in dispArte - N.3 Novembre 2015

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www.indisparte.com

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EDITORIALE

Adesso possiamo dirlo: ci siamo anche noi. Nel va-

riegato panorama delle proposte culturali della cit-

tà, c’è un luogo nuovo tutto da vivere. Lo trovate

descritto, in breve, nelle prossime pagine di que-

sta rivista. Ma l’invito che vi facciamo è quello di

provare a frequentarlo, perché solo così lo si può

davvero capire. In questo numero, spazio anche ai

fumetti, con i Peanuts e Lucca Comics. E alla splen-

dida Mantova, che sarà capitale italiana della cul-

tura nel 2016. Una città dalla quale per certi versi

Bergamo ha qualcosa da imparare. Infine, fotografie e dipinti, come un piccolo antipasto su carta di quel-

lo che potete trovare a Osio Sotto e alla Gamec.

Dove chi ama l’arte potrà trovare una finestra spa-lancata sull’Est, dal Caucaso alla Russia.

SOMMARIOin disparte - Novembre 2015

Magazine free di arte e cultura

Mensile - anno 1 - n. 3

Direzione: Cristian Sonzogni

Hanno collaborato:

Giulia Regonesi, Veronica Basiricò

Redazione: Via Madonna della Neve 3, Bergamo

Stampa: Pixartprinting Srl - Quarto d’Altino (Ve)

e-mail: [email protected]

4 - L’isola che non c’era, in centro città

8 - Peanuts in mostra a Milano

12 - Una ‘maudit’ funambola della voce

16 - Sul Mincio una Capitale da copiare

22 - Osio Sotto, finestra sul Caucaso

28 - Next: tutti pazzi per Malevič

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EVENTI

EVENTI

IN

DISPARTE

ARTISTI NEXT

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UN’ISOLA CHE NON C’ERA, IN CENTRO CITTÀdi Cristian Sonzogni

Adesso sì, adesso ci siamo. Speravamo di arriva-re prima, verso l’estate. Invece abbiamo aperto in ottobre, autunno. Una stagione che in fondo si

addice al nostro nome. Una stagione un po’ in dispAr-te, come le belle promesse lasciate maturare sotto le foglie rosse e gialle. Ci trovate in via Madonna del-la Neve 3, con tante proposte artistiche e culturali. In ordine sparso: musica, teatro, interviste, presen-tazioni di libri. Ma anche corsi, dedicati a tutte le materie, dalle lingue straniere alla fotografia, dalla dizione alla cucina. In dispArte vuole provare a di-ventare un punto di riferimento per quanti, in città ma non solo, si sentono un po’ orfani di un luogo che metta la cultura al centro. Potrete prendervi un caf-fè e leggervi un libro, e nessuno vi dirà mai che è ora di lasciare spazio ad altri. Potrete gustarvi, nel weekend, l’ampia offerta di spettacoli, col venerdì dedicato al teatro e il sabato alla musica dal vivo.

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O potrete semplicemente assaporare i migliori prodotti

provenienti dagli agriturismi e dalle piccole aziende

d’Italia. Perché da dicembre saremo anche ristorante e

take away, con poche portate (una decina nel comples-

so) ma tutte curatissime, e con ai fornelli lo chef

Stefano Asperti, uno dei migliori del panorama orobi-

co. Ogni prodotto, da noi, sarà una storia da raccon-

tare, sarà un’idea da proporre, sarà motivo di aggre-

gazione. Perché questo cercheremo, in fin dei conti. Non il business, non il successo, ma un nuovo concetto

di locale che abbatta le barriere ideologiche e che

sia luogo di incontro per i curiosi, per chi va sempre

alla ricerca di qualcosa che non conosce. Noi per pri-

mi non conosciamo tante cose. Non conosciamo nemmeno,

al momento, dove ci porterà quest’avventura, ma sap-

piamo bene con che spirito la affronteremo: con quello

di chi ha più coraggio che paura, con quello di chi ha

sempre una domanda in più rispetto alle risposte.

Per un po’ saremo un cantiere aperto, perché un pro-

getto come questo, che peraltro cambia forma a ogni

piccola virata, ha bisogno di tempo per decollare. Un

cantiere dove anche i clienti potranno portare un loro

contributo, con l’obiettivo comune di costruire un po-

sto dove ci si possa sentire a casa. La programmazio-

ne verrà comunicata ogni tre mesi e vedrà sul nostro

palco alcuni degli artisti più talentuosi del panorama

italiano e internazionale. Non li misureremo col metro

della popolarità, perché così spesso si finisce per an-dare fuori strada. Li misureremo col metro delle emo-

zioni che ci provocheranno, e allora ci sarà davvero

di che divertirsi. Qualche nome? Max Manfredi, Patri-

zia Laquidara, Federico Sirianni e Guido Catalano. Ai

quali seguiranno tanti altri personaggi imperdibili,

sempre proposti a prezzi popolari. In dispArte non

sarà un club, non sarà orientato politicamente. Sarà

trasversale nel senso più ampio del termine.

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www.indisparte.comCosì, sul nostro sito, presentiamo il progetto ‘in dispArte’.

Un luogo dove si nutre il corpo e lo spirito. Con una cucina semplice ma con prodotti di alta qualità, e con un’offerta culturale di ampio respiro. Musica, pittura, fotografia, poesia, letture, teatro e altro ancora. In definitiva, arte, nelle sue varie forme. Il ristorante culturale vuole essere uno strumento per divulgare la cul-tura, rendendola mai banale, mai noiosa, sempre vivace. Corredata da interviste ai protagonisti del nostro tem-po. Un luogo dove si possa leggere un buon libro o condividere un’esperienza. Ma in un contesto reale, non nel senso moderno del termine ‘condivisione’, che rinchiude tutto nello spazio virtuale di un social network. Un luogo, invece, da vivere di persona durante il giorno e durante la serata, non solo per gustare i migliori pro-dotti provenienti da tutta Italia, ma per crescere e vivere emozioni.

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Vogliamo essere inclusivi e non esclusivi, vogliamo far sì che i nostri clienti si sentano come a casa, tra amici, e per questo ci impegneremo a rendere il nostro ambiente sempre più confortevole, caldo e acco-gliente. Non ci fermeremo a ciò che abbiamo fatto, non daremo nulla per scontato, saremo sempre in movimento perché il rischio più grosso dei nostri giorni è quel-lo di restare fermi ad aspettare. Il tempo di aspetta-re è terminato, adesso è il tempo di mettere in cam-po una parte di ognuno di noi, per difendere ciò che vale, ciò che per troppo tempo è stato abbandonato al suo destino. Ci hanno detto qualsiasi cosa, in questi sei mesi, ci hanno detto che Bergamo non accoglierà questo luogo con quella vivace curiosità che – dicono – sia più facile trovare in grandi città. Noi pensiamo che Bergamo viva un periodo di fermento conosciuto po-che volte nella sua storia. Pensiamo che sia il momen-to giusto. Se lo pensate anche voi, venite a trovarci.

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7prima e dopo...

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“ERA UNA NOTTE BUIA E TEMPESTOSA...”Quei ricordi un po’ nostalgici di quando Charlie Brown si era innamorato perdutamente della dolce ragazzina dai

capelli rossi, le serate passate ad abbrustolire le “toffolette” (che per chi non le conoscesse, sono i mar-shmallow) oppure il simpatico compagno di giochi Snoopy il bracchetto, la cui cuccia nascondeva segretamen-

te un tavolo da biliardo e un’opera di Van Gogh. Questi sì che sono ricordi da rispolverare. “Il fantastico mondo dei Peanuts” disegnato dal fumettista Charles M. Schulz quest’anno compie 65 anni dalla prima pubblicazione, e ha cominciato così a far sorridere ogni appassionato. Una mostra all’insegna della scoperta, della novità e anche di un tocco di nostalgia: sarà l’occasione per buttarsi nel passato attraverso alcune delle rarissime tavole origina-li disegnate da Schulz, provenienti da collezionisti e dalle riviste stesse su cui il fumetto veniva pubblicato.

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di Veronica Basiricò

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Sarà un modo per rivedere gli episodi più diverten-ti dei cartoni animati più famosi del mondo e per approfondire ogni aspetto caratteriale ed emblema-tico dei personaggi. Dal 17 Ottobre 2015 al 10 Gen-naio 2016 il Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata (in Viale Campania 12, Milano) ospita una mostra tutta dedicata a questo speciale gruppo di bambini, dando l’opportunità di scoprir-ne la vera storia attraverso tre itinerari: il pri-mo sarà dedicato all’analisi dei temi caratteristici del fumetto, proponendo anche attività interattive per il pubblico; il secondo racconterà il magico ca-gnolino Snoopy mentre il terzo sarà interamente de-dicato alla vita del disegnatore americano Charles M. Schulz, scomparso nel Duemila. Un simpatico modo per far rivivere i personaggi e per farli scoprire anche a chi non ha mai avuto occasione di conoscer-li.

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Orari di apertura: da martedì a venerdì, ore 15.00-19.00; sabato e domenica, ore 15.00-20.00.Biglietti: intero 5,00 euro; ridotto 3,00 euro; convenzionato 4,00 euro

Per festeggiare il sessantacinquesimo an-niversario della nascita dei Peanuts e in occasione dell’attesissima uscita del film “Snoopy & Friends – Il film dei Peanuts” (nelle sale italiane a partire dal 5 no-vembre), in collaborazione con BIC Licen-sing c’è una mostra davvero unica dedicata al gruppo di bambini più amato della sto-ria del Fumetto, che gode del prestigioso patrocinio del Charles M. Schulz Museum di Santa Rosa (California).

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LUCCA COMICS, UN 2015 DA RECORD“...Sì, viaggiare!” era il tema dell’edizione 2015 di Lucca Comics & Games, il Festival internazionale dedica-to al fumetto, al gioco e all’illustrazione, realizzato da Lucca Comics & Games Srl, insieme al Comune di Luc-ca, con il sostegno di altri enti cittadini come Provincia, Camera di Commercio e Fondazioni bancarie, che si è tenuto nel centro storico di Lucca dal 29 ottobre all’1 novembre. La manifestazione si è trasformata in una vera e propria stazione di partenza verso tutti i viaggi impossibili che solo la fantasia sa rendere possibili. Viag-gi come quello visualizzato dal manifesto, realizzato quest’anno da Karl Kopinski, tra i maggiori illustratori fantasy europei, che ha saputo inventare una miscela unica tra la tradizione dell’illustrazione realistica an-glosassone e le più contemporanee iconografie fantascientifiche e steampunk, a evocare atmosfere da “Domenica del Corriere” e quelle dei manifesti di villeggiatura del primo Novecento. A Kopinski è stata dedicata una personale a Palazzo Ducale, uno vero e proprio Tour artistico, dai ritratti di Coppi e Bartali ai più popolari mondi fan-tasy. Viaggi come quello nel tempo di Richard McGuire, cui è bastato un angolo di un soggiorno per realizzare con il graphic novel ‘Qui’, uno straordinario esperimento visuale e narrativo; a più di venticinque anni dal-la sua prima pubblicazione, ‘Qui’ torna in una nuova veste: rivista, espansa, colorata, definitiva. Viaggi come quello che lo scrittore irlandese Herbie Brennan (8 milioni di copie vendute in oltre 50 Paesi) nel suo ultimo romanzo ‘La principessa degli Elfi’ ha voluto far partire proprio da Lucca Comics & Games, ambientazione sugge-stiva dove la protagonista (una ragazzina su una sedia a rotelle) supera i duri vincoli della sua realtà, usando Lucca come piattaforma per addentrarsi in un mondo sconosciuto, Elfenlind, tra cosplayer veri e altri decisamen-te più misteriosi. Continua la rivoluzione iniziata lo scorso anno, con l’aumento degli spazi fieristici, padi-glioni nuovi e meglio distribuiti in centro.

E sulle Mura le attività a ingresso gratuito. L’edizione 2015 ha riscosso un successo eccezionale (e a un grande successo corrispondono «grandi responsabilità», avrebbe detto qualcuno...), ma l’eccesso di successo deve esse-re governato. Sempre con la finalità di migliorare la vivibilità del Festival, si è reso necessario un ulterio-re allargamento degli spazi fieristici, per consentire alle centinaia di migliaia di persone arrivati a Lucca in quattro giorni di poter visitare i padiglioni in condizioni di sicurezza. L’espansione non è dunque intesa a fini commerciali ma principalmente per avere corridoi più ampi nei padiglioni e una più allargata distribuzione del pubblico nel centro storico. Tra i nuovi poli nevralgici della manifestazione, segnaliamo quello che si verrà a creare nella zona Ovest della città attorno a piazzale Verdi (in cui il ristrutturato edificio dell’Ex Cavalle-rizza è diventato un aggregatore legato al mondo del gaming). Cresce anche The Citadel, che invade il Baluar-do San Paolino con un nuovissimo padiglione che si aggiunge a quelli confermati sul Baluardo Santa Maria. Nella giornata di sabato 31 ottobre, i padiglioni sono rimasti aperti fino alle ore 21, due ore in più per consentire al pubblico di visitare meglio gli stand preferiti, nel tentativo di offrire più possibilità di orari di parten-za (e meno assembramento in stazione) a chi lascia Lucca in treno. A ciò si aggiunge il potenziamento della rete di trasporti ad hoc pensati per la manifestazione: sono tornati i Comics In Bus (con più tragitti e la possibi-lità di acquistare il biglietto e il viaggio insieme) e gli Shuttle (che dalle città toscane porteranno in città chi ha acquistato online il biglietto aggiungendo questa opzione).

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LA ‘MAUDIT’ FUNAMBOLA DELLA VOCEdi Giulia Regonesi

Da anni se ne sente parlare, ma senza (per fortu-na, sua e nostra) che sia mai arrivato il suc-cesso mainstream, quello che spesso ti fa perde-

re la rotta. Vincitrice del premio della critica nel Festival di Sanremo del 2003 e produttrice dell’album vincitore della Targa Tenco 2011 nella sezione dia-lettale, Patrizia Laquidara è una delle più impor-tanti cantanti, autrici e compositrici del panorama italiano. Solo che sono in troppo pochi ad essersene accorti. Siciliana di origine ma veneta di adozione, durante le sue esibizioni gli spettatori, un po’ come le sirene che stregavano i marinai di passaggio con il suono della loro voce, vengono ammaliati con faci-lità dalle sue parole e dalla sua interpretazione, il tutto grazie a una voce unica, che si scopre a tratti dolce e sofisticata, ma può rivelarsi anche misteriosa e travolgente. Non per nulla viene definita per la sua scrittura una poetessa di “estrazione maudit”.

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Come i poeti del movimento letterario francese, Patri-zia riesce a cogliere l’essenza profonda della realtà, senza mezze misure. Come si può ben dedurre, è un’ar-tista che sa osare, non si limita certamente a scelte scontate e di facile consumo. Ed è dotata di una per-cezione della realtà che possiamo definire quasi so-vrannaturale, che non si ferma alle apparenze ed è ca-pace di percepire quelle sfumature che spesso sfuggono allo sguardo comune. E proprio grazie a questa auda-cia che la contraddistingue, riesce a traghettare la sua musica anche in territori lontani dall’Italia: i suoi tour l’hanno portata in diverse parti del mondo, dal Giappone agli Stati Uniti, e ancora in Marocco, in Ecuador, in Lussemburgo, in Portogallo, fino in Brasi-le. È proprio dalle culture di questi ultimi due paesi che Patrizia è stata maggiormente influenzata durante la sua carriera, come ha ammesso in un’intervista di qualche anno fa.

“Amo la musica brasiliana - ha detto - perché è una musica che ti fa muovere i fianchi, ha ritmo e passione in ogni sua nota e la amo perché pullula di tradizione popolare. Quest’ultima è una caratteristica che ricer-co nella musica: adoro i ritmi che parlano dei popoli, di mondi diversi dal mio e lo stesso vale per quella portoghese. Di questa amo soprattutto la vocalità. I portoghesi hanno grandi voci e io sono molto affasci-nata dal suono delle voci. La mia passione per questi due universi musicali è nata soprattutto grazie ai miei viaggi. Sono Paesi che ho frequentato molto, che ho sentito vicini fin da subito e da cui non riesco più a staccarmi. La lunga tournèe che ho messo in pista in Brasile è stata davvero fantastica. Ho cantato in vari teatri, a Rio de Janeiro, San Paulo, Belo Horizonte, Curitiba e Porto ed il pubblico e’ sempre stato molto generoso, partecipe, caloroso. Ne sono tornata rigene-rata”.

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DICONO DI LEI...

“Emergono i vocalizzi di Mina, la classe della Vanoni, il calore della De Sio”. (Rockit)

“Una delle voci più straordinarie che l’Italia abbia mai avuto” (Mescalina)

“Un patrimonio inestima-bile che l’Italia fati-ca ancora a comprendere” (Andrea Di Renzo)

“Teniamocela stretta. Ne nascono poche”. (Il Sole 24 ore)

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Nel suo repertorio, infatti, troviamo anche canzoni in lingua portoghese, tra cui “Noite e luar”, colonna sonora del film italiano “Manuale d’amore”. Parlando di questa sua passione per la tradizione e i popoli, non sorprende per nulla il fatto che, da artista ecletti-ca qual è, oltre a cantare in italiano e portoghese si sia dedicata anche alla scrittura di canzoni in dia-letto veneto, la sua seconda terra d’origine, in cui parla e canta di questo luogo, della sua gente e dei suoi colori. Per Patrizia Laquidara la musica è il più importante mezzo di espressione, tanto da affermare più volte di rendersi conto che un’esibizione è anda-ta bene dal fatto di non aver pensato a nulla durante lo svolgimento del concerto, come se le canzoni pren-dessero un’identità propria. Attraverso i suoi testi, infatti, riesce sempre a trasmetterci i suoi pensieri e sentimenti più profondi, creando un’atmosfera da so-gno, da vivere circondati da luci soffuse.

MielatoMielato profumo soffuso è ancora qualcosa Presagio di sole / Fiocchi di lana, latte di mandor-le amare / Lento chiarore / Dolce di panna e spago di lana / Filo di nylon e voce di gola / Mi hai seminata di baci e seppellita / Poi mi hai profumata di sguardi e rabbonita / Tra le tue dita di seta mi hai tradita / Poi rigirata, raggirata, malamente rammendata. Niente non fa quasi niente mi trucco da sola / Gli strappi e i raggiri / Tranquillamente posso affondarti ora / Con la lingua tra i denti / Mi hai seminata di baci e seppellita / Poi mi hai profumata di sguardi e rabbonita / Tra le tue dita di seta mi hai tradita / Poi rigirata,raggirata, malamente rammendata.

- Patrizia Laquidara in concerto -Sabato 5 dicembre, ore 22 - Ingresso 10 euroin dispArte, via Madonna della Neve 3 - Bergamo

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SUL MINCIO UNA CAPITALE DA COPIARE

Era già, a prescindere dalla conferma, una delle Capitali della cultura in Italia. Ma nella serata di martedì 27 ottobre è arrivata pure l’ufficiali-

tà: a comunicare che sarà Mantova a ricoprire questo ruolo è stato Marco Cammelli, presidente della Giuria di Selezione che ha consegnato la busta con il nome della prescelta direttamente nelle mani del Ministro Dario Franceschini. Mantova l’ha spuntata battendo la concorrenza di altre nove città arrivate nella short list resa noto nel luglio scorso. Insieme a Mantova concorrevano al titolo Aquileia, Como, Ercolano, Par-ma, Pisa, Pistoia, Spoleto, Taranto e Terni. Una ri-vincita nemmeno tanto piccola dopo che la città dei Gonzaga si era vista di recente battuta in volata per il ruolo di Capitale europea della cultura nel 2019, quando sarà Matera a rappresentare l’Italia. All’ammi-nistrazione comunale arriverà anche un milione di euro svincolato dal patto di stabilità.

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Non male per una realtà piccola ma vivace come poche, che trova durante l’anno tanti motivi per meritare una visita. Come il Festivaletteratura, quel bellissimo ‘carnevale dei libri’, che a ogni settembre riempie di parole, musica e storie le strade della città affac-ciata sul Mincio. Una città che vale la pena scoprire, perché finora è stata tra i tesori troppo poco esposti di un’Italia che come al solito fatica a far emergere le proprie bellezze. “C’è l’opportunità di un rilancio internazionale”, dicono dall’amministrazione comunale, e questo è sicuramente vero, ma c’è soprattutto l’oc-casione di far conoscere ai vicini di casa ciò che i mantovani sanno da tempo. A metà tra Lombardia ed Emi-lia, per certi versi la città di Virgilio è molto più emiliana che lombarda, nei tempi e nel modo di vivere. Per non parlare del dialetto. Ma in fondo è a un’ora e un quarto di strada da Bergamo, e difficilmente si può trovare posto migliore per una gita fuori porta.

Basta andare a visitare Palazzo Te, il Palazzo Duca-le, fare una passeggiata in Piazza Sordello o Piazza delle Erbe. Basta farsi stordire dalla bellezza del Castello di San Giorgio, che si staglia al di là del ponte come una cartolina. Basta godersi uno spettacolo al teatro Bibiena. Poi giusto il tempo per una cena a base delle specialità del posto (tortelli di zucca, la celebre torta sbrisolona) e c’è da scommettere che si tornerà a casa con un’esperienza difficile da dimenti-care. Mantova lascia al visitatore il gusto di un luo-go incantato con uno sguardo al passato ma proiettato nel futuro. Un luogo dove il concetto di ‘provinciale’ diventa positivo, perché riporta a quelle tradizioni che non devono sparire, che fanno dei borghi italiani un capitale culturale senza eguali al mondo. Nel 2016, ci saranno tanti motivi in più per andarci. E Bergamo, che di Mantova può considerarsi una sorta di gemella, avrà una buona occasione per rubare qualche spunto.

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“Sempre più mi vado facendo persuaso che di cer-ti aspetti di noi italiani noi stessi italiani non ne sappiamo niente di niente [...]. Ora mi ritro-vo a Mantova dove, in una serata di luglio, alcu-ni mantovani fecero la bella pensata d’organizzare una specie di “festa” della letteratura, da tenersi ogni anno sul finire dell’estate”. ANDREA CAMILLERI

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DAL 1997, C’È IL FESTIVALETTERATURADal 1997, Festivaletteratura è uno degli appuntamenti culturali italiani più attesi dell’anno, una cinque gior-ni di incontri con autori, reading, percorsi guidati, spettacoli, concerti con artisti provenienti da tutto il mondo, che si ritrovano a Mantova per vivere in un’indimenticabile atmosfera di festa. Al Festival partecipano narratori e poeti di fama internazionale, le voci più interessanti delle letterature emergenti, e ancora sag-gisti, musicisti, artisti, scienziati, secondo un’accezione ampia e curiosa della letteratura, che non si nega alla conoscenza di territori e linguaggi lontani dai canoni tradizionali. Un’attenzione particolare è rivolta ai bambini e agli adolescenti: numerosi incontri, spettacoli e laboratori sono pensati solo per i ragazzi o per adulti e ragazzi insieme. Il tutto a Mantova, una perla del Rinascimento riconosciuta dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità, dove la dimensione raccolta della città avvicina autori e lettori, permettendo a tutti di spostarsi facilmente a piedi da un appuntamento all’altro. (dal sito www.festivaletteratura.it)

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I GONZAGAI Gonzaga sono stati tra le più note famiglie princi-pesche d’Europa, protagonisti della storia italiana ed europea dal XIV al XVIII secolo. Governarono Man-tova, dapprima come signori, a partire dal 1328, poi come marchesi e duchi sino al 1707. Governarono inol-tre il marchesato e poi ducato del Monferrato; rami cadetti governarono in Italia: il Ducato di Guastal-la, il Ducato di Sabbioneta, i marchesati di Vescova-to, Luzzara, Palazzolo e Castel Goffredo, Castiglione e Solferino, i principati di Bozzolo e Castiglione, la contea di Novellara; all’estero un ramo cadetto governò i ducati francesi di Nevers, Rethel, Mayen-ne e il principato di Arches. Mantennero un ruolo di primo piano nel contesto politico italiano ed europeo grazie ai loro ambasciatori e a un’abile politica ma-trimoniale, che aveva portato a rinsaldare i rapporti con l’Impero, la Spagna, la Francia e con le dinastie sovrane e le famiglie nobili più in vista del tem-po. Aumentarono ancora il proprio prestigio legandosi in matrimonio nel XVII secolo con la più importante famiglia reale europea, gli Asburgo, quando Eleono-ra Gonzaga divenne la prima imperatrice della casata, sposandosi nel 1622 con Ferdinando II. Eleonora Gon-zaga-Nevers divenne a sua volta imperatrice sposando-si con Ferdinando III. Maria Luisa di Gonzaga-Nevers elevò ancora il prestigio della casata, quando di-venne per ben due volte regina di Polonia, sposando-si con Ladislao IV e Giovanni II. La famiglia diede inoltre i natali a un santo, a quattordici cardinali e a tredici vescovi della Chiesa cattolica. La loro grande fama è anche legata al fatto di aver promosso, per diverse generazioni, la vita artistica e cul-turale al più alto livello. La collezione artisti-ca dei Gonzaga era celeberrima, comprendeva infatti opere degli artisti più rinomati del Rinascimento e dell’Età Barocca e venne venduta in buona parte al re d’Inghilterra Carlo I quando i sovrani di Mantova si trovarono in difficoltà economiche.

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OSIO SOTTO,FINESTRA SUL CAUCASOL’Assessorato alla Cultura del Comune di Osio Sotto propone dal 7 al 15 novembre la mostra “Caucaso. Iran, Ar-

menia, Georgia”, fotografie di Dorian Cara. In esposizione cinquanta scatti (da 26x38 cm) realizzati negli ul-timi tre anni, un progetto fotografico nato all’interno della ricerca e mappatura da parte dell’autore, che è

anche storico e critico d’arte, dei siti archeologici bizantini dell’area caucasica, centri significativi sia per le culture asiatiche che per quelle europee. Il reportage racconta questa regione all’intersezione tra nord e sud, est ed ovest, luogo di confini politici e fusione di popoli. Le foto, selezionate tra migliaia di scatti, si soffermano su paesaggi, architetture, religiosità e, soprattutto, sulla quotidianità e i suoi gesti, da cui emergono la fierez-za e la forte identità culturale di ciascuno dei Paesi dell’area.

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Cara ha cercato di fermare il tempo in micro rac-conti, storie di luoghi e di uomini che lì vivo-no, tra antiche pietre e moderni skyline, orizzonti mutevoli tra i raffinati decori di corredo alla di-versità della fede. Da sempre crocevia di terre e di popoli, il Caucaso è una terra dal fascino asso-luto, dove panorami etnici ed orografici riservano continue, inaspettate quanto stupefacenti sorprese. Alveo di tradizioni millenarie, dove si incontraro-no la cultura cristiano-bizantina con quella ara-bo-mussulmana, la regione è tuttavia al centro di conflitti ancora irrisolti. Nel periodo della mostra, è previsto un incontro con l’autore dedicato ai tre Paesi ritratti, con proiezione di immagini non incluse tra quelle espo-ste a Osio Sotto: l’appuntamento è fissato per il giorno venerdì 13 novembre, a partire dalle ore 20.30.

Dorian Caraspecializzato in legislazione dei beni culturali, si occupa di catalogazione, promozione e valorizzazione del patrimonio culturale italiano ed estero. Ha scrit-to per diverse testate giornalistiche e pubblicato diversi volumi fotografici. Ha inoltre ideato e curato mostre d’arte contemporanea.

Informazioni al pubblicoBiblioteca Civica+39 035 4185904 www.bibliotecaosiosotto.it [email protected] il supporto organizzativo de il Comitato Ecologico+39 333 7473584 www.comitatoecologico.eu [email protected]

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OLTRE LE RICERCHE, OLTRE LE SCOPERTELe tracce che hanno originato questo progetto fotografico sono innanzitutto la personale ricerca e mappatura dei siti storico-artistici bizantini dell’area caucasica condotta da anni: elementi imprescindibili per la cono-scenza delle origini e diffusione del Cristianesimo e ancor più dei monumenti architettonici religiosi che lo testimoniano. Inevitabilmente, e aggiungerei fortunatamente, i luoghi sono fatti da uomini e all’incontro con l’umanità e con la cultura diversa non bisogna fare altro che abbandonarsi, accogliendo con stupore e tensione la mediazione tra la propria curiosità e ciò che offre la realtà. Tra migliaia di scatti, la comprensibile sele-zione si è focalizzata su paesaggi, architetture, religiosità e quotidianità di gesti, da cui emergono fierezza e forte identità culturale di ciascuno dei Paesi dell’area, proposti in un’ottica di micro racconti che narrano l’incontro tra confini diversi, naturali e culturali, storici ed artistici, paesaggistici ed umani. I circa 1.200 km che costituiscono la catena montuosa del Caucaso, naturale congiunzione orografica tra Mar Nero e Mar Caspio, sono certamente il luogo che da sempre ha costituito il baricentro e l’incontro etnico, politico e religioso tra Nord e Sud, tra Oriente ed Occidente. Estinguere in alcuni scatti fotografici, e tanto meno in poche righe, la storia passata, presente e futura di questa magnifica parte del mondo è indubbiamente arduo e fuori contesto. Da sempre crocevia di terre e di popoli, il Caucaso è una terra dal fascino assoluto, dove panorami e gente riser-vano continue, inaspettate quanto stupefacenti sorprese. Alveo di tradizioni millenarie, dove si incontrarono le culture cristiano-bizantina e quelle musulmana e persiana, la regione è tuttavia da sempre al centro di conflit-ti ancora irrisolti. In questa grande area, costituita da due catene montuose, il Grande Caucaso, confine set-tentrionale, e il Piccolo Caucaso, quello meridionale, contenuta tra la Regione del Volga a Nord, i mari Caspio ad Est e Nero ad Ovest, l’Altopiano Iranico a Sud, gli esiti della storia e la diffusione dei suoi popoli sono stati diversissimi e complicati, basti pensare alle più di 50 etnie presenti. In questo spicchio di mondo coe-sistono, con equilibri delicatissimi, stati indipendenti e regioni a vocazione autonomista: Armenia, Azerbaijan e i territori della Repubblica di Nakhchivan e quello armeno del Nagorno-Karabakh rivendicato dall’Azerbaijan, ma di fatto indipendente, Georgia e le tre regioni da essa rivendicate ma autonome della Agiaria, dell’Abcazia e dell’Ossezia del Sud, Russia, di cui fanno parte le sette regioni federali di Karačaj-Circassia, Cabardino- Balcaria, Ossezia del Nord, Inguscezia, Cecenia, Daghestan e il Territorio di Stavropol’. Turchia e Iran sono relativamente parte dell’area caucasica, poiché ai margini. Infatti, per la Turchia la connessione al Piccolo Caucaso è grazie ai monti Yalnızçam o Arsiani che segnano il confine con il Sud della Georgia, e all’estremo Est il confine è dato dal monte Ararat; mentre per l’Iran l’appendice al Piccolo Caucaso è segnata a Nord del Paese, nella provincia dell’Ovest Azerbaijan, dal canyon della Valle di Aras, naturale confine con la azera Repubblica di Nakhchivan. A questo proposito, è per me doveroso un ringraziamento così come una dedica particolare al pro-fessor Italo Furlan, docente di Arte Bizantina all’Università di Padova, scomparso lo scorso 9 gennaio a Spi-limbergo (Pordenone). Grazie al suo metodo, alla sua passione, che in parte ho fatto miei, ripercorrendo quelle tracce bizantine in cui lui si muoveva con stupefacente agilità e con semplicità comunicativa, ho intrapreso il lungo quanto affascinante percorso della ricerca. Un particolare ringraziamento va soprattutto a chi mi ha ac-compagnato in questi anni nei diversi sopralluoghi: Mahnaz Alinaghi, Saideh Fesdeghchi e Nasser Vaghefi in Iran, Victoria Mangasian in Armenia e Irina Khutsishvili in Georgia.

di Dorian Cara

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Dal 2 ottobre 2015 al 17 gennaio 2016, la GAMeC – Galleria

d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo - ospita un’im-

portante retrospettiva dedicata a Kazimir Malevič (Kiev, 1879 – Leningrado/San Pietroburgo, 1935), artista chiave del

XX secolo, che ha attraversato uno dei periodi storico-arti-

stici più intensi del Novecento. Curata da Evgenija Petrova

(vice direttore del Museo di Stato Russo di San Pietroburgo), e Giacinto Di Pietrantonio (direttore della GAMeC),coprodot-ta dalla GAMeC e da GAmm – Giunti Arte mostre musei, in col-

laborazione con il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, la mostra, unica nel suo genere per completezza e per l’accu-

rata indagine storico-critica, accoglie 50 opere di Malevič accanto a lavori di importanti esponenti russi appartenenti

ai movimenti artistici di inizio Novecento, oltre a documenti

e filmati relativi al periodo storico di riferimento. In mo-stra, inoltre, il video dello spettacolo ‘Vittoria sul sole’,

con la ricostruzione di 19 costumi di scena. Malevič è inter-nazionalmente considerato parte della triade pioneristica che

ha aperto le nuove strade dell’arte del XX secolo: se Picasso

ha contribuito maggiormente al rinnovamento della tradizione

figurativa e Duchamp di quella concettuale, Malevič è colui che ha dato vita all’egemonia della tradizione dell’arte astratta,

ancor oggi determinante. La sua è stata, e continua a essere, una personalità chiave per il secolo scorso, grazie a una pro-

duzione complessa, che va oltre il solo lavoro astratto e la

nascita del Suprematismo, corrente artistica fondamentale per lo sviluppo dell’arte del XX secolo. In occasione della rasse-gna, i Servizi Educativi della GAMeC hanno promosso il proget-

to ‘Tutti pazzi per Malevič’, con il fine di costruire una rete di collaborazioni tra istituzioni, associazioni, enti della

Città di Bergamo e provincia, riunendoli in un network d’ec-

cellenza. Tutti pazzi per Malevič, supportato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo, vuole essere un investi-

mento culturale di qualità sulla Città, che vede la GAMeC ca-pofila di una nuova modalità progettuale, mirata alla valoriz-zazione delle risorse generate dalla mostra.

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TUTTI PAZZI PER MALEVIČ

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