In BassaValsugana ci sono terreni un tempo incontaminati ... · sorgenti quali inceneritori,...

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ValsuganAttiva, associazione che si occupaprincipalmente di tematiche ambientali, èinteressata a partire dai problemi per ela-borare nuove soluzioni, più rispettosedell'ambiente e della vita delle persone.Ritiene che la popolazione della Valsuganasia matura per un confronto aperto sul suofuturo, che tenga conto anche dei graviaffronti fatti al territorio in passato, e chele amministrazioni le debbano riconoscereun ruolo più attivo nelle decisioni che lariguardano.Per questo promuove incontri di informa-zione e confronto sulle più svariate temati-che: nell'ultima pagina dell'opuscolo trovile indicazioni necessarie per partecipareagli incontri promossi dall'associazione eper seguire le sue attività.

In BassaValsugana ci sono terreni un tempo incontaminati che, bonificati con terra mescolata a scorie di fusione epolveri di abbattimento fumi, sono diventati serbatoi di veleni potenzialmente pericolosi per l'uomo.C'è uno stabilimento industriale vetusto, che in passato ha rilasciato nell'aria della valle sostanze altamente inquinanti lecui tracce, oggettivamente riscontrabili, si trovano ancora oggi impresse nella vegetazione e negli organismi degli esseri vi-venti che abitano la valle e che, nonostante i procedimenti giudiziari che ne hanno coinvolto i gestori e le migliorie appor-tate, ha da poco ripreso a lavorare a pieno ritmo e continua a scaricare nell'aria emissioni secondarie con contenuti inqui-nanti superiori ai limiti di legge. C'è, da poco, un'Autorizzazione Integrata Ambientale che non risolverà questi problemi,anzi rischia di renderne più difficile la soluzione. Ci sono molti altri importanti problemi ambientali, molti dei qualiereditati dal passato, la cui soluzione dipende dalle decisioni che noi e i nostri rappresentanti prenderemo nei prossimi anni.Ma in BassaValsugana non ci sono solo problemi: ci sono anche persone che hanno a cuore la salubrità del luogo in cuivivono e la qualità della vita della propria gente, e si impegnano, giorno dopo giorno, affinché esse siano tutelate.Ci sei tu, che con la tua consapevolezza e le tue scelte puoi contribuire a rendere migliore il posto in cui vivi.Finché c'è tutto questo, c'è speranza per il nostro futuro.

ValsuganAttiva ha l'obiettivo distimolare il confronto sulle que-stioni relative all'ambiente e laqualità della vita, spaziando tragli argomenti più vari: per que-sto anche chi non condivide ilpunto di vista dell'associazionesu uno specifico argomento po-trebbe trovare utili spunti.Così chi non è interessato allanuova AIA o alle questioni re-lative alla salute degli abitantipotrebbe, ad esempio, trovareinteressante la mappa delle di-scariche (riconosciute e presun-te) e dei depositi di eco-terrache si trova a pag. 6.

ValsuganAttiva ha deciso diinvestire una parte delle proprierisorse economiche e umane perinformare gli abitanti della BassaValsugana.È necessario che tutti sianoinformati in modo esaustivo suciò che è accaduto, sta acca-dendo e accadrà nel loro terri-torio: solo così ognuno potrà fa-re le proprie scelte (di vita e divoto) in modo responsabile, co-me ci si aspetta da ogni cittadi-no.Quella di ValsuganAttiva rappre-senta una voce tra tante, talorain contraddizione tra loro; tutta-via alcuni dati sono oggettiva-

mente verificabili, e a nostro parere èimportante che la popolazione ne venga aconoscenza.Certo, per fare informazione esistono imedia. Tuttavia i media molto spesso nondispongono di spazio sufficiente a trattareuna questione in modo completo e a ri-percorrerne le tappe storiche, impedendocosì al lettore di avere quella “visione pa-noramica” degli eventi che può essere indi-spensabile per comprenderli appieno.Inoltre, non siamo soddisfatti del modo incui in alcuni casi sono state presentate lenotizie che riguardano le tematiche di no-stro interesse.Per tutti questi motivi abbiamo deciso didestinare una parte delle nostre risorse edel nostro tempo a un'operazione diinformazione diretta rivolta a tutta la po-polazione della BassaValsugana.

Presentazione del libro "TogheVerdi" di Stefania Divertito presso la sala Conferenze della SOSAT aTrento"Soldi pubblici e grandi opere in tempo di crisi", incontro pubblico con il prof. Ivan CicconiPresidio diVA nella manifestazione contro il traforo del Brennero

Organizzazione della serata di presentazione del libro “La farfalla avvelenata” a BorgoValsuganaOrganizzazione della serata di presentazione del libro “La farfalla avvelenata” a RoncegnoTermePartecipazione diVA alla Festa dell'Europa di BorgoValsugana con uno stand informativo

Incontro con Alex Zanotelli, in collaborazione con le associazioni Cedip e StelaSerata pubblica “Borgo incontraTaranto” con Salvatore Romeo, ex operaio ILVA

Segnalazione ai Carabinieri di Strigno sulle emissioni dell'essiccatoio presente nel comune diVilla Agnedo"Impianti a biogas.Va sempre tutto bene?", serata di approfondimento sul biogas con il prof. Michele Corti

e il dott. Roberto Cappelletti

Richiesta al Comune di Borgo di far presenziare il prof.Iobstraibizer, quale tecnico di riferimento di VA, alle indagini nelladiscarica Prae. Il 29 giugno VA emette un comunicato stampa perinformare che, a indagini concluse, il consenso non è ancora arrivato

Richiesta al comune di Borgo di accesso alle informazioniambientali inerenti le indagini di approfondimento condotte nella disca-rica Prae in seguito alla segnalazione, fatta daWalterTomio in maggio, dirinvenimento di scorie nello scavo per la condotta della ditta Polemos

Consegna al comune di Borgo, all'APPA e al Corpo Fo-restale dello Stato della relazione "Osservazioni in merito all'areaex discarica Prae". Il 19 settembre VA presenta alcune integrazionialla prima relazione

Prelievo di acqua all'imbocco dellaValle di Sella; le ana-lisi rivelano un valore di cromo esavalente superiore al limite di legge

Incontro di chiarimento tra Comune di Borgo,VA e ISER

Domanda ufficiale di informazioni ai comuni di Ca-stelnuovo e Novaledo e all'APPA sullo spostamento di terreno dallabonifica de Bellat al piazzale di Eurolegnami a Novaledo

Consegna al comune di Borgo della relazione "Os-servazioni conclusive riguardanti le indagini condotte sulle matriciambientali in località Prae"

Prelievo di acqua da due sorgenti private all'imboccodella Valle di Sella; il laboratorio di analisi riscontra per la prima unvalore inferiore e per la seconda un valore superiore al limite dilegge per il cromo esavalente

Prelievo d'acqua dalla sorgente che ha restituito un valoreoltre i limiti di legge; le analisi confermano il superamento dellimite

Comunicato stampa riguardante i risultati delle analisieffettuate daVA sull'acqua potabile

Comunicato stampa sulle discariche, con segnalazione difusti depositati in località Prae

Segnalazione di rinvenimento di nuove scorie affiorantialla confluenza dei torrenti Fumola e Moggio. A seguito della richie-sta di un chiarimento a riguardo, i tecnici APPA comunicano che taledeposito di scorie è stato regolarmente autorizzato

Nuovo prelievo d'acqua dalla sorgente che ha restituito va-lori oltre i limiti di legge; le analisi confermano ancora una volta unvalore di cromo esavalente superiore al limite

L'associazioneValsuganAttiva si è costituita ufficialmente il 9 marzo 2011, affondando le proprie radici in precedenti co-mitati spontanei locali, sorti già qualche anno prima dalla diffusa preoccupazione per la situazione ambientale dellaBassaValsugana. L'attività dell'associazione, inizialmente, si è concentrata sulle questioni ambientali legate all'attivitàdell'acciaieria di BorgoValsugana; col passare del tempo, a tali questioni se ne sono aggiunte e intrecciate altre.Ecco una sintesi tematica e cronologica delle iniziative realizzate dal 2011 ad oggi.

Acquisto di strumentazione e inizio dell'attività di vi-deosorveglianza dell'acciaieria in collaborazione conaltri comitati locali

Serata pubblica "Inquinamento in Valsuga-na, Nuovi fumi... vecchie bugie, video e novità suAcciaieria e Monte Zaccon"

"Processione in onore di Santa Spazaora"Presidio di VA all'udienza del processo

"Fumo negli occhi" al tribunale diTrento

Presidio davanti alla Pretura di Borgo asostegno dell'iniziativa giudiziaria per ripetuti sfora-menti di Acciaieria Valsugana nel periodo novembre2009-settembre 2011

Richiesta ufficiale, al comune di BorgoValsugana e alla Provincia di Trento, di accesso agli attiriguardanti il rinnovo dell'Autorizzazione IntegrataAmbientale dell'Acciaieria; i giorni 11 luglio e 14 ago-sto l'APPA risponde ufficialmente concedendo aVA unaccesso limitato agli atti, secondo criteri scelti daAcciaieria Valsugana; il Comune di Borgo Valsugana ri-sponde, con documento datato 28 maggio 2013 maspedito per posta il giorno 10 settembre 2013, per co-municare che tutto quello che sa proviene dall'APPA eallega un aggiornamento datato novembre 2012

Richiesta di poter intervenire nel procedi-mento di rinnovo dell'AIA; il giorno 8 luglio l'APPAcomunica che la richiesta è stata accolta

Lettera al Comune di Borgo Valsugana eall'APPA, contenente le osservazioni diVA sulla futuraAIA e la richiesta che il Comune e l'APPA si faccianoportavoce della cittadinanza

Lettera al Presidente provinciale UgoRossi per richiedere un incontro pubblico sui risultatidello studio “Approfondimenti sull'incidenza ambien-tale dell'acciaieria di Borgo Valsugana”; la richiestaviene rinnovata il 28 dicembre ed è soddisfatta ilgiorno 12 marzo 2014

A partire dal 2014 l'attività di videosorveglianza èsvolta autonomamente daVA

Se quelle forme di particolato sonopresenti nei siti di Borgo, perché noncercarle anche altrove? Questo è statolo spunto che, nel 2011, ha condotto laricerca a rivolgersi allo studio dei mu-schi, una matrice naturale ubiquitariain Valsugana e particolarmente adatta aintrappolare e conservare per anni leforme di particolato disperso in atmo-sfera e poi ricaduto a terra.Nei circa sessanta muschi campionatisu entrambi i versanti della Valsuganafino ad una distanza di 15 km a ovest ea est dell'acciaieria sono state rilevateforme di particolato, metallico e non,che per caratteristiche morfologiche echimiche – rilevate dal microscopioelettronico del CNR – corrispondonoa quelle raccolte nei siti di Borgo. Essesono sicuramente attribuibili a ricadutedi emissioni diffuse provenientidall'acciaieria e non da altre possibilisorgenti quali inceneritori, centralitermiche a carbone o cementifici, nonpresenti in Valsugana.L'impatto ambientale delle emissioni aicamini e di quelle fuggitive appare in-contestabile, seppure non precisabile

in termini quantitativi, e sebbene nonsia possibile prevederne le conse-guenze nel lungo periodo.Forme di impatto ambientale piùcircoscritte e documentate sono invecelegate ai conferimenti di scorie epolveri di abbattimento fumi in varielocalità del comune di Borgo Valsuganae di altri comuni della Bassa Valsugana,per le quali si rimanda alle paginesuccessive.

Una ricerca autonoma condottanel 2010 dal gruppo di aderentia ISDE (International Society ofDoctors for the Environment)ha raccolto campioni di polveredepositata su edifici e altri siti diBorgo Valsugana. Dalle analisi,eseguite presso laboratori delCNR di Padova, risulta che lepolveri contengono frammenti esferule che per composizionechimica corrispondono a quelledi particolato prelevato all'inter-no dell'acciaieria e nei sedimentidella Rosta Fredda, roggia adia-cente all'impianto siderurgico(Dossier 2010).

L'impianto siderurgico di BorgoValsugana è in funzione dal 1979. Esso rientra nel gruppo delle cosiddette “acciaierie adarco elettrico”, in quanto utilizza energia elettrica per raggiungere gli oltre 1.600 gradi necessari a fondere rottami ferro-si e trasformarli in acciaio.La produzione di una tonnellata di acciaio richiede circa 1.100 kg di rottame (più altri ingredienti) e l'utilizzo di energiaelettrica per un totale di circa 400 kWh; la produzione oraria di acciaio si aggira attorno alle 90 tonnellate.Il processo comporta la formazione di scorie (circa 200 kg per tonnellata di acciaio prodotto) e l'emissione di gas e polve-ri. Tali emissioni possono essere suddivise in due grandi categorie,quella delle emissioni primarie (o “convogliate”) e quelladelle emissioni secondarie o diffuse.

Le emissioni primarie sono quelle chesi formano durante il processo di fu-sione, a forno chiuso; esse vengonoconvogliate in condotte che le tra-sportano fino alla base dei due camini,dove sono filtrate ed abbattute, dandoorigine alle cosiddette “polveri diabbattimento fumi” (per ogni tonnel-lata di acciaio l'impianto produce circa17 kg di polveri abbattute). Una picco-la parte di queste emissioni primariesfugge all'abbattimento ed esce dai ca-

mini in forme non percepibili alla vista.Le emissioni secondarie (o diffuse), invece,si liberano esplosivamente quando la voltadel forno viene aperta per ricevere la cari-ca di rottame; una carica si aggira intorno a30 tonnellate e si ripete tre volte all'ora.Buona parte di queste emissioni diffuseviene aspirata dalla cappa sovrastante ilforno e quindi convogliata e a sua volta

abbattuta; una parte, tuttavia, non vienecatturata e si diffonde sia all'internodell'impianto che all'esterno, passandoattraverso le varie aperture del capannone.Secondo una stima del perito del tribunaledi Trento, il prof. Borroni, fatta nel 2011,le emissioni ai camini oscillano tra 0,2 e0,6 kg/ora mentre quelle fuggitive varia-no tra 2 e 5 kg/ora (per un totale di quasi20 ton/anno). Secondo stime dell'APPA,negli anni precedenti al 2009 le emissionifuggitive ammontavano a 80 kg/ora (300ton/anno circa) e a valori ancora più ele-vati nei decenni precedenti. La composi-zione e la pericolosità delle emissionifuggitive equivalgono a quelle delle emis-sioni abbattute o in uscita dai camini.Una differenza importante tra polveriabbattute e polveri fuggitive è rappre-sentata dalle dimensioni: pochi millesimi dimillimetro quelle abbattute, fino a pochidecimi di millimetro quelle fuggitive. Lemaggiori dimensioni rendono più fa-cilmente accertabile la loro presenza.

Nella discarica denominata “Fastro 1” (situatasulla destra orografica del torrente Moggio),diproprietà del Comune di Borgo Valsugana edata in gestione alla Ditta Boccher, i gestorihanno smaltito illecitamente decine di miglia-ia di tonnellate di rifiuti, costituiti da scorie diacciaieria bianche enere miscelate con altririfiuti di origine ignotae aventi una concen-trazione di contami-nanti superiore ai li-miti prescritti dallanormativa vigente enegli atti autorizzatividel comune di Borgo edella Provincia Auto-noma di Trento. Talesmaltimento illecito èstato possibile grazie alla falsificazione dei re-gistri di carico/scarico tenuti dalla ditta.La stessa ditta ha depositato nella discaricacirca 2.000 tonnellate di scorie bianche nonpreviste nel progetto, oltre a fanghi prove-nienti da industrie estrattive e di lavorazione dimateriali litoidi e “fanghi di lavaggio” dimacchinari utilizzati nella produzione dicalcestruzzo, le cui caratteristiche chimico-fi-

siche non avrebbero consentito il loro smalti-mento nella suddetta area.Altro capitolo riguarda la bonifica agraria delterreno della Fondazione de Bellat, sito nel

Comune di Castelnuovo,dove sono stati conferitialmeno 13.561 m3 (pari acirca 20.341 tonnellate) dirifiuti risultanti dalla mi-scelazione (effettuata nel-l’impianto della Bocchers.r.l.) di scorie biancheprodotte dall’AcciaieriaValsugana S.p.A. con “ter-re e rocce da scavo” e rifiu-ti da demolizione prove-nienti da cantieri edili estradali. Anche tali rifiuti

sono stati depositati illecitamente, non posse-dendo le caratteristiche chimico-fisiche pre-scritte dalla legislazione vigente per l'effettua-zione di bonifiche agrarie.Nell’autorizzazione concessa (in data 20marzo 1997) dal Comune di Borgo alla DittaBoccher per la discarica di Fastro 1, in riferi-mento alle condizioni necessarie per l'auto-

rizzazione della gestione del sito,si afferma che “in data15.11.1996 [si è] rilevata l’insus-sistenza di procedimenti penali econdanne nei confronti dei socidella società”.Nell’autorizzazione per la discari-ca di Fastro 2 il Comune diBorgo, in data 23 gennaio 2008,concede l'autorizzazione “rilevatal’insussistenza di procedimentipenali e condanne nei confrontidel legale rappresentante, e degliamministratori della ditta”.Ora le carte sono cambiate, dalmomento che il 27 marzo 2012 irappresentanti della Ditta Boc-cher sono stati condannati per levicende riguardanti la discarica diFastro 1, la bonifica agraria deBellat e altri reati ambientali. Ci sichiede ora come mai il Comunedi Borgo Valsugana, pur nonessendo più rispettate le clausolelegate alle condanne subite sopracitate, in data 21 dicembre 2012abbia prorogato l’autorizzazionealla gestione di Fastro 2.

I responsabili, sia comunali che provinciali,tendono a minimizzare e rassicurare; eppu-re nelle acque che scendono dalle pendicidi San Lorenzo si riscontrano valori pre-occupanti di cromo esavalente.ValsuganAttiva, avvalendosi di laboratoriqualificati, ha effettuato prelievi pressoun’abitazione privata che ha come unicafonte di approvvigionamento idrico leacque di falda di San Lorenzo; in tutti iprelievi è stata superata la soglia minima di5 microgrammi/litro, con valori, rispetti-vamente, di 7, 9 e 10.È ormai appurato che la causa della pre-senza del cromo esavalente nelle acque diSan Lorenzo sono i 150.000 m3 di polveridi abbattimento fumi depositati nell'ex ca-va di San Lorenzo tra il 1981 e il 1988,senza che venisse preso alcun accorgi-mento per garantire la messa in sicurezzadella discarica. All’epoca già si era alcorrente della pericolosità delle sostanzecontenute nel materiale depositato; eppuretanto le amministrazioni comunali e pro-vinciali quanto i vari uffici tecnici diedero

parere favorevole all'attività di deposito.Ora, per cercare di limitare i danni deri-vanti dal percolamento, è stato posizionatosopra la discarica un telo impermeabile,che ha il compito di trattenere le precipita-zioni meteoriche impedendo, così, unulteriore dilavamento delle sostanze inqui-nanti sottostanti, nella speranza che il cro-mo esavalente presente in falda diminuisca.Tuttavia l’acqua piovana non giunge all’in-terno della discarica solo tramite le precipita-zioni, ma anche per scorrimento lungo ifianchi della montagna. Le ultime analisi,effettuate in data 6 maggio 2014, conferma-no le preoccupazioni diValsuganAttiva: a di-stanza di sette mesi dal posizionamentodei teli il valore di cromo esavalente èancora una volta di 7 microgrammi/l.Pertanto ValsuganAttiva ritiene questascelta, costata al Comune di Borgo lacifra di 102.000 €, un provvedimentod’urgenza e temporaneo, in attesa diuna completa rimozione delle sostanzee la loro dislocazione in siti specializzatiper i rifiuti tossici e pericolosi, anche sequest’operazione avrà un costo stima-bile attorno ai 7-8 milioni di euro.

San Lorenzo, montagna stori-ca per i borghigiani e sede diun millenario eremo, untempo era meta di pellegri-naggi per invocare la pioggianelle estati siccitose. Ironiadella sorte, ora si dovrebbepregare che non piova, perscongiurare pericolosi incre-menti nella percolazione delcromo esavalente depositatonell'ex cava di San Lorenzo.

Recentemente alle discariche più note, che hanno contraddistinto la storia recente dellaValsugana (come Monte Zaccon,San Lorenzo, Prae, Fastro), se ne sono aggiunte di nuove. Esse si collocano in particolare tra gli abitati di Olle e BorgoValsugana e in alcuni casi sono abusive; tutte, grandi o piccole che siano, hanno in comune la caratteristica di contenerescorie o polveri di abbattimento fumi dell’acciaieria di Borgo.I costi necessari per scongiurare la loro pericolosità promettono di essere molto elevati; d’altronde questa è la pesanteeredità lasciataci dalla presenza di un impianto siderurgico che mai avrebbe dovuto arrivare inValsugana.

La discarica delle Prae è tornata di recenteagli onori della cronaca, quando, durante gliscavi per la posa delle tubazioni di unacentralina idroelettrica lungo l’asse deltorrente Moggio, la Ditta Boccher haintercettato per un tratto di alcune decine dimetri materiale proveniente dall’acciaieria(scorie e polveri fini).La ditta, in data 7 maggio 2012, ha segnalatotale rinvenimento, ma solo dopo aver già po-sizionato le tubazioni nel tratto interessato,anziché interrompere immediatamente i la-vori come previsto dalla legge.Non sapendo di suddetta segnalazione, il 14maggio 2014 il presidente diValsuganAttiva,Walter Tomio, ha segnalato alla Stazione fo-restale di BorgoValsugana il rinvenimento dimateriale sospetto, avvenuto durante unapasseggiata lungo il Moggio.Contribuisce a creare perplessità su questavicenda il fatto che le scorie e le polveriemerse durante lo scavo si trovavanoall’esterno della recinzione che avrebbe do-vuto delimitare la discarica, il che avrebbe si-gnificato un illecito nella gestione; ci è statospiegato che la recinzione non rispecchiava le

reali dimensioni della discarica e che quindiera tutto regolare. Ma, allora, come è statopossibile passare attraverso un corpo discari-ca con una condotta forzata quando la leggeimpedisce la realizzazione di infrastrutture alsuo interno?In seguito il Comune di Borgo, per fare chia-rezza, ha deciso di incaricare lo studio ISERsrl di effettuare accertamenti sulla discarica,conclusisi con una Relazione Tecnica datata16 luglio 2012.Sulle modalità con cui sono stati effettuati gliaccertamenti, e le relative conclusionicontenute nella Relazione, vi sono state leprese di posizione diValsuganAttiva, che tra-mite il suo tecnico di riferimento, il profes-sor Piergiorgio Iobstraibizer, ha presentatotre contro-relazioni – l’ultima delle quali inseguito all’incontro tra il Comune di Borgo,ISER eValsuganAttiva avvenuto il 22 ottobre2012 –, nelle quali venivano fatte notare lecriticità dello studio e si davano consigli perrenderne i contenuti più aderenti alla realtà.Le perplessità sollevate da ValsuganAttiva ri-guardano, innanzitutto, la mancata effettua-zione di un carotaggio appropriato nelcentro del corpo della discarica, tale dapermettere di capire la reale composizionedei materiali conferiti e l'eventuale contami-nazione del terreno sottostante. ISER ha di-

Prae, che nonostante la nostrasegnalazione ancora non si èprovveduto a rimuovere. Eppurela sostanza contenuta in quei fu-sti, fino a quando non se ne co-noscerà l’esatta composizione,potrebbe essere tale da causareun disastro ambientale.

Il suggestivo sentiero che parte da Olle e, seguendo in senso inversoil corso del Moggio, raggiunge laValle di Sella è dedicato alla me-

moria di Don Cesare Refatti, grande amante della natura, che con la sua attivitàavvicinò tanti giovani d'inizio Novecento alla montagna. Non sarebbe felice, DonCesare, di sapere che la partenza del sentiero che lo ricorda è costellata di discariche.

Nella cartina, accanto alle discariche già ci-tate, si possono osservare altre aree, alcunedelle quali sono state sicuramente utilizzate,in passato, per depositare scorie e polveri diabbattimento dell’acciaieria; per altre vi èsolo il dubbio e si auspica un accertamento.Si ricorda, in particolare, una zona nel co-mune di Castelnuovo attualmente collocatasulla destra orografica del Moggio, che agliinizi degli anni Ottanta, quando vi venivanoportate le polveri di abbattimento dei fumidell’acciaieria, era ancora alveo del torrente.All’epoca ilWWF aveva segnalato alle auto-rità competenti il grave rischio perl’ambiente e la salute, aveva effettuato anali-si e fatto fotografie. Sono passati più ditrent’anni, le polveri sono ancora lì: anzichétrasportarle in siti per il trattamento dei ri-fiuti speciali si è pensato bene di “bonificare”l’area trasformandola in prato. Sotto l'erba,però, il terreno resta contaminato.Sulla sponda opposta nel dicembre 2013, inoccasione di un carotaggio in Via Sacco (nelparcheggio del centro sportivo) sono statetrovate altre polveri di abbattimento fumi: sitratta di una discarica che non era stata au-torizzata, e che testimonia come per l’accia-

ieria e le amministrazioni degli anni Ottantafosse normale trattare il territorio come unacomoda, pratica ed economica pattumiera,senza che le conseguenze che ciò avrebbeavuto sul territorio e l’eredità che si lasciavaalle generazioni future scalfissero minima-mente le coscienze.Dov’erano i controllori allora?I siti inquinati sono parecchi, e nuovi rifiutie terreni “sospetti” continuano ad emergere,complice anche il dilavamento causato dallepiogge degli ultimi mesi. Ne rappresentanoun esempio le scorie affioranti lungo la pistapedonale alla confluenza dei torrentiMoggio e Fumola, dove tra il 1990 e il 1991sono stati scaricati dalla ditta Boccher12.000-15.000 m3 di scorie provenientidall’acciaieria, incredibilmente autorizzatedal Servizio Protezione Ambiente della Pro-vincia con il fine di rinforzare l’argine deltorrente Moggio, seguendo il suggerimentodell'acciaieria stessa.Ci sembra ormai chiaro che il terreno checirconda il torrente Moggio, dalla localitàPrae fino alla confluenza con il Brenta, ètutta una discarica di scorie e polveri diabbattimento fumi.ValsuganAttiva lo ha segnalato sui giornali eagli organi competenti, che hanno poi in-formato la Procura diTrento, ma fino ad oranon abbiamo notato azioni concrete volte afare chiarezza.Ci riferiamo anche ai fusti in ferro, conte-nenti sostanze di colore rosso-arancione eillecitamente sepolti nella discarica delle

chiarato di non aver potuto perfo-rare oltre i 10-14 metri a causadella durezza del materiale depo-sitato; ValsuganAttiva ha conte-stato quest'affermazione, dal mo-mento che sarebbe stato possibileeffettuare perforazioni molto piùin profondità utilizzando sondediamantate, come quelle usatenella discarica di Monte Zaccon(dove si sono raggiunti i 55 mperforando materiali molto simi-li).Inoltre, ValsuganAttiva ha conte-stato la scelta di posizionare i pie-zometri per effettuare prelievid'acqua all’interno della falda delMoggio anziché al di sopra del li-vello massimo raggiunto dallafalda stessa, con l'ovvia conse-guenza che le analisi risulterannosempre nei limiti di legge perchéannacquate.In occasione della serata pubblica“10 domande al Sindaco” del 17gennaio 2014, il Sindaco di Borgoha affermato che per l’Ammini-strazione Comunale il caso Prae èchiuso. Per ValsuganAttiva il casonon è chiuso: i traguardi che ci siera prefissi non sono statiraggiunti e quindi i 30.000 € dellacollettività che il Comune (conindubbio impegno etico) ha spesoper cercare di fare chiarezza sonoserviti a poco.

L’attività esercitata dalla Leali Steel S.p.A.nello stabilimento di BorgoValsugana rientra fra gli impianti assoggettati all'AIA,come previsto dal D.Lgs. 152/2006, parte seconda,Titolo IIIbis.Nel 2007 è stata rilasciata la prima AIA, subordinata alla realizzazione di interventi per la riduzione dell'inquinamento,in particolare quello derivante dalle emissioni diffuse fuggitive.Nel 2012 l'AIA è stata prorogata in deroga per oltre 11 me-si. Con il provvedimento del 22 novembre 2013 l'AIA viene rinnovata, sostituendo i documenti tecnici di aggiornamento ri-lasciati dall'APPA nel quinquennio 2007-2012.Nell'AIA del 2013 sono riportate le osservazioni avanzate, nella fase istruttoria dell'Autorizzazione, da parte dell'Associa-zioneValsuganAttiva, dell'Associazione Medici per l'Ambiente ISDE e della ComunitàValsugana e Tesino, riconosciuti“portatori di interesse” che raccolgono perplessità ed istanze diffuse tra la popolazione locale.

La nuova autorizzazio-ne rinvia al 28 febbraio 2014 lapresentazione, da parte delladitta, del Piano di Monitoraggio eControllo (PMC) previsto dalD.Lgs. 152/2006. Il Pianodev'essere redatto seguendo leindicazioni fornite dall’APPA(riportate nell'Allegato 4dell’AIA).È da rimarcare il fatto che ilPMC avrebbe dovuto essereapprovato e vigente già con laprima AIA, autorizzata nel2007, in modo da assicurare ilcostante controllo, da partedella ditta e dell'APPA, di tuttauna serie di informazioni sullagestione dell’impianto, tra lequali il consumo di risorse idri-che ed energetiche, la correttaeffettuazione di manutenzioniagli impianti di trattamentodelle emissioni e delle acque ecosì via.

I valori limite diemissione ed i relativi controllivengono definiti in Tabella 1Adell’Allegato 2. I valori limite darispettare sono quelli già definiticon le precedenti autorizzazionie descritti in termini di con-centrazione e flusso di massa.

Per quello che attiene imicroinquinanti trovano piena applicazionei valori limite in concentrazione e flusso dimassa definiti dalla “Legge Kessler” (L.P.19/11/2010, n. 24) per diossine, IPA ePCB.Viene inoltre stabilito un nuovo limite inconcentrazione per l’inquinante PCB(policlorobifenili diossina-simili), pari a0,1 ng/Nm3 TEQ (tossicità equivalente).Non viene invece definito, per questoparametro, uno specifico limite in flusso dimassa.

Programmato fin dal 2011, esso proseguein regime di sperimentazione fino al31/12/2014, con presentazione dei datientro il 31/01/2015.

Vengono confermate la presenza e la gestio-ne del sistema di monitoraggio in continuodelle emissioni in atmosfera (SME) nei due

camini principali dello stabilimento per iparametri polveri, monossido di carbonio(CO) ed ossidi di azoto (NOx). L’apparatodeve consentire la misura in continuo delleconcentrazioni istantanee degli inquinanti,della portata e della temperatura dei fumi,permettendo così la determinazione delleconcentrazioni orarie e giornaliere degliinquinanti e dei flussi di massa emessi.Con il provvedimento di rinnovo, l’APPAstabilisce che le misure effettuate con lo SMEsono utilizzabili ai fini della verifica del ri-spetto dei limiti solamente a seguito della va-lidazione del sistema da parte dell'APPA, edel conseguente aggiornamento dell'AIA chedefinirà puntualmente i suddetti criteri divalutazione.La validazione dello SME rappresenta unanovità per l’acciaieria di Borgo Valsugana epone delle perplessità.Il sistema di analisi in continuo, prescritto giàcon la prima autorizzazione, doveva, da subi-to, garantire i requisiti stabiliti dalla stessaAgenzia in termini di configurazione genera-le e caratteristiche specifiche del sistema ditrasmissione dei dati. Della strumentazioneviene inoltre (ormai da anni) verificata pe-riodicamente la calibrazione seguendo lemodalità stabilite dalla normativa nazionale.Non si capisce pertanto in cosa consista la“validazione” da parte dell’ente controllorerichiamata nell’attuale autorizzazione né conquale tempistica verrà eseguita.Sembra perlomeno strano che dopo diversi

La struttura della nuova autorizzazionerimane inalterata; accanto ai valori li-mite di emissione per le diverse matriciambientali (emissioni, scarichi idrici erumore), già presenti nella precedenteautorizzazione, si stabiliscono delle pre-scrizioni per la gestione dell’impianto eper altri interventi di adeguamento omiglioramento previsti.

Nel recente studio della Provincia "Approfondimentisull'incidenza ambientale dell'acciaieria di BorgoValsugana2010-2012" si afferma: "purtroppo la stima delle emissionidiffuse da capannone e deposito scorie è affetta da una elevataincertezza; questo aspetto è tanto più negativo quanto più esseassumono un ruolo significativo nel determinare l'impatto sullaqualità dell'aria dell'ambiente circostante l'impianto".Quali sono e saranno gli effetti sugli organismi di questetrentennali "cure inalatorie"?

anni di esercizio della strumentazione checompone lo SME l’ente accertatore siaccorga che il sistema di misura necessita divalidazione (peraltro non richiamata in nes-suna normativa nazionale o provinciale).Appare senz’altro incongruente mantenerel’applicabilità delle sanzioni per tutti gliadempimenti prescritti per la corretta ge-stione dello SME (calibrazioni periodiche,trasmissione dei dati...), derogando poi suirisultati delle misure effettuate con la stessastrumentazione nel caso di superamento deivalori limite di emissione.

Analoghe considerazioni ri-guardano la validità dei controlli autonomiche la ditta deve effettuare periodicamente,trasmettendone poi i risultati all’AgenziaProvinciale. Anche in questo caso l’APPAafferma che i risultati, quali essi siano, nonhanno validità ai fini dell’applicazione dellesanzioni penali previste D. Lgs. 152/2006(art. 29-quattordicies, comma 2).Anche questa interpretazione non ri-sulta suffragata da alcun riferimentonormativo; al contrario, il citato arti-colo di legge sanziona proprio chi nonottempera alle prescrizioni imposte

con l’autorizzazione, comprese quindi quelleattinenti il rispetto dei limiti, parte inte-grante della medesima autorizzazione.

Entroil 31 dicembre 2013 avrebbe dovuto esserepresentato uno studio di fattibilità sulla pos-sibilità di installare portoni ad aperturatemporizzata, o misure tecniche equivalenti,che consentano di isolare la campata B delcapannone durante le fasi di caricamento ce-ste e quella di attivazione dell’aspirazioneausiliaria, in modo da limitare la formazionedi emissioni diffuse. L’intervento dovrà esse-re concluso entro il 30 settembre 2014.

Entro il 30 settembre2014 l'azienda dovrà realizzare il sistema diaspirazione ausiliaria nella zona del capanno-ne (lato Trento), a ridosso dello scarico sco-ria. L’intervento, suggerito dal prof. Borroninella sua perizia del 2011, era stato già auto-rizzato, pertanto l'ulteriore proroga conces-

sa appare eccessiva.

Con la nuova autorizzazionel'APPA stabilisce (accogliendo laproposta della ditta) chel’impianto è da ritenersi “a regi-me” e “nelle più gravose condizio-ni di esercizio” dopo il primo ciclodi colata, della durata di cinquantaminuti circa. Questo significa chei valori limite di emissione non siapplicano nella prima operazionedi colata del forno, consentendo,di fatto, di caricare, con le cesteche compongono la prima colata,materiale di qualsiasi qualità ecomposizione; operazioni già do-cumentate in occasione delle di-verse perizie ufficiali e durante lequali si assiste ad un frequente su-peramento dei limiti, in partico-lare per quanto riguarda il mo-nossido di carbonio.Questa prescrizione, inoltre, nonrisulta tecnicamente ragionevolein quanto, per la natura del pro-cesso svolto in acciaieria, non

appena al forno viene applicatal’energia (termica ed elettrica) neces-saria al processo di fusione, l’impiantoè già pienamente operativo, passandodirettamente dalla condizione di “zeroproduzione” a quella di regime e diproduzione.

Entro il 30 giugno 2014 la ditta do-vrà riproporre uno studio inerente le emis-sioni di monossido di carbonio sviluppatedurante il processo di fusione, aggiornando ildocumento elaborato nel 2004 (e successivoal superamento dei limiti accertatodall'APPA nel 2002).Occorre evidenziare che già nel 2004 la dittaaveva documentato la realizzazione di una se-rie di interventi tecnologici e di ottimizza-zione al fine di ridurre la presenza delleemissioni di monossido di carbonio, che di

fatto hanno avuto risultati non propriamenteconfortanti, visti i numerosi sforamentiaccertati e documentati dal sistema SME nelperiodo 2009-2011.

Vie-ne prescritto di rendere disponibili su sitoweb, a partire dal primo gennaio 2014, delleregistrazioni video effettuate con una teleca-mera fissa a colori e ad alta risoluzione cheinquadra costantemente dall’esterno lacappa posta sopra il forno fusorio.Ad oggi la prescrizione non risulta rispettata.

Questo sistema di videosorve-glianza, sollecitato più volte dallaCommissione Ambiente dellaComunità di Valle, appare indi-spensabile per accertare il verifi-carsi di vistose fuoriuscite di gas epolveri, come quelle già ripetuta-mente registrate da telecamereprivate. Si tratta di emissionidiffuse fuggitive non captate daipresidi di abbattimento (la cappasopra il forno fusorio) e di conte-nimento (il tamponamento dellevarie aperture del capannone),che si disperdono in atmosferaper poi ricadere a terra a moltichilometri di distanza, inqui-nando le diverse matriciambientali (edifici, suolo, vegeta-zione, acque, etc).

Attualmente l’acciaieria, in se-guito alle migliorie apportate,ha ridotto sensibilmente ilquantitativo di polveri emessedai camini e dal capannone co-me emissioni diffuse, ma conti-nua comunque ad emettere so-stanze inquinanti pericolosissi-me per la salute su un territorioche nel tempo ha già accumulatouna quantità abnorme di tali so-stanze.Molte delle sostanze emesse nelpassato, e che anche con l'attua-le impianto continuano in modoinarrestabile ad accumularsi nelterritorio, vengono denominate“inquinanti persistenti”, per ilmotivo che non si biodegradanocome i composti naturali maimpiegano moltissimi anni perdegenerare in altre sostanze. Inquesto lungo periodo, entranonella catena alimentare attra-verso l’acqua, il latte e i suoi de-rivati, contribuendo a svilupparele ben note e tristi malattie cheaffliggono le società moderne

industrializzate, ovvero il cancro, le ma-lattie cardiovascolari, il diabete, i disordiniimmunitari.Nel corso degli ultimi decenni l’ambientedella Valsugana è stato indubbiamente cari-cato di sostanze inquinanti (non solo pro-venienti dall’acciaieria, si intende, ma que-st’ultima ha avuto un ruolo sicuramente ri-levante) e può essere paragonato ad unapersona con uno stile di vita sbagliato: laValsugana negli ultimi trent’anni non èstata protetta ed ora manifesta chiari segnidi malattia ambientale. Nessun medico po-trebbe accettare che un paziente alcolista,e con chiari sintomi di malattia alcolica,continui ad assumere alcool anche se inquantitativi minori di prima.Numerosi sono i “sintomi” che rivelano lamalattia silenziosa dellaValsugana.

Innanzitutto citiamole sferule metalliche rinvenute nelle polve-ri raccolte a chilometri di distanzadall'impianto, cui fa riferimento l'articolo ap. 4. Esse, per le loro piccole dimensioni,possono passare nel sangue attraversol’intestino e gli alveoli polmonari ed entra-re nelle cellule, dove svolgono il lorosubdolo effetto legandosi al DNA eportando facilmente la cellula alla tra-sformazione neoplastica, oppure causandoquelle alterazioni degenerative che induco-

no le malattie croniche e che non cipermettono di raggiungere una vecchiaiaserena e libera da malattie.

L'articolo alle pagine 5, 6 e 7ben documenta le discariche che si conti-nuano a “scoprire” sul territorio valsuga-notto: queste si trovano in zone delicate, aridosso dei torrenti, sotto le nostre case,nei prati utilizzati per il pascolo: non èdifficile immaginare come le sostanze peri-colose per la salute possano passare dalterreno nel nostro corpo.

Durante la stagione fredda aBorgo è consuetudine ormai da molti anniregistrare sforamenti di polveri sottili, su-perando i limiti di legge per numero disforamenti e per concentrazione.

Uno studio epide-miologico indipendente, condotto suglioperai che hanno lavorato nell’impianto si-derurgico di Borgo Valsugana, ha docu-mentato un'importante incidenza di ma-lattie cronico-degenerative e cancro, conuna significativa riduzione della speranza divita.Al di là di questi “sintomi” oggettivi, è as-solutamente plausibile che tale inquina-mento, protratto per anni e con puntemolto intense, abbia una diretta conse-guenza sulla salute della popolazione.

Nella delicata e complessa vicenda ambientale dell’acciaieria di BorgoValsugana e tutte le susseguenti ad essa riconduci-bili, l'associazione dei Medici per l’Ambiente (ovvero ISDE, acronimo di International Society of Doctors for the Envi-ronment) ha svolto un ruolo di vivo sostegno del Corpo Forestale dello Stato e della Procura diTrento e di aspra critica neiconfronti degli organi istituzionali provinciali.Lo stabilimento siderurgico, nel corso della sua attività ultratrentennale, ha avuto un impatto ambientale su un'area benpiù ampia dell’immediato perimetro dell’impianto, con un carico di inquinanti chimici persistenti che dal punto di vistasanitario rappresentano un intollerabile fattore di rischio di malattia grave per tutti i residenti nei comuni della zona.

L’impianto è stato aperto senza alcun pianoper lo smaltimento delle enormi quantitàdi polveri inquinanti prodotte, e nei primianni di esercizio non ha avuto alcun dispo-sitivo di abbattimento dei fumi; questo no-nostante un decennio di polemiche daparte della popolazione locale, polemichealle quali, come testimoniano i giornalidell’epoca, i politici (fra i quali l’assessoreGuido Lorenzi, valsuganotto) avevano ri-sposto con risolute rassicurazioni sull'ade-guatezza tecnologica dell’impianto: esatta-mente come sta accadendo oggi.Quanto è accaduto è solo in parte spiega-bile con l’ignoranza da parte degli ammini-stratori di allora e di taluni tecnici circa lapericolosità di quanto derivante dall’attivi-tà di fusione. Ignoranza non imputabile,comunque, ai vertici tecnici provinciali,che già sul finire degli anni Ottanta eranoperfettamente consapevoli del carico diinquinamento che tale impianto immettevanella Valsugana: dagli atti – resi pubblici –delle indagini giudiziarie è infatti emersoun appunto scritto a mano dal dirigenteAPPA di allora, il quale riportava uncommento del prof. Ragazzi su comel’acciaieria di Borgo fosse comparabile, perquanto riguarda la diossina, a cinquanta

inceneritori di rifiuti solidi urbani.Neppure la necessità di promuovere la ma-nodopera locale (argomentazione cheancor oggi viene usata per sostenere la ne-cessità di opere impattanti) può giustificareuna totale mancanza di precauzioni daparte di tutti gli organi istituzionali,intendendo per questi gli uffici tecnici delComune, i servizi forestali della Provincia,gli uffici provinciali di ogni livello. Comeunica eccezione ricordiamo il vigile urbanoCappello che, “voce nel deserto”, puntual-mente denunciava scarichi, emissioni ealtre lordure. Ugualmente ignorate furonole denunce della locale sezione del WWF,che si cercò di mettere a tacere anche conatti violenti.

Un'ulteriore considerazione riguarda i datiepidemiologici sui tumori e su altre ma-lattie che sono stati diffusi dall’AziendaProvinciale per i Servizi Sanitari, e che, se-condo l'APSS, non rivelano un aumentodell’incidenza di malattie inValsugana.Questo commento, tuttavia, va integratocon alcune considerazioni. I dati epidemio-logici, così come sono stati raccolti, nonsono adatti a studiare un fenomeno di

inquinamento puntuale, a meno che questonon causi quasi una catastrofe. Il campioneesaminato, infatti (tutta la popolazionedella Valsugana), è molto diluito, com-prendendo sia soggetti a basso rischio (co-loro che abitano lontano dall’impianto oche si sono trasferiti da poco) che soggettiad alto rischio (gli operai, gli abitanti delleprime cerchie attorno alla fabbrica, lepersone che hanno abitato nella zona permolti anni e così via): questo fa sì che leeventuali evidenze siano nascoste da fattoriconfondenti. Per chiarire il concetto con

un esempio, se una musica èsuonata assieme ad altri rumoridi fondo preponderanti, ad unprimo ascolto non verrà perce-pita, ma si sentirà un unico bru-sio generico. Se un ascoltatore,invece, riesce ad abbassare suffi-cientemente il volume del di-sturbo ed esegue una selezioneattenta dei suoni che gli arriva-no, può riuscire a distinguerequella musica dal resto. Per sco-prire i reali danni dovuti all’atti-vità dell’acciaieria occorronopertanto studi epidemiologiciprogettati e svolti ad hoc.Secondo i Medici per l’Am-biente i dati epidemiologici de-vono essere disaggregati in mo-do da scovare i soggetti a ri-schio, eliminando così i fattoriconfondenti; devono essere stu-diati gli accessi in Pronto Soc-corso per sintomi acuti durantel’anno, confrontandoli con lerelative concentrazioni di PM10e PM2,5. Le statistiche inoltrevanno studiate mettendo aconfronto i dati della Valsuganacon altre vallate alpine che ab-biano le medesime densità abi-tative e caratteristiche oro-geo-grafiche e non, come nel casodello studio dell'APSS, con areedensamente urbanizzate e indu-strializzate (Trento).In altre parole, dal punto di vistaconoscitivo molto resta ancorada fare per dare una corretta de-finizione agli effetti ambientalidell’acciaieria di Borgo.

I medici per l’ambiente ribadiscono che, anche in relazione al carico di inquinamento creatosi inValsugana in questiultimi decenni, è imperativo che l'impianto siderurgico venga posto in sicurezza ricorrendo a soluzioni tecniche chegarantiscano la segregazione totale del forno, come avviene in altri impianti (ad esempio il SiderurgicoVoestAlpine diLinz, in Austria) e come è del resto cosa normale persino negli inceneritori di rifiuti solidi urbani.Ritengono inoltre che una corretta definizione del problema potrà aversi quando saranno esaurite le conflittualitàeconomico-sociali che tali impianti si portano appresso e delle quali si fanno scudo contro i tentativi di superare il loroirrazionale modello di sviluppo.

ultrafine con meno di 0,1 micron di dia-metro) passano nel torrente circolatorio eriescono ad attraversare le membranecellulari arrivando fino al sistema nervosocentrale ed ai vari organi, dove i vari inqui-nanti possono esplicare, oltre a genericieffetti come lo stress ossidativo dei tessutie danni al sistema cardiocircolatorio, i loroeffetti particolari.È piuttosto diffusa l'abitudine di usare lacenere residua come fertilizzante perl’orto; chi avesse avuto la malaugurata ideadi farlo con la cenere delle immondiziebruciate dovrebbe sapere che è unconcentrato micidiale di sostanze cancero-gene e tossiche per l’organismo, le stesseche si trovano nel fumo che esce dal cami-no, il quale, se usato nell’orto e nel campo,

viene assorbito dalle piante coltivate e,attraverso la catena alimentare, puòentrare nel nostro organismo e lì accu-mularsi, determinando danni alla no-stra salute.

Persiste purtroppo, ed è piuttosto diffusa nelle nostre valli, la pratica “fai da te” di chi crede di risolvere il problema deirifiuti domestici semplicemente “eliminandoli” direttamente a casa e li brucia nella propria stufa, evitandosi così il fasti-dio di separare i vari materiali riciclabili e di conferirli (soprattutto se abbondanti o ingombranti) ai centri di recuperoe contenendo, nel medesimo tempo, la spesa per la tassa sui rifiuti solidi urbani.La pratica di cui parliamo è illegale, ma difficilmente si hanno segnalazioni o multe; spesso vediamo fumate dense, dicolore strano, e percepiamo odore acre provenire dal camino di un vicino, o addirittura dal materiale bruciato nei fustidi metallo di qualche fattoria o in un falò in un campo, ma prevalgono la sensazione di disagio nel denunciare unapersona che vive vicino a noi e l’incertezza che quello che vediamo sia davvero ciò che crediamo, e preferiamo borbottaree allontanarci.Ma sia chi brucia le immondizie che chi respira “passivamente” le folate di fumi e fuliggine sono davvero consapevoli diquello che stanno facendo?

Plastica, nylon, polistirolo,vernici, gomma, residui metalli-ci, carta stampata, legna verni-ciata, materiale sintetico diimballaggi e pellame bruciando atemperature elevate liberanosostanze altamente tossiche epersistenti dette “inquinantiorganici persistenti”, o POP(acronimo inglese di PersistentOrganic Pollutants). I POP sonosostanze chimiche molto resi-stenti alla decomposizione (alcu-ne rimangono presenti nel terre-no fino a vent'anni prima di di-mezzarsi); con la combustione deirifiuti essi impregnano l’aria, sidepositano sul suolo e nell’acqua,entrano nella catena alimentare esi accumulano nel nostro organi-smo, il quale non è in grado di eli-minarli.Parliamo di diossine e furani(PCDD e PCDF); policlorobife-nili (PCB); idrocarburi policicliciaromatici (IPA); metalli pesantiquali piombo, cadmio, cromo,mercurio, ferro, zinco; ossidi di

azoto e zolfo. Sono le stesse sostanze chevengono prodotte durante i processi dicombustione negli inceneritori di rifiuti, cheperò si avvalgono di impianti altamentetecnologici appositamente studiati per limi-tare al massimo le emissioni di questi inqui-nanti, tramite l’adozione di miscele di rifiutiadeguate, il trattamento degli stessi a tempe-rature elevate (che nelle nostre stufe e neiroghi non vengono raggiunte), la presenza difiltri per limitare il passaggio degli inquinantinei fumi, il convogliamento dei fumi trattatiin ciminiere molto alte, in grado di disperde-re il più in alto possibile, e quindi il più lonta-no possibile, il residuo tossico. Inoltre taleresiduo, per legge, deve avere un contenuto

delle singole sostanze sopra menzio-nate inferiore a determinate soglie diconcentrazione. È comunque oppor-tuno ricordare che, nonostante latecnologia avanzata ed i limiti di leggeche impongono un limite di con-centrazione di 0,1 ng/m3 di diossinenei fumi al camino, gli inceneritorirestano una delle principali fontiemissive di diossina in atmosfera epertanto una soluzione non idonea arisolvere il problema dell’eccesso dirifiuti.Bruciando l’immondizia in casa nonfacciamo altro che creare un piccolo

inceneritore incontrollato a domicilio, cheemette sostanze tossiche a concentrazionianche mille volte superiori a quelle pro-dotte da un inceneritore; non vi sono siste-mi di filtraggio e i comignoli sono moltobassi, cosicché i fumi possono ricadere alsuolo anche attorno alla nostra casa e nellezone vicine in quantità molto elevata (ri-sultando a volte addirittura irritanti per gliocchi e le vie respiratorie), depositandosinei nostri giardini, nei nostri orti, sui giochiall’aperto dei nostri bambini, fino a rientra-re nelle nostre abitazioni attraverso gli infis-si, inquinando l’aria che respiriamo.

Una volta emessi attraverso i fu-mi, gli inquinanti si concentranonel particolato (le cosiddettePM), passando dalla fase gassosaa quella solida; le particelle PMpiù grosse (alcuni micron di dia-metro) restano nelle vie respi-ratorie determinando effetti so-prattutto di tipo irritativo e cau-sando non solo il peggioramentodelle malattie respiratorie croni-che già presenti ma anchel'insorgenza di nuovi casi, asma,allergie e infezioni respiratoriericorrenti nei bambini; le parti-celle più piccole (il particolato

irritazioni a naso, bocca edocchi, cirrosi epatica, danni alcervello e ai reni; il lantanio(presente nei televisori a colori)a cancro polmonare e danni alfegato; il piombo causa danni alcervello, danni ai reni, difficoltàdi apprendimento, difficoltà diconcentrazione ed iperattivitànei bambini e degenerazione delsistema nervoso; il manganese

disfunzioni nella coagu-lazione del sangue,intolleranza al glucosioe alterazioni dello sche-letro; il mercurio dege-nerazione del sistemanervoso, danni alcervello e danni alDNA; il nickel emboliapolmonare, difficoltàrespiratorie, asma ebronchite cronica e rea-zioni allergiche dellapelle.

L’immondizia contienemetalli pesanti, soprattutto se vi sono pre-senti vernici e colori per materie plastiche.Per metalli pesanti si intendono convenzio-nalmente quei metalli che hanno unadensità maggiore di 4,5 grammi per centi-metro cubo; esempi di metalli pesanti sonoarsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel,piombo, tallio, vanadio. I metalli pesantisono costituenti naturali della crosta terre-stre, e molti metalli pesanti in determinateforme e a concentrazioni opportune sonoessenziali alla vita (pensiamosolo che la carenza di ferro cicausa anemia).Una caratteristica che li rendepericolosi è la loro tendenza(che li accomuna agli inqui-nanti organici persistenti) adaccumularsi in alcuni tessutidegli esseri viventi (bioaccu-mulo) provocando effetti ne-gativi sulla salute umana el'ambiente e determinandodanni tissutali diversi a se-conda che l’intossicazione sia

acuta (rapida e abbondante) o cronica(lenta e persistente nel tempo, da accumu-lo).Di seguito alcuni esempi: l’allumino è cor-relato a danni al sistema nervoso centrale,demenza e perdita di memoria; l’antimo-nio a danni cardiaci, diarrea, vomito eulcera allo stomaco; il cadmio a diarrea,dolori di stomaco, vomito, fratture ossee,danni immunitari e disordini psicologici; ilcromo a danni ai reni e al fegato, problemirespiratori e cancro polmonare; il rame a

Per quanto riguarda gliIdrocarburi Policiclici Aromati-ci, o IPA, sembra che l’esposi-zione a queste sostanze com-porti vari danni a livello ematicoe al sistema polmonare ed effettidi immunosoppressione. L’effet-to principale sulla salute asso-ciato all’esposizione è certa-mente il cancro. Alcuni IPAhanno dimostrato, in test di la-boratorio, di essere in grado dicausare il cancro per inalazione(ai polmoni), per ingestione(allo stomaco) e per contattodermico (alla pelle).

La pratica dell’incenerimento dei rifiuti a domicilio è comunque di per sé pericolosa: i gas emessi sono corrosivi eprovocano danni alle superfici di scambio di calore e alla canna fumaria; i costi di risanamento sono elevati e superanoalla fine di gran lunga i costi del corretto smaltimento delle immondizie. Più costose risultano anche la pulizia e lamanutenzione, a causa delle incrostazioni che si creano all’interno della stufa. I depositi che vi si formano aumentanoil rischio di incendio ed inoltre le compagnie assicurative possono esercitare la regressione sull’assicurato laddovesospettino una pratica di combustione non corretta: le analisi chimiche dei residui rappresentano una prova sufficienteper dimostrare una combustione illegale e quindi perseguibile.I rifiuti non scompaiono magicamente: divengono solo invisibili agli occhi, sostanze ormai fuori controllo che potrebberofarci pagare caro il presunto risparmio di oggi.Brucerete ancora i rifiuti nella stufa di casa vostra?

Le diossine si formano quandodel materiale organico brucia in presenzadi cloro, sia esso inorganico o presente incomposti organici clorurati, come il cloru-ro di polivinile o PVC (la plastica dellebottiglie di acque minerali non gasate, lepellicole fotografiche, bottiglie e flaconi didetersivi, sacchetti, alveoli per la frutta, leuova e i cioccolatini, fiale, corde; il suocomposto base è il cloruro di vinile ed è ri-conosciuto cancerogeno). Diossine, furanie alcuni policlorobifenili vengono conside-rati, dal punto di vista tossicologico, legatisoprattutto all’aumento di rischio di tumo-ri quali sarcomi, tumori dei tessuti molli eleucemie. Le diossine sono sostanze lipofi-le: tendono ad accumularsi nell’organismosoprattutto nei tessuti grassi, giungendoviattraverso la catena alimentare per inge-stione di alimenti contaminati (ad esempiouova, latte e derivati di animali allevati con

foraggio contaminato); ma non dimenti-chiamo l’ingestione di polvere (di chi re-spira aria contaminata o per ingestioneoccasionale da leccamento nei bambini), larespirazione ed il contatto dermico.L’effetto delle diossine si esplica diretta-mente a livello del DNA, coinvolgendo imeccanismi di “lettura” corretta dei suoivari segmenti.Vi sono possibili correlazionitra esposizione a diossine ed insorgenza didiabete, tiroidite e anche alcuni casi diobesità, disturbi del sistema immunitario,alterazione della fertilità (diminuzionedella quantità di spermatozoi nel liquidoseminale e aumento del numero di abortispontanei); a seguito di esposizione pre-natale, le diossine sono in grado di espli-care i loro effetti teratogeni direttamentesul feto, che può manifestare la malattiaanche decine di anni dopo la nascita.

Vediamo ora in dettaglio perché le sostanze prodotte dalla combustione dei rifiuti sono così temibili.

elettrica possibile e la sua successiva immis-sione in rete.

Ma gliimpianti a biogas suscitano anche altreperplessità.Un problema da non sottovalutare è costi-tuito dal cattivo odore che questi impiantiemettono, con conseguenti disagi per le po-polazioni che vivono nei loro dintorni;inoltre non bisogna dimenticare che i liqua-mi e la materia vegetale devono essere tra-sportati nelle zone di trasformazione, con ilconseguente inquinamento prodotto dai nu-merosi mezzi di trasporto necessari, chesmentisce la descrizione dell'energia pro-dotta da questo genere di impianti come“energia pulita”.La trasformazione in energia elettrica avvie-ne, poi, attraverso dei cogeneratori, che aloro volta sono fonte di ulteriori emissioniinquinanti in atmosfera.

InValsugana attualmente è funzionante unacentrale a biogas a sostegno di una porcilaianel territorio comunale di Ospedaletto; neè stata recentemente approvata la costru-

zione di un’altra, chesarà gestita da una so-cietà di nove allevatorilocali, nel territoriocomunale di VillaAgnedo.

Attualmente in Provincia di Trento vi sonodelle limitazioni sulla tipologia di materialiorganici da conferire nelle centrali a biogasma, con l’ultimo aggiornamento legislativoin materia, si è concessa la possibilità di re-cuperare materiale organico fino a 50 km didistanza dall’impianto di produzione. Senon interverranno ulteriori modifiche, lalegge provinciale prevede l'utilizzo di liqua-mi animali con la possibilità di integrarlicon apporti di matrice vegetale fino ad unmassimo del 25%.Così come vengono abitualmente gestite,anche in Valsugana, le centrali a biogas nonsolo sono causa di ulteriore inquinamentoin un’area già satura, ma potrebbero rive-larsi una fonte di rischio per il propagarsi diavvelenamenti da botulismo negli animalida allevamento: un caso del genere si è ve-rificato di recente in provincia di Padova,dove è stato necessario abbattere cinquantavacche da latte a causa di avvelenamento dabotulismo in un’area dove sono presentiquattro centrali a biogas nel raggio di pochichilometri.

Il biogas è una miscela di vari tipidi gas che si forma tramite unafermentazione in assenza di ossi-geno; il metano ne è il principalecomponente: può arrivare a costi-tuirne fino all’80%.Il processo di sviluppo del biogasviene ottenuto a partire da residuiorganici, che possono essere co-stituiti, ad esempio, da rifiuti, ve-getali in decomposizione, carcas-se in putrescenza, liquami zoo-tecnici, fanghi di depurazione,scarti agro-industriali.La decomposizione del materialeorganico viene svolta da alcuni ti-pi di batteri che si “cibano” dellasostanza organica e producono,come scarti, anidride carbonica,idrogeno molecolare emetano.Nelle centrali il biogascosì ottenuto vienebruciato e utilizzatoper produrre energiaelettrica e calore.Le centrali a biogasrappresentano per i

dell’Assemblea Re-gionale n. 51 del 26luglio 2011, ha proi-bito l’installazionedelle centrali a biogasnelle zone di produ-zione del Parmigiano Reggiano.Inoltre in sperimentazionicondotte dal CRPA (Centro Ri-cerche Produzioni AnimaliS.p.A.) in reattori di laboratoriosi è dimostrato che nella produ-zione di biometano con l’impie-go di insilati (nella prova mais esorgo) si riscontra un incre-mento di circa 17 volte del nu-mero delle spore contenute neldigestato rispetto a quelle pre-senti nell’insilato introdotto. Alcontrario, nessun aumento dispore nel digestore viene regi-strato se per la produzione dibiometano si utilizzano solodeiezioni animali.Ciò dimostra che sarebbe meglioutilizzare solo deiezioni; tuttaviaqueste da sole non sono moltoremunerative, dal momento cheil reale scopo di questi impiantinon è tanto lo smaltimento delledeiezioni ma la produzione dellamaggiore quantità di energia

gestori un'importantefonte di guadagno, alpunto che per le aziendeche le utilizzano gli

introiti sono spesso più importanti rispetto aquelli dell’attività primaria: l’energia elettri-ca prodotta, al netto di quella utilizzata per ilconsumo interno, viene infatti immessa inrete e remunerata con 0,28 € al kWh controgli 0,07 € derivanti da energia prodotta daaltre fonti.Tuttavia, come spesso accade di fronte atecnologie che sembrano promettereimportanti benefici, ci si dimentica diconsiderare gli aspetti sfavorevoli, quelliche, posti sull'altro piatto della bilancia,possono riequilibrare il giudizio e suscitarequalche perplessità

Molte centrali a biogasusano liquami animali combinati con vege-tali perché, mescolando più tipologie diprodotti organici, la resa si ottimizza. Peralimentare una centrale da 1 MW otti-

mizzandone la resa, ad esempio, occorrecoltivare mediamente 300 ettari di terreno.Questo comporta due problemi: il primo dicarattere etico, in quanto si sottrae terrenoagricolo all'uso alimentare per trasformarloin terreno per la produzione di energia; ilsecondo di carattere ambientale, perchérealizzare coltivazioni che non hannol'obbligo di sottostare ai limiti imposti per iprodotti destinati all’alimentazione significaavere la possibilità di utilizzare una maggiorquantità di fertilizzanti e pesticidi, con ilconseguente inquinamento di terreni e faldeacquifere.

I digestorinecessari per trasformare la materia organi-ca in metano non riescono a neutralizzarecompletamente i batteri in essa presenti, inparticolare i clostridi, batteri termoresi-stenti alla cui famiglia appartengono quelliche causano botulismo e tetano. Questibatteri sono pertanto presenti nello scartodei digestori (il cosiddetto “digestato”), che

viene smaltito uti-lizzandolo comeconcime per i terreniagricoli, con tutti iproblemi che questopuò comportare. Perquesto motivo la Re-gione Emilia-Roma-gna, con delibera

Ad aggravare la già pesante situazione della qualità ambientale inValsugana si aggiungono anche nuovi impianti euna futura viabilità sempre più trafficata.

Nel comune di Villa Agnedo è presente unimpianto di essiccamento termico di rifiutispeciali non pericolosi gestito dalla S.E.A.S.p.A., ditta con sede a Trento. L'auto-rizzazione rilasciata dall’APPA in data 12aprile 2012 consente di trattare in questoimpianto i fanghi provenienti daidepuratori delle acque civili della provinciadi Trento. Una successiva autorizzazione,datata 20 dicembre 2012, amplia la gammadei rifiuti trattabili, inserendovi anche il di-gestato prodotto dal trattamento della fra-zione organica dei rifiuti solidi urbani(FORSU) nell’impianto di depurazione diRovereto.È previsto che l’impianto possa trattareuna quantità massima di 18.000 tonnellateall’anno, per una quantità massima di 50tonnellate al giorno. Tali limiti non sonostati fissati in modo casuale: se non si supe-rano le 50 tonnellate al giorno non è ne-

cessario assoggettarel’impianto all’AIA(Autorizzazione Inte-grata Ambientale),forma precauzionaledi controllo perimpianti pericolosiper la salute e perl’ambiente.Da parecchi mesi,nella zona compresatra Castelnuovo, VillaAgnedo e Ospeda-letto, vengono se-gnalati frequenti epi-sodi di emissioni conodori nauseabondi che rendono difficile larespirazione e creano bruciore alla gola.Ciò che esce dai camini non è solo cattivoodore ma sostanze chimiche, tanto chel’APPA, in data 17 settembre 2013, ha ri-tenuto opportuno fissare dei limiti per idue camini dell’essiccatoio della S.E.A.:

dal camino E1 polveri inerti to-tali 2,59 kg/h, monossido dicarbonio 108 kg/h, ossido diazoto 36 kg/h e aldeide formica66,66 kg/h; dal camino E2: os-sidi di zolfo 21,06 kg/h e cloro1,08 kg/h.

La circolazione veicolare è un’altra piagaper la nostra valle, che per la sua particola-re conformazione geografica ha poche pos-sibilità di ricambio d’aria; le scelte inmateria di viabilità fatte dalla Regione Ve-neto, con la costruzione della pedemonta-

na, non faranno che aggravare una situazio-ne già fortemente compromessa.La “Nuova Valsugana”, come viene definitala nuova arteria prevista, una volta che sa-ranno ultimati i lavori riverserà infatti nellanostra valle una maggior quantità di veicoli

in transito. L’incremento saràdovuto soprattutto a mezzi peril trasporto merci, come camione TIR, che troveranno più con-veniente di prima scegliere que-sta strada, resa più scorrevole.Si parla anche di far pagare unpedaggio per il passaggio sullapedemontana veneta e sul trattodella Valsugana che corre interritorio veneto, che co-munque, secondo uno studio delPolitecnico di Milano, noninfluirà sull'entità del trasportomerci perché il percorso, separagonato ad altre tratte, ri-sulterà comunque convenienteper gli autotrasportatori.ValsuganAttiva chiede che ilTrentino si opponga a questoprogetto, perché il nostro terri-torio, già gravemente pena-lizzato da inquinamento di variaprovenienza, non può sostenereuna scelta di questo genere.È più importante la viabilità, cherisponde agli interessi di chi inquesta valle ci transita sola-mente, o la qualità dell’aria e lasalute di chi in questa valle cipassa la sua vita?È ora di capire quanti TIR vale lavita di un valsuganotto!

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