Impianti e dispositivi antincendio - Politecnico di...

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio © 2005 Politecnico Torino 1 Impianti e dispositivi antincendio Gestione ambientale 2 Impianti e dispositivi antincendio 1/2 Concetti base sugli incendi classificazione e cinetica degli incendi carico d’incendio e REI

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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Impianti e dispositivi antincendio

Gestione ambientale

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Impianti e dispositivi antincendio 1/2

Concetti base sugli incendi classificazione e cinetica degli incendi carico d’incendio e REI

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Impianti e dispositivi antincendio 2/2

Interventi preventivi e protettiviprovvedimenti preventivi

aspetti organizzativisimboli grafici e segnaletica di sicurezza

interventi di protezionesistemi di rivelazioneimpianti di spegnimento

dispositivi antincendio portatilidispositivi antincendio fissi

regole base di progettazione per impianti a idranti

Certificazioni e permessi

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Obiettivi

Conoscenza dei provvedimenti di tipo preventivo e provvedimenti rivolti a spegnere o circoscrivere l’incendioIndividuazione dei criteri per la scelta di un sistema di protezione in relazione alla classificazione degli incendiConoscenza della simbologia grafica di base da adottare negli elaborati tecnici e della segnaletica di sicurezza

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Obiettivi

Conoscenza degli elementi base costituenti un impianto antincendioIndividuazione dei criteri per la scelta di un sistema di protezione antincendioConoscenza delle formule base per il calcolo idraulico di una rete antincendio

IMPIANTI DI SERVIZIO

Concetti base sugli incendiConcetti base sugli incendi

Impianti e dispositivi antincendio

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IMPIANTI DI SERVIZIO

Classificazione e cinetica degli incendiClassificazione e cinetica degli incendi

Concetti base sugli incendi

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Definizioni

Incendio: processo di ossidazione violenta, in cui le fiamme rappresentano l’aspetto più appariscente

L’incendio è una reazione chimica di combustione che avviene quando sono presenti tre elementi:

il combustibile (es. legno, carta, ecc)il comburente (es. ossigeno, aria, ecc)la sorgente di calore

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Triangolo del fuoco

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Temperature caratteristiche

Temperatura di ignizione di una sostanza combustibile: è la minima temperatura alla quale una sostanza deve essere riscaldata, affinchèvenga innescata da una fonte di energia esterna, una reazione di ossidazione esotermica in grado di autosostenersi

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Temperature caratteristiche

Temperatura di autoaccensione di una sostanza combustibile: è la temperatura alla quale una sostanza combustibile inizia spontaneamente la combustione (se c’è compresenza di comburente), anche se manca una forma di innesco esterna

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Temperature caratteristiche

Temperatura di autoaccensione di una sostanza combustibile: è la temperatura alla quale una sostanza combustibile inizia spontaneamente la combustione (se c’è compresenza di comburente), anche se manca una forma di innesco esterna

Es.: per materiali come carta, cotone e lana, la temperatura di autoaccensione è compresa tra 200°C e 260°C

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Tipi di danni

Danni diretti: distruzione o danneggiamento macchinari, impianti, fabbricati, materie prime, prodotti finiti Danni indiretti: mancata produzione

Necessità di evitare o ridurre le conseguenze mediante azioni di prevenzione e protezione.

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Classificazione degli incendi (UNI EN 2)

Classe A: incendi da materiali solidi, generalmente di natura organica, la cui combustione avviene con formazione di braci (legno, carta, cartoni, gomma, tessuti, cuoio)Classe B: incendi da liquidi o solidi liquefattibili (alcoli, vernici, solventi, oli, lubrificanti, ecc.)Classe C: incendi da gas (idrogeno, metano, propano, etilene) (propilene, acetilene)Classe D: incendi da metalli leggeri(magnesio, sodio, alluminio in polvere)

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Curva Caratteristica Temperatura - Tempo

L’acciaio si flette a 450°, cede a 600°Un incendio può raggiungere tali temperature in meno di dieci minuti

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali,

Vol. II, Ed. Cortina

IMPIANTI DI SERVIZIO

Carico di incendio e REICarico di incendio e REI

Concetti base sugli incendi

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Carico d’incendio

È la quantità di calore che si può sviluppare per unità di area di un edificio o locale in caso di incendio

[kcal/m2 oppure MJ/m2 ]

A

Hgq

n

iii∑

== 1*

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Carico d’incendio

Dove:q* = carico di incendio, in Kcal/m2 oppure MJ/m2

gi = massa in kg della sostanza combustibile i-esima tra le n presentiHi = potere calorifico superiore della sostanza combustibile, in Kcal/kg o MJ/kgA = area totale del locale in m2

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Gradi di rischio

La normativa anglosassone considera 3 gradi di rischio:

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Gradi di rischio

La normativa anglosassone considera 3 gradi di rischio:

rischio Leggero: 150.000 ÷ 270.000 kcal/m2

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Gradi di rischio

La normativa anglosassone considera 3 gradi di rischio:

rischio Leggero: 150.000 ÷ 270.000 kcal/m2

rischio Medio: 270.000 ÷ 570.000 kcal/m2

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Gradi di rischio

La normativa anglosassone considera 3 gradi di rischio:

rischio Leggero: 150.000 ÷ 270.000 kcal/m2

rischio Medio: 270.000 ÷ 570.000 kcal/m2

rischio Grande: 570.000 ÷ 1.080.000 kcal/m2

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Carico d’incendio specifico

La normativa italiana considera il potenziale termico dei materiali riferendolo ai kg di legno equivalenteIl potere calorifico superiore del legno è pari a 4400 kcal/kg

A

Hgq

n

iii

*44001∑==

[kg di legno/m2]

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Gradi di rischio

Rischio leggero q = 35 kg di legno/m2

Rischio medio q = 35 ÷ 75 kg di legno/m2

Rischio grande q > 75 kg di legno/m2

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Separazione dei locali

Al fine di impedire la propagazione dell’incendio, occorrono strutture di separazione che conservino le 3 seguenti caratteristiche:

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Separazione dei locali

Al fine di impedire la propagazione dell’incendio, occorrono strutture di separazione che conservino le 3 seguenti caratteristiche:

stabilità (cioè la resistenza meccanica)

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Separazione dei locali

Al fine di impedire la propagazione dell’incendio, occorrono strutture di separazione che conservino le 3 seguenti caratteristiche:

stabilità (cioè la resistenza meccanica)tenuta (nei confronti delle fiamme, vapori o gas caldi)

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Separazione dei locali

Al fine di impedire la propagazione dell’incendio, occorrono strutture di separazione che conservino le 3 seguenti caratteristiche:

stabilità (cioè la resistenza meccanica)tenuta (nei confronti delle fiamme, vapori o gas caldi)isolamento termico (limitando la trasmissione del calore)

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REI

Le 3 suddette proprietà sono individuate dalle seguenti sigle:

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REI

Le 3 suddette proprietà sono individuate dalle seguenti sigle:

R Stabilità

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REI

Le 3 suddette proprietà sono individuate dalle seguenti sigle:

R Stabilità

E Tenuta

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REI

Le 3 suddette proprietà sono individuate dalle seguenti sigle:

R Stabilità

E Tenuta

I Isolamento termico

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REI

Il simbolo REI associato ad un numero identifica i minuti per i quali una struttura è in grado di garantire il rispetto delle 3 suddette condizioni

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REI

Il simbolo REI associato ad un numero identifica i minuti per i quali una struttura è in grado di garantire il rispetto delle 3 suddette condizioniAd esempio:

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REI

Il simbolo REI associato ad un numero identifica i minuti per i quali una struttura è in grado di garantire il rispetto delle 3 suddette condizioniAd esempio:una struttura avente resistenza al fuoco REI 60 deve essere in grado (se esposta al fuoco) di mantenere la stabilità, la tenuta e l’isolamento per circa 60 minuti primi

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Legame REI - Carico d’incendio

La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d’incendio specifico

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Legame REI - Carico d’incendio

La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d’incendio specificoAd esempio:

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Legame REI - Carico d’incendio

La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d’incendio specificoAd esempio:Locale con carico di incendio q=90 [kg di legno/m2]

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Legame REI - Carico d’incendio

La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d’incendio specificoAd esempio:Locale con carico di incendio q=90 [kg di legno/m2]Allora le parti componenti le:

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Legame REI - Carico d’incendio

La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d’incendio specificoAd esempio:Locale con carico di incendio q=90 [kg di legno/m2]Allora le parti componenti le:

strutture (pilastri)

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Legame REI - Carico d’incendio

La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d’incendio specificoAd esempio:Locale con carico di incendio q=90 [kg di legno/m2]Allora le parti componenti le:

strutture (pilastri)le compartimentazioni (porte e/o portoni inclusi)

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Legame REI - Carico d’incendio

La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d’incendio specificoAd esempio:Locale con carico di incendio q=90 [kg di legno/m2]Allora le parti componenti le:

strutture (pilastri)le compartimentazioni (porte e/o portoni inclusi)la copertura

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Legame REI - Carico d’incendio

La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d’incendio specificoAd esempio:Locale con carico di incendio q=90 [kg di legno/m2]Allora le parti componenti le:

strutture (pilastri)le compartimentazioni (porte e/o portoni inclusi)la copertura

devono avere resistenza al fuoco non minore di REI 90

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Resistenza al fuoco

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IMPIANTI DI SERVIZIO

Interventi preventivi e protettiviInterventi preventivi e protettivi

Impianti e dispositivi antincendio

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Introduzione

Gli interventi antincendio si suddividono in due categorie principali:

preventivi – hanno lo scopo di evitare l’insorgenza di un incendio, tramite misure organizzative, sulle strutture, sul tipo di materiali, segnalazioniprotettivi – hanno lo scopo di intervenire rapidamente a seguito dell’innesco di un incendio, tramite sistemi di rivelazione e spegimento, oppure di garantire la sicurezza delle persone, mediante vie di fuga, strutture resistenti al fuoco e segnalazioni

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IMPIANTI DI SERVIZIO

Provvedimenti preventiviProvvedimenti preventivi

Interventi preventivi e protettivi

IMPIANTI DI SERVIZIO

Aspetti organizzativiAspetti organizzativi

Provvedimenti preventivi

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Provvedimenti preventivi (1)

Impiego di strutture incombustibili e resistenti al fuocoRispetto delle distanze di protezione tra fabbricatiRispetto delle condizioni di sicurezza nei processi produttivi e nei magazziniPredisposizione di adeguate ventilazioni naturali e meccaniche

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Provvedimenti preventivi (2)

Esecuzione di impianti elettrici a “regola d’arte”Messa a terra degli impiantiPredisposizione delle protezioni contro le scariche atmosfericheCreazione di squadre antincendio aziendaliPredisposizione di un piano di emergenza

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Schede di sicurezza

Riportano le caratteristiche chimico-fisiche di un prodotto impiegato all’interno di un ciclo produttivoForniscono indicazioni in merito alle temperature di ignizione ed autoaccensioneDescrivono le misure antincendio da adottare in relazione alla specifica sostanza considerata

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Schede di sicurezza

Per ingrandireschema

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Schede di sicurezza

Per ingrandireschema

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Organizzazione

Diagramma di organizzazione antincendio

datore di lavorosquadre di emergenzapiano di evacuazionesegnaletica diffusainformazione e formazione adeguata al personale

DIAGRAMMA DI ORGANIZZAZIONE

ANTINCENDIO

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IMPIANTI DI SERVIZIO

Simboli grafici e segnaletica di sicurezza Simboli grafici e segnaletica di sicurezza

Provvedimenti preventivi

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Simboli grafici

Per ingrandireschema

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Simboli grafici

Per ingrandireschema

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Segnaletica di sicurezza

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Segnaletica di sicurezza

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Segnaletica di sicurezza

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Segnaletica di sicurezza

IMPIANTI DI SERVIZIO

Interventi di protezione

Interventi preventivi e protettivi

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Misure di protezione

ATTIVAPASSIVA

Impianti di rivelazione

Sistemi di allarme

Impianti di spegnimento

Vie di fuga

Compartimentazione

Evacuazione fumo/calore

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Tipi di compartimentazione

Schemi di filtri a prova di fumo

Esempio di compartimentazione vano scala

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Provvedimenti per spegnimento e/o circoscrizione

Vengono adottati quando l’incendio si è ormai sviluppato e sono classificabili in 4 categorie:

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Provvedimenti per spegnimento e/o circoscrizione

Vengono adottati quando l’incendio si è ormai sviluppato e sono classificabili in 4 categorie:

sicurezza delle persone

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Provvedimenti per spegnimento e/o circoscrizione

Vengono adottati quando l’incendio si è ormai sviluppato e sono classificabili in 4 categorie:

sicurezza delle personefrazionamento del rischio

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Provvedimenti per spegnimento e/o circoscrizione

Vengono adottati quando l’incendio si è ormai sviluppato e sono classificabili in 4 categorie:

sicurezza delle personefrazionamento del rischiosegnalazione tempestiva dell’incendio

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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Provvedimenti per spegnimento e/o circoscrizione

Vengono adottati quando l’incendio si è ormai sviluppato e sono classificabili in 4 categorie:

sicurezza delle personefrazionamento del rischiosegnalazione tempestiva dell’incendiospegnimento o contenimento dell’incendio

IMPIANTI DI SERVIZIO

Sistemi di rivelazioneSistemi di rivelazione

Interventi di protezione

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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Classificazione

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Rivelatori ottici di fumo

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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Rivelatori ionici di fumo

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Rivelatori termici a massima

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

© 2005 Politecnico Torino 38

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Rivelatori termici differenziali

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Rivelatori a fusibile con lamine metalliche

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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Rivelatori termici a cavo sensibile

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Rivelatori di gas

SCHEMA DI IMPIANTO DI

SEGNALAZIONE

Soluzione 1:a semiconduttori

Soluzione 2:a combustione catalitica

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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IMPIANTI DI SERVIZIO

Impianti di spegnimentoImpianti di spegnimento

Interventi di protezione

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Principi generali di estinzione degli incendi

Per soffocamento, ossia riducendo l’afflusso di aria verso la zona di combustione

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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81

Principi generali di estinzione degli incendi

Per soffocamento, ossia riducendo l’afflusso di aria verso la zona di combustionePer raffreddamento, ossia abbassando sotto il punto di accensione la temperatura delle superfici esposte

82

Sfoghi di calore

Nel caso di fabbricati industriali è molto utile predisporre nella copertura degli “sfoghi di calore” denominati EFC (Evacuatori di Fumo e Calore) che si aprono in caso di incendio

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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83

Sfoghi di calore

La presenza degli EFC, permette di realizzare le seguenti condizioni:

84

Sfoghi di calore

La presenza degli EFC, permette di realizzare le seguenti condizioni:

evitare l’accumulo, sotto la copertura, di gas surriscaldati

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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85

Sfoghi di calore

La presenza degli EFC, permette di realizzare le seguenti condizioni:

evitare l’accumulo, sotto la copertura, di gas surriscaldatifavorire l’estrazione del fumo dall’ambiente

86

Sfoghi di calore

La presenza degli EFC, permette di realizzare le seguenti condizioni:

evitare l’accumulo, sotto la copertura, di gas surriscaldatifavorire l’estrazione del fumo dall’ambienteconsentire una forte sottrazione di calore a fronte di un piccolo apporto termico dovuto al comburente immesso

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87

Utilizzo delle sostanze estinguenti

IMPIANTI DI SERVIZIO

Dispositivi antincendio portatiliDispositivi antincendio portatili

Impianti di spegnimento

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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89

Dispositivi antincendio portatili: estintori

Classe di incendio

Tipo estinguente

A

schiuma, polvere, CO2

B

Idrici, schiuma, polveri

Bloccare il flusso di gasPolveri specialiPolveri dielettriche, CO2

C

DMateriali elettrici

90

Esempi di estintori ad acqua

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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91

Esempi di estintori a schiuma

92

Esempi di estintori a CO2

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93

Esempi di estintori a polvere

94

Uso dei dispositivi antincendio portatili

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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IMPIANTI DI SERVIZIO

Dispositivi antincendio fissiDispositivi antincendio fissi

Impianti di spegnimento

96

Impianti antincendio fissi

Comprendono le seguenti tipologie:

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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97

Impianti antincendio fissi

Comprendono le seguenti tipologie:

impianti a idranti (per esterni e per interni)

98

Impianti antincendio fissi

Comprendono le seguenti tipologie:

impianti a idranti (per esterni e per interni)regole base di progettazione per impianti a idranti

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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99

Impianti antincendio fissi

Comprendono le seguenti tipologie:

impianti a idranti (per esterni e per interni)regole base di progettazione per impianti a idranti

impianti a sprinkler (o a pioggia)

100

Impianti antincendio fissi

Comprendono le seguenti tipologie:

impianti a idranti (per esterni e per interni)regole base di progettazione per impianti a idranti

impianti a sprinkler (o a pioggia)

ulteriori impiantiimpianti a nebulizzatori (o a diluvio)

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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101

Impianti antincendio fissi

Comprendono le seguenti tipologie:

impianti a idranti (per esterni e per interni)regole base di progettazione per impianti a idranti

impianti a sprinkler (o a pioggia)

ulteriori impiantiimpianti a nebulizzatori (o a diluvio)impianti a CO2 ad alta pressione

102

Impianti antincendio fissi

Comprendono le seguenti tipologie:

impianti a idranti (per esterni e per interni)regole base di progettazione per impianti a idranti

impianti a sprinkler (o a pioggia)

ulteriori impiantiimpianti a nebulizzatori (o a diluvio)impianti a CO2 ad alta pressioneimpianti a CO2 a bassa pressione

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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103

Impianti antincendio fissi

Comprendono le seguenti tipologie:

impianti a idranti (per esterni e per interni)regole base di progettazione per impianti a idranti

impianti a sprinkler (o a pioggia)

ulteriori impiantiimpianti a nebulizzatori (o a diluvio)impianti a CO2 ad alta pressioneimpianti a CO2 a bassa pressioneimpianti a schiuma meccanica

104

Impianti antincendio fissi

Comprendono le seguenti tipologie:

impianti a idranti (per esterni e per interni)regole base di progettazione per impianti a idranti

impianti a sprinkler (o a pioggia)

ulteriori impiantiimpianti a nebulizzatori (o a diluvio)impianti a CO2 ad alta pressioneimpianti a CO2 a bassa pressioneimpianti a schiuma meccanicaimpianti a gas specifici

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IMPIANTI DI SERVIZIO

Dispositivi antincendio fissi

Impianti a idranti

106

Impianti a idranti interni

Idrante a muro UNI45(o interno)

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali,

Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

Idrante a muro UNI45 (o interno)

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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107

Impianti a idranti interni

Naspo

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

108

Impianti a idranti esterni

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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109

Impianti a idranti esterni

Idranti a colonna (o soprasuolo)

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali,

Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

110

Disposizione idranti

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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111

Reti di distribuzione

Schema delle reti dell’acqua interna ed esterna alimentate da un serbatoio sopra-elevato

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

112

Alimentazione

Schema delle reti alimentate in modi diversiVasca seminterrata

Pozzo + acquedotto

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali,

Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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IMPIANTI DI SERVIZIO

Regole base di progettazione per impianti a idranti Regole base di progettazione per impianti a idranti

Impianti a idranti

114

Capacità serbatoi

La riserva minima affidata a serbatoi sopraelevati oppure a vasche interrate, deve assicurare un’alimentazione dell’acqua occorrente per un tempo minimo di:

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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115

Capacità serbatoi

La riserva minima affidata a serbatoi sopraelevati oppure a vasche interrate, deve assicurare un’alimentazione dell’acqua occorrente per un tempo minimo di:

rischi lievi: 30 minuti

116

Capacità serbatoi

La riserva minima affidata a serbatoi sopraelevati oppure a vasche interrate, deve assicurare un’alimentazione dell’acqua occorrente per un tempo minimo di:

rischi lievi: 30 minutirischi normali: 60 minuti

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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117

Capacità serbatoi

La riserva minima affidata a serbatoi sopraelevati oppure a vasche interrate, deve assicurare un’alimentazione dell’acqua occorrente per un tempo minimo di:

rischi lievi: 30 minutirischi normali: 60 minutirischi gravi: 90 minuti

118

Calcolo della rete

Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams:

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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119

Calcolo della rete

Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams:

dp = 6.05 x 108 x Q1.85 / C1.85 x D4.87

120

Calcolo della rete

Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams:

Dove:

dp = 6.05 x 108 x Q1.85 / C1.85 x D4.87

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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121

Calcolo della rete

Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams:

Dove:dp = perdita di carico in mbar/metro

dp = 6.05 x 108 x Q1.85 / C1.85 x D4.87

122

Calcolo della rete

Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams:

Dove:dp = perdita di carico in mbar/metroQ = portata in litri per minuto

dp = 6.05 x 108 x Q1.85 / C1.85 x D4.87

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

© 2005 Politecnico Torino 62

123

Calcolo della rete

Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams:

Dove:dp = perdita di carico in mbar/metroQ = portata in litri per minutoD = diametro interno in mm

dp = 6.05 x 108 x Q1.85 / C1.85 x D4.87

124

Calcolo della rete

Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams:

Dove:dp = perdita di carico in mbar/metroQ = portata in litri per minutoD = diametro interno in mmC = fattore di attrito di Hazen Williams

dp = 6.05 x 108 x Q1.85 / C1.85 x D4.87

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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125

Calcolo della rete

La costante C dipendente dalla natura del tubo deve essere assunta uguale a:

tubi di ghisa: 100tubi di acciaio: 120tubi di acciaio inossidabile, in rame e ghisa rivestita: 140 tubi di plastica, fibra di vetro e materiali analoghi: 150

IMPIANTI DI SERVIZIO

Dispositivi antincendio fissi

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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127

Impianti a sprinkler

I tipi fondamentali di impianti sono:

128

Impianti a sprinkler

I tipi fondamentali di impianti sono:“a umido”, cioè con tubi sempre in pressione

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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129

Impianti a sprinkler

I tipi fondamentali di impianti sono:“a umido”, cioè con tubi sempre in pressione“a secco”, cioè con tubi ad aria compressa

130

Impianti a sprinkler

I tipi fondamentali di impianti sono:“a umido”, cioè con tubi sempre in pressione“a secco”, cioè con tubi ad aria compressa“a preazione”, che racchiude entrambe le soluzioni

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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131

Impianti a sprinkler

Tipologia

132

Impianti a sprinkler

Modalità di installazione

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

© 2005 Politecnico Torino 67

133

Impianti sprinkler a umido

Modalità di funzionamento:

134

Impianti sprinkler a umido

Modalità di funzionamento:è il tipo più comune, è dotato di un apposito diffusore ed è utilizzato soprattutto in locali non soggetti al gelo

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

© 2005 Politecnico Torino 68

135

Impianti sprinkler a umido

Modalità di funzionamento:è il tipo più comune, è dotato di un apposito diffusore ed è utilizzato soprattutto in locali non soggetti al geloal raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più teste

136

Impianti sprinkler a umido

Modalità di funzionamento:è il tipo più comune, è dotato di un apposito diffusore ed è utilizzato soprattutto in locali non soggetti al geloal raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più testel’acqua della rete sulla quale sono montate inonda l’area sottostante secondo un profilo all’incirca conico

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

© 2005 Politecnico Torino 69

137

Impianti sprinkler a umido

Modalità di funzionamento:è il tipo più comune, è dotato di un apposito diffusore ed è utilizzato soprattutto in locali non soggetti al geloal raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più testel’acqua della rete sulla quale sono montate inonda l’area sottostante secondo un profilo all’incirca conicoogni sprinkler può proteggere una zona variabile fra i 7 e i 12 m2

138

Impianti sprinkler a secco

Modalità di funzionamento:

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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139

Impianti sprinkler a secco

Modalità di funzionamento:è adottato nei locali soggetti al gelo

140

Impianti sprinkler a secco

Modalità di funzionamento:è adottato nei locali soggetti al gelole tubazioni sono tenute sotto una pressione d’aria costante

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

© 2005 Politecnico Torino 71

141

Impianti sprinkler a secco

Modalità di funzionamento:è adottato nei locali soggetti al gelole tubazioni sono tenute sotto una pressione d’aria costanteal raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più teste

142

Impianti sprinkler a secco

Modalità di funzionamento:è adottato nei locali soggetti al gelole tubazioni sono tenute sotto una pressione d’aria costanteal raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più testel’aria fuoriesce dalla rete e la valvola di controllo installata a monte, non più tenuta chiusa dalla pressione dell’aria, lascia fuoriuscire l’acqua

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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143

Impianti sprinkler a secco

Modalità di funzionamento:è adottato nei locali soggetti al gelole tubazioni sono tenute sotto una pressione d’aria costanteal raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più testel’aria fuoriesce dalla rete e la valvola di controllo installata a monte, non più tenuta chiusa dalla pressione dell’aria, lascia fuoriuscire l’acquail vantaggio di avere le tubazioni prive d’acqua si traduce in un leggero ritardo nell’azione di spegnimento

144

Impianti sprinkler a secco

Modalità di funzionamento:è adottato nei locali soggetti al gelole tubazioni sono tenute sotto una pressione d’aria costanteal raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più testel’aria fuoriesce dalla rete e la valvola di controllo installata a monte, non più tenuta chiusa dalla pressione dell’aria, lascia fuoriuscire l’acquail vantaggio di avere le tubazioni prive d’acqua si traduce in un leggero ritardo nell’azione di spegnimentol’area di copertura degli sprinkler è la stessa degli impianti a umido

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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145

Impianti sprinkler a preazione

Modalità di funzionamento:

146

Impianti sprinkler a preazione

Modalità di funzionamento:è adottato nei laboratori e centri di calcolo, dove la rottura accidentale di una testina può provocare danni notevoli

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

© 2005 Politecnico Torino 74

147

Impianti sprinkler a preazione

Modalità di funzionamento:è adottato nei laboratori e centri di calcolo, dove la rottura accidentale di una testina può provocare danni notevoli le tubazioni sono tenute piene d’aria, ma non in pressione

148

Impianti sprinkler a preazione

Modalità di funzionamento:è adottato nei laboratori e centri di calcolo, dove la rottura accidentale di una testina può provocare danni notevoli le tubazioni sono tenute piene d’aria, ma non in pressionel’impianto è associato ad un sistema di rilevazione di fumo (molto più sensibile delle testine a fusibile)

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

© 2005 Politecnico Torino 75

149

Impianti sprinkler a preazione

Modalità di funzionamento:è adottato nei laboratori e centri di calcolo, dove la rottura accidentale di una testina può provocare danni notevoli le tubazioni sono tenute piene d’aria, ma non in pressionel’impianto è associato ad un sistema di rilevazione di fumo (molto più sensibile delle testine a fusibile)l’attivazione dei rivelatori comanda l’apertura della valvola dell’impianto sprinkler con conseguente riempimento delle tubazioni

150

Impianti sprinkler a preazione

Modalità di funzionamento:è adottato nei laboratori e centri di calcolo, dove la rottura accidentale di una testina può provocare danni notevoli le tubazioni sono tenute piene d’aria, ma non in pressionel’impianto è associato ad un sistema di rilevazione di fumo (molto più sensibile delle testine a fusibile)l’attivazione dei rivelatori comanda l’apertura della valvola dell’impianto sprinkler con conseguente riempimento delle tubazionil’apertura delle testine sprinkler avverrà successivamente come per i normali impianti a umido

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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151

Posizionamento sprinkler

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

152

Posizionamento sprinkler

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali,

Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

© 2005 Politecnico Torino 77

153

Posizionamento sprinkler

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

IMPIANTI DI SERVIZIO

Dispositivi antincendio fissi

Altri impianti

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

© 2005 Politecnico Torino 78

155

Impianti a nebulizzatori (o a diluvio)

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

156

Impianti a nebulizzatori (o a diluvio)

Modalità di funzionamento:

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

© 2005 Politecnico Torino 79

157

Impianti a nebulizzatori (o a diluvio)

Modalità di funzionamento:sono impianti del tipo a secco che utilizzano speciali ugelli erogatori sempre aperti in grado di dividere l’acqua in piccolissime gocce

158

Impianti a nebulizzatori (o a diluvio)

Modalità di funzionamento:sono impianti del tipo a secco che utilizzano speciali ugelli erogatori sempre aperti in grado di dividere l’acqua in piccolissime goccel’alimentazione del liquido avviene solo a seguito dell’apertura di una valvola a comando manuale o automatica (comandata da appositi rivelatori)

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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Impianti a nebulizzatori (o a diluvio)

Modalità di funzionamento:sono impianti del tipo a secco che utilizzano speciali ugelli erogatori sempre aperti in grado di dividere l’acqua in piccolissime goccel’alimentazione del liquido avviene solo a seguito dell’apertura di una valvola a comando manuale o automatica (comandata da appositi rivelatori)l’acqua della rete sulla quale sono montate inonda l’area sottostante secondo un profilo all’incirca conico

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Impianti a nebulizzatori (o a diluvio)

Modalità di funzionamento:sono impianti del tipo a secco che utilizzano speciali ugelli erogatori sempre aperti in grado di dividere l’acqua in piccolissime goccel’alimentazione del liquido avviene solo a seguito dell’apertura di una valvola a comando manuale o automatica (comandata da appositi rivelatori)l’acqua della rete sulla quale sono montate inonda l’area sottostante secondo un profilo all’incirca conicoogni nebulizzatore può proteggere una zona variabile fra i 7 e i 12 m2

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Impianti a nebulizzatori (o a diluvio)

Campi di applicazione:

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Impianti a nebulizzatori (o a diluvio)

Campi di applicazione:sono normalmente installati a protezione di impianti ad alto rischio (es.: serbatoi di liquidi infiammabili, banchi prova motori, reattori chimici)

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Impianti a nebulizzatori (o a diluvio)

Campi di applicazione:sono normalmente installati a protezione di impianti ad alto rischio (es.: serbatoi di liquidi infiammabili, banchi prova motori, reattori chimici)permettono di raffreddare rapidamente tutta la zona protetta e di impedire il collassamento delle strutture del fabbricato

164

Impianti a nebulizzatori (o a diluvio)

Campi di applicazione:sono normalmente installati a protezione di impianti ad alto rischio (es.: serbatoi di liquidi infiammabili, banchi prova motori, reattori chimici)permettono di raffreddare rapidamente tutta la zona protetta e di impedire il collassamento delle strutture del fabbricatoprevenire la propagazione delle fiamme attraverso azione di irroramento delle superfici non ancora lambite dalle fiamme

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Impianti a nebulizzatori (o a diluvio)

Campi di applicazione:sono normalmente installati a protezione di impianti ad alto rischio (es.: serbatoi di liquidi infiammabili, banchi prova motori, reattori chimici)permettono di raffreddare rapidamente tutta la zona protetta e di impedire il collassamento delle strutture del fabbricatoprevenire la propagazione delle fiamme attraverso azione di irroramento delle superfici non ancora lambite dalle fiammediluire pericolose masse di gas combustibili che possono accumularsi in zone non ancora raggiunte dall’incendio

166

Disposizione dei nebulizzatori

Impianti a nebulizzatori (o a diluvio)

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Impianti a CO2 ad alta pressione

Caratteristiche dell’impianto:utilizza una batteria di bombole contenente CO2allo stato liquidole bombole sono collegate fra di loro mediante una rete di tubazioni e valvole di intercettazione agli ugelli che erogano la CO2 sotto forma di gas

168

Impianti a CO2 ad alta pressione

Schema di un impianto a CO2 ad alta pressione

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Impianti a CO2 ad alta pressione

Campi di applicazione e modalità di intervento:

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Impianti a CO2 ad alta pressione

Campi di applicazione e modalità di intervento:il principio di funzionamento è diverso da quello degli estintori portatili a CO2

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171

Impianti a CO2 ad alta pressione

Campi di applicazione e modalità di intervento:il principio di funzionamento è diverso da quello degli estintori portatili a CO2

l’impianto agisce essenzialmente per soffocamento attraverso l’erogazione con ugelli speciali, saturando il locale di CO2

172

Impianti a CO2 ad alta pressione

Campi di applicazione e modalità di intervento:il principio di funzionamento è diverso da quello degli estintori portatili a CO2

l’impianto agisce essenzialmente per soffocamento attraverso l’erogazione con ugelli speciali, saturando il locale di CO2

l’intervento della CO2 deve essere segnalato con assoluta sicurezza per consentire al personale di abbandonare il locale

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173

Impianti a CO2 a bassa pressione

Caratteristiche dell’impianto: utilizza per l’immagazzinamento della CO2 un unico recipiente refrigerato a 20 bar e a -18°C

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali,

Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

174

Impianti a CO2 a bassa pressione

Campi di applicazione e modalità di intervento:

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Impianti a CO2 a bassa pressione

Campi di applicazione e modalità di intervento:è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenti

176

Impianti a CO2 a bassa pressione

Campi di applicazione e modalità di intervento:è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenticonsente di gestire interventi multipli e prolungati

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177

Impianti a CO2 a bassa pressione

Campi di applicazione e modalità di intervento:è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenticonsente di gestire interventi multipli e prolungatiè più adatto per la protezione di locali piccoli e macchinari delicati:

178

Impianti a CO2 a bassa pressione

Campi di applicazione e modalità di intervento:è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenticonsente di gestire interventi multipli e prolungatiè più adatto per la protezione di locali piccoli e macchinari delicati:

apparecchiature elettriche ed elettroniche, archivi e biblioteche

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179

Impianti a CO2 a bassa pressione

Campi di applicazione e modalità di intervento:è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenticonsente di gestire interventi multipli e prolungatiè più adatto per la protezione di locali piccoli e macchinari delicati:

apparecchiature elettriche ed elettroniche, archivi e bibliotechedepositi e reparti di lavorazione vernici, trafile e laminatoi

180

Impianti a CO2 a bassa pressione

Campi di applicazione e modalità di intervento:è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenticonsente di gestire interventi multipli e prolungatiè più adatto per la protezione di locali piccoli e macchinari delicati:

apparecchiature elettriche ed elettroniche, archivi e bibliotechedepositi e reparti di lavorazione vernici, trafile e laminatoiforni di essiccazione, depositi di liquidi infiammabili in genere

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181

Impianti a CO2 a bassa pressione

Campi di applicazione e modalità di intervento:è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenticonsente di gestire interventi multipli e prolungatiè più adatto per la protezione di locali piccoli e macchinari delicati:

apparecchiature elettriche ed elettroniche, archivi e bibliotechedepositi e reparti di lavorazione vernici, trafile e laminatoiforni di essiccazione, depositi di liquidi infiammabili in genere

l’intervento è di tipo automatico comandato da rivelatori termici differenziali

182

Impianti a schiuma meccanica

Caratteristiche dell’impianto:

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Impianti a schiuma meccanica

Caratteristiche dell’impianto:gli impianti si distinguono fra:

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Impianti a schiuma meccanica

Caratteristiche dell’impianto:gli impianti si distinguono fra:

schiume a bassa espansione (rapporto da 1:6 a 1:15)

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185

Impianti a schiuma meccanica

Caratteristiche dell’impianto:gli impianti si distinguono fra:

schiume a bassa espansione (rapporto da 1:6 a 1:15)schiume a media espansione (rapporto da 1:30 a 1:200)

186

Impianti a schiuma meccanica

Caratteristiche dell’impianto:gli impianti si distinguono fra:

schiume a bassa espansione (rapporto da 1:6 a 1:15)schiume a media espansione (rapporto da 1:30 a 1:200) schiume ad alta espansione (rapporto da 1:200 a 1:1000)

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187

Impianti a schiuma meccanica

Caratteristiche dell’impianto:gli impianti si distinguono fra:

schiume a bassa espansione (rapporto da 1:6 a 1:15)schiume a media espansione (rapporto da 1:30 a 1:200) schiume ad alta espansione (rapporto da 1:200 a 1:1000)

la formazione di schiuma si realizza immettendo nell’aria soluzioni di acqua e liquidi schiumogeni

188

Impianti a schiuma meccanica

Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997

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Impianti a schiuma meccanica

Campi di applicazione e modalità di intervento:

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Impianti a schiuma meccanica

Campi di applicazione e modalità di intervento:sono particolarmente adatti per l’estinzione degli incendi delle classi B e A

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Impianti a schiuma meccanica

Campi di applicazione e modalità di intervento:sono particolarmente adatti per l’estinzione degli incendi delle classi B e Anon può essere utilizzata a protezione di apparecchiature sotto tensione

192

Impianti a schiuma meccanica

Campi di applicazione e modalità di intervento:sono particolarmente adatti per l’estinzione degli incendi delle classi B e Anon può essere utilizzata a protezione di apparecchiature sotto tensioneschiuma a bassa espansione per serbatoi, pontili, zone di carico e scarico di prodotti infiammabili

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Impianti a schiuma meccanica

Campi di applicazione e modalità di intervento:sono particolarmente adatti per l’estinzione degli incendi delle classi B e Anon può essere utilizzata a protezione di apparecchiature sotto tensioneschiuma a bassa espansione per serbatoi, pontili, zone di carico e scarico di prodotti infiammabilischiuma a media espansione per impianti destinati alla produzione di infiammabili, autorimesse, ecc.

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Impianti a schiuma meccanica

Campi di applicazione e modalità di intervento:sono particolarmente adatti per l’estinzione degli incendi delle classi B e Anon può essere utilizzata a protezione di apparecchiature sotto tensioneschiuma a bassa espansione per serbatoi, pontili, zone di carico e scarico di prodotti infiammabilischiuma a media espansione per impianti destinati alla produzione di infiammabili, autorimesse, ecc.schiuma ad alta espansione per la protezione di magazzini

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Sistemi a Clean Agent

La normativa vigente in materia di protezione dell’ozono atmosferico ha imposto il divieto all’uso dell’Halon 1301 nei nuovi impianti e la dismissione di quelli esistenti

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Sistemi a Clean Agent

La normativa vigente in materia di protezione dell’ozono atmosferico ha imposto il divieto all’uso dell’Halon 1301 nei nuovi impianti e la dismissione di quelli esistentiAttualmente le alternative agli halons più utilizzate sono 2:

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Sistemi a Clean Agent

La normativa vigente in materia di protezione dell’ozono atmosferico ha imposto il divieto all’uso dell’Halon 1301 nei nuovi impianti e la dismissione di quelli esistentiAttualmente le alternative agli halons più utilizzate sono 2:

agenti estinguenti “halocarbon” costituiti da singoli idrocarburi alogenati o da miscele di questi

198

Sistemi a Clean Agent

La normativa vigente in materia di protezione dell’ozono atmosferico ha imposto il divieto all’uso dell’Halon 1301 nei nuovi impianti e la dismissione di quelli esistentiAttualmente le alternative agli halons più utilizzate sono 2:

agenti estinguenti “halocarbon” costituiti da singoli idrocarburi alogenati o da miscele di questiagenti estinguenti “halocarbon” costituiti da miscele di idrocarburi alogenati

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Sistemi a Clean Agent

La normativa vigente in materia di protezione dell’ozono atmosferico ha imposto il divieto all’uso dell’Halon 1301 nei nuovi impianti e la dismissione di quelli esistentiAttualmente le alternative agli halons più utilizzate sono 2:

agenti estinguenti “halocarbon” costituiti da singoli idrocarburi alogenati o da miscele di questiagenti estinguenti “halocarbon” costituiti da miscele di idrocarburi alogenati

Gli agenti estinguenti “halocarbon” prendono il nome di agenti estinguenti “Clean Agent”

200

Estinzione nei sistemi a Clean Agent

Si basa principalmente sui seguenti fenomeni:per via fisica (tramite la diluizione dell’ossigeno), con conseguente ridotta produzione di calore o soffocamento della fiamma se la concentrazione viene portata al di sotto del valore minimo di combustioneper reazione chimica endotermica (con assorbimento di energia) e conseguente reazione di decomposizione dell’agente estinguente in presenza di elevato calore (fiamme) e formazione di radicali liberi che, catturando ossigeno, non lo rendono disponibile per la reazione di combustione

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Estinzione nei sistemi a Clean Agent

per via chimico-fisica tramite incremento della capacità termica dell’ambiente in cui si sviluppa il fuoco, risultante in un aumento della quantità di energia necessaria per innalzare la temperatura dell’aria comburente alla temperatura delle fiamme

202

Applicazione dei sistemi a Clean Agent

Sono adatti a:incendi di classe A a combustione superficiale (materiali termoplastici)incendi di classe B (infiammabili)

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Impianti Industriali Impianti e dispositivi antincendio

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203

Applicazione dei sistemi a Clean Agent

Sono adatti a:incendi di classe B (infiammabili)incendi di classe A a combustione superficiale (materiali termoplastici)

Non sono adatti a:incendi di classe A con formazione di brace (carta, cartone, legno, ecc.)

204

Applicazione dei sistemi a Clean Agent

Sono adatti a:incendi di classe B (infiammabili)incendi di classe A a combustione superficiale (materiali termoplastici)

Non sono adatti a:incendi di classe A con formazione di brace (carta, cartone, legno, ecc.)

Le applicazioni tipiche sono:telecomunicazionielettronica e sale computersale macchine, ecc.

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IMPIANTI DI SERVIZIO

Certificazioni e permessi

Impianti e dispositivi antincendio

206

CPI

Alcune attività sono soggette all’obbligo del controllo da parte dei Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco.Detto controllo si realizza mediante la procedura di richiesta e rilascio del

Certificato di Prevenzione Incendi

Sono le attività elencate nel D.M. 16/02/82

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207

Esempi di attività soggette a CPI

Attività n. 8: officine e laboratori con saldatura e taglio dei metalli utilizzanti gas combustibili e/o comburenti, con oltre 5 addettiAttività n. 12: Stabilimenti ed impianti ove si producono e/o impiegano liquidi infiammabili (punto di infiammabilità fino a 65°) con quantitativi globali in ciclo e/o in deposito superiore a 0,5 mcAttività n. 72: officine per la riparazione di autoveicoli con capienza superiore a 9 autoveicoli; officine meccaniche per lavorazioni a freddo con oltre 25 addetti

208

Esempi di attività soggette a CPI

Attività n. 89: aziende e uffici nei quali siano occupati oltre 500 addettiAttività n. 91: impianti per la produzione del calore alimentati a combustibile solido, liquido o gassoso con potenzialità superiore a 100.000 Kcal/h

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Procedura per il CPI

Responsabile Attività Presenta Progetto

Comando Provinciale VVFF

normale progetto complesso

45 giorni

No risposta =risposta negativa

Resa progetto

risposta

90 giorni

positiva

Resp. Attivitàcontinua

Una sola interruzione di 45 giorni

210

Procedura per il CPI

Responsabile Attività Esegue i Lavori

Chiede il Sopralluogo e Dichiara i Lavori Eseguiti

Certifica conformità dei lavori

Impegno a rispettare gli obblighi connessi con l’esercizio dell’attività

Comando Provinciale VVFF

Visita ok

Inizia attività

Visita entro 45 giorni

no siComunicazione

diniego al responsabile

Rilascio CPI entro 15 giorni

Una sola interruzione di 45 giorni