INDICE TITOLO I QUADRO CONOSCITIVO - Comune di Lajatico generale.pdf · Il presente Piano...

202
INDICE TITOLO I QUADRO CONOSCITIVO 1. Premessa 2. Inquadramento territoriale 3. Inquadramento storico 3.1 Introduzione 3.2 Il territorio circostante Lajatico nell’antichità 3.3 Le vicende storiche dei castelli di Lajatico ed Orciatico 3.4 Sotto il dominio fiorentino 3.5 La politica territoriale dei Medici Allegato A: toponomastica varia : - catasto Leopoldino - catasto terreni comune di Lajatico - ASP n. 195 mappa topografica del territorio comunicativo di Lajatico Allegato B : proprietà del catasto Leopoldino 4. Analisi socio - economica 4.1 Aspetti essenziali dell’evoluzione economico produttiva locale 4.2 Tendenze demografiche ed un cenno alle ricadute sul patrimonio edilizio 4.3 Alcune annotazioni finali Appendice statistica Appendice 2 : nota metodologica sulla posizione al 2008 ed al 2013 delle tendenze evolutive demografiche del comune di Lajatico Allegati statistici all’appendice 2 5. analisi del patrimonio edilizio esistente 5.1 Metodo e risultati 5.2 Patrimonio edilizio nei centri abitati 5.3 Patrimonio edilizio nel territorio aperto 5.4 Emergenze architettoniche, urbanistiche ed infrastrutturali di valore testimoniale culturale, artistico, storico, ambientale e sociale 6. Relazione sul sistema della mobilità e dell’accessibilità 6.1.La rete stradale 6.1.1 La rete regionale 6.1.2 La rete provinciale 6.1.3 La rete comunale e vicinale 6.2 Volumi di traffico e sicurezza stradale Tabelle di analisi degli incidenti relativi al territorio di Lajatico 6.3 Il trasporto pubblico

Transcript of INDICE TITOLO I QUADRO CONOSCITIVO - Comune di Lajatico generale.pdf · Il presente Piano...

INDICE

TITOLO I QUADRO CONOSCITIVO

1. Premessa

2. Inquadramento territoriale

3. Inquadramento storico

3.1 Introduzione

3.2 Il territorio circostante Lajatico nell’antichità

3.3 Le vicende storiche dei castelli di Lajatico ed Orciatico

3.4 Sotto il dominio fiorentino

3.5 La politica territoriale dei Medici

Allegato A: toponomastica varia :

- catasto Leopoldino

- catasto terreni comune di Lajatico

- ASP n. 195 mappa topografica del territorio comunicativo di Lajatico

Allegato B : proprietà del catasto Leopoldino

4. Analisi socio - economica

4.1 Aspetti essenziali dell’evoluzione economico produttiva locale

4.2 Tendenze demografiche ed un cenno alle ricadute sul patrimonio edilizio

4.3 Alcune annotazioni finali

Appendice statistica

Appendice 2 : nota metodologica sulla posizione al 2008 ed al 2013 delle tendenze

evolutive demografiche del comune di Lajatico

Allegati statistici all’appendice 2

5. analisi del patrimonio edilizio esistente

5.1 Metodo e risultati

5.2 Patrimonio edilizio nei centri abitati

5.3 Patrimonio edilizio nel territorio aperto

5.4 Emergenze architettoniche, urbanistiche ed infrastrutturali di valore testimoniale

culturale, artistico, storico, ambientale e sociale

6. Relazione sul sistema della mobilità e dell’accessibilità

6.1.La rete stradale

6.1.1 La rete regionale

6.1.2 La rete provinciale

6.1.3 La rete comunale e vicinale

6.2 Volumi di traffico e sicurezza stradale

Tabelle di analisi degli incidenti relativi al territorio di Lajatico

6.3 Il trasporto pubblico

6.4 Criteri ed opportunità

7 Gestione del territorio agroforestale come elemento sinergico con altre tipologie d’uso

7.1 Territorio

7.2 Il clima

7.3 Caratteristiche podologiche

7.4 Forme di utilizzo del territorio in collegamento con l’attività agricola

8 Il territorio rurale

8.1Premessa

8.2 Le risorse agro- ambientali

8.2.1 Suolo

8.2.2 Acqua

8.2.3 Caratteri e qualità

8.2.4 Bosco

8.2.5 Accessibilità territoriale

8.3 Tendenze in atto nel territorio rurale

8.3.1 Tipologia della struttura produttiva

8.3.2 Tendenze al riuso ed alla trasformazione del patrimonio edilizio rurale

8.3.3 Dinamiche demografiche ed insediative

Allegato Schede di sintesi del patrimonio edilizio rurale

TITOLO II : IL PROGETTO DI PIANO

1 Interpretazione del territorio

1.1. La carta delle opportunità: le risorse del territorio ed il loro grado di fruibilità

1.2 La caratterizzazione economico-agraria del territorio

1.3 Le aree ad esclusiva e prevalente funzione agricola

2 Paesaggio

2.1 La metodologia di studio

2.2 Interpretazione critica del paesaggio

schede di sintesi

3. Indirizzi ed obiettivi di piano

3.1 Strategie dello sviluppo

Allegato Tabella dei valori e dei rischi per il paesaggio/territorio

TITOLO I QUADRO CONOSCITIVO

1. Premessa

Il presente Piano Strutturale è stato redatto in un periodo di passaggio tra la LR. 5/1995 e la

recentissima LR.1/2005, consci del cambiamento in corso si è cercato, seguendo l'evolversi del

disegno di legge, di sviluppare il Piano sulla base dei contenuti innovativi della nascente

“supercinque”. Questa attenzione è stata posta fin dalla prima stesura del quadro conoscitivo

ed è proseguita nella fase di sintesi , con la definizione di statuto del territorio e delle strategie.

Caratterizzata un continuo alternarsi di feet back , di confronti , di verifiche,di messe a punto

rispetto a quanto scaturiva dall'analisi del territorio ,dagli incontri con i cittadini e le categorie e

dalla bozza di legge regionale sul territorio.Questa relazione, i dati ad essa allegati, gli elaborati

grafici del quadro conoscitivo, dello statuto, delle strategie ( elencati di seguito al presente

paragrafo), con le norme di attuazione, sono il risultato del percorso seguito nella redazione del

Piano.

Nella stesura del PS è stata posta particolare attenzione a due aspetti emersi come

fondamentali: la storia ed il paesaggio o meglio il paesaggio come risultato della storia “...un

immenso deposito di fatiche “ per dirlo come Carlo Cattaneo. Infatti cosa fa di un luogo un

unicum irripetibile ? Questo e niente altro: la storia. La sua storia, il mutevole susseguirsi di

grandi e piccoli eventi, la stratificazione di grandi e piccole opere, la testimonianza della vita

passata, le motivazioni di quella presente, gli indirizzi di quella futura. Questa è consapevolezza

della storia. Cos'è la storia se non la memoria. Cosa tiene viva la memoria se non la

testimonianza del passato. Testimonianza che troviamo nei ricordi degli uomini, negli archivi,

nei libri, ma ancor di più nelle opere, nel frutto del lavoro di chi ci ha preceduto, di chi

costruiva, operava, pensando non solo al suo presente ma a coloro che l'avrebbero succeduto. La

memoria è appartenenza. La storia è una risorsa, il paesaggio è una risorsa primaria. Proprio

nella qualità del paesaggio dell'ambiente, costruito e non, si possono trovare le risorse per nuove

funzioni , per un nuovo sviluppo. Questo territorio può superare i rischio di marginalizzazione

dovuto alla sua posizione rispetto ad aree forti , quelle della Valdarno e quelle emergenti che

vanno dalla Val di Cecina alla Valdelsa attraverso Volterra, acquisendo capacità di competere.

Tale competitività non può essere colta che nelle “vecchie” e nuove opportunità che il territorio

può offrire e che sono individuabili nella qualità. Qualità dell'ambiente, della vita in un ambito

di città diffusa che trova le sue radici nel recupero del patrimonio edilizio-urbanistico esistente e

nella dotazione di servizi avanzati, nelle produzioni agricole ed artigianali di qualità,nell'offerta

di un turismo compatibile, discreto, legato all'ambiente naturale,alla campagna, alla storia, alla

vicinanza di importanti centri storici , allo studio, al relax,alla buona cucina, insomma alla joie

de vivre. Coniugare salvaguardia dell'ambiente, qualità della vita e sviluppo è l'indirizzo che

può determinare le condizioni per una nuova epifania di questo territorio.

1 Relazione generale –Studi e Analisi

2 Norme di attuazione

3 Tavole di piano

Progetto:

P1 Statuto del territorio –Sintesi dei Valori e dei Rischi scala 1:25.000P2 Statuto del territorio –Sistemi Territoriali e Risorse scala 1:20.000P3 Statuto del territorio –Contenuto paesistico scala 1:20.000P4 Strategie dello sviluppo scala 1:20.000 Quadro conoscitivo : 0.0 Inquadramento territoriale 0.1 Inquadramento territoriale Scala 1:50.000 1.0 Uso del Suolo 1.1 Uso del suolo scala 1:10.0001.2 Uso del Suolo.Insediamenti territoriali 1.2.1 La Sterza scala 1:2.000 1.2.2 Lajatico scala 1:2.000 1.2.3 Villaggio San Giovanni scala 1:2.000 1.2.4 Orciatico scala 1:2.000 2.0 Risorse del territorio aperto 2.1 Risorse agroambientali- Acqua e suolo scala 1:20.0002.2 Risorse agroambientali- Patrimonio edilizio e viabilità scala 1:20.0002.3 Risorse naturali- Ecomosaico scala 1:20.0002.4 Risorse naturali- Fauna scala 1:20.000 3.0 Servizi 3.1 Servizi pubblici e privati scala 1: 20.000/1:5.000 4.0 Reti infrastrutturali: 4.1 Mobilità scala 1:20.0004.2 Acquedotto scala 1:20.0004.3 Fognatura scala 1:5.0004.4 Metanodotto scala 1:20.0004.5 Telefonia (telecom) scala 1:5.000/1:2.0004.6 Enel scala 1:20.000 5.0 Condizioni di intervento 5.1 Piano Regolatore Generale Vigente n.2 tavole a/b, scala 1:10.0005.2 Stato di attuazione del P.R.G. vigente n.2 tavole a/b, scala 1:10.0005.3 Proprietà pubbliche e usi civici scala 1: 20.000/1:5.0005.4 Vincoli sopraordinati scala 1:20.0005.5 Azioni in programma scala 1:5.0005.6 Ambiti di degrado 5.6.1 Ambiti di degrado- Lajatico scala 1:2.0005.6.2 Ambiti di degrado- Orciatico e S.Giovanni scala 1:2.0005.7 Opportunità del territorio rurale scala 1:20.0005.8 Caratterizzazione economico-agraria del territorio scala 1:25.000

6.0 Caratteri del Patrimonio Storico 6.1 Analisi dell’evoluzione storica 6.1.1 Gli anni 30 del XIX sec. scala 1:25.0006.1.2 Elementi del Catasto Leopoldino scala 1:20.0006.1.3 Catasto leopoldino- Lajatico e Orciatico scala 1:1.0006.1.4 Gli anni 10 del XX sec. scala 1:20.0006.1.5 Gli anni 40 del XX sec. scala 1:20.0006.2 Strutture di permanenza 6.2.1 rispetto agli anni 30 del XIX sec. scala 1:25.0006.2.2 rispetto al Catasto Leopoldino scala 1:20.0006.2.3 rispetto agli anni 10 del XX sec. scala 1:20.0006.2.4 rispetto agli anni 40 del XX sec. scala 1:20.0006.2.5 Sintesi scala 1:20.0006.3 Integrità tipologica composizione- Lajatico e Orciatico scala 1:2.0006.4 Emergenze architettoniche (elenco degli edifici ex L.R. 59/80 adottato dal C.C. in data 30/10/1982 e approvato con D.R. in data 28/05/1983)

scala 1:2.000

7.0 Indagini geologiche 7.1 Carta geologica e litotecnica n.2 tav.G1 N/S, scala 1:10.000 7.2 Carta geomorfologica n.2 tav.G2 N/S, scala 1:10.000 7.3 Carta della permeabilità n.2 tav.G3 N/S, scala 1:10.000 7.4 Carta dei dati di base n.2 tav.G5 N/S, scala 1:10.000 7.5 Carta delle pendenze n.2 tav.G4 N/S, scala 1:10.000 7.6 Carta geologica e litotecnica n.2 tav.G6 A/B, scala 1:2.000 7.7 Carta geomorfologica n.2 tav.G 7 A/B, scala 1:2.0007.8 Carta VEL (Valutazione effetti locali dei terremoti) n.2 tav.G8 A/B, scala 1:2.0007.9 Carta della pericolosità geomorfologia n.2 tav.G9 N/S, scala 1:10.0007.10 Carta della pericolosità idraulica (Normativa PTC) n.2 tav.G10 N/S, scala :10.000 7.11 Carta della pericolosità idraulica (Normativa PIT) n.2 tav.G11 N/S,scala 1:10.000 7.12 Carta della vulnerabilità idraulica n.2 tav.G12 N/S,scala 1:10.000 7.13 Carta della pericolosità geomorfologica n.2 tav.G13 A/B, scala 1:2.000

Carta della pericolosità idraulica della Sterza e San Giovanni Val D’Era (Normativa PTC)

n.1 tav.G14, scala 1:2.000

8.0 Carte del paesaggio 8.1 Morfologia e idrografia scala 1:20.0008.2 Risorse naturali-mosaico paesistico scala 1:20.0008.3 Strutture antropiche del paesaggio scala 1:20.0008.4 Contesti paesistici locali scala 1:20.000 scala 1:25.000

2. Inquadramento Territoriale

Situato nella provincia di Pisa nella zona interna collinare, il Comune di Lajatico si estende

su una superficie di 7250 ettari circa e confina a nord est con il territorio del Comune di

Peccioli, ad est con quello del Comune di Volterra, a sud con quello di Montecatini Val di

Cecina , ad ovest con quello dei Comuni di Chianti e Riparbella e a nord–ovest con quello del

Comune di Terricciola.

Il territorio lajatichino presenta nel suo complesso una giacitura prevalentemente collinare,

caratterizzata da boschi autoctoni, da valli solcate da numerosi corsi d’acqua e da crinali che

degradano verso nord est fino ad incontrare la valle del fiume Era.

Mentre a sud ovest si trova una estesa area boscata il resto del territorio è caratterizzato da

seminativi, in particolare dalle colture cerealicole e dalle colture della vite, dell’olivo, nonchè da

frutteti ed orti che sono presenti soprattutto sui rilievi collinari presso i centri abitati .

L’elemento idrografico più importante è il fiume Era che determina il confine orientale del

comune e che forma una valle estesa in senso nord sud partendo dalle pendici di Volterra fino

ad incontrare la città di Pontedera immettendosi nel fiume Arno. Un affluente del fiume Era è il

torrente Sterza che scorre in prossimità del confine ovest mentre altri corsi minori quali

Foscecchia, Fosce, Ragone e Ragoncino attraversano il territorio collinare in modo diffuso.

Nel settore collinare del territorio si trova il capoluogo ed Orciatico, borghi di antica origine,

mentre nell’area della pianura dell’Era si trova il Villaggio San Giovanni una . frazione di

recente formazione , nata negli anni '50 a seguito della riforma agraria. Altra frazione di recente

formazione è la Sterza. Sviluppatosi lungo la S.R.T. 439 , l'insediamento è caratterizzato dalla

presenza ,preponderante, di attività artigianali e commerciali

La viabilita principale è formata dalla SRT 439 Sarzanese- Valdera che segue un andamento

nord sud mettendo i collegamento Lajatico con Volterra , Miemo, Terricciola Peccioli e con

l'area forte della Val d'Era ( Pontedera ,Ponsacco, Cascina) e da questa , attraverso la FI PI LI ,

sono facilmente raggiungibili Pisa e Firenze.

Il Comune di Lajatico fa parte del Consorzio dei Comuni dell'Alta Val d' Era insieme ai

comuni di Capannoli, Chianni, Palaia, Peccioli e Terricciola.

La posizione geografico-economica (Tav. 01) fa si che il territorio di Lajatico risulti oggi ai

margini sia all'aree forti che costituiscono l'asse Pisa-Pontedera-Empoli -Firenze ,caratterizzate

da un'importante presenza di attività produttive di servizi , di strutture universitarie e di centri

di ricerca, sia da un asse minore emergente , ancora in formazione costituito da Cecina ,

Volterra e Valdelsa . Asse caratterizzato da flussi turistici, produzioni agricole di qualità da

fenomeni di reinsediamento residenziale e non determinato dalla ricerca di luoghi che per le

loro caratteristiche ambientali, possano consentire una migliore qualità della vita. La

collocazione di LaJatico nell'ambito di questa parte di Toscana può essere fonte di marginalità e

quindi di grave debolezza ,oppure essere generatrice di forza di rilancio , qualora fosse assunto

il ruolo di trait d'union tra i due diversi insiemi di sistemi forti.

3.Inquadramento storico Arch. Arianna Nassi o Di Nasso

1.Introduzione

Al fine di delineare un quadro completo delle potenzialità economiche ed

insediative del territorio di Lajatico e per definirne di conseguenza le strategie di

valorizzazione, conservazione e gestione, risultano fondamentali le conoscenze

storico-archeologiche degli elementi che hanno fortemente caratterizzato il

territorio. Appare chiaro come le risorse siano parte integrante di una struttura

territoriale che ha subito poche trasformazioni e che rimanendo isolata si è

mantenuta in gran parte integra. La configurazione attuale dei centri antichi di

Lajatico e di Orciatico risulta pertanto emanazione diretta degli insediamenti rinati

sulle rovine delle distruzioni provocate dalle numerose guerre avvenute dopo il X

secolo tra Pisa e Firenze. Le tracce di questi accadimenti sono rinvenibili ad

esempio nel Palazzo Pretorio posto nella piazza centrale di Lajatico il cui impianto,

risalente al XIII secolo, è giunto fino a noi alquanto alterato.

2. Il territorio circostante Lajatico nell’antichità

Nel periodo etrusco la rete viaria era caratterizzata da una arteria principale di

collegamento tra Firenze e il porto di Pisa alla quale si connetteva la viabilità che

seguiva i corsi dei torrenti Era, Cascina e Rotina. In particolare Pisa manteneva i

contatti con Volterra attraverso la Valdera e il fiume Era , che, quantomeno nei

secoli in cui la civiltà etrusca conviveva con quella romana, doveva essere

navigabile.1 La Valdera a sua volta era connessa con la Valdicecina mediante la

strada che, dominata ancora oggi dalla Rocca di Pietracassia, risaliva il corso del

torrente Sterza ed era utilizzata per la commercializzazione del rame estratto dalle

miniere di Montecatini e lavorato a Miemo.2

Epoca etrusca

A dimostrazione che il territorio di Lajatico era abitato in epoca etrusca, è stato

ritrovato, proprio a poca distanza dalla Rocca di Pietra Cassia, un cippo funerario

datato attorno al VI secolo a.C. e sono state scoperte due tombe rivenute una in

località Aione e l’altra in località Quercia al Santo.

Tra il IV sec. e il II sec. a.C. si stabilì la dominazione romana che incise La colonizzazione romana

1 Nei primi anni ’90 fu scoperta l’esistenza di una antica nave romana vicino alla confluenza del torrente Sterza con il fiume Era. La Nazione 14 Maggio 2003 2 Il Tirreno 9 Maggio 1998 Volterra, Valdicecina, Valdera III

fortemente sulla organizzazione del territorio. Mentre gli etruschi sfruttavano

soprattutto le possibilità di protezione offerte dall’ambiente collinare i romani si

rivolsero al controllo delle pianure ed ad una maggiore fruizione delle vie di

fondovalle.

Il grande intervento di pianificazione attuato dai romani procedeva attraverso la

suddivisione del territorio secondo la centuriazione, la bonifica di aree acquitrinose

e la fondazione di campi militari e di città. Contestualmente alle realizzazioni della

centuriazione e alle relative assegnazioni di terre furono costruite “villae” che,

almeno nella fase più antica, dovevano essere il nucleo di aziende che produceva

per la sussistenza e il mercato. Lo sfruttamento del suolo agricolo si basava sulla

coltivazione della vite che permetteva la produzione di vino e di cereali alternati a

maggese nella consueta rotazione biennale.3

Presso la fattoria di Spedaletto è stato scoperto un mausoleo databile tra la fine

della Repubblica ed il primo periodo dell’Impero Romano. Il manufatto si

presentava a pianta rettangolare con una copertura a volta e il muro perimetrali in

mattoni con agli angoli quattro nicchioni.4La posizione della stessa villa alla

confluenza di due importanti vallate dell’Era e del Ragone giustifica per alcuni la

teoria secondo la quale in origine il complesso fosse un castello romano.5

Ritrovamenti archeologici

3. Le vicende storiche dei castelli di Lajatico ed Orciatico

Prima della caduta dell’Impero Romano avvenuta nel 476 a.C. la popolazione

agricola abituata a vivere dispersa nelle campagne cominciò a lasciare

progressivamente le sedi di pianura e a concentrarsi in borghi meglio difesi sulle

alture. Ciò era dovuto in gran parte alle rovine e alle devastazioni provocate dai

gruppi di barbari che dal Nord e dall’Est si riversavano nel territorio. Le zone di

pianura durante l’Alto Medioevo andarono in completa rovina portando con sé il

tracollo demografico e il declino inarrestabile delle stesse città. La progressiva

riduzione delle aree destinate alla coltivazione e il conseguente estendersi dei terreni

incolti e dei boschi favorirono l’erosione dei suoli e la diffusione degli acquitrini. La

popolazione cercò rifugio e difesa sulle alture creando una rete viaria lungo le creste

collinari e montane che garantiva sicurezza anche se costituivano percorsi più lunghi

Caduta dell’impero Romano

3 Marco Vannucchi, Progettare con il verde-4° il Giardino: Storia e tipi, Alinea Editrice 4 Cfr.www. quadera.it 5 L’antico nome di questa località detta Museo, Mausoleo e Sburleo deriva dalla presenza degli antichi tumuli ritrovati. Giuseppe Caciagli (a cura di), Pisa, Pisa, C.Cursi Ed., 1970-‘72

e lenti.6

Tra il VII e l’VIII sec. i Longobardi che dominarono la Toscana attraverso la

costituzione di un ducato con capitale Lucca seppero sfruttare tali condizioni

ambientali trovando sostentamento nei boschi e negli acquitrini. Praticarono attività

silvo-pastorali quali la caccia, la falconeria , la raccolta del miele selvatico e

l’allevamento brado e coltivarono soprattutto cereali adottando il sistema dei campi

aperti.7

I Longobardi

Dal IX sec. l’Italia fu conquistata dai Franchi guidati da Carlo Magno (742-814)

il quale organizzò il suo regno dividendolo in Marche composte da contee. La

Toscana una di queste marche fu suddivisa nella contea di Pisa, Lucca a Pistoia e

nella contea di Firenze e Volterra.8

I Franchi

Durante il regno dei Franchi esisteva già un “castrum Ajatici” possesso dei Conti

Pannocchieschi, come ci dimostra il più antico documento pervenutoci datato 891.9

“Castrum Ajatici”

Nel periodo Carolingio si affermò compiutamente il feudalesimo10 e quando il

sacro Romano impero nel corso del X sec. si disgregò, ogni forma di potere

centralizzato scomparve gradualmente e i feudatari divennero di fatto sovrani nei

loro feudi.

I Carolingi

I contadini approfittarono della disgregazione politica per sottrarsi ad alcuni dei

vincoli feudali ed acquistare maggiore libertà d’iniziativa e allargare i propri lotti di

terra, tramite il dissodamento delle circostanti aree incolte. Si delineò così sin dal X

sec. un incremento demografico e uno sviluppo della produzione agricola favorito

dall’adozione di nuove tecniche produttive. Molti servi e piccoli proprietari si

stabilirono nelle città che garantivano loro libertà e nuove occupazioni

nell’artigianato e nel commercio determinando la fioritura della vita urbana.11

Nascita dei Comuni

La rinascita del commercio determinò la supremazia politica ed economica di Pisa

che divenne un’importante repubblica marinara.12 Grazie ai suoi traffici che la

rendevano sempre più potente, andò progressivamente ad allargare i confini del

proprio contado che prima del 1015 dalla parte di Volterra arrivavano a Crisferra.

Pisa Repubblica Marinara

6 Massimo Bontempelli, Ettore Bruni, Storia e coscienza storica, Mi, Trevisini Editore, 1984, Vol.I 7 Adriano Marsili Antonino Bova, Una memoria per il futuro.Storia urbanistica della città di Pontedera, Pontedera, Bandecchi & Vivaldi, 1985 8Ibidem 9 Giuseppe Caciagli (a cura di), op. cit. 10 Con la decadenza del grande commercio la rovina della città , l’insicurezza determinata dalle invasioni barbariche e la debolezza dello stato il centro della vita sociale si spostò dalla città alla campagna dove la villa signorile divenne il punto di riferimento dell’organizzazione militare amministrativa e politica. 11Rosario Villari, Storia medievale, Bari, Edit. Laterza, 1969 12 Massimo Bontempelli, op. cit.

Infatti intorno al 1000 avevano avuto inizio le prime guerre tra Pisa e Lucca che si

contendevano soprattutto la Valdera.13

I castelli di Lajatico ed Orciatico14 all’epoca facevano parte dei possedimenti della

famiglia Pannocchieschi d’Elci la quale li cedette nel 1139 al vescovo di Volterra

Adimaro Adimari, insieme alle loro terre poste nei territori di Vignale, Legoli,

Castelfalfi, Celle o Celluri, vendita effettuata il 22 gennaio 1139. La Diocesi di

Volterra ottenne altri territori limitrofi allorché nel gennaio del 1160 furono ceduti

dal Conte Guglielmino del conte Ranuccio al vescovo Galgano.

I Pannocchieschi si impadronirono nuovamente di tutti questi possedimenti nel

momento in cui su di essi, il 26 agosto 118 6 fu concessa, ad un membro della loro

famiglia, Idelbrando, divenuto vescovo di Volterra, la giurisdizione politica

rilasciata con un diploma imperiale da Arrigo IV. Ma poiché lo stesso Imperatore

nel 1193 emise un’altra ordinanza con la quale concedeva al Comune di Pisa queste

numerose terre gli abitanti dei borghi interessati si ribellarono al dominio vescovile

e scelsero quello di Pisa.15

La famiglia Pannocchieschi d’Elci

La situazione mutò nel 1284 dopo la sconfitta della Repubblica Pisana alla

Meloria quando il vescovo di Volterra Ranieri degli Umbertini approfittando del

momento di crisi che la città attraversava rivendicò la giurisdizione su 22 castelli tra

cui anche Lajatico e Orciatico che furono ceduti in accomandigia alla repubblica di

Firenze. Nel contratto stipulato fra Ranieri e Firenze veniva concesso ai Fiorentini la

metà degli introiti provenienti dalle saline e dalle miniere di rame che si trovavano

nel volterrano e l’opportunità di costruire un porto in cambio della possibilità di far

circolare anche a Firenze la moneta che il vescovo faceva battere a Volterra. Al

termine di questo accordo l’11 gennaio 1285 fu mandato ai castelli un sindaco

fiorentino. La situazione perdurò per sette anni fino a quando nel 1293 con la pace

di Fucecchio anche questi castelli tornarono sotto il dominio pisano.16

La sconfitta di Pisa alla Meloria

I castelli

contesi tra Pisa e Firenze

Si hanno notizie della pieve di Orciatico sin dal 1204 quando era pievano un

certo Saladino Saladini e all’epoca del sinodo volterrano, nel 1356, compare nel

catalogo delle chiese e comprende sotto la propria giurisdizione le ormai scomparse

La Pieve di Orciatico

13 Giuseppe Caciagli (a cura di), op. cit. 14 I Toponimi risalenti all’alto medioevo sono di origine longobarda : Lajatico deriva da Lajus mentre Orciatico da Orcius. Cfr .Adriano Marsili, Antonino Bova, op. cit. 15 privilegio che venne successivamente confermato anche dagli Imperatori Ottone IV (1209), Ludovico il Bavaro (1327) e Carlo IV (1355) Giuseppe Caciagli (a cura di), op. cit. 16 Nel 1303 I volterrani assediarono e saccheggiarono Orciatico e nel 1314 i Guelfi di San Miniato giunsero fino a danneggiare il castello di Lajatico. Cfr.Ibidem

chiese di Montezzano, Pietra Cassia, Strido e Miemo.17

4. Sotto il dominio fiorentino

Nel corso di una delle tante guerre tra Pisa e Firenze, dopo la conquista di

Volterra nel 1362, Lajatico fu occupato dalle truppe fiorentine. L’anno seguente fu

preso nuovamente dai pisani fino a quando, con la definitiva caduta della città

marinara nel 1405, fu consegnato a Firenze da Pietro Gaetani il quale ricevette in

cambio la cittadinanza fiorentina, l’esenzione da ogni imposta per un periodo di due

anni, una pensione annua di 500 fiorini e alcuni possedimenti in Firenze e Peccioli.

Il castello di Lajatico sotto il dominio di Firenze

Con la legge che istituiva le nuove comunità del pisano fu stabilito che avrebbe

fatto parte della podesteria di Lajatico18 un ampio territorio comprendente : Lajatico,

Terricciola, Orciatico, Rivalto, Chianni. 19

Podesteria di Lajatico

Nel 1423 la sede della podesteria fu spostata a Peccioli dipendente dal Vicariato

di Lari.20

Podesteria di Peccioli

Dopo che gli abitanti di Lajatico giurarono fedeltà alla repubblica di Firenze

trascorse un periodo abbastanza lungo di stabilità che fu interrotto verso il 1430

quando Firenze tentò di consolidare il suo dominio sulla Toscana cercando di

conquistare anche Lucca. I Lucchesi per difendersi si affidarono ad un capitano di

ventura al servizio di Milano e Genova, Niccolò Piccinino, che nel corso del 1431

devastò i possedimenti di Firenze ai confini con la Lucchesia e si impossessò di

molti castelli. Tra quest’ultimi vi erano Lajatico, Orciatico e la Rocca di Pietra

Cassia che, poiché si consegnarono volontariamente a quel capitano, tre anni più

tardi dovettero subire lo smantellamento delle mura e del castello.21

Arrivo di

Niccolò Piccinino e lo smantellamento delle mura

L’occasione per sottrarsi al dominio fiorentino fu colta l’8 novembre 1494 quando

giunse in Italia il re di Francia Carlo VIII. Ebbe così inizio la lunga guerra che si

concluse soltanto nel 1509 con la definitiva capitolazione della città marinara e

l’instaurazione della dominazione fiorentina sotto la quale vi fu una

Definitiva capitolazione di Pisa e la nuova politica territoriale fiorentina

17 L’antica chiesa almeno fino al XV secolo si trovava in località chiamata Pievina o Pieve Vecchia mentre l’attuale fu costruita nel XVI secolo e consacrata nel 1509. Cfr.Ibidem 18 nel 1415 Firenze provvide ad inviarvi un podestà. Cfr.Ibidem 19 La circoscrizione del contado pisano con esclusione dei dieci comuni del Capitanato di Pisa era ripartita nelle podesterie di:Vicopisano, Calci, S. Maria a Trebbio, Ripafratta, Cascina, Pontedera, Peccioli, Crespina, Marti, Rosignano, Lajatico, Lari e Palaia.Cfr. Mario Montorzi, Luigi Giani, Pontedera e le guerre del contado, Pisa, Pacini editore, 1994. 20 Provincia di Pisa Soprintendenza Archivistica per la Toscana, Emilio Capannelli, Alessandro Marucelli (a cura di), Gli archivi comunali della provincia di Pisa , Firenze, All’insegna del Giglio, 1991. 21Giuseppe Caciagli (a cura di), op. cit.

riorganizzazione amministrativa e politica del territorio pisano. La nuova politica

territoriale fin dai suoi primordi si caratterizzò per alcune fondamentali scelte di

governo che si palesarono in modo particolare nelle variazioni impresse alla

organizzazione dei confini delle ripartizioni amministrative e giudiziarie del

territorio.22

In particolare le comunità di Lajatico ed Orciatico si trovavano per le cause

criminale sotto il Vicariato di Lari23 che fu destinato ad un lungo processo di

ristrutturazione e segmentazione confinaria. In un documento risalente al periodo

compreso tra il 1546 al 1552 il Vicariato di Lari era composto dalle podesterie di

Lari, di Palaia e di Peccioli; quest’ultima oltre a Lajatico ed Orciatico,comprendeva

a sua volta Peccioli, Terricciola, Legoli, Guizzano, Fabbrica, Casanuova,

Montecchio, Soiana, Morrona, Castellina, Riparbella, Bagno a Acqua, Chianti,

Rivalto, S.Luce e Strido.24

Il Vicariato di Lari

5. La politica territoriale dei Medici

A seguito delle lunghe guerre contro Firenze e della conseguente crisi economica

il territorio pisano nel sec. XIV –XV subì un processo di deterioramento che impedì

la regolare sistemazione e la costante manutenzione delle vie di comunicazione e

della rete di fossi, canali e paludi che erano stati sfruttati fino a quel momento per il

trasporto di merci approfittando del fatto che erano a buon costo. La situazione

cambiò quando i Medici in una politica generale di impulso e sviluppo

dell’economia potenziarono e formarono le magistrature delegate nel controllo del

sistema idraulico.25

Decadenza di Pisa

22 Mario Montorzi, Luigi Giani, op. cit. 23 L’Ente vicariato era composto da 9 rappresentanti chiamati governatori i quali eleggevano i Cancelliei , il depositario, il Camerlengo, i messi, i cavalieri, ecc. La Podesteria di Lari era amministrata dal Consiglio dei Consoli e dal Consiglio dei Governatori. I Comuni delle Podesteria nel ‘500 erano amministrati da un Console e due cancellieri e nel ‘600 da due Governatori e dal consiglio del Popolo. Per determinare affari i Governatori ed il popolo si riunivano o in una casa privata o nella chiesa. Ogni decisione comunque rimaneva soggetta al controllo da parti dei Signori dei Nove della Giurisdizione e dominio fiorentino. Provincia di Pisa Soprintendenza Archivistica per la Toscana, Emilio Capannelli, Alessandro Marucelli (a cura di), op. cit. 24 Mario Montorzi, Luigi Giani, op.cit. 25 Con l’avvento del principato dei Medici l’intervento governativo si concretizzò nel potenziamento e formazione di nuove magistrature delegate del controllo delle acque. Le origini dell’Ufficio dei Fossi sono da rintracciare nella creazione di un corpo di addetti alla bonifica idraulica fin a dai tempi della Repubblica Pisana. Nel 1475 i Medici istituirono”l‘Opera de la reparatione del contado e de la ciptà di Pisa” alle loro dirette dipendenze composta da funzionari pisani e fiorentini. Nel ‘500 poi, a causa dell’incremento demografico e dell’aggravato dissesto idrogeologico, furono riprese le bonifiche e fu riformata e potenziata l’Opera che nel 1547 si trasformò nel Magistrato e Officio De’ Fossi. All’inizio del XVII sec. le grandi operazione di bonifica nel territorio pisano si interruppero in conseguenza probabilmente della generale crisi economica. Danilo Barsanti (a cura di), Documenti Cartografici(nelle

Per un maggior sorveglianza dell’assetto territoriale fu istituito l’Ufficio dei Fossi

i cui ingegneri ed agrimensori attraverso la stesura di carte individuavano

l’andamento dei corsi d’acqua, delimitavano le aree da bonificare e calcolavano il

contributo dovuto dai frontisti alla realizzazione e sistemazione delle infrastrutture

di interesse pubblico in misura proporzionale all’estensione dei loro possessi. In

questo modo riuscivano ad avere una esatto quadro della situazione in cui si

presentava il territorio anche se l’interesse prioritario era la descrizione di beni

fondiari su cui i proprietari si dovevano ripartire le spese di scavo e di manutenzione

di fossi e strade.26

L’Ufficio Fiumi e Fossi

Il paesaggio agrario non era sfuggito a quel processo di deterioramento che aveva

colpito il pisano nel XV secolo anche se le campagne pisane già dalla fine del ‘400

erano state interessate da importanti trasformazioni proseguite fino agli inizi del

‘600. Gli enti pubblici ed ecclesiastici con i piccoli possessori avevano lentamente

lasciato il posto alle grandi proprietà fondiarie del patriziato fiorentino il cui

trapasso di proprietà era stato accompagnato da un processo di appoderamento e

dall’introduzione del contratto mezzadrile collegato all’impianto della coltura

promiscua. In tal modo il paesaggio agrario ancora nel ‘500 si contrassegnava per

una elevata presenza “di incolti, sodi, paludi, vegetazione boschiva alternati da

isolati lavorativi nudi in pianura e da colture arboree miste a lavorativo in collina e

assai raramente specializzate in prossimità dei centri urbani”. L’incentivazione

delle bonifiche dei Medici e l’investimento dei privati in direzione della mezzadria

produssero l’allargamento del paesaggio domestico a scapito del pascolo e

dell’incolto e della macchia vicino agli insediamenti. Ma quando nella prima metà

del secolo XVII l’impegno dei Medici nel territorio pisano si attenuò e le opere di

bonifica e l’appoderamento si interruppero vi fu un ritorno all’incolto, all’acquitrino

e alla selva con la formazione di un sistema colturale che rimase immutato fino alla

seconda metà del ‘700.

Grandi proprietà fondiarie

I Medici e il

governo del territorio

Dalla 1° metà

del XVII sec. alla 2° metà del XVIII sec.ritorno all’incolto

6.I Lorena

Lo sviluppo politico ed economico che si ebbe durante il regno di Cosimo I , che

morì nel 1574 s’interruppe con la reggenza dei suoi successori Francesco I,

Ferdinando I e Cosimo I. Durante il loro governo la Toscana non visse un periodo

Biblioteche e negli archivi privati e pubblico dell Toscana)n.1 le piante dell’Ufficio Fiumi e Fossi di Pisa, Firenze, Leo S.Olschki Editore, 1937. 26Ibidem

di prosperità, specialmente con Cosimo I vi fu una notevole recessione economica e

un ristagno dei commerci in tutta la regione. La situazione cominciò a cambiare

sotto Pietro Leopoldo il quale adottò provvedimenti come l’abolizione delle residue

strutture feudali, finalizzati a rendere più agile l’apparato amministrativo dello stato

e a promuovere l’economia.

La situazione giurisdizionale del Comune di Lajatico era rimasta immutata fino a

quando il 10 giugno 1664 il Granduca Ferdinando II concesse in feudo col titolo di

marchesato i castelli di Lajatico e di Orciatico27 a Bartolomeo Corsini e ai suoi

discendenti con diritto di primogenitura. Per l’amministrazione della giustizia fu

nominato dallo stesso Corsini un vicario feudale che a partire dal 1773 fu eletto

dalle famiglie fiorentine (Corsini , Riccirdi, Piccolini e Lorenzi) che avevano dei

possedimenti nel territorio in conseguenza dell’emanazione della Legge del 174928

con la quale il marchesato di Lajatico ed Orciatico erano tornate a far parte della

corona granducale.29

La famiglia Corsini

Più tardi al marchesato di Lajatico si aggiunse la Fattoria di Spedaletto che

Bartolomeo Corsini aveva acquistato fin dal 1607 per 31.000 scudi da Alberico

Cybo Malaspina principe di Massa Carrara che a sua volta lo aveva ereditato da un

suo avo Francesco che lo aveva ricevuto come dote di Maddalena dei medici sua

moglie e figlia di Lorenzo il Magnifico.30

Dallo studio di un cabreo del 1753 si possono trarre utili informazioni sulla

consistenza agricola di due poderi “uno denominato La Rocca e l’altro Le Piane”

posti “nel popolo della pieve di S. Michele a Orciatico, comune de Lajatico,

marchesato dell’Ecc/ma Casa Corsini, podesteria di Peccioli, luogo detto la Rocca

di Pietra Cassa”. Attraverso il cabreo si apprende che presso il podere la Rocca

esistevano due stalle (una per le pecore e una per le capre) e due porcili, mentre

presso il podere Le Piane oltre alla casa per il colono si trovavano una stalla per le

capre, un porcile, e un capannone per il bestiame. Un’altra casa in stato di

abbandono era posta in località La Vena ed era adibita a stalla così come una

Cabreo del 1753

27 Allora il territorio aveva una estensione di circa 18 miglia con 88 fuochi e 460 anime . Poteva contare su 23 soldati a piedi e 4 a cavallo. La pieve, il padronato ed il popolo rendevano 400 lire…..Questa invece la situazione di Orciatico: territorio di circa 8 miglia, con 69 fuochi, 304 anime. Poteva disporre di 16 soldati a piedi e 1 a cavallo. La pieve e il padronato rendevano, dell’ordinario, 200 lire. Cfr.Ibidem 28 La legge del 1749 tolse alle famiglie feudatarie la gestione delle entrate comunicative che per i Corsini furono sostituite con un indennizzo che venne regolarmente riscosso fino al 1812. Inoltre limitò le competenze alle cause civili del vicario feudale costretto per di più a rimanere in carica solo due anni. Cfr Danilo Barsanti (a cura di), op cit. 29 Ibidem 30 Giuseppe Caciagli (a cura di), op.cit.

capanna vicina. Nei pressi di questi podere vi era un appezzamento con terra

lavorativa e il resto era bosco.31

La comunità di Lajatico che comprendeva anche Orciatico venne costituita con il

regolamento del 17 giugno 1776 e fu inserita nella cancelleria di Peccioli. Durante la

dominazione francese (1808-1814) furono aboliti gli ordinamenti precedenti e

Lajatico divenne sede di Mairie inserita nel dipartimento del Mediterraneo e facente

parte della giurisdizione di Pace di Peccioli dove aveva sede la podesteria, poi

pretura, il Cancelliere Comunicativo, poi Cancelliere ed ufficiale del censo e

l’Ingegnere di Circondario.32

1776 la Comunità di Lajatico

Al ritorno di Ferdinando III di Lorena furono abolite con la Legge del 27 giugno

del 1814 le tre Prefetture e la mairie, fu ripristinato il tradizionale sistema territoriale

toscano basato sui governatori, commissariati, vicariati e podesterie e furono

ristabiliti i compartimenti provinciali comunicativi e le antiche circoscrizioni

territoriali delle comunità. Mentre i Governatori ed i Commissari regi tornarono ad

occuparsi delle funzioni politiche l’Ufficio dei Fossi di Pisa diretto da un

provveditore e dipendente dall’Ufficio Generale controllava la vita amministrativa

del il territorio pisano, livornese ed Elbano e decideva in materia di lavori

pubblici.La Toscana allora comprendeva 248 Comunità.33

Ritorno dei Lorena e ripristino del tradizionale sistema territoriale toscano

Importanti mappe storiche sono rintracciabili nelle carte dell’Ufficio Fiumi e fossi

di Pisa che ci forniscono un materiale abbastanza dettagliato relativamente a tutto il

sistema dei degli insediamenti, dei corsi d’acqua e delle vie di comunicazione del

territorio di Lajatico (vedi allegato A).34

La carta dell’Ufficio Fiumi e Fossi

7. Il Catasto Generale della Toscana

Dopo la restaurazione nel 1817 fu deciso la formazione di un nuovo catasto35

metrico- particellare sulla traccia di quello che avevano già iniziato a fare i Francesi

al fine di arrivare ad avere una più corretta stima degli imponibili e far pagare tasse

sulla proprietà fondiaria.36

La formazione del primo catasto metrico particellare

31 Giuseppe Caciagli, La Rocca di Pietracassa, Pontedera, Bandecchi &Vivaldi Arnera edizioni , 2002. 32 Provincia di Pisa Soprintendenza Archivistica per la Toscana, Emilio Capannelli, Alessandro Marucelli (a cura di),op. cit. 33 Danilo Barsanti (a cura di), op cit. 34 ASP, N.195, Mappa topografica del territorio comunicativo di Lajatico (scala di br 1000 nella proporzIone dal vero di 1:25.000 –1830 circa) 35 Si chiamavano in vigore l’editto 4/05/1694, la legge del 3/08/1768 e tutte le altre leggi riguardanti la volture. Cfr. ASP, n.109 Catasto di Lari, n.2170-2180 estimo del sec. XVI 36Danilo Barsanti (a cura di), op cit.

Con motuproprio il 24 novembre 1817 venne istituita la deputazione incaricata

della direzione delle operazioni del nuovo catasto, mai lavori iniziarono solo nel

1819. Nel 1825 fu istituita a Firenze una Soprintendenza alla Conservazione del

Catasto e un corpo di ingegneri delle acque e strade.37

Con il regolamento del 6 giugno 1829 fu disposto che “nell’Ufficio della

Soprintendenza delle Conservazione del catasto fossero depositati i catasti parziali

di tutti i terreni comunicativi; che detto Ufficio fosse in corrispondenza con i

Cancellieri comunicativi per gli affari relativi alla conservazione del catasto; che la

deputazione sopra il Catasto rilasciasse ad ogni cancelleria le copie sommarie delle

tavole delle stime i lucidi delle mappe del catasto e topografiche, le copie dei quali e

delle liste alfabetiche.”38 Il 5 agosto 1835 iniziò la compilazione di un elenco

generale in ordine alfabetico dei possessori e nel 1848 la Soprintendenza alla

Conservazione del Catasto fu sostituita dalla Direzione Generale del Pubblico

Censimento dalla quale dipendevano tutti i Cancellieri Comunicativi.

Molto più preciso e utile ai fini della nostra indagine è il Catasto finito di essere

elaborato intorno al 1830, dal quale ricaviamo molti dati circa la distribuzione degli

insediamenti, il sistema idrologico e viario, l’uso del suolo, il disegno dei campi e i

tipi di coltivazione mostrandoci la configurazione del territorio che confrontandola

con quella attuale ci permette di comprendere l’evoluzione del paesaggio urbano e

agrario.

Il Catasto Generale della Toscana della comunità di Lajatico

Il catasto della comunità di Lajatico fu approvato dalla R. Deputazione nella

seduta del 16 agosto 1834

“Questo campione contiene la valutazione dei fondi di n.183 possidenti divisi in

n.5558 appezzamenti e n.47712 articoli di stima che in tutto portano la rendita

annuale di beni imponibili alla somma di Lire 52305,51 ovvero fiorini 31383,31. Il

campione medesimo ha l’annesso di n.1 tomo di mappe contenenti il Quadro

d’insieme o la mappa generale del territorio di detta comunità e n.38 cartoni ove

sono segnati tutti i sopraindicati possessi “39

Dati generale

Il territorio fu suddiviso in 10 sezioni:

A - detta di Lajatico a levante

B – detta delle colline di Spedaletto

C - detta di Orciatico

La sezioni e le tavole indicative

37 ASP. N.109 Catasto di lari 38 Ibidem 39 ASP, n.72 Catasto Terreni

D - detta della Rocca di Pietra Cassia

E- Bosco di Lajatico

F - Lajatico a Ponente

G - Poggioni e Rota

A A - Spedaletto

I- Doccia Nuova

K- Doccia Nuova

Per ogni porzione di territorio furono definiti attraverso le “tavole indicative dei

proprietarj e delle proprietà rispettive” il numero dell’appezzamento, dell’articolo

di stima e della carta dei Campioni , il Nome e Cognome del Proprietario e del

nome del padre di esso (vedi Allegato B) e la specie e la superficie (braccia quadre)

delle proprietà.40

Sulla carta sono riportate le strade intercomunali che collegavano il territorio con

le comunità limitrofe come Volterra, Montecatini, Chianti, Peccioli e Fabbrica e la

rete viaria che ricopriva l’intero territorio collegando i vari poderi sulle colline (via

che da Vezzano va all’Isola, via che da Fecciano va al Poderino, ecc.). Vi è inoltre

raffigurata la via maestra che attraversando Lajatico metteva in comunicazione La

Sterza con il borgo di Orciatico e la Rocca di Pietracassia, e una viabilità secondaria

che permetteva di raggiungere gli elementi della attività produttiva come i molini

(via che da i Piamonati va al molino, via che dal Molino di Sterza va a Lajatico).

Mentre le mappe forniscono una rappresentazione in forma sintetica delle

caratteristiche del territorio prevalentemente collinare altre informazioni si possono

ricavare dalla toponomastica che ci permette di cogliere il senso originario dei

luoghi (vedi allegato A).

Le strade e i molini

Da una analisi comparata delle tavole indicative e delle mappe catastali si è

riscontrato che la “specie di proprietà” più diffusa era quella della pastura, del

lavorativo vitato, del lavorativo e del bosco e che il paesaggio agrario era

caratterizzato da una attività agricola di tipo promiscuo (come ci rivelano le

“specie di proprietà” lavorativo- vitato- pioppato, lavorativo con olivi, lavorativo-

vitat-o olivat-o fruttato, sodo con gelsi, ecc)

“le specie di proprietà”

Insieme ai numerosi poderi sparsi sul territorio aperto sono individuate impianti di

supporto all’attività agricola come le cantine , le fornaci, i forni, i mulini ad acqua, i

molini a vento e i seccatoji. Lungo le strade vicino soprattutto ai centri urbani vi

Elementi sparsi sul territorio

40 Ibidem

erano abbeveratoji e lavatoji, mentre nei pressi di Orciatico esisteva una

immaginetta.

La fauna e la pratica della caccia contribuivano a definire precisi elementi

architettonici e a determinare il formarsi di specifici luoghi come gli uccellari,

boschetti delimitati da pareti vegetali onde catturare gli uccelli, oppure le

colombaie, minute torri isolate poste sulla copertura divenute importanti elementi di

riconoscibilità delle case coloniche.

La villa fattoria di Spedaletto era caratterizzata da un articolato sistema edilizio

che includeva oltre la villa, le coloniche e la cappella edifici “specialistici” come

una fornace, una cantina, un lavatojo e la bottega (fig.2).

La Fattoria di Spedaletto nel XIX sec.

La rocca di Pietracassia secondo quanto riportato nella cartografia del Catasto del

1830 era circondata da un fitto bosco e da terreni impiegati a pastura e a lavorativo.

Inoltre vi era segnalata la presenza di una antica casa che era già presente nel cabreo

del 1753 e di una casa adibita a stalla.(fig.1.)

La Rocca di Pietracassia

Lajatico nel 1860 votò per il regno unito. Nel 1869 al Comune furono annesse le

frazioni di Orciatico (tolta a Volterra) e di Spedaletto (tolta a Montecatini Val di

Cecina).

Gli anni 60 del XIX sec.

Poiché l’unica e principale attività economica era quella agricola dopo la seconda

guerra mondiale si registrò una sensibile emigrazione verso i centri maggiori. Il

fenomeno fu compensato dalla immigrazione di famiglie provenienti dall’Italia

centro meridionale o dalle isole e da una iniziativa dell’Ente Maremma che fondò

nel 1958 il Borgo di San Giovanni Val D’Era lungo la strada STR 439. Sempre nel

dopoguerra vi furono deboli iniziative di tipo industriale a la Sterza.41

Il borgo di San Giovanni

La Sterza

41 Giuseppe Caciagli (a cura di), op. cit.

Fig.1 Il Catasto Generale della Toscana -“Specie di proprietà” -La Rocca di Pietracassia (Cfr. ASP, Catasto terreni n.72)

LEGENDA

Fig.2 Il Catasto Generale della Toscana -“Specie di proprietà” –La fattoria di Spedaletto (Cfr. ASP, Catasto terreni n.72)

LEGENDA

Allegato A

Toponomastica viaria Elenco delle vie tratto dalla carta

dell’Ufficio Fiumi e Fossi (ASP, N.195, Mappa topografica del territorio comunicativo di Lajatico)

Elenco delle vie tratto dalle mappe del Catasto Generale della Toscana, Comunità di Lajatico (ASP, n.72 Catasto Terreni, Comunità di Lajatico)

strada provinciale di val d’era via maestra che da Peccioli porta a Volterra

via che va a Peccioli via maestra da Lajatico a Peccioli via di Peccioli via che dal molino di sterza va a Lajatico via che viene da Chianni via dei pratini via pedonale via maestra da Lajatico a fabbrica via da Lajatico a ragone via ai vicini poderi via da Lajatico a volterra via maestra di Lajatico via dei suciani via dalla rocca a Chianni strada della rocca a Lajatico via dalla rocca a Volterra strada della rocca a Lajatico via dalla rocca a Lajatico strada della rocca a Lajatico via da Lajatico ad Orciatico via da Orciatico a Lajatico via da Miemo ad Orciatico strada che da Miemo per poggi conduce

ad Orciatico via che viene da miemo via d’agnano strada che da Orciatico conduce a

Montecatini strada di motecatini strada che da Orciatico porta a

Montecatini e Volterra via da orciatico a spedaletto via per il poggio all’arco via che dai Piamonati va al mulino via da Piamonati al Poderino via da Fecciano al Poderino via fiorentina via ai vicini poderi viottola via detto orciatichina di Chianni via della fonte via di battigallo via del mulino via delle tinche nere via maestra LLajatico via dei pratacci via vicinale via che va a Ragone via di Piamonanti che per poggi di

panaceta porta a Spedaletto via porta Vezzano via porta al piano dei fagioli via antica volterrana via che porta al molino di Spedaletto via per il poggio all’arco via che porta in carta via che da Vezzano porta ad isola via che va al ragoncino via che va al Poderino via che va al molino di Spedaletto via che dal molino va ad Orciatico via che d a Orciatico va a Chianni strada della cajola a Orciatico strada d’acqua fredda

via che va a Lajatico via detta dei porci via della cirillaja via della bandire di roseto viottolo di sbiado pastori via di traversi strada del bosco che va a Lajatico via che da Chianni porta a Lajatico via di monte fano via detta del colombajno che da Lajatico

porta al molino di mezzo viottola che da i poggioni porta a Lajatico via di comodo via che vien da molino di sterza strada maremmana ossia delle moje via dei pastori

Elenco botri tratto dalle mappe del Catasto Generale della Toscana, Comunità di Lajatico (ASP, n.72 Catasto Terreni, Comunità di Lajatico)

botro di cafaggio botro al sorbo botro di ragoncino botro panaceta botro riaffico botro detto del borello botro di cannetello botro delle baronce di poi detto della

serraderca botro di camparri botro le sughere botro delle ville botrello botro del rio botro di riotorbido botro del ragoncino torrente fossecchia botro di piamonati botro della botra botro dei casini botro dei sardimoli botro di piano dei vignaj botro delle piantonaje botro dei patrini botro di vezzano botro dei pisciatoj botro al poggio maggiore botro ai forconi botro della fiminella botro della pietra al salino botro del pian del bosco botro a finale botro della rocca botro del maso botro del confine botro delle vecchiette

botro di roseto botro del vallone botro di sfregio botro di bucignone botrodi fragnetta botro delle macchie botro arpino botro valle lungoja botro di fecciano botro della macinaja botro pian della pace botro di riaffico botro di fartoli botro delle finte

Allegato B

SEZ. A

Cognome e Nome del Proprietarioe nome del padre di esso

SEZ.

A

Cognome e Nome del Proprietario e nome del padre di esso

Andreoni ne' Gualanti Veronica di Antonio

Gotti Luigi di Giovanni

Andreoni Sebastiano di Santi Gotti Luigi Moroni di Valentino Anichini Francesco di Giuseppe Gotti Petronilla di Ferdinando ne'

Bolognesi Arcipretura di San Michele

Arcangelo d'Orciatico Rettore Don Valentino Faltoni

Gotti Petronilla nei Bolognesi e Bolognesi Desiderio di Valentino

Ballati-Merli Marchese Girolamo e Francesco di Ferdinando

Gualandi Lodovico Giosuè e Leandro di Angelo

Baschi Elena di Paolo vedova Arkgij Gualandi Lodovico di Angelo Bellucci Giovanni e Gaspero di

Sebastiano Bolognesi Desiderio di Valentino

Cecchi Carolina di Giuseppe ne' Chiarini

Isolani Vincenzo di Francesco

Bolognesi Desiderio e Giovanni di Valentino

Bruschi Eufrasia di Giovacchino Terzi Domenico Coniugi

Longa Domenico e Antonio di Raffaello

Longa Deodati di Raffaello

Cecchi Carlo di Giuseppe Gremigni Gaspero di Angelo Callaj Luigi e Antonio di Jacopo Longa Lionigi di Giovanni Ceccanti Leonardo di Giovan Marco Longa Luigi di Giovanni Cecchi Antonio di Francesco Lupini Francesco di Matteo Cecchi Antonio di Giuseppe Martellacci Andrea di Francesco Martellacci Luca di Francesco Martellacci Domenico di Giuseppe Corsini Principe Don Tommaso di

Bartolommeo Martellacci Domenico di Giuseppe

Giuseppe Luca e Andrea di Francesco Cecchi Teresa ne' Terzi di Giuseppe Martellacci Don Guglielmo di Grato Cempini Francesco e Antonio di

Giuseppe Terzi Marco di Domenico

Cempini Valerio di Antonio Martellacci Flavio d'Orazio Chiavistelli Antonio di Valentino Martellacci Francesco d'Antonio Comunità di Lajatico Martellacci Giuseppe di Francesco Coroni Valentino di Domenico Martellacci Grato di Lorenzo Corsini Principe Don Tommaso

Consigliere Don Neri di Bartolommeo Pieve col Titolo di S. Leonardo a

Lajatico Rettore Don Gaspero Cilotti Salvadori Lorenzo e Giovanni

D'Andra Martellacci Pietro d'Evangelista

Fabbri Antonio di Bartolomeo Martellacci Prete Niccolò di Lorenzo Fabbri Vincenzo d'Antonio Nellieri Domenico di Pietro Fabbri Vincenzo e Natale d'Antonio Nieri Angelo di Francesco Falorni Angelo e Luigi di Valentino Passerotti Maria Assunta vedova

Tessieri Falorni Eredi di Valentino Giglioli Giovanni di Giuseppe Falorni Pasquale e Biagio di Santi Salvadori Angelo di Vincenzo Ferretti Giuseppe di Giovanni Salvadori Carlo di Vincenzo Franciosi Sebastiano Giovanni Giulio

dott.Antonio G.Battista di G.Battista Fulceri Luigi Ottaviano Antonio

Giovacchino Pasquale e Anselmo di Pietro Fulceri Cardina di Clementone

Franchi Stefanini Modesto e Giuseppe di

Michele Gotti Achille di Niccolò Terzi Cherico Marco di Domenico Gotti Dottor Vincenzo di Leonardo Fulceri Domenico Pietro e Niccolò di

Gaspero

Fulceri Maria di Gaspero Vedova Camerini Usufrutto Zucchelli Cherico Martino Carlo Francesco e Federigo d'Antonio proprietari

Gotti Giuseppe Filippo Antonio Dottor Clemente Prete Ferdinando di Francesco Achille di Niccolò e Vincenzo di Leonardo

Gotti Giuseppe di Francesco Terzi Stefano Domenico Ranieri di Marco

Terzi Ranieri di Marco Terzi Stefano e Domenico di Marco Gotti Agata e Orsola di Niccolò Tessieri Domenico Antonio di

Alessandro Gotti Antonio di Francesco Tessieri Francesco di Alessandro Toni Marianna di Francesco M.

Usufrutto Gualandi Michele Ranieri proprietà

Tessieri Gherardo Anastasio Ettore Tito e Alessandro di Giuseppe

Gotti Eredi di Ernesto Tessieri Luigi di Alessandro

Martellacci Don Niccolò di Lorenzo

per due terzi e Gremigni Gaspero di Angelo per l'altro terzo

Tessieri Luigi Domenico di Alessandro Gherardi Anastasio Tito Ettore e Alessandro di Giuseppe

Gotti Francesca d'Ernesto ne'

Cempini Tessieri Pietro di Alessandro di Iacopo

Gotti Gaspero di Luigi Tombellini Bartolommeo di Giuseppe Gotti Filippo di Francesco Valdiserra Appollonia di Luigi

Zucchelli Cherico Martino Carlo

Francesco Federigo Marianna e Maria Assunta d'Antonio

Zucchelli Cherico Martino di Antonio

SEZ. B

Cognome e Nome del Proprietarioe nome del padre di esso

SEZ.

C

Cognome e Nome del Proprietario e nome del padre di esso

Corsini Principe Don Tommaso di Bartolomeo

Corsini Principe Don Tommaso di Bartolomeo

Franciosi Sebastiano, Giovanni, Giulio Dottor Antonio e GiovanBattista Giuseppe di GiovanBattista

Franciosi Sebastiano, Giovanni, Giulio Dottor Antonio e GiovanBattista Giuseppe di GiovanBattista

Tani Anton Giuseppe di Giuseppe Tani Anton Giuseppe di Giuseppe Gualandi Michele di Francesco Gualandi Michele di Francesco Stefanini Modesto e Giuseppe di

Michele Stefanini Modesto e Giuseppe di

Michele Tani marianna di FrancescoMaria

usufruttuario e Gualandi Michele Manieri di FrancescoMaria per la proprietà

Tani Marianna di FrancescoMaria usufruttuario e Gualandi Michele Manieri di FrancescoMaria per la proprietà

Demi Sebastiano di Giovanni Tani di FrancescoMaria e Virgilio usufruttuari Cristina nei mantellacci ed Eufrosina negli Stefanini proprietari

Stefanini Clorinda di Palesio negli Scotti

Stefanini Clorinda di Palesio negli Scotti

Arcipretura di S. Michele Arcangelo di Orciatico Rettore Don Valeriano Faltoni

Arcipretura di S. Michele Arcangelo di Orciatico Rettore Don Valeriano Faltoni

Gualandi Maria Domenica di Francesco

Gualandi Maria Domenica di Francesco

Maglioli Giovanni d’Andrea Maglioli Giovanni d’Andrea Maglioli Martino di Gregorio Maglioli Martino di Gregorio Maglioli MariaLuisa Evarista Mori di

Montecatini Maglioli MariaLuisa Evarista nei Mori di

Montecatini Androni Angelo e Carlo di Michele Andreoni Angelo e Carlo di Michele Dolfi Giuseppe di Bartolomeo Dolfi Giuseppe di Bartolomeo Gualandi Alberto Sebastiano di

Ranieri Compagnia della Santissima

Concezione di lajatico Androni Luigi di Santi Gualandi di Ranieri di Francesco

Signorini Vincenzo di Giuseppe Andreoni Domenico di Stefano Buselli Ferdinando di Santi Andreoni Giuseppe d’Angelo Dolfi Remigio d’Anton Lorenzo Andreoni Sebastiano di Santi Dolfi Francesco e Ettore di

GiovanMaria Andreoni Ranieri Santi Vincenzo Felice

Caterina e Luca d’Andrea Androni Agostino di Santi Andreoni Agostino ed altri in società Salvatori Carlo di Vincenzo Demi Domenico di Giovanni Guidi Agostino di Francesco Angeli degli Innocenti Angela nei

Liguorini Dolfi Iacopo di Ettore di GiovanMaria Comunità di Lajatico Torto (del) Filippo del Dott. Arcangelo Martellacci Francesco d’Antonio Stefanini Pasquale di Giusto Amadio e

Giuseppe di Francesco, Angiolo, Luigi e Giovanni di Marco

Berretti Luigi d’Andrea Paglianti Michele d’Agostino Rossi Andrea d’Agostino Paglianti Pietro e Dionisio di Domenico Giusti Pasquale Angelo e Antonio di

Giuseppe e Valentino di Santi Signorini Giuseppe di Giovanni battista Paglianti Michele di Agostinoi Franciosi Giulio di GiovanBattista Tani Luigi di Giuseppe

SEZ. D

Cognome e Nome del Proprietarioe nome del padre di esso

SEZ.E

Cognome e Nome del Proprietario e nome del padre di esso

Corsini Principe Don Tommaso di Bartolomeo

Traversi Ranieri di Angelo

Gotti Gaspero di Luigi Romagnoli Gaetano, Cosimo e Giuseppe di Lorenzo

Fabbri Antonio di Bartolomeo Gotti Dottor Vincenzo di Leonardo Callaj Luigi d’Antonio d’Acqua Masi Gaspero di Bartolomeo e

Ferdinando di Giovanni Bolognesi Desiderio e Giovanni di

valentino Gotti Achille di Niccolò

Falorni Angelo e Luigi di Valentino Cempini Francesco e Antonio di Giuseppe

Franciosi Sebastiano Giovanni Giulio Don Antonio e e GiovanBattista Giuseppe di GiovanBattista

Caroni Ranieri di Valentino

Dolfi Giuseppe di Bartolomeo Valdisserra Appolonio di Luigi Stefanini Sebastiano d’Anton Felice Anichini Francesco di Gaspero Fedeli Vittorio Vincenzo d’Alessandro Fabbri Antonio di Bartolomeo Serragli Francesco e Pietro di Carlo Gotti Petronilla di Ferdinando nei

Bolognesi Fulceri Domenico Pietro e Niccolò di

Gaspero Longa Domenico Antonio di Raffaello Longa Deodato di Raffaello Longa Lionigi di Giovanni Bolognesi Desiderio e Giovanni di

Valentino Martellacci Domenico di Giuseppe Martellacci Andrea di Francesco Martellacci Luca di Francesco

Martellacci Giuseppe di Francesco Martellacci Grato di Lorenzo Martellacci Pietro d’Evangelista Salvadori Carlo di Vincenzo Salvadori Angelo di Vincenzo Terzi stefano Domenico Ranieri di

Marco Spinelli cavaliere leonardo di Spinello Mariotti Giovanni di Ottavio Baschi Elena di Paolo Cecchi Carlo e Antonio di Giuseppe Tesseri Domenico e Pietro di

Alessandro Pieve Collitolo Dis. Leonardo a Lajatico

Rettore Don Gaspero Cilotti Corsini Principe Don Tommaso di

Bartolomeo Franciosi Sebastiano, Giovanni, Giulio

Dottor Antonio e GiovanBattista Giuseppe di GiovanBattista

Andreoni Agostino di Santi Gotti Francesco di Ernesto in Cempini Salvadori Lorenzo e Giovanni d’Andrea Fabbri Vincenzo e Natale d’Antonio

SEZ. F

Cognome e Nome del Proprietarioe nome del padre di esso

SEZ.G

Cognome e Nome del Proprietario e nome del padre di esso

Cempini Dottor Gaetano Dottor Cosimo di Domenico

Pieve Collitolo Dis. Leonardo a Lajatico Rettore Don Gaspero Cilotti

Tani di FrancescoMaria e Virgilio usufruttuari Cristina nei mantellacci ed Eufrosina negli Stefanini proprietari

Chiesa di S.ta Lucia a Montecchio Rettor Don Antonio Turchi

Tesseri Francesco d’Alessandro Berte Dufour Odoardo di Massimiliano Gotti Dottor Vincenzo di Leonardo Mazzetti Francesco e Gaetano di

Pasquale Cecchi Antonio di Giuseppe Rosselmini cav.re Baldassare di CosimoCantini MariaCaterina di Verano nei

Gorini Tesseri Francesco di Alessandro

Figlioli Giovanni di Giuseppe Longa Lionigi di Giovanni Corsini Principe Don Tommaso di

Bartolomeo Ballati Nerli Marchese Girolamo e

Francesco di Ferdinando Andreoni Angelo e Carlo di Michele Salvatori Angiolo Bolognesi Desiderio e Giovanni di

valentino Chiesa di S.ta Maria a Fabbrica Rettore

Don Carlo Falugi Andreoni Ranieri Santi Vincenzo Cecchi Carlo di Giuseppe Andreoni Luigi di Santi Gotti Achille di Niccolò Felice Caterina e Lucia d’Andrea Molesti Giuseppe di Domenico Gotti Petronilla di Ferdinando nei

Bolognesi GualandiLodovico Giosuè e Leonardo di

angiolo Zucchelli Chierico martino Carlo

Francesco, Federigo, Marianna e maria assunta d’Antonio

Molesti Maria Annunziata Maria Giuditta a Maria Rosa

Tambellini Bartolomeo di Giuseppe Pieri Francesco con Antonio e Pietro di Luigi

Terzi Ranieri di Marco Gotti Prete Ferdinando di Francesco Gotti Achille di Niccolò Gotti Dottor Vincenzo di Leonardo Gotti Giuseppe di Francesco Commenda Rosselmini Cecchi Teresa in Terzi di Giuseppe Cecchi Antonio di Giuseppe

Valdisserra Apollonio di Luigi Caroni Valentino di Domenico Tesseri Domenico e Pietro

d’Alessandro Corsini Principe Don Tommaso di

Bartolomeo Fabbri Antonio di Bartolomeo Boschi Elena di Paolo ved.a Artigij Longa Deodato di Raffaello Molesti Angiolo di Luca Fabbri Vincenzo e Natale d’Antonio Cempini Francesco e Antonio di

Giuseppe Longa Domenico Antonio di Raffaello Terzi Ranieri di Marco Lanfranchi Rossi cavaliere Albizzo

Giorgio Cosimo e Alberto Gennaro del cavaliere Federico

Molesti Angiolo di Martino Tommaso Ottaviano di Giuseppe, Lorenzo di Giovanni Pietro e Luigi di Sebastiano di Gasperi

Salvadori Carlo di Vincenzo Gotti Francesco di Ernesto in Cempini Traversi Ranieri di Angelo Tambellini Bartolomeo di Giuseppe Gotti Dottor Clemente di Francesco Martellacci Grato di Lorenzo Masi Bartolomeo e Giusto di

Raimondo

Longa Lionigi di Giovanni Salvadori Lorenzo e Giovanni

d’Andrea

Tesseri Gherardo Anastasio Ettore Tito e Alessandro di Giuseppe

Anichini Francesco di Giuseppe Gotti Dottor Vincenzo di Leonardo Tambellini Bartolomeo di Giuseppe Martellacci Pietro d’Evangelista Caroni Valentino di Domenico Barbafieri Gaspero di Quirico Demi Sebastiano di Giovanni Maglioli Maria Luisa Evarista nei Mori

di Montecatini

Andreoni Domenico di Stefano Stefanini Massimiliano di Clemente Stefanini Sebastiano di Anton Felice

SEZ. A-A

Cognome e Nome del Proprietarioe nome del padre di esso

SEZ.I

Cognome e Nome del Proprietario e nome del padre di esso

Corsini Principe Don Tommaso di Bartolomeo

Corsini Principe Don Tommaso di Bartolomeo

Gotti Niccolò Incontri Ferdinando di Giovanni

Seminario vescovile di Volterra Del Bara Riccardo Francesco di

Sebastiano Falconcini Riccardo di Porzio Norchi Francesco di Giovan Battista Le onori benedetto e Lorenzo di

Alessandro

Monasteri dei santi Giusto e Clemente della Badia

Incontri Ferdinando di Giovanni Favilli Santi di Giuseppe Giacchi Lorenzo

SEZ. K

Cognome e Nome del Proprietarioe nome del padre di esso

Corsini Principe Don Tommaso di Bartolomeo

Fani Giuliano e Fratelli

4.Analisi socio-economica

1. Aspetti essenziali dell’evoluzione economico-produttiva locale

I dati dei Censimenti ISTAT del 2000 (agricoltura) e 2001 (attività economiche extragricole), ci offrono

un quadro ci offrono un quadro strutturale molto dettagliato del pur molto modesto tessuto produttivo di

Lajatico.

L’analisi, per ovvi motivi di significatività, va condotta collocando il comune nell'ambito del sistema

economico locale (SEL) in cui è geograficamente compreso, la Val d’Era, ma senza dimenticare sullo sfondo

il più generale paradigma dell'intera Toscana e talvolta richiamando pure l’adiacente Val di Cecina

Quadrante Interno (da qui: Val di Cecina Interna), con cui, sempre per ragioni geografiche, presenta

numerose uniformità e legami.

Fra le due valli, appunto dei fiumi Era e Cecina, c’ è una ben nota continuità territoriale e, almeno

parzialmente, ambientale (per un lungo tratto, lo spartiacque è identificabile solo se vi si concentra

l’attenzione). Per questo, anche la storia vi ha lasciato la sua impronta di continuità e legami, visto che il

percorso della attuale SS 439 aveva costituito, per gran parte del Medio Evo, la via che i traffici fra la costa

pisano-livornese ed il ricco mondo senese dovevano percorrere per evitare il pericoloso dominio fiorentino

esteso al tratto di Francigena attraversante la bassa valle dell’Elsa.

Dalla crisi del mondo rurale avviatasi negli anni Cinquanta del secolo scorso fino ad oggi, proprio il plesso

territoriale meridionale della Val d’Era e la sua continuazione nella Val di Cecina Interna sono rimasti

relativamente emarginati dalle principali direttrici del successivo, molto intenso sviluppo dell’industria

(Valdarno Inferiore ed Empolese-Valdelsa) e del terziario centrato sul turismo (costa livornese), finendo per

identificarsi come un’ampia plaga, per la maggior parte e per molti anni economicamente asfittica e

demograficamente in calo, che talvolta viene globalmente denominata anche come “Colline Interne Pisane”.

Oggi, i solo 284 addetti contati nell’insieme delle attività economiche extragricole dal Censimento ISTAT

del 2001, quasi scompaiono nei ben circa 40000 dell’altrove molto sviluppata Val d’Era (14 comuni) e

trovano semmai più congruità nel contesto dei circa 10000 della Val di cecina Interna(12 comuni).

La dinamica complessiva 1991-2001 del numero di addetti nelle Unità Locali suddette, peraltro, non è

stata penalizzante per Lajatico: +6,4%; cioè in linea con quella dell’intera Val d’Era (+6,2%), un po’ meglio

della regionale (+4,7%) e nettamente opposta a quella negativa della Val di Cecina Interna (-6,6%).

Il settore industriale mostra, nel comune, una totale invarianza, nella sua esiguità di appena una novantina

di addetti. Va anche subito precisato che, a prescindere dalla classificazione ISTAT (“industria”, appunto), si

ragiona essenzialmente di artigianato, visto che, nell’intero settore suddetto, solo 2 addetti risultano

impegnati in imprese non appartenenti a tale tipologia.

Ma che pure la piccola economia lajatichina è investita in pieno dai grandi processi di mutamento in atto è

testimoniato subito dal fatto che l’invarianza medesima risulta dal compensarsi di un robusto calo (si ricordi

sempre l’esiguità delle consistenze) del ramo manifatturiero (-21,9%; Val d’Era -8,2%; Toscana -7,3%) con

un fortissimo incremento dell'edilizia e attività più strettamente connesse (nell’ordine: +61,1%; +43,2%;

+17,4%).

All'interno delle manifatturiero, l’inconsistenza delle articolazioni disponibili lascia troppo poco spazio a

sottolineature realmente significative. Si parla di qualche azienda nell'abbigliamento (una trentina di addetti),

nella meccanica generica (una decina) e nella produzione di mobilio (meno di 10), ma tutte di dimensione

talmente piccola da togliere [ogni significato] rilevanza analitica effettiva a parametri percentuali di

variazione fra le due date censuarie.

Significato maggiore, ma sempre da rapportare cautelativamente alle limitate grandezze in gioco, hanno le

dinamiche osservabili nel settore terziario, nel suo insieme cresciuto sensibilmente (+11,4%), in linea con

quello regionale (+10, 6%), ma un po' meno che nell’intera Val d’Era (+17,4%).

Trascurando anche qui i quasi in consistenti rami dei trasporti e comunicazioni, dell'intermediazione

monetaria e finanziaria e dei servizi più orientati alle imprese, valgono semmai qualche considerazione quelli

del commercio e pubblici esercizi e della pubblica amministrazione e servizi alla famiglia ed alla persona.

Il primo mostra un deciso aumento (+26,1%; Val d’Era +5,3%; Toscana solo +0,3%), che tuttavia deriva

essenzialmente dall'arrivo anche a Lajatico di una modesta appendice della grande distribuzione

commerciale.

Il secondo dei due comparti, invece, accusa un lievissimo calo (-1,7%; Val d’Era +17,2%; Toscana

+5,4%), mettendo in evidenza solo modestissime consistente nel campo della scuola e dell'assistenza

sanitaria e sociale.

Uno sguardo ai dati relativi agli addetti 2001-2002 registrati dall'archivio CERVED delle Camere di

Commercio, mostra che, quanto meno nel primo anno successivo a quello di Censimento, il quadro sopra

delineato non ha avuto alcuna variazione degna di nota.

Nel panorama del settore agricolo, che pure conta poche decine di addetti, è innanzitutto da segnalare il

crollo della conduzione a salariati a favore di quella diretta, specie quella a prevalente impiego di forze di

lavoro della famiglia proprietaria del dei fondi.

Si nota tuttavia una presenza relativamente marcata dell'azienda con grande superficie di coltivazione,

addirittura in tendenziale incremento.

Prevalgono i seminativi, seguiti dal bosco ed entrambi pure in aumento. Sono invece molto poco incidenti

le più pregiate legnose agrarie, peraltro con l'olivo in deciso incremento.

C’è poi un crollo generalizzato dell'allevamento, molto più grave che per l'intera Val d’Era ed anche della

regione. Tuttavia, spiccano nettamente le eccezioni positive degli gli ovini e dell'apicoltura.

Di particolare interesse appare invece il numero delle persone che si sono dichiarate comunque coinvolte

dalle attività del settore agricolo, indipendentemente dal fatto di legarvi in misura fondamentale o meno la

propria vita lavorativa,: ben circa 700, cioè molto più del doppio della somma degli addetti rilevati nel totale

dei settori extragricoli.

Il fenomeno non è peculiare di Lajatico. È emerso proprio al censimento agricolo ISTAT del2000,

sorprendendo completamente tutti gli analisti, oltre che nell’intera Val d’Era anche a scala dell’insieme

regionale toscano e di un po’ tutta l'Italia, testimoniando clamorosamente, non solo il profondo mutamento di

ruolo dell'agricoltura (ovvero il suo passaggio da “settore produttivo” a quello di “presidio ambientale” e

“stile di vita”), ma anche orientando immediatamente l’attenzione verso quel vistoso fenomeno che, grosso

modo da una quindicina di anni, ha portato in primissimo piano a livello mondiale il paesaggio e l'immagine

del mondo agricolo italiano, con quello toscano (potremmo dire) proprio in “pool position”.

Il fenomeno appena sopra indicato, come pure è noto, si lega, specie da noi, all'esplosione del comparto

agrituristico e delle produzioni agricole tipiche, attivando perfino una vivace dinamica di recupero e di

ampliamento edilizio che vale pure a spiegare in gran parte il forte aumento di addetti specifico al comparto

dell’industria edile poco fa sottolineato.

Anche Lajatico mostra di essere ormai coinvolto in questa tendenza, che, possiamo proprio dirlo, può

costituire la sola prospettiva davvero credibile di dinamismo e di crescita della sua assai scarna economia.

Per quanto riguarda proprio le presenze turistiche, infatti, il comune passa addirittura da zero nel 1993 a

circa 18000 nel 2002, con schiacciante dominanza agrituristica è straniera, in una Val d’Era che pure segna

+226% ed una Val di Cecina Interna con +240%, mentre la regione si ferma a +40%. Insomma, un vasto

quadro locale e più vasto che si trova tutto in una promettentissima fase di espansione.

Può essere opportuno annotare, pensando alla diffusa cultura sociale essenzialmente “material-produttiva”,

di solito pregiudizialmente un po’ ostile al settore terziario in genere ed anche al comparto particolare

suddetto, che quest’ultimo costituisce del tutto una vera e propria “base di esportazione di lavoro locale

contro reddito esterno” al pari di qualsiasi settore dell’industria, nonché una fonte di occupazione e di effetti

indotti su altri comparti collegati e su circuiti di ricchezza e di investimento tutt’altro che trascurabili. Basta

lavorarci con convinzione e voglia di migliorarsi e crescere, nonché supportarlo con politiche economiche

locali adeguate, scevre dalle pregiudiziali suddette ed invece, semmai, molto attente a valorizzare, ma anche

a rispettare in termini di “carico massimo compatibile”, la risorsa di base di ciò che attrae la crescente

domanda internazionale e nazionale: il pregiatissimo, fortunatamente inimitabile ma certo delicato,

paesaggio e patrimonio ambientale-storico-etnico delle differenti zone della nostra regione.

2. Tendenze demografiche ed un cenno alle ricadute sul patrimonio edilizio

Poniamoci ora la domanda su come la comunità socioculturale lajatichina e dell'intera Val d’Era stia

attraversando questa fase di profondo mutamento delle basi di lavoro e di reddito, dei paradigmi di successo,

delle identità etnico-storiche, ecc. Insomma: con quali risorse umane essa risponde e potrà rispondere al

proseguimento rapido dei cambiamenti in corso.

Qui purtroppo, dovremo aspettare l'ISTAT, questa volta con le sue elaborazioni dei risultati del

Censimento 2001 della popolazione, per il momento ferme, per la maggior parte, ad una provvisorietà

gravemente limitata: in allestimento definitivo abbiamo solo la popolazione legale, distinta per sesso, età e

stato civile.

E’ dunque proprio sulla tendenza evolutiva strettamente demografica che possiamo annotare alcune

considerazioni significative, integrando anche un po’ le informazioni censuarie con qualche apporto dovuto

alla cortese disponibilità dell’Uffico Anagrafe comunale.

Al censimento 2001, Lajatico ha fatto registrare 1389 residenti1, con un decremento del 5,8% su dieci anni

prima e con un forte differenziale negativo sull'aggregato regionale (-0,9%).

Nel SEL Val d’Era presentano un saldo pure negativo solo anche Chianni, Peccioli e, per motivi

intuibilmente del tutto diversi, Pontedera (saturazione urbana +effetto della forte riduzione occupazionale

accusata dall’industria nel corso degli anni Novanta). Tutti gli altri comuni sono in positivo, con punte

davvero ragguardevoli per Bientina, Casciana Terme e Crespina, seguiti da Calcinaia e Vicopisano.

Lajatico mostrerebbe di accusare ancora, su questo versante, gli effetti della già ricordata collocazione

geografica da molti anni emarginata dagli assi dello sviluppo economico (prima industriale, poi terziario) e

quindi anche demografico consolidatisi nella nostra regione durante gli ultimi cinquant’anni. Esso è, come

pure già detto, nella stessa condizione dei comuni più rappresentativi dell’adiacente Val di Cecina Interna,

come Castelnuovo, Volterra, Pomarance e Monteverdi Marittimo.

Molto significativa, per Lajatico, appare soprattutto la completa mancanza di segnali di inversione fra la

tendenza caratterizzante il periodo 1991-1996 ed il 1997-2002. Anzi, nell’ambito della Val d’Era, è l’unico

caso di peggioramento del saldo migratorio, oltre che una punta di negatività di quello naturale; così com’è

l’unico a mostrare un calo delle donne superiore a quello degli uomini: se ne vanno massicciamente proprio

le residenti in età di ricerca di primo lavoro dopo la scuola dell’obbligo oppure in proseguimento verso i

livelli superiori degli studi, fenomeno che peraltro investe pesantemente anche i maschi concittadini.

In sostanza, si è di fronte ad una vera e propria falcidia delle risorse di ricambio demografico e quindi

anche economico-produttivo.

Infatti, il risultato è che, al 2001, Lajatico risulta il comune valderese con la minor presenza delle fasce

d’età comprese fra 10 e 34 anni. Ma, ad indicare presumibilmente anche una condizione poco rassicurante

riguardo ai servizi sociali ed orientati agli anziani, si notano forti perdite pure nelle età di ritiro dal lavoro ma

ancora valide per una “scelta residenziale”: da 55 a 69 anni.

La situazione appare un po’ temperata, forse in una prospettiva di medio lungo periodo addirittura

riequilibrata, dalla popolazione temporaneamente presente, per motivi di soggiorno estivo, essenzialmente

turistico.

Utilizzando una stima al 1993 ed al 2002 cortesemente messaci a disposizione dall’IRPET (Istituto

Regionale per la Programmazione Economica della Toscana), che tiene conto non solo delle presenze

turistiche registrate come tali ma anche di quelle “sommerse” associate alle “seconde case”, l'effetto

crescente del fenomeno spicca proprio in molti dei comuni della Val d’Era più dotati di quelle suscettività

paesaggistiche ed ambientali che oggi costituiscono ormai un secondo, importantissimo motore

dell’economia toscana nel suo complesso.

Al 2002, la punta massima d’impatto, cioè d’incidenza della popolazione mediamente presente durante la

stagione turistica specifica, essenzialmente compresa fra maggio e settembre, è segnata da Casciana Terme;

ma a questo comune seguono, significativamente, proprio Lajatico e Palaia (entrambi circa il 16% in più dei

residenti annui), poi ancora Chianni e Lari.

Molta della parte più collinare ed interna della Val d’Era, insomma, si mostra interessata in misura

crescente da questa nuova, molto promettente prospettiva di valorizzazione territoriale, che, come già è ben

noto, finisce poi per avere ricadute dirette (vendite) e soprattutto indirette (promozione), potenziabili con

politiche mirate, anche su altre produzioni, sia agricole che artigiano-industriali o perfino terziarie (attività

para-ricettive, trasporti, servizi alla comunità, ecc.).

E’ subito intuibile che, su questo versante, la prossimità o continuità del territorio di Lajatico con quello

delle colline di crinale sinistro della Val d’Elsa e soprattutto con il volterrano, da tempo molto più

potentemente coinvolti da tale fenomenologia2, richiama decisamente l'attenzione non solo sul potenziale

economico che qui è implicito (ed ancora solo molto parzialmente utilizzato), ma anche sulle problematiche

urbanistiche, vincolistiche ed infrastrutturali (acqua, energia, viabilità, smaltimento rifiuti) che si

riconducono per un verso alla sua consistenza e per un altro alla sua stessa struttura: casolari isolati o

piccolissimi aggregati disseminati sulle colline o anche vecchi edifici del “centro storico” comunale

scarsamente abitati da residenti e quindi ben recuperabili alla ricettività in questione.

Basta mettere appena in campo la sinergia evidente di tutto questo con quanto si è fatto e si sta facendo in

quasi tutta la Toscana sul fronte della valorizzazione di prodotti tipici agro-forestali e delle risorse

storico-artistiche, per comprendere la complessità della questione, ma anche la necessità di assegnarle un

ruolo di primo piano allorché si progetta sul futuro locale a medio-lungo termine.

Per quanto riguarda la fenomenologia evolutiva più immediatamente correlata alla popolazione residente

ed alla temporaneamente presente, cioè quella del patrimonio edilizio e delle condizioni abitative, si deve

purtroppo tornare, al momento, ancora ai lacunosi e provvisori dati del censimento 2001, relativi alle

1 Un raro caso, sia nel contesto regionale che in quello nazionale, di corrispondenza quasi perfetta fra risultato censuario ed anagrafe comunale. 2 Il non lontano Montaione segna ormai circa 90 presenze per abitante, nel periodo stagionale indicato!

abitazioni, già resi disponibili dall’ISTAT.

Esaminando i pochi parametri già indicativamente analizzabili, partiamo da rilevare che Lajatico, nella sua

area solo al pari di Chianni ma invece con significativa somiglianza a molti dei comuni della Val di Cecina

Interna, mostra un carico demografico relativamente basso sulle abitazioni occupate (componenti medi per

famiglia e per abitazione), un po’ inferiore anche al parametro dell’intero aggregato toscano.

Inoltre, Lajatico si accompagna localmente solo a Pontedera e a Ponsacco, ma per ragioni intuibilmente

del tutto opposte, nel mostrare un aumento delle “abitazioni non occupate”, in netta controtendenza con la

maggior parte del quadro regionale.

Non abbiamo ancora i dati, neppure provvisori, del numero di vani delle abitazioni, dai quali ricavare il

ben più specifico indicatore degli occupanti per vano. Ci viene tuttavia confermata dall’anagrafe comunale

un’alta frequenza di casi di abitazioni con molti vani, magari per la maggior parte vecchie e da riqualificare,

abitate da una o al massimo due persone molto anziane, dunque destinate presto, inesorabilmente, a

trasformarsi in patrimonio edilizio pienamente disponibile ad accogliere perifericamente il “di più” di

pressione residenziale che interessa da tempo i comuni ad economia più forte della Val d’Era (già inseriti

pienamente nel sistema metropolitano costiero di Pisa-Livorno), oppure proprio a trasformarsi in residenze

estive di centro storico o, laddove in campagna, di tipo agrituristico. La “risorsa” per un certo rilancio,

demografico ed anche economico, insomma, c’è e può oggi contare senz’altro anche sul potente effetto di

“trascinamento” generalizzato a tutto il territorio regionale esercitato dalla evidentissima rinomanza

mondiale dell’immagine della Toscana.

Lajatico continua invece ad essere privo delle cosiddette “convivenze” (case di riposo, carceri,

lungo-degenze ospedaliere, convitti, collegi, ecc.).

Coerente al quadro suddetto è infine l’aumento relativamente scarso del numero dei nuclei familiari

lajatichini con residenza stabile, che indica dunque un impatto molto debole del recente fenomeno, altrove

molto marcato, della crescita dei cosiddetti “single”.

Per concludere il quadro, pur nella provvisorietà e talvolta lacunosità di alcune delle informazioni al

momento disponibili, abbiamo tentato3 di proiettare a 5 ed a 10 anni in avanti, rispetto al già “archiviato” 31

dicembre 20034, le tendenze demografiche di Lajatico.

La stima possibile, come di consueto articolata in “scenario a dinamica positiva medio-bassa”, “media” e

“medio-alta”, non lascia molto spazio ad indugiare, riguardo alla possibilità di sfruttare adeguatamente

l’occasione turistica ed agrituristica prima indicata, sul non intervento o sull'intervento essenzialmente “di

rimessa”.

Infatti, già l'ipotesi “medio-bassa”, da ritenere fra le tre la meno probabile, indicherebbe un calo ulteriore

dei residenti di circa il 5% e addirittura di poco più del 10% alle due date di riferimento; che, a sua volta, si

accompagnerebbe ad un aumento sensibile degli ultrasessantaquattrenni (nell'ordine, +3% e +8%) e in un

vero crollo delle generazioni in età infantile (- 4% e – 9% la 0-4 anni; -13% e –16% la 5-9 anni). Andrebbe

3 Vedi la nota tecnica in Appendice 2.

nettamente meglio per i “ragazzi” (10-12 anni; rispettivamente +5% e +10%), ma soprattutto a causa del

“passaggio” della attuale fascia 5-7 anni e poi della 0-2 anni che sono entrambe più numerose della 10-12).

Ma anche l'ipotesi “media” e quella “medio-alta” (la più probabile, quanto a verificabilità effettiva)5,

ipotizzano cali complessivi di residenti, che, sempre alle date del 2007 del 2012, si misurerebbero,

nell'ordine, in –3% e –8%% ed in –2% e –5%, con solo la seconda che parrebbe invertire davvero,

quantomeno nel periodo più lungo, la tendenza al depauperamento dei più giovani.

Non solo, ma si deve sottolineare che tutti i tre scenari sono costruiti su una comune ipotesi di natalità

certo in ripresa, ma su un fondo di donne in età fertile che, quanto meno nei dieci anni avvenire, è ancora in

sensibile riduzione, coerentemente al numero di femmine che i dati attuali indicano raggiungere via via, o

lasciare, tale condizione.

Se invece questo vuoto di potenziale riproduttivo fosse colmato da un arrivo decisamente massiccio di

popolazione esterna, magari con componente extracomunitaria ragguardevole, dunque a tasso di natalità

relativamente molto elevato e aiutato da una buona accoglienza, in termini di domanda di abitazione e di

servizi sociali accettabilmente soddisfatta, dovremmo evidentemente pensare a scenari caratterizzati da

crescite molto superiori e generalizzate.

Bisogna infine sottolineare che tutta la proiezione è stimata, nel caso lajatichino, su “piccoli” numeri, sui

quali la varianza del caso scientificamente del tutto imprevedibile (l’arrivo, o forse la partenza, di due-tre

nuclei familiari imparentati con presenza di due tre figli a testa) finisce per incidere in misura davvero

sensibile sui valori via via calcolati, spostando in misura consistente le percentuali di variazione.

Cautela, dunque, nel considerare le percentuali suddette, che tuttavia consegnamo come del tutto affidabili

quantomeno in termini di ordine di grandezza e di segno delle tendenze attualmente in atto.

4 Qui è stato cruciale il supporto datoci, con pronta e totale disponibilità, dall’Ufficio anagrafe comunale. 5 Fa pensare a questo l’intuizione di un inevitabile effetto propulsivo, “alla lunga”, del fenomeno turistico e, sempre presumibilmente, la considerazione degli effetti di una possibile azione “promozionale” della locale disponibilità di appartamenti recuperati a costo relativamente basso, a fronte di un mercato edilizio caratterizzato da prezzi ormai “gonfiatissimi” nei centri di valle ad economia più forte e con maggior pressione demografica.

3. Alcune annotazioni finali provvisorie, da integrare in un contesto analitico successivo più

completo

A conclusione di questa prima analisi della situazione lajatichina, in attesa di una base di indicatori un po’

più completa di quella qui utilizzata, è bene richiamare alcuni elementi valutativi di ambito territoriale molto

più ampio. Infatti, questo comune, come tutta la Val d’Era e perfino il Valdarno Inferiore, fino ad arrivare

addirittura all’Empolese-Valdelsa, vedono le loro dinamiche, già durante gli ultimi 10-15 anni e pure in

prospettiva, influenzate molto ed anche direttamente da un fenomeno territoriale di scala ancora più grande,

riferibile a tutto il contesto che va addirittura dal Valdarno Superiore e dal Chianti Fiorentino fino alla costa

del Mar Tirreno.

Si tratta, è da tempo noto, della formazione e dell'allargamento di campo d’influenza, nel corso dei

precedenti decenni, prima del sistema metropolitano Firenze-Prato-Pistoia (detto, non solo per motivi

geografici, “della Toscana centrale”) e poi di quello che vede innanzitutto coinvolte Pisa, Livorno e Lucca

(detto “della costa”), ma che oggi molti degli amministratori locali in quest'ultimo impegnati e pure alcuni di

quelli regionali tendono a considerare allargato fino alla Bassa Val di Cecina da un lato ed alla zona

apuo-versiliese dall'altro.

Le masse produttive, urbane, demografiche ed infrastrutturali, nonché le “visibilità politiche” che questi

due aggregati implicano, fanno sì che il campo di elevata e diretta influenza che si estende sempre di più

attorno ad essi sia davvero molto ampio e che quindi sia ormai venuto a sovrapporsi, non sempre

integrandosi, nell'ambito del Valdarno Medio ed Inferiore.

Quest'ultima notazione non è qui inclusa per ragioni di geografia.

Gli studi ripetutamente compiuti, soprattutto dall’IRPET, dalla metà del decennio trascorso fino all'inizio

del 2001 e che hanno costituito la base dell'identificazione di scenari a medio-lungo termine anche per le

politiche di indirizzo generale da parte dei due riferimenti metropolitani sopra indicati, hanno infatti mostrato

che, a scala territoriale più ravvicinata, i confini dei due aggregati a cui detti campi di influenza fanno capo

sono ancora individuabili, grosso modo, attorno a Signa-Lastra a Signa per quello di Firenze-Prato-Pistoia ed

attorno a Pontedera-Ponsacco per quello di Pisa-Livorno-Lucca.

Dunque, la Val d’Era non solo è investita in pieno dalla principale direttrice d’interazione fra i due

suddetti, ma è addirittura un componente interattivo fondamentale del secondo.

Ciò coopera al mantenimento nell’area di un cospicuo tessuto industriale, in cui certamente picca la

Piaggio ed i suoi diversificati connessi, ma a cui si accompagnano altrettanto cospicue presenze produttive

anche del comparto della moda e delle lavorazioni del legno prevalentemente composte da piccole e medie

imprese. Inoltre, come già pure risalta da almeno un decennio e com’è decisamente confermato dai dati del

più recente censimento delle attività extragricole, vi si riversa un ancora più consistente, variegato ma ricco

anche di componenti assai pregiate, settore terziario.

I flussi di ricchezza e di presenza e circolazione di popolazione, locale e non, a tutto questo connessi, non

possono lasciare ancora a lungo emarginate le parti più meridionali della valle medesima, per un motivo

semplicissimo: nella molto ricca e dinamica area suddetta, si lavora molto e forse perfino in modo

gratificante, ma sicuramente non si “vive” al meglio, specie nel momento residenziale, permanente o

temporaneo. Infatti, i segnali di coinvolgimento e di “spinta dinamizzante” della parte meno “fortunata”,

come si è visto, sono già visibili e si esprimono proprio nella valorizzazione di quanto è stato conservato dai

precedenti cinquant’anni di declino.

Infine, va aggiunto che una fenomenologia del genere viene, più lentamente ma altrettanto costantemente

“risalendo” la Val di Cecina, dalla costa in direzione di Volterra e tende a saldarsi con quanto di simile

accade da tempo sulle colline della Valdelsa.

Lo ripetiamo con decisione: stanno qui le prospettive più affidabili per l’economia di Lajatico e dei piccoli

comuni ad esso più prossimi ed affini. Perfino i segni di bassa densità demografica ed abitativa che li

connotano fanno parte della risorsa più cruciale da mettere in campo nella nuova fase di evoluzione

dell’economia, non solo locale.

AAppppeennddiiccee ssttaattiissttiiccaa

Presenze turistiche nel totale delle strutture ricettiveVal. assoluti anno 2002 Var. % su 1993

Comuni Italiani Stranieri Totale Italiani Stranieri Totale

Bientina 3017 312 3329 n. c. n. c. n. c.Calcinaia 10254 6304 16558 326,0 2129,7 481,2Capannoli 1820 6502 8322 n. c. n. c. n. c.Casciana Terme 59245 18542 77787 142,2 135,2 140,4Chianni 474 946 1420 79,0 n. c. 236,7Crespina 3342 1491 4833 65,6 292,9 86,3Lajatico 2133 15918 18051 n. c. n. c. n. c.Lari 1122 4466 5588 41,9 319,5 137,0Palaia 6524 27836 34360 392,5 949,4 747,9Peccioli 5120 16422 21542 1030,2 8378,6 3108,5Ponsacco 6170 2274 8444 163,3 401,8 194,4Pontedera 28912 12303 41215 119,4 217,1 138,0Terricciola 2947 7777 10724 83,5 1796,1 270,7Vicopisano 1181 2107 3288 n. c. n. c. n. c.

Val d'Era 132261 123200 255461 152,3 479,2 226,9Val di Cecina - Q. interno 155308 426644 581952 167,3 294,7 244,9

TOSCANA 19370359 18681956 38052315 108,7 200,5 140,2

AAppppeennddiiccee 22 Nota metodologica sulla proiezione al 2008 ed al 2013 delle tendenze evolutive demografiche del comune di Lajatico. Questa nota fornisce la descrizione sintetica delle scelte metodologiche,

dei passi logici e delle ipotesi discriminanti di base su cui è impostata la proiezione indicata nel titolo.

Si è provveduto a mettere in serie storica, nella Tav. 1, i nati vivi, i morti, gli immigrati, gli emigrati ed il totale dei residenti, risultanti al 31 dicembre di ciascun anno a partire dal 1990 fino al 2003. I dati relativi sono di fonte anagrafica e non scontano la revisione implicata dalla rilevazione censuaria del 2001, che tuttavia, nel caso di Lajatico, ha dato un risultato diverso in misura pressoché irrilevante rispetto all’anagrafe comunale nell’anno medesimo. Il 1990 “anagrafico”, invece, è già rettificato sulla base del censimento 1991

Vengono calcolati, nella Tav. 2, vari indici di valutazione, fra cui fondamentali sono soprattutto quelli di natalità, di mortalità, di immigrazione e di emigrazione, sia per l'intero periodo 1990-2003 che per i due settenni di cui esso si compone. Sulla base di questi indici si proiettano in avanti le dinamiche delle rispettive variabili (Tav. 5).

L'ipotesi “medio-bassa” assume per riferimento i parametri più riduttivi rispetto alla dinamica complessiva dei residenti. Infatti, vi si suppone:

- una natalità che torna a quella (relativamente più bassa) del 1990-1996, a causa dell'incidenza sia del calo (ben chiaro sulle coorti quinquennali di stratificazione dei residenti al 2001) delle donne in età feconda, sia della possibile persistenza di una condizione non positiva nell'economia, sia dell’ipotesi di una politica locale non molto produttiva di interventi propulsivi su quest’ultima;

- una mortalità come quella (relativamente più alta) del 1996-2003; - un'immigrazione che, per motivi simili a quelli che possono limitare

la natalità (salvo qui, ovviamente, la questione del calo delle madri potenziali), si attesta sul valore medio del 1990-1996, peraltro identico a quello del 1997-2003;

- un'emigrazione che, sempre per i suddetti motivi, si attesta si attesta sul livello (relativamente più alto) del 1997-2003.

L'ipotesi “media” prevede che, per persistenza e combinazione

antagonistica delle condizioni indicate, il quadro si evolva con gli stessi parametri dell'intero 1990-2003. È un'ipotesi da ritenere un po’ più probabile della precedente:

- perché è poco attendibile che il comune riesca a favorire molto l'immigrazione, specie extracomunitaria (quella a tasso di natalità più elevato);

- perché il calo delle femmine autoctone è presumibile venga compensato, almeno parzialmente, sia da un afflusso non irrilevante di alloctone sia da un riorientamento socio-culturale delle prime in senso più favorevole alla natalità, fenomeno che si sta ormai evidenziando un po’ in tutta la regione e nell’intero Paese;

- perché la mortalità, probabilmente, verrà sì ulteriormente un po’ ridotta dai progressi della medicina e della prevenzione, ma giungeranno alla vecchiaia coorti più numerose di quelle attuali;

- perché l’ipotesi più affidabile, riguardo all’evoluzione del contesto globale dell’economia ancora per una fase di medio-lungo termine, è che essa continui a procedere essenzialmente per “stop and go”.

L'ipotesi “medio-alta” e un po’ più ottimistica; ma, tenuto conto del fatto che le istituzioni lajatichine non potranno esimersi dal reagire con tutti i mezzi possibili all’attuale tendenza al declino ed aggiungendo la reale possibilità di una politica edilizia (specie di recupero) più espansiva anche sulla scorta del promettente segnale di dinamismo turistico-agrituristico, la riterremmo ragionevolmente quella con maggiori probabilità di verificazione. Sui due settenni del 1990-2003, essa sceglie ogni volta il parametro di quello migliore ai fini del “trend” dei residenti. È come dire che aumenterà sensibilmente l’immigrazione (magari a presenza extracomunitaria relativamente elevata: basta seguire il dibattito aperto su questo punto in ambito nazionale e regionale per comprendere la forte attendibilità anche di tale scenario), che la medicina farà progressi molto incisivi, che le fasi positive del quadro economico globale saranno più lunghe di quelle negative o di ristagno (qui, magari, siamo un po’ più nell’ambito dell’auspicabile…..), ecc. .

Applicate le tre differenti combinazioni di coefficienti alle variabili suddette, si ottengono le tre serie storiche prospettive dei residenti.

Ci sarebbe anche un’ipotesi “alta”, che forza i limiti suddetti in chiave sensibilmente ottimistica e che, per questo, va considerata davvero poco probabile: si ottiene scegliendo di includere nei settenni (di cui calcolare il

parametro medio) i sette valori annuali migliori ai fini della crescita demografica. E’ chiaro che questa ipotesi, visto che conta su dati annuali effettivi, non è del tutto priva di fondamenti, ma abbiamo ritenuto ragionevole scartarla come chiaramente eccessiva.

Un po’ più complessa e meno affidabile, sia per le basi conoscitive disponibili ma soprattutto perché si finisce per lavorare su “piccoli numeri”, dunque ad incidenza troppo elevata delle variabili casuali, è la proiezione relativa alle fasce di età scolare e all’insieme degli ultrasessantacinquenni.

Bisognerebbe infatti disporre della stratificazione, oltre che dei residenti al 2003, addirittura anche dei morti, degli immigrati e degli emigrati quantomeno degli ultimi 5-10 anni, su cui comunque applicare delle ipotesi evolutive del tipo di quelle indicate.

In primo luogo, abbiamo provvisoriamente assunto la stratificazione quinquennale 2003, fornita dall’anagrafe comunale (Tav. 3). Poi abbiamo stimato (da qui in poi vedi Tav. 4) il contributo dato, alla consistenza attuale nota della coorte 0-4 anni, dalle nascite dei cinque anni 1999-2003, valutando quante di esse sono prevedibilmente emigrate e supponendovi (forzatamente) una mortalità nulla.

Così, per differenza sulla coorte 0-4 anni nota, abbiamo stimato il contributo portato dal saldo migratorio e ancora, aggiungendo ad esso i suddetti emigrati prevedibili, siamo giunti a quantificare proveniente dalle immigrazioni in particolare. Lo stesso è stato fatto per la coorte 5-9 anni, avendo a base delle nascite 1994-1998. Infine, partendo dalle nascite 1991-1993, abbiamo analogamente stimato la proiezione della coorte 10-12 anni di età: quella che conclude la scuola dell'obbligo secondo l’ormai vigente riforma Moratti.

L'estensione della proiezione a fasce di età ancora superiori appare meno praticabile, perché si dovrebbe risalire fino alle nascite 1987-1990, con il problema di affidabilità dovuta al sovrapporsi delle rettifiche ex-censimenti 1991 su quelle ex-censimento 2001, oltre che col rischio di un’incidenza eccessiva e perciò distorcente dall’aggiunta del contributo immigratorio stimabile. Inoltre, il tentativo sembra anche poco utile, perché in un comune Lajatico, la domanda potenziale di scolarizzazione specifica a quest'età risulta troppo incisa dalla pendolarità, peraltro essa pure rilevata solo ai censimenti ed al momento (cioè sul 2001) indisponibile.

Ultimata la stima del contributo dato, alla stratificazione delle coorti

quinquennali al 2003, dalle nascite e dall’immigrazione precedenti, abbiamo utilizzato tali parametri per i due quinquenni successivi da quantificare: il 2004-2008 ed il 2009-2013 (Tav. 6).

Per valutare invece la consistenza degli ultrasessantacinquenni, la base di partenza era, imprescindibilmente, la corrispondente coorte complessiva al 2003, nonché, procedendo nel tempo, quote progressivamente crescenti delle coorti quinquennali precedenti: prima della 60-64 anni e poi della 55-59. Abbiamo supposto, al 2008, la scomparsa completa (con tutti gli scongiuri possibili e felicissimi di aver clamorosamente sbagliato!) della 95-99 anni registrata al 2003. Infine abbiamo applicato sulla coorte complessiva suddetta (65 e +anni) del 2003 una mortalità annua pari a tre quarti dell'incidenza della mortalità generale, integrando poi il dato con un coefficiente di contributo da parte del saldo migratorio (vedi ancora Tav. 6).

I risultati finali di tutta la procedura, da prendere ovviamente (ripetiamo ancora) con ragionevole cautela, ma certo plausibili nel contesto dei limiti conoscitivi e delle ipotesi da assumere forzatamente, sono raccolti nella Tav. 7, dove sono rappresentati sia in valore assoluto sia in percentuale sul totale dei residenti stimati all’anno di riferimento iniziale (2003).

Allegati statistici all’Appendice 2

AAppppeennddiiccee 22

Nota metodologica sulla proiezione al 2008 ed al 2013 delle tendenze evolutive

demografiche del comune di Lajatico.

Questa nota fornisce la descrizione sintetica delle scelte metodologiche, dei passi logici e delle

ipotesi discriminanti di base su cui è impostata la proiezione indicata nel titolo.

Si è provveduto a mettere in serie storica, nella Tav. 1, i nati vivi, i morti, gli immigrati, gli

emigrati ed il totale dei residenti, risultanti al 31 dicembre di ciascun anno a partire dal 1990 fino al

2003. I dati relativi sono di fonte anagrafica e non scontano la revisione implicata dalla rilevazione

censuaria del 2001, che tuttavia, nel caso di Lajatico, ha dato un risultato diverso in misura

pressoché irrilevante rispetto all’anagrafe comunale nell’anno medesimo. Il 1990 “anagrafico”,

invece, è già rettificato sulla base del censimento 1991

Vengono calcolati, nella Tav. 2, vari indici di valutazione, fra cui fondamentali sono soprattutto

quelli di natalità, di mortalità, di immigrazione e di emigrazione, sia per l'intero periodo 1990-2003

che per i due settenni di cui esso si compone. Sulla base di questi indici si proiettano in avanti le

dinamiche delle rispettive variabili (Tav. 5).

L'ipotesi “medio-bassa” assume per riferimento i parametri più riduttivi rispetto alla dinamica

complessiva dei residenti. Infatti, vi si suppone:

- una natalità che torna a quella (relativamente più bassa) del 1990-1996, a causa

dell'incidenza sia del calo (ben chiaro sulle coorti quinquennali di stratificazione dei residenti al

2001) delle donne in età feconda, sia della possibile persistenza di una condizione non positiva

nell'economia, sia dell’ipotesi di una politica locale non molto produttiva di interventi propulsivi su

quest’ultima;

- una mortalità come quella (relativamente più alta) del 1996-2003;

- un'immigrazione che, per motivi simili a quelli che possono limitare la natalità (salvo qui,

ovviamente, la questione del calo delle madri potenziali), si attesta sul valore medio del 1990-1996,

peraltro identico a quello del 1997-2003;

- un'emigrazione che, sempre per i suddetti motivi, si attesta si attesta sul livello

(relativamente più alto) del 1997-2003.

L'ipotesi “media” prevede che, per persistenza e combinazione antagonistica delle condizioni

indicate, il quadro si evolva con gli stessi parametri dell'intero 1990-2003. È un'ipotesi da ritenere

un po’ più probabile della precedente:

- perché è poco attendibile che il comune riesca a favorire molto l'immigrazione, specie

extracomunitaria (quella a tasso di natalità più elevato);

- perché il calo delle femmine autoctone è presumibile venga compensato, almeno

parzialmente, sia da un afflusso non irrilevante di alloctone sia da un riorientamento socio-culturale

delle prime in senso più favorevole alla natalità, fenomeno che si sta ormai evidenziando un po’ in

tutta la regione e nell’intero Paese;

- perché la mortalità, probabilmente, verrà sì ulteriormente un po’ ridotta dai progressi

della medicina e della prevenzione, ma giungeranno alla vecchiaia coorti più numerose di quelle

attuali;

- perché l’ipotesi più affidabile, riguardo all’evoluzione del contesto globale dell’economia

ancora per una fase di medio-lungo termine, è che essa continui a procedere essenzialmente per

“stop and go”.

L'ipotesi “medio-alta” e un po’ più ottimistica; ma, tenuto conto del fatto che le istituzioni

lajatichine non potranno esimersi dal reagire con tutti i mezzi possibili all’attuale tendenza al

declino ed aggiungendo la reale possibilità di una politica edilizia (specie di recupero) più espansiva

anche sulla scorta del promettente segnale di dinamismo turistico-agrituristico, la riterremmo

ragionevolmente quella con maggiori probabilità di verificazione. Sui due settenni del 1990-2003,

essa sceglie ogni volta il parametro di quello migliore ai fini del “trend” dei residenti. È come dire

che aumenterà sensibilmente l’immigrazione (magari a presenza extracomunitaria relativamente

elevata: basta seguire il dibattito aperto su questo punto in ambito nazionale e regionale per

comprendere la forte attendibilità anche di tale scenario), che la medicina farà progressi molto

incisivi, che le fasi positive del quadro economico globale saranno più lunghe di quelle negative o

di ristagno (qui, magari, siamo un po’ più nell’ambito dell’auspicabile…..), ecc. .

Applicate le tre differenti combinazioni di coefficienti alle variabili suddette, si ottengono le tre

serie storiche prospettive dei residenti.

Ci sarebbe anche un’ipotesi “alta”, che forza i limiti suddetti in chiave sensibilmente ottimistica e

che, per questo, va considerata davvero poco probabile: si ottiene scegliendo di includere nei

settenni (di cui calcolare il parametro medio) i sette valori annuali migliori ai fini della crescita

demografica. E’ chiaro che questa ipotesi, visto che conta su dati annuali effettivi, non è del tutto

priva di fondamenti, ma abbiamo ritenuto ragionevole scartarla come chiaramente eccessiva.

Un po’ più complessa e meno affidabile, sia per le basi conoscitive disponibili ma soprattutto

perché si finisce per lavorare su “piccoli numeri”, dunque ad incidenza troppo elevata delle variabili

casuali, è la proiezione relativa alle fasce di età scolare e all’insieme degli ultrasessantacinquenni.

Bisognerebbe infatti disporre della stratificazione, oltre che dei residenti al 2003, addirittura

anche dei morti, degli immigrati e degli emigrati quantomeno degli ultimi 5-10 anni, su cui

comunque applicare delle ipotesi evolutive del tipo di quelle indicate.

In primo luogo, abbiamo provvisoriamente assunto la stratificazione quinquennale 2003, fornita

dall’anagrafe comunale (Tav. 3). Poi abbiamo stimato (da qui in poi vedi Tav. 4) il contributo dato,

alla consistenza attuale nota della coorte 0-4 anni, dalle nascite dei cinque anni 1999-2003,

valutando quante di esse sono prevedibilmente emigrate e supponendovi (forzatamente) una

mortalità nulla.

Così, per differenza sulla coorte 0-4 anni nota, abbiamo stimato il contributo portato dal saldo

migratorio e ancora, aggiungendo ad esso i suddetti emigrati prevedibili, siamo giunti a quantificare

proveniente dalle immigrazioni in particolare. Lo stesso è stato fatto per la coorte 5-9 anni, avendo a

base delle nascite 1994-1998. Infine, partendo dalle nascite 1991-1993, abbiamo analogamente

stimato la proiezione della coorte 10-12 anni di età: quella che conclude la scuola dell'obbligo

secondo l’ormai vigente riforma Moratti.

L'estensione della proiezione a fasce di età ancora superiori appare meno praticabile, perché si

dovrebbe risalire fino alle nascite 1987-1990, con il problema di affidabilità dovuta al sovrapporsi

delle rettifiche ex-censimenti 1991 su quelle ex-censimento 2001, oltre che col rischio di

un’incidenza eccessiva e perciò distorcente dall’aggiunta del contributo immigratorio stimabile.

Inoltre, il tentativo sembra anche poco utile, perché in un comune Lajatico, la domanda potenziale

di scolarizzazione specifica a quest'età risulta troppo incisa dalla pendolarità, peraltro essa pure

rilevata solo ai censimenti ed al momento (cioè sul 2001) indisponibile.

Ultimata la stima del contributo dato, alla stratificazione delle coorti quinquennali al 2003, dalle

nascite e dall’immigrazione precedenti, abbiamo utilizzato tali parametri per i due quinquenni

successivi da quantificare: il 2004-2008 ed il 2009-2013 (Tav. 6).

Per valutare invece la consistenza degli ultrasessantacinquenni, la base di partenza era,

imprescindibilmente, la corrispondente coorte complessiva al 2003, nonché, procedendo nel tempo,

quote progressivamente crescenti delle coorti quinquennali precedenti: prima della 60-64 anni e poi

della 55-59. Abbiamo supposto, al 2008, la scomparsa completa (con tutti gli scongiuri possibili e

felicissimi di aver clamorosamente sbagliato!) della 95-99 anni registrata al 2003. Infine abbiamo

applicato sulla coorte complessiva suddetta (65 e +anni) del 2003 una mortalità annua pari a tre

quarti dell'incidenza della mortalità generale, integrando poi il dato con un coefficiente di contributo

da parte del saldo migratorio (vedi ancora Tav. 6).

I risultati finali di tutta la procedura, da prendere ovviamente (ripetiamo ancora) con ragionevole

cautela, ma certo plausibili nel contesto dei limiti conoscitivi e delle ipotesi da assumere

forzatamente, sono raccolti nella Tav. 7, dove sono rappresentati sia in valore assoluto sia in

percentuale sul totale dei residenti stimati all’anno di riferimento iniziale (2003).

Allegati statistici all’Appendice 2

5. Analisi del patrimonio Edilizio Esistente

1.Metodo e risultati

Il rilievo del patrimonio edilizio relativo all'aspetto dell'integrità tipologica e compositiva è stato

condotto basando l'analisi su due principali aspetti:

elementi incongrui presenti sugli edifici: superfetazioni, aperture contrastanti con la

tipologia edilizia, ristrutturazioni alteranti il carattere storico dell'edificio, coloriture e finiture

non coerenti.

assenza di manutenzione: intonaci cadenti, serramenti e gronde degradate, coperture

fatiscenti.

dall'elaborazione dei dati si evince che per quanto riguarda il centro storico di Lajatico il 43,3%

degli edifici sono caratterizzati da un livello di integrità complessiva, inoltre gli edifici parzialmente

integri, e quindi con la possibilità di essere recuperati sono il 26,1%, per cui emerge un quadro

generale di buone condizioni.

Le condizioni degli edifici compromessi sono spesso generate da ristrutturazioni che hanno

completamente trasfigurato il carattere storico della tipologia, mentre quelli incongrui sono sono in

genere edifici post anni 40 che non raggiungono un livello accettabile di inserimento nel contesto

del centro storico, tipica di questa categoria è la casa monofamiliare con giardino( “la villetta”).

43,28%

26,12%

17,16%

13,43%

INTEGRITA' TIPOLOGICA E COMPOSTIVALAJATICO

INTEGRITA' COMPLESSIVA

PARZIALMENTE COMP.

INTEGRITA' COMPROMESSA

EDIFICIO INCONGRUO

Il centro storico di Orciatico possiede un patrimonio edilizio con un livello di integrità

complessiva superiore a quello di Lajatico e con una percentuale di edifici incongrui molto bassa,

per cui il livello generale del centro storico è molto buono.

L'analisi del degrado fisico del patrimonio edilizio si basa sulla lettura delle condizioni fisico-

strutturali degli edifici: lesioni sulle strutture portanti, assenza di manutenzione delle facciate,

quadro fessurativo dei tamponamenti, edifici dismessi ridotti in rudere, coperture e gronde

degradate..

Per questo aspetto risulta un livello generale di integrità complessiva per i due centri storici

molto alta: in Lajatico il degrado è assente nel 86% dei casi, in Orciatico la percentuale sale fino al

94%. In entrambi i casi il degrado fisico è limitato a pochi singoli edifici

48,44%

28,13%20,31%

3,13%

INTEGRITA' TIPOLOGICA E COMPOSITIVAORCIATICO

INTEGRITA' COMPLESSIVA

PARZIALMENTE COMP.

INTEGRITA' COMPROMESSA

EDIFICIO INCONGRUO

85,82%

10,45%

2,24%1,49%

AMBITI DI DEGRADOLAJATICO

ASSENZA DEGRADO

DEGRADO LIEVE

DEGRADO NOTEVOLE

DEGRADO GRAVE

2. Patrimonio Edilizio nei centri abitati

Dall'analisi dei dati istat degli ultimi tre decenni, 1981-1991-2001, riguardanti la consistenza

edilizia e l'andamento demografico del territotio comunale di Lajatico, il dato che emerge con

maggior impatto è che il numero delle famiglie nel comune è aumentato a fronte di una tendenza

della diminuizione della popolazione, da ciò si deduce che il numero dei membri di ogni famiglia si

è ridotto.

Analizzando il numero delle stanze occupate negli stessi decenni suddetti si nota una tendente

diminuizione nel censimento del 2001, mentre sempre nello stesso anno il numero delle abitazioni è

aumentato, da questo dato si comprende come gli alloggi siano composti da un numero di stanze in

costante riduzione. Incrociando questi dati emerge chiaramente che le famiglie presenti sul

territorio comunale sono formate da un numero di componenti inferiore rispetto agli anni precedenti

e le nuove famiglie che sono venute a crearsi vivono, specialmente nei centri abitati, in abitazioni,

in special modo nuove edificazioni e ristrutturazioni, con un numero di stanze in tendente

diminuizione. Inoltre nell'ultimo decennio si sono sostanzialmente ridotte di numero anche le stanze

non occupate probabilmente questo dato è dovuto ad un cambiamento della destinazione d'uso delle

medesime ed a ristrutturazioni edilizie riguardanti la distribuzione interna degli alloggi esistenti.

Dalla valutazione del numero delle famiglie e del numero degli edifici destinati ad abitazione si

evince che la tipologia più ricorrente è riferibile alla casa monofamiliare, in particolar modo questo

dato è evidente per la frazione di S. Giovanni: edfici n. 28, famiglie n.36, mentre la frazione dove è

presente il maggior numero di edifici plurifamiliari è La Sterza: famiglie n.32, edifici n. 9.

Un ulteriore dato importante ai fini dell'utilizzazione del patrimonio edilizio è quello delle

abitazioni occupate da persone non dimoranti abitualmente, ed è evidente come i nuclei urbani

interessati dal fenomeno delle seconde case legato al turismo siano esclusivamente i centri storici di

93,75%

3,13%3,13%

AMBITI DI DEGRADOORCIATICO

ASSENZA DEGRADO

DEGRADO LIEVE

DEGRADO GRAVE

Lajatico ed Orciatico, mentre La Sterza e Villaggio San Giovanni sono abitati unicamente da

residenti.

3. Patrimonio edilizio nel territorio aperto

Un capitolo a se stante è determinato dagli edifici presenti nel territorio aperto: negli ultimi trenta

anni il numero degli alloggi è cresciuto di poche unità, dovuto al frazionamento in più unità

abitative degli edifici esistenti.

La tipologia insediativa più ricorrente è la casa isolata con annessi 89%: si tratta della classica

casa rurale a pianta compatta, con piano terra destinato a rimessaggio degli attrezzi agricoli e al

ricovero degli animali, scala esterna di accesso al piano primo residenziale, colombaia. Tale

tipologia risulta però integra nella minoranza dei casi (16%): gli edifici sono stati spesso oggetto di

ristrutturazioni che ne hanno alterato i caratteri tipologici identitari:, superfetazioni, aperture

contrastanti con le caratteristiche tradizionali dell'edificio, coloriture e finiture non coerenti, assenza

di manutenzione, intonaci cadenti, serramenti, gronde e coperture degradate o realizzate con

materiali non adatti al carattere storico; sono stati riscontrati questi elementi incongrui nel 42% dei

fabbricati che hanno subito trasformazioni gravi e nel 29% in modo parziale e spesso reversibile. I

grandi cambiamenti della agricoltura estensiva hanno prodotto mutamenti sostanziali nel paesaggio

agricolo tra cui l'alta percentuale, il 13%, degli immobili ridotti allo stato di rudere.

La destinazione d'uso più frequente è quella esclusivamente residenziale (44%), e quella legata

all'attività agricola (38%); ma sono in crescendo gli immobili trasformati in attività agrituristica

(14%) e ricettiva.

casa isolata con annessi; 63; 89%

nucleo rurale\fattoria; 8;

11%

casa isolata con annessi

nucleo rurale\fattoria

DIAGRAMMA N.1: TIPOLOGIA INSEDIATIVA

87%

4%9%

fabbricato rurale

villa

palazzina

DIAGRAMMA N.2: TIPOLOGIA EDILIZIA

55%

9%

28%

6% 2%

esclusiva attività agricola

con agriturismo

residenziale

ricettivo

artigianale

DIAGRAMMA N.3: DESTINAZIONE D’USO

30%

23%

35%

12%

integro

parzialmente integro

alterato

rudere

DIAGARAMMA N.4: INTEGRITA’ FISICA DEL BENE

31%

34%

35%

integro

contaminato

dismesso

DIAGRAMMA N.5: EFFICIENZA FUNZIONALE 4.Emergenze architettoniche , urbanistiche ed infrastrutturali di valore testimoniale –

culturale , artistico, storico, ambientale e sociale In riferimento all'Elenco degli immobili o complessi edilizi di cui all'art. 7 della LR n. 59 del

21\05\1980 adottato dal Consiglio Comunale di Lajatico il 30\10\82 ed approvato dalla Regione il

10\06\85, sono riportati di seguito gli immobili dichiarati di interesse storico ai sensi della L n. 1089

del 01\06\1939 (tipo A):

Lajatico

scheda n via\piazza n foglio particella denominazione

73 via Roma 14 A chiesa S. Leonardo

74 via Roma 8 14 118 Canonica

75 via Roma 8 14 118

76 via Roma 14 C Chiesa S. Sebastiano

77 via Roma 6 14 121

82 via Matteotti 14 247

91 via Garibaldi 14 145 Municipio

95 via Garibaldi 47 14 173 Teatro

Orciatico

scheda n via\piazza n foglio particella denominazione

5 via Topi 23 49 274

8 piazza Manzoni 49 D chiesa

9 piazza Manzoni 49 B chiesa

10 piazza Manzoni 49 C campanile

11 via Corsini 4 49 278

In riferimento all'Elenco degli immobili o complessi edilizi di cui all'art. 7 della LR n. 59 del

21\05\1980 adottato dal Consiglio Comunale di Lajatico il 30\10\82 ed approvato dalla Regione il

10\06\85, sono riportati di seguito gli immobili di speciale interesse parificati, agli effetti dell'art. 4

della LR n. 59 del 21\05\1980, agli immobili di tipo “A” (tipo B):

Lajatico

scheda n via\piazza n foglio particella denominazione

10 via Veneto 10 14 190-238

12 via Veneto 15 14 203

13 via G. Guelfi 12 14 199

49 via Veneto 20 14 64-65

64 via Gotti 2-4 14 134

71 via Gotti 27 14 98

scheda n via\piazza n foglio particella denominazione

93 via Garibaldi 13 14 150

94 via Garibaldi 15 14 151

Orciatico

scheda n via\piazza n foglio particella denominazione

50 via della Torre 49 193

In riferimento all'Elenco degli immobili o complessi edilizi di cui all'art. 7 della LR n. 59 del

21\05\1980 adottato dal Consiglio Comunale di Lajatico il 30\10\82 ed approvato dalla Regione il

10\06\85, sono riportati di seguito gli immobili o complessi edilizi aventi carattere architettonico o

urbanistico significativo ma diversi da quelli tipo A e B (tipo C):

Lajatico

scheda n via\piazza n foglio particella denominazione

9 via Garibaldi 8 14 191

11 via Veneto 18 14 89

15 via d. Streghe 9 14 193

16 via d. Streghe 14 194

50 via Veneto 23 14 66

61 via Corridoni 16 14 82

62 via Corridoni 12 14 83

63 via Corridoni 4 14 85

68 via Gotti 11 14 91

69 via Gotti 19 14 93

70 via Gotti 23 14 97

89 Via Veneto 1 14 142

Orciatico

scheda n via\piazza n foglio particella denominazione

1 via delle Caselle 1 49 279

6 via topi 19 49 275

7 via Topi 9 49 276

14 via Corsini 7 49 210

15 Via Topi 5 49 253

17 via Topi 6 49 252

scheda n via\piazza n foglio particella denominazione

21 via Castellana 13 49 251

35 via Castellana 49 227

36 via Castellana 24 49 228

37 via della Torre 49 225

45 via castellana 7 49 219

In riferimento all'Elenco degli immobili o complessi edilizi di cui all'art. 1 della LR n. 10 del

19\02\1979 adottato dal Consiglio Comunale di Lajatico il 30\10\82 ed approvato dalla Regione il

10\06\85, sono riportate di seguito le emergenze architettoniche in zona E:

scheda n località n foglio particella denominazione

2 Boschicci 5 9 Boschicci

3 Cerro 5 31 Podere Cerro

9 La Vallata 5 94 Podere La Vallata

24 S. Giuliano 40 42 Villa S. Giuliano

34 I Poggioni 49 H 309 I Poggioni

50 Spedaletto 37 43 Villa Spedaletto

53 Spedaletto 37 30 Fatt. Spedaletto

54 Spedaletto 37 37 Fatt. Spedaletto

59 Lupinelli 46 11 Lupinelli

6 Sensaie Sensaie

30 Precazzano Precazzano Molino

41 Ragone Podere Ragone

46 La Casetta La Casetta

48 Ragoncino Ragoncino

58 Il Poderino Il Poderino

In riferimento alla tav. n. P2a e alla Tav. n. 6.4 di PS sono altresì definite emergenze

architettoniche, urbanistiche ed infrastrutturali, di valore testimoniale-culturale, artistico, storico,

ambientale e sociale, i luoghi o gli immobili riportati a seguire:

Chiese

Ch1- Chiesa in Orciatico (riferimento scheda n. 8-9)

Ch2- Chiesa in Lajatico (riferimento scheda n. 73)

Oratori

O1- Oratorio di S. Annunziata in Orciatico

O2- Oratorio Nucci località Poggioni

O3- Oratorio della Fattoria di Spedaletto

Cimiteri

Ci1- Cimitero località Poggioni

Ci2- Cimitero Lajatico

Ville

V1- Villa Corsini località Spedaletto

V2- Villa Serena Lajatico

V3- Villa San Giuliano Orciatico

V4- Villa delle Ginestre località Frati

Architettura Militare

Rocca di Pietracassia

Siti di interesse archeologico

A1- Rinvenimento tomba a ziro

A2- Tomba etrusca

A3- Rinvenimento tomba etrusca con urna

A4- Rinvenimento tomba etrusca con camera

A5- Necropoli

A6- Rinvenimento di due scheletri con armilla

Architettura rurale ville-fattoria

Fattoria di Spedaletto (riferimento scheda n. 53-54)

Architettura Rurale poderi e cascine

3- C. S. Lucia

4- C.Poggionicino

7- P. Rota

9- Casa Frati

10- Casa D’Era

19- La Mandriola

20- Ragone (riferimento scheda n. 41)

22- Le Capanne

23- La Guardiola

24- Ragoncino

25- Il Poderino (riferimento scheda n. 58)

27- Villa di spedaletto (riferimento scheda n. 50)

28- Fraccavera

29- Podere Nuovo

30-Casa Nuova

39- Pian delle Fonti

40- Colle all'Asino

42- Vezzano

50- Roseto

52- Poggioburelli

57- Il Casino

60- Le Caselle

70- Montezzano

74- C.Pian delle Vigne

86- L'Annunziata

90-Casa Valeriana

91- Fabbri

92- C.S.Salvatore

99- Pod. S.Giovanni

101- Boschicci (riferimento scheda n. 2)

103- Pod. Cerro (riferimento scheda n. 3)

104- Sorbi

105- senza nome

106- Pod. Rattaione

107- C. II Molino 108-La Casetta

108- La Casetta

110- Pod. Croce

118- Pod. di Roseto (Campo La Donna)

119- San Giuseppe

124- Pulledraia

125- San Andrea

127- Sant'Anna

Architettura Paleoindustriale

M1- Molino a vento in Orciatico

M2- Molino della Sterza

M3- Molino a vento in Orciatico

M4- Molino ad acqua in Orciatico

M5- Molino ad acqua in Orciatico

Teatro (riferimento scheda n. 95)

inoltre sono da considerarsi emergenze architettoniche, urbanistiche ed infrastrutturali di valore

testimoniale-culturale, artistico, storico, ambientale e sociale:

piazze, piazzette, larghi...

arredo del territorio: edicole, oratori, fonti...

Strutture ricettive

Denominazione Località P.L. Camere Unità Ab.

agriturismo La Mandriola Ragone S.R.T 439 P.L. 39 Camere 19

Trieste Via dei Boschi P.L. 41 Unità Ab. 12

Casanova Loc. Spedaletto P.L. 35 Unità Ab. 9

Il Cerro Podere S.Francesco Orciatico

P.L. 14 Camere 10 Unità Ab. 6

Bellavista Podere Bellavista Lajatico

P.L. 14 Camere 6 Unità Ab. 5

Albergo Poderino S. Cristoforo S.R.T. 439 Loc.Poderino

P.L. 21 Camere 11

Casa Vacanze Casa Vacanze Orciatico P.L. 23 Unità Ab. 11

Casa D’Era Pod. Casa d’Era P.L. 33 Unità Ab. 8

Affittacamere Affittacamere P.zza V. Veneto Lajatico

PL 3

6.Relazione sul sistema della Mobilità e dell’Accessibilità Ing. Luciano Niccolai

1.La Rete Stradale 1.1 La Rete Regionale

La rete di competenza regionale è costituita dalla SRT 439 e costituisce l’infrastruttura

fondamentale per i collegamenti di attraversamento ed accessibilità primaria del territorio ed è da

considerarsi Rete Primaria ai fini della gerarchizzazione della rete (da elaborarsi compiutamente in

sede di progetto di piano) .Si tratta di una rete classificata come extraurbana secondaria dalla

Regione ai sensi del vigente codice della strada.

1.2 La Rete Provinciale Le strade di competenza provinciale costituiscono l’ossatura fondamentale per i collegamenti di

penetrazione e distribuzione verso le principali località del territorio e sono da considerarsi Rete

principale ai fini della gerarchizzazione della rete (da elaborarsi compiutamente in sede di progetto

di piano) .Le strade provinciali costituiscono una rete con classificazione prevalente di tipo “F” ai

sensi del vigente codice della strada. In sede di classificazione funzionale ( vedi NTA), in

considerazione del contesto territoriale di Laiatico le strade provinciali e la SRT 439 Sarzanese

Caldera sono state individuate congiuntamente come Rete Viaria Principale.

1.3 La Rete Comunale e Vicinale La rete di competenza comunale e vicinale presenta caratteristiche diversificate di stato e

consistenza della piattaforma e di transitabilità. Ai sensi del vigente codice della strada sono da

classificarsi di tipo “F” . E’ stato rilevato analiticamente lo stradario comunale e sono state

individuate ( trattini) le località corrispondenti ai poderi

Nel suo complesso l’infrastrutturazione del territorio di Laiatico da l punto di vista viabilistico

riflettte la natura e la consistenza delle tipiche attività agricole :essenzialità , diversificazione della

larghezza e della tipologia della carreggiata, accessibilità terminale rivolta a numerosi poderi attivi

fortemente dispersi sul territorio.

2. I volumi di traffico e sicurezza stradale

I rilievi di volumi di traffico effettuati sul territorio da parte dell’Amministrazione Provinciale in un

giorno feriale tipico individuano a loro volta una utilizzazione assai ridotta dell’infrastruttura,

anche per la SRT 439, come è desumibile dai dati della tabella allegata. Gli interventi previsti sulle

reti potranno pertanto confrontarsi con esigenze di qualificazione e di miglioramento paesaggistico

piuttosto che di incremento della capacità. Data la minima entità dei volumi di traffico, il tasso di

incidentalità ( rilevata dalla schedatura dei principali eventi riportati dai giornali locali nel periodo

agosto 2003-settembre 2004 come da tabelle seguenti ) non è affatto da sottovalutare.

Tabelle di analisi degli Incidenti relativi al territorio di Laiatico Tab. 1) Mese ed anno del sinistro

Mese ed anno Numero sinistri

ago-03 1 mar-04 1 apr-04 2 giu-04 1 set-04 2

Tab. 2) Fascia oraria del sinistro

Fascia oraria del sinistro Numero sinistri

0 - 6 6 -12 2

12 - 18 3 18 - 24 2

Tab. 3) Località del sinistro

Località del sinistro Numero sinistri La Sterza 4 San Giovanni 1 Orciatico 1 Tab. 4) Tipologia del sinistro

Tipologia del sinistro Numero sinistri caduta dal mezzo 4 uscita di strada 1 scontro n.s. 1 scontro ostacolo fisso 1 Tab. 5) Tipologia del veicolo coinvolto

Tipologia del veicolo coinvolto Numero sinistri motorino 1 moto 4

automobile 3 scooter 1 Tab. 6) Gravità passeggeri feriti

Passeggeri feriti Numero Lievi 9 gravi 2 gravissimi 1

3 Il trasporto pubblico Nella tabelle e nelle figure seguenti è individuata la rete del trasporto pubblico che, in base ai dati forniti dall’Osservatorio Regionale Trasporti, interessa il territorio sia per i collegamenti d’area sia per le relazioni interne. Si evidenzia che la rarefazione del livello di accessibilità per gli insediamenti interni al territorio, mentre soltanto La sterza, in funzione del suo ruolo di crocevia tra più itinerari, raggiunge un livello di connettività da considerarsi minimamente accettabile. Si può pensare al potenziamento dell’offerta con sistemi innovativi a domanda come componente di un Piano di riqualificazione della mobilità pedonale-ciclabile del comune

4. Criteri ed opportunità

La non presenza di situazioni di reale emergenza dovute all’intensità del traffico veicolare ed a

problemi di congestione ricorrente, associata alla valutazione su base previsionale, di variazioni

minime delle problematiche stesse, rappresenta un’opportunità per il Comune di definire una

politica complessiva di qualificazione della circolazione, con particolare riferimento alle esigenze

dell’”utenza debole” (pedonale e ciclabile).

Le criticità da affrontare in sede di Piano sono in sintesi:

la razionalizzazione delle condizioni di circolazione veicolare in tutti i centri abitati in base

alla struttura degli insediamenti attuali e di progetto , in modo che la caratterizzazione

dell’identità urbanistica a partire dalla porte di ingresso sia correlata ad una sicura e comoda

fruizione dell’ambiente urbano da parte di tutte le componenti modali (veicolari, ciclabili,

pedonali)

il miglioramento generalizzato delle condizioni di sicurezza per la fruizione della rete

extraurbana primaria e secondaria con particolare riguardo agli incroci ed agli accessi

laterali

la definizione di una rete rete di percorsi e sentieri, da dedicare soprattutto alla mobilità

“dolce”, finalizzati a migliorare la fruibilità delle risorse culturali ed ambientali del

territorio aperto ed interconnessi in modo sicuro ed efficiente con la rete della viabilità

locale .

La dotazione di servizi innovativi di trasporto pubblico coerenti con la situazione di

“domanda debole” esistente , da interpretare come incremento della qualità del territorio per

i residenti ed i visitatori e non come riduzione del livello di servizio offerto

Poiché si tratta di politiche di lungo respiro, da ottenersi tramite la sinergia di varie componenti e di

processi decisionali diversificati (dai piani di manutenzione ai piani di risanamento acustico, dalla

definizione di servizi innovativi di TPL alla progettazione di nuovi/vecchi itinerari nel territorio

aperto), è strategico aggiornare continuamente il Quadro Conoscitivo, tramite la raccolta

permanente di informazioni ed il collegamento con le procedure gestionali interne del Comune

(incidenti, multe, riclassificazione delle strade, lavori pubblici, concessioni edilizie,

regolamentazione della sosta,ispezioni e rilievi fotografici ecc.) ed integrare con altre fonti (ISTAT,

Osservatorio Regionale e Provinciale del TPL, ecc). E’ stato pertanto progettato un Sistema

Informativo della Mobilità basato sulle componenti elementari invarianti di ogni procedura (strade,

numeri civici, sezioni di censimento) e dove sono raccolte per il momento le informazioni

caratteristiche del settore Mobilità riporte in relazione.

7.Gestione del territorio agroforestale come elemento sinergico con le altre classi di destinazione d’uso

Agr. Roberto Bonaretti

1. Il territorio

Situato nella porzione centro-meridionale della provincia di Pisa (figura 1), il

Comune di Lajatico si estende su una superficie 7.250 ettari circa. Il suo territorio,

prevalentemente collinare ospita una popolazione di 1343 abitanti, con una densità

media di 18,5 abitanti/Km2 .

Figura 1

La densità demografica ha avuto una progressiva diminuzione negli ultimi venti anni

con un decremento del 6,7% nel periodo 1981-1991 ed un ulteriore abbassamento sino

ad oggi. L’attuale distribuzione secondo le classi di sesso ed età vengono riportate in

tabella 1.

Nell’ultimo decennio il bilancio demografico del Comune ha registrato un ulteriore

diminuzione con una perdita netta di 111 persone, come dimostrato dalla tabella 2, con

forte contrazione della popolazione, registrata nell’ultimo quinquennio.

La popolazione residente è distribuita soprattutto negli abitati di Lajatico ed

Orciatico, e nella frazione di Villaggio San Giovanni.

2. Il Clima

In base alla Legge 373/76 e al D.M. 10/03/1977, che suddividono l’Italia in 6 zone

climatiche (da A a F), il Comune di Lajatico viene classificato in zona D, ossia la zona

che presenta coefficienti volumetrici di dispersione termica da 1400 a 2100 °C/d. Il suo

clima è temperato e tipicamente mediterraneo caratterizzato da piovosità limitata

concentrata prevalentemente nel periodo invernale-primaverile.

3. Caratteristiche Pedologiche

Il territorio comunale è caratterizzato, nella parte nord e in quella orientale, da terreni

collinari prevalentemente pesanti, calcarei, variamente profondi e aridi; a sud-ovest

sono presenti terreni pesanti su calcari argillosi poco profondi ed aridi. Nelle vicinanze

1999 2003 1999 2003 1999 2003

da 0 a 10 anni 57 65 55 45 112 110

da 11 a 20 anni 56 41 48 54 104 95

da 21 a 3o anni 77 69 84 66 161 135

da 31 a 40 anni 96 84 91 85 187 169

da 41 a 50 anni 98 92 90 85 188 177

da 51 a 60 anni 83 93 87 88 170 181

da 61 a 70 anni 109 99 100 101 209 200

da 71 a 80 anni 79 81 109 92 188 173

oltre 80 anni 37 35 73 68 110 103

692 659 737 684 1429 1343

MASCHI FEMMINE TOTALE

totali

Tabella 1.Distribuzione della popolazione per classi di sesso ed età e variazione nell'ultimo quinquennio

ETA'

Tabella 2. Variazione del flusso demografico nell'ultimo decennio (1994-2003)

112238230231

-111

NATI (+)IMMIGRATI (+)

MORTI (-)EMIGRATI (-)

VARIAZIONE

dei corsi d’acqua la composizione pedologica è tipica dei terreni alluvionali, con terreni

leggeri, sabbio-limosi, profondi

e freschi.

Fig. 1 – Distribuzione delle diverse classi pedologiche

terreni Argillosi terreni Alluvionali terreni Brecciosi terreni Sabbiosi

3.1 Caratteristiche ambientali

Il territorio comunale è stato sottoposto a rilevamento diretto dell’uso del suolo e sua

successiva mappatura con software GIS. Per quanto riguarda le superfici boschive e

cespugliate la stima delle estensioni è stata calcolata per mezzo di aerofotocarte, mentre

per le aree aperte destinate all’attività agricola sono stati utilizzati in parallelo i dati

pubblicati dall’ISTAT. Le diverse classi di utilizzo sono state raggruppate secondo le

principali caratteristiche floristiche e di utilizzo.

Il sistema forestale

I boschi come definiti dall’art. 3 della L.R.n.39/2000 e mod. dalla L.R.n.6/2001,

si riferiscono alla copertura di vegetazione arborea forestale spontanea o d’origine

artificiale relativa al sistema collinare delle Cerbaie e sono perimetrali nella tavola 5

Uso del suolo.

Ai sensi dell’art. 1 comma 2 e dell’art. 2 della L.R.n.39/2000 il bosco è un bene di

rilevante interesse pubblico il cui indice forestale esistente deve essere mantenuto ai

fini della conservazione della biodiversità e della tutela delle risorse genetiche

autoctone e degli habitat naturali. Secondo quanto previsto dall’art.37 L.R.n.39/2000, il

territorio coperto da bosco è sottoposto a vincolo idrogeologico e a vincolo

paesaggistico.

Sul Comune di Lajatico sono presenti circa 2.943 ettari di superfici boschive

strutturate come cedui composti e macchia mediterranea, formazioni riparali e siepi

naturali. Tali superfici risultano pari al 40.6% della superficie comunale e sono

concentrate per circa il 90% nella porzione sud-ovest del territorio e per il 10%

distribuite sulla restante superficie comunale. Presenti anche circa 38 ettari di superficie

sottoposta a rimboschimento con pino marittimo e cipresso, concentrati soprattutto nelle

aree limitrofe all’abitato di Orciatico nella zona di poggio delle Faete. Le formazioni

riparali presenti lungo i principali corsi d’acqua hanno superfici stimate pari a circa 186

ettari complessivi e sono caratterizzate dalla diffusa presenza di salici e pioppi mentre,

non meno importanti e diffuse su tutto il territorio agricolo sono le formazioni miste

arbustive con presenza di alberi che sono state classificate come siepi naturali. La loro

estensione è stimata pari a circa 165 ettari circa. La loro funzione come elementi fissi

del paesaggio e come strutture portanti di corridoi ecologici è particolarmente rilevante.

A queste si devono sommare numerose aree attualmente classificate come cespugliati,

in gran parte in evoluzione verso il bosco o la macchia mediterranea, che si estendono

per circa 125 ettari.

Nel complesso quindi le superficie boschive, arbustive e riparali ammontano a circa

2.943 ettari, pari al 40.6% della superficie comunale, distribuite secondo le seguenti

classi:

Tabella 3. Classi di copertura forestale e/o arbustiva

Secondo quanto rilevato dall’ISTAT nel censimento 2000, le aree forestali ricadenti

all’interno di aziende agricole, è pari a circa 1.547 ettari, corrispondente al 52% della

superficie boscata complessiva. Ciò significa che il 48% delle aree forestali o ad esse

assimilabili, esulano dalla gestione imprenditoriale.

L e classi di copertura boschiva appaiono fortemente omogenee per composizione, con

grande prevalenza di querceti misti con prevalenza di roverella. La porzione rilevata

come rimboschimento è riconoscibile oggi come pineta e è la risultante dei massicci

interventi di rimbochmento effettuati negli anni ’60, conosciuti anche come

“rimboschimenti Fanfani” in ordine all’applicazione di una misura di governo volta alla

riduzione della disoccupazione lavorativa. Queste aree appaiono oggi fortemente

degradate in quanto le piantumazioni, effettuate soprattutto con Pino d’Aleppo, Pino

Nero e Cipresso, con sesti molto stretti, non hanno poi beneficato di interventi di

coltivazione e di diradamento, pertanto si presentano con una generale involuzione

delle fitocenosi.

La distribuzione delle aree aree forestali viene riportata in fig..3.

classi di copertura Sup. (HA)% della Sup. Comunale

bosco 2435 33,59rimboschimento 38 0,52formazione di ripa 186 2,56siepe naturale 165 2,28cespugliato 119 1,64

TOTALE 2943 40,59

Fig. 3 – Distribuzione delle superfici forestali

3.3 Il sistema delle aree aperte

Il territorio comunale presenta elevate porzioni destinate alle coltivazioni erbacee ed

un contenuto sviluppo delle cotivazioni arboree. La Superficie Agraria Utilizzata (SAU)

rilevata dal Censimento ISTAT effettuato nel 2000, è composta dai terreni seminativi,

dalle coltivazione arboree (olivo, frutteti, vite, ecc. ), dai prati ed i pascoli permanenti e

dagli orti familiari, ed in totale occupa circa 3.867 ettari, pari al 53% della superficie

comunale Le classi maggiormente rappresentate sono i seminativi, pari all’88% della

SAU , ed i prati e pascoli permanenti, pari al 6.3% della SAU. Complessivamente,

considerando che le aree boschive stimate ammontano a circa 2.943 ettari, il complesso

agro-forestale ha una estensione corrispondente a circa 6.810 ettari; a questo vanno

sommate le aree identificate come “superfici agricole non utilizzate” e “altre superfici”

di pertinenza di aziende agrarie che complessivamente hanno superfici pari 300 ettari

circa.

3.4 Antropizzazione

L’antropizzazione, e più precisamente il disturbo antropico, è in qualche misura un

indice della penetrazione delle attività umane nell’ambiente. In questo contesto è quindi

molto importante la valutazione della presenza di impianti industriali, degli insediamenti

urbanistici e soprattutto dello sviluppo della rete viaria quale sistema di penetrazione

primaria nell’ecosistema e di modificazione del paesaggio. Dalle indagini effettuate, sul

territorio comunale non risultano presenti siti industriali; l’area artigianale e commerciale

si sviluppa esclusivamente lungo la S.S. 439 in Loc. La Sterza (Fig. 4) mentre i siti urbani

principali sono costituiti degli abitati di Lajatico, Villaggio San Giovanni ed Orciatico (Fig.

5, 5a e 5b). L’estensione complessiva dei siti abitativi, comprensivi delle relative

pertinenze, stimata per mezzo del GIS , è pari a circa 85 ettari.

Fig. 4. Zona artigianale-commerciale – Loc. La Sterza

Fig. 5. Abitato di Lajatico

Fig. 5 a – Abitato di Villaggio San Giovanni

Fig. 5b- Abitato di Orciatico

La viabilità comunale è rappresentata da due strade principali ad alta percorrenza, la

SS.439 e la strada provinciale per Saline, e dai collegamenti, a media percorrenza tra gli

abitati di Laiatico, la frazione di La Sterza, Orciatico e Villaggio S. Giovanni. Numerose

sono le strade poderali ed interpoderali sterrate, con bassa intensità di percorrenza che

attraversano l’intero territorio comunale. Lo sviluppo della rete viaria e dei siti abitati

comunali viene riportato in figura 5 mentre in tabella 2 vengono riportati i relativi dati.

Tabella 4. Sviluppo della rete viaria nel Comune di Lajatico

Strada Statale n° 439 Km 8,70

Collegamento La Sterza-Lajatico-Villaggio S.

Giovanni-Orciatico

Km 13,26

Strada Provinciale per Saline Km 6,9

Rete stradale interpoderale Km 16,5

Totale Km 45,36

3.5 Idrografia

Il regime idrico è rappresentato principalmente dal fiume Era che percorre il

perimetro est del Comune, dal torrente Sterza che corre lungo il perimetro ovest, dal

torrente Ragone che percorre il confine sud e la porzione prossimale del confine est, dal

torrente Fosce che attraversa il territorio comunale in senso sud-ovest - est nella sua

porzione mediana e si immette nel torrente Ragone, ed infine dal torrente Foscecchia,

che percorre la porzione sud-est del Comune per poi immettersi nel torrente Ragone. Di

particolare rilievo il fatto che questi corsi d’acqua rappresentano la quasi esclusiva

fonte di approvvigionamento idrico per le attività agricole, nel periodo estivo. Infatti i

numerosi botri e rii presenti su tutto il territorio assumo carattere stagionale per cui si

può assistere ad una situazione di forte carenza anche per la limitata presenza di invasi

artificiali. La distribuzione dei principali corpi idrici viene riportata in figura 6.

Fig. 6. Localizzazione dei principali corsi d’acqua

3.6 Agricoltura

Il Comune non è caratterizzato da attività di tipo industriale e il lavoro agricolo

rappresenta l’aspetto economicamente prevalente. Di particolare importanza l’aumento

del numero di aziende agricole registrato tra il 1982 ed il 1990 con un aumento del

16,2%; questa è stata confermata nel decennio 1990- 2000 con un ulteriore incremento

del 3,7%. Di fatto si è assistito ad un calo della superficie complessiva aziendale, 6.226

ettari nel 1981 contro 5.635 ettari nel 1990, seguita da un trend in aumento nell’ultimo

decennio, con una superficie investita pari a circa 5.724 ettari (tabella 6).

Tabella 6.ANNO

anno 1972 6.849,28anno 1982 6.226,00anno 1990 5.635,00anno 2000 5.724,06

Superficie totale aziende

Tabella 5ANNO

anno 1972 271anno 1982 187anno 1990 216anno 2000 222

Numero aziende totali

Generalmente l’aumento della superfici aziendali nel periodo 1982-1990 ha

corrisposto ad un parallelo aumento della SAU e ad una diminuzione delle superficie

forestali aziendali. Nel decennio 1990 si è invece assistito al contemporaneo aumento di

entrambe, come mostrato in Figura 7, per effetto della riconduzione all’attività agricola

di aziende con contenute estensioni seminative e con un certa presenza di boschi.

Queste unità produttive normalmente condotte da imprenditori non originari del

Comune di Lajatico e/o addirittura provenienti da fuori Regione, hanno spesso dato

avvio a piani di miglioramento agricolo fondati sull’attività di coltivazione

ecocompatibile e sull’attività agrituristica.

Secondo i dati ISTAT 1990, la distribuzione della superficie complessiva, il 62%

delle aziende presenti sul territorio comunale avevano dimensioni compre tra 1 e 10

ettari mentre solo l’11% aveva superfici superiori a 50 ettari. Nell’Ultimo decennio la

quota di aziende inferiori a 10 ettari è diminuita al 54,1% mentre complessivamente le

aziende superiori a 50 ettari rappresentano il 15.4% circa. Ciò denota una lenta ma

costante evoluzione dell’imprenditoria agricola, verso dimensioni aziendali minime che

garantiscano più ampi margini di vitalità economica dell’azienda stessa, e la

contemporanea diminuzione delle piccole aziende legate soprattutto alla cessazione di

attività dei vecchi imprenditori. La distribuzione delle diverse classi suddivise per

superficie totale, SAF e SAU vengono riportate nelle tabelle 7, 8 e 9. Le aziende di

grandi dimensioni (superiori a 100 ettari) sono comunque limitate (n. 11 aziende con

superficie complessiva di 2.806 ettari), anche se da sole rappresentano il 49% della SAF

imprenditoriale del Comune; di queste solo 6 aziende hanno superfici agricole utilizzate

anno

197

2

anno

198

2

anno

199

0

anno

200

0

0500

10001500200025003000350040004500

Variazione della SAU e delle Aree forestali aziendali nel periodo 1972- 2000

SUPERICIE FORESTALE

SAU Superficie

SUPERICIE SAUFORESTALE Superficie

anno 1972 1962,84 4.191,88anno 1982 2.159,08 3.696,63anno 1990 1.415,12 3.783,39anno 2000 1.547,67 3.867,42

Fig.7. Variazione della SAU e delle Aree Forestali aziendali nel periodo 1972-2000 ( superfici in ettari)

superiori ai 100 ettari, pertanto si evince che la gestione della SAU ed in particolare

delle aree seminative viene condotta in preminenza da pochi imprenditori che

determinano con le loro scelte gran parte il panorama agro-economico del Comune.

Tabella 7. Aziende per classi di superficie totale.

Tabella 8. Superficie totale per classi di superficie.

Tabella 9. Aziende per classi di Superficie Agricola Utilizzata.

Valore assoluto

%Valore

assoluto%

Valore assoluto

%Valore

assoluto%

Valore assoluto

%Valore

assoluto%

Valore assoluto

%Valore

assoluto%

Aziende 79 35,6% 25 11,3% 25 11,3% 16 7,2% 17 7,7% 26 11,7% 23 10,4% 11 5,0% 222

COMUNE DI LAJATICO - Aziende per classi di superficie totaleCLASSI DI SUPERFICIE TOTALE (in ettari)

ANNO 2000 TOTALE 10 - 20 20 - 50 50 - 100 100 ed oltreMeno di 1 1 - 2 2 - 5 5 - 10

Valore assoluto

%Valore

assoluto%

Valore assoluto

%Valore

assoluto%

Valore assoluto

%Valore

assoluto%

Valore assoluto

%Valore

assoluto%

SAF 37,41 0,7% 33,7 0,6% 78,48 1,4% 120,63 2,1% 267,82 4,7% 899,75 15,7% 1.480,36 25,9% 2.805,91 49,0% 5.724,06

50 - 100 100 ed oltre

COMUNE DI LAJATICO - Superficie totale (SAF) per classi di superficie (in ettari)

ANNO 2000

CLASSI DI SUPERFICIE TOTALE

TOTALEMeno di 1 1 - 2 2 - 5 5 - 10 10 - 20 20 - 50

Valore assoluto

%Valore

assoluto%

Valore assoluto

%Valore

assoluto%

Valore assoluto

%Valore

assoluto%

Valore assoluto

%Valore

assoluto%

Valore assoluto

%

Aziende 5 2,3% 96 43,2% 17 7,7% 27 12,2% 13 5,9% 17 7,7% 25 11,3% 16 7,2% 6 3% 222

TOTALE

CLASSI DI SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (in ettari)COMUNE DI LAJATICO - Aziende per classi di superficie Agricola Utilizzata

20 - 50 5 - 10 10 - 20 50 - 100 100 ed oltreANNO 2000 Senza superficie Meno di 1 1 - 2 2 - 5

3.7 Forme di conduzione e destinazioni colturali

L’ultimo censimento ISTAT ha confermato la predominanza di imprese a conduzione

diretta con manodopera familiare: di fatto il 93% circa delle imprese agricole ricade in

questa categoria, ed il 96% è comunque condotta in forma diretta dall’imprenditore

(tabelle 10 e 10a). A conferma della strutturazione in forma di conduzione diretta e

familare delle imprese, si sottolinea che il 67% della SAU comunale è di proprietà del

conduttore del fondo, mentre il restante 33% appare distribuito abbastanza equamente

tra affitto, uso gratuito e forme intermedie (tabella 11).

ANNOCon solo

manodopera familiare

Con manodoperaf

amiliare prevalente

Con manodopera extrafamilire prevalente

Totale

anno 1961 / / / 248 29 89 7 373anno 1970 / / / 224 32 / 15 271anno 1982 167 2 - 169 17 1 / 187anno 1990 201 3 7 211 5 - 216anno 2000 206 3 4 213 9 / / 222

Tabella 10. COMUNE DI LAJATICO - Azienda per forma di conduzione

Conduzione diretta del coltivatoreConduzione

a colonia parziaria

appoderata

Conduzione con salariati e/o

compartecipanti

Altra forma di conduzione

Totale generale

NOTA: il simbolo "/" indica una voce non riportata nel censimento cui i riferisce, il simbolo "-" indica valore nullo o unitario che non viene riportato nel rispetto del segreto statistico.

ANNOCon solo

manodopera familiare

Con manodopera

familiare prevalente

Con manodopera extrafamilire prevalente

Totale

anno 1961 / / / 2.414,41 2.647,34 1.478,56 11,53 6.551,84anno 1970 / / / 3.041,79 3.580,03 / 227,46 6.849,28anno 1982 2.571,64 438,6 - 3.010,24 3.213,98 1,9 / 6.226,12anno 1990 4.015,77 105,69 424,76 4.546,22 1.089,75 - - 5.635,97anno 2000 3.853,03 940,06 715,66 5.508,75 215,31 / / 5.724,06

Tabella 10a. COMUNE DI LAJATICO - Superficie Totale per forma di conduzione delle aziende (superficie in ettari)

Conduzione diretta del coltivatore

Conduzione con salariati e/o

compartecipanti

Conduzione a colonia parziaria

appoderata

Altra forma di conduzione

NOTA: il simbolo "/" indica una voce non riportata nel censimento cui i riferisce, il simbolo "-" indica valore nullo o unitario che non viene riportato nel rispetto del segreto statistico.

Totale generale

ANNO 2000 Totale

SAU (in ettari)

3.867,42

Aziende 148 67% 10 5% 12 5% 15 7% 24 11% 3 1% 10 5% 222

269,29

Tabella 11. COMUNE DI LAJATICO - Aziende e Superficie Agricola Utilizzata (SAU) per titolo di possesso dei terreni

18,94 1.118,52

Parte in proprietà e parte in affitto e

parte in uso gratuito

Parte in affitto e parte in uso

gratuito

Parte in proprietà e parte in uso gratuito

493,31 8,2 699,551.259,61

Affitto Uso gratuitoParte in proprietà e parte

in affittoProprietà

La destinazione ordinaria del comparto dei seminativi è senza dubbio legata alla

naturale vocazione colturale delle colline di Lajatico, caratterizzate da terreni pesanti,

grandemente destinati alla cerealicoltura. La politica comunitaria di sostegno ai

seminativi, ha poi indotto una ulteriore riduzione della variabilità colturale,

concentrando le attenzioni degli agricoltori sulla produzione di grano duro. A

dimostrazione di ciò, si rileva che il 51.6% dei seminativi viene destinato alla

cerealicoltura con un trend in aumento nel decennio 1990 – 2000 (tabella 12).

Tabella 12. Evoluzione storica per le principali classi di distribuzione della SAU comunale (superfici in ettari).

La SAU comunale ha avuto destinazioni legate alle tendenze di sviluppo mediamente

riscontrabili nella provincia. Per quanto riguarda le coltivazioni arboree si denotano

condizioni particolari. Infatti come, riportato in tabella 13 le superfici olivicole sono in

costante aumento con una superficie media aziendale comunque contenuta (pari a 0.8

ettari) ed anche la vite in costante diminuzione (-24,6% nel decennio 1990 - 2000) e con

superfici medie investite, pari a circa 0.6 ettari/azienda. Presenti nelle aree di fondovalle

e pianeggianti, anche coltivazioni industriali intensive ed orticole.

Tabella 13. Evoluzione storica per la distribuzione delle coltivazioni arboree (superfici in ettari).

Gran parte del territorio comunale ricade nelle aree IGT del San Torpè e buona parte

in area Doc Chianti delle Colline Pisane, così come meglio mostrato dalle figure 8 e 9 .

ANNOanno 1972 3.694,69 1.838,06 858,97 0,07anno 1982 3.277,57 2.418,25 686,04 6,23anno 1990 3.333,70 1.721,13 1.107,11 1,40anno 2000 3.437,15 1.775,91 641,20 2,72

SEMINATIVI ORTIVECERALICOLEFORAGGERE DA VICENDA

anno 1972 100,32 248,82anno 1982 102,01 151,78anno 1990 103,08 96,22anno 2000 128,00 68,50

OLIVO VITEANNO

Figura 8 – aree ad indicazione IGT – San Torpè

Figura 9. Aree denominazione DOC – Chianti delle Colline Pisane

Zootecnia

La presenza di allevamento di bovini, equini, suini e caprini nel comune è marginale

mentre particolare importanza, la presenza di allevamenti di ovini mostrano un trend in

crescita (tabella 14). Di rilievo il comparto avicolo con una produzione che risulta la

maggiore a livello provinciale (tabella 15).

Tabella 14.

BOVINI SUINI OVINI

ANNO n°

aziende capi n°

aziende capi n°

aziende capi anno 1972 64 642 / / / / anno 1982 151 386 52 206 12 1209 anno 1990 159 209 35 186 17 2549 anno 2000 8 105 15 57 15 4060 Tabella 15.

CAPRINI EQUINI AVICOLI

ANNO n°

aziende capi n°

aziende capi n°

aziende capi anno 1972 / / / / / / anno 1982 / / / / / / anno 1990 12 47 8 20 153 69413 anno 2000 1 4 5 8 124 458667

4. Forme di utilizzo del territorio in collegamento con l’attività agricola

Le risorse storiche, ambientali, e paesaggistiche di un territorio, intese come bene

primario di tutta la collettività, rappresentano per un Comune, un importante e

prioritario aspetto della sua attività amministrativa e politica. Per questo gli indirizzi di

programmazione e gestione presuppongono un’attenta disamina delle inevitabili

sovrapposizioni delle diverse realtà territoriali, che si manifestano e si sviluppano ogni

qualvolta si operi una determinata azione. Di fatto, ad esempio, l’adozione di una

politica di ripristino e conservazione dei valori paesaggistici e naturalistici, deve

coniugarsi ad una adeguata politica agricola e necessariamente deve essere compatibile

con gli indirizzi di sviluppo urbanistico e antropico e, non ultimo, deve sovrapporsi

idealmente agli indirizzi di tutela e gestione della flora e della fauna. Ciò significa che

tutti gli strumenti programmatori, utilizzati nella predisposizione di regole gestionali del

territorio, debbono avere punti di contatto e sovrapposizioni non in conflitto tra loro.

In quest'ultimo quarantennio l'introduzione di nuove tecnologie, la spinta verso

produzioni specializzate e lo sviluppo di coltivazioni intensive, hanno determinato

profondi cambiamenti nell'agricoltura e nell'ambiente rurale, in generale.

L’attuale regime giuridico delle risorse naturali e della fauna selvatica determina

un ruolo importante delle amministrazioni pubbliche per la tutela e gestione di queste

risorse. Nella preparazione dei provvedimenti di miglioramento ambientale, l’Ente

pubblico deve tenere in considerazione contemporaneamente la disponibilità limitata dei

fondi, la necessità di coinvolgere i produttori agricoli nell’adozione di queste misure e

l’efficacia ambientale e faunistica dei provvedimenti proposti. A tale scopo appare

determinante l’inquadramento di queste misure nell’ambito della gestione del territorio

in modo da garantire una maggiore efficacia degli interventi ed evitare uno spreco delle

risorse impiegate.

4.1 Il ruolo degli agricoltori

I produttori agricoli rappresentano la categoria maggiormente coinvolta nella

realizzazione pratica dei miglioramenti ambientali, per questo sono, sempre di più, i

beneficiari economici delle sovvenzioni e degli aiuti previsti dalle specifiche normative

per la realizzazione delle attività di miglioramento degli habitat. Ciò appare logico se si

considera che l’attività agricola influisce in modo determinante sulle caratteristiche del

paesaggio, degli ecosistemi e degli habitat da cui dipendono le specie selvatiche. Dal

punto di vista professionale inoltre gli agricoltori risultano i più adatti alla realizzazione

degli interventi in questione in quanto questi consistono spesso in operazioni di gestione

agraria dei terreni. Alcuni problemi possono sorgere in relazione agli obiettivi spesso

contrastanti tra produzione agricola e conservazione dell’ambiente, ma riteniamo che

l’evoluzione delle tecniche di produzione, l’aumento del benessere economico e del

tempo libero, comportino una modificazione dei rapporti tra agricoltura e ambiente,

sviluppando tecniche di produzione eco-compatibili, metodi di coltivazione a minore

impatto ambientale e sistemi di gestione integrata delle risorse naturali, turistiche e

ricreative. In questo scenario l’agricoltore non può più essere legato alla sola

produzione alimentare, ma deve essere invece orientato ad una gestione complessiva di

tutte le risorse del fondo da lui gestito in modo che ciò garantisca da un lato una

sufficiente redditività, dall’altro il mantenimento di condizioni sostenibili per

l’ambiente. D’altronde l’obiettivo dell’agricoltore non è mai stato quello della

produzione agricola fine a se stessa, quanto quello del reddito derivante dal fondo

agricolo. Produrre oggi ambiente e fauna selvatica può divenire un obiettivo per

l’imprenditore di una azienda multifunzionale.

L'esperienza condotta in questi anni ha dimostrato che la realizzazione di

un’agricoltura eco-compatibile ed integrata con l’ambiente e le risorse faunistiche può

essere possibile se si verificano alcune condizioni, tra le quali assumono priorità:

- l’esistenza di una convenienza economica per il produttore agricolo;

- un adeguato supporto del settore pubblico e che gestiscono il territorio.

4.2 Aspetti economici ed applicativi

La tendenza ad una riconversione dell’agricoltura verso un’attività con più

moderato impatto ambientale, trova in numerosi strumenti legislativi, gli strumenti che

favoriscono l’integrazione tra agricoltura, ambiente e fauna selvatica. Qui di seguito

vengono riportati i principali riferimenti normativi che consentono l’attivazione di piani

di intervento ambientale:

La legge regionale 3/94 in recepimento della legge 157/92 “Norme per la

protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, prevede

interventi per la valorizzazione ed il recupero dei i territori a fini faunistici ambientali e

naturalistici. Più esattamente, l’articolo 46 (Miglioramenti ambientali) delle suddetta

legge determina quanto segue:

1. Ai proprietari o conduttori di fondi, per la realizzazione di progetti per la

valorizzazione del territorio, l’incremento della fauna selvatica, il ripristino degli

equilibri naturali, secondo le indicazioni previste dagli indirizzi di cui al precedente art.

7, possono essere assegnati contributi in conto capitale. Tali progetti possono

prevedere

- la creazione di strutture per l’allevamento della fauna selvatica

nonché dei riproduttori nel periodo autunnale;

- la realizzazione e la manutenzione di strutture di ambientamento della

fauna selvatica;

- coltivazioni programmate per l’alimentazione naturale dei mammiferi e

degli uccelli;

- l’utilizzazione programmata secondo piani di assestamento delle aree

boschive, l’adozione di forme di lotta integrata o di lotta guidata, il ricorso a

tecniche colturali o tecnologiche innovative non pregiudizievoli per l’ambiente;

- la valorizzazione agrituristica di percorsi per l’accesso alla natura e

alla conoscenza scientifica e culturale della fauna ospite, per la manutenzione e

la pulizia dei boschi anche al fine di prevenire incendi, in riferimento anche ai

contenuti della direttiva CEE 79/409 e della risoluzione dell’assemblea

parlamentare del consiglio d’Europa n. 882 del 1 Luglio 1987.

2. La Provincia prevede tali interventi indicandone tempi e modalità, nel

programma annuale di gestione degli istituti e strutture indicate nel piano faunistico

venatorio provinciale. Per quanto riguarda gli interventi da effettuarsi nel territorio

ricompreso nel territorio a caccia programmata, i tempi e le modalità vengono

concordati con i comitati di gestione degli ATC. L’attuazione di quanto suddetto

avviene attraverso il finanziamento da parte della Provincia di piani di miglioramento

ambientale nelle zone di protezione quali Oasi, Zone di Ripopolamento e Cattura

mentre sul territorio a caccia programmata, gli interventi vengono attuati dagli ATC che

annualmente redigono i relativi piani.

4.3 Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana.

L’attuazione di questo piano pone come obiettivo generale il miglioramento della

qualità della vita nella nostra regione. Si articola in tre indirizzi specifici:

- sostegno al miglioramento della competitività aziendale, al reddito

agricolo e alle produzioni di qualità;

- sostegno al mantenimento e miglioramento della qualità ambientale e

paesaggistica delle zone rurali;

- sostegno alla fruizione delle opportunità offerte dalle zone rurali.

Sebbene tutti gli obiettivi previsti dal piano di sviluppo rurale prevedano il

miglioramento del mondo rurale con attuazione di pratiche di minore impatto

ambientale, la sezione di maggiore interesse da un punto di vista ambientale è

rappresentato dall’asse II “Sostegno al miglioramento dell’ambiente rurale” e più

precisamente dalla Misura 6 “Misure agroambietali”. Questa misura pone come

obiettivo l’aumento della compatibilità tra pratiche agricole ed ecosistema ed è tesa alla

difesa della biodiversità alla riduzione dell’inquinamento dei corpi d’acqua, al

contenimento dell’erosione e alla salvaguardia della fertilità dei suoli. L’attuazione di

questo programma prevede quindi il sostegno all’agricoltura biologica e si esplica

attraverso le seguenti azioni:

- 6.1 introduzione o mantenimento dei metodi dell’agricoltura biologica,

- 6.2 introduzione o mantenimento dei metodi dell’agricoltura integrata;

- 6.3 allevamento di razze in via di estinzione;

- 6.4 coltivazione di varietà vegetali in via di estinzione;

- 6.5 gestione di terreni agricoli con finalità ambientali, paesaggistiche e

faunistiche.

Tra le azioni elencate quella di maggiore valenza faunistica appare la 6.5 per la quale

sono previste tre tipologie di gestione dei terreni:

6.5.1 sospensione delle pratiche agricole in aree protette ai sensi della L.394/91 e

della L.R. 49/95 e le aree individuate ai sensi delle Direttive CEE 42/92 e 409/79 CEE,

aree di protezione degli acquiferi ai sensi della direttiva CEE 778/80 - durata

dell’impegno- 10 anni;

6.5.2 impiego dei terreni agricoli per forme diverse dalla produzione (colture a

perdere, ricostituzione di siepi o spazi naturalizzati, inerbimento (durata dell’impegno –

5 anni); Localizzazione – aree declivi soggette ad erosione, aree faunistico-venatorie,

ambiti territoriali di caccia, aree prive di elementi arborei od arbustivi di discontinuità;

6.5.3 conservazione o manutenzione di elementi paesaggistici e strutturali di rilievo

(piante arboree isolate su seminativi, muri a secco a sostegno dei terrazzamenti);

Localizzazione – aree sensibili, dal punto di vista idrogeologico o paesaggistico,

individuate con apposito atto dagli Enti Territoriali titolari di funzioni in materia di

agricoltura e foreste.

Questa misura può avere integrazioni con le seguenti misure:

- Misura 1 -“Investimenti nelle aziende agricole” laddove quest’ultima

finanzia investimenti strutturali non produttivi a finalità ambientali ed in particolare

con la sottomisura 1.3 “investimenti per la salvaguardia ambientale ai fini della

conservazione della spazio naturale e dell’ambiente rurale”. Questi investimenti

prevedono azioni per la:

1. conservazione dello spazio naturale e dell’ambiente rurale all’interno

dell’azienda agricola;

2. divulgazione delle tipicità agroambientali, naturalistiche e ricreative

dell’ambiente rurale. Sono ammissibili investimenti di sistemazione fondiaria,

aventi rilevanza paesaggistica e ambientale, connessi a una gestione agricola del

territorio, indispensabili e in stretto collegamento con l’esercizio di attività

d'impresa agricola ancorché diversificata, in quanto procurano una remunerazione.

In quest'ottica è consentita la realizzazione di percorsi didattico-naturalistici nuovi

o preesistenti, nonché il ripristino e la realizzazione di zone umide, di

miglioramento permanente del territorio in connessione con la protezione della

fauna e della flora autoctona.

- Misura 5 – “Zone svantaggiate e zone soggette a vincoli ambientali” per

quanto riguarda la conservazione dell’ambiente in queste aree.

- Misura 8 – “Selvicoltura” per la realizzazione di progetti coordinati di

salvaguardia delle risorse naturali e del paesaggio.

- Misura 9 – “Promozione dell’adeguamento e dello sviluppo delle zone

rurali” e più precisamente con l’attuazione della sottomisura 9.1 “Investimenti a

favore della collettività rurale per il miglioramento della qualità della vita,

dell’ambiente e del paesaggio” con le seguenti azioni:

1. azione 9.1.2 - “interventi a favore della collettività rurale per la

ricostituzione del potenziale agricolo danneggiato da calamità naturali e dalla

fauna selvatica e per l’introduzione ed il miglioramento di strumenti di

prevenzione. Sono previsti finanziamenti per:

interventi di recupero di aree agricole danneggiate pesantemente o

distrutte da calamità naturali;

interventi di difesa prevenzione del patrimonio agricolo dalla fauna

selvatica;

2. azione 9.1.3 “ interventi a favore della collettività rurale per la tutela

dell’ambiente riguardo all’agricoltura, alla selvicoltura e alla gestione dello spazio

naturale nonché il miglioramento del benessere degli animali. Questa azione

prevede finanziamenti per:

interventi finalizzati all’incremento dell’ittiofauna tramite ripopolamento

dei corpi idrici e il trasferimento di materiale ittico;

interventi di regimazione delle acque superficiali mediante manutenzione

straordinaria;

interventi di recupero e salvaguardia di territori rurali di particolare pregio;

3. azione 9.1.4 “interventi interaziendali o pubblici per la realizzazione di

itinerari e percorsi attrezzati per la valorizzazione ambientale, paesaggistica e

culturale delle zone rurali”.

Per quanto riguarda le modalità tecniche di attuazione dei miglioramenti ambientali è

necessario procedere ad una attenta analisi delle condizioni ambientali per individuare

gli stati di carenza più evidenti e su questa base predisporre le iniziative più appropriate.

Per semplificare l'individuazione del tipo di intervento da eseguire si è proceduto ad un

generale riepilogo degli ecotipi più frequentemente riscontrabili nell'odierna realtà

agricola.

Nel Comune di Lajatico sono presenti diversi istituti finalizzati alla gestione di

particolari aspetti faunistico ambientali che rappresentano sicuramente un interessante

aspetto delle attività legate alla gestione del territorio.

4.4 Zone di Ripopolamento e Cattura

ZRC di Orciatico

Costituita nel 1983, con delibera della Giunta Provinciale n°11, questa ZRC, sita

nel Comune di Lajatico occupa una superficie di circa 1074 ha. Le aziende agricole

ricadenti al suo interno si sono riunite in consorzio per la gestione faunistico ambientale

del territorio. Attualmente l’istituto riceve contributi dalla Provincia di Pisa e

dall’A.T.C.14 PI finalizzati alla per la gestione faunistico-ambientale.

ZRC Il Poggione

Sita nei Comuni di Peccioli e Lajatico, questa ZRC è stata costituita nel 1982 e

successivamente riconfermata nel 2000. Attualmente occupa una superficie complessiva

di 490 ettari di cui circa 195 ricadenti nel Comune di Lajatico

4.5 Aziende Faunistico Venatorie

Caratterizzati da territori interessanti dal punto di vista ambientale, la costituzione di

questi istituti è finalizzata al mantenimento e al miglioramento degli ambienti naturali,

all’incremento della fauna selvatica e al suo irradiamento nel territorio circostante. Le

aziende faunistico venatorie che ricadono sul territorio del Comune di Lajatico sono due:

Miemo e Spedaletto. In totale queste aziende ricoprono una superficie di circa 1197 ettari,

pari al 16,7% delle SAF.

A.F.V. Superf. totale

Superf. Lajatico

MIEMO 2025 600

SPEDALETTO 783 597

Totale 2758 1197

AFV Miemo

Istituita nel 1980 con Delibera della Giunta n° 1914, è sita nei Comuni di

Montecatini Val di Cecina (1148 ettari), Riparbella (277 ettari) e Lajatico (600 ettari)

ove ricade nella porzione sud -ovest del comune.

AFV di Spedaletto Istituita nel 1980, con Delibera della Giunta n° 1414, Questa AFV si estende su

una superficie di 783 ettari, distribuiti sul territorio del Comune di Volterra (45), del

Comune di Lajatico (597) e sul territorio del Comune di Peccioli (141). È collocata

nella parte sud orientale del territorio comunale dove per un lungo tratto è attigua alla

ZRC di Orciatico.

4.6 Aziende Agrituristico Venatorie

Queste aziende sono finalizzate al recupero ed alla valorizzazione delle aree agricole,

in modo particolare quelle svantaggiate e quelle montane, attraverso l'organizzazione

dell'attività venatoria. Sul territorio del Comune sono presenti 2 aziende che occupano

complessivamente 606 ettari, pari al 8.5% circa della superficie agro-forestale del

Comune.

A.A.V. Superf. totale

SAN CARLO 207

IL COLLE 399

Totale 606

AAV San Carlo Istituita nel 1995, con delibera del Consiglio n°213 si estende su una superficie

complessiva di circa 207 ettari ed è ubicata a nord dell’abitato del Comune di Lajatico

AAV Il Colle

Istituita nel 1995, l’AAV Il Colle si estende su una superficie complessiva di circa

399 ettari ed è ubicata a sud del centro abitato del Comune di Lajatico.

4.7 Aree Addestramento Cani

Sono aree sulle quali si possono effettuare l'addestramento, l'allenamento e le gare

dei cani anche su fauna selvatica naturale o con l'abbattimento di fauna di allevamento

appartenente a specie cacciabili; devono essere caratterizzate da marginalità agricola e

possono essere gestite da associazioni venatorie e cinofile. Queste aree possono essere

autorizzate anche ad imprenditori agricoli singoli o associati, titolari di Aziende Agri-

turistico-venatorie e devono ricadere all'interno dell'Azienda stessa. La superficie

complessiva del territorio di ciascuna Provincia destinato a questi istituti non può essere

superiore al 2% della superficie agro-silvo-pastorale provinciale e solo lo 0,3% di

questa quota può essere destinato ad aree in cui è consentito l'abbattimento. La presenza

di queste aree all'interno di aziende agri-turistico-venatorie non concorre al

raggiungimento delle suddette quote. E’ necessario puntualizzare che per queste aree la

data di scadenza viene indicata dal provvedimento di autorizzazione o laddove ciò non

venga espresso giungono a scadenza con il piano faunistico venatorio regionale.

AAC - Ripanucci Mario

Istituita nel 1997 con Determinazione Dirigenziale n°1725, ha scadenza il 31/12 2004

in quanto riconfermata nel dicembre 1999. L’AAC, si estende su una superficie di circa

217 ettari collocati a sud-est del centro abitato di Lajatico ed è finalizzata

all’addestramento, allenamento e svolgimento delle gare cinofile su selvaggina naturale

senza abbattimento.

La distribuzione degli istituti presenti sul territorio comunale viene riportata in figura

10.

Figura 10 – distribuzione degli istituti faunistico venatori.

AREE A PREVALENTE FUNZIONE AGRICOLA

Sono quella zone di territorio aperto tradizionalmente dedite all’agricoltura alla

quale è ancora in parte legato il sistema insediativo e il patrimonio edilizio esistente che

mantiene le caratteristiche rurali.

AREE AD ESCLUSIVA FUNZIONE AGRICOLA

Sono quelle zone di territorio a vocazione specificatamente agricola, sia per la

capacità produttiva intrinseca alla qualità dei terreni, sia per la presenza di strutture

produttive di rilevante interesse, sia per l’estensione dimensionale della proprietà che

consente di operare sul mercato in maniera meritoria, sia per la particolare maglia

poderale e il sistema irriguo nonché per la rete del sistema idraulico. Di particolare

interesse appare l’assetto fondiario caratterizzato dalla maglia degli antichi poderi con

un patrimonio edilizio funzionalmente distribuito secondo lo schema gerarchico

fattoria/coloniche e il sistema irriguo associato a quello idraulico.

Evoluzione e stato attuale del settore agricolo e scelta della collocazione funzionale.

Dall’esame dell’evoluzione del comparto agrario presente nel comune di Lajatico, si

evince come questi territori abbiano tipiche destinazioni agronomiche che fanno

riferimento alle peculiari caratteristiche pedologiche dei terreni. Di fatto gran parte del

territorio comunale appare vocato alla cerealicoltura e alla coltivazione dei foraggi. Le

aree con potenziale utilizzo dei sistemi irrigui destinabili all’orticoltura, appaiono molto

contenute. La coltivazione della vite è sempre stata marginale e legata ad un mercato

esclusivamente locale, mai sviluppatosi, e all’autoconsumo familiare; nonostante la

possibilità di individuare aree produttive potenzialmente ricadenti nel disciplinare del

Chianti delle Colline Pisane, gli investimenti necessari all’impianto e la difficoltà di

affermazione su un mercato già pesantemente inflazionato da queste produzioni non

rendono futuribile un sensibile sviluppo di questo settore nel comune.

Complessivamente si coglie una generale difficoltà nell’affermazione di un’economia

agraria che consenta lo sviluppo di aziende agrarie vitali. La modificazione dei criteri

applicativi degli aiuti CEE alle produzioni agricole ha reintrodotto la scelta di

economie di scala aziendali basate sulla reale vocazione dei territori. Questa scelta vede

fortemente penalizzato il comune di Lajatico in quanto, come prima detto, vocato per la

cerealicoltura e la foraggicoltura, due settori in profonda crisi per la scarsa competitività

nel mercato globale, e che, a fronte di costi di produzione molto alti e di produttività

contenute, non vengono ricambiati da adeguati prezzi di mercato del prodotto finale. La

zootecnia segna il passo rispetto ad aree con più bassi costi di produzione e quindi

anche il collocamento delle produzioni foraggere appare sempre più difficoltoso.

Per questi motivi si ritiene che la solo attività agricola, intesa come esclusiva

coltivazione del fondo, non consenta una serena programmazione economico-

strutturale, come dimostra anche il fatto che, per continuare ad essere vitali, le aziende

hanno dovuto aumentare le loro dimensioni ma con economie di scala sempre più

marginali in termini di guadagno. Detto questo, appare opportuno affiancare all’attività

agricola tutte le possibili scelte integrative, anche canonicamente considerate extra

agricole, anche nelle aziende di maggiore dimensione che oggi riescono ad essere

economicamente vitali. Per quanto sinora illustrato, appare evidente che, per la sue

caratteristiche economico-strutturali, l’intero territorio rurale del comune di Lajatico

debba essere considerato a prevalente funzione agricola.

1

8. Il territorio rurale 8.1 Premessa. In Toscana l’impiego di buone pratiche agricole, che rappresentano il principio funzionale ed il fondamento culturale dell’agricoltore, ha garantito redditività alle popolazioni rurali e costituito il presupposto affinché ancora oggi molti territori continuino ad esprimere gli stessi valori di un tempo. La conservazione di tali valori ha permesso alla nostra regione di imporsi con una straordinaria forza comunicativa sullo scenario mondiale attraverso una immagine di territorio che sintetizza i caratteri della ruralità. Tale immagine corrisponde ad un paesaggio organizzato razionalmente, armonico e stabile espressione di un territorio rurale ben organizzato nei rapporti tra sistema insediativo diffuso, viabilità e centri storici, efficiente a livello funzionale per la costante manutenzione del sistema idraulico e per la conservazione di elementi del paesaggio agrario tradizionale. Se pur riconosciamo all’agricoltura un ruolo fondamentale nella costruzione dei paesaggi storici, è altrettanto vero che la stessa attività agricola ha contribuito, in particolari situazioni territoriali, a degradare delicati equilibri idrologici che presiedevano al governo di tali ambienti. Tuttavia, in generale, possiamo affermare che i maggiori fenomeni degenerativi del territorio rurale sono da ricondurre all’abbandono delle pratiche agricole indotto per lo più dalla riduzione del presidio territoriale: laddove, soprattutto in ambito collinare o montano, la risorsa suolo viene privata della cura attiva esercitata dall’attività agricola si innescano quei fenomeni di degrado che conducono a forme di dissesto idrogeologico stadio di disordine e di squilibrio che limita fortemente l’uso dei suoli sia in loco che in zone dinamicamente collegate. Tutelare le risorse culturali, ambientali e paesaggistiche che esprimono i valori dei territori rurali e al contempo garantire redditi stabili per le popolazioni residenti è un obiettivo fondamentale da perseguire nel rispetto del principio di sostenibilità, ciò presuppone una attenta valutazione delle ricadute territoriali ed economiche di ogni azione che incida sul sistema delle risorse. Lo sviluppo di un territorio, pertanto, deve fondarsi sulla valorizzazione delle risorse endogene e necessita di una generale condivisione nel riconoscimento da parte delle popolazioni locali dei valori fondativi del territorio e nella condivisione degli indirizzi progettuali. Ne discende che la costruzione di un quadro conoscitivo, orientato rispetto agli obiettivi di piano, e capace di evidenziare il sistema delle risorse locali, di leggerne le interrelazioni e di valutarne i livelli di potenzialità e di fragilità, costituisce il presupposto di base per ipotizzare i possibili scenari di sviluppo.

o utilizzato per analizzare ed interpretare il territorio si articola in tre passaggi tra loro fortemente interrelati. Dalla descrizione degli elementi e delle dinamiche più significative presenti nel territorio rurale del comune di Lajatico quali uso del suolo, caratteri morfologici e agro-pedologici, idrologia, modelli insediativi legati all’attività agricola, sistema infrastrutturale, dotazioni infrastrutturale aziendali, dinamiche demografiche ed insediative, si passa ad una valutazione dei loro punti di forza e del livello di rischio effettivo o potenziale per definire un bilancio delle potenzialità e delle fragilità . Dalla ulteriore relazione tra gli aspetti interpretativi e gli obiettivi di sviluppo fissati si può delineare un bilancio delle opportunità e delle potenzialità che il territorio rurale esprime e che è stato rappresentato graficamente come una vera e propria Carta delle opportunità e delle potenzialità del territorio rurale in cui le "opportunità" individuano i punti forti del sistema, cioè il complesso delle risorse e delle attività ad esse associate che già esercitano un ruolo economico positivo. Mentre le "potenzialità" corrispondono a quelle risorse non ancora interessate da un processo di valorizzazione per le quali si rende prioritario definire azioni mirate al superamento delle condizioni di marginalità e di inefficienza.

2

Sulla base di questa carta e valutando in maniera integrata i rischi ed i valori che questo territorio esprime , sono stati definiti gli orientamenti progettuali coerentemente con gli obiettivi espressi a livello programmatico dalla Amministrazione Comunale. FASE 1: IDENTIFICAZIONE E VALUTAZIONE 8.2 LE RISORSE AGRO-AMBIENTALI In coerenza con quanto previsto dal PIT ed in accordo con la metodologia sopra esposta, il quadro conoscitivo individua le risorse agro-ambientali che connotano il territorio rurale di Lajatico ed opera al contempo una valutazione dei rischi effettivi o potenziali legati alle risorse medesime. Si espone, pertanto, in maniera congiunta ed integrata la fase descrittiva ed interpretativa per rendere immediatamente evidenti le potenzialità ed i limiti del sistema delle risorse rurali. 8.2.1.Suolo 8.2.1.1. Morfologia e uso reale del suolo All’interno del territorio di Lajatico possiamo distinguere i seguenti ambiti morfologici caratterizzati dai relativi usi: Fondovalle Era: formazioni di ripa e sabbia e ghiaioni in corrispondenza delle aree dei Piani forti e della Sterza a nord del comune, siepi naturali ortogonali all’Era in corrispondenza di corsi d’acqua discendenti dalle colline di Lajatico o della viabilità poderale. Estensione lineare di siepi naturali in adiacenza all’Era nell’area ricompressa all’interno del Piano della Guardiola. Prevalente uso del suolo a seminativo con esigui fondi destinati a colture arboree (vite) localizzate nel Piano di Colorato nei pressi della Sterza. Fondovalle del Ragone-Foscecchia: dense formazioni di ripa nei tratti compresi tra il Villaggio San Giovanni e il piano della Spina e nel tratto corrispondente al piano di Foscecchia e tra il Podere Ragone e Civettaia. Sabbia e Ghiaioni nel piano della Spina. Prevalenza del seminativo con modesti vigneti concentrati per lo più nel Piano della Foscecchia e nella valle sottostante il crinale di Facciano. Fondovalle Fosce: fondovalle più stretto e più limitato del precedente con una fascia a spessore costante di siepi naturali lungo il tratto del torrente che scorre nel territorio agricolo (dai limiti della zona boscata alla confluenza col torrente Ragone). Presenza di un ambito a maggior concentrazione di vigneti su fondi discretamente ampi nell’area sottostante il Solatio di Crocignano e presenza di vigneti su fondi agricoli fortemente parcellizzati nell’ansa del Fosce prospiciente il villaggio San Giovanni. Fondovalle Sterza:ampio fondovalle del quale solo il lato sinistro rientra nei limiti del territorio comunale di Lajatico.Rispetto agli altri ambiti di fondovalle la presenza di siepi naturali lungo il corso del torrente Sterza è ridotta e non continua , si sviluppa infatti nel tratto compreso tra la Sterza e il Pian di Roseto con inserti di aree cespugliate di una rilevante estensione nel pian di Roseto stesso e sotto il Piano della Sterza. Nel tratto inferiore del torrente si rileva l’alternanza di sabbie e ghiaie a di pascoli cespugliati. Colline di Lajatico e di Orciatico: comprese tra i fondovalle del fiume Era, del torrente Sterza , limitate ad est dal Foscecchia e da un ramo del Ragone e unite dal fondovalle del Fosce si caratterizzano per la presenza diffusa del seminativo solcato da un sistema di siepi naturali che insistono sui corsi d’acqua che dalle sommità delle colline si immettono nei torrenti principali. Le corone a margine dei due centri principali del comune presentano sostanziali analogie relativamente alle modalità di utilizzo di fondi agricoli fortemente frazionati: oliveti nella fascia a margine degli insediamenti, vigneti e inserti di aree boscate nelle aree immediatamente inferiori. Pascolo cespugliato e rimboschimenti ai confini dell’area boscata alle spalle dell’abitato di Orciatico.

3

Colle di Spedaletto:compreso tra il fondovalle dell’Era e il fondovalle del Ragone , coincide sostanzialmente con la proprietà della fattoria di Spedaletto. Dominano i seminativi interrotti da aree di bosco misto in corrispondenza dell’estremità nord del colle, del poggio sottostante il Podere la casetta e attorno alla villa. A sud oltre ad un’altra area boscata nel pian di Pantano sono presenti macchie sparse di cespugliato. Colline coperte da bosco: Occupano la porzione sud occidentale del comune e si estendono sul 40% circa della sua superficie. La vegetazione prevalente è quella dei cedui composti e macchia mediterranea la cui continuità è interrotta da zone di pascolo cespugliato.

4

8.2.1.2. Classi podologiche e caratteristiche agronomiche1.

1.Terreni leggeri, sciolti e medio sciolti di notevole spessore (As) coincidenti con le aree di fondovalle dei fiumi Era, Sterza e Ragone. Si tratta di suoli dotati di un buon livello di permeabilità che si sono progressivamente arricchiti di sostanze organiche rendendoli complessivamente fertili, proprio grazie all’esercizio delle pratiche agrarie. La capacità di trattenere l’acqua e gli elementi nutritivi è buona mentre risulta modesta la dotazione di fosforo e potassio. 2. terreni argillosi profondi (Pa)coincidenti con le sommità collinari sulle quali sono collocati i nuclei di Lajatico e Orciatico. Si tratta di terreni compatti per l’elevata presenza di argille che nei periodi più umidi dell’anno sono soggetti a fenomeni di saturazione. In ambito collinare, su questi tipi di terreni, si manifestano i maggiori fenomeni erosivi indotti dall’azione delle acque meteoriche che provocano distacchi parziali di materiale superficiale. In corrispondenza delle maggiori pendenze delle colline di Lajatico, questa tipologia pedologica si manifesta anche sottoforma di formazione calanchiva per le quali l’attività meteorica erosiva innesca processi di degrado e di alterazione che rendono complessivamente instabile il suolo. Sono terreni fortemente impermeabili all’aria e all’acqua con livelli elevati di plasticità e di rigonfiabilità nelle stagioni umide cui si affiancano fenomeni di fessurabilità nella stagione asciutta; il livello si salinità è spesso buono. A livello agronomico su tali tipi di terreni, per i caratteri sopra descritti, si sviluppano colture di tipo estensivo improntate su cereali autunno-vernini mentre nel periodo estivo, la carenza di riserve idriche limita fortemente l’utilizzo dei suoli fino a renderli non utilizzabili. 3. terreni su rocce compatte di ridotto spessore (Rp) corrispondenti a gran parte delle aree coperte da bosco a sud del comune Si tratta di terreni definiti superficiali in quanto la presenza di un cospicuo strato roccioso limita lo strato utile.

1 I dati sintetizzati nel presente paragrafo sono stati tratti dalla 2carta agro-pedologica della Provincia di Pisa”redatta a cura dell’Istituto di Chimica Agraria dell’Università di Pisa dai professori Rotini, Carloni, Lotti, Panettoni e Riffaldi., per conto dell’Amministrazione Provinciale anno 1970.

Tipi pedologici presenti nel comune di Lajatico:

5

8.2.1.3. Rischi per la risorsa “suolo” 1.3.1. Rischio di erosione Un recente studio di E.Bonari2 definisce per tutto il territorio provinciale i livelli di rischio ambientale complessivi indotti dai diversi modelli agricoli praticati, assumendo che tale rischio sia il prodotto della dalla combinazione di quattro fattori: fenomeni erosivi, perdite di azoto e di fosforo nel suolo, impiego di fitofarmaci. In merito alla risorsa suolo riteniamo opportuno approfondire gli aspetti legati ai fenomeni erosivi, pertanto in questa sede descriveremo in sintesi la metodologia proposta da tale studio e estrarremo i dati relativi all’ambito territoriale del comune di Lajatico. Lo studio di Bonari propone un sistema valutativo del rischio di erosione che legge le interdipendenze tra composizione granulometrica dei terreni e pendenze e tra grado di aggressività delle piogge e copertura vegetale dei terreni. A questi quattro indicatori sono attributi valori di rischio espressi in classi (da 1 a 5) stimati secondo metodologie scientifiche e applicati ad unità territoriali di riferimento (UTR) che coprono l’intera superficie territoriale provinciale (reticolo di riferimento per la georeferenziazione dei dati). La sintesi dei dati relativa ad ogni singolo indicatore è stata rappresentata su cartografia tematica. Per giungere alla definizione della carta del rischio di erosione complessiva si è costruita una matrice che contiene la sintesi ponderata dei valori ottenuti dalle due matrici delle interdipendenze. Rispetto al contesto comunale di riferimento, lo studio ci fornisce una serie di informazioni che possono essere territorializzate, seppur con una certa approssimazione, ma che possono comunque risultare utili per orientare in modo più consapevole le scelte di piano assicurando il corretto uso della risorsa suolo attraverso la definizione di quelle buone pratiche agricole che hanno permesso nel tempo il mantenimento delle prestazioni territoriali. Su questo sfondo leggeremo gli esiti degli studi geologici che hanno condotto alla definizione delle classi di pericolosità e interpreteremo il rapporto tra i fenomeni di degrado fisico del territorio rurale e uso del suolo. Indicatori e relative classi di rischio Pendenze Il rischio legato alle pendenze dei versanti è stato valutato stimando il numero di linee di livello presente in ogni UTR ovvero in ogni unità minima di superficie territoriale corrispondente a 1Km quadrato. La stima di tale rischio si fonda pertanto su questa considerazione: quanto più risulta elevato il numero di curve di isolivello (curve di distanza pari a 50 m. l’una dall’altra) tanto più è elevato il grado di acclività del rilievo e quindi la pendenza. Le classi di rischio definite sono 5 : classe 1: rischio basso (nessuna linea) classe 2: rischio modesto (1 linea di pendenza) classe 3: rischio intermedio (2 linea di pendenza) classe 4: rischio elevato (3-4 linea di pendenza) classe 5: rischio massimo (5 linee e oltre)

2 E. Bonari “Coltivazioni erbacee e rischi ambientali in provincia di Pisa” centro studi economico-finanziari , Puisa 1993. Edizioni ETS.

6

Caratteristiche pedologiche Attraverso la valutazione della composizione granulometrica dei suoli è possibile giungere alla definizione di diverse classi di erosività. Alle tipologie pedologica di cui al punto 1.1 è possibile associare diversi livelli di rischio: classe 1: ai terreni umiferi è associato un rischio basso classe 2: ai terreni dunali sabbiosi è associato un rischio modesto classe 3: ai terreni leggeri è associato un livello di rischio intermedio classe 4: ai terreni argillosi profondi è associato un rischio elevato classe 5:ai terreni argillosi superficiali è associato il rischio massimo

Grado di aggressività delle piogge. L’azione delle piogge costituisce il “fattore energetico” attraverso il quale si innesca il fenomeno erosivo, pertanto lo studio si è concentrato sulla determinazione e successiva territorializzazione per UTR dei livelli di rischio.Utilizzando i dati ufficiali pubblicati sui bollettini del Ministero dei lavori Pubblici sono stati ricavati i dati relativi a tutte le stazioni di rilevamento presente sul territorio provinciale e di quelle limitrofe al fine di calcolare i valori medi delle precipitazioni mensili ed annue utili ai fini del calcolo del fattore di rischio.

Nel territorio di Lajatico non sono presenti né i terreni umiferi né quelli dunali. Le aree soggette al rischio massimo risultano essere quelle su cui insistono le formazioni boschive mentre che coincidono sostanzialmente coi terreni aridi su calcari argillosi poco profondi. Il rischio elevato investe l’intero ambito delle colline coltivate caratterizzati pedologicamente dalla presenza di terreni pesanti e aridi di notevole spessore; infine alla categoria di rischio intermedio sono ascrivibili i terreni sciolti e medio-sciolti tipici dei fondovalle.

La porzione collinare sovrastante l’isediamento de La Sterza e una limitata orzione del fondovalle dell’Era ad essa contigua rappresentano gli unici casi in cui il rischio di legato al fattore “acclività” risulta minimo. Da questo si passa gradatamente per la classe di rischio 2 ”modesto” che interessa in valore percentuale la maggior estensione territoriale (circa il 42%) coincidente con i territori agricoli collinari. A questa seguono i terreni di transizione tra i colli coltivati ed il bosco nonché le colline ed i poggi che si affacciano sulla valle dello Sterza (classe 3). Le aree in classe 4 (rischio elevato) coincidono con una prozione di area boscata a sud del territorio comunale

Ad eccezione di limitate porzioni di fondovalle adiacenti il fiume Era rientranti in classe 3 e di un modesto ambito coincidente con le colline a nord della Sterza in classe 2, la totalità del territorio è inserito in classe 5 corrispondente al massimo grado di aggressività.

7

Protezione vegetale L’azione erosiva della pioggia è tanto meno incisiva quanto più la tipologia del suolo (composizione granulometrica e acclività) è in grado di supportare colture capaci di svolgere una efficace funzione protettiva. L’indicatore esprime,pertanto, il grado di suscettività del suolo ai fenomeni erosivi rispetto all’ordinamento colturale prevalente. Per valutare l’azione positiva svolta dalla copertura vegetale è stato costruito un indice di riferimento “P” quale prodotto tra un prefissato indice di “suscettività erosiva” e la percentuale di SAU occupata dalle diverse colture ricavata dai dati ISTAT del IV Censimento dell’Agricoltura. La classificazione che ne risulta è la seguente classe 1: rischio basso con P minore di 1500 classe 2: rischio modesto con P compreso tra 1500 e 2000 classe 3: rischio intermedio con P compreso tra 2000 e 2250 classe 4: rischio elevato con P compreso tra 2250 e 2500 classe 5: rischio massimo con P maggiore di 2500

Rischio di erosione totale

Come mostra l’estratto cartografico, l’intero territorio del comune di Lajatico presenta ordinamenti colturali capaci di garantire complessivamente una buona capacità dei suoli di opporsi alle dinamiche erosive per effetto di un buon livello di protezione vegetale.

Il comune di Lajatico presenta una situazione di rischio totale complessivamente rassicurante: nonostante siano presenti valori massimi legati al fattore “aggressività delle piogge”, le caratteristiche pedologiche riducono sensibilmente il grado del fattore erosivo, inoltre la presenza di un cospicuo patrimonio boschivo nella parte meridionale del comune sottrae una consistente superficie territoriale dal rischio erosivo. Come si nota dall’estratto cartografico alle aree collinari agricole corrisponde la classe II di rischio moderato mentre una limitata porzione del territorio compresa tra la porzione inferiore delle colline di Lajatico, la Sterza e le colline a nord di essa, è inclusa nella classe I che corrisponde ad un livello basso di rischio.

8

La tabella di sintesi riportata in calce riporta per ogni indicatore i valori associati alle diverse classi di rischio espresse sottoforma di numero di UTR interessate (Kmq) e di percentuale della superficie territoriale investita dal rischio. CLASSI CLASSE I° CLASSE II° CLASSE III°* CLASSE IV° CLASSE V° Legenda

Indicatori Kmq %territorio Kmq %territorio Kmq %territorio Kmq %territorio Kmq %territorio

Pendenze 2 2,8 30 41,7 24 33,3 16 22,2 0 0

Caratteristiche pedologiche

0 0 0 0 22 30,6 26 36,1 24 33,3

Aggressività piogge

0 0 5 6,9 1 1,4 1 1,4 65 90,3

Protezione vegetale

72 100 0 0 0 0 0 0 0 0

RISCHIO TOTALE

7 15,2 38 82,6 1 2,2 0 0 0 0

* Per i tematismi “caratteristiche podologiche” e “pendenze” è stato utilizzato il colore rosa per contraddistinguere la classe III mentre per gli altri, incluso la carta dei rischi di erosione totali è stato utilizzato il colore giallo per la stessa classe. 8.2.2. Acqua 8.2.2.1. Il Sistema idrico ed il rapporto con l’attività agricola. In ambito comunale il sistema idrico è costituito da una serie di torrenti (Sterza, Ragone, Fosce) e rii che hanno origine dalle colline dell’entroterra Lajatichese o da quelle dei comuni occidentali e meridionali che convogliano le proprie acque nel fiume Era. La disponibilità idrica per usi agricoli è garantita unicamente da questi corsi d’acqua che, nella stagione estiva rappresentano la quasi esclusiva fonte di approvvigionamento idrico. In autunno e in inverno le piogge alimentano il sistema idrico e tendono a ricaricare le falde, la disponibilità idrica in questi periodi dell’anno, ha orientato la produzione di cereali autunno-vernini a gran parte delle aziende agricole e di conseguenza questa scelta colturale “obbligata” ha impresso l’attuale immagine al paesaggio collinare. 8.2.2.2. Rischi per la risorsa “acqua” Rischio idraulico Di seguito si riportano un estratto della relazione geologica nel quale sono riportati e descritti le caratteristiche delle aree soggette a rischio medio ed elevato che anche in questo caso si concentrano nel fondovalle dell’Era.. Lo studio introduce, ai fini della formulazione delle classi di rischio , i criteri della “cronologia degli eventi analoghi” e della “condizione di alto morfologico”; nel primo caso è sono stati individuati gli ambiti fluviali con“con quote altimetriche superiori a metri 2 rispetto al ciglio di sponda del corso d’acqua o al piede esterno dell’argine (Ambito B)..”., nel secondo caso non ritenendo significative ed omogenee le notizie storiche disponibili, sono state considerate oggetto di allagamento e/o esondazione (in tempi storici) tutte quelle aree inserite nella perimetrazione della Del. Reg. 1212/99 e nella Del. Reg. 831/01.

9

“……pericolosità media (classe 3): riguarda le aree di fondovalle non protette da opere idrauliche per le quali ricorre almeno una delle due condizioni citate: vi sono notizie storiche di precedenti inondazioni sono in situazione favorevole di alto morfologico. pericolosità elevata (classe 4): riguarda le aree di fondovalle non protette da opere idrauliche per le quali ricorrono entrambe le condizioni citate al punto precedente. In conseguenza di quanto sopra, rientrano in classe 3 (pericolosità media) quelle aree per le quali ricorre almeno una delle due condizioni citate (situazione morfologica sfavorevole, notizie storiche di inondazioni). Rientrano in classe 2 (pericolosità bassa) le zone per le quali non ne ricorre alcuna, e in classe 4 (pericolosità elevata) quelle dove ricorrono entrambe. Vulnerabilità degli acquiferi Dall’analisi geologico-idraulica emerge che gli ambiti esposti ad una maggiore vulnerabilità degli acquiferi si concentrano nel fondovalle dell’Era e vengono distinti in un livello medio ed uno elevato ulteriormente articolati in sottoclassi: La pericolosità media è tipica di situazioni in cui la risorsa idrica considerata presenta un grado di protezione insufficiente a garantirne la sua salvaguardia in quanto in esse ricadono zone scarsamente permeabili con falda prossima al piano campagna, con falde idriche spesso sospese attestate in terrazzi alluvionali non direttamente connessi con gli acquiferi principali . sottoclasse 3 b: corrisponde a situazioni in cui la risorsa idrica considerata presenta un grado di protezione mediocre; in essa ricadono, nelle aree di pianura, le zone in cui sono ipotizzabili tempi di arrivo in falda compresi tra i 7 ed i 15 giorni, quali quelle interessate da falde libere in materiali alluvionali mediamente permeabili con livelli piezometrici prossimi al piano campagna, quelle di ricarica di acquiferi confinati a bassa permeabilità, quelle consistenti in terrazzi alluvionali antichi costituiti da litologie poco permeabili e direttamente connessi all'acquifero principale, quelle a permeabilità medio-alta ma con superficie freatica depressa per cause naturali, nonché, nelle aree collinari e montuose, le zone di affioramento di terreni litoidi a media permeabilità, le zone morfologicamente pianeggianti con affioramento di terreni sciolti di media permeabilità con sufficiente estensione e ricarica, le zone di alimentazione delle sorgenti di principale importanza emergenti da litologie poco permeabili; La pericolosità elevata corrisponde a situazioni in cui la risorsa idrica considerata presenta un grado di protezione insufficiente; in essa ricadono, nelle aree di pianura, le zone interessate da falde libere in materiali alluvionali molto permeabili con falda prossima al piano campagna, quelle consistenti in terrazzi alluvionali antichi costituiti da litologie molto permeabili e direttamente connessi all'acquifero principale, nonché, nelle aree collinari e montuose, le zone di affioramento di terreni litoidi altamente permeabili, le zone di affioramento di terreni sciolti a permeabilità elevata con sufficiente estensione e ricarica, le zone di infiltrazione in terreni a permeabilità medio-alta, le zone di alimentazione delle sorgenti di principale importanza emergenti da litologie mediamente permeabili. Fanno altresì parte degli ambiti a vulnerabilità elevata quelle zone in cui si possono ipotizzare tempi estremamente bassi di penetrazione e di propagazione in falda di eventuali inquinanti ovvero aree di ricarica di acquiferi ad alta permeabilità, zone di alveo o di golena depresse nelle quali la falda é esposta o protetta da esigui spessori di sedimenti, zone nelle quali, per cause naturali o per azioni antropiche, si verifica un'alimentazione indotta con acque facilmente contaminabili delle falde freatiche o semiconfinate.

10

8.2.3. Caratteri e qualità del Patrimonio edilizio ed infrastrutture agrarie Il carattere di marginalità di questo ambito territoriale rispetto agli itinerari turistici della Toscana interna ha contribuito a preservare complessivamente un patrimonio edilizio rurale numericamente non rilevante e tutto sommato privo, salvo le eccezioni di alcune leopoldine e del complesso di Spedaletto , di architetture significative. Si tratta piuttosto di un’edilizia rurale semplice,concepita in funzione delle esigenze agricole del tempo, i cui caratteri possono essere riassunti in pochi elementi ricorrenti: impianto rettangolare più o meno allungato con copertura a capanna e talvolta a padiglione, pareti laterali cieche, presenza di scala esterna, finestre di luce ridotta spostate verso la copertura e allineate con le aperture al piano terreno di accesso a locali di deposito o stalle. Talvolta i vani a servizio della produzione agricola possono trovar luogo a fianco della residenza rurale. I fienili e gli altri annessi agricoli, in genere di scarso valore ,sono collocati sulle pertinenze dei fabbricati aziendali oppure posti in aderenza ad edifici principali.

Gli edifici rurali più significativi raggruppati in veri e propri nuclei rurali, come vedremo successivamente, sono quelli più soggetti al riuso per altre funzioni perché più evocativi . maggiormente capaci di esprimere il senso del luogo e soprattutto più funzionali alla creazione di unità abitative o camere all’interno dello stesso complesso. Tali nuclei sono localizzati per lo più sui crinali collinari che si affacciano sulla valle dell’Era e ciò documenta una modalità insediativa secondo cui i nuclei rurali produttivi erano si relazionavano, per ovvie ragione di trasporto dei prodotti, con la direttrice Ponsacco - Volterra mentre riservavano alla produzione il territorio collinare interno. Nell’ambito del patrimonio edilizio rurale si segnala che nella collina coltivata la qualità degli interventi realizzati dalle aziende agricole ivi operanti (nuovi fabbricati rurali destinati ad annesso, ampliamenti di residenze rurali) si pongono in netta discontinuità con i caratteri dell’edilizia tradizionale ed occupando spesso le sommità dei crinali tendono ad inficiare i valori del paesaggio agrario storico. Sarebbe pertanto opportuno che gli interventi proposti dagli agricoltori nell’ambito della redazione dei PMAA venissero valutati anche nel rispetto di criteri di tutela paesaggistica che il piano strutturale stesso dovrebbe contenere.

FOTO 1.Esempio di fabbricato rurale con impianto rettangolare, copertura a capanna, scala esterna e locali di deposito al piano terreno.

FOTO 2. Esempio di fabbricato rurale con impianto quadrato, copertura a padiglione, scala interna, locali di deposito al piano terreno ed annessi sulla

ti

11

8.2.4. Bosco Si riporta di seguito un passaggio significativo della relazione paesaggistica , rimandando ad essa per una trattazione più esaustiva. “Il contesto paesistico dei boschi si identifica con un paesaggio integro a caratterizzazione fortemente naturalistica, a prevalenza di aree boscate caratterizzate elevati livelli di biodiversità grazie anche alla presenza di aree di radura destinate a pascolo. L’integrità complessiva delle condizioni di naturalità di questo territorio è stata favorita da un naturale isolamento dell’ambito e da un bassissimo carico demografico. Per contro, questo isolamento ha determinato l’abbandono progressivo del patrimonio edilizio diffuso e della rete viaria che risulta in gran parte dimessa e male integrata con la viabilità dei territori collinari coltivati e delle aree di fondovalle…” 8.2.5. Accessibilità territoriale In base alla classificazione tassonomica per SEL operata dal Bacci3, la Val d’Era risulta possedere un livello di accessibilità sia stradale che ferroviaria medio-alto. Questa categoria tiene conto della prossimità dei comuni dell’alta Val d’Era sia all’asse infrastrutturale FI-PI-LI che a quello ferroviario Pisa-Empoli-Firenze ma a livello locale lo scenario muta sensibilmente: la più importante e unica infrastruttura di rilievo è la strada Sarzanese–Valdera (SR 439) che costeggia il confine orientale del comune, mentre il resto dei collegamenti è affidato a percorsi di rango locale e a strade poderali. L’accessibilità ferroviaria è inesistente poiché la stazione più prossima è quella di Pontedera dalla quale è possibile raggiungere il comune solo con autobus di linea.

3 Si confronti Bacci , paragrafo 3.7 “Infrastrutture di trasporto, accessibilità e sviluppo locale”

12

8.3 TENDENZE IN ATTO NEL TERRITORIO RURALE 8.3.1.Tipologia della struttura produttiva Questo aspetto viene analizzato e sintetizzato utilizzando il contenuto della relazione agronomica implementato, ove necessario, dai dati estratti dall’ultimo censimento ISTAT dell’Agricoltura. Tutti i dati raccolti vengono letti e commentati al fine di costruire l’ attuale scenario in cui si muove il sistema agricolo locale e valutare le possibili tendenze del sistema produttivo aziendale rispetto a elementi quali la dismissione e l’alienazione di parte del patrimonio aziendale per altre finalità, l’ospitalità in azienda, nuovi orientamenti colturali, azioni di marketing dei prodotti locali. 8.3.1.1.Tipologia delle aziende agricole :dimensione e forma di conduzione Secondo le rilevazioni del censimento ISTAT 2000, le aziende agricole operanti nel comune di Lajatico sono 222 e svolgono la propria attività su una superficie agricola utile (SAU) di 3867,42 ettari che corrisponde a circa il 67,5 della superficie agricola totale (SAT) della quale circa 1550 ettari sono coperti da boschi. Il numero delle aziende agricole è aumentato nel ventennio 1980-2000 di circa 35 unità per contro la SAU e le superfici boscate nello stesso periodo hanno registrato una flessione nel decennio 80-90 per incrementarsi debolmente nel decennio successivo “per effetto della riconduzione all’attività agricola di aziende con contenute estensioni seminative”4. Le superfici boscate sono tendenzialmente in crescita dal 1980. Variazioni decennali Anni N. aziende SAT SAU Sup. forestale 1972 271 6849.28 4191.88 1962.84 1982 187 6226.00 3696.63 2159.08 1990 216 5635.00 3783.39 1415.12

2000 222 5724.06 3867.42 1547.67 Il tessuto produttivo del comune è costituito da poche aziende di grandi dimensioni (44 aziende con superficie superiore ai 50 ettari) che ,gestendo oltre il 70% della SAT (4285 ettari su 5724,06) con colture prevalentemente seminative, hanno la possibilità di orientare fortemente l’economia agricola ed influire con le proprie scelte agronomiche ed edilizie (contenuti dei PMAA ai sensi della LR 64/95) sugli assetti paesistici e quindi sulle condizioni di stabilità dei suoli. A fianco dell’attività di grandi aziende a prevalente produzione di seminativi, si evidenzia un sistema di imprese di piccole dimensioni collocate per lo più nelle adiacenze dei nuclei quale esito di scelte imprenditoriali che mirano alla stabilità economica e alla semplificazione della gestione o come conseguenza di frazionamenti aziendali a seguito della dismissione dell’attività da parte di vecchi imprenditori. Le aziende inferiori ai 10 ettari rappresentano il 65% del numero totale delle aziende ma gestiscono poco meno del 5% dell’intera superficie totale. Aziende per classi di superficie totale e relativa SAT e SAU

Meno di 1 ettaro

Da 1 a 2 ettaro

Da 2 a 5 ettaro

Da 5 a 10 ettaro

Da 10a 20 ettaro

Da 20a 50 ettaro

Da 50a100 ettaro

0ltre 100 ettaro

SAT n. aziende 79 25 25 16 17 26 33 11

Superficie totale

37.4 33.7 78.5 120.6 267.8 899.8 1480.4 2805.09

4 Si confronti in tal senso il contenuto della relazione agronomica

13

SAU n. aziende 96 17 27 13 17 26 16 6

Superficie totale

37.4 33.7 78.5 120.6 267.8 899.8 1480.4 2805.09

L’ultimo Censimento dell’agricoltura conferma sostanzialmente i dati del precedente rilevamento e dimostrano che la quasi totalità delle aziende continuano ad essere condotte direttamente dal coltivatore con manodopera quasi esclusivamente familiare. Ciò denota una forte aderenza tra nucleo familiare e azienda agricola pertanto le scelte aziendali sono ancora il frutto di una gestione tradizionale spesso orientata dal capofamiglia o maturata in seno alle generazioni più giovani che hanno assunto la conduzione dell’azienda. L’azienda agricola in questo comune è ancora espressione di una società contadina nella quale il gli esiti dell’attività sono il risultato di sforzi comuni prodotti da ogni membro della famiglia che partecipa offendo il proprio contributo con un forte senso di appartenenza all’azienda. Per tali ragioni possiamo ritenere che tale elemento rappresenti a livello socio-economico un fattore identitario non trascurabile per la realtà di Lajatico. Aziende per forma di conduzione e relativa SAT5

Conduzione diretta del coltivatore Con

salariati

A colonia parziale

appoderata

Altre forme

Totale

complessivoSolo

manodopera familiare

Prevalente manodopera

familiare

Prevalente manodopera

extra-familiare

totale

aziende 206 3 4 213 9 0 0 222

SAT 3853.03 940.06 715.66 5508.75 215.31 0 0 5724.24

A conferma di quanto sopra sostenuto si rileva che le aziende agricole, oltre ad essere condotte direttamente con manodopera di tipo familiare, esercitano per lo più la propria attività su fondi agricoli in proprietà così come dimostra la tabella seguente: Aziende e SAU per titolo di possesso dei terreni

Proprietà affitto Uso gratuitoProprietà e

affitto Proprietà e uso gratuito

Affitto e uso

gratuito

Proprietà affitto uso gratuito

totale

n.aziende 148 10 12 15 24 3 10 222

% aziende 67 5 5 7 11 1 5 100

SAU 1259.61 493.31 8.2 699.55 296.29 18.94 1118.52 3867.42

% SAU 32 12.8 0.2 18. 7.5 0.5 29 100

8.3.1.2. Prevalente ordinamento produttivo I dati riportati nelle tabelle dimostrano come l’agricoltura in questo comune continui a rappresentare una attività ancora economicamente remunerativa nella quale è impegnata gran parte della popolazione attiva.del comune, Abbiamo visto come le 222 aziende esercitano la propria attività agricola disponendo di una SAU complessiva di 3867,42 ettari che rappresenta circa la metà della superficie comunale, concentrata nei fondovalle e nelle colline tra Lajatico e Orciatico. I diversi caratteri pedologici delle zone sopra citate nonché la disponibilità idrica ha fatto si che nelle prime si siano sviluppate colture erbacee anche di tipo industriale (girasole) cui si affiancano coltivazioni di leguminose (piselli e soia)e colture orticole in pieno campo. Viceversa nelle zone collinari, meno fertili e più difficilmente irrigabili, prevalgono coltivazioni erbacee in pieno campo ed in specifico cereali di tipo autunno-vernini (frumento e avena), colture

5 tabella elaborata utilizzando i dati contenuti nella relazione agronomica.

14

foraggere annuali e pluriennali a supporto dell’attività zootecnica orientata verso allevamenti di ovini e di vicoli. SAU secondo l’utilizzazione dei terreni SAU =3867.4

Arboricoltura da legno

boschi SAU non utilizzata

Altra superficie

totale seminativi

Legnose agrarie

prati

ettari 3437.2 213.3 217.0 8.9 1547.7 133.7 166.3 5724.1 L’ordinamento colturale prevalente del comune è senza dubbio quello dei seminativi che impegna quasi il 90% della SAU disponibile e si estende soprattutto nell’ambito della collina, le colture legnose agrarie (vite e olivo) occupano solo il 5,5% della SAU e si concentrano in alcuni ambiti dei fondovalle e a corona dei centri abitati. Seppur tali coltivazioni siano poco rappresentative a livello quantitativo c’è da registrare che alcune aziende vinicole commercializzano prodotti apprezzabili sotto il profilo qualitativo. I prati e pascoli, concentrati soprattutto all’interno del sistema boscato, seppur risultino poco significativi come supporto per l’attività di allevamento, costituiscono una importantissima risorsa per garantire i livelli di biodiversità configurandosi, per alcune specie, come aree di filtro e stazionamento tra la collina ed il bosco. Aziende con seminativi e relativa superficie

cereali n. aziende 81 ortive in

serra

n. aziende 0

ettari 1775.9 ettari 0

legumi n. aziende 29 orti

familiari

n. aziende 154

ettari 369.2 ettari 7

patata n. aziende 0

fiori n. aziende 0

ettari 0 ettari 0

barbabietola n. aziende 0 foraggere

avvicendate

n. aziende 63

ettari 0 ettari 641.2

piante industriali

n. aziende 4 altri

n. aziende 54

ettari 59.1 ettari 582.1

ortive in piena area

n. aziende 11 totale

n. aziende 188

ettari 2.7 ettari 3437.2

Tra i seminativi prevalgono i cereali che occupano circa la metà della SAU utilizzata per colture seminative (1775.9 ettari su 3437.20) per la cui produzione sono impegnate gran parte delle aziende agricola che operano in collina; a queste seguono le aziende orientate verso la produzione di foraggere impegnando gran parte della rimanente SAU. Da segnalare la presenza di numerose piccole aziende che si dedicano alla produzione di ortaggi , legumi e altri prodotti orticoli (orti familiari). Aziende con colture legnose agrarie e relativa superficie

vite n. aziende 109

vivai n. aziende 2

ettari 68.5 ettari 7

olivo n. aziende 161

altri n. aziende 0

ettari 128.8 ettari 0

fruttiferi n. aziende 72

totale n. aziende 191

ettari 9 ettari 213.3

15

Per quanto riguarda il settore zootecnico, confrontando i dati dei precedenti censimenti6, emerge una generalizzata e sensibile flessione delle produzioni bovine, suine, caprine, equine, la più pesante nel quadro del “sistema Val d’Era” a fronte di una crescita altrettanto significativa dei capi di ovini ,di produzioni avicole e dell’apicoltura. Aziende con allevamenti e relativo numero di capi per tipo di allevamento

bovini n. aziende 8

suini n. aziende 15

N .capi 105 N .capi 57

ovini n. aziende 15

avicoli n. aziende 124

N .capi 4060 N .capi 485.667

caprini n. aziende 1

conigli n. aziende 74

N .capi 4 N .capi 1164

equini n. aziende 5

struzzi n. aziende 1

N .capi 8 N .capi 170

TOTALE n. aziende 128

6 Si veda in proposito il paragrafo “zootecnia” contenuto all’interno della relazione agro-ambientale.

16

8.3.2. Tendenza al riuso e alla trasformazione del patrimonio edilizio rurale Sulla base dei dati forniti dall’ufficio tecnico comunale si evince che nel Comune di Lajatico la tendenza deruralizzazione del patrimonio edilizio appartenente ad azienda agricole è assai contenuta, infatti soltanto 10 di esse hanno dismesso fabbricati rurali sulla base a Programmi di Miglioramento Agricoli ambientali (PMAA)approvati ai sensi della LR 64/95o al di fuori di essi, così come risulta dall’elenco di cui sotto;

Casa d’Era; Selva Pianina; Podere Ragoncino; Lupinelli; Le Pile; La vallata Cannetello; Colle all’Asino; Poderino Benevento

Questo dimostra che la maggior parte del patrimonio edilizio in dotazione ad aziende agricole continua ad essere utile ai fini produttivi anche se la tendenza alla deruralizzazione inizia a manifestarsi in un comune che fino a poche anni fa fondava la propria economia esclusivamente sull’agricoltura. L’intensificarsi di flussi turistici dall’interno(Siena_Volterra) verso la costa probabilmente ha favorito la conoscenza di un territorio integro a livello paesaggistico e ancora capace di esprime l’autenticità dei valori della cultura contadina, proprio ciò che altre realtà quali il Chianti stanno perdendo e che stanno alla base del parziale declino del turismo rurale e dell’agriturismo. Il fenomeno più diffuso nel territorio di Lajatico sembra essere quello del riuso di edifici rurali non più utilizzati a fini agricoli per un uso residenziale ed in maniera minore per funzioni turistiche, soprattutto nell’ambito del fondovalle dell’Era. Questo processo sta vivacizzando a livello locale il settore dell’industria edile che, in base ai dati dell’ultimo censimento, sta segnando livelli positivi di crescita.7 Il recupero di tali edifici generalmente è condotto nel rispetto dei caratteri dell’edilizia rurale locale seppure è da notare una forte tendenza a mettere in evidenza il paramento murario, in genere irregolare e privo di alcun effetto estetico, che secondo tradizione veniva coperto con un intonacato grigiastro ottenuta dalla macinazione di ciottoli di fiume, oltre all’impiego di inferriate di protezione degli infissi eccessivamente lavorate. Per quanto riguarda le aree scoperte di pertinenza c’è da segnalare un positivo atteggiamento nel continuare a considerare lo spazio esterno ai fabbricati come spazio rurale vero e proprio limitando così gli effetti di “giardinizzazione” delle pertinenze.

7 Si confronti, in proposito, l’analisi socio economica del quadro conoscitivo.

FOTO 3.Complesso rurale recuperato per finalità residenziali

FOTO 4. Fabbricato non più utile alla conduzione del fondo recuperato per finalità ricettive

17

Il fenomeno più evidente, e forse più preoccupante che investe il patrimonio rurale in ambito collinare, è quello legato alla realizzazione di nuovi edifici rurali funzionali alla conduzione del fondo. Le aziende agricole hanno utilizzato fino ad ora i fabbricati collocati in prossimità di crinali o posti su poggi, a questi hanno apportato modifiche (ampliamenti di residenze rurali, nuovi annessi) dettati nuove esigenze produttive che, in assenza di regole localizzative tipologiche e formali, hanno alterato l’integrità formale del nucleo rurale e ridotta l’integrità paesaggistica dei luoghi.

Infine nell’ambito della collina boscata si regista la più alta concentrazione di edifici rurali in stato di abbandono o di rudere, testimonianza di una attività agricolo-pastorale ormai scomparsa, il cui recupero per altre funzioni dovrà essere attentamente valutato rispetto al grado di accessibilità e alla disponibilità di reperire fonti di approvvigionamento idrico.

FOTO 5.Fabbricato aziendale utilizzato come residenza

FOTO 6.Annesso agricolo di nuova realizzazione collocato sulla sommità di una collina

18

8.3.3. Dinamiche demografiche ed insediative. Nel presente paragrafo intendiamo definire uno scenario riferito alla dimensione comunale e d’ambito che tenga conto delle interrelazioni tra elementi del sistema economico, dinamiche insediative e demografiche in riferimento al contesto territoriale in cui il comune di Lajatico ricade ovvero la Valdera (SEL 12), specificando di volta in volta quali esiti dalle anali a livello SEL continuano a mantenere efficacia alla dimensione comunale e quali invece necessitano di essere integrate con elementi specifici locali. Utilizzeremo, a tal fine, i risultati delle indagini socio-economiche, i dati dell’ultimo censimento ISTAT non ché quelle prodotte dall’ufficio anagrafe del comune contenute nella suddetta indagine e gli esiti della ricerca IRPET “Sistemi locali in Toscana” che offre numerose informazioni statistiche elaborate a livello di SEL, 8.3.3.1 Variazioni demografiche. Il comune di Lajatico è classificato tra quelli a declino costante; a tale categoria corrispondono generalmente quei territori fortemente marginalizzati, in cui si sono sviluppate in forma modesta e residuale minore le attività industriali e terziarie. Il censimento del 2001, infatti, ha registrato un decremento del 5,8% rispetto al decennio precedente 8.3.3.2 Struttura della popolazione per età Il SEL 12 in cui è inserito il comune di Lajatico appartiene al gruppo 1 cioè a quella categoria di ambiti in cui la popolazione oltre i 65 anni è nettamente inferiore rispetto alle fasce minori di età. Se questo dato può valere per i comuni più industrializzati della Vald’Era, non “regge” altrettanto a livello locale infatti la popolazione compresa tra i 10 ed i 34 anni è in percentuale la più bassa di tutto il SEL. 8.3.3.3 Pendolarismo: Analizzando i flussi pendolari per motivi di lavoro tra i SEL della Toscana, possiamo notare che il SEL 12 Valdera instaura relazioni pendolari in entrata ed in uscita con l’area pisana delle quali risultano più intense le prime (flussi oltre 5000). Flussi in uscita sono inoltre diretti verso l’area sanminiatese con una intensità meno sostenuta (compresi tra 1000 e 2500). In base alla tassonomia dei SEL operata sulla base della valutazione di autocontenimento dei flussi pendolari in entrata (rapporto tra entrate e numero di addetti) e in uscita (rapporto tra uscite e occupati), si rileva come il SEL appartenga al gruppo con livelli di autocontenimento elevati così da essere considerato un sistema economico locale in senso stretto.

19

Bibliografia Bacci L.”Sistemi locali inToscana, modelli e percorsi territoriali dello sviluppo regionale” IRPET -Franco Angeli, 2002. Belletti, Marescotti, Sacaramuzzi “Strutture e dinamiche nel sistema agro-industriale Toscano” Bonari E. “Coltivazioni erbacee e rischi ambientali in provincia di Pisa” centro studi economico-finanziari , Puisa 1993. Edizioni ETS; Carta agro-pedologica della Provincia di Pisa”redatta a cura dell’Istituto di Chimica Agraria dell’Università di Pisa dai professori Rotini, Carloni, Lotti, Panettoni e Riffaldi., per conto dell’Amministrazione Provinciale anno 1970; Censimento ISTAT 2000 “Agricoltura”; Censimento ISTAT 2001 “Attività economiche extra-agricole”; Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana; Piano Territoriale di coordinamento della Provincia di Pisa; Atti del quadro conoscitivo e prime proposte normative di adeguamento del PTC provinciale al PIT.

A ATTIVITA' AGRICOLA

(RESIDENZA RURALE E/O

ANNESSI)

AGR CON AGRITURISMO

R RESIDENZIALE

(CIVILE ABITAZZIONE)

RIC RICETTIVO

(DIVERSO DALL' AGRITURISMO)

ART ARTIGIANALE

1 C. POGGIONE CA X X X X X X X X2 C. SELVAPIANA CA X X X X X X X X3 CASA S. LUCIA CA X X X X X X X X X4 C. POGGIONCINO CA X X X X X X X X X

5 non più esistentesenza nome

(POD.BOSCHICCI) X6 POD. SEMENA CA X X X X X X X7 POD. ROTA CA X X X X X X X X X8 BELLOSGUARDO FC X X X X X X X X9 CASA FRATI FC X X X X X X X X X

10 CASA D'ERA FC X X X X X X X X X

11POD. DELLA

VALLATA CA X X X X X X X X12 COLOMBAINO CA X X X N.C.

13 non più esistente LA PENCA X X X14 non più esistente senza nome X15 non più esistente senza nome X

16 POD. BELLAVISTA CA X X X X X X X X17 POD. LE BARONCE CA X X X X X X X X18 SERRA D'ARCA FC X X X X X X X X19 LA MANDRIOLA FC X X X X X X X X X20 POD. RAGONE FC X X X X X X X X X

21 non più esistente LA SUGHERA X X X22 LE CAPANNE FC X X X X X X X X23 LA GUARDIOLA CA X X X X X X X X24 RAGONCINO CA X X X X X X X X X25 IL PODERINO CA X X X X X X X X X26 LUPINELLI FC X X X X X X X X

27VILLA DI

SPEDALETTO CA X X X X X X X X X

28 FRACCAVERA CA X X X X X X X X

29 POD. NUOVO CA X X X X X X X X30 CASA NUOVA CA X X X X X X X X X31 LE BANDITE CA X X X X X X X X32 LE BANDITINE CA X X X X X X X X X33 QUERCIOLI CA X X X X X X X X34 FECCIANINO CA X X X X X X X X X35 FECCIANO CA X X X X X X X X36 CASA DOCCIA CA X X X X X X X X37 LE QUERCIE CN X X X N.C.38 PIENMONATI CA X X X X X X X39 PIAN DELLE FONTI CA X X X X X X X X40 COLLE ALL'ASINO CA X X X X X X X X41 ISOLA CA X X X X X X X X42 VEZZANO CA X X X X X X X X X43 SUCIANO CA X X X X X X X X44 POD. FALTONE CA X X X X X X X

45 non più esistente senza nome X46 non più esistente senza nome X47 non più esistente senza nome X48 non più esistente IL COLLE X

49 BELVEDERE CA X X X X X X X X

RE

CU

PE

RA

TO

AN

NE

SS

I IS

OL

AT

I

TIPOLOGIA INSEDIATIVA

Sis

tem

a te

rrito

rial

e di

ap

part

enen

za

CA

SA

IS

OL

AT

A C

ON

O

SE

NZ

A A

NN

ES

SI

VIL

LA

NON RURALE

DATAZIONE STORICA

PA

RZ

IAL

ME

NT

E

INT

EG

RO

TIPOLOGIA EDILIZIA

DESTINAZIONE D'USO

FA

BB

RIC

AT

O

RU

RA

LE

NU

CL

EO

RU

RA

LE

\ F

AT

TO

RIA

PR

ES

EN

TE

AL

C

AT

AS

TO

LE

OP

.

PR

ES

EN

TE

AL

1

94

0

INTEGRITA' FISICA DEL BENE

PR

ES

EN

TE

AL

1

91

3

PA

LA

ZZ

INA

AL

TE

RA

TO

RU

DE

RE

RURALE

INT

EG

RO

DIS

ME

SS

O

EFFICIENZA FUNZIONALE

AC

CE

RT

AT

A (

1)

RILEVANZA

RIC

ON

OS

CIU

TA

INT

EG

RO

CO

NT

AM

INA

TO

A ESCLUSIVA ATTIVITA'

AGRICOLA (RESIDENZA RURALE E/O

ANNESSI)

AGR CON AGRITURISMO

R RESIDENZIALE(

CIVILE ABITAZZIONE)

RIC RICETTIVO (DIVERSO

DALL'AGRITURISMO)

ART ARTIGIANALE

50 ROSETO CA X X X X X X X

51 TOTOLLA CA X X X X X X X

52 POGGIOBURELLI CA X X X X X X X X53 PALAGIO CA X X X X X X X X

54 non più esistentesenza nome

(IL PALAGIONE) X55 MONTAUTO CN X X X X X X X

56 non più esistente senza nome X57 IL CASINO CA X X X X X X X X58 POD. S. GIOVANNI CA X X X X X X X X59 CAPRALECCIA CA X X X X X60 LE CASELLE CA X X X X X X X X X X61 MONCIARINO CA X X X X X X X X62 IL CAPANNONE CN X X X N.C.

63 non più esistente P.LA SORGENTE X64 P LA ROCCA CN X X X X X X X65 P. LE PIANE CN X X X X X X X66 C. FAETA CN X X X X X X X

67 non più esistentesenza nome (casa dei

debbi) X X X68 non più esistente I DEBBI X X

69 CAPRALECCIA CN X X N.C.

70MONTEZZANO (P. FIRENZE) CN X X X X X

71 C. CIALABRONE CN X X N.C.72 P. CASINA CN X X X X N.C.73 GALLIANO CN X X N.C.

74C. PIAN DELLE

VIGNE CN X X X X X X X X75 C. BOTRO AL RIO CN X X X X X X X

76C.TO GESSAIE (POD.TRIESTE) CA X X X X X X X

X

77 non più esistenteC. MOLINO VECCHIO X X

78 PRECAZZANO CN X X X X X X79 CAMPO AI MASSI CN X X X X X X80 VILLA S. GIULIANO CN X X X N.C.

81SERRETTO ALLA

MAGNA CN X X X X X X82 non più esistente LA STALLACCIA X X

83 FORNELLI CN X X X X X X X84 CASA S. MARCO CA X X X X X X85 P.LA CASINA CA X X X X X X X86 L'ANNUNZIATA CA X X X X X X X X87 I POGGIONI CA X X X X X X X X88 C. PIETOJA X X X X X X

89CASA S.

FRANCESCO CA X X X X X XX

90CASA S. VALERIANA

(C.S.Valentino) CA X X X X X X X XX

91 FABBRI FC X X X X X X X92 C. S. SALVATORE CA X X X X X X X X

93RAGONCINO DI

LAJATICO X X N.C.

RE

CU

PE

RA

TO

AN

NE

SS

I IS

OLA

TI

TIPOLOGIA INSEDIATIVA

Sis

tem

a te

rrito

rial

e di

ap

part

enen

za

DATAZIONE STORICATIPOLOGIA

EDILIZIADESTINAZIONE D'USO

PA

LA

ZZ

INA

VIL

LA

RIC

ON

OS

CIU

TA

INTEGRITA' FISICA DEL BENE

RURALE NON RURALE

INT

EG

RO

PA

RZ

IAL

ME

NT

E

INT

EG

RO

AL

TE

RA

TO

RU

DE

RE

CA

SA

IS

OL

AT

A C

ON

O

S

EN

ZA

AN

NE

SS

I

NU

CL

EO

RU

RA

LE

\ F

AT

TO

RIA

PR

ES

EN

TE

AL

CA

TA

ST

O

LE

OP

.

PR

ES

EN

TE

AL

1

91

3

PR

ES

EN

TE

AL

1

94

0

FA

BB

RIC

AT

O

RU

RA

LE

INT

EG

RO

CO

NT

AM

INA

TO

DIS

ME

SS

O

AC

CE

RT

AT

A

EFFICIENZA FUNZIONALE

RILEVANZA

94 POD. S. EUGENIA CA X X X X X X X X

95 P. S. AUGUSTO CA X X X X X X X

A ESCLUSIVA ATTIVITA'

AGRICOLA (RESIDENZA RURALE E/O

ANNESSI)

AGR CON AGRITURISMO

R RESIDENZIALE(

CIVILE ABITAZZIONE)

RIC RICETTIVO (DIVERSO

DALL'AGRITURISMO)

ART ARTIGIANALE

96 MACALLE CA X X X X X X97 POD.SESTILIA CA X X X X X X X X98 POD. LE SENSAIE CA X X N.C.

99POD. S. GIOVANNI

(P.S. ENRICO) CA X X X X X X X X100 C. SELVAPIANINA CA X X X X X X X101 POD. BOSCHICCI FC X X X X X X X102 P. NOUVO FP X X X X X X X103 POD. CERRO FC X X X X X X X X104 SORBI FC X X X X X X X X105 C.AL MAGO CA X X X X X X X X106 POD. RATTAIONE FP X X X X X X X X107 CASA IL MOLINO FP X X X X X X X108 LA CASETTA CA X X X X X X X

109 non più esistente AGNANO X X110 POD.CROCE CA X X X X X X X X111 C.AL BOSCO X N.C.112 LO CHALET CA X X X X X113 C.DEL PASTORE FC X X X X X X114 CANNETELLO CA X X X X X X115 C.S.ANNA CA X X X X X X116 POD. LE PILE X N.C.117 POD. S. GIUSEPPE CA X X X X X X X

118CAMPO LA DONNA

(Pod.di Roseto) CAX

XX X X X

119C. IL PASTORINO

(San Giuseppe) CA X X X X X X

120LA QUERCIA AL

SANTO CA X X X X X X121 SAN MICHELE FC X X X X X X122 SAN FRANCESCO FP X X X X X X X

123 non più esistenteCAPANNE DELLE

BIANCANE X124 PULLEDRAIA CA X X X X X X125 S. ANDREA CA X X X X X X126 PIANGENTILE CA X X X X X X

127L'ANNUNZIATA

(S. ANNA) CA X X X X X X

Sis

tem

a te

rrito

rial

e di

ap

part

enen

za

RIC

ON

OS

CIU

TA

CO

NT

AM

INA

TO

DIS

ME

SS

O

AC

CE

RT

AT

A

PA

RZ

IAL

ME

NT

E I

NT

EG

RO

AL

TE

RA

TO

RE

CU

PE

RA

TO

AN

NE

SS

I IS

OLA

TI

TIPOLOGIA INSEDIATIVA

VIL

LA

RU

DE

RE

INT

EG

RO

RURALE NON RURALE

INT

EG

RO

CA

SA

IS

OL

AT

A C

ON

O

S

EN

ZA

AN

NE

SS

I

NU

CL

EO

RU

RA

LE

\ F

AT

TO

RIA

PR

ES

EN

TE

AL

CA

TA

ST

O

LE

OP

.

PR

ES

EN

TE

AL

1

91

3

PR

ES

EN

TE

AL

1

94

0

FA

BB

RIC

AT

O

RU

RA

LE

DATAZIONE STORICATIPOLOGIA

EDILIZIADESTINAZIONE D'USO

INTEGRITA' FISICA DEL BENE

EFFICIENZA FUNZIONALE

RILEVANZA

PA

LA

ZZ

INA

TITOLO II IL PROGETTO DI PIANO

1.Interpretazione del territorio 1.1 la carta delle “opportunità”: le risorse del territorio ed il loro grado di fruibilità. La carta delle opportunità (tav. 5.7) rappresenta il sistema delle risorse locali che può essere “messo in gioco” per attivare meccanismi di sviluppo endogeno fondati sia sulle risorse che già hanno raggiunto buoni livelli di riconoscibilità e fruibilità sia quelle risorse potenziale in attesa di una piena valorizzazione nell’ambito di un progetto complessivo di territorio. La carta contiene i seguenti tematismi: 1. Offerta differenziata di circuiti legati a specifiche risorse: la carta individua il sistema delle

risorse storico-architettoniche di interesse turistico al quale appartengono i siti di interesse archeologico collocati al piede settentrionale del colle di Lajatico, il complesso dei mulini storici ad acqua e a vento che rappresentano una particolare peculiarità del comune e che ad oggi non risultano pienamente valorizzati per problemi di accessibilità e di mancato recupero, la fattoria di Spedaletto ovvero il più importante nucleo rurale sotto il profilo produttivo e architettonico, la Rocca di Pietracassia immersa nelle colline boscate e pertanto troppo isolata e decentrata dagli attuali percorsi . Su alcune di queste risorse si fondano circuiti escursionistici o eno-gastronomici predisposti da soggetti istituzionali di livello sovra-locale; è il caso delle Strade del Vino delle Colline Pisane e dei percorsi escursionistici del CAI assunti a livello provinciale.

2. La realtà produttiva agricola: come più volte sostenuto, affinché le prestazioni paesaggistiche di un territorio siano conservate nel tempo, è necessario che l’agricoltura venga incentivata affinché continui ad essere sufficientemente redditizia e garantire al contempo la cura e la manutenzione attiva del territorio. In questo senso la carta individua, seppur a livello ideografico, le principali aziende agricole del comune e riconosce il loro ordinamento produttivo prevalente (aziende vinicole, olearie, zootecniche con produzione di seminativi) cui affianca una importante realtà agro-faunistiche: zone di ripopolamento e cattura e aziende faunistico-venatorie, risorse da connettere senza dubbio al sistema agricolo anche ai fini di un potenziale integrazione tra diverse forme di turismo “verde”.

3. Tipologie e composizione della ricettività in ambito comunale. L’offerta turistica complessiva del comune di Lajatico raggiunge i 202 posti letto di cui il circa il 70% di essi è costituito da unità abitative o camere collocate all’interno di strutture agrituristiche site nelle vicinanze dei due nuclei (Orciatico e LaJatico) o in prossimità della statale 439 lungo la quale è collocato l’unico albergo presente nel comune . Due sono le Case vacanze ed un sola attività di affittacamere all’interno dell’abitato di Lajatico. La seguente tabella illustra quanto sopra descritto.

Tipologia struttura

ricettiva Denominazione Località Posti letto-camere –

U.Abitative. Agriturismo La Mandriola S.R. 439 PL 39

Camere 19 Podere Trieste Via dei Boschi PL 41

U.A. 12 Casanova Loc. Spedaletto PL 35

U.A. 9 Il Cerro Orciatico PL 14

Camere 10 U.A. 6

Bellavista Lajatico PL 14

Camere 10 U.A. 6

Albergo Poderino S. Cristoforo S.R. 439 PL 21 Camere 11

Casa Vacanza Casa vacanza Orciatico PL 23 U.A. 11

Casa d’Era Podere casa d’Era PL 33 U.A. 8

Affittacamere Affittacamere Lajatico PL 3 TOTALE POSTI LETTO PL 202 4. Disponibilità al recupero del patrimonio edilizio

La carta riporta due tipologie di fabbricati dimessi, potenzialmente recuperabili per funzioni compatibili con la salvaguardia ambientale e con uno sviluppo endogeno sostenibile. Si tratta di fabbricati dimessi e fortemente compromessi a livello di integrità fisica (ruderi o semi –ruderi) ricorrenti nell’ambito delle colline boscate, e di fabbricati dimessi che possono essere recuperati con interventi di recupero più “leggerei”. Tali fabbricati sono disposti a corona dei centri abitati e sono testimoni dell’ultima fase di abbandono dell’attività agricola iniziata a partire dagli anni Cinquanta.

1.2 la caratterizzazione economico-agraria del territorio. Il PIT compie una lettura generale del territorio rurale toscano attraverso il riconoscimento di cinque tipologie di territori con differenti caratteristiche economico-agrarie delle quali tre presentano situazioni di fragilità e due aspetti di rilevanza dell’attività agricola sotto il profilo produttivo e ambientale. Si tratta di una lettura intuitiva compiuta sul sistema rurale regionale che non si traduce in una mappatura territoriale di tali situazioni, tale operazione infatti è rimandata all’apprezzamento degli strumenti urbanistici comunali sulla base di eventuali approfondimenti dei contenuti dello strumento di indirizzo provinciale. Ai fini della classificazione del territorio rurale del comune di Lajatico sono stati assunti i seguenti criteri anche in riferimento ad alcuni indirizzi contenuti nella proposta di adeguamento del PTC al PIT:

- La lettura dell’uso del suolo non urbanizzato con particolare riferimento alla localizzazione di colture specializzate e di colture estensive.

- La valutazione delle potenzialità e delle criticità delle risorse agro-ambientali con particolare riferimento a: capacità produttiva intrinseca dei suoli, nei diversi sistemi territoriali, intesa come

espressione del rapporto tra granulometrica del terreno, esposizione, pedologia, clivometria e idrografia;

grado di infrastrutturazione agraria del territorio valutato rispetto alla presenza di un sistema aziendale diffuso quale caposaldo organizzativo del territorio sia in relazione alla maglia viaria che in relazione agli aspetti paesistico-percettivi.

- L’inclusione di ambiti territoriali all’interno di aree con potenziali vocazioni per tipicità o specializzazione (aree DOC e DOGC);

- Il peso delle diverse forme di conduzione agricola e dei relativi assetti colturali nella definizione dei valori del paesaggio agrario;

- L’attuale ruolo economico dell’attività agricola rispetto al quadro socio economico del comune.

I criteri sopra illustrati, che trovano una più esaustiva trattazione all’interno degli studi agronomici prodotti per la formazione del quadro conoscitivo e nei paragrafi precedenti con specifico riferimento alle indagini sulle risorse agro ambientali, hanno costituito la base per valutare i caratteri agricolo-produttivi dei diversi contesti territoriali rispetto alle diverse situazioni riconosciute genericamente dal PIT. La classificazione proposta dallo strumento di indirizzo territoriale viene di seguito brevemente descritta per dimostrare come tali classi vengano declinate a livello locale secondo il criterio della maggior specificità in piena coerenza con quanto delineato dallo strumento regionale. Aree ad economia agricola debole contigue agli aggregati urbani (art. 25 del PIT) Si tratta di aree influenzate dagli insediamenti e dalle infrastrutture in cui l'agricoltura sta subendo un processo di progressiva espulsione per le pressioni esercitate da altri settori produttivi che richiedono nuovo impegno di suolo. Questo processo determina degrado degli assetti paesistico-ambientali anche per l'inserimento, di usi impropri e precari che favoriscono il processo di marginalizzazione dell'attività agricola. Nell’ambito del comune di Lajatico è possibile riconoscere i caratteri ed i fenomeni sopra descritti nelle aree a margine dell’insediamento produttivo de La Sterza e nella frangia del villaggio San Giovanni. Nel primo caso si avverte una tendenza ad interessare nuovi suoli agricoli, per altro con buoni livelli di produttività per fattori geologici e pedologici, da ampliamenti di attività produttive esistenti o di funzioni residenziali che creano discontinuità e marginalizzazione dei fondi che vengono così sottratti attività agricola aziendale in favore di forme di conduzione familiare o part-

time. Nel secondo caso si riconosce nel territorio sottostante l’abitato di San Giovanni una specifica situazione di degrado ambientale legata alla presenza di un insieme di orti su cui viene esercitata una forma discontinua di agricoltura familiare utilizzando strutture precarie per il ricovero degli attrezzi e sistemi di contenimento idrico a forte impatto visivo. Aree ad economia agricola debole determinata dall’influenza urbana (art. 26 del PIT) Si tratta generalmente di aree in cui l'attività agricola riveste un ruolo marginale determinato da una realtà produttiva aziendale debole soggetta, pertanto, a progressiva sostituzione a favore di usi extra-aziendali. E' il caso di ambiti rurali con buoni livelli di qualità paesistica che attraggono funzioni di tipo residenziali o ricreative ed in cui l'abbandono delle pratiche agricole può determinare un riduzione delle prestazioni paesistico - ambientali relativamente a potenziali fenomeni di dissesto idrogeologico, di degrado delle sistemazioni agrarie tipiche, di degrado delle superfici boscate. A livello locale è possibile assimilare tale categoria a quegli ambiti del territorio rurale direttamente a contatto con i principali nuclei insediativi del comune. Si tratta in specifico di aree a corona dei centri abitati di Lajatico e Orciatico in cui si sommano forme di conduzioni agricole part-time a forme aziendali su fondi prevalentemente frazionati organizzati a livello colturale come segue: oliveti nella fascia a margine degli insediamenti, vigneti e inserti di aree boscate nelle aree immediatamente inferiori. Considerando che i terreni su cui vengono esercitate tali coltivazioni presentano limitazioni per fenomeni erosivi e per il loro carattere di forte impermeabilità è da incentivare la prosecuzione dell’attività agricola ai fini della tutela dell’integrità dei suoli, inoltre la varietà colturale presente in questi ambiti“insediativi-rurali”contribuisce alla diversificazione del paesaggio tipico delle colline pisane caratterizzato dalla semplificazione degli asseti per favorire le coltivazioni di cereali. In sintesi si ritiene che in questi ambiti, soggetti ovviamente all’influenza degli insediamenti, l’agricoltura assuma un importante ruolo di tutela ambientale ed esprima considerevoli valori paesaggistici più che costituire una attività di valore economico. Aree ad agricoltura sviluppata estensiva (art.28 del PIT) Sono aree in cui l'attività agricola riesce a sviluppare reddito attraverso il prodotto di coltivazioni estensive e che contemporaneamente garantisce buone prestazioni dal punto di vista del mantenimento dell'integrità del paesaggio rurale e riesce, inoltre, ad assolvere anche al ruolo di servizio per funzioni sociali, culturali e per il tempo libero. A questa categoria appartengono gran parte del sistema della collina coltivata e parte del sistema del fondovalle ovvero gli ambiti in cui l’agricoltura, fondata essenzialmente sulla produzione di cereali, assume un valore rilevante in termini economici. I fondi destinati alle colture cerealicole occupano circa la metà della SAU utilizzata per colture seminative (1775.9 ettari su 3437.20) e la relative produzione è gestita da gran parte delle aziende agricola che operano in collina, la dimensione dei fondi varia: è maggiore in collina dove permangono segni del sistema latifondista è minore in pianura dove nel tempo si è assistito ad un progressivo frazionamento. Nonostante il fatto che buona parte delle colline settentrionali (dal fondo valle del torrente Ragone alle colline di Spedaletto fino a La Sterza) sia stato incluso sia nelle aree ad indicazione IGT San Torpè e nelle aree a denominazione DOC, c’è da dire che i fattori geologici (suoli preveletemente argillosi con tendenza all’erosione a alla fessurazione) e l’assenza di riserve idriche non hanno per adesso modificato il prevalente ordinamento colturale a testimonianza della reale vocazione delle colline di Lajatico verso ala produzione di cereali autunno-vernini. Gli ambiti sopra individuati sono rappresentati nella tav.5.8.

1.3 le aree ad esclusiva e prevalente funzione agricola. La lettura del territorio agricolo per classi economiche rappresenta il punto di partenza su cui compiere la valutazione dell’esclusività e della prevalenza della funzione agricola infatti le classi sopra proposte e la relativa associazione di territori è stata condotta seguendo criteri volti a descrivere una situazione contingente. Si ritiene che per definire il ruolo dell’agricoltura (esclusivo-prevalente) nel contesto territoriale di Lajatico si debbano introdurre ulteriori criteri e chiavi di lettura ovvero:

- gli obiettivi assunti dal piano inerenti lo sviluppo agricolo e la tutela e valorizzazione dei paesaggi;

- la valutazione delle tendenze economiche del mondo agricolo in atto a livello locale nel quadro della più ampia politica nazionale e comunitaria di riforma dei criteri della programmazione dei fondi strutturali;

- la valutazione delle tendenze sociali ed economiche con particolare riferimento ai femoneni di riuso del patrimonio edilizio rurale a seguito di deruralizzazione di fabbricati in relazione alle tendenze del mercato turistico;

Per quanto sopra esplicitato, così come sostenuto dalle conclusione degli studi agronomici1, nel comune di Lajatico si riconoscono tre diverse situazioni di “prevalenza” della funzione agricola” 1. Le aree agricole a corona dei nuclei caratterizzati dalla parcellizzazione della proprietà fondiaria in cui l’agricoltura si esercita in forme part-time o in forma aziendale residuale. 2. Le aree agricole della collina in cui la proprietà è di tipo “latifondista” e l’ordinamento colturale prevalente è quello dei seminativi che associato ad una morfologia dolce dei rilievi conferisce particolare valore paesaggistico al territorio. 3. Le aree agricole del fondovalle strutturate su una proprietà di medie dimensioni in cui l’attività agricola può tendere a rivestire un ruolo di marginalità in quanto tale ambito risulta il più fortemente infrastrutturato ed insediato sia a livello di attività produttive che ricettive. Per l’assenza di produzioni significativa ed in coerenza coi criteri contenuti nella proposta di adeguamento del PTC di Pisa al PIT, si ritiene che nel comune di Lajatico non sussistono gli elementi di quadro conoscitivo né tanto meno obiettivi strategici per i quali si possano individuare aree ad esclusiva funzione agricola.

1 Si veda in proposito l’ultimo paragrafo della relazione agronomica dal titolo “Evoluzione e stato attuale del settore agricolo e scelta della collocazione funzionale”.

2.Paesaggio Arch. Marta Fioravanti

2.1. La metodologia di studio Nel gennaio del 2005 la Regione Toscana ha approvato il nuovo testo di legge recante le Norme per il governo del territorio (L.R. 3/01/2005 n.1). Nella nuova legge si precisa la definizione dei contenuti degli strumenti del governo del territorio (PIT regionale, PTC provinciali, PS comunali) attribuendo ad ognuno compiti differenti e prevedendo per ciascuno una parte "statutaria" strutturale e una parte strategica più direttamente operativa. Tra gli elementi di innovazione introdotti rispetto alla precedente legge regionale sul governo del territorio (L.R. 5/95 e s.m.) risulta di fondamentale importanza la definizione della disciplina di tutela paesaggistica a scala regionale, provinciale e comunale1, in coerenza con quanto espresso nella parte terza del Codice dei beni culturali e del paesaggio (Dlgs 22/01/04 n. 42), disciplina che diventa elemento integrante della parte statutaria del PIT, dei PTC e dei PS. In particolare, ai Piani Strutturali comunali è affidato il controllo sulla gestione delle trasformazioni tramite: il recepimento dei vincoli di tutela dei beni paesaggistici imposti dal PIT; la definizione delle azioni e delle strategie per la valorizzazione del paesaggio in coerenza con gli indirizzi del PIT; l’indicazione di procedure di approvazione differenziate in rapporto ai livelli di valore paesaggistico riconosciuti in determinati ambiti per la realizzazione delle opere di trasformazione consentite; l’individuazione di progetti prioritari per la conservazione, il recupero, la riqualificazione, la valorizzazione e la gestione del paesaggio regionale indicandone gli strumenti di attuazione e le misure incentivanti. Secondo i principi fondamentali che hanno ispirato la L.R. 5/95 e la successiva L.R. 1/05, le azioni di governo del territorio si fondano e si valutano sulla base degli elementi di conoscenza elaborati nell’ambito dei quadri conoscitivi dei diversi strumenti di governo del territorio e sulla loro permanente adeguatezza, continuità e verificabilità. Lo studio del paesaggio elaborato nell’ambito del QC del presente Piano Strutturale si pone come obiettivi quello di raccogliere una solida base di dati conoscitivi indispensabile per la formulazione delle azioni finalizzate alla tutela e al recupero, suscettibile di successive implementazioni, adeguamenti e verifiche, nonché quello di fornire una metodologia di analisi adeguata e coerente con quanto espresso nella Convenzione Europea del Paesaggio, sottoscritta da parte dell’Italia nell’ottobre del 2000, nel Codice dei beni culturali e del paesaggio (Dlgs 22/01/2004 n. 42) e nel nuovo testo di legge per il governo del territorio. L’impostazione metodologica proposta si basa sulla ricerca svolta dalla Società Italiana degli Urbanisti, che ha sviluppato in termini tecnici alcuni dei principi introdotti dalla Convenzione Europea del Paesaggio, così come recepiti dall’Accordo tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e le Regioni sull’esercizio dei poteri in materia di paesaggio (G.U. del 19 aprile 2001)2. La Convenzione europea richiede agli stati membri di rilanciare le politiche a favore del paesaggio, quali forme di pianificazione e gestione attiva che coinvolgono i molteplici soggetti che intervengono nella sua costruzione e nei suoi mutamenti, mediante la concertazione degli obiettivi di qualità da perseguire con le società locali e con tutti i settori interessati che possono avere un impatto diretto o indiretto sul paesaggio (urbanistica, agricoltura, cultura, ambiente, economia, trasporti, etc.). Le suddette politiche di protezione, gestione e riqualificazione pianificata devono estendersi a tutti i paesaggi (aree naturali, rurali, urbane e periurbane incluse), anche a quelli privi di caratteri di pregio

1 Articoli 33, 34 L.R. 03/01/2005 n. 1. 2 I contenuti ed i risultati di questa ricerca sono illustrati in: CLEMENTI Alberto (a cura di), Interpretazioni di paesaggio – Convenzione Europea e innovazioni di metodo, Meltemi, Roma, 2002.

o degradati a causa delle pressioni dello sviluppo, al fine di conservarne e migliorarne la qualità, riferendosi a tutte le risorse (culturali, artificiali o naturali) che lo compongono e alle loro relazioni. Alcune tra le misure speciali che gli stati membri si impegnano ad adottare a livello nazionale, regionale o locale, espresse all’art. 6 della Convenzione, riguardano le attività necessarie per identificare e valutare i paesaggi al fine di costruire un solido quadro conoscitivo per la formulazione delle azioni finalizzate alla tutela e al recupero. Tali azioni devono infatti basarsi sulla conoscenza particolareggiata dei caratteri dei paesaggi, delle dinamiche di mutamento e delle conseguenti pressioni che tendono a modificarli e dell’importanza che la popolazione vi riconosce. I paesaggi così identificati dovranno essere valutati, tenendo conto anche dei particolari significati attribuiti loro dalle parti interessate e dalle popolazioni coinvolte. Il risultato di questa valutazione costituisce la base di conoscenze per apprezzare se la rilevanza paesaggistica di una determinata area sia tale da richiedere la sua protezione integrale, o se i suoi caratteri rimandino ad una gestione del territorio che consenta il controllo della qualità del paesaggio, o ancora se sia auspicata la sua modificabilità. A partire da questa base di conoscenze si dovranno individuare obiettivi di qualità paesistica e dovranno essere attivati specifici strumenti di intervento volti alla salvaguardia, alla gestione o alla riqualificazione pianificata. Il Codice dei beni culturali e del paesaggio, in coerenza con i principi espressi nella Convenzione Europea del Paesaggio sopra esplicitati, definisce, all’art. 143, i contenuti della pianificazione paesaggistica, stabilendo che i piani paesaggistici devono obbligatoriamente contenere l’analisi delle caratteristiche storiche, naturali, estetiche e delle loro interrelazioni, e la conseguente individuazione dei valori paesaggistici da tutelare, recuperare, valorizzare e riqualificare; l’analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio attraverso l’individuazione dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità del paesaggio; la ripartizione del territorio in ambiti omogenei in funzione del livello di integrità e di rilevanza dei valori accertati, da quelli di elevato pregio fino a quelli compromessi o degradati e la definizione, per ciascun ambito, degli obiettivi di qualità, delle prescrizioni per la tutela e l’uso del territorio e delle concrete azioni di tutela, valorizzazione e riqualificazione. Si tratta di definire politiche del paesaggio capaci di promuovere nuove forme di sviluppo sostenibile dove si conciliano la conservazione dell’esistente e la qualità del mutamento. L’obiettivo della ricerca svolta dalla società Italiana degli Urbanisti per conto dell’Ufficio Centrale per i Beni Ambientali e Paesaggistici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali è quello di fornire un supporto tecnico scientifico per la definizione operativa e la sperimentazione preliminare di criteri e indirizzi di metodo per la pianificazione paesaggistica a cui devono attenersi i piani paesaggistici, definendo linee guida per la interpretazione e la diagnosi prospettica dei paesaggi finalizzate alla diversificazione dei loro regimi di tutela e valorizzazione. Il principio fondamentale su cui si basa la ricerca è l’assunzione del paesaggio come patrimonio di risorse identitarie, definito dalla trama delle relazioni dei processi ambientali, insediativi, sociali e culturali che strutturano e danno forma visibile al territorio; tale patrimonio non è un mero lascito del passato e il suo valore è continuamente costruito dalla volontà di chi abita e usa il territorio; si tratta di un patrimonio fatto di differenze e di varietà di paesaggi che possono essere ricostruite e riconosciute attraverso l’analisi del modo di combinarsi delle risorse identitarie locali. Il processo metodologico indicato dalla ricerca svolta dalla SIU si articola in due fasi strettamente interconnesse tra loro, l’interpretazione critica e la diagnosi prospettica del paesaggio. E’ importante sottolineare che le fasi che compongono tale processo sono strettamente interdipendenti fra loro: la definizione degli obiettivi di qualità per il paesaggio deve interagire sia con il riconoscimento dei contesti paesistici locali che con l’attribuzione dei giudizi di valore, la cui definizione non deve prescindere dalle intenzionalità progettuali del piano. Di seguito descriveremo in maniera sintetica gli obiettivi operativi della ricerca, da cui prende spunto la metodologia di analisi del presente studio sul paesaggio finalizzato all’elaborazione del quadro conoscitivo del Piano Strutturale del comune di Lajatico.

L’interpretazione critica del paesaggio Identificazioni La formazione del quadro conoscitivo prevede, come primo obiettivo, l’individuazione e la descrizione delle risorse identitarie locali, articolate nelle categorie di risorse storico-culturali, risorse fisico-naturalistiche, risorse sociali e simboliche3. Ad essa fa seguito il riconoscimento di ambiti funzionali integrati caratterizzati da differenti gradi di sostenibilità del rapporto tra risorse primarie e risorse paesistiche, attraverso la ricostruzione delle razionalità di funzionamento dei paesaggi, cioè delle interdipendenze e delle relazioni reciproche tra risorse ecologico-ambientali primarie, processi di uso del suolo, morfologie insediative stratificate nel tempo. La fase delle identificazioni si conclude con la definizione del patrimonio paesaggistico complessivo e delle sue unità componenti (contesti paesaggistici locali), che nasce da una lettura integrata delle risorse identitarie precedentemente analizzate in forma separata e delle razionalità di funzionamento e dal successivo riconoscimento di paesaggi caratterizzati da correlazioni dinamiche tra le diverse categorie di risorse che danno forma a identità territoriali complessive specifiche e differenziate, significative ai fini delle politiche di pianificazione e gestione. Valutazioni La fase interpretativa si conclude con l’attribuzione dei giudizi di valore alle risorse esistenti e alle loro combinazioni e relazioni che caratterizzano i contesti paesistici locali. I giudizi di valore del paesaggio, in coerenza con le definizioni introdotte dall’Accordo Stato-Regioni, sono formulati in relazione al livello di integrità e di rilevanza delle risorse esistenti e tenendo conto delle reali aspirazioni delle società locali. Secondo i principi operativi che orientano le articolazioni metodologiche della ricerca oggetto della presente descrizione il valore delle risorse non è un dato ma un costrutto, pertanto il giudizio di rilevanza che determina il valore di un ambito paesaggistico deve essere inteso come patrimonio da salvaguardare nonché come insieme di potenzialità da investire nello sviluppo che presuppone una esplicita intenzionalità progettuale dell’azione conoscitiva. La diagnosi di prospettiva Previsioni In questa fase di lavoro si analizzano le dinamiche di mutamento che possono investire il patrimonio paesaggistico, secondo il principio per il quale le risorse identitarie evolvono nel tempo in rapporto al funzionamento dei sistemi locali di sviluppo a cui appartengono. Il loro grado di sensibilità e, al contempo, l’intensità delle pressioni e delle trasformazioni a cui possono essere sottoposte all’interno del contesto di appartenenza, generano rischi di compromissione più o meno significativi. L’obiettivo è la valutazione dei rischi che possono compromettere l’integrità dei valori accertati degli ambiti più sensibili, finalizzata alla predisposizione da parte del piano di misure preventive di regolazione e protezione. Qualificazioni/regolazioni L’analisi si conclude con la definizione degli obiettivi di qualità che devono indirizzare le strategie della tutela, della valorizzazione e della riqualificazione, definiti a livello dell’intero territorio ma articolati anche in considerazione dei contesti paesistici locali. Tali obiettivi sono definiti in funzione del valore e delle condizioni di esposizione ai rischi di compromissione degli ambiti, 3 Nella ricerca le risorse identitarie del paesaggio sono così definite: “Risorse storico-culturali: valori culturali sia come documento della storia dei luoghi e delle trasformazioni nel tempo, leggibili attraverso segni e sistemi di permanenze, sia come oggetto di conoscenza, studio e rappresentazione letteraria e figurativa; risorse fisico-naturalistiche: sistemi morfologici (forma del territorio e regole di formazione-trasformazione degli assetti insediativi e infrastruttturali) e sistemi ecologici (luoghi di biodiversità, siti di naturalità, geositi); risorse sociali e simboliche: valori sociali, attitudinali e saperi delle società locali, pratiche di utilizzazione degli spazi; valori estetici, forme di percezione e immaginari simbolici.” Tratto da: Alberto CLEMENTI (a cura di), op. cit., p. 18.

individuando strategie di salvaguardia e conservazione attiva per i paesaggi più rilevanti e sensibili e definendo progetti mirati di riqualificazione paesaggistica per gli ambiti più degradati e compromessi.

2.2. Interpretazione critica del paesaggio 2.1. Identificazioni 2.1.1 Risorse identitarie L’individuazione delle risorse identitarie del paesaggio si articola in due fasi, cui corrispondono specifici elaborati cartografici di sintesi atti a identificare le risorse naturali (tav. 2.3 Q.C. Risorse naturali –Ecomosaico; tav. 8.2 Q.C. Risorse naturali – Mosaico paesistico) e le risorse storico-culturali (tav. 8.3 - Q.C. Strutture antropiche del paesaggio). 2.1.1.a Risorse naturali: ecomosaico e mosaico paesistico L’analisi ha preso in esame le caratteristiche geomorfologiche, pedologiche e naturalistiche (ecosistema della flora e della fauna) del territorio e le loro relazioni reciproche, interpretandole secondo i principi dell’ecologia del paesaggio. Le carte di sintesi elaborate hanno come obiettivo il riconoscimento delle unità ecosistemiche sul territorio, delle loro componenti, del relativo grado di naturalità/artificialità (ecomosaico) e l’articolazione strutturale di tali unità in elementi fisionomici di base, interpretando il paesaggio come un modello composto da matrici, macchie e corridoi (mosaico paesistico). Le risorse naturali così identificate ed interpretate costituiscono la base per la definizione di interventi di conservazione e potenziamento del sistema delle strutture di connessione ecologico-ambientale esistenti. Alla valenza ecologica del collegamento si potranno associare valenze di tipo storico-culturale (ripristino di sentieri storici di collegamento tra i beni storici diffusi), paesaggistico e fruitivo (realizzazione di percorsi con finalità naturalistico-didattiche). Ecomosaico La carta dell’ecomosaico (tav. 2.3 Q.C.) è costituita da una rappresentazione sintetica delle principali unità ecosistemiche e componenti riconosciute sul territorio comunale e classificate per tipologia e/o omogeneità funzionale degli elementi. Il mosaico delle unità ecosistemiche è stato costruito partendo dagli elementi di conoscenza di base elaborati nell’ambito del Q.C. del presente PS, in particolare: le carte tematiche di uso e sfruttamento del suolo agricolo e urbano (tav. 1.1 Q.C. - Uso del suolo; tav. 5.2 - Stato di attuazione del PRG vigente), della morfologia e del reticolo idrografico (tav. 8.1 QC - Morfologia e idrografia); della fauna (tav. 2.4 Q.C. – Risorse naturali – Fauna). Le unità ecosistemiche individuate sono state classificate secondo il loro grado di naturalità/artificialità. Tale classificazione è determinante ai fini di una futura progettazione e valorizzazione della rete ecologica, in quanto l’applicazione degli indici sintetici ecologici, descrittivi della struttura e dei processi in atto, va sempre riferita al grado di artificialità dell’ambito per ottenere informazioni significative e aderenti alla realtà. La classificazione degli elementi del paesaggio individuati in naturali e artificiali e l’attribuzione del grado di naturalità si basano sulla loro origine ma anche sulla modalità di gestione, sia attuale sia progettuale, degli elementi stessi: sono state considerate naturali non solo quelle aree in cui si riconosce una evoluzione naturale che ne consente l’automantenimento ed in cui l’intervento dell’uomo è indiretto (se pur inevitabile), ma anche quelle in cui la naturalità dominante è, o sarà riconosciuta dal presente PS, quale potenziale obiettivo di azioni di conservazione attivate dall’uomo. Le unità ecosistemiche riconosciute sul territorio di Lajatico sono state articolate secondo le seguenti tipologie e componenti: ecosistemi naturaliformi:

- aree collinari interessate da boschi cedui composti governati, in gran parte di origine naturale, anche se più o meno modificati da interventi selvicolturali, concentrati prevalentemente nella porzione occidentale del territorio comunale;

- aree collinari interessate da rimboschimenti con pino marittimo e cipresso di origine artificiale, localizzabili nelle aree limitrofe al nucleo abitato di Orciatico;

- aree collinari interessate da arbusteti in gran parte in evoluzione verso il bosco o la macchia mediterranea, che si trovano prevalentemente ai margini e all’interno delle aree boschive e lungo le sponde del torrente Sterza

- aree di greto caratterizzate dalla presenza di sabbie e ghiaioni, lungo lo Sterza e, in minor parte, il fiume Era;

- tratti di sponda di fiumi, torrenti e botri interessati da vegetazione ripariale; - formazioni lineari costituite dalle siepi naturali arbustive e arbustivo-arboree che si

sviluppano nelle aree umide di fondovalle, in corrispondenza dei torrenti e dei botri; agroecosistemi, cioè quegli ecosistemi antropizzati in cui alla struttura generale del sistema naturale si sovrappongono gli effetti dovuti all’intervento antropico mirato ad ottenere la conversione di materiali non commestibili in prodotti direttamente utili per la popolazione umana:

- aree delle colline centrali e della valle dell’Era coltivate prevalentemente a seminativo (cereali, orticole e foraggi) con presenza diffusa di siepi naturali;

- aree collinari a pascolo; - aree collinari coltivati a oliveto e vigneto, ubicate prevalentemente vicino ai due centri

urbani di Lajatico e Orciatico. verde altamente antropizzato, cioè quegli ecosistemi in cui l’intervento antropico definisce la struttura generale del sistema, finalizzata prevalentemente alla ricreazione:

- aree umide artificiali quali invasi per l’irrigazione e l’abbeveraggio del bestiame; - verde a gestione controllata: lo spazio sportivo urbano ubicato ai margini settentrionali di

Orciatico. ecosistemi altamente artificiali, cioè quelli in cui l’intervento antropico ha completamente sovvertito la struttura generale del sistema naturale:

- aree ad elevato sfruttamento del suolo, costituite, nel territorio in esame dall’area di cava attiva localizzata ai margini dell’area boscata nella porzione nord-occidentale;

- le aree urbane edificate (La Sterza, Villaggio San Giovanni, Lajatico, Orciatico), le vie di comunicazione barriera (la Sarzanese Valdera) e la viabilità collinare di collegamento interno.

Da una lettura analitica della carta di sintesi elaborata secondo i criteri sopra descritti emerge che il territorio comunale di Lajatico è caratterizzato da un’elevata percentuale di ecosistemi con connotazioni naturalistico ambientali. Essendo un territorio scarsamente antropizzato la presenza di ecosistemi altamente artificiali risulta molto limitata e priva di impatti rilevanti. Il territorio si articola in due grandi ecosistemi prevalenti: l’agroecosistema dei seminativi che interessa, con caratteri differenziati, il territorio della valle dell’Era e i territori collinari centrali e l’ecosistema naturaliforme delle aree boscate nelle colline occidentali. I territori agricoli collinari e di valle sono caratterizzati dalla presenza diffusa di ecosistemi naturaliformi di tipo terrestre ed acquatico sia areali che lineari di varie entità dimensionali e pregio ecologico-naturalistico. Le aree collinari boscate, serbatoio di naturalità e biodiversità, e le estese aree coltivate collinari e di valle sono collegate dalla rete dei corsi d’acqua che affluiscono al fiume Era e da una fitta rete di microconnessione di siepi naturali. La carta del mosaico paesistico (tav. 8.2 Q.C.) articola il paesaggio in componenti strutturali fisionomiche di base. La struttura del paesaggio può essere analizzata individuando i suoi elementi minimi per poi studiare le loro configurazioni gerarchiche. Questo tipo di approccio segue il modello di riferimento espresso da R.T.T. Forman nel suo Land mosaic, the ecology of landscapes and regions e permette di interpretare il paesaggio come un mosaico composto da matrici, macchie e corridoi e dunque di comprenderne la struttura ed i processi che ne hanno determinato i cambiamenti e che influenzeranno quelli futuri.

Il territorio comunale è caratterizzato da due matrici paesistiche differenti, intendendo per matrice l’elemento del paesaggio più estensivo e connesso fra tutti e che gioca il ruolo funzionale dominante: la matrice dei territori di valle e delle colline centrali, rappresentata dal paesaggio agrario e, cioè, dall’insieme di elementi e di tessere con seminativi e coltivazioni arboree (vigneti, oliveti) che determinano il carattere prevalente dell’ecomosaico di riferimento, dalla pervasività del reticolo di strade poderali, dagli insediamenti rurali; i territori delle colline occidentali sono caratterizzati da una matrice complessivamente continua costituita dalle aree boscate di specie prevalentemente quercine. All’interno delle due matrici esistono degli elementi non lineari di superficie territoriale che si differenziano dall’ambiente circostante e quindi dalla matrice stessa che identifichiamo come macchie. Le macchie sono le principali caratteristiche strutturali dei paesaggi, nascono per trasformazione dell’ambiente e a loro volta si trasformano nel tempo. “I regimi di disturbo, l’eterogeneità delle risorse ambientali e le introduzioni antropiche sono origine di una vasta gamma di modelli di macchia che si differenziano funzionalmente per la stabilità, la dinamica e il turnover. Rispetto alle loro origini, si riconoscono cinque diversi tipi di macchie: macchia da disturbo, macchia di relitti, macchia di risorse ambientali, macchie boschive, abitazioni. Le macchie di risorse ambientali sono relativamente permanenti mentre le altre cambiano notevolmente a seconda che i regimi di disturbo siano momentanei o cronici.”4 Diventa quindi fondamentale lo studio della dinamica delle specie coinvolte in tale processo, in particolare l’immigrazione e l’estinzione delle specie in rapporto alle differenti origini delle macchie. L’estensione di una macchia può influire sulla biomassa, data la diversa densità di biomassa e il maggiore numero di specie fra la fascia marginale e l’interno di una macchia. Più è estesa una macchia, minore è l’influenza dei margini. Nelle fasce marginali delle macchie la biomassa è più densa e la produttività è maggiore che all’interno, dove la diversità di specie è minore. Le grandi macchie hanno più specie animali che le piccole macchie. Nel caso in esame sono stati individuati differenti tipi di macchie in base al potenziale ruolo ecologico che possono assumere, specificando, per ogni tipologia, le funzioni paesistiche prevalenti:

– macchie boschive in territorio agricolo: funzione paesistica: apparato resiliente, costituito, cioè, da elementi con bassa metastabilità, che hanno poca resistenza ai disturbi ma rapida capacità di recupero;

– macchie di relitti: cespuglieti in territorio agricolo; funzione paesistica: apparato resiliente; aree a pascolo e a seminativo in territorio boscato; funzione paesistica: apparato resiliente; cespuglieti in territorio boscato; funzione paesistica: apparato resiliente

– macchie di risorse ambientali: istituti faunistici di protezione e di interesse ambientale (zone di ripopolamento e cattura e aziende faunistico venatorie); area protetta b,c,d (DCR 296/88); funzione paesistica: apparato protettivo, cioè sistema di elementi capaci di influire sulla regolamentazione microclimatica, l’isolamento acustico e la strutturazione degli spazi negli insediamenti, sulla regolazione e protezione dei coltivi agricoli, sulla ricreazione della popolazione;

– macchie di risorse ambientali potenziali: invasi artificiali per l’irrigazione; funzione paesistica: apparato protettivo;

– macchie artificiali: forma urbana; funzioni paesistiche: apparato abitativo relativamente al sistema di spazi caratterizzati da funzioni insediative, residenziali, di servizio; apparato sussidiario per quegli elementi con valenza industriale, di trasformazione dei materiali industriali, produzione di energia;

– macchie da disturbo: aree di cava e discariche; funzione paesistica: apparato sussidiario. Un corridoio ecologico può essere considerato come una striscia di territorio differente dalla matrice in cui si trova. La caratteristica fondamentale dei corridoi è la connettività o la presenza di interruzioni. La loro funzione fondamentale è quella di consentire alla fauna spostamenti da una zona all’altra del 4 R.T.T.Forman, M.Godron, Landscape ecology, John Wiley, New York, 1986.

territorio e nello stesso tempo aumentare il valore paesaggistico del territorio. E’ molto importante la dimensione dei corridoi, poiché questi hanno un microclima e gradienti del suolo che differiscono tra un lato ed un altro e solitamente il centro è costituito da un unico habitat definito dal trasporto o dal movimento. Inoltre fenomeni come l’erosione, la dispersione dei nutrienti, le alluvioni, la sedimentazione e la qualità dell’acqua sono dipendenti dalla grandezza dei corridoi. Anche per questa categoria è stata effettuata una distinzione individuando:

- corridoi acquatici: riguardano i sistemi ripari a vegetazione arborea ed arbustiva legati ai corsi d’acqua e costituiscono il tipo di corridoio più frequente all’interno di matrici artificiali. A questo riguardo diventa estremamente importante il concetto di fascia di pertinenza fluviale, cioè la zona potenzialmente interessata dall’evoluzione del corso d’acqua che, essendo vincolata, può essere sfruttata per potenziare ulteriormente il corridoio naturale. I corsi d’acqua hanno uno specifico valore ai fini della connessione ecologica: il flusso idrico costituisce una linea naturale di continuità (se pure direzionale); le sponde dei corsi d’acqua e le fasce laterali presentano inoltre impedimenti intrinseci (topografici e legati agli eventi di piena) per la realizzazione di edifici e di opere di varia natura; per questi motivi è lungo i corsi d’acqua che, in territori antropizzati, si ritrovano più facilmente elementi residui di naturalità. Si tratta peraltro di elementi particolari di naturalità, distinti da caratteristiche ecosistemiche specifiche (faces igrofile ed acquatiche, ambienti ripari ad elevate pendenze), molto spesso non rappresentative delle aree circostanti. Nel territorio in esame è stata effettuata un’ulteriore distinzione tra gli elementi appartenenti a questa categoria, in base al grado di connettività ecologica attuale e al ruolo potenziale che possono assumere nell’ambito di un progetto di riequilibrio territoriale:

- corridoi acquatici di 1° livello, in grado di riconnettere il territorio a scala extra-comunale e che presentano una buon sistema vegetale ripariale: fiume Era;

- corridoi acquatici di 2° livello, con funzione connettiva tra i differenti ambiti interni al territorio comunale, quali aree boscate, aree collinari coltivate e areee di valle: torrenti Fosce, Ragone e Sterza;

- corridoi acquatici di 3° livello, con funzione di microconnessione soprattutto nell’ambito dei territori collinari: rete idrica minore.

Per tutti i corridoi acquatici la funzione paesistica è quella di apparato escretore relativamente al corso d’acqua, che svolge cioè una funzione di trasporto e depurazione delle acque, e di apparato connettivo per quanto concerne i corridoi biotici costituiti dalle fasce di vegetazione ripariale. Corridoi terrestri: è stato individuato un sistema di corridoi complementari a quelli acquatici, con ruolo ecologico diversificato per la presenza reale o potenziale di specie vegetali e faunistiche legate a habitat terrestri. Sono quelli legati ad elementi vegetali con configurazione a striscia, quali le siepi naturali e al sistema di viabilità che attraversa il territorio e assume un ruolo di connessione ecologica potenziale se opportunamente utilizzata come appoggio per un progetto di rete ecologica mirato a facilitare i flussi di energia e i movimenti attraverso l’ecomosaico,. In generale i corridoi terrestri, oltre alla funzione ecologica, assumono un’importante valenza paesaggistica spesso legata ad obbiettivi progettuali di tipo fruitivo.

La matrice paesistica è classificabile secondo i caratteri che la definiscono, come matrice continua, quando ritroviamo un unico elemento prevalente per area, matrice semicontinua con la presenza di qualche elemento minore, matrice a rete caratterizzata da corridoi che intersecano altri elementi dello stesso tipo per formare appunto una rete. La matrice agraria dei territori della valle dell’Era e dei territori collinari coltivati è assimilabile alla tipologia di matrice a rete. Il potenziamento e la riqualificazione degli elementi relitti della rete portante del paesaggio tradizionale quali fossi, filari, siepi, corti di valore storico-testimoniale, viabilità interpoderale storica, sono fondamentali per il recupero dell’identità storica del territorio agrario, in quanto sono tutti elementi che fanno parte di

un disegno storico del paesaggio. Alla funzione ecologica di ricucitura della rete a scala locale si associa la funzione informativo-didattica, collegata ad obbiettivi di tipo fruitivo in grado di sostenere una sufficiente qualità nella gestione e nella manutenzione dei sistemi attivati. 2.1.1.b Risorse storico-culturali: le strutture antropiche del paesaggio L’obiettivo dell’analisi svolta riguarda l’individuazione delle strutture di permanenza storiche significative sul territorio comunale. L’identificazione delle risorse storiche del paesaggio, contenute nella tav. 8.3 QC – Strutture antropiche del paesaggio, è stata effettuata a partire dagli elementi di conoscenza elaborati per il quadro conoscitivo del Piano Territoriale di Coordinamento (il Regesto dei beni culturali) che sono stati verificati ed integrati attraverso una puntuale analisi dell’evoluzione storica del territorio comunale redatta nell’ambito del quadro conoscitivo del presente P.S.. Il regesto dei beni culturali della Provincia di Pisa Tra le fonti consultate per l’identificazione delle risorse storico-culturali si è fatto riferimento, oltre a specifico materiale bibliografico, archivistico e cartografico, al Regesto dei beni culturali redatto dalla Provincia di Pisa nel luglio del 1995 nell’ambito del quadro conoscitivo del PTC. Si tratta di un cospicuo lavoro di identificazione del patrimonio culturale che analizza molteplici fonti, articola i beni identificati in classi e sottoclassi, ma che è scarso di informazioni dal punto di vista della ricostruzione storico temporale. I beni culturali identificati sono stati infatti suddivisi per categorie, ma non sono stati articolati in relazione alla fase storica di appartenenza e, spesso, la datazione relativa ad ogni singolo bene non è individuata dalla schedatura. È inoltre assente qualsiasi tipo di valutazione relativa alla permanenza dei beni, sia in termini di integrità fisica, che di efficienza funzionale e capacità di tramando del senso originario. Il Regesto articola i beni culturali identificati in sette categorie principali, ulteriormente suddivise in classi e sottoclassi specifiche: A. Complessi urbani A1. Centro storico5 B. Elementi e complessi isolati e non urbani6 B1 Architettura religiosa7

B1.1 Chiese, pievi, oratori, cappelle B1.2 Cimiteri, sacrari B1.3 Edicole, immaginette, tabernacoli (non individuati nel territorio comunale di Lajatico). B1.4 Conventi, monasteri, abbazie, badie, eremi, santuari (non individuati nel territorio comunale di Lajatico).

5 “entità di rilievo urbanistico che presentano connotazioni storiche o testimonianze del passato inquadrabili in un contesto aggregato; sono quegli insediamenti umani che in una determinata fase storica hanno esercitato una funzione politico-economica in un determinato spazio di territorio e di questa fase conservano gli assetti urbani, edilizi e testimonianze significative ben riconoscibili; “centro” nel senso di luogo direzionale, punto di organizzazione amministrativo-sociale in cui convergono persone, traffici e interessi; “storico” riferito al periodo in cui si attesta o si manifesta la sua funzione”. Tratto dal Regesto dei beni culturali della Provincia di Pisa. 6“beni culturali diffusi che si trovano nel territorio extraurbano o che sono inseriti in un contesto urbano di recente formazione diverso da quello della loro epoca di edificazione”. Tratto dal Regesto dei beni culturali della Provincia di Pisa. 7 “edifici che sono, od erano, destinati al culto, la cui destinazione d’uso è per taluni aspetti vincolata”. Tratto dal Regesto dei beni culturali della Provincia di Pisa.

B2 Architettura civile8 B2.1 Ville, palazzi B2.2 Villa con parchi o giardini (non individuate nel territorio comunale di Lajatico).

B3 Architettura rurale9 B3.1 Nuclei rurali, corti, poderi, cascine, edifici rurali B4 Architettura militare10

B4.1 Borghi fortificati B4.2 Castelli, fortezze, bastioni, torri, mura, rocche

C. Sistema museale11 (non identificato nel territorio comunale di Lajatico). D. Viabilità storica12 (non identificata nel territorio comunale di Lajatico). E. Elementi e complessi di interesse storico testimoniale E1 Architettura infrastrutturale13 (non individuati nel territorio comunale di Lajatico).

E1.1 Manufatti idraulici, acquedotti, chiuse, chiaviche, ponti E1.2 Bonifiche storiche

E2 Architettura paleoindustriale14 E2.1 Impianti produttivi, molini, fornaci, opifici

E3 Architettura di servizio E3.1 Impianti termali (non individuati nel territorio comunale di Lajatico).

F. Teatri15 G. Zone di interesse archeologico

G1.1 Complessi archeologici, aree G1.2 Ritrovamenti archeologici G1.3 Centuriazione (non individuata nel territorio comunale di Lajatico).

L’identificazione del patrimonio storico culturale è avvenuta attraverso la ricerca e la raccolta di tutto quel materiale che vari enti avevano già schedato o posto sotto vincolo, di materiale bibliografico, archivistico e cartografico16.

8 “ville, palazzi e case padronali che per la loro tipologia e presenza hanno avuto, in determinati periodi storici, una rilevanza fisico-culturale sul territorio. La loro diversa suddivisione, è dovuta essenzialmente alla presenza di elementi accessori: giardino, chiusa, parco, ecc.”. Tratto dal Regesto dei beni culturali della Provincia di Pisa. 9 “edifici o manufatti che sono stati legati, o sono tutt’oggi legati, alla coltivazione della terra, alla trasformazione dei prodotti agricoli e all’allevamento”. Tratto dal Regesto dei beni culturali della Provincia di Pisa. 10 “strutture caratterizzate da particolari assetti edilizi che hanno avuto funzioni militari di difesa e di controllo del territorio”. Tratto dal Regesto dei beni culturali della Provincia di Pisa. 11 “strutture quali enti statali, locali ed organi di ricerca che raccolgono elementi di testimonianza storico-culturale e che vanno a costituire gli elementi portanti di questo sistema”. Tratto dal Regesto dei beni culturali della Provincia di Pisa. 12 “viabilità, intesa come strada, che ha o ha avuto funzioni di comunicazione e relazione tra i centri storici e i beni sparsi legate alla mobilità, al commercio, allo scambio etc.; l’identificazione ha tenuto conto dei fenomeni leggibili o, quanto meno, percettibili sul territorio, che avessero un legame con i valori culturali”. Tratto dal Regesto dei beni culturali della Provincia di Pisa. 13 “edifici o infrastrutture che avevano, o hanno tuttora, una funzione di interesse storico-testimoniale sul territorio”. Tratto dal Regesto dei beni culturali della Provincia di Pisa. 14 “edifici che, in ambito territoriale, hanno avuto o hanno una funzione produttiva con carattere specialistico”. Tratto dal Regesto dei beni culturali della Provincia di Pisa. 15 “strutture teatrali in ambito provinciale intese non solo come bene immobile storico-culturale, ma anche come elemento culturale di vita quotidiana”. Tratto dal Regesto dei beni culturali della Provincia di Pisa. 16 Di seguito si riportano le fonti e la loro sigla di individuazione nella tabella: B = Bibliografia; S = Soprintendenza per i beni Architettonici, Artistici, Ambientali e Storici di Pisa (schede); SV = Soprintendenza per i beni Architettonici, Artistici, Ambientali e Storici di Pisa (vincoli); SA = Soprintendenza Archeologica di Firenze; C = Comune (elenchi ai sensi della L.R. 10/79 Norme urbanistiche transitorie relative alle zone agricole; elenchi e schede ai sensi della L.R. 59/1980 Norme per gli interventi per il recupero del patrimonio edilizio esistente); P = Provincia. Le fonti cartografiche storiche analizzate riguardano il Catasto Leopoldino e la cartografia IGM di primo impianto (1880 circa).

Nel territorio comunale di Lajatico sono stati individuati due centri storici, cinque beni nella categoria dell’architettura religiosa (una chiesa, tre oratori, una pieve), quattro ville, sessantasei beni nella categoria dell’architettura rurale, un bene nella categoria dell’architettura militare; due mulini tra gli impianti produttivi; un teatro; cinque complessi archeologici e un sito di ritrovamenti archeologici, per un totale di ottantasette beni catalogati e cartografati. Si riporta di seguito l’elenco di tali beni, evidenziando gli elementi recepiti, a seguito di opportune verifiche in loco, dal quadro conoscitivo del presente PS. Per i beni appartenenti al sistema dell’architettura rurale si segnalano inoltre i poderi ai quali il PS attribuisce un giudizio di rilevanza.

Beni recepiti dal QC del presente PS

Poderi o cascine di accertata rilevanza recepiti dal QC del presente PS Poderi o cascine di riconosciuta rilevanza recepiti dal QC del presente PS Edifici originariamente agricoli non più classificabili tra i beni del sistema dell’architettura rurale in quanto la tipologia edilizia rurale, a seguito di interventi di trasformazione e cambio di destinazione d’uso, non è più riconoscibile

A. COMPLESSI URBANI

A1.1 Centro storico

Categoria Oggetto Toponimo Datazione Fonte

1 A\1.1 Centro storico Lajatico B-C

2 A\1.1 Centro storico Orciatico B-C

B. ELEMENTI E COMPLESSI ISOLATI NON URBANI

B1 ARCHITETTURA RELIGIOSA

B1.1 Chiese, pievi, oratori, cappelle

3/O1 B\1.1 Oratorio di S.Annunziata Orciatico B

4/O2 B\1.1 Oratorio Nucci Poggioni B

5 B\1.1 Pieve di S.Leonardo Lajatico B

6/O3 B\1.1 Oratorio Fattoria di Spedaletto B

7 B\1.1 Chiesa S.Giovanni B

B2 ARCHITETTURA CIVILE

B2.1 Ville, palazzi

8/V1 B\2.1 Villa Corsini Spedaletto XV B-C-S-VS

9/V2 B\2.1 Villa Serena Lajatico B

10/V3 B\2.1 Villa S.Giuliano Orciatico C

11/V4 B\2.1 Villa Delle Ginestre Frati B

B3 ARCHITETTURA RURALE

B3.1 Nuclei rurali, corti, poderi, cascine, edifici rurali

12/3 B\3.1 Podere S.Lucia S.Lucia C

13/101 B\3.1 Podere dei Boschicci La Sterza C

14/103 B\3.1 Podere il Cerro Bellosguardo C

15/6 B\3.1 Podere Semena Bosco delle Grillaie C

16/99 B\3.1 Podere S.Giovanni Bosco delle Grillaie C

17/98 B\3.1 Podere Sensaie Bosco delle Grillaie C

18/7 B\3.1 Podere Rota Vallata C

19/112 B\3.1 Podere lo Chalet Vallata C

20/11 B\3.1 Podere la Vallata Vallata C

21/9 B\3.1 Podere Casafrati Frati C

22/10 B\3.1 Cascina d'Era Frati C

23/17 B\3.1 Podere delle Baronce Bagnaia C

24/115 B\3.1 Podere S.Anna Lajatico C

25/16 B\3.1 Podere Bellavista Lajatico C

26/116 B\3.1 Podere le Pile Lajatico C

27/117 B\3.1 Podere S.Giuseppe Roseto C

28/94 B\3.1 Podere S.Eugenia Le Saporite C

29/44 B\3.1 Podere di Faltone Le Saporite C

30/119 B\3.1 Cascina il Pastorino Le Saporite C

31/120 B\3.1 Podere Quercia del Santo Bacio del Rio C

32/90 B\3.1 Podere S.Valeriano La Pievina C

33/89 B\3.1 Podere S.Francesco La Pievina C

34/58 B\3.1 Podere S.Giovanni La Pievina C

35/81 B\3.1 Podere Serretto alla Magna Orciatico C

36/79 B\3.1 Podere Campo ai Massi Precazano C

37/78 B\3.1 Podere Precazano Precazano C

38 B\3.1 Casa del Guardiano Orciatico C

39/62 B\3.1 Cascina il Capannone Precazano C

40/83 B\3.1 Podere i Fornelli Carpineto C

41/60 B\3.1 Podere le Caselle Orciatico C

42/84 B\3.1 Cascina S.Marco Orciatico C

43/87 B\3.1 Podere i Poggioni Orciatico C

44 B\3.1 Podere L'Annunziata Orciatico C

45/39 B\3.1 Podere Pian delle Fonti La Botra C

46/104 B\3.1 Podere i Sorbi Pian del Sorbo C

47/18 B\3.1 Podere Serra d'Arca Serra d'Arca C

48/19 B\3.1 Podere la Mandriola Mandriola C

49/106 B\3.1 Podere Rattaione Piano di ragone C

50/20 B\3.1 Podere Ragone Piano di ragone C

51/124 B\3.1 Podere Pulledraia Spedaletto C

52/91 B\3.1 Cascina i Fabbri Migliarino C

53/93 B\3.1 Podere il Ragoncino Ragoncino C

54/22 B\3.1 Podere delle Capanne S.Giovanni C

55/23 B\3.1 Podere la Guardiola La Pieve C

56/108 B\3.1 Podere la Casetta La Pieve C

57/107 B\3.1 Podere il Molino Sotto il Gorile C

58/24 B\3.1 Cascina il Ragoncino Poggio Maggiore C

59/125 B\3.1 Podere S.Andrea Poggio Maggiore C

60/28 B\3.1 Podere Fraccavera Spedaletto C

61/25 B\3.1 Podere il Poderino Migliarino C

62/26 B\3.1 Podere Lupinelli Migliarino C

63/29 B\3.1 Podere Nuovo Casanuova C

64 B\3.1 Fattoria di Spedaletto Spedaletto C

65 B\3.1 Fattoria di Spedaletto Spedaletto C

66 B\3.1 Fattoria di Spedaletto Spedaletto C

67 B\3.1 Fattoria di Spedaletto Spedaletto C

68/40 B\3.1 Podere Colle dell'Asino Colle all'Asino C

69/38 B\3.1 Podere Pienmanati Poggio Pianaccia C

70/126 B\3.1 Podere Piangentile Poggio Pianaccia C

71/33 B\3.1 Podere Quercioli Prode del ragone C

72/35 B\3.1 Podere Fecciano Fecciano C

73/36 B\3.1 Cascina Doccia Fecciano C

74/37 B\3.1 Podere le Querce Poggio Pillo C

75/30 B\3.1 Cascina Nuova Casanova C

76/31 B\3.1 Podere le Bandite Le Bandite C

77/32 B\3.1 Podere le Banditine Le Bandite C

B4 ARCHITETTURA MILITARE

B4.2 Castelli, fortezze, bastioni, torri, mura, rocche

78 B\4.2 Rocca di Pietracassia Pietracassia B

E ELEMENTI E COMPLESSI DI INTERESSE STORICO TESTIMONIALE

E2 ARCHITETTURA PALEOINDUSTRIALE

E2.1 Impianti produttivi, molini, fornaci, opifici

79/M1 E\2.1 Molino a vento Orciatico C

80/M2 E\2.1 Molino della Sterza La Sterza B

F TEATRI

81 F\1.1 Teatro Lajatico B

G ZONE DI INTERESSE ARCHEOLOGICO

G1.1 Complessi archeologici, aree

82/A1 G\1.1 Rinvenimento di tomba a ziro Podere il Cerro Et.Villanov. B

83/A2 G\1.1 Tomba etrusca Podere Rota B

84/A3 G\1.1 Rinvenimento di tomba etrusca con urna Lajatico II S.a.C. B

85/A4 G\1.1 Rinvenimento di tomba etrusca a camera Spedaletto B

86/A5 G\1.1 Necropoli Podere Rota Et.Arcaica SA

G1.2 Ritrovamenti archeologici

87/A6 G\1.2 Rinvenimento di due scheletri con armilla La Sterza B

Tra le categorie individuate nel Regesto della Provincia il Quadro Conoscitivo elaborato per il presente P.S. riconosce, come strutture antropiche del paesaggio (rappresentate nella tav. 8.3), il sistema dell’architettura religiosa costituito dalle chiese di Orciatico e Lajatico (la chiesa di San Giovanni, presente nell’elenco del Regesto, non è stata considerata parte di tale categoria in quanto si tratta di un edificio sorto negli anni Cinquanta privo di valore storico-architettonico), dalla pieve di San Leonardo, dagli oratori; dai due cimiteri comunali; il sistema dell’architettura civile costituito dalle ville; la Rocca di Pietracassia tra i beni dell’architettura militare; i mulini quali elementi dell’architettura paleoindustriale che sono stati integrati con gli elementi di conoscenza desunti dall’analisi storica; i siti di interesse archeologico. Per l’identificazione dei beni appartenenti al sistema dell’architettura rurale si è fatto riferimento, oltre che al Regesto della Provincia, alla schedatura del patrimonio edilizio diffuso elaborata nell’ambito del PRG vigente. I beni appartenenti al sistema dell’architettura rurale così identificati sono stati integrati con gli elementi di conoscenza desunti dall’analisi storica. Le caratteristiche e le condizioni di permanenza di ogni fabbricato sono state verificate in loco. Per ogni fabbricato sono state individuate la tipologia insediativa, la tipologia edilizia, la datazione storica, la destinazione d’uso attuale ed è stata elaborata una valutazione sintetica complessiva del livello di permanenza: il grado di permanenza/alterazione è stato valutato attraverso l’analisi dell’integrità fisica e dello stato di efficienza funzionale, evidenziando quei fabbricati che, per l’integrità delle caratteristiche tipologico-architettoniche, assumono un carattere di rilevanza rispetto agli altri (vedi allegato 1). La tipologia edilizia di alcuni fabbricati censiti dal Regesto e dalla schedatura del PRG risulta oggi snaturata e assimilabile alla palazzina, pertanto tali edifici non si considerano più classificabili sistema dell’architettura rurale. Le carte tematiche di analisi dell’evoluzione storica di Lajatico In una prima fase è stata svolta una ricostruzione degli assetti territoriali secondo fasi di sviluppo storiche documentabili che hanno condizionato il territorio sul piano dell’organizzazione fisica:

- gli anni 30 del XIX secolo (tav. 6.1.1 Q.C.)17. Sono stati riconosciuti, tra gli elementi morfologici del territorio, gli antichi corsi del fiume Era e dei torrenti Sterza e Fosce ; tra le strutture lineari i tracciati viari; tra le strutture puntuali i fabbricati edilizi; tra le strutture areali gli insediamenti; la carta individua inoltre i confini delle comunità limitrofe a quella di Lajatico.

- Elementi del Catasto Leopoldino (tav. 6.1.2)18. La carta individua gli elementi di morfologia del territorio quali l’antico corso del fiume Era e del torrente Sterza; le strutture lineari dei tracciati viari, delle strade nuove e delle mulattiere o sentieri; le strutture puntuali del sistema insediativo quali la Rocca Cassia, i poderi, gli edifici rurali e le cascine, le chiese, gli oratori, i cimiteri, le fornaci, i forni, le cantine, i mulini, le “uccelliere”, le “pievine”, i “seccaggi”, i “pelagi”, i “lavatoi”, gli “abbeveratoi”, le “immaginette”, le fonti, le sorgenti e i ponti di legno.

- Gli anni 10 del XX secolo (tav. 6.1.4 Q.C.)19. Nella tavola sono rappresentati i tracciati viari suddivisi in strade ordinarie a fondo artificiale con manutenzione ordinaria quali le strade a doppio transito e in strade a fondo naturale senza manutenzione regolare, non sempre praticabili articolate in carreggiabili, campestri e mulattiere; le strutture puntuali del sistema insediativo quali la rocca, le chiese, gli oratori, i mulini, i cimiteri e i poderi, edifici rurali e cascine; le strutture areali costituite dagli insediamenti storici.

17 Fonte: ASP, Ufficio dei Fiumi e Fossi, Carte topografiche n. 18, Mappa topografica del Territorio Comunicativo di Lajatico (scala di br. 1000 nella proporzione dal vero di 1:25.000) n. 95. 18 Fonte: ASP, Catasto terreni n. 72, Catasto Generale della Toscana – Compartimento di Pisa, Cancelleria di Peccioli, Comunità di Lajatico. 19 Fonte: IGM, Cartografia scala 1:25.000 – volo 1913.

- Gli anni 40 del XX secolo (tav. 6.1.5 Q.C.)20. Nella carta sono individuati gli stessi elementi definiti per la sezione storica precedente. Compaiono anche, tra le strutture puntuali appartenenti al sistema insediativo, le cappelle, le fornaci, i pozzi e le fontane perenni, le sorgenti perenni, i ponti di legno e le croci isolate; tra le strutture insediative areali, oltre ai centri storici di Orciatico e Lajatico, è presente l’area industriale/artigianale di La Sterza.

Le diverse sezioni storiche sono state sovrapposte alla Carta Tecnica Regionale aggiornata e sono state così individuate le strutture di permanenza rispetto alle varie epoche analizzate (tav. 6.2.1 – Strutture di permanenza rispetto agli anni 30 del XIX secolo; tav. 6.2.2 – Strutture di permanenza rispetto al Catasto Leopoldino; tav. 6.2.3 - Strutture di permanenza rispetto agli anni 10 del XX secolo, tav. 6.2.4 - Strutture di permanenza rispetto agli anni 40 del XX secolo QC). Per i tracciati viari è stato dato un giudizio di permanenza relativamente alla loro conservazione ed efficienza (individuando le strutture lineari esistenti, alterate o scomparse). La carta di sintesi (tav. 6.2.5 Q.C.) individua le strutture di permanenza di lungo periodo, articolate tra quelle presenti nelle cartografie del Catasto Leopoldino e quelle successive: le strutture di permanenza lineari (le strade, le campestri, le mulattiere o sentieri), areali (gli insediamenti e i siti di interesse archeologico) e puntuali (i beni storici diffusi). A partire da questa tavola si può procedere ad una valutazione delle permanenze per sistemi storici, delimitando ambiti contraddistinti da caratteri di permanenza analoghi e raffrontabili:

- le aree della valle dell’Era caratterizzate da una buona permanenza dei tracciati e della matrice insediativa rurale e da una parziale perdita delle trame agricole e degli usi del territorio;

- le aree collinari centrali caratterizzate da un’elevata permanenza dei tracciati, delle trame agricole e delle strutture insediative storiche;

- le aree collinari boscate con elevata permanenza degli usi del territorio e parziale perdita e abbandono dei tracciati e della struttura insediativa storica;

Le strutture antropiche del paesaggio L’elaborazione che sintetizza i contenuti delle stratificazioni storiche e, relativamente ad alcuni elementi, delle risorse naturali, è costituita dalla tavola delle strutture antropiche del paesaggio (Tav. 8.3 Q.C.). Le strutture di permanenza identificate nel corso dell’analisi storica sono state articolate in strutture lineari, appartenenti al sistema infrastrutturale, beni puntuali (beni diffusi) e beni areali appartenenti al sistema insediativo. Il sistema infrastrutturale è stato classificato in base all’importanza strategica dei tracciati viari storici individuati, alla loro tipologia, alla morfologia e alle caratteristiche dei territori che percorrono. Il territorio della valle dell’Era è attraversato in direzione nord-ovest – sud-est dal tracciato storico di comunicazione strategica della SS439 Sarzanese Valdera che costituisce l’asse di collegamento primario dell’intero territorio comunale. Il tracciato viario corre lungo il corso del fiume Era e, all’altezza della confluenza del torrente Ragone con il fiume si dirama: da una parte percorre i territori di fondovalle dei torrenti Ragone e Foscecchia e prosegue verso il comune di Montecatini Val di Cecina, dall’altra continua il suo percorso lungo il Fiume Era (SS439 bis) e arriva a Volterra. Dal tracciato principale della SRT439 si dirama a pettine il sistema della viabilità minore, costituita dalle strade e dai sentieri campestri di matrice storica, che raggiungono i fabbricati rurali. I territori collinari centrali sono attraversati da un tracciato viario storico caratterizzato da un elevato grado di panoramicità, che si sviluppa a partire dall’asse della Sarzanese Valdera, percorre le linee di crinale e costituisce il collegamento principale tra i borghi storici di Lajatico e Orciatico, il sistema insediativo rurale di collina e i territori di valle. Da questo tracciato si dirama una fitta rete di strade, mulattiere, sentieri e strade campestri di matrice rurale che costituiscono la rete di connessione secondaria tra crinale e fondovalle. 20 Fonte: IGM, Cartografia scala 1:25.000 – volo 1948.

I territori collinari boscati sono attraversati da una rete sentieri, mulattiere e strade campestri di matrice storica che si mantiene in buone condizioni di percorribilità in alcuni tratti, mentre in altri risulta poco leggibile perché costituita da sentieri dismessi o in condizioni di percorribilità disagevoli; in generale i tracciati che percorrono i territori boscati sono male integrati con la rete viaria principale e secondaria dei contesti di valle e delle colline centrali. La struttura insediativa si articola in tre categorie: i beni puntuali, che corrispondono al patrimonio storico-culturale diffuso, i beni areali, cioè gli insediamenti e i siti di interesse archeologico. I beni storico-culturali puntuali sono classificati in base all’universo tematico di appartenenza: il sistema dei beni dell’architettura religiosa, localizzati all’interno o in prossimità dei nuclei abitati di collina, che comprende la pieve di San Leonardo, le chiese di Lajatico e Orciatico, gli oratori e i due cimiteri comunali, classificati come beni culturali ai sensi dell’art. 10 del Codice; il sistema dell’architettura civile, costituito da quattro ville tra cui quella di Spedaletto, anch’essa classificata tra i beni culturali; il sistema dell’architettura militare costituito dalla rocca di Pietracassia, localizzata nelle aree collinari occidentali boscate e classificata come bene culturale; il sistema dell’architettura rurale, articolato in base alla tipologia insediativa in poderi e cascine, la villa fattoria di Spedaletto e i mulini. I poderi e le cascine sono prevalentemente diffusi nei territori delle colline coltivate; i territori delle colline che affacciano sulla valle dell’Era sono caratterizzati dalla permanenza di nuclei rurali prevalentemente recuperati per funzioni residenziali e turistico-ricettive in stretto rapporto con l’asse viario di comunicazione primaria della Sarzanese Valdera; nei territori collinari interni la tipologia insediativa prevalentemente diffusa è la casa isolata con annessi a pianta compatta, con piano terra destinato ad annesso, scala esterna di accesso al piano primo residenziale e colombaia, localizzata sui crinali e sui poggi. Si riscontrano in misura sempre più frequente interventi di recupero e nuovi interventi aziendali incongrui con le tipologie locali che, in alcune zone, hanno localmente alterato i caratteri di ruralità dei luoghi. E’ inoltre assai elevata la percentuale di fabbricati rurali in stato di abbandono. I mulini storici sono localizzati nei territori boscati, a sud-ovest del nucleo di Orciatico e lungo il torrente Fosce. Nei pressi della frazione di La Sterza è ubicato un mulino funzionante. Tra i beni storici areali si individuano i nuclei Lajatico e Orciatico, ubicati nelle zone di sommità delle colline centrali collegati fra loro da un tracciato viario storico di crinale ad alto grado di panoramicità in buone condizioni di percorribilità. Il QC del presente PS riconosce inoltre i siti di interesse archeologico classificati dal Regesto dei Beni culturali della Provincia di Pisa, la cui identificazione è stata svolta in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Firenze. Tra le strutture del paesaggio sono stati identificati anche gli elementi naturali appartenenti al sistema delle acque –fiume Era, tratti torrentizi principali (Fosce, Ragone, Sterza), tratti torrentizi minori (Cecinella, Foscecchia), rete idrica minore- e le strutture agrarie e naturali significative –aree boscate, oliveti e vigneti sui versanti collinari, siepi naturali di fondovalle in ambiente rurale, sabbie e ghiaioni. Si ritiene infatti che solo una lettura integrata del paesaggio, che tenga in considerazione sia gli elementi appartenenti al sistema insediativo e infrastrutturale sia le strutture agrarie e naturali, possa condurre ad una interpretazione complessiva dei processi e delle dinamiche evolutive del territorio, delle interdipendenze e delle relazioni tra risorse naturali, processi di uso del suolo, morfologie insediative stratificate nel tempo, mirata alla definizione di strategie integrate di tutela e valorizzazione per la conservazione attiva e la riqualificazione degli ambiti paesaggisitici.

2.1.2 Funzionamento del paesaggio e patrimonio paesaggistico: i contesti paesistici locali L’articolazione dei contesti paesistici locali nasce da una lettura integrata delle risorse identitarie precedentemente analizzate in forma separata, che sono state ricomposte cercando di mettere in luce la trama di relazioni che danno forma a identità di paesaggio specifiche e differenziate, significative ai fini delle politiche di pianificazione e gestione. La ricomposizione dell’insieme delle relazioni tra le categorie di risorse costitutive delle identità di paesaggio è avvenuta, in una prima fase, attraverso l’interpretazione del funzionamento del paesaggio, cioè delle modalità di interazione delle diverse componenti che caratterizzano il territorio in rapporto all’uso delle risorse primarie (aria, acqua, suolo). L’indagine sul funzionamento del paesaggio si pone come obiettivi generali “[…] l’assunzione consapevole dei limiti delle risorse primarie, [il] mantenimento delle specificità storico culturali e delle identità locali, [il] riconoscimento dei legami e degli scambi trans-locali necessari per favorire i processi evolutivi delle economie sostenibili e rinnovare il valore delle differenze locali”21. Sono stati analizzati i seguenti tipi di rapporto:

a) relazioni tra stato delle risorse primarie (intese come aria, acqua, suolo ma anche come configurazioni ecologiche) e assetti agro-silvo pastorali, con il riconoscimento di parti caratterizzate da analoghe modalità di interazione;

b) relazioni tra risorse primarie e sistemi insediativi; c) interpretazione sintetica dei due sistemi di relazioni finalizzata all’identificazione di ambiti

funzionali integrati, caratterizzati da differenti gradi di sostenibilità del rapporto tra risorse primarie e risorse paesistiche22.

a) Relazioni tra risorse primarie e usi consolidati del suolo:

tale lettura relazionale ha condotto al riconoscimento di ambiti territoriali con modalità di funzionamento differenziate, in particolare: i territori della valle dell’Era presentano in genere un uso agricolo consolidato con tendenza alla frammentazione fondiaria dovuta all’incremento di aree destinate a orticoltura e agricoltura ludica e all’omologazione delle colture agrarie e al sovrasfruttamento delle falde per usi irrigui dovuto all’aumento della monocoltura industriale; i versanti collinari centrali sono caratterizzati da un uso agricolo consolidato con tendenze a fenomeni di frana e dissesto geomorfologico localizzati nei terreni più acclivi; i versanti collinari occidentali hanno un uso consolidato a bosco e a pascolo che tende ad evolvere verso il bosco e la macchia mediterranea; in questi territori sono diffusi fenomeni di frane attive; in generale tutto il reticolo idrografico principale è sottoposto a fenomeni di rischio idraulico.

b) Relazioni tra sistemi insediativi e razionalità ambientali: il territorio comunale è caratterizzato da una densità abitativa molto bassa. Il sistema insediativo della valle dell’Era è costituito da densificazioni lineari lungo la strada Sarzanese Valdera (La Sterza e Villaggio San Giovanni) e da una matrice insediativa rurale costituita dal sistema dei poderi e dalla maglia agraria ancora ben leggibile che si organizza intorno alla viabilità principale; nei territori delle colline centrali permangono i borghi storici di Lajatico e Orciatico che si sviluppano lungo la viabilità di crinale; il sistema insediativo dei poderi e dei nuclei rurali si organizza lungo la rete principale di crinale da cui si dirama la rete di connessione con il fondovalle ed il relativo sistema insediativo dei poderi localizzati sui poggi; le aree collinari occidentali boscate sono scarsamente popolate e presentano insediamenti diffusi di matrice rurale localizzati prevalentemente nelle aree di radura, la cui organizzazione rispetto alla rete viaria risulta oggi scarsamente leggibile per le condizioni di abbandono dei tracciati e del patrimonio stesso.

21 Alberto CLEMENTI (a cura di), op. cit, p. 209. 22 Ibidem, pp. 198-216.

Ambiti funzionali e sostenibilità dei paesaggi:dall’integrazione delle due letture relazionali sopra descritte possiamo riconoscere sostanzialmente tre ambiti funzionali, caratterizzati da differenti gradi di sostenibilità:

l’ambito funzionale caratterizzato da un’elevata sostenibilità del rapporto tra stato delle risorse primarie, assetti del suolo e sistemi insediativi, corrispondente ai territori collinari centrali;

l’ambito funzionale caratterizzato da un’elevata sostenibilità del rapporto tra risorse primarie e usi del suolo ma da un progressivo sotto-utilizzo e abbandono di collegamenti e insediamenti, corrispondenti ai territori delle colline occidentali boscate;

la valle dell’Era, caratterizzate da una sufficiente sostenibilità del rapporto tra risorse primarie, usi del suolo e sistemi insediativi;

La fase delle identificazioni si conclude con la definizione del patrimonio paesaggistico complessivo e delle sue unità componenti (i contesti paesistici locali), il cui obiettivo principale è arrivare ad una rappresentazione condivisa dei caratteri identitari del paesaggio. Il paesaggio assume così il significato di patrimonio di risorse identitarie (“patrimonio paesaggisitico”) da sottoporre a strategie di tutela e valorizzazione integrate rispetto alle tipologie di risorse e differenziate rispetto alla specificità delle singole identità territoriali riconosciute. L’analisi così svolta ha condotto al riconoscimento dei contesti paesistici, intesi quali ambiti caratterizzati da sistemi di relazioni tra risorse identitarie specifici e differenziati (tav. 8.4 Q.C.):

la valle dell’Era; le colline centrali: le colline coltivate e i borghi storici; i boschi.

Schede di sintesi 1 – La valle dell’Era Il contesto si articola lungo il corridoio naturale del fiume Era, cui si riconosce la funzione di connessione ecologica a livello sovracomunale, e il corridoio infrastrutturale di matrice storica della Sarzanese Valdera, che garantisce l’accessibilità primaria all’intero territorio comunale e la connessione con i territori collinari interni. Il territorio è caratterizzato da un paesaggio prevalentemente agricolo di fondovalle in cui si possono ancora leggere le relazioni tra il patrimonio edilizio diffuso, l’asse viario principale e la maglia agraria, e dal paesaggio fluviale di pertinenza del fiume. Fanno parte dell’ambito gli affacci collinari contermini alla Sarzanese Valdera, caratterizzati dalla presenza di nuclei di matrice rurale, recuperati per funzioni turistico-ricettive o di residenza, che hanno perso il legame con i territori agricoli delle colline interne e sono oggi fortemente legati all’asse viario di comunicazione principale. L’integrità dei caratteri identitari del paesaggio agrario di fondovalle è stata parzialmente compromessa laddove si sono sviluppate le frazioni di La Sterza e Villaggio San Giovanni, in particolare nel rapporto tra le aree di frangia dei due nuclei abitati e il territorio agricolo e, localmente, a causa di nuovi interventi aziendali (residenze agricole) o interventi di recupero incongrui con le tipologie locali e con i caratteri di ruralità dell’ambito.

Geologia: sedimenti alluvionali delle valli dell’Era e del Ragone; terreni argillosi e sabbiosi in corrispondenza delle pendici collinari. Morfologia: il contesto si identifica con la porzione pianeggiante della valle dell’Era posta in riva sinistra del fiume e con la valle bassa del torrente Ragone. Sono comprese nel contesto le prime pendici dei territori collinari. Idrologia: tratto del fiume Era compreso entro i confini comunali; torrente Ragone nel suo tratto finale; torrenti Fosce e Foscecchia nel loro tratto finale; affluenti minori dell’Era nel loro tratto finale: botro delle Macchie, botro del Cerro, botro Fraginetta, botro di Cannatello, Botro dell’Aia, botro delle Pianacce, botro del Sorbo, botro di Serra, botro della Casetta; affluenti minori del Ragone nel loro tratto finale: botro delle Ville, botro della Spina, botro della Sughera, botro di Poggio Maggiore, botro di Ragoncino, botro di Panaceta. Uso del suolo e vegetazione: la coltura prevalente è il seminativo; sono presenti, in misura assai ridotta, piccoli appezzamenti di vigneto localizzati nei territori della valle dell’Era, sulle pendici collinari, in prossimità dei poderi e nelle aree limitrofe all’insediamento di San Giovanni. Le tendenze in atto nel territorio di valle sono l’aumento della monocoltura industriale e l’incremento di aree destinate ad orticoltura e agricoltura ludica, con conseguenti cambiamenti nell’organizzazione fondiaria (maggior frammentazione dei fondi agricoli) e nell’incidenza dell’utilizzo dell’acqua di falda per usi irrigui. Elementi caratteristici del paesaggio sono le siepi naturali, costituite da formazioni miste arbustive con presenza di alberi, ubicate lungo il corso dei botri minori. Lungo i corsi d’acqua principali dell’Era, del Ragone, del Fosce e del Foscecchia, sono presenti formazioni riparali caratterizzate dalla presenza diffusa di salici e pioppi. Insediamenti: frazioni di La Sterza e San Giovanni; edilizia rurale isolata sparsa nella valle dell’Era; nuclei di matrice rurale nei territori collinari ubicati in corrispondenza dei poggi, prevalentemente recuperati per funzioni turistico-ricettive e di residenza stabile. Viabilità: l’ambito è attraversato in direzione nord-ovest –sud-est dal tracciato viario storico di comunicazione strategica della Sarzanese-Valdera (STR39), che assicura l’accessibilità primaria al territorio comunale . Dal tracciato principale della SRT439 si dirama a pettine il sistema della viabilità minore, costituita dalle strade e dai sentieri campestri di matrice storica, che raggiungono i poderi.

Risorse identitarie di valore paesaggistico e/o ecologico: modello insediativo costituito dalla relazione tra patrimonio edilizio diffuso, viabilità principale e maglia agraria quale espressione dei caratteri identitari del paesaggio di fondovalle; presenza di siti di interesse archeologico lungo la SRT 439, nei pressi della frazione di La Sterza; corridoio fluviale dell’Era; corridoi ecologici di collegamento tra le aree collinari boscate e coltivate e il fiume Era (tratto finale dei torrenti Ragone, Fosce e Foscecchia); sistema delle siepi naturali.

La valle dell’Era – Patrimonio storico-culurale (tav. 8.3)

2 – Le colline centrali coltivate Il contesto paesistico delle colline centrali è caratterizzato da un paesaggio rurale integro il cui valore è da attribuire prevalentemente alla permanenza nel tempo delle pratiche agricole che svolgono il duplice ruolo di tutela dell’integrità fisica del territorio e di conservazione delle strutture agrarie di matrice storica, e dalla presenza dei due nuclei storici di Lajatico e Orciatico. Lo sviluppo rurale sostenibile e la conservazione attiva dei valori paesaggistici esistenti sono gli obiettivi da perseguire per la salvaguardia e la valorizzazione dei caratteri identitari di questo territorio; la creazione di un sistema integrato di risorse fondato sulla rete dei percorsi storici e sul sistema dei beni culturali di valore contribuirà a valorizzare un paesaggio fortemente evocatico delle condizioni di ruralità della tradizione locale.

Geologia: prevalenza di terreni argillosi; presenza di terreni sabbiosi nella porzione settentrionale; sedimenti alluvionali nelle aree di fondovalle dei torrenti Sterza, Cecinella, Fosce, Foscecchia e Ragone e dei botri minori. Morfologia: vasto territorio collinare coltivato attraversato in direzione nord-est - sud-ovest dalla valle del torrente Sterza, che costituisce il limite settentrionale, e dalle valli minori dei torrenti Fosce, Foscecchia e Ragone. I crinali principali, che non superano i 350 m s.l.m., si sviluppano con andamento assai frastagliato prevalentemente in senso nord-est – sud-ovest; da essi si diramano i crinali secondari e le vallecole dei botri minori. Il paesaggio è caratterizzato dall’andamento dolce delle colline e dalla presenza di poggi isolati. Idrologia: principali affluenti del fiume Era: torrente Sterza, torrente Ragone; affluenti minori del fiume Era: botro delle Macchie, botro di Bocignone, botro di Cannatella, botro

BENI PUNTUALI

ARCHITETTURA RURALE

poderi e cascine9-Casafrati A1-Rinvenimento di tomba a ziro

10-C.d'Era A5-Necropoli18-Serra d'Arca A6-Rinvenimento didue scheletri con armilla19-La Mandriola20-Ragone91-Fabbri101-Boschicci102-Pod. Nuovo103-Cerro104-Sorbi106-Rattaione107-C.il Molino113-C.del Pastore121-San Michele122-San Francesco

SITI DI INTERESSE ARCHEOLOGICO

delle Baronce, botro dei Prati, botro della Casetta; affluenti del torrente Sterza: torrente Cecinella e suoi affluenti minori (botri delle Vecchiette e di Roseto), botro di Chianni; affluenti del torrente Ragone: torrente Fosce e suoi affluenti minori (botri delle Capanne, del Bagoncino, Botrarrio, botri di Rio Torbido, di Piano, etc.), torrente Foscecchia, botro delle Ville, botro della Sughera, botro di Poggio Maggiore, botro di Ragoncino, botro di Colle all’Asino, botro di Piamonti, botro di Pianaceta. Nel periodo estivo i torrenti Sterza, Ragone, Fosce e Foscecchia rappresentano la quasi esclusiva fonte di approvvigionamento idrico mentre i numerosi botri assumono carattere stagionale. Uso del suolo e vegetazione: il territorio è caratterizzato dalla coltura prevalente di tipo seminativo. Scarsa la presenza di coltivazioni arboree a vite e ad olivo che sono per lo più ubicate vicino ai centri urbani di Lajatico e Orciatico. Elementi caratteristici del paesaggio le siepi naturali situate nelle zone umide delle vallecole lungo i botri minori. Lungo i torrenti principali sono presenti formazioni riparali caratterizzate dalla presenza diffusa di salici e pioppi. Insediamenti: centri storici di Lajatico e di Orciatico, nucleo rurale della fattoria di Spedaletto, poderi e edilizia rurale isolata sparsa. Viabilità: il territorio collinare è attraversato da una rete viaria di matrice storica ad elevato grado di panoramicità che, partendo dalla Sarzanese Valdera, forma una sorta di anello che assicura il collegamento interno tra i centri urbani e tra questi e la valle. È presente in tutto l’ambito una fitta rete di mulattiere, sentieri e strade campestri di matrice storica, con tratti dimessi e non sempre percorribili, che collega gli edifici rurali sparsi alla viabilità principale. Risorse identitarie di valore paesaggistico e/o ecologico: integrità dei centri storici di Lajatico e Orciatico; nucleo rurale della fattoria di Spedaletto; conservazione delle strutture del paesaggio agrario grazie alla permanenza nel tempo delle pratiche agricole con particolare riferimento alla maglia poderale di matrice storica e alla distribuzione sul territorio del sistema poderale; mantenimento di livelli di panoramicità ed integrazione ambientale associati ai tracciati viari storici di collegamento principale e a percorsi di accesso ai fondi ed ai poderi; permanenza della funzione di corridoi ecologici dei torrenti principali (Sterza, Fosce, Foscecchia, Cecinella); conservazione di una rete ecologica di microconnessione costituita dalle siepi naturali dei fondovalle minori; presenza di istituti faunistici di protezione e di interesse ambientale (Zona di ripopolamento e cattura di Orciatico; Azienda faunistico venatoria di Spedaletto).

Le colline centrali - Patrimonio storico-culturale (tav. 8.3)

3 – I boschi Il contesto paesistico dei boschi si identifica con un paesaggio integro a caratterizzazione fortemente naturalistica, a prevalenza di aree boscate caratterizzate elevati livelli di biodiversità grazie anche alla presenza di aree di radura destinate a pascolo. L’integrità complessiva delle condizioni di naturalità di questo territorio è stata favorita da un naturale isolamento dell’ambito e da un bassissimo carico demografico. Per contro, questo isolamento ha determinato l’abbandono progressivo del patrimonio edilizio diffuso e della rete viaria che risulta in gran parte dimessa e male integrata con la viabilità dei territori collinari coltivati e delle aree di fondovalle.

Geologia: terreni brecciosi; presenza di terreni sabbiosi nelle colline nord occidentali; sedimenti alluvionali nelle aree di fondovalle del torrente Sterza. Morfologia: i crinali principali si sviluppano con andamento complessivamente continuo in senso sud-ovest – nord-est e, nella porzione centro-meridionale dell’ambito, raggiungono altezze intorno ai 600 m s.l.m.; essi costituiscono gli spartiacque dei torrenti Sterza, Cecinella, Fosce e Foscecchia. Dai crinali principali si diramano i crinali secondari e le incisioni vallive dei botri minori che affluiscono ai torrenti sopra elencati. Idrologia: nel territorio dei boschi nascono i torrenti Cecinella, Fosce e Foscecchia; il contesto è inoltre attraversato dai torrente Sterza, che ne costituisce il limite nord-occidentale e dal torrente Ragone; la rete idrica minore è costituita da botri che affluiscono a tali torrenti: botri del Confine, di Carestia, della Rocca, di Finale, di Fregio, di Chianni e di Rio (affluenti dello Sterza); botri di Cecinella, del Casino e di Montauto (affluenti del Cecinella); botri del Casino, di Faecchio, di Cannetello, di Maiano, di Ciabarro, delle Macine, del Molino, Forcone e delle Scope Femmine (affluenti del Fosce); botro delle Marmaie (affluente del Foscecchia). Uso del suolo e vegetazione: territorio prevalentemente boscato costituito da cedui composti a prevalenza di specie quercine e macchia mediterranea; nelle aree limitrofe al nucleo abitativo di Orciatico sono presenti rimboschimenti di pino marittimo e cipresso. Ai margini e all’interno delle aree boschive, a sud di Orciatico e nei pressi della Rocca di Pietracassia, sono presenti aree a pascolo cespugliato in gran parte in evoluzione verso il bosco. All’interno del bosco si trovano inoltre radure coltivate a seminativo. Il torrente Sterza

presenta tratti di sponde con vegetazione ripariale. Nella porzione nord del contesto si trova una cava attiva di notevole estensione. Insediamenti: il contesto è caratterizzato da una densità abitativa assai scarsa e non presenta frazioni abitate; sono presenti fabbricati di matrice rurale sparsi, per la maggior parte in stato di abbandono o non censiti perché non raggiungibili. Interessante la presenza di vecchi mulini ubicati ad ovest del nucleo di Orciatico. Tra i beni puntuali emerge la Rocca di Pietracassia, ad oggi difficilmente raggiungibile e in stato di degrado. Viabilità: il contesto è attraversato da una rete di strade campestri che si sviluppano prevalentemente sui crinali principali e di sentieri di matrice storica. Tali percorsi sono in gran parte inefficienti e male integrati con la rete viaria principale e secondaria dei contesti di valle e delle colline centrali. Ciò comporta l’inacessibilità e l’isolamento dell’ambito territoriale e delle risorse disponibili. Risorse identitarie di valore paesaggistico e/o ecologico: rocca di Pietracassia; sistema dei mulini; percorsi minori ad alta valenza ambientale-naturale; aree boscate e radure a pascolo cespugliato particolarmente importanti per la conservazione degli equilibri ecosistemici e per la gestione di preziose specie faunistiche; il contesto comprende un’area classificata come “b,c,d” ai sensi del DCR 296/88 e una porzione dell’azienda faunistico venatoria di Miemo.

I boschi - Patrimonio storico-culturale (tav. 8.3)

ARCHITETTURA CIVILE ARCHITETTURA MILITAREville poderi e cascine mulini rocche

V3-Villa San Giuliano 37-La QuerceM1-Molino a vento (Orciatico) Rocca di Pietracassia

55-MontautoM3-Molino a vento (Orciatico)

62-senza nomeM4-Molino ad acqua (Orciatico)

65-P.Le PianeM5-Molino ad acqua (Orciatico)

66-C.Faeta69-senza nome70-P.Firenze71-C.Calabrone72-P.La Casina73-Galliano74-C.Pian delle Vigne75-Botro al Rio78-Precazzano79-Campo ai Massi80-Villa San Giuliano81-Serretta alla Magna83-Fornelli

BENI PUNTUALIARCHITETTURA RURALE

2.2 Valutazioni 2.2.1 Valori di paesaggio Il riconoscimento di ambiti omogenei caratterizzati da differenti livelli di valore paesaggistico all’interno del territorio è finalizzato alla successiva definizione degli obiettivi di qualità paesaggistica, in coerenza con quanto espresso nel Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.lgs n.42/2004) ai commi 1, 2, 3 lettera a) dell’art. 143. La definizione di ambiti di valore paesaggistico omogeneo avviene attraverso il riconoscimento del grado di integrità e rilevanza delle risorse identitarie esistenti, degli assetti del suolo, dei loro sistemi di relazione. I giudizi di integrità si basano sul livello di compiutezza delle trasformazioni subite nel tempo, di chiarezza delle relazioni storico-paesistiche, di leggibilità dei sistemi di permanenze, di conservazione dei beni puntuali; sulla base di tali parametri si distinguono paesaggi integri, e parzialmente modificati. I giudizi di rilevanza tengono conto dei valori testimoniali e documentari, della presenza di elementi e sistemi patrimoniali riconosciuti a livello nazionale e internazionale e/o nelle elaborazioni disciplinari specialistiche e dei giudizi espressi dalla società locale; sono stati riconosciuti paesaggi di accertata e notevole rilevanza. L’articolazione spaziale dei valori in differenti ambiti deriva dalla combinazione dei giudizi sul livello di integrità e di rilevanza. Nel territorio comunale di Lajatico si riconoscono paesaggi complessivamente integri, articolati come segue:

- paesaggi integri di notevole rilevanza: le colline centrali; i boschi; - paesaggi integri di accertata rilevanza: la Fattoria di Spedaletto (perimetro ex 1497); la Zona

di Ripopolamento e Cattura di Orciatico; - paesaggi parzialmente modificati con elementi di rilevanza: la Valle dell’Era;

Il valore delle colline centrali è determinato dalla integrità complessiva dei caratteri storico-architettonici dei nuclei storici di Orciatico e Lajatico, dalla permanenza nel tempo delle pratiche agricole con conseguente conservazione delle strutture del paesaggio agrario quali la maglia poderale di matrice storica, la distribuzione sul territorio del sistema poderale, le strutture lineari naturali di connessione diffusa (corsi d’acqua e sistema delle siepi naturali), dal mantenimento dei percorsi storici ad elevato grado di panoramicità, nonché dalle caratteristiche morfologiche e di utilizzazione dei suoli. La conservazione e la leggibilità dei sistemi di permanenza e delle relazioni storico-paesistiche determina il valore di integrità e di rilevanza notevole di questi territori. Il contesto dei boschi è stato riconosciuto come paesaggio integro di notevole rilevanza per il suo elevato valore ambientale determinato dall’integrità complessiva delle caratteristiche di naturalità del territorio, con particolare riferimento alla conservazione delle aree boscate e delle radure a pascolo e seminativo e dei relativi equilibri ecosistemici. All’interno dell’ambito è presente un’area “b, c, d” individuata ai sensi del D.C.R. 296/88. Il PS riconosce il valore paesistico ambientale e l’importanza dei contenuti storico culturali di tale area per la presenza della Rocca di Pietracassia. L’obiettivo generale per il contesto dei boschi è quello della salvaguardia dei valori ambientali riconosciuti; in particolare, per l’area “b, c, d”, saranno previsti interventi di valorizzazione delle risorse presenti attraverso forme compatibili di fruizione degli spazi naturali. Nella zona di ripopolamento e cattura di Orciatico il giudizio di accertata rilevanza è determinato, oltre che dalla permanenza degli assetti agrari storici consolidati e degli elementi del sistema insediativo storico di matrice rurale che caratterizzano le colline centrali, dal valore ambientale riconosciuto a livello provinciale (con la costituzione della struttura faunistica) e a livello locale. La ZRC è infatti gestita da un consorzio faunistico costituito da imprenditori agricoli locali.

Il livello di eccellenza del valore storico-architettonico e paesaggistico della Fattoria di Spedaletto è riconosciuto a livello nazionale. La fattoria è infatti riconosciuta quale area di notevole interesse pubblico ai sensi degli artt. 136-141 del Codice dei beni culturali e del paesaggio e pertanto soggetta a speciale tutela. L’integrità del paesaggio di fondovalle risulta parzialmente compromessa nel rapporto tra i nuclei insediativi ed il territorio rurale; i fenomeni di degrado potenziale o in atto si riscontrano nelle aree di frangia dei centri abitati, per la mancanza di un progetto unitario di compensazione ambientale e paesaggistica tra l’urbanizzato e la campagna circostante e per la presenza di forme di autoconsumo non disciplinate e nel rapporto tra viabilità principale e nuclei insediativi, per la mancanza di nodi di passaggio tra ambiente extraurbano ed ambiente urbano a protezione, messa in sicurezza ed identità dei nuclei stessi. Le tendenze in atto in ambito rurale sono l’aumento della monocoltura industriale e l’incremento di aree destinate ad orticoltura e agricoltura ludica, con conseguenti rischi di frammentazione fondiaria, sovrasfruttamento delle falde per usi irrigui, omologazione e perdita dei caratteri identitari del paesaggio agrario che, ad oggi, risultano ancora complessivamente leggibili. Nell’ambito si conservano infatti la modalità insediativa del patrimonio edilizio rurale diffuso in rapporto alla maglia viaria di matrice storica, nonché i caratteri di naturalità e la funzione di connessione ecologica del fiume Era e del torrente Fosce. La carta dei valori di paesaggio individua anche i centri storici minori, le trame storiche e i beni diffusi di notevole valore storico culturale, ossia quei fabbricati che, per caratteristiche tipologiche e architettoniche e per il livello di integrità fisica e funzionale, assumono un carattere di rilevanza rispetto ai beni storico-culturali diffusi già individuati nella tav. 8.3 del Q.C.. 3. Diagnosi prospettica del paesaggio 3.1 Previsioni 3.1.1 Rischi per il paesaggio La valutazione dei rischi di compromissione del paesaggio è finalizzata alla definizione degli ambiti più sensibili e alla successiva formulazione di obiettivi e strategie mirati alla salvaguardia e/o alla conservazione attiva dell’integrità dei paesaggi rilevanti potenzialmente suscettibili di alterazione e alla riqualificazione di paesaggi già compromessi. A partire da un’analisi dei processi di mutamento esistenti e prevedibili sul territorio comunale, in coerenza con quanto espresso all’art. 143 comma 3, lettera b) del Codice dei beni culturali e del paesaggio, sono stati individuati i principali rischi di compromissione dei valori paesistici riconosciuti nei contesti più sensibili (tav. 8.5 Q.C. – Rischi e valori). Il livello del rischio di alterazione è stato valutato confrontando la rilevanza dei fattori di trasformazione con il grado di valore attribuito alle risorse paesaggistiche; lo studio si è quindi concentrato sui fattori di rischio più significativi per la loro incidenza sui caratteri fisici, funzionali e di senso delle risorse nell’ambito dei contesti paesistici locali. Il territorio comunale è interessato da dinamiche di espansione insediativa molto limitate che generano modesti processi di trasformazione nel contesto della valle dell’Era, localizzabili nelle aree limitrofe del centro abitato di La Sterza. Il fattore di rischio per le aree suscettibili di tali processi insediativi, se non opportunamente disciplinati, è l’alterazione del rapporto tra uso del suolo agricolo e consumo di suolo per funzioni produttive. Fenomeni di autoconsumo agricolo non disciplinati generano inoltre situazioni di degrado paesistico nelle aree limitrofe al Villaggio San Giovanni. Per tali aree sarà opportuno prevedere strategie di riqualificazione delle risorse già compromesse e misure preventive finalizzate alla realizzazione di un progetto unitario di compensazione ambientale e paesaggistica tra l’urbanizzato e la campagna circostante. A livello della rete viaria principale di scorrimento veloce che attraversa la valle dell’Era (SS 439) si riscontra la mancanza di punti di passaggio leggibili tra ambiente extraurbano e ambiente urbano

e di corsie riservate per le modalità deboli con conseguenti rischi per la sicurezza delle forme di mobilità alternative e perdita di identità dei centri abitati di La Sterza e Villaggio San Giovanni. Nel territorio agricolo della valle dell’Era si riscontrano fattori di rischio potenziali e in atto di alterazione delle trame agricole storiche e di sovrasfruttamento delle falde per usi irrigui dovuti a processi di trasformazione dell’uso del suolo quali l’incremento di aree destinate a orticoltura e all’agricoltura ludica e all’aumento della monocoltura industriale. I paesaggi collinari coltivati, che per l’integrità e la rilevanza delle risorse presenti sono gli ambiti più sensibili, sono sottoposti a pressioni di tipo insediativo irrilevanti. I caratteri ambientali e storico- architettonici dei centri storici di Lajatico e Orciatico sono infatti complessivamente integri. I fattori di rischio per i due centri abitati sono piuttosto legati all’assenza di protezione della circolazione debole e di netta separazione tra l’ambiente di circolazione urbano e quello extraurbano e di livelli accettabili di connettività tramite trasporto pubblico con il territorio comunale e a livello di area. L’integrità dei caratteri storico-ambientali della rete viaria in generale è sottoposta a rischio di alterazione per la mancanza di un progetto unitario di intervento in caso di progetti di miglioramento della funzionalità della rete stradale comunale e vicinale di accesso ai poderi e ai fondi agricoli. I principali fattori di rischio di compromissione dei valori paesaggistici del contesto sono legati alla progressiva contrazione della produttività agricola con conseguenti fenomeni di abbandono delle pratiche colturali che garantiscono stabilità dei versanti e conservazione attiva del paesaggio e alla tendenza in atto verso interventi di recupero e nuovi interventi aziendali incongrui con le tipologie locali ed i caratteri di ruralità dei luoghi. Il recupero del patrimonio dovrà essere incentivato, sottoponendo però gli interventi a una disciplina specifica che imponga tipologie architettoniche, sistemi e materiali costruttivi locali, affinché non siano compromessi i caratteri identitari di ruralità del contesto. Altro fattore di rischio per il territorio aperto è la sempre maggiore specializzazione colturale legata alla vocazione naturale di questo ambito, che genera una progressiva monotonizzazione del paesaggio agrario e una potenziale scomparsa della rete di siepi naturali con conseguente aumento di rischi idraulici e di compromissione della stabilità dei versanti, nonché di alterazione della funzione di collegamenti ecologici. Anche il paesaggio dei boschi è un ambito sensibile per il suo elevato valore naturalistico. L’integrità dei caratteri di naturalità dei luoghi rischia di essere parzialmente compromessa per il progressivo abbandono dei terreni destinati a pascolo e la conseguente riduzione dei livelli di biodiversità. Il diffuso fenomeno di abbandono del patrimonio edilizio rurale genera inoltre il rischio di interventi di recupero per finalità incompatibili con la conservazione degli equilibri ambientali ed i caratteri di naturalità del territorio. La vocazione naturale di questo territorio ha condotto a un progressivo isolamento dell’ambito e delle sue risorse, a causa del degrado della rete viaria secondaria e dei percorsi minori e della loro mancata integrazione con la rete viaria principale e secondaria dei contesti a dominante agricola e di fondovalle. Nel contesto dei boschi si evidenzia la presenza di una cava che genera effetti di modificazione della morfologia originaria e del paesaggio, aumento del traffico pesante sulla S.P. di Miemo non adatta a sopportare il transito di camion carichi di inerti e danni temporanei alla vegetazione. I rischi di compromissione dei caratteri fisici del territorio comunale sono rappresentati dal rischio geomorfologico, localizzabile nell’area a nord di Lajatico e nell’ambito dei boschi dove sono presenti aree di frane attive, e dal rischio idraulico che interessa il sistema dei corsi d’acqua principali sia nei territori di fondovalle che di collina.

3.2 Qualificazioni 3.2.1 Gli obiettivi di qualità L’analisi del paesaggio del territorio di Lajatico si conclude con l’attribuzione degli obiettivi di qualità paesaggistica in relazione ai diversi contesti paesaggistici locali, in coerenza con quanto espresso al comma 2, art. 143 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (Dlgs 22/01/04 n. 42). L’attribuzione degli obiettivi di qualità per lo sviluppo sostenibile fa riferimento ai principi della Convenzione Europea del Paesaggio, in particolare a quanto espresso all’art. 1, distinguendo, nel caso in esame, gli obiettivi strategici generali di salvaguardia (protection), cura e conservazione attiva (management) e riqualificazione (planning)23. Nel territorio di Lajatico prevalgono gli obiettivi di salvaguardia e di cura e conservazione attiva, a conferma delle qualità e dei valori del paesaggio riconosciuti nelle precedenti fasi di identificazione e valutazione dei contesti paesistici locali. Il contesto delle colline centrali è sottoposto a strategie di cura e conservazione attiva per i suoi caratteri di notevole rilevanza legati alla permanenza delle pratiche agricole; per il contesto dei boschi, riconosciuto quale ambito di notevole rilevanza, si prevedono obiettivi finalizzati alla salvaguardia dei valori naturali e ambientali . La strategia della riqualificazione si concentra sulle strutture insediative e viarie del paesaggio della valle dell’Era, che sono quelle sottoposte alle principali, seppur modeste, pressioni ai principali fenomeni di degrado potenziali e in atto. L’attribuzione degli obiettivi di qualità paesaggistica, secondo i principi espressi nella Convenzione Europea del Paesaggio, si estende a tutto il territorio oggetto di studio e, coerentemente con gli obiettivi generali assunti, si articola per i diversi contesti paesistici e per le varie categorie di risorse. Gli obiettivi di qualità sono stati definiti a partire dai contenuti delle carte di sintesi dei contesti paesistici locali, dei valori e dei rischi (tavv. 8.4, 8.5 QC). Ad ogni contesto e per ogni categoria di risorsa sono stati attribuiti obiettivi di qualità commisurati alle specifiche identità ed ai valori riconosciuti, ai rischi ai quali l’ambito e le sue risorse sono esposti e alle opportunità di intervento offerte. In coerenza con tali obiettivi il PS definirà prescrizioni ed indirizzi differenziati, finalizzati ad esaltare le qualità specifiche di ogni paesaggio e le sue differenze rispetto a tutti gli altri. Si riporta di seguito l’articolazione degli obiettivi strategici e di qualità definiti per ogni contesto paesistico.

23 La Convenzione Europea del Paesaggio introduce, nell’art. 1, il concetto di politica del paesaggio e distingue la politica della protection, che indica le “azioni conservative e di manutenzione dell’aspetto significativo o caratteristico di un paesaggio, dovute in funzione del suo significativo valore determinato dalla sua configurazione naturale e/o dall’attività umana”, la politica del management, cioè delle “azioni, corrispondenti a una prospettiva di sviluppo sostenibile, mirate ad assicurare la conservazione di un paesaggio, ed a dirigere e armonizzare gli interventi modificativi dello stato dei luoghi, causati da processi sociali, economici ed ambientali”, la politica del planning, che indica “una forte azione di programmazione tendente a migliorare o ripristinaregli ambienti naturali”.

TERRITORI

(visione guida) OBIETTIVI

STRATEGICI

CONTESTI PAESISTICI

LOCALI OBIETTIVI DI QUALITA’

Territori di valle

Riqualificazione tramite la promozione dello sviluppo turistico ricettivo compatibile lungo il corridoio infrastrutturale della Sarzanese Valdera

1 – La valle dell’Era

ObR1 Insediamenti (La Sterza e San Giovanni)

- Riqualificazione del tessuto urbano e dotazione di servizi;

- valorizzazione del sistema economico –produttivo e della rete commerciale.

ObR2 Territorio aperto

- Riequilibrio del rapporto tra i nuclei insediativi ed il territorio rurale attraverso: a. la garanzia che eventuali

consumi di suolo agricolo per altre finalità concorrano alla definizione di un progetto unitario di paesaggio delle aree di frangia nel caso di La Sterza;

b. la riqualificazione complessiva delle aree limitrofe al villaggio San Giovanni ai fini dell’eliminazione di fattori di degrado causate da forme di autoconsumo non disciplinate.

- Conservazione dei caratteri complessivi del territorio rurale con particolare riferimento al rapporto tra insediamenti sparsi-maglia viaria e caratteri morfologici da assumere quale criterio per i nuovi interventi a fini agricoli.

- Mantenimento di quelle forme di agricoltura che non comportino fenomeni di frammentazione fondiaria e non incidano sull’utilizzo delle acque e che assicurino altresì la corretta regimazione delle acque e la conservazione dei livelli di biodiversità.

ObR3 Reti per la mobilità - Riqualificazione generale degli

itinerari nella concezione di strada parco ad uso misto ed in coerenza con l’identità degli insediamenti.

ObR4 Reti ambientali - Salvaguardia della prestazione di

corridoio ambientale dell’Era e dei suoi affluenti attraverso la tutela dei caratteri naturali e la loro valorizzazione come elementi di una rete integrata di percorsi turistico-naturalistici.

TERRITORI

(visione guida) OBIETTIVI

STRATEGICI

CONTESTI PAESISTICI

LOCALI OBIETTIVI DI QUALITA’

Territori collinari agricoli

Conservazione attiva

attraverso il consolidamento delle attività agricole, la promozione del turismo compatibile con i caratteri di ruralità del paesaggio e il recupero dei centri storici e del patrimonio storico-culturale diffuso

2 – Colline centrali

ObC1 Insediamenti (Lajatico e Orciatico) - Valorizzazione del patrimonio storico-

architettonico- ambientale; - recupero e riqualificazione degli

ambiti interessati da fenomeni di degrado;

- dotazione di servizi; - sviluppo del turismo compatibile; - rivitalizzazione e riqualificazione delle

attrezzature commerciali. ObC2 Territorio aperto - Conservazione attiva del paesaggio

agrario attraverso: a. il sostegno dell’attività agricola

attraverso la definizione di progetti condivisi dai soggetti interessati (comune e imprenditori agricoli) capaci di far convergere sul territorio misure di finanziamento comunitarie integrate;

b. il mantenimento dei caratteri insediativi del territorio rurale in riferimento agli interventi di recupero e di nuova edificazione ai fini aziendali.

- Mantenimento delle popolazioni locali sul territorio assicurando una adeguata redditività nel tempo attraverso il sostegno dell’attività agricola anche tramite la promozione di attività integrative compatibili con la salvaguardia dei valori paesaggistici, connesse al progetto complessivo di fruizione del territorio.

ObC3 Reti per la mobilità - Riordino e qualificazione della rete

secondaria rurale con attenzione ai valori paesaggistici;

- riordino e qualificazione della circolazione negli insediamenti urbani;

- riordino servizio Trasporto Pubblico. ObC4 Reti ambientali - Salvaguardia della prestazione di

corridoio ambientale dei corsi d’acqua minori e degli elementi lineari di connessione diffusa attraverso la tutela dei caratteri naturali e la loro valorizzazione come elementi di una rete integrata di percorsi turistico-naturalistici.

TERRITORI

(visione guida) OBIETTIVI

STRATEGICI CONTESTI

PAESISTICI LOCALIOBIETTIVI DI QUALITA’

Territori collinari boscati

Salvaguardia tramite la conferma degli usi e delle forme esistenti, il ripristino ambientale per le situazioni di maggior compromissione e la promozione del turismo didattico-naturalistico compatibile con i caratteri di naturalità dei luoghi

3 – Boschi

ObS1 Territorio aperto: - Salvaguardia dei valori ambientali

attraverso il mantenimento delle aree boscate e delle radure a pascolo e a seminativo per la conservazione degli equilibri eco-sistemici;

- utilizzo sostenibile delle risorse naturali e ambientali a fini escursionistici e didattici nell’ambito del progetto integrato di valorizzazione del territorio

ObS2 Reti per la mobilità: - Recupero dei percorsi minori ad alta

valenza ambientale-naturale finalizzate a nuove forme di turismo;

- creazione di una rete destinata alla mobilità dolce integrata con le altre componenti veicolari.

4 Indirizzi e obiettivi di piano

4.1 Strategie dello sviluppo

Sistemi territoriali

Il PS articola il territorio del Comune di Lajatico in tre Sistemi territoriali così come individuati nelle tavole

P2, P3 eP4 :

Aree di fondovalle

Il sistema di fondovalle è costituito dal territorio comunale a nord est corrispondente al fiume Era ed a sud

est ai torrenti Ragone ed Alpino, nonché dalle aree di golena e dalle contigue aree pianeggianti create dagli

stessi corsi d'acqua.

Tale sistema è caratterizzato da una prevalente funzione agricola e dal carattere naturale ambientale degli

ambiti di golena che costituiscono l'asse nord est- sud est dell'articolato insieme dei corridoi ambientali che

interessano il territorio comunale.

Fatto salvo il principio di priorità del recupero del patrimonio insediativo esistente, il PS assicura lo sviluppo

sostenibile degli ambiti urbani quali La Sterza e San Giovanni, riconoscendo la diversità delle situazioni

esistenti. Il P.S assume come obiettivo il riordino e la riqualificazione urbana, ambientale e paesaggistica de

La Sterza, frazione di recentissimo impianto, caratterizzata da un tessuto disorganico e dalla totale assenza di

luoghi di riferimento, di incontro di socializzazione come una piazza, un largo, uno spazio urbano strutturato

e dotato di servizi che crei innanzitutto senso di appartenenza, e prevede un contenuto aumento delle aree

destinate alla residenza, al commercio ed alla produzione artigianale finalizzate alla razionalizzazione e

riqualificazione dell’insediamento. Il P.S. intende per San Giovanni, villaggio edificato nel dopoguerra,

perseguire l'obiettivo della riqualificazione del tessuto urbano e della dotazione di servizi alle persone ed alle

cose, elevando la dotazione di reti infrastrutturali,ed intende inoltre favorire lo sviluppo di attività di servizio

al turismo da affiancare al più ampio progetto integrato di riqualificazione della strada Volterrana SRT439.

Colline a dominante agricola

Il sistema delle colline a dominante agricola è costituito dal territorio comunale delimitato a nord est, est e

sud est dal sistema di fondovalle ed in particolare dal tracciato della SRT. 439, a sud dal confini del comune

di Volterra e di Montecatini Val di Cecina, e ad ovest dal sistema delle colline a carattere naturale-

ambientale e dal torrente Sterza. All'interno di tale sistema sono localizzati i due centri storici di Lajatico ed

Orciatico ed il territorio è caratterizzato da una prevalente funzione agricola.

Il PS assume come obiettivo prioritario la tutela dei centri storici esistenti, sia Lajatico che Orciatico come

individuati nella Tav. P4 di Piano. A questo scopo incentiva il mantenimento delle funzioni compatibili

anche attraverso adeguate politiche di sostenibilità ambientale- paesaggistica ma anche della sostenibilità

economica dei servizi pubblici.

Colline a carattere naturale–ambientale

Il sistema delle colline a carattere naturale ambientale è costituito dal territorio comunale delimitato a nord-

ovest dal torrente Sterza, a nord-est dal sistema delle colline a dominante agricola, ed a sud dai confini del

comune di Riparbella e Montecatini Val di Cecina. Questo sistema è caratterizzato da un territorio boschivo,

compreso quasi integralmente nella Tenuta di Miemo, costituito, prevalentemente, da boschi cedui di leccio

e di faggio.

Invariati

Il PS assume come invarianti strutturali le prestazioni irrinunciabili associate a quelle risorse che

determinano la struttura identitaria del territorio e l’articolazione in sistemi territoriali, così come individuati

nella tav. P2 “Statuto del territorio- Sistemi territoriali e risorse”.

In riferimento ai tre sistemi territoriali il PS riconosce, in generale, come invarianti per gli insediamenti, le

azioni volte a favorire la permanenza dei residenti e la tutela dell'edificato e dei manufatti di valore storico e

architettonico, ambientale e culturale, e in particolare per il centro storico la salvaguardia dei caratteri

identitari, lo sviluppo sostenibile delle attività coerenti con la vocazione individuata dal PS e la

riqualificazione delle parti compromesse o degradate.

Inoltre assume come invarianti il mantenimento e miglioramento dell’inserimento paesaggistico delle

infrastrutture per la mobilità, l’identificazione dei punti di passaggio con la circolazione urbana all’interno

degli insediamenti, e la tutela degli itinerari storico-ambientali.

Per il territorio rurale il PS assume come invarianti la regimazione idraulico- agraria, la tutela dei livelli di

biodiversità attraverso il mantenimento dell’attività agricola esercitata in forme diversificate e il modello

insediativo costituito dalla relazione tra patrimonio edilizio diffuso, viabilità principale e maglia agraria

Per quanto riguarda le reti ambientali il PS assume come invariante il potenziamento della funzione di

corridoi ecologici del fiume Era, dei torrenti principali e della rete di siepi naturali dei fondovalle minori

quale garanzia di mantenimento della biodiversità, di tutela della stabilità dei versanti e dei fenomeni erosivi,

di diversificazione del paesaggio agrario e disponibilità della risorsa idrica a fini agricoli del fiume Era.

Per il sistema boschivo PS assume come invariante la conservazione dei livelli di naturalità attraverso la

tutela delle aree boscate e delle aree a pascolo per assicurare il mantenimento della biodiversità; garanzia

della fruibilità della risorsa per finalità didattico-escursionistiche compatibile con i suoi valori ambientali.

UTOE

Il PS individua quattro UTOE : 1.Lajatico; 2.Orciatico; 3.La Sterza, 4.San Giovanni. Per ciascuna di queste

UTOE il PS prevede le delimitazioni di massima, gli obiettivi di qualità, le funzioni caratterizzanti, le

dimensioni massime ammissibili e le condizioni alla trasformabilità.

L'Utoe 1 denominata “Lajatico” (tav.P4) comprende il centro storico di Lajatico e le aree di frangia

sviluppatesi lungo la Strada Provinciale n.45 e l'itinerario escursionistico previsto dal PS; sul lato nord il

perimetro dell' Utoe limita il cimitero e la località la Renca, sul lato ovest il Botro dei Botrigani, le località

Battigallo, Sorbi, I Pratini; a sud confina con le località Le Saporite e Il Colle, mentre ad est con la Località

Pratacci, podere Bellavista. È l'unità territoriale organica dove risiedono le funzioni più rappresentative della

vita comunale: amministrative, culturali, ricreative, commerciali, scolastiche.

L'Utoe 2 denominata “ Orciatico” (tav. P4) racchiude il centro storico di Orciatico e le aree limitrofi a

dominante agricola, nonché le aree sviluppatesi lungo la strada provinciale n. 45. l'Utoe è attraversata

longitudinalmente dalla strada provinciale di Lajatico e dall'itinerario escursionistico previsto dal PS; i

confini dell'Utoe sono rappresentati a nord-est dalla zona di ripopolamento e cattura, ad ovest il Poggio di

Fonterossa e la Casa S. Giuliano, a sud la località le Caselle. Orciatico è un centro a dominante residenziale

che mantiene però un forte valore storico e architettonico a valenza identitaria.

L'Utoe 3 denominata “La Sterza” (tav. P4) racchiude l'agglomerato urbano sviluppatosi lungo la Strada

Statale SRT 439; il perimetro dell'Utoe coincide ad ovest con il confine comunale, a nord con la località

Poggioncino, ad est con la località Piano di Coltrato ed a sud il confine è attraversato dalla strada

provinciale di Lajatico. Le aree comprese nell'Utoe sono destinate prevalentemente ad attività artigianali di

recente formazione, modesta è la parte residenziale.

L'Utoe 4 denominata “San Giovanni” (tav. P4) comprende il piccolo nucleo residenziale sviluppatosi lungo

la strada provinciale di Lajatico n. 45. Il confine dell'Utoe coincide a sud, est ed ovest con la strada

provinciale ed a nord con la località Capanne. Si tratta di un agglomerato formatosi nel dopoguerra; sorto

come villaggio agricolo, oggi ha perso la sua funzione originaria ed è destinato esclusivamente a residenza.

Progetti integrati

Il PS prevede tre progetti integrati di importanza strategica riguardanti tre diversi contesti territoriali:

Il progetto chiamato “di riqualificazione ambientale ed urbanistica della frazione “La Sterza” relativo

alla riqualificazione della stessa frazione prevede funzioni complementari di sviluppo delle attività artigianali

e commerciali nonché di accoglienza e di servizio ai residenti, agli operatori, ai visitatori-utenti ed ai turisti.

Attraverso questo progetto il PS si propone di riqualificare un tessuto frammentato ed inorganico, esaltando

al contempo il ruolo di crocevia del centro La Sterza, Porta della Val d’Era ed importante accesso al

territorio di Lajatico . Nell’ambito della complessiva opera di riqualificazione urbanistica ambientale si

prevede la realizzazione di una nuova centralità che si articoli intorno ad una piazza destinata ad attrezzature

commerciali, alberghiere, servizi alle persone, attività bancarie e finanziarie, e residenza, con funzione

dominante a servizi. E’ inoltre previsto il potenziamento e l’inserimento di attività artigianali ed attrezzature

e servizi commerciali, ricreative e di informazione ed orientamento dei turisti.

Il PS si propone con il progetto chiamato “di riqualificazione del tracciato della SRT 439” di cogliere

l’opportunità di un intervento di recupero di un’importante via di comunicazione prevedendo interventi tesi

all’attrezzatura del tracciato, affiancandosi all’opera di riqualificazione della SRT439 Volterra già in parte

finanziata, i cui lavori dovrebbero cominciare entro breve tempo;

Il terzo progetto chiamato “realizzazione della rete sentieristica di collegamento ai sistemi delle colline a

carattere naturale e ai siti storico-culturali” prevede il ripristino almeno in parte dell' originaria rete

sentieristica attrezzandola con punti di osservazione, aree di sosta ed un' adeguata cartellonistica con valenza

anche didattica che consenta di collegare tra loro, per esempio, diversi siti di interesse naturalistico e storico-

culturale come la Rocca di Pietra Cassia, le falesie , i mulini, alcuni corsi d'acqua, il centro di Orciatico.

Questa rete (Tav 6.0) viene ad interessare anche cascine e poderi , in gran parte abbandonati, favorendone

così il recupero a fini turistico ricettivi o agrituristici o di centri benessere . La ricostruzione della rete

sentieristica, inoltre, contribuisce al presidio dell'area anche ai fini di tutela dagli incendi boschivi.

Il quarto progetto chiamato “progetto territoriale di valorizzazione agrifaunistica” riguarda la

valorizzazione della risorsa agrifaunistica, il cui livello di qualità è uno dei più alti della Toscana,

prevedendo la valorizzazione ambientale per la diffusione della didattica ambientale (centro didattico di

Orciatico) e lo sviluppo della dotazione dei servizi, favorendo il recupero e la riqualificazione del

patrimonio edilizio esistente e della rete viaria e sentieristica rurale di collegamento ai sistemi delle colline a

carattere naturale e ai siti storico-culturali

Nell’ambito del quest’ultimo progetto si rileva la presenza di importanti attività integrative dell’attività

agraria legate all’utilizzo del tempo libero e allo sport .

COMUNE DI LAJATICO - PIANO STRUTTURALE

TAVOLA DEI VALORI E DEI RISCHI PER IL PAESAGGIO/TERRITORIO

Sis

tem

i te

rrit

oria

li/

con

test

i pae

sist

ici

Tem

atic

he

Valori Rischi Obiettivi di qualità Proposte d’intervento

Fon

dov

alle

Inse

diam

enti

- La Sterza, S. Giovanni: rischio di diminuzione della presenza di residenti - La Sterza: rischio di ulteriore frammentazione del tessuto connettivo, della centralità, della diminuzione di servizi alla persona ed alle cose, con aumento del

degrado ambientale, paesaggistico, e con sviluppo di problematiche sociali - S. Giovanni: rischio di ulteriore scarsità di servizi alle persone ed alle cose - S. Giovanni: perdita della funzione originaria di villaggio agricolo ed assenza di nuove funzioni dai caratteri più propriamente urbani

Riqualificazione del tessuto urbano e dotazione di servizi. Valorizzazione del sistema economico –produttivo e della rete commerciale

Elevare la dotazione di reti infrastrutturali: - dotazione di reti digitali nel territorio;

potenziamento dell’offerta di energia anche con sistemi innovativi e con il ricorso all’energia alternativa.

- Migliorare la funzionalità dell’area artigianale presente a La Sterza.

Terr

itorio

ape

rto

- Permanenza della modalità insediativa del patrimonio edilizio rurale diffuso in rapporto alla rete viaria;

- mantenimento dell’azienda agraria come presidio territoriale per la regimazione idraulico agraria e per il mantenimento e/o l’aumento della biodiversità

- Fenomeni di autoconsumo non disciplinati dell’area di frangia del Villaggio San Giovanni che generano degrado paesistico-ambientale; - potenziale incremento di alterazione del rapporto tra uso del suolo agricolo e consumo di suolo per funzioni produttive in località La Sterza. Aumento della

monocoltura industriale, frammentazione/polverizzazione fondiaria destinata alla realizzazione di aree destinate all’orticoltura a all’agricoltura ludica con incidenza particolare sull’utilizzo delle acque di falda ad uso irriguo

- Recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio rurale esistente e valorizzazione della rete viaria. Riqualificazione dell’area di frangia dei centri abitati.

- Riequilibrio del rapporto tra i nuclei insediativi ed il territorio rurale attraverso:

- la garanzia che eventuali consumi di suolo agricolo per altre finalità concorrano alla definizione di un progetto unitario di paesaggio delle aree di frangia nel caso di La Sterza.

- la riqualificazione complessiva delle aree limitrofe al villaggio San Giovanni ai fini dell’eliminazione di fattori di degrado del territorio rurale causate da forme di autoconsumo non disciplinate.

- Conservazione dei caratteri complessivi del territorio rurale con particolare riferimento al rapporto tra insediamenti sparsi-maglia viaria e caratteri morfologici da assumere quale criterio per i nuovi interventi a fini agricoli.

Chiarire l’obiettivo generale dell’avvio riferito agli agriturismi.

Offrire innovazioni e servizi: - sostegno al ripopolamento e presidio del

territorio aperto,quale elemento indispensabile per il mantenimento e la conservazione del patrimonio edilizio in parte abbandonato.

Infr

astru

tture

per

la m

obili

Sviluppo concezione di strade -parco integrate con l e modalità pedonali ciclabile e con l’accessibilità alla rete secondaria rurale

- visione “monovalente” delle strade principali di fondovalle con interventi esclusivamente trasportistici ed infrastrutturali per banchine, piazzole di sosta alberature segnaletica

- degrado della componente sicurezza per le modalità deboli negli spostamenti lungo l’asse (corsie riservate) e negli attraversamenti/incroci per l’accessibilità agli insediamenti ed alla rete secondaria

- mancata individuazione dei punti di passaggio tra ambiente extraurbano ed ambiente urbano (nodi) a protezione –messa in sicurezza – identità degli insediamenti della Sterza e di san Giovanni

Riqualificazione generale degli itinerari nella concezione di strada parco ad uso misto ed in coerenza con l’identità degli insediamenti

Regolamento viario contenente: Nodi –porta per l’identificazione e

messa in sicurezza degli abitati Criteri per dotazione di corsie

lungo strada e per incroci-attraversamenti a protezione della modalità ciclo-pedonale

Criteri per progettazione interventi infrastrutturali e di segnaletica delle strade che ne favoriscano l’uso promiscuo

Ret

i am

bien

tali

- Permanenza della funzione di corridoi ecologici dell’Era e del Fosce;

- Mantenimento e/o aumento della biodiversità;

- aumento della stabilità idrogeologica;

- diminuzione del grado di monotonia ambientale con particolari riflessi positivi sulle biocenosi, a tutti livelli e con evidente azione positiva sul paesaggio rurale;

- garanzia di disponibilità di risorsa idrica per finalità agricole dell’Era.

IL RISCHIO IDRAULICO E LE AREE A RISCHIO DI ESONDAZIONE adiacenti i corsi d’acqua nell’elenco in calce al P.I.T. sono in corso di definizione sulla base dell’apposito studio idraulico che l’Ing. Alessandro PERUGINELLI sta svolgendo coadiuvato dal Dr. Marcello CINCI. Provvisoriamente potranno essere adottate le aree risultanti dalle carte dell’Autorità di bacino (Ing. SCORRANO), fermo restando che lo studio idraulico in corso è di maggiore dettaglio. INQUINAMENTO I livelli di inquinamento sono legati agli scarichi provenienti dagli insediamenti civili (57%) scarica in fognatura mista senza trattamento secondario - Le reti fognarie dei centri abitati del Comune di Lajatico recapitano nei seguenti corsi d’acqua:

LAJATICO: Botro delle Macchie 70% ,Botro delle Valli 30% ; ORCIATICO: Torrente Foscecchia , LA STERZA: Botro delle Macchie 90%, Torr. Sterza 10% S. GIOVANNI VAL D’ERA: Torr. Fosce . Per ulteriori notizie e per i dati quantitativi sull’inquinamento consultare la Soc. ACQUE che potrà indicare anche le previsioni sulla futura installazione di DEPURATORI.

Fiume ERA: nel tratto a monte fino alla Sterza è possibile distinguere tre tratti con caratteristiche di Pericolosità Idraulica (da ora in poi (P.I.) omogenee. Il primo tratto è definito dalla confluenza del botro dell’Arpino fino al torrente Ragone, il secondo termina alla confluenza con il botro delle Macchie mentre il terzo comprende il fiume fino al torrente Sterza. Nella prima zona si distingue essenzialmente:

1) un ambito di P.I. da molto elevata a elevata (cl. 4B e 4A) coincidente con l’alveo ordinario e straordinario e tempo di ritorno ≤ 2 anni; 2) un ambito a P.I. medio alta (cl. 3B) che interessa i campi prospicienti fino alla SR 439 bis con tempi di ritorno compresi fra 20 e 200 anni.

Nella seconda zona, fra il torrente Ragone ed il botro delle Macchie si distingue: 1) un ambito di P.I. da molto elevata a elevata (cl. 4B e 4A) coincidente con l’alveo ordinario e straordinario e tempo di ritorno ≤ 2 anni la cui larghezza arriva in rari casi

fino a 150 dall’asta fluviale; 2) un ambito a P.I. da medio alta a medio bassa (cl. 3B e 3A) delimitata dal terrazzo alluvionale con la sua massima estensione fra le loc. Serra d’Arca e il Pian della

Canneta.

Nella zona prospiciente il centro abitato di La Sterza, l’ambito a P.I. medio bassa (cl. 3A) si riduce a 150 m dall’asse fluviale, lasciando aree a P.I. bassa (cl. 2) in corrispondenza dei piani di Coltano. Nella terza zona, dalla confluenza del botro delle Macchie, fino alla confluenza della Sterza si osserva che:

1) l’ambito di P.I. da molto elevata a elevata (cl. 4B e 4A) coincidente con l’alveo ordinario e straordinario e tempo di ritorno ≤ 2 anni si estendono fino a 150 m dal centro del fiume;

2) l’ambito a P.I. medio alta (cl. 3B) occupa tutta la pianura fino al terrazzo alluvionale.

Torrente STERZA - Presenta per tutta la sua lunghezza: 1) un ambito di P.I. da molto elevata a elevata (cl. 4B e 4A) coincidente con l’alveo ordinario e straordinario e tempo di ritorno ≤ 2 anni la cui larghezza non è mai superiore

a 100 m dall’asse fluviale; 2) un ambito a P.I. da medio alta a medio bassa (cl. 3B e 3A) delimitata dal terrazzo alluvionale con TR fra 20 e 200 anni.

Torrente FOSCE - Presenta dall’altezza del podere San Salvatore fino alla confluenza nel Ragone: 1) un ambito di P.I. da molto elevata a elevata (cl. 4B e 4A) coincidente la prima con l’alveo ordinario e la seconda straordinario e tempo di ritorno ≤ 2 anni la cui larghezza

media e di circa 100-130 m; 2) in corrispondenza dell’abitato di San Giovanni, la fascia compresa fra la SP 45 e il torrente Fosce ha P.I. medio alta (cl. 3B) avendo possibilità di eseondazioni con TR di

20 anni.

Torrente RAGONE - Si caratterizza con: 1) un ambito di P.I. da molto elevata a elevata (cl. 4B e 4A) nelle aree circostanti il letto ordinario e straordinario e tempo di ritorno ≤ 2 anni; 2) la zona compresa fra la confluenza del torrente Foscecchia e il torrente Fosce ha P.I. da medio alta a medio bassa (cl. 3B e 3A) estesa fino a 300 m dall’esse fluviale per

poi ridursi e rettificarsi.

Torrente FOSCECCHIA - Presenta: 1) un ambito di P.I. da molto elevata a elevata (cl. 4B e 4A) solo negli ultimi 2 km prima della sua confluenza nel Ragone. Tale area è larga mediamente da 100 a 150 m a

cavallo l’asta fluviale delimitata degli argini dell’alveo straordinario; 2) P.I. da medio alta a medio bassa (cl. 3B e 3A) estesa fino a 250 m dall’asse fluviale.

Torrente CECINELLA - Presenta solo nel tratto terminale prima della confluenza nello Sterza: 1) un ambito di P.I. molto elevato (cl. 4B) delimitato degli argini dell’alveo straordinario; 2) P.I. da medio bassa (cl. 3A) nelle aree circostanti.

Salvaguardia della prestazione di corridoio ambientale dell’Era e dei suoi affluenti attraverso la tutela dei caratteri naturali e la loro valorizzazione come elementi di una rete integrata di percorsi turistico-naturalistici

Col

line

a d

omin

ante

agr

icol

a

Inse

diam

enti

Lajatico, Orciatico: mantenimento della integrità complessiva dei caratteri ambientali, storico- architettonici del centro.

- Valorizzazione del patrimonio storico- architettonico- ambientale.

- Recupero e riqualificazione degli ambiti interessati da fenomeni di degrado.

- Dotazione di servizi. - Sviluppo del turismo compatibile. - Rivitalizzazione e riqualificazione delle

attrezzature commerciali.

-

Terr

itorio

ape

rto

- Conservazione delle strutture del paesaggio agrario grazie alla permanenza nel tempo delle pratiche agricole con particolare riferimento alla maglia poderale di matrice storica e alla distribuzione sul territorio del sistema poderale;

- mantenimento delle aziende agrarie come presidio per il mantenimento della regimazione idraulica superficiale, il mantenimento e/o ripristino delle reti ecologiche (siepi naturali) e mantenimento della stabilità idraulica superficiale con particolare rilevanza per la minimizzazione dei rischi idrogeologici. La corretta gestione agraria ha ripercussioni positive generali sulla gestione e a valorizzazione del territorio;

- Rischio di una progressiva contrazione della produttività agricola con conseguenti fenomeni di abbandono delle pratiche colturali che garantiscono stabilità dei versanti e conservazione attiva del paesaggio;

- rischio di alterazione dei caratteri di ruralità del territorio causati da nuovi interventi aziendali incongrui (annessi) e da interventi di recupero accompagnati da sistemazioni delle pertinenze con modalità urbane.(effetto giardino);

- rischi di una potenziale monotonizzazione del paesaggio agrario grazie alla specializzazione colturale legata alla vocazione naturale dei territorio. La capacità di mantenere il giusto grado di diversità paesistico ambientale sarà legata alla possibilità di offrire alle aziende agrarie attività alternative di compensazione alle ordinarie conduzioni aziendali.

- le 2 cave di inerti presenti nella collina di Podere Galliano-Poggio Castellaro sono assai distanti dai centri abitati. I rischi che le cave possono indurre sono i seguenti:

- modificazione della morfologia originaria; - aumento del traffico pesante sulla S.P. di Miemo con danni alla sede stradale che non è adatta a sopportare il transito di camion carichi di inerti; - danno temporaneo alla vegetazione che deve essere asportata. - Polveri e rumori possono recare fastidi e qualche danno agli operatori del settore, non ai cittadini perché le cave sono ubicate in aperta campagna

(bosco); - I rischi sono tutti temporanei e legati all’attività estrattiva normale (senza l’impiego di esplosivi!).

IL RISCHIO GEOMORFOLOGICO può derivare dall’innesco di movimenti gravitativi causati da: - disboscamento dei ciglioni; - coltura estensiva priva della rete di drenaggio delle acque superficiali; - coltivazione di terreni molto acclivi, già potenzialmente o realmente franosi, fittiziamente e incautamente sistemati mediante raspatura; Gli interventi sopra citati provocano spesso ruscellamenti e soliflussi o – nei casi più gravi – l’innesco di nuove frane. N.B. – I terreni abbandonati e incolti sono abbastanza rari e confinati in aree marginali estreme difficilmente raggiungibili (es. scamporati adiacenti alcuni poderi abbandonati della zona dei boschi).

- Sviluppo del turismo compatibile. - Tutela a valorizzazione dell’ambiente rurale del

paesaggio e dei centri storici - Conservazione attiva del paesaggio

agrario attraverso: - Il sostegno dell’attività agricola attraverso

la definizione di obiettivi condivisi dai soggetti interessati (comune e imprenditori agricoli) capaci di far convergere sul territorio misure di finanziamento comunitarie integrate.

- Mantenimento delle popolazioni locali sul territorio assicurando una adeguata redditività nel tempo in connessione con l’obiettivo di cui sopra.

- Promozione di attività compatibili con la salvaguardia dei valori paesaggistici connesse al progetto complessivo di fruizione del territorio.

- Mantenimento dei caratteri insediativi del territorio rurale in riferimento agli interventi di recupero e di nuova edificazione ai fini aziendali .

-

Infr

astru

tture

per

la m

obili

- recupero funzionalità della rete stradale secondaria di servizio

- Mantenimento di livelli di panoramicità ed integrazione ambientale associati a percorsi storici ed attuali di accesso ai fondi ed ai poderi

- Dotazione di livelli di servizio pubblico sufficienti

Territorio aperto : o Mancanza di un quadro unitario di intervento che garantisca la conservazione dei caratteri storici-ambientali ( dalla piattaforma ai manufatti

alle alberature ) in caso di progetti di miglioramento della funzionalità della rete stradale comunale e vicinale di accesso ai poderi ed ai fondi agricoli

Insediamenti : o Assenza di protezione della circolazione debole in ambito urbano e di netta separazione tra l’ambiente di circolazione urbano e quello

extraurbano o Assenza di livelli accettabili di connettività tramite trasporto pubblico con il territorio comunale ed a livello di area

Mantenimento di livelli di panoramicità associati a percorsi storici

Riordino e qualificazione della rete secondaria rurale con attenzione ai valori paesaggistici Riordino e qualificazione della circolazione negli insediamenti urbani Riordino servizio Trasporto Pubblico

Regolamento viario per le strade comunali e vicinali per prestazioni coerenti tra affidabilità sicurezza qualità ambientali sia nei territori aperti che negli abitati Introduzione servizi innovativi di trasporto pubblico per migliorare il livello di servizio

Ret

i am

bien

tali

- Permanenza della funzione di corridoi ecologici dei torrenti principali (Sterza, Foscie, Foscecchia, Cecinella)

- Conservazione di una rete ecologica di microconnessione costituita dalle siepi naturali dei fondovalle minori

- Appare fondamentale l’interconnessione tra le varie fasi del territorio rurale sia per la conservazione della biodiversità che per la valenza paesaggistica ed il mantenimento della stabilità dei versanti e del controllo dell’erosione.

- Compromissione della funzione ecologica della microrete dovuta a pratiche agrarie di tipo estensivo; - rischio idraulico – la scomparsa delle siepi naturali può oltremodo dimostrarsi dannosa per la stabilità dei versanti ed il controllo delle erosioni,

in quanto queste strutture sono localizzate solo lungo gli argini dei torrenti, botri e fossi e di raccolta delle acque di scorrimento superficiale. Auspicabile pertanto il loro reimpianto anche a contenimento dei fenomeni di dissesto superficiale, magari utilizzando specie autoctone idonee, secondo i criteri dell’ingegneria naturalistica.

STERZA presenta nel tratto a monte fino alla Sterza: 1- un ambito coincidente con il proprio alveo classificato con • pericolosità idraulica molto elevata (P.I.4) comprendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno TR ≤ 30 anni e con battente h ≥ 30 cm; Tutto intorno a questo ambito si manifesta una striscia non superiore a 100m con pericolosità idraulica elevata (P.I.3) com-prendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno TR ≤ 30 anni con battente h < 30 cm e aree inondabili da un evento con tempo di ritor-no 30 < TR ≤ 100 anni e con battente h ≥ 30 cm; in oltre si presentano zone con pericolosità idraulica moderata (P.I.1) com-prendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno 200 <TR ≤ 500 anni. FOSCE Presenta un ambito ,lungo circa 1 KM fino all’immissione nel Torrente Ragone, coincidente con l’alveo, classificato con • pericolosità idraulica molto elevata (P.I.4) comprendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno TR ≤ 30 anni e con battente h ≥ 30 cm; per quasi tutta la lunghezza dell’asta, presenta una pericolosità idraulica moderata (P.I.1) com-prendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno 200 <TR ≤ 500 anni; negli ultimi 300 m. prima dell’immissione nel Torrente Ragone , tale ambito si trasforma in • pericolosità idraulica media (P.I.2) com-prendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno 30 <TR ≤100 anni e con battente h < 30 cm e aree inondabili da eventi con tempo di ritorno 100 <TR ≤ 200 anni. FOSCECCHIA Per 800 m. presenta in corrispondenza dell’alveo , prima dell’immissione nel torrente Ragone una pericolosità idraulica molto elevata (P.I.4) comprendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno TR ≤ 30 anni e con battente h ≥ 30 cm; per tutta l’asta una pericolosità idraulica moderata (P.I.1) com-prendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno 200 <TR ≤ 500 anni. CECINELLA Presenta per 500. , fino al fiume Sterza, una pericolosità idraulica moderata (P.I.1) com-prendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno 200 <TR ≤ 500 anni.

- Salvaguardia della prestazione di corridoio ambientale dei corsi d’acqua minori e degli elementi lineari di connessione diffusa attraverso la tutela dei caratteri naturali e la loro valorizzazione come elementi di una rete integrata di percorsi turistico-naturalistici.

Col

line

a d

omin

ante

nat

ura

le-a

mb

ien

tale

Terr

itorio

ape

rto

- Integrità complessiva delle condizioni di naturalità del territorio

- Recupero di patrimonio edilizio isolato in stato di abbandono per finalità incompatibili con la conservazione degli equilibri ambientali; - progressivo abbandono dei terreni destinati a pascolo e conseguente avanzamento del bosco con riduzione dei livelli di biodiversità; - progressivo abbandono dei terreni destinati a pascolo e conseguente avanzamento del bosco con riduzione dei livelli di biodiversità; - banalizzazione delle attività agricole con loro conversione allo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali per fini turistici e perdita delle

caratteristiche originali del paesaggio rurale con trasformazione delle aree in “giardini” a forte disturbo antropico.

- Salvaguardia dei valori ambientali attraverso il mantenimento delle aree boscate e delle radure a pascolo e a seminativo per la conservazione degli equilibri eco-sistemici.

- Utilizzo sostenibile delle risorse naturali e ambientali a fini escursionistici e didattici nell’ambito del progetto integrato di valorizzazione del territorio.

-

Infr

astru

tture

pe

r la

mob

ilità

Valorizzazione e fruibilità delle risorse naturali ambientali storiche

- Inefficienza e degrado della rete dei percorsi minori che comporta inaccessibilità e ed isolamento delle risorse disponibili; - mancata integrazione della rete dei percorsi minori con la rete viabile principale e secondaria dei contesti di fondovalle e a dominante agricola; - inefficienza della rete viaria minore che comporta inaccessibilità e isolamento dell’ambito territoriale.

- Recupero dei percorsi minori ad alta valenza ambientale-naturale finalizzate a nuove forme di turismo

- Creazione di una rete destinata alla Mobilità Dolce integrata con le altre componenti veicolari

- Progetto di Rete della Mobilità Dolce con componenti funzionali presenti su tutti i tipi di rete (corsie , attraversamentiad alta sicurezza, segnaletica) e su tutti i tipi di territorio (dal fondovalle agli insediamenti ai sistemi agricoli)

Ret

i am

bien

tali

07.10.2004