INSERTO ERGONOMIA PER UN CORRETTO … · Ergonomia vocale per un corretto utilizzo della voce...

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Gli inserti di Mensile di aggiornamento giuridico e di orientamento tecnico IGIENE & SICUREZZA DEL LAVORO ISL Igiene & Sicurezza del Lavoro n. 1 Gennaio 2014 1 INSERTO ERGONOMIA PER UN CORRETTO UTILIZZO DELLA VOCE AA.VV. – Società Italiana di Ergonomia (SIE) Anno XVIII, gennaio 2014, n. 1 Direzione e Redazione Strada 1 Palazzo F6 20090 Milanofiori Assago rsic-1_ins.indd 1 22/01/14 14:22

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Gli inserti di

Mensile di aggiornamento giuridico e di orientamento tecnico

IGIENE & SICUREZZA DEL LAVORO

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INSERTOERGONOMIA PER UN CORRETTO UTILIZZO DELLA VOCEAA.VV. – Società Italiana di Ergonomia (SIE)

Anno XVIII, gennaio 2014, n. 1Direzione e RedazioneStrada 1 Palazzo F620090 Milanofiori Assago

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Sommario

Ergonomia della fonazione

O. Schindler, I. Vernero, A. Accornero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . III

La prevenzione dei disturbi vocali professionali degli insegnanti attraversoun approccio ergonomico

Anna Accornero, Antonella Palmisano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XI

Dosimetria vocale su maestri di scuola elementare durante la giornatalavorativa

Pasquale Bottalico, Arianna Astolfi, Fabrizio Bronuzzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XV

Indagini oggettive e soggettive sull’influenza del rumoree della riverberazione sullo sforzo vocale di insegnanti di scuola primaria

Arianna Astolfi, Pasquale Bottalico, Fabrizio Bronuzzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XIX

Ergonomia posturale

Antonella Palmisano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XXIV

MILANOFIORI ASSAGO, Strada 1, Palazzo F6, Tel. 02.82476.090

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Ergonomia vocaleper un corretto utilizzo

della voce

AA.VV. - Societa Italiana di Ergonomia (SIE)

Ergonomia della fonazioneO. Schindler - Foniatra, Universita degli Studi di Tori-noI. Vernero - Logopedista, Universita degli Studi di To-rinoA. Accornero - Logopedista, Universita degli Studi diTorino

Premessa

Secondo la IEA (International Ergonomics Associa-tion), l’Ergonomia e quella scienza che si occupa del-l’interazione tra gli elementi di un sistema (umani ed’altro tipo) e la funzione per cui vengono progettati(nonche la teoria, i principi, i dati e i metodi che ven-gono applicati nella progettazione), allo scopo di mi-gliorare la soddisfazione dell’utente e l’insieme delleprestazioni del sistema.Un’esplicazione euristica alla quale ci atteniamo e checi e operativamente utile potrebbe essere la seguente:«L’ergonomia e la scienza che di ogni attivita (nellafattispecie di ogni lavoro) nei confronti della teleologiaper cui viene effettuata e valutata, considera:– la congruita (effectiveness);– l’efficacia (o raggiungibilita dello scopo e suo gra-ding);– l’efficienza e sua economia nel rapporto costi/benefi-ci.Se applichiamo l’Ergonomia al campo della fonazionee al suo prodotto, la voce, va considerato quanto segue:� limitiamo la considerazione della voce al suo impie-go nella comunicazione,� la voce e anche energia acustica che fa da supporto oda contenente per i contenuti (informazioni e messag-gi),

� la voce e di norma prodotta dalle corde vocali conmodalita molto diverse fra di loro ed in particolare:– voce normalmente impiegata nella comunicazioneverbale vocale o fonia (essenziale la presenza di unacomponente di suono),– voce cantata o odia,– voce gridata (shouting o screaming voice) particolar-mente indicata per l’emotivita e per le emergenze;– la voce sussurrata (whisper o voix chuchot) costituitada solo rumore,– voci patologiche,– voci manipolate (di norma elettronicamente) quali levoci amplificate e le voci trasdotte;ma puo anche essere prodotta extralaringealmente daqualsiasi parte del corpo (p. es. fischio, battito di mani)e ci limiteremo a ricordare: la voce esofagea (o erigmo-fonia) e le voci sintetizzate.Una caratteristica della voce e la sua «portanza» o «rag-giungibilita utile» (misurata in unita di lunghezza) del-l’interlocutore.Le distanze della portanza sono un elemento della«prossemica» o distanze in comunicologia fra i comu-nicanti, e si distingue in quattro modalita:� prossemica intima (distanze fra gli interlocutori di 0-50 cm);� prossemica personale (distanze 50-150 cm);� prossemica sociale (distanze 150-300 cm);� prossemica pubblica (distanza superiore a 300 cm).La portanza della voce e strettamente correlata all’in-tensita della voce e all’orecchio del ricevente, puooscillare in via naturale e in rapporto alla prossemicada 0 a 120 decibel.Va infine ricordato che esiste un ‘‘uso della voce’’, o‘‘voce professionale’’, di quanti fondano sulla voce latotalita o parte dei loro proventi economici.

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Per quanto riguarda la comunicazione intesa comescambio di informazioni o messaggi essa avviene se-condo lo schema:

Ricevente Œ

Spaziofra gli

interlocutoriΠEmittente

Per questa ragione per qualsivoglia considerazione diergonomia della fonazione devono essere presi in con-siderazione tutti e tre i settori e cioe:1) il vocalizzante o vociferante o fonante,2) l’ambiente dove avviene la formazione e dove si tro-vano l’emittente e il ricevente,3) l’udente o ricevente anche informazioni non uditivedell’emittente e altre informazioni non uditive conco-mitanti.Il flusso comunicativo e ad anello, cioe dall’emittenteal ricevente e da quest’ultimo in risposta torna all’emit-tente.La comunicazione si divide in: comunicazione non ver-bale o non linguistica (prevalente e non condizionata) ein comunicazione verbale e linguistica La comunica-zione verbale vocale, cioe il parlare e l’ascoltare quantoviene detto (contrapposta alla comunicazione verbalesegnica delle lingue dei segni dei sordi) si divide asua volta in:1) componente segmentaria costituita dall’assemblag-gio dei fonemi che esternano il lessico frastico,2) componente soprasegmentaria che se servendosi dimodificazioni della melodia delle frequenze fondamen-tali (intonazione), dell’intensita della voce (prosodia) edel suo timbro o colore e ritmo aggiunge ulteriori infor-mazioni (peraltro di natura non verbale o linguistica),3) componente coverbale, es. prossemica mimica, ge-stuale.La struttura acustica verbale vocale segmentaria si basasulle vocali per la portanza e per l’informazione sopra-segmentaria (e per il canto), ma anche sulle consonantiessenziali per la comprensione lessicale ma acustica-mente piu fragili, al punto tale che le consonanti occlu-sive (p, b, m, t, d, n, k, gh, gn) sono impronunciabili senon appoggiate alle vocali; sia le occlusive che le co-strittive (f, v, s, sc, j, l, gl, r) e le semicostrittive (c(i),g(i), z) si distinguono e si identificano per alcune carat-teristiche (distinctive features o tratti distintivi), che siallocano sulla struttura timbrica sia delle armoniche su-periori che dello spettro di rumore; in particolare 10 fo-nemi hanno le loro distinctive features fra i 2.000 e gli8.000 Hz del loro spettro.Da quanto detto e essenziale per una buona compren-sione garantire un’adeguata banda passante (ricordiamoche quella telefonica e di 400-300 Hz o piu stretta per itelefonini, e che quella delle protesi acustiche e moltovariabile):� relativamente all’emittente e necessario garantire lacongruita dell’intensita (che puo oscillare fra circa 0 e120 dB) della natura di suono (che potrebbe essere so-stituito in parte o totalmente dal rumore, tale e peresempio la natura della raucedine) della precisione arti-colatoria e della stancabilita;� relativamente all’ambiente e necessario garantire la

congruita dell’acustica ambientale (riverberazione, iso-lamento acustico ecc.) tenendo conto del rapporto S/N(signal to noise ratio), che vincola la comprensione e lapiu o meno totale fruibilita del segnale a non essere in-feriore all’intensita del disturbo o del rumore di fondo.Peraltro, fra i vincoli posti dall’ambiente vi sono laconcorrenza di informazioni, cioe la naturale e fisiolo-gica presenza in contemporanea di piu stimoli sia di na-tura acustica sia di natura extra acustica, che ovviamen-te influenzano la distraibilita, la comprensione del se-gnale piu importante e l’attenzione.� relativamente al ricevente deve essere garantita lacongruita e la condizione dell’apparato uditivo sia perla componente transduttiva (sufficientemente valutabilecon gli audiogrammi) sia per la componente percettiva(cioe dei processamenti centrali dell’informazione acu-stica trasdotta).Ovviamente deve essere considerata anche un’altra se-rie di fattori quali: lo stato frizionale degli apparati sen-soriali non uditivi e lo stato di alcune strutture e fruizio-ni centrali (cognitive, culturali, numeronomiche, diarousal, attentive, emotive ecc).Un elemento importante per la valutazione del riceven-te potrebbe essere la risposta all’emittente o anche laproduttivita consecutiva alle emissioni ricevute.Altresı influenti risultano le modalita e le tecniche co-municative; fra queste ricordiamo:– la pragmatica o l’adeguamento alla natura e alla si-tuazione comunicativa,– la testualita o l’essere in argomento,– la ridondanza o il supplemento aggiuntivo di infor-mazione,– l’inferenza o comprensione di informazioni o mes-saggi non esplicitati,– altro.

Emissione e alterazione

La «voce» e un segnale acustico, caratterizzato da unafrequenza fondamentale e dai suoi multipli interi, varia-mente amplificati o smorzati ad opera delle cavita di ri-sonanza. E per contro la modalita piu semplice ed eco-nomica per comunicare, costituendo la materia acusticadel linguaggio, e lo strumento con cui diamo suono ainostri pensieri. La voce caratterizza ogni essere umano,e parte integrante della propria personalita e si modificainsieme al resto del corpo con l’avanzare dell’eta.Nella fisiologia la corretta e adeguata fonazione dipen-dono da variabili legate alla persona, ma anche di natu-ra ambientale: la letteratura scientifica e la clinica me-dica evidenziano infatti come caratteristiche acustiche,termiche e di umidita ambientale possano avere in-fluenze importanti nel mantenimento o alterazione diuna buona emissione vocale.I disordini della voce sono causati da un disturbo o dauna perdita della normale funzione dell’apparato fonato-rio. Si distinguono in «disfonia», o alterazione del se-gnale vocale parlato non professionale, «reseastenia» oalterazione del segnale vocale parlato professionale e«disodia», o alterazione del segnale vocale cantato pro-fessionale. Questi disturbi derivano da un’ampia varietadi condizioni patologiche, avendo un effetto che variatra un disturbo lieve della qualita vocale fino ad unacompleta perdita dell’abilita di produrre la voce laringea.

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La ripercussione di un disturbo della produzione vocalepuo spingersi fino a pregiudicare la normale comunica-zione verbale avendo un effetto nella vita sociale, pro-fessionale e personale di ogni individuo. La maggiorparte dei disturbi della voce sono determinati da condi-zione croniche e ricorrenti che derivano da comporta-menti errati o scorretti nell’uso della voce. Nel caso de-gli insegnanti l’uso scorretto della voce e i problemi disalute che ne conseguono sono principalmente addebi-tabili al fatto che essi sono costretti a utilizzare spessola loro voce in aule molto grandi, con alta riverberazio-ne, con alto rumore di fondo. Problematiche analoghesi riscontrano peraltro in tutti i professionisti che, afronte di un carico vocale giornaliero importante, ope-rano in ambienti con caratteristiche acustiche non ido-nee ad un uso corretto della voce.

Statistica medica

Le statistiche sulle figure professionali con problemi le-gati all’apparato fonatorio mettono subito in risalto lanecessita di un approfondimento.Un’analisi del Voice Care Network condotta nel RegnoUnito su pazienti con problemi di voce ha reso noto cheil 12% dei pazienti erano insegnanti, laddove questi ul-timi rappresentano solo 1,5% della popolazione attiva.Studi condotti negli Stati Uniti indicano che gli inse-gnanti rappresentano il gruppo piu nutrito tra i soggettiaffetti da patologie vocali, seguiti da pensionati (di cuinon si conosce il lavoro svolto), artisti (cantanti e atto-ri), operai, dirigenti, impiegati, e personale di vendita.In USA su un totale di 123.060.000 lavoratori gli inse-gnanti ne rappresentano il 4,2% e in questo gruppo dilavoratori il 20% sono sottoposti ad uno sforzo vocalepatologico.Un riferimento utile per tali considerazioni viene offertodalla Polonia in quanto, in questo stato, la patologia vo-cale viene riconosciuta come malattia professionale; da-gli studi di Szeszenia-Dabrowska emerge che i disturbidella voce professionale in Polonia rappresentano oltreil 25% di tutte le malattie professionali. Inoltre, la Polo-nia ha fatto grandi passi per la riduzione di tale patolo-gia agendo attraverso prevenzione medica e attraversocorsi di formazione volti a una corretta emissione vocaleper le figure professionali che utilizzano la voce comestrumento di lavoro, in particolare per gli insegnanti.

Disfonie funzionali

I disturbi della voce nei professionisti vocali rientrano,dal punto di vista tassonomico, nel capitolo delle disfo-nie funzionali.Per «disfonia funzionale» s’intende un’alterazione dellavoce per la quale non e rintracciabile una eziologia or-ganica e che si ritiene correlata a:1) una modalita scorretta di produrre il segnale vocale alivello glottico e/o risonanziale,2) una modalita fonatoria troppo affaticante,3) un utilizzo eccessivamente prolungato della voce.I meccanismi patogenetici alla base di questi disturbisono atteggiamenti posturali patologici della muscola-tura laringea estrinseca e intrinseca, alterazioni respira-torie o incoordinazione pneumofonica (Rosen C.A. etal., 2000).Le disfonie funzionali si dividono in forme primarie o

da sovraccarico vocale e forme secondarie determinateda una situazione patologica preesistente di natura psi-chica od organica.� Tra le «disfonie primarie», possiamo riconoscere di-versi quadri:1) disfonia da malmenage: la voce viene prodotta inuna modalita lesiva per l’apparato vocale; in questo ca-so diventa importante la qualita dell’abuso piuttostoche la quantita. Nella pratica clinica e nel vivere comu-ne si puo osservare che il primo meccanismo messo inatto, quando la voce non ‘‘suona bene’’ e quello di for-zarla affinche esca ugualmente. Tale sforzo vocale sitraduce all’inizio con un accrescimento momentaneodi efficacia, ma che tende a sfociare in una progressivadiminuzione di rendimento. La diagnosi di queste for-me e abbastanza agevole poiche il paziente riproduce,anche nella lettura, i medesimi errori della vocalita quo-tidiana;2) disfonia da surmenage: causate da un eccesso di fun-zione, sia dal punto di vista temporale (es. parlare perperiodi di tempo lunghi, senza momenti di riposo e/oin situazioni fisiche di debilitazione) che da quello qua-litativo (es. intensita elevata per periodi prolungati, pro-duzioni di adduzioni energiche per potenziare l’incisi-vita vocale). Alla valutazione foniatrico-logopedica, ilsoggetto non compie errori chiaramente evidenziabilinella produzione della voce ma e l’anamnesi a permet-terci di riconoscere l’eziologia del quadro presentato.� Tra le forme «secondarie» riconosciamo:1) disfonie psicogene: causate da atteggiamenti musco-lo-tensivi e da eventuali alterazioni respiratorie in ri-sposta a conflitti psico-emozionali. Tra queste distin-guiamo afonia (o disfonia) da conversione, disfoniadella muta vocale e disfonia nelle sindromi depressive.2) disfonie da patologia organica: causate da un deficitacustico o da compensi laringei messi in atto per ovvia-re al deficit organico. Il professionista vocale presenta,nella maggior parte dei casi, una disfonia di tipo fun-zionale primaria, causata, da malmenage e/o da surme-nage.I due fattori si influenzano a vicenda: e facile, infatti,che in condizioni di surmenage per necessita o abitudi-ne all’utilizzo protratto di volumi di voce elevati, au-menti il rischio di malmenage in caso di scarsa compe-tenza del vocal tract (la cui corretta gestione, invece,produrrebbe un miglioramento dell’udibilita a distanzasenza intervento glottico ipercinetico).Il professionista vocale e piu incline a presentare disfo-nie di tipo funzionale perche e soggetto a un carico vo-cale giornaliero importante, spesso in presenza di ru-more ambientale elevato, che lo porta ad assumerecomportamenti fonatori inadeguati.

Diagnostica

Una buona valutazione diagnostica clinico-strumentalee alla base dell’interpretazione dei segni clinici e quindidell’individuazione della patologia vocale specifica: ladiagnosi e di competenza del medico specialista, fonia-tra e/o otorinolaringoiatra.La diagnosi differenziale, fondandosi come in ogni ma-lattia su anamnesi accurata e obiettivita, comprendemomenti diversi e deve avvalersi, oltre che dell’appro-fondita ricostruzione del training vocale affrontato e

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della carriera professionale, di una semeiotica specificae della raccolta della sintomatologia soggettiva, ele-mento imprescindibile per individuare e giustificare isintomi e i segni con i quali la patologia si manifesta.Gli ambiti dell’intervento logopedico sono:– la prevenzione,– l’abilitazione,– la valutazione funzionale,– il counselling e– la riabilitazione.Il primo approccio avviene, solitamente, con la raccoltadell’anamnesi, che permette di venire a conoscenza diinformazioni importanti sul soggetto e sull’uso che fadella sua voce. Successivamente verra condotto l’esa-me obiettivo per valutare, dall’esterno, le strutture coin-volte nella produzione fonatoria, che saranno poi esa-minate all’interno durante l’esame strumentale, di com-petenza del medico specialista. Segue la valutazionepercettiva della voce che si basa su alcuni parametridi tipo percettivo; l’autovalutazione da parte del pa-ziente offrira, infine, una visuale piu completa di comeil soggetto vive il disturbo e quali aspettative ha di uneventuale trattamento.Un’effettiva valutazione clinica vocale dovrebbe forni-re informazioni relative ad almeno quattro aree (Accor-di M. e Tesserin F., 2002):1) rendere abile il clinico a constatare la condizione delpaziente disfonico,2) guidare il clinico all’approccio terapeutico piu ap-propriato per l’individuo disfonico,3) documentare, globalmente, l’impatto della disfoniasull’individuo stesso,4) fornire al clinico indicazioni prognostiche riguardan-ti il paziente disfonico.Le valutazioni cliniche contemporanee adottano diversiapprocci: strutturale, percettivo, fisiologico, acustico efunzionale.Il primo incontro rappresenta il momento in cui il logo-pedista attraverso l’osservazione delle modalita comu-nicativa del paziente e delle dinamiche relazionali ecomportamentali prende coscienza delle peculiarita diquel particolare soggetto.Mentre il paziente descrive il suo stato d’animo, i suoisintomi, i suoi vissuti da parlante disfonico e le difficol-ta che il disturbo arreca il logopedista avra modo di os-servare:– la respirazione a riposo e in fonazione,– l’accordo pneumofono-respiratorio,– l’assetto posturale generale e– i parametri acustici.

� La respirazioneLa respirazione e uno dei principali meccanismi anato-mo-fisiologici su cui si base la produzione vocale e checoinvolge diverse dinamiche: di tipo emotivo, relazio-nale, organico e funzionale.Importante ricordare che non sempre la patologia voca-le e causata da una disfunzione a questo livello. Nono-stante questo, la valutazione logopedica si prefigge divalutarne la dinamica per accertare l’atteggiamento re-spiratorio che il paziente utilizza ed eventualmente gui-darlo nell’apprendimento delle modalita piu corrette efunzionali. Ovviamente, essendo il respiro un meccani-

smo spontaneo, si cerchera di guidare il paziente a unaconsapevolezza e auto-percezione dello stesso senzavoler insistere sulla ‘‘buona riuscita’’ dell’atto in se.Due importanti indici aereodinamici che il logopedistavaluta durante la valutazione della funzione respiratoriasono la durata fonatoria e quella espiratoria, che di nor-ma per non risultare patologiche devono essere non in-feriori ai 10 secondi.

� La valutazione posturaleSempre piu si va delineando una correlazione tra con-trollo posturale e funzione vocale, in particolare nel-l’ambito delle professioni che richiedono un impegnovocale importante sia parlato che cantato, artistico enon. Il clinico dovra quindi osservare attentamente l’as-setto corporeo a riposo e durante la fonazione, la posi-zione di alcuni distretti corporei durante l’emissionevocale controllata o la respirazione.Ribadiamo quindi l’importanza della postura definitacome lo stato di attivita muscolare sul quale le variefunzioni si esercitano (Fussi, Magnani, 2003) ricordan-do che un buon equilibrio posturale non solo rende pos-sibile l’esercizio di una funzione nel modo piu econo-mico possibile, ma ne rende possibile anche minimi ag-giustamenti. Facile intuire che in caso contrario quandola situazione posturale e compromessa, la funzionestessa viene turbata e costretta ad attuarsi in modo alte-rato.

� La valutazione dell’accordo pneumofonicoIl clinico andra a valutare la modalita respiratoria messain atto dal paziente durante la fonazione e quindi lacoordinazione tra l’atto respiratorio e la parola.La valutazione sara fatta in diversi contesti: eloquiospontaneo, lettura di un brano, conversazione guidata,lettura di frasi e parole.L’obiettivo e quello di individuare la modalita di ge-stione fonatoria che il paziente mette in atto, e quindisi analizzera il tempo fonatorio, la presenza di apnee,di fonazione in residuo d’aria e la frequenza delle inspi-razione durante l’emissione vocale.Si procedera poi con l’analisi percettiva, utilizzandoprocedure e protocolli standardizzati, come la ‘‘ScalaGIRBAS’’ (vers. it., Ricci Maccarini e Lucchini,2002).

� La valutazione specifica di alcuni parametri1. L’attacco vocale.L’adduzione cordale, prerequisito fondamentale per lanascita del ciclo vibratorio, puo essere fatta in diversemodalita ed esprimersi cosı percettivamente in segnaliacustici anch’essi diversi.Va ricordato che la valutazione della qualita dell’attac-co necessita sempre del confronto tra dato percettivo edato spettrografico (Fussi F., Magnani S., 2008).Possiamo comunque distinguere diverse tipologie di at-tacco vocale:– attacco dolce,– attacco soffiato,– attacco duro/aspro,– attacco teso,– attacco diplofonico.2. Il timbro.

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E il carattere basilare identificativo dello speech (Fussi,Magnani 2008), ma non solo, riveste anche un aspettoprosodico che segnala il modo inconfondibile che ognivoce ha di pronunciare le vocali e articolare le conso-nanti.E un parametro che subisce l’influenza del nostro statod’animo, dei nostri stati emozionali o intenzionali dellacomunicazione verbale. Per questo motivo, proprio per-che intimamente conformato al nostro essere, risultadifficilmente modificabile nel libero eloquio e variabil-mente gestirlo nelle intenzioni comunicative strutturate.3. I parametri temporali e gli andamenti (Fussi, Magna-ni, 2008).Nell’andamento temporale della comunicazione vocalesi distinguono alcuni parametri:– ritmo interno dell’eloquio, misurabile in numero disillabe prodotte nell’unita di tempo (giocano un ruoloimportante il numero e la durata delle pause intrafona-torie non deputate all’inspirazione);– durata della frase, durate delle pause di rifornimentorespiratorio tra una frase e l’altra, durata globale delparlato all’interno di ciascun turno comunicativo

L’autovalutazione

L’autovalutazione, da parte del paziente, del proprio di-sturbo vocale mette in luce i disagi e le sensazioni delsoggetto a livello psico-emotivo e sociale.L’importanza, pertanto, di proporre un questionario diautovalutazione al primo incontro e, poi, alla fine deltrattamento risulta essenziale per avere informazioni ri-guardo al grado di consapevolezza della disfonia daparte del soggetto e alle strategie da lui messe in attoper ovviare al problema nella vita sociale e professiona-le.E lo strumento che ci fornisce gli elementi per conosce-re l’impatto del problema vocale sulla qualita della vitadel soggetto.L’Evidence Based Medicine ci suggerisce alcuni proto-colli standardizzati, utili a questo scopo; citiamo i se-guenti, poiche sono test multidimensionali e non convalenza solo uni-fattoriale:– Voice Activity and Partecipation Profile VAPP (Ma eYiu, 2001);– Voice Handicap Index (Jacobson et al, 1997);– VHI-10 (Rosen et al., 2004).Tutti i dati rilevati nell’ambito del ‘‘bilancio logopedi-co’’ sono complementari alla valutazione clinico-stru-mentale della voce, effettuata dal medico specialista,che ci consentira di completare una diagnosi riabilitati-va, indispensabile per impostare un adeguato program-ma educativo e rieducativo nell’ambito della presa incarico logopedica.

Trattamento riabilitativo e gestione logopedica

Il trattamento riabilitativo si basa e fa riferimento allafisiologia della fonazione, considerata come il risultatodell’interazione funzionale di specifiche strutture ana-tomiche:– il sistema respiratorio, di cui fa parte il mantice respi-ratorio,– lo sfintere glottico, costituito dalle strutture laringee,– l’apparato di risonanza, costituito dalla laringe, dallafaringe e dalle cavita orali e nasali,

– il sistema nervoso centrale,– il sistema uditivo, che riveste un’importante funzionedi feedback.

L’importanza della prevenzione

L’OMS (L’Organizzazione Mondiale della Sanita) hadefinito la prevenzione sanitaria in tre stadi, per ognunodei quali la CPLOL (Comite Permanent de Liaison desOrthophonistes/Logopedes de l’Union Europeenne) haricavato le linee guida specifiche per la prevenzione lo-gopedica.� Prevenzione primaria: in logopedia, questo significaessenzialmente informazione ed educazione sanitaria,come pure la formazione specifica di tutti i professioni-sti che lavorano con una data popolazione.� Prevenzione secondaria: in logopedia, cio significaprincipalmente screening ed evidenziazione precocedi ritardi e disturbi.� Prevenzione terziaria: si tratta della gestione del pro-blema mediante le varie tecniche di riabilitazione ed in-tervento volte a prevenire gli ulteriori problemi chepossono derivare dal disturbo.I logopedisti, in passato, hanno in genere provvedutoalla sola prevenzione terziaria. Negli ultimi anni, inve-ce, la prevenzione di primo e secondo livello sta occu-pando sempre piu spazio nell’attivita della professione,cosı come il lavoro in equipe multidisciplinare.Il trattamento aspecifico utilizza metodi generali e sem-pre applicabili in tutti i tipi di disfonie, riguardanti so-prattutto le misure di igiene e di riposo vocale, l’inse-gnamento delle corrette modalita di respirazione e letecniche di rilassamento.� Igiene vocale: rimozione dei fattori che hanno deter-minato un abuso (stato acuto e occasionale che puo cro-nicizzare, soprattutto in relazione ad impegni di lavoroe relazionali) e un maltrattamento vocale (stato cronicooriginatosi da un evento acuto infiammatorio).I principi di base sulla cura della voce, importanti perguadagnare e mantenere la salute vocale sono:– imparare a mantenere umido il tessuto delle corde vo-cali,– imparare a preservare il tessuto delle corde vocali dasostanze irritanti,

Scala GIRBAS

Condizioneeufonica

Devianzalieve

Devianzamoderata

Devianzasevera

0 1 2 3

Grado gene-rale di disfo-nia

G

Grado di in-stabilita

I

Raceudine R

Voce soffiata B

Voce asteni-ca

A

Voce stroz-zata

S

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– imparare ad evitare un esplicito gridare e strillare. (K.Verdolini, 1998.)� Riposo vocale: unico strumento terapeutico utilizzatonella patologia di tipo disfunzionale, soprattutto se acu-ta. La ripresa dell’attivita fonatoria, infatti, determine-rebbe la ricomparsa della disfonia.� Respirazione corretta: necessaria per la produzione diuna voce qualitativamente normale. Durante le primesedute sara importante guidare il paziente in una sem-pre piu efficace presa di consapevolezza della propriadinamica respiratoria in modo da arrivare, con l’eserci-zio costante e ripetuto nel tempo, ad un apprendimentononche automatizzazione della corretta respirazione(costale superiore e costo-addominale, le due maggior-mente adatte alla fonazione).� Tecniche di rilassamento: hanno lo scopo di ridurrela tensione psichica e muscolare di tutto il corpo, inparticolare del sistema pneumo-fono-articolatorio. Trale metodiche piu utilizzate in ambito clinico-ambulato-riale, ognuna con le sue applicazioni specifiche e pecu-liarita, vi sono quella di Schulz, di Jacobson, di Ajuria-guerra, di Yana e di Le Huche.Elemento fondamentale della presa in carico e poi ilcounselling logopedico, che comprende strategie flessi-bili relative a: informazione, supporto nelle criticita,problem solving, prendere decisioni. Alcuni autori(Fiorella R. et al., 2005) definiscono il counselling lo-gopedico come un intervento informativo, esplicativo,supportativo e, indirettamente, terapeutico nel tempostesso, finalizzato non tanto a trovare soluzioni certee immediate (o preconfezionate), ma a far si che il pa-ziente mobiliti e porti alla luce le proprie potenzialitaper convivere e affrontare meno conflittualmente, equindi con minor disagio psichico, la propria normalesituazione di vita reale quotidiana, con tutte le incertez-ze e problematiche che essa comporta.Nella pratica clinica, il logopedista, attraverso una ‘‘re-lazione d’aiuto’’ si porra in una posizione di ascolto at-tivo nei riguardi del soggetto e delle sue problematiche,favorendo lo sviluppo delle sue potenzialita. La ricercadelle possibili soluzioni, viene fatta accompagnando econsigliando il paziente e non mostrandosi come unafigura sapiente, che impone delle regole e dei compor-tamenti ‘‘adeguati’’. In questo modo si guida il pazien-te in una ricerca personale, portandolo ad analizzaredall’esterno le situazioni che condizionano i suoi com-portamenti vocali e aumentando il suo livello di consa-pevolezza.Il logopedista offrira degli strumenti indispensabili peril paziente e il proprio disturbo vocale che, pero, nonsono da considerarsi delle ‘‘pillole curative’’, piuttostodelle conoscenze da cui attingere per affrontare partico-lari situazioni comunicative; l’abilita del paziente stanel prendere consapevolezza di questo e acquisire mag-gior fiducia nelle proprie potenzialita.Nelle forme disfunzionali l’ascolto andra incentrato suirapporti del cliente con la sua verbalita, personalita, gliaspetti socio-relazionali e socio-professionali oltre chequelli familiari.Importante e, inoltre, individuare l’abuso (surmenage)e il maltrattamento vocale (malmenage) in modo daportarli alla consapevolezza del soggetto per aiutarlonella loro gestione ed eliminazione.

La strategia proposta sara finalizzata all’accettazione‘‘felice’’ delle norme di igiene vocale, dell’insieme delleproblematiche anatomiche, fisiologiche e patologicheche concorrono all’eufonia o alla perdita di essa: impor-tanza della corretta respirazione, accordo pneumo-fonico,importanza della eliminazione dei fattori favorenti ecc.

Livello specifico e metodi riabilitativi logopediciformalizzati

Le variabili che devono essere tenute in considerazionenella scelta terapeutica sono:1) compliance del paziente e gestione delle diverse va-riabili,2) efficacia del trattamento: efficacia, efficienza, outco-me,3) variabili quali-quantitative,4) evidenze scientifiche attuali, con specifico riferimen-to alle diverse tipologie di disturbi della voce per pro-fessionisti della voce parlata.Attualmente in letteratura non esiste nessuna evidenzadi tipo Ia, ottenuta da meta-analisi di studi clinici ran-domizzati controllati.Sono invece rilevabili:– evidenze di tipo Ib (studi clinici randomizzati con-trollati) relative a trattamenti «tradizionali» e al Metododell’Accento;– evidenze di tipo IIa (studi clinici non randomizzaticontrollati) relative al Metodo della Voce Risonante(LBRVT) e al Metodo Estill «Voice Craft» (EVTS).Da sottolineare come, in tutti gli studi si evidenzi as-senza o minimo miglioramento nei gruppi trattati solocon le norme di igiene vocale (A. Schindler, D. Ginoc-chio, R. Muo, 2009).Pertanto si ribadisce la necessita, per il logopedista ditener conto della: molteplicita di tecniche e di approccimetodologici, la EBM e terapia individualizzata alleesigenze del paziente, che guideranno nella scelta versotecniche rieducative e educative, realizzate attraversoun trattamento individuale e/o collettivo.Recentemente si ritiene molto interessante e innovativala gestione delle problematiche della voce, specie neiprofessionisti vocali, in una prospettiva ergonomica.Gli studi di Ergonomia della voce si sono attuati soprat-tutto in Finlandia e Svezia, con l’obiettivo di diminuirei rischi di patologie della voce e di ottimizzarne il recu-pero funzionale con la riabilitazione.In quest’ottica si sono effettuati pertanto studi interdi-sciplinari relativi all’epidemiologia (incidenza e preva-lenza) dei disturbi della voce nei professionisti, con unastretta collaborazione e interazione tra acustica, fonia-tria e logopedia, per procedere nella disseminazionedi materiale volto a informare, educare e rieducare iprofessionisti e per promuovere interventi mirati nel-l’ambiente lavorativo.Vengono infine presentati sinteticamente gli approcciriabilitativi piu recenti, con particolare attenzione aquelli per cui sono presenti evidenze scientifiche in ter-mini di efficacia.

� Il Metodo Estill «VoiceCraft»Nasce dal lavoro della cantante e scienziata americana JoEstill a seguito di una pluriventennale esperienza comeinsegnante di canto e come ricercatrice sulla percezione,

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la fisiologia e l’acustica della qualita della voce. Oggiquesto metodo, riconosciuto da scienziati, medici e arti-sti della voce come «nuovo, «innovativo» e «rivoluzio-nario», sembra essere dei piu comprensibili modelli perl’insegnamento e la riabilitazione della voce nel campodella musica, della recitazione, della pedagogia vocalee delle terapie vocali attuali (F. Fussi, E. Turla, 2008).Il metodo e uno strumento di comprensione, di analisi edi controllo del proprio «strumento» vocale, per cuipuo essere considerato un percorso di consapevolezzaalla portata di tutti. In realta dall’esperienza clinica edalla pratica della stessa metodica si e potuto notare co-me le indicazioni terapeutiche proposte dalla scienziataJo Estill siano molto complesse e alla portata di una po-polazione di pazienti disfonici, che abbiano comunqueuna conoscenza del proprio organo vocale e un’auto-consapevolezza del proprio disturbo molto elevati.Vengono di seguito elencate alcune caratteristiche ge-nerali del metodo:– il lavoro come chiave per evitare i problemi: la per-cezione del lavoro muscolare, diverso dalla tensionemuscolare, permette di evitare l’affaticamento;– la respirazione non e l’unico elemento di verifica: ilcontrollo e incentrato sulla laringe e sul tratto vocale;– la percezione del suono invertita: i muscoli attivi giaprima dell’emissione vocale e attraverso la modifica-zione del vocal tract possono controllare il suono primache venga prodotto;– l’addestramento della voce standardizzato: la fisiolo-gia non dipende dalle varie scuole di pensiero o da di-versi logopedisti o maestri di canto;– i progressi del paziente dipendono dal suo impegno;– l’efficacia dell’insegnamento collettivo del metodo:le lezioni sono piu utili se condivise.E importante sottolineare che durante l’apprendimentodelle «figure obbligatorie», caratteristica peculiare delmetodo, non viene giudicata l’estetica della qualita vo-cale, in quanto non c’e un brutto o un bel suono, mabensı un suono che non arrechi danno alla laringe,che non faccia male.

� Metodo della Voce Risonante (Lessac-Based Reso-nant Voice Therapy - LBRVT)Tale metodo e stato messo a punto da Katherine Verdo-lini, dell’Universita di Pittsburgh, partendo dalla peda-gogia vocale di Lessac. Il LBRVT si basa su tre princi-pi: una base scientifica solida, l’applicazione dei princi-pi dell’apprendimento motorio e l’aderenza del pazien-te al trattamento (la compliance).La voce risonante e definita secondo parametri percettivi:e quella voce percepita dall’emittente come facile e nonaccompagnata da sforzo, prodotta con vibrazioni percet-tibili nella cavita orale anteriormente ( labbra, gengive);essa costituisce il punto di partenza del metodo, non diarrivo. Tale voce, dal punto di vista scientifico e secondoi principi biomeccanici, e prodotta su principi molto van-taggiosi dal punto di vista laringeo e del vocal tract: einfatti emessa con un contatto minimo fra i processi vo-cali delle aritenoidi e un vocal tract non contratto.Il trattamento inizia con la raccomandazione di tutte lenorme dell’igiene vocale, seguito da esercizi di allunga-mento (stretching) di tutti i muscoli coinvolti nell’attofonatorio (deattivazione).

Seguono poi specifici esercizi di attivazione selettiva,in cui si cerca di contrarre solamente i muscoli neces-sari per la voce risonante.E fondamentale la capacita del soggetto di autopercepi-re e valutare la propria produzione vocale come riso-nante, raggiunta la quale si potra procedere con unamodulazione di essa con variazioni di intensita e altez-za. Tale percorso si estendera poi a produzioni vocalimaggiormente complesse (scale musicali, melodie dicanzoni, prosodia di una conversazione) sempre solocon l’emissione di /m/ prolungate, per poi passare al-l’associazione e progressione con vocali, parole e frasie, successivamente, accompagnare il paziente nell’uti-lizzo della voce risonante nella vita quotidiana, fornen-dogli strumenti di auto-monitoraggio e auto-terapia.Tale metodo e applicabile a pazienti con quadri iperci-netici o ipocinetici, con adeguate compliance e buonapercezione kinestesica, mentre non e indicato nei casidi disfonia con emorragia, post chirurgia, disfonia spa-smodica e paralisi cordale.

� Metodo MagnaniIl metodo parte dal principio che il paziente abbia persoo dimenticato, la funzione eufonica vocale sebbene siaancora intimamente posseduta. Obiettivo ultimo quindie guidare il soggetto alla riconquista di questa eufoniavocale attraverso un percorso di auto-percezione nelquale si guida il paziente ad eliminare tutti quegli atteg-giamenti innaturali, che risultano invalidanti e faticosiper la funzione vocale.Un importante concetto che viene piu volte ribadito e ladifferenza tra «laringe sfinterica», deputata alla separa-zione tra interno e esterno, e «laringe vibrante» riserva-ta alla messa in vibrazione della corrente aerea espira-toria. Proprio sulla laringe vibrante intesa come unastruttura che si chiude per immediatamente lasciarsi ria-prire si concentra tutto il percorso, nel tentativo di eli-minare quei comportamenti sfinterici che rendono trau-matica l’adduzione e prolungato il tempo di adduzionecordale (colpo di glottide, voce pressata). Il percorsoriabilitativo completo si articola in diverse tappe.

� Il Metodo Propriocettivo Elastico (PROEL)Il metodo, sviluppato dal foniatra Alfonso Borragan,direttore del centro di Foniatria e Logopedia di Santan-der (Spagna) si e sviluppato negli ultimi dieci anni e ri-sulta essere uno dei piu innovativi.Le basi anatomo-fisiologiche su cui si basa ritengono lavoce un suono generato in un sistema elastico attraver-sato dall’aria che risuona nelle cavita di risonanza chedeve attraversare. L’assunto principale e che il disturbodi voce e caratterizzato dalla presenza di uno sforzo vo-cale che inevitabilmente portera ad una mancanza di lu-brificazione della mucosa laringea. Ecco perche unodegli esercizi proposti all’inizio della terapia, oltreche invitare il paziente a ballare o a praticare uno sportper preparare la muscolatura e renderla piu elastica lo siesorta ad apportare lubrificazione al tratto vocale attra-verso una garza bagnata appoggiata a livello del naso.Gli obiettivi del metodo sono:– riequilibrare il sistema fonatorio eliminando lo sforzomuscolare causato dall’alterazione della capacita fona-toria con lo scopo di cercare la elasticita vocale;

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– regolare la fonazione attraverso il controllo proprio-cettivo che viene determinato dai meccanocettori dellamucosa delle vie respiratorie superiori;– conseguire una voce che sopporti il sovraccarico abi-tuale della persona in base ai contesti ambientali e allarichiesta di impegno vocale.Le fasi del metodo, che si basa sull’utilizzo del modellopercepito sono ben scandite. Si parte dal presuppostoche la terapia vocale e un apprendimento e come taleha bisogno che il suo sistema basilare sia stimolato,in particolare la motivazione (accensione).La seconda fase si basa sul fatto che una voce differen-te produce una sensazione propriocettiva diversa. Lamodificazione della voce si ottiene quindi facendo per-no sul binomio sensazione-azione attraverso posture,manipolazioni, manovre e spiegazioni con immaginianimate. Il lasciare un’impronta della sensazione nelcervello del paziente e una «registrazione» della vocemodificata nella sua memoria per produrre una tracciaindelebile (Aronson, 1985) caratterizza la terza fase.Il paziente per raggiungere tale obiettivo dovra avereun alto livello di attenzione e la possibilita di ripeterela stessa attivita per il tempo necessario per fissare lasensazione nella memoria.Altra fase e comparare la voce modificata con la voceabituale, mettendo a confronto le due sensazioni pro-priocettive.Penultima fase e l’automatizzazione/interiorizzazionedella voce modificata utilizzando dei modelli poco na-turali e modi di parlare molto automatici fino ad arriva-re al controllo del modo di parlare abituale.Infine, l’ultima fase prevede l’automatizzazione nellaconversazione abituale, in cui il parlante si trova difronte a molte variabili e non riesce a prestare totale at-tenzione alla sua tecnica vocale. Sara quindi necessarionella maggior parte delle persone insegnare un’automa-tizzazione della tecnica vocale in situazioni di sovrac-carico ambientale o emozionale. Il metodo e innovativoe va sperimentato attraverso un lavoro individuale e diauto percezione.Da un’analisi trasversale dei diversi approcci e possibi-le individuare ‘‘macroaree comuni’’, importanti da te-ner presenti come focus del trattamento riabilitativo:– la consapevolezza del proprio corpo: percezione dellavoro muscolare, controllo del tono muscolare, con-trollo propriocettivo, postura e respirazione;– il riferimento alla fisiologia della voce: lavoro per ilcontrollo dei differenti parametri e distretti correlati almeccanismo fonatorio;– l’igiene vocale;– le abilita percettive uditive: allenamento all’autoper-cezione della voce;– l’eufonia come obiettivo: produzione vocale e fonato-ria «non accompagnata da sforzo», «voce risonante»;– la generalizzazione e automatizzazione: il traferimen-to di quanto appreso dal setting terapeutico alla vitaquotidiana.

Bibliografia

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La prevenzione dei disturbivocali professionalidegli insegnanti attraversoun approccio ergonomicoAnna Accornero - Logopedista, Universita degli Studidi TorinoAntonella Palmisano - Fisioterapista, Presidente SIE(sez. Piemonte)

Introduzione

I disturbi vocali derivano da molteplici condizioni pato-logiche, con effetti che variano da un lieve disturboqualitativo della voce alla completa perdita dell’emis-sione sonora.Dall’analisi della letteratura emerge la necessita di ef-fettuare studi approfonditi e interdisciplinari sulla cor-relazione tra i disordini vocali e l’utilizzo professionaledella voce, considerando le abitudini non corrette diutilizzo sia della voce stessa sia quelle a livello postu-rale, respiratorio e muscolo-tensivo.Gli insegnanti, di qualsiasi livello scolare, inclusi gli in-segnanti di educazione fisica e di musica, rappresenta-no una delle categorie piu a rischio di sviluppare unapatologia a carico delle corde vocali. (1)Alcune ricerche effettuate dal Voice Care Network nelRegno Unito, su pazienti con problemi di voce, dimo-strano che il 12% dei pazienti e rappresentato dalla ca-tegoria degli insegnanti, mentre gli insegnanti rappre-sentano l’1,5% della popolazione. (2)Studi svolti negli Stati Uniti (3) rivelano che gli inse-gnanti rappresentano la categoria con maggiori disturbidella voce, seguiti da pensionati, artisti (cantanti e atto-ri), lavoratori di fabbrica, direttori, impiegati e persona-le di vendite. Su un totale di 123 milioni di lavoratoristatunitensi, gli insegnanti sono il 4.2%, e il 20% di lo-ro va incontro ad uno sforzo vocale patologico.In Italia nel 2007 e stato riconosciuto soltanto un ri-stretto numero di malattie professionali che coinvol-gono la laringe, ma nessuno degli studi condotti e sta-to effettuato su un ampio campione di volontari ed ef-fettuando un esame foniatrico-logopedico comple-to (4).Molti disturbi vocali sono spesso sottovalutati e ignora-ti dalle persone che di solito non sono consapevoli deirischi o delle possibili malattie derivate da un uso noncorretto della voce (es: presenza di noduli sulle cordevocali).Situazione completamente differente e riscontrabile inPolonia dove i disturbi della voce sono riconosciuti co-me malattia professionale.Lo sforzo vocale e una grandezza fisiologica che spiegai cambiamenti nella produzione vocale determinati dal-la distanza dall’ascoltatore, dal rumore e dall’ambientefisico. Queste modificazioni comprendono l’intensitavocale, la frequenza fondamentale, la durata del voca-lizzo e lo spettro vocale.Il ‘‘comfort vocale’’, secondo quanto affermato da Tit-ze (5), e una grandezza psicologica determinata da que-gli aspetti che riducono lo sforzo vocale.Il ‘‘comfort vocale’’ viene ottenuto attraverso un mec-canismo di feedback basato sull’auto-percezione dellosforzo vocale. Di conseguenza uno sforzo vocale inten-

so e perpetuato a lungo puo determinare un’alterazionedella voce.Gli studi di Hanke, Szeszenia-Dabrowska, Szymc-zak (6) hanno dimostrato che i disturbi della voce de-terminati dall’uso in ambito lavorativo, sono responsa-bili del 25% di tutte le malattie professionali. In ag-giunta, la Polonia ha fatto un grande sforzo per ridurrele malattie professionali della voce agendo attraverso laprevenzione e corsi di formazione al fine di correggerele emissioni vocali.L’impatto di un disturbo nella emissione vocale puocoinvolgere la normale comunicazione verbale e dareluogo a conseguenze sia a livello sociale che professio-nale e/o personale. La maggior parte dei disturbi vocalie causata da condizioni croniche e ricorrenti determina-te da un uso scorretto della voce o dalle pessime con-dizioni acustiche degli ambienti in cui si svolge l’attivi-ta lavorativa (7).Vilkman (8), basandosi sulle testimonianze di inse-gnanti che avevano sofferto di disturbi alla voce, haevidenziato nella «pessima acustica di un’aula»unodei rischi principali per la salute della voce. Questi di-sturbi sono correlati, in molti casi, all’uso intensivo del-la voce in ambito professionale.Sebbene la cattiva acustica delle aule potrebbe essereun rischio per la salute vocale, solamente alcuni Autorihanno cercato di collegare l’acustica della classe allaproduzione vocale.Hodgson (9) suggerisce un semplice modello empiricodi predizione per calcolare i livelli di emissione vocalemedia usati dagli insegnanti nelle aule universitarie, de-

Note:

(1) P.G. Kooijman, F.I. De Jong, G. Thomas, W. Huinck, R. Donders, K. Graamans andH.K. Schutte, «Risk factors for voice problems in teachers», Folia Phoniatr Logop.,58(3), 159-174, (2006).M. Sliwinska-Kowalska, E. Niebudek-Bogusz, M. Fiszer, T. Los-Spychalska, P. Kotylo, B.Sznurowska-Przygocka and M. Modrzewska, «The prevalence and risk factors for occu-pational voice disorders in teachers», Folia Phoniatr Logop., 58(2), 85-101 (2006).N. Roy, R.M. Merrill, S. Thibeault, R.A. Parsa, S.D. Gray and E.M. Smith, «Prevalence ofvoice disorders in teachers and the general population», J Speech Lang Hear Res.,47(2), 281-93 (2004).

(2) D. Comins «Survey of UK voice clinics 2001/2». Voice Care Network UK. (2002).

(3) A. Goggiamani and D. Orsini, «Il personale docente e la tutela dell’INAIL», Proc. Acu-stica e ambienti scolastici, Associazione Italiana di Acustica, Roma, 31-35 (2008).

(4) A. Astolfi, «Normative e linee guida internazionali in tema di edilizia scolastica», Proc.Acustica e ambienti scolastici, Associazione Italiana di Acustica, Ferrara, 19-33 (2004).

(5) I. Titze and D. Martin, Principles of voice production, 49-51 (National Center for Voi-ce and Speech, Iowa City) (1998).

(6) W. Hanke, N. Szeszenia-Dabrowska and W. Szymczak, «Occupational diseases-epi-demiologic evaluation of the situation in Poland», Medycyna pracy, 53(1), 23-28 (2002).

(7) A. Brunskog, G. Gade, G. Paya-Ballester and L. Reig-Calbo, «Increase in voice leveland speaker comfort in lecture rooms.», J. Acoust. Soc. Am. 125, 2072–82 (2009).D. Pelegrin-Garcia, «Comment on «Increase in voice level and speaker comfort in lecturerooms», [J. Acoust. Soc. Am. 125, 2072-2082, (2009)]» J. Acoust. Soc. Am. AvailableMarch 2011.

(8) E. Vilkman, «Voice problems at work: A challenge for occupational safety and healtharrangement.», Folia Phoniatr. Logo. 52, 120-25 (2000).

(9) Hodgson, M. R., Rempel, R., Kennedy, S. (1999), Measurement and prediction of ty-pical speech and background-noise levels in university classrooms during lectures, J.Acoust. Soc. Am., 105, 226-233.

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rivati da fattori individuali, dalle caratteristiche acusti-che ambientali e dal rumore determinato dalle attivitastudentesche.Brunskog e Pelegrin-Garcia (10) analizzarono in unostudio i parametri delle aule oggettivamente misurabiliin relazione a un aumento della forza sonora vocaleprodotta dagli oratori e sia l’opinione soggettiva deglistessi oratori collocati in sei differenti stanze con para-metri qualitativi differenti come le dimensioni, il tempodi riverberazione e altre caratteristiche fisiche.Un metodo semplificato per il calcolo del guadagnoacustico fu proposto da Pelegrin-Garcia (11).Per aumentare la sensibilita del metodo, una bassa in-certezza viene ottenuta derivando il guadagno acusticodi una stanza da una sola misurazione della risposta im-pulsiva purche si rispettino alcune condizioni: in parti-colare la fonte sonora dovrebbe essere lontana almeno1 m da tutti i limiti perimetrali, incluso il pavimentoAttraverso questo metodo di calcolo Pelegrin-Garcia,Smiths, Brunskog, Jeong (12) constatarono che le con-dizioni acustiche della stanza modificano il feedbackuditivo della voce emessa e percepita dal soggetto, in-ducendo cambiamenti significativi nei livelli vocali conuna correlazione di aspetto quasi lineare sull’amplifica-zione della stanza rispetto la propria voce, determinatadall’ampiezza del guadagno acustico con un rapportodi –3,6 db/db.Hanno osservato che le condizioni di lavoro per gli in-segnanti potrebbero essere migliorate ottimizzando l’a-custica delle classi; in particolare, hanno osservato chele classi con una non adeguata acustica possono esseremodificate in modo tale da ottimizzare i parametri chia-ve per una migliore comunicazione verbale.Ulteriori risultati indicano che insegnanti con status vo-cale differente sembrano tollerare il carico vocale del-l’insegnamento in modo differente, mentre le differenticondizioni acustiche nelle classi sembrano colpire mag-giormente gli insegnanti con problemi di voce preesi-stenti che gli insegnanti sani.Molti studi hanno analizzato la correlazione tra i variparametri acustici vocali come l’affaticamento vocalee la percezione soggettiva di alterazioni della voce:ad esempio, uno studio compiuto da Boucher (13) ana-lizzo la correlazione tra i parametri acustici e la stimadella fatica muscolare rilevata all’elettromiografia: unbreve aumento del tremore vocale puo corrisponderea un cambiamento critico dei tessuti muscolari laringeifavorendo una condizione in cui i continui sforzi vocalipossono aumentare il rischio di lesioni vocali dirette oaltre condizioni che determinano una alterazione dellavoce.Anche gli studi portati avanti da Rantala, Vilkman,Bloigu (14) hanno mostrato dei cambiamenti nella pro-duzione vocale durante il lavoro delle insegnanti, deter-minati sia dal surmenage sia dal malmenage vocale.

L’approccio ergonomico

Recentemente si ritiene molto interessante e innovativala gestione delle problematiche relative alla voce inun’ottica di ergonomia.Per spiegare come la voce possa diventare oggetto diattenzione da parte degli ergonomi, si deve partire dalconsiderare la voce un vero e proprio «strumento» uti-

lizzato per raggiungere determinati obiettivi: professio-nali, comunicativi, relazionali ecc.Inoltre, se la voce viene considerata, soprattutto in de-terminati ambiti lavorativi, uno «strumento di lavoro»,risultera piu comprensibile l’applicazione del concettodi « usabilita» allo strumento «voce».Se per «usabilita» in genere si intende il grado di faci-lita e soddisfazione con cui l’interazione uomo-stru-mento si compie, si puo affermare che una voce e buo-na, cioe usabile, quando il messaggio verbale giunge adestinazione in modo efficace (completo), efficiente (inpoco tempo), soddisfacente (senza sforzi) nella massi-ma sicurezza e confortevolezza sia per chi emette cheper chi riceve il messaggio (eufonia).Nello specifico, la voce dell’insegnante puo essere con-siderata usabile quando il messaggio verbale giunge aidiscenti (utilizzatori) nello specifico contesto d’uso (au-la) in modo efficace (completo), efficiente (in pocotempo), soddisfacente (senza sforzi) e raggiunge l’o-biettivo (e stato compreso), tutto cio, secondo il concet-to di eufonia deve avvenire nella massima sicurezza econfortevolezza sia per i docenti che per i discenti.Fra i primi studi sull’ergonomia della voce, compaionoquelli finlandesi e svedesi, con una prospettiva interdi-sciplinare che studia in modo correlato tutti i fattori chepossono migliorare la performance vocale nei profes-sionisti, prefiggendosi di ridurre i rischi di patologiedella voce e ottimizzarne il recupero funzionale conla riabilitazione. In quest’ottica, pertanto, sono stati ef-fettuati studi interdisciplinari relativi all’epidemiologia(incidenza e prevalenza) dei disturbi della voce nei pro-fessionisti, con una stretta collaborazione ed interazio-ne tra acustica, foniatria e logopedia, per procedere nel-la disseminazione di materiale volto ad informare, edu-care e rieducare i professionisti e per promuovere inter-venti mirati nell’ambiente lavorativo.Alcuni studi in ambito di ergonomia della voce sonostati affrontati anche sul territorio nazionale.Fra questi, del 2009, il Progetto di ricerca in collabo-razione tra il Dipartimento di Fisiopatologia Clinicadell’Universita degli Studi di Torino e il Dipartimentodi Energetica, gruppo TEBE, del Politecnico di Torino.La ricerca e stata supportata dal Ministero dell’Istruzio-ne, dell’Universita e della Ricerca Scientifica (PRIN -Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) inserendosinello scenario di un progetto piu ampio dal titolo «Va-lutazione clinico-acustica del rischio derivante dal cari-

Note:

(10) D J. Brunskog and D. Pelegrin-Garcia, «Speaking comfort and voice use of teachersin classrooms» Rivista Italiana di Acustica, Vol. 34, N.3, pp 51-56, 2010.

(11) D. Pelegrin-Garcia, B. Smits, J. Brunskog and C. Jeong, «Vocal effort vs distance indifferent rooms» J. Acoust. Soc. Am. Available March 2011.

(12) D. Pelegrin-Garcia, B. Smits, J. Brunskog and C. Jeong, «Vocal effort vs distance indifferent rooms» J. Acoust. Soc. Am. Available March 2011.

(13) T. Masuda, Y. Ikeda, H. Manako and S. Komiyama, «Analysis of vocal abuse: fluctua-tions in phonation time and intensity in 4 groups of speakers», Acta Otolaryngol. 113,547-552 (1993).

(14) L. Rantala, E. Vilkman and R.Bloigu, «Voice changes during working: subjective com-plaints and objective measurements for female primary and secondary schoolteachers»,The Journal of Voice, 16(3), 344-355 (2002).

XII Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2014

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co vocale dovuto a rumore e riverberazione negli am-bienti scolastici e sistemi ed interventi di prevenzione»che ha visto coinvolti il Centro Interdipartimentale peril Controllo dell’Ambiente della Seconda Universitadegli Studi di Napoli e il Dipartimento di Ingegneriadell’Universita degli Studi di Ferrara.Questa ricerca si e proposta come obiettivi principalidi:– valutare l’incidenza di patologie vocali nelle catego-rie di lavoratori che usano la voce in modo professiona-le, con particolare riferimento agli insegnanti,– indagare la relazione tra qualita vocale e condizioniacustiche (rumore e riverberazione) nelle aule di scuolaprimaria,– individuare i fattori maggiormente incidenti nell’in-sorgenza della patologia vocale nella popolazione inse-gnanti,– correlare le valutazioni oggettive a quelle soggettivedi sforzo e affaticamento vocale.Ai fini dello studio sono stati reclutati 42 insegnanti discuola primaria, sono stati sottoposti a visita medicospecialistica otorino laringoiatrica e foniatrica, valuta-zione logopedica completa, misurazione dei parametrivocali (dosi vocali) e dei parametri acustici nelle classidurante l’attivita lavorativa, somministrazione di duequestionari di indagine soggettiva e correlazioni stati-stiche dei dati ottenuti, questi ultimi a cura del Politec-nico di Torino.La ricerca ha evidenziato che circa il 58% degli inse-gnanti indagati mostra segni di patologia vocale organi-ca o funzionale e ben il 15% presenta noduli.I risultati delle misurazioni dei parametri acustici e vo-cali hanno mostrato che il valore medio per il livello dipressione sonora (SPL) della voce ad 1 m dalla boccadel parlatore durate tutta la giornata lavorativa di didat-tica e di 66,4 dB (U = 2,08) per le femmine e 65,8 dB(U =2,68) per i maschi che corrispondono ad un sforzovocale elevato in accordo con la norma ISO 9921.Il rumoreggiare e il vociferare degli studenti in classerisulta essere la piu irritante, intensa e frequente fontedi rumore nelle classi.Le piu importanti conseguenze di una scarsa acustica intutte le scuole erano la «perdita della concentrazione» eil «calo nella percezione delle domande da parte deglistudenti».

La prevenzione dei disturbi della voce

Affinche la voce possa essere considerata una «buonavoce» e indispensabile ridurre i rischi correlati ad unoscorretto e/o abuso della voce stessa, attraverso azionimirate soprattutto alla prevenzione da tali rischi.Come e ormai risaputo, quando si parla di rischi e didisturbi e patologie ad essi correlati, la prevenzione as-sume un ruolo fondamentale, tanto quanto la cura e lariabilitazione. In Italia, tale principio e stato chiaramen-te espresso con la riforma sanitaria del 1978 e ad oggi,non e mai stato messo in discussione anche se, quandosi tratta di fare tagli alla spesa sanitaria, la prevenzionee, fra le tre voci, quella che normalmente subisce mag-giori danni.La prevenzione e importante anche per le patologie de-rivanti dall’attivita lavorativa.In alcuni ambiti professionali, in particolare quelli in

cui si effettuano attivita di movimentazione di carichisul luogo di lavoro, dal momento della emanazionedel D.Lgs. n. 626/1994, diventato poi Testo Unico sullaSalute e Sicurezza sui luoghi di lavoro (D.Lgs. n.81/2008) sono stati attuati percorsi formativi mirati allaprevenzione da patologie derivanti da attivita lavorativerischiose con risultati piu o meno soddisfacenti in ter-mini di riduzione dei rischi stessi.Per altre categorie di lavoratori, invece, come quelladegli insegnanti, l’argomento relativo ai disturbi pro-fessionali derivanti da uno scorretto utilizzo della voce,non e ancora stato affrontato in termini di prevenzionenonostante gli studi internazionali, gia citati, ma anchequelli nazionali (15) confermino l’alta frequenza, fra ilavoratori, di alterazioni foniche disfunzionali con im-portanti conseguenze sulla idoneita lavorativa e sullaqualita della vita dei soggetti.Tra l’alto, alla luce della recente crisi economico-finan-ziaria, a causa del prolungamento dell’eta pensionabiledegli insegnanti e della presenza sempre piu numerosadi studenti nelle aule con conseguente innalzamento delrumore ambientale, si andra sempre piu verso un au-mento di tali rischi e di altri correlati.Non potendo ipotizzare a breve termine una riduzionedegli studenti nelle aule, tanto meno una riduzione deglianni lavorativi, si ritiene che si debba iniziare ad inter-venire immediatamente, almeno dove sia possibile, perrendere l’attivita lavorativa dell’insegnante meno fru-strante e faticosa, percio meno rischiosa per la salute.Quando si parla di prevenzione attuata sui luoghi di la-voro, se si vuole che la prevenzione dei rischi profes-sionali sia appropriata, bisogna distinguere la preven-zione primaria, che comprende la valutazione e la ridu-zione del rischio, dalla prevenzione secondaria com-prendente la sorveglianza sanitaria. Ad oggi, negli am-bienti scolastici, sia la valutazione del rischio che lasorveglianza sanitaria mirate ai disturbi professionalia carico della voce, non sono ancora state applicate.Di conseguenza, appare difficile impostare un percorsopreventivo/formativo mirato al contenimento dei distur-bi vocali professionali se, ad oggi, gli stessi non sonoancora stati riconosciuti come vere e proprie malattieprofessionali.L’unico richiamo alle patologie vocali compare nellaLista II (malattie la cui origine e di limitata probabilita)del D.M. 14 gennaio 2008, in particolare, come causadegli sforzi prolungati delle corde vocali vengono citatii noduli alle corde vocali, mentre nessun accenno vienefatto nel D.M. Lavoro 9 aprile 2008 «Nuove tabelledelle malattie professionali nell’industria e nell’agri-coltura».Tuttavia, benche il tema delle patologie professionali acarico della voce degli insegnanti non sia ancora statoaffrontato come meriterebbe, rappresenta comunque

Nota:

(15) V. Anzelmo, C. Marsico, P. Bianco, D. Staiti, «Analisi delle cause di fonopatia nei pro-fessionisti della della voce osservate in un servizio di foniatria ospedaliera». G. Ital. MedLav Erg 2003; 25:3 Suppl - www.gimle.fsm.itA. Tanzariello, Convegno del M.G. Tanzariello, S. Abbate, G. Muraca, G. Saffioti, C. Gior-gianni, «Alterazione della funzione fonatoria in un gruppo di insegnanti» G Ital Med Lav2004; 26:4 Suppl.

Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2014 XIII

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un problema percepito come grave da parte del perso-nale del settore didattico tantoche molti sono gia statii progetti formativi avviati in molte realta compresaquella piemontese.

La formazione relativa alla prevenzionedelle patologie della voce

Poiche l’obiettivo principale di percorsi formativi sultema di interesse e rivolto a prevenire l’insorgenza dipatologie della voce legate a surmenage e malmenagevocale in ambito professionale, le categorie professio-nali direttamente interessate sono proprio quelle chenella realta lavorativa, utilizzano la voce per molte ore.Fra queste, gli insegnanti, insieme agli artisti, ambulan-ti, addetti ai call center e parrucchieri sono i lavoratoriche piu risentono dei suddetti disturbi.Va precisato che nell’ambito del mondo della scuola, inparticolare nelle scuole della prima infanzia, i program-mi formativi possono essere integrati da una parte rela-tiva alla movimentazione dei carichi, rappresentati daibambini, anche disabili. Quindi, in tali ambiti, la forma-zione puo essere impostata su temi in sinergia fra loro,quali voce, postura e movimento, affrontando i duegrandi temi, la voce e la corporeita, in modo trasversalee integrato.A proposito, si intende sottolineare l’importanza che varivolta all’igiene posturale oltre all’igiene vocale, valu-tando con attenzione la postazione di lavoro dell’inse-gnante (altezza della cattedra, tipologia della sediaecc.), le posizioni che l’insegnante deve assumere du-rante la sua attivita di lavoro (posizione di ascolto, fles-sioni del busto sui banchi degli alunni ecc.) e cosı via.Senza un’adeguata cura della postura e dei movimentidurante l’attivita lavorativa, l’emissione vocale puo ri-sultare alterata, quindi, anche se l’insegnante non si oc-cupa di movimentazione di pesi, come nello specificodelle scuole materne e degli asili nido, si ritiene utilerivolgere comunque, durante la formazione sulla pre-venzione in ambito di salute e sicurezza sul luogo di la-voro, un’attenzione particolare anche all’igiene postu-rale dell’insegnante.Attraverso insegnamenti teorico-pratici ed esercizi mi-rati (individuali e di gruppo), si possono condurre isoggetti in formazione, alla conoscenza e alla consape-volezza dell’utilizzo della voce, focalizzando l’atten-zione sulla valenza non-verbale ed estetica della comu-nicazione vocale, sulle possibilita espressive della vocee sui molteplici aspetti della fonazione.Inoltre, esercizi mirati di allungamento muscolare edesercizi di corretta respirazione, che possono prevenirecontratture muscolari e altri disturbi a carico dell’appa-rato muscolo-scheletrico che tra l’altro possono interfe-rire con una buona emissione vocale.Il percorso formativo di base puo trattare argomentiquali l’ergonomia (la valutazione dei rischi professio-nali a carico della voce, la ricerca della qualita della vo-ce durante l’attivita lavorativa ecc.), la foniatria (cennidi anatomo-fisiologia e clinica della comunicazione,della voce e del linguaggio ecc.), la logopedia (gliaspetti vocali della comunicazione, la comunicazionealternativa ecc.), la fisioterapia (voce e respiro, igieneposturale ecc.), l’educazione alla vocalita sviluppatacon un cantante esperto in tale ambito.

Conclusioni

Poiche i disturbi professionali della voce degli inse-gnanti rappresentano un argomento serio e complessoper gli insegnanti in primis e per la comunita di riflesso,si ritiene importante iniziare ad affrontare questo argo-mento in termini di salute e sicurezza sul luogo di lavo-ro.La patologia della voce o disfonia puo essere determi-nata da cause organiche o funzionali.Per «disfonia funzionale» s’intende un’alterazione dellavoce per la quale non e rintracciabile una eziologia or-ganica e che si ritiene correlata a una modalita scorrettadi produrre il segnale vocale a livello glottico e/o riso-nanziale o a una modalita fonatoria troppo affaticante oa un utilizzo eccessivamente prolungato della voce. Ilprofessionista vocale presenta, nella maggior parte deicasi, una disfonia di tipo funzionale primaria, causatada malmenage e/o da surmenage.I due fattori si influenzano a vicenda: e facile, infatti,che in condizioni di surmenage per necessita o abitudi-ne all’utilizzo protratto di volumi di voce elevati, au-menti il rischio di malmenage in caso di scarsa compe-tenza del vocal tract (la cui corretta gestione, invece,produrrebbe un miglioramento dell’udibilita a distanzasenza intervento glottico ipercinetico).Il professionista vocale e piu incline a presentare disfo-nie di tipo funzionali perche e soggetto a un carico vo-cale giornaliero importante, spesso in presenza di ru-more ambientale elevato, che lo porta ad assumerecomportamenti fonatori inadeguati.Percio gli insegnanti devono poter ricevere un’adeguataformazione rivolta alla prevenzione da disturbi profes-sionali della voce che deve necessariamente partire daun’attenta valutazione del rischio.

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XIV Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2014

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Dosimetria vocale su maestridi scuola elementaredurante la giornata lavorativaPasquale Bottalico, Arianna Astolfi, Fabrizio Bronuzzi- Politecnico di Torino, Dipartimento di Energetica,gruppo TEBE

Introduzione

Tra le figure professionali che utilizzano la voce comestrumento di lavoro, quelle piu a rischio risultano esseregli insegnanti. L’emissione vocale risulta essere forte-mente influenzata dalle condizioni acustiche dell’am-biente lavorativo e da altri fattori fisiologici e psicologici.In maniera analoga a quanto avvenuto per l’udito, laletteratura propone una dosimetria relativa alla perfor-mance vocale ancora non del tutto esplorata. La misuraviene effettuata mediante un accelerometro posto incorrispondenza della fossa alla base del collo. Il dispo-sitivo in commercio attraverso il quale vengono effet-tuate tali rilevamenti e l’Ambulatory Phonation Moni-tor 3200 (APM) della Kaypentax1.Tramite l’APM si ottengono la frequenza fondamenta-le, il tempo di fonazione e una stima del livello di pres-sione sonora a 15 cm dalla bocca del parlatore attraver-so la correlazione tra l’ampiezza del segnale acquisitodall’accelerometro e il segnale acquisito da un microfo-no durante una taratura.

Da tali parametri e possibile determinare alcune «dosivocali» tra le quali il Vocal Loading Index, il Time do-se, il Distance dose, l’Energy dissipation dose e il Ra-diated energy dose.In questo lavoro si presentano i primi risultati di unacampagna di misure ottenuti da rilevazioni effettuatepresso sei scuole elementare di Torino e Beinasco.In particolare si riportano le dosi vocali accumulate du-rante diverse giornate lavorative da alcuni insegnanti discuola primaria, alle quali si associa lo stato clinico re-lativo alla fonazione.Tali risultati sono correlati con la percezione soggettivadella qualita vocale e con i parametri acustici misuratiall’interno delle aule, tra i quali i livelli di rumore am-bientale durante diverse attivita didattiche e il tempo diriverberazione.

Casi studio

Oggetto della ricerca sono stati 39 insegnanti monitora-ti in una, due o tre giornate lavorative (quattro ore algiorno) in aule di scuole elementari della Provincia diTorino. I casi studio comprendono sei scuole elementa-ri a Torino e a Beinasco (TO): le scuole ‘‘D. Murato-ri’’, ‘‘L. Fontana’’ e ‘‘R. D’Azeglio’’ a Turino, costrui-te a fine Ottocento, e le scuole ‘‘E. De Amicis’’, ‘‘A.Gramsci’’ e ‘‘A. Mei’’ a Beinasco, costruite negli anniSettanta.Tutte le aule considerate nel presente studio sono adia-centi a strade poco trafficate o a cortile interni. In par-ticolare le tre scuole di Torino sono localizzate in am-bito urbano in una zona centrale, mentre quelle di Bei-nasco sono in una zona periferica. Le scuole di Torinosono edifici storici a corte non in ottimo stato di conser-vazione, mentre le tre scuole di Beinasco sono costru-zioni di tipo moderno, con serramenti nuovi e vetridoppi.Le aule sono differenti per forma e dimensioni.Le aule di Torino sono voltate e di maggior volume ri-spetto a quelle di Beinasco. La superficie di pavimentoe di circa 50 m2 per tutte le scuole, l’altezza di circa 4,5m a Torino e 3,5 m a Beinasco. Il volume e variabile tra240 m3 a Torino e 160 m3 a Beinasco.Su un totale di 66 giornate lavorative monitorate sonostate estratte e analizzate separatamente 54 lezioni fron-tali.Per «lezione frontale» si intende quella forma di didat-tica in cui i bambini sono seduti in aula in silenzioascoltando l’insegnante che spiega.In Tabella 1 sono riportati la scuola di appartenenza,l’eta dell’insegnante, il numero di giornate di misurae lezioni frontali estratte per ciascun insegnante, e i pa-rametri acustici rilevati durante le lezioni frontali [1].

Protocollo di indagine

Questa ricerca si pone l’obiettivo piu generale di ana-lizzare quali parametri vocali possono meglio rappre-sentare l’affaticamento vocale e il recupero vocale ininsegnanti di scuola elementare attraverso il monitorag-gio della performance durante la giornata lavorativa.Il protocollo di articola in quattro parti distinte:1) valutazione clinica dello stato vocale degli insegnanti,2) misure dei parametri vocali durante la giornata lavo-rativa,

Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2014 XV

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Tabella 1 - Scuola di appartenenza, eta, numero di giornate di misura e lezioni frontali estratteper i soggetti testati, e parametri acustici rilevati durante le lezioni frontali

Soggetti Scuola EtaGiornate lavorative /

Lezioni frontaliRT (s)

durante le lezioni frontaliLA90[dB(A)]

durante le lezioni frontali

1 Torino 38 2/-

2 Torino 43 2/-

3 Torino 37 3/2 1.1 / 0.4 52.8 / 43.9

4 Torino 54 3/2 1.6 / 0.4 51.6 / 44.3

5 Torino 35 2/2 1.0 / 1.0 45.0 / 59.0

6 Torino 39 2/-

7 Torino 40 2/2 1.2 / 1.2 60.6 / 58.6

8 Torino 47 2/1 0.7 54.5

9 Torino 42 1/-

10 Torino 31 2/1 1.1 41.6

11 Torino 34 2/2 1.3 / 0.4 65.0 / 64.3

12 Torino 58 2/2 0.4 / 1.2 43.8 / 51.6

13 Torino 57 1/1 0.9 48.2

14 Torino 57 2/-

15 Torino 54 2/3 0.9 / 0.9 / 0.4 46.3 / 48.9 / 41.4

16 Torino 59 2/2 1.3 / 0.4 50.9 / 42.7

17 Torino 35 2/-

18 Torino 39 1/1 0.5 50.4

19 Torino 27 1/1 0.7 54.8

20 Torino 37 1/2 0.7 / 0.7 53.9 / 50.3

21 Torino 56 1/1 0.5 54.4

22 Torino 48 1/1 1.1 54.3

23 Beinasco 46 1/1 0.8

24 Beinasco 34 2/1 0.8 57.5

25 Beinasco 33 2/1 0.8 51.9

26 Beinasco 43 1/1 0.9 52.5

27 Beinasco 49 1/1 0.8 54.0

28 Beinasco 56 2/3 0.7 44

29 Beinasco 59 2/2 0.8 / 1.1 51.1 / 49.2

30 Beinasco 38 2/2 0.7 / 0.7 45.8 / 54.5

31 Beinasco 47 2/2 44.3 / 54.4

32 Beinasco 40 2/2 0.8 / 0.8 50.0 / 48.3

33 Beinasco 52 2/2 0.8 / 0.9 62.8 / 57.5

34 Beinasco 55 2/1 0.7 42.6

35 Beinasco 58 2/2 0.9 / 0.9 46.3 / 63.6

36 Beinasco 54 2/1 0.7 46.6

37 Beinasco 48 2/3 0.9 / 0.9 / 0.9 56.0 / 43.0 / 49.6

38 Beinasco 34 1/2 0.9 / 0.9 45.1 / 46.6

39 Beinasco -/1 0.8 52.6

XVI Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2014

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3) indagini soggettive e4) misure dei parametri acustici nell’ambiente di lavorodurante la performance vocale.

Valutazione clinica della voce degli insegnanti

Su 39 insegnanti, 32 si sono volontariamente sottopostiad una visita medica.La visita e stata articolata in una specifica anamnesi ba-sata sul Voice Handicap Index (VHI) che rappresentaun protocollo per l’autovalutazione della voce, una va-lutazione logopedia collegata alla funzione respiratoriae al recupero vocale (‘Scala GIRBAS’’ [2]), una visitaotorinolaringoiatrica e foniatrica, effettuata tramite la-ringostroboscopia con fibra ottica.Sul 41% dei soggetti esaminati non sono stati osservatisegni di patologia vocale mentre il 59% presentavanosintomi patologici rilevati oggettivamente o soggettiva-mente.

Misura dei parametri vocali

All’inizio della giornata lavorativa ad ogni soggetto te-stato, e stato fatto indossare il dispositivo APM 3200,composto da un accelerometro posizionato alla basedel collo e da un dispositivo di acquisizione posiziona-to all’interno di un marsupio legato in vita.Oltre al tempo di fonazione, questo dispositivo restitui-sce anche la frequenza fondamentale e, dopo una pro-cedura di taratura, una stima del livello di pressione so-nora a 12 cm di distanza dalla bocca del parlatore, inasse. Entrambi i misurandi sono campionati ogni 50ms. La taratura prevede il confronto del livello di acce-lerazione della pelle con il livello di pressione sonoramisurato con un microfono calibrato di riferimento.Come indicatori di sforzo vocale e di esposizione deltessuto delle corde alla vibrazione vengono utilizzatecinque diverse «dosi vocali», proposte da Titze et al.Tali dosi possono essere ottenute dal tempo di fonazio-ne, dalla frequenza fondamentale (f0) e dal livello dipressione sonora (SPLm,@1m). Oltre al rilievo dei para-metri vocali sono state determinatele deviazioni stan-dard di SPL (SPLsd) e f0 (f0sd).I parametri vocali e le dosi sono stati determinati su uncampione di 39 insegnanti (4 uomini e 35 donne), du-rante una, due o tre giornate lavorative (125 campioni,12 per gli uomini e 113 per le donne). La frequenzafondamentale e significativamente influenzata dal sessodel parlatore, di conseguenza le dosi sono state analiz-zate separatamente per uomini e donne, e al fine di ren-dere le dosi confrontabili e stata effettuata una norma-lizzazione. Il tempo di fonazione e stato normalizzatosu tutto il tempo di misura (Dt%,) e le restanti dosisul tempo di fonazione (Dd_norm, De_norm, Dr_norm).Il primo passo per l’analisi dei parametri vocali e delledosi (SPLm,@1m., f0, SPLsd, f0sd, Dt%, Dd_norm, De_norm,Dr_norm) e stato studiarne la distribuzione, valutarnela robustezza e analizzare alcuni possibili fattori siste-matici come il sesso e l’eta.Tutti i parametri e le dosi, ad eccezione di Dd_norm, De_-

norm, Dr_norm seguono una distribuzione normale. Ledosi non normali sono state trasformate in livelli di do-se con una trasformazione lognormale, in modo da ot-tenere delle distribuzioni normali.La normalita delle distribuzioni ci permette di effettua-

re test statistici sulle dosi e i parametri, per valutare lapossibile influenza di fattori quali il sesso e l’eta.Per quanto riguarda il sesso, una differenza fortementesignificativa (p-value < 0.01) e evidenziata per De_norm,f0 e f0sd, mentre per quanto riguarda l’eta, essa risultafortemente significativa per SPLm,@1m, f0, SPLsd. Unadifferenza significativa tra uomini e donne sulla doseDe_norm, era stata gia evidenziata da Titze et al. [3].Per questa dose, analogamente ai risultati presentatiin questo lavoro, Titze aveva riscontrato valori piu altiper gli uomini.In Tabella 2 vengono riportati il valore medio, l’incer-tezza della media [4] e i coefficienti di robustezza (r)[5] delle dosi e dei parametri vocali per i 39 insegnanti,divisi per sesso, su diverse mezze giornate lavorative(113 misure per le donne e 12 per gli uomini). Quandoil valore del coefficiente di robustezza supera l’unita, ilparametro puo essere considerato ben definito, e inquesto caso tutti i parametri risultano ben definiti.

Tabella 2 - Parametri vocali per il gruppoinsegnanti di riferimento

Parame-tri

Donne Uomini

Media U r Media U r

Dt% 25.5 1.38 18.3 25.9 3.71 6.98

LDd_norm 66.2 0.93 71.0 63.6 1.24 51.15

LDe_norm 60.7 1.91 31.6 68.7 2.51 27.32

LDr_norm 70.5 5.10 13.8 51.6 12.26 4.22

SPLm,@1m 66.4 2.08 31.8 65.8 2.68 24.59

f0 238.7 4.46 53.4 150.3 9.62 15.63

SPLsd 1.75 0.05 29.9 1.6 0.13 13.19

f0sd 5.36 0.15 33.9 3.4 0.35 10.06

Misure dei parametri acustici nelle aule

In ogni aula e stata misurata la risposta all’impulso uti-lizzando come sorgenti impulsive lo scoppio di alcunipalloncini. Attraverso tali misure e possibile ottenereil tempo di riverberazione con la tecnica della back-ward integration.Il rumore ambientale e i livelli di parlato sono stati mo-nitorati in continuo durante le giornate lavorative, uti-lizzando un fonometro posizionato in prossimita dellacattedra con un periodo di campionamento pari ad 1s [1].Come livelli globali pesati A di rumore di fondo si sonoconsiderati i livelli percentili pesati A, in particolare illivello LA90. In Tabella (vedi supra) si riportano i valoriottenuti durante la didattica frontale.

Questionari soggettivi

Alla fine di ogni attivita didattica, ognuna della duratadi circa 2 ore, e stato richiesto alle maestre di compilareun semplice questionario contenente poche domanderelative alla percezione della propria voce e del rumorein aula durante la lezione appena effettuata [1].

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Correlazioni tra parametri vocali, misure acusticheoggettive e percezione soggettiva nelle auledurante le lezioni frontali

In Tabella 1 sono riportati i tempi di riverberazione allefrequenze medie, misurati ad aula occupata, e i valori diLA90 durante le lezioni frontali, con tutti i bambini se-duti in silenzio di fronte alla maestra che spiega. Il nu-mero di studenti per classe variava tra 15 e 25. Il tempodi riverberazione misurato varia tra 0.5 s, nel laborato-rio di lettura della scuola ‘‘L. Fontana’’ a Torino, e 0.9s, con un incertezza di 0.1, nelle altre aule.Per quanto riguarda i livelli di rumore si e ottenuto unlivello medio di rumore di fondo (LA90) pari a 50.6 dBcon un incertezza di 1.7.In Figura 11 e stata rappresentata la relazione tra LA75 eLA90, con i valori di SPLm,@1m durante le lezioni fron-tali. E stato riscontrato un «effetto Lombard» corri-spondente a un incremento di 0.66-0.71 dB nel livellodel parlato per 1 dB di incremento nel livello di rumore.Questo risultato concorda con quanto dimostrato da Sa-to e Bradley, i quali hanno riscontato un incremento di0.72 dB nel livello del parlato per 1 dB di incrementonel livello di rumore in aule di scuola elementare 0.In Figura 2 si riporta la relazione tra la frequenza fon-damentale media e LA90. La frequenza fondamentalecresce all’aumentare del rumore di fondo con una ten-denza di 1.2 Hz/dB.Al fine di ottenere le correlazione piu significative tra ipunteggi soggettivi espressi dopo ogni lezione frontalee i parametri vocali, e stata analizzata la matrice di cor-relazione tra tali parametri. L’«Intensita della voce» efortemente correlate con SPLm,@1m, e con i tre livelli didose LDd,n, LDe,n e LDr,n, mentre l’«Intensita del rumorepercepito» con l’«Intensita della voce» e con LA75 e LA90.In Figura 3 si riporta la media dell’intensita di rumoredi fondo percepito versus i valori misurati di LA90.Inoltre, la relazione tra l’«Intensita del rumore percepi-to» e il tempo di riverberazione alle frequenze medie, erappresentato in Figura 4. La curva di regressione mi-gliore per questa relazione risulta essere di tipo quadra-tico. Questo suggerisce che il rumore percepito crescecon il quadrato del tempo di riverberazioneIn Tabella 3 si riportano i coefficienti di robustezza re-lativi alle regressioni rappresentate nelle Figure 2-5 [5].

Figura 1 - Relazione tra LA75 e LA90, con i valoridi SPLm,@1m durante le lezioni frontali e migliorecurva di regressione

I valori di SPLm,@1m sono stati mediati su intervalli di Ln pari a 2.5 dB.

Figura 2 - Frequenza fondamentale mediamisurata per le donne versus i valori di LA90e migliore curva di regressione

Tali valori sono relativi alle lezioni frontali. I valori di f0,mean sono statimediati su intervalli di LA90 pari a 2.5 dB.

Figura 3 - Media dell’intensita di rumoredi fondo percepito versus i valori misurati di LA90e migliore curva di regressione

La scala soggettiva a 5 punti ha come estremi «molto basso» (1) e «moltoelevato» (5). I punteggi ottenuti sono stati mediati su intervalli di LA90 pa-ri a 2.5 dB.

Figura 4 - Media dell’intensita di rumoredi fondo percepito versus i valori misuratidi RTmean,500-2k e migliore curva di regressione

La scala soggettiva a 5 punti ha come estremi «molto basso» (1) e «moltoelevato» (5). I punteggi ottenuti sono stati mediati su intervalli diRTmean,500-2k pari a 0.2 s.

XVIII Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2014

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Tabella 3 - Coefficienti di robustezza relativialle regressioni rappresentate nelle Figure 2-5

Regressione

Coefficientidi robustezza

a b1 b2

SPLm,@1m = a + b1 LA75 1.0 1.6 -

SPLm,@1m = a + b1 LA90 1.6 1.3 -

f0,mean = a + b1 LA90 3.7 8.3 -

«intensita di rumore di fondo per-cepito» = a + b1 LA90

1.0 1.5 -

«intensita di rumore di fondo per-cepito» = a + b2 (RTm,500-2k)

22.6 - 1.6

Conclusioni

Dai dati ottenuti e possibile trarre le seguenti conclusio-ni.Il 41% dei soggetti esaminati non mostra alcun segnodi patologia all’apparato fonatorio, mentre il 59% pre-senta sintomi patologici rilevato soggettivamente e/ooggettivamente.Il valore medio del livello di pressione sonora del par-lato ad 1 m dalla bocca del parlatore e la frequenza fon-damentale media durante l’intera giornata lavorativasono stati rispettivamente 66.2 dB, U = 2.08, e 238.7Hz, U = 4.46 per le donne, e 65.8 dB, U = 2.68, e150.3 Hz, U = 9.62 per gli uomini.E stato riscontrato un «effetto Lombard» corrisponden-te ad un incremento di 0.66-0.71 dB nel livello del par-lato per 1 dB di incremento nel livello di rumore.La frequenza fondamentale cresce all’aumentare del ru-more di fondo con una tendenza di 1.2 Hz/dB.L’«Intensita della voce» e fortemente correlata conSPLm,@1m, e con i tre livelli di dose LDd,n, LDe,n eLDr,n, mentre l’«Intensita del rumore percepito» conl’«Intensita della voce» e con LA75 e LA90.Il rumore percepito cresce con il quadrato del tempo diriverberazione.

Bibliografia

[1] Astolfi A., Bottalico P., Bronuzzi F., Indagini og-gettive e soggettive sull’influenza del rumore e della ri-verberazione sullo sforzo vocale di insegnanti di scuolaprimaria, in Atti del 38º Congresso Nazionale AIA, Ri-mini, 8-10 giugno 2011.[2] Dejonckere P., Remacle M., Fresnel-Elbaz E., Woi-sard V., Crevierbuchman L., Millet B., Differentiatedperceptual evaluation of pathological voice quality: re-liability and correlation with acoustic measurements,Rev. Laryngol. Otol. Rhinol., 3 (1996), pp. 219-224.[3] Titze I., Svec J., Vocal dose measures: quantifyingaccumulated vibration exposure in vocal fold tissues,Journal of Speech, Language and Hearing Research,46 (2003), pp. 919-932.[4] JCGM 100:2008, Evaluation of measurement data -Guide to the expression of uncertainty in measurement(GUM).[5] ISO/IEC Guide 43-1:1997, Proficiency testing by

interlaboratory comparisons. Part 1: Developmentand operation of proficiency testing schemes.[6] ISO 3382-2:2008, Acoustics - Measurement ofroom acoustic parameters - Part 2: Reverberation timein ordinary rooms.[7] Sato H., Bradley J.S., Evaluation of acoustical con-ditions for speech communication in working elementa-ry school classrooms, J. Acoust. Soc. Am., 123 (2008),pp. 2064-2077.

Indagini oggettive e soggettivesull’influenza del rumoree della riverberazionesullo sforzo vocale di insegnantidi scuola primariaArianna Astolfi, Pasquale Bottalico, Fabrizio Bronuzzi- Politecnico di Torino, Dipartimento di Energetica,gruppo TEBE

Introduzione

Dalle statistiche sulle patologie vocali che colpiscono iprofessionisti della voce appare evidente la necessita diuno studio approfondito che indaghi oggettivamente laqualita vocale durante la giornata lavorativa. L’emis-sione vocale risulta essere fortemente influenzata dallecondizioni acustiche dell’ambiente lavorativo e da altriaspetti fisiologici e psicologici. Insegnanti di ogni gra-do, inclusi insegnanti di educazione fisica e musica, ap-partengono alla categoria maggiormente colpita.La letteratura suggerisce l’utilizzo di una dosimetria perla voce non ancora del tutto esplorata, in maniera ana-loga a quella dell’udito. Il dispositivo APM 3200 dellaKaypentax1 e stato indossato da 34 maestri volontariper due intere giornate lavorative in aule di cinquescuole primarie della provincia di Torino, ottenendo iltempo di fonazione, la frequenza fondamentale, una sti-ma del livello di pressione sonora a 12 cm dalla boccadel parlatore («sforzo vocale» [1]) e alcune «dosi voca-li» proposte da Titze et al. [2]. Le cinque scuole posso-no essere suddivise in due gruppi: le due scuole di To-rino, di epoca ottocentesca, localizzate in zona urbana,e caratterizzate da grandi aule riverberanti e scarso iso-lamento acustico; e le tre scuole di Beinasco (TO), co-struite negli anni settanta, localizzate in zone periferi-che, con aule piu piccole e buon grado di isolamentoacustico.La statistica sui parametri vocali e le correlazioni con iparametri acustici misurati nelle aule e con le valutazio-ni soggettive sullo sforzo e sul disturbo relativi a diver-si campioni di «lezione frontale» sono riportati in [3].In questo lavoro si confrontano i risultati delle misura-zioni acustiche di livello di rumore ambientale e di fon-do, di tempo di riverberazione e di livello di sforzo vo-cale effettuate nelle due tipologie di aule occupate, cor-rispondenti ai due gruppi di scuole, con i punteggi deiquestionari raccolti alla fine della giornata lavorativadagli insegnanti [4].

Casi studio

Oggetto della ricerca sono stati 34 insegnanti monitora-ti in una, due o tre giornate lavorative (quattro ore al

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giorno) in aule di cinque scuole elementari di Torino eProvincia. In [3] vengono riportati la scuola di apparte-nenza, l’eta dell’insegnante e il numero di giornate dimisura per ciascun insegnante.I casi studio comprendono due scuole elementari a To-rino e tre a Beinasco (TO): le scuole D. Muratori e L.Fontana a Torino, costruite a fine ‘‘800, e le scuole E.De Amicis, A. Gramsci e A. Mei a Beinasco, costruitenegli anni ‘‘70. In particolare hanno partecipato all’in-dagine 18 maestri a Torino e 16 a Beinasco.Tutte le aule considerate nel presente studio sono adia-centi a strade poco trafficate o a cortili interni. In par-ticolare le scuole di Torino sono localizzate in ambitourbano, nel centro della citta, mentre quelle di Beinascosono in zone periferiche. Le due scuole di Torino sonoedifici storici a corte non in ottimo stato di conservazio-ne, mentre le tre scuole di Beinasco sono costruzionirecenti con serramenti nuovi e vetri doppi. Le aule sonodiverse per forma e dimensione. Le aule di Torino sonovoltate e di maggior volume rispetto a quelle di Beina-sco. La superficie di pavimento e di circa 50 m2 perambedue le scuole, l’altezza di circa 4.5 m a Torino e3.5 m a Beinasco, e il volume variabile tra 240 m3 aTorino e 160 m3 a Beinasco.

Misurazione dei parametri acustici nelle aule

In ogni aula e stata misurata la risposta all’impulso uti-lizzando come sorgenti impulsive lo scoppio di alcunipalloncini. Attraverso tali misure e possibile ottenereil tempo di riverberazione con la tecnica della back-ward integration [5].Il rumore ambientale e i livelli di parlato sono stati mo-nitorati in continuo durante le giornate lavorative utiliz-zando un fonometro posizionato in prossimita della cat-tedra con un periodo di campionamento pari ad 1 s [3].Come proposto da Hodgson et al. [6] dalla distribuzio-ne delle occorrenze dei livelli e possibile stimare il li-vello di rumore ambientale in prossimita della cattedramentre l’insegnante parla. L’istogramma dei livelli glo-bali ponderato A puo essere approssimato dalla misturadi sue distribuzioni gaussiane, il valore medio della pri-ma identifichera il livello di rumore ambientale (LN_iso)mentre il valore medio della seconda rappresentera il li-vello di sforzo vocale dell’insegnante.Un problema incontrato nell’utilizzo di tale tecnica erelativo alla casualita della rumorosita dei bambini nel-le aule indagate ed e stato molto complicato riuscire aseparare i livelli di rumore dei bambini da altre sorgentidi rumore.Per ovviare questo problema, si e limitata l’analisi adintervalli temporali relativi a lezioni frontali, durante iquali i bambini rimanevano seduti ai loro banchi ascol-tando la maestra che parlava vicino alla cattedra.In Figura 5 viene rappresentato un esempio di misturadi due distribuzioni normali, opportunamente moltipli-cate per dei coefficienti, utilizzate per approssimare i li-velli combinati di parlato e rumore.La parte a sinistra della distribuzione e costituita prin-cipalmente dal rumore ambientale (media 56 dB(A),s.d. 4.5) mentre la parte a destra principalmente dal par-lato dell’insegnante (media 66 dB(A), s.d. 4.0). La li-nea continua rappresenta la mistura delle due distribu-

zioni e sembra approssimare in maniera ottimale l’isto-gramma.Per gli stessi intervalli temporali il livello di rumore difondo e stato stimato utilizzando i livelli percentili pe-sati A, in particolare i livelli LA90 e LA75. Le differenzefra il livello del rumore ambientale LN_iso e il livello delrumore di fondo rappresentato dai livelli percentili LA90e LA75 non risultano statisticamente significative.In Tabella 1 sono riportati i valori medi e l’incertezzadella media [7] di SPLm,@1m, LN_ist, LA90, e RTm,500-2kHz ottenuti a Torino e Beinasco durante le lezionifrontali, e p-value che valutano l’ipotesi di uguale di-stribuzione tra i valori ottenuti nei due gruppi di scuo-le (16).I valori di livello SPLm,@1m sono stati ottenuti tramite ildispositivo APM 3200. Tali livello rappresenta il valo-re medio dei livelli sonoro misurato negli istanti in cuile corde vocali hanno vibrato sul tempo di misura.Dalla Tabella 1 l’unica differenza significativa si ri-scontra sui tempi di riverberazione medi alle medie fre-quenze dei due gruppi di scuole. Il parametro RTm,500-2kHz rappresenta la media aritmetica dei tempi di river-berazione nelle bande di ottava da 5000 Hz a 2000 Hz.

Figura 5

Tabella 1

ParametriTorino Beinasco

(p-value)Media U Media U

SPLm,@1m /dB 62.1 5.53 59.2 4.11 0.44

LN_ist /dB 51.8 3.20 52.4 2.38 0.77

LA90 /dB 53.2 3.59 50.4 2.25 0.18

RTm,500-2kHz /s 1.13 0.12 0.82 0.04 <0.01

Nota:

(16) Nell’analisi dei dati oggettivi e soggettivi delle scuole di Torino non sono stati con-siderati il laboratorio di lettura della scuola L. Fontana e le aule della scuola R. D’Azeglioperche restaurati acusticamente e non rappresentativi della tipologia di aule del gruppo discuole [3].

XX Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2014

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Indagini soggettive

Due diverse tipologie di questionario sono state sotto-poste agli insegnanti con l’obiettivo di trovare le even-tuale correlazione tra parametri vocali e percezione delproprio stato vocale da parte degli insegnanti.Il primo questionario consta di 4 domande ed e statosomministrato alla fine di ogni attivita didattica, ognu-na della durata di circa 2 ore. Le domande riguardanol’intensita e qualita della propria voce, l’intensita delrumore di fondo, l’influenza dell’acustica sull’insegna-mento e la sintomatologia a fine attivita (mal di gola,afonia, raucedine, rigidita muscolare, disagio generale).Le correlazioni fra i punteggi della prima tipologia diquestionario e i parametri e le dosi vocali sono riportatiin [3].Il secondo tipo di questionario consta di 16 domanderiguardanti informazioni di carattere generale, quali sia-no i sintomi vocali percepiti e con quale frequenza, in-formazioni acustiche sulle aule. Tale questionario e sta-to somministrato alla fine della giornata lavorativa.Molte delle domande facevano riferimento ad una scalaa 5 punti i cui estremi erano etichettati con descrittorisemantici opposti.Oggetto di indagine del secondo questionario sono an-che state le sorgenti di rumore piu intense, disturbanti efrequenti nelle aule. La scala a 5 punti utilizzata e eti-chettata con gli attributi «molto basso» (1) e «moltoelevato» (2) e i risultati sono riportati in In Figura.Da un’analisi della correlazione tra intensita, disturboe frequenza delle diverse sorgenti di rumore, si evinceche i tre punteggi per ogni singola sorgente sono forte-mente correlati (p-value � 0; 01).I punteggi ottenuti a Beinasco risultano nettamente in-feriori rispetto a quelli di Torino. Per entrambi i gruppidi scuole il piu intenso, disturbante e frequente rumorerisulta essere ‘‘Studenti che parlano nell’aula’’, con unpunteggio medio di circa 3.1 a Torino e 2.1 a Beinasco,seguito da ‘‘Studenti che si muovono nell’aula’’.Per quanto riguarda i piu alti punteggi raggiunti da que-ste due sorgenti di rumore (STC, SMC) a Torino rispet-to a Beinasco la ragione puo essere la maggiore river-berazione nelle aule delle scuole di Torino, che fa per-cepire (vedi oltre) un maggiore disturbo tra i docenti. Ipunteggi risultano superiori a Torino anche per la sor-gente ‘‘Studenti che parlano e si muovono nel corri-doio’’ (STMCO). La ragione in questo caso puo essereil piu basso grado di isolamento delle porte delle auledelle scuole di Torino. Negli edifici storici le porte dilegno che dividono le aule dal corridoio sono per lopiu a bassa tenuta all’aria e molto leggere. Inoltre anchenei corridoi il rumore viene «amplificato» a causa del-l’eccessiva riverberazione. I punteggi assegnati a inten-sita, disturbo e frequenza del rumore da traffico (TR)risultano bassi sia a Torino che a Beinasco in quantole scuole sono posizionate in zone tranquille.Sulla percezione di alcuni fattori acustici e stata riscon-trata una differenza significativa tra le scuole di Torinoe quelle di Beinasco. In Tabella 2 si riportano i valorimedi e l’incertezza della media [7] per i fattori «in-fluenza dell’acustica sull’insegnamento» (IAT) (suuna scala a 5-punti da «molto poco» a «moltissimo»),«intensita del rumore» (NI), «disturbo del rumore»(ND) (su una scala a 5-punti da «molto basso» a «mol-

to elevato»), «riverberazione» (RT) (su una scala a 5-punti da «molto secco» a «molto riverberato»), «com-prensione della parola»(SC) (su una scala a 5-puntida «pessima» a «ottima»), «sforzo vocale degli inse-gnanti» (TVE) (su una scala a 5-punti da «molto basso»a «molto elevato») e «soddisfazione della qualita acu-stica» (AQS) (su una scala a 5-punti da «molto insod-disfacente» a «molto soddisfacente»).Per tutti i fattori l’analisi della varianza (ANOVA) mo-stra differenze significative tra i due gruppi di scuole(p-value � 0:05), con punteggi superiori per il gruppodi scuole di Torino, caratterizzate da una piu elevata ri-verberazione. E interessante notare come le differenzerelative ai punteggi sull’intensita e il disturbo da rumo-re e allo sforzo vocale percepiti fra i due gruppi discuole siano significative a livello soggettivo ma nona livello oggettivo. In particolare i risultati delle misuredi livello di pressione sonora medio ad un metro dallabocca degli insegnanti, rappresentativo del «livello disforzo vocale medio», SPLm,@1m, e di livello di rumoreambientale e di fondo, LN_ist e LA90, non mostrano delledifferenze significative tra i due gruppi. Tale discrepan-za suggerisce come sia il rumore sia la propria voce, inambienti riverberanti, vengano percepiti come mag-giormente intensi. Bisogna comunque sottolineare chei risultati dei questionari compilati a fine giornata nonsi riferiscono esattamente alla condizione nella qualesono state effettuate le misure dei dati oggettivi, che so-no riferiti alle «lezioni frontali».In Figura 2 sono rappresentati valori medi e incertezzadella media di intensita, disturbo e frequenza di diffe-renti sorgenti di rumore nelle aule di Torino (in alto)e di Beinasco (in basso). La scala a 5 punti e etichettatacon gli attributi «molto basso» (1) e «molto elevato»(2). Per le sorgenti di rumore sono stati utilizzati i se-guenti acronimi: STC per ‘‘Studenti che parlano nel-l’aula’’, SMC per ‘‘Studenti che si muovono nell’au-la’’, STNC per ‘‘Studenti che parlano nelle aule vici-ne’’, SMNC per ‘‘Studenti che si muovono nelle aulevicine ’’, STMCO per ‘‘Studenti che parlano e si muo-vono nel corridoio’’, TR per ‘‘Traffico’’, ONOB per‘‘Rumore all’esterno dell’edificio escluso il rumoreda traffico ’’, e ONIB per ‘‘Rumore all’interno dell’e-dificio’’.Come ultima indagine e stato chiesto agli insegnanti diindicare la frequenza con la quale si verificano una se-rie di conseguenze causate da una cattiva acustica, suuna scala e 5 punti da «mai» a «molto spesso» (In Fi-gura 6).Le conseguenze percepite a causa di una cattiva acusti-ca considerate nel presente studio sono state «Diminu-zione nella percezione delle domande degli studenti»(DPQ), «Perdita di concentrazione» (LC), «Mal di te-sta» (H), «Malessere generale» (GI). Tra i due gruppidi scuole si e riscontrata una differenza significativa(p-value � 0:01), in particolare la relazione tra le fre-quenze delle diverse conseguenze resta uguale tra idue gruppi ma a Beinasco i punteggi sono significativa-mente inferiori.Le conseguenze di una cattiva acustica piu importantiin entrambi i gruppi di scuole risultano: «Perdita diconcentrazione» e «Diminuzione nella percezione delledomande degli studenti».

Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2014 XXI

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In Tabella 2 sono rappresentati valori medi e incertezzadella media per i fattori «influenza dell’acustica sull’in-segnamento» (IAT) (su una scala a 5-punti da «moltopoco» a «moltissimo»), «intensita del rumore» (NI),«disturbo del rumore» (ND) (su una scala a 5-puntida «molto basso» a «molto elevato»), «riverberazione»(RT) (su una scala a 5-punti da «molto secco» a «moltoriverberato»), «comprensione della parola»(SC) (su unascala a 5-punti da «pessima» a «ottima»), «sforzo voca-le degli insegnanti» (TVE) (su una scala a 5-punti da«molto basso» a «molto elevato») e «soddisfazione del-la qualita acustica» (AQS) (su una scala a 5-punti da«molto insoddisfacente» a «molto soddisfacente») per

le scuole di Torino e Beinasco, e p-value che valutanol’ipotesi di uguale distribuzione tra i valori ottenuti neidue gruppi di scuole.In Figura 7 sono rappresentati valori medi e incertezzadella media della frequenza con la quale si verificanouna serie di conseguenze causate da una cattiva acusti-ca, su una scala e 5 punti da «mai» a «molto spesso».

Conclusioni

Dai dati ottenuti durante una campagna di misure acu-stiche in aule di due gruppi di scuole primarie dellaProvincia di Torino, e possibile trarre le seguenti con-clusioni:Nelle aule durante le lezioni frontali le differenze fra illivello del rumore ambientale ottenuto con il metodoproposto da Houtgast et al. [6] e il livello del rumoredi fondo rappresentato dai livelli percentili LA75 eLA90 non risultano statisticamente significative.Il livello del rumore di fondo LA90 nei due gruppi discuole varia tra 53.2 dB(A) U = 3.59 a Torino e 52.4dB(A) U = 2.38, a Beinasco, mentre i tempi di riverbe-razione alle medie frequenze in aule occupate sono1.13 s, U=0.12 a Torino e 0.82 s, U = 0.04 a Beinasco.Si rileva una differenza significativa fra i due gruppi discuole solo nei tempi di riverberazione, dove la condi-zione acustica migliore si riscontra nelle scuole di Bei-nasco [8]. Il livello di rumore e per ambedue le scuolesuperiore al valore massimo, pari a 35 dB(A), indicatodall’OMS per ambienti scolastici occupati [9].I valori medi del livello di pressione sonora del parlatoad 1 m dalla bocca del parlatore durante la didatticafrontale sono risultati rispettivamente 62.1 dB, U =

Figura 6

Tabella 2

Turin Beinasco(p-value)

Mean U Mean U

IAT 3.09 0.34 2.14 0.37 <0.05

NI 2.91 0.29 2.21 0.37 <0.05

ND 3.03 0.36 2.00 0.38 <0.05

RT 3.19 0.42 2.04 0.31 <0.05

SC 2.75 0.28 3.89 0.34 <0.05

TVE 3.44 0.24 3.00 0.38 <0.05

AQS 2.53 0.37 3.32 0.42 <0.05

XXII Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2014

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5.53 a Torino, e 59.2 dB, U = 4.11 a Beinasco. Non sirileva una differenza significativa fra i due gruppi discuole. La norma ISO 9921 [1] riporta i «livelli sogget-tivi» di sforzo vocale associandoli ai valori di livelloequivalente ponderato A di un campione di parlato con-tinuo. In particolare a 54, 60 e 66 dB(A), corrispondo-no gli sforzi vocali «rilassato», «normale» ed «eleva-to». Confrontando questi valori con i livelli medi otte-nuti nei due gruppi di aule e trascurando le variazionidovute al passaggio da dB a dB(A) [10] e alla conver-sione tra livelli medi ed equivalenti [11], e possibile as-segnare uno sforzo vocale medio «normale» sia a Tori-no che a Beinasco.I giudizi su intensita, disturbo e frequenza di alcunesorgenti di rumore, ottenuti a Beinasco risultano netta-mente inferiori rispetto a quelli di Torino. Per entrambii gruppi il piu intenso, disturbante e frequente rumorerisulta essere ‘‘Studenti che parlano nell’aula’’. La ra-gione puo essere la maggiore riverberazione nelle auledelle scuole di Torino, che fa percepire il rumore pro-dotto dagli studenti nelle aule come maggiormente in-tenso e disturbante.La valutazione soggettiva di sforzo vocale degli inse-gnanti e intensita del rumore presenta differenze signi-ficative tra i due gruppi di scuole, ma tale differenzanon e consistente nei valori misurati di livello di sforzovocale e livello di rumore di fondo. Questa discrepanzasuggerisce che la percezione sia del rumore sia dellapropria voce, in ambienti riverberanti, risulti comemaggiormente intensa.Le piu importanti conseguenze di una cattiva acusticanelle aule scolastiche in ambedue i gruppi di scuole ri-sultano: «Perdita di concentrazione» e «Diminuzionenella percezione delle domande degli studenti». Taliconseguenze risultano molto piu presenti nelle scuoledi Torino caratterizzate da una maggiore riverberazio-ne.Come conclusione di questo lavoro si puo indicare chela eccessiva riverberazione porta ad un incremento del-la percezione negativa della qualita acustica delle auledi scuola primaria, anche se l’eccesso di energia riflessanon porta ad un incremento significativo di livello dirumore di fondo e di livello di sforzo vocale. Ulterioriindagini sono necessarie per determinare l’effettiva in-

fluenza del suono riverberato sui parametri acustici nel-le aule occupate.

Bibliografia

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Figura 7

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Ergonomia posturaleAntonella Palmisano - Fisioterapista, Presidente SIE(sez. Piemonte)

Introduzione: l’attivita posturale

Il concetto di ergonomia puo essere applicato anche al-l’attivita posturale se la si considera come un lavorocontinuo, del corpo e della mente, che non si interrom-pe neppure durante il sonno, e che dura tutta la vita.Dal punto di vista strettamente ergonomico, il lavoroposturale mira alla ricerca di tecniche e strategie diequilibrio (stabilita) per eseguire le attivita quotidianein massima economia (con minor dispendio energetico)e nel massimo comfort (distribuzione ottimale del cari-co di lavoro con minimo stress sulle strutture anatomi-che).Per spiegare meglio la complessita dell’attivita postura-le, occorre partire dalla definizione di alcuni fondamen-tali termini: postura, equilibrio, baricentro, base d’ap-poggio, leve.Inoltre, verranno descritte alcune parti del corpo parti-colarmente importanti per l’assetto posturale, il piede,l’articolazione temporo-mandibolare e il sistema miofasciale.

Postura

La postura e l’espressione della storia di ogni indivi-duo. Essa definisce il modo di stare in piedi, coricati,seduti, il modo di respirare, di camminare, di lavorare,il modo con cui rapportiamo noi stessi agli altri.In realta e piu corretto parlare di sistema posturale chenon di postura, in quanto, le diverse posizioni del corpoche garantiscono movimento ed equilibrio nello spazio,sono frutto di una sinergica azione di tutti i segmentidel corpo, cui concorrono fattori neurofisiologici, bio-meccanici, psicoemotivi e relazionali, legati all’evolu-zione della specie.Se si pensa al complicato ma affascinante lavoro diequilibrio che il sistema posturale esercita, in ogni mo-mento della giornata, sia da fermi che in movimento, sicomprendera meglio il concetto di sistema posturalecome un insieme di sottosistemi interagenti fra loro,che controllano e mantengono tale equilibrio lottandocontro la gravita ed opponendosi alle forze esterneche minacciano continuamente la stabilita del singoloindividuoTali sottosistemi vengono distinti in:– esocettori o esterocettori, recettori sensoriali che rac-colgono le informazioni dall’ambiente esterno (occhio,orecchio interno, superficie cutanea plantare). L’infor-mazione visiva, fra quelle che arrivano dall’esterno, eprevalente.– endocettori o propriocettori, recettori sensoriali cheraccolgono le informazioni dall’interno dell’organismoa livello tattile (i cosiddetti barocettori situati nellapianta dei piedi, sensibili alle variazioni della pressioneesercitata dal contatto del piede con il suolo), cinestesi-co (ossa, muscoli, tendini e articolazioni inviano le in-formazioni al cervello circa la posizione occupata dalcorpo nello spazio circostante), vestibolare (apparatovestibolare e canali semicircolari). I canali semicircola-ri contengono un liquido, l’endolinfa, all’interno del

quale si trovano in sospensione dei corpuscoli (otoliti)che spostandosi vanno ad urtare contro le pareti stessedei canali, ricoperte da cellule nervose cigliate. Da que-sti speciali sensori vengono inviate al cervello le infor-mazioni riguardanti lo spostamento della testa nellospazio;– centri superiori (nuclei vestibolari, cervelletto, forma-zione o sostanza reticolare, corteccia cerebrale), riela-borano i dati ricevuti dai recettori esterni e interni com-binando i processi cognitivi e strategici;– effettori, cioe nuclei cranici oculomotori e midollospinale. Dai primi partono i comandi ai muscoli oculo-motori per la stabilizzazione visiva, e dal secondo, i se-gnali diretti alle placche motrici del sistema muscolo-scheletrico muscoli scheletrici implicati nell’attivitagravitazionale.

Equilibrio

L’equilibrio e il rapporto ottimale tra soggetto e am-biente circostante, in cui il soggetto, attraverso aggiu-stamenti automatici e inconsci, sia in condizioni stati-che che dinamiche, adotta la postura piu adeguata,istante per istante, rispetto alla richiesta ambientale edagli obiettivi motori prefissati.La capacita di equilibrio deriva dalla possibilita di inte-grare tra loro gli stimoli sensoriali provenienti dai cana-li visivo, tattile, cinestesico e vestibolare, gia descrittiin tema di postura (vedi Postura).In fisica, un corpo e in equilibrio quando la linea di gra-vita cade dentro la base di appoggio (vedi Baricentro eBase d’appoggio). Si parla di «pendolo invertito» non acaso, in quanto il perno di oscillazione e posto piu inbasso della massa oscillante; nello specifico, il pernoe situato a livello delle articolazioni tibio-tarsiche e tut-to il corpo funge da massa oscillante.

Baricentro

Il baricentro, o centro di gravita, e il punto di applica-zione di tutte le «forze peso» su un corpo.La verticale passante per il baricentro e detta linea o as-se di gravita (Figura 1).Nell’uomo fermo in piedi, il baricentro e situato davan-ti al terzo superiore dell’osso sacro (ombelico).Gli orientali definiscono il centro del corpo «plesso so-lare» e lo considerano un centro psichico (chakra) per-che collegato ad emozioni e sentimenti. Per Pilates, ilbaricentro e la powerhouse (casa della forza) ed e con-siderata il centro del corpo dal quale deriva la forza e laresistenza del corpo.

Base d’appoggio

Un corpo e tanto piu stabile quanto piu ampia e la suabase d’appoggio (Figura 8) e quanto piu e basso il suobaricentro. In stazione eretta, essa e costituita dallapianta dei piedi e dallo spazio interposto. In situazionipatologiche con grave difficolta a mantenere l’equili-brio, ausili specifici come deambulatori, bastoni estampelle, ampliando la base d’appoggio, possono aiu-tare il soggetto in difficolta a mantenere l’equilibrio, siain statica che in dinamica.

Piede

La base d’appoggio umana per eccellenza, e rappresen-

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tata dal piede, esempio di raffinata biomeccanica, unageometria elicoidale, per merito della quale e possibilesia l’irrigidimento che il rilassamento, fondamentali pergarantire l’equilibrio e il movimento a tutto il corpo.L’esterocettore plantare inoltre, permette di situare l’in-sieme della massa corporea in rapporto all’ambiente,grazie a delle misure di pressione a livello della super-ficie cutanea plantare che rappresenta l’interfaccia co-stante tra l’ambiente e il Sistema Tonico Posturale. Es-sa e ricca di recettori che forniscono informazioni sulleoscillazioni dell’insieme della massa corporea e possie-de una soglia di sensibilita molto elevata (i baropressoripercepiscono le pressioni anche di 0,3 grammi).Le informazioni plantari sono le uniche a derivare daun recettore fisso, direttamente a contatto con un am-biente immobile rappresentato dal suolo.A livello del piede si raccolgono anche informazioni re-lative alla propriocezione muscolare e articolare. Comesi vedra oltre (Compensi e Alterazioni Posturali), nel-l’ambito delle problematiche posturali, il piede assumeun ruolo fondamentale.

Leve

Una leva e una macchina semplice, un dispositivo co-struito dall’uomo per vincere mediante una forza, dettamotrice, un’altra forza detta resistente con lo scopo diamplificare la forza umana permettendo cosı di svolge-re lavori non consentiti dal semplice impiego della for-za muscolare.Le leve obbediscono a un principio fisico abbastanzasemplice: il sistema e in equilibrio se la risultante deimomenti delle due forze e nulla.In fisica il momento di una forza rispetto ad un centro eespresso da un vettore di modulo pari al prodotto dellaintensita della forza per la lunghezza del suo braccio(distanza della retta d’azione della forza dal fulcro).

M = F 6 bMomento = Forza 6 braccio

Se la risultante dei momenti deve essere nulla (affincheil sistema si trovi in equilibrio) allora:

M Forza in entrata = M Forza in uscitaLe leve possono essere di 3 tipi:1) leva di primo tipo = il fulcro si trova tra la forza mo-trice e la forza resistente. A sua volta la leva di primotipo puo essere vantaggiosa se la forza motrice e piu di-stante dal fulcro della forza resistente oppure, nel casocontrario, svantaggiosa.Sono leve di primo tipo il piede di porco, le forbici, letenaglie ecc.2) leva di secondo tipo = il fulcro si trova dalla stessaparte della forza motrice e della forza resistente, allostesso tempo occorre che la forza motrice sia piu di-stante dal fulcro rispetto alla resistente. Le leve di se-condo tipo (carriola, schiaccianoci, apribottiglie), sonosempre vantaggiose.3) leva di terzo tipo = il fulcro si trova dalla stessa partedella forza motrice e della forza resistente, allo stessotempo occorre che la forza motrice sia piu vicina al ful-cro rispetto alla resistente. Le leve di terzo tipo (pinze)sono sempre svantaggiose.Anche i muscoli del nostro corpo, inseriti sulle ossa,possono essere considerati dal punto di vista fisico, del-le leve. In figura vengono mostrati due esempi. Il primorappresentata la flessione dell’avambraccio ad operadel muscolo bicipite brachiale (Figura 9a)Si tratta di una leva svantaggiosa: essendo piu corto ilbraccio di leva, la forza sviluppata dal muscolo bicipitedeve essere di gran lunga superiore rispetto alla forzapeso dell’oggetto che si tiene sulla mano. Questo tipodi leva, permette pero una grande ampiezza e rapiditadi movimento.In fisica si parla infatti di vantaggio statico e di vantag-gio dinamico. Si ha un vantaggio statico, quando im-piegando una minore forza motrice si puo vincereuna maggiore forza resistente (leva vantaggiosa), inquesto caso pero la velocita e l’ampiezza del movimen-to sono piccole, si ha quindi uno svantaggio dinamico.

Figura 8 - Base d’appoggio, centro e asse di gravita

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Automaticamente uno svantaggio statico (leva svantag-giosa) permette una maggiore velocita e ampiezza dimovimento, cioe un vantaggio dinamico.La flessione plantare del piede con gli arti inferioriestesi e un esempio di leva di secondo genere (Figura9b). Resistenza (peso) e forza (muscolo) si trovano dal-la medesima parte rispetto al fulcro, la forza motrice epiu lontana e pertanto la leva e vantaggiosa. L’inserzio-ne molto arretrata del tricipite surale facilita dunque ilmovimento.Tutto l’apparato locomotore e basato su un sistema dileve. Pertanto, ogni volta che c’e movimento, si produ-ce una leva che puo essere di primo, di secondo o diterzo tipo. Nel corpo umano le leve piu frequenti sonoquelle del primo e del terzo tipo, mentre le leve vantag-giose di terzo tipo sono molto rare.Tuttavia il corpo umano utilizza alcuni elementi in gra-do di facilitare l’azione dei muscoli. E il caso, peresempio, della rotula che spostando anteriormente laforza di trazione del quadricipite, ne accresce l’effica-cia.

L’articolazione temporo-mandibolare

Tutto cio che avviene nella bocca si ripercuote, attra-verso le articolazioni temporo-mandibolari, sul trattocervicale interessando cosı il cingolo scapolare, la co-lonna vertebrale, gli arti inferiori e viceversa.La «gnatologia» e una branca piuttosto recente dellamedicina, da alcuni autori e considerata parte dell’o-dontoiatria, che nell’uomo (ma, a livello di ricercacomparata, anche negli animali) studia la fisiologia, lapatologia e le funzioni della mandibola (masticazione,deglutizione, fonatoria, posturale) e pertanto, studia irapporti tra i mascellari, i denti, le due articolazionitemporo-mandibolari, i muscoli che muovono i mascel-lari e il sistema nervoso che comanda quei muscoli,compresa la lingua.L’apparato stomatognatico, al pari del piede, rappre-senta un punto di unione tra le catene muscolari ante-riori e posteriori all’interno del sistema miofasciale.

Da sottolineare il ruolo da «perno» strutturale e funzio-nale svolto dall’osso ioide.

Il sistema miofasciale

Tutti i muscoli e gli organi interni, senza soluzione dicontinuita dalla testa ai piedi, dalla superficie verso laprofondita del corpo, sono rivestiti da tessuto connetti-vo, il sistema fasciale.Ne deriva che grazie alle fasce, i muscoli sono struttu-rati in lunghe catene muscolari. Questo significa chequalsiasi movimento del corpo umano, non e compiutoda un solo muscolo ma da un gruppo di muscoli in si-nergia fra loro. Quando tale sinergia viene a mancare sipuo andare incontro ad alterazioni posturali.Il famoso fisioterapista Philippe Souchard, maestro del-la tecnica fisioterapica di rieducazione posturale globa-le (RPG), ritiene che le catene muscolari della staticasiano prevalentemente due: anteriore e posteriore (Fi-gura 10).Alla ‘‘catena anteriore’’, secondo Souchard, apparten-gono:1) la catena inspiratoria, formata dai seguenti muscoli:diaframma con il suo tendine sospensore, scaleni, grandentato, sternocleidomastoidei e piccolo pettorale;2) la catena antero-interna della spalla, formata dai se-guenti muscoli: sottoscapolare, parte superiore del granpettorale e coracobrachiale.3) la catena anteriore del braccio, formata dai seguentimuscoli: bicipite, brachiale anteriore, coracobrachiale,lungo-supinatore, grande e piccolo palmare e dai mu-scoli dell’eminenza thenar e ipothenar.4) la catena antero-interna dell’anca, formata dai mu-scoli ileo-psoas e dai muscoli adduttori pubici.Alla ‘‘catena posteriore’’ appartengono i seguenti mu-scoli: spinali, grande gluteo, pelvi-trocanteri, ischio-ti-biali, popliteo, soleo e plantari.Con il passare degli anni il sistema miofasciale va in-contro a retrazioni. Per questo motivo e consigliabilefare tutti i giorni esercizi di allungamento e di ginnasti-ca, soprattutto posturale (vedi infra).

Figura 9 - Leve del corpo umano

(3a) - Flessione avambraccio (3b) - Flessione plantare del piede

XXVI Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2014

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Adattamenti e strategie posturali

Come gia detto, l’attivita posturale richiede continuiadattamenti del tono posturale, determinati da fattoriesterni (gravita e altre forze) e fattori interni (intenzio-nalita, affettivita, vigilanza).Si puo parlare di veri e propri meccanismi anticipatori oa feed-forward, generati sulla base delle esperienze so-prattutto motorie, e risposte compensatorie o a feed-back, evocate da stimoli sensoriali dopo perdite di equi-librio.L’uomo fermo in piedi, mantiene il suo equilibrio graziea piccole ma continue oscillazioni che hanno lo scopo dicontrobilanciare la forza peso che tenderebbe, per effettodella gravita, a farlo cadere. Infatti, due risultati di forzeuguali e opposte dovute alla gravita e alla reazione vin-colare del suolo, si applicano rispettivamente al suo«centro di gravita» (CdG) e al suo «centro di pressione»(CdP) posizionato a livello del piede (Figura 2). L’equi-librio viene ottenuto solo quando questi due vettori sitrovano allineati sull’asse della verticale del soggetto.Nella dinamica posturale, entrano continuamente ingioco strategie di anca, caviglia e piede.La finalita di queste strategie e quella di ottenere unaverticale ottimale in modo che il soggetto mantenga ilsuo baricentro entro il suo poligono di appoggio.

Compensi e alterazioni posturali

I compensi posturali vengono messi in atto dall’indivi-duo come atteggiamenti adattativi o strategie di acco-modamento, a favore di una o piu parti del corpo, maa scapito di altre, in seguito a disturbi derivanti da cau-se diverse (patologie, stati emotivi, invecchiamento,prolungata e/o scorretta attivita lavorativa ecc.).Se i compensi durano brevi periodi, non lasciano modi-ficazioni irreversibili, quando invece si prolungano neltempo, il corpo puo subire delle importanti alterazioni,anche strutturali, che si cronicizzano e che, dopo perio-di prolungati, possono condurre a stati di dolore e di-sfunzioni di lieve, media o grave entita. Ad esempio

una storta di caviglia mal curata puo lasciare una limi-tazione nella flessione dorsale del piede; in seguito allaquale, per compenso, il corpo attiva un sovraccarico sualtre articolazioni (ginocchio, anca, sacroiliaca) conconseguenze inevitabili, fra cui il dolore.Un altro esempio di compenso puo essere riferito a unarigidita della regione dorsale causata sovente da troppasedentarieta o ansia, e che, con il tempo, conduce a unalimitata escursione respiratoria.Fra le piu frequenti alterazioni posturali, si descrivonole seguenti.

� Scorretto appoggio plantareA seconda della situazione, il piede puo presentarsi co-me responsabile principale dello squilibrio posturaleoppure, come sistema tampone di uno squilibrio cheviene dall’alto (generalmente dagli occhi e dai denti),oppure puo svolgere entrambi i ruoli. In un primo mo-mento l’adattamento e reversibile, ma gradualmente sifissa alimentando lo squilibrio posturale.Le principali correlazioni esistenti fra piede e rachidederivanti da una situazione di scompenso, possono es-sere raggruppate nel seguente schema (Figura 11):– soggetto con piede valgo: aumento della lordosi lom-bare; riduzione della lordosi cervicale;– soggetto con piede piatto: aumento della lordosi lom-bare e della cifosi dorsale, riduzione della lordosi cervi-cale;– soggetto con piede misto: aumento della lordosi lom-bare, appiattimento delle curve cervicale e dorsale;– soggetto con piede cavo: riduzione di tutte le curve.

� Malocclusione temporo-mandibolare (TM)L’apparato stomatognatico (cranio, mandibola, denti-zione, lingua e colonna cervicale) e indissolubilmentelegato alla postura.Qualunque sia lo squilibrio posturale esso portera ten-sioni in vari distretti corporei in maniera circolare(dal basso verso l’alto e viceversa) coinvolgendo co-

Figura 10 - Catene muscolari

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munque sempre la bocca e il piede (il retropiede in mo-do particolare).Per comprendere meglio la correlazione biomeccanicatra postura e occlusione TM e importante ricordareche i muscoli che si inseriscono sulla mandibola simuovono partendo da due possibili punti fissi, il cranioe l’osso ioide. Pertanto, in presenza di corretto allinea-mento posturale, si avra una stabilizzazione della testasulla cervicale, grazie all’armonica funzione dei mu-scoli estensori (spleni, muscoli lungo del capo e delcollo, semispinali, muscoli retti e obliqui del capo o su-boccipitali, muscoli del dorso) e flessori del tratto cer-vicale (sterno-cleido-mastoideo, scaleni) e dell’ossoioide (muscoli sopraioidei e sottoioidei).In tale situazione, i muscoli temporali, masseteri e pte-rigoidei interni contraendosi elevano la mandibola,prendendo come punto fisso il cranio, mentre i muscolisopraioidei abbassano la mandibola (punto fisso sulcomplesso faringe-ioide-rachide).E facile intuire che, di conseguenza, in caso di posturascorretta, in cui ad esempio e presente una anteriorizzazio-ne della testa, si avra uno scompenso di tono muscolare dibase fra i muscoli anteriori e posteriori del collo (e quindidelle rispettive catene muscolari) a cui spesso si aggiungeun’abitudine al serramento mandibolare o digrignamento(bruxismo) dei denti, spesso causati da stress, che andran-no a incidere in modo particolare a livello dell’articolazio-ne atlanto-occipitale e dell’apparato stomatognatico.Quindi, le malocclusioni, e/o disfunzioni stomatognati-che possono determinare disturbi cranio cervico mandi-bolari in grado, a loro volta, di generare squilibri postu-rali, piu o meno gravi, con varie problematiche e soffe-renze derivanti.

� Contratture muscolari cervicali e cefalea muscolo-tensivaLa contrattura e una contrazione involontaria, insistente

e dolorosa del muscolo che si presenta rigido, l’iperto-nia delle fibre muscolari e apprezzabile al tatto.La contrattura e di per se un atto difensivo che insorgequando il tessuto muscolare viene sollecitato oltre ilsuo limite di sopportazione fisiologico. L’eccessivo cari-co innesca un meccanismo di difesa che porta il muscoloa contrarsi. Le cause predisponenti possono essere di va-rio tipo, fra cui uno scorretto allineamento posturale.La cefalea di tipo tensivo e la piu frequente (90%) tra lecefalee. E caratterizzata da dolore di tipo costrittivo egravativo al capo, soventemente associato all’aumentodel tono dei muscoli del capo e/o della nuca. Tra i fat-tori scatenanti si possono trovare: stress, depressione eansia, posture scorrette mantenute per molto tempo,serramento e digrignamento dei denti.

� Postura ‘‘corazza’’Sovente la nostra postura si comporta come se volessedifenderci da attacchi esterni o non volesse far trapelareall’esterno i nostri sentimenti. Per questo motivo vienedefinita ‘‘corazza’’, in quanto i muscoli profondi e tra-sversali rispetto alla forza di gravita, denominati dia-frammi, veri e propri separatori ed equilibratori di zonesovrapposte con pressioni interne specifiche (gola, tora-ce, addome), possono agire in modo compressivo sugliorgani interni, sviluppando una tensione cronica.Un esempio di postura rigida e quella che ricorda il per-sonaggio «Tarzan»: tronco monolitico, diaframmabloccato dagli addominali ipercontratti per sollevarela zona toracica e farla apparire piu imponente, la zonalombare risulta ipomobile e rettilineizzata con perditadi ammortizzamento della colonna garantita propriodalla lordosi lombare ed eccessivo carico sulla quintavertebra lombare e la prima sacrale.

� Retrazioni del sistema miofascialeLa lunghezza (elasticita) di ciascun muscolo e legata al-

Figura 11 - Correlazioni fra piede e rachide

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la lunghezza di tutti gli altri muscoli della stessa catena,percio le aderenze fasciali in un punto della catena pos-sono produrre una tensione anche in aree distanti.Le guaine fasciali aderiscono tra loro formando delle«nodosita» percepibili alla palpazione.La fascia si ritira e si compatta in risposta a qualunquetipo di stress.Souchard (vedi Sistema miofasciale) individua preva-lentemente due quadri morfologici. Il primo e detto‘‘anteriore’’; i pazienti appartenenti a questa categoriapossono presentarsi con: testa in avanti, ipercifosi, iper-lordosi, bacino antiverso, femore intraruotato e ginoc-chia valghe, calcagno e piede valgo. Il secondo e detto‘‘posteriore’’; i pazienti appartenenti a questa categoriapossono presentarsi con: nuca corta, dorso piatto, ipo-lordosi lombare e diaframmatica, bacino retroverso, gi-nocchia vare, calcagno e piede varo.

� Disturbi a carico del sistema venoso e linfaticoLe gambe gonfie e dolenti, in alcuni casi con varici chesi ingrossano, e un problema che affligge chi sta moltoin piedi nella stessa posizione ma anche chi sta moltoseduto.Le cause piu frequenti sono rappresentate da una insuf-ficienza venosa e da una postura alterata, spesso le duecause sono compresenti.Mentre la prima e legata alle caratteristiche individuali(ereditarieta, costituzione), quindi e quasi impossibileevitarla, sulla seconda si puo invece intervenire con al-cune norme di igiene e ginnastica posturale (vedi in-fra). Particolarmente indicati alcuni movimenti che sipossono effettuare sia in piedi che seduti (es. oscillazio-ni alternate sul retro e sull’avampiede). Inoltre, sceglie-re scarpe comode, eventualmente con plantari di scari-co, che favoriscano lo svuotamento venoso e linfatico alivello degli arti inferiori.

Igiene posturale

Per «igiene posturale» si intende un insieme di strate-gie, comportamenti psicomotori, scelta di stili di vitaed esercizi fisici mirati a prevenire e correggere posturescorrette che, con il tempo, possono condurre ad altera-zioni e disfunzioni di tutto il corpo, anche gravi e irre-versibili.Una concreta e continuativa applicazione dei principi diigiene posturale, normalmente e efficace quando e pre-ceduta da un percorso educativo e formativo, a partiregia dal periodo scolastico di base.Inoltre, opere di sensibilizzazione e promozione sanita-ria di cura e prevenzione ad opera di esperti del settoree rivolte alla popolazione di tutte le eta attraverso diver-si canali di informazione, possono integrare la suddettaformazione di base.Si riportano alcune raccomandazioni finalizzate a pre-venire disturbi a carico dell’apparato muscolo-schele-trico, soprattutto del rachide:– in statica eretta: cercare una posizione d’appoggiostabile con correzione del bacino in retroversione (baseun po’ allargata, ginocchia leggermente flesse e spintadel pube verso l’alto per ridurre la lordosi lombare),– se si solleva un peso, allargare la base d’appoggio eflettere gli arti inferiori per abbassare il centro di gravi-ta,

– in posizione seduta, appoggiare la schiena allo schie-nale della sedia, evitando di stare seduti sul bordo an-teriore e di inarcare eccessivamente la zona lombarenel tentativo di raddrizzare il busto,– in ufficio, posizionare correttamente il monitor perevitare di tenere la testa ruotata o flessa in avanti nellastessa posizione per lunghi periodi e non tenere la cor-netta del telefono fra orecchio e spalla mentre si svol-gono attivita contemporanee,– a riposo, evitare posizioni troppo ‘‘comode’’ sul di-vano, materassi troppo morbidi o troppo rigidi e cuscinitroppo alti,– condurre una vita ‘‘in movimento’’ e mangiare sano,– evitare sovrappeso, fumo e alcolici.

Ginnastica posturale

La ginnastica posturale, attraverso esercizi individualiz-zati e specifici, a seconda delle situazioni oggettive esoggettive, mira a diversi obiettivi:� migliorare la percezione del corpo per riuscire a rilas-sarsi con facilita e acquisire la consapevolezza delle pro-prie posture. Prima di iniziare a modificare gli eventualiatteggiamenti posturali scorretti e necessario imparare adosservare il proprio corpo, i movimenti che solitamentesi eseguono e le posture che comunemente si adottano;� migliorare la mobilita articolare e l’elasticita musco-lare in quanto la rigidita di alcuni muscoli impedisce diassumere posizioni corrette ed economiche durante l’e-secuzione di alcuni movimenti;� migliorare l’azione dei muscoli posturali, cioe queimuscoli che hanno il compito prevalente di garantirela verticalita in opposizione alla forza di gravita (pro-fondi del rachide, dell’addome, del bacino, alcuni mu-scoli degli arti inferiori ecc.). Alla base di molte proble-matiche posturali ci sono difficolta ad attivare i muscoliposturali al momento giusto. Gli esercizi posturali sonoideati proprio per permettere di acquisire queste fonda-mentali capacita;� Migliorare l’abilita posturale. L’apprendimento delcorretto controllo della muscolatura posturale deve es-sere allenato al fine di trasferirlo nelle situazioni postu-rali piu complesse.

Rieducazione posturale

La rieducazione posturale e una disciplina in grado dicorreggere posture errate, prevenire e curare disturbi epatologie dichiarate conseguenti a disfunzioni postura-li. E affidata al fisioterapista in quanto il soggetto darieducare presenta problematicita che devono essere af-frontate in ambito sanitario.La rieducazione posturale parte dall’osservazione del-l’individuo da un punto di vista clinico, strutturale efunzionale, si propone di osservare atteggiamenti ecomportamenti errati che possono essere correlati ai di-sturbi esistenti, con l’obiettivo di eliminarli o ridurli.La rieducazione posturale propone un lavoro di allun-gamento (stretching) per i muscoli che hanno perso ela-sticita (rigidi e ipertonici) e di rinforzo per i muscoliche hanno perso tonicita e trofismo (ipotonici), la stesu-ra di un programma mirato e individualizzato di igieneposturale comprendente, oltre agli esercizi fisici, le nor-me di comportamento motorio e posturale da adottare,di stili ed abitudini di vita raccomandati.

Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2014 XXIX

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Lo scopo finale e quello di ricondurre il paziente allacorretta postura evitando o limitando, quando possibile,l’assunzione di farmaci o il ricorso a interventi medici efisioterapici, mettendolo in condizione di svolgere inmaniera armonica la normale attivita quotidiana.La rieducazione e la ginnastica posturale possono gio-care un ruolo molto importante per l’eliminazione deldolore, il recupero della funzionalita muscolare e arti-colare, nei casi di cervicalgie, lombalgie, ernie del di-sco, pubalgie e in tutte le alterazioni posturali in partegia affrontate.Per la riuscita del trattamento e fondamentale che ilsoggetto collabori attivamente al programma di riedu-cazione.La ‘‘rieducazione posturale’’ puo essere accompagnatao integrata da trattamenti fisioterapici mirati a ridurre oeliminare eccessive rigidita articolari e iper o ipotrofiemuscolari e miofasciali, ripristinare o creare schemicorporei deficitari o inesistenti, ridurre o eliminare sin-tomatologie dolorose.

Ergonomia posturale sul luogo di lavoro

Per postura di lavoro si intende il complesso e la se-quenza degli atteggiamenti che il corpo assume per losvolgimento di un determinato compito lavorativo.In taluni casi la postura di lavoro si mantiene, nel tem-po, sostanzialmente costante (postura fissa) essendoeventualmente prevista un’operativita dinamica soloper limitati distretti corporei (ad esempio l’avvitamentodi bulloni); in altri casi la sequenza di atteggiamenticorporei durante il lavoro e assai variegata, compositae, spesso, frequentemente modificata (postura dinami-ca).La postura di lavoro non e di per se un fattore di ri-schio, lo diviene quando si realizza, secondo meccani-smi diversificati, una condizione di sovraccarico mec-canico a livello di uno o piu distretti corporei: in tal ca-so si parla di postura incongrua.In ambito lavorativo, l’ergonomia posturale interessapiu versanti compreso quello relativo alla normativa(D.Lgs. n. 81/2008, T.U. sulla sicurezza e salute sulluogo di lavoro) che obbliga il datore di lavoro a garan-tire ai propri lavoratori sicurezza ma anche salute, intermini di benessere lavorativo.Uno dei principali rischi derivanti dall’attivita lavorati-va avviene a carico della colonna vertebrale, soprattuttose si movimentano carichi. Percio gran parte della for-mazione obbligatoria, imposta dallo stesso decreto legi-slativo, e rivolta all’ergonomia posturale per chi movi-menta pesi.Tuttavia, anche chi svolge attivita lavorative di tipo sta-tico, come i videoterminalisti, e sottoposto ad elevati ri-schi riconosciuti; anche in questo caso, infatti, il datoredi lavoro e obbligato ad occuparsi della salute dei lavo-ratori.

Ergonomia posturale per un buon utilizzodella voce professionale

A chi utilizza la voce per fini professionali, e particolar-mente indicato curare le posture durante l’attivita lavo-rativa. Le posture sono tra l’altro fondamentali per re-spirare in modo corretto e la respirazione, come si

puo immaginare, e fondamentale per chi utilizza la vo-ce, soprattutto a livello professionale.Vengono elencate alcune raccomandazioni alla luce ditale premessa.

� Respirare in modo correttoPer chi utilizza la voce, soprattutto in campo artistico,si parla molto di appoggio e sostegno.Per chiarezza, si specifica che, durante l’atto respirato-rio, quando l’aria viene introdotta nel corpo, attraversole cavita del naso e della bocca, si parla di inspirazione,e quando l’aria esce, dalle stesse cavita, si parla di espi-razione.L’appoggio respiratorio e quella componente del con-trollo espiratorio necessario a far vibrare le corde voca-li, attraverso la quale il soggetto rallenta la risalita delmuscolo diaframma.Il sostegno respiratorio e quella componente del con-trollo espiratorio attraverso la quale il soggetto, eserci-tando una contrazione della muscolatura addominale,arriva a produrre un aumento di pressione intraddomi-nale che facilita la risalita del muscolo diaframma.Si e parlato di diaframmi del corpo e di retrazioni delsistema fasciale (vedi Postura ‘‘corazza’’) che si ri-prendono a proposito della respirazione per far capiremeglio l’importanza dello scambio fra i diversi ‘‘conte-nitori di aria’’ all’interno del corpo (gola, torace, addo-me). Tali contenitori, separati fra loro da diaframmi(corde vocali, muscolo diaframma e bacino), devonolavorare in sinergia se si vuole ottenere una respirazio-ne corretta, e questo risulta possibile se non vi sono co-strizioni, soprattutto di tipo muscolare ed emozionale.Quando l’appoggio e esagerato vi e una costrizione deldiaframma verso il basso, sterno e torace rigidi e spalleruotate in avanti (atteggiamento del gorilla), quando in-vece il sostegno e esagerato, non viene permesso al dia-framma di abbassarsi e subentra un impegno eccessivodella muscolatura laringea (voce di gola).Quindi liberare tensioni dagli organi di fonazione e unodei primi obiettivi da raggiungere se si vuole ottenereuna respirazione corretta.

� In posizione sedutaPoiche parlare da seduti non e facile per l’apparato fo-natorio, puo essere di grande aiuto scegliere una sediacon il sedile declive o con un cuscino a cuneo posizio-nato sul sedile in modo da ampliare l’angolo di flessio-ne delle articolazioni delle anche da 90º ad almeno 110-120º (Figura 12).In questo modo, si riducono le alterazioni delle curvefisiologiche (accentuazione della lordosi cervicale elombare e della cifosi dorsale), si ottengono una mi-gliore stabilizzazione sulle tuberosita ischiatiche e sugliarti inferiori, un maggiore rilassamento del collo e dellespalle, un migliore ascolto grazie all’orizzontalizzazio-ne dei canali semicircolari (vedi Postura), un aumentodello spazio toracico per un migliore utilizzo del dia-framma.

� In statica erettaLa postura piu indicata, mentre si parla, e quella in pie-di, con base d’appoggio leggermente allargata e ginoc-chia estese ma non rigide (posizione che permette una

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lieve retroversione del bacino), spalle e arti superiori ri-lassati, capo in asse sul rachide con mento leggermenteabbassato per evitare di costringere la laringe (Figura13).La calzatura deve essere comoda, con tacco basso. In-fatti, un appoggio sui piedi sbilanciato in avanti causaun sovraccarico discale sulla quinta vertebra lombaree prima sacrale, un costante blocco inspiratorio del dia-framma con intervento della muscolatura inspiratoriaaccessoria. La fonazione risulta cosı ‘‘senza fondamen-ta’’. A livello del piede, inoltre, con il tempo, si puo ve-rificare una caduta delle teste metatarsali e una valgiz-zazione dell’alluce.

Bibliografia

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Figura 12 - Postura seduta su piano declive

Figura 13 - Corretta postura in piedi

Inserto di ISL - Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2014 XXXI

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