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Indice Attività dell’EnteProgetto temolo. La prima generazione è quella che conta(Ufficio stampa)

Il gambero rosso della Louisiana. Una nuova minaccia per le acque regionali(Ufficio stampa)

Collegio 13 - A scuola sul fiume(Ufficio stampa)

Riva del Garda. L’Etp alla tavola rotonda sulla trota marmorata(Giuseppe-Adriano Moro)

Acque interneClassificazione dello stato ecologicodelle acque superficiali interne in Friuli Venezia Giulia(Claudia Orlandi - ARPA FVG)

Ricerca scientificaIl Bacino del Fiume Stella.Studi condotti negli ultimi tre anni per valutare lo statodegli ecosistemi acquatici

Acque e territorioAlla scoperta delle sorgenti del Vinchiaruzzo(Giulio Ferretti)

Le vostre migliori catture

Vigilanza volontariaContinua l’impegno di sorvegliare le nostre acque(Massimo Zanetti)

ItinerariIl torrente Colvera(Giuseppe-Adriano Moro)

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In copertina: avannotti di temolo del Centro ittico di Maniago

RedazioneFerruccio BulfoneEzio FainGiulio FerrettiGiuseppe-Adriano MoroSergio ParadisiValter PeresElisabetta PizzulDino SpaggiariPaolo StefanelliFrancesca Tulli

Marco Bertoli,Sara Massarutto,Gabriele Piazza,Elisabetta Pizzul,Michela Tomasella,Elisa Zanut,Dolores Mancini

Dipartimento di Scienze della VitaUniversità degli Studi di Trieste

Pesca e AmbienteNotiziario d’informazione

dell’Ente Tutela Pescadel Friuli Venezia Giulia

Numero 2 - Luglio 2010(chiuso in redazione il 08-07-2010)

Periodico quadrimestraleistituito con L.R. n° 19 del 12/05/71

Autorizz. del Trib. di Udine n° 335 del 31/05/74

Direzione e RedazioneLaboratorio Regionale di Idrobiologia

"Paolo Solimbergo" - Ariis di Rivignano (UD)

Amministrazionevia Colugna, 3 - 33100 UDINETel. (centralino): 0432 551211

Fax: 0432 482474e-mail: [email protected]

Direttore responsabileLoris Saldan

Presidente Ente Tutela Pesca

Con la collaborazione di Paolo Cè

Ufficio stampaAlessandro Di Giusto

Progetto grafico e impaginazioneFranco Vicario

StampaTipografia Moro - Tolmezzo (UD)

Tiratura 30.000 copieDistribuzione gratuita

Spedizione in A.P. - 70% - D.C.B. "UD"

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Pesca e Ambiente 3

Quello compiuto nell’allevamen-to ittico di Maniago rappresenta unpasso avanti decisivo nella salva-guardia del temolo, specie in fortedifficoltà negli ultimi anni. Visibilmente soddisfatto per i ri-sultati raggiunti, il presidentedell’Etp Loris Saldan, alla presenzadell’assessore regionale alla PescaClaudio Violino e del sindaco diManiago, Alessio Belgrado, ha pre-sentato il 22 giugno scorso ai gior-nalisti, negli spazi del piccolo im-pianto adagiato nella vallata scava-ta dal torrente Colvera, la prima ge-nerazione di temoli completamentenata e cresciuta in cattività in Ita-lia, nell’ambito dell’impegnativoprogetto di salvaguardia della spe-cie avviato ufficialmente tre anni facon la presentazione di un’appositapubblicazione a Pordenone. In questo periodo di tempo, nonsoltanto è stato consolidato un par-co riproduttori completamente alle-

La prima generazioneè quella che conta

Attività dell’Ente

Presentata la nuova sfornata di avannottidel Progetto temolo ottenuti a Maniago

vato in cattività e che oggi può con-tare su circa 400 esemplari, ma si èanche riusciti a superare ostacolinotevoli, frapposti dalla difficoltàdel temolo di abituarsi alla vita incattività, con non pochi problemi in

termini di alimentazione e matura-zione sessuale, riuscendo quindi adottenere una prima generazione dicirca 80 mila avannotti. Quanto ottenuto a Maniago – hasottolineato Saldan – è frutto oltre

L’avannotteria del centro ittico di Maniago

Ufficio stampa

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4 Pesca e Ambiente

che del grosso lavoro di ricerca fat-to dagli atenei regionali, con Trie-ste che si è occupata della selezio-ne genetica e Udine che si è concen-trata sulle tecniche di alimentazio-ne, anche della fattiva collaborazio-ne con la Famiglia di pesca diTolmino con la quale è in corso datempo uno scambio costante di espe-rienze. Di certo, il successo raccol-to a Maniago è dovuto anche a trefattori tutti locali: la presenza diun impianto piccolo ma molto fun-zionale, la qualità eccellente delleacque del torrente Colvera e, nonultima, la passione e la disponibili-tà dei pescatori maniaghesi della lo-cale società di pesca sportiva che,in maniera del tutto volontaria, sisono dedicati con cura certosina inquesti tre anni all’allevamento diquesto pregiato pesce. Si tratta comunque soltanto di unprimo, per quanto importante pas-saggio: l’obbiettivo dichiarato è diconsolidare il parco riproduttori rag-giungendo i tremila esemplari. Aquesto scopo saranno dedicati par-te dei piccoli temoli appena nati.Con un parco riproduttori così strut-turato sarà possibile avviare la pro-duzione con numeri ben più signifi-cativi sia a Maniago, dove nel frat-tempo l’impianto sarà ampliato, sia

a Polcenigo oggetto di un importan-te progetto di ristrutturazione eammodernamento. La restante par-te degli avannotti sarà invece rila-sciata nei corsi d’acqua preliminar-mente individuati dai biologi comepiù adatti e di maggior pregio, permassimizzare le possibilità di soprav-vivenza, crescita e riproduzione del-la specie. Parole di sincero apprezzamentoper il lavoro dell’Etp sono giunte siadal sindaco di Maniago, che ha ga-

Attività dell’Ente

rantito attenzione per il progetto diampliamento dell’impianto ittico,sia da parte dell’assessore regiona-le alla Pesca, che ha ribadito l’in-tenzione di rafforzare le competen-ze dell’ente, nell’ambito della rifor-ma della legge istitutiva, prean-nunciando al contempo un possibileriequilibrio delle risorse destinateall’Etp, in sede di variazione del bi-lancio regionale, pur tenendo contodelle forti ristrettezze imposte aiconti regionali.

Fasi di spremitura delle uova di temolo

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Una nuova minacciaper le acque regionali

Dal convegno dedicato al gambero rosso della Louisianale contromosse per contrastarne la diffusione

Attività dell’Ente

Per l’ennesima volta, i fiumi delFriuli Venezia Giulia devono fare iconti con un grave pericolo, rappre-sentato da specie provenienti dal-l’estero e introdotte incautamentenegli ecosistemi acquatici nostrani.Da anni prosegue senza quartierel’azione dell’Ente tutela pesca percontenere l’espansione della savettae del siluro, che hanno creato graviproblemi alle popolazioni disalmonidi nei corsi orientali, in par-ticolare l’Isonzo. Ora il nuovo fla-gello porta il nome di gambero ros-so della Lousiana, che sta coloniz-zando rapidamente il reticoloidrografico provocando la contem-poranea scomparsa della pregiataspecie autoctona e il dissesto dellearginature. A questo grave problema l’Etp hadedicato un apposito convegno, gio-

Ufficio Stampa

vedì 27 maggio, nell’auditorium del-la Regione a Udine, allo scopo di fareil punto della situazione e individua-re, anche partendo dalle esperien-ze fatte in altre parti del territorionazionale, le azioni più efficaci permantenere sotto controllo l’espan-sione di questo nuovo e sgradito ospi-te. I lavori sono stati aperti dai salutidell’assessore regionale alle Risorseagricole, naturali e forestali Clau-dio Violino che ha colto l’occasioneper ribadire che non c’è alcuna in-tenzione di chiudere l’Etp e anzi siintende rafforzarne competenze eoperatività. Il presidente dell’Ente tutela pe-sca Loris Saldan ha confermato chefino al termine del 2010, sull’interoterritorio regionale, saranno condot-ti studi per comprendere la consi-

stenza di questo gambero provenien-te dal Nord America, che rischia dicancellare la specie autoctona cre-ando anche gravi pericoli per la si-curezza idrogeologica dei corsi d’ac-qua, data la sua abitudine di scava-re negli argini per costruirsi un ripa-ro. Per tale motivo sarà emanato undecreto che autorizza i collabora-tori ittici e gli agenti di vigilanzadell’Etp a catturare questo crosta-ceo con apposite nasse - ha ricorda-

Gambero rosso della LouisianaProcambarus clarkii (Girard, 1852)

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Attività dell’Ente

to Saldan - che saranno contrassegnate da un appositobollino. Di pari passo procederanno le analisi per de-terminare se la specie sia o meno pericolosa per l’uo-mo, visti i problemi di tossicità delle sue carni riscon-trata in altre parti d’Italia, dove questo gambero si èrapidamente diffuso. Quando avremo ben chiara la si-tuazione decideremo quali contromisure adottare pereliminare o, quantomeno contenere, la sua presenzanei fiumi della regione. Solo al termine di queste ricer-che valuteremo se sia il caso di dare il via libera allasua cattura da parte degli appassionati. Nel corso del simposio moderato da Paolo Stefanelli,direttore dell’Etp, sono intervenuti vari esperti, a par-tire da Pierpaolo Zanchetta, della Direzione regionalerisorse agricole, naturali e forestali, Servizio tutela am-bienti naturali e fauna che ha parlato delle attività del-la Regione Fvg per la tutela della biodiversità. TizianoScovacricchi, dell’Istituto di Scienze marine di Vene-zia, appartenente al Consiglio nazionale delle ricerche,si è concentrato su “Specie aliene: natura e valutazionedel danno ambientale”, per poi passare la parolaall’ittiologo Giorgio De Luise di Udine, autore del nuo-vo libro appositamente dedicato alla nuova e invasivaspecie edito dall’Etp che è stato presentato per l’occa-

sione. L’esperto si è soffermato sugli aspetti ecologici,biologici e gestionali in Friuli Venezia Giulia legati algambero rosso della Louisiana. Laura Aquiloni e Fran-cesca Gherardi, del Dipartimento di Biologia evoluzio-nistica “Leo Pardi” dell’Università di Firenze, hanno in-vece parlato di quanto fatto in Toscana per contrastarel’espansione di questo gambero fortemente invasivo. Per l’occasione, è stato quindi presentato il decretodel presidente dell’Etp, propedeutico alla prima fase dicattura ed analisi sanitaria del gambero rosso nella no-stra regione.

Scheda sintetica di riconoscimento per l’attività di monitoraggio.

Nassa usata dagli incaricati del monitoraggio per la cattura deigamberi.

SCAVA tane lunghe qualche metro il cui accessoè spesso visibile in forma di buchi lungo le spon-de degli argini.

Gambero rosso della Louisiana Procambarus clarkii (Girard, 1852)

È AGRESSIVO e se viene sorpreso a terra non fug-ge (al contrario dei gamberi nativi) ma esibisceinvece posture minacciose sollevando le cheleverso il presunto avversario.

La DIFFUSIONE del gambero rosso, specie alie-na invasiva, rappresenta una pesante minacciaper la sopravvivenza dei gamberi indigeni.Assai più competititivo delle specie nostrane èvettore dell’afanomicosi e di diversi parassiti.Inoltre la sua presenza intensiva si somma aiproblemi determinati dalla distruzione deglihabitat e dall’inquinamento.

La capacità, infine, di accumulare asintomatica-mente fitotossine nocive per la salute umana,ne complica la gestione legata all’eventualeprelievo e alla commercializzazione.

COMPORTAMENTO

IMPATTO

PREDAZIONE specialmente a danno di al-cuni invertebrati.COMPETIZIONE con specie native.DEGRADO AMBIENTALE porosità dei ter-reni, crollo di arginature.TRASMISSIONE di PATOLOGIE serbatoiodella “peste del gambero” il fungoAphanomyces astaci, letale per le spe-cie native.DANNI per la SALUTE UMANA in caso diconsumo di Procambarus clatkii conta-minato da fitossine (microcistine).COSTI ECONOMICI rilevanti, associati aidanni diretti e alle misure di controllo edi contenimento.

RICONOSCIMENTO

CHELA sviluppata e robusta, margini in-terni dei diti fisso e mobile curvi e condenti.CARPO provvisto di spina (assente nellespecie native)ROSTRO a bordi divergenti in sensoantero-posteriore, privo di cresta media-na.SOLCHI BRADIOCARDICI uniti lungo la li-nea mediana (distanziati nelle specie na-tive).COLORAZIONE E ASPETTO GENERALE to-nalità del rosso a volte accompagnate danote bluastre negli adulti, toni del grigionelle forme giovanili.

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Dai banchi di scuola alle spondedei fiumi, per osservare da vicinol’acqua e il suo patrimonio nasco-sto. Alla preziosa risorsa il Circolodidattico di Manzano ha dedicato unprogetto intitolato appunto “Acquabene dell’umanità”, che l’Ente tu-tela pesca, su indicazione di uno deipromotori, il rappresentante del col-legio 13, Adriano Leoni, ha sostenu-to con convinzione fin dall’avvio. Nell’ambito dell’iniziativa, avvia-ta alla fine del 2009, il biologodell’Etp Giuseppe-Adriano Moro hatenuto un ciclo di 4 lezioni riservateai docenti delle numerose scuoleappartenenti al circolo. Nel corsodegli incontri sono state spiegate ledinamiche e le caratteristiche deicorsi d’acqua naturali, sistemi pereccellenza contraddistinti da una no-tevole biodiversità. Gli insegnanti hanno quindi tra-smesso ai loro alunni questi saperi.Si è passati quindi all’esperienza di-retta sul campo. Il 9 e il 14 aprile,infatti, si sono svolte le due uscite,organizzate lungo i fiumi Natisone eCorno, per mostrare ai bimbi il pa-trimonio delle acque nostrane. Il 9 aprile è stata la volta del fiu-me Natisone per le scuole maternee primarie di Manzano e San Giovan-

Collegio 13 - Cividale del Friuli

Oltre 400 alunni del Circolo didattico di Manzanocoinvolti nel progetto dedicato dall’Etp alle acque

A scuola sul fiume

ni al Natisone, mentre il 14 aprile ètoccato alle scuole di Dolegnano eCorno di Rosazzo osservare da vici-no l’ambiente del Corno. In tutto, sono stati coinvolti oltre400 alunni ai quali le guardie volon-tarie e i collaboratori ittici dell’en-te, coadiuvati dai biologi, hanno mo-strato in presa diretta e nella massi-ma sicurezza, cosa nascondono le ac-que dei nostri fiumi e l’incredibilepatrimonio di vita che custodiscono.Ogni uscita si è svolta dalle 9 alle11,30. A questi appuntamenti eranopresenti Leoni per l’Etp e DoloresFadon, quale referente per il circo-lo didattico, che hanno coordinatole attività e le collaborazioni nelcorso di questo importante proget-to educativo. L’iniziativa è riuscita perfetta-mente – ha sottolineato Leoni – e icommenti raccolti da alunni e inse-gnanti sono stati entusiastici. Il di-rettore del Circolo didattico Danie-le Castellani, al quale vanno peral-tro i nostri ringraziamenti, si è giàdichiarato disponibile a ripeterel’iniziativa. Un grazie sincero da parte mia an-che alle 15 guardie e al dottor Moroche hanno saputo coinvolgere i bam-bini rendendoli entusiasti.

Pesca e Ambiente 7

Ufficio Stampa

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Attività dell’Ente

RIVA DEL GARDAL’ETP alla tavola rotonda sulla trota marmorata

Giuseppe-Adriano Moro

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Il 27 marzo scorso, in occasionedella fiera ExpoRiva Caccia PescaAmbiente, si è tenuta, presso il quar-tiere fieristico di Riva del Garda (TN)la tavola rotonda, organizzata dallarivista Il Pescatore Trentino, “La tro-ta marmorata: strategie e risultatidei ripopolamenti”. L’Ente tutela pesca del Friuli Ve-nezia Giulia, presente alla fiera conil proprio stand promozionale, è sta-to invitato a condividere la propriaesperienza, ormai ventennale, nelcampo della salvaguardia della tro-ta marmorata. Sono intervenuti il dott. RuggeroGiovannini ed il dott. LeonardoPontalti, del Servizio Foreste e Fau-na della Provincia Autonoma diTrento, Roberto Bettinazzi, presiden-te dell’Associazione Pescatori Dilet-tanti Val Lagarina, il dott. GiorgioValentini, responsabile degli impiantiittici dell’Associazione Pescatori AltoSarca ed il dott. Andrea Gandolfidella Fondazione Mach – IstitutoAgrario Sperimentale di San Micheleall’Adige. L’Etp era rappresentatodal dott. Giuseppe-Adriano Moro, delLaboratorio regionale di idrobiologiadi Ariis. Il coordinamento della ta-

vola rotonda è stato curato dal dott.Lorenzo Betti, ittiologo e direttorede Il Pescatore Trentino. Ognuno dei partecipanti ha innan-zitutto illustrato la storia dei pianidi salvaguardia e ripopolamento chehanno riguardato la trota marmoratanelle rispettive realtà. Nella fase didibattito, che ha interessato sia irelatori che il pubblico, è emersachiaramente la necessità di elabo-rare ed adottare piani di gestionechiari e strutturati, che tengano con-to di quanto previsto dalle normecomunitarie e nazionali, per quantoriguarda l’introduzione e la salva-guardia della fauna. Solo disponen-do di piani organici è infatti possibi-le soddisfare in modo integrato leaspettative del mondo della pesca,sia locale che legato alla frequenta-zione turistica, conservando e raf-

forzando nello stesso tempo le po-polazioni ittiche indigene. I principi che muovono la gestio-ne della fauna ittica sono comuni,ma le strategie ed i metodi adottatisono differenti fra il Trentino ed ilFriuli Venezia Giulia. Nella nostraregione esiste un gestore unico, l’En-te tutela pesca, che dispone di im-pianti ittici dove il ciclo biologicodelle specie allevate è completo. InTrentino la realtà è frazionata, lapesca viene gestita da associazionidi pescatori dilettanti che agisconosulla base di un piano provinciale;molte associazioni si sono dotate diimpianti ittici, ma la maggior partedi essi è rappresentata da incubatoidove le uova vengono prelevate daindividui selvatici. Al termine della tavola rotonda, ipartecipanti hanno concordato sulfatto che la condivisione ed il con-fronto di esperienze fra gestori del-la fauna ittica sia essenziale, peraffrontare i cambiamenti impostidalle nuove norme sanitarie ed am-bientali. Si è dunque auspicato unnuovo incontro tecnico fra i respon-sabili della gestione ittica nell’areadi interesse della trota marmorata.

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Nell’ambito della predisposizionedel Piano regionale di tutela delleAcque (PRTA), l’ARPA FVG nel 2009ha avviato un piano di monitoraggioper la classificazione dello stato eco-logico dei corpi idrici di acque in-terne superficiali, al fine di ottem-perare alle vigenti norme europeein materia ambientale (Direttiva2000/60/CE). In Friuli Venezia Giulia sono statiindividuati 418 corpi idrici. Attual-mente ne sono stati classificati 157,distribuiti su tutto il territorio regio-nale, ed entro il 2012 sarà comple-tata la classificazione di tutti i corpiidrici regionali. Lo stato ecologico di un corso d’ac-qua viene definito in base allo stu-dio della struttura ed abbondanzadelle comunità biologiche animali(macroinvertebrati bentonici e fau-na ittica) e vegetali (diatomeeebentoniche e macrofite), all’analisidei parametri chimici e fisico-chimici

Classificazionedello stato ecologicodelle acque superficiali internein Friuli Venezia Giulia

Claudia OrlandiARPA FVG - Dipartimento di Udine

Acque interne

delle acque e ad una valutazionegenerale della morfologia dell’am-biente fluviale e delle areeperifluviali.

I parametri biologici vengono rile-vati in modo diverso a seconda dellatipologia fluviale indagata. Nei cor-si d’acqua guadabili, è infatti previ-sta la raccolta degli organismi me-diante l’impiego di specifiche attrez-zature utilizzate in acqua diretta-mente dall’operatore, mentre neicorsi d’acqua non guadabili vengo-no posizionati dei substrati artificialiatti a venir colonizzati dai macro-invertebrati bentonici e dallediatomee. I substrati artificiali sono partico-lari strutture che vengono posizio-nate in acqua ed ancorate sulle spon-de dei fiumi a strutture fisse gene-ralmente alberi o manufatti (pontili,ponti, ecc.); vengono posizionatinello stesso punto 3 volte all’anno(nelle diverse stagioni) ed identifi-cate con un contrassegno dell’ARPAFVG. Questi substrati devono rima-nere sommersi per almeno un meseal fine di poter essere colonizzati equindi permettere di ottenere uncampione significativo. È quindi importante che i substratiartificiali non vengano manomessi eche ogni anomalia relativa al loroposizionamento venga prontamentesegnalata all’ARPA anche tramitel’Ente tutela pesca.

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10 Pesca e Ambiente

Marco Bertoli,Sara Massarutto,Gabriele Piazza,Elisabetta Pizzul,Michela Tomasella,Elisa ZanutDolores ManciniDipartimento di Scienze della VitaUniversità degli Studi di Trieste

Ricerca scientifica

Studi condotti negli ultimi tre anniper valutare lo stato degli ecosistemi acquatici.

Il Bacino del Fiume Stella

Il Fiume Stella è sicuramente il più conosciuto corso d’ac-qua di risorgiva del Friuli Venezia Giulia, il suo bacino oc-cupa una superficie pari a ben 356 km2 e l’asta principale,costituita dal Torrente Corno e dal Fiume Stella, ha unalunghezza di 47 Km. Nonostante la sua alimentazione avvenga prevalentemen-te a carico delle risorgive, questo fiume presenta una por-tata variabile, le cui oscillazioni sono dovute sia alle carat-teristiche delle risorgive sia al drenaggio di un’ampia areasuperficiale, direttamente sottoposta alle fluttuazioni ester-ne, come riportato da Mosetti (1983). Prima di sfociare nel Canale Bioni che, a sua volta, siinsinua nella Bocca dei Tre Canali prima di raggiungere ilmare attraverso il porto di Lignano, lo Stella attraversa unterritorio della bassa pianura friulana che ha risentito dipesanti modificazioni operate dall’uomo, le quali hannogradualmente ma completamente trasformato l’antico pa-esaggio naturale dominato dalla foresta caducifoglie e dazone umide. Nel corso dell’800, in seguito al rapido incrementodemografico, in tutto il territorio friulano vi fu una rapidaespansione dei terreni agricoli che determinò una forte ri-duzione dell’area boschiva. In seguito all’Unità d’Italia taleriduzione toccò addirittura il 60% a causa dell’inizio dellabonifica idraulica. Successivamente, a cavallo della metà del XX secolo,furono prosciugate estese aree soggette ad impaludamentoe furono canalizzati la maggior parte dei corsi di risorgivaminori. Come indicato da Siardi (2004) ciò portò allo stravolgi-mento dell’assetto del reticolo idrografico della pianurapadana nord-orientale, i cui originari aspetti erano statimantenuti sostanzialmente inalterati fino alla fine dell’800.

La superficie forestale si ridusse ulteriormente fino adessere ora rappresentata da poche centinaia di ettari diquerco-carpineto. Attualmente il territorio attraversato dallo Stella è inte-ressato da colture di tipo intensivo, principalmente domi-nano le colture a cereali rispetto alle colture specializzatequali pioppeti, vigneti e frutteti. Lo sfruttamento agricolo, legato ad un’agricoltura di tipointensivo, è la principale causa di deterioramento e di per-dita del paesaggio di risorgiva. L’area è soggetta infatti alla Direttiva nitrati 91/676/CEE,in quanto rientra nella zona vulnerabile da nitrati di origi-ne agricola. Da uno studio condotto dall’ERSA del Friuli Venezia Giulianel 2008, risulta che le acque del Fiume Stella, alla foce,presentano una concentrazione di nitrati pari a 12-14 mg/l,che aumenta fino a 46-50 mg/l in periodi di piovosità ele-vata a causa del dilavamento del territorio circostante. Estremamente frequente nelle aree agricole è il tagliodella vegetazione in ambito perifluviale allo scopo di esten-dere il territorio coltivato fino alle sponde. Questo ha del-le pesanti ripercussioni sull’ambiente acquatico e sugli or-ganismi che in esso vivono, ma anche impedisce che la ve-getazione funga da filtro nei confronti dei prodotti utiliz-zati in agricoltura, principalmente fertilizzanti e pesticidi,i quali vengono in tal modo riversati dalle piogge diretta-mente nelle acque. Oltre all’agricoltura debbono venir considerati, secondola Direttiva nitrati, gli effetti sull’ambiente legati allazootecnia, in particolare l’allevamento di suini e bovini. Ilterritorio del Bacino dello Stella è caratterizzato da unapredominanza di questi allevamenti, oltre ad allevamentiittici che in questa zona si sono insediati nel corso degli

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Tab. 4 - Valori e punteggi attribuiti dall’Indicebiologique macrophytique en rivière (IBMR) alle 7stazioni analizzate.

BIBLIOGRAFIA

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campionamento sono anche le uniche a pre-sentare una fascia di vegetazione perifluvialeampia (superiore ai 5 m) e continua, che per-mette di trattenere i residui dei trattamentidelle colture, in particolare i fertilizzanti. Il fatto che l’analisi delle comunitàmacrozoobentoniche riporti, con entrambegli Indici utilizzati, giudizi decisamente piùpositivi rispetto alle macrofite, è probabil-mente dovuto alla diversa sensibilità dellecomunità al grado di trofia presente nelleacque che, anche se elevato, non viene regi-strato a livello delle comunità animali, per-ché mitigato dalla presenza di un substratonaturale e da valori di portata e diidrodinamismo che sono compatibili con leesigenze di questi organismi. Per quanto poi attiene alle comunità itti-che i giudizi non troppo lusinghieri ottenutidall’applicazione dell’ISECI richiamano a pre-stare maggior attenzione all’introduzione dispecie alloctone che finiscono con l’innescaremeccanismi di competizione per il cibo e perlo spazio con le già poche specie autoctonepresenti. I risultati ottenuti da questo studio testi-moniano quindi quanto sia importante valu-tare il maggior numero di componentibiotiche presenti nell’ambiente per ottene-re un quadro esaustivo della sua condizione,giacchè ogni componente risulta sensibile adeterminanti fattori di stress.

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anni sfruttando le acque limpide e fresche di risorgenzaper l’allevamento della trota. Agricoltura ed allevamento sono pertanto i principali fat-tori di modificazione ed alterazione del territorio circo-stante le acque del fiume, giacchè i valori di densitàdemografica fanno rientrare l’area in un range demogra-fico medio-basso, fatta eccezione per il comune di Codroipoche ha una densità demografica pari a 212 residenti/Kmq(www.istat.it).

Mentre a partire dagli anni venti del secolo scorso, lapopolazione residente nella bassa friulana ha registrato unacrescita costante, a causa dell’afflusso di persone prove-nienti dall’alta pianura, dall’area montana, dal Veneto edall’Istria, attirata dalla disponibilità di nuovi terrenicoltivabili, negli ultimi decenni il trend demografico si èinvertito. A tutela delle poche zone in cui ancora è possibi-le osservare aspetti naturalistici caratteristici degli am-bienti di risorgiva, sono stati istituiti nell’area una Riservanaturale regionale, un Parco comunale, cinque Siti di inte-resse comunitario (SIC), sei Biotopi, un’Area di reperimentoe un’Area di rilevante interesse ambientale (ARIA). Questi siti hanno lo scopo di conservare ciò che è rimastodell’originario paesaggio di risorgiva, caratterizzato dallapresenza di torbiere, olle, praterie umide ed asciutte eboschi planiziali. Questo complesso reticolo idrografico è stato scelto perlo studio di alcune tra le principali comunità acquaticheanimali e vegetali, ovvero: la comunità a macroinvertebratibentonici (larve di Insetti, Crostacei, Anellidi, Irudinei, ecc),la comunità ittica e le macrofite acquatiche (specie vege-tali macroscopicamente visibili negli ambienti acquatici). La scelta di questo studio è stata condizionata dalla Di-rettiva 2000/60/CE, recepita in Italia dal D.L. 152/2006,la quale reca “Norme in materia ambientale” ed elencatra gli elementi qualitativi per la classificazione dello sta-to ecologico le comunità sopra citate. Nel corso del 2007 e del 2008 sono state quindi effettua-te campagne di campionamento che per quanto attienealle comunità ittiche sono state condotte in 28 stazioni, in9 di esse sono state monitorate anche le comunità amacroinvertebrati bentonici, mentre in 27 sono state ana-lizzate le macrofite acquatiche.

Tuttavia solo per 7 stazioni, distribuite nella parte me-dio-alta del Bacino (figura 1), è stato possibile effettuaredei campionamenti quantitativi a carico di tutte e tre lecomunità in esame, a causa di fattori quali la profondità ela larghezza dell’alveo. Non è stato possibile individuare stazioni nell’asta prin-cipale dello Stella e neppure nella zona più a valle, rispet-tivamente a causa di portate troppo elevate e per la risali-ta del cuneo salino. In ciascuna delle 7 stazioni, previa georeferenziazionedelle stesse, è stata rilevata la granulometria prevalentein alveo, la larghezza dell’alveo, la profondità media emassima, la velocità della corrente. In tabella I sono riportati i valori di alcuni dei parametrimisurati nelle sette stazioni esaminate nel luglio 2007.

Fig. 1 - Bacino del Fiume Stella con indicate le stazioni di studio.

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Tab. 1 - Parametri idromorfologici delle 7 stazioni analizzate.

I valori più bassi di velocità della corrente sono statiregistrati nelle stazioni 4 e 5 (Roggia Brodiz e Cerclizza),in cui il substrato prevalente è molto fine. Nelle stazio-ni 2 e 6 (Roggia Puroia e Miliana) la corrente era abba-stanza lenta, mentre nelle restanti risultava moderata(maggiore di 30 cm/s). La stazione 1 (Roggia Puroia) è risultata quella con ilsubstrato più grossolano e l’unica, assieme alla stazio-ne 3 (Roggia Vampidora), a presentare una fascia di ve-getazione perifluviale ampia e ben strutturata e a mo-strare la presenza di microhabitat ben differenziati al-l’interno dell’alveo. Dai campionamenti ittici, nelle 7 stazioni, sono stateidentificate 15 specie. Quattro sono considerate “vul-nerabili”, e perciò iscritte nella Lista rossa dei Pescid’acqua dolce indigeni in Italia. Tra queste il ghiozzo padano (Padogobius martensii) èiscritto anche nella lista di specie protette dalla Con-venzione di Berna (all. III), mentre lo scazzone (Cottusgobio) è inserito nella Direttiva 92/43/CE (all.II).

Tra le altre specie registrate, il vairone (Leuciscussouffia) è considerato “a più basso rischio” nella Listarossa ma è invece riportato, come pure il barbo (Barbusplebejus), nella Direttiva 92/43/CE e nella Convenzio-ne di Berna.

Al contrario il panzarolo (Knipowitschia punctatissima)è considerato “in pericolo” nella Lista rossa ma, strana-mente, non è riportato nella Direttiva 92/43/CE né nel-la Convenzione di Berna.

Ghiozzo padano

Vairone

Barbo

PanzaroloScazzone

1 - Roggia Ribosa

2 - Roggia Puroia

3 - Roggia Vampidora

4 - Roggia Brodiz

5 - Roggia Cerclizza

6 - Roggia Miliana

7 - Roggia Velicogna

E - 2367191,699N - 5086571,346

E - 2367681,180N - 5086677,179

E - 2369731,704N - 5086994,680

E - 2366113,238N - 5085256,973

E - 2371120,770N - 5081927,899

E - 2371651,300N - 5080419,698

E - 2374727,312N - 5079588,679

6

4

4

6

4

6

4

Larghezzamedia

alveo (m)

Profondità(cm)

Med Max

41

40

24

30

36

80

90

60

51

40

50

73

120

120

Velocitàcorrente(cm/s)

Granulometriaprevalente

Coperturavegetale

alveo (%)Stazione

36

22

39

10

14

30

35,5

Ghiaia grossolanae ciottoli

Sabbiae ghiaia fine

Sabbiae ghiaia fine

Fangoe limo

Sabbiafine

Sabbiae ghiaia fine

Sabbiae ghiaia

81-100

81-100

61-80

81-100

1-20

81-100

61-80

Ricerca scientifica

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Due sono le specie alloctone: il persico sole (Lepomisgibbosus) e la trota fario (Salmo [trutta] trutta). Que-st’ultima è risultata presente in 6 su 7 stazioni, conpopolazioni mal strutturate, costituite solamente da in-dividui adulti.

Poiché dunque non vi è riproduzione, la sua presenzaè da mettere in relazione alle pratiche di semina con-dotte annualmente con materiale adulto e novellameper fini alieutici. In passato l’unica trota autoctona presente in alcunearee di questo bacino era la trota marmorata (Salmo[trutta] marmoratus), segnalata da Flego (1972) e daD’Este (1978), ma non più rilevata già da Stoch et al.,(1992), ad indicare che, ad eccezione di saltuariesegnalazioni di pochi esemplari dalle grandi dimensioni,la specie non è più una presenza diffusa nel territorio.

Le cause di questo fatto sono da cercare nelle tra-sformazioni che hanno interessato i corsi d’acqua diquesto bacino, dovute all’opera dell’uomo, che hannodeterminato la scomparsa delle aree adatte alla ripro-duzione. Specie autoctone molto diffuse sono risultate l’an-guilla (Anguilla anguilla), catturata in tutte le stazioni,ed il luccio (Esox lucius), presente in 6 stazioni.

La “qualità” delle comunità ittiche è stata analizzatamediante l’applicazione dell’Indice dello stato ecologi-co delle comunità ittiche (ISECI) di Zerunian et al.,(2009), il quale esprime una valutazione della qualitànaturalistica della comunità ittica che popola un corsod’acqua basandosi sulla presenza di specie indigene oautoctone, sulla loro struttura in classi d’età e consi-stenza demografica, sulla presenza di ibridi, di speciealiene o alloctone e di specie indigene. I valori ottenutivariano tra sufficiente e buono (Tab. 2). Questi valori risultano piuttosto bassi principalmentea causa del basso numero di specie osservate rispetto aquelle che erano originariamente presenti nell’area in-dagata ed ovviamente alla presenza di specie aliene.

Tab. 2 - Valori e giudizi dell’Indice dello Stato ecologico dellecomunità ittiche (ISECI) attribuiti alle 7 stazioni di studio.

Per quel che riguarda i macroinvertebrati bentonici èstato rilevato un elevato numero di generi e famiglie.Tuttavia molti di essi sono considerati piuttosto tolle-ranti nei confronti di fenomeni di inquinamento o alte-razioni ambientali. In particolare erano frequenti, e innumero anche molto elevato, Efemerotteri appartenential genere Baetis, le famiglie Simulidae e Chironomidaedell’ordine dei Ditteri ed i Crostacei appartenenti allafamiglia Gammaridae ed Asellidae.

Persico sole

Trota fario

Trota marmorata

Anguilla

Luccio

1 - Roggia Ribosa

2 - Roggia Puroia

3 - Roggia Vampidora

4 - Roggia Brodiz

5 - Roggia Cerclizza

6 - Roggia Miliana

7 - Roggia Velicogna

0,62

0,63

0,57

0,67

0,54

0,62

0,72

Buono

Buono

Sufficiente

Buono

Sufficiente

Buono

Buono

Stazione ISECI 2009

Punteggio Giudizio

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Tab. 3 - Valori, classi e giudizi ottenuti dall’applicazione dell’Indice biotico esteso (IBE) e dall’Indice STAR_ICMi.

Per quanto infine riguarda lo studio delle macrofiteacquatiche, è stato possibile censire alcune specie nonprecedentemente segnalate in quest’area della regioneed una entità la cui presenza non è confermata dal 1920.Per valutare tramite le macrofite acquatiche la qualitàbiologica delle acque è stato applicato l’Indice france-se biologique macrophytique en rivière (IBMR) (Hauryet al., 2006), che ha espresso giudizi decisamente piùseveri rispetto agli altri Indici. I giudizi migliori sonoquelli relativi alle stazioni 1 e 3 (Roggia Ribosa eVampidora) che definisco nelle acque un grado di trofiamoderato. Tre stazioni (Roggia Puroia, Brodiz e Cerclizza)oscillano, in relazione alla stagione di campionamento,tra un valore di trofia medio ed elevato, mentre la si-tuazione peggiore si osserva nelle stazioni 6 e 7 (RoggiaMiliana e Velicogna) in cui il valore è sempre molto ele-vato o elevato (Tab. 4). Quest’ultimo indice riporta giudizi in accordo con l’in-serimento dell’area di studio nella zona vulnerabile danitrati di origine agricola. Le uniche due stazioni a pre-sentare giudizi migliori in entrambe le stagioni di

Gli Oligocheti rinvenuti facevano parte delle famiglieTubificidae, Lumbricidae e Lumbriculidae ritenute an-ch’esse tolleranti. Per la valutazione della qualità biologica delle acquesono stati applicati in questo caso due indici: l’Indicebiotico esteso (IBE) (Ghetti, 2001) precedentemente ap-plicato in tutte le acque correnti italiane in rispettoal D.L. 152/99 e lo STAR_ICMi (Buffagni e Erba, 2007)che rispetta invece le indicazioni del nuovo D.L. 152/2006. Dall’applicazione dell’IBE, risulta che quasi tutte lestazioni sono ascrivibili a una seconda classe di qualità,che le definisce come leggermente inquinate. Solo lastazione 3 (Roggia Vampidora) risulta essere inquinata(Tab. 3). Un giudizio generalmente buono viene ottenuto pertutte le stazioni anche dall’applicazione dello STAR_ICMi,il quale tuttavia riporta un giudizio elevato per la sta-zione 2 (Roggia Puroia) in entrambe i periodi di campio-namento, come pure per i campioni primaverili dellastazione 1 e 5 (Tab. 3).

Ricerca scientifica

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Alla scopertadelle sorgenti del Vinchiaruzzo

Torrente Roial presso lo sbocco nel Meduna

Acqua e territorio

Testo e foto diGiulio Ferretti

Un reticolo di acque unico nel suo genere dà vita al fiume Noncello

Non è ben conosciuto ai più comesi forma il fiume Noncello, quello chesi vede a Pordenone, presso il cen-tro storico e per il quale il migliorpunto di osservazione, anche per lafauna ittica, si trova sul ponte co-siddetto di Adamo ed Eva, realizza-to nei primi decenni del ‘900 comelevatoio, per il passaggio delle bar-che da trasporto. Nei pressi del cotonificio Ammanarrivano ben tre canali a formare ilfiume: il canale di gronda che rac-coglie la maggior parte delle acquedel Noncello, provenienti daCordenons, il vecchio corso del fiu-me, attualmente alimentato dallerisorgive della zona del Castello deiRagogna e il canale Amman, che con-voglia le acque provenienti dal ba-cino del Meduna dalla zona della car-tiera Galvani di Cordenons. Proprio dell’origine di questo ca-nale, che presenta qualità d’acquamolto buona, se non ottimale, inpochi sono informati. Il canale, gestito dalla ditta Frielper la produzione di energia idroe-lettrica, raccoglie le acque dellesorgenti del Vinchiaruzzo, area umi-da percorsa da diversi fiumiciattoli

Tempera di Dino Perco da “Il Parco del Meduna,Cellina e Noncello”. Ediz. WWF (PN) - 1984.

Scarico dell’acqua del canale del torrenteCellina nel fiume Meduna nell’area delVenchiaruzzo

di risorgiva che si trova nella parteest del territorio di Cordenons, pocodistante dal fiume Meduna. Nel passato, fino al 1908, quandoè stato realizzato il canale, le ac-que del Vinchiaruzzo, come è visibi-le dalle vecchie mappe, venivanoraccolte dal Roial, una sorta di ru-scello di pianura, che si immettevapoco distante sul Meduna. Oggi, invece, il canale accoglietutte le portate dei corsi d’acqua delVinchiaruzzo: il Mulin Brusàt, la VenaStuarta, il Gravotti e altri minori chehanno origine da numerose olle di

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Pesca e Ambiente 17

Ponte sul canale Amman

risorgiva poco più a monte. Questoreticolo di ruscelli e le loro sorgen-ti, costituisce un ambito di alto va-lore ambientale. Le risorgive del Vinchiaruzzo si for-mano in quanto il luogo si trova lun-go la “Linea delle Risorgive”, situa-ta a metà tra l’alta e la bassa pianu-ra, dove il sottosuolo passa tra le ca-ratteristiche permeabili delle “gra-ve”, a monte e il terreni limosi eargillosi impermeabili a valle, checostringono la falda sotterranea a ri-salire in superficie formando nume-rose sorgenti. Situata sulla sinistra idrograficadel fiume Meduna, che corre in quel-la zona in direzione sud-est, l’areain questione si caratterizza per la suaomogeneità, in un ambito piuttostovasto che confina verso nord con iMagredi, e ha ottenuto la dichiara-zione di Sito di interesse comunita-rio (Sic), che prevede una reale tu-tela e valorizzazione. I magredi e le risorgive diCordenons, attualmente, sono og-getto di un intervento da parte delComune, che si avvale di tecnici delWwf nazionale, per realizzare unprogetto di ecomuseo che ha otte-nuto i necessari finanziamenti dallaRegione Friuli Venezia Giulia. Pionieridella difesa delle sorgenti delVinchiaruzzo, nel passato, sono sta-ti il Wwf di Pordenone e l’associa-zione “Resultuns” (risorgive infriulano) di Cordenons, che hannocombattuto contro attività agricoleche non tenevano conto sufficiente-mente dei valori ambientali. Par-liamo degli anni ’70 dello scorso se-colo, quando la tutela ambientale fa-ticava a farsi strada nella coscienzadella gente, nonostante l’ambito ditutela fosse perimetrato dal Pianourbanistico regionale, che però nonera stato sufficiente per proteggerela zona in questione. Torniamo al presente, e analizzia-mo gli aspetti più importanti del-l’area, a cominciare dalla testa delcanale Amman, che si trova poco avalle del luogo dove il fiume Meduna,e il suo affluente Cellina, risorgono

in pianura presso il confine del Co-mune di Zoppola. In quel luogo, quando è stato co-struito il canale Amman, è stato re-alizzato un manufatto in cementocon paratie, piuttosto caratteristi-co, che convoglia parte della pocaportata del Meduna in quel trattoverso il Vinchiaruzzo.

Questa opera di presa verso il ba-cino del Noncello, giustifica l’ingres-so di specie ittiche di acque diver-se, più calde, verso quelle originatedalle risorgive che presentano tem-perature stabili sia in estate che ininverno, poco oltre i 10 gradi. Que-sto collegamento verso il Meduna hapermesso di arricchire la fauna itti-ca del canale Amman e di tutto ilcomplesso di corsi d’acqua del suobacino fino a Pordenone. Da sem-pre il canale è stato abitato dallatrota marmorata oltre che dalla farioe anche dal temolo, creando un veroe proprio paradiso dei pescatori di-lettanti. Ma molte altre specie alberganoin quelle acque, a cominciare dailucci che, nel periodo invernale, ri-salgono i piccoli corsi d’acqua fino ainoltrarsi all’interno delle olle, dovesono facilmente osservabili sempreche qualcuno non li scambi per untronco, data la loro staticità e la for-ma affusolata. Nella zona poi è so-

pravvissuto il gambero di fiume ed èsegnalata anche l’anguilla, che tro-va un habitat adatto nello slargopresso la cartiera Galvani dove lamaggior parte delle acque, fino a 6mc/sec, viene indirizzata versoPordenone, mentre quelle ecceden-ti utilizzano come sfioratore, o trop-po pieno, il rio Viasiol che sfocia nel

Meduna poco a valle della zona del-l’ex colonia Elioterapica. Nel passato questo fiumiciattoloera inquinato da scarichi della car-tiera che facevano colorare l’acquadi un azzurro lattiginoso fino alMeduna. Per questo i pescatori nongettavano le lenze in quelle acquema, durante il periodo delle ferieagostane, le acque tornavano limpi-de e ciò bastava per far risalire mol-to pesce, fatto che però non sfuggi-va alla gente del posto, pronta adapprofittarne per catturare numero-se anguille. Da ricordare inoltre che la zona ri-sulta quella dove è risalito più a mon-te uno storione nel Meduna e testi-mone del fatto è stato il compiantoguardiapesca Mario Pilot, al quale èstato segnalato un esemplare di diecichili, probabilmente un maschio, cheera arrivato fino alle “grave” e ri-masto in secca, probabilmente in-gannato dalla “montana” provocatadalle abbondanti piogge primaverili.

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Ma torniamo alla zona più a mon-te del canale Amman che, dopol’opera di presa sul Meduna, aumen-ta la sua portata cominciando a rac-cogliere i vari ruscelli, tutti sulla suariva sinistra. Più avanti era stata realizzataun’altra opera per la regimazionedelle acque: in particolare erano sta-te poste delle paratoie per evitareuna portata eccessiva nel canale,che convogliavano le acque su unoslargo, probabilmente per diminuir-ne la velocità, per poi scaricarle ver-so il Meduna, come si fa oggi più avalle in corrispondenza con il Roial.In questo piccolo specchio d’acqua,ormai intercluso, vivono pesci di pic-cola taglia di acque stagnanti e si sache, di ciò, ne approfittano i lucci,sempre all’agguato tra la vegetazio-ne acquatica. Va ricordato che il complesso diopere che ha permesso la realizza-zione del canale Amman, risale alprimo decennio del ’900; siccome inquel periodo le acque del Cellina edel Meduna non erano ancora trat-tenute dagli impianti di montagna,le risorgive nella zona avevano mag-gior portata ed era necessario prov-vedere a una loro regimazione. Una di queste, interessante comeopera di archeologia industriale senon idraulica, si trova sul canalepoco a monte della cartiera Galvanied è costituita da un ponte, dovesono posizionate le paratie con pas-saggio pedonale, interamente co-struito con sassi del fiume e matto-ni. Fa coppia con questa opera, perl’uso degli stessi materiali, il pontecarraio ad unico arco, poco più amonte che permette di costeggiareil canale passando dalla riva destraa quella sinistra. Vari studiosi si sono dedicati allostudio delle caratteristiche dellazona delle sorgenti del Vinchiaruzzo,a cominciare dagli autori del libret-to del Wwf di Pordenone che ha pertitolo “Il parco del Meduna, Cellinae Noncello” del 1984. Sullo steso argomento si è impe-gnata la pordenonese Marzia Perini

nella sua tesi di laurea depositataalla biblioteca civica di Pordenone. Non vanno dimenticati infine glistudi del botanico triestino LivioPoldini, che ha effettuato importantiindagini sulla vegetazione dellazona, e l’infaticabile ingegnerecordenonese Tito Pasqualis che, pro-prio sul Vinchiaruzzo, ha portato atermine un’ottima ricerca correda-ta di molte belle immagini. Anche il Comune di Cordenons hafatto la sua parte per far conosceretutti gli aspetti peculiari dellerisorgive del Vinchiaruzzo pubblican-do una proposta di sentieronaturalistico-didattico a cura diChiara Bottecchia, contenuta in unlibretto stampato nel 2005.

Cordenons. Ponte con paratoia sul canale Amman

Da non dimenticare la consistenteopera divulgativa dell’AssociazioneNaturalisti di Cordenons con l’atti-vità di Mauro Caldana. Infine, per quanto riguarda l’atti-vità di pesca, nella zona delVinchiaruzzo, occorre verificarequanto prevede il calendario di pesasportiva in vigore, che prevede zonedi uso esclusivo di esche artificiali. Norme e attenzioni che ci sono sta-te da sempre in quelle acque, pre-dilette specialmente da chi si dedi-ca alla pesca con la “coda di topo”con la mosca a frusta per la catturadelle trote, dei temoli e deicavedani. Per quest’attività, oltreche per escursioni naturalistiche, illuogo risulta ideale.

Acqua e territorio

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Le vostre migliori catture

Vittorio SattoloAnguille - la più grande 2 kg

Cervignano

Daniele ContessiTrota marmorata - 87 cm x 6.7 kg

Fiume Ledra (Gemona)

Leonardo GranataBranzino - 72 cm x 3,7 kg

Canale Lisert

Diego D’AgostiniTrota iridea - 72 cm x 4,7 kg

Fiume Taglio (Rivignano)

Antonio SalvadorTrota marmorata - 65 cm x 2,5 kg

Fiume Livenza (Villa Varda)

Luigino SchenatoLuccio - 4 kg

Fiume Lemene

Angelo MilanBranzino

Canale Lisert

Catturata da Renzo RosTrota fario - 66 cm x 1,6 kgFiume Meduna (Prata di PN)

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Con la nomina di 15 nuovi agenti,la vigilanza volontaria dell’Ente tu-tela pesca può contare ora su unaforza di 196 unità. Si tratta di un numero rilevante didonne e uomini che scelgono di de-dicare una parte del loro tempo li-bero per vigilare sulla corretta ap-plicazione delle norme che discipli-nano la pesca. Non solo repressione, tuttavia, maanche assistenza alle operazioni disemina, rappresentanza alle mostreittiche, collaborazione ad attivitàtecniche, realizzazione di iniziativedidattiche e divulgative e molto al-tro ancora. Un impegno a 360 gradi,quindi, completamente gratuito, madi grande livello: i numeri che ne de-scrivono l’attività sono davvero im-portanti e mostrano un trend in cre-scita: oltre 7.000 servizi, per circa25.000 ore di vigilanza, oltre due-cento violazioni rilevate. Il ruolo della vigilanza volontariadell’Ente tutela pesca è fondamen-tale soprattutto in relazione alla di-minuzione delle attività di controllonel settore della pesca da parte dellealtre istituzioni quali le province edil corpo forestale, che da anni ora-mai hanno ridotto la loro azione inquesta materia.

Vigilanza volontaria

Continual’impegnodi sorvegliarele nostre acque

È quindi importante mantenere unbuon organico ed incrementarne lapreparazione professionale, ancheattraverso corsi di formazione edaggiornamento che l’Ufficio poliziagiudiziaria ed amministrativa sta or-ganizzando anche per l’anno in cor-so. Prima della fine dell’anno sarà av-viato anche il corso di formazione diulteriori nuove guardie che hanno già

richiesto di poter sostenere l’esamenecessario alla loro nomina. Per il corso, che si terrà nel mesedi novembre, sono ancora disponi-bili alcuni posti. Chi fosse interessato a partecipa-re, può manifestare la propria dispo-nibilità contattando l’Etp al numerotelefonico 0432 551215 o inviare en-tro il 30 settembre 2010, una mailall’indirizzo: [email protected].

Massimo Zanetti

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Pesca e Ambiente 21

Il torrente Colvera

Itinerari

Il Colvera e la sua valle, per quan-to molto interessanti, non rientranonegli itinerari più frequentati nellanostra regione. Abbracciato dai duegiganti delle Prealpi, il Cellina adOvest ed il Meduna ad Est, questotorrente ha generato, prima dei no-stri temoli, una delle più fiorenti ecelebri attività industriali degli ulti-mi secoli. Ai tempi in cui senza l’ac-qua non esisteva industria, il Colveraforniva l’energia necessaria per met-tere in moto le officine dei fabbri diManiago, da cui per lungo temposono uscite le migliori lame, ed at-trezzi chirurgici apprezzati in tuttaEuropa. Ancora oggi per i friulani direche una roncola è “di Manià” signi-fica stimarne la qualità, tant’è cheanche chi scrive non dimentica mai

Nel presentare i risultati dell’attività legata alla riproduzionedel temolo in allevamento è stata più volte sottolineata l’im-portanza dell’acqua del torrente Colvera, che alimental’incubatoio di Maniago, dove i temoli adriatici sono stati perla prima volta in Italia riprodotti a ciclo completo. Cerchiamodunque di conoscere il torrente Colvera ed esplorarne il corso.

di portare in tasca la propria lamamaniaghese, andando per fiumi e bo-schi può sempre tornar utile. In pianura il Colvera non si fa ve-dere facilmente. Come tutti i tor-renti prealpini la parte inferiore delsuo corso è asciutta per la maggiorparte dell’anno. Per circa 11 Km siad’estate che durante la stagione sec-ca invernale, l’alveo del Colvera sipresenta come una nuda striscia dighiaie candide. L’acqua viene assor-bita dai terreni alluvionali non ap-pena esce sulla pianura, propriopresso Maniago. La roggia che forni-va energia alle officine dei fabbridoveva per questo motivo trarre ori-gine dallo sbocco della valle. Per chidesideri visitare il tratto effimero deltorrente è possibile raggiungerlo at-traverso strade sterrate che dannoaccesso ad alcuni guadi. L’alveo di piena del Colvera, largooltre 300 metri a valle di Maniago, èmolto più ristretto nel tratto com-preso fra il centro della cittadina eFratta. L’acqua in questo tratto vie-ne assorbita dalle ghiaie, ma risa-lendo verso l’imbocco della ValColvera le pozze divengono semprepiù frequenti, anche d’estate, finoa raggiungere la zona dove il torren-te è perenne. Per seguire il corso d’acqua bastaseguire le indicazioni stradali perFrisanco: la strada percorre la rivadestra del torrente. Man mano chesi sale verso la valle, lo spessoredella coltre alluvionale si assottigliae la roccia dei monti Jouf e San Lo-renzo si fa più vicina, permettendoall’acqua di scorrere in superficie.Cinquecento metri dopo il ponte checollega Fratta al capoluogo si vede,sulla sinistra, l’incubatoio dell’Etp.Per ragioni sanitarie, la visita al pub-blico di questo piccolo ma importan-tissimo impianto non è possibile. Dopo appena quattrocento metrisi incontra l’opera di presa da cuitrae origine la Roggia di Maniago. Amonte di questo punto il Colvera èdotato di tutta la propria portata na-turale.

Testi e fotoAdriano-Giuseppe Moro

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La strada per Frisanco si infila inuna galleria, evitando il percorso cheun tempo attraversava la forra delBus del Colvera. La vecchia stradatuttavia esiste ancora e continua acosteggiare il torrente sul lato de-stro della forra. Il divieto d’accessoconsente appena di lasciare l’autoaccanto all’imbocco della galleriaper camminare lungo la sede stra-dale, ormai franata in molti punti ecostellata di pietre che si staccanodalle pareti sovrastanti. Il torrentequi ha creato morfologie molto bel-le, con piccoli salti fra massi e qual-che marmitta in roccia viva, rapidee buche profonde di colore verde.Scendere all’alveo non è facile, avolte letteralmente impossibile, manei punti dove la strada non è frana-ta esistono alcuni balconi da dove èfacile osservare il corso d’acqua. Questo tratto della strada attra-verso il Bus di Colvera termina dopoun chilometro, dove la strada vec-chia incrocia il nuovo tracciato. Dopoavere cambiato riva, la strada nuo-va torna ad infilarsi in galleria, men-tre i resti della vecchia via prose-guono fino al Ponte delle Pignatte.Qui l’acqua ha lavorato per formarele così dette “marmitte dei gigan-ti”, forme di erosione che ricordano

appunto delle “pignatis”, pentole.Ci si trova ora di fronte ad un bivio,sia per quanto riguarda le strade cheper ciò che attiene al torrenteColvera. Poco a monte del Pontedelle Pignatte infatti si uniscono idue torrenti chiamati Colvera di Joufe Colvera di Raut. Per esplorare il Colvera di Jouf ècomodo rimanere sulla riva destra,percorrendo una comoda stradaforestale, che costeggia per circa unchilometro la riva destra del torren-te. Gli accessi sono numerosi, anchese non sempre comodi. In questo

tratto si trovano due prese di acque-dotto. Il Colvera di Jouf prosegueverso occidente, risalendo verso laForcella di Pala Barzana, con un per-corso che è sostanzialmente paral-lelo a quello superiore del Colveradi Raut. Per chi preferisce proseguire inauto, il Colvera di Raut è decisamen-te più facile da seguire. Dopo averesuperate le due gallerie ci si trovanel tratto di valle ampio e dai pen-dii decisamente più dolci, dove sitrovano gli abitati di Colvere(Colvuri), in realtà un insieme di

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La strada non segue fedelmente ilcorso del torrente, ma da Poffabroè possibile incontrare il corso d’ac-qua percorrendo un breve anello,sempre su strade asfaltate. Prima dientrare nell’abitato si può svoltarea sinistra, in direzione di Valfrina.Dopo un breve tratto si incontra iltorrente, che viene superato su unponte. A monte di questo si trova unguado. Per chi volesse percorrerebrevemente le rive del corso d’ac-qua, dal guado si stacca verso mon-te una traccia di sentiero che si inol-tra nel bosco lungo la riva sinistra.Se si prosegue verso la localitàValfrina, dopo avere superato la zonaabitata, ci si torna ad immetteresulla strada che da Poffabro sale allaForcella di Pala Barzana.

nuclei abitati che non formano unvero e proprio paese. Il torrente èquasi sempre separato dalla stradada una cortina di alberi ed arbusti.È comodo osservarne l’alveo dal pon-te che conduce a Fornasatte(Fornasatis) e poi da quello di Polaz.La valle ha un orientamento quasiperfetto da Nord a Sud e punta de-cisamente verso Poffabro. Questopaese è diventato celebre per esse-re stato il primo in Friuli VeneziaGiulia ad essere inserito nell’elencodei Borghi più Belli d’Italia, graziealle sue caratteristiche architettu-re. Si giunge al paese dopo aver supe-rato la crosera (incrocio). Andandoa destra si raggiungerebbe Frisanco,il capoluogo comunale, ma il Colverasvolta verso Ovest e passa proprio aipiedi dell’abitato di Poffabro. Ancheil nome di questo centro ricorda latradizione industriale dell’area, seb-bene oggi risulti difficile pensare aquesto ameno borgo come ad unazona produttiva. In un documento del 1339 vienecitato infatti Prafabrorum, “il Pratodei Fabbri”, da cui i toponimi Pofavrie Poffabro. Il paese è stato celebreanche a causa di un processo del-l’Inquisizione, che si interessò del-l’attività di streghe, residenti pro-prio a Poffabro, che celebravano ipropri riti in una zona selvaggia delmonte Raut.

In questa zona il versante meridio-nale della catena del Raut è solcatoda calanchi bianchi. A destra (versoPoffabro) si trova la porzione di te-sta del Colvera di Raut. Svoltando asinistra, in direzione della Valcellina,si raggiunge la zona delle sorgentidel Colvera di Jouf. Sebbene le acque del torrente si-ano risultate perfettamente adatteper l’allevamento del temolo, sia perquanto riguarda la temperatura chela composizione chimica, il torrenteColvera è popolato dalla trota fariolungo tutto il suo corso. QuestoSalmonide si adatta molto bene apiccoli corsi d’acqua con forti varia-zioni di portata, come quelli dellazona prealpina. In questo tipo diambienti la capacità competitivadella fario ha fatto sì che ogni trac-cia dei popolamenti originali sianoscomparsi da molti decenni. Per chi volesse dilettarsi nella pe-sca, il Colvera è sicuramente unambiente molto bello, ma è neces-sario ricordare che l’intera asta delColvera di Raut è una zona diripopolamento (Art. 13 del Calenda-rio di Pesca Sportiva), per cui la pe-sca è consentita solo lungo il Colveradi Jouf ed a valle della confluenzafra i due rami del torrente.

Come sempre bisogna ricordare chemuoversi in ambiente montano, in par-ticolare quando si lasciano le strade,richiede l’uso di calzature adeguate.Per chi va a pescare da solo è partico-larmente importante evitare le zonepiù pericolose, come quelle dove ènecessario arrampicare. Si tenga sem-pre conto del fatto che la coperturadel servizio di telefonia mobile è li-mitata in molte aree montane. Pertutti vale sempre la raccomandazio-ne di informare chi resta a casa dellapropria meta e dell’itinerario che siintende seguire. Coloro che non cono-scono bene la zona possono consulta-re le carte escursionistiche, fra cui laottima Tabacco 1:25.000, foglio 028“Val Tramontina – Val Cosa – Vald’Arzino”.

Raccomandazioni

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