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In Cordata n. 125 - Settembre 2017 Istituto Suore della Riparazione Milano

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In Cordatan. 125 - Settembre 2017

Istituto Suore della Riparazione Milano

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Che tutti siano una cosa sola” (Gv. 17,21):animerà la preghiera accorata di Gesù le ce-lebrazioni per i 500 anni della Riforma lute-rana (31 ottobre 2017)? E saremo capaci an-che noi cattolici di viverle così? L’UNUMSINT è il motore propulsore del MovimentoEcumenico, che ci riguarda tutti, perché nonsi può essere cristiani senza sentire lancinan-te la preghiera-testamento di Gesù fatta nel-l’ultima sua cena.

L’intento di questo Editoriale è di condividerecon i lettori tale punto di vista: la commemo-razione della Riforma come occasione propi-zia per un ulteriore passo del cammino versol’unità dei cristiani1.

Perché ciò possa avverarsi “abbiamo bisognodi un ecumenismo accogliente, in gradod’imparare gli uni dagli altri. Solo attraversodi esso la Chiesa cattolica può realizzareconcretamente e in pienezza la sua cattolici-tà” (Kasper op. cit. pag. 68).

Già il santo Papa Giovanni Paolo II nell’En-ciclica “Ut unum sint” sul dialogo ecumeni-co, aveva parlato di esso come uno “scam-bio di doni”, il quale presuppone di ricono-scere sia la verità dell’altro sia le proprie de-bolezze, e la volontà di affermare la propriaverità in un modo che non ferisca l’altro. Co-

sì entrambe le parti crescono insieme nellacattolicità, intesa nel senso originario. Que-sta l’intenzione che ha guidato il dialogo tracattolici e luterani nei 50 anni successivi alVaticano II, riportato nel Documento “Dalconflitto alla Comunione”, pubblicato nel2013 dalla Commissione internazionale cat-tolico - luterana, dove si sottolinea che quel-la del 2017 è “la prima commemorazione adaver luogo in un’epoca ecumenica” ed è per-ciò “un’occasione per approfondire la co-munione tra cattolici e luterani”. “Quelloche è accaduto nel passato non si può cam-biare - si legge - ma può invece cambiare,con il passare del tempo, ciò che del passa-to viene ricordato e in che modo … In vistadel 2017, il punto non è raccontare una sto-ria diversa, ma raccontare questa storia inmaniera diversa” (n. 16). Raccontare in mo-do diverso la storia significa anzitutto distin-guere il bene dal male, ciò per cui dobbia-mo rendere grazie a Dio e ciò per cui dob-biamo invocare il suo perdono.

Nell’omelia letta nella cattedrale di Lund(Svezia) il 31 ottobre 2016, nel corso dellacommemorazione congiunta, Papa Francescodice appunto che essa è “anche un momentoper rendere grazie a Dio per l’impegno ditanti nostri fratelli, di diverse comunità eccle-siali, che non si sono rassegnati alla divisio-ne, ma che hanno mantenuto viva la speran-za della riconciliazione tra tutti coloro checredono nell’unico Signore”.

Aggiunge altresì che “abbiamo la possibilitàdi riparare a un momento cruciale della no-

Editorialea cura di Madre Elide Germondari

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LAMPADA PER I MIEI PASSI È LA TUA PAROLA,LUCE SUL MIO CAMMINO

(Sal. 119/118, 105)

1 Per un approfondimento dell’Evento, in prospettivaecumenica, rimando ai seguenti testi: D. Settler - V.Leppin “Riforma 1517-2017” - Queriniana 2016; W.Kasper “Martin Lutero” Queriniana 2016.

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stra storia, superando controversie e malin-tesi che spesso ci hanno impedito di com-prenderci gli uni gli altri”. E ancora: “Indub-biamente la separazione è stata un’immensafonte di sofferenze e di incomprensioni, maal tempo stesso ci ha portato a prendere co-scienza sinceramente che senza di Lui nonpossiamo fare nulla, dandoci la possibilitàdi capire meglio alcuni aspetti della nostrafede … Con gratitudine riconosciamo che laRiforma ha contribuito a dare maggiore cen-tralità alla Sacra Scrittura nella vita dellaChiesa”.

Nel corso della Preghiera Ecumenica, insie-me al rendimento di grazie e alla domanda diperdono, l’atteggiamento dominante è statoun impegno rinnovato a percorrere con vigo-re e senza cedere alla stanchezza la via dellariconciliazione e della ricerca dell’unità.

Certamente nodi teologici consi-stenti rimangono, soprattutto inrapporto all’ecclesiologia, nellasua relazione all’economia sacra-mentale e ai ministeri nella Chie-sa, ma l’accordo raggiunto sulladottrina della giustificazione il 31ottobre 1999, ratificato ufficial-mente dalle Chiese cattolica e lu-terana, è motivo di speranza.Camminare insieme è già fare uni-tà e camminare insieme non solonel dialogo della verità, ma anchein quello della carità, nel serviziocomune all’umanità sofferente. Al-l’ecumenismo della carità, si ag-giunge, in atto, un ecumenismodel sangue: il sangue dei martiri,seme di unità tra i credenti perchéloro sono già uno!

Chiudo con l’immagine che PapaFrancesco usa per descrivere l’uni-tà ecumenica: non più con l’im-magine dei cerchi concentrici at-torno al centro romano, ma conquella del poliedro, cioè di unarealtà a molte facce che, se colpi-ta dalla luce, la riflette in modo

meravigliosamente molteplice. Molteplicitàriconciliata.

Sì, l’anniversario della Riforma può essereun’opportunità per le Chiese, perché sotto laguida dello Spirito Santo, arrivino, passo do-po passo, a quell’unità che, sola, è condizio-ne perché “il mondo creda” (Gv. 17, 21); maè anche l’occasione per dare testimonianzacomune ad una umanità lacerata da divisioniinnumerevoli e strazianti.

La colonna annodata dell’Abbazia di Chiara-valle (4 colonne avvinte da un grosso nodo)mi fa pensare all’unico Battesimo che avvin-ce i cristiani di tutte le confessioni, che si ri-fanno ai 4 Vangeli; e perché non pensare,sperare, pregare perché il popolo cristiano, ri-conciliato, diffonda i raggi della fede ai 4 an-goli della terra?

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secchi Gaetana, Lucia Rasini ed Er-minia Matterelli. Esse stavano ingi-

nocchiate innanzi all’altare. Il R.Superiore intonò il Veni creatorSpiritus che venne cantato datutte, quindi benedisse gli anelliche stavano pronti su appositovassoio e, dopo molte orazioniadatte a tale cerimonia, ma inlatino, porgeva alle spose l’anel-

lo della cara unione ripetendo aciascuna le parole: “Io ti do in

sposa a Gesù Cristo, figlio dell’Al-tissimo!”, quindi si recitò il Te Deum

in ringraziamento. A tale cerimonia seguìl’esposizione del SS. Sacramento e per un’oratutte stettero in adorazione»1.

Ristabilita in salute Madre Erminia venne in-caricata del laboratorio di cucito e le furonoaffidate le fanciulle al loro ingresso nella Ca-sa di Nazareth. Qui ella si dimostrò vera edu-catrice insegnando a queste “nostre figliole”non solo l’arte del cucito, indispensabile peraffrontare onestamente la vita, ma soprattuttodivenendo “madre” affettuosa e premurosaanche se, a motivo delle sue continue infer-

Maria Erminia nacque a Mila-no nel 1831 in una fami-glia credente; conobbe

ben presto dispiaceri e dolori do-vuti al dissesto economico delnegozio paterno e alla morteprematura di entrambi i genitori.Visse la giovinezza in casa dellacugina, che la considerò comesorella, godendo delle sane ami-cizie e divertimenti che il mondooffre, ma non appaga. Erminia al-lora decise di rinunciare a quelle ef-fimere soddisfazioni per godere diquelle indistruttibili che la vita consacra-ta promette e, conosciuto per vie provviden-ziali il nostro Fondatore, entrò in Istituto il 15novembre 1862, giorno anniversario della na-scita di Madre M. Carolina Orsenigo.

Da subito Erminia dimostrò grande amore alsuo Signore distinguendosi nel cammino spi-rituale e nella laboriosità, ostacolata quest’ul-tima dalla malferma salute al punto che il 15ottobre 1863, giorno della solenne consacra-zione al Signore e festa di Santa Teresa, essen-do gravemente ammalata a fatica si levò dalletto per recarsi all’altare. Nei diari della Casatroviamo scritto: «Lì, 15 giovedì … Alle 11½vi fu la vestizione delle novelle tre spose: Val-

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La giovane suora Rosa Arienti fu la prima stella che brillò nel cielo della riparazio-ne di Milano. In quello di Venezia invece il primato toccò a Madre Erminia Matte-relli, serva buona e fedele la cui scia di bene ancor oggi si effonde e risplende e noi,nel 150° anniversario della fusione della Casa di Milano con la Casa di Veneziaamiamo proporla.

Stelle nel cielodella riparazioneMadre Erminia Matterelli:una scia di bontà e fedeltàa cura di Madre Maria Beretta

1 Da: “Archivio storico: Diario 04”.

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mità, del tutto a noi sconosciute, fu costrettaad imporsi non pochi sacrifici.

Nell’agosto del 1869 l’obbedienza la chiamòalla “Casa Sacra Famiglia” di Venezia come“Ispettrice” e “Maestra dei lavori”; qui le suebelle abilità ebbero maggior modo di rivelar-si sempre a vantaggio di quelle giovani. Piùtardi svolse anche il ruolo di “vicaria”, servi-zio che le permise ancor più di esprimere lasua benevolenza verso le giovani e le Sorelle.

All’inizio della Quaresima del 1875 si mise aletto «e noi, abituate a vederla sempre mala-ticcia, speravamo di conservarla a lungo, maquesta volta non fu così»2. Madre Erminiacomprese che la sua giornata terrena stavaper concludersi e docilmente si dispose adaccogliere “sorella morte”, anche se per il na-turale amore alla vita - aveva 44 anni - co-nobbe saltuari stati d’animo di rifiuto.

Rivide con gioia Madre Maria Carolina Orse-nigo che in quella primavera si recò a Vene-zia; da lei ricevette in docilità e serenità l’ul-tima obbedienza, quella del passaggio allaCasa del Padre.

Confortata dai sacramenti e amorosamenteassistita dalla Venerabile Anna Maria Maro-vich, superiora della Casa, Madre Erminia at-tese fiduciosa il giorno in cui il Signore,aprendole le braccia le avrebbe annunciato:“Vieni, serva buona e fedele, prendi parte al-la gioia del tuo Signore (Mt. 25,21)”. Questoavvenne all’alba del 21 giugno 1875, festa diSan Luigi Gonzaga di cui Madre Erminia fusempre devota.

In quello stesso giorno la Venerabile AnnaMaria inviò a Madre Maria Carolina il tele-gramma che annunciava il passaggio alla Ca-sa del Padre di Madre Erminia, seguito da unalettera nella quale espresse tutto il suo dolo-

re: «Rev.ma Madre, come avrà saputo dal te-legramma che le ho spedito stamattina, la no-stra cara Sorella Madre Erminia ha lasciatoquesta vita di dolore per incominciarne unadi beatitudine e di gloria nel cielo… [Ella]conservò fino all’ultimo libere le facoltà men-tali e, pur fra atroci dolori, sempre si udiva ri-petere giaculatorie; … quando il sacerdoterecitava le preghiere ella pure le accompa-gnava. … Questa cara Sorella lascia un granvuoto nella Sacra Famiglia, ove rimarrà inde-lebile il suo ricordo3».

E in altra lettera, senza data, scritta poco do-po precisava: «…Qui nella casa fu generale ildolore per la perdita di una Sorella tanto be-nemerita … la prima che passava all’altra vi-ta in questa casa. Il dolore per tale perdita du-rerà a lungo4».

Questa cara Sorella ottenga a noi tutte che og-gi ne onoriamo la memoria di poter ascoltarea nostra volta, al termine del nostro pellegri-naggio terreno, le sublimi parole: “Servus bo-nus et fidelis, intra in gaudium Domini tui!”.

2 Da: “Archivio storico: Necrologie 04”.3 Da: “Archivio storico: Lettere di M. Anna MariaMarovich”.4 Ivi.

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“Benedetta tu fra le donne”(Lc. 1,42)

Quando, sgranando al buio la corona,giungo agli ultimi due misteri glorio-si, nel libro d’immagini custodite nel-

la memoria mi ritrovo spesso a sfogliare perentrambi le medesime pagine: il transito del-la Vergine, la sua assunzione e incoronazionein realtà fanno un tutt’uno.

Una dopo l’altra, passano veloci nella menteantiche icone … Mi soffermo un attimo suldossale che Giotto ha dipinto per la chiesa diOgnissanti. Come in tante icone orientali,l’intento di dare unità alla narrazione, facen-do convergere presso il cataletto della Vergi-ne i piani terrestre e celeste, è realizzato conuna semplicità disarmante. Al centro dellascena la Vergine, adagiata sul cataletto, è ve-gliata amorevolmente da discepoli e da ange-li (preludio dei cori celesti). Ma c’è una sor-presa: non visto dagli astanti - che non mo-strano minimamente di avvertire la sua pre-senza, tutti presi come sono dal compiantodella carissima Madre - presso il letto funebrec’è anche Gesù. È venuto non per vegliare laMadre, ma per prenderla e portarla con sé inParadiso.

Per esplicitare, per quanto umanamente pos-sibile, questa misteriosa realtà, molte icone

bizantine (e anche Giotto) si servono di unsanto artificio, che a prima vista può lasciareperplessi: mentre il corpo della Vergine giacecomposto e immobile, a occhi chiusi, sul let-to funebre, il Figlio già la stringe a sé in for-ma di neonata, ben desta e viva. (Per inciso,non posso fare a meno di notare che Madre eFiglio si rimirano intensamente, come, a par-ti inverse, avviene in un altro dipinto di Giot-to, il Natale; ma lì è lui il bimbo fasciato ed èlei che lo cinge col suo abbraccio).

Maria neonatanelle braccia delFiglio Redentore:particolare com-movente, che di-ce l’impossibilitàdi rappresentarecompiutamente ilmistero, riservan-do all’arte solo lafacoltà di accen-narlo. E questotocco neonatalevuole significareanche un’altra re-altà: il giorno deltrapasso è quellodella nostra terza e definitiva nascita, essen-do la prima quella naturale e la secondaquella battesimale. Ecco perché, nella sua in-genuità, l’immagine di Maria neonata accol-ta da Gesù mi riconsola. Ai suoi discepoli, in-fatti, il Signore ha promesso: «Vado a prepa-rarvi un posto; e quando sarò andato e vi avròpreparato un posto, ritornerò e vi prenderòcon me, perché siate anche voi dove sono io»(Gv. 14,2-3).

Mentre risento l’eco di queste parole rassi-curanti, d’improvviso mi si spalanca nellamemoria un’altra pagina e rivedo l’Assunta,

Arte e preghieraL’Assunta del Tizianodi Maria Grazia Labbate

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che Tiziano dipinse per la chiesa dei Frari.L’impostazione, l’afflato, la simbologia, quitutto, rispetto alle antiche rappresentazioni,è nuovo, diverso, vibran-te di vita. Ardore di fiam-ma e turbinio di vento,ariosità di respiro, movi-mento e fulgore: ecco le primissime sensazioniche suscita questa tela diTiziano. Ma cerchiamo diguardare con calma per-ché l’impressione diventimeditazione.

Nel linguaggio dei simbo-li, il rosso - colore tizia-nesco per eccellenza -non rimanda semplice-mente alla sfera umana(mentre, per inciso, il blufa riferimento alla sferaceleste), ma si arricchiscedi una valenza specifica:rivela gli affetti, il palpita-re dei cuori. Questa notacromatica affocata dà il‘la’ a tutta la composizio-ne, addensandosi soprat-tutto nella veste fiammeg-giante della Vergine.

Librandosi nell’aria alcentro del dipinto, l’As-sunta è il vertice cromati-co-affettivo di un triango-lo, che mostra alla basela folla animata dei di-scepoli. Due di essi inparticolare (forse Giaco-mo e Giovanni), col ros-so dei loro abiti - perquanto meno fulgentidella veste mariana, chéormai Maria è libera dal-la terrestrità - marcano ilati del triangolo checonverge nell’Assunta.Ma non si tratta di unacomposizione geometri-

ca rigida, bensì fortemente dinamica. Nonsolo la traiettoria delle pennellate rosso ac-ceso porta verso la Vergine, lo suggeriscono

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tanti altri particolari: i volti stupiti, commos-si, lo slancio delle braccia, le mani congiun-te in preghiera o tese nell’aria, quasi a volertrattenere la Vergine, perché chi ama soffre ildistacco …

Ma il movimento dei corpi e dei cuori non fi-nisce qui: la Vergine, volando leggera su untappeto di nuvole, non fa centro in se stessa,ma tende le braccia verso l’alto, sicché lastruttura compositiva cambia: più che sottin-tendere un triangolo, prende piuttosto la for-ma di una clessidra, che si assottiglia nellapersona dell’Assunta, stringendosi figurativa-mente nel nodo del suo mantello, per poiaprirsi verso l’alto, dove lei è attesa. Fissandolo sguardo in questo mistico nodo, mi torna-no alla mente i versi del Poeta: «Nel ven-tre tuo si raccese l’amore, / per lo cuicaldo ne l’etterna pace / così è ger-minato questo fiore» (Par. XXXIII,7-9).

Ma si sa che la clessidra puòessere rovesciata, sicché ildipinto può essere letto an-che partendo dall’alto. Infat-ti “quando venne la pienez-za del tempo” (Gal. 4,3) èDio Padre a prendere l’ini-ziativa d’inviare il Figlio,“nato da donna” per la sal-

vezza dell’umanità. Il movimento di graziaprincipia dall’alto, s’incentra nella Vergine esi dirama sull’umanità intera. Così Maria di-venta il punto focale del piano divino: in lei,a metà scala, s’incontrano il sovrabbondanteamore trinitario e l’anelito dell’uomo versoDio. Lo diceva anche il Poeta: «Donna, setanto grande e tanto vali, / che qual vuol gra-zia e a te non ricorre, / sua disianza vuol vo-lar sanz’ali» (Par XXXIII, 13-15).

E ancora una volta, nella tela di Tiziano, il le-game fra cielo e terra è suggerito dalla notacromatica, dalla gestualità e persino da unaccenno di movimento nella figura del Padre-terno. A ben guardare, anche la veste del-l’Onnipotente mostra riverberi intessuti dirosso (il nome di Dio, del resto, non è forseAmore? e il rosso non evoca il fuoco del ro-veto ardente?). E se la Vergine è tutta protesaverso l’alto, già pronta a varcare la porta delcielo, Dio stesso sembra che le si voglia fareincontro sulla soglia, affacciato com’è sull’or-lo dell’empireo. Non l’attende seduto sul suotrono, non si presenta come Motore Immobi-le, come Totalmente Altro, statico, lontano,inattingibile. Sotto il pennello di Tiziano il Pa-dreterno ha perso un po’ della rigidità concui di solito viene rappresentato: sporgendodall’abisso luminoso dell’empireo, affacciatoalla balaustra del cielo, Dio Padre si è fatto unpo’ in avanti, pronto ad accogliere la Verginee a incoronarla Regina degli Angeli e dei San-ti. La postura in cui Tiziano lo fissa è legger-mente piegata da un lato, quasi Dio volesse

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porgere la mano per tirare su nella gloria laMadre di suo Figlio, la giovane donna (e tale,“senza ruga e senza macchia” (Ef 5,27), nontoccata dagli anni e dalle pene della vita, laraffigura Tiziano) che un giorno benedetto, aNazareth, gli aveva detto: «Fiat».

Anche l’Eterno, dunque, nella resa cromaticae nei gesti, è pienamente coinvolto nella nar-razione, partecipe, anzi, fonte primaria delmovimento che anima tutta la scena. Unostesso vortice, impetuoso e calmo insieme,unisce le tre zone del dipinto in un motoascensionale «dall’infima lacuna al ciel ch’èpura luce» - direbbe Dante -, dalla terra al-l’empireo, dove un ruotare di Angeli si pro-ietta all’infinito, in toni sempre più evane-scenti e dorati, dove l’oro non è più colore,ma puro sfolgorio di luce. A ben vedere, ilvento che trascorre impetuoso nel quadro, ilvento che solleva in alto la Vergine rendendopiù lieve il trasporto degli Angeli, che ne agi-ta le vesti, ne allarga le maniche e ne rigonfiacome una vela il mantello (chissà come dan-zerebbe nell’aria senon fosse annoda-to) è lo stesso alitoche distende all’in-dietro il manto sul-le spalle del Padree gli scompiglia un poco i capelli. Èun turbinio insiemeanimato e compo-sto, che non generadisordine ma armo-nia. Che sia il ven-to dello Spirito? Ilsoffio cosmico del-la grazia, invisibileagli occhi, ma nonallo sguardo dellafede e all’intuizio-ne dell’arte?

Un’ultima osserva-zione: diversamen-te da altri dipinti,nella tela di Tizianomanca il letto fune-

bre; per il resto c’è tutto quello che ci deveessere: umanità trepidante, corteo angelico,luce di paradiso. A dire il vero, a completarel’investitura regale, manca la corona, che inaltri dipinti è il Figlio stesso a deporre sul ca-po della Madre. In realtà, non serve dipinger-le sul capo un diadema: la sua patente rega-le è il suo umile e potente “sì”. È quella la co-rona che la fa «umile ed alta più che creatu-ra» (Par. XXXIII, 2).

Ultimissima confidenza - ma del resto ve nesarete accorti: questo dipinto di Tiziano, co-sì come la Preghiera che, per bocca di SanBernardo, Dante innalza alla Vergine nelcanto XXXIII del Paradiso, mi coinvolgononel profondo, infiammando gioiosamente lamia devozione.

Sento scorrere sotto le dita l’ultimo grano del-la corona e si chiude anche il libro della me-moria. Mi rimane negli occhi tutto uno sfol-gorio di rosso e nel cuore un’indefinibile dol-cezza. È la catechesi dell’arte.

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L’adolescenza è una stagione della vita avvincente, complessa ed esplosiva: tanti cambiamentie tanta confusione.

spesso sfuggenti e a volte irriverenti, ma con-tinuare a tendere la mano, non lasciarli soli,ma contenerli negoziando e favorendo il dia-logo può aiutarli a far sprigionare la gioia divivere racchiusa in ciascuno di loro. Possia-mo aiutarli nella quotidianità a prendere inmano la loro vita, ad assumersi le proprie re-sponsabilità per essere veramente liberi.

Nel testo “16 virtù per diventare grandi” (Riz-zi - ed. Elledici) l’autore elenca sedici virtù

In famigliaUn guardaroba per ogni occasioneL’adolescenza e le virtùa cura di Simona Carnaghi Samek

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Pensando a questa stagione della vita che duedei miei figli, a breve tre, stanno vivendo e vi-vranno e che coinvolge tutta la nostra fami-glia, con forza e dirompenza, mi risuona nel-la mente il canto sopra riportato. Quandotante strade ci si aprono davanti non sappia-mo quale scegliere, quando l’adolescentesente il desiderio di affermare la sua autono-mia, di dimostrare a se stesso e agli altri cheè grande, scattano le sfide e le opposizioni.Non è facile fare i conti con gli adolescenti,

“Non so cosa voglio raggiungerenon so quali stelle raccogliereperò ho una gioia da viveredai dammi una mano cammina con me...

Per ogni momento che Tu mi daidomando la forza di crederenel gesto d’amore che liberae questo mio canto preghiera sarà.

Che niente è più bello di una vita vissutadi una pace donata, di un amore fedeledi un fratello che crede.

Che niente è più grande di una voce che chiama il tuo nome nel mondodi una vita che annuncia la parola che salva.

“Non so cosa voglio raggiungerenon so quali stelle raccogliereperò ho una gioia da viveredai dammi una mano cammina con me...

Per ogni momento che Tu mi daidomando la forza di crederenel gesto d’amore che liberae questo mio canto preghiera sarà.

Che niente è più bello di una vita vissutadi una pace donata, di un amore fedeledi un fratello che crede.

Che niente è più grande di una voce che chiama il tuo nome nel mondodi una vita che annuncia la parola che salva.

Ti svelo un segreto: se cerchi un amicoil Signore ti sta amando già .

(canto “Niente vale di più”)

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necessarie per diventare grandi: fortezza, ri-flessività, sincerità, laboriosità, curiosità, ge-nialità, generosità, pazienza, prudenza, ob-bedienza, precisione, temperanza, giustizia,umiltà e perseveranza. Le virtù vengono pa-ragonate a degli abiti, nell’accezione di “ha-bitus”, ovvero abilità, virtù, capacità che per-mettono di far fronte ad ogni situazione dellavita. Sono tutte molto importanti e richiedonouna profonda riflessione, vorrei condividerequalche pensiero relativo a queste virtù:

– riflessività: il ragazzo/a riflessivo va in pro-fondità, ritorna una seconda volta su ciòche ha vissuto, è capace di ponderare, diconsiderare i diversi aspetti;

– laboriosità: il ragazzo/a laborioso ha unsacco di idee e le vuole realizzare, ha ini-ziativa e sa fare fatica;

– pazienza: è la virtù di chi sa attendere iltempo propizio per raccogliere ciò che haseminato, di chi è elastico e sa riprogram-marsi di fronte ai contrattempi, di chi sa es-sere clemente con se stesso e con gli altri;

– precisione: ordine, puntualità, delicatezza,non perfezionismo, ma cura e premura;

– temperanza: il ragazzo/a temperante sa te-nersi in pugno, non è esagerato, sa darsidelle regole.

“Mamma, dov’è la mia maglietta bianca?”.“Guarda nell’armadio!”. “Non c’è!!!”. (Avràguardato davvero?)“Non so cosa fare? Posso giocare con il cel-lulare?”.

“Ho fame!”. (ad ore alterne)“Non capisco... questo problemanon mi viene!”. (Avrà letto con at-tenzione?)“Il computer non va, non c’è il col-legamento a internet...”. (Anche ilcomputer ha i suoi tempi a volte ènecessario solo aspettare dopo ilprimo clik).

Queste virtù mi interrogano e michiedo quanto e come sono presen-ti nella mia vita, in che misura fan-no parte del mio guardaroba, sequello che penso, quello che dico e

quello che faccio sono in armonia.

La trasmissione della fede insieme a quellodella vita penso siano i doni più grandi chepossiamo regalare ai nostri figli. Io ho biso-gno di pregare per vivere bene e per guarda-re amorevolmente i miei figli, mio marito echi mi circonda. Ho bisogno di ricordare conserenità ai miei figli che Gesù è l’amico veroche non tradisce mai, e che se davvero tenes-simo sempre in tasca il Vangelo come tenia-mo il cellulare, la nostra vita fiorirebbe. Hobisogno di andare a Messa alla domenica,magari riuscissimo a celebrarla più spesso,perché dall’Eucarestia scaturisce la forza pervivere bene.

L’adolescenza è una stagione della vita congrandi potenzialità, ci aiuti il Signore ad ave-re un briciolo della pazienza che Lui ha conciascuno di noi.

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LA PREPARAZIONE DELL’ARRIVO

Domani mattina, alle 8 in punto anche SanVittore darà il suo speciale benvenuto in ter-ra ambrosiana a Papa Francesco. Non abbia-mo la campana delle parrocchie e dei con-venti, ma l’inventiva non ci manca: suonere-mo i piatti, come quando si fanno sommos-se!… Sì, questa sarà l’insurrezione della spe-ranza! A quell’ora la nostra Dalia V.N.G.(35enne) sarà ai fornelli insieme agli altri car-cerati della Libera scuola di cucina a prepa-rare il pranzo per Papa Francesco e noi reclu-si. In carcere in questi giorni c’è stata unamobilitazione generale: muri riverniciati, por-te lucidate, vetri ripuliti… non solo, si è rin-frescata l’atmosfera interna: più distesa, addi-rittura gioiosa … in un carcere, è tutto dire!

Francesco al carcere San Vittore dedicherà lasosta più lunga della giornata: tre ore; ha chie-sto di poter avvicinare il maggior numero pos-

sibile di detenuti. Francesco non si limiterà asostare nella Rotonda, ma percorrerà i diversi“raggi”, ossia i sei corridoi che si dipananodall’anello centrale: “la Rotonda“. Dopo il pa-sto, Francesco farà perfino qualche minuto di“siesta” all’interno di San Vittore, nell’ufficio

Dal carcereè bene evadereNon è troppo tardi per ricominciare!di Madre Norma Deppieri

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Ho vissuto da vicino la preparazione alla visita di Papa Francesco alla Casa Circonda-riale San Vittore dove sono volontaria nel reparto femminile e assicuro che è stataun’attesa ed una visita che, per quanto la fantasia possa fantasticare … non riusci-

rebbe ad immaginare la sorpresa e lo stupore che ha invaso detenute, volontarie, guardie car-cerarie e quanti in quel mezzogiorno del 25 marzo erano all’interno e all’esterno della ca-sa. Per tutti i detenuti la visita di Papa Francesco è stata la Buona Notizia del Vangelo an-nunciata attraverso il gesto semplice del sedersi a tavola, dello stringere la mano, del dialo-go schietto e libero.

Nei giorni successivi alla visita non si faceva altro che raccontarsi i particolari di quell’eventocon un impeto tale da lasciar intuire la grande emozione e la gioia profonda che è rimastae rimarrà impressa nel cuore di tutti. Riporto qualche testimonianza che ho raccolto (com-presa la mia) e, anche se qualcuna è già stata divulgata, sarà ugualmente utile rileggerla percogliere, aldilà delle parole scritte, la scia di bene che emana da quest’umile persona che,aldilà del posto che occupa, vive in autenticità il Vangelo. Madre Norma

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del cappellano. Una scelta assolutamente ine-dita. Per trovare dei precedenti, si deve risali-re ai primi secoli della cristianità.

Insieme al Papa siederanno cento detenutiscelti in rappresentanza della pluralità di fedie nazionalità racchiuse a San Vittore. Daliaavrà il posto speciale accanto a Francesco.«Da quando me l’hanno detto ho voglia digridare, ballare, cantare, piangere», dice Da-lia. Mario le fa eco: «Non posso credere cheanch‘io sarò seduto a quella mensa. Io che ingenere vengo considerato solo un “crimina-le”, potrò mangiare con Francesco …». E lafrase gli si tronca in gola, mentre scendono lelacrime. «Sono islamico eppure ho rinuncia-to subito al permesso di uscita di domani. Lapresenza del Papa e il suo gesto di mangiareproprio con noi, gli ultimi fra gli ultimi, è undono troppo grande per perderlo!». Moham-med aggiunge: «È il buon pastore che cercale pecore smarrite. Lo so che ho sbagliato.Ma Francesco mi sta insegnando che non ètroppo tardi per ricominciare!». La rivoluzio-ne della speranza è già cominciata.

(Lucia Capuzzi - Avvenire)

IL POST EVENTO…

Come descrivere quella giornata? L’emozio-ne è stata troppo forte. Sono stata scelta tracirca ottanta donne per pranzare con il Pa-pa; già solo questa notizia mi ha fatto balza-re il cuore in petto. Quel sabato ho seguitoil tragitto del Papa alla televisione fino aquando hanno chiamato e radunato le don-ne che dovevano pranzare con il Papa. Alle10,00 ci hanno accompagnato giù in unastanza vicino al Raggio all’interno del qualeavremmo pranzato. Noi donne eravamo indodici, gli uomini invece erano molti di più,circa un’ottantina. L’ansia dell’attesa era altaper tutte, al punto che quasi non riuscivamoa parlare. Verso le 11,30 ci hanno accompa-gnato nel corridoio del III Raggio; la tavola-ta era lunghissima e i detenuti uomini eranogià tutti seduti. Ciascuna di noi aveva un se-gna-posto con il nome, era un sacchettino dibiscotti fatti dalle detenute dell’I.C.A.M.,

una struttura che ospita donne con bimbi dietà inferiore ai cinque anni.

Lì abbiamo ascoltato la telecronaca dell’avvi-cinamento del Papa, poi un discorso di ben-venuto letto nella prima parte da una detenu-ta, la seconda da un detenuto e, finalmente,la voce del Papa con le magnifiche parolepronunciate per noi; poi ancora l’ingresso delPapa proprio lì dove eravamo e, passando,stringeva la mano a tutti! Francamente miaspettavo che fosse più alto, più imponente.Ma quegli occhi che io ho visto azzurri, quel-lo sguardo … e la sua mano che ho baciato,caldissima, che stringeva la mia … mi hannotrasmesso una pace e una serenità indescrivi-bile … E la sera per la prima volta mi sono ri-trovata a ridere di gusto per una stupida bat-tuta sentita alla TV. Non so descrivere esatta-mente cosa ho provato, mi sono sentita di-versa; la mia fede non è stata solo conferma-ta ma anche accresciuta.

Di Papa Francesco mi hanno colpito alcunesue parole: «Non mi sento di dire che meri-tate di essere qui, forse lo merito di più io!»E poi: «Voi siete come Gesù!». In fine primadi sedersi a mangiare: «Va bene gli applausi,ma adesso mangiamo eh!…». Nella mia vitaho visto diversi Papi: Giovanni XXIII, Paolo VI,Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Bene-detto XVI, ma nessuno mi ha coinvolto comePapa Francesco!… Nella disgrazia di esserequi a San Vittore, mi è toccato il privilegio diaverlo visto da vicino, di avergli stretto la ma-no mentre quando vai a Roma lo vedi da lon-tano piccolo come un francobollo. Cosa ri-mane? Una gioia interna immensa … nono-stante tutto! Silvia

Lucia aggiunge semplicemente: “Cosa devodirvi? … Vedere il Santo Padre e avere la pos-sibilità di poter stare seduta insieme con lui èstata un’emozione grandissima che ancor og-gi non sono capace di esprimere.

Finalmente ho dormito. Dopo 117 giorni dicustodia cautelare preventiva, sono riuscito ariposare sei ore di seguito fino a questa mat-tina di domenica. E questo lo devo a un «sa-

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cerdote», un uomo, un padre, un nonno, unsanto che, a una domanda rivolta tra un boc-cone e l’altro, con una semplicità sconcer-tante, mi ha risposto: «Piango… ». Eh sì, an-che il Papa piange. Gli ho chiesto: «France-sco, ma come fai a fare tutto ciò che fai?». Elui: «Piango… piangere mi consente di rac-cogliermi con me stesso e unirmi con Dio».

Ieri ho vissuto la liturgia in modo nuovo e for-se “banale” nello svolgimento del pranzo:noi detenuti del carcere di San Vittore gli ab-biamo versato l’acqua e l’aranciata dalle no-stre stesse bottiglie condivise. Lui ha aspetta-to che tutti fossimo serviti - più di cento per-sone - del risotto alla milanese per comincia-re a mangiare; poi ha tagliato la cotoletta indue perché troppo grande per lui, dicendoche non poteva mangiare troppo, in quantoaveva tanto da camminare nella giornata, ealzandola in alto ha chiesto: «Chi la vuole?».Ieri sera dopo aver mangiato le stesse cotolet-te cucinate in cella e condivise fra i miei con-cellini, ho pianto e finalmente… sognato. Èdomenica e tra poco «comincia la Messa»nella rotonda benedetta dal Papa. Qui tutto ècambiato, la storia è passata da qui. E per menon sarà più lo stesso… Piangerò, dormirò esognerò, finalmente! Grazie Francesco!

F. Ficara

IL MIO INCONTRO…

«L’ho visto e l’ho toccato!… Il suosguardo mi è penetrato nel profondodell’anima; è successo proprio ame, Madre Norma Deppieri!

Quel sabato mattina ho preso il tre-no delle 8,00 e alle 8,20 ero già sul-la via di San Vittore. Una pattugliadella Polizia mi blocca: “Alt!… Nonsi può passare!” ed io con orgogliomostro il mio tesserino di volontariacon l’art. 78… “Prego, suora, va-da!”». Arrivo e mi viene assegnato ilreparto femminile dove tutti i sabatie le domeniche ascolto … prego …consolo … addolcisco (quando ho

le caramelle o i cioccolatini). Chiunque in-contro è elettrico ma, sono sincera, lo sonoanch’io: sta per arrivare Papa Francesco!

Invito le detenute a pregare in cappella: “Vo-lentieri suor Norma…”; mentre preghiamouna ad una me le porta via e non ritornano…Dove vanno? Perquisizione! E giù all’aria.Scendo anch’io e, per chi non lo sa, “l’aria” ècircondata da quattro mura altissime … Chie-do un pallone per farle giocare ma non miviene concesso, allora le faccio giocare a “cel’hai”, poi cantiamo, scherziamo, balliamo.“Ma lei non è normale!” mi dice all’orecchiouna poliziotta. “prego, mi chiamo Norma!”,ci sorridiamo e offro anche a lei una gommaamericana. Finalmente ci fanno passare nelcorridoio dove il Papa sta per arrivare e ci re-stiamo un’altra ora in piedi contro il muro. Mifanno depositare la borsetta con le gommeamericane nello stanzino dove si fa l’esamedel DNA. Allora un poliziotto mi si avvicinae all’orecchio mi dice: “Potrei anch’io avereuna gomma americana?”. “Mi scuso - rispon-do - ma mi dovrebbe portare al DNA!” E scoppiamo a ridere.

Ecco! La figura bianca è qui! L’emozione è almassimo; mi prende la mano e mi esce solouna parola “GRAZIE!”. C’è un silenzio elet-trizzante e detenute e poliziotti piangono digioia! A tutte dà la mano e appena si allonta-na s’innalza un coro di voci femminili perfet-to: “GRAZIE PAPA FRANCESCO!”».

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1867 - 2017:150º AnniversarioMilano: Casa di NazarethVenezia: Casa Sacra Famigliadi Madre Maria Motto

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SP

EC

IAL

E

Cosa ricordano alle Suore della Ripara-zione queste date, questo 150° anni-versario?

Un evento importante e pure non eclatante…

Un innesto vitalizzante e pure non esaltante…

Un dovere-bisogno di gratitudine perché di due siamo diventate cordialmente uno…

Ripercorriamo brevemente la storia nel suodipanarsi alla vista umana, ma ancor più agliocchi di Dio, attraverso la cordiale corrispon-denza intercorsa fra i due principali protago-nisti: Madre Anna Maria Marovich, accompa-gnata dall’Abate Daniele Canal e Padre CarloSalerio; strumenti che la Provvidenza avevachiamato ad operare sul campo nell’arco diquei pochi ma densi anni di attività apostoli-ca a Venezia e a Milano.

Era il 15 ottobre 1864 quando, per la benedi-zione della Cappella della Casa Madre, pres-so la nuova sede dell’Istituto delle “Pie Si-gnore Riparatrici di Nazareth” in corso Ma-genta, Padre Salerio ebbe occasione di cono-scere di persona la signorina Anna Maria Ma-rovich, che a Venezia, con Mons. Canal, daqualche anno aveva dato inizio ad un’operasimile al Nazareth.

Di fama però la conosceva già perché gli scrit-ti spirituali di lei circolavano nei seminari ederano raccomandati come letture edificanti.

È lo stesso servo di Dio che lo rivela a mons.Canal: “Ella forse non sa nulla di quello che ilbuon Dio faceva passare fra me e la signoraMarovich senza che neppure ci conoscessi-mo. Io ero fanciullo, fanciullo di pochi anni, eappena non so per quale circostanza seppidella signora Marovich che non me ne partìpiù l’idea; essa mi accompagna nel seminario

ginnasiale; più ancora divenu-to Sacerdote; e sempre poi co-me una immagine chiara enetta allora che seguendol’impulso interiore m’accinsi adar capo a questa istituzione”.(Lettera dell’8 febbraio 1868)

La Marovich era figura notaper spiritualità, cultura, sensoartistico (era pittrice e poetes-sa apprezzata anche da PioIX), buona esecutrice di musi-che, ma soprattutto era unadonna di profondissima pie-tà, perfetta obbedienza, umil-tà singolare.

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Si legge nel diario del-la Casa di Nazareth

di sabato 15 otto-bre: “Ma un’animaprediletta dovevadividere la nostragioja; il Signorevolle condurre tranoi un suo benia-mino, la Sig.ra An-

na Maria Maro-vich. Ella arrivava

da Venezia e verso le4 si trovava da noi. Ave-

va intrapreso il viaggio pelsolo desiderio di assistere all’aprimento dellanostra chiesa e di visitare il nostro istituto, las. Casa di Nazareth, la Casa benedetta dellaSacra Famiglia che domani festeggeremo.Con quale speciale contento noi accogliamoquesta santa anima le cui virtù, qual odorosoprofumo, si sparsero per tutto il mondo, nonsaprei dirlo. Ben conoscemmo essere questauna grazia, una di quelle speciali mire di mi-sericordia della divina bontà che forse piùtardi rileveremo”.

Sono espressioni di pura sensibilità e genti-lezza femminile o presagio di qualcosa di piùgrande? Lo vedremo.

All’invito del Salerio “… Deh! venga a passa-re qualche ora inadorazione con noie ad unire le validesue orazioni per ot-tenere le tante gra-zie di cui sentiamopiù che mai vivo ilbisogno sapendoch’Ella ha nell’ani-mo una simile istitu-zione, dalla sua pre-senza ne spero gio-vamento di lumi e didirezione. S’assicuriche se ascolta ed ac-cetta l’invito, Ellaraddoppia la nostrafesta. Un’abitazione

povera come Dio vuole la troverà e vi potràrestare non come forestiera ma come sorella.Nell’esprimerle questi miei sentimenti, leesprimo i sentimenti di tutta la Comunità.Nella fiducia che vorrà rallegrarci della suapresenza, mi professo intanto nei cuori dol-cissimi di Gesù e di Maria. Di V.S. Devo-tiss.mo servo p.te Carlo Salerio, Milano, 5 ot-tobre 1864”.

La Marovich di fattovenne, si trattennedue giorni al Naza-reth e ne partì con-tenta ed edificata.Qualche giorno do-po, scrivendo allaOrsenigo, le comu-nica la fondazionedelle “Riparatrici delSS. Cuore di Gesù”,avvenuta il 1° no-vembre 1864 con labenedizione dellacappella, la posa delSS. Sacramento el’inizio della vita comune secondo la Regolada lei scritta; il 21 avevano vestito l’abito co-mune, l’8 dicembre avevano accolto le primeotto donne dimesse dal carcere.

(Lettera da Venezia 14 dicembre 1864)

È impossibile dire se il disegno della futurafusione sia nato in questa occasione, e non èpossibile cogliere dai documenti in nostropossesso la scintilla che l’abbia generato; sitrattò probabilmente di una provvidenzialeconfluenza di intenti.

Le date e gli elementi sicuri sono deducibilidalle lettere intercorse fra il Servo di Dio emons. Canal, fra il Servo di Dio e la Maro-vich, dalla corrispondenza con entrambi del-l’Orsenigo, dai Diari della Casa di Nazareth edai Diari della Casa di Venezia. Anche Mons.Canal stese un Diario degli avvenimenti, manon coevo ad essi; egli era parecchio più an-ziano ed anche un po’ amareggiato perché,in fondo, accettò, ma non fu entusiasta dellafusione con Milano.

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La proposta della fusione partì dal Salerio cheil 25 aprile 1867 invitava caldamente la Ma-rovich e Canal a venire a Milano.

Il documento più esplicito in proposito è lalettera scritta dal Servo di Dio al Canal il 16maggio 1867 nella quale se ne parla aperta-mente: “Non sarebbe nei disegni di Dio cheuna sola fosse l’istituzione delle Riparatriciper Milano e per Venezia?… Sono tante lecoincidenze!… Ne è così identico lo scopo,l’intento, le stesse vie a raggiungerlo!… Nonosava per riverenza farne proposta; ma allafine non potei resistere, provandone quasiun debito di coscienza. Non è la prima vol-ta che mi viene tale idea, ma da anni; direiche fu in me simultanea coll’impianto diquella istituzione”.

Il 18 maggio scrisse anche alla Marovich in-viandole copia della Convenzione stipulatatra il Ministero dell’Interno e la Commissio-ne Direttrice del Nazareth perché ne pren-desse visione. Nella stessa lettera Padre Sale-rio esprimeva il timore di essersi spinto unpo’ troppo in là con la faccenda della fusio-ne. “…Ad ogni modo io mi sentiva un verodovere di farlo: né poteva tenermi tranquillonon facendolo. Ho pregato, ho fatto pregare,ho cercato di rettificare quanto ho potuto le

intenzioni: e sempre mi senti-va stimolato a farlo. Il resto alSignore …”.

(Lettera del 25 aprile 1867)

Aveva però ben compreso chese poteva contare sulla pienadisponibilità della Marovich,da parte di Mons. Canal avreb-be avuto non poche resistenze.“Anche la signora Marovich miscrive da Venezia una letteramolto affettuosa, dalla quale sirileva persistente in essa l’ideadi formare una Casa sola collanostra. Io credo però che fin-ché vive mons. Canal vi saran-no gran difficoltà…”.

(Lettera del Salerio a Don F. Cesare Maggioni,

Milano, luglio 1867)

Mons. Canal infatti fu sempre combattuto, findal principio, fra l’adesione cordiale alla pro-posta intuendone il vantaggio anche perl’opera di Venezia e il ripensamento; questoperò non impedì al Servo di Dio di fare passiconcreti, proponendo alla Marovich di man-

Mons. Daniele Canal

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dare a Venezia un gruppetto di Riparatrici mi-lanesi, per constatare all’atto pratico cosa sa-rebbe successo: “Pertanto, presi i necessariaccordi sui punti fondamentali che costituirdevono la base dei reciproci rapporti, io nonesiterei un istante a inviarle una piccola co-lonia di queste anime benedette che il Signo-re va raccogliendo nella Sua Casa.

Questi punti fondamentali, a mio avviso, sonoquelli che conservar devono l’unità dello spi-rito, la perfetta uniformità in tutte e dovunquesi ritrovino, facendo capo a un solo centro co-me tutte le migliori Congregazioni religiose.Rispettati quindi i singoli interessi e le singoleopere di beneficenza intraprese nei diversipaesi, per ciò che concerne l’interno regimedella Comunità, la distribuzione dei soggetti ela loro dipendenza, si debba provvedere daun consiglio solo e generale direzione, comepraticato da molte altre congregazioni e soche tale è pure l’animo del regnante sommoPontefice in proposito alle Famiglie religiose.

Questo punto è vitale, secondo me, massimecoll’attualità dei tempi che corrono. In quan-to al resto, avvicinandoci e discorrendo pun-to per punto sulle Regole, facilmente ci in-tenderemo. Essendovi ancora largo campo a

modificazioni, delle quali se ne sono già fat-te alcune dietro suggerimento dell’esperien-za. Il senno di cui la fornì l’Altissimo le faràapprezzare, io non ne dubito, questa massi-ma, e le suggerirà nuovi e più utili mezzi perstabilirla e renderla all’uopo efficace.Rev.da Sig.ra Marovich, l’Opera della ripa-razione è in gran parte alle sue cure affida-ta. Sarebbe inutile il volersene scaricare,non credo potrebbe far ciò senza offesa diquel infinito Amore che la prevenne contante benedizioni.

(Lettera del 27 agosto 1867)

In effetti la Casa di Venezia cominciava ad av-vertire difficoltà economiche un po’ pesanti; ilSalerio proponeva la fusione, ma non preten-deva che le Riparatrici di Venezia lasciasserola loro casa, anzi si dichiarava disponibile a fa-re per Venezia, quanto faceva per Milano:“che possa venirne gloria a Dio. Rilevo ch’El-la giustamente si dà pensiero dei mezzi mate-riali per condurre la beneficenza Ma io credoche ciò sarà in Domino, cioè con illimitata fi-ducia in quel buon Padre che abbiamo in Cie-lo. Del resto, io mi sento disposto, dispostissi-mo a far per Venezia e per qualunque angolodel mondo quel che faccio per Milano, essen-do uno solo il tesoro a cui attingo ed essendo

precisamente quello chevorrei veder stabilirsi an-che in mezzo a loro”.

(25 ottobre 1867)

L’11 novembre 1867, ilServo di Dio radunò la co-munità di Nazareth e sot-topose la fusione e l’even-tuale trasferimento adesperimentum di alcuneRiparatrici a Venezia alvoto di tutte, perché “èdetto nelle nostre Regoleche le opere più impor-tanti che riguardano laCasa non si devono intra-prendere senza sentire ilvoto di tutte le Sorelle”.Nella “radunanza” il Fon-datore illustrava le deci-Milano Casa di Nazareth - Corso Magenta

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sioni da prendersi che riguardavano anche ilavori di manutenzione della casa, l’assun-zione di nuove opere, ecc.; le Sorelle, poi, dasole ne discutevano e votavano su cedolini;dopo lo spoglio la Orsenigo comunicava il ri-sultato al Fondatore che fu sempre rispettosis-simo delle opinioni delle sue figlie. In questocaso l’esito fu positivo e il Salerio lo comuni-cò alla Marovich, inviando a lei e al Canal il23 novembre le Regole del Nazareth.

La Lettera scritta dal Servo di Dio alla Maro-vich il 26 novembre 1867 contiene già il ren-dimento di grazie al Signore “che ha mirabil-mente condotto l’unione delle due case” eaccordi circa uno scambio di religiose fra ledue comunità. Di fatti, il 17 dicembre Mons.Canal condusse tre Sorelle di Venezia a Mila-no e il 19, rientrando a Venezia, il Canal neportava le cinque di Casa di Nazareth. Da al-lora cominciò un regolare scambio di Ripara-trici fra Venezia e Milano registrato nei Diaridelle due Case.

Il 20 gennaio 1868, dopo un fitto scambioepistolare fra le diverse parti interessate, laOrsenigo si recò a Venezia per incontrare laMarovich e subito fra le due vi fu unione diintenti e di affetto. La Marovich l’attese e l’ac-colse in ginocchio, in atteggiamento di filialedipendenza, con la richiesta umilissima di es-sere accettata fra le sue figlie. Ne consegueuna comprensibile meraviglia. La modalitàdella fusione dei due istituti e gli accordi pre-si prevedevano l’avvicinamento in parità didignità e dovevano conservare alle relativeSuperiore parità di ruolo.

Venezia sarebbe stata una Casa sorella, noncasa filiale di Milano; era già simile anche nelnome: “Casa Sacra Famiglia” l’una e “Casa diNazareth” l’altra.

“Se consideriamo un po’ più addentro - scri-ve Graziella Cauzzi - i motivi per cui la Ma-rovich, già ormai in età di 53 anni, ha accet-tato di tornare al rango di novizia per ab-bracciare un’altra Regola religiosa, abbando-nando quella da lei stessa redatta … ci paredi poter scorgere oltre alla sua profonda umil-

tà - accentuazione giustissima - la sua indoleschiva, l’educazione piuttosto aristocratica,lo stile di vita assai riservato, l’inclinazioneall’esercizio della preghiera mistica; non ma-turò un carattere pratico, esercitato nelle ope-re, e trovarsi fondatrice di un Istituto di tal fat-ta, con tutti gli impegni anche pratici checomportava, era compito a cui si sentiva ina-deguata, e la consuetudine all’umiltà la con-fermava in tale opinione.

Trovare in modo così rapido un’opera così si-mile alla sua non poteva indurre il pensieroche la Provvidenza apriva la strada da im-boccare senza esitazione? E da simile unionenon poteva venire una forza maggiore per en-trambe? Che importanza ha essere fondatri-ce, quando ciò che importa è che il Regno diDio giunga alle anime?”1.

Venezia: Portale ingresso Casa Sacra Famiglia

1 M. Graziella Cauzzi, Ti ho amato nell’umiltà, Free-man Ed., p. 51.

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sperato, sofferto e operato. Pensiamo anchesolo alla sua ricostruzione materiale dallemacerie, alla edificazione delle mura perime-trali di cinta, documentate nel 1865 … a tut-ti i sacrifici e sogni per la sua “Annetta!”…La Marovich accondiscese a rimanere Supe-riora a Venezia e a non allontanarsi per più di15 giorni consecutivi, e la comunità di Mila-no rinunciare ovviamente ad averla presente,quale Sorella esemplare, edificante e amata.

Il finale della Lettera del Servo di Dio a mons.Daniele Canal del 20 agosto 1868 sintetizzail cammino percorso e lascia intravvedere unfuturo lusinghiero.

“… E una volta ch‘essa senta e s’accorgad’essere in famiglia, in un istituto che sia unoanima e corpo, le sue parole, le sue informa-zioni, il suo voto avrà sicuramente gran pesonelle deliberazioni del Consiglio di cui do-vrebbe fin d’ora far parte.

Così faccia Iddio che tali rapporti diventinosempre più intimi e sinceri che non si dicapiù essere due istituti ma uno solo, una solaFamiglia con interessi comuni, in unità dispirito, di cuore e di operazioni”.

Il modello ispiratore, lo stile di vita e di ope-ratività è unico, come ci richiamano anchele denominazioni delle due Case, che pos-siamo sintetizzare in “Casa Sacra Famigliadi Nazareth”.

E il 3 giugno 1876 venne definita, con attoformale, l’unione con Venezia, sanziona-

ta da Sua Em. il Patriarca, ma da tem-po essa era una realtà.

Ecco il senso di questa festa: 150anni di carità fraterna vissuta e co-municata; ecco il nostro grazie aDio.

Lodiamo il Signore!

La Marovich che avvertiva, infatti, tutta laproblematicità di portare avanti la sua fonda-zione che versava in difficoltà ed apprezzavail senso pratico del Salerio e le capacità pe-dagogiche della Orsenigo non ebbe alcunatitubanza a fare il passo.

Il 28 gennaio1968, prima nella sua Comuni-tà e in accordo con Mons. Canal, cambiò ladivisa indossando quella delle Riparatrici diMilano.

Il Salerio, presente a Venezia in quei giorni -vi si era recato il 25 rientrando a Milano il 30con tre sorelle venete - volle però che mante-nesse il titolo di Fondatrice nei confronti del-la Casa di Venezia, oltre che ovviamente Su-periora della Comunità, come proposto dal-l’abate Canal, assente in quei giorni in cercadi sostegno anche economico per la sua Ca-sa e il 25 ottobre seguente a Milano, alla pre-senza di mons. Canal, che presiedeva la fun-zione, la Marovich pronunciò il suo atto diconsacrazione.

Nonostante la sua delicatezza e del Salerio, irapporti con Mons. Canal non furono semprefacili e “giustamente” dal Salerio il Canal sa-rebbe sempre stato considerato Padre di quel-la Casa per la quale, certamente, aveva tanto

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Insieme a loro, noi Sorelle delle comunità vi-cine, abbiamo dedicato «un giorno per ren-dere grazie al Signore che ci accompagna eci allieta “tutti i santi giorni” - così S.E. Mons.Delpini nella lettera d’invito - e così infatti so-no passati questi anni, come un succedersi digiorni santificati dall’appartenenza al Signoree dalla docilità allo Spirito Santo».

L’omelia di quel giorno, che faceva riferimen-to alla lavanda dei piedi descritta da Giovan-ni (13,1-15), ben si addiceva alla vita di tuttele consacrate che si alzano da tavola per ser-vire il Signore… Noi vi abbiamo letto in que-sto Vangelo anche la vita di queste nostre So-relle di cui alcune, per giovane età o per buo-na salute, vivono il servizio «dell’asciugama-no» come l’ha definito Sua Eccellenza, men-tre altre lo testimoniano col «profumo» diuna vita che ai molti può passare inosservatao forse “scontata”, ma in realtà si consumanel mantenere accesa la lampada della pre-ghiera affinché chi si è smarrito ritrovi il sen-tiero della speranza». In quella vigilia della Giornata Mondiale diPreghiera per le Vocazioni, S.E. Mons. Delpi-

Chi personalmente, chi col desiderio, chi con la sofferenza consapevole e offerta, quel mat-tino del 6 maggio u.s. ci siamo unite alle religiose della Diocesi per la solenne celebra-zione eucaristica dei Giubilei di consacrazione, che si è svolta in Sant’Ambrogio ed era

presieduta da S. E. Mons. Mario Delpini, allora Vicario Generale ed oggi nostro Arcivescovo. Chierano le festeggiate? …

Madre Giovanna Ma Saw Yin: 15° anniversarioMadre Veronica Mu Bwe: 25° anniversarioMadre Margherita Fossati 50° anniversarioMadre Irene D’Vauz - Madre Silvana Venturato 60° anniversarioMadre Amelia Musazzi - Madre Zaira Ferro

ni insieme a Mons. Paolo Martinelli e Mons.Luigi Stucchi - assente ma presente - hannoindirizzato alle religiose anziane e giovani,italiane e provenienti da paesi lontani, tuttetestimoni della ricchezza dei carismi dellanostra Chiesa ambrosiana, l’augurio di sapertestimoniare il loro gioioso «sì» per prosegui-re sul «sentiero dell’intimità», su quella «viaordinaria, accessibile a tutti coloro che sonodisposti a chinarsi per lavare i piedi agli altrie ad asciugarli. Non ci vogliono titoli di stu-dio - ha proseguito Sua Eccellenza - non so-no richiesti certificati o referenze: che si pre-

Da Casa GeneraliziaLe giornate del grazie, della gioia e della fraternitàdi Madre Maria Beretta

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6 MAGGIO: I GIUBILEI DI CONSACRAZIONE IN SANT’AMBROGIO

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sti servizio su una cattedra universitaria o incucina, basta quella sorta di naturalezza che,quando c’è un servizio da rendere, ci si alzain piedi e ci si mette a servire con prontezza

e letizia. Appunto perché così fa il Signorecon noi!». Allora quella «gioia indicibile egloriosa» … sarà anche contagiosa. È questoil nostro desiderio!

11 GIUGNO: TUTTI A TAVOLA!

le carrozzine o col loro … pancione, alle ra-gazzine delle comunità educative di Naza-reth, alle persone di Casa Suraya, ai referentie personale educativo … Si è perfino aggiun-ta - con nostro grande piacere - qualche per-sona che passando per Via Salerio e leggendoil cartello: “Tutti a tavola” si è presentata aprendersi il vassoietto … A benedire la tavolaci ha pensato Padre Paolo Nicelli, che in que-sto periodo è presente nella nostra Casa.

Che cosa abbiamo mangiato?… L’invito dice-va: “Ciascuno porta del suo … e tutti si con-divide allegramente”: ed è stato proprio così,c’era di tutto: dal riso e pasta freddi, al couscous, a carni e verdure locali accuratamentepreparati fin dal giorno prima, alla frutta e dol-ci fatti in casa. Al termine del pranzo le suoresono solite raccogliere gli avanzi, ma in questacircostanza ci è stato risparmiato il lavoro per-ché ciascuno si è provveduto di un piattinodove ha posto i vari assaggi rimasti, se l’è co-perto col tovagliolino e, felice e contento, sene è tornato ai propri ambienti. Alle 16,00 sia-mo passati dalla mensa terreste a quella cele-ste, presieduta da Mons. Claudio Stercal nellacappellina della Casa di Nazareth, alla pre-senza di un ristretto ma ben animato numerodi credenti che intorno all’altare hanno condi-viso “il Pane vivo disceso dal Cielo che portain sé ogni dolcezza” e la nostra dolcezza si èconcretizzata nel sentirci «vera famiglia».

“Abitare insieme Nazareth” è l’obiettivo chedesideriamo gradualmente raggiungere noitutti che viviamo ed operiamo in questa gran-de casa. Anche se le appartenenze sono diver-se: Suore della Riparazione, Farsi Prossimo,Associazione Sarepta, E.C.Fo.P.-FormazioneProfessionale, API-Colf e API-Servizi … l’idea-le che ci accomuna è unico: vivere Nazareth!

Se nei mesi prece-denti l’obiettivo siera focalizzato sul-la sensibilizzazio-ne dei referenti,delle educatrici evolontari, lo scor-

so 11 giugno abbiamo de-siderato allargare lo sguardo a tutte, propriotutte le persone che abitano la struttura e lepersone amiche che ci frequentano…

Ci siamo chieste come coinvolgerle e soprat-tutto farle sentire “a casa nostra pur nella di-versità” e logica è stata la risposta: comincia-mo dallo stare insieme a tavola. Cosa c’è dimeglio di un pranzo insieme per crescerenella fraternità?… Allora: Tutti a Tavola!

Così è partito l’invito … e la sala del convito- che abbiamo creato lungo i corridoi - si èriempita di «gente di ogni tribù, lingua, po-polo e nazione» (Ap. 5,9), e questo anche sealcune persone, per impegni precedentemen-te assunti o per impossibilità dovute ad osser-vanze religiose, non hanno potuto essere tranoi. Eravamo comunque un centinaio: dallecollaboratrici domestiche con i loro maritiche, come Marta nel Vangelo, si facevano inquattro per preparare la tavola, alle mammedel Villaggio Orsenigo e Mondo Nuovo con

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sa però è rimasto in noi, qualcosa che è lega-to al ri-conoscere una verità intramontabile:la Madre mi rappresenta Gesù!… La Sua Vo-lontà passa attraverso di lei, così che «chi ob-bedisce al Superiore obbedisce a Dio». Nel-la intramontabile tradizione benedettinaquando il monaco incontra l’abate si inchinae sottovoce saluta: «Ave Christe!» e nella tra-dizione del nostro Istituto il «bacio dell’anel-lo» aveva questo sublime significato: entrarein un “oltre” di valori in cui si sperimenta unalibertà impensata.

L’attuale superiora, Madre Cristina, non vor-rebbe feste per sé per «non far muovere leSorelle, non creare disturbi», … così MadreAgnese vicaria ha invitato le comunità ad of-frire una S. Messa il 24 luglio - memoria diSanta Cristina - secondo le intenzioni dellaMadre e le Sorelle vicine a condividere unpranzo insieme. In Casa Generalizia la S.Messa è stata celebrata da Don Angelo Cor-no, il sacerdote che ha accompagnato il per-corso vocazionale della nostra Madre; di se-guito il pranzo volutamente prolungato e ar-ricchito dall’humor di Don Angelo.Rendiamo grazie a Dio per questo semplice esentito gesto!

24 LUGLIO:SANTA CRISTINA: LA GIOIA DI UN SEMPLICE GRAZIE

«Ai miei tempi il 26 luglio, festa di Sant’An-na, caldo o freddo che era, anche se eravamoin montagna con le ragazze, si tornava con iciclamini in mano, per la festa della MadreGenerale, l’allora Madre Anna Pomi … E sitornava, tutte! Alle ragazze non spiaceva in-terrompere le vacanze perché sapevano chequando c’era di mezzo una festa ci avrebbe-ro guadagnato e soprattutto perché si facevail teatro e … chi potevano essere le primedonne?!…». (Madre Maria Naibo)

Tempi che furono … nostalgie di cerimonie,riverenze e inchini ormai superati … Qualco-

18-20 AGOSTORESTERÀ UN MEETING INDIMENTICABILE!

In Casa Generalizia dal 18 al 20 agosto si è svolto il meeting delle Sorelle birma-ne presenti in Italia; vi hanno partecipato ventidue Sorelle, era assente Madre Mar-gareth Nga Myar che si trovava in Myanmar in visita ai parenti. Per la prima voltasi è svolto in lingua italiana e birmana per favorire la miglior comprensione dei te-sti biblici e gli scritti dei Venerati Fondatori. Sono state giornate intense e, speria-mo, fruttuose. Il Signore benedica le comunità italiane per la preziosa opportunitàche ci hanno offerto!Di seguito alcune testimonianze delle Sorelle che vi hanno partecipato.

Madre Beatrice Coleen

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Ciò che ho imparato in questi giorni è molto im-portante per la mia vita umana e spirituale. Pur co-noscendo alcuni temi, la modalità dell’esporre èstata nuova per me; un esempio sono le chiamate diAbramo, di Mosè e Giona: mi ha colpito la descri-zione della loro vocazione sotto l’aspetto umano,ciò ha interpellato con richiami forti la mia vita.

Meditando poi le parole del nostro Fondatore ri-guardanti il pieno abbandono nelle mani di Dio:«Ma questo abbandono non deve però divenireuna fredda indifferenza e degenerare in inedia spirituale. Guardatevene bene, figlia mia… Abbandonoin Dio vuol dire ferma fiducia che Dio ci governa se ci lasciamo governare!» ho rivisto la mia vita e misono detta che ho lasciato troppo spazio a me stessa e poco a Dio per permetterGli di governarmi, per-ciò queste parole mi vengono da un “padre” che mi vuol bene e ne farò tesoro per il futuro.

Madre Regina Num Sang

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Non possiamo dimenticare il nostro passato e la giovinezza piena di sorriso perché allora non avevamotante preoccupazioni e impegni immediati; la nostra giovinezza era come la primavera: un insieme dicolori e di profumi! Anche questo nostro incontro ha richiamato, anzi ripreso la bella esperienza dellamia giovinezza! Queste giornate sicuramente resteranno nel mio cuore come un meraviglioso ricordo.

Ascoltando le parole della Rev.da Madre, di Madre Agnese vicaria e di Madre Beatrice Coleen che cihanno guidato in questi giorni di formazione ho compreso che la nostra vita trascorsa e attuale è sem-pre guidata e protetta da Dio, dal Suo Amore infinito che va aldilà delle nostre capacità. Sono certa che,con l’aiuto del Signore, diventeremo operaie mature nella Sua vigna e che, giorno dopo giorno, si dif-fonderà sempre più sul nostro viso il Suo meraviglioso sorriso.

Madre Assumpta Ma Chaw

Inaspettatamente ho avuto l’occasione di partecipare all’incontro di Casa Generalizia con le mie Sorel-le provenienti dalle varie comunità italiane. Quanto ho appreso in questi giorni mi è stato utile e mi hasollevato non solo spiritualmente, ma anche umanamente.Tra gli argomenti proposti mi hanno colpita maggiormente gli scritti del nostro Venerato Fondatore alleaspiranti alla vita religiosa; ne cito alcuni.

A Caterina Corti: «Sapete che cosa vi dirò? … Io godo di vedervi congiunte di spirito: perché da quan-to a me risulta la vostra amicizia è vera e secondo quello che raccomandava Santa Teresa: amicizie san-te perché hanno per principio, per vincolo, per fine di crescere nel divino amore».

A Giovannina Gilardi: «Riposate tranquillamente in braccio a Lui; non con una volontà morta o inerte,ma intendo con una volontà pronta a tutto ciò che conoscerete essere disposizione e disegno di Dio».

A Teresa G. Cornaggia: «Combattete. ed energicamente, ma con calma e serenità di spirito. Lo Sposo acui avete giurato fede è al vostro fianco e vi vede, tanto vi basti: esultate!».

Queste preziose parole hanno risvegliato nel mio cuore il desiderio di divenire un’autentica Riparatricee l’aspirazione a curare bene le persone che incontrerò. Troppo corte queste giornate!… ma ugualmen-te capaci di comunicarmi importanti insegnamenti per vivere in pienezza la mia vita consacrata.

Madre Angela Mu Htu

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Dal 22 al 24 giugno 2017 i membri del-la sezione Branimir Richter Zagrebdell’Associazione medica cattolica

croata (AMCC) e dell’Associazione dell’Ora-torio della chiesa di san Marco hanno effet-tuato un pellegrinaggio a Venezia alla tombadella Venerabile Anna Maria Marovich su in-vito delle Suore della Riparazione del Sacra-tissimo Cuore di Gesù e di Maria Immacolata.

Motivo principale del pellegrinaggio è statola celebrazione della solennità del SacroCuore di Gesù, in occasione della quale leSuore nel convento fondato da Anna MariaMarovich hanno organizzato una solenne ce-lebrazione Eucaristica nella cappella dove ri-posano i resti mortali della fondatrice di que-sta casa a Venezia.

Guida spirituale di questo pellegrinaggio èstato il rev. Odilon Singbo, cappellano del-l’Università cattolica croata, al quale, nellacura spirituale dei pellegrini, si sono aggiuntiil rev. Dejan Turza, sacerdote della Diocesi diCattaro, nonché il rev. Josip Horvat, sacerdo-te dell’Arcidiocesi di Zagabria che attual-

mente si trova a Venezia per lo studio di dot-torato di diritto canonico.

Il primo giorno del pellegrinaggio il rev. Odi-lon ha presieduto la celebrazione della S.Messa nella chiesa di Santa Maria dei Servi,che un tempo apparteneva all’ordine dei ser-viti (Ordine dei servi della Beata Vergine Ma-ria) e che oggi si trova all’interno del conven-to, subito accanto alla cappella della venera-bile Anna Maria Marovich. Con la Santa Mes-sa e l’adorazione dinanzi al Santissimo i pel-legrini si sono preparati spiritualmente all’av-venimento principale del pellegrinaggio -l’incontro con il Sacro Cuore di Gesù all’alta-re collocato immediatamente sopra la tombadella Venerabile Anna Maria Marovich.

Anna Maria Marovich nacque il 7 febbraio1815 a Venezia in una rispettabile famigliaoriginaria di Dobrota, presso Cattaro, quale fi-glia unica di un ricco commerciante che allapropria figlia offrì i migliori insegnanti di queltempo in vista di un promettente matrimonio.In gioventù Anna Maria si era occupata di ar-te, soprattutto di pittura, di musica e del com-porre poesie. Tuttavia, il rispettabile sacerdoteveneziano Mons. Daniele Canal, suo diretto-

Da Venezia22-24 giugno 2017Il pellegrinaggio da Zagabriadi Akademija Art

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re spirituale, la distolse dalla vita mondana,ed ella si decise per la vita religiosa.

Nel 1838 fondò la Pia società consacrata alCuore di Gesù e nel 1862 Anna Maria avviòuna nuova congregazione religiosa femminileper l’aiuto alle donne in pericolo, soprattuttoquelle dimesse dalle carceri ed emarginate.

Nel 1864 Papa Pio IX autorizzò la Regola re-datta da Anna Maria accettando in questomodo la nuova fondazione in seno alla Chie-sa cattolica. Oggi l’Istituto ufficialmente è de-nominato: Istituto Suore della Riparazionedei Sacratissimi Cuori di Gesù e di Maria Im-macolata e, a ricordo della fondatrice e delsuo direttore spirituale con il quale ella avviòl’intera comunità, esso viene brevementechiamato: Istituto Canal-Marovich.

Anna Maria Marovich morì il 3 ottobre 1887a Venezia in fama di santità; nel 1926 venneaperto il processo di beatificazione e il 17 di-cembre 2007 la Congregazione per le Causedei Santi ha giudicato che la vita di Anna Ma-ria Marovich fu caratterizzata da virtù in gra-do eroico e la dichiarò “venerabile”.Anna Maria Marovich ha rappresentato unesempio e un’ispirazione per il primariodott. Vlatko Percin, pediatra nato a Cattaro, ilquale, diventando vice-presidente del-l’AMCC, ha fatto presente l’importanza dellavenerazione di Anna Maria Marovich anchetra i membri dell’AMCC che per la prima vol-ta si recarono in pellegrinaggio sulla sua tom-ba nel 2009.

Oltre ad avere organizzato per anni pellegri-naggi di abitanti di Cattaro a Venezia, il pri-mario Percin è anche il co-autore di un libro

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sulla sua vita: Ana Marija Marovic: mono-grafski prikaz života i rada (Anna Maria Ma-rovich: rappresentazione monografica dellasua vita e del suo lavoro). Dopo la sua mortei membri della famiglia Percin hanno conti-nuato ad essere il principale legame tra leSuore dell’Istituto Canal-Marovich e l’AMCCe anche questa volta si sono uniti al pellegri-naggio a Venezia, che a nome dell’AMCC èstato guidato dal vice-presidente dell’Asso-ciazione, dott. Rok Civljak.

L’ultimo giorno del pellegrinaggio, solennitàdella nascita di san Giovanni Battista, vi è sta-ta una S. Messa per i pellegrini nella magnifi-ca basilica di San Marco, concelebrata da en-trambi i sacerdoti, rev. Turza e rev. Odilon.Per l’entusiasmo di molti turisti e visitatoridella basilica, il canto liturgico è stato guida-to dai membri del Coro dell’Oratorio, i Can-

tores santi Marci della chiesa di san Marco diZagabria, i quali hanno partecipato anche atutti gli altri avvenimenti liturgici durante ilpellegrinaggio.

Oltre alle opere di Maurice Durufle e di Pier-luigi da Palestrina, i Cantores hanno entusia-smato gli italiani, e soprattutto le Suore che lihanno generosamente ospitati, con esecuzio-ni di opere sacre dei compositori croati Fran-jo Dugan, Mato Lešcan e Krsto Odak, e nel-l’incontro informale con le Suore hanno ese-guito anche la conclusione dell’opera di Zajc“Nikola Šubic Zrinjski” dal titolo U boj, u boj(Alla battaglia, alla battaglia). Il coro è statodiretto dal direttore Jurica Petar Petrac e daPavao Mašic. Quest’ultimo non è solamenteil principale organista della Chiesa di sanMarco nella Città alta di Zagabria, bensì an-che il presidente dell’Associazione dell’Ora-torio della chiesa di san Marco.

Questo è stato il primo pellegrinaggio in co-mune dei membri dell’AMCC e dell’Associa-zione dell’Oratorio della chiesa di san Marcocon i noti Cantores. È stata una combinazio-ne inconsueta, e tuttavia ispirata, per la sod-disfazione e l’arricchimento spirituale di en-trambi, soprattutto nella promozione dellavenerazione e del patrocinio in vista della ca-nonizzazione della Venerabile Anna MariaMarovich.

Rafaela Tripalo e Rok Civljak

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denti attualmente residenti in Casa hanno da-to testimonianza dell’esperienza di serviziopresso il campo profughi di Belgrado, in Ser-bia, in collaborazione con l’AssociazioneOne Bridge to Idomeni, creata da un ex-san-tafoschino veronese in risposta alla difficile si-tuazione dei profughi bloccati alle porte d’Eu-ropa, che non possono tornare al loro paesené varcare la frontiera. Anna Clementi e Die-go Saccora, autori del libro Lungo la rotta bal-canica, hanno poi approfondito il tema dellemigrazioni raccontando la loro personaleesperienza a contatto con chi cammina, vivee spera lungo le rotte balcaniche, in cerca diun futuro migliore. Queste testimonianze di-rette, provenienti da chi con i profughi ha par-lato e vissuto, hanno sottolineato l’importan-

za dell’accoglienza, dellasolidarietà, dello “sporcar-si le mani” in prima perso-na per un ideale che si ri-tiene giusto. In conclusio-ne di serata abbiamoascoltato il coro Voci dalmondo, diretto da Giusep-pina Casarin, composto davoci italiane e straniere, ilcui obiettivo è dar vita aun “canto nuovo”, che na-

Ogni anno nel mese di maggio l’Istituto Canal-Marovich - Centro di Pastorale Uni-versitario (CPU) festeggia la sua protettrice: Santa Fosca. Quest’anno, unitamentealla Santa si è festeggiato anche il 35° anniversario di presenza del CPU nella no-

stra Casa Marovich da loro denominata: “Santa Fosca”. È stata una festa molto partecipata,erano presenti oltre duecento famiglie di ex, con i loro figli ed a ciascun partecipante è sta-ta donata come ricordo una maglietta con un disegno molto significativo realizzato dagliuniversitari (v. foto).

Questa “Casa”, come usano chiamarla gli universitari, è ben gestita: i responsabili, oltre a vi-vere e trasmettere ai giovani pensionanti quella fede e quei valori nei quali credono, curanola loro formazione con l’ausilio di alcuni esperti: i Padri di Bose, i Salesiani, i Comboniani.Raccogliamo la loro testimonianza.

Madre Angelina Coronella

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Il connubio Marovich - Santa Fosca

Quando qualcuno chiede cosa sia “Santa Fo-sca“ non è semplice rispondere, la visita di sa-bato 6 e domenica 7 maggio ha potuto offrirela chiave di lettura per comprendere questarealtà studentesca veneziana. Quest’anno in-fatti alla tradizionale “Festa di Santa Fosca”,cui partecipiamo noi studenti e tutti gli ex conle loro famiglie, abbiamo avuto un motivo inpiù per festeggiare: il 35° compleanno dellaCasa Studentesca, nata nel 1981 per deside-rio dell’allora patriarca Marco Cé. Per que-st’occasione sono stati organizzati momentidi condivisione per raccontare qual è lo spiri-to che anima la Casa oggi e che legame si èconservato con quello del passato.

Sabato 6 maggio nel pomeriggio alcuni stu-

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sce dall’incontro di storie diverse. E dopo rit-mi africani, sudamericani, balcanici, abbiamotutti goduto di un’ottima cena preparata dagliex-ospiti della Casa.

Domenica 7 maggio nella Cappella del VoltoSanto abbiamo celebrato l’Eucaristia, momen-to centrale della festa e del nostro stare insie-me. La S. Messa, concelebrata da don Gilber-to Sabbadin, responsabile della Pastorale Uni-versitaria di Venezia e assistente spirituale del-la Casa Studentesca, e don Fausto Bonini, fon-datore della Casa, è stata un momento pre-zioso per ringraziare il Signore per i trentacin-que anni di vita di Santa Fosca e per affidarea Lui gli anni che verranno. Sono molti i gio-vani che qui sono stati accolti e che hannopotuto vivere gli anni dell’Università in unorizzonte più ampio dove lo studio, e a voltela fatica, si mescolano con la gioia della con-divisione, dell’arricchimento reciproco e del-la crescita spirituale. Dopo la Messa tutti ipresenti si sono riuniti nel chiostro per unpranzo insieme e per assistere al “Santa’s gottalent”, una competizione all’insegna dellasimpatia, nella quale i santafoschini hannodato prova del proprio talento con performan-ce di giocoleria, teatro, canto ed altro ancora.

A ricordo di questo trentacinquesimo com-pleanno il Centro di Pastorale Universitaria

ha regalato a tutti i presenti una magliettacon il logo della ricorrenza: una sezione ditronco con 35 anelli a segnare il passare deltempo, con nuove foglie e nuovi rami chespuntano dalla pianta potata e alcuni disegniche rappresentano gli elementi essenziali diquesta esperienza.

Noi attuali abitanti di questo luogo speciale,che è Santa Fosca, vogliamo ringraziare tutticoloro che collaborano perché ci venga of-ferta la possibilità di vivere qui: il Patriarca diVenezia, Don Gilberto Sabbadin e la Pastora-le Universitaria tutta; l’Istituto delle Suoredella Riparazione che ha messo a nostra di-sposizione gli spazi che per noi oggi sono“Casa“; Madre Angelina e la comunità delleSorelle che ci sostengono con la loro pre-ghiera e la presenza paziente; i due respon-sabili di Casa: Lorenza Fasolo e Giorgio La-padula, che lavorano affinché questi annipossano essere per noi fonte di crescita per-sonale, oltre che culturale.

Il grazie più grande lo rivolgiamo al Padre,che certamente ha mandato il Suo Spirito af-finché questa Casa potesse diventare un luo-go di incontro e crescita, uno strumento peraccompagnare noi giovani lungo un tratto distrada, nell’avventura della vita.

Diletta Cola

LA MAGLIETTA CON IL LOGO

«La descrizione dell’immaginepotrebbe essere la seguente: alcentro del tronco il tabernaco-lo, da lì scaturisce l’esperienzadella Casa; poco sopra il porta-le d’ingresso, segno dell’acco-glienza e della continuità conciò che ci precede; in alto sulladestra l’ambone della cappelli-na, poiché la Parola guida lacomunità degli studenti; sulladestra la facciata della Cappella del Volto

Santo, dove ogni martedì vivia-mo l’incontro comunitario; inbasso un fornello di cucina,dove la convivialità e la socia-lità umanizzano questa espe-rienza; sotto al tabernacolo ilpozzo, simbolo dell’acqua chedà vita e centro del chiostro diCasa; sulla sinistra la facciatadella comunità delle Suore,che accompagnano e sostengo-no il nostro percorso».

Gli studenti dellaCasa Studentesca Santa Fosca

Centro di Pastorale Universitaria

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Da Viggiù26 luglio 2017:giornata indimenticabile!di Madre Luigina Granello

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Il 26 luglio scorso nella nostra Casa San Vin-cenzo abbiamo avuto visite più che illustrie per noi, Sorelle ormai straricche di anni,

è stata una giornata serena e indimenticabileanzi, oserei dire, degna di passare alla storia!Perché? … State a sentire e capirete.

In mattinata era a programma la visita di ungruppetto di persone dal Veneto cappeggiatoda Don Lorenzo Trevisan, attuale Parroco diMerlara (PD) ma… ai “nostri tempi” Parrocodi San Zeno di Montagnana; per chi non loconosce Don Lorenzo è un prete gigantesco,allegro, simpatico … un vero prete, insom-ma! Con lui c’era anche la signora GinettaFolcato, che invece è piuttosto piccoletta -solo di statura s’intende - perche è la referen-te delle adozioni a distanza di Montagnana(che non sono poche!), a lei l’Istituto devemolta riconoscenza! Insieme ad un gruppo dipersone amiche hanno affrontato la caluraestiva per venire a trovare la nostra e loro ca-rissima Madre Stella Chiara che a Montagna-na deve aver lasciato una scia di bene che atutt’oggi non è estinta…

Madre Chiara al vederli è ringiovanita e, se aparole non riusciva a comunicare la gioia,l’ha manifestata ampiamente con sorrisi, in-chini, abbracci a non finire…

A mezzogiorno abbiamo condiviso insiemeun buon pranzetto, sigillato da un ottimo ge-lato gustato in tutta calma, mentre la nostramente riandava ai ricordi del passato che tan-to ci hanno fatto bene… reciprocamente!

Volevamo intrattenerci più a lungo ma, … se-condo evento storico: “Sta arrivando il nuovoArcivescovo proprio qui, nella nostra Chiesadella Madonna del Rosario”!!! … Subito ci

mettiamo “in composizione di luogo” neltransetto a noi riservato, “ai nostri posti dipreghiera”, raccolte e silenziose! Poco dopo,all’improvviso, si sente come un brusìo fra lagente e qualche esclamazione di sorpresa:“Eccolo!” … “Ma è lui?” … “Da solo?!” …“Da che parte è passato?”. Sì, era proprio lui,il nostro nuovo carissimo Arcivescovo che,entrando dalla porta laterale, si è incontratoper primo con noi! Che gioia! … Con tantasemplicità ha stretto le nostre mani tremolan-ti e ci ha guardate con un sorriso celestiale.Quale emozione e commozione!… Noi po-vere vecchiette, piuttosto malandate, ci sia-mo sentite privilegiate! … A tutte ha donatol’immaginetta della Pietà Rondanini con la

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preghiera per la Chiesa di Milano scritta dalui, che ha poi commentato con tanta chia-rezza e molto fervore. Sarà nostro impegnopregare per la buona riuscita del suo servizioepiscopale anche perché l’Arcivescovo sache la nostra preghiera sarà quel “granello”che, unito alle sofferenze, metteremo quoti-dianamente nel turibolo quale profumo d’in-censo a Dio gradito. Grazie Arcivescovo!

Ecco perché questo mercoledì, 26 luglio èstata una giornata indimenticabile!Condividete?…

FU UNA GIORNATA INDIMENTICABILE

«Fin dal primo giorno che don Lorenzo ci prospettò il viaggio a Viggiù per far visita alla casadelle Suore della Riparazione, ed in particolare alla nostra Madre Chiara, l’animo fu invaso dientusiasmo e fervida trepidazione nel trovare e fissare il giorno della partenza. Durante il viag-gio fantasticavamo sul come sarebbe stato l’incontro ed era tutta un’emozione il saperci atte-si, come se ci fossimo conosciuti da sempre.

All’arrivo, sempre con qualche minuto di ritardo, la sorpresa di vedere le suore in strada checi aspettavano per accoglierci in un bagno di baci e di abbracci che ci ha fatto sentire a casa!Subito la celebrazione della Santa Messa seguita dalla festosa conversazione con tutte le so-relle durante il pranzo, e la voce di Suor Carmelina allietava, con buona intonazione, canzo-ni della sua terra.

La notizia, per noi inaspettata, della visita alla casa dell’Arcivescovo eletto di Milano, Monsi-gnor Delpini, coronava una giornata già piena di emozioni, che bella occasione ci è stata da-ta, conoscerlo di persona, con tanto di foto!

Il tempo così è volato via e la giornata volgeva al termine, un ultimo abbraccio per l’avvici-narsi dell’ora della partenza.La tenerezza di alcune, la laboriosità di altre e la premura di tutte le Sorelle nell’ospitarci enel non farci mancare nulla, sono custodite nel nostro cuore e siamo certi che un pezzo dinoi è rimasto fra di loro e che presto … “andremo a riprendere”.Grazie alle Suore, a Don Lorenzo, a Ginetta e Carlo di questa giornata indimenticabile».

Umberto e Patrizia Correzzola

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Frase che Mons. Maurizio Rolla, VicarioEpiscopale della Zona di Lecco, che difrequente visita la nostra casa, ha lascia-

to scritto sulla lavagna del refettorio e che noici siamo guardate bene dal cancellare. Forsenon sempre siamo all’altezza di tali parole,ma l’obiettivo è di raggiungerle … e qualchesegno si può cogliere…

Dopo aver ringraziatoMadre Elvira MartinsGomes che è stata franoi un anno e mezzoe lo scorso 19 giugnoha fatto ritorno nelsuo amato Brasile,

abbiamo accolto con gioia Madre Maria Bam-bina che, conoscendo già la casa e alcune So-relle, è “partita a gran velocità” nel servire.

Il vero bum però è arrivato il 4 luglio quandodalla comunità Stella Maris di CivitanovaMarche sono arrivate sei Sorelle: Madre RosaPia Pezone, Madre Tullia Boschi, Madre IdaDello Vicario, Madre Lina Valagussa, MadreBruna Turco e Madre Marcellina Ma Chit in-fermiera. Questo evento si può definire: “eso-do di massa”? … Forse!… Esodo inteso in tremodi: fisico, affettivo e spirituale… Quello fi-sico ed affettivo lo possiamo immaginare per-ché a quella veneranda età spostarsi con sac-chi e bagagli, carrozzine e deambulatori nonè facile, soprattutto per due Sorelle con qual-che difficoltà; affettivo perché queste Sorellesi erano affezionate alla Casa, alle Sorelle chehanno lasciato e alle non poche persone checonoscevano. Anche per le religiose che vi-vono l’obbedienza vale il detto: “partire è unpo’ morire”!

L’esodo più importante e prezioso è stato sen-z’altro quello spirituale che queste Sorelle

hanno volutamente abbracciato per il benedell’Istituto che nell’ultimo Capitolo avevadeliberato di limitare a due le comunità diSorelle anziane, al fine di poterle meglio as-sistere. Così durante una recente visita dellaRev.da Madre queste si sono rese disponibilial passaggio da Civitanova Marche a Ello, inBrianza, lasciando ciò che era divenuto an-coraggio umano per avventurarsi, col Signo-re, nella novità di vita che le attendeva.

«Qui alla Casa San Giuseppe eravamo pron-te ad attenderle e, quando sono giunte, ci sia-mo abbracciate con gioia: per alcune eranoanni che non ci si vedeva! … Il pomeriggioseguente, dopo la preghiera, abbiamo dato ilnostro gioioso saluto ufficiale alle nuove arri-vate con tanto di “fotografi birmani” e “ani-matore Rosy” (nostre Sorelle), ci siamo intrat-tenute con canti, battimani, perfino danze equant’altro di allegro ci poteva stare. Al ritor-no nelle nostre camerette abbiamo ritrovatointatto lo zaino degli acciacchi che avevamolasciato per non guastare la festa.

Ora in comunità siamo in trentaquattro e, an-che se siamo tante, vale sempre il detto diMons. Rolla perché in questa nostra grandeorchestra ciascuno suona la sua musica e co-sì nasce l’armonia!…» (M. Zaira)

Da ElloNon c’è niente di più bello cheuna famiglia di Suore a Ello!Le Sorelle della comunità

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DALL’ISTITUTO IMMACOLATA:«LA MADONNA DELL’AIUTO CI

PROTEGGA!»

Domenica, 14 maggio, noi Suore dellaRiparazione dell’Istituto Maria Imma-colata, insieme alla popolazione della

città, abbiamo partecipato sul piazzale SantaMaria alla solenne Celebrazione Eucaristicapresieduta da S. E. il Card. Angelo Scola cheha concluso i festeggiamenti per i 500 annidel Santuario della «Madonna dell’Aiuto», ti-tolo che secondo la tradizione viene attribui-to alla Vergine Maria che si mostrò una mat-tina con il braccio destro alzato, come a vo-ler fermare l’epidemia di peste (1630) che in-fieriva sulla città. Prima di allora la Madonnateneva il braccio appoggiato sul grembo.

Il Card. Angelo Scola ha precisato infatti che«questo Santuario ha contribuito a plasmarela società ed è giusto che rendiamo grazie al-la Madonna dell’Aiuto che con la sua manoalzata all’epoca vi protesse dalla peste… Ilgrande travaglio che stiamo vivendo oggi a li-vello culturale e sociale, in un’epoca di gran-di cambiamenti e di mescolamento dei po-poli, di focolai di guerra, può trovare confor-to nell’abbraccio di Maria».

Abbiamo pregato perché la Vergine Santacontinui a fermare con il suo braccio il malefisico, morale e spirituale che ancor oggi, piùche una peste, rovina la vita dei suoi figli!

DALL’ADDOLORATA

DI VARESE:NON SOLO PANE…

Domenica, 30 luglio u.s. abbiamo in-ventato una festa per i nostri ospitidella sera; festa rivolta specialmente ai

bambini con i loro genitori. Lo scopo eraquello di illustrare con i fatti che “non si vivedi solo pane!”.

La mente, il cuore, i sentimenti hanno biso-gno d’altro perciò con l’aiuto di alcuni vo-lontari e volontarie e il «Mago Salamino» èstato possibile offrire un pomeriggio domeni-cale diverso.

Tanta allegria e tanta cordialità conclusa conun “grazie” sincero e commosso da parte del-le mamme presenti.

Ciò incoraggia a darci da fare per promuoverealtri incontri … per non vivere di solo pane!

Da Busto Arsizio e VareseLe Sorelle delle comunità

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Mons. Luigi Saretta, arciprete del Duo-mo e figura memorabile di San Do-nà di Piave, ripeteva spesso che “il

peggior nemico del popolo è l’ignoranza” e,sapendo dell’impegno delle Suore della Ripa-razione nel campo educativo rivolto soprat-tutto alle giovani più disagiate, volle che arri-vassero in città.

Il fondatore milanese della Congregazione,Padre Carlo Salerio missionario del PIME, cre-deva molto nella “carità laboriosa”; ecco che

allora, unendo le due intenzioni, nasce l’Isti-tuto “San Luigi”. Lo speciale anniversario deisessant’anni di attività formativa in mezzo aigiovani ha favorito il ricordo dei successi edelle difficoltà, delle migliaia di studenti, oggimadri, nonne, professioniste, che hanno var-cato le porte di quest’Istituto uscendone piùmature e consapevoli delle proprie potenzia-lità, in grado di affrontare il mondo del lavoroe - ci auguriamo - lasciando un segno di “one-sti cittadini e lavoratori competenti”.

Oggi, come allora, tra l’attivitàdidattica e le normali scadenze diun anno scolastico c’è la possibi-lità di incontrare, realmente o vir-tualmente, alcune persone signi-ficative capaci di comunicarequei valori semplici e intramonta-bili che vorremmo affidare ai no-stri giovani. Così due scrittori cihanno presentato due figure stra-ordinarie del tempo passato epresente: ad aprile un primo“Caffè Letterario” con Nanni DelBecchi e il suo “Mr. Ikea” che è lacronaca di un reportage in Lap-ponia per fotografare gli alleva-menti di renna, ma che diventa lanarrazione dell’inseguimento da

Da San Donà di PiaveEducare, oggi come alloradi Christian Bison

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parte dello scrittore/giornalista a Ingvar Kam-prad, fondatore dell’Ikea.

Un mese dopo arriva ilsecondo appuntamen-to con la scrittriceMaria Letizia Putti e ilsuo “La signora deiBaci”, che è la biogra-fia romanzata di LuisaSpagnoli, la donna chenella sua vita inventò tutto: alei si devono la creazione delBacio Perugina, della caramellaRossana e della casa di moda cheancora oggi porta il suo nome.

Sono stati due incontri che in un Centro diFormazione Professionale possono far intuireagli studenti quanta passione e costanza civuole nel mondo del lavoro, non tanto per ar-rivare al successo e alla gratificazione econo-mica, ma per realizzarsi come donne e uomi-ni anche svolgendo un’attività professionale.Il 29 maggio c’è stato l’Open Day, occasioneper valorizzare il nuovissimo corso di esteti-ca a sistema duale partito a settembre e il 1°giugno, infine, la Scuola ha organizzato unconcerto musicale per tutti gli studenti pres-

so l’Auditorium Leonardo da Vinci di San Do-nà grazie anche al patrocinio dell’Ammini-strazione Comunale. La mitica band Gruppo

Oltre l’Eden “Anime Diverse”di Casale sul Sile e Roncade

ci ha accompagnato in un viag-gio musicale che ha ripercorso gli

ultimi sessant’anni della musica ita-liana e straniera, intervallato dal-

l’elencazione di alcuni fatti storici sim-bolo di ogni decennio, presentati daglistudenti di terza e di quarta (Angelica,

Nicola, Elena e Marina).

Un’esibizione straordinaria ed applauditissi-ma per la bravura della band, le emozioni e iricordi che ha fatto rivivere a tutti i presenti.

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Appena fuori lacinta murariadella medioe-

vale Montagnana, unodei borghi più bellid’Italia, a ridosso dellastrada statale che portaa Padova, sorge laChiesa di San Zenocon accanto la casacanonica, il bel cam-

panile slanciato sulla sua piazzetta, un localecon un ampio salone per le attività e tutto ciòche serve per la vita della piccola, ma vivacecomunità. I Sacerdoti che si sono avvicendatialla guida di questa Parrocchia hanno sempreeducato alla condivisione e solidarietà versochi è meno fortunato. Le strade indicate peresprimere l’amore e la carità sono state variee diverse e lungo gli anni, con la generosità ditutti, sono stati raggiunti molti obbiettivi.

Oggi, 30 aprile, terza domenica di Pasqua sisono ritrovate insieme tutte le famiglie che,sensibili alle adozioni a distanza, hanno rin-novato il loro impegno concreto a favore deibimbi del Myanmar. L’evento, messo in calen-dario dal Consiglio Pastorale, è sempre attesocon gioia perché crea l’opportunità di rivede-re alcune Suore della Riparazione che nellaComunità hanno lavorato per quarant’anni,ma che ci mancano ormai dall’agosto 2009.Per l’occasione la Rev.da Madre Generale hamandato Madre Agnese, vicaria e birmanadoc che ben conosce la situazione della suaterra natia, Madre Luigina che a S. Zeno hapassato più anni che nella sua famiglia d’ori-gine e Madre Rosy che tutti ricordano per l’al-legria, il suo italiano “personalizzato” e laprofonda fiducia nella preghiera.

La Chiesa fa presto a riempirsi come nellegrandi feste ed i ragazzi con i loro strumenti ele calde voci sono pronti per animare la S.Messa. La partecipazione è sentita e la pre-ghiera corale. Un rispettoso silenzio accogliel’omelia di Padre Massimo, che come sempre,spiega i passi del Vangelo di Luca con doviziadi particolari e sottolinea come il Signore mo-stra di rispettare profondamente la storiadell’uomo e si pone accanto alla sua espe-rienza di delusione e paura; il Risorto ridonasperanza e può essere ovunque e in qualsiasimomento, purché abbiamo il coraggio di apri-re a lui il nostro cuore. Nelle preghiere dei fe-deli si affidano al Signore i bisogni dell’Istitu-to della Riparazione, le Suore che hanno la-vorato nella ns. Comunità e le famiglie adotti-ve. Dopo la Comunione si ringrazia Dio Padree si chiede al Signore Gesù di stare accanto aciascuno di noi per aprire i nostri occhi a vitanuova. Una foto di gruppo sul sagrato dellachiesa conclude la celebrazione.

La festa continua poi nel salone “Don Bosco”per condividere il pranzo preparato con curada alcuni volontari della Parrocchia. Lo stareinsieme in allegria e ricordare tratti di vita vis-suti con le Suore è motivo di gioia e di sere-nità. Madre Agnese ha portato e distribuisceun “ricordino” che tutti gradiscono: è unbraccialetto in legno birmano formato da unadecina di granelli del Rosario a forma di ro-selline, confezionato con foto di bimbo e da-ta della festa: bello e originale!

I ragazzini che si stanno preparando a riceve-re i sacramenti, sabato pomeriggio hannoavuto modo di conoscere Madre Agnese du-rante il loro incontro settimanale. Con l’ausi-lio del computer e con un filmato ben curato

Da San Zenodi MontagnanaLe adozioni: distanze che avvicinano…di Ginetta Folcato

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condiviso il lavoro nella Comunità di S.Zeno per ben nove anni con le Suoredella Riparazione, di ciascuna conservaun bel ricordo di collaborazione ed èsempre felice di incontrarle quandol’occasione si presenta; promette ancheche programmerà un viaggio a Viggiùper salutare Madre Chiara che que-st’anno non è venuta tra noi.

Anche la visita ad Ester è doverosa equindi eccoci di nuovo in macchina ver-

so il “Cenacolo di Montegalda” dove la sorel-la di Madre Maria e Madre Silvia Rivaroli statrascorrendo i suoi giorni curata ed assistitaamorevolmente. La malattia l’ha confusa e po-che sono le parole che riesce a pronunciare,ma col sorriso e le braccia aperte ci accoglie esembra riconoscerci. È stata una “colonna”della Caritas parrocchiale e del volontariato,finché le forze glielo hanno permesso, un‘atti-vista instancabile a fianco di Madre Gugliel-mina: non c’è famiglia in Parrocchia che nonabbia avuto modo di conoscere ed apprezza-re il suo servizio. È così anche questa mezzagiornata è volata via in fretta ed ora non resta-no che i saluti. Madre Ernestina, abile autista,è arrivata e si rientra a Milano.

Grazie carissime Suore per aver condiviso an-cora con la Comunità di S. Zeno qualche gior-nata di preghiera e di fraterna amicizia! Ungrazie particolare alla Rev.da Madre Generalealla quale fin d’ora ci raccomandiamo perché,anche per il prossimo anno, possiamo pro-grammare e ripetere questa bella esperienza.

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la Madre ha fatto una “lezione di catechesispeciale” mettendo in luce le opere di caritàsostenute in Myanmar, in modo particolarequelle a favore dei minori. Interesse hannodimostrato i ragazzi ma anche i catechisti e igenitori presenti.

Il momento di emozione più forte è stato sen-z’altro quello dedicato alla visita di alcuni an-ziani costretti, per ragioni di salute, a vivere trale mura di casa. La sorpresa iniziale lasciavasubito il posto alla gioia ad un largo sorriso, unabbraccio e poi subito a ricordi di uno spaziodi tempo, un avvenimento che ha segnato lavita e la storia di ciascuno … e quanti “grazie“ho sentito … e ritorni anche il prossimo anno… “se ci sarò a Dio piacendo”…

Lunedì primo maggio eccoci nella bellaChiesa arcipretale di Merlara dove don Lo-renzo (ex parroco di S. Zeno) ci sta aspettan-do per la S. Messa, i saluti e il versamentodelle quote di adozioni personali e delle fa-miglie “contagiate”. È stato il Parroco che ha

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Dal 27 febbraio al 5 marzo 2017 nella Parrocchia di Taung Ngu, Diocesi di Taung Ngu si so-no ritrovati 74 bambini per partecipare al corso “Bambini Missionari” che si svolge annual-mente.

È un meeting che i bambini di età compresa fra i cin-que e gli otto anni sognano e al quale si preparano conil massimo impegno di ascolto e preghiera perché vo-gliono divenire “cristiani missionari” fra i loro coetanei.

Dal MyanmarTra Meeting e training si crescenella fede e nel serviziodi Madre Agnese Mu Mai e Sister Giulia Mu Kaw

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In questi ultimi mesi nella nostra amata terra si sono svolti alcuni convegni e mee-ting che hanno coinvolto alcune nostre Sorelle, molti giovani e tanti bambini. Li pre-sentiamo brevemente senza commenti perché le foto parlano da sole.

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Così pure dal 25 al 27 maggionella Parrocchia di Myathakone,diocesi di Taung Ngu, si è svoltol’annuale meeting sul tema delVangelo e della vita fraterna emissionaria.

Vi hanno aderito tanti bambinidelle Parrocchie vicine; l’obietti-vo è stato quello di conoscere dipiù la Bibbia e la vita di Gesù;elevare la vita umana e cristianae insegnare i rudimenti dellamorale cattolica.

Sister Benedette della comunità di Taung Ngu e Sister Evelin di Myatakone hanno guidato ilmeeting e animato i bambini a vivere serenamente quest’esperienza di vita, di preghiera eformazione.

Tutti i bambini al termine del meeting hanno ricevuto un “attestato” che hanno orgogliosa-mente sottoscritto a dimostrazione della serietà del loro impegno.

Il Signore li benedica e li faccia crescere come piccoli missionari della fede che hannoabbracciato!

Dal 5 al 9 giugno la Diocesi di Taung Nguha messo a disposizione una sala convegninella struttura dedicata alla memoria deiPadri del PIME dove si è tenuto il corso diformazione per educatori ed educatrici dicomunità.

Il corso era guidato da due nostre Sorelle:Sister Julia Mu Kaw e Sister Domenica MyaThan.

Vi hanno partecipato una trentina di giova-ni, fra cui dodici giovani Sorelle del nostroIstituto incaricate della pastorale giovanile.

I temi trattati: Formazione ad una sessualitàadulta - Sviluppo delle abilità e del pensie-ro creativo - Discernimento responsabilecirca la soluzione dei problemi.

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Il meeting nazionale per formatori e for-matrici del Myanmar che si è svolto dal 3 al5 luglio scorso a Yangon, al “CRCM“ [Ca-tholic Religious Conference of Myanmar] èstato guidato da Padre Nicodimus. Le cin-quantatre religiose formatrici che hannopartecipato al meeting provenivano da ven-ti Congregazioni. Il tema del Convegno èstato: “Formazione della coscienza, forma-zione spirituale e direzione spirituale nelprocesso di discernimento della vocazione religiosa”. Padre Nicodimus ha dato gli input nelle pri-me sessioni, poi ha aperto la discussione fra le partecipanti.

È stato molto bello, utile ed importante condividere fra le Congregazioni le varie esperienze ri-guardanti gli avvenimenti, le sfide, i vantaggi, nonché le varie tappe del cammino di formazione:aspirandato, postulato, noviziato, professione temporanea e formazione permanente.

Per quel che riguarda la formazione spirituale abbiamo condiviso alcuni punti nodali della forma-zione della giovane candidata che occorrerà elaborare all’interno di un processo di modernità chesta attraversando anche il nostro continente asiatico; sarà sempre più necessario entrar dentro il pro-cesso di modernizzazione per non creare fratture insanabili fra la realtà in cui la giovane si trova avivere e la fede che è chiamata a professare. La fede ci permette infatti di trasformare il mondo, equindi la realtà, ad immagine di Cristo. È un processo di continuità, non di frattura.Durante il meeting abbiamo avuto la possibilità di riflettere su alcuni scritti del gesuita e filosofo Pa-dre Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) il quale ci ha aiutate a capire che “noi non siamo es-seri fisici che vivono un’esperienza spirituale, ma esseri spirituali incarnati in un’esperienza fisica”.

Al termine di questo”meeting 2017” noi, formatori e formatrici possiamo attestare la nostra soddi-sfazione per l’arricchimento e l’incoraggiamento che ci ha offerto e che ci renderà senz’altro piùconvinte nell’affrontare le sfide sempre più incalzanti che ciascuna Congregazione sarà chiamata avivere. La condivisione è stata un prezioso strumento perché, oltre al necessario aggiornamento, hafavorito l’accrescimento della nostra crescita personale e del nostro cammino formativo. Rendiamograzie a Dio per la Sua Divina Provvidenza!

Sr. Giulia Mu Kaw

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Papa Francesco ha incontrato Aung San Suu Kyi,attuale ministro degli Esteri del Myanmar

Non poteva sfuggire a noi, Suore della Riparazione,l’appuntamento privato del 4 maggio scorso fra PapaFrancesco e Aung San Suu Kyi, premio Nobel per lapace e attuale ministro degli Esteri del Myanmar. IlPapa è andato incontro alla sua ospite nella Sala delTronetto e l’ha ringraziata per essere giunta in visita,poi l’ha fatta accomodare alla scrivania della biblio-teca. Al termine del colloquio, dopo la presentazio-ne delle persone al seguito, è avvenuto il consuetoscambio di doni. La signora ha donato al Papa unoggetto di alabastro della tradizione birmana e PapaFrancesco ha ricambiato con una significativa meda-

glia - che raffigura un ramo di arbusto secco che rifiorisce e dà frutto - e i suoi tre documenti, la“Amoris laetitia”, la “Evangelii gaudium” e la “Laudato sii”.

Questa è la seconda visita di Aung San Suu Kyi a Papa Francesco. La Sala stampa vaticana al ter-mine del colloquio ha annunciato che la Santa Sede e la Repubblica dell’Unione del Myanmar so-no entrambe desiderose di promuovere legami di mutua amicizia e hanno deciso - di comune ac-cordo - di stabilire relazioni diplomatiche. Finora la Santa Sede aveva in Myanmar un delegato apo-stolico. Il cattolicesimo in Myanmar rappresenta l’1% della popolazione e Papa Francesco lo scor-so ottobre 2015 ha nominato il primo cardinale birmano della storia, il salesiano Charles Bo.

Ci auguriamo che questi rapporti tra Santa Sede e Repubblica dell’Unione del Myanmar siano sem-pre più fecondi per il bene della diletta nazione e in proposito si può immaginare che Papa Fran-cesco desideri ricambiare la visita!

La prima conferenza interreligiosa del Myanmar

Il Card. Charles Maung Bo ha promosso lo scorso 26-27 aprile la prima Conferenza interreligiosadi pace a Yangon. Erano presenti oltre duecento leader buddisti, cristiani, musulmani e indù. Sonointervenuti anche leader politici, istituzionali e membri della società civile. La Conferenza ha ri-chiamato i leader religiosi alla promozione della pace, al fine di trasformare un paese ricco di ri-sorse in una nazione capace di appianare le divisioni sociali e le divisioni etniche e confessionali.

«Il Myanmar ha intrapreso un viaggio sacro che ab-braccia la pace, la giustizia verso i più deboli e la pro-sperità per tutti - ha dichiarato il Cardinale nel suo mes-saggio - ed è nel contesto di questo viaggio sacro, checi siamo riuniti per celebrare la nostra unità nella di-versità… Il Myanmar è una nazione caratterizzata dauna profonda tradizione religiosa e spirituale. La vita ela testimonianza dei leader religiosi hanno un impattoprofondo e duraturo sulla vita delle persone. In questosenso sarà fondamentale l’opera dei religiosi che in Bir-

mania, sono un esercito di pace!».

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Sono arrivata a Seabra-Baia domenica, 9 lu-glio, dopo ventidue

ore di pulman, per parteci-pare alle Missioni Popolarinella Parrocchia de Barrado Mendes, Diocesi di Ire-cê. Con me c’erano IrmãInêz e Irmã Ionaria; IrmãDeyviana invece stava adattenderci perché era mem-bro dell’équipe missiona-ria. Il giorno dopo, nel po-meriggio, a Barra do Mendes la Missione èiniziata con la celebrazione eucaristica pre-sieduta dal Vescovo Dom Tommaso e conce-lebrata da numerosi Parroci. Al termine i qua-rantatre missionari presenti hanno ricevuto ilmandato di invio; Irmã Deyviana era stata in-caricata della suddivisione delle destinazioni.Era ormai notte e i missionari cercavano ilmezzo di trasporto assegnato; il freddo era in-tenso anche a motivo di un vento pungente.

Sono salita sull’omnibus scolastico insiemealla maggior parte dei missionari; il viaggiodurò quasi due ore perché si facevano moltefermate; Irmã Ionaria che era con me scese lafermata prima della mia. Arrivato a destina-zione ogni missionario trovava una famigliapronta ad ospitarlo; io entrai nella casa abita-

Dal BrasileLe Missioni popolaridi Madre Lina Dello Vicario

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ta da una coppia convivente da diciassetteanni. Vivevano con loro due ragazzi, gli altrifigli erano ormai indipendenti. La coppia miaccolse con tanto rispetto e “carinho” forseperché ero religiosa, o forse perché anziana,non lo so. Conoscendo le vicende di alcunefamiglie possono sorgere in noi dei pregiudi-zi, ma avvicinandole ci si accorge della lorosofferenza e della loro fede che a volte sor-prende. Noi religiose poi, che siamo il fruttodello sguardo contemplativo e compassione-vole del Padre, come non possiamo avere losguardo contemplativo e compassionevole diDio sull’umanità?!

Non in tutte le comunità c’era un sacerdote;Irmã Inêz ed io fummo fortunate perché il sa-cerdote era presente, anche se durante la set-timana si spostava in altre comunità, mentreIrmã Ionária fu priva del sacerdote durantetutto il tempo della missione.

Al mattino prima di cominciare il nostro la-voro missionario ci riunivamo in preghiera.Proprio il primo giorno, mentre ci aspettava-mo per andare insieme in cappella un signo-re anziano, giunto in bicicletta, si fermò e cidisse: “È morta una bimba, Raine, di otto an-ni, c’è bisogno di dar subito un soccorso, unconforto alla famiglia. Insieme a Padre Luiz

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mi recai subito in quella casetta. All’entrata inmezzo alla sala, c’era il corpo della bambinain una bara bianca appoggiata su due sedie;era circondata da molta gente; sostammobrevemente in preghiera e ci inoltrammo nel-la piccola stanza da letto dove si trovava lamamma, incinta di nove mesi; piangeva som-messamente dicendo: “Il dolore è grande nonsoltanto perché ho perso la mia bambina, maanche perché ho un grande rimorso: mia fi-glia è morta senza il Battesimo, mentre lei melo chiedeva e io rimandavo per la lontananzadei padrini…”. Cercammo di confortarla par-lando del Battessimo di desiderio. Padre Luiz,ponendole le mani sulla testa, ripeteva:“Deus te fortaleça, (Dio ti renda forte!), te for-taleça, te fortaleça!” . In fianco alla mammaed abbracciato a lei un ragazzo adolescentee altre due bambine che silenziosamentepiangevano, mentre il papà teneva il voltocoperto per nascondere le lacrime. Si vedevauna famiglia unita e le testimonianze riguar-danti la loro bimba Raine lo confermavano:“Era una bambina diversa, amava il Signore,era il conforto della famiglia e di tante perso-ne e cantava per lodare Dio e ringraziarlo .Tutti dicevano: “Morreu porque Deus quis as-sim” (È morta perché Dio ha voluto così). Larisposta di Padre Luiz però era diversa: “Rai-ne è morta perché è stata trascurata dai me-dici”. Il Signore l’ha permesso, ma se i geni-tori avessero avuto condizioni economichemigliori la piccola Raine non sarebbe morta!Come questa bimba quante persone muoio-no per trascuratezza, indifferenza o mancan-za di aiuto!… Muoiono a motivo del pocoamore che si ha verso i poveri!

Il funerale fu un trionfo, la gente arrivò da tut-te le parti; erano presenti numerosi sacerdotie per questi genitori poveri è stato una con-solazione. Nei giorni seguenti Luciano, padredi Raine, pur essendo credente, cadde in unaforte depressione e andammo più volte a vi-sitarlo; quando ci siamo salutati per l’ultimavolta ci ha abbracciati e ci ha ringraziati perla nostra presenza costante e per averli aiuta-ti a far rinascere la speranza e la serenità ne-cessaria per accogliere la nuova creatura: Jo-ão Pedro. La Mamma di Raine diceva:

“Quando, tu padre, hai messo la mano sullamia testa dicendomi: ‘Deus te fortaleça’ io hosentito entrare in me una luce, un fuoco enon ho piú pianto. Ho sentito al mio fianco lamia piccola. Deus vos abençoe por tudo oque vocês fizeram por nós”.

Piú tardi padre Luiz mi confidò: “Quando en-trando in casa ho visto quella scena mi sonotrasportato sul Calvario, ai piedi delle crocedi Gesú e a fianco di sua Madre e ho chiesto,anche se non lo merito, di poter rivelare aquella madre una luce per fortificarla, cosìche ella, pur consapevole che una parte di leiera giá morta, ugualmente potesse rialzarsiper continuare la vita con gli altri figli.

Tornando in comunità mi porto in cuore unapreoccupante domanda: fino a che punto so-no utili queste Missioni, se poi non si può da-re continuità? … La messe è molta ma glioperari sono pochi!… D’altra parte cosa puófare un parroco con 40/50 comunitá distantichilometri l’una dall’altra?… Il popolo è desi-deroso di Dio e l’abbiamo visto: siamo stateaccolte con tanto amore e accompagnate neivari incontri; la popolazione ha partecipatovolentieri, non ci avrebbero voluto lasciarpartire… Dal canto nostro abbiamo cercatodi seminare ma, ci chiediamo: queste semen-ti verranno coltivate? C’è il rischio che riman-gano abbandonate a se stesse… Ci fu ancheuna comunità che voleva rifiutare i missiona-ri perché il parroco non si vedeva da cinquemesi, però poi ha accettato la missione ed èrimasta contenta.

Signore, “manda operari per la tua messe!”.

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Il 15 aprile 2017

nella ComunitàSt. John Home

diHtinikone

(Myanmar)

il Signore ha chiamato a Sé

Madre CECILIA PETRONILLA

di anni 82.

La ricordiamo nella preghiera;otterrà grazie e benedizioni

per l’Istituto e per i suoi cari.

* * * * *

Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata;

e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno,

viene preparata un’abitazione eterna nel cielo.

(Dal Messale Romano)

MADREELISA COLOMBO

Nacque a Missaglia (LC) nel1936; da giovane frequentò lenostre Suore e maturò il desi-

derio di entrare in Istituto, desiderio che realiz-zò nel 1962. Nel 1964 emise i voti temporaneie nel 1969 quelli perpetui. Fu nelle case diNoale (cinque anni) e Missaglia dove rimaseper trentacinque anni. Sua ultima destinazionefu la comunità di Ello dove trascorse gli ultimiquattordici anni della sua esistenza terrena.

A Missaglia e a Ello Madre Elisa fu di grandesostegno alla sorella Luigia, lievemente disa-bile; in comunità si rese disponibile per tantipreziosi servizi: dalla guardaroba alla sacre-stia, alla distribuzione delle medicine, agliaccompagnamenti delle Sorelle…

Fu una religiosa serena, premurosa e delica-ta, pronta a dire quella parola dolce e per-suasiva sia alle persone che incontrava, sia al-le Sorelle che assisteva con tenerezza; erapiacevole incontrarla ed intrattenersi con lei,quando si lasciava ci si sentiva arricchite.

Ben presto si manifestarono in Madre Elisa isintomi del morbo di Parkinson; fu l’inizio diun calvario lungo e penoso che accettò la-sciandosi trasformare dalla croce, come leistessa scrisse: «Anch’io sono uno strumentodi salvezza perché Egli vuole che il nostrosoffrire non sia vano, ma diventi per noi mez-zo di elevazione, santificazione e redenzio-ne». Qualche mese prima di morire una So-rella le scrisse: «Grazie per l’esempio che mihai dato… Ora il Signore ti vuole accanto aLui sulla croce e sono certa che ti fà sentire lasua presenza e il suo conforto!».

La sua giornata terrena si chiuse al tramontodel 27 maggio 2017 per aprirsi fra le bracciadel Signore nell’alba della Beata Eternità.

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Veni sponsa Christidi Madre Maria Beretta

IN F

AM

IGL

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MADRE MARIADELL’AVERSANA

Nacque a Parete (CE) nel 1935ed entrò in Istituto dopo la so-rella Giulia, nel 1957. Emise i

voti temporanei nel 1960 e quelli perpetuinel 1963.

Fu insegnante di musica in varie case e nel1981 passò alla Casa di Nazareth come edu-catrice; da qui nel 2003 venne trasferita a SanDonà di Piave in aiuto al CFP. In seguito almanifestarsi di un tumore nel 2012 venne tra-sferita a Ello.

Madre Maria fu una sorella di grande rettitu-dine interiore, molto determinata, una reli-giosa di forte spiritualità. Ha amato molto lesue Sorelle, gli alunni di musica e le ragazzedella Casa di Nazareth, per le quali fu unavera “madre”.

La sua vita risplende particolarmente per ilmodo con cui affrontò la malattia e la morte.Lei stessa lo racconta: «Quando ho saputo diavere un tumore l’ho affrontato con serenità;i dottori mi avevano dato due mesi di vita…Anni fa avevo paura della morte perché con-sideravo Dio come un giudice, ora però lopenso come il Padre del Figliol Prodigo chemi aspetta per il grande abbraccio».

Nei primi giorni di aprile disse alla sua supe-riora: «Io al Signore dico così: Con te sto be-ne anche sulla croce!». E alla sorella Giuliaripeteva: «Giulia, non piangere! È bella la Ca-sa dove vado, là si sta bene!». A un’altra So-rella: «Non sono rassegnata a morire e nean-che accetto la morte, io sono contenta di mo-rire, per Lui!». La sorella Giulia le chiese sevolesse vedere qualche altra persona ed ellarispose. «Sì, la Madonna!». Dopo aver rice-vuto il Santo Viatico chiese che si cantasse ilMagnificat. Era l’alba del 28 aprile 2017quando il Signore le venne incontro, spalan-candole le braccia nell’eterno abbraccio. Lasua è stata una morte esemplare; il trapassodel vero credente!

MADRE ANGELINARESTELLI

Nacque a Rho (MI) nel 1931.Durante la sua giovinezza av-vertì la chiamata del Signore e

nel 1953 la concretizzò. Nel 1956 emise ivoti temporanei e nel 1959 quelli perpetui.

Fu nelle case di Civitanova e Sant’Elpidio,Busto Arsizio, Abbiategrasso e Rho come in-segnante nella Scuola dell’Infanzia. Nel 2012venne trasferita a Viggiù.

Madre Angelina fu una Sorella semplice, al-truista e cordiale; sempre gioiosa anche neimomenti bui, perché il sole l’aveva dentro,ed era il suo Gesù! Più delle parole parlava latestimonianza della sua vita. Era semprepronta a favorire l’armonia e l’allegrezza; lepiaceva lo scherzo, la mimica e il canto.

La sua missione si svolse prevalentementenella scuola dell’infanzia, nelle opere parroc-chiali e nella catechesi.

Era amata e stimata da tutti: ragazze, giovani,genitori, sacerdoti e insegnanti; la sua cartad’identità fu la semplicità ed il sorriso!

Durante gli ultimi anni di vita Madre Angeli-na soffrì molto per vari disturbi e fu proprio inquesti ultimi tempi che si mise ancor più inluce la tempra della sua umanità e l’amoreautentico per il suo Dio. Ripeteva di frequen-te: “Se il Signore vuole così!”.

Quanti ricoveri e quante terapie di ogni ge-nere le furono somministrate! A tutto e a tuttisi sottomise edificando medici ed infermieri.

Le Sorelle della comunità di Viggiù, che le fu-rono amorosamente vicine fino al trapasso,che avvenne il 31 maggio 2017, furono spet-tatrici della splendida luce che trasparì daisuoi occhi e «si cantò insieme il Magnificat!».

Grazie, Madre Angelina perché ci hai tra-smesso il sorriso di Dio!

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La pagina ai lettorila Redazione

L’annuale ritrovo a Pogliano dal “nostro” Giuseppe

L’interpretazione dello stemma dellapostulante Renilde Damecena da Silva

«

L’ultima domenica di maggio, il mattino di buon’ora il pul-mino delle Suore della Riparazione è in viaggio verso Po-gliano Milanese per partecipare alla S. Messa delle 8,30

in suffragio dei defunti dell’Associazione “Alpini per la Fami-glia”, molti dei quali hanno adottato i bambini del Myanmar.Dopo la S. Messa, salutato il Parroco, il Sindaco e tutti i pre-senti, senza pulmino e seguendo le premurose… orme del si-gnor Giuseppe ci accomodiamo intorno al tavolo per la cola-zione. Ringraziamo i benefattori, salutiamo e di nuovo in pulmino alla volta di Milano.Dal luglio scorso il nostro carissimo Giuseppe Azzetti è divenuto presidente onorario dell’Asso-ciazione. La presidenza effettiva è passata al Signor Mattia Bulfaro al quale le Suore della Ripara-zione porgono il loro incoraggiamento a seguire le orme del nostro Giuseppe che l’Associazioneha voluto mantenere come punto di riferimento, in quanto anima dell’Associazione stessa.A te, caro Giuseppe Azzetti, il grazie e la stima di sempre!

Renilde, nostra postulante brasiliana, ci invia il disegno dello stemma dalei rielaborato che vogliamo interpretare. Su uno sfondo di bandiere,che rappresentano la presenza delle Suore della Riparazione nel mon-

do, troneggia la croce di legno grezzo a significare la sofferenza del Cristo,che mostra il cuore nel quale è inserito lo stemma; cuore circondato da pun-genti spine che lasciano intendere, da una parte il perdurare nel tempo del-la sofferenza del Cristo per il dolore del mondo e, dall’altra l’amore del Si-gnore raffigurato visibilmente dalle fiamme rosse e gialle e dalla piccola croce sopra lo stemmaquasi a dimostrare la “passione” di Dio per l’uomo di tutti i tempi. Da notare che sotto lo sfondodelle sei bandiere si intravvede la bandiera bianco-gialla del Papa, simbolo della Chiesa. Il nostroaugurio per Renilde è che possa, a sua volta, amare appassionatamente il suo Dio!

Non posso dimenticare gli anni trascorsi presso l’Istituto Sacro Cuore di Milano, i beimomenti di ricreazione, quelli della preghiera comune nella cappellina... Sopratutto ri-cordo i lettini tutti in fila; io ero al centro della camerata, ma per problemifamiliari talora scoppiavo a piangere, allora Madre Caterina mi cambiò diposto e mi mise vicino a lei per tenermi la mano. Un piccolo grande ge-sto che mi rimarrà per sempre. Grazie mia cara, tenera Madre!».

Il ringraziamento di Anna Oldani a colei che sarà sempre sua educatrice

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Sommario

ISTITUTO SUORE DELLA RIPARAZIONEVia Padre Carlo Salerio, 53 - 20151 Milano

REDAZIONE: Mr. Maria Beretta - Mr. Maria MottoMr. Silvana Martins de Oliveira - Mr. Agnese Mu Mai

RECAPITO“In Cordata” - Casa Generalizia - 20151 MilanoVia Padre Carlo Salerio, 53 - Tel. 02 38007314E-mail: [email protected]

STAMPAPress Point srl - Abbiategrasso (MI)

OFFERTE PER IN CORDATAParrocchia di S. Zeno di Montagnana € 60,00Sala Virginia - Meda (MB) € 50,00Cavallin Gabriella - Montebelluna (TV) € 30,00

Pro manuscripto - La seguente stampa è per uso interno

EDITORIALE

a cura di Madre Elide Germondari 2-3

RUBRICHE

STELLE NEL CIELO DELLA RIPARAZIONEMadre Erminia Matterelli: una scia di bontà e fedeltàdi Madre Maria Beretta 4-5

ARTE E PREGHIERAL’Assunta del Tizianodi Maria Grazia Labbate 6-9

IN FAMIGLIAUn guardaroba per ogni occasione…di Simona Carnaghi in Samek 10-11

DAL CARCERE È BENE EVADERENon è troppo tardi per ricominciare!di Madre Norma Deppieri 12-14

SPECIALE

1867 - 2017: 150º ANNIVERSARIOMilano: Casa di NazarethVenezia: Casa Sacra Famigliadi Madre Maria Motto 15-20

IN DIRETTA

DA CASA GENERALIZIALe giornate del grazie, della gioia e della fraternitàdi M. Maria Beretta e M. Beatrice Coleen 21-24

DA VENEZIA22-24 giugno 2017 - Il pellegrinaggio da Zagabriadi Akademija Art - Zagabria 25-27

Il Connubio Marovich - Santa Foscadi Diletta Cola 28-29

DA VIGGIÙ26 luglio 2017: giornata indimenticabile!di M. Lugina G. e U. P. Correzzola 30-31

DA ELLONon c’è niente di più bello …Le Sorelle della comunità 32

DA BUSTO ARSIZIO E VARESELa Madonna dell’Aiuto ci protegga!Non solo pane!Le Sorelle delle comunità 33

DA SAN DONÀ DI PIAVEEducare, oggi come alloradi Christian Bison 34-35

DA SAN ZENO DI MONTAGNANALe adozioni: distanze che avvicinano…di Ginetta Folcato 36-37

DAL MYANMARTra Meeting e training si cresce nella fede e nel serviziodi M. Agnese Mu Mai - Sr. Giulia Mu Kaw 38-41

DAL BRASILELe Missioni popolaridi M. Lina Dello Vicario 42-43

IN FAMIGLIA

VENI SPONSA CHRISTIdi Madre Maria Beretta 44-45

LA PAROLA AI LETTORILa Redazione 46

INSERTO: SUSSIDIO PER L’ADORAZIONE PERSONALE

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L’uomo forteè colui che si èsprofondato totalmentenella debolezza di Dio!

suor Geneviève Gallois o.s.b.

In Cordata_125 Settembre 2017 29-08-2017 9:47 Pagina 52