Cremona - Alternative · tutto Compost, CreaFuturo, Filiera Corta Solidale, ISDE Italia Medici ......

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La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative A cura del Circolo culturale “AmbienteScienze” e del Coordinamento “CreaFuturo” Sottoscritto e promosso dalle segueti associazioni: Acli, AmbienteScienze, Arci, Atuttocompost, CreaFuturo, Democratici per Cremona, Legambiente Sez. di Cremona, Partecipolis, WWF Cremona Cremona 14 Gennaio 2015 Nota aggiuntiva Primas che sia troppo tardisottoscritto da: AmbienteScienze, Acli, Arci, Amali, Legambiente, Andiamo Oltre, A tutto Compost, CreaFuturo, Filiera Corta Solidale, ISDE Italia Medici per l’ambiente, Italia Nostra sez. di Cremona, Salviamo il Paesaggio, WWF Cremona 15 Dicembre 2015 CIRCOLO CULTURALE “AMBIENTESCIENZE” E DEL COORDINEMENTO “CREAFUTURO” CREMONA Cremona

Transcript of Cremona - Alternative · tutto Compost, CreaFuturo, Filiera Corta Solidale, ISDE Italia Medici ......

La questione

dell’inceneritore di

Cremona - Alternative

A cura del Circolo culturale “AmbienteScienze” e

del Coordinamento “CreaFuturo”

Sottoscritto e promosso dalle segueti associazioni:

Acli, AmbienteScienze, Arci, Atuttocompost, CreaFuturo,

Democratici per Cremona, Legambiente Sez. di Cremona,

Partecipolis, WWF Cremona

Cremona – 14 Gennaio 2015

Nota aggiuntiva “Primas che sia troppo tardi” sottoscritto da:

AmbienteScienze, Acli, Arci, Amali, Legambiente, Andiamo Oltre, A

tutto Compost, CreaFuturo, Filiera Corta Solidale, ISDE Italia Medici

per l’ambiente, Italia Nostra sez. di Cremona, Salviamo il Paesaggio,

WWF

Cremona – 15 Dicembre 2015

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La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

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SOMMARIO

La questione dell’inceneritore di Cremona ............................................................. 3

Inquinamento dell’aria e le conseguenze sulla salute ............................................. 6

Osservazioni di carattere generale ................................................................................................................ 6

Alcuni dati statistici ................. ..................................................................................................................... 6

Rassegna dei più importanti studi scientifici circa la pericolosità del particolato per la salute umana ....... 7

Un dovuto accenno alle emissioni dei gas serra CO2 e NOx da parte dell’inceneritore ............................... 8

Analisi Tecnica dell'Inceneritore di Cremona .......................................................... 9

Aspetti Energetici ed Emissivi .. ..................................................................................................................... 9

Soluzioni Alternative per il Teleriscaldamento ............................................................................................ 10

Soluzioni Alternative all’inceneritore nella Gestione dei Rifiuti .................................................................. 11

Considerazioni strategiche ...... ................................................................................................................... 12

Conclusioni .............................. ................................................................................................................... 14

Note, riferimenti e bibliografia ................................................................................................................... 15

Prima che sia troppo tardi .................................................................................... 18

Sugli aspetti sanitari ................ ................................................................................................................... 19

Sulla questione economica e finanziaria ..................................................................................................... 23

Considerazione conclusiva....... ................................................................................................................... 25

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

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La questione dell’inceneritore di Cremona

È importante iniziare ogni riflessione critica sulle tecniche di smaltimento dei RSU

adottate a Cremona, partendo da alcune considerazioni:

l’inceneritore San Rocco di Cremona è il combustore tra i più inquinanti della

Lombardia. Secondo il rapporto non contestato di Legambiente “Inceneritori

in Lombardia: quanto basta?” del novembre 2013 è primo per le emissioni dei

pericolosi perossidi di azoto, secondo per le pericolosissime diossine (dopo

quello pavese di Parona) e terzo per le polveri sottili, dopo quelli di Busto Arsizio

e Valmadrera1;

abbiamo sentito con compiacimento il proposito dell’Amministrazione del

Comune di Cremona di volere portare al 70% entro il 2015 la Raccolta

Differenziata (RD), partendo dal 53,78% del 31 maggio 2014, dato dichiarato

dall’AEM Spa2. Un obiettivo che meritoriamente intende recuperare il ritardo

rispetto al D.L. n. 152/2006 che prescrive il 65% entro il 31/12/2012. È significativo

ricordare che, proprio nel 2012, il dato della RD era diminuito rispetto al 2011,

dal 46,4% al 45,3%, e aumentato dal 50,2% del 2011 al 51,2% del 2012 quello del

conferimento all’inceneritore3, cifre che fanno del Comune di Cremona il suo

maggiore “fornitore” e il più inadempiente a livello provinciale rispetto alla

legge;

nelle valutazioni riguardanti il suo futuro è da segnalare la (interessata)

sottovalutazione del trend negativo in atto della produzione totale di rifiuti in

Lombardia, sia del progressivo e positivo aumento della RD;

L’insufficiente interesse per la materia prima-seconda ottenuta dal “riciclo” del

RUR di convenienza nazionale per gli effettivi benefici sui prezzi delle materie

prime, molte delle quali ormai in via esaurimento4;

dopo avere letto alle pagine 38 e 74 del “Rapporto ambientale 2014” (su dati

2013) del gestore dell’impianto, AEM Gestioni Srl, quanto segue: «Le polveri

sottili generate dal processo di combustione dei rifiuti e sono in massima parte

trattenute dai filtri. Solo la parte più fine può essere presente nelle emissioni al

camino.», ricordando che per «parte più fine» si intendono le pericolosissime

1 http://lombardia.legambiente.it/sites/default/files/docs/dossier_inceneritori.pdf 2 http://www.aemcremona.it/index.aspx?m=53&did=92 3 http://ita.arpalombardia.it/ITA/servizi/rifiuti/grul/estrattoGRUL2012/ReportComuniDett_Cremona2012_.pdf (pag. 36) 4 http://www.confindustria.it/studiric.nsf/e5e343e6b316e614412565c5004180c2/013c160fed44fcd5c1

2578aa0039818d/$FILE/wp%20n.%2060.pdf

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

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PM2,5 ufficialmente “cancerogene”, si evince il totale disinteresse del gestore

per la salute dei cittadini, nonostante che il Comune di Cremona, attraverso la

proprietà di AEM Spa, sia comproprietaria per il 30,9% del combustore;

una doverosa osservazioni a proposito dei controlli al camino: questi non

garantiscono alcuna reale terzietà, e quindi affidabilità, perché commissionati

ad una ditta privata e non ad una struttura pubblica, l’Arpa, che è

istituzionalmente investita di questo compito.

Il Consiglio Regionale della Lombardia, soltanto un anno fa, il 3/12/2013, aveva

approvato all’unanimità una Risoluzione (Deliberazione Consiglio regionale 3

dicembre 2013 - n. X/2095) nella quale, tenendo conto di queste

considerazioni, impegnava la Giunta per la dismissione degli impianti di

incenerimento in Lombardia secondo criteri che sarebbero stati «… definiti in

modo da favorire la disattivazione degli impianti meno efficienti sotto il profilo

ambientale, in coerenza con le direttive europee in materia di rifiuti, risparmio

energetico e protezione dell’ambiente …». Scelta che avrebbe portato

ovviamente ad un maggiore impiego degli impianti più efficienti e meno

inquinanti.

La stessa Risoluzione impegnava altresì la Giunta a procedere al

decommissionamento degli inceneritori lombardi seguendo criteri che

in tale contesto, veniva raccomandato che nel

A fronte di ciò, va stigmatizzato il suo successivo ambiguo comportamento

rispetto alla “promozione” dell’impianto cremonese da “D10”, inceneritore

(“a terra”) quale era fino a qualche mese fa, a “R1”, “Utilizzazione principale

come combustibile o come altro mezzo per produrre energia”. In altre

parole, “termovalorizzatore” come sempre vagheggiato dai suoi sostenitori.

Per ottenere questa classificazione è stata fissata a livello europeo la

condizione di una efficienza energetica del 60%. Ma in evidente e

strumentale soccorso agli inceneritori, che non avrebbero raggiunto quel

5 http://www.consultazioniburl.servizirl.it/ConsultazioneBurl/ElencoBurl (N° 51 – Serie ordinaria – 17/12/2013 – pdf)

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

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valore, è stato interpretato all’italiana il coefficiente “KC” che ne ha

consentito l’aumento di circa il 30%. Coefficiente permesso dall’UE, ma

utilizzato e “gonfiato” dal D.M. del 7/8/2013 in chiara previsione della

creazione di una rete di impianti su base nazionale per il trattamento

termico dei rifiuti, come poi stabilito 15 mesi dopo dal famoso art. 35 della

legge “Sblocca Italia”.

Proprio in forza dell’art. 35, entro il 9 febbraio 2015 il Governo, su proposta

del Ministero dell'Ambiente, definirà la lista degli Impianti che verranno

obbligati a far parte della “Rete Integrata nazionale” e dunque costretti a

bruciare rifiuti di provenienza extraregionale, andando ad aggravare il

quadro sanitario. Di fatto le uniche Regioni che hanno una sovraccapacità

di incenerimento sono la Regione Lombardia e la Regione Emilia-Romagna

che rischierebbero, così, di non avere più la forza di procedere nei propri

Piani di dismissione, venendo anzi incentivate fino a 20 euro a ton. a

importare e bruciare quel milione e mezzo di rifiuti che l'ISPRA calcola

potrebbero arrivare in più ogni anno. Questo rischio esiste anche per

l'inceneritore di Cremona. Se inserito nella Rete nazionale integrata,

poterebbe poi essere consolidato con promesse nazionali di finanziarne,

almeno in parte, il revamping.

L'ipotesi di inserire l'inceneritore di San Rocco nella Rete Integrata Nazionale

sarebbe frutto di una scelta miope e punitiva da tanti punti di vista, anche

da quello economico. Con i dati analizzati in questo nostro Dossier siamo in

grado di dimostrare che, per le raggiunte limitate capacità di

incenerimento, l'impianto di Cremona, al massimo, potrebbe accogliere e

bruciare una quota di rifiuti di provenienza extraregionale non superiore, ma

piuttosto inferiore, all' 1/100 ( uno per cento) del milione e mezzo di

tonnellate previste dall'ISPRA. Per questo Lgh, proprietaria dell'impianto di

San Rocco a Cremona, è chiamata a far pervenire al tavolo del Ministro

dell'Ambiente e al Governo la propria posizione ufficiale contrarietà a

inserire questo impianto nella Rete integrata nazionale.

Il buco nero dei rifiuti in Italia non si risolve con soluzioni emergenziali e superate

anche dal punto di vista tecnologico. Non si risolve condannando il Sud a

costruire impianti di incenerimento, con venti anni di ritardo. L'attuale fase di

transizione si supera con modelli industriali e tecnolgici innovativi, sia al Nord

che nel Centro-Sud Italia. La solidarietà e l'interscambio tra aree del Paese, in

un sistema nazionale di moderno smaltimento dei rifiuti, si può e deve basare

non sul consolidamento dei “vizi” dell'incenerimento, ma piuttosto sulla

promozione delle “virtù” dell'innovazione, come è quella delle tecnologie a

freddo, che possono benissimo trattare rifiuti di provenienza extraprovinciale ed

extraregionale senza inquinare, così come sulla diffusione di Piattaforme più

avanzate di selezione dei rifiuti come materie prime-seconde che portano a

costituire veri e propri “distretti del Riciclo e del Riuso”.

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

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Inquinamento dell’aria e le conseguenze sulla salute

Osservazioni di carattere generale

1. A proposito della concentrazione del particolato (PM) a Cremona, si ricorda

che la pianura padana è una delle tre aree dell’Europa (con Bacino della

Ruhr e Polonia) con il tasso più alto di inquinamento dell’aria.

2. Nell'ultimo rapporto sulla qualità dell'aria in Europa pubblicato dalla AEA,

Agenzia europea per l'ambiente, si afferma che la salute del 90 % delle

persone che vive nelle città è esposta all’inquinamento e il suo 96% è

interessato a concentrazioni di PM2,5 ben più alte dei 10 µg/m3 indicati

dall'OMS come i massimi ammissibili per la tutela della salute umana6.

3. L’inceneritore contribuisce, inoltre, all’inquinamento dell’aria con l’emissione

di annua di 50.800 kg di ossidi d’Azoto e 2.770 kg di ossidi Zolfo (gas tossici e

corrosivi, precursori delle piogge acide e delle polveri sottili).7 Non si

conoscono i dati del benzopirene (secondo la IARC, Agenzia internazionale

per la ricerca sul cancro dell’OMS con sede a Lione, sicuramente

cancerogeno per l’uomo) dovuto alla combustione dei residui alimentari.

Alcuni dati statistici

1. Airtum (Associazione italiana dei registri tumori) ha stilato dai dati statistici

raccolti per l’Italia, “business as usual”, una proiezione per il 2030 di nuovi

casi all’anno di tumore al polmone, rispetto al 2011, prevede una crescita

impressionante: + 35,5%8;

2. in una lettera (nella disponibilità di “AmbienteScienze”) inviata dalla

“Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza” vengono ribaditi gli effetti

gravissimi sulla infanzia, partendo dal feto, dell’inquinamento dell’aria:

riduzione fino al 30% dello sviluppo polmonare e, in fase di accertamento

con evidenze sempre crescenti, un possibile impatto neurologico cognitivo;

3. nel Rapporto “Air quality in Europe 2014”, pubblicato il 14/11/2014 dall’AEA,

sono stimati in 64.000 le morti premature all'anno (almeno 78-80 quelle a

Cremona, una ogni 4,5 giorni)9;

6 http://www.ansa.it/web/notizie/specializzati/energiaeambiente/2013/10/15/Aea-96-europei-citta-respira-troppe-polveri-killer_9462350.html 7 http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32008L0050&from=IT 8 http://www.registri-tumori.it/PDF/AIOM2012/I_numeri_del_cancro_2012.pdf (pag. 13) 9 http://www.eea.europa.eu/it/pressroom/newsreleases/linquinamento-atmosferico-provoca-ancora-danni

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

7

4. dall’annuale indagine di Legambiente “Treno verde 2014” sulla

concentrazione media giornaliera all’anno delle polveri sottili (dati 2012),

per le PM2,5 ha fatto sapere che Cremona aveva capeggiato una lista di

91 città italiane10 con 37 µg/m3 e per il PM10, secondo “Mal’aria di città

2013”, era al terzo posto nella persistenza all’anno con 117 giorni, uno su tre;

5. la lettura dei dati dell’aria della centralina di Via Fatebenefratelli dello

scorso mese di novembre, mese notevolmente piovoso: il PM10 ha superato

i 50 µg/m3 per “soli” 9 giorni (con punte giornaliere di 110 µg/m3), mentre il

PM2,5 quello del “valore obiettivo” dei 25 µg/m3 “ per 22 giorni (con punte

giornaliere anche di 88 µg/m3).

Rassegna dei più importanti studi cientifici circa la pericolosità del

particolato per la salute umana

1. 12 giugno 2012, la IARC, ha pubblicato il Volume 105 delle Monographs

dove viene ufficializzato il passaggio al Gruppo 1 (“cancerogeno per

l’uomo”) degli scarichi dei motori diesel.11

2. 9 Luglio 2013, i risultati del progetto E.S.C.A.P.E.12, il più importante studio mai

fatto sui tassi di rischio di sviluppo del tumore al polmone in rapporto

all’aumento dei livelli ci concentrazione in atmosfera del particolato, hanno

concluso che si hanno: + 22% per ogni incremento di 10 μg/m³ di PM10 e +

18% per ogni incremento di 5 μg/m³ di PM2,5. Hanno altresì affermato che

non c’è una soglia di concentrazione delle polveri al di sotto della quale

l'effetto cancerogeno, per quanto di piccola entità, si annulli.

3. 17 ottobre 2013, sempre dalla IARC, presentazione del Volume n. 109 della

Monographs «Ambient air pollution» dove, anche rifacendosi ai risultati del

già citato progetto europeo ESCAPE, ha portato al Gruppo 1

(“cancerogeno per l’uomo”) anche l'inquinamento atmosferico e le polveri

sottili, chiarendo che: «Esistono prove sufficienti (sufficient evidence) che il

particolato atmosferico sia cancerogeno per gli esseri umani. Il particolato

atmosferico causa il cancro del polmone».13

4. 24 ottobre 2013, le risultanze dello studio del Centro di Ricerca

Polaris dell’Università di Milano-Bicocca sono state: «c’è una interazione

importante tra cellule e particolati ultrafini che potrebbero attraversare la

10 http://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/parte-il-treno-verde-2014-la-campagna-di-legambiente-e-gruppo-ferrovie-dello-st 11 http://monographs.iarc.fr/ENG/Monographs/vol105/mono105.pdf 12 Il progetto ha coinvolto 312.944 persone di 9 Paesi europei per una media di 12,8 anni (tra cui ovviamente l’Italia con Torino, Roma e Varese) ed è stato seguito da 36 centri e 50 ricercatori. 13 http://www.iarc.fr/en/media-centre/pr/2013/pdfs/pr221_E.pdf

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

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barriera respiratoria e raggiungere gli organi bersaglio».14

5. 26 Giugno 2014, Vengono presentate le conclusioni del Rapporto “BES”

voluto dal Cnel e dall’Istat dove, per quanto riguarda il nostro territorio, si

legge che la mortalità infantile e per tumori a Cremona è superiore alla

media regionale e nazionale15.

Un dovuto accenno alle emissioni dei gas serra CO2 e NOx da parte

dell’inceneritore

I sempre più ricorrenti sconvolgimenti climatici hanno fatto toccare con mano

all’opinione pubblica gli effetti del riscaldamento globale. Pur ritenendolo molto

utile, non si vuole in questa sede approfondire il tema della urgenza della riduzione

delle emissioni dei gas serra, causa prima di questo fenomeno, ma solo ricordare

che il primo, la CO2, è il maggiore responsabile dell’aumento della temperatura

media (il 2014 ha raggiunto il 2005 e 2010 come anno più caldo da 123 anni ad

oggi16), il secondo è il CH4, l’NOx è il terzo. Da tenere presente il fatto che questo

gas, nella sua variante biossido di azoto (NO2), oltre a contribuire per circa un terzo

alla formazione delle piogge acide, ha pesanti rilevanze tossicologiche.

14 http://www.unimib.it/open/news/La-composizione-dei-carburanti-influisce-sulla-vitalita-cellulare/711140926919422401 15 “Il Benessere Equo e Sostenibile nella provincia di Cremona – 2014” – pag. 6 http://www.besdelleprovince.it/fileadmin/grpmnt/1225/PubblicazioneCR.pdf 16 http://www.climalteranti.it/2015/01/07/il-2014-in-pratica-l-anno-piu-caldo-dall-inizio-delle-misure/

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

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Analisi Tecnica dell'Inceneritore di Cremona

(Sintesi per i decisori politici e la cittadinanza - 10/1/2015)

(a cura degli Ingg. Dario Faccini e Giancarlo Rovigatti)

Aspetti Energetici ed Emissivi

Considerando gli aspetti energetici ed emissivi, l’inceneritore di Cremona spicca

per inefficienza e e l'elevato tasso di inquinamento. Rispetto gli altri 12 impianti di

incenerimento lombardi la sua resa energetica lo colloca nelle ultime tre

posizioni[16]. Secondo Legambiente, considerando l'inefficienza e le emissioni, è il

peggiore della Lombardia e il primo che dovrebbe essere chiuso [1, pag 15]

A. E' bene ricordare che la generazione elettrica prodotta dagli impianti di

incenerimento ha il costo più elevato in assoluto, comprese tutte le

rinnovabili [12, pag 6]. Analogamente è la tecnologia di generazione

energetica che produce più emissioni di CO2 equivalente [11, pag 20].

B. L’efficienza elettrica si attesta attorno al 5,6%, un valore estremamente

basso sia rispetto agli impianti termoelettrici (una centrale a metano a ciclo

combinato raggiunge il 60%) sia in rapporto ad altri impianti di

termovalorizzazione lombardi (l’inceneritore di Brescia raggiunge il 26%) [3,

b]. Per fare un confronto: la stessa energia elettrica prodotta in un anno da

entrambe le linee del combustore, viene prodotta in meno di un giorno e

mezzo da una centrale elettrica a ciclo combinato di taglia media [3, c].

Anche in rapporto al totale della produzione elettrica dell'AEM,

l'inceneritore ha un peso piuttosto ridotto, solo il 16% [3, d]. Il combustore

non produce quindi energia elettrica in quantità significative su scala locale.

C. Anche considerando il recupero di calore a servizio del teleriscaldamento, l’

efficienza termica è molto bassa, pari al 27% [3, e]. Si tenga presente che

proprio in Lombardia un normale caminetto domestico a legna non può

essere acceso in inverno se ha un’efficienza inferiore al 63%. Sono ormai

comuni caldaiette a condensazione (a metano) con efficienze intorno al

105%.

D. Questo spiega perché l’efficienza energetica complessiva (termica +

elettrica) è, secondo le nostre stime, comunque la seconda peggiore tra

tutti i 13 impianti di incenerimento lombardi[16]. Un dato questo corroborato

indipendentemente anche da Legambiente [1, pag 15]. I motivi sono da

cercare, oltre che nella vetustità oggettiva (le due linee hanno un'età

rispettiva di 17 e 13 anni), soprattutto nelle ridotte dimensioni e nella scelta

di recuperare energia termica sacrificando l'elettrica che corrisponde ad

oltre il doppio dell'energia primaria.

E. E’ l’inceneritore più inquinante in Lombardia, oltre che per le polveri

emesse, ben 1,9 mg/nm3, il secondo più inquinante a livello di diossine

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

10

0,0199 ng/nm3, ed il terzo per emissione di ossidi di azoto, 112,9 mg/nm3 [1].

F. Solo a livello di particolato emesso, l’inceneritore produce un inquinamento

superiore a quello di 2.000 automobili che attraversano due volte al giorno

la città di Cremona. La chiusura dell’inceneritore avrebbe quindi un

beneficio equivalente al far scomparire il 20% dei veicoli circolanti dalle

strade delle città [5].

Soluzioni Alternative per il Teleriscaldamento

L’inceneritore di Cremona potrebbe essere fermato senza particolari problemi

immediati per la rete di teleriscaldamento e, probabilmente, senza alcuna

necessità di interventi significativi a medio termine. A lungo termine, potrebbe

essere agevolmente sostituito da una caldaia a gas di pari potenza, con una

spesa piuttosto contenuta.

A. La produzione di calore per la rete di teleriscaldamento è garantita per circa il

70% (2013) dalla centrale cogenerativa CTEC e dall'inceneritore, Singolarmente,

ciascuno dei due impianti rappresenta solo il 10% della potenza termica

installata a Cremona, ma fornisce ben più del 30% del fabbisogno complessivo

E' interessante osservare come tutte le altre centrali a servizio del

teleriscaldamento (le caldaie cittadine, la centrale a biomasse e le numerose

centrali di riserva) che rappresentano il restante 80% della capacità generativa

termica, producono quindi solo circa il 30% del fabbisogno di calore.

B. Dall'incrocio dei dati di potenza e produzione disponibili per il

funzionamento della centrale CTEC e delle varie caldaie a servizio della rete

di teleriscaldamento, emerge il forte sospetto che ci sia una sovracapacità

produttiva rispetto al fabbisogno, probabilmente derivante dal

sovradimensionamento strategico per futuri estensioni del servizio [13].

C. Per le emergenze, sullo stesso sito su cui sorge l’impianto di incenerimento, è

già installata ed operativa una caldaia da 14MWt che può garantire una

produzione termica pari a quella combinata di entrambe le linee del

combustore. Si tratta di verificare quindi, sul piano tecnico-finanziario, se tale

caldaia può essere utilizzata in regime continuo a sostituzione

dell'inceneritore.

D. LGH potrebbe poi valutare la possibilità di non dismettere in toto il

combustore, mantenendolo di scorta, con sola alimentazione a metano, per

sopperire ad eventuali fermi improvvisi della caldaia al punto precedente. In

tal modo verrebbe mantenuto anche il piano di ammortamento

dell'impianto.

E. Se tutte le opzioni precedenti fossero impraticabili, la sostituzione del calore

prodotto dall'inceneritore con una caldaia di pari potenza (14MW) avrebbe

un costo veramente contenuto: circa 750.000€, installata e pronta all'uso

[15]. Una cifra che rapportata al bilancio Lgh nel 2013 ne rappresenta solo lo

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

11

0,1% dei ricavi e lo 0,8% del MOL (Margine Operativo Lordo).

Soluzioni Alternative all’inceneritore nella Gestione dei Rifiuti

Entro il 2019, il raggiungimento di una quota di raccolta differenziata del 70%,

unita al naturale calo nella produzione di rifiuti, vedrebbe il dimezzamento della

quantità di rifiuti indifferenziati prodotti in provincia di Cremona. Il ridotto

quantitativo di rifiuti residui potrebbe essere agevolmente trattato con impianti di

Trattamento Meccanico Biologico con o senza la presenza di un Pirogassificatore

per il recupero d'energia dal residuo generato. Rispetto all'attuale inceneritore, le

emissioni in atmosfera sarebbero fortemente abbattute, in particolare sul fronte del

particolato e diossine.

A. Dal 2008 al 2012 la produzione di rifiuti indifferenziati da destinare a

smaltimento in Lombardia è calata per due tendenze: un calo di produzione

generale dei rifiuti prodotti dalla cittadinanza, che ha ridotto la quota di

indifferenziato dell'8%, e l'aumento della raccolta differenziata, che ha

permesso un'ulteriore diminuzione dell'indifferenziato del 10%. Proiettando

queste due tendenze al 2020, si osserva come all'attuale parco degli

inceneritori lombardi verrà a mancare dal 35 al 70% di Rifiuti Urbani,

diventando così fortemente sovradimensionato rispetto le necessità

regionali.

B. L’inceneritore di Cremona ha sinora operato a piena capacità produttiva e,

per limiti progettuali, non ha potuto accettare una quantità superiore di

rifiuti da smaltire. D’altro canto, anche per i rifiuti indifferenziati prodotti in

provincia e destinabili all’incenerimento si assiste ad un calo costante: dal

2008 al 2012 sono calati del 20%, scendendo a 63.300t, ormai sotto la

capacità di smaltimento dell’inceneritore (65.000t) [6]. Tale capacità viene

ovviamente calcolata prendendo come riferimento il potere calorifico

massimo raggiunto che è attualmente di 3.000 kcal/kg di rifiuto.

L’inceneritore è quindi ormai sovradimensionato rispetto alle necessità della

Provincia di Cremona, pur essendo un impianto di dimensioni ridotte, il

penultimo impianto per capacità di smaltimento sui 13 lombardi.

C. Nella città di Cremona la raccolta differenziata non supera il 50%, nei

comuni del circondario Cremonese sfiora il 60% [2, pag.28-33], in Provincia di

Cremona supera il 60% e nella Provincia di Mantova è quasi il 70% [6]. Se la

raccolta differenziata nella sola città di Cremona raggiungesse i livelli visti

nel mantovano, sparirebbero ulteriori 8000t di rifiuti da incenerire. Un valore

che potrebbe duplicare se questo traguardo fosse raggiunto dall’intera

provincia di Cremona.

D. Considerando la tendenza in calo nella produzione dei rifiuti, i margini

considerevoli nell’aumento della raccolta differenziata e le nuove linee

normative della UE, qualsiasi nuovo impianto di smaltimento della frazione

residua dovrebbe essere dimensionato per trattare non oltre le 30.000-

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

12

35.000t/a [7], circa metà dell’attuale quantità incenerita dal combustore.

E. In ottica locale, su quantitativi così ridotti le soluzioni di smaltimento sono

varie: a partire da un impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB)

minimizzando il residuo terminale. Le emissioni di particolato e diossine

sarebbero completamente azzerate, mentre la produzione di scorie inerti da

smaltire in discarica sarebbe circa equivalente a quella che deriva

dall'attuale inceneritore. Inoltre il TMB, potendo (per le linee di selezione)

essere convertito alla selezione della raccolta differenziata man mano che si

riduce il residuo da trattare, non ha necessità costanti di

approvvigionamento e non vincola - economicamente - il mantenimento di

bassi risultati di raccolta differenziata.

F. Si possono ipotizzare soluzioni alla gestione dei rifiuti anche in ottica

extraprovinciale, considerando impianti in grado di trattare anche rifiuti

extraregionali. A titolo di esempio, l'impianto TMB di Barcellona è costato

solo 52 milioni di euro, può trattare oltre 300.000t/a di RUR (circa 5 volte la

potenzialità dell'inceneritore di Cremona) ad un costo di 85 euro a

tonnellata (30 euro in meno del costo medio di un inceneritore in Italia) [8,

pag 53]. Il nuovo impianto di incenerimento di Parma è costato 200 milioni di

euro e all'anno può trattare meno della metà dei rifiuti rispetto a Barcellona.

G. In ogni caso il TMB sarebbe una soluzione con costo non superiore a quello

dell'incenerimento. Se è vero che nella realtà regionale lombarda le tariffe

di conferimento agli impianti di TMB mediamente superano quelle

d'incenerimento è anche vero che questa è un'eccezione a livello

nazionale, dove le tariffe medie di smaltimento nel 2012 erano: 91,4€/t per la

discarica, 105,68€/t per il TMB e 113,2€/t per l'incenerimento con recupero

di energia [14, slide 4]. Anche riconsiderando i costi ipotizzando un TMB

moderno (di generazione più evoluta di quelli esistenti nel nostro paese), il

TMB ha tariffe di smaltimento inferiori del 10/15% rispetto a quelle di un

moderno impianto di incenerimento (es: dati ATERSIR di confronto tra Reggio

Emilia e Parma).

Considerazioni strategiche

1. L’orientamento della UE al 2020 è chiaro e fa capire come l’era

dell’incenerimento dei rifiuti sia giunta al termine: “...riutilizzo e riciclaggio più

ambiziosi, tra cui una netta riduzione della produzione di rifiuti, un divieto di

incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati...” [4].

2. Di fondamentale importanza e promettenti in prospettiva sono le azioni

integrate verso rifiuti zero e, in particolare, tutte le azioni per realizzare il

processo “from cradle to cradle”. Non è un’attività di competenza

comunale, ma è evidente l’importanza di un impegno complessivo nella

prevenzione dei rifiuti.

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

13

3. Spinto dalla normativa comunitaria, il mercato del riciclaggio passerà dai

6,1 miliardi di $ ai 7,47 del 2016. [10]

4. La direttiva UE “Waste Framework Directive” ha aperto inoltre al mercato

europeo dei rifiuti [11, pag 2], con la concreta possibilità che i paesi che si

ritrovino ormai con un'importante capacità di incenerimento del residuo

(Germania e Olanda in primis) inizino a far concorrenza agli impianti degli

altri paesi [11, pag 12]. Secondo Legambiente, in Lombardia questo sta già

avvenendo [1, pag 7].

5. L’inceneritore di Cremona è ormai a fine vita e se Lgh puntasse su un

revamping del combustore esistente o su un nuovo impianto, potrebbe

rischiare di effettuare importanti investimenti in perdita. La vita utile degli

impianti e i tempi di ritorni di simili investimenti sono infatti tra i 10 e i 20 anni.

Anche in presenza di aiuti economici dal governo, non c’è nessuna

garanzia che non intervengano provvedimenti successivi a modificarne o

annullarne l’entità, come dimostrano i recenti interventi retroattivi del

governo sul fotovoltaico. Inoltre ogni provvedimento potrebbe essere

impugnato in sede UE come “aiuto di stato” alle imprese nazionali, visto che

il mercato dei rifiuti ha ora una dimensione europea. Investire in un business

al tramonto è un rischio per .

6. Esiste il rischio concreto che il mantenimento dell'inceneritore imprigioni le

scelte economiche di LGH su una tecnologia che è ormai in disuso ed

antieconomica su una taglia così piccola, quando ormai nuove tecnologie

a freddo come il Trattamento Meccanico Biologico, permettono di trattare

quantità equivalenti di rifiuti a prezzi più contenuti e di produrre un compost

di qualità come fertilizzante per la nostra agricoltura.

7. Il passaggio d'epoca attuale propone ai territori di innovare la propria

infrastrutturazione economica sul piano tecnologico e dei servizi. La crisi

attuale non verrà superata aggiustando e riproponendo soluzioni vecchie e

inadeguate a rispondere alla sfida della competitività e della sostenibilità. Se

ci teniamo l'inceneritore, significa che rinunciamo a riposizionare Cremona

sulla nuova filiera industriale del riciclo, del riuso, delle materie prime seconde.

Significa che rinunciamo ad essere una smart city. Il futuro delle multiutilities

e, dunque, di AEM Spa in Lgh, si gioca a questo bivio: importare rifiuti da

bruciare per fare più soldi nell'immediato rimanendo però prigioniere di una

tecnolgia superata come l'incenerimento dei rifiuti e, dunque, subendo un

processo di declino complessivo del nostro territorio, oppure realizzare una

inversione di rotta scegliendo di investire sulle nuove tecnologie che, oggi,

rispetto a 20 anni fa, sono affidabili, più pulite e creano più posti di lavoro. Il

settore pubblico locale abbia dunque il coraggio di diventare motore delle

nuove politiche e piattaforme industriali !!!

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

14

Conclusioni

L'impianto di incenerimento di Cremona è ormai a fine vita e, per via anche delle

sua scarsa capacità di smaltimento rispetto ad impianti analoghi, presenta

prestazioni energetiche ed emissive tra le peggiori della Lombardia.

Paradossalmente le ridotte dimensioni del combustore non comportano vantaggi

significativi su altri aspetti:

A. a livello di inquinamento atmosferico, in quanto la vicinanza con l'abitato di

Cremona e la scarsa ventosità annua, permettono di affermare che il

contributo all'inquinamento dell'aria è comunque importante, ed aumenta

in occasione degli episodi di inversione termica durante la stagione fredda;

B. a livello economico-finanziario, in quanto le inefficienze energetiche si

ripercuotono sulla sua competitività e quindi, obbligatoriamente, sulla tariffa

di smaltimento caricata sull'utenza;

C. a livello del problema locale di smaltimento dei rifiuti, in quanto comunque

entro cinque anni la produzione di rifiuto indifferenziato in provincia (RUR,

imballaggi e pulizia strade) potrebbe essere portata alla metà di quella

smaltibile dall'inceneritore.

Va comunque considerato che a livello regionale e nazionale, l'eventuale

chiusura di un impianto così piccolo non avrebbe alcuna ripercussione

significativa sulla gestione complessiva dei rifiuti. Considerando la sola capacità di

incenerimento in Lombardia, l'impianto di Cremona copre solo il 2,7%[1, pag 7],

percentuale che su base nazionale scende all'1,2% [4, pag 101].

Per quanto riguarda le soluzioni alternative, la rete di teleriscaldamento è già

dimensionata per funzionare anche in assenza del combustore, mentre lo

smaltimento dei rifiuti potrebbe essere svolto da altri soluzioni impiantistiche, con

costi pari o minori, ed impatti sulla qualità dell'aria largamente inferiori.

Si tratta di considerare ed analizzare nel dettaglio tutte le soluzioni alternative.

Si tratta di averne la volontà.

Nota bene: tutti gli autori dell'elaborato dichiarano di non aver alcun conflitto di

interesse con le aziende o le istituzioni chiamate in causa direttamente o

indirettamente.

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

15

Note, riferimenti e bibliografia

[1] Legambiente, Rapporto “Inceneritori in Lombardia: quanto basta?”, Milano, 20

Novembre 2013

http://lombardia.legambiente.it/sites/default/files/docs/dossier_inceneritori.pdf

[2] AEM, Bilancio Ambientale 2014,

http://www.aemcremona.it/dati/ContentManager/files/rapporto-ambientale-

AEM-2014.zip

[3] Dettaglio calcoli svolti:

A. L’Energia Elettrica Netta è stata calcolata come Energia Elettrica lorda

Prodotta meno l’Energia Elettrica Autoconsumata. Da [2, pag 60,

conversione in MW] per l’anno 2013 risultano 20000MWh-

8000MWh=12000MWh (elettrici).

B. L’efficienza elettrica è il rapporto Energia Elettrica Netta (vedi punto a) e il

poter calorifico totale dei rifiuti inceneriti (recuperabili sempre da [2] a pag

60, convertiti in MWh). Per il 2013 risulta essere 12000MWh/214000MWh=0,056.

C. Come centrale a ciclo combinato si è presa una taglia da 400MWe. I

12000MWhe prodotti dal combustore in un anno (vedi punto a) sono coperti

in sole 12000/400=30 ore di funzionamento.

D. Da [2, pag 66] risulta che la produzione di tutte le centrali che fanno capo

all'AEM hanno prodotto nel 2013 75981MWhe. Per l'energia elettrica netta

vedere il punto a).

E. L’efficienza termica è data dal rapporto tra calore prodotto ed energia dei

rifiuti conferiti. Sempre da [2, a pag 60] per il 2013 si calcola 213TJ/772TJ =

0,27.

[4] Relazione del Parlamento Europeo dell’8 marzo 2012, “sulla revisione del sesto

programma d'azione in materia di ambiente e la definizione delle priorità per il

settimo programma d'azione in materia di ambiente – Un ambiente migliore per

una vita migliore” http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-

//EP//TEXT+REPORT+A7-2012-0048+0+DOC+XML+V0//IT

[5] Da [2, pag 38] si ricavano circa 529 kg di particolato emesso all’anno. Può

sembrare poco, ma un’automobile circolante in Lombardia nel 2010 emetteva in

media 58ug/km (vedi

http://www.inemar.eu/xwiki/bin/view/InemarDatiWeb/Fattori+di+emissione+medi+

da+traffico).

Per questa stima sono stati considerati, conservativamente, 70ug/km ad auto. Le

emissioni annue dell’inceneritore corrispondono quindi a 529000g / 0,07g/km=

7.500.000 km/a percorsi da un’automobile “media” in Lombardia. Considerando

un percorso giornaliero di 5km all’andata e di 5 km al ritorno attraverso la città di

Cremona, si individua il numero di automobili “fantasma” che attraversando la

città giornalmente produrrebbero lo stesso inquinamento. Quindi 7.500.000/

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

16

(356*10) = 2070 auto. Nel 1999 la città di Cremona era attraversata da circa 10.000

vetture al giorno

(http://archiviostorico.corriere.it/1999/ottobre/02/Cremona_traffico_metropoli_co_

5_9910023253.shtml ), sul cui totale le 2070 auto fantasma pesano circa per il 20%.

[6] Annuario Statistico Lombardo, dati sulla produzione di rifiuti http://www.asr-

lombardia.it/ASR/lombardia-e-province/ambiente-e-territorio/produzione-

[7] Considerando l’inizio dell’attività a inizio 2018, per un periodo di un ventennio, si

deve evitare di sovradimensionare l’impianto per massimizzarne il ritorno

economico. Alle attuale 63.000t di rifiuti indifferenziati prodotti nella provincia di

Cremona, vanno tolte le 16.000t già citate dovute all’aumento della raccolta

differenziata (obbiettivo 70%) e circa altrettante per la tendenza in atto nella

produzione di rifiuti totali. Quest’ultimo valore vien estrapolato considerando

ancora cinque anni di mantenimento della tendenza: nel 2010 erano 180.000t, nel

2012 163.000t, la differenza va pesata al 30% di quota di indifferenziato, e si

ottengono così in due anni circa 6000t di rifiuti indifferenziati prodotti in meno,

3000t/a [6].

[8] Scuola Agraria del Parco di Monza, Gruppo di Studio per la Gestione

Sostenibile dei Rifiuti, Valutazione del progetto dell’impianto di trattamento

Meccanico-Biologico dei Rifiuti Urbani indifferenziati Residui (R.U.R.) di Reggio

Emilia. Fase A., Novembre 2012 http://www.lafabbricadeimateriali.it/wp-

content/uploads/2013/06/Report-Fase-A-2.pdf

[9] ISPRA, Rapporto Rifiuti Urbani Edizione 2014, Dati di sintesi

http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/RapportoRifiutiUrbani2

014_web.pdf pag 120: In Italia, nel 2013 oltre il 40% dei rifiuti va in discarica senza

alcun tipo di pretrattamento.

[10] German RETech Partnership (Recycling and Waste Management), articolo

“Recycling remains a strong market in Europe”, 2011, http://www.retech-

germany.net/english/service/latest_news/dok/798.php

[11] Marta Jofra Sora, Incineration overcapacity and waste shupping in Europe:

the end of proximity principle?, GAIA, 7 Gennaio 2013

http://www.ent.cat/images/stories/ENT/articles/Overcapacity.pdf

[12] U.S. Energy Information Administration (2013), Updated Capital Cost Estimates

for Electricity Generation Plants, U.S. Department of Energy, Washington

http://www.eia.gov/forecasts/capitalcost/pdf/updated_capcost.pdf

[13] Da [2], dividendo l'energia prodotta dalle varie caldaie per la loro potenza

nominale, si scopre per quanti ore equivalenti hanno funzionato. Dividendo poi

per 24, si ottengono i giorni equivalenti. Emerge così che le 4 caldaie da 7MWt

l'una, installate nel complesso che ospita anche la centrale CTEC, nel 2013 hanno

lavorato solo per 2 giorni equivalenti. Per gli altri impianti a servizio della rete di

teleriscaldamento, il numero di giorni equivalenti di funzionamento è stato: 197

giorni per la centrale CTEC(14MWt), 176 giorni per il combustore(14MWt), 59 giorni

per la centrale a Biomasse(5,6MWt), 26 giorni per le 5 centrali cittadine (65MWt).

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

17

[14] Moretto, Analisi delle tariffe degli impianti di trattamento e smaltimento dei

rifiuti urbani: il benchmark nazionale e la situazione in Veneto, presentazione a

Ravenna del 27/9/2012, http://www.slideshare.net/andreaatzori568/tariffe-degli-

impianti-di-trattamento-e-smaltimento-ru-benchmark-nazionale-e-regione-

venetorifiuti/tavole/11627/2013/

[15] IREN, Avviso di aggiudicazione appalto Caldaia da Teleriscaldamento,

3/12/2014 http://www.irenemilia.it/upload/appalti/639-esito%20guce%207409.pdf

[16] Per il calcolo dell'efficienza energetica si è usata una formula semplificata

derivante da quella indicata nel D.Lgs 152 del 2006 (parte IV, allegato C, nota 4):

(Ee*2,6+Et*1,1) / Ew. Dove Ee è l'energia elettrica lorda prodotta, Et è l'energia

termica recuperata per fini commerciali, Ew è l'energia contenuta nei rifiuti smaltiti.

Le semplificazioni introdotte sono le seguenti: eliminazione del fattore di correzione

climatica Kc, eliminazione del parametro Ef (combustibile integrativo, es metano),

eliminazione del parametro Ei (energia annua importata, es. elettrica).

I dati di riferimento sono quelli del 2013 e sono stati presi da due documenti:

Ispra, Fedrambiente, Rapporto sul recupero energetico dei rifiuti urbani in

Italia , 2014, pag 105 e successive

Ispra, Rapporto Rifiuti Urbani, 2014, pag 113

L'efficienza energetica degli impianti lombardi è così risultata la seguente: Busto

Arsizio 42,81; Cremona 56,97%; Valmadrera 57,33%; Como 59,06%; Sesto S.

Giovanni 59,63%; Corteolona 59,96%; Desio 61,31%; Trezzo D'Adda 62,45; Parona

68,73%; Dalmine 70,52%; Milano 78,10%; Bergamo 101,64%; Brescia 116,24%.

Lo scarto tra Cremona e Valmadrera è piuttosto ridotto ed è probabile che le

semplificazioni introdotte possano risultare significative. Per questo motivo in

questo studio si afferma che l'impianto di incenerimento di Cremona occupi una

delle ultime tre posizioni in Lombardia.

Si noti come i risultati non rappresentino veramente un'efficienza energetica,

quanto piuttosto un indice di efficienza. Tale è stata la scelta in sede europea

(2008/98/CE) per confrontare gli impianti di incenerimento con recupero di

calore.

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

18

Prima che sia troppo tardi

(Note aggiuntive)

Adesso è il tempo di programmare la chiusura dell’inceneritore di San

Rocco. Dopo il 21 dicembre 2015 per Cremona sarà ancora più

difficile.

Adesso è ancora nelle nostre mani di cittadini di Cremona la possibilità di

decidere la chiusura dell'inceneritore di San Rocco, quantomeno di

programmarne le tappe. A condizione che l'Amministrazione comunale ascolti

davvero i nostri appelli e corregga, in “zona Cesarini”, la traiettoria che sta

perseguendo nel negoziato tra Lgh e A2A. Traiettoria che ha messo al primo posto

la logica finanziaria, il salvataggio temporaneo di AEM grazie agli euro che

incasserebbe con questa operazione, mentre è finito all'ultimo posto l'inceneritore

di San Rocco con tutti i suoi problemi.

Ricordiamo che dopo il 21 dicembre 2015 la proprietà e l'attività dell'inceneritore

di San Rocco passeranno in maggioranza nelle mani di A2A, con 7 consiglieri su 13

e con l'Amministratore Delegato di sua nomina, e che da quel momento è facile

ipotizzare che A2A sia ancora meno sensibile alle esigenze di un territorio, quello

cremonese, che vedrà dimezzato il proprio peso azionario e il proprio potere

contrattuale dentro l'accordo di partenariato che si sta configurando tra A2A e

Lgh.

Se il Comune di Cremona non riesce a porre adesso nell'agenda del negoziato la

programmazione della chiusura dell'inceneritore, come pensa di porlo dopo il 21

dicembre quando si ritroverà retrocesso dentro una società, ancora con il

marchio di Lgh, ma di fatto satellite di A2A?

Dove va a finire la democrazia di un territorio e di una città che, in cambio di

denaro nelle casse di AEM, vedranno ulteriormente espropriati i propri cittadini17

del diritto di scelta visto che l'impianto di San Rocco era, è e resterà sul territorio di

17 14/6/2013 – Cremona - Convegno Cgil "Utility tra innovazione e cambiamento" – Dall’intervento di Marco Arcari, segretario generale FILCTEM di Cremona: «Come possono le multiutility far fronte a tutte le variabili che oggi gli si presentano di fronte? Una di queste, da noi considerata molto pericolosa, è la valorizzazione degli asset tramite cessioni o del coinvolgimento di investitori finanziari! Ciò esporrebbe le società a forti rischi di mero interesse economico e di profitto, facendo venir meno lo scopo originario di queste imprese, allontanando sempre di più la governance dal territorio di competenza.»

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

19

Cremona? Una tecnologia quella dell’incenerimento decisamente sconsigliata

dall’UE18, perché portatrice di effetti negativi per la salute dei cittadini19, perché

contraria agli interessi produttivi20 e ormai superata da quell'economia circolare

che prevede la raccolta differenziata concludersi con il recupero e riciclo delle

materie prime-seconde, insomma con la realizzazione della “fabbrica dei

materiali” 21.

Sugli aspetti sanitari

30/11/2015 – L’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) rende pubblico il suo

annuale rapporto, "Qualità dell'aria in Europa — relazione 2015" 22, sulla tragica

situazione sanitaria in Europa causata dall’inquinamento atmosferico, che, come

da tempo sappiamo, attribuisce alla pianura padana il triste primato di una delle

aree più colpite in Europa: 430.000 morti premature in Europa, 84.400 in Italia (ben

oltre 100 nella sola città di Cremona).

5/12/2015 – Dalla stampa locale i cittadini cremonesi hanno appreso un fatto la

cui gravità non può non essere denunciata: «L'Arpa ha riscontrato procedure non

corrette nella gestione del sistema di monitoraggio e analisi delle 'polveri'» 23.

Dalla lettera del Direttore Settore Attività Produttive e Controlli, Maria Teresa

Cazzaniga, alla Direzione Generale Ambiente della Regione Lombrdia, alla

Provincia di Cremona, all’Assessore all’Ambiente del Comune di Cremona, alla

Direzione Generale Dipartimento di Bergamo.

18 http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=URISERV%3Aev0010 19 http://www.isde.it/wp-content/uploads/2014/02/2015-08-12-Position-Paper-RIFIUTI-finale.pdf 20 http://www.confindustria.it/studiric.nsf/0/013c160fed44fcd5c12578aa0039818d/$FILE/wp%20n.%2060.pdf pagg. 12 e seguenti 21 http://www.ecodallecitta.it/notizie/374953/fabbriche-dei-materiali-per-il-lazio-alla-scoperta-dei-nuovi-sistemi-di-gestione-dei-rifiuti-residui-nellottica-della-sostenibilita-e-flessibilita--ecopedia/ 22 http://www.eea.europa.eu/publications/air-quality-in-europe-2015#tab-data-references 23 http://www.laprovinciacr.it/news/cronaca/130946/I-fumi-dell-inceneritore-sottostimati-per.html

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

20

E’ gravissimo che per ben due anni (settembre 2013-settembre 2015), il Sistema di

Monitoraggio delle Emissioni dell’Inceneritore abbia rilevato dati di emissioni sulle

polvere sottili quattro volte inferiori a quelli reali. Esistono infatti due distinte

procedure obbligatorie di verifica periodica della calibrazione della

strumentazione che hanno proprio lo scopo di evitare il verificarsi di questi “errori”.

Ancor più grave è il fatto che i capiturno in servizio all’Inceneritore nei giorni del

22-24 dicembre 2014 si fossero accorti e avessero registrato che ci fosse un

problema grave nella strumentazione (“elevati e anomali valori di estinzione, fuori

scala”) ma che anche in questa occasione non si sia provveduto né a segnalare,

né tantomeno a risolvere il problema. E’ bene ricordare che nel caso delle polveri

sottili24 stiamo parlando di un inquinante cancerogeno (IARC 2013) che è

purtroppo veicolo di altri temibili inquinanti quali le Diossine, i PCB e gli Idrocarburi

Policiclici Aromatici.

In seguito alla visita ispettiva della ARPA che ha scoperto nel settembre 2015 il

macroscopico errore di calibrazione, l’ente gestore ha nascosto per due mesi

(sino a fine dello scorso novembre) a tutti il problema, compresi i Sindaci del

territorio, per legge incaricati di vigilare sulla salute dei loro concittadini. Una

mancanza questa che è inspiegabile, e risulta ancor più incomprensibile

considerando che proprio il Comune di Cremona indirettamente detiene il 30%

della proprietà dell’impianto e quindi è un socio cui l’ente gestore deve rendere

conto.

Sono tutti quindi comportamenti gravissimi questi dell’ente gestore che non

potevano che finire sul tavolo della Magistratura e che giustificano appieno

l’immediata richiesta di dimissioni dei vertici aziendali e, comunque, di

provvedimenti le cui conseguenze siano di monito e deterrenti nei confronti di chi

è chiamato a gestire la cosa pubblica.

24 Dalla lettera del Direttore Settore Attività Produttive e Controlli, Maria Teresa Cazzaniga: «Le verifiche fin qui eseguite portano alla conclusione che, così come costruito, il sistema di controllo non era in grado di evidenziare il superamento dei limiti alle emissioni in atmosfera per l’inquinante polveri». Ed ancora: «Si sono riscontrate anomalie nella elaborazione delle misure di polveri “in continuo” per entrambe le linee perdurate nell’intervallo di tempo compreso fra il 4 settembre 2013 e il primo settembre 2015».

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

21

Ai cittadini rimane invece la forte preoccupazione che non siano sempre

rispettate le norme che regolano i controlli e si pone l’inquietante dubbio

sull’affidabilità del sistema di monitoraggio.

Un dubbio per tutti : dalla lettera non è dato sapere se incidenti possano essere

accaduti anche per l’altro sistema di controllo, quello in “discontinuo” riguardante

le ancor più pericolose diossine. Tutto ciò fa condividere la richiesta, avanzata da

tempo non solo dalle nostre associazioni ma sinora caduta nel vuoto, di

un’indagine epidemiologica sul territorio.

Le novità importanti emerse in questi ultimissimi giorni non possono che rafforzare

ancora di più i nostri convincimenti sulla necessità dello spegnimento dell'impianto

cremonese, mai dimenticando che Il decreto del Ministro della Sanità del 5

settembre 1994, contiene un “Elenco delle industrie insalubri”25 che nella parte I,

alla lettera C (impianti industriali) si legge un “elenco delle industrie insalubri” dove

al n.14, sono chiaramenti indicati gli inceneritori, per i quali, ovviamente,

assumono particolare significato gli aspetti sanitari e non solo finanziari.

Ci si domanda se non sia il caso che il Sindaco di Cremona, in qualità di “Ufficiale

Sanitario”, chieda con tempestività e urgenza la fermata dell’impianto in attesa di

tutti i chiarimeni necessari, sapendo che la Regione Lombardia è sicuramente in

grado di assorbire le 65 mila ton. di rifiuti trattati oggi dall’impianto. A questo

proposito, si fa notare che, da un lato, l’amministrazione comunale di Cremona ha

raggiunto meritevolmente il 70% della Raccolta Differenziata, rispetto al 46% del

21/12/2013, dall'altro, la quantità di rifiuti che continua ad essere bruciata non è

diminuita e questo significa che la differenza viene conferita, verosimilmente, da

altre Regioni.

Nell’eventualità che l'accordo tra Lgh e A2A si realizzi indifferente alle novità di

questi giorni, mettiamo in guardia l'opinione pubblica cremonese dall'illusione di

aspettarsi da A2A comportamenti più virtuosi. Con il passaggio della responsabilità

ad “A2A”, non è assolutamente garantito che questi deplorevoli comportamenti

non si ripetano, considerato che questa grande utility ha già dimostrato la sua

scarsa sensibilità sia verso la salute dei cittadini, sia verso le norme che regolano la

corretta gestione degli inceneritori.

Infatti, su A2A pendono indagini in corso da parte della Procura della Repubblica

di Brescia per quanto riguarda il grande inceneritore di quella città, mentre per

quanto riguarda quello che essa gestisce ad Acerra, la questione ha aspetti a dir

poco sorprendenti. La cronaca dice che sono state abbattute greggi per la

presenza di diossina nel loro sangue26, al punto che alcune associazioni

ambientaliste locali avevano richiesto alla Regione Campania, proprietaria

25 ... di cui all'art. 216 del testo unico delle leggi sanitarie - Regio decreto 27 luglio 1934, n.1265 26 http://ilmediano.com/inceneritore-di-acerra-il-tar-respinge-il-ricorso-contro-lautorizzazione/

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

22

dell’impianto, l’annullamento del rinnovo dell’AIA (Autorizzazione Integrata

Ambientale). La Regione è ricorsa al TAR che le ha dato ragione, ignorando così il

dato di fatto che la diossina era entrata nella catena alimentare. Si è, come

sempre giocato abilmente, e per alcuni versi com’è giusto che sia, sulla certezza

giuridica dell’attribuzione delle responsabilità.

Per quanto riguarda in genere i livelli di tolleranza delle emissoni previsti dalle leggi

per gli inquinanti, quindi anche per le diossine, sono soprattutto condizionati dalle

migliori tecnologie disponibili (B.A.T.) 27 per il loro abbattimento e non tanto in

rapporto alla reale tollerabilità fisica umana. A conferma, si cita l’Arpa della

Toscana che per raggiungere «un livello il più possibile elevato di protezione

dell’ambiente» riafferma l’obbligatorietà dell’impiego delle «migliori tecniche

disponibili».28 Si ammette così implicitamente la limitata capacità delle tecnologie

disponibili per l’abbattimento totale (o quasi) delle sostanze volatili che

minacciano la nostra salute. A proposito delle diossine e furani, molecole prodotte

dalla combustione dei RSU (ma anche dall’industria siderurgica), si ricorda che la

loro pericolosità viene soprattutto dalla loro possibile presenza nella catena

alimentare umana dovuta alla loro peculiarità di essere pressoché insolubili

nell’acqua e di essere bioaccumulabili nei tessuti adiposi animali con una emivita

che varia da 5 a 11 anni.29

Se la salute è al primo posto nella qualità della vita30, è prioritario chiedere per

essa la maggiore attenzione possibile. E, per quanto riguarda le emissioni in

atmosfera, non può essere dimenticata la difficile condizione della pianura

padana condannata ad avere un ricambio di aria pressoché inesistente.

Considerazione questa che potrebbe motivare la Regione Lombardia ad

assumere un provvedimento per la riduzione dei limiti di legge almeno per le

polveri sottili. 31

27 BAT, Best Available Techniques, le migliori tecniche disponibili. 28 «Per raggiungere un livello il più possibile elevato di protezione dell’ambiente il rilascio delle AIA (n.d.r. - Autorizzazione Integrata Ambientale) prevede che vengano individuate e adottate, da parte del gestore dell’impianto, le migliori tecniche disponibili (MTD o BAT‘Best Available Techniques’), ovvero le tecniche impiantistiche, di controllo e di gestione che - tra quelle tecnicamente realizzabili ed economicamente sostenibili per ogni specifico contesto - garantiscono bassi livelli di emissione di inquinanti, l'ottimizzazione dei consumi di materie prime, prodotti, acqua ed energia e un’adeguata prevenzione degli incidenti.» - http://www.arpat.toscana.it/temi-ambientali/sistemi-produttivi/aia/autorizzazione/bat-best-available-techniques 29 http://www.isde.it/wp-cntent/uploads/2014/02/2015-08-12-Position-Paper-RIFIUTI-finale.pdf 30 Art. 32 della Carta costituzionale: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, ...» 31 Il Circolo “AmbienteScienze” a questo proposito sottopone al giudizio di tutti una proposta/provocazione con cui si sottolinei l’importanza della particolare situazione sanitaria dei

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

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Sulla questione economica e finanziaria

2/12/2015 – La Commissione europea approva «un nuovo e ambizioso pacchetto

di misure sull’economia circolare per rafforzare la competitività, creare posti di

lavoro e generare una crescita sostenibile»32. Si tratta di “Un piano d’azione

dell’UE per l’economia circolare” per incoraggiare l’abbandono delle discariche

(degli inceneritori non fa neppure cenno) con una disponibilità di risorse di 6,15

miliardi di euro per il finanziamento di progetti tendenti a realizzare un’economia

circolare.

11/12/2015 – Il Primo Vicepresidente della Commssione europea, Frans

Timmermans, commentando lo stato dei lavori della COP21 parigina ha

dichiarato: "L'Europa è in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico e

nella promozione di un uso responsabile delle limitate risorse del pianeta. Ma è

necessario fare di più", aggiungendo che una delle grandi sfide da affrontare è

quella di traghettare la nostra economia da un modello "lineare" a uno "circolare".

Molte risorse naturali non sono inesauribili. Pertanto è necessario cambiare la

mentalità "prendi, costruisci, usa e butta via", che pervade gran parte della nostra

economia. L’incenerimento dei rifiuti è il dannoso terminale di questo modello

economico.

Poiché il motivo principale addotto finora circa l’impossibilità di percorrere subito

questa strada è dovuto alle difficoltà di reperire adeguati finanziamenti, dispiace

che il Comune di Cremona abbia separato l'aspetto finanziario da quello

economico e che abbia affrontato nel primo tempo del negoziato solo l'aspetto

finanziario-debitorio e rinviato quello economico ad un secondo tempo,

successivo al 21 dicembre 2015.

Così come dispiace che il Comune di Cremona e la dirigenza di Lgh non abbiano

puntato da subito sulle occasioni offerte dall'economia circolare, già partita oltre

un anno fa con una elaborazione-discussione-consultazione a livello europeo e

nazionale e pare non intendano nemmeno in questi giorni utilizzare nei negoziati

l’opportunità offerta dai finanziamenti resi disponibili dalla Commissione europea.

Se affrontato nel primo tempo, prima del 21 dicembre 2015, l'investimento

cittadini padani (cremonesi) in rapporto alle condizioni climatiche e alla persitenza delle polveri sottili in questa parte del paese. Una petizione, volendolo supportata dall'ISDE, da avanzare a livello regionale, con la quale si chieda, ritenendo inaccettabili limiti di legge delle emissioni degli inquinanti che non tengano conto delle differenze climatiche (assurdo avere gli stessi limiti sia all'isola d'Elba e a Cremona). Si chiede quindi un fattore correttivo dei limiti di legge delle emissioni rapportandole a quelle da tempo caldeggiati dall'OMS. Una logica peraltro già applicata per creare quel famoso "kc" nato per eliminare l'effetto penalizzante rispetto alla efficienza degli inceneritori, anche in quella occasione delle condizioni climatiche. 32 http://europa.eu/rapid/press-release_IP-15-6203_it.htm

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

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strategico per costruire una “Fabbrica dei materiali” nel nostro territorio poteva

essere offerto ad A2A come contropartita alla programmazione condivisa della

chiusura dell'inceneritore di San Rocco. Affrontato nel secondo tempo, A2A avrà il

coltello dalla parte del manico, non solo perchè socio di maggioranza, ma

perchè sarà lei a chiedere i finanziamenti europei sui progetti di economia

circolare e dove allocarli; se guarderà benevolmente anche al nostro territorio,

sarà lei a realizzarli ma non in alternativa all'inceneritore.

Essendo nemici del “tanto peggio”, invitiamo comunque il Comune di Cremona a

studiare subito un progetto che realizzi questo nuovo orientamento economico

ricorrendo a supporti tecnico-scientifici altamente qualificati, da noi più volte

segnalati, che godono della stima anche in sede europea.

La questione dell’inceneritore di Cremona - Alternative

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Considerazione conclusiva

Come considerazione conclusiva, ricordiamo a tutti la parola “coerenza”:

coerenza tra consapevolezza della gravità dei cambiamenti climatici e decisioni

politiche e amministrative, a livello internazionale, nazionale e locale. Coerenza tra

il principio della tutela della salute e l'attenzione all’urgenza che si deve porre alla

riduzione delle emissioni in atmosfera dei gas serra. Coerenza tra salvaguardia dei

territori e ruolo che le utility devono rispettare in questa ineludibile impresa 33. Si

osserva che, essendo un inceneritore di rifiuti produttore di grandi quantità di gas

serra (1 kWhe prodotto costa in emissione 940 g di CO2, a fronte dei 900 g del

carbone, dei 720 del gasolio, dei 500 del gas naturale, 0 g delle FER), il suo

spegnimento è, come si è cercato di dimostrare, un beneficio per la salute dei

cittadini e per l’ambiente con l’abbattimento delle emissioni, ma anche un bene

all’economia con il recupero delle materie prime-seconde, dunque un doveroso

contributo alla battaglia per rallentare il trend del riscaldamento globale.

Con questo Documento le associazioni intendono esprimere le loro autonome

valutazioni sui processi in corso, indicare prospettive strategiche di innovazione

sociale, economica e ambientale, ricordando che attorno alla partita della

chiusura dell'inceneritore si gioca sia una questione democratica fondamentale

per la nostra comunità sia il posizionamento di Cremona tra la “camicia di forza”

dell'assetto economico esistente e le nuove frontiere tecnologiche e industriali del

futuro.

Su queste sfide non mancherà mai il nostro contributo e la nostra collaborazione,

anche sul piano della coprogettazione, a chi vorrà affrontarle.

33 Nel mese di luglio, in occasione dell’incontro a Lione dei rappresentanti di città e regioni dei cinque continenti per raccogliere impegni e proposte da presentare alla COP di Parigi, Ronan Dantec dell’UCGL, il Network globale delle città e dei governi locali, ha dichiarato: «Vogliamo dire agli Stati che senza il coinvolgimento dei territori non riusciranno a rispettare i loro impegni. E’ sul territorio che si vince o si perde la sfida ai cambiamenti climatici. Il nostro messaggio è questo: siamo pronti a darci da fare. Prendete degli impegni e noi vi seguiremo. ... Questo è il nostro impegno e questo il nostro messaggio».