Innovare 01/2006

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R IVISTA T RIMESTRALE DI I NFORMAZIONE T ECNICO -S CIENTIFICA L A S F I D A D E L L A P I C C O L A E M E D I A I M P R E S A INNOVARE è edita da Editrice L’Ammonitore srl - Varese • Spedizione A.P. 45% - Art. 1, c. 1 - Legge 46/2004 DCB Filiale di Varese - Taxe Perçue - Anno VII Numero 1 www.rivistainnovare.com Una iniziativa CONFAPI

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Innovare - La sfida delle piccole e medie imprese.Organo Scientifico Ufficiale di CONFAPI, la Confederazione Italiana della Piccola e Media Industria PrivataLink: http://www.rivistainnovare.com/

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R I V I S T A T R I M E S T R A L E D I I N F O R M A Z I O N E T E C N I C O - S C I E N T I F I C A

L A S F I D A D E L L A P I C C O L A E M E D I A I M P R E S A

INNOVARE è edita da Editrice L’Ammonitore srl - Varese • Spedizione A.P. 45% - Art. 1, c. 1 - Legge 46/2004 DCB Filiale di Varese - Taxe Perçue - Anno VII Numero 1

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Una iniziativa CONFAPI

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Editoriale La politica di coesione 2007 - 2013 4

Istituzioni e PMI Forma Tour 6

La disciplina dei Distretti 10

Fondo Dirigenti PMI 15

Una politica europea per le piccole e medie imprese 16

Economia & MercatoTre istruzioni per dimezzare la bolletta 18

L’approccio innovativo alle informazioni commerciali 24

Anticontraffazione 26

TecnologiaERP e ASP: le “piccole” sono pronte al “grande” salto 28

Le tecnologie nucleari del XXI secolo 32

“Trattare” l’amianto 36

Materiali innovativi Materiali innovativiNanotec IT: una finestra sulle nanotecnologie 38

Dellite: nanoclay per nanocompositi 42

Dynamat 44

Eventi Materiali innovativiFotovoltaico: opportunità d’investimento 46

Obiettivo ICT idee innovative per fare impresa 50

Innovazione, la sfida delle piccole imprese 54

Ambiente e ProtezioneConservare la luce per restaurare il moderno 58

Laser Scanner 3D 62

Le aziende informanoEtna Valley 64

Tradizione e… innovazione 67

Le PMI sanno innovareRicerca e specializzazione 68

La responsabilità sociale d’impresa 72

API InformaAPI Udine e lo standard SA 8000 76

PMI, Europa, RicercaLa comunicazione scientifica 78

Convegno Bioscienza 80

I benefici della ricerca biomedica per i pazienti 81

Servizio lettori 82

Rivista trimestrale di informazione tecnico-scientifica per le Piccole e Medie Imprese.Oltre che a PMI italiane, la rivista è distribuita aIstituti di ricerca e Università in Italia e all’estero

e Rappresentanze italiane all’estero.■

Edita da Editrice L’Ammonitore srlI-21100 Varese - Via Crispi, 19

Tel. +39 0332 283039 • Fax +39 0332 [email protected] • www.rivistainnovare.com

Una iniziativa CONFAPIConfederazione Italiana

della Piccola e Media Industria■

Direttore responsabile Marco Tenaglia■

Responsabile scientifico Simone Maccagnan■

Segreteria di redazione Cristina Gualdoni■

Coordinatrice comitato tecnico Luisa Minoli■

Comitato tecnicoAndrea Alfonsi, Roberto Arfinengo, Salvo

Catania, Giacomo Cecchin, Roberto Ceroni,Franco Colombo, Daniela de Paolis, Mauro

Gattinoni, Claudio Giovine, Francesco Gobbi,Giovanna Introzzi, Giovanni Lelli, Gianni

Locatelli, Lucia Piu, Simone Romanini, AzzioSezzi, Carlo Taverna, Maurizio Tini.

Progetto grafico e realizzazione e.la grafiche

I-21100 Varese - Via Crispi, 19■

Stampa Editrice L’Ammonitore srl - Varese■

Pubblicazione autorizzata e registrata presso ilTribunale di Varese al n. 797 in data 11.07.2000

Spedizione in A. P. DL 353/2003 conv. L. 46/2004Art. 1, comma 1 DCB (Varese) - Filiale di Varese

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InnovarE is a quarterly review published by Editrice L’Ammonitore srl. Copying for other thanpersonal reference use must be authorized by theEditor. Authors are responsible for their articles.

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Vedere Pag. 82

Sommario

I N N O V A R ELa sfida della Piccola e Media Impresa

12006

INNOVARE • 1 • 2006 3

Foto di copertinaFonte: www.icponline.it

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In un quadro di generale preoc-cupazione per l’arresto dellacrescita e la perdita di compe-

titività del nostro Paese, le Ammi-nistrazioni centrali, le Regioni e leparti economiche e sociali sono inquesti mesi impegnate per defini-re la strategia della programma-zione 2007-2013 nell’ambito del-la politica comunitaria di coesio-ne.

Entro la prossima estate l'Italiadovrà presentare all'Unione Euro-pea un Quadro Strategico Nazio-nale (QSN) con l'obiettivo di in-dirizzare le risorse che la politicadi coesione destinerà al nostroPaese, sia nelle aree del Mezzo-giorno sia in quelle del Centro-Nord, verso assi prioritari di in-tervento, prevedendo un approccioprogrammatico strategico e unraccordo organico della politica dicoesione con la strategia naziona-le. Le analisi compiute nei docu-menti strategici preliminari (nazio-nale e regionali) che sono alla ba-se di questo percorso, concordanonell’individuare tre cause principa-

li della difficoltà di competitività,sviluppo e coesione dell’Italia: unascarsa innovazione imprenditoria-le, un mercato dei capitali ineffi-ciente e la difficoltà dello Stato dioffrire e promuovere servizi dipubblica utilità (istruzione e ricer-ca, reti ferroviarie e della logisti-ca, infrastrutturazione urbana ma-teriale e immateriale ecc.) effi-cienti e di qualità e di garantireuna burocrazia meno gravosa. Laquestione dell’innovazione, ele-mento cardine della politica co-munitaria a partire dalla strategiadi Lisbona, assume dunque il ruo-lo di fattore determinante affinchéil nostro sistema Paese riacquistiattrattività e competitività sui mer-cati globali. Gli interventi a soste-gno della ricerca e dell’innovazio-ne costituiranno dunque uno deiprincipali assi della politica regio-nale, comunitaria e nazionale, peril 2007-2013, sia nel Centro Nordche nel Mezzogiorno. Le causestrutturali del ritardo accumulatodal nostro Paese nei confronti de-gli altri partner europei sul frontedell’innovazione sono duplici: di

carattere strutturale (prevalenza diimprese di dimensione ridotta,specializzazione produttiva in set-tori di medio-bassa e bassa tec-nologia, scarsa qualificazione delcapitale umano) e di natura stra-tegica. Tralasciando la diagnosisulla struttura produttiva del nostroPaese, è opportuna una riflessionesulla componente strategica, inparticolare sul complesso dellepolitiche attivate a livello centralee territoriale negli ultimi anni. Dalpunto di vista normativo l’Italia di-spone di strumenti agevolativi suf-ficientemente organici e differen-ziati: il decreto legislativo 297/99ne è un esempio. Al di là dell’ina -deguata dotazione finanziaria cheha di fatto bloccato da diversi an-ni il sostegno dei progetti di Ri-cerca e Sviluppo promossi dalleimprese, ciò che è mancata è so-prattutto una visione strategicad’insieme che permettesse di defi-nire degli scenari e condivideredegli obiettivi, favorendo al con-tempo nuove forme di coopera-zione tra università, enti e impre-se per valorizzare la conoscenza.

a cura diPaolo Galassi Presidente CONFAPI

L’editoriale

La politica di coesione2007-2013Un’occasione da non sprecare per rilanciarela ricerca e l’innovazione nel nostro Paese

La politica di coesione2007-2013

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Affinché la politica di coesioneriesca in futuro a supportare ade-guatamente la capacità di ricercae di innovazione del nostro Pae-se, appare indispensabile definireuna strategia fondata sulla coope-razione e sul coordinamento traAmministrazioni centrali e Regionie tra Regioni stesse, che assicuriun’efficace allocazione delle risor-se pubbliche, la concentrazionedelle stesse intorno a obiettivi estrumenti prioritari. Per quanto ri-guarda innanzitutto il sistema del-la ricerca pubblica e privata oc-corre concentrare l’intervento sul-la componente più deficitaria,cioè quella che orienta la tradu-zione del potenziale scientificotecnologico in innovazione appli-cata. E’ necessaria un politica na-zionale in accordo con le Regio-ni volta al rafforzamento dellestrutture che detengono le cono-scenze. In un contesto competiti-vo globale, l’impegno congiuntodeve essere volto alla concentra-zione, alla specializzazione e allaqualificazione delle strutture esi-stenti, evitando la proliferazione

del numero di strutture operantisul territorio. L’aumento del nu-mero di distretti tecnologici o par-chi scientifici locali, spesso pro-mossi da Stato e Regioni deve es-sere ben monitorato, focalizzandole risorse per lo sviluppo versoquelli che mostrano evidenti suc-cessi, anche grazie alla partecipa-zione di imprese e alla collabora-zione con Enti Pubblici di ricercae Università. Essi devono essere ingrado di valorizzare le realtà pro-duttive e le necessità di servizio alivello locale e di realizzare unamassa critica di risorse e di com-petenze che siano utili e specifi-che per il territorio. Sul fronte del-la ricerca industriale e dell’inno-vazione occorre concentrare glisforzi pubblici sui settori che ca-ratterizzano il nostro tessuto pro-duttivo, evitando forzature di prin-cipio su settori che non fannoparte della nostra realtà. E’ inol-tre essenziale migliorare la capa-cità di selezione dei progetti di ri-cerca e di innovazione da partedelle istituzioni pubbliche e diquelle finanziarie, evitando che la

valutazione del merito di creditodel soggetto proponente, che è ilperno della riforma del sistema diincentivazione avviata con la leg-ge finanziaria 2005, vada a sosti-tuire l’analisi del contenuto tecno-logico e delle potenzialità econo-miche del progetto di investimen-to. Una attenta ed efficace attivitàdi valutazione e selezione dei pro-getti è inoltre necessaria per assi-curare che il sostegno pubblicosia diretto unicamente a sostenerel’attività addizionale di ricerca esviluppo delle imprese, ossia queltipo di attività che altrimenti lestesse imprese non sarebbero ingrado di sostenere da sole,e quel-la di tipo incrementale, cioè ag-giuntiva rispetto alla media del-l’attività svolta ordinariamente dal-le imprese. In un quadro di scar-se risorse nazionali per il sostegnoalla ricerca e all’innovazione, lepolitica di coesione è dunqueun’occasione da non perdere perpuntare, in un quadro di crescen-te competizione mondiale, al ri-lancio del nostro sistema Paese. ■

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FORMA TOUR

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a cura diCristina Mereu - Fondazione San Benedetto

Istituzioni e PMI

Incremento della cultura del turismo nell’Alto Verbano

Nel novembre del 2004,nell’ambito del program-ma di iniziativa comuni-

taria Interreg III A, è stato av-viato il progetto FORMA TOUR:INCREMENTO DELLA CULTURADEL TURISMO NELL’ALTO VER-BANO. I capofila appartengonoalle due macroaree Italia-Sviz-zera e sono Enaip Svizzera consede a Lugano e FondazioneSan Benedetto con sede a Va-rese, entrambi operanti nel set-tore della formazione e dellariqualificazione professionale.

Il progetto mira all’indivi-duazione di percorsi formativiutili allo sviluppo e alla pro-mozione di un turismo integra-to nella zona dell’Alto Verbano

in un’ottica di promozione diservizi in rete e di qualità al fi-ne di rafforzare il processo dicooperazione transfrontaliera.

L’idea del progetto nascedall’esigenza di coltivare unacultura del turismo nella zonadel Varesotto, del Canton Tici-no (attorno a Lugano e Men-drisio in particolare) e in pro-vincia di Verbania (lungo lasponda occidentale del LagoMaggiore) coinvolgendo quindidelle realtà territoriali che, purappartenendo a regioni diverse,appaiono simili per caratteristi-che territoriali (soprattutto perla presenza dei laghi), per of-ferta turistica, possibilità ed esi-genze di sviluppo, soprattutto

per quanto riguarda il settoreturistico. Tale sviluppo risultadifficoltoso in primo luogo perla mancanza di una cultura delturismo. L’offerta turistica appa-re spesso discontinua e fram-mentata: i servizi turistici, glialberghi, le agenzie, i puntiinformativi, i ristoranti, presentie operanti sul territorio, vengo-no concepiti come offerte iso-late, scarsamente collegate ecomunicanti fra loro. Si evi-denzia una forte mancanza diorganizzazione territoriale asso-lutamente richiesta dai turistiche si avvicinano alle zone inoggetto, si tratta soprattutto dituristi d’affari, che hanno favo-rito un turismo che presenta

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caratteristiche di massa e lunghezza temporale,ma è prevalentemente di tipo congressuale, gra-zie anche alla vicinanza con gli aeroporti diMalpensa e Agno che costituiscono un vantag-gio strategico del territorio. Questo significa daun lato sensibilizzare gli operatori a rivalutare ilproprio territorio come risorsa inestimabile espendibile in modo profittevole verso il pubbli-co, considerandosi parte di una rete d’offerta ca-pace di soddisfare le esigenze turistiche; d’altrocanto creare una cultura del turismo rende ne-cessario lo studio di profili professionali chepossano essere interscambiabili nelle zone a ca-rattere transfrontaliero, mirando a sviluppare pro-fessionalità non soltanto tradizionali e stagiona-li, ma anche utili alla ricezione e promozioneturistica in tutto l’arco dell’anno. Tali figure do-vrebbero promuovere il collegamento fra i ser-vizi e ricoprire quelle funzionalità e quei com-piti necessari a migliorare da un punto di vistaqualitativo l’offerta turistica del territorio. Di-venta necessaria una definizione delle mancan-ze organizzative e di offerta dei servizi, e l’in-dividuazione dei reali fabbisogni formativi di tut-ta l’area che se colmati diventano la prima pos-sibilità di cambiamento e la base di sviluppo delterritorio. L’impatto che si vuole ottenere è quel-lo di un reale cambiamento nel lungo periododell’impostazione e della concezione del turismosul territorio, che mira alla creazione di un si-stema di rete tra gli enti di formazione territo-riali, le imprese e le istituzioni interessate, al fi-ne di valorizzare le peculiarità e le identità lo-cali. Il prodotto turistico deve essere considera-

to come un’unione di servizi diversi erogati daivari operatori collegati fra di loro. Ogni inizia-tiva deve tendere a erogare servizi di qualità erealmente rispondenti ai bisogni dei visitatori,non essendo più possibile una concezione fram-mentaria dell’offerta turistica.

E’ soprattutto attraverso la formazione, duran-te la quale avviene anche un’educazione a unmetodo e a una nuova concezione del lavoro inoggetto, che è possibile produrre cambiamentidurevoli perché culturali. Un’iniziale fase di ri-cerca ha consentito un’analisi delle risorse ter-ritoriali, ha delineato le emergenze culturali, sto-riche, ambientali e artistiche e il loro potenzia-le endogeno. Si è proceduto a un rilevamentoquantitativo e qualitativo delle informazioni. Lavalutazione delle risorse territoriali del Lago, siasul fronte italiano sia sul fronte svizzero, è av-venuta a partire da una sintesi storico-artistica,architettonica e antropologica che ha messo inluce aspetti di cultura sociale e materiale, even-ti socio-religiosi rilevanti, legati alle tradizioni eal folklore, distretti enogastronomici e iniziativedi promozione e caratterizzazione di queste ri-

Forma Tour

“FORMA TOUR: increase of the tourismculture in the area of Alto Verbano”

The project “FORMA TOUR: increase of the tourism cultu-re in the area of Alto Verbano” within the programme In-terreg III A started in November 2004. The project coordinators, Fondazione San Benedetto and ENAIPSvizzera belong to the macro-areas Italy and Switzerland andoperate in the field of training and professional re-training.The project idea stems from the need to boost the tourismculture in Varese, Canton Ticino and Verbania province. Althou-gh these areas belong to different regions, they show similarterritory characteristics, with respect to tourist offer and re-quirements of tourist development.The expected impact is an actual change of tourism conceptand planning, that aims at networking training institutes, en-terprises and institutions, in order to foster the local identities.Formatour objective is to identify training courses to supportthe development of the integrated tourism in Alto Verbano area,in order to promote the service network and strengthen theprocess of transfrontier co-operation. Through the training ac-tion will be possible to achieve consistent changes in the cul-ture of tourism. ■

Abstract

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Forma Tour

sorse. Ciò è av-venuto a mezzodi un rilevamen-to quantitativo equalitativo delleinformazioni, av-valendosi dellediverse fonti sta-tistiche e infor-mative reperibilisul territorio edall’ analisi dellaletteratura più significativa esistente sui diversiargomenti.

Partendo poi da un censimento dei luoghidella cultura (musei, gallerie, antiquarium, spa-zi espositivi, residenze storiche, monumenti escavi archeologici), del patrimonio ambientale epaesaggistico (parchi, riserve, aree protette, par-chi tematici etc.) e dai dati sui flussi turisticida essi attivati, si è giunti alla prima valuta-zione dell’effettiva offerta turistica culturale eambientale, con i relativi margini di crescita delfenomeno. Sono stati selezionati e approfonditi2 casi significativi di integrazione della filieraculturale/ambientale e turistica facendo ricorso ainterviste a testimoni privilegiati. Si fa riferi-mento alla Provincia di Varese e all'Assessoratoal Turismo e al Marketing territoriale per la lo-ro dinamicità e efficiente attività di promozionee all'Ente Turismo Lago Maggiore - ente svizze-ro del Canton Ticino - che offre un interessan-te punto di osservazione per l'organizzazione ela comunicazione.

Conclusa l’indagine sul potenziale endogenodel territorio, si è svolta una mappatura dell’of-

ferta turistica e culturale locale, definendo an-che quali processi di lavoro possono essere con-siderati chiave per lo sviluppo del marketing in-tegrato. In tal modo è stato possibile individua-re alcuni attori privilegiati, che sono poi statiintervistati per lo svolgimento delle attività el’individuazione delle competenze mancanti edelle figure professionali carenti. Tali intervistesi sono mostrate un valido volano per la crea-zione di rapporti stabili e interessati: alcuni diessi hanno già confermato la disponibilità a par-tecipare a un tavolo di lavoro più approfondito(focus gruop) per la definizione e la omoge-neizzazione dei profili e delle relative compe-tenze. Questo lavoro porterà a delle ipotesi for-mative che verranno poi validate da un pull diesperti e discusse in tavoli istituzionali chegiungeranno a protocolli di intesa al fine diomogeneizzare l’offerta sui due lati della fron-tiera. I partner coinvolti nel progetto, oltre aicapofila, sono nomi importanti quali il Consor-zio Beni Culturali Italia, FAST (agenzia formati-va del gruppo Alpitour), API Varese, ATER For-mazione, FormatLingua: questi lavoreranno sia

su territorio italiano che svizzero ap-portando una ricchezza di esperien-za, contatti e proposte di indubbiovalore. ENAIP SVIZZERA opera sulterritorio della Confederazione daquarant’anni e ha instaurato ormai damolto tempo, rapporti di collabora-zione e di consulenza con la Com-missione Federale degli Stranieri, isindacati locali, le associazioni ita-liane, le organizzazioni dei datori dilavoro, con i Cantoni di Zurigo e diLucerna e con numerosi altri centridi formazione, istituzioni e sindacatisvizzeri. La FONDAZIONE SAN BE-NEDETTO opera sul territorio dellaProvincia di Varese promovendo e fa-vorendo la formazione professionale,l’aggiornamento e l’orientamento pro-fessionale; è ente accreditato pressola Regione Lombardia per l’erogazio-ne di corsi finanziati dal FSE e opera inregime di qualità ISO 9001. ■

Cristina Mereu

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Istituzioni e PMI

La disciplina dei Distretti a cura di

Area Economia CONFAPI

Legge Finanziaria 2006, art. 1, commi 366-372

Fra le novità presenti nellalegge finanziaria 2006 va se-gnalata la riorganizzazione

della disciplina riguardante i di-stretti, con l’introduzione di parti-colari normative di favore in ma-teria fiscale, contabile, ammini-strativa e finanziaria. Le disposi-zioni sono dirette a dare di fattola “qualità di soggetto giuridico”al modello organizzativo dei di-stretti, trasformandoli in piattafor-me di sviluppo organizzate se-condo il concetto della filiera

produttiva, in grado sia di suppli-re all’assenza di grandi industrie,sia di promuovere una più inten-sa internazionalizzazione dell’eco-nomia italiana. In particolare ilcomma 366 dispone che ai finidell’applicazione della nuova di-sciplina di cui ai commi da 367a 372, con decreto del Ministrodell'Economia e delle Finanze sia-no precisate le caratteristiche e lemodalità di individuazione dei di-stretti produttivi, qualificati comelibere aggregazioni di imprese e

articolate sul piano territoriale esul piano funzionale, aventi le fi-nalità, da perseguirsi "secondoprincipi di sussidiarietà orizzonta-le e verticale”, anche individuan-do modalità di collaborazionecon le associazioni imprenditoria-li, di:

- accrescimento dello sviluppodelle aree e dei settori di riferi-mento;

- miglioramento dell'efficienzanell'organizzazione e nella produ-zione.

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Sembrano pertanto configurarsi due distinte tipo-logie di Distretti: i Distretti Territoriali e i DistrettiFunzionali.

I distretti territoriali sono quelli tradizionali carat-terizzati dalla comune appartenenza delle impreseoltre che a un medesimo settore a una stessa areaterritoriale. I distretti funzionali sono invece, comedescritti nella Relazione d’accompagnamento alprovvedimento, “una libera aggregazione di impre-se che cooperano in modo intersettoriale in una lo-gica di mutual business. Rispetto ai tradizionali di-stretti territoriali, il distretto funzionale prescinde dauno specifico territorio e si sviluppa come integra-zione dell’offerta di beni e servizi da parte di im-prese che svolgono attività complementari o co-munque connesse”.

Possono aderire liberamente a un distretto im-prese industriali, dei servizi, turistiche, agricole edella pesca. La nuova definizione di distretto, con-tenuta nella disciplina recata dall’articolo 53, sem-bra superare quella riguardante i distretti attualmen-te esistenti e operare un’implicita riattribuzione alloStato delle funzioni, spettanti alle Regioni e a loroattribuite, a seguito del decentramento amministrati-vo, circa l’individuazione dei sistemi produttivi lo-

cali e quindi dei nuovi di-stretti.

LA NORMATIVA PREESISTENTE

Il riconoscimento giuri-dico del distretto indu-striale è stato operato dal-la legge 5 ottobre 1991,n. 317, art. 36 comma 2,come modificato dall'art.6, della legge 11 maggio1999, n. 140, che defini-sce distretti industriali i si-stemi produttivi locali, ca-ratterizzati da una elevataconcentrazione di impreseindustriali, nonché dallaspecializzazione produttivadi sistemi di imprese.

Il medesimo articolo 36definisce i sistemi produt-tivi locali i contesti pro-duttivi omogenei, caratte-rizzati da una elevataconcentrazione di impre-se, prevalentemente dipiccole e medie dimensio-ni e da una peculiare or-ganizzazione interna.

Alle Regioni era statodato il compito di indivi-duare le aree sulla base diun Decreto del Ministro

dell’Industria (oggi Attività produttive) che fissava gliindirizzi e i parametri di riferimento (DM 21 apri-le 1993). Il decreto ha fissato una griglia di para-metri per l’individuazione dei Distretti prendendo ariferimento le aree classificate come “Sistemi Loca-li di Lavoro” dall’Istat. Inoltre la stessa legge 317/91consentiva il finanziamento da parte delle Regioni,senza però specificarne le modalità di intervento,“di progetti innovativi concernenti più imprese, inbase a un contratto di programma stipulato tra iConsorzi e le Regioni medesime, le quali defini-scono altresì le priorità di intervento”. Le successi-ve modifiche alla legge 317/91, intervenute con lalegge 11 maggio 1999, n. 140, hanno affidato alleRegioni, in attuazione del processo del decentra-mento amministrativo, avviato dalla Bassanini (legge15 marzo 1997, n. 59 – d.lgs. 31 marzo 1998, n.112), la competenza sui Distretti, riconoscendo lo-ro un ruolo nella individuazione e nella definizio-ne di strumenti a sostegno di tali realtà produttive.

LA NUOVA DISCIPLINA SUI DISTRETTI

Pertanto si segnala come l’articolo 1, comma366, assegna al Ministero dell’Economia e delle Fi-nanze la definizione della regolamentazione attuati-va sulla medesima materia, in controtendenza quin-di con quanto già disposto dalla L. 317/91 comemodificata dalla legge 11 maggio 1999, n. 140. Alriguardo è opportuno segnalare le dichiarazioni delMinistro dell’Economia e delle Finanze, on. GiulioTremonti, rilasciate lo scorso 31 gennaio 2006 inoccasione del Telefisco 2006 circa l’insediamento diuna Commissione di studio sui Distretti, presiedutadal prof. Marco Fortis, che vedrà la partecipazionedelle categorie produttive, del mondo delle Univer-sità e anche dei professionisti. La Commissione pre-cederà la presentazione dei progetti pilota per l’ot-tenimento degli aiuti fiscali (tassazione unica), am-ministrativi (semplificazione) e finanziari (credito eobbligazioni di distretto). Stante l’attuale legislazio-ne in merito ai distretti, non appare chiaro se glistessi, individuati dalla vigente normativa, possanoconsiderarsi distretti territoriali ai sensi della disci-plina contenuta nella legge finanziaria 2006 o deb-bono, al pari dei nuovi distretti funzionali, essererideterminati dalla normativa secondaria, ora affida-ta al Ministro dell’Economia e delle Finanze, diconcerto con i Ministri delle attività produttive, del-le politiche agricole e forestali, dell'istruzione, uni-versità e ricerca e per l'innovazione e le tecnolo-gie. Si segnala come dalla lettura dei commi in ar-gomento scompaia il riferimento alla nozione diPMI che qualifica attualmente i distretti, con ecce-zione del comma 368, lettera d) che prevede al nu-mero 1, l’istituzione dell’Agenzia per la diffusionedelle tecnologie per l’innovazione “al fine di ac-crescere la capacità competitiva delle piccole e me-die imprese e delle piattaforme produttive”.

I Distretti

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OSSERVAZIONII commi da 366 a 372 della

legge finanziaria 2006 prevedonouna particolare disciplina di tas-sazione del Distretto, la delega aun unico soggetto (il Distretto, ap-punto) dei procedimenti ammini-strativi, delle facilitazioni di ac-cesso al credito e al mercato deicapitali. Il comma 368 determinale disposizioni tributarie, ammini-strative, finanziarie e di promo-zione della ricerca e dello svi-luppo, applicabili ai distretti pro-duttivi. Con esse viene prevista,in sintesi, la possibilità, per le im-prese appartenenti a distretti pro-duttivi, di dare vita a un ambitocomune per la fiscalità, gli adem-pimenti amministrativi e la finan-za. Benché sia suggestivo e anchecondivisibile nell’idea di ricono-scere la giusta rilevanza al mo-dello di organizzazione delle im-prese a rete, i commi in esamelasciano del tutto indefinite que-stioni di assoluta importanza, pri-ma fra tutte la compatibilità del-le disposizioni agevolative in ter-mini di disciplina comunitaria de-gli aiuti di Stato.

Inoltre, l’assenza di una defini-zione stringente e chiara delle ca-ratteristiche e delle finalità del-l’aggregazione a rete delle impre-

se oggetto dell’intervento si prestaa un uso strumentalmente elusivoin materia fiscale, che diventereb-be sicuro oggetto di censura daparte delle autorità deputate alcontrollo in materia di concorren-za a livello comunitario.

La normativa in esame non for-nisce comunque al Distretto unachiara e definita soggettività giu-ridica. Si limita solo nel caso diopzione per la tassazione unitaria,uno dei due regimi di tassazioneapplicabili al Distretto, a daresoggettività passiva autonoma aifini fiscali. Ciò però non implicache il Distretto assuma automati-camente personalità giuridica.

Dal momento che, secondoquanto disposto, le Piattaforme in-dustriali non sono dotate di per-sonalità giuridica rimane quindida definire compiutamente le lo-ro caratteristiche giuridiche, le re-gole di governo e le loro funzio-ni rispetto alle imprese che a es-sa fanno capo e il rapporto traquesta e le imprese stesse. Tral’altro la scelta della forma giuri-dica non è irrilevante anche ai fi-ni della determinazione della di-mensione del soggetto beneficia-rio degli aiuti nell’ambito delladisciplina comunitaria in materia.

La scelta di favorire la costitu-

zione di nuove agenzie di valu-tazione del merito di credito deidistretti e delle imprese che nefanno parte non appare opportu-no in quanto non ha significatoeconomico il creare organismi dirating che abbiano come mercatodi riferimento esclusivo quello deidistretti. Inoltre lo scarso ricorsoal rating da parte delle piccole emedie imprese del nostro paesenon è addebitabile a una esiguapresenza sul mercato delle agen-zie di rating, bensì è imputabileall’onere dei costi che le impresedevono sostenere per dotarsi delrating. Si ritiene quindi opportunofavorire gli interventi di valutazio-ne del merito di credito delleagenzie di rating esistenti sul mer-cato a favore delle imprese ap-partenenti ai distretti, attraversol’abbattimento dei costi sostenutida tali imprese per l’ottenimentodel rating. Inoltre, la costituzionedei fondi di investimento è mate-ria affidata ai soggetti vigilati daBanca d’Italia e Consob e disci-plinati dal Testo Unico della Fi-nanza. Non appare utile né op-portuno che gli stessi soggetti di-strettuali partecipino alla costitu-zione di fondi chiamati a investi-re sulle stesse imprese operantinel distretto. Sarebbe al contrarioauspicabile sostenere i fondi diinvestimento in capitale di rischio,costituiti autonomamente sul mer-cato, a dirigere gli investimentipresso le aziende facenti partidell’aggregazione distrettuale. Lanormativa proposta rinvia alla re-golamentazione secondaria appa-rendo così non direttamente ap-plicabile per far fronte alle esi-genze immediate delle imprese.L’attuazione della nuova discipli-na richiede dunque una comples-sa normativa volta a chiarire lequestioni sin qui poste, ma anchela costituzione di alcune struttureappositamente individuate dal di-segno di legge, come l’Agenziaper la diffusione per le tecnologiee per l’innovazione che dovrebbeoperare a uso esclusivo delle Piat-taforme industriali e delle impre-se a esse collegate, in sovrappo-sizione rispetto ad analoghe isti-

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tuzioni pubbliche che perseguono scopi apparente-mente simili. Il comma 368, lettera d), numeri 1),2), 3) e 4) istituisce e disciplina il funzionamentodell’Agenzia per la diffusione delle tecnologie perl’innovazione, volta ad accrescere la competitivitàdelle PMI e delle piattaforme produttive attraversola diffusione di nuove tecnologie. L’Agenzia do-vrebbe operare a uso esclusivo delle Piattaforme in-dustriali e delle imprese a esse collegate. La costi-tuzione attraverso la manovra finanziaria di nuovestrutture competenti in materia di ricerca e innova-zione è un fatto oramai ricorrente da diversi anni.

Si cita, a esempio, il caso dell’Istituto Italiano diTecnologia di Genova, istituito con la Legge Finan-ziaria 2004 sotto forma di Fondazione con un pa-trimonio iniziale pari al 2,8 per cento dell’incre-mento di risorse per la ricerca, assicurato dalla stes-sa manovra.

Anche nel caso dell’Agenzia, che tra l’altro godedi una dotazione finanziaria ridotta, poco definitiappaiono gli obiettivi, i compiti e le modalità difunzionamento, con il rischio che questo ulteriorenuovo organismo si sovrapponga a strutture già esi-stenti come ENEA, CNR, ASI creando una ulterioreconfusione di ruoli e competenze.

I VANTAGGI CONCESSI A FAVORE DEI DISTRETTILa nuova disciplina reca, come sopra brevemen-

te richiamata, una serie di disposizioni fiscali, am-ministrative e finanziarie a favore dei distretti e del-le imprese aderenti.

DISPOSIZIONI FISCALISul piano fiscale sono previsti due diversi gradi

di aggregazione. Al primo si consente il consolida-to fiscale: le società di capitali che fanno parte diun distretto vengono equiparate a un gruppo di so-cietà. Al secondo si consente la tassazione unitaria:la piattaforma industriale diventa un autonomo eunitario soggetto passivo di imposta e può accede-re al concordato fiscale triennale. Vengono pertanto

introdotti due regimi opzionali ditassazione:

- la tassazione di distretto ai fi-ni dell’imposta sul reddito dellesocietà;

- la tassazione unitaria, a cuipossono accedere anche le impre-se non soggette all’imposta sulreddito delle società.

Sia nel caso della tassazioneconsolidata (riferita alle sole im-poste sul reddito) sia nel caso del-la tassazione unitaria (applicabilesia alle imposte sul reddito sia al-le imposte e tasse locali) indivi-duano il distretto come unità fi-scale di riferimento.

Nel primo caso le imprese, so-cietà di capitali, che esercitano congiuntamentel’opzione per la tassazione di distretto ai fini delleimposte sul reddito, applicano il consolidato nazio-nale ai sensi degli articoli 117 e seguenti del TUIR.Con tale possibilità le imprese aderenti al distrettopartecipano alla tassazione di gruppo in assenza deirequisiti richiesti dall’ordinaria disciplina tributaria.Come è ben noto il consolidato nazionale si ap-plica alle imprese appartenenti a un gruppo cui ri-leva come condizione necessaria il possesso, daparte di un componente del gruppo, di una parte-cipazione rilevante nelle altre: ossia un rapporto dicontrollo di diritto come precisato dall’articolo2359, comma 1, n. 1) del codice civile e il supe-ramento della soglia di partecipazione del 50 percento sia in relazione al capitale sociale sia in re-lazione agli utili di bilancio della/e società control-lata/e. In luogo del gruppo di imprese controllate,l'unità fiscale di riferimento è il distretto, che prov-vede agli adempimenti dichiarativi e di pagamento,sulla base della somma algebrica dei redditi dellesocietà partecipanti. Con tale opzione i redditi del-le singole imprese aderenti al distretto vengonosommati fra loro fino a costituire un unico redditoimponibile e un’unica imposta assolvibile. Dall’op-zione della tassazione di distretto alle imprese par-tecipanti discendono alcuni vantaggi fiscali: com-pensazione delle perdite fiscali, compensazione didebiti e crediti, possibilità di trasferire cespiti in re-gime di neutralità fiscale e, in caso di una qualcheforma collegamento, esclusione dalla tassazione deidividendi distribuiti. Con l’opzione di tassazioneunitaria la nuova disciplina in esame fornisce al Di-stretto una soggettività passiva autonoma. In questocaso i distretti sono compresi tra i soggetti passividell'IRES indicati all'articolo 73, comma 1, letterab), del testo unico delle imposte sui redditi. Lo sco-po dichiarato nella relazione d’accompagnamento alprovvedimento in esame è quello di creare un nuo-vo soggetto economico che surroghi alla scomparsadelle grandi imprese in Italia. Pertanto in caso di ➤

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tassazione unitaria, il Distrettoè soggetto passivo d’imposta.Il reddito imponibile del di-stretto comprende quello del-le imprese che vi appartengo-no e che hanno contestual-mente optato per la tassazio-ne unitaria. La sua caratteristi-ca consiste nella possibilità diricorrere al concordato pre-ventivo triennale delle impostedovute. Il reddito imponibiledel distretto nonché i tributi,contributi e altre somme do-vute da esso agli enti localivengono così determinati inbase a un accordo con l’A-genzia delle entrate che misu-ra il carico tributario di com-petenza delle imprese a essoappartenenti per ciascuno de-gli esercizi compresi nel con-cordato, sulla base di elementicaratteristici relativi alla natura, ti-pologia ed entità delle impresepartecipanti, alla loro attitudinealla contribuzione (ossia alla ri-spettiva capacità contributiva) ead altri parametri oggettivi, deter-minati anche su base presuntiva.Questi elementi e parametri sonostabiliti dall'Agenzia delle entrate,previa consultazione delle catego-rie interessate e degli organismirappresentativi dei distretti.

DISPOSIZIONI AMMINISTRATIVENell’ottica della semplificazione

amministrativa, al Distretto vienedata la facoltà di eseguire, in no-me e per conto delle impreseaderenti, gli adempimenti buro-cratici connessi con lo svolgi-mento dell’attività e di certificarel’esattezza dell’iter proceduraleseguito. È stato inoltre previsto ilriconoscimento ai distretti dellafacoltà di stipulare negozi di di-ritto privato per conto delle im-prese a essi aderenti sulla basedelle norme civilistiche che disci-plinano il mandato. E’ così rico-nosciuta ai distretti la facoltà distipulare negozi di diritto privato– per conto delle imprese a essiaderenti – secondo le norme de-gli articoli 1703 e seguenti delcodice civile, che disciplinano ilcontratto di mandato.

A fronte di questa attività am-ministrativa svolta dal distretto, lepubbliche amministrazioni e glienti pubblici coinvolti provvedononei confronti delle imprese senzaeffettuare alcun controllo.

DISPOSIZIONI FINANZIARIESono previsti interventi diretti a

incentivare l’accesso al credito al-le imprese attraverso la cartolariz-zazione dei crediti concessi dallebanche alle imprese aderenti alDistretto e ceduti a un’unica so-cietà cessionaria; sono stabilitecondizioni e garanzie a favore deicedenti i crediti in presenza del-le quali tutto o parte del ricava-to dell’emissione dei titoli possaessere destinato al finanziamentodelle iniziative dei distretti e del-le imprese aderenti beneficiariedei crediti oggetto di cessione. Al-lo scopo di favorire l’accesso alcredito e il finanziamento dei di-stretti e delle imprese aderenti, siprevedono misure finalizzate a:

a) assicurare il riconoscimentodella garanzia prestata dai confi-di, quale strumento di attenuazio-ne del rischio di credito ai finidel calcolo dei requisiti patrimo-niali degli enti creditizi, in vistadel recepimento del nuovo accor-do di Basilea;

b) favorire il rafforzamento pa-trimoniale dei confidi e la loro

operatività; con disposizione intro-dotta nel corso dell’esame pressola Camera si è stabilito a questoriguardo che i fondi di garanziainterconsortile possono essere de-stinati anche alla prestazione diservizi ai confidi soci, per l’iscri-zione nell’elenco speciale previstodall’articolo 107 del testo unicodelle leggi in materia bancaria ecreditizia;

c) agevolare la costituzione diidonee agenzie esterne di valuta-zione del merito di credito dei di-stretti e delle imprese che ne fan-no parte, ai fini del calcolo dei re-quisiti patrimoniali delle banchenell’ambito del metodo standardiz-zato di calcolo dei requisiti patri-moniali degli enti creditizi, in vi-sta del recepimento del nuovo ac-cordo di Basilea;

d) favorire la costituzione, daparte delle piattaforme, con apportidi soggetti pubblici e privati, difondi di investimento in capitale dirischio delle imprese che fannoparte del Distretto.

Le disposizioni infine prevedonoche le norme di agevolazioni tro-vino applicazione ad alcune tipo-logie di distretto: a quelli rurali eagroalimentari, ai sistemi produtti-vi, ai distretti industriali e consor-zi di sviluppo e ai consorzi per ilcommercio estero. ■

Area Economia CONFAPI

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Circa 3 anni fa, l’Ac-cordo tra Confapi eFedermanager (rico-

nosciuto dal Ministero delLavoro e delle Politiche Socia-li con D.M. 221/I/2003 del4.08.2003) dava l’avvio alla costitu-zione del Fondo Dirigenti PMI con lo scopodi favorire lo sviluppo, il potenziamento e l’in-novazione delle competenze manageriali nellePMI.

Con la consapevolezza di dover affrontaredifficoltà legate alla notevole frammentazionesul territorio di un gran numero di Aziende e diDirigenti, il Fondo si è accinto a promuovere leiniziative necessarie per far conoscere le pro-prie finalità e le modalità di accesso ai finan-ziamenti di piani formativi predisposti per svi-luppare conoscenze e capacità professionalidei destinatari.

Tale modalità di accesso ai finanziamentidel Fondo, che è unica nel contesto delle of-ferte dei Fondi Interprofessionali, risponde adesigenze proprie del mondo delle PMI ed offreuna notevole flessibilità temporale nella possi-bilità di fruizione di occasioni formative.

Inoltre l’accesso ai finanziamenti del Fondoanche a mezzo “voucher” - altra novità intro-dotta rispetto alle modalità proposte da altri -consente l’utilizzo di cataloghi per la scelta dipercorsi formativi individualizzati.

Parametri, modalità di ammissione e obiettivi del finanziamento

Piani di formazione individuali integratiIl Fondo Dirigenti per le Piccole Imprese

(FDPI) propone il finanziamento, attraversovoucher, di piani di formazione individuali “in-tegrati”, ossia caratterizzati da una analisi pre-ventiva delle competenze e dei fabbisogni (piùpropriamente assessment) e da un eventualesuccessivo percorso formativo individualizza-to, nel caso in cui la fase di analisi ne facciaemergere la necessità.

L’analisi preventiva delle competenze e deifabbisogni si pone dunque come lo strumentoattraverso il quale il dirigente potrà disporre diinformazioni, appositamente elaborate, circa ilproprio “status” professionale con indicazionispecifiche sulle possibili aree di potenziamen-

to (esprimibili in moduliformativi) utili a rafforzare

la propria prassi lavorativasia all’interno dell’impresa in

cui lavora, sia rispetto ad altrepotenziali traiettorie professiona-

li. In quanto strumento constestualizzato di

diagnosi, l’assessment diviene esso stesso oc-casione formativa in senso lato, nonché poten-ziale riflessione sugli assetti organizzativi del-l’impresa di appartenenza.

I Piani Formativi Individuali sono rivolti aidirigenti residenti in Italia e occupati pressoaziende private che presentano per i proprimanager una richiesta di contributo al Fondo.

Le attività formative fruibili tramite i voucherhanno come obiettivo il rafforzamento mana-geriale dei dirigenti al fine di sostenerne l’adat-tabilità, l’occupabilità e l’aggiornamento se-condo le finalità proprie del Fondo.

Obiettivi e priorita’ degli interventi formativiGli interventi formativi devono avere come

obiettivo il rafforzamento professionale ed oc-cupazionale dei dirigenti e l’aumento dellacompetitività dell’impresa.

Gli interventi formativi devono essere attua-ti sulla base di accordi tra le Parti e devono ri-guardare prioritariamente:

l’acquisizione di competenze manageriali etecniche gestionali che valorizzino il capitaleumano come leva di sviluppo e favoriscanol’innovazione e la crescita aziendale.

In tale ambito si potranno prevedere, adesempio, interventi formativi relativi a:

la gestione delle risorse umane e la valuta-zione del personale in azienda;

l’amministrazione e il controllo di gestione;la gestione d’impresa;la logistica, la produzione e la progettazio-

ne;il marketing e la comunicazione come fatto-

ri di competitività.Le caratteristiche dei Piani e dei Progetti for-

mativi e le modalità necessarie per l’otteni-mento dei finanziamenti, sono contenutenell’Avviso 1/2006 che può essere visionatoaccedendo al sito internet www.fondodirigen-tipmi.it , ovvero contattando la Segreteria delFondo ai seguenti recapiti telefonici :0254123879 (Milano) 0669015333 (Roma).

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Istituzioni e PMI

LA BIOARCHITETTURA

Le piccole e medie imprese sonosempre più di frequente al cen-tro del dibattito politico euro-

peo. Sia la Presidenza di turno del-l’Unione Europea che la Commis-sione Europea hanno spesso sottoli-neato l’estrema importanza dellePMI e ribadito il loro ruolo crucialenella creazione di sviluppo e occu-pazione. Le PMI sono un attore fon-damentale della cosiddetta “Strate-gia di Lisbona”, una serie di misurelegislative tese a fare dell’UnioneEuropea l’economia più dinamica epiù competitiva del mondo entro il2010.

Sfortunatamente, a questa “reto-rica della piccola e media impresa”non hanno fatto seguito finora delleazioni concrete a livello legislativo.L’Unione Europea, in questo mo-mento, deve far fronte a delle deci-sioni che saranno determinanti peril paesaggio economico dei prossi-mi anni. L’argomento più scottantein questo momento è senz’altro ilbilancio dell’Unione.

Dopo l’accordo sul bilancio peril periodo 2007-2013, raggiunto inextremis lo scorso dicembre, è chia-ro che le voci dedicate all’innova-zione non sono assolutamente ingrado di coprire le ambiziose pro-messe fatte dai Capi di Stato e diGoverno nel contesto della strategiadi Lisbona. Dal punto di vista dellapiccola e media impresa, l’aspetto

più preoccupante sono i possibilitagli a programmi quali il program-ma quadro per la competitività el’innovazione (CIP), il settimo pro-gramma quadro per la ricerca (FP7)e il programma d’azione integratonel campo della formazione conti-nua (Life-Long Learning).

Inoltre, è necessario un profon-do ripensamento nella gestione deifondi strutturali, gli strumenti finan-ziari con cui l’Unione Europea per-segue la coesione e lo sviluppo eco-nomico e sociale in tutte le sue re-gioni. I fondi strutturali dovrebberoessere impiegati nel finanziamentodi start-up e altre piccole e medieimprese innovative, con un chiaro

accento sulla capacità reale di in-novare a livello regionale e rurale.

Le piccole e medie imprese sof-frono oltre misura anche per il man-cato completamento di un veromercato unico europeo: questo èparticolarmente vero per le impreseche forniscono servizi. I costi am-ministrativi per le forniture di servi-zi oltre frontiera sono ancora inso-stenibili per molte piccole realtàproduttive e la mancanza di stan-dard europei impedisce alle PMI ditrarre pieno vantaggio dal mercatoeuropeo. Un altro ostacolo enormesono i problemi fiscali: le PMI in Eu-ropa devono ancora fare i conti con

Quando la cultura ecologica viene applicata alla progettazione

UNA POLITICA EUROPEA PER LEPICCOLE E MEDIE IMPRESE:

DALLE PAROLE AI FATTI

Foto 1.

a cura diFRANCESCO LONGU UEAPME

An European policy for SMEs

Europe cannot achieve its competitiveness and innovation targets without dynamic

SMEs. While EU policymakers underline the importance of Crafts and SMEs and

their crucial role of growth and employment, their political rhetoric is rarely fol-

lowed by concrete decisions and actions, which would unleash the potential of SMEs.

The final negotiations on the EU financial perspectives will prove if Europe is wil-

ling to provide sufficient funds at European level to support all SMEs. Furthermo-

re, the up-coming programmes (CIP, FP7, life-long-learning, structural and social

funds, etc.) will build the framework for the European policy during the next years.

If Europe really wants to strengthen the dynamic and the competitiveness of its

Craft and SME sector, real decisions have to be made during the next months. In

a recent SME policy proposal, UEAPME provided EU policymakers with a list of the

most important and the most urgent policy decisions, which have to be taken at

EU level, together with a clear timeline for action. ■

Abstract

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25 sistemi fiscali diversi, con costi di adattamento chepossono essere fino a 200 volte superiori rispetto ai co-sti per una grande impresa!

Un altro punto chiave per le PMI è una seria politi-ca europea dell’innovazione. Fino a questo momento,l’attenzione è stata rivolta soprattutto ai processi di Ri-cerca e Sviluppo e al settore dell’high-tech, tralascian-do in questo modo le PMI che fanno innnovazione. Perle PMI, l’innovazione è un processo continuo ed è dif-ficile rientrare nella definizione ufficiale di Ricerca eSviluppo.

Una definizione più ampia del concetto è indispen-sabile, come lo sono politiche tese a favorire l’innova-zione per le PMI.

Un occhio di riguardo per le PMI sarebbe auspica-bile anche nella regolamentazione degli aiuti di Statoe nell’accesso al credito. Per quanto riguarda gli aiutidi Stato, è necessario fare in modo che una regolamen-tazione troppo stretta non impedisca alle PMI l’accessoa fondi pubblici per l’innovazione o per la creazione di

nuove start-up. Per quanto riguar-da l’accesso al credito, è innega-bile che i mercati finanziari euro-pei non sono al momento in gradodi finanziare le PMI in manieraideale. Ottime idee imprenditoria-li rimangono sulla carta a causa didifficoltà nell’accesso al credito. IlFondo Europeo di Investimento euna politica oculata nel settoredegli aiuti di Stato, potrebbero mi-gliorare la disponibilità di fondiper le PMI che vogliono fare inno-vazione e sperimentare nuove for-me di imprenditorialità.

Un mercato del lavoro in con-tinua evoluzione è un’altra dellesfide importanti per l’Unione eu-ropea e per le sue PMI. Flessibilitàe sicurezza del lavoro sono le duequestioni principali: se da un latoè importante che sia il lavoratoresia l’impresa abbiano un certogrado di flessibilità, dall’altro è al-trettanto importante che ci sia unaragionevole sicurezza dell’impie-go. L’Unione europea dovrebbefavorire il concetto di “flexicu-rity”, inteso come il giusto mix disicurezza e flessibilità dell’impie-go. Inoltre, si dovrebbero favoriremaggiormente attività quali l’ap-prendimento permanente e l’ap-prendistato.

Le politiche ambientali euro-pee andrebbero riviste in base alprincipio “think small first”, pen-sare in piccolo innanzitutto! Mol-te microimprese e PMI in Europanon hanno ancora una politica

ambientale interna e le politiche europee dovrebberotenere presente questo fatto. La UE dovrebbe, peresempio, presentare un programma di assistenza allePMI per le politiche ambientali come parte del VI pro-gramma europeo sull’ambiente e favorire l’adozione ditecniche innovative eco-compatibili da parte dellePMI.

In conclusione, l’Unione Europea ha un ruolo im-portante per le PMI in diverse politiche. Solo delleazioni concrete in questi settori porteranno le PMI eu-ropee a realizzare pienamente tutto il loro potenzialeeconomico.

UEAPME, l’Unione Europea dell’Artigianato e dellePiccole e Medie Imprese, ha pubblicato recentementeuna presa di posizione sulle politiche citate in questo ar-ticolo. Il documento contiene proposte specifiche perciascuna politica, e delle scadenze chiare per l’imple-mentazione di tali proposte. Il documento è liberamentescaricabile dal seguente link:

h t t p : / / w w w. u e a p m e . c o m / d o c s / p o s _ p a -

Politica europea per le PMI

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CHE BELLO, ARRIVANO LE NTE

La rivoluzione energetica somiglierà aquella informatica. Vi ricordate, intornoall’80, come si parlava di computer nelle

aziende? Oggi, col senno del poi, è facilechiamarla “rivoluzione digitale”.

Allora c’erano due tipi di imprenditori: c’e-ra una minoranza di avanguardie giovani e in-genue che idealizzavano quei numeretti suimonitor in bianco e nero e dicevano “attenti,il mondo sta per cambiare”; poi c’era il gran-de partito degli imprenditori savi e ponderati,quelli che avevano buon senso, forti della so-lida esperienza del passato: a parte la novitàdi una macchina da scrivere che faceva anchei conti, pensavano che non sarebbe successoniente di particolare; … e ne vedevano unaprova ogni volta che la stampante si inceppa-va. Come è andata, lo sappiamo: la normalitàè stata un pessimo consigliere, tanto che mol-te aziende ci hanno lasciato le penne. Hannoavuto ragione i pazzi, gli idealisti. Di più, ilcambiamento è stato ancora più radicale diquanto il più visionario avrebbe potuto imma-ginare, perché ha ingenerato effetti che a lorovolta erano cause di ulteriori effetti, in unareazione circolare. Oggi imprendere in infor-matica è diventato meno divertente, lo scato-lotto grigio che per 25 anni ha cambiato ilmondo sta esaurendo la sua carica innovatri-ce; la microelettronica e la cibernetica prefe-riscono colonizzare telefonini, orologi, auto-mobili e qualsiasi gingillo in cui serva una ge-stione digitale di operazioni complesse; inparticolare andranno dove serviranno mag-giormente le innovazioni tecnologiche, in unmondo sull’orlo della crisi energetica. E’ giàcominciata la rivoluzione industriale succes-siva, quella delle Nuove Tecnologie Energeti-che.

Fino a pochi anni fa chi ne parlava sem-

brava, tanto per cambiare, giovane idealista eun po’ ingenuo; ora cominciamo tutti ad ac-corgerci che l’energia rappresenta un costoche non perdona distrazioni, la cui disponibi-lità non è sempre certa. Scopriamo che la ca-pacità di gestire i consumi energetici è un ele-mento importante della performance azienda-le, del posizionamento competitivo e, a volte,della sua stessa sopravvivenza. L’energia è di-ventata una variabile strategica e come tale vaaffrontata, è un fattore di rischio, ma possia-mo farla diventare un’opportunità.

Chi saprà gestirla meglio avrà acquisito unimportante vantaggio competitivo: fra vent’an-ni la vostra attuale lavatrice sembrerà obsole-ta come una Ford T. Chi vi venderà quellanuova? Chi l’avrà fabbricata? Facendo gliscongiuri: avrete ancora i soldi per comprarla?

Parlare di energia, tecnologia e risparmiosignifica parlare anche di etica ambientale.Questa è un’altra questione delicata: spessofino ad oggi gli imprenditori e gli ecologistihanno parlato lingue diverse. Attenzione, an-che sotto questo aspetto le cose stanno cam-biando.

C’entrano la geopolitica, il clima globale el’ambiente locale. Non bisogna dimenticareche la produzione dell’energia elettrica suscala globale è tra le principali cause di emis-sione di CO2 in atmosfera e quindi in questocampo si ha una correlazione diretta tra effi-cienza economica e responsabilità socialed’impresa.

Quali sono dunque le nuove pratiche e lestrategie che l’azienda può mettere in campo?

Vi suggeriamo tre strade che, insieme, pos-sono più che dimezzare la vostra bolletta, maprima di elencarle vi diciamo subito che cen’è una quarta. Diversamente dalla rivoluzio-ne informatica, quella energetica sarà indiriz-zata da politiche fiscali, normative, creditizie

Tre istruzioni perdimezzare la bolletta

a cura diMarco Geronimi StollUniversità di Milano

Economia e Mercato

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e tariffarie. Il quarto suggerimen-to è di chiedere spesso indica-zioni al vostro commercialista.E’ vero che l’Italia è rimasta pa-recchio indietro rispetto ad altripaesi europei, ma questo ritardodeve essere rapidamente colma-to. E’ vero anche che spesso icommercialisti sono scarsamen-te aggiornati su questi aspetti,perché finora sono stati argo-menti marginali e di nicchia.Tuttavia ora è il momento di pre-pararsi, perché nei prossimi an-ni le novità saranno frequenti epotranno favorire anche su que-sto fronte le varie iniziative di ra-zionalizzazione e innovazioneenergetica.

L’ENERGIA SI PUÒ USARE MEGLIO,CONSUMANDONE MENO

E FACENDOLA RENDERE DI PIÙEnergy Audit. L’impiego di

una figura professionale ad altoprofilo quale l’energy managermigliora le capacità di investi-mento tecnologico e connettel’azienda con un network di sog-getti che condividono un’eticad’impresa forte e riconosciuta. Siguadagna così la predisposizio-ne di dispositivi tecnici ed elet-tronici adeguati nella fase inizia-le e, nel lungo periodo, la fun-zione di monitoraggio e valutazione costantedei consumi all’interno dell’azienda.

Gli energy manager in Italia sono poche mi-gliaia, la legge 10/91 li prevede solo per leaziende che hanno consumi importanti. Tutta-via, spesso sono proprio le piccole e medie im-prese quelle che avrebbero bisogno di raziona-lizzare i consumi; per loro in moltissimi casi icosti energetici possono essere ridotti di varidecimi con interventi costo-efficienti, cioè checostano meno di quello che fanno risparmiare.Per loro è possibile richiedere un audit. Quasisempre l’audit si paga da solo e quindi più siaspetta, più a lungo si paga cara la bolletta.L’accurata analisi delle prestazioni energetichedell’impianto rappresenta un passaggio neces-sario per individuare strategie di riduzione deiconsumi e dei costi e le soluzioni pratiche piùopportune. L’efficienza energetica infatti ha ache fare non solo con gli impianti e i motorielettrici in senso stretto ma con la specificitàambientale dei luoghi di lavoro e produzioneindustriale. Occorre assumere un approccio in-

tegrato nell’individuare soluzioni su vari livel-li: l’efficienza dei motori elettrici, degli im-pianti di illuminazione e anche l’efficienza de-gli edifici e dei sistemi termici (di riscaldamen-to o condizionamento).

Efficienza nei motori elettrici. I motori elet-trici sono tra i maggiori utilizzatori di energiaal mondo: circa il 70% dei consumi totali dienergia elettrica del settore industriale. Sappia-mo che un motore elettrico ha una resa otti-male quando va al 100% dei giri. In tutte le si-tuazioni di uso in cui il carico è variabile,quando il motore elettrico non funziona a pie-no carico si allontana dal punto di massimorendimento. Infatti spesso i motori elettrici so-no sovradimensionati, oppure durante il ciclodi lavoro operano per breve tempo a piena po-tenza, e per tempi lunghi a carico ridotto op-pure a vuoto. All’utilizzo non ottimale dell’e-nergia si sommano i problemi dati dalla di-spersione: l’usura delle macchine e lo stressdei lavoratori sono direttamente proporzionatialla dispersione di energia sotto forma di calo-

Dimezzare la bolletta

Fonte: Worldwatch Institute

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re, vibrazioni e rumore. La soluzione per ridurre il con-sumo di energia elettrica dei motori esiste sul mercato,e consiste in un controller elettronico che adatta istan-taneamente la potenza erogata al carico richiesto ridu-cendo le dispersioni. Il risultato è un miglior utilizzodell’energia che limita gli sprechi dovuti ai carichi noncontinui, razionalizza l’uso del motore e riduce caloree vibrazioni.

Ad esempio, l’adozione di Power Boss, il più noto diquesti dispositivi, si traduce in un risparmio nei costiche normalmente si attesta attorno al 10-15% e non ra-ramente arriva al 20-25%.

Efficienza negli edifici. Molti capannoni industrialisono dei veri colabrodo termici. L’integrazione edifi-cio-impianti ha a che fare con aspetti di “protezione”(ovvero di isolamento dell’involucro e protezioni sola-ri), e con strategie per l’autoproduzione del fabbisognoenergetico (vedi oltre). Riprogettare il sistema delle pre-stazioni energetiche del complessivo involucro ediliziosignifica analizzare puntualmente tutti gli apporti ener-getici: impianto di riscaldamento/raffrescamento, calo-re di processo, macchinari, illuminazione, personale,irraggiamento solare ecc.

Illuminazione ad alta efficienza. La predisposizionedi sistemi di illuminazione ad alta efficienza tramitel’impiego di dispositivi a basso consumo rappresentaprobabilmente il passo più immediato e meno influen-zato da relativi costi di start-up.

L’ENERGIA SI PUÒ AUTOPRODURRE IN MOLTI CASIPannelli solari. Ce ne sono due tipi: quello fotovol-

taico produce elettricità, quello termico produce e ac-cumula calore. Entrambi sono più diffusi in paesi euro-pei che rispetto a noi hanno sole meno irraggiante ebollette meno care, per cui varrebbe la pena di chie-dersi perché noi italiani, che abbiamo due così validimotivi in più, siamo rimasti indietro: sono motivi cul-turali, burocratici, legislativi, economici, tecnologici,politici, psicologici e altri ancora…

Solare termico. Comincia ad essere adottato per leabitazioni civili, ma dovrebbe ancor di più interessaregli edifici produttivi: infatti è una delle soluzioni piùcosto-efficienti per il riscaldamento dei capannoni. E’

molto utile anche in quei processi industriali in cui ser-ve riscaldare l’acqua.

Solare fotovoltaico. Di per sé non sarebbe ancoracompetitivo; per questo, dal 2005, viene incentivato: ildistributore compra l’energia prodotta dal vostro tettofotovoltaico a tariffe politiche (circa 45 cent al kw/h perventi anni), per cui economicamente la posa dell’im-pianto diventa piuttosto interessante. Si parla di “contoenergia” perché il contributo viene erogato in funzionedell’energia effettivamente prodotta e di “scambio sulposto”.

Le tariffe incentivanti nascono perché ogni kilowat-tora fotovoltaico non produce gas serra, giunge all’uti-lizzatore senza percorrere grosse distanze (quindi sen-za le grandi dispersioni di distribuzione), produce ener-gia in quelle ore diurne in cui essa a volte scarseggia,specie d’estate. Questo aspetto è importante: molti re-clamano nuove centrali per usarle solo in quelle pocheore al giorno in cui l’energia scarseggia, quindi la pro-duzione fotovoltaica, anche se è poca, viene ad inci-dere proprio in quell’orario e nei picchi di massimoconsumo stagionale. Se andiamo oltre la produzionedomestica, il fotovoltaico ha un limite: richiede di sa-crificare una certa quota di terreno. Chi può usare il tet-to di un grosso edificio o di un capannone, che di soli-to è uno spazio non sfruttato, non ha questo costo e an-zi, scopre di godere di una superficie redditizia da “col-tivare”.

Teleriscaldamento. Come noto, porta altrove l’ec-cesso di energia termica prodotto dai processi indu-striali. Vi sono molti esempi di abitazioni ed interi quar-tieri riscaldati a costo competitivo grazie al calore pro-dotto da una produzione industriale, che viene traspor-tato attraverso acqua calda. Questo aiuta anche il gra-dimento della fabbrica nella popolazione circostante.

Dal punto di vista energetico è una soluzione moltoefficiente perché utilizza calore che altrimenti andreb-be disperso.

Cogenerazione. Consiste in un motore (simile aquello di un’auto) che è generalmente alimentato a gase produce elettricità che sostituisce o integra quella ac-quistata dalla rete. Il vantaggio ecologico consiste dalfatto che il calore prodotto dal cogeneratore sostituisce

Dimezzare la bolletta

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egregiamente la caldaia del riscaldamento, per cui conuna sola fonte energetica si producono due forme dienergia: termica ed elettrica. Per l’azienda è anche unmodo di risparmiare rispetto alle tariffe elettriche, adesempio si può produrre energia quando ci si avvicinaai picchi di consumo che modificherebbero la condi-zione tariffaria.

Geotermia. Tutti sappiamo che sottoterra la tempe-ratura è più alta che in superficie. Un tubo che arriva a-20 metri di solito trova già una temperatura costantesui 14 gradi. A questo punto basta una pompa ed unoscambiatore di calore. Il sistema in inverno assorbe ca-lore dalla terra e lo trasferisce all'edificio o all'acqua dascaldare, viceversa in estate assorbe calore dall'edificioe lo trasferisce al terreno. Questo processo si realizzafornendo energia elettrica alla macchina che "pompacalore" e risulta essere conveniente dal punto di vistaenergetico in quanto con un kW/h di energia elettricasi producono fino a 5 kW/h di energia termica, quindiuna quantità di energia ben superiore a quella che si èspesa. I risparmi economiciche si possono ottenere inesercizio ammontano a: me-no 50% in inverno per il ri-scaldamento (rispetto al me-tano); meno 60% per il con-dizionamento estivo.

Inoltre le pompe di calorenon necessitano del caminoe non sono soggette all'ob-bligo di revisione annualedelle caldaie.

Autoproduzione agrico-la. Al mondo agricolo, inquesto articolo, accenniamoappena: meriterebbe un ap-profondimento specifico. Laspiegazione è così elemen-tare da sembrare banale: ilprimo tipo di pannello sola-

re sono le foglie dei vegetali, chefunzionano perfettamente daqualche milione di anni. Sono digran lunga il più efficiente dispo-sitivo terrestre per trasformare l’e-nergia solare in energia chimica. Icoltivatori, che per molti decennisono stati posti a margine del si-stema economico, tornano ad es-sere un anello strategico del siste-ma con l’avvento dei biocarbu-ranti, con la produzione di bio-masse, con la possibilità di pro-duzione mini-eolica.

Comperate l’energia al libero mercato, studiando bene orari,

picchi e prezzi realiMercato libero dell’energia.

Da tempo l’utenza industriale può scegliere da chicomprare l’elettricità sul libero mercato. Dal 2005 ilprivilegio si è esteso a chiunque ha la partita IVA. Dun-que la rivoluzione delle tariffe è la novità principale peri piccoli consumatori: le botteghe artigiane, le piccoleimprese, il commercio. A distanza di un anno solo unapiccola percentuale di loro ha già scelto il mercato li-bero, ed è un peccato, perché basta una firma ed unfrancobollo per ottenere una tariffa competitiva. Nonoccorre cambiare i contatori né fare alcuna modifica alproprio impianto.

Di solito le tariffe migliori sono quelle che potetechiedere su internet, perché andrete direttamente dalgrossista. Se non vi fidate troppo di internet, ricredete-vi: sono più certe le garanzie pubblicamente espostesul sito di una società ufficiale (che subiscono control-li e verifiche) delle parole di un venditore che viene atrovarvi. Inoltre chi vende su internet deve per forzaparlare chiaro, spiegare anche i dettagli, approfondire icasi particolari. Ad esempio ha fatto clamore il caso di

Dimezzare la bolletta

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www.la220.it che in dieci mesi di vita ha ricevuto labellezza di 11 milioni di accessi. A quale sconto pote-te ambire? Se vi aspettate di trovare dai venditori un co-sto prestabilito al kW/h sarete delusi, ma in realtà è me-glio così: il prezzo dell’energia varia continuamente,seguendo il petrolio, le crisi internazionali, le disposi-zioni dell’Autority, l’integrazione di percentuali obbli-gatorie di fonti rinnovabili. Dunque se qualcuno vi pro-pone un prezzo fisso al kW/h, ricordate che al primorincaro potrebbe imporvi qualche revisione contrattua-le. Meglio una tariffa che prende come riferimento ilprezzo standard stabilito dall’Autority per il “vincolato”e su tale riferimento pratica uno sconto. Verificate poiche i costi aggiuntivi siano quelli stabiliti dalla legge,cioè i costi di distribuzione (che vanno mostrati chiara-mente in bolletta senza sovraccosti) e le tasse.

Scoprirete che si paga anche l’IVA sulle tasse: è unastranezza italiana che lasciamo giudicare a voi; co-munque da questo punto di vista la situazione è identi-ca per tutti i venditori e non c’entra con la concorren-za tra loro.

A questo punto, dopo aver evitato sovraccosti inuti-li, resta lo sconto sul consumo. Anche un risparmio dialcuni punti percentuali, che può apparire irrisorio, in-vece è molto significativo, calcolate che vi accompa-gnerà ogni volta che farete click su un interruttore, permolti anni.

Per chi già compra l’energia sul mercato libero, valela pena di ricordare che il mercato è in movimento:conviene ogni tanto verificare se ci sono venditori chefanno un prezzo più competitivo, conviene paragonarediverse proposte senza accontentarsi dell’offerta delprimo venditore che vi cerca, che probabilmente vi faràun’offerta migliore dell’ex monopolista ma non neces-sariamente la migliore in assoluto.

Picchi. A volte non basta contrattare una buona ta-

riffa o scegliere dispositivi meno energivori per abbas-sare la bolletta elettrica; infatti se diversi apparati si ac-cendono contemporaneamente, probabilmente in quelmomento si consuma più della potenza stabilita nelcontratto e si aumenta il prezzo. Se la cosa accade fre-quentemente, il risultato è che la bolletta non scende.In questo caso l’energy manager o l’auditor può sugge-rire dispositivi che monitorano i diversi dispositivi e liaccendono o spengono in modo da non superare i ca-

richi di consumo desiderati.Anche questa è una tecnologiache si paga da sola, altamenteraccomandabile.

L’orario dei consumi. Inuna settimana ci sono 168 ore.Di queste 103, di notte e week-end, corrispondono ad orari incui l’elettricità all'ingrosso co-sta circa la metà delle restanti68 diurne feriali. La maggiorparte dei venditori, però, lavendono di notte allo stessoprezzo del giorno o con pocadifferenza. Eppure chi sposta iconsumi nelle "ore morte" aiu-ta l'ambiente e l'economia,perché riduce la necessità dicreare nuove centrali. Dunqueil consiglio è di cercare i ven-ditori che di notte praticanosconti radicali. Questo suggeri-

Dimezzare la bolletta

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mento, naturalmente, non puòvalere per tutti; in compensovale moltissimo per chi hamacchine che possono lavora-re nelle ore notturne, ad esem-pio in modo automatico o conpoco intervento umano. Valeanche per pizzerie, discoteche,locali notturni…

Alcune organizzazioni dicategoria fanno specificheconvenzioni coi venditori dienergia (ad esempio lo hannofatto 45.000 panificatori socidella FIPPA) per ottenere tariffeelettriche particolarmente inte-ressanti.

CONCLUSIONIPotete far molto di più che risparmia-

re sulla bolletta: investire sulle NTE. Permolte imprese in difficoltà può essere in-teressante scoprire che c’è un mercato inespansione, che tira, che spesso ha piùdomanda che offerta. Si tratta di una mi-riade incredibile di nuovi dispositivi perl’energia, dal più semplice accessorio alpiù complesso dispositivo digitale. Inquesto campo sta esplodendo una creati-vità e una molteplicità di produzioni chenon vediamo da tempo, e siamo solo agliinizi. Per un paese come il nostro, carat-terizzato da imprese piccole, creative, distribuite sulterritorio, questa può essere un’occasione irripetibile.

Molti economisti prevedono che il management del-l’energia rappresenterà uno dei settori economici inmaggior espansione nel prossimo futuro.

Forse sarà l’unico campo in cui aiuti statali ed euro-pei all’impresa saranno importanti. Di sicuro nei cam-pi dell’economia, dell’impresa, della ricerca stiamo at-traversando un momento di cambiamento profondo deimodi di concepire l’ambiente, determinato dal bisogno

sempre più impellente di conserva-re l’energia.

Questo impegno comune rappre-senta e rappresenterà nei decennifuturi un nodo di lavoro fondamen-tale nel quadro degli impegni e del-l’agenda internazionale. Gli accor-di sovra-nazionali si traducono innormative nazionali per stimolareuna nuova coscienza e la diffusionedi una cultura energetica consape-vole, questo a tutti i livelli, attraver-so il coinvolgimento dei cittadini edelle organizzazioni. L’efficienza diquesta operazione si misura sulladiminuzione dell’impatto negativosull’ambiente, l’utilizzo di strategiee degli strumenti tecnologici oppor-tuni, ed il risparmio economico chequesto circolo virtuoso determina. ■

Marco Geronimi Stoll

Funzionamento di PowerBoss: paragrafo Efficienza nei motori elettrici

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Economia e Mercato

Chi opera in mercati semprepiù dinamici e competitiviogni giorno affronta situa-

zioni in cui ha bisogno di infor-mazioni attendibili, ma soprattut-to mirate e finalizzate, per poterscegliere e gestire la relazionecon clienti, fornitori e partner.Ciò vale in modo particolare perla valutazione del rischio com-merciale.

Anche per le PMI, conoscerea priori la solvibilità di un'im-presa o di un suo esponente ela loro capacità di adempierepuntualmente ai pagamenti per-mette una valutazione efficacedelle proprie strategie commer-ciali, così come uno sviluppo piùprofittevole delle azioni dimarketing.

Questa necessità porta le im-prese a sondare le opportunitàofferte dal mercato dell'informa-zione per acquisire i dati neces-sari in modo coerente con leproprie esigenze.

LE FONTI Per valutare la reale affidabi-

lità e il grado di aggiornamentodei dati è opportuno verificare lafonte dell'informazione fornita.Le fonti possono essere ufficiali,se il dato viene attinto dagli ar-chivi pubblici detenuti e gestitida istituzioni quali le Camere diCommercio, gli Uffici di Pubbli-cità Immobiliari (ex Conservato-rie dei Registri Immobiliari), iCatasti, i Tribunali; oppure in-tegrative, come risultato di in-dagini investigative e intervistecondotte sul territorio su sog-getti privati quali banche, for-nitori ecc. Le 102 Camere diCommercio presenti in Italiasono storicamente gli enti de-putati alla raccolta dei dati

anagrafici, strutturali ed econo-mico-finanziari sulle imprese ita-liane e sui soggetti che svolgonoattività ricollegabili a esse.

Presso i Tribunali vengono ar-chiviate le informazioni relativeai fallimenti e alle procedureconcorsuali. Gli Uffici di Pubbli-cità Immobiliare e i Catasti sonoinvece i depositari delle informa-zioni sulle proprietà immobiliaridi privati e di imprese. A diffe-renza delle Camere di Commer-cio, tali archivi non sono gestitiin maniera centralizzata, ma a li-vello locale: per accedervi sa-rebbe quindi necessario rivolger-si direttamente all'ufficio territo-rialmente competente.

LE SOLUZIONI PER UN ACCESSOSEMPLIFICATO ALLE INFORMAZIONI

Per appoggiarsi al mercato del-le informazioni in modo profitte-vole è opportuno conoscere leopportunità offerte: in funzionedel tipo di soggetto su cui sistanno facendo delle valutazioni,dello scopo della ricerca e delgrado di approfondimento desi-derato, si potrà infatti optare perl'acquisto di alcuni dati e non dialtri, operando così una sceltaoculata delle informazioni da ac-quisire di volta in volta.

Nella tabella seguente sono ri-portate le principali tipologie diinformazioni ufficiali più fre-quentemente utilizzate dalle im-prese:

La modalità con cui i dati so-no riportati nei documenti e ne-gli archivi ufficiali è però spessocomplessa e articolata, rispon-dente a logiche amministrative eburocratiche proprie dell'ufficiopubblico.

Le informazioni descritte pos-sono allora essere rielaborate at-traverso strumenti avanzati che,grazie ad una lettura più sempli-ce e immediata, aiutano a com-prendere l'effettiva situazioneaziendale, economica e patrimo-niale di imprese e persone.

Il Report è un documento cheraccoglie più informazioni, tratteda fonti diverse, su una personao, più tipicamente, su un'impre-sa, allo scopo di fornire una de-scrizione delle caratteristicheanagrafiche, strutturali, societarie,economiche e patrimoniali. Ge-neralmente è possibile sceglieretra diversi tipi di Report concontenuti predefiniti e diversi li-velli di dettaglio.

Il vantaggio principale offertoda questa soluzione è legato al-la semplificazione dell'operati-vità, ridotta a un'unica risposta afronte di un'unica ricerca, con ri-sparmi consistenti in termini ditempo, ma anche alla razionaliz-zazione e alla riorganizzazione

dei dati, presentati informa più descrittiva,fluida e sintetica. Moltospesso i Report possonoessere disponibili intempo reale via internete offrire il massimo gra-do di aggiornamento deidati e di corrispondenza

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L’approccio innovativo alleinformazioni commerciali

Informazioni daCamere di Commercio

● Visure Registro Imprese● Soci e Partecipazioni● Bilanci● Protesti● Procedure Concorsuali● Protocollo● Atti Ottici

Informazioni da Uffici di Pubblicità

Immobiliare e Tribunale

● Informazioni Pregiudizievoli

● Visure Immobiliari

a cura diMarco Preti CRIF

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INNOVARE • 1 • 2006 2525

con quanto censito nei pubblici ar-chivi. La valutazione del rischio commer-ciale può essere agevolata anche dall'impiego delRating, ovvero dell’indice sintetico di valutazioneche esprime un giudizio complessivo sull’affidabi-lità del soggetto in termini di rischio, solitamentereso disponibile all'interno di una reportistica. Ilcalcolo di tale indice è basato sulle informazionireperite in uno o più archivi. La prima fase con-siste nell'impostazione di un modello statistico, aquesta elaborazione viene successivamente aggiun-ta la valutazione dei dati oggettivi, come le even-tuali informazioni negative - ad esempio protesti epregiudizievoli - e le informazioni di carattere eco-nomico e finanziario direttamente rilevati a caricodel soggetto.

L'esito finale, l'indice di Rating, è espresso co-me un punteggio, un giudizio o una percentualeindicativa del grado di affidabilità attribuito, cheriassume e interpreta i dati significativi disponibi-li. Il servizio di Monitoraggio è invece il control-lo automatico, costante nel tempo, su una perso-na o un'impresa allo scopo di rilevare tempestiva-mente le variazioni che si possono manifestare ri-spetto ad alcuni tipi di informazioni.

Sa -pere pertempo che un'im-presa viene toccata dauna procedura concor-suale o più semplicementesi trasferisce in un’altra provincia, o che un pro-prio cliente viene protestato o vende l'immobileprestato come garanzia, permette di valutare cor-rettamente la mutata situazione e di attuare even-tuali interventi correttivi. Il Monitoraggio prevedetipicamente l'invio automatico di una segnalazionedell'avvenuta modifica o dell'informazione aggior-nata.

PERCHÉ UTILIZZARE LE BUSINESS INFORMATION?Grazie all’innovazione tecnologica, oggi le im-

prese possono usufruire delle informazioni in tem-po reale e a costi ridotti. Il grado di aggiorna-mento dei dati è un elemento distintivo: può es-sere fondamentale ad esempio avere prontamentenotizie su protesti e pregiudizievoli che coinvol-

gono il mio interlocutore, visto il contenu-to negativo dell'informazione, mentre po-trebbe essere meno rilevante l'estrazionetempestiva di un bilancio o di un atto ot-tico, la cui frequenza di variazione è de-cisamente inferiore. Il valore aggiunto diquesti strumenti informativi avanzati è de-terminato, oltre che dalla chiarezza deicontenuti, dalla facilità d’uso, dal grado diaggiornamento dei dati, soprattutto dallacompletezza e qualità delle informazioniaggregate. Nello scenario attuale, trascurarequesti indicatori o non averne disponibilitàin tempo reale, non solo espone l’aziendaal rischio di insolvenze, ma limita la valu-tazione di occasioni di sviluppo del busi-ness sia in Italia che all’estero. Un ele-mento, questo, che potrebbe penalizzare ul-teriormente la competitività delle nostre im-prese. ■

Innovative approach to businessinformation

In a dynamic and competitive market, companies need reliable infor-

mation systems to select and manage business relations with custo-

mers, suppliers and partners.

Considering the negative economical trend, it is important to evaluate

ways of payment and commercial strategies of enterprises in order to

prevent commercial risks.

Companies may ponder available public records, but they are always

difficult to understand and analyse. Therefore, if these data are gathe-

red and organised in ad hoc solutions, it is easier to identify which

partners are reliable or not.

Reports, Rating and Monitoring Services are innovative solutions that

allow companies to have business information in real time. Actually, to

neglect these indicators, may penalize the development of current and

future business. ■

Abstract

25

Le informazioni commerciali

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26 INNOVARE • 1 • 2006

La frase summenzionata – di unpersonaggio che non abbiso-gna di commenti e che può es-

sere tradotta abbastanza fedelmentecon “creare qualcosa è un lavorofatto all’uno percento da ispirazionee al novantanove percento da sudo-re” – riassume in modo mirabilmen-te preciso e sintetico una delle piùcaratteristiche peculiarità del lavorocreativo, sia esso inventivo in sensostretto, sia invece in senso “artisti-co” o di design: l’impegno diuturnoche deve essere dedicato alla crea-zione stessa per poter raggiungereun risultato concreto.

Ne consegue che il processo diinnovazione dello status quo o, me-glio ancora, dell’arte nota è, persinoa voler continuare a riferirsi all’idearomantica dell’invento re/creatoresolitario chiuso nel proprio “antro”e tutto teso alla realizzazione dellapropria idea, una faccenda estrema-mente costosa.

In concreto si tratta di costi in ter-mini di tempo da dedicare a taleprocesso, senza peraltro certezza diriuscire a raggiungere il risultatosperato; costi in termini di attrezza-ture (tanto più elevati quanto mag-giore è il contenuto tecnologicodell’opus); costi in termini di capita-li umani di collaboratori, dipenden-ti, consulenti che devono essere re-munerati per un tempo più o menolungo per così dire “alla cieca”, coninvestimenti spesso infruttiferi (bastipensare alla ricerca medica, settorenel quale la redemption degli inve-stimenti in ricerca – in termini ditrovati effettivamente utili e innova-tivi – tende a essere estremamentebasso).

Se da un lato l’innovazione èquindi un investimento decisamen-te rischioso, dall’altro ciò costitui-sce un’opportunità. Opportunità in-

nanzitutto della collettività, che sivede arricchita nel proprio patrimo-nio di conoscenze, scoperte e cul-tura; ma opportunità anche per l’in-vestitore perché sin dal XIX secolosi è capito – con grande lucidità –che in qualche misura doveva esse-re assicurato a chi accresceva il“know-how pubblico” un periododi esclusiva garantita, onde poterottenere dalla commercializzazionedel frutto del proprio lavoro unagiusta remunerazione, in termini diripiano degli investimenti e anchedi utili personali, che in una pro-spettiva di “circolo virtuoso” avreb-bero potuto essere almeno parzial-mente destinati a finanziare nuovaricerca e nuova innovazione. Al dilà del palinsesto normativo che nelcorso dei decenni si è poi stratifica-to questa è in ultima analisi la cau-sa prima per gli istituti del brevettoper invenzione industriale, del mo-dello di utilità, del modello orna-mentale (oggi chiamato “design”) edel diritto di autore (oggi applicatoanche al software).

Discorso parzialmente diversoper i marchi, in cui risulta premi-nente l’interesse pubblico del mer-cato a poter individuare con certez-za l’origine del prodotto con cui cisi relaziona; esigenza che si acuisceman mano che un determinato set-tore di mercato si allarga e il nume-ro degli operatori commerciali cre-sce. In questo caso il consumatoredeve poter sapere con certezza chiha prodotto quel determinato beneper poter fare scelte consapevoli diconsumo, idealmente privilegiandoquegli operatori che gli danno ga-ranzia di qualità. E in questo sensoil marchio rappresenta l’opportunitàper l’imprenditore di affermarsi sulmercato rispetto ai suoi concorrenti,ricollegando i propri prodotti e le

loro qualità a un segno che possafacilmente essere ricordato dai con-sumatori.

Data questa premessa generalis-sima e necessariamente un po’ sbri-gativa, va rilevato come l’innova-zione nei mercati cosiddetti maturipassi dall’essere un’opportunità aconfigurarsi come una necessità. Inun mercato globale in cui si affac-ciano nuovi operatori che scontanodelle strutture di costo infinitamenteinferiori rispetto ai paesi industria-lizzati (basti pensare – come tuttisappiamo – al costo del lavoro inIndia o in Cina rispetto al costo dellavoro in Italia o in Germania), laconcorrenza non può più giocarsinell’”offrire le stesse cose a minorprezzo” ma nell’”offrire cose mi-gliori”.

L’innovazione però una voltarealizzata – con i costi esposti soprae ben conosciuti dai nostri impren-ditori – deve anche essere protetta.In un mondo dove persino il rever-se engineering di una molecola nonè più fantascienza, ma una possibi-lità con costi tutto sommato acces-sibili, il contraffattore incontra certopochi ostacoli nel creare una copiadel prodotto concorrente, clonan-done il vantaggio competitivo sulmercato a una risibile frazione deicosti sostenuti dall’originario crea-tore (cosa che inevitabilmente si ri-percuote sul prezzo al pubblico conle ovvie conseguenze nefaste per lacompetitività dell’innovatore).

Quello che si può e si deve fare èproteggere l’innovazione nel mo-mento in cui viene concretamenteaggredita sul mercato. In caso con-trario sembra ineluttabile la con-danna che vede il nostro Paese sci-volato paurosamente giù dalla chi-na della competitività internaziona-le (cfr. ad es. l’ultimo rapporto del

Anticontraffazionea cura diSimona Cazzaniga

Centro Studi Anticontraffazione

Economia e Mercato

«Genius is one percent inspiration and ninety-ninepercent perspiration». (Thomas A. Edison)

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INNOVARE • 1 • 2006 27Informazione commerciale

World Economic Forum che ha collocato l’Italia al 42°posto nella competitività connessa all’Information Te-chnology, dietro a Estonia, Cile, Malta, Cipro, Slovenia,Tunisia, India e Repubblica Slovacca, per citare gliesempi più eclatanti http: //www.weforum.org/pdf/Glo-bal_Competitiveness_Reports/Reports/gitr_2006/rankings.pdf).

Scartata la possibilità di ritorsioni manu militari, quelche resta è un’attività incessante e instancabile nell’a-zionare gli strumenti giuridici che efficacemente per-mettono al titolare dei diritti di privativa di ottenere in-nanzitutto la rapidissima cessazione della condotta le-siva dei propri interessi e – in seguito – il risarcimentodei danni eventualmente subiti medio tempore.

E’ proprio per venire incontro a queste legittimeaspettative delle imprese italiane – da sempre all’avan-guardia nell’innovazione soprattutto sotto il profilo deldesign e dei prodotti di alta e altissima gamma e qua-lità – che il Centro Studi Anticontraffazione (attivo daormai un ventennio nell’ambito del fenomeno dellacontraffazione) di cui sono stata – con mio grandissimoonore – recentemente chiamata a ricoprire la carica diVice Presidente, ha deciso di dotarsi di una struttura più“operativa”: il Centro Intervento Anticontraffazione.

Tale nuova iniziativa si propone – anche mediantel’ausilio delle nuove tecnologie informatiche tramite ilnuovo portale del centro (http://www.anticontraffazio-ne.org) recentemente inaugurato alla presenza del Mi-nistro dell’Innovazione, On. Lucio Stanca, e dell’AltoCommissario alla lotta alla Contraffazione, On.le Ro-berto Cota – di poter fornire assistenza ai propri asso-ciati, sotto forma di “unità di crisi” in grado di fornireriscontri preliminari alle questioni che i titolari dei di-ritti associati al Centro dovessero presentare.

Alla luce di tale completa seppur sommaria verifica,il Centro poi si propone di fornire anche l’assistenza“sul campo”, rapida e incisiva, che venisse richiesta,interfacciandosi anche con tutta la fitta serie di rappor-ti con operatori istituzionali (ad es. l’Agenzia delle Do-

gane o la Guardia di Finanza) che il Centro ha intessu-to nel corso della sua ormai lunga storia.

E sempre alla luce della necessità degli imprenditoriitaliani di essere protetti quanto più possibile soprattut-to nelle occasioni istituzionali di contatto con il merca-to, il Centro ha appena concluso un accordo-quadrocon l’Ente Fiera Milano – da cui vengono gestite mol-tissime delle più importanti fiere di settore e non sol-tanto in Italia – con cui il Centro si è impegnato a for-nire, su richiesta dell’Ente Fiera, la presenza di profes-sionisti con particolare esperienza nel campo della tu-tela della proprietà industriale e intellettuale, al fine diverificare in tempo reale le doglianze avanzate daglioperatori presenti nei confronti di loro concorrenti, inmodo da permettere all’Ente Fiera di adottare le più op-portune misure, che possono giungere sino alla rimo-zione coattiva dei prodotti contraffatti.

Tale iniziativa – ha spiegato il Dr. Perini, PresidenteEnte Fiera Milano, durante l’incontro di presentazionedel portale del Centro tenutosi a Milano il 20 marzoscorso – è finalizzata a restituire fiducia nelle manife-stazioni fieristiche agli operatori del settore, che troppospesso percepiscono gli investimenti necessari alla loropresenza a tali eventi come somme con scarso ritorno,se non addirittura investimenti negativi alla luce del fat-to che i prodotti si ritrovano esposti – spesso fianco afianco – con analoghi beni contraffatti di provenienzain particolar modo asiatica, che sminuiscono grande-mente il valore dell’innovazione apportata dagli im-prenditori italiani.

In definitiva, il Centro Studi Anticontraffazione si èimpegnato in prima persona a fornire tutta la possibileassistenza a chi fa innovazione, affinché gli imprendi-tori possano con successo tutelarsi senza soccomberesotto il maglio della sleale concorrenza da parte di chinon è capace di rinnovarsi e di proporsi in modo origi-nale e dinamico sullo scenario globale del commerciointernazionale. ■

Anticontraffazione

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28 INNOVARE • 1 • 2006

La storia dell’implementazionedelle tecnologie informaticheall’interno dei processi produt-

tivi è solo relativamente recente.Già a partire dagli anni ‘60 sonostate introdotte parzialmente alcunetecnologie informatiche all’internodelle singole procedure meccaniz-zate, che nel corso degli anni suc-cessivi si sono evolute in vere e pro-prie tecnologie di relazione e orga-nizzazione oltreché di controllo sulprocesso produttivo. Con l’esplosio-ne di internet, negli anni ’90, le ICTsono diventate potenti strumenti dicoordinamento e integrazione voltea massimizzare l’efficacia del busi-ness, crescendo di pari passo conl’innovazione tecnologica e con ilcrescente livello di complessità del-l’ambiente in cui operano le azien-de. Da qui quindi il doppio ruolodell’ICT nell’azienda moderna: inprimis di integrazione dei vari pro-cessi aziendali, ma anche di con-nessione dell’impresa con il mondoesterno.

Tralasciando per un attimo datistatistici e interpretazioni, si puòevidenziare come la prima verainformatizzazione di massa, soprat-tutto per quel che riguarda le PMI,si sia avuta con l’avvento deisoftware gestionali dedicati allacomponente amministrativa e con-tabile dell’azienda. I “gestionali” sisono via via evoluti in software piùcomplessi in grado di gestire anchei rapporti con i fornitori, il magazzi-no e il complesso dei processiaziendali. Il risultato piuttosto re-cente è un prodotto, dal nome ERP(Enterprise Resource Planning), checome suggerisce l’acronimo stessosi pone l’importante obiettivo di ge-stire le risorse aziendali e pianifica-re i processi: un obiettivo ambizio-so trattandosi di un semplicesoftware!

Il valore aggiunto che ha segnatodefinitivamente il passo tra i softwa-re gestionali e gli ERP è dato propriodalla completezza del software, ca-pace finalmente di monitorare l’in-tero ciclo aziendale e dalla presen-za di un database unico, dove i da-ti sono aggiornati in tempo reale.

Dopo una iniziale fase di tenten-namento, la diffusione degli ERP inquesti ultimi anni è cresciuta in ma-niera esponenziale, sopratutto tra legrandi imprese e spesso anche a ca-ro prezzo per le aziende stesse. Unavolta saturato il mercato delle gran-di imprese i produttori si sono visticostretti a individuare nuovi sboc-chi, rendendo accessibile lo stru-mento per le imprese di dimensio-niminori attraverso l’individuazionedi soluzioni ad hoc e la definizionedi politiche di prezzo che tenesseroin considerazione adeguatamente ilrapporto costo-benefici.

Si può dunque affermare oggiche essi rappresentano uno stru-

mento affidabile e completo ancheper le PMI.

Gli ERP però, è opportuno ricor-darlo, possono anche rivelarsiun’arma a doppio taglio. Se proget-tati in modo opportuno, tenendoconto anche del livello di prepara-zione di chi andrà poi a utilizzarli,diventano presto uno strumento irri-nunciabile per le aziende che nefanno uso. Al contrario se troppocomplessi e con un interfaccia poco“usabile”, possono dar luogo a diffi-coltà, costi non preventivati in assi-stenza e diventare di conseguenzaun elemento negativo nella gestionedell’impresa che spesso porta al-l’abbandono della tecnologia stes-sa. Facendo tesoro di queste consi-derazioni i prodotti ERP per PMI sisono orientati verso soluzioni adhoc e “chiavi in mano”, fornendoun servizio di consulenza in fase diprevendita, formazione ed assisten-za in fase di postvendita, come par-

ERP e ASP: le “piccole” sonopronte al “grande” salto

Tecnologia

Anteprima del sito web della SAP Inc, leader incontrastato del mercato degli Erp con più di 16 mila installazioni al mondo.

a cura diEnrico Di Stefano

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INNOVARE • 1 • 2006 29

STUDIO TORTAJORIO, PRATO, BOGGIO & Partners

Consulenti in Proprietà Industriale10121 TORINOVia Viotti, 9Tel. 011.561.13.20Fax 011.562.21.02

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www.studiotorta.it [email protected]

Lo STUDIO TORTA è uno dei più prestigiosi studi italianiassociati di Proprietà Industriale. Fondato a Torino nel lontano 1879, lo Studio ha sedi aTorino, Milano, Bologna, Treviso e Roma e offre unagamma completa di servizi per assistere le aziende nel-la creazione, nella gestione e nella difesa dei propri por-tafogli brevetti e marchi. Lo Studio si avvale di numerosiprofessionisti operanti a tempo pieno presso le varie se-di, tutti parlano lʼinglese e molti di essi parlano, inoltre, ilfrancese e il tedesco.

In particolare, lo STUDIO TORTA è in grado di offrire leseguenti prestazioni professionali:

Servizi relativi ai brevetti• Ricerca e parere per valutare la brevettabilità e/o la

libertà di produzione e commercializzazione di unprodotto.

• Stesura e deposito della domanda in Italia e al -lʼestero di brevetti, modelli di utilità e ornamentali.

• Sorveglianza dellʼattività brevettuale dei concorren-ti e segnalazione dei brevetti ritenuti di possibile in-teresse.

Servizi relativi ai marchi• Assistenza nella fase di creazione del segno distin-

tivo con ricerche a livello nazionale e mondiale.• Deposito in Italia e allʼestero con studio preliminare

della strategia commerciale del Cliente.• Individuazione dei marchi confondibili dei concor-

renti e tempestiva attivazione delle necessarie con-tromisure.

Servizi vari• Consulenza e assistenza contrattuale per redazio-

ne di contratti di licenza dʼuso di brevetti e marchi,di franchising, merchandising, e-commerce, etc.

• Registrazione e tutela dei nomi a dominio.• Tutela del diritto dʼAutore e del software.• Attivazione di servizi on-line per la consultazione

del portafoglio marchi e brevetti gestito dallo Studio.• Formazione di personale aziendale nel settore del-

la Proprietà Industriale.• Assistenza in fase di contenzioso.

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30 INNOVARE • 1 • 2006

Inoltre, i pacchetti ERP spesso sono accompagnati dastudi di fattibilità e piani di finanziamento elaborati peri casi specifici.

La piccola e media azienda, che fino a oggi ha inve-stito prevalentemente sul prodotto, deve oggi concen-trare i suoi sforzi anche sul rinnovo dei processi e quin-di sugli strumenti, come gli ERP, in grado di promuove-re tali innovazioni. Allo stesso modo, il fornitore di so-luzioni ERP deve essere in grado di calarsi all’internodell’azienda e, senza operare stravolgimenti, indivi-duare le soluzioni più adatte. E’ quindi doppiamenteimportante trovare un fornitore ERP che sia anche unpartner eccellente. Non è infrequente però che le solu-zioni ERP si scontrino con un limite “strutturale” all’in-terno delle PMI, ossia con dotazioni informatiche nonin grado di supportare un’architettura ERP. In questi ca-si, la necessità di un aggiornamento dell’intero suppor-to informatico di un impresa può, soprattutto in termi-ni di costo, agire da deterrente e ostacolare l’introdu-zione del software ERP all’interno dell’azienda. Sonoquesti i casi in cui la rete internet e la versatilità dei for-nitori viene incontro all’impresa con soluzioni “ERP inASP”.

Fornire soluzioni “ERP in ASP” significa trasferire ilproblema dell’infrastruttura tecnica che gestisce ilsoftware dall’azienda al fornitore. In sostanza con il ter-mine ASP (Application Service Provider) si intendonoquegli operatori che, disponendo di un infrastrutturaadeguata, rendono accessibile un software, tipicamen-te un ERP, attraverso la rete internet o una rete virtualeprivata.

ASP, termine che viene anche impropriamente uti-lizzato per definire la tecnologia di ri-ferimento, rappresenta a conti fatti unascorciatoia per l’azienda che, senza af-frontare onerosi investimenti per l’ac-quisto delle licenze d’uso, per la ma-nutenzione e l’aggiornamento delsoftware nonché dell’infrastrutturahardware, può utilizzare “a distanza”un software ERP sempre aggiornato eperfettamente mantenuto, che fisica-mente “giace” presso i server del forni-tore, al quale sono delegate tutte leproblematiche relative al software, al-l’hardware, ma non solo: si pensi adesempio agli adempimenti e le misurenecessarie per la sicurezza dei datiinformatici e per la protezione di quel-li sensibili e personali. Il concetto di“acquisto del software” scompare e la-scia spazio al concetto di “acquisire unservizio” erogato sulla base di un ca-none mensile.

I vantaggi delle soluzioni ASP ap-paiono evidenti, soprattutto se raffron-tati a un classico sistema ERP. Innanzi-tutto non si devono sostenere costi ini-ziali onerosi in software e hardware (èsufficiente anche un personal compu-

ter non troppo recente, purché collegato a internet, so-litamente già presente all’interno delle aziende), ma so-lo un canone fisso da corrispondere a scadenze regola-ri che rende sin da subito certo e prevedibile il costo.Inoltre, si ha la certezza che il software sarà sempre ag-giornato e mantenuto presso un datacenter di provataaffidabilità lasciando al fornitore l’incombenza della ri-soluzione di guasti e problematiche varie, nonché ren-dendo minimi i rischi di black-out informatici. Infine,grazie all’ ASP l’azienda finalmente delega a fornitoriesterni le mansioni che non sarebbero di sua compe-tenza (software, hardware, aggiornamenti, licenze, si-curezza ecc.) focalizzandosi esclusivamente sul suocore business senza considerare che, grazie a internet,il software di gestione viene reso disponibile 24 ore su24 e accessibile da qualsiasi parte del mondo (rappre-sentanti, uffici commerciali, sedi distaccate ecc.) e puòessere interfacciato e integrato con gli altri servizi pre-senti sulla rete (banche, servizi, trasporti ecc.).

Non solo, interfacciandosi anche con i software deifornitori e della rete di commercializzazione, l’ASP puògenerare una sinergia totale delle aziende coinvolte nelciclo del prodotto, dalla materia prima alla vendita,creando di fatto una struttura, sebbene “virtuale“, di cuifino a oggi erano capaci di realizzare solo le grandi im-prese.

Un semplice software allora può costituire anche laleva “fare sistema” sfruttando al meglio la caratteristicadel tutto nostrana dei distretti industriali che possonouscire così sul mercato come un'unica grande impresae iniziare davvero a competere a livello globale. ■

Enrico Di Stefano

Schematizzazione dei vantaggi della modalità ASP che fa scomparirela maggior parte dell’hardware dedicato, trasferendo la complessità

della struttura presso il fornitore

ERP e ASP

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Dopo un secolo di ricerca pu-ra, i fisici nucleari vedono ilventunesimo secolo come

una grande opportunità per contri-buire attivamente allo sviluppo tec-nologico della società. Per buonaparte della popolazione, sia per lacomplessità della materia sia per si-stematica propaganda, la fisica nu-cleare è vista come il vaso di Pan-dora del XX secolo, in cui dominala superstizione e la paura. Giustoper fare un esempio, negli anni ot-tanta ci fu una fuga radioattiva in uncentro di riciclaggio dei combusti-bili nucleari in La Hague (Francia).Ambientalisti di Greenpeace mobi-litarono manifestazioni di piazzaadditando la fuga come un possibi-le nuovo Chernobyl. In questa mo-vimentazione nessuno specificòl’entità di questa fuga radioattiva.La fuga era equivalente alla radioat-tività naturale del corpo umano(dieci milioni di decadimenti al se-condo). Si perché in tutto l’Univer-so, compresa la Terra, ci sono ele-menti instabili che fanno parte del-la materia che vediamo. Il maggioreresponsabile di questa radioattivitànaturale del corpo umano è il po-tassio che si trova nelle verdure edecade naturalmente formando ar-gon. Episodi come questo fanno ca-pire come una informazione corret-ta possa dare un giusto metro di giu-dizio su fenomeni poco conosciutidal grande pubblico come la tecno-logia nucleare. Questo articolo halo scopo di fare luce sullo stato at-tuale delle ricerche applicate dellafisica nucleare. Una rete di coope-razione europea nata sotto il V Pro-gramma Quadro chiamata FI-NUPHY (Frontiers In Nuclear PHY-

sics, Frontiere nella Fisica Nucleare)è stata fondata per organizzare glisforzi di 12 istituti di ricerca in fisi-ca nucleare europei e delle sue pro-spettive tecnologiche [1]. Visti, in-fatti, gli enormi passi avanti che hafatto la tecnologia, gli istituti di ri-cerca si sono mossi affinché le com-petenze e le conoscenze di questocampo della ricerca pura potesseroprodurre strumenti concreti, ma so-prattutto utili alla società del futuro.Nei paesi avanzati la ricerca nelcampo delle nuove applicazionidella fisica nucleare sta espanden-dosi progressivamente entrandosempre più nella vita comune. Le

applicazioni di queste ricerche pos-sono dividersi in tre campi princi-pali: le applicazioni mediche (adro-terapia e diagnostica), quelle indu-striali (materiali e biotecnologie) ele tecnologie per la produzione dienergia (Reattori sottocritici, di IVgenerazione e a fusione nucleare).

1. Applicazioni medicheLe tecniche di analisi oggi più

usate sono la Risonanza MagneticaNucleare (RMN) o più comune-mente Risonanza Magnetica (fig. 1),la Positron Emission Tomography(PET) e la Single Photon EmissionComputed Tomography (SPET). Al

Le tecnologie nucleari del XXI secoloOpportunità presenti e sviluppi futuri

Tecnologia

a cura diEnrico Billi

1.

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INNOVARE • 1 • 2006 33

contrario di una radiografia, dove siha una immagine bidimensionale diun oggetto, le tre tecniche tomogra-fiche permettono di ricostruire vir-tualmente l’oggetto in esame e ciòche è contenuto al suo interno, at-traverso l’acquisizione di immaginida diverse angolazioni. Prevalente-mente usate in campo medico, laprima utilizza le proprietà magneti-che dei nuclei atomici. Sotto l’azio-ne di onde elettromagnetiche i nu-clei oscillano con opportune fre-quenze dando un segnale caratteri-stico di quel singolo nucleo. Le PETe SPET utilizzano radioisotopi iniet-tati nel paziente per ottenere le im-magini di organi interni, come la ti-roide o anche del flusso sanguigno.Nonostante il 50 per cento dei pa-zienti affetti da cancro, in Europa,guariscano attraverso le terapie con-venzionali (chirurgia, radioterapia eraggi X), una vasta gamma di pato-logie resiste alle radiazioni oppurele masse tumorali sono presenti inzone dove questo tipo di terapieprodurrebbero danni eccessivi aitessuti circostanti (ad es. il cervello). A tale scopo si so-no sviluppate due terapie nuove: a ioni e a cattura neu-tronica. Nella prima fasci di atomi di ossigeno e car-bonio ad alta energia vengono focalizzati nella massatumorale riducendo notevolmente i danni ai tessuti sa-ni. Un paziente affetto da cancro alla cornea curatocon questa terapia ha potuto conservare l’occhio, seb-bene la vista sia in parte compromessa, invece diasportarlo chirurgicamente, pratica adottata per questotipo di patologie. Nella seconda si utilizza un processodi fissione indotta. Si introduce nella regione malatamolecole ricche di boro, che è stabile e non comportanessun danno al paziente. Successivamente si irradia lazona malata con un fascio di neutroni. I nuclei di borobombardati catturano i neutroni, diventando instabili efrantumandosi, come la famosa goccia che fa traboc-care il vaso. La fissione controllata distrugge solo le cel-lule cancerogene che hanno assorbito il boro, riducen-do i tempi delle terapie tradizionali. Questa fissione in-dotta, sebbene possa sembrare rischiosa e pericolosa,non lo è se si considera che è inferiore alla radioattivitànaturale del nostro corpo di cui abbiamo parlato sopra.Si sono ottenuti ottimi risultati presso Laboratori Na-zionali del Sud a Catania e la fondazione TERA sta svi-luppando con l’ENEA un acceleratore per questo tipodi terapie; un altro progetto è rappresentato dal CNAO,Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica.

2. Applicazioni industrialiFasci di particelle possono anche essere utilizzati

per produrre nuovi materiali e analizzare la strutturacristallina o la conformazione di particolari oggetti. Da

tempo è utilizzata la Accelerator Mass Spectrometry(AMS), tramite la quale si separano gli elementi di uncomposto e si effettuano le datazioni al carbonio. Que-sto tipo di analisi permette di ottenere informazioni sul-la composizione chimica di un elemento anche prele-vando una quantità irrisoria del campione in esame.Nuove tecnologie sono in fase di sviluppo. Con la tec-nica Medium-Energy Ion Scattering (MEIS), fasci di io-ni leggeri, come idrogeno o elio, possono essere diret-ti su una superficie con opportune angolazioni per ri-costruire la struttura cristallina della superficie in esame[3]. In rapida ascesa sono le tecniche topografiche conraggi X o neutroni. Queste due tecniche sono comple-mentari, mentre i primi interagiscono con gli elettroniatomici, i secondi vedono solamente i nuclei. Dove iraggi X non riescono a penetrare per via dell’alta cari-ca elettrica degli atomi, come il piombo, il flusso dineutroni generato riesce a dare informazioni utili. Espo-sizioni anche di millisecondi a questo fascio di neutro-ni permettono di avere immagini dettagliate dell’inter-no di determinati macchinari. Possiamo vedere l’im-magine di un pistone di un aeroplano (figura 2). I raggiX non riuscirebbero a penetrare il metallo, mentre l’in-terazione nucleare è indipendente dal numero atomi-co, ossia la carica del nucleo. Esistono grandi struttureper generare raggi X e neutroni: esempi sono i sincro-troni, ossia acceleratori di particelle, per i raggi X e ireattori nucleari per i neutroni. Ma sono disponibili an-che generatori di raggi X di dimensioni ridotte applica-ti in campo medico e generatori di neutroni portatili.Questi generatori di piccole dimensioni generano un

Tecnologie nucleari

2.

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34 INNOVARE • 1 • 2006

fascio di deuterio, un isotopo dell’i-drogeno, attraverso un piccolo accele-ratore lineare. Tra questo acceleratoree il bersaglio è posto una targhetta diidrogeno o elio. La targhetta cattura leparticelle del fascio rilasciando neu-troni: questo processo fisico è dettospallazione.

3. Energia nucleare sicuraMa ora passiamo all’argomento più

controverso degli ultimi tempi nel no-stro paese, l’energia nucleare. L’ener-gia nucleare è una delle poche fonti at-tualmente disponibili che permette diridurre l’emissione di gas serra, ma leattuali tecnologie non risolvono il pro-blema delle scorie dando luogo a epi-sodi come quello di Scanzano Ionicodove i comuni non voglio prendersi laresponsabilità di stoccare il materialeradioattivo. I cosiddetti reattori di IVgenerazione in fase di sviluppo in pae-si come Argentina, Brasile, Stati Uniti,Canada, Francia, Regno Unito, SudAfrica, Cina, Corea del Sud e Giappo-ne, ridurrebbero la produzione di sco-rie e del plutonio, quest’ultimo impie-gato nelle armi di distruzione di massa,ma la quantità di scorie prodotte rima-ne comunque troppo elevata. Il premioNobel Carlo Rubbia propone anche unreattore definito “sottocritico” chiama-to Accelerator Driven System (ADS) oEnergy Amplifier (amplificatore dienergia). Vediamo in dettaglio la diffe-renza tra un reattore tradizionale e unosottocritico. All’interno di un reattoretradizionale, il nocciolo contiene unaquantità di uranio sufficiente a genera-re la reazione a catena di fissione. Ilflusso di neutroni generato da questa catena è superio-re al “punto critico”, dove la reazione diventa incon-trollabile, e quindi sono necessarie delle barre di con-trollo che limitano il flusso di neutroni per impedire lafusione del reattore e disastri come Cernobyl. C’è da di-re che il reattore russo esploso era stato portato a 10 vol-te la sua potenza nominale; non sorprende che la strut-tura non abbia retto in questa situazione. In un reattoresottocritico il nocciolo genera un flusso di neutroni chenon è in grado di generare la reazione a catena, solo uti-lizzando un acceleratore di particelle si introduce un fa-scio di neutroni sufficiente per sviluppare la reazione acatena. Il processo fisico che permette di ottenere que-sto flusso di neutroni aggiuntivi è la spallazione, la stes-sa descritta nel paragrafo precedente, ma le dimensionie l’intensità del fascio di neutroni prodotto è notevol-mente superiore a quello fornito dagli acceleratori por-tatili. Questa tecnica permette di avere il completo con-

trollo del reattore. Se il nocciolo, perqualche ragione, produce un numerodi neutroni troppo elevato, riducendosensibilmente il flusso fornito dall’acce-leratore il reattore si spegne immediata-mente in quanto lavora sotto la sogliadel punto critico, da qui il termine sot-tocritico. I tecnici dell’ENEA hanno cal-colato che in un reattore di questo tipol’acceleratore di particelle sarebbe ali-mentato dallo stesso reattore sfruttandosolo il dieci per cento dell’elettricitàprodotta. Il fattore di forza di questo ti-po di reattore è che non richiede ne-cessariamente uranio arricchito perfunzionare, ma è studiato per usare iltorio che è un metallo stabile ed è piùabbondante dell’uranio. L’India è parti-colarmente interessata da questo tipo ditecnologia in quanto ha le maggiori ri-serve mondiali di torio del mondo. Ol-tre a questi elementi l’ADS è in grado diusare come combustibile le scorie nu-cleari, in questo caso di chiama ATS(Accelerator Transmutation System).Questo tipo di reattore “brucia” le sco-rie inducendo la fissione attraverso ilflusso di neutroni fornito dall’accelera-tore. Si calcola che nell’arco di un de-cennio si smaltirebbero circa il 95% discorie radioattive presenti nei depositimondiali, producendo ovviamenteenergia. Attualmente in Belgio si sta svi-luppando il primo reattore sperimenta-le sotto critico chiamato MYRRHA [5].Un’altra tecnologia che non ha ancoraprospettive di applicazione nel breve-medio termine è la fusione nucleare: gliisotopi dell’idrogeno, il deuterio e il tri-zio, vengono fatti collidere ad altaenergia producendo elio ed energia. Il

progetto internazionale ITER (International Thermonu-clear Energy Reactor) mira a realizzare la fusione attra-verso fortissimi campi magnetici che comprimono il gasionizzato di deuterio e trizio. In fase di ricerca in Fran-cia, dovrebbe dare dei risultati nei prossimi 10-20 anni.Un altro modo per ottenere la fusione potrebbe esserequello di fabbricare bersagli di deuterio e trizio e bom-bardarli con fasci focalizzati di particelle. Questo ultimatecnologia è attualmente in fase di studio presso il GSIdi Darmstadt in Germania [6]. ■

Enrico Billi

Note

[1] FINUPHY Infrastructure Cooperation Network, www.finuphy.org;

[2] TERA Fondazione per adroterapia oncologica

http://www.tera.it/ise.cgi;

[3] GSI http://www.gsi.de/index.html;

[4] TRASCO_ADS Collaboration http://trasco.lnl.infn.it;

[5] MYRRHA http://www.sckcen.be/myrrha/home.php;

[6] GSI http://www.gsi.de;

Tecnologie nucleari

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L’amianto, nome che identificaun composto di minerali dellafamiglia dei silicati, è stato de-

finitivamente messo al bando con lalegge 27 Marzo 1992 n. 257, chene ha vietato l’impiego. A seguitoinfatti di approfonditi studi, è statoaccertato che esso rappresenta unpericolo cancerogeno per coloroche ne inalano le fibre. Per evitareciò, occorre accertare lo stato fisi-co/strutturale delle superfici conte-nenti amianto. Vedani Italsae è unadelle aziende leader specializzatenello studio, nell’analisi, nella ven-dita e nel noleggio di materiali e at-trezzature per la bonifica, il tratta-mento e la conservazione dei mate-riali contenenti amianto.

L’uso dell’amianto risale agli an-ni ‘60 e ’70; grazie alla sua econo-micità, alle sue caratteristiche fo-

noassorbenti e grazie al fatto che èun ottimo isolante termico ed elet-trico, è stato largamente utilizzatonei settori dell’edilizia e dei traspor-ti in particolare. Il 75% dell’asbestosi trova sotto forma di lastre in ce-mento-amianto, meglio conosciutocome “Eternit”; sul territorio italianosono presenti oltre un miliardo dilastre. Un’ulteriore consistente im-piego di amianto ha caratterizzatole coibentazioni di tubazioni, cen-trali termiche, serbatoi, strutturemetalliche, pareti e soffitti che spes-so sono state trattate “spruzzando”direttamente la miscela contenenteasbesto.

In ogni caso, solo in condizionidi materiali degradati, il rischio dicontaminazione causato dalle fibreaerodisperse è molto alto. Occorrequindi precisare che l’amianto nonè sempre sinonimo di pericolo;chiedere un consulto tecnico adaziende specializzate risolve ognidubbio e perplessità in merito, assi-curando massima sicurezza e se-rietà in materia.

COME VALUTARE IL RISCHIO REALE DELL’AMIANTO

La presenza dell’amianto costi-tuisce una questione di sanità pub-blica. Scaturisce da quest’esigenzal’obbligo di individuare e censiretutti i fattori di rischio-amianto neiluoghi di lavoro e di vita, di infor-mare e di predisporre controlli pe-riodici (cfr. legge 27.03.1992 n°257 e D.M. Sanità 06.09.1994).Adempiere a tali obblighi risultapiuttosto problematico, alla luce

della specificità della materia e delcomplesso normativo che la regola.La progettazione degli interventi dibonifica richiede altresì conoscenzespecifiche, al fine di definire tutti gliaspetti tecnici, economici e giuridi-ci. Vedani Italsae da oltre 15 annisvolge per enti pubblici e privati nu-merosi servizi di consulenza, risol-vendo intricate questioni e indivi-duando le soluzioni tecniche piùadatte a ogni singola esigenza. Si èfatta pressante l’esigenza di indivi-duare la presenza dell’amianto e divalutarne i fattori di rischio attraver-so un giudizio visivo e uno operati-vo; l’art. 20 della legge 23 Marzo2001 n. 93 impone, ad esempio, al-le Regioni di effettuare la mappatu-ra delle zone del territorio naziona-le interessate dalla presenza dell’a-mianto ed eventualmente di rimuo-vere tutti i fattori di rischio nei luo-ghi di vita e di lavoro.

Tale valutazione deve essere ese-guita da aziende competenti che siavvalgono anche di analisi al fine dideterminare la tipologia e la quotapercentuale d’amianto in un cam-pione.

Le principali analisi che vengonoregolarmente svolte sono: analisi ARIA - Microsopia Ottica inContrasto di Fase;analisi ARIA - Analisi fibre aerodi-sperse in S.E.M.; analisi MASSA - SpettrofotometroIR;valutazione degrado superficialeLASTRE - UNI 10608;verifica spessore INCAPSULA-MENTO – Metodo 3A ISO 2808.

a cura diAlessandro Vedani

Tecnologia

“Trattare” l’amianto

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INNOVARE • 1 • 2006 37

AMIANTO - ALCUNI ASPETTI DELLA BONIFICA

Spesso si verifica l’esigenza di unpronto intervento su materiali e ma-nufatti rinvenuti a seguito di: coper-ture collassate a causa di incendi,tubi e condotte danneggiati a segui-to di eventi naturali, residui rinve-nuti in campi e boschi. Questi pro-blemi sono ben conosciuti da Vigilidel Fuoco, Protezione Civile,Aziende Municipalizzate per la rac-colta dei rifiuti, Comuni e Prefettu-re. Per far fronte a queste esigenzedi mercato, Vedani Italsae, ad esem-pio, dispone di un KIT DI EMER-GENZA per ovviare alle esigenze diun pronto intervento, limitando inquesto modo i rischi derivanti dal-l’esposizione alle fibre di amianto.Il KIT è costituito da una selezionedi articoli di provato uso ed è corre-dato da un foglio di istruzioni e pre-cauzioni per la manipolazione del-l’amianto.

Nel caso in cui sia necessarioagire su materiali contenenti amian-to in matrice friabile, si utilizzanoprodotti surfattanti in grado di ba-gnare in profondità i materiali dabonificare, come il fluido penetran-te Removing Agent. L’applicazionedi questo prodotto avviene tramitenebulizzatori o avvalendosi di tec-niche e attrezzature per l’iniezionediretta nel substrato. RemovingAgent è anche adatto per l’abbatti-mento delle fibre aerodisperse nel-l’area confinata.

Per far fronte alla rimozione del-le coibentazioni di tubature si uti-lizzano gli efficienti GLOVEBAG,

sacchi in polietilene con manicheguantate da avvolgere e sigillareintorno alle tubature da bonifica-re.

La superficie da scoibentare,precedentemente aspirata tramiteattrezzature munite di filtri assolu-ti Hepa e nebulizzata con l’inca-psulante fissativo FIXO, viene fa-sciata con teli di polietilene. Se-guirà poi l’applicazione del Glo-vebag la cui cella ingloberà laparte da trattare. Infilando le brac-cia nelle maniche guantate, l’ope-ratore lavora all’interno del saccostesso: il coibente, sottoposto auna costante irrorazione, viene ri-mosso e collocato sul fondo. Infi-ne viene attivato l’aspiratore mu-nito di filtro assoluto che fa im-plodere il Glovebag. Dopo averlavorato all’interno del Glovebag, sipassa al posizionamento del rifiutoin un sacco per RCA e al successivotaglio del sacco, nebulizzando nelcontempo il liquido fissativo FIXO.A questo punto è possibile disattiva-re l’aspiratore e sigillare il sacco perRCA mediante termosaldatura odoppio legaccio. Utilizzando Glo-vebag e agendo su superficie bendelimitate, il rischio di contamina-zione è pressoché ridotto al mini-mo, considerando anche il fatto chegli operatori indosseranno masche-re appropriate e indumenti protetti-vi. Vedani Italsae dispone di variemisure e modelli di Glovebag adat-ti sia per tubature orizzontali sia pertubature verticali.

Recentemente, Vedani Italsae haproposto alla Clientela una efficace

risposta all’emergenza antrace, pro-prio avvalendosi della tecnica diGlovebag. E’ stato infatti apposita-mente creato un prodotto utile inazioni preventive, di controllo e dibonifica, nei casi di presenza dispore di antrace in buste sospette. IlGLOVEBAG PER L’ISOLAMENTO EL’ISPEZIONE DI PACCHI POSTALIè stato specificamente progettatoper gestire in piena sicurezza leoperazioni di smistamento e ispe-zione, in modo da permettere aglioperatori di isolare e sigillare un’a-rea di lavoro. Gli ingressi guantatiche si protraggono all’interno delsacco consentono di ispezionare laposta sospetta, riducendo in tal mo-do i potenziali rischi derivanti dalcontatto diretto. ■

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38 INNOVARE • 1 • 2006

Con il termine nanotecnologienon si fa riferimento a unaspecifica area scientifica, ma

si identifica bensì l’insieme di meto-di, tecniche e processi basati sulleconoscenze derivanti dalla scienzadei materiali, della fisica quantisti-ca, della chimica supra – molecola-re e della biologia molecolare, uti-lizzati per l’osservazione e la mani-polazione della materia su scalaatomica e molecolare.

Il mondo delle nanotecnologie èquello compreso tra 1 e 100 nano-metri (nm). A questo livello di di-mensioni il comportamento e le ca-ratteristiche della materia cambianodrasticamente e le nanotecnologierappresentano un nuovo modo diprodurre per ottenere materiali e di-spositivi con proprietà e funziona-lità grandemente migliorate o deltutto nuove. Sono “nanoprodotti”quei materiali o dispositivi con al-meno un componente funzionale didimensioni inferiori a 100 nm

Le aspettative poste sulle nano-tecnologie sono altissime in quantoesse sono ritenute rientrare nella ca-tegoria di quelle tecnologie abili-tanti in grado di innescare una verae propria rivoluzione tecnologica,capace di dar luogo a un nuovo ci-clo di sviluppo industriale e influen-zare praticamente ogni aspetto del-

la vita dell’uomo. Le potenzialità,come detto, sono enormi (alcuneprevisioni quantificano il mercatodei “nanoprodotti” intorno a 1000miliardi di $ dopo il 2020) e in tut-to il mondo risorse rilevanti, siaumane che economiche, sono or-mai impegnate in questo campo.

Prodotti che fanno riferimentoalle nanotecnologie, sono giàdisponibili sul mercato. Un re-cente inventario fatto dalWoodrow Wilson Internatio-nal Center (USA) ne ha indi-viduati circa 120, con pro-dotti che vanno dalla co-smetica agli articoli sporti-vi, dall’abbigliamento, al-l’elettronica, alla cura del-la salute. Già nel bre-ve-medio termine,quindi, le nanotec-nologie possonorappresentare unostrumento per mette-re sul mercato pro-dotti innovativi, ingrado di fornire unvantaggio competitivoe acquisire quote dimercato. Tuttavia, la dif-fusione dell’applicazionedelle nanotecnologie, an-corché costante, sarà gra-duale e va proiettata su un

arco temporale piuttosto lungo. Per-ché si raggiunga la piena maturitàdi quella “società nanotecno-logica” chemolti ipo-tizzano

Nanotec IT: una finestrasulle nanotecnologie

a cura diElvio Mantovani - Nanotec It

Materiali innovativi

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INNOVARE • 1 • 2006 39

(quella, cioè, nella quale sarà possi-bile manipolare la materia dallascala atomica a quella macroscopi-ca) bisogna guardare a un orizzontedi almeno 15-20 anni.

C’è quindi tempo e spazio persfruttare le opportunità offerte daquelle che sono considerate unadelle chiavi per lo sviluppo e lacompetitività futuri e, d’altra parte,rinunciare alla sfida che le nanotec-nologie pongono o affrontarla inmaniera inadeguata, in termini di

strategie e mezzi, puòmettere a repen-taglio la compe-titività di interi

settori dell’e-conomia diun Paese.In Italia l’in-teresse per

le nano-tecno-

logie è cresciutoprogressivamente negli ul-

timi anni e proprio la percezionedella loro importanza strategica ha

spinto AIRI (Associazione Italianaper la Ricerca Industriale) a creare,nel corso del 2003 una propriastruttura dedicata, Nanotec IT(Centro Italiano per le Nanotecno-logie), il cui obiettivo principale èproprio quello di contribuire a ren-dere più efficace ed efficiente l’im-pegno del Paese in questo campo.

Nanotec IT si propone infatti co-me un punto di riferimento per lenanotecnologie il quale, agendo dareferente e collante tra le diverserealtà pubbliche e industriali, puòfavorire l’implementazione di unacoerente e coordinata attività nazio-nale che veda coinvolti ricerca pub-blica, ricerca industriale e istituzio-ni governative verso obiettivi che,con un utilizzo delle risorse umanee finanziarie ottimale, sia in gradodi tradurre questo impegno in unfattore di crescita e competitivitàdel sistema paese.

L’attività di Nanotec IT è ampia ediversificata. Va dal monitoraggio

permanente, sia a livello nazio-nale che internazionale delle

nanotecnologie, con riferi-mento ad attività, statodell’arte, risultati e ten-denze per ciò che riguar-da ricerca, applicazioni emercato alla diffusionedi queste informazioni.D a l l aorganizzazione/promo-zione di con vegni, semi-nari, di iniziative di for-

mazione e/o addestra-mento, alla attivazione e faci-

litazione di contatti e collabora-zioni per R&S tra imprese edenti di ricerca, il trasferimen-

to tecnologico sia a livellonazionale che internazio-nale. Al supporto alla PMI

per la partecipazione a pro-getti di R&S, nazionali e in-ternazionali, in particolare

europei, attraverso audits tec-nologici, ricerca di partners,

assistenza nella preparazionedelle proposte.

Censimento delle nanotecnolo-gie in Italia. Nella primavera del2004 è stato pubblicato il 1° Censi-mento Nanotec IT delle Nanotecno-logie in Italia. Il Censimento, nel

quale è riportata (in oltre 120 sche-de) la gran parte di quanti nel Pae-se, sia nell’ambito della ricercapubblica che delle imprese, sonoimpegnati in questo campo, costi-tuisce ancora l’unico documentoche fornisce un quadro complessivodelle nanotecnologie in Italia. Ladiffusione prevista (imprese, enti eduniversità di ricerca attivi nel setto-re o potenzialmente interessati a di-ventarlo, associazioni di categoria,istituzioni nazionali e internaziona-li) lo rende un utile strumento diinformazione, per favorire collabo-razioni e partnership di tipo scienti-fico e industriale nell’ambito dellenanotecnologie. Il 2° CensimentoNanotec IT, in via di completamen-to, sarà disponibile alla fine di giu-gno 2006. Esso fornirà un quadroaggiornato che tiene conto dell’evo-luzione della situazione avvenutadal 2004 ed essendo stato deciso dicompilarlo in Inglese, ne sarà facili-tata la diffusione anche all’estero.Se prenotato entro la fine di maggio2006 potrà essere ottenuto tempe-stivamente e a prezzo scontato.

Partecipazione a progetti Euro-pei (e Nazionali). AIRI/Nanotec ITha coordinato il progetto Nano-roadmap (NRM), cofinanziato dallaUE nell’ambito del 6° ProgrammaQuadro (PQ6), il cui obiettivo eraquello di produrre roadmaps a 10anni (2015) circa l’applicazionedelle nanotecnologie in tre settorifondamentali: Materiali, Salute &Sistemi Medicali, Energia. Il proget-to, che ha visto la partecipazione diun Consorzio Internazionale forma-to da organizzazioni di 8 paesi Eu-ropei e Israele, è iniziato a Gennaio2004 e si è concluso alla fine di Di-cembre 2005. Le roadmaps sonoora disponibili sul sito web del pro-getto (www.nanoroadmap.it). Essemettono in evidenza i fattori e leesigenze che spingono l’evoluzionedei settori considerati e il ruolo del-le nanotecnologie, le direzioni dicrescita e di sviluppo attese, gliostacoli e le barriere da superareper portare sul mercato le applica-zioni previste. AIRI/Nanotec ITcoordina anche il progetto Naomi-tec, ancora in corso, che ha comeobiettivo quello di favorire la parte- ➤

Nanotec It

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cipazione di PMI a progetti nel campo del-le micro & nanotecnologie del PQ6. Lapromozione di iniziative volte a facilitarela diffusione e lo scambio delle informa-zioni, favorire contatti, ha giocato un ruo-lo rilevante nell’azione di Nanotec IT findall’inizio della sua attività. Convegni eworkshops, sia nazionali che internazio-nali, sono stati organizzati su vari temiconnessi con le nanotecnologie. Sulla na-nometrologia, sulle applicazioni in campobiomedicale, nei trasporti, nel tessile/abbi-gliamento. È stata organizzata, con il sup-porto del Ministero degli Affari Esteri, unavisita di ricercatori Italiani, della ricercapubblica e dell’industria, in Israele per in-contri con i loro omologhi Israeliani perapprofondire possibilità di collaborazione.

I risultati sono stati confortanti e inizia-tive di questo genere sono in programmaanche per il 2006. La maggior parte dellestrutture della ricerca pubblica italiana, legrandi imprese private, diverse PMI, chesono impegnati nelle nanotecnologie han-no già aderito a Nanotec IT e contribui-scono attivamente a indirizzare le sue atti-vità e iniziative. Al fine di rendere semprepiù efficace e rappresentativa l’azione diNanotec IT l’obiettivo è quello di riuscirea coinvolgere tutti quelli che sono attivi inquesto settore.

L’iscrizione a Nanotec IT è tuttavia aperta anche acoloro che pur non essendo impegnati direttamentenelle nanotecnologie sono interessati a essere tenuti

tempestivamente al corrente circa gli sviluppi del setto-re. Il carattere abilitante di queste tecnologie fa si chericadute possano essere a 360°, con uno spettro moltoampio di implicazioni sia da un punto di vista econo-

Nanotec It

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mico che sociale. ■

Elvio Mantovani

Le nanoclay Dellite® derivano da un’argilla natura-le sottoposta a un intenso processo di purificazio-ne e modifica organica che rende le nanoclay

adatte per la produzione di nanocompositi. I nano-compositi costituiscono una delle più interessanti clas-si di materiali sviluppate negli ultimi anni. Tra i vari si-licati disponibili per questo tipo di applicazione lamontmorillonite è senza dubbio la più comune.

Un nanocomposito è un materiale a almeno duecomponenti, dove l’uno è disperso nell’altro a un livel-lo di nanometri (10-9 m). I nanocompositi di nostro in-teresse sono costituiti da una matrice polimerica nellaquale la nanoclay è completamente dispersa. Questonuovo tipo di materiale ha riscosso recentemente mol-ta attenzione, dal momento che è sufficiente aggiunge-re solo una piccola quantità di nanoclay nella matricepolimerica per ottenere significativi miglioramenti inmolte proprietà.

Le interazioni tra i polimeri e le argille sono statestudiate approfonditamente durante gli anni sessanta ei primi anni settanta, ma è solo recentemente che i ri-cercatori della Toyota hanno scoperto la possibilità dicostruire una nanostruttura a partire da un polimero eun’argilla organofila. I loro materiali basati sulla po-liammide 6 e la montmorillonite organofila hanno mo-strato miglioramenti significativi delle proprietà mecca-niche, dell’effetto barriera e della resistenza termica seconfrontati con la matrice originaria nonostante le pic-cole quantità di nanoclay aggiunta (4 wt%). Da un pun-to di vista strutturale un polimero/argilla compositopuò presentare le tre seguenti conformazioni:

- un microcomposito, ossia un composito conven-zionale nel quale si osserva separazione di fase: in que-sto caso non esiste una grande interazione tra gli stratidi silicato e le catene del polimero;

- un nanocomposito intercalato, ossia una regolareinserzione del polimero tra gli strati di argilla;

- un nanocomposito esfoliato, ossia uno strato di si-licato di circa 1 nanometro di spessore casualmente di-sperso nella matrice polimerica.

La struttura intercalata o esfoliata massimizza le in-terazioni polimero-argilla, cambiando in modo moltosignificativo le proprietà del nanocomposito finale.

VANTAGGI PER I POLIMERII nanocompositi presentano molti vantaggi se para-

gonati con i polimeri esenti da nanoclay. Inoltre il con-tenuto di nanoclay è generalmente incluso nel range di2-5% in peso.

Alcuni dei vantaggi più importanti sono i seguenti:- Ritardo alla fiamma e stabilità termicaIl ritardo alla fiamma è dovuto alla formazione di

uno strato di crosta che si forma durante la combustio-ne del nanocomposito. La crosta agisce come un iso-lante e come un materiale inerte che riduce l’emissio-ne di prodotti volatili nell’area della fiamma. La forma-zione della crosta spiega inoltre la maggiore stabilitàtermica poiché la crosta costituisce una barriera fisicatra il polimero e la zona superficiale dove sta avendoluogo la combustione del polimero.

- Proprietà meccaniche (durezza, riduzione dellafrattura allo stato fuso, maggiore resistenza alla ten-sione, alla compressione e al piegamento)

L’elevato aspect ratio della montmorillonite e l’inte-razione tra le catene del polimero e i nanostrati di sili-cato dispersi determinano un significativo migliora-mento nelle proprietà meccaniche.

- Proprietà di barriera (barriera a ossigeno, CO2 evapore e resistenza a solventi).

L’adeguata dispersione delle lamelle di nanoclay au-menta l’effetto barriera determinando un per-corso tortuoso all’azione permeante del gas.

LA SINTESI DELLA DELLITE®

Per preparare una nanoclay idonea tutte leimpurezze comunemente contenute nel mine-rale originario (la bentonite) devono essere eli-minate in modo tale da poter disporre della so-la montmorillonite. Pertanto nel processo pro-duttivo della Dellite® il primo step è la prepa-razione di una sospensione molto diluita dibentonite in acqua, e successivamente seguel’eliminazione di tutte le particelle più pesanti

DELLITE®: NANOCLAY PER NANOCOMPOSITI

a cura diValerio Cittadini - Laviosa Chimica Mineraria spa

Dellite: nanoclay for a nanocomposite material

Dellite® products derive from naturally occurring clay mineral especial-

ly purified and processed in order to obtain a nanoclay suitable for the

production of a nanocomposite material.

Polymer-clay nanocomposites represent one of the most interesting

class of materials developed in last years. Between the different layered sil-

icates available for this kind of application, montmorillonite is without

doubt the most common.

A nanocomposite is a two (at least) component material, where one is

dispersed in the second on a nanometer (10-9m) level. ■

Abstract

Materiali innovativi

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attraverso setacciatura, sedimentazione e centrifuga-zione. Il risultato di questi step è l’isolamento delle so-le lamelle di monmorillonite omogeneamente dispersein acqua.

Quando le lamelle sono disperse in acqua la caricanegativa della superficie è bilanciata dagli ioni sodioche formano un doppio strato elettrico attorno alle la-melle di montmorillonite Questi ioni sodio possonoessere facilmente sostituiti da ioni organici come ionialchilammonio a lunga catena: la reazione è istanta-nea, il prodotto floccula e può essere filtrato, seccato emacinato con la granulometria desiderata. Gli ioni or-ganici agiscono come agenti compatibilizzanti tra lamatrice polimerica e la montmorillonite garantendoun’intima interazione tra il polimero e gli strati di sili-cato. Il risultato è il significativo miglioramento di pro-prietà meccaniche termiche e strutturali.

SINTESI DEI NANOCOMPOSITIEsistono diverse metodologie con le quali produrre

i nanocompositi, le tecnologie sotto elencate sono ledue più comuni: polimerizzazione in situ

Questo il processo convenzionale usato per la sinte-si di nanocompositi a base di argille e polimeri ter-

moindurenti. La DELLITE® è ini-zialmente dispersa nel monomeroe successivamente ha inizio lareazione o per azione dell’agentereticolante oppure per sempliceaumento della temperatura, ciòdipende dal sistema con il qualesi sta lavorando. In questo modo ilmonomero si diffonde tra gli stratidella nanoclay e, quando la poli-merizzazione ha inizio, le catenedel polimero crescono, separandole lamelle della nanoclay dandoluogo al nanocomposito.

Nanocompositi a base di epos-sidi, poliesteri insaturi, poliuretanie polietilene tereftalato sonousualmente prodotti con questometodo.

Incorporazione all’interno disistemi termoplstici

I processi convenzionali dicompounding possono essereusati per ottenere un nanocompo-sito termoplastico: l’estrusoreavente una configurazione a dop-pia vite è consigliato per ottenereuna completa dispersione dellananoclay. La polvere di DELLITE®viene aggiunta all’estrusore comequalsiasi altro additivo.

Le poliolefine necessitano diessere blandamente modificatecon molecole polari così da ga-rantire una buona dispersione del-le nanoclays. Sia il polipropilene

che il polietilene graffati con l’anidride maleica sonomateriali adatti per ottenere un’esfoliazione completadella DELLITE®. ■

PRODOTTITipo Modificante organico Applicazioni Dellite® 67G Dimethyl-Dihidrogenated TallowPE,PP, TPE, EVA, GommeDellite® 72T Dimethyl-Dihidrogenated TallowPE,PP, EVA, PU, PS, PES, PADellite® 43B Dimethyl-Benzyl-hidrogenated TallowPET, EPOXY, PSDellite® LVF Montmorillonite pura inorganicaPVOH, Polimeri solubili in acquaDellite® HPS Montmorillonite pura inorganicaPVOH, Polimeri solubili in acqua

L’AZIENDALaviosa Chimica Mineraria (www.laviosa.it, [email protected] ) è un fornitore globale di pro-dotti a base di bentonite, con sede a Livorno: il suocore-business è la ricerca, la lavorazione e la com-mercializzazione di argille speciali.

Nanoclay

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Il 24 marzo 2006 si è ufficialmente inaugurato ilcentro Dynamat. Il più completo centro in Europaper lo studio del comportamento in dinamica dei

materiali ha avuto il suo battesimo davanti a nume-rosi rappresentanti della politica, delle istituzioni, masoprattutto, quasi a sottilineare la sua forte valenza

tecnica, delle aziende.Divenuto fiore all’occhiello della Regio Insubrica(1)

per le sue radici nelle collaborazioni transfrontalie-re(2), Dynamat rappresenta di fatto un importante pun-to di incontro fra eccellenze nelle competenze tec-niche nel campo delle prove in dinamica e alcuni

fra i maggiori esperti a livello europeo delle ap-plicazioni numeriche in simulazioni virtuali.

Il centro risponde alle esigenze di conoscen-za e comprensione dei fenomeni che coinvolgo-no i materiali dei nostri prodotti e delle nostrestrutture durante fenomeni impulsivi.

Gli urti, le esplosioni, le tensioni improvvise,i carichi vibratori ad alta e altissima frequenzainducono i materiali (qualsiasi essi siano) a ri-spondere in modo sostanzialmente diverso daquanto essi non fanno se sottoposti a carichi sta-tici(3).

La conoscenza delle leggi di variazione dellerisposte dei materiali, la possibilità di riprodurrein modo virtuale e continuo la realtà attraversosistemi di simulazione portano alla comprensio-ne dei fenomeni che intervengono durante que-gli episodi per fortuna sporadici, ma spesso im-portanti e delicati nella vita dei nostri prodottie, di riflesso, nella nostra.

E saper dimensionare in modo opportuno leforme e ottimizzare i materiali a partire da con-crete conoscenze del comportamento degli stes-si è la base su cui sviluppare i nuovi progetti.

Comprensione, sicurezza e innovazione sonoquindi le parole chiave della attività di Dyna-mat.

UN ESEMPIO CONCRETOLa necessità di distruggere un ponte sulla Sa-

lerno – Reggio Calabria è stata l’occasione, giàalcuni mesi fa, per il taglio del nastro ideale, mapiù operativo, di Dynamat.

La caratterizzazione dei materiali (acciaio ecalcestruzzo) costituenti il ponte ha assunto im-portanza strategica per la sicurezza del ponteadiacente, non interessato dalla demolizione.

DYNAMATLaboratorio sperimentale e centro di calcolo per la caratterizzazione

dinamica dei materiali

a cura diPaolo Giorgetti

Taglio del nastro

Inaugurazione

Materiali innovativi

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INNOVARE • 1 • 2006 45

Dynamat

Le attività svolte, di ricerca e studio della ri-sposta all’impulso dei diversi campioni di materia-le prelevati dal ponte ha consentito la realizza-zione di modelli di calcolo aderenti alla realtà ingrado di simulare il comportamento della strutturain fase di demolizione, ottimizzare le quantità e leposizioni degli esplosivi e verificare in manierapreventiva gli effetti sul ponte adiacente. ■

1) “L’egida della Regio Insubrica, oltre alla valenza tran-sfrontaliera del progetto in senso stretto, riconosce il po-tenziale dello stesso a profilarsi come un momento di ag-gregazione per l’intera regione transfrontaliera insubrica, inmodo tale da permettere alle singole eccellenze di raggiun-gere, tramite la cooperazione e la loro messa in rete, quel-le sinergie e quella massa critica oggi indispensabili al con-seguimento di una visibilità e un’operatività che vada oltrei nostri confini cantonali, provinciali e regionali. In questosenso la Comunità di lavoro chiede che questo spirito ven-ga mantenuto e comunicato al pubblico in modo inequivo-cabile. Apprezzando inoltre la portata innovativa dell’inizia-tiva anche per il possibile trasferimento tecnologico alle im-prese operanti nell’area della Regio Insubrica, vi chiediamodi aggiornare periodicamente il Segretariato in merito aipossibili sviluppi futuri del progetto di ricerca che potreb-bero essere coerenti con gli intenti di promozione della coo-perazione e integrazione transfrontaliera.”Estratto dalla comunicazione della Regio Insubrica.

2) Il centro è frutto del lavoro triennale di: Area3 enginee-ring & consulting di Azzate (VA), SUPSI di LUGANO (dipar-timenti DACD - laboratorio sperimentale e DTI – istitutoCISMI), Dynalab (società spin-off del JRC di Ispra) e PoloScientifico Tecnologico Lombardo (PSTL) di Busto Arsizio(VA).

3) Un sacco di sabbia, quello usato nelle trincee delle gran-di guerre, oppone ferma ed efficace resistenza al proiettileo a schegge vaganti (carico impulsivo dinamico) ma non èin grado di fermare ad esempio una lama di un coltello o dibaionetta (carico quasi statico).

Provino di calcestruzzo prelevato dal ponte, strumentatoper la prova e rotto in trazione con velocità paragonabilia quelle dell’esplosione.

Esempio di variazione delle curve caratteristiche di un acciaio al variare della velocità di deformazione.

Ponte doppio interessato dalla attività di ricerca e di prossima demolizione.

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API Varese in collaborazionecon Exergia Spa e Gigawattha organizzato, il 7 Marzo

2006, un convegno sugli impiantifotovoltaici, che si è tenuto pres-so la sede di Viale Milano 16.L’incontro ha visto la partecipa-zione di numerosi imprenditori eresponsabili aziendali, che hannodeciso di dedicare un pomeriggioall’approfondimento di una temati-ca quanto mai attuale. L’iniziativaè nata per favorire le piccole emedie industrie varesine attraversol’introduzione della tecnologia delsolare fotovoltaico, opzione inte-ressante sotto diversi aspetti. Natacome tecnologia spaziale, oggi sista diffondendo anche per le ap-plicazioni terrestri, soprattutto perla facilità d’installazione e per lasempre maggiore attenzione rivol-ta alle fonti alternative di energiapulita. L’incontro ha previsto unprimo intervento dell’esperto diEnergia Spa, Ing. C.A.Geremia,che ha confrontato le fonti di pro-duzione di energia elettrica a li-vello europeo e le fonti italiane,per poi concentrarsi sulle fonti dienergia rinnovabili nazionali e illoro contributo al fabbisogno ener-getico. Successivamente l’Ing Reg-giori di Gigawatt Srl ha chiarito ilprincipio di funzionamento del fo-tovoltaico e gli elementi che con-corrono a formare un impianto.

Il funzionamento si basa sullacapacità di alcuni materiali, inparticolare il silicio, di convertirela radiazione solare in energiaelettrica in corrente continua.

Si è proposta una simulazionesu due tipologie di impianti sti-mando i costi di realizzazione evalutando il ritorno dell’investi-

Un convegno tenutosipresso API Varese

Le opportunità di investimentolegate agli impianti fotovoltaiciLe opportunità di investimentolegate agli impianti fotovoltaici

Eventi

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mento. I mo duli fotovoltaici sono co-stituiti da più celle del materiale semi-conduttore, e ogni modulo è composto da circa 40celle. Esistono principalmente tre tipi di cella: cel-le in silicio monocristallino; celle in silicio policri-stallino, celle in silicio amorfo o celle a film sotti-le. Le celle fotovoltaiche hanno una durata di cir-ca trent’anni e l’invecchiamento è dovuto ai raggiultravioletti che ne determinano il progressivo dete-rioramento. Solo una parte della radiazione, che in-veste la cella, viene convertita in energia elettrica.Gli impianti fotovoltaici possono essere collegati al-la rete, di conseguenza si crea una situazione otti-male dal punto di vista energetico. Gli impianti so-no composti da una serie di moduli collegati tra lo-ro e da uno o più inverter, che trasformano la cor-rente continua in alternata. Gli impianti fotovoltaicia isola sono scollegati dalla rete. In questo caso lecelle solari caricano degli accumulatori dai quali sipuò attingere l’energia, avendo così un basso ren-dimento degli accumulatori. Infine Boraso di API Va-rese ha illustrato i contenuti del Decreto Ministe-riale del 28/07/05, denominato conto energia, chepermette di avvalersi delle tariffe incentivate.

Le principali innovazioni del Decreto Ministeriale6.2.2006 sull’incentivazione del fotovoltaico

Le domande di ammissione alle tariffe incenti-vanti possono essere presentate nel periodo inter-corrente dal 1° al 31 marzo, dal 1° al 30 giugno,dal 1° al 30 settembre, dal 1° al 31 dicembre. Nonpossono presentarsi domande per le tipologie di im-pianti per le quali il Gestore del Sistema Elettrico– GRTN S.p.A abbia reso noto che è stata raggiunta– con gli impianti già accettati - la potenza nomi-nale cumulativa limite, annuale o totale, ammessa.

Il limite di potenza nominale cumulativa in-centivabile è incrementato complessi-

vamente a 500 MW, di cui360 MW per gli im-

pianti di

p o t e n z anon superiore a50 kW e 140 MW per gliimpianti di potenza superiore a 50kW. Sono introdotti dei limiti di potenza an-nuale, per ciascuno degli anni dal 2006 al 2012,pari a 60 MW per gli impianti di potenza non su-periore a 50 kW e 25 MW per gli impianti di po-tenza superiore a 50 kW, cui riconoscere le tariffeincentivanti. Tali limiti non saranno applicati alledomande inoltrate al Gestore del Sistema ElettricoGRTN S.p.A, prima della entrata in vigore del De-creto in esame. Nel caso di impianti di potenza su-periore a 50 kW e inferiore a 1000 kW, alla do-manda di ammissione alle tariffe incentivanti è al-legata, a pena di inammissibilità della domanda,una dichiarazione recante impegno a costituire e afar pervenire al Gestore del Sistema Elettrico GRTNS.p.A una cauzione definitiva. La misura della cau-zione, di cui al punto precedente, da prestarsi sot-to forma di fideiussione bancaria o polizza assicu-rativa viene ridotta a 1000 euro per ogni kW dipotenza nominale e va presentata entro trenta gior-ni dalla comunicazione del Gestore del SistemaElettrico dell’esito positivo della domanda di am-missione alla incentivazione. La mancata costituzio-ne o il mancato ricevimento della cauzione nei ter-mini e nelle scadenze previste, comportano la de-cadenza dal diritto alla tariffa incentivante. Non sus-siste obbligo di costituire cauzione qualora il sog-getto responsabile dell’impianto sia una Ammini-strazione dello Stato, una Regione, una Provinciaautonoma o un ente locale. Ai fini dell’ammissioneall’incentivazione sono ammessi anche gli impiantiper la cui realizzazione siano utilizzati moduli afilm sottile, che rispettino la Norma CEI 61646 (82-12), purché la domanda di accesso alle tariffe in-centivanti sia presentata da persone giuridiche. Allaluce di ciò, hanno priorità di accesso le domande

già presentate prima dell’entrata in vigoredel nuovo Decreto e non ammes-

se in ragione dell’utilizzodi moduli in film ➤

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sottile, sempre che siano statepresentate da persone giuridiche.

A seguito dell’incremento dellimite di potenza descritto al pun-

to 1, le domande non ammessein ragione del raggiungimento dellimite massimo di potenza cumu-lativa prevista dal Decreto28.7.2005, che siano state inol-trate nel periodo intercorrente trala data di entrata in vigore delDecreto 28.7.2005 e la data dientrata in vigore del Decreto inesame, hanno priorità di accessoalle tariffe incentivanti.

Per gli impianti di potenza nonsuperiore a 20 kW è possibile op-tare per il servizio di scambio sulposto o per la cessione in retedell’energia prodotta.

Nel primo caso l’incentivazioneè riconosciuta solo all’energiaprodotta e consumata in loco. Latariffa iniziale comunicata dalGRTN nella lettera di accettazio-ne della domanda di incentiva-zione rimane costante nei ventianni.

Le tariffe incentivanti ricono-sciute sono incrementate del 10%- e restano costanti fino all’anno2012 incluso – qualora i modulifotovoltaici siano integrati in edi-fici di nuova costruzione ovveroin edifici esistenti oggetto di ri-strutturazione, come definiti al-l’art. 3, comma 2 del D. lgs192/2005.

Il soggetto che intende avvaler-si di tale ulteriore beneficio è te-nuto ad allegare alla domanda diammissione la dichiarazione atte-stante il rispetto dei criteri di cuial D.lgs. 192/2005.

Per potenziamento si intendel’intervento tecnologico eseguitosu un impianto esistente, entratoin esercizio da almeno 2 anni,

che ne consenta una produzioneaggiuntiva. Saranno previsti quat-tro bandi l’anno: per le piccoleindustrie basterà una semplice do-manda con il progetto prelimina-re. Il beneficio riguarda l’installa-zione di 500 MW di impianti fo-tovoltaici, di cui il 360 MW perimpianti piccoli e medi.

COSA FARE PER OTTENERE L’INCENTIVO

● Le domande per la richiestadell’incentivo vanno presentateal Gestore del Sistema Elettrico.● In base alla taglia degli im-pianti vengono stilate le gra-duatorie.● Compilazione del modulo al-legato alla delibera 40/06 (pro-getto preliminare, preventivosommario di spesa).● Ci si può avvalere di un re-ferente tecnico.

API VARESE in collaborazionecon Exergia Spa offre agli asso-ciati uno speciale supporto per lapresentazione della domanda diammissione alla tariffe incentivan-ti e la realizzazione del progettopreliminare.

Alcune conclusioniI lavori del seminario hanno ri-

badito come l’energia prodottadagli impianti fotovoltaici sia pu-lita e disponibile a tutti e si con-traddistingua come un’alternativautile al risparmio di combustibilifossili.

Gli impianti sono affidabili, e icosti di esercizio e manutenzionesono ridotti al minimo. ■

Opportunità di investimento

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50 INNOVARE • 1 • 2006

OBIETTIVO ICT IDEEINNOVATIVE

PER FARE IMPRESA

Eventi

Favorire la nascita e lo sviluppodi imprese high tech, agevolarela crescita di neo aziende del-

l’ICT, indirizzare la ricerca pubblicaverso temi con ricaduta industriale,individuare le linee d’orientamentodella ricerca ICT in Lombardia e of-frire alle istituzioni un quadro dellepotenzialità industriali della ricercaICT in Lombardia. Sono gli scopiche si prefigge “Obiettivo ICT - Ideeper l’impresa”, l’iniziativa voluta daRegione Lombardia e FondazioneCariplo per sostenere lo sviluppoimprenditoriale della Informationand Communication Technologynel territorio lombardo presentataoggi a Milano da Adriano De Maio,Sottosegretario dal Presidente dellaRegione Lombardia all’Alta Forma-zione, Ricerca e Innovazione. «Re-gione Lombardia ha deciso di pun-tare sull’Alta Formazione, Ricerca eInnovazione - ha sottolineato DeMaio - e intende perseguire una po-litica incisiva per attrarre e facilitarel’insediamento di attività produttivead alto valore aggiunto, per valoriz-zare le risorse umane e il recluta-mento di giovani talenti e favoriregli investimenti delle imprese in Ri-cerca e Sviluppo, sfruttando le con-dizioni naturali, creando un conte-sto armonico che favorisca lo scam-bio di tecnologie in un territorio incui coniugare la conoscenza, lo stu-dio e l’intelligenza con la manualitàdel sapere fare, elemento alla base

dello sviluppo di alte tecnologie».Con Obiettivo ICT si procede all’in-dividuazione di idee capaci di crea-re valore che poi vengono divulga-te nel mondo finanziario e impren-ditoriale. Una successiva selezioneristretta delle migliori si affiancheràall’impegno di seguire i candidatiche le hanno proposte nella prepa-razione del Business Plan e nelle at-tività propedeutiche all’incontrocon soggetti industriali e/o finanzia-ri. I nominativi saranno anche inse-riti in un network di società di Ven-ture Capital potenzialmente interes-sate a finanziare lo sviluppo im-prenditoriale della proposta. Le ideedovranno essere presentate entro il31 maggio 2006. «Regione Lombar-dia - ha proseguito il SottosegretarioDe Maio - ha scelto di focalizzarsisia su tecnologie che risultano rile-vanti (biotec, nuovi materiali e ICT)per lo sviluppo economico, socialee culturale della Regione stessa, siasugli aspetti prioritari per il benesse-re futuro (Salute, Food, Energia,Ambiente, Mobilità Sostenibile, Va-lorizzazione culturale, Sicurezza),sia, infine, sui sistemi di produzionead alto valore aggiunto».

Obiettivo ICT, attuata da Finlom-barda in collaborazione con Poli-tecnico Innovazione, sostenuto daCamera di Commercio di Milano eFondazione Politecnico di Milano,si concluderà a fine settembre2006. Insieme a “BioIniziativa” e a

“Iniziativa Materiali”, Obiettivo ICTrientra nel più generale interventoregionale per la valorizzazione eco-nomica e imprenditoriale dei risul-tati scientifici del sistema della ri-cerca. La missione delle tre iniziati-ve, è favorire il raccordo tra i mon-di della ricerca, delle istituzioni,delle imprese e della finanza.

Obiettivo ICT fa parte del proget-to “Strategie per il Venture CapitalNetworking delle Pmi lombarde” -promosso da Regione Lombardia eFondazione Cariplo - che prevedeuna fase di Scouting (ricerca e sele-zione migliori idee), una fase Plan-ning (assistenza redazione BusinessPlan) e una fase Networking (inseri-mento in una rete di Venture Capi-tal). E’ stato istituito un Comitato diindirizzo, che svolge attività diorientamento e promozione, com-posto da autorevoli esponenti nelcampo economico e tecnologicoche rappresentano istituzioni, asso-ciazioni e fondazioni, università eenti di ricerca, aziende. A questo siaffiancherà un Comitato guida, chedirige gli aspetti operativi, compo-sto da Alessandro Bellman (Presi-dente), Sergio Campo Dall’Orto(Politecnico Innovazione), Grazia-no Dragoni (Fondazione Politecni-co di Milano), Elserino Piol (PinoPartecipazioni), Lucio Pinto (Fonda-zione Silvio Tronchetti Provera),Sergio Rossi (Camera di Commerciodi Milano) e Alberto Trombetta (Fin-

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lombarda). Sarà attivo anche un Gruppo di lavorocoordinato da Sergio Campo Dall’Orto e costituito dapersonale di Politecnico Innovazione coadiuvato daesperti scientifici e tecnologici del settore.

I COMMENTI- Marco Nicolai, direttore generale di Finlombarda Spa:«Il primo programma di scouting - BioIniziativa - av-

viato nel settore delle biotecnologie rappresenta ormaiuna best practice: a oggi sono state censite più di 160idee in Lombardia e grazie al progressivo networkingcon il mondo della finanza, è stato realizzato un inve-stimento del Fondo di fondi Next in Dialectica, unaspin off universitaria nata direttamente grazie a questainiziativa. L’impegno di Finlombarda in Obiettivo ICT(come per BioIniziativa e Iniziativa Materiali) è perfet-tamente in linea con la politica di co-investimento delFondo di fondi Next che è finalizzata ad aumentarel’attrattiva delle iniziativa tecnologiche lombarde e sti-molare l’apporto di capitali e il supporto alle aziendeda parte di altri operatori di venture capital».

- Giampio Bracchi, presidente Comitato di indirizzoObiettivo ICT, presidente Fondazione Politecnico diMilano:

«Unire più soggetti - università ed enti di ricerca, isti-tuzioni e imprese - per favorire la competitività del si-stema paese è la missione della Fondazione Politecni-co di Milano che, fin dalla sua costituzione nell’apriledel 2003, opera per sperimentare nuovi modelli di re-lazione tra gli attori economici che stimolino la nasci-ta e la valorizzazione di nuove idee. Con “ObiettivoICT” alle collaborazioni a favore della ricerca e del tra-sferimento tecnologico si offre la possibilità di avvici-narsi a società di Venture Capital interessate a finanzia-re lo sviluppo imprenditoriale delle idee stesse».

- Alessandro Bellman, presidente Comitato guidaObiettivo ICT, già direttore Agenzia Spaziale italiana econdirettore generale Italtel:

«Pur operando in analogia ad altri progetti consimiliprevisti dalla Regione Lombardia nelle sue priorità stra-tegiche, “Obiettivo ICT” contiene due addizionali ca-ratteri distintivi: l’ampio numero di soggetti a cui ci sirivolge, che include ricercatori ed inventori non esclu-sivamente provenienti del settore pubblico; l’offerta diutilizzo del servizio “ Marketing delle tecnologie” diPolitecnico Innovazione per un trasferimento brevet-tuale a terzi per quegli inventori che non ritengano ci-mentarsi in proprio in uno sviluppo industriale. Lo spi-rito di questa iniziativa è di riprendere la capacità in-novativa che ha caratterizzato gli anni dal 1965 al ‘95e che ha visto la Lombardia primeggiare nel campodelle telecomunicazioni, dell’informatica e della com-ponentistica elettronica con significative presenze an-che all’estero.

Noi vogliamo risvegliare le doti di innovazione im-prenditoriali che sono state offuscate dalla crisi indu-striale dell’ultimo decennio che ha colpito anche il set-tore ICT. Per altro, in questo periodo di recessione ge-nerale, si è avuto modo di constatare che le idee vera-mente innovative hanno portato alla creazione di nuo-ve e importanti imprese come è avvenuto, solo per fa-re un esempio, con l’invenzione dei motori di ricercaper il web.

Con Obiettivo ICT ci proponiamo di rendere dispo-nibile alle proposte innovative che abbiano superato lafase di preselezione il circuito di Venture Capital e l’op-portunità di Marketing delle tecnologie. Per il numeroristretto di idee selezionate atte a creare valore, verràimplementato un Business Plan e per quei BusinessPlan giudicati attraenti si attiverà l’auspicata fase dicreazione di valore con l’avvio d’impresa». ➤

Obiettivo ICT

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- Sergio Campo Dall’Orto, coordinatore dell’inizia-tiva e consigliere delegato Politecnico Innovazione:

«L’intento che contraddistingue Obiettivo ICT è difar emergere i tesori nascosti all’interno delle imprese,quali i brevetti e le innovazioni non adeguatamente va-lorizzate.

Tali “tesori” potranno essere fatti conoscere al siste-ma imprenditoriale anche attraverso un intervento mi-rato di Marketing delle tecnologie già sviluppato comeservizio da Politecnico Innovazione.

Tramite incontri tra domanda e offerta di tecnologiasi potrà avere un ritorno economico dagli investimentiin ricerca, avviando un circolo virtuoso di investimen-ti, ricavo economico e nuovi investimenti. L’iniziativache prende avvio pubblicamente oggi stesso, è ormaioperante con le sue strutture: Comitato di indirizzo,Comitato guida, Gruppo di lavoro, secondo un pianodi attività già elaborato e condiviso. Al fine di comuni-care questa opportunità al più vasto numero di ricerca-tori universitari e industriali, nei prossimi mesi l’inizia-tiva verrà presentata sul territorio lombardo a univer-sità, centri di ricerca, incubatori, parchi scientifici e as-sociazioni imprenditoriali e di categoria secondo ac-cordi promozionali in fase di definizione. Verrà attiva-to un servizio di help desk a disposizione di chi vuolepresentare la propria candidatura, entro il 31 maggioprossimo. T

utte le informazioni sono disponibili on line sul sitodell’iniziativa, www.obiettivoict.it che verrà costante-mente aggiornato e dove pubblicheremo le idee sele-zionate a fine settembre».

- Sergio Rossi, Comitato guida Obiettivo ICT, diri-gente Area Innovazione, credito e infrastrutture Came-ra di Commercio di Milano:

«Nello scenario attuale - in cui i cambiamenti delmercato comportano per le imprese la costante ricercadi nuove soluzioni - sostenere la nascita di idee inno-vative e ampliare l’apertura verso nuove tecnologie, si-gnifica favorire un cambiamento nelle logiche azien-dali e un miglioramento dell’efficacia e delle capacitàcompetitiva delle imprese e, in ultima analisi, del terri-torio.

Per questo, la Camera di Commercio di Milano po-ne il tema dell’innovazione tra le priorità della suaazione di promozione del sistema economico e socia-le e per questo abbiamo aderito con entusiasmo all’ini-ziativa “Obiettivo ICT - Idee per l’impresa”.

Iniziativa che - come Ente da sempre promotore dipolitiche di governance, basate sulla partecipazione el’integrazione di sistemi diversi - apprezziamo, in par-ticolare per quanto riguarda la metodologia della fasedi scouting che, come già sperimentato in altri ambiti,permette, secondo un processo bottom up la valorizza-zione e il coinvolgimento delle realtà esistenti sul terri-torio. Iniziativa di cui condividiamo pienamente gli in-tenti, soprattutto l’obiettivo della creazione di unnetworking in cui soggetti pubblici, possibili finanzia-tori e i proprietari delle idee si attivano, ciascuno per la

sua competenza, per la nascita di nuove imprese in unsettore cruciale per l’economia regionale come quellodella ICT».

- Graziano Dragoni, comitato guida Obiettivo ICT,direttore generale Fondazione Politecnico di Milano:

«E’ fondamentale che l’ICT passi da commodity afattore trainante dello sviluppo - afferma Graziano Dra-goni, Direttore generale della Fondazione Politecnicodi Milano - In Italia, o meglio in Europa, la tecnologianon è carente, ma sembra che venga meno lo spiritoimprenditoriale che spinge le aziende a innovare, a ri-schiare, ad affrontare nuove sfide.

Mancano i collegamenti tra università e impresa,specialmente per le Pmi. Ancora più importante, la ca-renza di capitale di rischio è un disincentivo per l’in-novazione. Basti pensare che l’investimento azionariodestinato a finanziare l’avvio di nuove imprese è del 10% in Europa, del 21% negli Stati Uniti. E’ in questa di-rezione che si muove Obiettivo ICT: dare impulso anuove idee e investimenti grazie a un accesso più faci-le al sistema finanziario».

- Lucio Pinto, Comitato guida Obiettivo ICT, diretto-re Fondazione Silvio Tronchetti Provera:

«Questa iniziativa, voluta dalla Regione Lombardia,è di grande interesse perché riguarda un settore strate-gico per il nostro Paese. La pervasività delle Informa-tion & Communication Technologies è un indice diprogresso in tutti i sensi e quindi, potere incentivaregiovani imprenditori in tale settore, rappresenta unascelta molto valida».

- Elserino Piol, Comitato guida Obiettivo ICT e pre-sidente Pino Partecipazioni Spa:

«L’Italia per crescere ed essere competitiva ha biso-gno di innovare. Ma l’innovazione non può rimanereconfinata nei centri di ricerca delle università o dei pri-vati: deve andare sul mercato.

Obiettivo ICT vuole individuare le migliori idee in-novative nel settore ICT, valutarne la loro possibilità didiventare la piattaforma di un’iniziativa industriale epresentarle al mercato: Venture Capital o sponsor indu-striali.

Possiamo anticipare che un Venture Capital investesolo se si verificano alcune condizioni: mercato indi-rizzato abbastanza grande da garantire la crescita; altolivello di innovazione; possibilità di uscita entro cinqueo sei anni; business plan completo che comprenda l’in-tero sviluppo dell’iniziativa industriale sino a quandoraggiunge l’equilibrio finanziario.

Questi requisiti vengono valutati nel loro insieme.Un altro importante elemento, nel settore ICT almeno,è distinguere tra prodotto e servizio. Se si tratta di ser-vizio lo scenario competitivo è solo quello italiano oeuropeo. Se si tratta di prodotto bisogna valutarlo suscala globale». ■

Obiettivo ICT

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Studio Ubaldini srl • Via dei Castelli Romani, 41 • 00040 Pomezia (RM) • Tel. +39 06 9110260 • [email protected]

ConsulenzaLo Studio Ubaldini offre, in tutto il territorio nazionale,assistenza alle aziende dei settori industria, commercio,turismo e servizi nell’istruzione di pratiche volte adottenere benefici finanziari previsti da leggi nazionali ocomunitarie, in particolare per programmi di ricerca edinnovazione tecnologica, investimento e penetrazionecommerciale all’estero.

ProfessionalitàI soci vantano una pluriennale esperienza nel campo deifinanziamenti agevolati e si avvalgono esclusivamente dicollaboratori di acclarata e consolidata esperienza.La professionalità e l’etica dello Studio Ubaldini vengonoanche garantite dalla costante collaborazione connumerose associazioni di categoria su tutto il territorionazionale.

Il rapporto con il clienteIl rapporto con il cliente inizia con una attenta analisipersonalizzata volta ad evidenziare le possibili e miglioriopportunità nel campo della finanza agevolata.La susseguente attività di assistenza nella gestione delrapporto adotta procedure standard sviluppate durante lapluridecennale esperienza, e compatibili con le necessitàistruttorie dei singoli Enti eroganti.

Interazione con Associazioni ed EntiLa sede di Pomezia (RM) permette allo Studio Ubaldini dirimanere in continuo contatto con Ministeri, Enti edUniversità e di instaurare con essi un lineare e fattivorapporto di collaborazione.

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Un’alleanza tra imprese, uni-versità e banche per vin-cere la sfida dell’innova-

zione. Questi i presupposti e l’o-biettivo dell’incontro organizzatoil 28 febbraio da API Como incollaborazione con Confartigiana-to, il Consorzio Politecnico Inno-vazione, Apeiron e il sostegnodella Deutsche Bank, che ha vi-sto un forte interesse da parte de-gli imprenditori comaschi.

Oltre settanta partecipanti, in-fatti, hanno affollato la sala delGrand Hotel di Como, stupendalocation in riva al lago, per assi-stere alla presentazione del meto-do TRIZ, acronimo russo di Teo-ria per la Risoluzione Inventiva

dei Problemi. Moderatore dell’in-contro prof. Leo Miglio (docentedi scienze dei materiali all’Uni-versità Bicocca di Milano); relato-ri: il Past President di Api Comoe Consigliere di Politecnico Inno-vazione, Ing. Giancarlo Gerosa, ilPresidente di Politecnico Innova-zione, Prof. Umberto Cugini, ilPresidente di Apeiron, Prof. Gae-tano Cascini, il Presidente delGruppo Innovazione di Confarti-gianato, Zeffirino Satto e il re-sponsabile del business bankingdi Deutsche Bank, Cesare Pisto-rello.

Consci che l’unico metodo perrispondere alla concorrenza inter-nazionale non è quello della ri-

duzione dei costi, ma l’innova-zione di prodotto e di processo,gli imprenditori lariani hannoascoltato con attenzione la de-scrizione di una metodologia chepuò diventare supporto fonda-mentale per risolvere a costi ac-cettabili i loro problemi in mate-ria di innovazione tecnologica.

Sono andati inoltre nel concre-to quando, dopo aver appreso latestimonianza di un’impresa cheha già sperimentato con successoquesto metodo, la Bobbio S.r.l.,hanno posto ai relatori precisedomande in merito all’applicabi-lità del metodo TRIZ nelle speci-fiche realtà aziendali. Inevitabileun’approvazione unanime di fron-

INNOVAZIONE, LA SFIDADELLE PICCOLE IMPRESE

Eventi

a cura diStefano Rudilosso - API Como

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te alla certezza che si tratta di uno strumento per-fettamente adatto anche alle esigenze delle piccolee micro imprese, in quanto permette loro di inno-vare senza doversi dotare di un apposito reparto diricerca all’interno dell’impresa.

Fondamentale l’apporto di Dutsche Bank che, inconclusione del convegno, ha rassicurato i presentiproponendo linee di finanziamento agevolate rivol-te in modo specifico alle imprese che innovano.

TRIZ: SISTEMATIZZARE LE ATTIVITÀ INVENTIVE

NELLO SVILUPPO PRODOTTOa cura di Gaetano Cascini

Dipartimento di Meccanica e Tecnologie Industriali

Università degli Studi di Firenze

Fino ad oggi gran parte dell’industria italiana hatenuto il mercato concentrando le risorse sull'inno-vazione di processo, sviluppando l'automazione nel-la fabbricazione e riorganizzando le linee produtti-ve, curando l'affidabilità e la qualità del prodotto ecombattendo la concorrenza più che altro sul fron-te dei prezzi.

È una strategia che già da qualche anno sta mo-strando i suoi limiti perché i Paesi emergenti gra-zie al basso costo della manodopera vincono facil-mente la battaglia dei prezzi.

Così, si deve ricorrere a quella risorsa che è sem-pre stata il vero motore dello sviluppo: la capacitàdi innovare il prodotto.

Innovare vuol dire trovare nuovi modi per sod-disfare i bisogni espliciti e impliciti del mercato ar-ricchendo il prodotto con il valore aggiunto dellacreatività e dell’invenzione.

L’approccio tradizionale nei paesi occidentali perfavorire l’inventiva di tecnici e progettisti ha segui-to essenzialmente la strada delle tecniche psicolo-giche.

Alla base di tutto c’è sempre stata la convinzio-ne che per favorire percorsi creativi nella genera-zione di soluzioni tecniche sia necessario vedere“fuori dalla scatola” e superare l’inerzia psicologicache ci porta a seguire percorsi ordinari. Per il re-sto l’inventiva dipenderebbe solo dall’esperienza edalle capacità individuali (intuito).

Per superare le barriere psicologiche svariati me-todi sono stati proposti a partire dagli anni 50 conla prima diffusione del ben noto Brainstorming.

Per inerzia psicologica si intende l’innata ten-denza dell’uomo a costruirsi dei percorsi logici pre-ferenziali nello svolgimento di qualsiasi attività nonsolo lavorativa; si pensi ad esempio alla moltitudi-ne di operazioni che si compiono guidando un’au-tomobile, alla strada che si percorre da casa al po-sto di lavoro ecc.: che si tratti di semplici sequen-ze di operazioni manuali o che vi sia associata

un’attività “razionale” (rispettare i semafori, decide-re quando svoltare ecc.) abbiamo la tendenza acreare degli automatismi che consentono di agevo-lare il vivere quotidiano. È facile riconoscere che lamedesima tendenza si sviluppi anche nelle attivitàlavorative, per cui spesso si compiono alcuni pas-saggi in automatismo, vale a dire per inerzia, sen-za un’adeguata elaborazione mentale.

Se in molti casi questo fa sì che si sia più ra-pidi ed efficaci nel compiere il proprio lavoro, neicasi in cui è opportuno svincolarsi dalle soluzionitradizionali è necessario superare tali barriere psi-cologiche.

I metodi psicologici sono tuttavia tutti caratteriz-zati da un medesimo limite: seppure si cerchi consistematicità di abbattere le barriere individuali ecollettive, la generazione di idee avviene ancora inmaniera sostanzialmente casuale.

Come immediata conseguenza, in campo tecniconon si allontana il progettista da un meccanismo ditrial & error nello sviluppo di soluzioni innovative.

Un radicale passo in avanti verso un approcciosistematico alla generazione di idee innovative èfornito dalla teoria TRIZ sviluppata da Altshuller edai suoi collaboratori a partire dalla seconda metàdegli anni ‘40.

TRIZ è l’acronimo del russo Teoriya ResheniyaIzobreatatelskikh Zadatch, traducibile in italiano co-me Teoria per la Soluzione Inventiva dei Problemi.È al tempo stesso un metodo e un insieme di stru-menti derivati dall’analisi sistematica di un’impres-sionante quantità di invenzioni (a oggi la ricercaTRIZ si basa su diverse centinaia di migliaia di bre-vetti esaminati), che ha portato alla dimostrazioneche in oltre il 98% dei casi vale l’affermazione“qualcuno, da qualche parte, ha già superato unproblema analogo”.

Più specificatamente risulta che:● tutte le invenzioni possono essere ricondotte al-

l’applicazione di un numero estremamente ridotto diprincipi inventivi;

● l’evoluzione delle tecnologie segue percorsi al-tamente predicibili;

● le soluzioni più efficaci sono quelle in cui ele-menti indesiderati o dannosi di un sistema vengo-no trasformati in risorse utili;

● le soluzioni più efficaci hanno anche la carat-teristica di cogliere e superare i conflitti e le con-traddizioni che la pratica assume come fondamen-tali e ineludibili e che vengono tradizionalmente af-frontati con soluzioni di compromesso.

TRIZ offre ai suoi utenti la conoscenza e l’espe-rienza delle più fini menti inventive, non sostituen-do la creatività innata di ciascuno, ma integrando-la e fornendole una struttura.

Non è possibile sintetizzare in poche righe glistrumenti con cui la metodologia TRIZ guida il pro-gettista alla generazione di idee innovative sulla ba-se dei principi estratti dall’analisi estensiva di bre- ➤

TRIZ

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vetti di successo; vale tuttavia la pena di riassu-merne i passi essenziali illustrati in fig. 1:

1. analizzare un sistema tecnico ed estrarne unmodello indipendente dal contesto specifico;

2. applicare al modello del problema i percorsirisolutivi statisticamente più efficaci;

3. ricercare fra i modelli di soluzione conosciutiquelli più idonei per il problema analizzato.

Riferimenti bibliograficiG. Altshuller. Creativity as an Exact Science. Translated by Anthony Wil-liams. "Gordon & Breach Science Publisher", New-York, London, Paris,1984.Altshuller G. The Innovation Algorithm. TRIZ, Systematic Innovation andTechnical Creativity. Technical Innovation Center, Inc. Worcester, MA,1999.Michael A. Orloff: "Inventive Thinking Through TRIZ: A Practical Intro-duction", Springer; 1 edition, March 18, 2003.Salamatov Yuri. TRIZ: The Right Solution at the Right Time: A Guide toInnovative Problem Solving. Insytec, The Netherlands, 1999. Savransky Semyon D. Engineering of Creativity: Introduction to Triz Metho-dology of Inventive Problem Solving. 2000.Terninko, John, Zusman, Alla and Zlotin, Boris. Systematic Innovation: AnIntroduction to TRIZ (Theory of Inventing Problem Solving), 1998.

UN’APPLICAZIONE DELLA METODOLOGIA TRIZ

ALLA BOBBIO S.R.L.TRIZ è l’acronimo che in lingua russa traduce l’e-

spressione inglese “Theory of Solving Inventive Pro-blems” e identifica la meto-dologia sviluppata da un in-gegnere russo, Genrich Al-shuller. La metodologia TRIZè ritenuta uno dei miglioristrumenti di supporto all’in-novazione in ambito indu-striale; può essere applicatasia alla concezione di nuoviprodotti sia all’ottimizzazionedi esistenti. Essa fornisce in-dicazioni sulle modalità didefinizione di una soluzioneprogettuale non tradizionaleprescindendo dalle soluzioninote nel particolare contesto

tecnologico e fissando l’attenzione sulle strategie disintesi che portano a una soluzione innovativa.Un’applicazione del metodo è stata realizzata dallaBobbio S.r.l., società di Rovellasca (Co), produttricedi macchine per realizzare molle a elica e sago-mate in filo metallico, in collaborazione con il Con-sorzio Politecnico Innovazione. Il caso affrontato ri-guarda un dispositivo ausiliario, un aspo svolgitore,cioè l’elemento che regge e svolge la matassa di fi-lo che alimenta la macchina formatrice. L’obiettivo

era il miglioramento delle condizioni difunzionamento dell’aspo, evitando le rego-lazioni manuali effettuate da un operatorenecessarie per contrastare le variazioni del-la velocità di rotazione dovute alla dimi-nuzione continua della massa di filo e al-le condizioni di svolgimento dello stesso.L’indagine condotta applicando i metodiproposti da TRIZ, ha permesso di indivi-duare una contraddizione fisica (uno deiconcetti su cui si basa la metodologia) cherappresenta uno degli aspetti principali darisolvere per ottimizzare il funzionamentodell’aspo. Per un funzionamento ottimale,l’aspo deve compensare le variazioni dellavelocità di rotazione dovute alle diminu-zione della massa di filo alloggiata, ma an-che quelle dovute al processo di formaturadella molla, cicliche e di frequenza moltoelevata. Questa indicazione ha focalizzatol’attenzione sul sistema di movimentazionee sul suo sistema di regolazione e control-lo; attualmente è in fase di sperimentazio-ne un nuovo sistema di regolazione dellavelocità angolare che dovrebbe garantire unadeguato funzionamento non presidiato. ■

TRIZ

Fig. 1 – Approccio generico alla soluzione diun problema tecnico secondo la teoria TRIZ.

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In architettura il dibattito suconservazione, restauro e ri-sanamento conservativo è

divenuto in questi ultimi annisempre più acceso; nel mon-do accademico come in am-bito professionale sono infattidifferenti e spesso antitetichele posizioni inerenti l’atteggia-mento che un progettista do-vrebbe adottare intervenendosu beni storici e culturali nonsolo da tutelare, ma se possi-bile da valorizzare.

E’ nella seppur sottile diffe-renza insita in questi due ter-mini che si gioca tutta la par-tita dei restauratori contempo-ranei: la tutela implica unastasi, è un guardare a un mo-mento precedente dell’opera acui riferirsi esplicitamente affinchéne vengano conservati la forma ei contenuti; viceversa la valorizza-zione di un edificio necessitaun’interpretazione critica dell’operastessa e la “sottolineatura espressi-

va” di alcuni suoi aspetti. E’ unavisione più dinamica perché ponel’edificio in un rapporto dialogicocon il contesto e lo percepisce nel-l’oggi della sua contemporaneità,pur non volendone cancellare l’o-rigine né la storia: la storia traspi-

ra comunque dall’architettura, an-cora sussurrata da quei muri testi-moni di vicende antiche.

Dalla Carta del Restauro1 del1932 in poi si sono così moltipli-cati manifesti (per lo più rimastiinosservati), teorie scientifiche che

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Conservare la luce perrestaurare il moderno

a cura diDavide Crippa,

Barbara Di Prete Studio Ghigos

Ambiente e Protezione

Gianni Ranaulo, “Archeoscreen”, 2003. “Archeoscreen” è un’opera incentrata su uno schermo holopro estremamente sensibilegrazie a cui un visitatore può apprezzare la ricostruzione fedele di un tempio antico, così riprodotto virtualmente, mentre inprossimità dello schermo stesso sono visibili le sole rovine del tempio.

Gianni Ranaulo, Torre diMontparnasse, Parigi, 1998Gianni Ranaulo ha riproposto a Parigi un discorso analogo a quello delle Virtual Towersprogettate a Napoli: “torri di memoria saracena realizzate in fibre di carbonio e invisibilidurante il giorno, che sboccianovisivamente di notte nutrendosidell’acqua marina creando deglianelli immateriali sui qualivengono proiettate immaginipubblicitarie” (F. Oddo).

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ambivano a definire risposte risolu-tive ancora oggi irrimediabilmentelontane, pratiche filologiche che sicontrapponevano a valutazioni arti-stiche, come ricerche sulle tecno-logie per il recupero, il consolida-mento o la conservazione dei ma-teriali che servivano talvolta – spes-so per pura convenienza - a dele-gittimare ogni nuovo atto proget-tuale.

In questi anni anche il concettostesso di restauro si è così via viaprofondamente modificato: per al-cuni progettisti, ad esempio, la me-moria “va oltre il rapporto tra este-tica e documentazione e implica lascelta: è l’operazione che ci per-mette di distinguere ciò che meri-ta di essere conservato da ciò cheinvece può essere dimenticato”; inquesta linea di pensiero si collocaGiuseppe Cristinelli, vicepresidentedel Comitato Cracovia 2000, dacui è anche scaturita un’ennesimaCarta del Restauro. Solo il tempodirà se non si tratti di un’ennesima“Carta delle Buone Intenzioni”, de-stinata a scontare con la disatten-zione quel tanto di indefinitezzache accompagna ogni tentativo diregolamentazione delle disciplineumanistiche; “del resto, l'arte del'900 è piena di Carte, Manifesti,Dichiarazioni e Proclami puntiglio-samente redatti, sbandierati e tran-quillamente dimenticati”. Carte il

cui compito va forse individuatonella capacità di fornire indirizzi dicarattere generale, ma destinate acambiare con il mutare ciclico delconcetto di restauro.

In questa brevissima casistica acui vogliamo accennare non si pos-sono trascurare anche tutti queiprogettisti che sostengono un pro-getto di tipo conservativo, che ten-ga conto dell'edificio sia come mo-numento artistico sia come docu-mento storico – “patrimonio cultu-rale e traccia del passato, frutto diun pensiero architettonico composi-tivo, figurativo ed espressivo”. Inquesto caso il concetto di memo-ria prescinde dal soggetto e diven-ta invece una caratteristica del tut-to intrinseca all’edificio, che deveessere preservato in ogni sua parteal fine di salvaguardarne la leggi-bilità.

Se Aldo Rossi (anche in polemi-ca con il suo maestro Rogers), nonha mai condiviso né perseguito lavalorizzazione delle preesistenzeambientali, in quanto “concetto disapore scenografico"; se per CesareBrandi2 “il restauro costituisce ilmomento metodologico del ricono-scimento dell'opera d'arte, nellasua consistenza fisica e nella suaduplice polarità estetica e storica,in vista della sua trasmissione alfuturo”; se agli interventi mimetiz-zati nello stile dell’opera se ne

cont rappongonoaltri dal linguaggiod ich ia ra tamentec o n t e m p o r a n e oche non cercanoalcun dialogo conle preesistenze; sel’edificio storico ètalvolta occasioneper acrobatici eser-cizi stilistici e ta-laltra supporto diimprobabili ricer-che sperimentali;se vengono consi-derati capolavorile opere di MarcoDezzi Bardeschicome di AndreaBruno (il suo ca-stello di Rivoli èemblematico di unapproccio al pro-

getto spregiudicato, ma ben cali-brato tra moderno ed antico); se laFenice rinasce da se stessa immu-tata cercando di emulare acritica-mente ciò che è andato distrutto;viene, allora, spontaneo chiedersicosa voglia dire oggi “restaurare” o“conservare”: forse il restauro nonè più sufficientemente rappresenta-to né dall’approccio di Beltrami,che adottava un filtro critico perinterpretare la storia, né da quellodi Cesare Brandi, che invece nepreservava ogni “superaffettazione”.

Forse in questo momento storicocosì caratterizzato dall’uso di altatecnologia proprio la tecnologiapuò rappresentare lo spunto perun’ulteriore e più fresca riflessionesul concetto di restauro: parliamo➤

Gianni Ranaulo, Liquid Square, Caserta, 2001.Nella “Liquid Square” di Caserta G. Ranaulo hacollocato un grande schermo translucido sullafacciata di un edificio – “un gesto semplice,architettonicamente quasi banale, ma in grado disuscitare un immaginario permanente” (Oddo3) – da cui è risultata un’architettura estremamenteeterea e mutevole, completamente riconfigurata.

Festival della luce di Lione, 2003. Ancora giochi di proiezioni: inquesto caso la proiezione mostra l’interno di un teatro ricostruitocosì come si presentava prima di un famoso e rovinoso incendio.Proseguendo, nel filmato viene anche rappresentato il dispiegarsidell’incendio stesso e la distruzione dell’edificio; il restauro portaquindi a una fase dell’architettura che si pensava persa per sempre equi riproposta in forma virtuale. Una direzione diametralmenteopposta a quella intrapresa per il restauro della Fenice di Venezia.

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di tecnologie applicate ai più vastiambiti, quindi non prettamentepensate per l’architettura, ma chepossono essere utilizzate con pro-fitto proprio per riportare la storiatra noi, pur con le specificità deisingoli casi. E’ per ora solo un’in-tuizione, ma un domani potrebbeforse diventare teoria.

Il controllo numerico è una del-le tecnologie che meglio si prestaa un utilizzo in campo architetto-nico, ed in questi ultimi anni hatrovato una sua applicabilità speci-fica anche nel restauro.

Indicativo al proposito è il casodella “Sagrada Familia” di Gaudì,un cantiere infinito in cui si acca-valla da un lato la necessità di re-staurare l’esistente, dall’altro la vo-lontà di completarlo. Alla mortedell’architetto l’intento era quello diconcludere la cattedrale incompiu-ta seguendo strettamente i disegnidel progettista; le tempistiche estre-mamente dilatate e le difficoltà tec-niche hanno però a oggi impeditola conclusione dell’opera, poiché lemaestranze si sono estinte e i co-

sti di lavorazione della pietra sonorisultati spesso eccessivi. In talecontesto proprio la tecnologia è in-tervenuta a supporto delle opera-zioni di restauro e completamentodella chiesa: tramite controllo nu-merico sono state dapprima digita-lizzati i disegni di Gaudì e poi so-no state realizzate molte parti man-canti della Sagrada Famiglia, deter-minando strutture complesse altri-menti non ottenibili.

Per rimanere in Italia, invece,suggestivo quanto discusso è statoil restauro della Fenice di Venezia;un caso complesso per le innume-revoli difficoltà tecniche che hapresentato, ma soprattutto per lascelta del progettista di riportare inluce una sorta di copia dell’edifi-cio distrutto. Anche in questo casomolti pezzi lignei del teatro sonostati ricostruiti in 3D e realizzatipoi a CN, per l’assenza di mae-stranze in grado di effettuare lavo-razioni così complesse in brevetempo e in costi relativamente con-tenuti.

Il controllo numerico, ma al li-mite anche le proiezioni o la luce,possono così diventare quasi me-tafore del restauro contemporaneo:verso un restauro ad altissima tec-nologia, al limite anche mutevoleed effimero.

Sul tema delle proiezioni e del-la luce, due realtà fortemente in-terconnesse, ha già avviato speri-mentazioni di successo applicate inambito urbano un architetto italia-no, Gianni Ranaulo.

Ranaulo usa la luce per donarenuove funzioni o più semplice-mente nuove configurazioni agliedifici, utilizzando la loro facciatacome supporto comunicativo. Ilprogettista propone infatti una “li-ght architecture” (da cui anche ilnome del suo studio): “nebulizza-zioni d’acqua, fibre di carbonio,vetri fotovoltaici […] per crearepiccoli elettroshock per le zone ad-dormentate della città”; leggerezza,movimento e informazione sono lecategorie che caratterizzano i suoiprogetti, in una sorta di avvicina-mento dell’architettura all’arte, e al-l’arte visuale contemporanea inparticolare. Le proiezioni, che sfrut-tano le facciate come schermo pri-

vilegiato, sono dunque intese dal-l’architetto come modalità di recu-pero degli edifici dimessi o comeoccasione per donare una nuovaveste agli edifici storici: un mododiverso per usarli e valorizzarli, inun concetto estremamente innova-tivo e flessibile del più classico“riuso”. Ancora più spinta in que-sta direzione è “Archeoscreen”,un’opera di Ranaulo che, grazie al-l’uso della tecnologia delle pellico-

Festival della luce di Lione, 2003. Le proiezioniurbane modificano le facciate storiche, che da unlato diventano supporto mediatico (qui usatocome omaggio a Leonardo) e dall’altro, grazie allarealtà virtuale, trovano forse una loro maggiorecompiutezza. Tornano a una fase precedenteconosciuta anni addietro o piuttostosperimentano una condizione nuova mai vissuta,come nel caso qui rappresentato in cui l’edificiopare tremare sotto una scossa di terremoto.

Festival della luce di Lione, 2003. Oltre alle proiezioni, gli edifici diventanosupporto anche per sperimentazioni cromatichee luminose semplicemente a partire daparticolari giochi di luce che regalano allefacciate una nuova dimensione, valorizzandonealcuni aspetti e modificando la percezione cheabbiamo di loro.

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INNOVARE • 1 • 2006 61

Restaurare il moderno

le olografiche, ha ricostruito vir-tualmente un tempio antico di fron-te alle rovine fisiche dello stesso.

In questa stessa direzione di ri-cerca si colloca il Festival della Lu-ce di Lione, seppur sia pensato perfini artistici: le innumerevoli instal-lazioni offrono infatti uno spuntoper riflettere su quelle che potreb-bero essere le ricadute progettualidi una tecnologia per ora per lopiù legata all’intrattenimento. Comespesso accade, d’altra parte, l’arteanticipa l’architettura e introducenella disciplina pratiche che poi

vengono riprese dai progettisti,e anche in questo caso po-trebbe offrire un’intuizione perun restauro forse provocatorioeppure efficace. Un restaurovirtuale che si struttura su lu-ci e proiezioni, che dunquepersegue interventi “leggeri”apportati all’esistente, su cui siva a intervenire in modo noninvasivo eppure estremamentescenografico. E’ un “restauro”inteso in un’accezione estre-mamente contemporanea, cherifugge dall’eternità dell’attoprogettuale, ma in questa suaevanescenza si dimostra an-che funzionale: flessibile, ilprogetto è così in grado di ri-portarci ogni volta in un gior-no diverso della storia dell’e-dificio e di interpretarne unadeterminata fase storica. Inquesti primi studi di Ranauloo nelle inconsapevoli speri-mentazioni di Lione tale ap-proccio si è manifestato attra-verso proiezioni urbane sullefacciate storiche come attra-verso giochi di luce che ride-finiscono percettivamente imonumenti, ma le prospettiveche si aprono con l’uso diqueste tecnologie sono ancoratutte da indagare. In tal modosi definiranno non solo nuoviapprocci progettuali al tratta-mento del costruito, ma anchenuovi paradigmi spaziali, tra-sponendo il rapporto media-uomo e media-ambiente natu-rale in termini fisici grazie apareti interattive, facciate co-me schermi, muri come dia-frammi, scene e paesaggi rea-

li che interagiscono con altri solosimulati. Siamo forse di fronte anuovi postulati per una moderna“carta del restauro”, che si spingeverso restauri sempre più tecnolo-gici eppure effimeri, flessibili, mu-tevoli. Restauri che usano l’ogginelle sue più intime potenzialitàper riportarci a cavallo tra un tem-po perso e uno solo sognato. ■

Davide Crippa

Barbara Di Prete

Fontiper le immagini di Lione: foto degli autoriper le immagini del castello di Rivoli: foto degli

autoriper le immagini di Gianni Ranaulo: immagini trat-te dal sito internet del progettista www.lightarchi-tecture.netper le immagini di Gaudì: immagini tratte da:Claudi Alsina, Josep Gòmez – Serrano, Gaudì in-gegnere, Crossing n.2, giugno 2001, p.73,75.

1 Vilma Torselli, La Carta del Restauro, 4 gennaio2004, in www.antithesi.info

2 Cesare Brandi, Teoria del restauro, Torino, Pic-cola Biblioteca Einaudi, 2000

3 Francesca Oddo, Nuove prospettive di comuni-cazione nello scenario urbano, in www.archi-tecture.it

Andrea Bruno, restauro del Castello di Rivoli, Torino,1978 - 1984. Visione d’insieme e particolari dell’ampiorestauro, improntato a un dialogo esplicito tra materialie tecnologie moderne e soluzioni costruttive invecestoriche. In questo caso l’architetto non ha voluto celareil suo intervento mimetizzandolo nel preesistente, bensìha valorizzato il castello sottolineandone alcuni elementie dichiarando esplicitamente laddove era intervenuto conil suo nuovo progetto.

Antonio Gaudì, Sagrada Famiglia, Barcellona, 1882inizio lavori. Per il restauro e il completamentodella cattedrale si è resa necessaria una completadigitalizzazione dei disegni di Gaudì, a partire daiquali sono state ricavate le strutture piùcomplesse della chiesa (poi scolpite nella pietragrazie a un filo diamantato guidato dal computer).Nonostante l’uso dell’informatica, la complessitàdei disegni ha determinato comunque un esito chenon si è rivelato estremamente fedele, quantopiuttosto una sorta di schematizzazione delleforme inizialmente concepite dall’estrodell’architetto spagnolo.Vediamo qui un render assonometrico di unacoppia di pilastri, che seguono la forma naturale“a frattali” degli alberi, e un rendering di unaporzione delle volte a quota 30 m con successivafase costruttiva. Per rendersi conto dellacomplessità della struttura è sufficiente pensareanche agli altri pilastri usati nella chiesa: pilastrigenerati dall’intersezione booleana di due colonnetortili a loro volta originate dal movimentoelicoidale alternato di poligoni regolari.

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Il rilievo topografico moderno, inteso come determi-nazione di un sistema di punti al quale associarecoordinate locali e/o assolute, ha subìto negli ulti-

mi anni una evoluzione sostanziale.Dal semplice rilievo eseguito in modalità manuale

con l’utilizzo del teodolite ottico meccanico, attraver-so il quale è possibile acquisire un numero limitatodi punti (che in ogni caso prevede una interpretazio-ne non rigorosa del dato), si è passati all’utilizzo del-la tecnologia laser scanner che permette di ottimiz-zare i tempi del rilievo acquisendo, a parità di tem-po, un numero esponenzialmente maggiore di punti.

Tale tecnologia, inoltre, permette di ricreare tridi-mensionalmente l’ambiente circostante in modo da po-ter effettuare una post elaborazione più immediata.

I modelli di Laser scanner attualmente utilizzati daidue laboratori di ricerca Iride e Demetra di Perugiasono LMS-Z420i, LEICA -HDS 3000, LMS-Z360i RIEGL.

Le caratteristiche tecniche del laser prevedono lapresenza di un laser infrarosso a impulso di misura-zioni time-of-flight e di capacità di misurazioni fir-st–last target.

A ogni misura il Laser fornisce: range, angolo diintensità dell’impulso di ritorno e un dato colore RGBdegli oggetti. Questo ultimo dato è molto importantein quanto abilita a successive texturing con immaginiad alta risoluzione dei modelli, favorendo il ricono-scimento degli oggetti.

ACQUISIZIONE DEI DATI 3D DA LASER SCANNERDopo una pianificazione della fase di acquisizione

(numero di scansioni, posizioni dello Scanner) sulcampo, avviene una registrazione dei dati cosiddettaconsolidation che consiste, prima di tutto, in unaidentificazione manuale dei punti comuni, seguita dauna identificazione automatica dei target speciali (tar-get retro - riflettenti), con appoggio topografico (GPSe/o stazione totale).

Successivamente, avviene l’acquisizione del datogrezzo, supportato da immagini CCD, una minimiz-zazione degli errori nelle zone di sovrapposizione,

Laser Scanner 3D Ambiente e Protezione

a cura diLuciano Blois, Vania Antonelli, Francesco Federici, Michele Caponi

Laboratorio di ricerca Iride srl

Principi operativi, performance e applicazioni della tecnologia Laser Scanner 3D al settore dei beni culturali

La Società IRIDE Srl di

Perugia, nata come so-

cietà tra professionisti

nel 1996 e diventata

successivamente società

di ricerca e ingegneria

nel 2002, con Decreto Dirigenziale n. 1244/RIC del

7.10.2004 è stata iscritta all’Albo dei Laboratori di Ricerca

Altamente Qualificati del MIUR.

La sua attività si traduce in servizi alle imprese che com-

missionano al Laboratorio ricerche, studi, analisi e progetta-

zioni per l’acquisizione di nuove conoscenze utili alla messa

a punto o di nuovi prodotti, processi produttivi e servizi o

al miglioramento di quelli già esistenti.

Da più di un anno il Laboratorio di Ricerca IRIDE gestisce

commesse di ricerca fornendo servizi, su tutto il territorio

nazionale, a imprese provenienti dai più diversi settori del-

la produzione: metalmeccanico, agroalimentare, estrattivo-mi-

nerario, società di servizi.

La IRIDE Srl che collabora in stretto contatto con un al-

tro importante Laboratorio di Ricerca Altamente Qualificato,

la Demetra Spa di Perugia, opera nel settore dei servizi al-

la produzione e in particolare nei seguenti campi di attività:

Cod.: K 73.10 - Ricerca e sviluppo sperimentale nel cam-

po delle scienze naturali e dell’ingegneria;

Cod.: K 74.20.3 - Servizi di ingegneria integrata;

Cod.: M 80.30.3 - Scuole e corsi di formazione speciale.

IRIDE srl ha adottato il Sistema di Gestione della Qualità

Aziendale (SGQA), - acquisendo la Certificazione di Qualità

UNI EN ISO 9001, Certificato num. 4599, Settore EA 34 –

EA 35 – EA 37 “Servizi di progettazione, ricerca, sviluppo

e servizi integrati nel campo dell’ingegneria ambientale, del-

le georisorse e delle geotecnologie, in conto proprio e con-

to terzi – Scuole e corsi di formazione speciale”. ■

Fig. 1: modalità di visualizzazione dei dati acquisiti

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INNOVARE • 1 • 2006 63

una misurazione della posizione e dell’orientazionedurante l’acquisizione e una registrazione on-line deidati in un sistema di coordinate locale comune tra-mite i tie point e/o le informazioni GPS. L’ ultima fa-se prevede un controllo della copertura dei dati(vuoti nella nuvola dei punti).

Il Post Processing prevede, infine, una fase di mo-dellazione con geometrie primitive “as built” CAD,una modellazione della superficie con triangolazionee decimazione per applicazioni industriali e conse-guente riconoscimento degli oggetti nel rilevamento emonitoraggio.

I Laboratori di ricerca Iride e Demetra di Perugiasi sono specializzati, negli ultimi anni, proprio nel-l’acquisizione ed elaborazione di dati 3d attraversol’utilizzo di strumentazioni altamente sofisticate di cuisi è dotata, tra cui i Laser scan LMS-Z360 e LPM-800HA di cui abbiamo descritto le principali caratte-ristiche tecniche.

Inizialmente, l’applicazione di tali tecnologie inno-vative è stata utilizzata nel controllo della gestionedelle attività di coltivazione afferenti al settore estrat-tivo, principale core business del laboratorio. Succes-sivamente, date le vaste possibilità di applicazione, siè iniziato a integrare le tecniche di rilevazioni inte-grate di dati (Laser scan + GPS + strumenti topogra-fici ad alta precisione) al settore architettonico e deibeni culturali, in particolare attraverso rilevazioni del-le strutture interne/esterne di fabbricati, di edifici sto-rici quali chiese, palazzi, monumenti e di siti ar-cheologici. Le diverse tipologie di service offerti dallaboratorio vanno dalla sola acquisizione dei dati discansione e fornitura al committente della sola nuvo-la di punti “ripulita” e georeferenziata, alla elabora-zione complessiva del progetto di rilevazione/restitu-zione comprendendo, quindi , le fasi di elaborazionegrafica con software specifici, sino alla realizzazionedel progetto di intervento.

Tra i principali lavori svolti nel settore architettoni-co e dei beni culturali, a titolo esemplificativo, ricor-diamo:

- rilievo topografico ad alta precisione mediante la-ser del Parco storico di Villa Paolina nel Comune diPorano (TR);

- chiesa di S.Erasmo (generazione, vettorializzazio-ne di ortofoto derivante da scansione laser 3d);

- caso di studio Ferentillo (edificio storico del1400dc in fase di ristrutturazione da adibire a resi-denza privata);

- castello di Piediluco (TR) (demo per la provinciadi Terni, Settore edilizia);

- rilievo cartografico, digitale, topografico, foto-grammetrico delle mura etrusche di Perugia.

Le figure n. 2,3 e 4 sono esempi tridimensionalidi applicazione della strumentazione laser scan nel

settore architettonico (dato grezzo: larghezza cella 9mm), tratte dal lavoro complessivo di rilievo carto-grafico, digitale, topografico, fotogrammetrico delleMura Etrusche nel centro storico di Perugia, recen-temente svolto.

VANTAGGI DELLA TECNOLOGIA LASER SCANNINGI vantaggi dell’uso dei dati Laser Scan sono molte-

plici. Innanzitutto, vengono fornite informazioni detta-gliate che ritroviamo contenute nella nuvola dei pun-ti 3D.

Tali informazioni comprendono: altezza degli edifi-ci, informazioni sulla profondità delle facciate, detta-gli della facciata (numero, posizione e area di fine-stre etc.), informazioni sulla posizione della vegeta-zione (alberi etc.), cambiamenti dovuti a lavori dicostruzione.

Inoltre, tale tecnologia consente, come già visto,una generazione rapida di nuvole di punti, una ac-quisizione dei dati indipendente dalle condizioni lucee una acquisizione rapida dei dati con alto livello deidettagli. ■

Laser Scanner 3D

Figura 2: esempio di applicazione in campoarchitettonico (larghezza cella 9 mm).

Figura 3. Esempio in campo architettonico di modello basatosolo su dato Laser Scan : modello tridimensionale.

Figura 4: Esempio in campo architettonico di modello basatosolo su dato Laser Scan : modello tridimensionale.

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Etna Valley

Premesso che la Scienza è lacomprensione delle cose, omeglio la comprensione della

logica delle cose, mentre la tecno-logia è una semplice ricaduta pra-tica, possiamo parlare di RicercaIndustriale e Innovazione se rinun-ciamo alla Ricerca di Base? Senzale teorie di Einstein oggi nonavremmo sicuramente il sistema dicomunicazione satellitare che ab-biamo, cioè senza la Ricerca di Ba-se non avremmo avuto questo ge-nere di ricaduta che sicuramente èun grande servizio all’umanità perl’enorme velocità di comunicazio-ne.

Con questi presupposti è neces-sario che lo sviluppo della nazio-ne e la crescita della competitivitàpassi obbligatoriamente da un piùstretto rapporto tra il mondo Scien-tifico e il mondo Industriale.

Le politiche regio-nali, nazionali e co-munitarie sono ormaifortemente indirizzatealla stabilizzazione diquesto connubio, mala realtà del paese èancora fortemente scol -legata, penalizzandoen trambi i settori; ov-vero alcuni esempi liabbiamo, ma che ri-guardano gli Enti di Ri-cerca o le Universitàcon le Grandi Imprese,i cui risultati sono datutti noi visibili e nonsono certamente entu-siasmanti.

Il mondo delle pic-cole e medie indu-strie sembrerebbe ta-gliato fuori; ma comeè possibile visto che

il tessuto industriale nazionale èbasato su tale tipologia d’impresa?

Nel marzo 2000 si è firmato unprimo protocollo d’intesa tra Istitu-to Nazionale di Fisica Nucleare eCONFAPI per tentare di avviarequesto processo con le PMI, suc-cessivamente, nel 2005, tra i La-boratori Nazionali del Sud dell’Isti-tuto e Apindustrie Catania, aderen-te CONFAPI, è stato siglato unnuovo protocollo che, in linea dimassima, rinnova i contenuti delprecedente, facendo intravederedelle possibili immediate ricadutenella Regione Siciliana, zona geo-grafica obiettivo 1.

L’attività di Ricerca in Fisica Nu-cleare è prevalentemente rappre-sentata dallo studio della materianucleare che viene effettuata sialanciando proiettili nucleari ovverofasci di ioni con velocità di circa

un decimo della velocità della lu-ce contro i nuclei di opportuni ber-sagli in modo da produrre collisio-ni, sia dalle osservazioni delle par-ticelle nucleari del cosmo. Dallemisure delle grandezze fisiche deiprodotti emessi in queste collisionisi ricavano informazioni fondamen-tali sulle proprietà degli stessi nu-clei.

Per fare queste attività è eviden-te che le tecnologie utilizzate sonoaltamente specializzate, e per otte-nere sempre migliori risultati è ne-cessario innovare le strumentazioniche si perfezionano grazie allaspinta nella ricerca.

In virtù dei protocolli stipulati egrazie alla lungimiranza del Presi-dente INFN Prof. Roberto Petronzioe del Direttore dei LNS di Cataniaprof. Emilio Migneco, la sfida e larincorsa, in Sicilia, sta ottenendo i

Le aziende informano

a cura diCarlo Campisano

Apindustria Catania

Un connubio di ricerca e innovazione in chiave industriale

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INNOVARE • 1 • 2006 65

primi risultati di trasferimento tecnologico alle PMI lo-cali.

Con un protocollo operativo, in Associazione Tem-poranea di Scopo, tra INFN e API-Catania, l’IstitutoNazionale di AstroFisica, le tre università statali dellaregione e un gruppo di PMI Catanesi è stato avviatoil progetto denominato “TriGrid Virtual Laboratory”,che ha l’obiettivo strategico di dotare la Sicilia di unlaboratorio virtuale insistente su una griglia computa-zionale, per applicazioni scientifiche e industriali.

La GRID, per semplificare, è il più potente elabo-ratore elettronico del mondo, che verrà messo a di-sposizione dei partner PMI per sviluppare le necessitàdi calcolo e di storage; è la grande opportunità perle PMI di avere servizi di altissimo contenuto tecno-logico, fino ad oggi disponibili solo ai grandi centridi ricerca o alle grandi industrie.

Il “Laboratorio Virtuale” sarà connesso con le gri-glie computazionali italiana, europea e mondiale, alfine di favorire e migliorare sia la collaborazionescientifica delle realtà siciliane con il resto del mon-do, sia la competitività delle PMI operanti nel terri-torio, creando un network di elevata professionalità ecanali specifici di alta formazione e trasferimento diKnow-How. Ovvero le PMI siciliane avranno accessoa un sistema computazionale che, solo riferendosi alprogetto, ha un valore di hardware di circa 6 milio-ni di euro; chi potrebbe permettersi un simile sistemainformatico?

Ma non è finita qui. INFN e le PMI siciliane stan-no sviluppando un rapporto sempre più sinergico inun settore dove, nonostante l’eccellenza nazionale, c’èancora molto da trasferire.

Quando si parla di nucleare, l’opinione comune èimmediatamente indirizzata alla bomba atomica o al-l’energia, alle centrali nucleari; ben pochi sanno cheil nucleare oggi rappresenta una serie innumerevole diopportunità anche per migliorare la qualità della vita.

Enrico Fermi diceva: «attenzione che dopo la Hi-roscima militare non segue l’Hiroshima culturale»,

purtroppo, per tanti anni ci siamo sta-ti, forse adesso è ora che si vedanoi processi nucleari con una mente piùserena, più sgombra da pregiudizi esi tenti di recuperare il grande gapche abbiamo accumulato.

Negli ultimi anni le tecniche di Ra-diation Processing si stanno diffon-dendo rapidamente in molti settori,dalla produzione industriale alla me-dicina.

In medicina, la preziosa caratteri-stica di un fascio di particelle nu-cleari, che esce da un acceleratore, èche queste particelle, assimilabili aminuscoli proiettili, possono essere in-viati con straordinaria precisione subersagli di piccole dimensioni. Inol-tre i fasci di particelle nucleari, comead esempio i protoni, rilasciano la

maggior parte della loro energia solo alla fine del per-corso, riducendo al minimo il danneggiamento nellaparte di materia attraversata, ciò è nettamente diffe-rente di quanto avviene con i fotoni e gli elettroni.Queste proprietà delle particelle nucleari (chiamateanche adroni) hanno fatto crescere, nel mondo scien-tifico, una importante attività con interessanti applica-zioni per la lotta contro quei tumori localizzati inprossimità di organi vitali (fondo dell’occhio, base cra-nica, colonna vertebrale). Questa tecnica di tratta-mento, chiamata adroterapia, consente di raggiungeremasse tumorali a varie profondità variando l’energiadei protoni. Questo progetto, già dimostrato in Siciliacon l’unico centro nazionale sperimentale operante,sta per trasformarsi in un progetto industriale che verràpresto realizzato in collaborazione con strutture sani-tarie d’eccellenza.

Nell’industria, le particelle ionizzanti sono una al-ternativa sicura, pratica ed economica alle tecnichetradizionali, e anche nello sviluppo di nuovi materia-li e nuove caratteristiche. Questa tecnologia consentedi innescare vari processi con minor dispendio ener-getico, migliore resa di produzione e un maggior ri-spetto ambientale, trattandosi di una tecnologia puli-ta, in quanto non ci sono scorie speciali di produ-zione, e consente di innescare reazioni chimiche sen-za far uso di additivi o catalizzatori, spesso può es-sere una tecnica post-produzione per abbattere l’in-quinamento degli impianti tradizionali, degradando irifiuti speciali e alcuni prodotti chimici. Le applica-zioni possibili con questa tecnologia sono in continuaevoluzione e, mentre alcune di esse sono ancora infase di sviluppo, altre sono già mature e applicabiliin innumerevoli processi. Nuove tecniche si stannomettendo a punto nei processi di litografia profondacon fasci ionici, tecnica che potrà notevolmente inci-dere in tanti processi di miniaturizzazione di compo-nenti.

Ma non finisce qui. C’è il settore dello studio del-le particelle elementari cosmiche che potrebbe sem-

Etna Valley

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brare una materia solo per scien-ziati; non è così, come abbiamogià detto la ricerca sul militare haconsentito all’industria americanadi avere un grande sviluppo in-novativo, anche tale ricerca puòrappresentare un momento di svi-luppo industriale e poi, non di-mentichiamoci che senza Einsteinoggi non potremmo comunicarecon i satelliti.

Il progetto NEMO, dell’IstitutoNazionale di Fisica Nucleare,coordinato dai Laboratori Nazio-nali del Sud di Catania, prevedela realizzazione di un osservato-rio/laboratorio sottomarino multi-disciplinare per la rivelazione dineutrini astrofisici di alta energia.Il progetto consiste in una rete disensori da installare a elevateprofondità marine (circa 3500metri), che instrumenta un volu-me di circa 1 km3 di acqua. Ilsistema sarà collegato medianteun cavo elettro/ottico sottomarinoalla stazione di terra per l’acqui-sizione dei dati rilevati e la ge-stione della potenza elettrica ne-cessaria per il funzionamento.

Un laboratorio di questo tipopermetterà di rivelare per la pri-ma volta neutrini provenienti dal-lo spazio. I neutrini sono la son-da più penetrante esistente in na-tura e pertanto permetteranno diottenere informazioni sull’Universo più distante, apren-do una finestra di osservazione su fenomeni fino aora inesplorati.

A livello internazionale lo IUPAP (InternationalUnion for Pure and Applied Physics) ha raccomanda-to la realizzazione al mondo di due osservatori diquesto tipo, uno nell’emisfero meridionale e l’altronell’emisfero boreale da collocare nel Mare Mediter-raneo. Gli USA hanno inserito la realizzazione di untelescopio per neutrini astrofisici di alta energia nellaloro “Road Map to the Future” avviandone la costru-zione nell’Antartide.

L’ESFRI – European Strategic Forum for Researchand Innovation - dell’UE ha inserito il telescopio km3tra i dieci progetti strategici per il 7° Programma Qua-dro (2007-2013).

Le principali Agenzie di Ricerca Europee operanoin questo particolare settore da diversi anni. I siti cherisultano candidati per l’installazione del telescopiosottomarino per neutrini da collocare nel Mare Medi-terraneo sono tre, Italia, Francia e Grecia. Il sito can-didato dall’INFN è situato al largo delle coste di Ca-po Passero – Sicilia Orientale (100 km dalla costa –3500 metri di profondità).

Oltre all’osservatorio per neutri-ni di alta energia, il progetto NE-MO, nella sua configurazione fi-nale prevede l’integrazione di di-versi altri osservatori mirati allostudio di svariati aspetti del siste-ma marino e terrestre. Di partico-lare interesse potrebbe essere larealizzazione e l’installazione, incollaborazione con i principalienti di ricerca nazionali e inter-nazionali che operano nei settoridi competenza, di stazioni scien-tifiche in grado di ottenere infor-mazioni su:

● monitoraggio sismico e ambientale;

● monitoraggio oceanografico;● bioacustica e biologia marina;● controllo dell’inquinamento

ambientale e costiero.Oltre a queste applicazioni pu-

ramente scientifiche potrebbe es-sere interessante lo sviluppo diapplicazioni che avrebbero unforte impatto diretto e indirettosull’industria, quale:

● sviluppo di nuove conoscen-ze per lo sfruttamento delle risor-se e per l’allevamento ittico;

● sviluppo di nuove conoscen-ze per la cantieristica navale eper lo studio dei materiali avan-zati per applicazioni strutturaliestreme (ponte sullo stretto diMessina);

● sviluppo di sistemi di telecomunicazione innova-tivi a larga banda con impiego di satelliti per utenzedifferenziate in materia di sicurezza, prevenzione e in-tervento in caso di catastrofi naturali.

E’ evidente che lo sviluppo di NEMO darà un for-tissimo impulso alle PMI per sviluppare le strutture ei componenti necessari alla realizzazione del proget-to.

APINDUSTRIE Catania ha già manifestato il pienoappoggio al progetto. Recentemente anche InvestiaCa-tania sta analizzando una forma di collaborazione alprogetto avviando procedure di sostentamento allospin off e allo start up di imprese che potranno e do-vranno acquisire le tecnologie necessarie, facendonebagaglio culturale in un mercato sì di nicchia, mamolto importante; il mondo sottomarino può rappre-sentare una ulteriore fonte di ricchezza per l’uomo.

In una nazione dove si dice spesso che abbiamoperso tutti i treni, non vediamo che ne parte ancorauno ogni quarto d’ora; stavolta, l’alta velocità potràpartire dal Distretto dell’Etna Valley, diventando unalocomotiva nazionale e dove si coniuga ricerca e in-novazione in chiave industriale. ■

Carlo Campisano

Etna Valley

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INNOVARE • 1 • 2006 67

Tradizione e... innovazione

Il passaggio generazionale realizzato nel 2003 haportato la Tecnometal srl di San Leo (PU) a pro-porsi come capocommessa nella fornitura di rotori

per turbine elettriche e rulli per i diversi settori in-dustriali. Imprenditori di terza generazione, 32 e 29anni, i fratelli Francesco e Federico Chiari hanno sa-puto innestare nella tradizione di famiglia ereditata do-po gli studi universitari la strategia in grado di gua-dagnare la fiducia di grandi gruppi industriali. La strut-tura è quella tipica della piccola impresa familiare,con 15 addetti affiatati e un dinamismo che consen-te alla Tecnometal di adattarsi alle diverse necessità.Particolare attenzione, per una ferma convinzione deidue giovani titolari quanto del papà Daniele che halasciato la responsabilità, ma non il lavoro di semprein azienda, viene dedicata alla formazione dei dipen-denti, utilizzando i corsi organizzati dall’AssociazionePiccole e Medie Industrie della provincia di Pesaro eUrbino a cui la Tecnometal aderisce. Il core businessdella Tecnometal è costituito dalla costruzione e lavo-razione di rulli di medie e grandi dimensioni per laproduzione di macchinari. Ma allo stesso modo la ditta è in grado di eseguirelavori di asportazione del truciolo, in tondo e in pia-no, di una vasta gamma di particolari, da pochi mil-limetri fino a 2 metri di diametro. E’ la logica della

economia di commessa (e non di prodotto) che i fra-telli Chiari hanno individuato come carta vincente sulmercato per un’azienda che vuole proporsi in manie-ra agile e innovativa, organizzandosi al proprio inter-no e avvalendosi della collaborazione di varie dittedella zona cui affidare altre fasi della lavorazione deirulli, come la gommatura, i trattamenti termici, i trat-tamenti superficiali.

La scelta, ci spiegano Francesco e Federico, è sta-ta suggerita dalle tendenza osservata nelle grandiaziende produttrici di impianti e macchinari a de-mandare ai terzisti la costruzione dei particolari mec-canici, riservando quindi a sé la fase di assemblaggio.In virtù di questa lettura della situazione che ha finqui garantito ottime performance, la Tecnometal, es-sendo capace di realizzare un grande numero di com-ponenti o di affidare a ditte collegate altre fasi neces-sarie al completamento del prodotto, si propone oggial committente come soggetto unico di riferimento,semplificandogli al massimo le operazioni e i tempidella fornitura. Tecnometal ha acquisito una buona fet-ta di mercato nella fornitura di rotori per turbine elet-triche e nel settore delle macchine per la produzionedi energia. La produzione riguarda anche i macchina-ri nei settori della carta, legno, serigrafia, offset, lito-latta, rotocalco, siderurgia, packaging. ■

Le aziende informano

a cura diSimone Romanini

Api Pesaro

La Tecnometal srl svolge la sua attivitànello stabilimento (2500 mq) di

Pietracuta di San Leo (PU), in StradaLeontina 253/b - località Pianacci.

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68 INNOVARE • 1 • 2006

Ricerca especializzazione

Plastiape è un’azienda lecchesedel settore plastico con unaforte specializzazione nella

realizzazione di dispositivi per ina-latori di farmaci. Lavorando in questo campo daquasi trent’anni, l’azienda ha infat-ti sviluppato competenze specificheche le permettono di ottenere po-sizioni di leadership di mercato.

I risultati conseguiti si devono aun’intensa attività di ricerca e svi-luppo su cui l’azienda investe dasempre, che l’ha portata, nel tem-po, a collaborare con primari grup -pi di ricerca a livello mondiale.

LA RICERA INDUSTRIALERecentemente ha preso parte

adun ampio progetto di ricerca svi-luppato dall’Università di Sydney(NOTA 1), un’istituzione accademi-

ca riconosciuta a livello internazio-nale per la competenza sviluppatanel campo della somministrazionedei farmaci attraverso le vie respi-ratorie.

L’analisi computazionale CFD(Computational Fluid Dynamics),utilizzata per modellare il flussod’aria generato in inalatori di pol-veri secche (DPI) di produzionePlastiape, sta già producendo risul-tati molto interessanti.

Grazie alla verifica sperimentaledella dispersione delle polveri, imodelli di calcolo validati possonoessere effettivamente utilizzati permigliorare l’efficienza degli inalato-ri (Figura 1).

La fase iniziale di questa attivitàdi ricerca si è focalizzata sullo svi-luppo di una conoscenza dettaglia-ta di quelle caratteristiche del de-sign dell’inalatore Aerolizer® che

giocano un ruolo significativo nel-la performance del dispositivo.

La principale conclusione è sta-ta che la performance dell’inalato-re è fortemente influenzata dallastruttura della griglia del boccaglio.L’analisi computazionale ha mo-strato che la griglia dell’inalatoreha la funzione di convertire il flus-so d’aria tangenziale che entra adalta velocità nel dispositivo medicoin un flusso d’aria a bassa velocità,prevalentemente assiale, uscentedal boccaglio.

Riducendo la struttura della gri-glia dell’inalatore si incrementa ilflusso tangenziale di particelle nelboccaglio (Figura 2) e, di conse-guenza, il contatto tra le particelledi polvere e le pareti del bocca-glio.

Questo aumenta la quantità dipolvere trattenuta nel dispositivodopo l’aspirazione, riducendo cosìla dose totale emessa.

Si è constatato che la griglia at-tualmente utilizzata nell’inalatoreAerolizer® rilascia la dose più ele-vata.

Sono inoltre stati effettuati studisuccessivi per quantificare i livellicritici di turbolenza e la velocità diimpatto delle particelle necessariper massimizzare la capacità di di-spersione dell’inalatore.

L’INDUSTRIALIZZAZIONE DELLE CONOSCENZE

L’industrializzazione delle cono-scenze maturate attraverso l’attivitàdi ricerca ha permesso di metterea punto un inalatore dalle partico-lari caratteristiche innovative com-pletando quell’anello mancante nel-le esperienze sviluppate da Plastia-

Le PMI sanno innovare

a cura diGianfranco Citterio

Azienda lecchese leader negli inalatori di farmaci partecipa a un progetto di ricerca con l’Università di Sidney

Figura 1: Modello dellelinee di flusso generate

dell’ Aerolizer®(Novartis Pharma) con

un flusso di aspirazionepari a 60 l min-1.

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pe, che si era infatti già cimentata nello sviluppo diinalatori DPI.

Particolarità del dispositivo è il fatto che le dosidel farmaco sono contenute in blister di alluminio. L’i-dea di sviluppare un inalatore multidose per blister ènata dopo aver constatato che non esistevano validealternative ai pochi dispositivi di questo tipo già pre-senti in commercio.

Nonostante l’alluminio consenta una protezione ot-timale del farmaco dall’umidità, gli inalatori per bli-ster sono infatti ancora poco utilizzati. Alla base diquesta lacuna c’è indubbiamente la maggiore com-plessità richiesta nello sviluppo di questo tipo di di-spositivi.

Alle usuali competenze multidisciplinari richiesteper l’ingegnerizzazione di un inalatore, si aggiungonoinfatti le problematiche relative allo sviluppo e allaproduzione del blister.

Aumenta così il numero di conoscenze e profes-sionalità aziendali coinvolte: studi di progettazione,stampisti, produttori di impianti di assem-blaggio e blisteratura. Palstiape ha invecescelto di realizzare internamente l’interociclo di progettazione e produzione delprodotto.

Partendo dalla definizione dei requisitiè passata alla progettazione dell’inalatore,alla prototipazione rapida, alla costruzionedegli stampi pilota, spingendosi fino allarealizzazione dell’attrezzatura prototipaleche consente di produrre i blister: attra-verso un classico processo a cinque fasi(i.e. condizionamento-formatura-dosaggio-taglio-saldatura) si ottengono blister riem-piti di farmaco e utilizzabili per le provemeccaniche e funzionali, oltre che per leverifiche in vitro preliminari.

Anche i test necessari per guidare il di-mensionamento e l’ottimizzazione dei ca-nali e dei fori di passaggio dell’aria sonostati eseguiti internamente: Plastiape è in-fatti solita testare i dispositivi con un si-

mulatore polmonare - stru-mento semplice ed efficace -che evidenzia la capacità deldispositivo di emettere la do-se totale di eccipiente e prin-cipio attivo, a diversi flussi ediversi volumi di aspirazione.

In questo modo, oltre tut-to, l’azienda si assicura dipassare l’inalatore alle azien-de farmaceutiche - per i piùsofisticati test di farmacopea -solo quando questo ha rag-giunto un affinamento tale dagarantire elevate probabilitàdi successo.

Grazie a questo approcciodi sviluppo e ingegnerizza-

zione integrati, si sono ottenuti enormi vantaggi in re-lazione ai tempi e ai costi di sviluppo, garantendo lamassima flessibilità in ogni fase del progetto.

UN PRODOTTO D’AVANGUARDIAIl prodotto così realizzato gode di caratteristiche

che lo rendono particolarmente apprezzato dall’utiliz-zatore, oltre che consentire una migliore conservazio-ne della polvere medicinale e un’erogazione più effi-cace. Ecco il dettaglio delle proprietà dell’inalatore:

- come in tutti gli inalatori per polveri tradiziona-li, la forza necessaria all’erogazione del farmaco è ge-nerata dall’inalazione stessa del paziente. Questo di-spositivo offre il considerevole vantaggio di non ri-chiedere alcun coordinamento tra aspirazione e azio-namento del dispositivo (tipico problema degli inala-tori MDI). Non sono richiesti inoltre propellenti: sitratta quindi di una tecnologia estremamente pulita;

- il device Plastiape prevede l’utilizzo di un blisterin alluminio contenente 6 dosi, suddivise in 6 alveo-

Disegno tridimensionale di un componente

Figura 2: le tracce della polvere dispersa indicano che gli spazi vuoti nella griglia influenzanola componente tangenziale del flusso delle particelle nel boccaglio dell’inalatore

Ricerca e specializzazione

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70 INNOVARE • 1 • 2006

li separati. Ogni blister consente quindiuna riserva per 2/3/6 giorni, a seconda deltipo di cura e della patologia. Un conta-dosi numerico indica al paziente il nu-mero esatto di dosi già erogate. Il dispo-sitivo è inoltre ricaricabile dal paziente e,quindi, considerata la sua robustezza, riu-tilizzabile ad esempio per 30, 60, 90 o120 dosi.

A differenza di altri inalatori multidosepossono essere quindi adottate diversescelte circa il numero di dosi da abbina-re ad un dispositivo in base alle specifi-che necessità (tipologia del farmaco, fre-quenza di somministrazione, mercato didestinazione);

- il blister offre vantaggi rispetto ad al-tre usuali forme di confezionamento dellepolveri in quanto il farmaco è predosatoin singoli alveoli e l’alluminio fornisce lemigliori garanzie per la sua stabilità;

- le prove preliminari di laboratoriohanno evidenziato una dispersione presso-ché nulla della polvere durante la fase dicaricamento della dose e perforazione delblister (punto debole di altri dispositivo diquesto tipo);

- la resistenza dell’inalatore (e di con-seguenza la caduta di pressione a un da-to flusso di aspirazione) può essere varia-ta su di un ampio range, al fine di otti-mizzare la performance dell’inalatore incombinazione con il farmaco;

- le dimensioni compatte, unite a undesign classico e pulito, lo rendono un di-spositivo tascabile e discreto;

- il numero di componenti limitato e lasemplicità costruttiva - ottenuta tramite unattento sviluppo progettuale - rendono ildispositivo un’alternativa economicamentemolto competitiva rispetto ai complessiinalatori multidose oggi disponibili. ■

Gianfranco Citterio

NOTA (1) Corrispondenza riguardante il lavoro in

oggetto può essere inviata al seguente in-dirizzo di posta elettronica:[email protected]

o direttamente a:Hak-Kim Chan - University of Sydney –

Sydney, NSW 2006, Australia - Tel: 61(0)2 9351 3054 - Fax: 61 (0)2 9351 4391- E-mail: [email protected].

Uno speciale ringraziamento viene ri-volto al Dr. Matthew S. Coates (Universityof Sydney), per aver rappresentato l’Uni-versità di Sydney nei rapporti con Plastia-pe e per aver messo a disposizione del-l’azienda il proprio bagaglio di conoscen-ze nel campo dell’analisi computazionale.

Prototipo sinterizzato di inalatore

Dispositivo per testpreliminari degli inalatori

Inalatore multi-monodose (Rs04)

Ricerca e specializzazione

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LA RESPONSABILITA’SOCIALE D’IMPRESA

Nel 1997 il CEPAA1, oggiSAI (Social Accountabi-lity International), ha

messo a punto un modello, de-nominato Social Accountabi-lity 8000 (Responsabilità so-ciale - SA 8000), che definiscegli standard ed il processo perla verifica della responsabilitàsociale d’impresa basandosisulle convenzioni dell’ ILO, In-ternational Labour Organiza-tion.

Tale modello SA 8000 elen-ca i requisiti per un comporta-mento socialmente correttodelle imprese e della filiera diproduzione verso i lavoratori,in particolare per quanto ri-guarda:

- Lavoro minorile e infantile;- Lavoro obbligato;- Salute e sicurezza;- Libertà di associazione e diritto;

alla contrattazione collettiva;- Discriminazione;- Pratiche disciplinari;- Orario di lavoro;- Retribuzione.

In riferimento ai principi dell’ ILO e in nome dellasolidarietà sociale, si è operato in modo da garantire:

- il salario sindacale e il rispetto delle condizioni dilavoro stabilite dalla legge del paese dove si opera;

- libertà di associazione e diritto alla contrattazionecollettiva;

- nessuna discriminazione;- il non impiego di manodopera inferiore ai 15 anni;- libertà di associazione;- rappresentanza dei lavoratori;- sicurezza e salute sul lavoro;- riabilitazione professionale e impiego delle

persone disabili.La norma SA 8000 tende a privilegiare, in buona so-

stanza, le imprese che dimostreranno, oltre alla capacitàproduttiva, la propria sensibilità alle problematiche so-ciali, senza generare oneri aggiuntivi al consumatore.

La Responsabilità Sociale d’Im-presa è un tema importante anchenelle realtà imprenditoriali di pic-cole dimensioni come quella del-la Chicom S.p.A.; i principi dellaResponsabilità Sociale e la varia-bile Qualità sono alla base dellacultura aziendale: prima d’intra-prendere l’esperienza di una so-cietà di capitali, alcuni dei pro-prietari erano soci di una coope-rativa per cui la decisione di cer-tificare il Sistema di Qualitàaziendale secondo le norme ISO9001 e la SA 8000 è quindi un ul-teriore passo verso un “percorso”già tracciato dall’imprenditore edall’organizzazione, nel momen-to in cui l’aspetto sociale dell’atti-vità economica è condiviso all’in-terno dell’impresa stessa e inseri-to nella mission aziendale.

Questo significa che la decisio-ne di certificare non è una scelta

di “comodo/moda”, ma una scelta ragionata: la certifi-cazione del sistema di gestione permette una migliorecomunicazione di come l’impresa opera e allo stessotempo di rendere più visibile l’operato dell’impresa.

La decisione di certificare il Sistema Qualità azien-dale, secondo la norma ISO 9001 e SA 8000, è statadettata dalla considerazione che essa consente di por-re sotto “l’ombrello” del Sistema di Gestione per laQualità praticamente tutta l’azienda (circostanza que-sta di notevole importanza per una azienda commer-ciale come la nostra) e di misurare il grado di respon-sabilità sociale aziendale.

Si è stabilito, pertanto, di integrare il Manuale Qua-lità e le Procedure Operative aziendali con gli ottopunti descritti dalla norma SA 8000 e dare così vita adun unico Manuale Qualità per ISO 9001 e SA 8000.

Quanto finora detto, evidenzia un fenomeno impor-tante: la diffusione a monte e a valle della ChicomS.p.A. dei concetti di Responsabilità Sociale (in parti-colare il rispetto dei lavoratori) e di qualità, che ha per-messo di creare una cultura aziendale omogenea.

L’esperienza relativa a questi cinque anni (avendoottenuto la certificazione nel gennaio 2001) non puòche essere positiva valutando l’adesione, di buona par-

a cura diAndrea Rondinini

Chicom spa

Le PMI sanno innovare

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te dei nostri attuali fornitori (il 93%), al nostro Codicedi Condotta e l’interesse dimostrato dai nostri clientiper questa nuova certificazione.

Vista la criticità del requisito relativo alla valutazio-ne dei fornitori, le dimensioni della CHICOM e le di-verse situazioni dei fornitori l’approccio seguito è statoquello della Analisi dei rischi la quale deve valutaretutti gli elementi interni ed esterni al sistema dei forni-tori; esterni sono gli elementi che definiscono l’am-biente esterno all’azienda (ad es. collocazione geogra-fica, reddito locale ecc.); interni sono: l’analisi del set-tore produttivo e rischi ricorrenti, i mercati, filiera pro-duttiva ecc.

Definito il valore medio e definiti gli scostamenti ac-cettabili è stato possibile definire l’indice di rischio diciascun fornitore e pertanto l’indicazione della condi-zione del fornitore.

Da ultimo va ricordato che, per ogni fornitore, è pre-visto un monitoraggio relativamente all’avanzamentodella situazione rispetto a quanto pianificato attraversoaudit o scambi di documenti.

Per quanto concerne i temi della Responsabilità So-ciale all’interno della azienda è interessante citare leconclusioni della “Indagine sulla Responsabilità socia-le dell’impresa e sulla qualità del lavoro nella regioneEmilia-Romagna” - Dipartimento di Sociologia dellaUniversità di Bologna: “In conclusione, nell’aziendaindagata la politica di responsabilità sociale risulta es-sere particolarmente mirata alla valorizzazione delle ri-sorse umane impiegate. Prevale pertanto la cosiddettadimensione interna della RSI concernente gli investi-menti nel capitale umano, nella salute e sicurezza deilavoratori.”

Va ricordato, inoltre, come i comportamenti social-mente responsabili risultano essere efficienti ed efficacisolo se coinvolgono l’intera or-ganizzazione aziendale; al finedi raggiungere tale obiettivo laChicom ha deciso di predisporreun sistema di comunicazione in-terna e una gestione delle osser-vazioni e dei reclami, (relativa-mente al Sistema di Responsabi-lità Sociale e agli otto criteri del-la norma SA 8000) attraverso lacollocazione di cassetta per laraccolta dei reclami (anche informa anonima).

In questi anni il Sistema di Ge-stione per la Qualità Integrato haconseguito alcuni riconoscimen-ti per il lavoro svolto, tra i quali ilpiù importante è il Premio Era –Emilia Romagna Ambiente (peruno sviluppo sostenibile integra-to agli aspetti economici e socia-li) con la menzione speciale, nel-l’edizione 2004, nella sezione“Responsabilità etica e consumo

consapevole” per il “Certificato di responsabilità so-ciale ed etica SA 8000”; (i riconoscimenti sono stati in-dividuati su una rosa di 198 progetti suddivisi in 10aree tematiche).

Vanno inoltre evidenziare le seguenti iniziative:

UNIVERSITA’ BOCCONI - TESI DI LAUREA IN ECO-NOMIA AZIENDALE.

“Corporate social Responsabability e strumenti dicomunicazione esterna nella PMI. Il caso Chicom.IgaSpA”

CONVEGNO CAMERA COMMERCIO RAVENNA -LA SALUTE: UN TERRENO DI INCONTRO TRA RE-SPONSABILITA’ SOCIALE DELL’IMPRESA E LA COMU-NITA’.

“Le buone prassi in provincia di Ravenna - Chi-com.Iga SpA e SA 8000”;

ALTIS - ALTA SCUOLA IMPRESA E SOCIETA’ DEL-L’UNIVERSITA’ CATTOLICA DI MILANO.

“Indagine transnazionale (in 20 paesi e presso 40imprese italiane) sulla cultura e sui valori dei manager,prestando particolare attenzione ai convincimenti in te-ma di responsabilità sociale”;

UNIVERSITA’ DI BOLOGNA - DIPARTIMENTO DISOCIOLOGIA - CENTRO INTERNAZIONALE DI DO-CUMENTAZIONE E STUDI SOCIOLOGICI SUI PRO-BLEMI DEL LAVORO.

“Indagine sulla Responsabilità sociale dell’impresa esulla qualità del lavoro nella regione Emilia-Romagna -Relazione sul caso aziendale Chicom S.p.A.”;

UNIVERSITA’ DI TARANTO - FACOLTA’ DI INGE-GNERIA - DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA PERL’AMBIENTE E LO SVILUPPO SOSTENIBILE.

“Ricerca finanziata dalla unione europea sulle prati-che relative alla responsabilità sociale d’impresa”.

Da ultimo una considera-zione su come essere più visi-bili sul mercato dei consuma-tori; a oggi la Chicom è cono-sciuta dalla grande distribu-zione e non dai consumatorifinali: “quanti di noi, comeconsumatori, conoscono laChicom e la sua attività d’im-presa?”.

A mio avviso, come atten-tamente suggerito nella tesi dilaurea (“Corporate social Re-sponsabability e strumenti dicomunicazione esterna nellaPMI. Il caso Chicom.Iga SpA”),invece della comunicazionediretta tra consumatori-Chi-com potrebbe essere interes-sante l’intervento della grandedistribuzione: a esempio, lagrande distribuzione nelle suecampagne pubblicitarie, oltrea comunicare la propria im-magine, potrebbe comunicare

SA 8000

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anche l’immagine di Chicom e il suo impegno sociale.Idea questa non semplice e non libera da ostacoli (co-me per esempio, gli ulteriori costi da sostenere e il nu-mero di fornitori che meritano di essere pubblicizzati)che può, tuttavia, generare effetti positivi sull’intera ca-tena di fornitura ed essere altresì elemento utile ad au-mentare la fidelizzazione con il cliente.

In definitiva può essere affermato come la Chicomsia una realtà imprenditoriale che testimonia come, percultura e per essere un’impresa che crede nei valori so-ciali della produzione, prima è coinvolta nella diffusio-ne delle tematiche sociali all’interno della propria or-ganizzazione e poi essa stessa assume un ruolo attivodi “divulgatore” nei confronti dei suoi fornitori che, aloro volta, trasferiscono la cultura sociale ai loro sub-fornitori.

Questo dimostra come le ridotte dimensioni non im-pediscano d’essere capaci di affrontare il mercato, di ri-spondere alle esigenze degli stakeholder e di instaura-re con loro un rapporto duraturo, che prevede un siste-ma ricco di strumenti di comunicazione i cui destina-tari sono sia all’interno che all’esterno dell’organizza-zione.

La comunicazione dell’impegno sociale, in partico-lare, ha un ruolo importante nella gestione aziendaleed è anche un mezzo indiretto per competere su unmercato molto aggressivo e caratterizzato dalla diffi-coltà delle imprese a differenziarsi.

L’impegno sociale può, quindi, essere utilizzato co-me elemento di differenziazione e si traduce in vantag-gio competitivo per l’impresa che s’indirizza su questa“strada”.

1 Council of Economic Priorities Accreditation Agency, derivazione delCouncil on Economie Priorities, istituto fondato nel 1969 la cui missione con-siste nel fornire ai consumatori e agli investitori strumenti informativi per valu-tare la performance sociale delle imprese.

PRESENTAZIONE E CENNI STORICI SULL’AZIENDAEvoluzione dell’AziendaChicom S.p.A. è stata fondata nell’anno 1981 con la

ragione sociale Chimicom Commerciale srl da due so-cietà, al 50% ciascuna, la Chimicom srl (oggi GruppoChimicom S.p.A.) e la Giesse S.r.l. (uno dei maggioriproduttori d’avvolgenti per alimenti dell’epoca).

Nel 1989 la società Giesse srl fu acquistata da AL-CAN Italia e trasformata in Alcanital Services srl.

Il gruppo ALCAN uno dei due maggiori gruppi mon-diali per la produzione d’alluminio diede un impulsonotevole alle ambizioni di sviluppo della linea dei pro-dotti Rollopack (il marchio che racchiudeva tutti i pro-dotti avvolgenti per alimenti, dall’alluminio alla pelli-

cola, dai sacchetti per conservare in frigo ai vassoi inalluminio ecc.), che attraverso investimenti in comuni-cazione televisiva al trade per l’inserimento dei prodot-ti nella GDO riuscì a posizionarsi come terzo marchionel mercato italiano.

Intanto Chimicom Commerciale S.r.l., trasformatasiin Chicom S.p.A., sviluppava anche nuove linee di pro-dotti, Fochista, Armony e acquisiva la distribuzione deiprodotti detergenti Volè; questa trasformazione fececomprendere al management che il futuro della com-merciale Chicom era nello sviluppo multi linea e neiprodotti di nicchia.

Questa intuizione fu alla base dello sviluppo azien-dale non più incentrato sulle produzioni ALCAN masulla costruzione di nuove linee attraverso l’acquisizio-ne di marchi conosciuti da rilanciare nell’ambito dellenicchie di mercato.

Alla fine del 1996 si concretizza l’acquisizione delramo d’azienda della società IGA S.r.l., azienda pro-duttrice di guanti in lattice con uno stabilimento in Ma-lesia.

Il dicembre del 1997 vede Chicom S.p.A., trasfor-matasi nel frattempo nell’attuale Chicom.Iga S.p.A.,concludere operazioni determinanti per lo sviluppodell’azienda, l’acquisto da Bayer S.p.A. dei marchi De-cal, Deter’S, Biancofà, Nekatarm e la licenza d’uso delmarchio Baysan. Chicom, per continuare a esprimereal meglio la propria vocazione commerciale e, allostesso tempo, aumentare il proprio potenziale competi-tivo, ha realizzato importanti partnership con aziendeproduttrici altamente qualificate.

In concreto tutto questo si è tradotto in solidi accor-di stipulati con due società esterne del gruppo, la IgaOverseas, per la produzione di guanti e la Fora-ChicomItalia, per la produzione di avvolgenti per alimenti.

Nel 2004 la gestione logistica è stata affidata alla so-cietà Fiege la quale dispone di un network distributivoed informatico per una copertura dell’intero territorionazionale (9 filiali dirette e 10 transit point) e di un mo-nitoraggio costante e tempestivo delle performance lo-gistiche; inoltre svolge l’ attività di outsourcing di Cen-tri Distributivi per la Grande Distribuzione Organizza-ta.

La struttura operativa di Faenza (RA), utilizzata daChicom S.p.A., ha una superficie di oltre 25.000 m2.

Alla fine del mese di ottobre 2004 la Chicom.Iga sitrasforma in Chicom S.p.A. L’azienda sta oggi operandocon le seguenti linee di prodotti: Rollopack, avvolgenti,sacchetti e vassoi per alimenti; sacchi custodia abiti;sacchi nettezza; guanti in lattice per uso domestico, Fo-chista, Fochista-BBQ, FLAM (prodotti per il fuoco ed il

barbecue), Biancofà, Decal,Deter’S, Elle, Lusso, Volè(prodotti per la detergenzadomestica), Nekatarm (pro-dotti antitarmici), Private La-bel (nell’ambito dei soli av-volgenti per alimenti e guan-ti in lattice). ■

Andrea Rondinini

SA 8000

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API informa

La ricerca del profittoè da sempre, per de-finizione, l’obiettivo

principale di ogni impre-sa e di ogni imprendito-re. Negli ultimi tempi,tuttavia, per perseguirlo,l’impresa non può pre-scindere da una nuova,rivoluzionaria, dimensio-ne: quella etica e socia-le. Diventa un passaggionecessario per le azien-de, quali portatrici di in-teressi, siano essi internio esterni alle stesse; l’a-zienda stessa diventa un“patrimonio allargato”,che coinvolge i collabo-ratori, dipendenti, clienti,consumatori, fornitori,comunità locale, nazio-nale e globale.

Sulla scia delle nuoveforme di pressione socia-le ed economica le im-prese stanno, infatti, mo-dificando i loro valori eorizzonti, prendendo co-scienza del fatto che perottenere successo com-merciale sostenibile e be-nefici durevoli è necessario adottare un atteggiamen-to “responsabile” nei confronti del mercato, proteg-gendo l’ambiente e garantendo gli interessi dei con-sumatori e la realizzazione personale dei lavoratori.

L’impresa è ora orientata a cercare l’equilibrio trail profitto e la responsabilità sociale, proprio perché èun sistema aperto, chiamato a instaurare uno scambio

equilibrato con l’am-biente che la circonda ea condividere i propriprogetti. La responsabi-lità sociale deve esserevista quale investimento,una strategia per lo svi-luppo dell’impresa, perla sua vitalità e longe-vità.

Per garantire il rispet-to dell’etica sociale aitradizionali strumenti dicomunicazione delleper formance d’aziendasi è aggiunto il bilanciosociale e ambientale,che considera l’identitàglobale dell’azienda edè uno strumento di co-municazione chiara etrasparente sulle strate-gie aziendali, la sicurez-za, la ricerca e l’am-biente.

A tale proposito, lanorma SA 8000 è ilnuovo standard per lacertificazione dell’impe-gno etico e sociale del-le aziende, che conciliaetica di impresa e gene-

razione di profitto. Pensata secondo lo schema gene-rale delle norme internazionali relative ai Sistemi diQualità, la norma SA 8000 si basa sul rispetto deiprincipi etici sanciti dalle Nazioni Unite nella Di-chiarazione dei Diritti del Fanciullo, della Convenzio-ne ILO (International Labour Organization), nonchédella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.

a cura diLucia PiuAssociazione Piccole e Medie Industrie di Udine

Un’esperienza unica

API UDINE E LO STANDARDSA 8000

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IL CASO DELL’ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE INDUSTRIE DI UDINE

L’A.P.I. di Udine opera già dal settembre 2003 se-condo un sistema di certificazione integrato Qualitàed Etico-Sociale, in conformità alle norme UNI ENISO 9001:2000 e SA 8000:2001 rilasciato dall’entecertificatore RINA SpA Gruppo Registro Italiano Na-vale.

Essa ha, infatti, ottenuto per l’attività di rappresen-tanza e tutela degli interessi del sistema della picco-la e media industria della provincia di Udine e perla progettazione e l’erogazione dell’attività formativa iseguenti certificati:

1. il certificato n. 9721/03/S rilasciato dal RINASpA, ente accreditato SINCERT, relativo alla certifica-zione del sistema di gestione per la qualità, in confor-mità alla norma UNI EN ISO 9001:2000;

2. il certificato n. IT-32371, rilasciato da IQNet –The International Certification Network, assieme a CI-SQ, relativo alla certificazione del sistema di gestioneper la qualità, in conformità alla norma UNI EN ISO9001:2000;

3. il certificato n. SA – 020, rilasciato da RINA ETICER, accreditato dal SAI Social Accountability Inter-national – SA 8000 Accredited Certication Body, rela-tivo alla certificazione del sistema di gestione dellaresponsabilità sociale in conformità alla norma SA8000:2001. E’ un percorso che l’A.P.I. di Udine ha in-

trapreso perché motivata da una forte determinazionee volontà nel voler raggiungere la certificazione siadel sistema di qualità, visto che da sempre è promo-trice della cultura della qualità soprattutto nei con-fronti degli Associati, che del sistema etico-sociale,dandosi un Codice Etico a cui aderiscono tutte le im-prese Associate.

L’Associazione Piccole e Medie Industrie di Udineè impegnata nel diffondere la cultura della qualità al-l’interno dell’impresa, come nuova cultura di gestioneper la qualità basata sull’efficacia delle azioni intra-prese e sull’adeguatezza dei risultati conseguiti, per ot-tenere un significativo miglioramento dell’efficienza,della competitività e delle capacità imprenditoriali, ga-rantendo una migliore tutela dei bisogni di sicurezzae rafforzando il valore e la credibilità delle certifica-zioni di conformità.

Una cosa a cui riconosce un valore indiscutibile èl’aver ottenuto la certificazione Etico-Sociale SA8000:2001; API Udine è stata, infatti, la prima Asso-ciazione ad aver ottenuto tale certificazione ed è ne-cessario comunque rilevare che, anche nell’ambito delsistema impresa sono pochissimi i casi di certifica-zione SA 8000:2001.

Per l’A.P.I. di Udine la certificazione Etico-Socialeè una riconferma degli scopi e degli obiettivi di cre-scita sociale, morale etica ed educativa che persegueda sempre e che già si era data con lo Statuto. E’

un’ulteriore occasione ufficiale di formalizzazio-ne e comunicazione degli stessi verso l’esterno,verso l’intero sistema politico, istituzionale, non-ché sociale ed economico in cui opera.

I requisiti che tale certificazione soddisfa siritrovano nei valori etici, sociali e morali cheda sempre l’Associazione persegue, con il suoruolo di rappresentanza della piccola e mediaindustria e con il compito di tutela degli inte-ressi che si è data. Queste sono le attività es-senziali e fondamentali, finalizzate ad accom-pagnare l’impresa in percorsi di crescita cultu-rale, morale, ed etica valorizzandone anche laresponsabilità sociale.

L’A.P.I. di Udine ha adottato un Codice Eti-co basato sugli 8 requisiti, fondamentali dellanorma: il lavoro infantile (l’impegno a non uti-lizzare personale di età inferiore ai 14 anni), illavoro obbligato (l’impegno a non impiegare inalcun modo personale contro la propria vo-lontà), la salute, la sicurezza e l’ambiente (lagaranzia di un luogo di lavoro sicuro e salu-bre), la libertà di associazione e il diritto allacontrattazione collettiva (la garanzia della libertàdi adesione ai sindacati e il diritto alla con-trattazione collettiva), la discriminazione e leprocedure disciplinari (promuovendo il merito,evitando qualsiasi forma di discriminazione), l’o-rario di lavoro e la retribuzione (garantendo ilrispetto degli orari di lavoro e la retribuzione,secondo le leggi e i contratti di categoria ap-plicabili). ■

API Udine

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PMI, Europa, Ricerca

Comunicare la ricerca alla bu-siness community. Su questotema ambizioso si è incen-

trato il workshop organizzato daCORDIS all’European Business Sum -mit.

Dagli interventi dei relatori èemerso che la comunicazione scien -tifica, indirizzata al mondo indu-

striale, è una nicchia ancora dasviluppare che potrebbe dare uncontributo considerevole alla com-petitività europea.

Il capo unità di CORDIS, KurtKönig, ha evidenziato il gap chedivide la ricerca dalla businesscommunity: «superarlo è l’unicomodo per assicurare che la Ricer-

ca e Sviluppo diano un contributopositivo alla competitività». RichardHudson, editore del Science andBusiness, nuova pubblicazione on-line che ha l’obiettivo di promuo-vere le scoperte scientifiche, evi-denzia un mercato crescente per leinformazioni scientifiche. Informa-zioni che tuttavia arrivano con dif-ficoltà alle persone che le richie-dono.

I potenziali lettori e fruitori del-l’informazione scientifica di linguainglese sono in Europa circa425.000 (fig. 1 e 2), un mercatoche è costituito da chi vende infor-mazioni, ovvero i ricercatori, i ma-nager della Ricerca e Sviluppo, eda chi le acquista, manager d’im-presa, venture capitalist. Hudsonaggiunge anche che «occorre su-perare il classico giornalismo scien-tifico e il modo tradizionale di ri-portare le scoperte scientifiche perscrivere di ricerca e innovazionecon un approccio quasi pubblicita-rio, mettendo in luce il potenzialecommerciale della scoperta scienti-fica.

I media devono anche aiutare illettore a costruire una rete di con-tatti».

La business community che uti-lizza l’informazione scientifica haanche bisogno di fare networking ei media devono favorire la con-nessione tra il mondo scientifico equello industriale.

Il tema della rete è stato l’og-getto della tavola rotonda organiz-zata da CORDIS all’EBS. Pierre Vi-gier – vice capo unità delle politi-

LA COMUNICAZIONE SCIENTIFICA MOTOREDELLA COMPETITIVITA’ EUROPEA

a cura diLuisa Minoli

Scientific communication increases European competitiveness

Participants in a CORDIS workshop on communicating scientific research to a bu-

siness audience, organised as part of this year's European Business Summit, were

told that this is still a relatively underdeveloped niche, and an area with the po-

tential to increase Europe's competitiveness.

According to Kurt König, Head of the CORDIS Unit at OPOCE, there is currently a

communication gap between the science and business communities. 'Overcoming it

is one way of helping to ensure that EU research and development makes a po-

sitive contribution to competitiveness,' he said.

Richard Hudson, CEO and Editor of Science|Business, a new online media servi-

ce that aims to support the marketplace for scientific discoveries sees evidence of

a growing business market for useful information about research and development

(R&D), but feels that the relevant information is still not getting through to the

people who need it..

Mr Hudson believes that the total English speaking market in Europe for those in-

volved in getting science to market is around 425,000, ranging from the 'sellers'

such as senior researchers and R&D managers, to buyers including corporate ma-

nagement and venture capitalists. Mr Hudson believes that to be successful re-

quires moving beyond traditional scientific reporting of discoveries and outputs to

writing 'almost like an advert' about new breakthroughs and highlighting their com-

mercial potential.

A second CORDIS workshop examined 'The power of networks, the importance to

support start-ups'. Mr König, was joined by innovation specialist André-Yves Port-

noff from Futuribles, and Pierre Vigier, Deputy Head of Unit for innovation policy

development at DG Enterprise and Industry. Together they talked about the diffi-

culties facing new businesses and how networks can help to overcome them.

Mr König underlined how resources such as CORDIS provide an invaluable link to

companies in developing their networks. ■

Abstract

Page 79: Innovare 01/2006

INNOVARE • 1 • 2006 79

che per l’innovazione alla DG Im-presa - e Andrè-Yves Portnoff diFuturibles hanno discusso delledifficoltà alla base della creazionedegli start-up e come la rete pos-sa dare un aiuto determinante nelsuperarle.

Portnoff ha sottolineato che«nelle aziende tradizionali le retiiniziano e finiscono con una per-sona che prende le decisioni. Og-gi Internet è uno strumento po-tente che permette alle persone diinteragire velocemente e facilita lagenerazione di nuove idee».

«L’informazione diventa un as-set se la condividiamo con altriche ci possono aiutare». Ha pro-seguito Portnoff: «Dell ha fattoquesto con i suoi fornitori, hacondiviso informazioni di solito ri-servate. Alcuni problemi sono diuna tale complessità che nessunoriesce a risolverli individualmen-te».

König ha portato all’attenzionedei presenti gli strumenti diCORDIS (National Contact Pointse Technology Market Placet) asupporto delle imprese che vo-gliono sviluppare attività dinetworking, evidenziando il ruolochiave che Ricerca e Innovazio-ne rivestono nel portare nuoviprodotti sul mercato. ■

La comunicazione scientifica

Page 80: Innovare 01/2006

80 INNOVARE • 1 • 2006

PMI, Europa, Ricerca

“Bioscienza: innovazioni nel campo della salute dell’uomo e animale”

Il 7 giugno 2006 si terrà a Bruxel-les un convegno intitolato “Bio-scienza: innovazioni nel campo

della salute dell’uomo e animale”organizzato da Dow AgroSciences.

Il convegno si focalizzerà sullemaggiori innovazioni negli sviluppidella bioscienza, in particolare laprima licenza di immissione incommercio del vaccino prodotto dacellule vegetali e i recenti svilup-pi negli oli con principi attivi.

La capacità di Ricerca e Svilup-po di Dow AgroSciences sarà pre-sentata nella prima parte della con-ferenza da policy maker, rappre-sentanti del mondo industriale e daricercatori all’avanguardia che di-scuteranno come mettere a puntosoluzioni scientifiche

in Europa che possono preveni-re malattie e ridurre i rischi per lasalute dell’uomo e degli animali.

Durante la giornata gli sviluppichiave della bioscienza sarannopresentati in due seminari paralleli.Il primo “Standard di vita più sa-lutari per i cittadini europei –inno-vazione negli oli con principi atti-vi per il beneficio dei consumato-ri, agricoltura e in-dustria alimentare”.

Il seminario sipropone di spiega-re e discutere I be-nefici degli oli conprincipi attivi, chep o t e n z i a l m e n t epossono sostituiregli oli con grassi saturi e oli idro-genati che contengono translipidiutilizzati oggi dall’industria alimen-tare. Sarà inoltre un’opportunità perincontrare partner e esplorare ideeper future collaborazioni nell’areadegli oli con principi attivi.

Il secondo seminario, intitolato“Tecnologie con cellule vegetali:nuove soluzioni a minacce reali opossibili a stili di vita salutari”presenterà le tecnologie basate sucellule vegetali e spiegherà i ri-sultati ottenuti ad oggi presentandola prima licenza di immissione incommercio del vaccino prodottoda cellule vegetali.

Il seminario si focalizzerà anche

sulle possibilità di Ricerca e Svi-luppo offerte dal VII ProgrammaQuadro di Ricerca per lo svilup-

po di nuovi prodotti e soluzioniscientifiche nell’ambito della salutedell’uomo e animale. ■

E’ possibile la registrazione ondine alla conferenza e il programma dettagliato è disponibile sul sito internet: http://www.isc-europe.com/dasconference/registration.php

Per ulteriori informazioni sul Convegno contattare:

ISCRue Wiertz, 50/28B-1050 Brussels, BelgiumTel.: +32 (0)2 401 61 47Fax: +32 (0)2 401 68 68Email: [email protected]://www.isc-europe.com/dasconference/index.php

Convegno scientifico

Page 81: Innovare 01/2006

PMI, Europa, Ricerca

GlaxoSmithKline ha organizzato lo scor-so 27 marzo il seminario “Nuove tec-nologie e ricerca biomedica: l’Europa

può attrarre investimenti e realizzare benefi-ci per i pazienti?” Il seminario ha esplora-to come creare in Europa un ambiente favo-revole per lo sviluppo della ricerca collabo-rativa. Il meeting è stato presieduto dall’ Eu-roparlamentare Giles Chichester, capogruppodel Comitato Industria al Parlamento Europeoe tra i relatori vi sono stati il commissarioeuropeo per la ricerca Janez Potecnik, il re-sponsabile della Ricerca e Sviluppo in Glaxo-SmithKline Tachi Yamada e il direttore diWellcome Trust Mark Walport. GlaxoSmithK-line è l’azienda leader nel mondo nella ri-cerca farmaceutica per il miglioramento del-la qualità della vita dell’uomo. L’azienda siè specializzata su quattro aree terapeutiche:malattie infettive, sistema nervoso centrale,malattie respiratorie e metabolismo gastro in-testinale.

Glaxo ha costituito 24 unità dedicate allaricerca e sviluppo in 11 Paesi e detiene unaposizione di leadership nella genomica/genetica e nelle tecnologie di sviluppo di nuovi principi attivi. Ilbudget destinato da Glaxo alla Ricerca e Sviluppo è di 5miliardi di dollari. ■

I benefici della ricercabiomedica per i pazienti

Science Seminar on benefits ofbiomedical research for patients

GlaxoSmithKline has announced that it will be hosting a Science Se-

minar, entitled: “New technologies and biomedical research: can Eu-

rope attract investment and realise benefits for patients?” which will

take place in Brussels, Belgium on 27 March 2006. The seminar will

explore how best to create an environment in Europe in which col-

laborative research can flourish. The meeting will be chaired by Gi-

les Chichester MEP, Chairman of the European Parliament’s Industry

Committee and speakers will include the European Commissioner for

Research, Janez Poto_nik, Tachi Yamada the Chairman of R&D at

GlaxoSmithKline, and Mark Walport Director of the Wellcome Trust.

GlaxoSmithKline (GSK) is a world leading research-based pharmaceu-

tical company dedicated to improving the quality of human life by

enabling people to do more, feel better and live longer. The company

is has leadership in four major therapeutic areas - anti-infectives, cen-

tral nervous system (CNS), respiratory and gastro-intestinal/metabolic.

GSK R&D is based at 24 sites in 11 countries. The company has a

leading position in genomics/genetics and new drug discovery tech-

nologies. The GSK R&D budget is about £2.8bn/$5bn. ■

Abstract

Page 82: Innovare 01/2006

a cura diGabrieleLazzariniArea Affari

Internazionalie Comunitari

Confapi

In questo numero si parla di...

API Como 54

APIndustria Catania 64

APIndustrie Udine 76

API Pesaro 67

API Varese 46

Centro Studi Anticontraffazione 26

Chicom 72

Confapi 4, 10, 28

Cordis 78

Crif 24

Dow Agro Sciences 80

Dynamat 44

e.la grafiche 49

Ergon Energia 2

Fapi 75

Fondo Dirigenti PMI 15

GlaxoSmithKline 81

ICP 41

Iride 62

Italbandiere 31

La220 57, 84

Laviosa Chimica Mineraria 42

Malpensa.net 71, 79

MPS 83

Nanotec IT 38

Plastiape 68

Politecnico Innovazione 50

Studio Ghigos 58

Studio Torta 29

Studio Ubaldini 53

Tecnometal 67

Triz 55

UEAPME 16

Vedani Italsae 36

VLV 9, 35

82

Hanno collaborato a questo numero

Vania AntonelliEnrico Billi

Luciano BloisMatteo CampariCarlo CampisanoMichele Caponi

Simona CazzanigaValerio Cittadini

Gianfranco CitterioDavide Crippa

Barbara Di PreteEnrico Di StefanoFrancesco Federici

Paolo GalassiMarco Geronimi Stoll

Paolo GiorgettiFrancesco LonguElvio MantovaniCristina Mereu

Luisa MinoliLucia Piu

Marco PretiSimone RomaniniAndrea RondininiStefano RudilossoAlessandro Vedani

Servizio lettori

INNOVARE • 4 • 2005

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