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Indice

Introduzione……………………………………………………………….. pag. 3

Il Gruppo Poste Italiane e la Quotazione in Borsa …….…………… pag. 4

Poste Italiane, un’Azienda Centralizzata e Lontana dal Territorio …... pag. 7

I Problemi in Azienda e il Lungo Periodo di Vertenzialità ……..…. pag. 8

La Divisione PCL …………………………………………………..…… pag. 9

La Divisione MP ……………………………………………………..…. pag. 11

Il Sistema Premiante e Meritocratico …………………………..……. pag. 11

La Grande e Geniale Idea dei Prodotti ad Alto Rischio ……….….. pag. 12

La Rete degli Uffici Postali ………………………………………..….. pag. 13

I Quadri ………………………………………………………………..… pag. 14

Troppi Infortuni ed Inefficienze nella Tutela della Salute ……..….. pag. 15

SLP dal 2013 ad Oggi, la Formazione Prima di Tutto ………….… pag. 16

Quattro Anni di Lavoro nel Territorio ………………………….…… pag. 17

La Segreteria Regionale SLP …………………………………….…… pag. 18

Conclusioni ………………………………………………………….…… pag. 19

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Introduzione

Oggi celebriamo il VII° Congresso Regionale di categoria in una stagione politica, economica e

sociale particolarmente complessa e difficile.

La velocità degli avvenimenti ci toglie spazi di approfondimento, ed i tempi di riflessione sono

sempre più ristretti. Dobbiamo adeguarci ad un modello di società che corre velocemente ed il solo

correre a velocità ridotta, o peggio restare fermi, rischia di portarci fuori contesto e fuori mercato. E

questo non possiamo permettercelo.

Il Congresso Confederale, ma soprattutto quello della nostra categoria, devono essere l’occasione

per soffermarsi, riflettere, analizzare e valutare ciò che si è fatto nel recente passato. E prepararci per

le sfide future, per riportare la centralità della persona come bene primario da tutelare, da avere ancor

più presente in un futuro che appare sempre più nebuloso ed incerto, dove il capitale da rendite

finanziarie e speculative ha preso il sopravvento.

Senza andare troppo indietro nel tempo, ripercorrendo gli accadimenti nei 4 anni che intercorrono

da un congresso all’altro, basta solo ricordare che abbiamo iniziato la stagione congressuale in

autunno 2016 ed oggi, 28 aprile 2017, in pochi mesi sono intervenuti tali e tanti fatti nuovi e

stravolgenti che all’inizio del percorso congressuale nemmeno immaginavamo.

Fra i tanti di questo breve lasso di tempo, ne citiamo solo alcuni:

• Elezioni negli USA l’8 novembre 2016, Paese che viene sempre citato come massima

espressione della democrazia, con un imprevisto ed inimmaginabile cambio di governo e di

strategie con l’elezione di Donald Trump;

• L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea dopo l’esito del referendum sulla Brexit;

• Cambio del Governo in Italia dopo l’esito del Referendum del 4 dicembre 2016;

• Ma soprattutto, nuove nomine nelle aziende partecipate con il cambio di Amministratore

Delegato, Presidente e della quasi totalità del Consiglio di Amministrazione di Poste Italiane.

Cambio che viene formalizzato proprio in questi giorni.

Un cambiamento generale che a noi di certo non dispiace. Avvenuto però con poca trasparenza

sulle motivazioni e con altrettanta poca trasparenza e chiarezza dell’azionista di maggioranza -il

Governo- nelle indicazioni future su strategie, assetti e posizionamento sul mercato della più grande

azienda italiana per il numero di dipendenti e per la tipologia dei servizi che svolge. Per l’enorme

massa di danaro che raccoglie, frutto dei risparmi di milioni piccoli risparmiatori, e per l’altrettanta

enorme mole di scambio comunicazioni, cartacee e informatizzate, che gestisce.

I temi di carattere generale sono certamente importanti, tali da meritare un adeguato ed opportuno

approfondimento nei Congressi confederali della Cisl.

In quelle sedi tratteremo i temi specifici della nostra identità ed appartenenza alla Cisl e dei valori

quali quelli dell’autonomia e dell’indipendenza dalla politica.

Temi etici ed ancor più delicati, quali quello della redistribuzione del reddito che vede

l’accentramento di enormi capitali su pochi individui a scapito del diritto di cittadinanza di centinaia

di milioni di persone. La sempre più rapida evoluzione informatica e del web che apparentemente

semplifica e facilita le attività e le comunicazioni, ma toglie lavoro e ne mortifica il valore spostandolo

repentinamente da una parte all’altra del mondo.

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Così come gli argomenti di carattere più generale, quali quelli dei rapporti con la politica e con le

istituzioni; i rapporti con l’Unione Europea, ed all’interno della stessa con la Brexit formalizzata nelle

sue incerte procedure il 29 marzo scorso; i rapporti globali stravolti dall’avvento del trumpismo e del

ritorno a politiche populiste e di protezionismo nazionale.

Ma vista l’incombenza dei fatti e degli avvenimenti, oggi parliamo di Poste e di noi di SLP.

Parliamo del nostro settore, dei servizi e del mercato di riferimento nei quali il Gruppo Poste opera.

Parliamo delle prospettive e del futuro sempre più incerto delle persone che in questa azienda

lavorano. Parliamo delle azioni del nostro sindacato e delle nostre proposte. Così come recita lo

slogan del nostro congresso di categoria “Condivisione, rappresentanza e territorio. Con SLP nel

futuro del mercato postale”.

Il Gruppo Poste Italiane e la Quotazione in Borsa

Il Gruppo Poste Italiane, con le sue varie società controllate, opera nel mercato dei servizi, degli

investimenti e dello scambio di comunicazioni, abbracciando una molteplicità di settori che vanno

dalla logistica al recapito della corrispondenza; dalla raccolta del risparmio al pagamento delle

pensioni; dagli investimenti alla telefonia; dai servizi per le pubbliche amministrazioni a quelli per le

Grandi Imprese; dalla partecipazione in Alitalia a quella della Anima Sgr. Poste Vita è la prima

compagnia in Italia nel ramo vita e nella previdenza integrativa, pur essendo formalmente una Società

con soli circa 300 dipendenti. Il Gruppo Poste è tutto questo ed anche tanto altro.

Quando si parla di collocazione delle quote azionarie in Borsa, cioè nella giungla del libero mercato

dove chiunque può comprare azioni per poi rivenderle, si parla dell’insieme di tutto questo. Una realtà

complessa ed articolata che è e deve restare unica ed indivisibile. Senza scorpori o cessioni di

importanti rami di attività, come da noi da sempre sostenuto.

Evitiamo oggi di semplificare troppo, chiamando “privatizzazione” le operazioni di collocazione

delle quote azionarie nel libero mercato. Poste Italiane è una Spa di natura privatistica dal lontano

febbraio 1998.

Quello che parzialmente è avvenuto nell’ottobre del 2015 e che sta per avvenire totalmente: è la

privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite!

La svendita della più grande ed importante azienda del Paese, con la sua rete di servizi e con

l’enorme massa di danaro riposto con fiducia da milioni di piccoli risparmiatori -non speculatori-

sta per essere affidata completamente al libero mercato. Cioè: a fondi sovrani, a banche, a fondi

previdenziali, a investitori e speculatori che, nel bene o nel male, hanno come unico obiettivo il

profitto, a prescindere da qualunque considerazione di etica sociale, di servizio al Paese, della

qualità del lavoro e del mantenimento dei livelli occupazionali.

Affrontiamo subito questo argomento che è quello cardine della nostra attività, delle nostre azioni

e del nostro futuro: il futuro di migliaia di lavoratori e di milioni di cittadini.

Ripercorriamo brevemente le tappe di questo malaugurato percorso che sta arrivando alla fine.

Per problemi di bilancio dello Stato e del rientro dall’enorme debito pubblico, il Governo ha preso

impegni con l’Unione Europea per la vendita di quote di aziende partecipate, fra le quali Poste Italiane

che, a differenza di Ferrovie dello Stato, ENAV ed altre, rappresenta il vero gioiello di famiglia con

redditività e bilanci in attivo da più di un decennio.

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Infatti, delle cessioni di quote di aziende partecipate sul libero mercato, se ne parla sempre ma in

sostanza non se ne fa mai nulla.

Dopo alterne vicende succedutesi nel corso degli anni, il percorso di collocazione di quote di Poste

sul mercato è avvenuto ad Ottobre 2015.

I deliberati e gli impegni del Governo erano di collocare in Borsa quote non superiori al 50%, in

modo da mantenere salda e certa in mano pubblica la maggioranza delle azioni.

Contemporaneamente all’annuncio della quotazione in Borsa, l’allora Governo Letta aveva preso

pubblicamente l’impegno di sperimentare, proprio partendo da Poste, la partecipazione alla governace

di una rappresentanza dei lavoratori, a garanzia del controllo e della gestione delle attività.

Questo era un impegno per noi fondamentale. Ed andava proprio nella direzione richiesta da SLP,

che da sempre sostiene che solo attraverso la democrazia partecipata si possa incidere in modo

significativo sulle scelte strategiche e sulla produttività dell’impresa.

In corso d’opera c’è stato il repentino cambio di Governo, da Letta a Renzi. C’è stato il cambio

dell’Amministratore Delegato, da Sarmi a Caio, e dell’intero Consiglio d’Amministrazione di Poste.

Un cambio non solo di nomi, ma di strategie e di indirizzi.

Infatti, si è subito capito che la partecipazione di rappresentanti dei lavoratori alla governace era svanita.

Così come sono poi spariti ed accantonati qualsiasi tipo di rapporti e di dialogo con i rappresentanti dei

lavoratori e con il Sindacato. A tutti i livelli e non solo in Poste. Ma soprattutto in Poste.

In questo radicalmente mutato scenario, si è proceduto alla collocazione nel libero mercato e

quotazione in Borsa del 40% di Poste.

L’unico solenne e formale impegno rimasto era quello di una collocazione di quote minoritarie

ed il mantenimento della maggioranza in mano pubblica. Impegno presto rivelatosi mai così

effimero e disatteso.

Infatti, solo dopo pochi mesi tutto è tornato in discussione con il pretesto ben noto fin dal Governo

Monti “ce lo chiede l’Europa”. Si è iniziato a parlare di ulteriore cessione di quote. Anzi, della

vendita della totalità delle azioni di Poste!

Si è passati quindi alla cessione del 30% alla Cassa Depositi e Prestiti, che a sua volta sembra stia

per essere quotata in Borsa, e del restante 30% nel libero mercato.

Ho voluto ripercorrere brevemente e sinteticamente i fatti accaduti per rimettere un po’ di ordine e

per dare il giusto valore all’importanza delle azioni messe in campo da noi come SLP, a tutti i livelli,

nel corso dell’ultimo anno.

Azioni che, partendo dalla Lombardia hanno poi visto aggregare e partecipare le altre regioni, anche

sui temi di più stretto confronto interno con l’azienda di cui tratteremo dopo, supportando così

l’attività della Segreteria Generale nel rapporto con la politica e con le istituzioni su questo tema.

La progressiva e rapida uscita dello Stato dal capitale sociale di Poste Italiane stava avvenendo

senza alcun dibattito pubblico, quasi alla chetichella e nell’indifferenza generale della politica -di

maggioranza e di opposizione- e delle istituzioni.

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Replicando esperienze negative, molto negative, già verificatesi in passato. Senza un progetto e

senza tenere minimamente conto dell’interesse generale del Paese, dei suoi cittadini e delle migliaia

di lavoratori che in queste aziende vi lavorano.

Nemmeno si è tenuto conto della necessità di impiegare le risorse provenienti dal mercato in un

progetto di sviluppo, senza una valutazione ponderata degli impatti sociali di questo processo.

Facendo poi mancare al Governo anche le leve di politica industriale per interventi a sostegno

dell’economia del Paese e dell’occupazione.

Le nostre azioni di sensibilizzazione e di contrasto hanno finalmente aperto una breccia

nell’indifferenza iniziale della politica e delle istituzioni.

Grazie al nostro lavoro, quello di tutti noi e voi -dalla Segreteria Generale, a quelle regionali e

territoriali fino all’ultimo degli iscritti- si è finalmente acceso un faro e si sta parlando di Poste nel

Parlamento, nelle Regioni, nelle Associazioni ed Enti.

Ultimamente sembrerebbe -usiamo il condizionale per prudenza comunicativa- che ci possa essere

un ripensamento. Sia sulla totale collocazione in Borsa, così come sulla qualità e modalità di

erogazione dei servizi offerti da Poste.

Oggi ci troviamo con un quadro politico e di riferimento ancora incerto: è cambiato il Governo così

come è cambiato l’AD, il Presidente e quasi per intero il Consiglio d’Amministrazione.

Siamo ancora in attesa di conoscere intendimenti ed indirizzi del nuovo management, ed il mandato

che li stessi hanno avuto dall’azionista di maggioranza, il Governo.

Per queste ragioni la nostra attenzione e la nostra mobilitazione devono restare alte. Per evitare che

vengano definitivamente prese le decisioni di collocare tutte le quote azionarie di Poste nel libero

mercato. E per evitare che subito dopo ritornino in campo le malsane idee di scorpori aziendali.

Poste Italiane deve restare sotto il controllo dell’azionista pubblico.

Poste Italiane deve restare un’azienda ed un gruppo unico!

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Poste Italiane, un’Azienda Centralizzata e Lontana dal Territorio

Per la socialità ed universalità dei servizi, per la sua natura e per la sua capillarità, Poste Italiane

dovrebbe essere un’azienda molto diversificata nel territorio e con un effettivo decentramento delle

responsabilità e delle competenze.

Abbiamo assistito, invece, durante il mandato dell’ultimo Amministratore Delegato, ad un

esasperato accentramento di funzioni e di responsabilità, attuato con la continua emanazione di

organigrammi ed ordini di servizio. Con ruoli quasi sempre affidati a persone, magari anche con

elevate professionalità, ma che nulla sapevano, né conoscevano di Poste Italiane.

Incarichi e responsabilità che poi sono spesso cambiati nel corso dei 3 anni di mandato dell’AD.

Funzioni delicate quali, solo ad esempio per non citarle tutte, quella di Risorse Umane e di PCL che

necessitano di specifiche conoscenze e competenze che possono essere acquisite solo con il tempo e

lunga permanenza in azienda.

L’unica figura che è rimasta sempre la stessa è quella del Responsabile MP.

Pur con una sua stabilità di riferimento fra le molte difficoltà e problematiche sempre crescenti, la

Divisione MP nell’ultimo periodo denota un po’ di stanchezza, evidenziata da alcuni eccessi che

hanno portato il Responsabile fuori dal seminato e ad invadere campi e competenze non suoi. Vedasi

l’ultima lettera ai dipendenti in cui si disquisisce su materie di competenza di Risorse Umane quali le

ferie, le maternità, i permessi L.104. ed addirittura i Permessi Sindacali.

Nella Divisione PCL i continui cambiamenti di Responsabilità sono andati di pari passo con le

accresciute inefficienze, incertezze ed incapacità gestionali ben percepibili nell’intero settore.

Nella delicata funzione di Risorse Umane, ad ogni cambio di Responsabile si è visto dilagare un

orientamento gestionale improntato ad interventi meramente ed ingiustificatamente repressivi.

Un indirizzo attuato attraverso l’accentramento delle funzioni e conseguenti erogazione di sanzioni

disciplinari e licenziamenti, percentualmente di molto superiori a qualsiasi altra azienda. Che hanno

pochi paragoni con la storia, lo spirito di dedizione ed il senso di responsabilità che quotidianamente

mostrano la generalità dei dipendenti di Poste.

Un indirizzo gestionale finanche ricattatorio, attuato anche in occasione dell’esercizio del diritto di

sciopero, attraverso atti intimidatori e punitivi degni di regimi totalitari e non di evolute moderne

democrazie e prassi gestionali.

In sostanza, per dirlo in estrema sintesi: L’AD si è rinchiuso nella sua personale Torre d’Avorio

accentrando all’inverosimile funzioni e ruoli e, credendosi “unto dal Signore”, ha voluto gestire, con

supponenza ed in perfetta solitudine, un’azienda così articolata e complessa.

Tranne per la quotazione in Borsa, già da tempo e da altri preparata -per la quale ha percepito un

cospicuo bonus aggiuntivo- non si hanno tracce rilevanti e positive del suo passaggio in Poste. Né si

hanno significative notizie di accordi per azioni di riordino, rilancio e sviluppo.

Non conosceva l’azienda e dopo 3 anni ancora non la conosce!

Francesco Caio sembra sia rimasto stupito ed indispettito della sua mancata riconferma.

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La domanda sorge spontanea: ma davvero si aspettava di essere ringraziato e riconfermato dopo

i disastri fatti ed avendo contro il Parlamento, i Partiti Politici, i Presidenti delle Regioni, i Sindaci,

gli Enti e le Associazioni, i Quadri intermedi della stessa azienda, il Sindacato ed i Lavoratori, i

Cittadini e le Imprese???

Solo le banche, i giornali della finanza, qualche fondo speculativo e qualche Organizzazione

Sindacale tifavano apertamente per la sua riconferma.

Comunque la si pensi e qualunque siano le ragioni: bene ha fatto il Governo a cambiarlo! E con

lui, cambiare anche il Presidente e quasi l’intero Consiglio di Amministrazione!

Noi non siamo di certo dispiaciuti per la sua repentina dipartita. Amen.

Siamo convinti che, oltre a riparare i molti guasti prodotti dalla precedente gestione ristabilendo

le corrette relazioni industriali ed il rapporto fiduciario con le istituzioni ed i cittadini clienti, il

nuovo Amministratore Delegato debba anche presentare un nuovo modello organizzativo che porti

ad un necessario e reale decentramento decisionale ed operativo, sia sotto il profilo gestionale che

per quello commerciale, eliminando i troppi accentramenti, le distanze e le sovrapposizioni,

riducendo gli sprechi.

I Problemi in Azienda e il Lungo Periodo di Vertenzialità

Veniamo ai problemi più specifici di categoria, conseguenza diretta della pessima gestione degli

ultimi 3 anni.

In questa relazione ne parliamo in modo sintetico e per tematiche di carattere generale. In maniera

dettagliata ed approfondita ne discutiamo da molto tempo, dato che sono la causa principale del lungo

periodo di vertenzialità che dura da più di un anno. E che continuerà, se non vi sarà una auspicabile

e doverosa inversione di tendenza.

Statene certi! Non molleremo solo perché è cambiato AD, Presidente e Consiglio

d’Amministrazione.

Non ci interessano i nomi e le appartenenze, e mai ne abbiamo fatto un fatto personale. Ci

interessano i fatti! Le politiche, le azioni di consolidamento e di sviluppo in favore della qualità dei

servizi, a tutela dell’occupazione e delle professionalità presenti in azienda.

Non ne parleremo oggi entrando nel dettaglio delle singole questioni anche perché questo lo

abbiamo ampiamente già fatto nei congressi territoriali appena conclusi. Mai come questa volta così

numerosamente partecipati e sentitamente appassionati nei molteplici ed apprezzati interventi.

Per questa bella tornata congressuale, che oggi conclude il percorso regionale della Lombardia,

permettetemi di fare un sincero e doveroso ringraziamento ai Segretari territoriali riconfermati, ai neo

eletti ed a quelli che hanno terminato il mandato. A tutti voi qui presenti fino all’ultimo degli iscritti.

Un grande GRAZIE a tutti per aver organizzato bene ed al meglio i Congressi Territoriali in un

momento così difficile ed importante per il nostro futuro.

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La Divisione PCL

I problemi della Divisione PCL sono purtroppo ben noti.

Il calo dei volumi conseguente all’informatizzazione delle comunicazioni, con la progressiva

perdita di valore di quelle cartacee, non erano così difficili da prevedere.

Questa non certo improvvisa evenienza la conoscevamo, l’avevano prevista e l’abbiamo discussa

già nelle precedenti tornate congressuali. Così come avevamo previsto l’evoluzione e lo sviluppo nel

mercato dell’e-commerce e del segmento pacchi e pacchetti.

Nella relazione all’ultimo congresso di 4 anni fa avevamo testualmente scritto “siamo tutti ben

consapevoli che tutto ciò che può essere trasformato ed inviato tramite supporti informatici,

sostituirà sempre più ciò che ora viene inviato in formati cartacei… i pacchi non potranno mai essere

trasformati in supporti elettronici”.

Siamo consapevoli della rapida evoluzione del mercato di riferimento della Divisione PCL,

compresa la nascita di tante agguerrite aziende, grandi o piccole, che sottraggono clienti e quote di

mercato a Poste.

Talmente consapevoli al punto tale da essere noi a chiedere all’azienda di procedere velocemente

nelle innovazioni di processo e di prodotto, ovviamente concordandone le modalità, per salvaguardare

la qualità del servizio, l’equilibrio economico ed i livelli occupazionali.

Siamo sempre stati disponibili ad accompagnare responsabilmente i necessari processi di

riorganizzazione, con accordi anche dolorosi e difficili da digerire in categoria. Lo abbiamo fatto con

grande senso di responsabilità per tutelare i dipendenti presenti in azienda e l’occupazione dignitosa

per quelli futuri.

Consapevoli delle crescenti difficoltà dell’intero settore del recapito e della logistica, abbiamo

responsabilmente firmato l’accordo di settembre 2015, anche se non ci convinceva pienamente.

Proprio per questo, però, abbiamo voluto inserire nell’accordo una fase di prima sperimentazione

con una successiva serie di incontri di verifica e di aggiustamento, nazionali e territoriali, prima di

estendere ed applicare interamente il nuovo modello di recapito cosiddetto “a giorni alterni” su tutto

il territorio nazionale.

Questo deve fare un’organizzazione sindacale seria, responsabile ed indipendente. E questo

abbiamo sempre fatto. Cioè, accompagnare le evoluzioni del mercato con riorganizzazioni utili

all’azienda, ai lavoratori ed ai cittadini.

Non siamo e non saremo mai un’organizzazione sindacale “appiattita o contro” a prescindere dal

merito dei problemi.

Abbiamo chiesto, altresì, che in quell’accordo fossero scritte le garanzie, poi purtroppo disattese

dall’azienda, sugli investimenti, sugli strumenti, sui mezzi, sulla formazione e sulla sicurezza.

E’ l’Azienda che è venuta meno all’accordo da lei stessa proposto, voluto e sottoscritto.

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E’ venuta meno nel merito e nel metodo.

Nel merito, è venuta meno negli investimenti negli strumenti, nei mezzi, nelle strutture, nella

sicurezza e nella formazione. Infatti:

• i palmari non funzionano, e quando funzionano non lo fanno per tutte le potenzialità, le

batterie si scaricano e spesso la linea di rete non prende;

• dei macchinari per la ripartizione delle zone direttamente a monte nei CMP non se ne ha

traccia;

• i mezzi per il recapito troppo frequentemente hanno guasti e spesso non sono a norma con

il codice della strada, sono obsoleti ed inadeguati per portare pacchi e pacchettini;

• le strutture non di rado sono inadeguate e non a norma con il D.Lgs 81/2008, con spazi

insufficienti per il personale e per i casellari per la ripartizione in zona;

• la sicurezza non prevede la corretta valutazione dei rischi con i maggiori carichi di lavoro,

ed a causa dei mezzi non idonei abbiamo un indice di infortuni più alto di quello delle imprese

di trasporto, di quelle edilizie, chimiche ed agricole;

• sulla formazione stendiamo un velo pietoso, perché esiste solo un qualche accenno di veloce

addestramento spacciato per “formazione”.

Nel metodo, è venuta meno alle corrette Relazioni ed al mantenimento degli impegni presi per

una generale verifica fra le parti firmatarie dopo la prima fase di sperimentazione. Sperimentazione

in cui sono emerse tutte le difficoltà e criticità, purtroppo da noi previste, sull’intero impianto del

cosiddetto progetto di recapito “a giorni alterni”.

Per brevità non stiamo ora a fare il lungo elenco delle criticità emerse. Nemmeno citiamo le tante

segnalazioni, le richieste di interventi, i volantini ed i comunicati di parte sindacale.

Basta solo sfogliare i quotidiani, sia locali che nazionali, ed immancabilmente ogni giorno vi

troviamo lettere di protesta ed articoli promossi da sindaci, aziende, associazioni, imprese e cittadini

che lamentano i disagi e le difficoltà di una riorganizzazione che li penalizza.

Con questo poco edificante scenario di macroscopiche inadempienze e di mancati investimenti,

l’azienda sta sostenendo il consolidamento e favorendo lo sviluppo nei nuovi mercati?

Oppure sta raschiando il barile, lasciando che siano i mercati, ed i cittadini inferociti, a mettere

definitivamente in crisi la Divisione PCL, già in precarie condizioni di equilibrio economico, con i

concorrenti pronti a prendersi gli spazi di mercato lasciati volutamente liberi da Poste?

Diciamolo con chiarezza e senza fraintendimenti: il modello di recapito cosiddetto “a giorni alterni”

alla prova pratica sul campo ha fallito in tutti i suoi obiettivi, soprattutto nei Centri più grandi. Non

ha semplificato le procedure né snellito le lavorazioni; non ha ridotto le criticità gestionali né

semplificato i flussi; non ha contenuto i costi né riportato equilibrio nei conti. Ma soprattutto: non è

gradito dai clienti, dalle imprese, dai cittadini, dall’intera comunità e dai lavoratori.

Chiediamo con forza al nuovo AD di fermare la corsa di questo treno che sta portando l’intera

Divisione PCL nel burrone.

Non necessitano aggiustamenti o mettere qualche pezza. In tempi rapidi occorre presentare un

nuovo progetto che sia condiviso fra le parti ed accettato dai lavoratori, in modo da rilanciare l’intera

Divisione per acquisire nuovi clienti, garantendo qualità e tempistiche certe nelle consegne.

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La Divisione MP

Se Atene piange, Sparta non ride.

Cioè, se la Divisione PCL si trova in una situazione disastrata, la Divisione MP e la rete degli Uffici

Postali ultimamente non godono certo di una vita migliore.

La struttura commerciale e finanziaria di Poste Italiane, che sta sempre più assumendo i contorni di

una vera e propria banca, non è certo immune dalla lunga crisi economica e recessiva che ha coinvolto

l’intera economia mondiale.

I bassi tassi di rendimento dei tradizionali prodotti cosiddetti sicuri, offerti da Poste alla

maggioranza della propria classica tipologia di clienti fatta di piccoli risparmiatori, rischiano di non

garantire i ricavi necessari per l’equilibrio dei conti.

La rete commerciale da tempo offre alla propria clientela una serie di prodotti di investimento e

colloca quote di fondi ed obbligazioni, propri o di terzi, abbastanza sicuri se pur sempre con qualche

margine di rischio. In alcuni casi anche con alti margini di rischio, come quelli immobiliari che hanno

visto la quasi totale perdita del capitale investito, con grave danno di immagine e rischio di perdita di

fiducia da parte della tradizionale clientela.

Per questi malcapitati, Poste sta rifondendo con capitali propri alcuni di questi investitori nei

fondi immobiliari, consapevoli che la perdita di immagine sarebbe stata un danno troppo grande

da sopportare.

La scelta strategica del precedente management -che sembrerebbe possa essere riconfermata se non

addirittura più spinta, visti i profili delle nuove nomine di AD e Presidente- è stata quella di

incrementare la finanziarizzazione delle attività commerciali con la partecipazione in Anima Holding,

accelerando l’attuazione del piano industriale che vede proprio nel risparmio gestito, e negli

investimenti a maggiore rischio, uno dei pilastri portanti.

Il Sistema Premiante e Meritocratico

In maniera ancor più spinta e funzionale a questa scelta strategica, Poste usa suo un sistema

premiante, di incentivazione e meritocratico, che è il meno trasparente fra tutti i sistemi premianti

esistenti nelle attività finanziarie, commerciali e produttive dell’intero mondo del lavoro.

Un sistema basato sulla quasi totale discrezionalità dove non esiste alcun tipo di serio controllo.

Oltre a ciò, le regole di partenza ed i traguardi di arrivo non sono mai certi, verificabili e resi

pubblici. Spesso cambiano a gara iniziata. Così come nessuno, o meglio solo i pochi che tirano le fila,

sa chi è arrivato alla meta. Come, perché e persino quando vi è arrivato.

Nemmeno le lotterie e le riffe di paese sono così poco trasparenti e chiare. Persino il gioco delle

“tre carte”, pur nella sua abilità nel farne sparire una, è più trasparente.

Banche, assicurazioni, aziende commerciali di vendita dei prodotti più disparati -dalla Folletto

alla scopa Pippo- hanno un sistema premiante chiaro nelle regole e pubblico nei risultati.

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E poi, di norma, la comunicazione del risultato e la consegna dei premi avviene con atti pubblici.

Di grande soddisfazione per l’azienda, di orgoglio per i vincitori e di stimolo per chi non ha

raggiunto gli obiettivi.

La comunicazione dei percettori dei premi incentivanti in Poste Italiane, invece, è un fatto privato

che avviene in gran segreto, alla chetichella ed elargito dopo diversi mesi dal termine della gara.

La distribuzione dei premi meritocratici, a conferma della totale discrezionalità, avviene nel riserbo

più assoluto, quasi come ci si trovasse in una setta e non nella più grande azienda pubblica e di servizi

del Paese.

Si viene convocati nella massima segretezza e si esce dal colloquio con una busta bianca in mano,

quasi fosse una sorta di bustarella, che contiene all’interno la comunicazione dell’attribuzione del

premio. Con la raccomandazione di non comunicare né di dire niente a nessuno.

Una architettura simile, con tutte le sue fasi e ritualità segrete, può mai essere chiamata “sistema

incentivante e premi meritocratici”???

Occorre mettere mano con tutte la forza e risonanza possibili per ricondurre a norma,

trasparenza e verifica un sistema che, purtroppo, non ha eguali in tutto il mondo del lavoro.

La Grande e Geniale Idea dei Prodotti ad Alto Rischio

Dotandosi anche degli strumenti di poca trasparenza e dei metodi di sempre più grande pressione

individuale, per stimolare ed indurre alla vendita di prodotti finanziari non sempre etici e sicuri, “la

grande e geniale idea” del management di Poste è quella di utilizzare il grande patrimonio di fiducia

della clientela, fatta di piccoli risparmiatori, per riempire i loro portafogli di prodotti a rischio.

Ben sapendo, però, che nessun cittadino viene consapevolmente all’interno di un ufficio postale per

effettuare operazioni speculative ad alto rischio di perdita dell’intero capitale investito.

Insomma, ci pare che si voglia ora traslare in Poste ciò in cui le banche hanno clamorosamente fallito.

Non ci sembra una grande e geniale idea quella di cercare di mettere le mani nei portafogli dei

clienti di poste, senza che questi se ne accorgano! Almeno nell’immediato. Se ne accorgeranno in un

futuro a medio e lungo termine. Intanto manager ed AD incasseranno alte lodi e laute prebende.

In sostanza, le intenzioni dell’azionista di maggioranza e del management si appalesano sempre più

nei reciproci interessi già enunciati nella prima parte di questa relazione: “privatizzazione dei profitti

e socializzazione delle perdite”.

Chiediamo al nuovo AD di invertire questa tendenza e di cambiare anche l’impostazione del piano

industriale teso all’abbandono dei servizi tradizionali, che invece i cittadini chiedono a Poste, per

intraprendere la strada della completa finanziarizzazione e collocazione di prodotti ad alto rischio,

che i cittadini NON chiedono e NON vogliono da Poste.

Nessuno vuole che Poste diventi una Banca!

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La Rete degli Uffici Postali

La rete dei circa 13 mila uffici postali in Italia, -duemila nella sola Lombardia- è il fiore all’occhiello

dell’Azienda, rappresentando la principale rete di servizi del Paese che ogni giorno vede milioni di

persone rivolgersi agli sportelli.

Ma soprattutto, rappresenta un’opportunità per la gestione e lo sviluppo di quei servizi integrati con

la Pubblica Amministrazione a cui si deve ispirare il modello di business di Poste Italiane.

Questa presenza capillare nel territorio che rappresenta uno dei pochi presidi di coesione sociale

si traduce, infatti, in una sostanziale vicinanza alla clientela anche nei territori più disagiati; tanti

nella nostra Italia, tantissimi nella nostra Lombardia.

La figura dell’Operatore di sportello, del Consulente e del Direttore presenti e riconoscibili,

riassumono tutta la dedizione, la pazienza, la competenza e la professionalità di cui sono capaci i

lavoratori di Poste Italiane.

Questo è un patrimonio che non può essere sacrificato alla finanziarizzazione, ma deve essere

inserito in un migliore percorso di servizio al Paese, che ne riconosca il ruolo strategico di universalità

e socialità dei servizi.

Il progetto del ritorno delle inesitate da consegnare negli Uffici Postali, recentemente presentatoci

dall’azienda, vogliamo che sia mirato ad una maggiore vicinanza alla clientela ed organizzato in maniera

funzionale a questo obiettivo. Senza ritardi negli orari di consegna agli uffici ed evitando ai cittadini di

girare per più uffici alla ricerca dell’oggetto da ritirare.

Oltre a queste difficoltà ed incertezze di strategia e di indirizzi, la Divisione MP soffre anche per

tanti altri problemi di carattere strutturale che ne evidenziano gli affanni.

Le continue riorganizzazioni delle filiere commerciali e degli staff, tese solo alla riduzione del

personale e dei costi senza alcun miglioramento nei supporti alle vendite ed alle attività degli uffici,

sono un pessimo esempio della scarsa conoscenza dell’azienda e della mancanza di progettualità.

L’inidoneità di una buona parte della rete degli uffici, l’obsolescenza degli strumenti di lavoro per

soddisfare le mutate esigenze della clientela, sono l’aspetto esterno più evidente dell’intera Divisione.

La carenza di personale negli organici, la formazione insufficiente nella sostanza ed inadeguata nei

contenuti, un poco trasparente sistema premiante, sono i principali fattori interni di demotivazione e

stress per i dipendenti.

Diventa fondamentale ripensare l’intera attuale organizzazione del lavoro alla sportelleria, a partire

dall’istituto del distacco che è diventata una usuale prassi coercitiva di trasferta, utilizzata al solo fine di

mascherare l’enorme carenza di personale per garantire l’apertura degli uffici e le operazioni di sportello.

Occorre che nel rinnovo del CCNL vengano riscritte le regole dei distacchi, che da troppo tempo non

sono più occasionali, ma strutturali. Regole chiare, trasparenti ed esigibili che ne disciplinino

l’utilizzo, al fine di limitare le discrezionalità, i disagi e le iniquità diffuse.

La carenza ed i ritardi negli investimenti in strutture, strumenti e mezzi, unita alla visione del

personale e degli uffici come un mero costo da ridurre sempre di più, in questo settore non portano

ad altro che ad una perdita generale di qualità ed a diffuse inefficienze dei servizi.

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I Quadri

La nostra organizzazione, unica nel panorama sindacale di Poste e non di Poste, ha un percorso

congressuale sinergico e parallelo, a tutti i livelli, per i molti Quadri iscritti a SLP che sono la

grande maggioranza fra quelli presenti in azienda.

L’assemblea congressuale Quadri della Lombardia, dopo quelle territoriali, si terrà il prossimo 8

maggio. In quella occasione verranno trattate più nel dettaglio le tematiche specifiche della categoria.

Oggi dedichiamo loro uno specifico capitolo della relazione per due motivi:

• il loro ruolo sempre più impoverito di contenuti professionali ed aumentato nelle

responsabilità aziendali;

• la balzana idea aziendale di vincolare la firma del rinnovo contrattuale alla pregiudiziale di

costituire un’Area Quadri unica. Al ribasso. Portando tutti ad un livello unico rispondete

all’attuale inquadramento in A2.

Con tale proposta provocatoria ed inaccettabile, l’azienda ha di fatto bloccato il rinnovo

contrattuale per tutti.

Il ruolo dei Quadri si è sempre più progressivamente svilito e ridotto a mero esecutore di ordini e

direttive provenienti dalle più disparate funzioni aziendali. Direttive spesso impartite anche da chi

è gerarchicamente di un livello inquadramentale inferiore. Sono aumentate le responsabilità

personali, operative e gestionali senza avere la possibilità di assumere decisioni in autonomia

rispondendone in proprio.

Con il miraggio dello zuccherino, rappresentato dal sistema premiante e del passaggio di livello,

molti sono caduti nella rete delle fatue promesse aziendali isolandosi dal contesto. Ma i Quadri

vicini al sindacato anche nelle difficoltà, sanno che arriva sempre un momento in cui “da soli” si

esce perdenti nel confronto con l’azienda.

Infatti, molti di essi svolgono quotidianamente una miriade di attività improprie quali, ad

esempio, quelle di operare spesso allo sportello o a recapitare qualcosa.

Nel contempo, nei loro confronti si sono moltiplicati ed aggravati a dismisura i provvedimenti

disciplinari ed i licenziamenti, in conseguenza di normative sempre più stringenti. Con delicate

procedure eccessivamente burocratiche emanate a dismisura, spesso volutamente contradditorie e

poco chiare.

E’ questo che i nostri Quadri lamentano: la difficoltà di agire e produrre risultati nel complesso

ginepraio di disposizioni (oltre 700 all’anno), di sempre nuove riorganizzazioni, di nuove figure

professionali, di troppi e diversi referenti aziendali, di prodotti finanziari e di investimento sempre

più complessi, difficili da comprendere e da far capire.

Più che perdere tempo creando ulteriore confusione con la proposta di inquadramento al

ribasso in un’unica area, forse è giunta l’ora di perfezionare l’attuale organizzazione aziendale

negli specifici ruoli e responsabilità dei Quadri. Decentrando competenze e responsabilità

attraverso una costante e qualificata formazione professionale.

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Troppi Infortuni e Inefficienze nella Tutela della Salute

Il sindacato, ed i lavoratori che ne subiscono gli effetti, sanno che le politiche di riduzione dei costi,

intraprese dalle aziende, hanno come prima conseguenza una contrazione degli investimenti interni

sulla tutela della salute negli ambienti di lavoro, scaricandone sulla collettività gli effetti ed i costi.

Osservando gli unici dati oggettivi che l’azienda fornisce sugli infortuni, risulta che Poste è

un’azienda con un tasso di infortuni ed indici di frequenza altissimi. Più alti di quelli in aziende di

trasporti, aziende chimiche e metalmeccaniche, aziende edili e dell’agroalimentare.

Con costi, diretti ed indiretti, che si attestano intorno ai 70 milioni di euro l’anno per le giornate di

retribuzione e per quelle non coperte dall’Inail, per i dimensionamenti dell’organico e le ore di

straordinario, per i danni alle attrezzature e altro.

Se a questi costi aziendali aggiungiamo i costi sociali per visite, analisi, cure, ricoveri ecc, si può

stimare che la cifra totale raddoppi arrivando a circa 140/150 milioni di euro l’anno. Un’enormità!!!

Visto che l’azienda elude sistematicamente il problema, quando invece non ne nega proprio

l’esistenza, occorre da parte nostra una inversione di tendenza per agire in maniera più diretta e senza

remore, nei rapporti interni e con gli organismi esterni, a tutela della salute e del benessere dei

lavoratori negli ambienti di lavoro.

Dobbiamo farlo con ogni forza e con ogni mezzo a nostra disposizione.

In questa relazione ci asteniamo dal fare il lungo elenco delle numerose inadempienze aziendali in

merito agli ambienti, strutture, strumenti e mezzi; dalla formazione pur incompleta e solo di facciata,

alle cattive quotidiane prassi gestionali che generano stress e malattie dei cui costi non è dato sapere.

Oggi vogliamo portare l’attenzione sulla riorganizzazione dell’intero sistema della sicurezza e

tutela della salute attuata dall’AD Francesco Caio che, in linea con il suo modello di esasperato

accentramento di funzioni e ruoli, ha visto la concentrazione del Datore di Lavoro in sole 5 figure a

livello centrale, rispondenti a quelle di Capo Divisione o Responsabile di Funzione.

Di conseguenza la figura di Dirigente Delegato è stata attribuita ai Responsabili Regionali di MP,

PCL e RRUUOOSS. I Direttori di Filiale ed i Capi Ram sono dei semplici Preposti al pari di tutti gli altri.

La figura di Preposto, invece, non necessita di alcuna nomina in quanto per legge il Preposto, con

tutte le personali responsabilità di ordine civile e penale che ne conseguono, è il Responsabile del

momento, o in turno, nel singolo luogo di lavoro, grande o piccolo che sia.

Con questa impostazione, a nostro avviso sbagliata, dobbiamo porci il problema delle tutele per le

migliaia di Preposti degli Uffici Postali e dei Centri di Recapito, a cui ambiguamente vien fatto intendere

che per assolvere alle loro responsabilità sia sufficiente segnalare le problematiche ai Direttori di Filiale

o ai Capi Ram che, invece, non hanno alcun ruolo o potere in tema di sicurezza e tutela della salute.

Allo stesso modo gli RRLLSS sono stati privati di interlocutori nelle Unità Produttive in cui

esercitano la propria funzione e ruolo, ed ancor di più sviliti nella loro possibilità di intervento.

Questa impostazione voluta dal precedente AD va rimossa e corretta al più presto.

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SLP dal 2013 ad Oggi, la Formazione Prima di Tutto

Il mandato congressuale dal 2013 ad oggi ha visto il consolidamento della riorganizzazione ai vari

livelli introdotta dalla Cisl. Un nuovo modello di organizzazione interna del nostro sindacato che ha

modificato gli assetti territoriali con gli accorpamenti di province, le strutture organizzative con gli

accorpamenti di categorie.

In questo arco temporale si è confermata vincente la nostra scelta SLP di mantenere presidi

territoriali -i coordinamenti- in tutte le province, anche dove è stata superata l’istanza congressuale.

Questo ci ha permesso di restare fortemente radicati e ben riconoscibili nel territorio laddove sono

presenti le Unità Produttive ed i lavoratori di Poste, continuando nella capillare attività di presenza

costante e quotidiana in tutti i luoghi di lavoro.

Per questo motivo i lavoratori trovano nel SLP l’affidabilità necessaria anche quando non riusciamo

a dare loro tutte le risposte, quando dobbiamo dire loro delle crude verità. Anche in queste situazioni

nessuno ci impedisce di essere affidabili, di essere autonomi dagli schieramenti politici e coerenti con

i nostri valori, non usando facili ma deleterie momentanee strumentalizzazioni.

In questo mandato congressuale siamo stati in continua crescita in termini proselitistici e di consensi

nonostante le pessime relazioni industriali, le forti riduzioni degli organici, gli esodi incentivati e le

fuoruscite a vario titolo, dall’Azienda e dall’Organizzazione.

Siamo il Sindacato di maggioranza fra gli iscritti e di consensi fra tutti i lavoratori. Una maggioranza

schiacciante certificata anche in ogni occasione in cui i lavoratori sono chiamati ad esprimersi con

voto libero e segreto. Dalle elezioni delle RSU e RRLLS, a quelle per il FondoPoste.

Non ci fermiamo e non ci fermeranno. Continueremo ad investire ancor di più nella formazione e

sui giovani per ampliare il tradizionale bagaglio di capacità, intelligenze, competenze e passione che

al sindacalista SLP viene oggi richiesto, integrandone la cultura nel proprio posto di lavoro con i

nuovi elementi che riguardano il contesto in continuo cambiamento nel quale oggi è inserito.

Infatti, da sempre noi di SLP consideriamo la formazione uno strumento importante e strategico per

far fronte all’evoluzione dei tempi ed ai continui cambiamenti.

La Segreteria nazionale, fra le varie attività, ogni anno organizza l’ormai tradizionale Campo Scuola

che vede l’entusiasta partecipazione di molti giovani attivisti provenienti da tutta Italia.

In Lombardia, in collaborazione con Bibliolavoro abbiamo organizzato un corso triennale per

giovani, provenienti dai vari territori, formando circa venti nuovi dirigenti sindacali a cui è stato

trasmesso il senso di appartenenza ed il bagaglio di conoscenze, per poter sostenere con competenza

le responsabilità cui siamo chiamati nell’affrontare i problemi.

Alcuni di questi giovani oggi sono Segretari Responsabili o componenti delle Segreterie. Altri sono

negli organismi dirigenti o nelle RSU.

Dopo questa tornata Congressuale ripartiremo con rinnovato impegno e con nuove iniziative per

trasmettere le capacità necessarie ai sindacalisti del futuro.

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Quattro Anni di Lavoro nel Territorio

In questi 4 anni in Lombardia abbiamo dato stabilità gestionale e sviluppo organizzativo, svolgendo

con intensità e determinazione il nostro compito. Pur in presenza di Relazioni Industriali altalenanti.

Pessime o del tutto assenti, come nell’ultimo anno di diffusa e continua vertenzialità.

Buoni i rapporti con le altre organizzazioni sindacali che hanno mantenuto unità d’intenti negli

impegni con noi presi a livello regionale. Con tutte le Organizzazioni Sindacali, tranne una che si

è isolata ed autoesclusa con i suoi troppi ondeggiamenti, e i repentini continui cambiamenti di umori

e di linea.

Con grande senso di responsabilità abbiamo fatto fronte alle oggettive difficoltà nei rapporti con

l’azienda, da tempo ormai rinchiusa e ripiegata su se stessa. Con troppe forzature gestionali ed

altrettante autoreferenziali supponenze operative.

Forzature e supponenze mostrate anche quando nel 2014 ha preteso la non presenza del Sindacato

al tavolo del confronto istituzionale con la Regione Lombardia, aperto per ricomporre la vertenza

contro la chiusura e razionalizzazione di 128 piccoli uffici postali, situati nei comuni e nelle località

disagiate e prive di servizi della nostra regione.

Senza il nostro supporto di competenze e di conoscenza del territorio, la Regione Lombardia si è

fatta abbindolare dalle inconsistenti promesse aziendali.

Da lì è iniziata una presa di coscienza ed una collettiva protesta da parte dei Sindaci nei confronti

di Poste, che si è poi estesa in tutte le regioni. E che prosegue ancora. Con un dispendio enorme di

energie e di risorse. Con grave danno di immagine per l’azienda. Con perdita di clienti e calo nei

depositi e negli investimenti.

Un bel risultato! Tutto e solo imputabile alla insipienza e mancanza di lungimiranza aziendali.

Con la forza delle nostre ragioni e con il consenso dei lavoratori, abbiamo avuto scontri molto aspri e

duri, come quelli ancora in corso da un anno, quando si è voluto imporre riorganizzazioni che andavano

contro gli interessi dei lavoratori e dei cittadini. E a nostro avviso, contro gli interessi della stessa azienda.

Il 23 maggio 2016 abbiamo organizzato unitariamente, con grande successo di partecipazione e di

adesioni, lo sciopero generale della Lombardia. Riproponendo altrettanto successo e partecipazione

allo sciopero generale nazionale del 4 novembre.

Non abbiamo avuto timori, ne ceduto alle pressioni provenienti anche da inaspettate parti, quando

qualcuno dei nostri dirigenti è stato colpito sul piano personale, arrivando persino a licenziare due

nostri Segretari ed un attivista.

Proseguiremo con le azioni di sostegno ai nostri Dirigenti per dimostrare a tutti la cattiveria che è

stata messa in campo per cercare, vanamente, di indebolirci ed intimidirci.

Allo stesso tempo, continueremo con le azioni esterne e le rivendicazioni interne fino a quando non

verranno riconosciute le ragioni di questa diffusa protesta, e rimosse le cause che l’hanno generata.

Statene certi!

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La Segreteria Regionale SLP

Nel corso del mandato congressuale, nel rispetto dei deliberati statutari e delle regole che ci siamo

dati, abbiamo avuto il cambio del Segretario Responsabile Regionale e della Segreteria. Senza traumi

e senza scossoni. Un rinnovamento nella continuità.

Non ci sono parole ed aggettivi sufficienti per esprimere nel miglior modo possibile un sincero

quanto sentito ringraziamento per l’enorme mole di lavoro svolto negli anni da Pino Marinaccio.

Un amico, ancor prima dell’ottimo Segretario. Che ora ricopre ruoli ancor più importanti in

Segreteria Generale. E da quella posizione supporta e sostiene le attività di tutta la categoria.

Un ringraziamento va anche a Giusi Greco, per il prezioso apporto dato nei molti anni di

permanenza nella Segreteria Regionale.

Allo stesso modo esprimo profonda gratitudine a Tenuccia Schepisi ed a Maurizio Dassù per la

collaborazione e per il lavoro svolto nel periodo in cui ho avuto il piacere di averli in squadra con me.

Il ringraziamento più grande va a Mario Petitto, per tutto quello che ha fatto per la nostra

Organizzazione. Per averla resa così com’è: la più grande in assoluto. Con un quadro dirigente

formato da donne e uomini fantastici.

Il passaggio di testimone avvenuto l’undici luglio del 2016 ne è la conferma. In piena continuità è

stata composta una Segreteria Nazionale di grande spessore.

Sono sicuro che il suo ancor più prestigioso incarico di Vice Presidente Europeo dei Sindacati

Postali UNI Global Union, non farà mai mancare il suo prezioso supporto a tutti noi.

Permettetemi un ringraziamento molto personale.

Il sentimento più forte di riconoscenza e gratitudine va alla mia famiglia alla quale tolgo sempre

troppo spazio. Ma è soprattutto grazie a lei che riesco a svolgere il mio ruolo di Sindacalista.

Un caro ricordo va all’amico Giovanni Martorana scomparso prematuramente, un vero Gladiatore.

Grazie anche a te, caro amico mio.

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Conclusioni

Il dibattito congressuale, iniziato e sviluppatosi nelle assemblee e nei congressi territoriali, non è

stata una semplice formalità, da sbrigare con le sue ritualità.

Le relazioni, gli interventi e le mozioni finali raccolgono le speranze e le proposte da considerare

attentamente e da tenere ben presenti per il futuro delle nostre attività.

Oggi dobbiamo focalizzare le priorità da affrontare e formulare le scelte più giuste per i nostri iscritti

e per i lavoratori in generale.

Questa relazione apre la discussione. Ed è un contributo ed un incentivo in più, per affrontare

collegialmente i gravosi impegni che ci attendono in una società in cui forti sono i condizionamenti,

forte è la dipendenza dalla politica, dagli organi di informazione e dalle notizie vere o non vere che

circolano velocemente in rete.

In questo contesto sempre più persone preferiscono estraniarsi o partecipare in modo frettoloso e

superficiale. Delegando scelte e decisioni a chi li illude più facilmente. Ai populisti che hanno soluzioni

facili e miracolistiche, senza alcuna visione della complessità e valutazione della tenuta sociale.

La società ed i costumi cambiano sempre più velocemente ed il rischio di ogni organizzazione è

quello di voler sopravvivere con idee e comportamenti vecchi. In SLP questo non accade e non ci

accadrà, perché sappiamo affrontare le sfide del nostro tempo.

Concludo questa relazione citando Papa Francesco che spesso interviene nelle tematiche del lavoro e ci

ricorda che “la disoccupazione che interessa diversi Paesi europei è la conseguenza di un sistema economico

che non è più capace di creare lavoro, perché ha messo al centro un idolo, che si chiama denaro”

Nel suo discorso del 25 marzo di fronte ai Capi di Stato dei Paesi l’Unione Europea che celebravano

a Roma i sessant’anni dalla fondazione, ricordando che “l’Europa unita è una costruzione fraterna e

giusta in cui, secondo gli ideatori, politica, economia, cultura dovevano essere a misura d’uomo”,

Papa Francesco ha detto:

“…e ancor oggi, l’anima dell’Europa rimane unita, perché, oltre alle sue origini comuni, vive

gli identici valori cristiani e umani, come quelli della dignità della persona umana, del profondo

sentimento della giustizia e della libertà, della laboriosità, dello spirito di iniziativa, dell’amore alla

famiglia, del rispetto della vita, della tolleranza, del desiderio di cooperazione e di pace, che sono

note che la caratterizzano”.

Sono questi i valori ai quali anche noi ci ispiriamo.

Grazie a tutti e buon lavoro.

Relazione chiusa in redazione per la stampa il 17 aprile