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1 Incontro informale dei Ministri dell’Ambiente e dei Ministri del Lavoro dellUE Nota - Introduzione Generale Sessione Crescita verde e occupazioneMilano, 17 luglio 2014 09.00-14.30 Nel corso degli ultimi anni molti paesi sono stati testimoni di una tremenda crisi economica e finanziaria, che ha provocato una rapida e repentina recessione economica e causato una perdita permanente nel livello di produzione potenziale. Le economie colpite dalla crisi non sono state solo indebolite nella loro crescita potenziale, ma anche nel proprio benessere sociale, con la perdita di milioni di posti di lavoro in un lasso di tempo relativamente breve. Durante la crisi i persistenti problemi economici e strutturali della UE non sono scomparsi, mentre al tempo stesso il contesto globale per la competitività relativa dell’Europa è cambiato. Le economie emergenti e le crescenti abitudini di consumo della loro classe media hanno offerto nuove opportunità di mercato, ma hanno anche messo sotto pressione la disponibilità di risorse naturali, un input essenziale per le industrie europee, con una conseguente impennata dei prezzi dei materiali e dell’energia. D’altro canto, la crisi ha indotto a un ripensamento delle politiche economiche e molti dei programmi economici adottati a livello nazionale in molti paesi del mondo per uscire dalla crisi, hanno previsto misure volte a consentire una crescita economica a lungo termine più sostenibile, grazie all’introduzione di “pacchetti verdi” incisivi, accompagnati da misure sociali a sostegno dell’occupazione. In questo contesto sono stati compiuti i primi passi a livello mondiale per consentire una transizione ad un’economia verde, a bassa emissione di carbonio, resiliente al cambiamento climatico e orientata ad un uso efficiente delle risorse e dell’energia, e sono stati parimenti compiuti i primi tentativi volti a migliorare il collegamento esistente tra politiche economiche, ambientali e occupazionali. A partire dal 2008, UNEP, ILO e OCSE hanno lanciato delle iniziative per esplorare i collegamenti esistenti tra l’economia verde e l’occupazione, con particolare attenzione rivolta ai “lavori verdi”, ed hanno gettato le basi per un approccio integrato a livello politico, segnando una tappa fondamentale in tale direzione. A livello di UE, è significativo il potenziale di creazione dell’occupazione nel settore dei beni e servizi ambientali (EGSS) connesso alla produzione di energia da fonti rinnovabili, efficienza energetica, gestione dell’acqua e dei rifiuti, qualità dell’aria, rit orno e conservazione della biodiversità e sviluppo di infrastrutture verdi e, almeno in parte, non soggetto ai cambiamenti

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Incontro informale dei Ministri dell’Ambiente e dei Ministri del Lavoro dell’UE

Nota - Introduzione Generale

Sessione “Crescita verde e occupazione”

Milano, 17 luglio 2014 – 09.00-14.30

Nel corso degli ultimi anni molti paesi sono stati testimoni di una tremenda crisi economica e finanziaria, che ha provocato una rapida e repentina recessione economica e causato una perdita permanente nel livello di produzione potenziale. Le economie colpite dalla crisi non sono state solo indebolite nella loro crescita potenziale, ma anche nel proprio benessere sociale, con la perdita di milioni di posti di lavoro in un lasso di tempo relativamente breve.

Durante la crisi i persistenti problemi economici e strutturali della UE non sono scomparsi, mentre al tempo stesso il contesto globale per la competitività relativa dell’Europa è cambiato. Le economie emergenti e le crescenti abitudini di consumo della loro classe media hanno offerto nuove opportunità di mercato, ma hanno anche messo sotto pressione la disponibilità di risorse naturali, un input essenziale per le industrie europee, con una conseguente impennata dei prezzi dei materiali e dell’energia.

D’altro canto, la crisi ha indotto a un ripensamento delle politiche economiche e molti dei programmi economici adottati a livello nazionale in molti paesi del mondo per uscire dalla crisi, hanno previsto misure volte a consentire una crescita economica a lungo termine più sostenibile, grazie all’introduzione di “pacchetti verdi” incisivi, accompagnati da misure sociali a sostegno dell’occupazione. In questo contesto sono stati compiuti i primi passi a livello mondiale per consentire una transizione ad un’economia verde, a bassa emissione di carbonio, resiliente al cambiamento climatico e orientata ad un uso efficiente delle risorse e dell’energia, e sono stati parimenti compiuti i primi tentativi volti a migliorare il collegamento esistente tra politiche economiche, ambientali e occupazionali. A partire dal 2008, UNEP, ILO e OCSE hanno lanciato delle iniziative per esplorare i collegamenti esistenti tra l’economia verde e l’occupazione, con particolare attenzione rivolta ai “lavori verdi”, ed hanno gettato le basi per un approccio integrato a livello politico, segnando una tappa fondamentale in tale direzione.

A livello di UE, è significativo il potenziale di creazione dell’occupazione nel settore dei beni e servizi ambientali (EGSS) connesso alla produzione di energia da fonti rinnovabili, efficienza energetica, gestione dell’acqua e dei rifiuti, qualità dell’aria, ritorno e conservazione della biodiversità e sviluppo di infrastrutture verdi e, almeno in parte, non soggetto ai cambiamenti

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dei cicli e modelli di business. Maggiori investimenti nel settore dell’isolamento e dell’efficienza energetici avranno probabilmente un impatto positivo sulla creazione di posti di lavoro nel settore delle costruzioni, nel quale si stima che oltre quattro milioni di lavoratori avranno bisogno di aggiornamenti professionali1. Anche nei settori della biomassa e dei biocarburanti vi sono buone potenzialità di nuovi posti di lavoro2. Persino nel corso della crisi economica, la creazione di posti di lavoro EGSS è stata rilevante. L’occupazione connessa all’ambiente e all’efficienza energetica nella UE è aumentata da 3 a 4,2 milioni tra il 2002 e il 2011 e del 20% durante gli anni della recessione (2007-2011)3 .

Allargando l’ottica dagli EGSS all’economia in generale, l’incremento dell’efficienza dei processi produttivi, l’adozione di soluzioni innovative per risparmiare l’uso di risorse, lo sviluppo di nuovi modelli di business e l’offerta di prodotti e servizi più sostenibili da un punto di vista ambientale, consentono alle imprese di rimanere competitive, espandere i loro mercati e creare nuovi posti di lavoro, nonché trasformare quelli esistenti. La Commissione europea ha stimato che un aumento nell’UE della produttività delle risorse del 30% entro il 2030 contribuirà alla creazione di 2 milioni di posti di lavoro e alla crescita del PIL di circa l’1%4.

Trasformazioni rilevanti nei metodi lavorativi avverranno anche in settori caratterizzati da alte quote di emissioni (fornitura di elettricità e gas, trasporti, agricoltura, edilizia, rispettivamente responsabili del 33%, 20%, 12% e 12% di tutte le emissioni di gas serra dell’UE) 5.

La transizione verso un’economia verde, a basse emissioni di carbonio, resiliente ai cambiamenti climatici e che si basi su un uso efficiente delle risorse e dell’energia promuoverà lo sviluppo di tecnologie innovative avanzate e l’adozione di tecniche innovative di riciclo/riuso. Tali innovazioni creeranno opportunità di business a livello globale i che comporteranno benefici per l’UE in termini di competitività e occupazione interna.

Con la Strategia Europa 2020 sulla crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva si è fatto un importante passo avanti per la creazione di una rinnovata governance europea, più attenta alle esigenze della società e del pianeta. Nonostante i molti progressi compiuti, sono necessari nuovi sforzi per conseguire in maniera coordinata gli obiettivi di Europa 2020, al fine di ottenere benessere, equità e sostenibilità ambientale in un’economia in crescita e per meglio inserire tali obiettivi nel Semestre europeo, strumento chiave di coordinamento della politica economica nell’UE.

In tema ambientale, la Strategia Europa 2020 ha fissato un obiettivo composto di tre parti da raggiungere entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990: la riduzione del 20% di emissioni di gas ad effetto serra, l’aumento della quota di energia rinnovabile nel consumo finale di energia al 20% e l’aumento del 20% di efficienza energetica.

1 COM, BUILD UP Skills (2013), preliminary finding from Member States Roadmaps 2 http://www.energies-renouvables.org/observ-er/stat baro/barobilian/13-gb.pdf 3 Si veda ad esempio EcoFys ( 2012), the number of jobs dependent on the environment and re source efficiency improvements. 4 http.//ec.europa.eu/environment/circular-economy/pdf/AnalysisEUtarget.pdf 5 See Cambridge Econometrics, and al. (2013), Employment effects of selected scenarios from the Energy roadmap 2050 Final report for the EC (DG Energy), http.//ec.europa.eu/energy/observatory/studies/doc/2013 report employment effects roadmap 2050.pdf

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L’UE sta procedendo nella giusta direzione verso il raggiungimento dei primi due. Sono tuttavia necessari altri sforzi per raggiungere l’obiettivo dell’efficienza energetica. L’obiettivo sul clima con le sue tre parti ha giocato un ruolo decisivo per sviluppare le eco-industrie e sostenerne l’occupazione con oltre 4,2 milioni di persone6, in crescita progressiva anche durante la crisi.

Allo stesso tempo, la Strategia Europa 2020 ha posto come obiettivo che il 75% della popolazione tra i 20 e i 64 anni abbia un impiego di lavoro entro il 2020. Il tasso di occupazione della UE si è attestato al 68,4% nel 2012, rispetto al 68,5% nel 2010 e al valore di apice di 70,3% nel 2008. In base alle recenti tendenze, si prevede un aumento sino a circa il 72% nel 2020.

Studi del CEDEFOP7 mostrano che il raggiungimento di entrambi gli obiettivi di Europa 2020 sul clima e sull’occupazione è ancora possibile, ma richiede una maggiore integrazione delle politiche riguardanti il clima e l’energia con misure a sostegno dell’occupazione in Europa, inclusa un’azione più incisiva per rispondere al deficit delle competenze lavorative richieste e del conseguente periodo di transizione e di adeguamento dei profili lavorativi. Inverdire l’economia presuppone significativi cambiamenti nella domanda di competenze: l’anticipare e il prevedere le esigenze future di competenze professionali dei datori di lavoro è fondamentale per assicurare una transizione lieve e ridurre al minimo gli squilibri nel mercato del lavoro e dovrebbe essere l’essenza di qualsiasi politica di crescita economica. Servirebbe farlo a livello di settore e industria. Saranno anche necessarie misure a tutela dei lavoratori non specializzati e delle donne per far fronte ai rischi di esclusione sociale e povertà, attraverso misure di formazione e adeguamento delle competenze e la promozione dell’eguaglianza di genere nei settori STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica).

Saranno anche necessarie delle misure a sostegno della creazione di nuovi profili lavorativi e misure volte a compensare la transizione da attività economiche in declino verso quelle emergenti. La ristrutturazione del mercato del lavoro deve essere condotta in modo socialmente responsabile, in particolare per preservare il capitale umano. Un approccio proattivo da parte dei PES – i Servizi di Collocamento Pubblici – è necessario per offrire servizi quali formazione e riqualificazione professionale, rivolti in particolare alle categorie più vulnerabili.

Il sostegno alla creazione di lavori verdi potrebbe prevedere misure quali lo spostamento della tassazione dal lavoro all’ambiente e al consumo energetico e di risorse. Vi rientra il caso della carbon tax, in particolare se diretta ad abbassare il costo del lavoro. Altre misure di sostegno all’occupazione verde sono quelle volte alla promozione di acquisti pubblici verdi e dell’imprenditoria verde. Sono inoltre da non trascurare gli investimenti a favore di conservazione, ripristino e miglioramento del capitale naturale che generano proventi economici e occupazione e possono favorire settori come quello turistico. Andare verso un’economia circolare potrà creare inoltre nuovi posti nei settori dell’assistenza dei prodotti, della riparazione, del riciclo e nella riprogettazione. Spingere per un’economia circolare

6 Eurostat data on the enivonmental good and services sector. 7 CEDEFOP (2013), Skills for a low carbon Europe. The role of VET in a sustainable energy scenario. Synthesis report. http://www.cedefop.europa.eu/EN/Files/5534_en.pdf

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creerà inoltre nuovi posti di lavoro nei settori della manutenzione, riparazione, riciclo e design dei prodotti.

Alcuni Stati Membri hanno sviluppato delle tecniche per monitorare la domanda di lavori verdi, ma resta ancora molto da fare. Un progresso fondamentale nella direzione potrebbe essere ampliare il quadro statistico sui lavori verdi, partendo dal lavoro già esistente nel quadro dei conti economici ambientali europei.

Dal momento che lo sviluppo sostenibile è il principio guida per lo sviluppo8 nell’Unione europea, il Semestre europeo e l’imminente revisione di medio termine della Strategia Europa 2020 rappresentano un’importante occasione per esplorare strade e mezzi per perseguire l’integrazione delle politiche ambientali e occupazionali e per aumentarne l’influenza nelle politiche di pianificazione e coordinamento economico. È anche un’occasione per costruire sinergie tra gli obiettivi ambientali e quelli dell’occupazione nella Strategia Europa 2020 nonché tra quanto previsto sui due temi nelle sue sette “iniziative prioritarie”. Alcune di queste iniziative sono direttamente pertinenti alla green economy e ai lavori verdi: l’”Agenda per nuove competenze e nuovi lavori” ; l’iniziativa “Youth on the move” in tema di occupazione giovanile; l’iniziativa “Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse”; “Una politica industriale nell’era della globalizzazione”; l’”Unione dell’innovazione”9.

A ciò si aggiunga la convenienza di collegare il dibattito sulle opportunità derivanti dall’inverdire il Semestre europeo e la Strategia Europa 2020 alle iniziative appena promosse dalla Commissione europea in tema di economia circolare, di rifiuti (con revisione dei relativi obiettivi), di edilizia sostenibile, di occupazione verde (con l’“Iniziativa sull’occupazione verde10”) e in tema di energia e clima con la proposta del Quadro 2030, tutte orientate a rilanciare crescita e occupazione nell’UE attraverso il passaggio ad un’economia verde e più in generale verso un progresso con una più ampia visione rispetto alle pure misure economiche.

Un approccio integrato è necessario per sfruttare le potenzialità occupazionali e gestire le sfide che possono derivare dalla transizione verso un’economia verde, a basse emissioni di carbonio, resiliente ai cambiamenti climatici e basata su un uso efficiente delle risorse e dell’energia; così come allo stesso tempo è necessaria l’istituzione di un saldo collegamento tra crescita, occupazione e politiche ambientali per procedere verso uno sviluppo sostenibile ed inclusivo.

Passare ad un’economia verde non solo contribuisce a riprendersi dalla recente crisi economica: è innanzitutto un’opportunità per aumentare la competitività europea a livello globale, assicurare il benessere delle generazioni future e promuovere un’occupazione sostenibile e di qualità. Le politiche che regolano il mercato del lavoro e l’occupazione in generale devono svolgere un ruolo più attivo nel sostenere l’occupazione e le competenze collegate alla transizione verso un’economia verde. L’ “Iniziativa per l’occupazione verde” della Commissione europea mira a:

8 Dall’Articolo 11 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea: “I requisiti della protezione ambientale debbono essere integrati nella definizione ed attuazione delle politiche e delle attività dell’Unione, in particolare al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile”. 9 “Agenda for new skills and jobs”; “Youth on the move”;"Resource-efficient Europe";“An industrial policy for the globalisation era”;“Innovation Union”. 10 COM(2014)446, “Green Employment Initiative: Tapping into the job creation potential of the green economy”

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Migliorare l’integrazione e il coordinamento delle politiche ed iniziative nazionali ed

europee; Proseguire con lo sviluppo delle strutture della governance e degli strumenti metodologici

per facilitare la transizione verso un’economia verde ed efficiente sul piano delle risorse, al fine di migliorare il coordinamento delle politiche e garantire un costante controllo delle misure di riforma; istituire una relazione ed un dialogo più stretti con i partner sociali sulle sfide per l’occupazione derivanti dalla transizione ad un’economia verde;

Rafforzare ulteriormente le competenze, gli strumenti di intelligence e le reti della Commissione europea così da meglio anticipare e controllare gli sviluppi nei vari settori di fabbisogni occupazionali legati alla crescita verde ed all’economia circolare e basata sul un uso efficiente delle risorse;

Assicurare che i programmi di finanziamento e le politiche della UE e dei suoi Stati Membri sostengano la creazione di posti di lavoro nella green economy;

Prevedere nei Programmi di Riforma Nazionali una parte dedicata ai progressi in tema di lavori verdi dagli Stati Membri (es. Piani di Lavoro Nazionali) ed una loro valutazione nel corso del Semestre europeo;

Adoperarsi per un’azione internazionale di promozione della crescita verde e inclusiva; Partire dalle Raccomandazioni della Piattaforma Europea sull’Efficienza delle Risorse

(EREP) per la definizione di una strategia su lavori verdi, profili professionali e educazione.

L’incontro informale in tema di ambiente e occupazione fornisce l’opportunità di analizzare le azioni specifiche che i Ministri possono adottare congiuntamente per beneficiare delle interconnessioni tra la crescita verde e l’occupazione. È necessario varare un processo che consenta all’UE di spostarsi verso l’implementazione reciproca di politiche integrate e di supporto in questi settori. È necessario avviare un processo che porti all’attuazione di azioni specifiche congiunte e misure politiche integrate e di reciproco sostegno nell’UE.

Dobbiamo integrare le politiche di occupazione verde e di economia verde, spingere i temi del lavoro e dell’ambiente nelle politiche e nella programmazione economiche e incoraggiare la crescita e l’occupazione. Ciascuna delle seguenti tavole rotonde è intesa come un passo nella direzione sopra descritta.

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Consiglio Informale dei Ministri dell’Ambiente e del Lavoro

Nota – Ia Tavola Rotonda

Sessione “Politiche per il lavoro e l’ambiente: strumenti, esperienze e barriere”

Milano, 17 luglio 2014 – 10:30-12:45 Livello 1

Moderatore Jacqueline McGlade – UNEP

I. Introduzione

Con un livello mondiale di disoccupazione stimato intorno ai 200 milioni11 ed un’addizionale perdita di 5 milioni di posti di lavoro prevista per il 2013-2014 combinata con la crisi finanziaria del 2008 che ha spazzato via più di 50 milioni di posti di lavoro, l’occupazione è ancora uno dei maggiori problemi e specialmente quella giovanile particolarmente colpita. Infatti, secondo l’ILO, decine di milioni di giovani entrano ogni anno per la prima volta nel mercato del lavoro, ma non tutti riescono ad ottenere un impiego sicuro e remunerativo.

Con un tasso di disoccupazione globale previsto intorno al 6,3% nel 2013-2014 confrontato con il bisogno di creare 600 milioni [di posti di lavoro] nei prossimi 10-15 anni, diventa indispensabile scoprire nuove opportunità di occupazione. Una transizione verso il green job presenta tali opportunità ed i numeri lo dimostrano: si prevede che il mercato globale per i prodotti e servizi ambientali raddoppi dagli attuali 1.370 miliardi di dollari all’anno ai 2.740 (miliardi di $ all’anno) nel 202012. Continuare “tutto come prima” non è più un’opzione.

II. Verso green jobs più equi e sostenibili

L’UNEP definisce il green job come “un lavoro in agricoltura, in manifattura, in ricerca e sviluppo (R&D), amministrativo e in attività di servizi che contribuiscono sostanzialmente a preservare o ripristinare la qualità dell’ambiente. Precisamente, ma non esclusivamente, questo include occupazioni che aiutano: a proteggere gli ecosistemi e la biodiversità; a ridurre l’energia, i materiali ed il consumo di acqua attraverso strategie di elevata efficienza; ad eliminare l’utilizzo del carbone nell’economia; a minimizzare o evitare del tutto la creazione di tutte le forme di rifiuti ed inquinamento.

La transizione verso green jobs più equi e sostenibili implica alcuni cambiamenti strutturali a livello sia di politiche che di regolamenti e, allo stesso tempo, la comprensione dei nuovi requisiti

11 ILO Report 2012 12 Roland-Berger Strategy Consultants

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nel mercato del lavoro (analizzando qualità e quantità dei posti di lavoro ed educando all’acquisizione di capacità nuove e più pertinenti), coinvolgendo a pieno il settore privato (es. uso di sostegni all’energia rinnovabile o di agevolazioni per le start-up verdi della SME); legando i green jobs alle opportunità dello scenario post-2015 attraverso obiettivi di sviluppo sostenibile ed introducendo attrezzature e strumenti innovativi.

Alcune delle principali problematiche che necessitano di essere considerate sono le politiche macro-economiche (es. alzare il prezzo del carbone per scoraggiarne l’utilizzo da parte del settore elettrico potrebbe fornire gettiti sostanziali e compensare i potenziali effetti inflaziona tori dell’innalzamento del prezzo del carbone); il finanziamento e l’investimento; l’innovazione tecnologica (incluse le tecnologie smart e 3D); gli incentivi.

Altri importanti aspetti includono l’equità, i salari e la protezione sociale (più del 43% della forza lavoro globale vive al di sotto della soglia dei 2$ al giorno); la produzione sostenibile ed il consumo; l’attuazione di economie circolari; unire forti politiche di impiego con le politiche ambientali, adeguatamente supportandole con un quadro legislativo.

Una delle sfide include il “rendere verdi” i “settori marroni” e trovare alternative/sostituzioni ai posti di lavoro persi nei “settori marroni” che abbiano ottimi moltiplicatori ed effetti di valore aggiunto sui redditi e l’occupazione; ridurre l’insicurezza dovuta al trasferimento ed assicurare che la domanda di nuove skills/capacità sia soddisfatta.

III. Strumenti politici e strumenti in supporto del green job e della transizione dei mercati del lavoro

Mentre il ruolo del settore privato è innegabilmente cruciale in termini di creazione di posti di lavoro e generazione di crescita e valore aggiunto in ogni fase del processo economico, incoraggiare il dialogo con tutti i portatori di interesse (stakeholders) giocherà un ruolo cruciale nell’assicurare lo sviluppo e l’attuazione di solide politiche per la crescita verde ed un mercato del lavoro adatto ai green jobs. Alcuni di questi strumenti politici potenziali potrebbero essere:

Sussidi: eliminare gradualmente tutti i sussidi dannosi, dirigendosi verso investimenti su tecnologie e mezzi di trasporto più puliti ed efficienti;

Riforme fiscali: aumentare le eco-tasse ed utilizzare parte delle entrate come tampone per alleviare gli oneri fiscali sul lavoro, allo stesso tempo scoraggiando attività economiche ad intensivo sfruttamento di carbone ed inquinanti. E’ importante notare che tali strumenti possono generare anche alcune misure di resistenza se la proporzione di pagamenti e ricompense non è accuratamente calibrata (es. la Francia che ha recentemente respinto l’eco-tassa);

Mercato del carbone: correggere alcuni dei difetti inerenti degli schemi di commercio del carbone sotto la CDM (Clean Development Mechanism )e generare flussi di entrate sostenibili e prevedibili da reinvestire in progetti di green jobs;

Traguardi ed autorizzazioni: utilizzare gli strumenti regolari allo scopo di sviluppare tecnologie, prodotti e servizi più verdi –e così occupazione verde. Questi includono politiche di uso della terra, codici di costruzione, standard di efficienza energetica (per elettrodomestici, veicoli, etc…) ed obiettivi di produzione d’energia rinnovabile;

Energie alternative: adottare politiche innovative per superare le barriere allo sviluppo

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dell’energia rinnovabile, incluse leggi di sostegno e tariffe che assicurino l’accesso alla rete elettrica a prezzi garantiti;

Ritiro di prodotti: adottare leggi che richiedano alle compagnie di ritirare i prodotti alla conclusione della loro vita utile, valide per tutti i tipi di prodotto;

Approvvigionamento verde pubblico: migliorare le politiche di GPP (Green Public Procurement)in modo da identificare meglio criteri ambientali comuni che servano come modello per gli acquirenti pubblici;

Eco-etichettatura: adottare eco-etichette per tutti i prodotti di consumo per accertarsi che i consumatori abbiano accesso alle informazioni necessarie per fare scelte di acquisto responsabili;

Pianificazione degli stanziamenti per Ricerca e Sviluppo: ridurre il sostegno all’energia nucleare e ai carburanti fossili ed aumentare gli stanziamenti per le energie rinnovabili, l’eco-innovazione, l’efficienza e le tecnologie smart;

Reindirizzare gli schemi di aiuto internazionale: riorientare le priorità delle agenzia di assistenza allo sviluppo nazionale e multilaterale, così come delle agenzie di esportazione di credito, allontanandole dai carburanti fossili e dai progetti di idro-energia su larga scala per avvicinarle alle alternative più verdi;

Educazione, formazione e costruzione delle capacità imprenditoriali: attraverso la predisposizione di schemi di apprendistati.

IV. Opportunità di green jobs “a prima vista”13

Industrie di conoscenza: per esempio, negli Stati Uniti le aziende uniche che forniscono prodotti e servizi di rete smart sono cresciuti del 140% dal 1995 al 2010.14

Ricerca e sviluppo: l’investimento e l’uso di tecnologie smart quali la Smart Shape Technology (SST) attraverso dispositivi mobili e chip wireless contenenti dati di design in 3D e collegati a smart hubs danno ai consumatori l’accesso ai fornitori, alla catena di manifatturieri locali ed aiutano a fare decisioni sull’uso di prodotti puliti e verdi. A Chicago, per esempio, lo spostamento verso la tecnologia SST ha creato 50.000 nuovi posti nell’industria manifatturiera che a loro volta hanno creato un addizionale 2,3 posti di lavoro ciascuno nel settore dei servizi15;

Energia rinnovabile: più di 2,3 milioni di posti di lavoro negli anni recenti, includendo l’eolico e le industrie di pannelli solari e termo-solari;

Efficienza energetica in costruzioni ed edifici: ha creato circa 4 milioni di posti di green jobs;

Trasporti: nonostante siano stati creati solo 250.000 green jobs circa, offre considerevoli

13 UNEP/ILO Green Jobs Report-2008 14 Silicon Valley Smart Grid Task Force Report 2011 15 Smartamerica.org/smart-shape-technology

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opportunità per creare impiego massiccio, visti gli 1,3 milioni circa di persone che lavorano nei trasporti pubblici nei soli stati europei e negli USA;

Industrie di base e riciclaggio: nonostante esistano statistiche conflittuali riguardo l’occupazione ed in particolare nell’industria del riciclaggio, si stima che nei soli Stati Uniti il settore offra circa 1 milione di posti di lavoro; Brasile, Cina e Stati Uniti insieme danno impiego a più di 12 milioni di persone, mentre l’Europa occidentale ne impiega all’incirca 1,3 milioni;

Agricoltura: presenta grandi opportunità per i green jobs, essendo il più grande datore di lavoro al mondo, con circa 1,3 miliardi di persone. Le pratiche non-sostenibili delle aziende agricole possono essere corrette commutando l’attività delle fattorie in un modello più sostenibile e biologico che raccoglierebbe un profitto di oltre 100 miliardi di dollari a livello mondiale dalle vendite. Altri ottimi esempi di Paesi che stanno commutando verso l’agricoltura biologica includono Kenya ed Uganda;

Foreste: giocano un ruolo importante nel mantenimento del sistema ecologico necessario alla sopravvivenza e forniscono lavoro ad oltre 40 milioni di persone ed il sostentamento ad oltre 60 milioni di altre in tutti il mondo. Un cambiamento verso green jobs nelle foreste fornisce ottime opportunità come moltiplicatore di redditi ed occupazione, con effetti di valore aggiunto ma anche come ottimo metodo per la riduzione della povertà.

Domande per la discussione:

1. Quali sono i principali strumenti ed attrezzature (es. il tax shift) politici che possono aiutare la promozione della transizione ad una crescita verde nell’UE?

2. Quali sono le risposte a politiche mirate richieste per superare le esistenti barriere allo stimolare sia la creazione di green jobs che la transizione verso la crescita verde?

3. In quale modo il rafforzamento delle priorità ambientali e sociali nell’autorità economica dell’UE potrebbe aiutare nella ricerca di un approccio integrato?

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Consiglio Informale dei Ministri dell’Ambiente e del Lavoro

Nota – IIa Tavola Rotonda

“Potenzialità occupazionale e competenze necessarie in un’economia più verde”

Milano, 17 luglio 2014 – 10:30-12:45 Livello 1

Moderatore: Peter Poschen, ILO

Ambiente ed occupazione – sfide e opportunità

La ripresa dalla crisi globale scoppiata nel 2008 è sia fragile che disomogenea. Il tasso di disoccupazione in molti Stati Membri dell'UE è rimasto alto. In particolare tra i giovani ha raggiunto livelli senza precedenti: nella fascia di età 15-25 anni il 30% è in cerca di lavoro, con punte del 50% in alcuni paesi. La disoccupazione, insieme alle crescenti disparità di reddito, è una minaccia per la coesione sociale. Per la scarsa fiducia di imprese e consumatori, investimenti e crescita stentano a decollare.

Allo stesso tempo il cambiamento climatico ed il degrado ambientale pongono sfide significative per la crescita economica e l’occupazione a medio e lungo termine e richiedono misure complesse per l’adattamento e la mitigazione. Mantenere l’andamento attuale (Business-as-usual - BAU) per la crescita e l'occupazione è sempre più controproducenti man mano che si avvicinano e varcano i confini del pianeta. La ricerca condotta da OCSE, Banca mondiale, ILO ed altri ha rilevato all'unanimità che continuando così verrà minata sempre più la produttività e verranno distrutte imprese e posti di lavoro.

L’UE ha adottato ambiziosi obiettivi per il clima come parte di una transizione verso un’economia più verde nell’ambito della sua “Strategia Europa 2020”: ridurre le emissioni di gas ad effetto serra del 20% rispetto ai livelli del 1990; incrementare la produzione delle energie rinnovabili del 20% di tutta quella prodotta; incrementare del 20% l’efficienza energetica. Tali politiche guidano i mercati in tutto il mondo. In tutto il mondo i sei mercati leaders 16 nel settore della tecnologia verde avranno un valore complessivo di 4.400 miliardi di euro entro il 2025, cifra che corrisponde ad una crescita annuale media del 5,6% da adesso in poi.

16 I sei mercati leader sono: efficienza energetica, gestione sostenibile delle risorse idriche, produzione di energia e stoccaggio con metodi non dannosi per l’ambiente, mobilità sostenibile, efficienza dei materiali e gestione riciclaggio dei rifiuti.

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La transizione ad un’economia più verde interesserà sia il volume che la natura e la qualità del lavoro. E’ anche probabile che abbia effetti rilevanti sulla distribuzione del reddito. Questi effetti si producono direttamente o indirettamente, poiché i settori verdi e le loro catene produttive crescono più velocemente mentre i settori che fanno un uso intensivo di energia e risorse ristagnano e subiscono contrazioni. Tuttavia, la transizione può anche avere notevoli effetti indotti sull’occupazione, come conseguenza dei cambiamenti nella bilancia dei pagamenti e nei bilanci delle imprese e delle famiglie a causa della variazione dei prezzi delle risorse.

Sono già molto numerosi nell’Unione europea i posti di lavoro nel settore ambientale. Si stima, per es., che i servizi eco-sistemici impieghino 14 milioni e 600mila lavoratori direttamente o indirettamente per proteggere la biodiversità, ripristinare le risorse naturali e gestire le foreste. Sono state create negli ultimi anni industrie del tutto nuove. Il settore delle energie rinnovabili, per es. impiega 1.200.000 lavoratori negli Stati Membri dell’UE. La crescita annuale media nell’occupazione verde è stata del 2.7% dal 2000 al 2008. E’ passata dai 2.400.000 posti di lavoro nel 2000 ai 3 milioni e 400mila nel 2012.

La transizione verso settori che fanno un uso intensivo di carbonio e di risorse avrà probabilmente un impatto moderato rispetto a quello della liberalizzazione del commercio. Uno studio dell’OECD stima che solo l’1% della forza lavoro dovrà probabilmente fare fronte alla perdita del posto di lavoro ed allo spostamento ad un altro settore economico.

Un’area particolarmente promettente è quella dell’uso efficiente delle risorse e dell’energia. L’aumento dell’efficienza energetica si traduce in un incremento dell’occupazione attraverso l’impiego diretto o indiretto in settori quali edilizia, infrastrutture di trasporto, fabbricazione di attrezzature e riciclaggio. Gli effetti indotti possono essere molto più consistenti se la spesa per l’energia domestica e quella importata venisse ridotta attraverso misure efficienti in termini di costi. Effetti cumulabili nel tempo. Ogni riduzione di punto percentuale nell’uso delle risorse porta dai 100.000 ai 200.000 nuovi posti di lavoro. Questo potrebbe produrre 1.400.000 - 2.800.000 posti di lavoro entro il 2020. Attraverso un aumento dell’efficienza energetica potrebbero essere creati o mantenuti fino a 2 milioni di posti di lavoro verdi entro il 2020.

Gli edifici, in particolare quelli per uso abitativo, così come un uso efficiente dell’energia nei trasporti sono un grande potenziale per generare ulteriore occupazione e rappresentano un vantaggio per le famiglie povere. Un ulteriore importante beneficio è quello di un’accresciuta sicurezza energetica. Ciò vale anche per le energie rinnovabili, settore che sta diventando rapidamente competitivo. Nell’Europa centrale e orientale il potenziale è particolarmente consistente in termini di efficienza energetica nelle costruzioni, nell’industria e nei trasporti, ma anche nel riciclaggio di materiali. In tutta Europa la gestione ed il riciclaggio dei rifiuti potrebbero creare tra gli 0.4 e gli 0.7 milioni di posti di lavoro entro il 2020.

Un altro fatto importante da prendere in considerazione è che l’economia verde è dominata dalle imprese di piccole e medie proporzioni, che sono anche la principale risorsa per la creazione di nuovi posti di lavoro in tutta Europa. Esse si trovano, tuttavia, di fronte a particolari ostacoli nell’accedere a questi nuovi mercati.

A conti fatti, i principali studi disponibili - basati per lo più al raggiungimento degli obiettivi relativi al clima - concordano sul fatto che una transizione ben gestita porterà ad un guadagno netto di posti di lavoro. Nell’economia nel suo complesso, questi guadagni sono stimati tra lo 0,5 ed il 2% della forza lavoro totale. Questo sarebbe un notevole contributo alla riduzione della

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disoccupazione.

Inoltre numerosi studi suggeriscono che i guadagni per la crescita e l’occupazione potrebbero essere significativamente più sostanziosi, se gli investimenti fossero guidati da obiettivi ambientali più ambiziosi. Uno scenario di crescita verde che incrementa l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra del 30%, entro il 2020, potrebbe attrarre notevoli investimenti. Uno studio del 2011 stima che si potrebbe tagliare la disoccupazione nei 27 Paesi europei di 13.4 milioni entro il 2020 (5.3%), rispetto all’attuale proiezione di 19.4 milioni (7.6%) nell’attuale andamento per. es. circa un terzo più bassa. Un altro studio rileva che intensificare la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra in UE del 40% nel 2030 porterebbe ad un aumento netto di 1.25 milioni di posti di lavoro con le giuste politiche messe in atto.

Gli effetti sul reddito, per l’aumento dei prezzi delle risorse, dovuto alla loro tassazione o scarsità – stanno colpendo le famiglie più povere dato che una quota molto maggiore del loro reddito serve ad acquistare energia ed i relativi beni e servizi. Il riscaldamento da solo consuma oltre il 10% del reddito delle famiglie nel 10% della popolazione con reddito più basso. Le politiche sociali possono correggere quest’effetto. Ad esempio, la ristrutturazione di alloggi popolari per ottenere una migliore efficienza energetica può ridurre tale spesa di oltre la metà, creando al contempo ulteriori posti di lavoro nel settore edile.

Questioni politiche

I mercati reagiscono ai segnali politici. Infatti l’occupazione e gli effetti sul reddito di segnali politici sono in larga misura determinati dagli strumenti politici usati per guidare il passaggio ad un’economia più verde. Sarà necessario un insieme di fattori: 1) tasse verdi che riducano le distorsioni del mercato ed offrano incentivi; 2) maggiori investimenti sull’inverdimento; 3) mercato sociale e del lavoro che faciliti le transizioni e migliori le competenze lavorative; 4) dialogo sociale per assicurare un ampio e ben informato consenso riguardo al passaggio. Eco-tasse o l’equivalente dell’ETS (schema per il commercio delle emissioni), che spostano la tassazione dal lavoro all’inquinamento ed all’uso delle risorse, sono particolarmente efficaci nel generare un doppio dividendo in termini di maggiore occupazione e del minore impatto ambientale.

Efficacia energetica ed uso efficiente delle risorse, sebbene particolarmente attraenti sotto un profilo ambientale e secondo una prospettiva occupazionale non arrivano a tradursi negli obiettivi auspicati. Lo studio sulla crescita verde sopra citato ha concluso che le misure concordate in tutta Europa si sono rivelate più efficaci delle azioni nazionali isolate.

Competenze per un’economia più verde

Le competenze giocano un ruolo critico nel cogliere il potenziale economico e occupazionale di un’economia più verde e nell’affrontare le sfide di un adeguamento strutturale. Il deficit di competenze è un significativo collo di bottiglia anche nei Paesi e nei settori più avanzati dell’Europa.

Le professioni che cambiano o emergono in un'economia più verde influenzeranno non solo la domanda di manodopera altamente qualificata, ma anche le qualifiche professionali di medio livello. Apprendistato e altri tipi di esperienza su campo sono particolarmente preziose per accrescere l'adattabilità dei lavoratori in un mercato del lavoro che sta cambiando.

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Un enorme cambiamento nella richiesta di competenze interesserà quelle professioni che sono già ben consolidate sul mercato del lavoro: sarà necessario regolare la composizione dei profili professionali. Un buon esempio è rappresentato dal settore edile. Allo stesso tempo, nuove professioni emergono per lo più in parallelo con il cambiamento tecnologico e l'innovazione e richiedono livelli superiori di istruzione e, specialmente, le cosiddette competenze STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Competenze professionali fondamentali come capacità di leadership e disponibilità ad imparare, rimangono essenziali e continueranno a sostenere la mobilità professionale. La consapevolezza ambientale sta diventando di per sé un’ importante competenza di base e merita l’inclusione nel percorso educativo fin dall'infanzia, perpetuandolo attraverso programmi di formazione permanente. I settori ad uso intensivo di carbonio probabilmente rischiano di subire cambiamenti strutturali attraverso l'adozione di approcci più eco-friendly alla produzione economica e perdite di posti di lavoro: i lavoratori impiegati in questi settori dovranno acquisire nuove competenze.

Precedentemente, uno studio dell’ILO ha dimostrato che la percentuale di lavoratori poco qualificati impiegati in settori ad alta intensità di carbonio è maggiore rispetto a quella impiegata in settori a bassa emissione (26% vs 18% negli Eu -15). Riqualificazione ed aggiornamento sono perciò essenziali per la trasformazione produttiva e la riduzione dei costi sociali dell’adeguamento economico.

L’identificazione delle competenze richieste e la predisposizione al contempo di strategie che sviluppino le competenze in modo coerente con gli obiettivi ambientali, sono essenziali per stimolare il potenziale di nuova occupazione dato da una crescita verde e per garantire a tutti l’accesso a queste nuove opportunità di lavoro, inclusi donne, giovani e gruppi svantaggiati. Senza una tale coerenza, i deficit nelle competenze potrebbero impedire il successo della transizione a consumi e produzioni più verdi. I settori dominati da piccole e medie imprese hanno particolare bisogno di supporto.

Allo stesso tempo una ricerca dell’ILO ha dimostrato che, nonostante la maggior parte dei Paesi abbia predisposto politiche ambientali, pochi tra loro hanno pensato alla necessità di migliorare le competenze professionali. Cedefop registra nei Paesi europei un limitato progresso nell’identificare la necessità di competenze professionali per passare ad un’economia verde e delle relative politiche di educazione e formazione. Pochi sono gli esempi positivi in proposito nei Paesi UE tra cui Francia, Austria e UK.

La predisposizione di piattaforme istituzionali e di partnerships pubblico-private a livello nazionale e settoriale è stata fondamentale per avviare un dialogo sociale ed un coordinamento tra le politiche ambientali di occupazione e di sviluppo di nuove competenze lavorative. L’inclusione dei sindacati e delle associazioni degli imprenditori nella pianificazione, stesura ed attuazione di tali politiche rappresenta un passo fondamentale per far sì che i programmi di educazione e formazione diano il risultato sperato e spingano per una trasformazione verde nel senso più ampio possibile.

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Domande per la discussione

1. Come potrebbero gli Stati Membri e l’Unione europea nel suo complesso realizzare un maggiore investimento nella green economy come motore per la creazione di posti di lavoro? Quale potrebbe essere uno scenario ambizioso nel vostro Paese e in tutta Europa? Come potrebbe una maggiore ambizione ottenere il sostegno politico?

2. Quali sono gli ostacoli (in termini di: consapevolezza? percezioni? competenze? Incentivi? Flussi finanziari e di cassa? etc) e come possono essere superati? In particolare, cosa si deve fare per far sì che le PMI che hanno la capacità di creare posti di lavoro a livello locale in grande quantità, colgano le opportunità offerte da un’economia più verde?

3. Quali politiche funzioneranno meglio per raccogliere il doppio dividendo per l’ambiente e l’occupazione? Come possono i Ministri dell’Ambiente e del Lavoro collaborare più efficacemente a questo fine?

4. In che modo anticipano ed indirizzano i vostri Paesi i deficit nelle competenze lavorative che caratterizzano la transizione ad economie più verdi?

5. Quali meccanismi istituzionali mettete in atto o prevedete di farlo per fare in modo che le imprese ed i lavoratori acquisiscano le competenze per un’economia più verde?

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Consiglio Informale dei Ministri dell’Ambiente e del Lavoro

Nota – IIIa Tavola Rotonda

“Verso un’economia verde: gestire con successo le transizioni nel mercato del lavoro connesse al cambiamento”

Milano, 17 luglio 2014 – 10:30-12:45 Livello 1

Moderatore Stefano Scarpetta, OECD

Come indicato nella recente Comunicazione della Commissione “Occupazione verde: la necessità di un approccio integrato”, la transizione vero un economia a bassa impronta di carbonio imporrà una rivisitazione del mercato del lavoro, con la creazione di nuove opportunità per i lavoratori, ma anche alcuni rischi. Il mercato del lavoro e le politiche formative possono dare un contributo importante alla transizione facilitando i cambiamenti strutturali che sono richiesti per mettere in pratica politiche produttive verdi. Le politiche dovrebbero anche cercare di massimizzare i benefici della crescita verde per i lavoratori e al tempo stesso assicurare che gli inevitabili costi relativi agli aggiustamenti siano distribuiti equamente. Se si fallisce nell’affrontare queste sfide si rischia di compromettere il sostegno politico alle politiche di crescita verde. Inverdendo l’economia si crea più occupazione in alcuni settori, ma si rendono anche obsoleti alcuni lavori e si modificano i profili professionali richiesti in altri. Uno dei principali impatti sul mercato del lavoro è l’alterazione della composizione settoriale del lavoro, con settori verdi che crescono rapidamente e settori ad alte emissioni di CO2 che devono modificare radicalmente le tecnologie o mettere da parte alcuni lavori nella transizione verso la crescita verde. L’evidenza internazionale di cui disponiamo sino ad oggi, relativa agli effetti della crescita verde sul mercato del lavoro e sui correlati andamenti dei guadagni, non è chiara. Per esempio, alcune simulazioni recentemente effettuate dall’OCSE sembrerebbero indicare che l’impatto netto sul lavoro complessivamente è minimo. Anche gli impatti più significativi sul mix industriale di lavori (vedi Tabella) sarebbero di piccola entità se paragonati agli alti tassi di riorganizzazione del lavoro che genericamente si riscontrano nei paesi europei negli ultimi decenni, dovuti tra l’altro agli effetti della crescente globalizzazione. La ragione principale di ciò è che la gran parte della ristrutturazione economica derivante da politiche aggressive di crescita verde è avvenuta nel settore energetico, il quale impiega solo una piccola quota delle forza lavoro globale. Mentre alcuni settori verdi, come le energie rinnovabili, crescono rapidamente, l’impatto complessivo sul mercato del lavoro sarà ancora modesto. L’impatto globale sul lavoro tende ad essere più positivo se i proventi delle tasse verdi o sul carbonio o delle aste sono utilizzati per abbassare il costo del lavoro pagato dai lavoratori

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Come nel caso della rivoluzione ICT (informatica), la transizione verso pratiche produttive verdi porta a modificare i profili professionali in tutta l’economia. Tuttavia, a differenza della rivoluzione ICT, sembrerebbero esserci poche competenze tipicamente e unicamente “verdi”: le competenze richieste a coloro che entrano nel mercato del lavoro possono essere acquisite attraverso un rafforzamento dei programmi di formazione professionale/tecnica già esistenti, accompagnati da un’attività formativa specifica per i lavoratori che hanno già esperienza. Ad ogni modo, la forte diffusione di brevetti ambientali, presente in alcuni paesi, come la Germania, suggerisce l’importanza di preparare la forza lavoro per un periodo di rapida eco-innovazione, che tocca anche le competenze del settore scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico (STEM). La transizione verso la crescita verde non solo crea nuove opportunità per i lavoratori, ma può generare anche alcune sfide, ma l’evidenza dimostra che questa transizione può essere gestita dalla nuova formazione.. Il Lavoro nelle aree con alta concentrazione di industrie ad alta intensità energetica o di carbonio o con uno scarso di diversificazione economica rischia di essere colpita durante il processo di transizione, pertanto lo sviluppo di politiche di strategie intergrate per la rivitalizzazione economica è un elemento importante del processo di transizione. Comunque, anche se dovessero essere pochi i lavoratori a rischio, alcuni lavoratori d queste industrie avranno bisogno di supporto specifico, come ad esempio di essere formati per apprendere l’uso delle tecnologie pulite o di essere assistiti nella ricerca di una nuova occupazione nei settori green in espansione. Queste misure assumono particolare rilievo nei Paesi europei dove l’industria mineraria del carbone o l’industria pesante altamente inquinante costituiscono ancora la maggiore fonte di occupazione. Il greening dell’economia europea sta già generando un numero significativo di nuovi lavori in alcuni settori chiave, come le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, e così continuerà a fare nei decenni futuri. C’è stata anche un’accelerata nello sviluppo e nell’utilizzo di nuove tecnologie ambientali, con conseguente creazione di nuove specializzazioni, come ad esempio i progettisti e gli operatori delle smart grids, e apertura di nuovi mercati esteri. Per esempio, nei dintorni di Copenhagen, così come in altri Paesi europei, si sono sviluppati degli snodi di innovazione tecnologica verde che hanno aperto nuovi mercati per le esportazioni e generato nuova occupazione. Complessivamente la transizione verso la crescita verde ha un impatto “distributivo”. Mentre politiche valide di crescita verde producono maggiore benessere, se considerate nel quadro di un‘analisi costi-benefici in cui si includono i vantaggi futuri derivanti da una migliore qualità ambientale, i costi di aggiustamenti che ne derivano ricadono però in larga parte su alcuni settori economici specifici e sui lavoratori di tali settori. Da qui la necessità di far fronte a questo aspetti distributivi con alcune misure di supporto volte a sostenere coloro che sono più direttamente colpiti. Una sfida importante, in particolare alla luce delle attuali condizioni lavorative in Europa, è quella di assicurare che i problemi di breve periodo associati alla transizione del mercato del lavoro non si trasformino in svantaggi di lungo periodo. Alcuni strumenti politici cardine che aiutano a gestire la transizione sono:

Ridurre l’insicurezza derivante dalla dislocazione del lavoro. La transizione richiede di mettere in atto modelli che combinino un alto livello di mobilità del lavoro con un

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adeguato supporto a coloro che perdono il lavoro. È particolarmente importante fornire supporto ai lavori dislocati, anche se questo comporta un maggiore impegno di spesa in politiche attive sul fronte del mercato del lavoro e nel sostegno “in-work” nel breve termine. Questo sostegno può concretizzarsi nell’assegnazione di benefit sostitutivi del guadagno, uniti a misure efficaci di inserimento per i destinanti dei benefit. Alcuni lavoratori possono aver bisogno di assistenza specifica, come la formazione ad hoc per lavorare con le tecnologie pulite o supporto nella ricerca di una nuova collocazione in settori verdi in espansione. Solo orientando i flussi di lavoratori dai settori in declino a quelli in crescita e garantendo la sicurezza sociale sul lavoro si può neutralizzare l’opposizione politica alla crescita verde.

Promuovere l’eco-innovazione attraverso l’educazione e la formazione. Sviluppare

competenze di base più forti in alcuni campi, tra i quali matematica e scienze, deve diventare una priorità della scuola dell’obbligo. Al tempo stesso l’esigenza di migliorare l’istruzione terziaria in modo da formare laureati che siano in grado di contribuire direttamente o indirettamente all’innovazione sul posto di lavoro, mettendo insieme le eccellenze della ricerca e dell’industria, è ancora più forte nell’ottica della crescita verde.

Politiche ri-distributive. È prioritario assicurare che il sistema di tasse e di benefit sia più favorevole all’occupazione. La messa a punto di una strategia verde complessiva offre un’opportunità unica di rendere più efficaci i sistemi di tasse e benefit. L’evidenza disponibile nell’area OCSE dimostra come il ricavato del carbon pricing (tassazione sulle emissioni di carbonio) può essere usato per ridurre il carico fiscale sul lavoro, in modo da promuovere la creazione di posti di lavoro. Tuttavia, è necessario condurre un’analisi attenta del sistema tax/benefit in un dato Paese per valutare se le distrazioni esistenti dalla tassazione sul lavoro siano sufficienti e quale sia il modo più appropriato per utilizzare il ricavato delle nuove tasse, oltre a una valutazione su quale sia il modo migliore di orientare le riduzione del carico fiscale sul lavoro.

Mercato del lavoro verde e politiche formative: come soddisfare le nuove esigenze. Un questionario OCSE inviato ai Ministri del Lavoro rivela che circa il 60% dei Paesi che hanno risposto hanno messo in atto almeno una misura di mercato orientata alla crescita verde, e che la misura più diffusa è la formazione. Tuttavia si tratta soprattutto di misure di minore entità e introdotte solo di recente. Un’esperienza così limitata potrebbe indicare che vi sono due sfide particolarmente difficili da affrontare: capire come la crescita verde modifica realmente la domanda di lavoro e i profili professionali richiesti, e coordinare il mercato del lavoro e le politiche formative con le politiche ambientali. Se ne può desumere che il ruolo delle misure verdi si sta potenziando solo gradualmente, man mano che il quadro politico ambientale che sostiene la green economy si sviluppa e cresce l’esperienza acquisita nel gestire la dimensione occupazione della transizione verso la crescita verde.

Per gestire con successo la transizione verso la green growth, i governi devono trovare il modo di costruire un dialogo sociale efficace, che deve avere un ruolo chiave nell’elaborazione delle politiche di crescita verde e nell’adattamento graduale dei mercati del lavoro a questa realtà emergente. La transizione verso la crescita verde sarà complessa e lo sforzo richiesto sarà perseguibile se gli obiettivi politici e le strategie sono costruite attraverso un dialogo con tutti gli stakeholders. La conoscenza che i partner sociali hanno di aspetti come le competenze professionali richieste e le migliori pratiche per introdurre le nuove tecnologie nei

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posti di lavoro sono essenziali nell’anticipare e gestire la dimensione occupazionale della trazione verso la crescita verde. Infine, il dialogo e lo scambio di esperienze sono anch’essi fondamentali per affrontare i potenziali effetti negativi della crescita verde in termini distributivi, ivi inclusi quelli che colpiscono le famiglie a basso reddito. Per sostenere questo dialogo, l’OCSE prevede di condurre un’analisi per valutare non solo gli effetti delle politiche di crescita verde sui lavoratori nei diversi campi e sui vari profili, ma anche sulle famiglie a seconda della loro fascia di reddito. In particolare le famiglie a basso reddito sembrano essere le più colpite dalle variazioni dei costi dell’energia legate alla carbon tax e questo richiede di prevedere dei meccanismi compensativi per evitare che la transizione verso un economia più verde sia accompagnata da un incremento delle disuguaglianze. Domande per orientare la discussione:

In che modo le politiche di crescita verde possono sostenere la creazione di posti di lavoro e facilitare la redistribuzione del lavoro tra i diversi settori e sul territorio?

Quali sono le principali sfide associate ala transizione verso la crescita verde che

riguardano il mercato del lavoro e gli aspetti distributivi? Quale è la percezione dei Ministri europei dei costi associati all’inverdimento dell’economia e al modo in cui questo sono ripartiti tra datori di lavoro, lavoratori e governo?

Come i governi possono migliorare la propria capacità di anticipare e gestire le trasformazioni del mercato del lavoro che sono necessarie per promuovere una transizione inclusiva verso la green growth? Quale è la miscela di strumenti politici più idonea a stimolare la crescita verde e al contempo tamponare gli effetti negativi sul lavoro e sulla distribuzione del reddito?

Quanto è importante, secondo i Ministri europei, il coordinamento tra i diversi Ministeri nell’elaborare e attuare politiche complessive finalizzate a promuovere la crescita verde? Come vedono i Ministri il ruolo dei partner sociali e della società civile nel processo?

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Consiglio Informale dei Ministri dell’Ambiente e del Lavoro

Nota – IV° Tavola Rotonda

“Monitoraggio dei green jobs nella politica Europea integrata (Semestre europeo/Rilevazione della Crescita Annuale)””

Milano, 17 luglio 2014 – 10:30-12:45 Livello 1

Moderatore Linda Laura Sabbadini, ISTAT

La promozione di green jobs ed il pieno sfruttamento delle sue potenzialità in termini di progresso economico, sociale ed ambientale sono uno dei principali elementi di una transizione verso un’economia verde. In questo contesto è stato sostenuta la necessità di stabilire un adeguato sistema per il monitoraggio dell’occupazione verde. Infatti, in termini di politiche del mercato del lavoro e considerando il potenziale per l’allargamento delle opportunità occupazionali nel medio e lungo periodo dovute all’ “inverdimento” dell’economia, il monitoraggio dei green jobs ha un ruolo cruciale da giocare. Misurando il progresso dell’”inverdimento” è un importante passo verso lo sviluppo sostenibile. La riduzione dell’inquinamento (inclusi i gas serra) ed un’economia delle ricorse più efficiente è un a sfida ma anche un’opportunità per il mercato del lavoro e lo sviluppo delle capacità. Adeguate misure statistiche forniscono un contributo chiave alle opportunità occupazionali, per creare nuovi posti di lavoro, per colmare i gap di capacità e la discrepanza del lavoro, per anticipare le necessità del capitale umano mentre si incrementa il capitale naturale. Un approccio integrato è la chiave da considerare. Un monitoraggio dei green jobs accurato, metodologicamente fondato e condiviso potrebbe anche aiutare gli Stati Membri nella valutazione delle loro politiche dell’ambiente e del lavoro, rafforzando gli strumenti sviluppati a livello europeo per seguire il progresso e controllare le Linee guida per l’occupazione di Europa 2020. In ogni caso, l’oggetto del monitoraggio dei green jobs nelle politiche europee richiede la definizione di una struttura concettuale e metodologica più dettagliata ed integrata rispetto a quella oggi disponibile. Infatti, sono in atto diverse iniziative nazionali ed internazionali per misurare i green jobs, ma essi rappresentano, al momento, solo dei punti di partenza verso un approccio più definito e strutturato che miri ad un sistema di classificazione condiviso internazionalmente e metodologicamente standardizzato. Tale sistema dovrebbe mirare a fornire uno sguardo complessivo sui green jobs basato su una chiara identificazione delle componenti verdi nelle tre principali dimensioni: le industrie, i processi di produzione, gli impieghi, come raccomandate dall’Organizzazione Internazionale

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del Lavoro (ILO, 2012, Proposals for the statistical definition and measurement of green jobs, Discussion papaer prepared for informal consultation, November 2012). Le ragioni dietro questo suggerimento sono qui esposte. Le industrie verdi (green industries), chiamate anche “eco-industrie” o “industrie ambientali”, comprendono quelle attività produttive di un’economia nazionale che generano prodotti ambientali, es. beni e servizi prodotti allo scopo di protezione ambientale e gestione delle risorse. Per industrie verdi, lo stato di conoscenza a livello europeo è più avanzato, visto che il recentemente approvato Regolamento (EU) numero 58/2014 dispone la base legale per la regolare produzione di statistiche sul Settore Ambientale di Beni e Servizi (EGSS, Environmental Goods and Services Sector) ed include l’“occupazione” nell’EGSS come uno degli aggregati da riportare. Questo Regolamento è un grande passo avanti verso l’istituzione di un sistema di monitoraggio dei green jobs nell’UE solido ed affidabile. Le prime stime provvisorie di Eurostat indicano una considerevole creazione di posti di lavoro nel settore di beni e servizi ambientali (EGSS): l’occupazione EGSS nell’UE-28 è passato dai 2,9 ai 4,2 milioni equivalenti a tempo pieno tra il 2000 ed il 201117. Il lavoro sui processi di produzione è meno avanzato. La sfida con i processi (verdi) di produzione è quella di identificare le quote dei processi verdi all’interno dei diversi tipi di aziende non necessariamente incluse come industrie verdi nella raccolta di dati dell’EGSS. Questo richiede una raccolta di dati concernente le caratteristiche legate al lavoro, quali specifici compiti e mansioni intraprese nel lavoro, i tipi di processi o di tecnologie usate. In questo contesto, in linea con le raccomandazioni dell’ILO, uno degli approcci più comprensivi è stato adottato dall’Ufficio di Statistiche del Lavoro Statunitense, che ha raccolto dati sulla base delle seguenti definizioni di green job come:

“lavoro in un’attività che produce beni o fornisce servizi che beneficiano l’ambiente o conservano le risorse naturali (output)”;

“lavoro in cui i compiti del dipendente comportano il rendere i processi di produzione dell’azienda più eco-compatibili o un minor utilizzo delle risorse naturali (nei processi)”, adottando tecnologie verdi e pratiche che diminuiscono l’impatto ambientale della propria azienda (es. utilizzare/generare elettricità, calore o carburante da fonti rinnovabili; migliorare l’efficienza energetica all’interno dell’azienda; ridurre la creazione di materiali di scarto attraverso il riutilizzo, il riciclaggio o il compostaggio).

Nel sistema dei conti di spesa per la protezione ambientale come governato dal Regolamento 691/2011 sui conti economici ambientali europei (come emendato dal Regolamento (UE) 538/2014) saranno raccolti i dati sul prodotto di tali attività secondarie di protezione ambientale degli enti. I dati sull’occupazione legati a queste attività secondarie saranno raccolti su base volontaria nel sistema di EGSS. Per quel che riguarda gli impieghi, è ancora necessario svolgere un considerevole lavoro. Gli impieghi sono la serie di mansioni che definiscono un lavoro. Una più completa definizione di green jobs richiede il confronto tra i dati sulle industrie/processi verdi e quelli dell’impiego stesso. Il Network di Informazione Occupazionale (Occupational Information Network, O*NET), un programma sviluppato sotto il patrocinio del Dipartimento di Amministrazione del Lavoro/Occupazione e Formazione Statunitense, ha fornito un’interessante esperienza riconosciuta dall’ILO come il principale riferimento nelle analisi dell’impiego verde. O*NET identifica tre principali categorie di impieghi verdi in base all’impatto delle attività e delle tecnologie di economia verde: impieghi esistenti aumentati in termini di domanda di lavoro;

17 Eurostat (2014): Environmental goods and services sector, in Statistics Explained

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impieghi esistenti significativamente cambiati in termini di lavoro e requisiti del lavoratore; nuovi impieghi. Tale classificazione, opportunamente combinata con la classificazione di occupazioni usata nelle statistiche mondiali (ISCO, International Standard Classification of Occupation), permette la produzione di stime sull’occupazione verde, promuovendo l’integrazione tra i dati sulla domanda di lavoro e i dati dal lato dell’offerta con l’obiettivo di evidenziare le attività di economia verde. In questo sistema complesso, le seguenti questioni saranno sottoposte all’attenzione dei Ministri del Lavoro ed i Ministri dell’Ambiente:

1. Considera importante fare un resoconto regolare sullo status dei green jobs e quali opportunità ed ostacoli potrebbero essere immaginati nel contesto della revisione della Strategia di Europa 2020 e della Riforma Nazionale dei Programmi?

2. Il Regolamento 58/2014 (che al momento è l’unica fonte statistica legalmente

regolata) prevede l’incremento dei requisiti per la raccolta di dati sull’occupazione delle attività di mercato, come possiamo trasformare questa raccolta di dati in strategie e decisioni politiche che, a beneficio di entrambi, si rivolga alla crescita verde ed all’occupazione? Come possiamo sollevare l’attenzione politica sulla problematica del monitoraggio dei green jobs?

3. Pensa che sia importante ampliare il concetto di green jobs sulla base dei requisiti

per la raccolta di dati sull’occupazione delle attività di mercato prevista dal Regolamento 58/2014 ed istituire una struttura metodologica che stabilisca un sistema di monitoraggio comprensivo ed effettivo per i green jobs, considerando i tre principali elementi di “industrie”, “processi” ed “impieghi”?

4. Se sì, come potremo ulteriormente stimolare la produzione di statistiche sui green

jobs, che sono necessarie per il monitoraggio legislativo? Quale ruolo dovrebbe avere la Commissione Europea (Eurostat) nello sviluppare queste statistiche?