa. Tutti i concetti che ho individuato li metto sulla lavagna perché importante non è mano a mano che leggo scrivo alla lavagna, altrimenti è solo fare un copia e incolla, ma io raccolgo le informazioni, poi successivamente ricreo le relazioni cercando di rievocare cosa abbiamo letto, cercando di discutere sul come e perché un concetto deve essere collegato ad un altro e quale sia la parola chiave. La mappa concettuale si caratterizza, in riferimento alle mappe mentali, dal fatto che i concetti sono sempre uniti, collegati, da una parola chiave. Quindi la proposizione, come diceva Novak, che è l’elemento minimo della mappa concettuale, è composta da un concetto e una parola chiave, più concetti collegati da parole chiave. Questo piccolo nucleo, è una proposizione. Naturalmente la parola chiave non è una frase, il concetto non è una frase, ma sono parole: normalmente i concetti sono sostantivi, le parole legame sono verbi, congiunzioni. Quello che deve essere chiaro è che devono essere composte di concetti e non deve contenere il riassunto della pagina a cui si riferisce. Un altro aspetto negativo della nostra scuola è che le mappe concettuali sono usate solo per la disabilità e per i DSA. I bambini delle elementari

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delle nostre scuole non hanno competenze di creazione di mappe. Novak diceva: “Quando sono in presenza di un apprendimento significativo? Cos’è che mi caratterizza la differenza tra un concetto che fa parte di un apprendimento significativo ed un concetto che non fa parte di un apprendimento significativo? È la visualizzazione e qui si ritorna alla filosofia della matematica orientale che dice che c’è il terzo occhio, che è l’occhio della mente che vede quello che voi pensate. Quando un bambino lo abituate a pensare con le mani, pur non usandole “vede” le mani. Andate a vedere come funziona l’abaco giapponese, uno strumento che dovrebbe essere obbligatorio nelle scuole elementari al posto della calcolatrice perché vi obbliga ad usare la testa. Novak dice che quando voi riuscite a visualizzare un concetto, questo fa parte del vostro apprendimento significativo. Il vostro apprendimento significativo è anche in grado di combinare situazioni inverosimili per cui non c’è da stupirsi se esistono le arti e cose simili, perché la nostra mente è in grado di creare cose che derivano dall’apprendimento significativo. Noi abbiamo già un cervello pensato per vedere le cose.

Questo processo di meta riflessione sulle costruzione delle relazioni porta ad avere una mappa che di fatto riproduce la relazione del testo. Se io riesco a fare un brainstorming significativo, questa mappa si arricchisce dell’apprendimento significativo, del saputo dei bambini e cominciano a relazionare altri argomenti e da lì si parte per far capire come si articola il sapere. Fatta alla lavagna interattiva, la mappa è molto interessante ed è uno strumento dinamico che mi permette di cambiare la disposizione e le relazioni oppure creare relazioni con altre mappe. La lavagna interattiva è l’unica, all’interno degli strumenti che troviamo per studenti e docenti all’interno delle classi, ad essere un ottimo strumento di meta riflessione.

Scegliete dei testi nero su bianco, scritti grossi, divisi in due, maiuscolo e minuscolo, oppure corsivo stampato e maiuscolo, che sarebbero i testi ideali. Una volta che uno legge si annota i concetti, dopodiché dalla lettura della mappa e dalla ricostruzione delle relazioni dovrebbe sostanzialmente scaturire il contenuto del testo. Fare la mappa mentre si legge non ha senso perchè devo trovare i concetti e metterli sul mio piano di lavoro; poi comincio a prenderli e a metterli in relazione. Vedete che questo software, automaticamente, mette la parola chiave. Di solito i concetti sono dei sostantivi, mentre la parola chiave sono dei verbi, delle congiunzioni, degli elementi delle relazioni. Le mappe originali erano molto più complesse, perché c’erano dei dati e anche la valutazione, quindi la possibilità di misurare la complessità della mappa in base ad una serie di criteri dati. Trovate tutto questo nelle prime 40 pagine del primo libro di Novak, in più c’è tutto uno schema per la primaria, per la secondaria di primo e di secondo grado.

Questo strumento è molto interessante quando entro nel mondo delle mappe ed ho la lavagna interattiva. Io posso collegare alla stessa parola legame un altro concetto e c’è sempre la parola legame. Se non volete la parola legame, quando fate la relazione dovete premere il pulsante control, ma in questo modo andate a creare una mappa ibrida tra mappa concettuale e mappa mentale, perché la relazione diretta, implicita, fa parte delle mappe mentali. Fare delle mappe pure è complesso e molte volte non ha senso, perché è una elencazione di concetti di cui posso fare a meno.

Fare mappe alla lavagna interattiva è scomodo perché molte volte non si sa come inserire i dati con la tastiera virtuale. Con quel software di prima, MY SCRIPT STYLUS, che fa parte del software delle SMART PEN per prendere appunti, posso immediatamente inserire il concetto nella mappa concettuale, non ho nemmeno i tempi morti, e non ho distrattori, perché tutto è incentrato su scrittura e creazione della mappa. Questo strumento l’ho preso proprio pensando a tutte le difficoltà che in questi anni abbiamo avuto nella creazioni di mappe sulla lavagna interattiva nell’usare la tastiera virtuale che è grossa e

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richiede tanto tempo. Invece qui, potendo scrivere a mano libera qualsiasi cosa, si scrive velocemente e non dovendo far sì che il computer impari la mia calligrafia, chiunque può scrivere e alla fine, a meno che non scriva in modo estremamente contorto, si riesce ad avere un buon risultato. Se io faccio un lavoro del genere su una lezione, faccio tanta visualizzazione e se riesco a ricostruire, insegno indirettamente ai bambini come studiare. Se l’insegnante utilizza queste metodologie e la lavagna mi permette di visualizzare subito il come e cosa, può essere molto utile. Il costo MY SCRIPT SYTLUS è di circa 30 euro e si può mettere su tutte le lavagna, poi eventualmente, si possono richiedere solo le licenze per risparmiare un po’. È uno strumento interessante per chi ha necessità di scrivere correttamente o di inserire dati in contenitori che non potrebbero utilizzare la scrittura manuale.

Allora le mappe usatele, servono o non servono? Per alcuni bambini sono molto efficaci le mappe mentali, per altri le mappe concettuali. On line ce ne sono tantissimi di programmi di mapping, graficamente bellissimi.

Io ho detto che la lavagna interattiva è uno strumento interessante perché mi permette di usare più strumenti comunicativi contemporaneamente, anche le immagini, e le potete usare trascinandole dentro direttamente. Per usare la lavagna interattiva bisogna pensare a chi ci sta dietro, ma soprattutto a che cosa lui deve fare con la lavagna interattiva.

Potete trascinare dentro video, audio, immagini, e alla fine creare una mappa multisensoriale dove il ragazzino, partendo dal concetto, può avere la trasformazione del testo in audio direttamente con il software LEGGIXME che abbiamo visto prima, e si fa leggere il testo che è visualizzato; un filmato che approfondisce un qualche elemento laboratoriale; un video che approfondisce o cerca di dare un’idea concreta tramite immagini e testo. Questo non è utile solo per il ragazzo dislessico. Se ogni volta che faccio un argomento lo organizzo per mappe, alla fine ottengo una mappa che riassume tutto quello che interessa. È uno strumento che ci dovrebbe rallentare, ci dovrebbe portare non tanto alla quantità quanto alla riflessione, a fermarci, a riflettere e quindi la riflessione è un momento importante per tutti, specie per chi ha bisogno di supporto. La lavagna touch permette a tutti coloro che non possono usare strumenti fini, che non hanno abilità manuali, di poter interagire con un contesto di apprendimento. Toccare è la cosa che sappiamo fare fin da quando non sappiamo nemmeno chi siamo, è un atto di basso livello, ma con un altissimo quoziente di apprendimento. Il touch, il digit, il toccare è alla base di tutto l’apprendimento del bambino, il 90% dei neuroni sensoriali è disposto in mani e bocca. L’uomo da quando nasce riesce ad esplorare il mondo con il tatto: pensate a tutti i bambini con ritardo o difficoltà, le mani per loro sono il mondo dell’apprendimento. È uno strumento che favorisce l’ approccio all’esplorazione utilizzando questi strumenti di base; pensate anche ai ragazzi che hanno difficoltà a scrivere o che hanno difficoltà ad interagire in un contesto complesso, è uno strumento veramente molto interessante.

Altro vantaggio delle mappe è che possono essere messe insieme, perché io posso creare collegamenti tra mappe e quindi creare delle relazioni tra contesti apparentemente diversi, ma che hanno degli elementi in comune, in modo che i ragazzi si rendano conto che il sapere è uno e noi lo guardiamo da finestre diverse: finestra d’italiano, storia, geografia, ecc. Questa idea di globalità molte volte i ragazzi non ce l’hanno perché noi insegnanti facciamo discipline, senza dare l’idea di unità del sapere.

C’è anche il traduttore automatico: serve, non serve … sempre più dobbiamo insegnare a correggere e correggere implica sapere la lingua, anche usando il debugging. Però si perde di vista il fatto che non è importante tradurre, quanto essere in grado di rispondere al telefono quando ti senti parlare in un’altra

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lingua e la nostra scuola dovrebbe passare più al verbale che non allo scritto e gli insegnanti di lingua straniera non dovrebbero parlare mai italiano in classe.

Ritornando alla LIM, oggi abbiamo tantissimi strumenti subito utilizzabili con la lavagna e importantissimi sono i contenitori, i CLOUD, le nuvole. Mentre molti sono ancora legati alle chiavette, oggi esistono dei contenitori virtuali, delle strutture che stanno sulla rete e hanno una valenza interessante. Quando io lavoro con la tecnologia ed ho dei bambini che richiedono dei materiali, ad esempio la lezione che ho fatto alla lavagna (pensate non solo ai DSA ma anche ai bambini che non possono prendere appunti: ipovedenti, disabili motori, stranieri, ecc. o, più banalmente, agli assenti) questi contenitori mi permettono di mettere sulla rete i miei lavori rendendoli accessibili ai miei alunni anche da casa. Posso mettere i miei contenuti sulla rete in DROPBOX e ci posso accedere con una USER ID e una PASSWORD condivisa con la classe e da casa i bambini, quando arrivano, hanno già il materiale pronto. A questo punto i bambini che sono più bravi di noi con il computer possono rielaborare da casa un aspetto o tutto il lavoro fatto a scuola e questo strumento permette di fare approfondimento dinamicamente.

A questo punto i bambini che sono bravi con il computer possono rielaborare da casa un aspetto. Il problema era trovare uno strumento che permettesse di fare approfondimento dinamicamente. Questo contenitore è uscito da poco ed è stato affiancato anche dal contenitore di Google che si chiama Google drive. Alla fine avete 10 giga di spazio per ogni classe disponibile e vi segue dappertutto e ce lo avete sia sul telefonino che sul computer. È possibile quindi insegnare ai ragazzini non solo a copiare ma anche ad integrare, perché se scrivono non ascoltano oppure se mentre copiano voi cambiate qualcosa loro non se ne accorgono perché il nostro cervello non è in grado di accorgersi di questo su un contenuto molto ampio, per cui è probabile che non se ne rendano neanche conto. Per insegnare a prendere appunti bisogna fare meta riflessione. Questo strumento delle mappe è un ottimo strumento di meta riflessione per tutti e di mappe per chi ne ha bisogno. L’altro vantaggio delle mappe è che possono essere messe insieme perché io posso creare collegamenti tra mappe e quindi creare delle relazioni tra contesti apparentemente diversi ma che hanno degli elementi in comune, in modo che i ragazzi si rendano conto che il sapere è uno e noi lo guardiamo da finestre diverse: finestra d’italiano, storia, geografia, ecc. questa idea di globalità loro molte volte non ce l’hanno perché noi facciamo discipline, senza dar l’idea di unità.

Questo contenitore è uscito da poco ed è stato affiancato anche dal contenitore di Google che si chiama GOOGLE DRIVE. DROP BOX e GOOGLE DRIVE sono due contenitori virtuali gratuiti in rete, con fino a 5 giga di spazio ciascuno, sufficiente per una classe, e il vantaggio è che chiunque può usare questo oggetto. Si scarica dalla rete, apparentemente è un programma. L’insegnante quando ha finito la lezione copia direttamente i file che ha prodotto lì, dando la password della scatola agli alunni e i bambini a casa la scaricano sul loro computer. Ormai non c’è più bisogno di chiavette, solo una connessione ad internet e la distribuzione di questi contenuti diventa sempre più una cosa normale, meno elaborata e complicata. Alla fine avete 10 giga di spazio per ogni classe disponibile, spazio che vi segue dappertutto, ce lo avete sia sul telefonino che sul computer. È possibile quindi insegnare ai ragazzini non solo a copiare ma anche ad integrare, perché se scrivono non ascoltano. Se poi, mentre copiano, voi cambiate qualcosa, loro non se ne accorgono perché il nostro cervello non è in grado di accorgersi di un cambiamento su un contenuto molto ampio, per cui è probabile che non se ne rendano neanche conto. Per insegnare a prendere appunti bisogna fare meta riflessione. Questo strumento delle mappe è un ottimo strumento di meta riflessione per tutti e non solo per chi ne ha bisogno.

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Ognuno avrà così non solo il materiale che produce a scuola ma ci può mettere anche il materiale che produce per l’attività collaborativa che dovrà andare a fare a scuola, insegnando ai bambini ad essere dei ricercatori, per poi mettere insieme le nozioni e creare i collegamenti. L’insegnante si registra, scarica GOOGLE DRIVE, si va a fare una casella che chiama con il nome della classe a cui fa riferimento il contenuto della cartella, dopodiché da lo username e la password anche ai bambini. Loro si scaricano GOOGLE DRIVE o DROP BOX e quando vogliono entrare e renderlo attivo danno username e password e si troveranno subito dentro il contenitore della classe. Ogni volta che io metto dentro un contenuto, immediatamente sarà disponibile per tutta la classe. Il tablet android è fantastico perché non è proprietario, nel senso che, pur essendo di Google, è un sistema che dà un respiro diverso. Sul tablet io ho DROP BOX o GOOGLE DRIVE e se do sul mio computer i dati, immediatamente mi si aggiorna tutto. Quello che io metto nel box immediatamente lo hanno tutti: se è il lavoro fatto in classe anche gli assenti lo possono avere. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che il computer e i tablet andranno in classe sui banchi, con tutto il materiale didattico dentro, e pensate quanto risparmio di schiena e carta. Con i tablet, poi, posso collegarmi al computer che gestisce la lavagna, e sapete che il tablet, come i telefonini, hanno una combinazione di tasti che permette di fare lo screen shoot dello schermo, cioè di fare la fotografia dello schermo, per cui il ragazzino che ha difficoltà fa la fotografia dello schermo su cui c’è la lezione o la spiegazione e su quella possiamo fare meta riflessione a scuola o il bambino a casa può lavora; si può fare anche con il telefonino android. I bambini a casa hanno un tablet, un tablet ipad, un android, o un computer, ce ne sono dappertutto e il bambino avrà la sua cartella DROP BOX nei preferiti.

E finalmente daremo in mano ai ragazzi dei libri che hanno un senso. Per il bambino che ha delle difficoltà e necessita del materiale fatto in classe, in questo modo lo ha immediatamente dentro il suo tablet o telefonino o pc o su IPAD. Il vantaggio è che sono fuori dallo spazio: pensate ai bambini che stanno a casa e non possono andare a scuola. Oggi con SKYPE e un contenitore così voi avete il bambino in classe. Quando io non ho più il problema economico non possiamo tirarci indietro.

Ormai non è più un problema tecnologico, ma è un problema di uso responsabile e didattico delle tecnologie. Se prendete un telefonino android come il Samsung, ce ne sono tanti tipi, sono degli smartphone che hanno in tasca tutti, potete dettare con la voce e scrivere, potete ascoltare un testo letto con una sintesi vocale che alcuni anni fa era impensabile dentro un telefonino che oltretutto non vi chiede soldi. Android ha dei costi accettabili ed è molto interessante. Considerando cosa uno ci deve fare, effettivamente non vale la pena di comprare un IPAD, il mondo di Apple è molto chiuso, mentre il mondo di Google è anche il mondo di Windows. Io posso fare le stesse cose sempre lavorando anche con tutte le cose del computer perché non si può prescindere da Windows, anche Apple lo sa e ci sono applicativi di sincronismo e di lavoro sulle piattaforme di Windows. Poi adesso uscirà Windows 8 che è pensato per i tablet e bisognerà vedere se il mondo di Windows sarà un mondo accessibile dal punto di vista economico. Considerate che tutto il software gratuito gira sulla piattaforma Windows.

Io posso anche usare la LIM attraverso dei software di controllo remoto che hanno un nome, VNC, oppure c’è un software pensato sia per Android che per Apple, che si chiamano SPLASHTOP. Questi software permettono di controllare il computer che gestisce la lavagna con il tablet. Le Smart, come altre lavagne, possono essere collegate con il bluetooth; anche il videoproiettore si puè collegare al computer tramite wireless. Forse un giorno, utilizzando il bluetooth, sarà possibile controllare la lavagna senza passare dai pc, ma ora no. Oggi come oggi non è possibile prescindere dalle wireless, dai collegamenti telefonici, ecc.

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In questi anni mi sono dedicato agli strumenti per prendere appunti, che sono delle biro digitali tramite le quali è possibile immediatamente trasformare gli appunti presi in appunti editati in word in modo tale che siano leggibili, oppure biro che sincronizzano mappe concettuali con la registrazione della spiegazione dell’insegnante, strumenti fondamentali per i docenti, pensati per le persone che scrivono. Se si scrive maiuscolo va bene per tutti subito, se si scrive in corsivo la macchina. deve essere addestrata.

Esistono degli strumenti per prendere appunti come le SMART PEN e KEYNOTE PODCAST, che ha un ricevitore che viene attaccato al block note e quello che scrivo viene scansionato all’interno dello scanner e quando collego il tutto al computer c’è un software che si chiama MY SCRIPT STUDIO che è in grado di trasformare il testo scritto in testo editato dentro word. Una volta era necessario inserire il profilo grafico dello scrivente, dichiarare chi era che scriveva, oggi con questi strumenti non è più necessario. Questo strumento è utile anche per i bambini della primaria per il consolidamento del segno grafico perché riconosce fino ad un certo punto e quindi è necessario scrivere bene affinchè possa trasformare.

Per il supporto ai ragazzi dislessici, quando non si ha un tutor in classe, potrebbe essere un ottimo strumento la socializzazione della difficoltà: i bravi prendono appunti per i meno bravi, gli si regala una biro come questa che costa 60 euro, gli si dà dei crediti perché hanno fatto un’attività intelligente e socializzante, in modo tale che gli appunti presi dal ragazzo bravo a casa possono essere immediatamente letti dalla sintesi vocale. Risentendoli immediatamente, il ragazzo dislessico consolida i concetti, perché se passa troppo tempo perde quanto ascoltato.

Un altro problema che hanno i ragazzi con problemi nell’area logico matematica è quello di copiare semplicemente le formule matematiche, perché a volte basta mettere un numero sopra o sotto e cambia tutto. Questo software è un primo passo al supporto nella scrittura matematica: se io miglioro la scrittura, miglioro la lettura, miglioro tutto. È anche una calcolatrice che vi potrebbe dare anche il risultato, basta disabilitarne la funzione. Per mettere la stringa matematica sulla lavagna non posso fare semplicemente copia incolla, occorrerebbe un motore matematico, un math editor, ma posso utilizzare lo strumento di ritaglio e poi vado a ritagliare l’operazione e la vado a mettere sulla lavagna. Anche la lavagna ha uno strumento di riconoscimento, ma molto più scarso rispetto a questo. Vi faccio vedere come quella up lì è gratuita sui tablet versione android, dove è una calcolatrice e da risultato, mentre non c’è su Ipad. Volendo mi trova anche l’incognita e se ho un ragazzino veramente discalculico, che non mi fa proprio niente questo può essere uno strumento per aiutarlo. Posso incollare diverse parti di funzioni e riprodurre operazioni anche molto complesse potendo anche muoverli.

Questi strumenti arriveranno nella scuola e noi come docenti dobbiamo vagliare quali sono utili e quali no didatticamente, perché deve essere uno strumento compensativo e non sostitutivo per i ragazzi. Gli strumenti vanno calati sui bambini, personalizzati e non averne un utilizzo comune a tutti. Il punto di partenza è capire dove finisce il compensativo e dove comincia il dispensativo rispetto alle competenze che volete sviluppare nel bambino. COMPENSATIVO: di solito l’accezione è che va a colmare una lacuna, ma è su come andiamo a colmare questa lacuna che dobbiamo stare attenti.

La SMART PEN è invece basata sulla possibilità di registrare l’audio mentre scrivo e di sincronizzarlo. Se il ragazzo prende appunti per mappe, toccando il concetto risente quello che l’insegnante ha detto in quel momento su quel concetto. Questa costa 129 euro e scrive su carta isometrica, con una trama. La differenza con il registratore digitale è che non c’è bisogno di sbobinare e c’è corrispondenza tra la parola detta in questo momento e il testo scritto. Quando prendete questa penna viene assegnato per il docente uno spazio web dove potete creare dei tutorial, con le vostre parole, per casa con un feedback

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immediato. Su Ipad c’è una up che vi permette di vedere i vostri appunti immediatamente lì, mentre su Android, c’è una parte di questo applicativo.

Quindi vedete che nell’ambito della visualizzazione dei contenuti sia testuali che matematici cominciamo ad avere dei prodotti abbastanza validi.

Quando introdurre gli strumenti? Non prendete mai voi la decisione; dietro a una diagnosi c’è una equipe neuropsichiatrica, quindi fate una riunione ad inizio anno con genitori, docenti del consiglio di classe, equipe o neuropsichiatra di riferimento e ragazzo, se è già grande, e insieme decidete il percorso. . Attenzione a non fare diagnosi, non vi compete e soprattutto stiamo attenti a non andare contro quello che dicono le diagnosi. Poi bisogna fare formazione anche presso i genitori, perché gli strumenti non è che li possono usare solo a casa o solo a scuola. Bisogna che all’interno della scuola non ci sia solo il referente DSA a cui è delegato tutto, lui dovrebbe fare da supervisore e consulente di tutti gli insegnanti, ma ci deve essere anche un gruppo di intervento. L’insegnante dovrebbe insegnare ai bambini ad usare il software. Quando inserire questi strumenti? Quando ce lo dice il medico, perché è sempre molto azzardato agire se non abbiamo competenze diagnostiche. Nel momento in cui il medico dice che è necessario usare degli strumenti, il suo compito è finito, tutto il resto è didattica. Per ogni bambino che ha una segnalazione si dovrebbe, all’inizio dell’anno, fare una riunione con tutte le parti coinvolte e decidere cosa fare e si scrive la strategia concordata, perché poi anche a casa il bambino deve fare le cose coerentemente. Quindi sarebbe bene fare i corsi di formazione sugli strumenti anche per i genitori, perché non serve uno strumento se a casa viene usato in un modo o non viene usato per niente e a scuola viene usato parzialmente.

Sono strumenti utili ma soprattutto che fanno parte del mondo della cultura il cui utilizzo nasce per i dislessici, ma poi è utile per tutti, anche per i ciechi. Quindi basta parlare di strumenti per: gli strumenti sono strumenti e siamo noi docenti che dobbiamo sapere quando e come utilizzarli. Fa parte della nostra preparazione. Quello che io cerco di portare avanti è l’uso inclusivo degli strumenti per tutti perché, in realtà, quelli che vengono chiamati strumenti compensativi sono strumenti che vanno bene per gran parte di bambini e se io li utilizzo in un contesto intelligente, compensativo ed inclusivo, naturalmente non ghettizzo il bambino DSA, ma creo un contesto il più possibile adatto per tutti, dove vado a codificare i linguaggi che utilizzo. Gli strumenti prettamente compensativi, però, vanno calati sui bambini e non si può averne un utilizzo comune a tutti. Il punto di partenza è capire dove finisce il compensativo e dove comincia il dispensativo rispetto alle competenze che volete sviluppare nel vostro bambino.

Altro punto importante: insegnate a tutta la classe ad ascoltare; si impara ad ascoltare da piccoli e bisognerebbe attivare delle attività di classe sulle competenze di ascolto perché ascoltare bene e ascoltare male significa comprendere bene o comprendere peggio e questo c’entra con tutti e sarà più fruttuoso su coloro che hanno dei problemi, perché avranno appreso una tecnica di ascolto per loro fondamentale.

La scuola ha sempre più bisogno di lavorare sulle competenze forti e non sui contenuti, perché i contenuti sono troppi e cambiano dalla mattina alla sera. È molto più importante insegnare al bambino ad avere competenze di studio, competenze di analisi, competenze di ascolto che potrà poi usare trasversalmente su tutte le discipline, perché il rischio è di creare un ammasso di contenuti che non rimangono in testa. Tendiamo a riprodurre schemi e a non confrontare stili cognitivi e questo ci penalizza, invece sarebbe bene anche confrontarsi sulle strategie. Un danno della tecnologia è stato quello di sostituirsi ai processi mentali, fondamentali per le strategie e gli stili cognitivi.

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DIGIT è una delle forme più importanti e forti dell’apprendimento del calcolo, è l’apprendimento con il tocco e, guarda caso, il sistema metrico decimale è decimale perché abbiamo 10 dita e significa che fa parte dell’uomo a tutti gli effetti. Contare con le dita è una delle cose più importanti che la scuola dovrebbe riprendere a fare e sta alla base di tutto. Dietro il DIGIT c’è tutta la matematica orientale; bisognerebbe riportare il calcolo al centro di un gioco che è quello di osservare, toccare, sommare, ecc.

Il calcolo mentale è interessante perché il calcolo mentale usa strategie personali, non sono schemi. A scuola l’insegnante dovrebbe non dovrebbe imporre strategie cognitive, ma condividerle e per noi invece questo è molto difficile.

Ma sapete chi ha importato questo metodo di calcolo con le mani? Contare con le dita risale a Fibonacci che nel 1220 ha scritto un libro che si intitolava Libera Abaci che introduceva l’uso delle cifre arabe per i commercianti perché con le cifre romane era impossibile fare i calcoli velocemente e introduce il digit, cioè il metodo di usare le mani per fare i calcoli. E’ colui che ha scritto il più importante testo di matematica ed ha introdotto in Europa le cifre arabe per i commercianti italiani e lui ha suggerito, per imparare ad usarle, di utilizzare le dita, insegnando loro questo metodo che sembra un gioco, mentre in realtà è una visualizzazione dei metodi di calcolo della matematica indiana. L’uso delle dita in realtà è lo schema visuale dell’uso della matematica orientale. Bisogna rivedere certe dinamiche e togliere certe censure permettendo ai bambini, specie a quelli con difficoltà, di usare più liberamente gli strumenti che hanno, perché le mani ce le hanno tutti attaccate al corpo e sono molto sentite. A volte le strade più semplici sono quelle più efficaci, specie con i bambini con difficoltà.

Questi esercizi propedeutici alla matematica mentale vi portano ad applicare qualcosa che nella matematica tradizionale è contraddittoria al numero: nel calcolo tradizionale io conto in modo inverso a come denomino, non conto mai da sinistra a destra, nel calcolo mentale invece io parto da sinistra a destra ed ho una corrispondenza tra posizionalità e nome del numero che uso. Nella matematica orientale partire da destra o da sinistra è indifferente, perché se applico le tecniche di calcolo mentale è indifferente. La digitazione è uno degli elementi più importanti di apprendimento delle quantità e fa parte di una di quelle funzioni del subitizing che rientrano nelle quattro funzioni base del calcolo, che permette di avere coscienza della quantità. Se io permetto ai bambini di usare le mani, io permetto loro di avere un mezzo molto facile da interiorizzare, da rendere per l’apprendimento significativo perché poi le mani si visualizzano. Contare con le dita è uno degli strumenti principale per imparare il calcolo. Esistono tutta una serie di esercizi, chiamateli pure giochi perché devono essere divertenti.

Una delle cose che mette in evidenza la ricerca è proprio l’importanza del DIGIT, la digitazione. Noi nasciamo toccando e ciucciando e sono strumenti di esplorazione e le mani sono sempre più importanti per il bambino per calcolare, il problema è che la scuola inibisce questa opportunità, poiché molte volte usare le dita per contare non è permesso. Nel giro di breve tempo i numeri con le dita si visualizzano come apprendimento significativo e dietro a questo metodo c’è anche tutto il metodo Bortolato che usa uno strumento con 20 astine che prima le vedi e poi te le immagini secondo lo stesso principio del DIGIT. Il metodo Bortolato utilizza una strategia diversa ma molto simile: io ti do lo strumentino composto da dei paletti, prima utilizzi i paletti, poi te li immagini e arrivi al calcolo mentale. La procedura è molto semplice, la facilità dello strumento è che utilizza 20 pezzi mentre noi abbiamo solo 10 dita. È un misto tra l’abaco giapponese e l’uso delle mani e se usato bene è un metodo molto interessante

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Questi metodi legati alla digit e alla matematica orientale sono stati epurati dal ventennio fascista, che ha eliminato tutto ciò che non era italico dalle scuole, reintroducendo anche i numeri romani, per cui questi metodi delle tabelline con le dita sono andati perduti. Le nostre origini matematiche sono uguali per tutti, perché è nel centro del nord dell’India dove gli arabi hanno rubato lo 0.

Noi siamo abituati a sommare dalle unità perché ci preoccupiamo del riporto, in realtà il numero non lo chiamiamo scomponendolo in unità e decine, non applichiamo la proprietà dissociativa importantissima nella matematica egiziana o orientale.

La somma digitale vale come prova del 9 come strumento per migliorare la capacità di stima di validità di un calcolo.

La moltiplicazione egiziana è una cosa fantastica perché è basata sul doppio e sulla somma, non sulla moltiplicazione. Queste cose inventate milioni di anni fa noi le abbiamo buttate ma in realtà stanno alla base del funzionamento neurale, e se voi andate a leggere i libri di questi santoni dicono: abbiamo scoperto come funziona la mente umana e vi danno strategie che non sono degli schemi, ma sono delle modalità che ognuno di noi poi applica come crede. Se voi insegnate tante strategie poi loro si arrangiano e le potete confrontare: dire tu devi fare così è un errore.

Il doppio e la metà stanno alla base di strategie che evitano la moltiplicazione, quindi ad un ragazzino che sa contare ma non sa fare la moltiplicazione insegnategli a moltiplicare in quel modo là, che non è altro che l’applicazione della proprietà dissociativa. Il problema è che noi siamo rigidi e costringiamo i nostri ragazzi a fare una serie di calcoli rigidi, invece la strategia è personale ed il confronto tra strategie è meta riflessione sulle proprietà.

Le tabelline: fino alla tabellina del 5 posso utilizzare le dita e più o meno tutti imparano. Con Fibonacci, agli albori dell’introduzione della matematica araba in Europa, l’uso delle dita è stato uno strumento per introdurre i numeri arabi, dietro c’è la matematica indiana in quanto le dita visualizzano il calcolo mentale. Le tabelline del 6 e del 7 sono le più difficili da imparare per tutti. Le tabelline con le dita nascono da una esigenza medioevale di permettere ai commercianti di calcolare velocemente i loro interessi e Fibonacci scrisse LIBER ABACI, ed è uno testi medievali più importanti perché introduce l’uso delle cifre arabe in Europa. Naturalmente la tabellina dell’1 tutti la imparano. Se ho un discalculico vero la calcolatrice non gli serve a niente, perché 1, 2 , 3, 4 e 5 sono tutti uguali, non hanno un significato, la quantità per loro non ha senso, se è discalculico bisogna trovare delle strategie per permettere loro anche di usare la calcolatrice perché non hanno immediatezza nell’uso delle cifre, non hanno questa corrispondenza automatica e va creata anche nei bambini, e la Lucangeli insegna che anche tutti gli animali hanno un infinito numerico corrispondete a 3 che può essere superato con l’addestramento. Tutti gli animali hanno un nucleo del calcolo e si pensa che all’interno di questa piccola zona del cervello le cellule siano altamente specializzate nel riconoscere la forma di un numero in particolare. C’è uno studio bellissimo dell’università di Padova di Gianmarco Zorzi, che vi fa vedere come i bambini da 2 a 6 mesi sono in grado di riconoscere l’aumento e la diminuzione di quantità pur non avendo consapevolezza del numero ma avendo questo subitizing che è un elemento naturale dell’evoluzione.

Tabellina del due: il doppio e lavorare sul doppio è molto importante. Gli egiziani avevano un metodo di calcolo della moltiplicazione basato sul doppio e sulla somma, non conoscevano la moltiplicazione, molto semplice. Se avete un bambino che ha difficoltà a memorizzare le tabelline ma sa fare il doppio e le somme insegnategli il metodo degli egizi.

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La tabellina del 4 è il doppio del due e bene o male uno con le dita si orienta (una mano è il doppio dell’altra). Così come quella del 5 legata alle mani. Con il 3 c’è un fondamento religioso, nelle religioni orientali è il 9, multiplo di 3, e ci sono delle cose che rendono più facile l’apprendimento. Bene o male alla tabellina del 5 ci arriviamo, ci mancano 6, 7, 8, 9. Numeriamo le dita

Partiamo con 7 X 7 e stendo le dita che corrispondono alle cifre e piego le 3 dita che sono rispetto al 2 su 5 sono i complementari a 5.

7 X 8 dove le dita stese sono le decine, che si sommano, le dita piegate sono le unità che si moltiplicano. Questo gioco vale dalla tabellina del 6 alla tabellina del 9 con queste eccezioni:

6 x 6 dove c’è il riporto (4 X 4 0 16 ECCO LA DECINA CHE MANCA): ho 2 decine e poi aggiungo la terza decina del riporto

Tabellina del 9 è già scritta nelle dita, basta abbassare il moltiplicatore.

Naturalmente per ogni tabellina bisognerebbe, per ogni numero, fare la storia della divisibilità, cioè quando un numero è divisibile per 2, 3, 4, ecc., e anche qui ci sono delle regole di osservazione che senza pensarci, ma entrando nell’apprendimento significativo, vi permettono di capire quando un numero è divisibile senza entrare nella scomposizione, che è molto più complessa. Ci sono delle regole di osservazione in Oriente, perché il numero viene visto come una entità viva e quindi in base a com’è la si può analizzare.

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Per fare la tabellina con le dita numero le dita da 6 a 10.

Le dita dritte sono le decine e si sommano tra di loro, le dita piegate sono le unità e si moltiplicano tra di loro. Se faccio 6 x 7 lavoro in base 10. Se dico 7 x7 ho le dita piegate sono la differenza in più o in meno rispetto alla base di riferimento. Quindi 6 rispetto a 10 ha di complementare -4. Perché si moltiplicano? Perché nella moltiplicazione orientale si moltiplicano le differenze, cioè i complementari, (3 x 4) e poi fanno la sottrazione incrociata (6-3 o 7-4 fa sempre 3), poi il 10 è posizionale e fa 42 e le dita funzionano uguale, perché non faccio altro che visualizzare con le dita lo schema della moltiplicazione, ho già la visualizzazione della sottrazione incrociata. Loro usano sempre moltiplicazioni incrociate e le dita rappresentano la visualizzazione. Se cambio la base non cambia lo schema, la strategia, c’è una questione di proporzionalità, ma non è una questione di strategia di calcolo, il calcolo è sempre quello. È un gioco che rende vere le proprietà delle operazioni e mette in gioco l’osservazione e il digit.

La matematica orientale non fa le moltiplicazioni come le facciamo noi ma parte sempre dalla considerazione dei complementari e ha alla base l’unità complementare.

Se faccio 6 x 7 lavoro in base 10. Le dita piegate sono la differenza in più o in meno rispetto alla base di riferimento. Quindi 6 rispetto a 10 ha di complementare -4.

Base 10 6 - 4

Sottrazione incrociata 3 X 3 x 4 = 12

7 - 3

______

3 +

1 2

______

4 2

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6

789

10

Perché si moltiplicano? Perché nella moltiplicazione orientale si moltiplicano le differenze (3 x 4) e poi fanno la sottrazione incrociata (6-3 o 7-4 fa sempre 3), poi il 10 è posizionale e fa 42 e le dita funzionano uguale, perché non faccio altro che visualizzare con le dita lo schema della moltiplicazione, ho già la visualizzazione della sottrazione incrociata. Loro usano sempre moltiplicazioni incrociate e le dita rappresentano la visualizzazione. Se cambio la base non cambia lo schema, la strategia, c’è una questione di proporzionalità, ma non è una questione di strategia di calcolo, il calcolo è sempre quello. È un gioco che rende vere le proprietà delle operazioni e mette in gioco l’osservazione e il digit.

Qualsiasi numero elevato al quadrato è uguale: 12 x 12 = 144

- L’unità è sempre il quadrato della differenza rispetto alla base (12-10) = 2 x 2 = 4- Il prodotto è sempre il numero più la differenza alla base(12 + 2) = 14

15 x 15 = 225- L’unità è sempre il quadrato della differenza rispetto alla base (15-10) = 5 x 5 = 25- Il prodotto è sempre il numero più la differenza alla base(15 + 5) = 20

Il discorso delle tecniche può essere d’aiuto quando voi siete in un contesto di difficoltà e per favorire il calcolo, nasce proprio dalla costatazione che noi normalmente siamo abituati a lavorare su base 10 però non sentiamo appieno alcune caratteristiche che dovrebbero essere più approfondite da parte di tutti sul calcolo. Se io prendo una circonferenza e scrivo i numeri da 1 a 10, creo un cerchio del 10,

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Perché le cifre hanno quella forma: 1 esprime uno, ecc. ed occorre una spiegazione omogenea su tutte le cifre. Perché lo zero non esprime nulla, qual è la relazione tra forma e quantità?

Gli angoli per mettono di stabilire la relazione tra cifra e quantità; quale è la forma senza angoli? Lo zero. Naturalmente c’è una stilizzazione di tutti i numeri in modo che ci siano tutti gli angoli. Naturalmente c’è una regola di riferimento per quantificare, c’è una regola di lettura e di scrittura. L’elemento che caratterizza la quantità del numero sono gli angoli, esprimono nella grafica la quantità di angoli e lo 0 è l’unica cifra che non ha angoli, ed è quindi un sistema omogeneo.

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Con il loro modo di scrivere gli arabi hanno addolcito il modo di scrivere i numeri, lo zero e la loro matematica, che avevano però rubato all’India.

Altro quesito la prova del 9: alla base della vera prova del 9 che vale per tutte le operazioni e che forse gli arabi non ci hanno trasmesso.

Il discorso delle tecniche può essere d’aiuto quando voi siete in un contesto di difficoltà e per favorire il calcolo, nasce proprio dalla costatazione che noi normalmente siamo abituati a lavorare su base 10 però non sentiamo appieno alcune caratteristiche che dovrebbero essere più approfondite da parte di tutti sul calcolo. Se io prendo una circonferenza e scrivo i numeri da 1 a 10, creo un cerchio del 10,

Se se io continuo a numerare, si viene a creare una situazione che si mantiene sempre valida anche su numeri grandi, cioè la somma delle cifre dà sempre la base e questo sta alla base della prova del 9 e alla base del calcolo mentale rapido.

(vedi youtube 9 Point Circle)

Qual è la caratteristica di questa scrittura: che esiste una rappresentazione dei complementari, perché 1 + 9 dà 10, ecc. se voi continuate a numerare, aumenta di 10, ma la complementarietà rimane. Perché 11 + 9 = 20. Se io insegno ai bambini a visualizzare questa struttura, immediatamente sono molto veloci a rendersi conto della complementarietà. La matematica mentale è una matematica di complementarietà elevata su tutti i contesti.

Si viene a creare una situazione per cui uso anche numeri con milioni di cifre ma la relazione rimane sempre valida, cioè la somma delle cifre dà sempre la base. Guardate che questo sta alla base della prova del 9, del calcolo mentale rapido e della DIGIT SUM, perché permette di avere stima immediata dell’esattezza di un calcolo. Se io faccio 12 + 14= 26 la digit sum non sbaglia mai. Questa è la prova del 9 sull’addizione, che vale sulla sottrazione che vale sulla moltiplicazione che vale sulla divisione, che vale sulla radice quadrata o cubica, vale sempre. Se prendete i testi scolastici inglesi fanno pagine e pagine di

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19

10

1

2 11 20

3 12 2126 17 8

25 16 7

5 14 23

4 13 22

27 18 9

9 9 9

24 15 6

digit sum e questo è propedeutico per ridurre le difficoltà in matematica perché molte volte imponiamo degli stili di calcolo che sono delle gabbie per alcune teste, per cui non sono solo discalculici o hanno difficoltà in matematica, ma non si ritrovano con le nostre teste. I bambini discalculici non sanno la differenza tra 1, 2, 3, non hanno questa coscienza del subitizing, della differenza della quantità.

Se io scrivo un numero qualsiasi, se io voglio fare la digit sum tutto ciò che fa 9 lo tolgo, non è che devo contare tutto; io so che 9 è uguale a 0 e immediatamente mi si riduce tutto.

Anche nel calcolo complementare quando io ho una somma ed insegno ad osservare ed individuare i complementari, il calcolo è immediato e bisogna farlo perché è alla base di tutto quello che viene dopo. Esiste una regola della complementarietà basata sulla somma che dice: tutti – 9, tranne il primo -10, è la prima regola del calcolo mentale.

Ma pensate al resto: quando io insegno ai bambini la complementarietà, non solo sugli amici del 10, immediatamente il resto è la complementarietà rispetto al costo su una banconota: se spendo 15, 5 è complementare di 15 su 20. Quindi c’è una situazione di applicabilità molto rapida su alcune cose anche molto semplice.

Da un punto di vista del gioco è molto semplice ma la struttura mentale che abbiamo è talmente compromessa che è molto difficile per noi fare una cosa così stupida.

Noi dobbiamo incentivare i ragazzi a parlare di complementari ad una cifra di riferimento perché ci sono i complementari a 5, 10, 20, ecc. nella matematica orientale la complementarietà sta alla base di tutto il calcolo. Se ci fate caso, i complementari, il resto è il complementare del costo rispetto alla banconota che voi date e se insegnate ai bambini a fare i complementari immediatamente sanno anche fare il resto.

Vediamo invece con le dita da 11 a 14:

13 x 12 = naturalmente parto da 100 (10X10) e fa 156 dove le decine si sommano, le unità si moltiplicano.

14 x 12 = 168

Se lo fate con i bambini piccoli che non hanno delle strutture mentali alterate, dopo un po’ non si guardano più neanche le dita perché se le vedono in testa. Questo metodo non funziona a caso; Fibonacci ha usato le dita per visualizzare il metodo di calcolo indiano, completamente diverso dal nostro, meno strutturato e sta alla base del nostro calcolo che noi poi abbiamo estremamente complicato nella struttura, mentre loro lavorano sulla linearità e sul calcolo mentale.

Le dita lavorano sulla complementarietà a 5, quando tiro su un dito in realtà non faccio altro che vedere il complementare, che non è altro che la differenza che c’è tra la decina e il numero. Quando faccio 7 le dita non sono altro che la quantità che manca per arrivare a 10; quindi rispetto a 10 è meno 3.

Quando faccio 8, io ho la complementarietà a 10 che è meno 2. Una cosa bellissima della matematica orientale è che le proprietà delle operazioni si vivono sempre nel calcolo, noi siamo abituati ad avere dei numeri che sono dei monoliti, mentre loro applicano sempre le proprietà associativa, dissociativa, ecc. e il numero viene sempre reso più piccolo perché ci sono delle tecniche di calcolo automatico che si applicano sui numeri piccoli per cui dissocio, sommo e velocizzo.

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La base di riferimento è 10, questo è il primo calcolo di tutti i libri di matematica. Tenete presente che c’è uno stato che ha monopolizzato l’India per tanti secoli, la Gran Bretagna che ha nei suoi testi questi metodi ed ha un commissario per la matematica indiano.

Se io faccio 7 x 8 fate finta di vedere (5 + 2) e (5 + 3), dove 7 rispetto a 10 è -3 e 8 rispetto a 10 è – 2.

8X

7

2 3

Quando io faccio con le mani, siccome ho 5 dita, ho l’equivalente dei complementari, moltiplicando ottengo 6 e l’altra caratteristica della matematica orientale è l’incrocio che è anche il segno dell’infinito

Che messo nel mezzo, nei libri, è dato come l’origine del simbolo X, facendo la sottrazione incrociata ottenete sempre 5. Proviamo ad aumentare la base: rispetto a 13 sarà + 3 e 12 sarà + 2. Avrò sempre il prodotto, ma questa volta farò la somma e non la sottrazione incrociata. 156

13X

12

2 3

Se sono sotto il 15, la mia base è 15, se sono sopra il 15 la mia base è 20.

Troverete questi calcoli basati sui numeri piccoli e poi su quelli grandi è sempre lo stesso.

23X

22

2 3

Rispetto a prima: le unità sono sempre quelle, cambiano le decine (20) dove 23 rispetto a 20 è + 3 e 22 rispetto a 20 è + 2. Cosa cambia rispetto a prima: se sommo 23 o 22 raggiungo un calcolo parziale perché raggiungo 25, ma questo 25 deve tenere conto che sono su base 20 e deve tenere conto che rispetto a 10 è il doppio, quindi il risultato finale sarà 506. Se penso a 13 x 12 è lo stesso risultato moltiplicato per la base, prima era 156, adesso devo moltiplicare per 2.

Una cosa simpatica del calcolo mentale è che è sempre corrispondente con la denominazione del numero ed è molto importante. Se io faccio una moltiplicazione non posso denominare un numero perché comincio dalla rovescia a fare il calcolo. Il calcolo mentale mantiene sempre la linea destra-sinistra, sia nelle somme che nelle sottrazioni. Se mi abituo a scomporre in tanti piccoli numeri mentalmente posso fare il calcolo.

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Nel calcolo mentale ci sono alcune regole e degli automatismi, delle strategie. Il fatto che siano delle strategie vuol dire che tu ne puoi usare una o un’altra e non sei imbrigliato, non ti viene chiesto di essere più veloce o meno veloce, ma di essere personale nella strategia di utilizzo. La strategia implica sempre un approccio di gioco, quindi di sfida e soprattutto una strategie è un oggetto su cui io posso fare confronti. Se tu metti insieme tutte queste cose, allora a me interesserà non che il mio alunni segua il mio processo, ma come ha fatto per arrivare lì.

Il bello della matematica orientale è che si basa sulle proprietà associativa, dissociativa e commutativa e le mette sempre in pratica, per cui non sono dei teoremi con cui non so cosa farci.

Moltiplicare con le dita: poter giocare con le dita significa poter ridurre tantissimo eventuali difficoltà. Nella matematica orientale ci sono alcuni oggetti di calcolo che devono essere preventivamente sviluppati per permettere al cervello di essere molto snello nel calcolo, ad esempio il doppio e la metà, la possibilità velocemente di essere svincolati da sinistra a destra e da destra a sinistra, cioè di poter calcolare non solo da destra a sinistra come siamo abituati noi ma anche da sinistra a destra. La matematica occidentale nasce dalla matematica orientale e il nucleo, le cifre che gli arabi hanno rubato all’India, hanno però perso per strada alcune caratteristiche non solo nella scrittura ma anche nel calcolo delle coppie.

Una delle cose che dovrebbe essere fatta a tappeto è dunque il doppio e la metà: sono due capacità e due competenze per il calcolo immediato della quantità, perché si può moltiplicare senza moltiplicare. Pensate alla moltiplicazione egiziana, basata sul doppi e la somma. La moltiplicazione egiziana è una cosa fantastica perché è basata sul doppio e sulla somma, non sulla moltiplicazione come la intendiamo noi. Queste cose inventate milioni di anni fa noi le abbiamo buttate ma in realtà stanno alla base del funzionamento neurale, e se voi andate a leggere i libri di questi santoni dicono: abbiamo scoperto come funziona la mente umana e vi danno strategie che non sono degli schemi, ma sono delle modalità che ognuno di noi poi applica come crede. Se voi insegnate tante strategie poi loro si arrangiano e poi le confrontate, dire tu devi fare così è un errore.

Il doppio e la metà stanno alla base di strategie che evitano la moltiplicazione, quindi ad un ragazzino che sa contare ma non sa fare la moltiplicazione insegnategli a moltiplicare in quel modo là, che non è altro che l’applicazione della proprietà dissociativa. Il problema è che noi siamo rigidi e costringiamo i nostri ragazzi a fare una serie di calcoli rigidi, invece la strategia è personale ed il confronto tra strategie è meta riflessione sulle proprietà. La matematica orientale non fa le moltiplicazioni come le facciamo noi ma parte sempre dalla considerazione dei complementari e ha alla base l’unità complementare. Oltre al doppio e alla metà anche il complementare dovrebbe essere alla base del nostro insegnamento.

Qualsiasi numero elevato al quadrato è uguale: 12 x 12 = 144

- L’unità è sempre il quadrato della differenza rispetto alla base (12-10) = 2 x 2 = 4- Il prodotto è sempre il numero più la differenza alla base (12 + 2) = 14

Una delle regole della matematica vedica è il calcolo incrociato ed il calcolo incrociato dà origine al simbolo X . il calcolo mentale concretizza le proprietà associativa, dissociativa e commutativa della matematica nel calcolo quotidiano.

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Tutti i numeri che finiscono per 5 al quadrato: la parte finale è 25, la parte iniziale è composta dalla decina moltiplicata per il numero successivo alla decina. 35 x 35 = 1225; (3x 4 = 12 + 25); 45 X 45 = 2025 (dove 4 x 5 = 20 + 25); 55 x 55 = 3025 (5 x6 = 30 + 25);

se io ho 53 x 27 posso applicare la regola di prima, utilizzando la proprietà dissociativa della moltiplicazione dove posso fare 23 x 27 + 20 x 27. Siccome 23 x 27 = 621, + 2 x 27 x 10,= 540 ecc.

3 6 X 3 2

1 1 1 3

7 1 3

La seconda regola del calcolo dice prima in verticale poi incrociato, quindi prima fanno il prodotto in verticale che compongono le centinaia e le decine, quindi 6 e 3, poi fanno la somma dei prodotti incrociati, e salta fuori 11, la decina passa di là e viene fuori 713. È molto più facile questa struttura ed è posizionale questo calcolo, perché qui in realtà ho 3, ho 6, e sono già 3 unità, 6 centinaia e 11 decine che sono 1 centinaio e 1 decina e anche perché in questo modo si spiega anche l’utilizzo dello 0 perché quando non ho nulla utilizzo 0.

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