Impatto_Locale_N_3

16
P E R I O D I C O D E L L A B A N C A D E L T E M P O tre numero 2010 ottobre Inclusione Sociale Per informazioni e contatti: Associazione Banca del Tempo “Vola in Tempo-Bari” Indirizzo della sede di sportello: Bari, 70121 - Via Giandomenico Petroni, 33 Tel. 080/558.1919 - cell. 333.572.7996 - [email protected] Il nostro sportello (da settembre) Martedì - dalle ore 10,00 alle ore 12,00 - dalle 18,00 alle 19,00 Giovedì - dalle ore 17,30 alle ore 19,00

description

PERIODICO tre Per informazioni e contatti: Associazione Banca del Tempo “Vola in Tempo-Bari” Indirizzo della sede di sportello: Bari, 70121 - Via Giandomenico Petroni, 33 Tel. 080/558.1919 - cell. 333.572.7996 - [email protected] Il nostro sportello (da settembre) Martedì - dalle ore 10,00 alle ore 12,00 - dalle 18,00 alle 19,00 Giovedì - dalle ore 17,30 alle ore 19,00 numero 2010 o tt o b re

Transcript of Impatto_Locale_N_3

Page 1: Impatto_Locale_N_3

P E R I O D I C O D E L L A B A N C A D E L T E M P O

t r enumero

2010

ottobre

Inclusione SocialePer informazioni e contatti:Associazione Banca del Tempo “Vola in Tempo-Bari”Indirizzo della sede di sportello: Bari, 70121 - Via Giandomenico Petroni, 33Tel. 080/558.1919 - cell. 333.572.7996 - [email protected]

Il nostro sportello (da settembre)Martedì - dalle ore 10,00 alle ore 12,00 - dalle 18,00 alle 19,00Giovedì - dalle ore 17,30 alle ore 19,00

Page 2: Impatto_Locale_N_3

Il patto fondante del nostro stare incomunità, sancito nella nostra Costituzione –e nella carta dei Diritti dell’Uomo redatta dall’Onu- è la parità dei diritti e dei doveri fondamentali.Venendo meno questi, vengono a mancareassistenza sanitaria, istruzione, lavoro… Quandosi passa alle dotte analisi sociologiche dei flussie delle dinamiche che li generano - come se lepersone fossero meri numeri di un grafico – siomette solitamente il punto di partenza : e cioèche gli altri, i potenziali esclusi, siamo noi.

La progressiva diminuzione direddito per disoccupazione o pensionamento,l’invecchiamento, le malattie e altro ci trasfor-mano naturalmente in soggetti deboli – altroeufemismo – candidati all’emarginazione acco-munati dalla ridotta capacità di spesa e quindimeno interessanti per la società dei consumi.E ciò vale anche per gli immigrati perché c’èsempre qualcuno “più a nord di te“ eda meridionali dovremmo ben saperecosa significa.

Le periodiche crisieconomiche e con-seguenti politiche eco-nomiche di spesa pubbli-ca, riducono le risorse adisposizione che, seppurfilantropicamente, sonodestinate ad aiutare gliesclusi. Peraltro ancheavendo a disposizionerisorse non si potrà maidare ciò di cui abbiamoveramente bisogno: Em-

patia e Solida-rietà.L’Empatia è lacapacità di met-tersi nei “pannialtrui”, di capirnel’eventuale di-sagio e conseguentemente di far nascere

in noi la Solidarietà sincera e concreta.

Solo se rifiutiamo la logica diuna società basata sull’egoismoe la competizione spietata possiamo combatterele cause della emarginazione: le limitate risorsea disposizione devono essere distribuite equa-mente secondo i bisogni per garantire unaesistenza dignitosa e non incagliarsi ottusamentenei patrimoni di pochi.Se questa è la visione non possiamo aspettareche si compia perché la Società siamo sempre

noi e dobbiamo costruirci intorno, ora e subito,la rete di relazioni necessaria a vivere conempatia e solidarietà che ci potranno garantiredi rimanervi e non essere gli esclusi di domani.Un esempio concreto è il sistema delle Banchedel Tempo proprio perché riunisce le persone,le fa tornare a guardarsi in faccia, a parlarsi, afare le cose insieme scambiando ciò che si puòoffrire per ciò di cui si può aver bisogno.Non si richiede un grande impegno di spirito odi tempo per ritrovare relazioni umane noncompetitive ma cooperative - nel significatopiù umano che si possa intendere - ma puòessere l’inizio di un percorso da fare per nonavere più bisogno domani di inclusione sociale,perché in fondo avremo inclusi gli altri in noistessi.Il 2010 è l’Anno europeo della lotta alla povertàe all'esclusione sociale e confidiamo che quantoandrete a leggere in queste pagine possa farcrescere in voi consapevolezza e solidarietà.

Le Redazione.Per info: www.2010againstpoverty.eu

Redazionale

2010:anno dellainclusionesociale

Ma cosa significa?

dal  titolo

L’appuntamentoPUTIGNANOVenerdì 12 novembre 2010ore 18.00 - Sala Margherita

Incontro-conferenza conSerge Latouche

"L'utopia concreta della decrescita"

Da alcuni anni si parla di “inclusione sociale”,un termine politicamente corretto per indicaretutte le attività di una società - che si dichiaracivile - messe in atto per (re) integrare le personein difficoltà.L’intenzione è lodevole, ma sembra una fogliadi fico sulla nostra cattiva coscienza: una societàche si dichiara civile non può generarel’esclusione, l’emarginazione, l’espulsione deisuoi componenti che siano o meno nati sul suoterritorio.

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E2

INCLUSIONE SOCIALEassumere l’obiettivo di favorire una miglioree piena integrazione della persona nelcontesto sociale ed economico nel qualesi svolge la sua esistenza.

Quali sono le iniziative perfavorire l’inclusione socialeche ha condotto in qualità divicepresidente e assessore allacultura della Provincia?

“Stiamo organizzando, ormai da un anno,diverse iniziative paraculturali nei luoghipiù disagiati, per esempio le periferie e leCircoscrizioni di Bari dove solitamente nonsi tenevano eventi e spettacoli che per lopiù avevano svolgimento in centro. Japigia,il quartiere San Paolo, Carbonara, Enziteto,Palese sono stati scelti quali sedi per diverserappresentazioni. Spettacoli teatrali si sonotenuti nell’Istituto Penitenziario di Turi,Altamura e Bari.Grazie alla collaborazione con alcune Asso-ciazioni teatrali abbiamo portato il teatroe la musica nei Centri sociali e nelle Casedi riposo per anziani. Riteniamo che fararrivare la cultura dove c’è un cono d’ombrasignifica davvero creare uno spiraglio diluce e di speranza”.

Cosa si può fare, a suo avviso,per migliorare le condizionidelle fasce più deboli dellapopolazione, gli anziani, i di-sabili, i giovani e meno giovanidisoccupati...?

“È necessaria una sinergia su tutti i fronti,dall’ambito delle politiche sociali, ai tra-sporti, alla cultura, alla politica del lavoro…Bisogna avere a cuore i servizi davvero utilie indispensabili per questi cittadini, adesempio creare una migliore rete di trasportiche parta dalle periferie. Ci siamo battuticon la Regione per ottenere il trasporto deidisabili nelle scuole, dove la carenza difondi aveva messo a rischio il servizio”.

Anche sulle barriere architet-toniche c’è molto da fare…

“Sì, ed è una questione di senso civico cheancora manca. Si procede a passi piuttostolenti nei Comuni, soprattutto a causa dellamancanza di risorse. Ritengo che non cidovrebbe essere alcun nuovo progetto chenon preveda un vero e proprio abbattimentodelle barriere architettoniche. Un aneddotocurioso è avvenuto in occasione della Fieradel Levante di quest’anno.Il padiglione della Provincia ha ospitatouna mostra dedicata ad Andy Warhol, ilnostro stand aveva lo scivolo per l’accessoai disabili, ma il marciapiede della Fierano, dunque eravamo chiamati ad aiutaredi volta in volta coloro che ne avevanobisogno per dare la possibilità a tutti divisitare le opere. È necessario mettere anorma tutto”.

E gli anziani?

“Anche per gli anziani c’è bisogno di creareservizi, rendere più fluido e immediato illoro approccio con le Amministrazioni, iloro diritti non vengono tutelati perchéfarne richiesta presenta delle difficoltà.Magari non ne sono a conoscenza, oppurenon riescono ad arrivare negli uffici…Andrebbe creato in ogni Amministrazioneuno sportello per gli anziani, un numeroverde, a cui possano rivolgersi per avere lacognizione dei loro diritti e aiuto nel disbrigodelle pratiche”.

Questa è una proposta davveroinnovativa, visto che la popo-lazione anziana è in continuoaumento, e costituisce in molticasi una parte molto attivadella società. Che ruolo posso-no svolgere in questo sensole Associazioni?

“Tanto di quello che oggi si sta facendo èreso possibile grazie all’intervento delleAssociazioni che rappresentano il valoreaggiunto al lavoro delle Istituzioni. Tantisono i volontari che si danno da fare, insinergia con gli Enti locali, per la realizza-zione di progetti innovativi e ben riusciti.Va riconosciuto alle Associazioni come laBanca del Tempo un grande merito, senzala loro presenza si riuscirebbe a fare davveromolto poco, anche nella gestione degliaspetti più banali… Per esempio, quandoabbiamo realizzato la prima edizione del‘Costa dei Trulli Summer Festival’, abbiamodato ai disabili l’accesso gratuito, si sonopotuti accomodare sotto il palco, a direttocontatto con gli artisti. Le Associazioni cihanno fornito un elenco con i nominativi,abbiamo avuto gli accompagnatoriall’ingresso, ecc… ”.

Parliamo di immigrati, dellaloro integrazione nel nostroterritorio.

“Esistono i mediatori culturali che favori-scono la comunicazione tra immigrati eistituzioni pubbliche, creano un collega-mento tra servizi pubblici e utenti stranieri.Questo, però, naturalmente non basta.Favorire l’inclusione e l’integrazione degliimmigrati significa combattere la crisi, ladisoccupazione, i rischi legati alla perditadel posto di lavoro, la precarietà… Lepolitiche economiche, sociali e del lavorosono complementari. La sfida che ci attendeè di superare l’attuale stallo economicorealizzando lo sviluppo e impegnandoci allostesso tempo per la riduzione della povertàe del disagio sociale”.I.C.

FOTOFrancesco BlasiNicola CiprianiSergio ScarcelliImagicArchivioFlicker

EDITOREBanca del Tempo"Vola in Tempo-Bari"

Impatto Locale - Periodico della Banca del Tempo “Vola in tempo Bari”Anno II - n. 3 ottobre 2010 - Reg. Trib. di Bari n. 43 del 6/11/2009Iscrizione R.O.C. 19058Direttore Responsabile Isabella CaroneDistribuzione gratuita

Progetto graficoImagic BariTel. 080.557.51.22

Il Comitato di redazioneSerafina GelaoEvelina GiordanoMaria Giovanna LositoGiovanna Mancini

StampaMartano Editrice srlLecce - BariTel. 0832.240.989

Intervista

Gli articoli inviati rimangono di proprietà dell’autore

“Il merito delleAssociazioni”

Il vicepresidente della Provinciadi Bari sottolinea il ruolo delle

Associazioni “nel favorirel’inclusione sociale, l’accesso alla

cultura e la solidarietà”.Ecco come il teatro e la musicasono entrati nei Centri sociali,

negli Istituti Penitenziari e nelleCase di riposo per anziani…

NuccioAltieri:

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 3

Page 3: Impatto_Locale_N_3

Il patto fondante del nostro stare incomunità, sancito nella nostra Costituzione –e nella carta dei Diritti dell’Uomo redatta dall’Onu- è la parità dei diritti e dei doveri fondamentali.Venendo meno questi, vengono a mancareassistenza sanitaria, istruzione, lavoro… Quandosi passa alle dotte analisi sociologiche dei flussie delle dinamiche che li generano - come se lepersone fossero meri numeri di un grafico – siomette solitamente il punto di partenza : e cioèche gli altri, i potenziali esclusi, siamo noi.

La progressiva diminuzione direddito per disoccupazione o pensionamento,l’invecchiamento, le malattie e altro ci trasfor-mano naturalmente in soggetti deboli – altroeufemismo – candidati all’emarginazione acco-munati dalla ridotta capacità di spesa e quindimeno interessanti per la società dei consumi.E ciò vale anche per gli immigrati perché c’èsempre qualcuno “più a nord di te“ eda meridionali dovremmo ben saperecosa significa.

Le periodiche crisieconomiche e con-seguenti politiche eco-nomiche di spesa pubbli-ca, riducono le risorse adisposizione che, seppurfilantropicamente, sonodestinate ad aiutare gliesclusi. Peraltro ancheavendo a disposizionerisorse non si potrà maidare ciò di cui abbiamoveramente bisogno: Em-

patia e Solida-rietà.L’Empatia è lacapacità di met-tersi nei “pannialtrui”, di capirnel’eventuale di-sagio e conseguentemente di far nascere

in noi la Solidarietà sincera e concreta.

Solo se rifiutiamo la logica diuna società basata sull’egoismoe la competizione spietata possiamo combatterele cause della emarginazione: le limitate risorsea disposizione devono essere distribuite equa-mente secondo i bisogni per garantire unaesistenza dignitosa e non incagliarsi ottusamentenei patrimoni di pochi.Se questa è la visione non possiamo aspettareche si compia perché la Società siamo sempre

noi e dobbiamo costruirci intorno, ora e subito,la rete di relazioni necessaria a vivere conempatia e solidarietà che ci potranno garantiredi rimanervi e non essere gli esclusi di domani.Un esempio concreto è il sistema delle Banchedel Tempo proprio perché riunisce le persone,le fa tornare a guardarsi in faccia, a parlarsi, afare le cose insieme scambiando ciò che si puòoffrire per ciò di cui si può aver bisogno.Non si richiede un grande impegno di spirito odi tempo per ritrovare relazioni umane noncompetitive ma cooperative - nel significatopiù umano che si possa intendere - ma puòessere l’inizio di un percorso da fare per nonavere più bisogno domani di inclusione sociale,perché in fondo avremo inclusi gli altri in noistessi.Il 2010 è l’Anno europeo della lotta alla povertàe all'esclusione sociale e confidiamo che quantoandrete a leggere in queste pagine possa farcrescere in voi consapevolezza e solidarietà.

Le Redazione.Per info: www.2010againstpoverty.eu

Redazionale

2010:anno dellainclusionesociale

Ma cosa significa?

dal  titolo

L’appuntamentoPUTIGNANOVenerdì 12 novembre 2010ore 18.00 - Sala Margherita

Incontro-conferenza conSerge Latouche

"L'utopia concreta della decrescita"

Da alcuni anni si parla di “inclusione sociale”,un termine politicamente corretto per indicaretutte le attività di una società - che si dichiaracivile - messe in atto per (re) integrare le personein difficoltà.L’intenzione è lodevole, ma sembra una fogliadi fico sulla nostra cattiva coscienza: una societàche si dichiara civile non può generarel’esclusione, l’emarginazione, l’espulsione deisuoi componenti che siano o meno nati sul suoterritorio.

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E2

INCLUSIONE SOCIALEassumere l’obiettivo di favorire una miglioree piena integrazione della persona nelcontesto sociale ed economico nel qualesi svolge la sua esistenza.

Quali sono le iniziative perfavorire l’inclusione socialeche ha condotto in qualità divicepresidente e assessore allacultura della Provincia?

“Stiamo organizzando, ormai da un anno,diverse iniziative paraculturali nei luoghipiù disagiati, per esempio le periferie e leCircoscrizioni di Bari dove solitamente nonsi tenevano eventi e spettacoli che per lopiù avevano svolgimento in centro. Japigia,il quartiere San Paolo, Carbonara, Enziteto,Palese sono stati scelti quali sedi per diverserappresentazioni. Spettacoli teatrali si sonotenuti nell’Istituto Penitenziario di Turi,Altamura e Bari.Grazie alla collaborazione con alcune Asso-ciazioni teatrali abbiamo portato il teatroe la musica nei Centri sociali e nelle Casedi riposo per anziani. Riteniamo che fararrivare la cultura dove c’è un cono d’ombrasignifica davvero creare uno spiraglio diluce e di speranza”.

Cosa si può fare, a suo avviso,per migliorare le condizionidelle fasce più deboli dellapopolazione, gli anziani, i di-sabili, i giovani e meno giovanidisoccupati...?

“È necessaria una sinergia su tutti i fronti,dall’ambito delle politiche sociali, ai tra-sporti, alla cultura, alla politica del lavoro…Bisogna avere a cuore i servizi davvero utilie indispensabili per questi cittadini, adesempio creare una migliore rete di trasportiche parta dalle periferie. Ci siamo battuticon la Regione per ottenere il trasporto deidisabili nelle scuole, dove la carenza difondi aveva messo a rischio il servizio”.

Anche sulle barriere architet-toniche c’è molto da fare…

“Sì, ed è una questione di senso civico cheancora manca. Si procede a passi piuttostolenti nei Comuni, soprattutto a causa dellamancanza di risorse. Ritengo che non cidovrebbe essere alcun nuovo progetto chenon preveda un vero e proprio abbattimentodelle barriere architettoniche. Un aneddotocurioso è avvenuto in occasione della Fieradel Levante di quest’anno.Il padiglione della Provincia ha ospitatouna mostra dedicata ad Andy Warhol, ilnostro stand aveva lo scivolo per l’accessoai disabili, ma il marciapiede della Fierano, dunque eravamo chiamati ad aiutaredi volta in volta coloro che ne avevanobisogno per dare la possibilità a tutti divisitare le opere. È necessario mettere anorma tutto”.

E gli anziani?

“Anche per gli anziani c’è bisogno di creareservizi, rendere più fluido e immediato illoro approccio con le Amministrazioni, iloro diritti non vengono tutelati perchéfarne richiesta presenta delle difficoltà.Magari non ne sono a conoscenza, oppurenon riescono ad arrivare negli uffici…Andrebbe creato in ogni Amministrazioneuno sportello per gli anziani, un numeroverde, a cui possano rivolgersi per avere lacognizione dei loro diritti e aiuto nel disbrigodelle pratiche”.

Questa è una proposta davveroinnovativa, visto che la popo-lazione anziana è in continuoaumento, e costituisce in molticasi una parte molto attivadella società. Che ruolo posso-no svolgere in questo sensole Associazioni?

“Tanto di quello che oggi si sta facendo èreso possibile grazie all’intervento delleAssociazioni che rappresentano il valoreaggiunto al lavoro delle Istituzioni. Tantisono i volontari che si danno da fare, insinergia con gli Enti locali, per la realizza-zione di progetti innovativi e ben riusciti.Va riconosciuto alle Associazioni come laBanca del Tempo un grande merito, senzala loro presenza si riuscirebbe a fare davveromolto poco, anche nella gestione degliaspetti più banali… Per esempio, quandoabbiamo realizzato la prima edizione del‘Costa dei Trulli Summer Festival’, abbiamodato ai disabili l’accesso gratuito, si sonopotuti accomodare sotto il palco, a direttocontatto con gli artisti. Le Associazioni cihanno fornito un elenco con i nominativi,abbiamo avuto gli accompagnatoriall’ingresso, ecc… ”.

Parliamo di immigrati, dellaloro integrazione nel nostroterritorio.

“Esistono i mediatori culturali che favori-scono la comunicazione tra immigrati eistituzioni pubbliche, creano un collega-mento tra servizi pubblici e utenti stranieri.Questo, però, naturalmente non basta.Favorire l’inclusione e l’integrazione degliimmigrati significa combattere la crisi, ladisoccupazione, i rischi legati alla perditadel posto di lavoro, la precarietà… Lepolitiche economiche, sociali e del lavorosono complementari. La sfida che ci attendeè di superare l’attuale stallo economicorealizzando lo sviluppo e impegnandoci allostesso tempo per la riduzione della povertàe del disagio sociale”.I.C.

FOTOFrancesco BlasiNicola CiprianiSergio ScarcelliImagicArchivioFlicker

EDITOREBanca del Tempo"Vola in Tempo-Bari"

Impatto Locale - Periodico della Banca del Tempo “Vola in tempo Bari”Anno II - n. 3 ottobre 2010 - Reg. Trib. di Bari n. 43 del 6/11/2009Iscrizione R.O.C. 19058Direttore Responsabile Isabella CaroneDistribuzione gratuita

Progetto graficoImagic BariTel. 080.557.51.22

Il Comitato di redazioneSerafina GelaoEvelina GiordanoMaria Giovanna LositoGiovanna Mancini

StampaMartano Editrice srlLecce - BariTel. 0832.240.989

Intervista

Gli articoli inviati rimangono di proprietà dell’autore

“Il merito delleAssociazioni”

Il vicepresidente della Provinciadi Bari sottolinea il ruolo delle

Associazioni “nel favorirel’inclusione sociale, l’accesso alla

cultura e la solidarietà”.Ecco come il teatro e la musicasono entrati nei Centri sociali,

negli Istituti Penitenziari e nelleCase di riposo per anziani…

NuccioAltieri:

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 3

Page 4: Impatto_Locale_N_3

La sostenibilitàecologica esocio-economica

L’ ambiente in cui viviamo ciinvita a cercare nuove risposte ai bisognicollettivi. Anche per combattere la povertàe l’esclusione sociale.Negli ultimi cento anni la popolazione mon-diale è aumentata di ben quattro volte edesponenzialmente è esploso un dissennatosfruttamento delle risorse del pianeta cheha provocato l’allargamento della forbicetra nord e sud del mondo, tra ricchi e poveri.Ogni aumento della popolazione ha prodottoun aumento medio di 15 volte nell’utilizzodei metalli; di 40 volte della carta; di 20volte del prodotto interno lordo mondiale.Circa la metà della popolazione mondialesopravvive con poche possibilità di scelta,

con scarse opportunità: uomini e donnecondannati a condurre una vita segnata dafame, malattia, analfabetismo, disoccupa-zione e assenza di speranza; senza cibo,acqua potabile, servizi sanitari di base,istruzione, assistenza sanitaria e moderniservizi energetici (tabella 1). Il presentedeve preoccuparci per diversi motivi: per ladrammatica disomogeneità nella distribu-zione delle risorse e degli usi delle stesse,per l’assenza di qualsiasi idea di perequazionee per il drammatico avvicinarsi del limitenel consumo di molte risorse planetarie edella raggiunta capacità di carico per i diversiecosistemi. Possiamo dire, con convinzione,che non siamo nel migliore dei mondi pos-sibili; il mito della crescita illimitata nonpuò esistere, su un pianeta finito; il capita-lismo e la globalizzazione sono gravidi di

pericolose contraddizioni ecologiche esociali. I Paesi più sviluppati devono

assolutamente ridurre il proprioimpatto sulla biosfera, modi-

ficando i propri stili di vita,in modo ragionevole e

ragionato, per per-mettere agli altri Paesisemplicemente disopravvivere. Qual-siasi strategia inambito sociologicoed economico chemiri a combatterela povertà e l’e-sclusione socialenon può prescin-dere dal conside-rare che l’ambiente

in cui si vive invitaa cercare nuove ri-

sposte, non solo tec-nologiche, ai bisogni

collettivi e non solo alleesigenze individuali. Per fare

questo è necessario un pas-saggio da una condizione che vede

l’uomo come soggetto economico esfruttatore a un’altra in cui l’uomo è custodee usufruttuario del pianeta, che abbiamoricevuto in prestito dalle future generazionipiuttosto che ereditato da quelle passate.» Necessaria una progettualità per una

ecocittadinanza attiva: formazione perma-nente per adottare nuovi stili di vita emigliorare la qualità della vita dell’interabiosfera; una sinergia tra istituzio-ni/scuole/associazioni per una vera demo-crazia partecipativa e cognitiva. Difficileimmaginare nuovi comportamenti individualie collettivi, senza un cambiamento culturalenella società, senza responsabilizzare ecoinvolgere direttamente i cittadini.

In diversi istituti scolastici dellaprovincia di Barletta-Andria-Trani,l’associazione onlus Ecoistituto Puglia, conla collaborazione della delegazione provin-ciale di Bari dell’Ordine dei Biologi, dell’Abap(Associazione biologi ambientalisti pugliesi)e dell’Agabat (Associazione giovani architettiBarletta-Andria-Trani), ha realizzato unprogetto di educazione ecologica, attraversola creazione di un laboratorio per la soste-nibilità ecologica e socio-economica dellosviluppo antropico nella VI Provincia puglie-se. Un progetto innovativo, ambizioso ecomplesso, collegato alle normative che dapiù di 20 anni chiedono al mondo dellascuola di uniformare i propri principi versoun nuovo paradigma filosofico, scientifico,etico e accettare la cosiddetta “sfida dellacomplessità”.

Il progetto sperimentale di la-boratorio territoriale ha visto la partecipa-zione di quattro scuole: tre scuole primarieed una secondaria superiore ed è statopresentato presso la Sala Rossa del CastelloSvevo a Barletta. Il progetto è stato patro-cinato dalla Regione Puglia, dalla Direzionescolastica regionale, dalla Provincia di Bari,dal Comune di Barletta e dalla Commissionecultura dell’Arcidiocesi Barletta, Trani, Bi-sceglie e Nazareth. L’obiettivo è stato quellodi redigere un Piano di azione locale perrendere scuola e territorio più ecocompatibili,cercando di ridurre impatti ed implementare“buone pratiche”; nello stesso tempo attivarequel processo di eco-coscientizzazione, dieco-consapevolezza, di empatia tra i parte-cipanti e l’ambiente stesso che è alla basedell’altro importante processo: incrementarela partecipazione del cittadino, bambino od

adulto che sia, allo sviluppo del proprioterritorio, attivando l’idea di democraziapartecipativa, di cui si sente un’esigenzasempre più pressante, per superare l’oramaiobsoleta ed autoreferenziale “democraziarap-presentativa”. Riappropriarsi dei propri“luoghi”, evitare i “non luoghi”, “pensareall’aria aperta” in una scuola “allievo-centrica”, in cui gli studenti non sianocontenitori da riempire (Paulo Freire), macoscienze critiche da supportare. Attraversoquesto progetto si è voluto offrire alle scuoledella VI Provincia ed alle comunità dellastessa, l’opportunità di percorrerne gli aspettistorici, economici, scientifici e ambientali,per imparare a utilizzare al meglio le risorse,per impegnarsi a costruirne altre, per operareper un futuro in cui sia piacevole e impor-tante vivere. Stimolati ad apprezzare i modiin cui si snoda la vita di una società, educatia vivere il loro ambiente come una compo-nente essenziale alla stessa esistenza, igiovani che partecipano alla vita collettivasviluppano competenze, cultura, interessie flessibilità mentale e diventano a lorovolta risorsa e patrimonio della loro città.

È un campo di elaborazione edi esperienza, quello dell’educazioneambientale, che è presente in tutti i Paesieuropei e che negli ultimi decenni ha datoun importante contributo non solo allacostruzione di una educazione alla sosteni-bilità (ecologica, globale-locale, intercultu-rale, solidale, civica), ma anche alla soluzionedei problemi ambientali del nostro tempo.Difficile immaginare nuovi comportamentiindividuali e collettivi, senza un cambiamentoculturale e di valori di fondo nelle nostresocietà e senza responsabilizzare e coinvol-gere direttamente i cittadini. Nel nostropiccolo, con questo progetto, che ha avutocome motto “ognuno può fare la differenza”,slogan ufficiale dell’Ecoistituto Puglia, anchenoi cerchiamo, attraverso le nostre attività,di fare la nostra parte, per migliorare laqualità della vita sul nostro pianeta.

Elvira TarsitanoAlma SinibaldiFrancesco Ciccone

Ognunopuò farela differenza!

Innovativo progetto dieducazione alla

sostenibilità dell’Ecoistituto Puglia, con la

collaborazione delladelegazione provinciale di

Bari dell’Ordine deiBiologi, dell’Abap e

dell’Agabat

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E4

Abdil è partito per l’Etiopia.Incontrerà la madre dopo otto lunghianni. Si avverte la sua assenza al MercatoOccupato, luogo in cui si intrecciano esi moltiplicano le storie di riscatto chehanno caratterizzato gli ultimi dodicimesi nella nostra città.

Il 18 ottobre 2009, Abdil e isuoi compagni Somali, di ritornodalla manifestazione contro il razzismoa Roma, scelsero di occupare il Ferrhoteldi Bari. Vivevano per strada, estromessidal Cara dopo aver ottenuto il Dirittod’Asilo, camminavano nella notte in cercadi una panchina da cui essere scacciatimalamente dal primo vigile urbano cheli scopriva.

Oggi, dopo quasi un anno,hanno una casa. Il Ferrhotel èadesso vissuto da oltre quaranta cittadinisomali che, dopo esser sfuggiti dalladrammatica guerra che ha distrutto leloro vite e quelle dei loro parenti e amici,hanno trovato finalmente la pace, in unpaese che comunque stentava ad acco-glierli. Ciò perché l’assurda si-tuazione legislativa prevede cheuna volta ottenuto il diritto direstare in Italia si viene a per-dere quello, altrettanto fonda-mentale, di avere un tetto soprala testa. Sono infatti comple-tamente assenti le politiche perla seconda accoglienza nellacittà di Bari (le tende rappre-sentano posti letto buoni soloper la propaganda elettorale),e i profughi - provenienti daipaesi rovinati dallo sfruttamentoneo liberista - trovano solosistemazioni arrangiate persuperare il freddo della notte.Il Ferrhotel, per questi motivi,rappresenta qualcosa di più diuna casa. Rappresenta la vittoriadi persone che hanno saputoautorganizzarsi e lottare per ipropri diritti. Rappresenta unconcetto vero di inclusione, unacomunità proveniente dallalontana Africa che vive nelcentro della città e non in una

diroccata periferia. Rappresenta, infine,la parte migliore di Bari, un luogo dovenumerosi attivisti, solidali alle difficoltàdi quella gente, dal primo minuto si sonomessi a disposizione per far capire cheoggi esiste uno scarto incredibile tra leistituzioni e le persone in materia diaccoglienza.

Mentre infatti le retoriche ele leggi razziste imperversano neipalazzi governativi come vessilli con cuiveicolare il consenso sul tema della sicu-rezza, mentre i media e le televisionipromuovono una xenofobia forsennatae ingiustificata per rafforzare le politichedi cui sopra, le donne e gli uomini, inItalia, dimostrano quotidianamente diconoscere alla perfezione il significatodella parola “accoglienza”. Uno scarto,questo, destinato a diventare conflittonel momento in cui le istituzioni calanodall’alto decisioni senza tener conto dellestorie che sono state scritte e delle viteche hanno attraversato i lunghi corridoidel Ferrhotel.Dopo l’occupazione della Comunità So-

mala, sempre a Bari un gruppo di Eritreie Sudanesi ha aperto le porte di un exliceo, emulando quell’esperienza di riap-propriazione degli spazi e moltiplicandoquindi i nessi che intercorrono tral’abbandono dei beni pubblici e le poli-tiche di accoglienza. Successivamente ènato il Centro Sociale Mercato Occupato,

costruito da molti degli stessi atti-v is t i che hanno sos tenutol’occupazione del Ferrhotel, ed oggicentro di ritrovo per italiani e mi-granti che hanno condiviso quelpercorso di lotta.

La città di Bari ha ripresoa tessere i suoi legami, aricucire quel tessuto urbano che gliabomini edilizi ed economici stavanoinevitabilmente distruggendo,l’accoglienza vera ha creato un su-bstrato di solidarietà che proteggedalla crisi e dalle crisi, e rende menosoli tutti. L’amministrazione comu-nale sembra non capirlo. In un annoche ha cambiato il volto di una cittàed ha gettato le basi per la costru-zione di una vera alternativa almodello di sfruttamento propostodalle attuali classi dirigenti, i bu-rocrati che affollano il Palazzo diCittà non hanno saputo far altro chechiudere un occhio sulle occupazionifatte dai migranti (senza però con-

cedere acqua e luce) e far partire ledenunce per gli occupanti del mercatocoperto di Poggiofranco. Infatti nellaloro fredda interpretazione dell’apparatonormativo, l’occupazione fatta per accla-rate situazioni di emergenza è ammessa.Ma non a tempo indeterminato (e quandomai questa parola può ritrovare cittadi-nanza! Sic!) mentre le altre occupazionivanno perseguite penalmente. Così eccolioggi, chiusi nei loro uffici e pronti a farfirmare carte bollate per distruggere inpoco tempo quello che in dodici mesi èstato costruito. Occupare sì, occupareno, legale sì, legale no, come tanti ro-bottini ripetono ossessivamente questiquattro concetti e pretendono di fargirare in questo modo la città.

Non funziona proprio così.Perché il percorso iniziato dodici mesi faè un percorso fatto da donne e uominiche si sono ritrovati “sorelle” e “fratelli”nella pratica della lotta e “compagne” e“compagni” nella rivendicazione dei pro-pri diritti. Un percorso che prevede comeunico traguardo possibile il riscatto col-lettivo, e per questo immune ai continuitentativi di frammentazione operatidall’alto e dal basso. Figuriamoci a qual-che carta bollata. Bari oggi è una cittàdiversa. Se lassù non se ne sono ancoraaccorti, se ne accorgeranno.

Andrea Strippoli

L’accoglienza vera ha creato unsubstrato di solidarietà che protegge

dalla crisi e rende meno soli tutti

Bari oggiè una città

diversa

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 5

Page 5: Impatto_Locale_N_3

La sostenibilitàecologica esocio-economica

L’ ambiente in cui viviamo ciinvita a cercare nuove risposte ai bisognicollettivi. Anche per combattere la povertàe l’esclusione sociale.Negli ultimi cento anni la popolazione mon-diale è aumentata di ben quattro volte edesponenzialmente è esploso un dissennatosfruttamento delle risorse del pianeta cheha provocato l’allargamento della forbicetra nord e sud del mondo, tra ricchi e poveri.Ogni aumento della popolazione ha prodottoun aumento medio di 15 volte nell’utilizzodei metalli; di 40 volte della carta; di 20volte del prodotto interno lordo mondiale.Circa la metà della popolazione mondialesopravvive con poche possibilità di scelta,

con scarse opportunità: uomini e donnecondannati a condurre una vita segnata dafame, malattia, analfabetismo, disoccupa-zione e assenza di speranza; senza cibo,acqua potabile, servizi sanitari di base,istruzione, assistenza sanitaria e moderniservizi energetici (tabella 1). Il presentedeve preoccuparci per diversi motivi: per ladrammatica disomogeneità nella distribu-zione delle risorse e degli usi delle stesse,per l’assenza di qualsiasi idea di perequazionee per il drammatico avvicinarsi del limitenel consumo di molte risorse planetarie edella raggiunta capacità di carico per i diversiecosistemi. Possiamo dire, con convinzione,che non siamo nel migliore dei mondi pos-sibili; il mito della crescita illimitata nonpuò esistere, su un pianeta finito; il capita-lismo e la globalizzazione sono gravidi di

pericolose contraddizioni ecologiche esociali. I Paesi più sviluppati devono

assolutamente ridurre il proprioimpatto sulla biosfera, modi-

ficando i propri stili di vita,in modo ragionevole e

ragionato, per per-mettere agli altri Paesisemplicemente disopravvivere. Qual-siasi strategia inambito sociologicoed economico chemiri a combatterela povertà e l’e-sclusione socialenon può prescin-dere dal conside-rare che l’ambiente

in cui si vive invitaa cercare nuove ri-

sposte, non solo tec-nologiche, ai bisogni

collettivi e non solo alleesigenze individuali. Per fare

questo è necessario un pas-saggio da una condizione che vede

l’uomo come soggetto economico esfruttatore a un’altra in cui l’uomo è custodee usufruttuario del pianeta, che abbiamoricevuto in prestito dalle future generazionipiuttosto che ereditato da quelle passate.» Necessaria una progettualità per una

ecocittadinanza attiva: formazione perma-nente per adottare nuovi stili di vita emigliorare la qualità della vita dell’interabiosfera; una sinergia tra istituzio-ni/scuole/associazioni per una vera demo-crazia partecipativa e cognitiva. Difficileimmaginare nuovi comportamenti individualie collettivi, senza un cambiamento culturalenella società, senza responsabilizzare ecoinvolgere direttamente i cittadini.

In diversi istituti scolastici dellaprovincia di Barletta-Andria-Trani,l’associazione onlus Ecoistituto Puglia, conla collaborazione della delegazione provin-ciale di Bari dell’Ordine dei Biologi, dell’Abap(Associazione biologi ambientalisti pugliesi)e dell’Agabat (Associazione giovani architettiBarletta-Andria-Trani), ha realizzato unprogetto di educazione ecologica, attraversola creazione di un laboratorio per la soste-nibilità ecologica e socio-economica dellosviluppo antropico nella VI Provincia puglie-se. Un progetto innovativo, ambizioso ecomplesso, collegato alle normative che dapiù di 20 anni chiedono al mondo dellascuola di uniformare i propri principi versoun nuovo paradigma filosofico, scientifico,etico e accettare la cosiddetta “sfida dellacomplessità”.

Il progetto sperimentale di la-boratorio territoriale ha visto la partecipa-zione di quattro scuole: tre scuole primarieed una secondaria superiore ed è statopresentato presso la Sala Rossa del CastelloSvevo a Barletta. Il progetto è stato patro-cinato dalla Regione Puglia, dalla Direzionescolastica regionale, dalla Provincia di Bari,dal Comune di Barletta e dalla Commissionecultura dell’Arcidiocesi Barletta, Trani, Bi-sceglie e Nazareth. L’obiettivo è stato quellodi redigere un Piano di azione locale perrendere scuola e territorio più ecocompatibili,cercando di ridurre impatti ed implementare“buone pratiche”; nello stesso tempo attivarequel processo di eco-coscientizzazione, dieco-consapevolezza, di empatia tra i parte-cipanti e l’ambiente stesso che è alla basedell’altro importante processo: incrementarela partecipazione del cittadino, bambino od

adulto che sia, allo sviluppo del proprioterritorio, attivando l’idea di democraziapartecipativa, di cui si sente un’esigenzasempre più pressante, per superare l’oramaiobsoleta ed autoreferenziale “democraziarap-presentativa”. Riappropriarsi dei propri“luoghi”, evitare i “non luoghi”, “pensareall’aria aperta” in una scuola “allievo-centrica”, in cui gli studenti non sianocontenitori da riempire (Paulo Freire), macoscienze critiche da supportare. Attraversoquesto progetto si è voluto offrire alle scuoledella VI Provincia ed alle comunità dellastessa, l’opportunità di percorrerne gli aspettistorici, economici, scientifici e ambientali,per imparare a utilizzare al meglio le risorse,per impegnarsi a costruirne altre, per operareper un futuro in cui sia piacevole e impor-tante vivere. Stimolati ad apprezzare i modiin cui si snoda la vita di una società, educatia vivere il loro ambiente come una compo-nente essenziale alla stessa esistenza, igiovani che partecipano alla vita collettivasviluppano competenze, cultura, interessie flessibilità mentale e diventano a lorovolta risorsa e patrimonio della loro città.

È un campo di elaborazione edi esperienza, quello dell’educazioneambientale, che è presente in tutti i Paesieuropei e che negli ultimi decenni ha datoun importante contributo non solo allacostruzione di una educazione alla sosteni-bilità (ecologica, globale-locale, intercultu-rale, solidale, civica), ma anche alla soluzionedei problemi ambientali del nostro tempo.Difficile immaginare nuovi comportamentiindividuali e collettivi, senza un cambiamentoculturale e di valori di fondo nelle nostresocietà e senza responsabilizzare e coinvol-gere direttamente i cittadini. Nel nostropiccolo, con questo progetto, che ha avutocome motto “ognuno può fare la differenza”,slogan ufficiale dell’Ecoistituto Puglia, anchenoi cerchiamo, attraverso le nostre attività,di fare la nostra parte, per migliorare laqualità della vita sul nostro pianeta.

Elvira TarsitanoAlma SinibaldiFrancesco Ciccone

Ognunopuò farela differenza!

Innovativo progetto dieducazione alla

sostenibilità dell’Ecoistituto Puglia, con la

collaborazione delladelegazione provinciale di

Bari dell’Ordine deiBiologi, dell’Abap e

dell’Agabat

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E4

Abdil è partito per l’Etiopia.Incontrerà la madre dopo otto lunghianni. Si avverte la sua assenza al MercatoOccupato, luogo in cui si intrecciano esi moltiplicano le storie di riscatto chehanno caratterizzato gli ultimi dodicimesi nella nostra città.

Il 18 ottobre 2009, Abdil e isuoi compagni Somali, di ritornodalla manifestazione contro il razzismoa Roma, scelsero di occupare il Ferrhoteldi Bari. Vivevano per strada, estromessidal Cara dopo aver ottenuto il Dirittod’Asilo, camminavano nella notte in cercadi una panchina da cui essere scacciatimalamente dal primo vigile urbano cheli scopriva.

Oggi, dopo quasi un anno,hanno una casa. Il Ferrhotel èadesso vissuto da oltre quaranta cittadinisomali che, dopo esser sfuggiti dalladrammatica guerra che ha distrutto leloro vite e quelle dei loro parenti e amici,hanno trovato finalmente la pace, in unpaese che comunque stentava ad acco-glierli. Ciò perché l’assurda si-tuazione legislativa prevede cheuna volta ottenuto il diritto direstare in Italia si viene a per-dere quello, altrettanto fonda-mentale, di avere un tetto soprala testa. Sono infatti comple-tamente assenti le politiche perla seconda accoglienza nellacittà di Bari (le tende rappre-sentano posti letto buoni soloper la propaganda elettorale),e i profughi - provenienti daipaesi rovinati dallo sfruttamentoneo liberista - trovano solosistemazioni arrangiate persuperare il freddo della notte.Il Ferrhotel, per questi motivi,rappresenta qualcosa di più diuna casa. Rappresenta la vittoriadi persone che hanno saputoautorganizzarsi e lottare per ipropri diritti. Rappresenta unconcetto vero di inclusione, unacomunità proveniente dallalontana Africa che vive nelcentro della città e non in una

diroccata periferia. Rappresenta, infine,la parte migliore di Bari, un luogo dovenumerosi attivisti, solidali alle difficoltàdi quella gente, dal primo minuto si sonomessi a disposizione per far capire cheoggi esiste uno scarto incredibile tra leistituzioni e le persone in materia diaccoglienza.

Mentre infatti le retoriche ele leggi razziste imperversano neipalazzi governativi come vessilli con cuiveicolare il consenso sul tema della sicu-rezza, mentre i media e le televisionipromuovono una xenofobia forsennatae ingiustificata per rafforzare le politichedi cui sopra, le donne e gli uomini, inItalia, dimostrano quotidianamente diconoscere alla perfezione il significatodella parola “accoglienza”. Uno scarto,questo, destinato a diventare conflittonel momento in cui le istituzioni calanodall’alto decisioni senza tener conto dellestorie che sono state scritte e delle viteche hanno attraversato i lunghi corridoidel Ferrhotel.Dopo l’occupazione della Comunità So-

mala, sempre a Bari un gruppo di Eritreie Sudanesi ha aperto le porte di un exliceo, emulando quell’esperienza di riap-propriazione degli spazi e moltiplicandoquindi i nessi che intercorrono tral’abbandono dei beni pubblici e le poli-tiche di accoglienza. Successivamente ènato il Centro Sociale Mercato Occupato,

costruito da molti degli stessi atti-v is t i che hanno sos tenutol’occupazione del Ferrhotel, ed oggicentro di ritrovo per italiani e mi-granti che hanno condiviso quelpercorso di lotta.

La città di Bari ha ripresoa tessere i suoi legami, aricucire quel tessuto urbano che gliabomini edilizi ed economici stavanoinevitabilmente distruggendo,l’accoglienza vera ha creato un su-bstrato di solidarietà che proteggedalla crisi e dalle crisi, e rende menosoli tutti. L’amministrazione comu-nale sembra non capirlo. In un annoche ha cambiato il volto di una cittàed ha gettato le basi per la costru-zione di una vera alternativa almodello di sfruttamento propostodalle attuali classi dirigenti, i bu-rocrati che affollano il Palazzo diCittà non hanno saputo far altro chechiudere un occhio sulle occupazionifatte dai migranti (senza però con-

cedere acqua e luce) e far partire ledenunce per gli occupanti del mercatocoperto di Poggiofranco. Infatti nellaloro fredda interpretazione dell’apparatonormativo, l’occupazione fatta per accla-rate situazioni di emergenza è ammessa.Ma non a tempo indeterminato (e quandomai questa parola può ritrovare cittadi-nanza! Sic!) mentre le altre occupazionivanno perseguite penalmente. Così eccolioggi, chiusi nei loro uffici e pronti a farfirmare carte bollate per distruggere inpoco tempo quello che in dodici mesi èstato costruito. Occupare sì, occupareno, legale sì, legale no, come tanti ro-bottini ripetono ossessivamente questiquattro concetti e pretendono di fargirare in questo modo la città.

Non funziona proprio così.Perché il percorso iniziato dodici mesi faè un percorso fatto da donne e uominiche si sono ritrovati “sorelle” e “fratelli”nella pratica della lotta e “compagne” e“compagni” nella rivendicazione dei pro-pri diritti. Un percorso che prevede comeunico traguardo possibile il riscatto col-lettivo, e per questo immune ai continuitentativi di frammentazione operatidall’alto e dal basso. Figuriamoci a qual-che carta bollata. Bari oggi è una cittàdiversa. Se lassù non se ne sono ancoraaccorti, se ne accorgeranno.

Andrea Strippoli

L’accoglienza vera ha creato unsubstrato di solidarietà che protegge

dalla crisi e rende meno soli tutti

Bari oggiè una città

diversa

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 5

Page 6: Impatto_Locale_N_3

Quest’anno ricorre l’Anno eu-ropeo della “lotta alla povertàe all’esclusione sociale”, unarealtà ancora troppo pressante nei Paesi invia di sviluppo, ma che si rileva spessonell’attuale società accanto ad un altro malecomune, quello dell’emarginazione.

Siamo tanti e, apparentemente, diversi percolore della pelle, forma degli occhi, linguae via dicendo e nella nostra cultura, pur-troppo, sono ancora molto presenti atteg-giamenti discriminanti che tendono aevidenziare le differenze e, non da meno,le posizioni economiche più agiate cheinfluiscono a creare divari. Di che coloresei? Dove sei nato? Cosa fa tuo padre? Quantisoldi hai?... Queste sono le domande for-mulate da chi è vittima di retaggi e dicredenze sull’esistenza di sottospecie umaneimposte dalla diversità genetica, senzasoffermarsi a considerare e riflettere suitanti aspetti ed affinità, apparentementemeno importanti, ma che invece ci accomu-nano e non ci fanno poi così diversi.Tutti, infatti, esterniamo la felicità attraversoil riso, esprimiamo il dolore con il lamento,le reazioni di affetto con un caldo abbraccioo di paura con il pianto, tutti atteggiamentidettati dal proprio carattere, dalla potenzadei sentimenti, dalla religione o dalla cultura.Sono emozioni forti, spontanee e naturaliin ogni essere, in grado di influenzare etrasportare impulsivamente.

È il caso delle passioni, conna-turate, che esplodono all’improvviso senzaconoscerne la provenienza, che sviluppandoforza ed energia, alimentano simpatie,amore e valori comuni. Partendo da questipresupposti, sembra essere questa la stradada percorrere per contrastare comporta-menti antisociali e di intolleranza, facendosì che le forze si uniscano, interagiscanofra loro in un’ottica di rete invisibile, esplo-rino e sperimentino le tante potenzialitàformative e di percorsi educativi e di buonesempio.

È questa la strada che stannoseguendo le Banche del Tempo, promuoven-do attività sociali, culturali e sportive cheaiutino la ricerca di affinità e passioni, ingrado di trasmettere emozioni positive,

nella piena convinzione dell’appartenenzaad un unico mondo. Le Banche del Tempo,molto sensibili a questi problemi, operanonell’ambito di un’ampia disponibilità, fina-lizzata alla cultura, ma anche alla socializ-zazione e alla comune crescita. Dunquequest’anno si presenta l’occasione per rin-novare l’impegno che portano avanti dasempre, sollecitando l’aiuto reciproco nellavita di tutti giorni, oggi più di ieri, in virtùdel particolare e difficile momento di crisieconomica, ma anche crisi di rapporti umani,del rispetto e degli affetti in generale, acausa di superficialità, assenza di valori edi etica.

L’Associazione Bdt “Vola inTempo Bari”, che intende farsi porta-voce di testimonianze concrete sul territorio,in occasione della Giornata nazionalesull’inclusione sociale, ha puntato sullosport, come mezzo unificante, in grado dasempre di chiamare le diverse culture alconfronto e favorirne l’amicizia, la fiducia,la condivisione di emozioni, la pace e ildialogo tra popoli, nell’ambito di una sanacompetizione. Da sempre lo sport è unottimo veicolo, elemento aggregante pereccellenza, in grado di favorire le relazioni,di cementare i rapporti interpersonali,rendendoli autentici, in grado di abbatterei pregiudizi educando al rispetto per gli altriesseri umani, in quanto tali, alla tolleranza,alla condivisione, all’accoglienza eall’indiscriminazione.

Lo si può considerare una scorciatoia allaconfidenzialità, utile in quegli ambiti dovela comunicazione, l’intesa e la stessa empatiavengono sabotate da evidenti differenzeculturali, dall’influenza negativa di precon-cetti, dove il tempo non è mai troppo ediventa particolarmente importante la ca-pacità di creare un impatto immediato,efficace ed assolutamente positivo.

Oggi tutti vorremmo viverenel posto migliore al mondo!Ma, in fondo, il posto migliore è quello incui si rispettano i valori umani, la libertàdei diritti, l’accoglienza, le pari opportunitàdi accesso allo studio e al lavoro,l’uguaglianza. E perché allora non provarci?

Evelina Giordano

Nella piena convinzionedell’appartenenza ad un unico mondo.

Affinitàda ricercare

Le Banche del Tempopromuovono iniziativefinalizzate allasocializzazionee alla crescita comune

ERGO SrlVia Imbriani, 67 - 70121 BariTel. 080.5586748 - 080.558.67.75Fax 080.553.07.43 - 080.550.11.43

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E6 Politiche Sociali

ecco chi favoriscela convivenza ela conoscenza traBaresi e immigrati

A Bari circa 9.000immigrati di oltre

100 nazionalità

Immigrazione = Povertà edesclusione sociale, un para-digma insuperabile?No, soprattutto se parliamo di immigrazionein risposta ad una richiesta di manodoperadove, a differenza dell’immigrazione-fuga,siamo in presenza di una movimento quasisempre sereno e programmato, desideratodallo stato accogliente quantodall’immigrato, anche se ciò non basta agarantire ordine e legalità. Dai dati delDossier Statistico Caritas Migrantes a dicem-bre 2008, in Puglia sono censiti circa 74.000immigrati comunitari ed extracomuniari,residenti e con lavoro più o meno stabile.Di questi circa la metà, 31.000, sono resi-denti a Bari. Sono divisi in ben 104 cittadi-nanze diverse, di cui 85 provenienti da paesiextraeuropei e 19 da paesi dell’UE. I piùnumerosi sono gli albanesi, circa il 24%,seguono i mauriziani 18% circa, i cinesi 7%,i greci 5%, bengalesi 4%, filippini 3% e aseguire etiopi 2,6%, eritrei 2,4%, marocchini2,3%.

Ci siamo abituati alla loro pre-senza e li riconosciamo e iden-tifichiamo per le caratteristi-che somatiche, le abitudini checondividono in quanto gruppo e per leattività/lavori che prevalentemente svolgo-no. Gli Albanesi, per esempio, arrivati inqualità di profughi negli anni ’90, sono oggidel tutto naturalizzati e spesso svolgonoprofessioni delicate, molti infatti sono in-fermieri. Rumene, Russe, Moldave, Polaccheed Ucraine, quasi esclusivamente donne,sono qui per fare le badanti; sono incon-fondibili i loro raduni in via Sparano neigiovedì pomeriggio. Mauriziani e Filippinisono noti per pulizia e garbo e sono quasitutti impiegati in qualità di domestici nellenostre case. Cingalesi ed Etiopi sono addettia pulizie nei condomini e negli uffici o comelavapiatti nei ristoranti.

Infine, ci sono quelli che sioccupano di commercio: icinesi con i loro negozi e i marocchinicon le bancarelle.A Bari, rappresentano il 10% della popo-lazione residente e benché diversi peretnie e cittadinanze, per religione e co-stumi, hanno qualcosa in comune traloro: vivono in un mondo parallelo alnostro, sono qui, nella nostra città, abi-tano le nostre case, i loro figli vannoscuola con i nostri, ma, alla fine, vivonoe sono un “altro” universo che comunicacon il nostro solo per stretti fini di neces-sità, e noi raramente, in quanto individui,sentiamo la responsabilità o nutriamo ilsemplice desiderio di fare qualcosa diconcreto per conoscerli meglio e aiutarliad integrarsi. Non è affar nostro, perqueste cose ci sono le istituzioni, le as-sociazioni, la chiesa.

Proviamo, allora, a conosce-re qualche protagonista tracoloro che concretamente fanno qualcosaper favorire la convivenza paritaria, sanae produttiva tra baresi e immigrati.Già prima che l’immigrazione raggiunges-se a Bari, l’attuale consistenza, più di 20anni fa, i padri Comboniani avevano av-viato quei progetti di intercultura che

L’istituto di Intercultura, l’associazioneLadante, il Gruppo Erasmus e la Banca delTempo Bari stanno mettendo a punto iprossimi corsi di Italiano per stranierifinalizzati al superamento dell’esame perla certificazione dell’italiano, indispensa-bile anche ai fini del lavoro.

E’ superfluo dirlo, ma la man-canza di lavoro e il lavoronero continuano ad essere gli ostacolipiù grandi all’inclusione sociale. Le donnesono quasi sempre occupate, soprattuttograzie al rassicurante effetto di esserespesso “collocate” attraverso le parrocchie.Più difficile l’inserimento degli uomini,persino, nel lavoro nero. Ancor più difficilecapire i numeri di quanti, avendo avuto lafortuna di partecipare a corsi di formazioneprofessionale per stranieri, siano poi ef-fettivamente riusciti a trovareun’occupazione. Ma torniamo a chi fa cosa,L’Arci è impegnata concretamente perfavorire il ricongiungimento delle famiglie.L’Istituto di Interculturadell’Università di Bari staseguendo 9 ragazzi venuti astudiare qui a Bari per un anno da ben 9paesi diversi. La Banca del Tempo Vola inTempo Bari, in occasione dalla GiornataNazionale delle Banche del Tempo ha or-ganizzato, il 10 ottobre, una gara di nuototra studenti italiani e stranieri. Lo spaziodisponibile non ci consentiva se non unarapida carrellata, ma sufficiente per capireche esiste un desiderio in espansione diconoscenza reciproca, una volontà concre-ta di vita comune. Ho incontrato studenti,impiegati, professori universitari, medici,sacerdoti e suore, persone di tutte le età,etnie e religioni accomunate da un desi-derio molto semplice: vivere meglio, insie-me, in questa città.

Maria Giovanna Losito

hanno portato all’apertura diuno sportello di Banca Etica edi due negozi di commercio equoe solidale come realtà produttivegestite anche da “ex immigrati”.Il 22 settembre scorso nella chiesa di SanMarcello, a Bari, il parroco, Padre Gianni,ha accolto l’annuale riunione progettualedel gruppo Migrantes. L’obiettivo apparentesembrava quello di organizzare le attivitàdi volontariato, in favore degli immigrati,ma alla fine dell’incontro ho capito ancheil proposito sotteso: fornire un sostegnoalla “comprensione” soprattutto a noi aibaresi che di fatto, volenti o nolenti, siamoquelli che accolgono.

L’ampiezza di vedute ed ilclima interculturale li ho re-spirati fin dalle prime propo-ste: I padri Comboniani stanno preparandoun corso sull’Islamismo per sfatare in noibaresi l’equazione Islam=fondamentali-smo=ter-rorismo. A novembre, frutto dellacollaborazione tra Diocesi e comune diBari, uscirà, in opuscolo, una mappaturadei servizi per gli stranieri, una guida perpotersi orientare tra le tante iniziative,spesso scoordinate tra loro. Questo, infattiè un limite del lavoro puramente volonta-rio: le iniziative ci sono, ma ognuna diesse è un mondo, riuscire a coordinarle erenderle parte di un universo ne amplifi-cherebbe gli effetti.

Il punto suimmigrazioneda lavoro einclusionesociale

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 7

Page 7: Impatto_Locale_N_3

Quest’anno ricorre l’Anno eu-ropeo della “lotta alla povertàe all’esclusione sociale”, unarealtà ancora troppo pressante nei Paesi invia di sviluppo, ma che si rileva spessonell’attuale società accanto ad un altro malecomune, quello dell’emarginazione.

Siamo tanti e, apparentemente, diversi percolore della pelle, forma degli occhi, linguae via dicendo e nella nostra cultura, pur-troppo, sono ancora molto presenti atteg-giamenti discriminanti che tendono aevidenziare le differenze e, non da meno,le posizioni economiche più agiate cheinfluiscono a creare divari. Di che coloresei? Dove sei nato? Cosa fa tuo padre? Quantisoldi hai?... Queste sono le domande for-mulate da chi è vittima di retaggi e dicredenze sull’esistenza di sottospecie umaneimposte dalla diversità genetica, senzasoffermarsi a considerare e riflettere suitanti aspetti ed affinità, apparentementemeno importanti, ma che invece ci accomu-nano e non ci fanno poi così diversi.Tutti, infatti, esterniamo la felicità attraversoil riso, esprimiamo il dolore con il lamento,le reazioni di affetto con un caldo abbraccioo di paura con il pianto, tutti atteggiamentidettati dal proprio carattere, dalla potenzadei sentimenti, dalla religione o dalla cultura.Sono emozioni forti, spontanee e naturaliin ogni essere, in grado di influenzare etrasportare impulsivamente.

È il caso delle passioni, conna-turate, che esplodono all’improvviso senzaconoscerne la provenienza, che sviluppandoforza ed energia, alimentano simpatie,amore e valori comuni. Partendo da questipresupposti, sembra essere questa la stradada percorrere per contrastare comporta-menti antisociali e di intolleranza, facendosì che le forze si uniscano, interagiscanofra loro in un’ottica di rete invisibile, esplo-rino e sperimentino le tante potenzialitàformative e di percorsi educativi e di buonesempio.

È questa la strada che stannoseguendo le Banche del Tempo, promuoven-do attività sociali, culturali e sportive cheaiutino la ricerca di affinità e passioni, ingrado di trasmettere emozioni positive,

nella piena convinzione dell’appartenenzaad un unico mondo. Le Banche del Tempo,molto sensibili a questi problemi, operanonell’ambito di un’ampia disponibilità, fina-lizzata alla cultura, ma anche alla socializ-zazione e alla comune crescita. Dunquequest’anno si presenta l’occasione per rin-novare l’impegno che portano avanti dasempre, sollecitando l’aiuto reciproco nellavita di tutti giorni, oggi più di ieri, in virtùdel particolare e difficile momento di crisieconomica, ma anche crisi di rapporti umani,del rispetto e degli affetti in generale, acausa di superficialità, assenza di valori edi etica.

L’Associazione Bdt “Vola inTempo Bari”, che intende farsi porta-voce di testimonianze concrete sul territorio,in occasione della Giornata nazionalesull’inclusione sociale, ha puntato sullosport, come mezzo unificante, in grado dasempre di chiamare le diverse culture alconfronto e favorirne l’amicizia, la fiducia,la condivisione di emozioni, la pace e ildialogo tra popoli, nell’ambito di una sanacompetizione. Da sempre lo sport è unottimo veicolo, elemento aggregante pereccellenza, in grado di favorire le relazioni,di cementare i rapporti interpersonali,rendendoli autentici, in grado di abbatterei pregiudizi educando al rispetto per gli altriesseri umani, in quanto tali, alla tolleranza,alla condivisione, all’accoglienza eall’indiscriminazione.

Lo si può considerare una scorciatoia allaconfidenzialità, utile in quegli ambiti dovela comunicazione, l’intesa e la stessa empatiavengono sabotate da evidenti differenzeculturali, dall’influenza negativa di precon-cetti, dove il tempo non è mai troppo ediventa particolarmente importante la ca-pacità di creare un impatto immediato,efficace ed assolutamente positivo.

Oggi tutti vorremmo viverenel posto migliore al mondo!Ma, in fondo, il posto migliore è quello incui si rispettano i valori umani, la libertàdei diritti, l’accoglienza, le pari opportunitàdi accesso allo studio e al lavoro,l’uguaglianza. E perché allora non provarci?

Evelina Giordano

Nella piena convinzionedell’appartenenza ad un unico mondo.

Affinitàda ricercare

Le Banche del Tempopromuovono iniziativefinalizzate allasocializzazionee alla crescita comune

ERGO SrlVia Imbriani, 67 - 70121 BariTel. 080.5586748 - 080.558.67.75Fax 080.553.07.43 - 080.550.11.43

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E6 Politiche Sociali

ecco chi favoriscela convivenza ela conoscenza traBaresi e immigrati

A Bari circa 9.000immigrati di oltre

100 nazionalità

Immigrazione = Povertà edesclusione sociale, un para-digma insuperabile?No, soprattutto se parliamo di immigrazionein risposta ad una richiesta di manodoperadove, a differenza dell’immigrazione-fuga,siamo in presenza di una movimento quasisempre sereno e programmato, desideratodallo stato accogliente quantodall’immigrato, anche se ciò non basta agarantire ordine e legalità. Dai dati delDossier Statistico Caritas Migrantes a dicem-bre 2008, in Puglia sono censiti circa 74.000immigrati comunitari ed extracomuniari,residenti e con lavoro più o meno stabile.Di questi circa la metà, 31.000, sono resi-denti a Bari. Sono divisi in ben 104 cittadi-nanze diverse, di cui 85 provenienti da paesiextraeuropei e 19 da paesi dell’UE. I piùnumerosi sono gli albanesi, circa il 24%,seguono i mauriziani 18% circa, i cinesi 7%,i greci 5%, bengalesi 4%, filippini 3% e aseguire etiopi 2,6%, eritrei 2,4%, marocchini2,3%.

Ci siamo abituati alla loro pre-senza e li riconosciamo e iden-tifichiamo per le caratteristi-che somatiche, le abitudini checondividono in quanto gruppo e per leattività/lavori che prevalentemente svolgo-no. Gli Albanesi, per esempio, arrivati inqualità di profughi negli anni ’90, sono oggidel tutto naturalizzati e spesso svolgonoprofessioni delicate, molti infatti sono in-fermieri. Rumene, Russe, Moldave, Polaccheed Ucraine, quasi esclusivamente donne,sono qui per fare le badanti; sono incon-fondibili i loro raduni in via Sparano neigiovedì pomeriggio. Mauriziani e Filippinisono noti per pulizia e garbo e sono quasitutti impiegati in qualità di domestici nellenostre case. Cingalesi ed Etiopi sono addettia pulizie nei condomini e negli uffici o comelavapiatti nei ristoranti.

Infine, ci sono quelli che sioccupano di commercio: icinesi con i loro negozi e i marocchinicon le bancarelle.A Bari, rappresentano il 10% della popo-lazione residente e benché diversi peretnie e cittadinanze, per religione e co-stumi, hanno qualcosa in comune traloro: vivono in un mondo parallelo alnostro, sono qui, nella nostra città, abi-tano le nostre case, i loro figli vannoscuola con i nostri, ma, alla fine, vivonoe sono un “altro” universo che comunicacon il nostro solo per stretti fini di neces-sità, e noi raramente, in quanto individui,sentiamo la responsabilità o nutriamo ilsemplice desiderio di fare qualcosa diconcreto per conoscerli meglio e aiutarliad integrarsi. Non è affar nostro, perqueste cose ci sono le istituzioni, le as-sociazioni, la chiesa.

Proviamo, allora, a conosce-re qualche protagonista tracoloro che concretamente fanno qualcosaper favorire la convivenza paritaria, sanae produttiva tra baresi e immigrati.Già prima che l’immigrazione raggiunges-se a Bari, l’attuale consistenza, più di 20anni fa, i padri Comboniani avevano av-viato quei progetti di intercultura che

L’istituto di Intercultura, l’associazioneLadante, il Gruppo Erasmus e la Banca delTempo Bari stanno mettendo a punto iprossimi corsi di Italiano per stranierifinalizzati al superamento dell’esame perla certificazione dell’italiano, indispensa-bile anche ai fini del lavoro.

E’ superfluo dirlo, ma la man-canza di lavoro e il lavoronero continuano ad essere gli ostacolipiù grandi all’inclusione sociale. Le donnesono quasi sempre occupate, soprattuttograzie al rassicurante effetto di esserespesso “collocate” attraverso le parrocchie.Più difficile l’inserimento degli uomini,persino, nel lavoro nero. Ancor più difficilecapire i numeri di quanti, avendo avuto lafortuna di partecipare a corsi di formazioneprofessionale per stranieri, siano poi ef-fettivamente riusciti a trovareun’occupazione. Ma torniamo a chi fa cosa,L’Arci è impegnata concretamente perfavorire il ricongiungimento delle famiglie.L’Istituto di Interculturadell’Università di Bari staseguendo 9 ragazzi venuti astudiare qui a Bari per un anno da ben 9paesi diversi. La Banca del Tempo Vola inTempo Bari, in occasione dalla GiornataNazionale delle Banche del Tempo ha or-ganizzato, il 10 ottobre, una gara di nuototra studenti italiani e stranieri. Lo spaziodisponibile non ci consentiva se non unarapida carrellata, ma sufficiente per capireche esiste un desiderio in espansione diconoscenza reciproca, una volontà concre-ta di vita comune. Ho incontrato studenti,impiegati, professori universitari, medici,sacerdoti e suore, persone di tutte le età,etnie e religioni accomunate da un desi-derio molto semplice: vivere meglio, insie-me, in questa città.

Maria Giovanna Losito

hanno portato all’apertura diuno sportello di Banca Etica edi due negozi di commercio equoe solidale come realtà produttivegestite anche da “ex immigrati”.Il 22 settembre scorso nella chiesa di SanMarcello, a Bari, il parroco, Padre Gianni,ha accolto l’annuale riunione progettualedel gruppo Migrantes. L’obiettivo apparentesembrava quello di organizzare le attivitàdi volontariato, in favore degli immigrati,ma alla fine dell’incontro ho capito ancheil proposito sotteso: fornire un sostegnoalla “comprensione” soprattutto a noi aibaresi che di fatto, volenti o nolenti, siamoquelli che accolgono.

L’ampiezza di vedute ed ilclima interculturale li ho re-spirati fin dalle prime propo-ste: I padri Comboniani stanno preparandoun corso sull’Islamismo per sfatare in noibaresi l’equazione Islam=fondamentali-smo=ter-rorismo. A novembre, frutto dellacollaborazione tra Diocesi e comune diBari, uscirà, in opuscolo, una mappaturadei servizi per gli stranieri, una guida perpotersi orientare tra le tante iniziative,spesso scoordinate tra loro. Questo, infattiè un limite del lavoro puramente volonta-rio: le iniziative ci sono, ma ognuna diesse è un mondo, riuscire a coordinarle erenderle parte di un universo ne amplifi-cherebbe gli effetti.

Il punto suimmigrazioneda lavoro einclusionesociale

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 7

Page 8: Impatto_Locale_N_3

Lettera all’avvocatoA cura dell’avv. Laura Lieggi

Gentile signora,

il Garante per la Protezione dei dati perso-nali, con un provvedimento del 10 giugno2010, è tornato a disporre sulla problema-tica della videosorveglianza nei luoghi dilavoro.

Questa necessità è nata dal fatto chel’argomento relativo alla videosorveglianzaè divenuto un assillo per molti lavoratoriche come lei dicono di sentire “gli occhidel datore di lavoro addosso”.

Emblematico il caso di una dipendente cheha denunciato l’installazione di una web-cam presso due distinti punti della dittapresso la quale lavorava, intravedendonela violazione del principio della protezionedei dati personali e della normativa chedispone circa i di controlli a distanzasull’attività dei lavoratori (art. 4, Legge n.300/1970).

Il titolare della ditta ha voluto sottolineareche “l’impianto di videosorveglianza erastato posto in essere esclusivamente aifini della sicurezza, affinché operasse dadeterrente contro eventuali furti” e che“era stato mostrato dal titolare ai lavora-tori i quali avrebbero espresso un consensoorale” e che “l’impianto sarebbe statofatto funzionare sporadicamente ed adogni modo nei giorni in cui il datore dilavoro non era presente presso il puntovendita”.

Il Garante, ancora una volta, ha ritenutoillegittimo il trattamento dei dati personalieffettuato a mezzo videosorveglianzaall’interno della ditta e ne ha disposto ilblocco in quanto dagli accertamenti effet-tuati non è stata provata la conformità allaprocedura di cui all’art. 4, Legge n.300/1970 e dei principi riconosciuti nel

provvedimento generale del Garante del29 aprile 2004 in materia di trattamentodi dati personali effettuati tramite sistemidi videosorveglianza, sostituito dal prov-vedimento generale dell’8 aprile 2010.Difatti, l’informativa ai lavoratori interes-sati non era stata completata e addiritturanon era presente all’esterno dei locali, percui tutti coloro che accedevano inquell’aria (clienti, o altri soggetti) nonerano a conoscenza del fatto che stavanoaccedendo in una zona videosorvegliata.

Il Garante si è più volte soffermato sancen-do il diritto per tutti i cittadini che transi-tano nelle aree sorvegliate di essereinformati della rilevazione dei dati, anchecon modelli semplificati, quali un cartellocon un simbolo ben visibile, conl’indicazione di chi effettua la rilevazionedelle immagini e per quali scopi.

Dunque il tuo datore di lavoro dovrebbeprima di tutto uniformarsi alla normativa,perché a quanto tu riferisci non l’ha fattoe poi dovrebbe regolarizzare l’uso delletelecamere in modo chiaro e pacifico danon rappresentare un nocumento alla tuaprivacy.

Per esempio, non vi è alcuna ragione dipuntare la telecamera in direzione delbancone dietro il quale tu lavori, dovrebbecollocarla in direzione dell’area che vieneoccupata dai clienti, se sospetta che qual-cuno di essi possa sottrarre illegittima-mente qualcosa.

Inoltre, se nel corridoio in direzione delbagno non vi è della merce, il datore dilavoro non ha nessun diritto di sottoporrea videosorveglianza quella zona, in quantoappare chiaro che in quel modo vuolecontrollare chi si reca in bagno e non chisi rende autore di furti o appropriazioniindebite.

Spero di esserti stata utile.

Avv. Laura Lieggi

Letteraall’avvocato

Salve avvocato,le scrivo per porle una domanda che di primo acchito le parrà strana.È giusto che il mio datore di lavoro possa per mezzo di una webcamcontrollare tutto quello che faccio? È da circa sei mesi che il mio datore,titolare di un esercizio commerciale, ha predisposto due webcam nelnegozio, una che punta al bancone dietro il quale mi trovo allorquandomostro la merce e l’altra in direzione del corridoio che finisce alla portadel bagno. Il motivo del mio disagio sta nel fatto che sento i suoi occhicontinuamente addosso, mi sento osservata in tutto quello che faccioanche quando vado in bagno. Ho provato a rimostrare, ma lui mi hariferito che è assolutamente necessario per evitare i furti nel negozioche da un po’ di tempo, a suo dire, stanno diventando numerosi. Oraio non metto in discussione il fatto che la prevenzione dei furti costituiscauna priorità per il mio datore di lavoro, ma è giusto che questo debbaripercuotesi sulla mia privacy? Mi creda, avvocato, la mia contrarietàalle telecamere non nasce dalla necessità di nascondere qualcosa, hosempre svolto il mio lavoro con diligenza e onestà, anche se il miodatore di lavoro crede che io quando posso approfitto delle sue assenzeper non fare nulla. Sento un disagio continuo e non sono serena perchého paura continuamente di sbagliare…. e penso che non vorrei essereguardata in ogni momento. Questo mi imbarazza non poco.Grazie per la risposta che vorrà eventualmente darmi!

Mi spiano!

Martedì 26 ottobre dalle 17.00 alle 19.00

presso la Feltrinelli di Bari un gruppo di

artisti capitanata da Sergio Scarcelli creerà

opere d'arte partendo da materiali di riciclo.

Bicchieri e piatti di plastica, vecchi libri

strappati e tutto ciò che normalmente

finerebbe nel cestino dei rifiuti si trasfor-

merà in maniera imprevedibile.

Opere d'arte partendoda materiali di riciclo

Riciclarte

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E8

La crescita della nostra so-cietà in termini di integrazione socialerilancia la formazione e la ricerca di stru-menti ineludibili per uscire da problematichelegate all’isolamento, all’abbandono e alladiscriminazione.Occorre un rinnovamento delle politichedi welfare e promuovere condizioni di be-nessere generalizzato.

Le iniziative dell’Associazione“Le Contrade” di Locorotondo, guidatedal dinamico Raffaele De Mitri, si propon-gono di favorire legami sociali, interazionitra soggetti e partecipazione attiva dellereti sociali.L’Associazione suddetta ha dato vita indiversi anni a progetti rilevanti, tra cui ilpiù recente, la creazione della Banca deltempo, libera associazione di persone chesi auto-organizzano e si scambiano il lorotempo per venirsi incontro in quelle chesono le necessità quotidiane.La Btcl  si avvale di un sistema non  mone-tario, basato su prestazioni aventi naturadi beni, di servizi e di saperi, incoraggiandoe valorizzando l’incontro tra persone primasconosciute, con l’obiettivo di lottare controla solitudine.

Notevole l’esperienza realizzatadurante il periodo estivo dall’Associazione“Le Contrade” presso la Residenza peranziani “Casa Neemia” di Locorotondo, laquale  ha aderito con entusiasmo al pro-getto della  Banca del tempo, coordinatodall’assistente sociale Rosanna Carbotti,che ha voluto  avvalorare le potenzialitàdegli anziani attraverso il recupero delletradizioni (non dimentichiamoci che pressoi latini il senex era colui che rappresentava la saggezza, l’esperienza, l’eccezionaledignità dell’uomo, oltre la sua età adulta).

Diversi incontri, tenutesi pressola Struttura, hanno visto a confronto bam-bini e anziani, dove questi ultimi hannorievocato usi e costumi del passato e dovegli stessi bambini hanno messo gli anzianidi fronte ad un modernissimo presente,sorretto da un lessico completamento mu-tato.Certamente la tecnologia ha fornito con-gegni e giocattoli elettronici che le gene-razioni del passato non si sognavanonemmeno.

Diversi i temi trattati, dalleabitudini culinarie al lavaggio del vestiario,ai mezzi di trasporto all’organizzazione dimatrimoni e non ultimo un laboratorio di orecchiette, dove alcuni anziani, gareggian-do tra di loro, hanno insegnato ai piccolil’arte della pasta fatta in casa.

Gli anziani hanno sottolineato ilrepentino cambiamento nella struttura

familiare e nel sistema di valori, il diversotipo di rapporto che nell’attuale società c’ètra genitori e figli, rapporto che un tempoera soggetto ad un severo rispetto dei ruolie alla subalternità dei figli alle decisionidei genitori.

Sentito anche l’argomentolegato all’agricoltura, dove untempo gli uomini ne praticavano una  disussistenza, cioè vivevano dei prodotti cheessi stessi coltivavano, a differenza di oggidove predominano le grandi aziende.Insomma, non sono mancati gli argomenti,i ricordi e le riflessioni, così come non sonomancati neanche canti, balli e musichepopolari, grazie alla fisarmonica di MartinoAlbanese e alla voce di sua moglie GiovannaCapitaneo.I due hanno rievocato canti conservati nellamemoria degli anziani, i quali hanno avutola possibilità di condividerli con i più piccoli,lasciando questi ultimi affascinati dallabellezza di melodie rammentate con sicu-rezza dagli anziani.

Un progetto che si è concluso il 9settembre, tra dolcetti, applausi e paroledi ringraziamento da parte degli ospiti neicon f ron t i de i r app re sen t an t idell’Associazione “Le Contrade”.La dott.ssa Rosanna Carbotti ha ribaditol’importanza di restituire a questa istitu-zione tutta la dignità, che è socialmentericonosciuta, tutta la forza di coesionesociale, che le è connaturale.Una comunità è concepita in modo comple-to se comprende tutte le fasce possibili diindividui, che la possono correttamenterappresentare e che tra di loro si rapportano

con interazioni di reciprocità circolare.Non è necessario la condivisione dei valoriper la ripresa del dialogo intergenerazio-nale, quanto piuttosto la spinta determinatadalla rispettiva autostima dei tesori culturali,che ogni stagione della vita possiede comeespressione della propria tipicità.

Significativo il discorso delpresidente Raffaele De Mitri, il quale siè rivolto agli anziani con queste  parole:“Il nostro non è un addio, ma solo unarrivederci, perché non vi lasceremo maisoli, continueremo ad essere con voi”.Raffaele De Mitri

Progetto Città

Tra le tante iniziativedell’Associazione “Le Contrade” diLocorotondo, guidata da RaffaeleDe Mitri, quella sul recupero delle

tradizioni ha messo a confronto conentusiasmo bambini e anziani.

EDICOLEEDICOLA MORETTI Via Buccari, 110SASSANELLI G. C.so Benedetto Croce, 132GREGORIO P. L.go Adua (Ang. Via Abbrescia)PER - EDICOLA Via Trav.sa Camillo Rosalba, 49NEW EXPRESS DI LINETTI C. – C.so Cavour Ang. P.zza 4 NovembreSARA SEBASTIANI - Rivendita giornali e libri - Via A. Gimma,96

ISTITUTO TECNICO PANETTI Via Re David 186 - BariBANCA DEL TEMPO - BARI Via G. Petroni 33 - BariBARATTO/ADIRT + GRUPPO POST Via Abbrescia 45/47 - BariCONSIGLIERA DI PARITÀ Via Gobetti 26 - BariRUOTALIBERA Via de Nittis 46 - BariPUB “IL PELLICANO” Via Quarto nc - BariLEGACOOP PUGLIA Via Capruzzi 228 - Bari

LIBRERIEFELTRINELLI Via MeloDELPHI di Maselli Maria C.so Sonnino, 167LATERZA Via SparanoQUINTILIANO Via Arcidiacono GiovanniROMA P.zza Moro

PUNTI DI DISTRIBUZIONE

Ritorno

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 9

al Passato

Page 9: Impatto_Locale_N_3

Lettera all’avvocatoA cura dell’avv. Laura Lieggi

Gentile signora,

il Garante per la Protezione dei dati perso-nali, con un provvedimento del 10 giugno2010, è tornato a disporre sulla problema-tica della videosorveglianza nei luoghi dilavoro.

Questa necessità è nata dal fatto chel’argomento relativo alla videosorveglianzaè divenuto un assillo per molti lavoratoriche come lei dicono di sentire “gli occhidel datore di lavoro addosso”.

Emblematico il caso di una dipendente cheha denunciato l’installazione di una web-cam presso due distinti punti della dittapresso la quale lavorava, intravedendonela violazione del principio della protezionedei dati personali e della normativa chedispone circa i di controlli a distanzasull’attività dei lavoratori (art. 4, Legge n.300/1970).

Il titolare della ditta ha voluto sottolineareche “l’impianto di videosorveglianza erastato posto in essere esclusivamente aifini della sicurezza, affinché operasse dadeterrente contro eventuali furti” e che“era stato mostrato dal titolare ai lavora-tori i quali avrebbero espresso un consensoorale” e che “l’impianto sarebbe statofatto funzionare sporadicamente ed adogni modo nei giorni in cui il datore dilavoro non era presente presso il puntovendita”.

Il Garante, ancora una volta, ha ritenutoillegittimo il trattamento dei dati personalieffettuato a mezzo videosorveglianzaall’interno della ditta e ne ha disposto ilblocco in quanto dagli accertamenti effet-tuati non è stata provata la conformità allaprocedura di cui all’art. 4, Legge n.300/1970 e dei principi riconosciuti nel

provvedimento generale del Garante del29 aprile 2004 in materia di trattamentodi dati personali effettuati tramite sistemidi videosorveglianza, sostituito dal prov-vedimento generale dell’8 aprile 2010.Difatti, l’informativa ai lavoratori interes-sati non era stata completata e addiritturanon era presente all’esterno dei locali, percui tutti coloro che accedevano inquell’aria (clienti, o altri soggetti) nonerano a conoscenza del fatto che stavanoaccedendo in una zona videosorvegliata.

Il Garante si è più volte soffermato sancen-do il diritto per tutti i cittadini che transi-tano nelle aree sorvegliate di essereinformati della rilevazione dei dati, anchecon modelli semplificati, quali un cartellocon un simbolo ben visibile, conl’indicazione di chi effettua la rilevazionedelle immagini e per quali scopi.

Dunque il tuo datore di lavoro dovrebbeprima di tutto uniformarsi alla normativa,perché a quanto tu riferisci non l’ha fattoe poi dovrebbe regolarizzare l’uso delletelecamere in modo chiaro e pacifico danon rappresentare un nocumento alla tuaprivacy.

Per esempio, non vi è alcuna ragione dipuntare la telecamera in direzione delbancone dietro il quale tu lavori, dovrebbecollocarla in direzione dell’area che vieneoccupata dai clienti, se sospetta che qual-cuno di essi possa sottrarre illegittima-mente qualcosa.

Inoltre, se nel corridoio in direzione delbagno non vi è della merce, il datore dilavoro non ha nessun diritto di sottoporrea videosorveglianza quella zona, in quantoappare chiaro che in quel modo vuolecontrollare chi si reca in bagno e non chisi rende autore di furti o appropriazioniindebite.

Spero di esserti stata utile.

Avv. Laura Lieggi

Letteraall’avvocato

Salve avvocato,le scrivo per porle una domanda che di primo acchito le parrà strana.È giusto che il mio datore di lavoro possa per mezzo di una webcamcontrollare tutto quello che faccio? È da circa sei mesi che il mio datore,titolare di un esercizio commerciale, ha predisposto due webcam nelnegozio, una che punta al bancone dietro il quale mi trovo allorquandomostro la merce e l’altra in direzione del corridoio che finisce alla portadel bagno. Il motivo del mio disagio sta nel fatto che sento i suoi occhicontinuamente addosso, mi sento osservata in tutto quello che faccioanche quando vado in bagno. Ho provato a rimostrare, ma lui mi hariferito che è assolutamente necessario per evitare i furti nel negozioche da un po’ di tempo, a suo dire, stanno diventando numerosi. Oraio non metto in discussione il fatto che la prevenzione dei furti costituiscauna priorità per il mio datore di lavoro, ma è giusto che questo debbaripercuotesi sulla mia privacy? Mi creda, avvocato, la mia contrarietàalle telecamere non nasce dalla necessità di nascondere qualcosa, hosempre svolto il mio lavoro con diligenza e onestà, anche se il miodatore di lavoro crede che io quando posso approfitto delle sue assenzeper non fare nulla. Sento un disagio continuo e non sono serena perchého paura continuamente di sbagliare…. e penso che non vorrei essereguardata in ogni momento. Questo mi imbarazza non poco.Grazie per la risposta che vorrà eventualmente darmi!

Mi spiano!

Martedì 26 ottobre dalle 17.00 alle 19.00

presso la Feltrinelli di Bari un gruppo di

artisti capitanata da Sergio Scarcelli creerà

opere d'arte partendo da materiali di riciclo.

Bicchieri e piatti di plastica, vecchi libri

strappati e tutto ciò che normalmente

finerebbe nel cestino dei rifiuti si trasfor-

merà in maniera imprevedibile.

Opere d'arte partendoda materiali di riciclo

Riciclarte

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E8

La crescita della nostra so-cietà in termini di integrazione socialerilancia la formazione e la ricerca di stru-menti ineludibili per uscire da problematichelegate all’isolamento, all’abbandono e alladiscriminazione.Occorre un rinnovamento delle politichedi welfare e promuovere condizioni di be-nessere generalizzato.

Le iniziative dell’Associazione“Le Contrade” di Locorotondo, guidatedal dinamico Raffaele De Mitri, si propon-gono di favorire legami sociali, interazionitra soggetti e partecipazione attiva dellereti sociali.L’Associazione suddetta ha dato vita indiversi anni a progetti rilevanti, tra cui ilpiù recente, la creazione della Banca deltempo, libera associazione di persone chesi auto-organizzano e si scambiano il lorotempo per venirsi incontro in quelle chesono le necessità quotidiane.La Btcl  si avvale di un sistema non  mone-tario, basato su prestazioni aventi naturadi beni, di servizi e di saperi, incoraggiandoe valorizzando l’incontro tra persone primasconosciute, con l’obiettivo di lottare controla solitudine.

Notevole l’esperienza realizzatadurante il periodo estivo dall’Associazione“Le Contrade” presso la Residenza peranziani “Casa Neemia” di Locorotondo, laquale  ha aderito con entusiasmo al pro-getto della  Banca del tempo, coordinatodall’assistente sociale Rosanna Carbotti,che ha voluto  avvalorare le potenzialitàdegli anziani attraverso il recupero delletradizioni (non dimentichiamoci che pressoi latini il senex era colui che rappresentava la saggezza, l’esperienza, l’eccezionaledignità dell’uomo, oltre la sua età adulta).

Diversi incontri, tenutesi pressola Struttura, hanno visto a confronto bam-bini e anziani, dove questi ultimi hannorievocato usi e costumi del passato e dovegli stessi bambini hanno messo gli anzianidi fronte ad un modernissimo presente,sorretto da un lessico completamento mu-tato.Certamente la tecnologia ha fornito con-gegni e giocattoli elettronici che le gene-razioni del passato non si sognavanonemmeno.

Diversi i temi trattati, dalleabitudini culinarie al lavaggio del vestiario,ai mezzi di trasporto all’organizzazione dimatrimoni e non ultimo un laboratorio di orecchiette, dove alcuni anziani, gareggian-do tra di loro, hanno insegnato ai piccolil’arte della pasta fatta in casa.

Gli anziani hanno sottolineato ilrepentino cambiamento nella struttura

familiare e nel sistema di valori, il diversotipo di rapporto che nell’attuale società c’ètra genitori e figli, rapporto che un tempoera soggetto ad un severo rispetto dei ruolie alla subalternità dei figli alle decisionidei genitori.

Sentito anche l’argomentolegato all’agricoltura, dove untempo gli uomini ne praticavano una  disussistenza, cioè vivevano dei prodotti cheessi stessi coltivavano, a differenza di oggidove predominano le grandi aziende.Insomma, non sono mancati gli argomenti,i ricordi e le riflessioni, così come non sonomancati neanche canti, balli e musichepopolari, grazie alla fisarmonica di MartinoAlbanese e alla voce di sua moglie GiovannaCapitaneo.I due hanno rievocato canti conservati nellamemoria degli anziani, i quali hanno avutola possibilità di condividerli con i più piccoli,lasciando questi ultimi affascinati dallabellezza di melodie rammentate con sicu-rezza dagli anziani.

Un progetto che si è concluso il 9settembre, tra dolcetti, applausi e paroledi ringraziamento da parte degli ospiti neicon f ron t i de i r app re sen t an t idell’Associazione “Le Contrade”.La dott.ssa Rosanna Carbotti ha ribaditol’importanza di restituire a questa istitu-zione tutta la dignità, che è socialmentericonosciuta, tutta la forza di coesionesociale, che le è connaturale.Una comunità è concepita in modo comple-to se comprende tutte le fasce possibili diindividui, che la possono correttamenterappresentare e che tra di loro si rapportano

con interazioni di reciprocità circolare.Non è necessario la condivisione dei valoriper la ripresa del dialogo intergenerazio-nale, quanto piuttosto la spinta determinatadalla rispettiva autostima dei tesori culturali,che ogni stagione della vita possiede comeespressione della propria tipicità.

Significativo il discorso delpresidente Raffaele De Mitri, il quale siè rivolto agli anziani con queste  parole:“Il nostro non è un addio, ma solo unarrivederci, perché non vi lasceremo maisoli, continueremo ad essere con voi”.Raffaele De Mitri

Progetto Città

Tra le tante iniziativedell’Associazione “Le Contrade” diLocorotondo, guidata da RaffaeleDe Mitri, quella sul recupero delle

tradizioni ha messo a confronto conentusiasmo bambini e anziani.

EDICOLEEDICOLA MORETTI Via Buccari, 110SASSANELLI G. C.so Benedetto Croce, 132GREGORIO P. L.go Adua (Ang. Via Abbrescia)PER - EDICOLA Via Trav.sa Camillo Rosalba, 49NEW EXPRESS DI LINETTI C. – C.so Cavour Ang. P.zza 4 NovembreSARA SEBASTIANI - Rivendita giornali e libri - Via A. Gimma,96

ISTITUTO TECNICO PANETTI Via Re David 186 - BariBANCA DEL TEMPO - BARI Via G. Petroni 33 - BariBARATTO/ADIRT + GRUPPO POST Via Abbrescia 45/47 - BariCONSIGLIERA DI PARITÀ Via Gobetti 26 - BariRUOTALIBERA Via de Nittis 46 - BariPUB “IL PELLICANO” Via Quarto nc - BariLEGACOOP PUGLIA Via Capruzzi 228 - Bari

LIBRERIEFELTRINELLI Via MeloDELPHI di Maselli Maria C.so Sonnino, 167LATERZA Via SparanoQUINTILIANO Via Arcidiacono GiovanniROMA P.zza Moro

PUNTI DI DISTRIBUZIONE

Ritorno

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 9

al Passato

Page 10: Impatto_Locale_N_3

Nasce un progetto che ha un sensocompiuto di quella visione delle risorse chesono destinate a rifiuto per volere di unaeconomia ufficiale.Un progetto che guarda al recupero di vecchimateriali e a quella possibilità di occupa-zione che offre la possibilità di integrazionea quanti sempre più poveri…hanno nelproprio codice il riconoscere le risorse acosto zero e farne una economia di soprav-vivenza…ma anche di giustizia…

Bari ha tante possibilità perriconoscersi in un percorso di integrazionedegli ultimi… perché ha tante risorse...perché ha in molti giovani la voglia delriscatto…perché ha nei tanti extracomuni-tari e nei tanti che lasciandosi allespalle una vita di dolore sono quiper ritrovarsi in quella dignità cheè un diritto di ogni essere umano…Nell’indefinibile mondo del “benecomune” sono state recintate tantebelle intenzioni da un mondo politicoche sa bene come usare le belleparole tenendo solo per se la con-cretezza dell’utilizzo di ciò che ap-partiene a tutti.

Abbiamo accumulato espe-rienze importanti in questi anni…ilmondo associativo ha dovuto sviluppare unsenso di protezione da un sistema che nongli consente più di avere quella libertà da

vincoli fiscali ed economici i cui obblighiriducono le potenzialità aggregativecostringendo a cercare nuove potenzialitàe certezze…sviluppando così un sensodi ricerca in una dimensione più concretarispetto alle tante filosofie di accoglienzae di integrazione che da sempre hannocostituito un cavallo di battaglia controle ingiustizie…

Il riuso dei materiali e ilriciclo comincia ad essere una praticadiffusa anche fra i giovani…pratica chevoglio ricordare è da sempre una nor-malità nelle piccole comunità, soprattuttoqui al sud…e fra i più poveri.Questo è il pensiero che sta facendo

crescere esperienze importanti un po’dappertutto con particolare attenzionea tutte quelle risorse abbandonate diproprietà delle tante amministrazioni,che ignare delle potenzialità che, questerisorse possono costituire in termini dioccupazione, e soprattutto possibilità diintegrazione come nella nostra esperienzadel progetto “prossima fermata”.

Questo il senso che motiva ilprogetto:oggi… il recupero di un vecchio bus bipianoè diventato un sogno che si realizza, rimastol’ultimo recuperabile era in servizio nellacittà di Bari tra gli anni ‘70 e ’80. Il progettoprevede nella parte superiore la realizzazio-

ne di una galleria didattica ed artisticasul riuso e riciclo. Nella parte

inferiore uno spazio per la produzione dieventi culturali e un museo sulla storiaveicolare urbana… Si vorrebbe farlo stazio-nare a periodi alterni in tutti i quartieridella città, coprendo così quel vuoto socioeducativo che oramai da troppo tempo fadelle giovani generazioni le vittime preferite,ma soprattutto costruendo un nuovo mododi fare progetti, in collaborazione conl’amministrazione comunale di Bari e l’A.m.t.a.b. spa, l’indirizzo è quello della

auto sostenibilità.

Il progetto “prossimafermata” è una risposta a quelprocesso d’impoverimento che tuttosottrae indebitamente senza pietà peri più deboli… e che hanno come unicapossibilità la loro forza di adattamentoe lo spirito di rielaborazione di nuovi epossibili equilibri… trasformando quelloche a dispetto del consumo sembra nonpoter avere più una funzione…

Questo progetto ha avutonella collaborazione con lacooperativa Artezian la soluzione perVelebija Adzovic 33 anni bosniaco diStolac 10 figli che ha trovato occupazionenel recupero di un rifiuto che ora diventapatrimonio educativo e processo di in-tegrazione per i più deboli…e perun’intera città che potrebbe cambiareil suo punto di vista… control’emarginazione e le ingiustizie…

Sergio Scarcelli, Osservatorio Sud

Una rispostaal processod’impoverimentoculturale

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E10

Un autobus bipiano“vintage” diventa uncentro culturale mobile per Bari

Prossima fermata!da Osservatorio Sud

L’Autobus primadel recupero

L’identità multi/interculturaledella PugliaIn questi ultimi anni l’Europa ha vissutoeventi straordinari che hanno rotto gliequilibri consolidati ed hanno fatto crol-lare muri di ogni tipo.La libera circolazione di persone, risorsee capitali e le esperienze delle migrazionihanno ulteriormente stimolato contattie rapporti nuovi tra etnie, culture ereligioni diverse.I confini nazionali sembrano essersi dis-solti.Parallelamente a questo processo di ri-mescolamento tra le popolazioni dellanostra società sono sempre più ricorrentitermini quali razzismo, xenofobia, intol-leranza, integralismo,etnocentrismo.I mezzi di comunicazione di massaci presentano quotidianamente casidi violazione dei diritti umani e diatteggiamenti dettati da pregiudizi,discriminazioni, ostilità verso per-sone, tradizioni, credenze, culturediverse dalla propria.

E tra le regioni del Mezzogiornod’Italia la Puglia è sicuramentequella più attenta e protesa versol’Oriente, il Medio Oriente ed ilMediterraneo: un ruolo di cernierae di raccordo tra diversi Mondi cheè scritto nella sua storia.

Questi nuovi scenari e quest nuovarealtà sociale pongono probleminuovi e complessi alle istituzioni eall’intero sistema formativo nazio-nale: la famiglia, la scuola, entilocali, le università, le associazioni.Penso si debba sottolineare quellache mi pare un’acquisizione stori-camente fondata del pensiero umanoovvero che i valori positivi che danno

senso alla vita non siano patrimonioesclusivo di una sola cultura o di unasola confessione religiosa.

Da queste considerazioni di-scende automaticamente l’opportunitàe, direi, la necessità di un confronto trapopoli, religioni e culture diverse, alquale accostarsi con la consapevolezzadella propria identità e delle proprieradici , ma anche con la disponibilità adaccettare la diversità come valore e comeoccasione di crescita personale.Solo così si potrà concretamente realiz-zare il passaggio dalla multiculturalità,intesa come fredda e asettica coesistenzadi più culture,all’interculturalità , che

postula e realizza l’incontro interattivotra le stesse dal quale possono sprigio-narsi stimoli, energie, impulsi.Il dialogo tra culture e religioni diverseinfatti consente di scoprirne ascendenzecomuni, seppur lontane nel tempo estratificate nella storia : l’interculturadiventa così anche occasione per appro-fondire, talora, riscoprire le proprie ra-dici.

La Puglia, nello specifico, ha risentitoin modo particolare delle diverse confes-sioni e concezioni religiose che vi si sonodiffuse nel corso dei secoli.E la scuola, che per sua natura,è chiamata

ad interpretare il presente della storia ea costruire il futuro, deve essere in gradodi valorizzare il fatto religioso, in unaprospettiva dinamicamente interculturalee deve ricercare e realizzare strategieeducative e didattiche adeguate.Con l’insegnamento delle religioni lascuola ha la grande occasione di aiutarea superare pregiudizi e stereotipi; di farmaturare negli allievi la distinzione,irrinunciabile, tra conoscenza e fede; dicontribuire a far comprendere le difficoltàche si registrano, a livello di aggregazio-ne sociale, in una comunità multietnica;di superare la tentazione, molto perico-losa per l’identità delle religioni, di ca-dere in una sorta di relativismo, di sin-

cretismo e di agnosticismo.

La scuola con l’insegnamentodelle religioni può offrire una chiavedi lettura e di interpretazione dideterminati fatti, ma può anchecontribuire alla costruzione di unaEuropa più ricca, aperta e pluralista,nella quale le alterità non si an-nullino né si impoveriscano né siassimilino, ma si stabilizzino e sifissino in una dimensione circolaredi scambio reciproco.

Alberto FornasariEsperto in Comunicazione e ProcessiMulti/Interculturali - Universitàdegli Studi di Bari, Docente (acontratto) in Pedagogia Generalee Sociale e Pedagogia Sociale eInterculturale. Consulente perl’intercultura di “Teca del Mediter-raneo”-Biblioteca e centro di Do-cumentazione del Consiglio dellaRegione Puglia. - Consulenteesterno per il Consiglio d’Europasui programmi “Culture” e “Europefor Citizens”

Attualità

Gustalo anche tu

Dinamiche e prassi dieducazione interculturalenel territorio pugliese

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 11

Da: “Un tacco a colori”

Page 11: Impatto_Locale_N_3

Nasce un progetto che ha un sensocompiuto di quella visione delle risorse chesono destinate a rifiuto per volere di unaeconomia ufficiale.Un progetto che guarda al recupero di vecchimateriali e a quella possibilità di occupa-zione che offre la possibilità di integrazionea quanti sempre più poveri…hanno nelproprio codice il riconoscere le risorse acosto zero e farne una economia di soprav-vivenza…ma anche di giustizia…

Bari ha tante possibilità perriconoscersi in un percorso di integrazionedegli ultimi… perché ha tante risorse...perché ha in molti giovani la voglia delriscatto…perché ha nei tanti extracomuni-tari e nei tanti che lasciandosi allespalle una vita di dolore sono quiper ritrovarsi in quella dignità cheè un diritto di ogni essere umano…Nell’indefinibile mondo del “benecomune” sono state recintate tantebelle intenzioni da un mondo politicoche sa bene come usare le belleparole tenendo solo per se la con-cretezza dell’utilizzo di ciò che ap-partiene a tutti.

Abbiamo accumulato espe-rienze importanti in questi anni…ilmondo associativo ha dovuto sviluppare unsenso di protezione da un sistema che nongli consente più di avere quella libertà da

vincoli fiscali ed economici i cui obblighiriducono le potenzialità aggregativecostringendo a cercare nuove potenzialitàe certezze…sviluppando così un sensodi ricerca in una dimensione più concretarispetto alle tante filosofie di accoglienzae di integrazione che da sempre hannocostituito un cavallo di battaglia controle ingiustizie…

Il riuso dei materiali e ilriciclo comincia ad essere una praticadiffusa anche fra i giovani…pratica chevoglio ricordare è da sempre una nor-malità nelle piccole comunità, soprattuttoqui al sud…e fra i più poveri.Questo è il pensiero che sta facendo

crescere esperienze importanti un po’dappertutto con particolare attenzionea tutte quelle risorse abbandonate diproprietà delle tante amministrazioni,che ignare delle potenzialità che, questerisorse possono costituire in termini dioccupazione, e soprattutto possibilità diintegrazione come nella nostra esperienzadel progetto “prossima fermata”.

Questo il senso che motiva ilprogetto:oggi… il recupero di un vecchio bus bipianoè diventato un sogno che si realizza, rimastol’ultimo recuperabile era in servizio nellacittà di Bari tra gli anni ‘70 e ’80. Il progettoprevede nella parte superiore la realizzazio-

ne di una galleria didattica ed artisticasul riuso e riciclo. Nella parte

inferiore uno spazio per la produzione dieventi culturali e un museo sulla storiaveicolare urbana… Si vorrebbe farlo stazio-nare a periodi alterni in tutti i quartieridella città, coprendo così quel vuoto socioeducativo che oramai da troppo tempo fadelle giovani generazioni le vittime preferite,ma soprattutto costruendo un nuovo mododi fare progetti, in collaborazione conl’amministrazione comunale di Bari e l’A.m.t.a.b. spa, l’indirizzo è quello della

auto sostenibilità.

Il progetto “prossimafermata” è una risposta a quelprocesso d’impoverimento che tuttosottrae indebitamente senza pietà peri più deboli… e che hanno come unicapossibilità la loro forza di adattamentoe lo spirito di rielaborazione di nuovi epossibili equilibri… trasformando quelloche a dispetto del consumo sembra nonpoter avere più una funzione…

Questo progetto ha avutonella collaborazione con lacooperativa Artezian la soluzione perVelebija Adzovic 33 anni bosniaco diStolac 10 figli che ha trovato occupazionenel recupero di un rifiuto che ora diventapatrimonio educativo e processo di in-tegrazione per i più deboli…e perun’intera città che potrebbe cambiareil suo punto di vista… control’emarginazione e le ingiustizie…

Sergio Scarcelli, Osservatorio Sud

Una rispostaal processod’impoverimentoculturale

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E10

Un autobus bipiano“vintage” diventa uncentro culturale mobile per Bari

Prossima fermata!da Osservatorio Sud

L’Autobus primadel recupero

L’identità multi/interculturaledella PugliaIn questi ultimi anni l’Europa ha vissutoeventi straordinari che hanno rotto gliequilibri consolidati ed hanno fatto crol-lare muri di ogni tipo.La libera circolazione di persone, risorsee capitali e le esperienze delle migrazionihanno ulteriormente stimolato contattie rapporti nuovi tra etnie, culture ereligioni diverse.I confini nazionali sembrano essersi dis-solti.Parallelamente a questo processo di ri-mescolamento tra le popolazioni dellanostra società sono sempre più ricorrentitermini quali razzismo, xenofobia, intol-leranza, integralismo,etnocentrismo.I mezzi di comunicazione di massaci presentano quotidianamente casidi violazione dei diritti umani e diatteggiamenti dettati da pregiudizi,discriminazioni, ostilità verso per-sone, tradizioni, credenze, culturediverse dalla propria.

E tra le regioni del Mezzogiornod’Italia la Puglia è sicuramentequella più attenta e protesa versol’Oriente, il Medio Oriente ed ilMediterraneo: un ruolo di cernierae di raccordo tra diversi Mondi cheè scritto nella sua storia.

Questi nuovi scenari e quest nuovarealtà sociale pongono probleminuovi e complessi alle istituzioni eall’intero sistema formativo nazio-nale: la famiglia, la scuola, entilocali, le università, le associazioni.Penso si debba sottolineare quellache mi pare un’acquisizione stori-camente fondata del pensiero umanoovvero che i valori positivi che danno

senso alla vita non siano patrimonioesclusivo di una sola cultura o di unasola confessione religiosa.

Da queste considerazioni di-scende automaticamente l’opportunitàe, direi, la necessità di un confronto trapopoli, religioni e culture diverse, alquale accostarsi con la consapevolezzadella propria identità e delle proprieradici , ma anche con la disponibilità adaccettare la diversità come valore e comeoccasione di crescita personale.Solo così si potrà concretamente realiz-zare il passaggio dalla multiculturalità,intesa come fredda e asettica coesistenzadi più culture,all’interculturalità , che

postula e realizza l’incontro interattivotra le stesse dal quale possono sprigio-narsi stimoli, energie, impulsi.Il dialogo tra culture e religioni diverseinfatti consente di scoprirne ascendenzecomuni, seppur lontane nel tempo estratificate nella storia : l’interculturadiventa così anche occasione per appro-fondire, talora, riscoprire le proprie ra-dici.

La Puglia, nello specifico, ha risentitoin modo particolare delle diverse confes-sioni e concezioni religiose che vi si sonodiffuse nel corso dei secoli.E la scuola, che per sua natura,è chiamata

ad interpretare il presente della storia ea costruire il futuro, deve essere in gradodi valorizzare il fatto religioso, in unaprospettiva dinamicamente interculturalee deve ricercare e realizzare strategieeducative e didattiche adeguate.Con l’insegnamento delle religioni lascuola ha la grande occasione di aiutarea superare pregiudizi e stereotipi; di farmaturare negli allievi la distinzione,irrinunciabile, tra conoscenza e fede; dicontribuire a far comprendere le difficoltàche si registrano, a livello di aggregazio-ne sociale, in una comunità multietnica;di superare la tentazione, molto perico-losa per l’identità delle religioni, di ca-dere in una sorta di relativismo, di sin-

cretismo e di agnosticismo.

La scuola con l’insegnamentodelle religioni può offrire una chiavedi lettura e di interpretazione dideterminati fatti, ma può anchecontribuire alla costruzione di unaEuropa più ricca, aperta e pluralista,nella quale le alterità non si an-nullino né si impoveriscano né siassimilino, ma si stabilizzino e sifissino in una dimensione circolaredi scambio reciproco.

Alberto FornasariEsperto in Comunicazione e ProcessiMulti/Interculturali - Universitàdegli Studi di Bari, Docente (acontratto) in Pedagogia Generalee Sociale e Pedagogia Sociale eInterculturale. Consulente perl’intercultura di “Teca del Mediter-raneo”-Biblioteca e centro di Do-cumentazione del Consiglio dellaRegione Puglia. - Consulenteesterno per il Consiglio d’Europasui programmi “Culture” e “Europefor Citizens”

Attualità

Gustalo anche tu

Dinamiche e prassi dieducazione interculturalenel territorio pugliese

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 11

Da: “Un tacco a colori”

Page 12: Impatto_Locale_N_3

Come tutte le piante, anche quellemarine perdono le foglie, e la Posidonianon fa eccezione.I residui finiscono sulle spiagge, insiemecon le alghe, e diventano rifiuti, che – perdi più – puzzano quando marciscono sottoil sole. Un problema che può trasformarsiin risorsa, per l’ambiente e l’agricoltura,grazie al progetto dell' Istituto di scienzedelle produzioni alimentari di Bari delConsiglio nazionale delle ricerche (Ispa-Cnr) e dal comune di Mola di Bari, f inan-ziato dal programma europeo Life+.

L’obiettivo è sviluppare un modello digestione ecosostenibile dei residui, per ilriutilizzo come fertilizzante dei residui difoglie e fusti che finiscono sulle rive.  “Oltreche al compostaggio e all’utilizzazioneagronomica del compost - spiega AngeloParente, ricercatore dell’ISPA-CNR - siinterverrà anche per  minimizzare l’impattosull’ecosistema costiero, mettendo a puntouna strategia di pre-trattamento del ma-teriale raccolto che ne migliori l’attitudineal riutilizzo in agricoltura”.“Le ricerche sul possibile utilizzo dellaPosidonia oceanica spiaggiata nel compo-staggio sono svolte da anni –  aggiungeil ricercatore  - e grazie anche a questistudi, è stata recentemente rivista la di-sciplina in materia di fertilizzanti e fissatala quantità di posidonia che può essereaggiunta alle biomasse compostabili, sot-traendola allo smaltimento in discaricache provoca produzione di percolato, in-quinamento delle falde acquifere e aumen-to dei gas serra”.

Si aprono così nuove prospet-tive per l’impiego in agricoltura di questebiomasse spiaggiate.“La posidonia, comunemente ed erronea-mente considerata un’alga, è una piantaacquatica superiore che con le sue prateriesvolge importanti funzioni: ossigenazionedell’acqua, fissazione dei fondali e prote-zione delle spiagge dall’erosione, riparo ezona di riproduzione per la fauna marina,nutrimento per pesci, cefalopodi e cordati”,prosegue Parente. “Periodicamente, però,essa perde le foglie e, soprattutto in con-comitanza della bella stagione, si ripresen-ta il problema della gestione dei residuispiaggiati lungo le coste”.

Il progetto Posidonia residuesintegrated management for ecosustaina-bility (Prime) – svolto in collaborazionecon il Comune di Mola di Bari (ente coor-dinatore beneficiario), la società di inge-gneria, consulenza e servizi ambientaliEco-Logica srl, l’azienda di compostaggiodell’Acquedotto pugliese Aseco srl,l’azienda di macchine per la deumidifica-zione Tecoma – è stato selezionato dalprogramma europeo Life+ nell’ambito dellasezione ‘Politica ambientale e governance,priorità risorse naturali e rifiuti’, tra oltre600 proposte presentate da organismipubblici e privati dei 27 paesi membri.Dei progetti che beneficeranno del fondoeuropeo ben 56 sono italiani e riceverannocomplessivamente 94,2 milioni di euro.Pino Bruno

Da questo numero ospiteremoi contributi del giornalista RaiPino Bruno, autore di nume-rosi libri come divulgatore delmondo digitale tratti dal suoblog www.pinobruno.it

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E12

Dalla spiaggiaai campila Posidoniasi trasformada rifiutoin risorsa

LA POSIDONIA OCEANICAè una pianta acquatica, endemica del MarMediterraneo, appartenente alla famigliadelle Posidoniacee (Angiosperme Monoco-tiledoni). Ha caratteristiche simili allepiante terrestri, ha radici, un fusto rizoma-toso e foglie nastriformi lunghe fino ad unmetro e unite in ciuffi di 6-7. Fiorisce inautunno e in primavera produce frutti gal-leggianti volgarmente chiamati "olive dimare". Forma delle praterie sottomarineche hanno una notevole importanza eco-logica, costituendo la comunità climax delmar Mediterraneo ed esercitando una no-tevole azione nella protezione della lineadi costa dall'erosione. Al suo interno vivonomolti organismi animali e vegetali che nellaprateria trovano nutrimento e protezione.Il posidonieto è considerato un buon bioin-dicatore della qualità delle acque marinecostiere.

Domenica 10 ottobre a Bari,come in altra città italiane, è statacelebrata la Giornata nazionale delleBanche del tempo, ispirata al temadell’inclusione sociale. Ancora unavolta, l’anno 2010, designato dal Par-lamento Europeo “L’anno per la lottaalla povertà e all’esclusione sociale”,ha visto le Banche del tempo affrontareil problema attraverso la ricerca e lasperimentazione di nuovi strumentiutili a favorire la partecipazione e lafiducia tra individui, l’amicizia, a scon-figgere le incertezze di questo momen-

to storico, che non sarà solo ricordatoper la crisi economica a livello mon-diale, ma anche per le difficoltà riscon-trate nei rapporti umani. In occasionedi questa giornata, la Banca del tempo“Vola in tempo-Bari” ha collaudato unanuova pratica di inclusione, nuova soloper le Bdt poiché, da sempre si sa, losport è riconosciuto lo strumento ag-gregante per eccellenza, fondato sullasana competizione, in grado di crearedelle relazioni autentiche, dialoghiinterculturali, che opera in ambiti liberida pregiudizi e discriminazioni, nelrispetto delle diversità e della dignitàumana.

Nell’impianto natatoriodel Centro universitariosportivo di Bari si è svolta laprima Gara di nuoto non competiti-va/amatoriale, per studenti italiani estranieri, organizzata con la collabo-razione del Comitato regionale puglieseFin (Federazione italiana nuoto) e conil patrocinio del Comune di Bari, dellaProvincia di Bari, della Regione Pugliae dell’Università degli Studi di Bari.

Una piacevolissima giornatasvoltasi all’insegna della “Festa delloSport” che ha visto, nel pomeriggio,numerosi giovani di diversa età cimen-tarsi in una gara di nuoto amatoriale,immersi contestualmente in acqua ein un clima di totale armonia, senzala pretesa di essere dei campioni, maper il semplice piacere di parteciparee condividere quel momento fatto digioia e spensieratezza, molto rari diquesti tempi.

La manifestazione sportivaè stata preceduta, nel corso della mat-tinata, dalla conferenza di lancio a cuihanno preso parte, tra gli ospiti: ilMagnif ico Rettore dell’Università diBar i , prof . Cor rado Petrocel l i ,l’Assessore allo sport del Comune diBari, Elio Sannicandro, il Consigliereprovinciale Leonardo Lorusso, la Con-

sigliera delle Pari Opportunità dellaRegione, Teresa Zaccaria, il Presidentedella Fin regionale, Nicola Pantaleo,ed altri rappresentanti di Associazioniimpegnate nel sociale.

Il Magnifico Rettore, duranteil suo intervento, ha sottolineatol’importanza dell’iniziativa in virtù delvalore sociale e del messaggio positivoche si intende far passare, ovvero “losport per tutti”.Ha poi manifestato lasua personale soddisfazione nel vedere

sempre più impegnata laBdt “Vola in tempoBari”, che ama mettersiin gioco, incoraggian-dola a proseguire nelruolo di promotrice diquesta prima edizionedel l ’evento. Grandeapprezzamento e inte-resse ha suscitato poi lalezione teorica di “Ele-menti di salvamento”,egregiamente tenuta daIstruttori federali.

Identificandolo uno strumentoinnovativo per il territorio, il Prof.Petrocelli ha posto l ’attenzionesull’influenza positiva che tale disci-plina potrebbe avere nell’ambito delladidattica universitaria e non solo, ga-rantendo così il suo appoggio per larealizzazione di questo progetto, nelprossimo futuro. Serafina Gelao, pre-sidente della Banca del tempo “Volain tempo-Bari”, nel suo intervento hasottolineato l’importanza delle relazio-ni umane: “L’esigenza di stare con glialtri, di confrontarsi, di accogliere edonare è un’esigenza che fa parte dellanostra cultura, ma spesso viene offu-scata dal tempo in cui viviamo.

Un tempo veloce, faticoso,complesso, a volte addirittura incom-prensibile.Occorre allora riacciuffarlo, il nostrotempo, non solo per aumentare il no-stro reddito e impossessarci di benimateriali, ma anche per aumentare laqualità delle relazioni con gli altri, ilconfronto con chi è diverso da noi,con diverse e nuove esperienze di vitae culture.

Gli avvenimenti, le nostre vite,ci parlano di un mondo che sta cam-biando. C’è molto lavoro da fare- haevidenziato Seraf ina Gelao - per co-struire un nuovo modo di vivere. Biso-gna prima di tutto imparare a stareinsieme.Non è facile... La diffidenza, lo scetti-cismo, la paura sono sentimenti moltodiffusi e prevalgono”.

Ci auguriamo dunque che inizia-tive come questa giornata dedicataallo sport e al nuoto siano sempre piùfrequenti e condivise, perché, comedice l’architetto Michelangelo Pistolet-to, “nuotare in una società in cui tuttinuotano bene è una cosa che si puòimparare”.

Evelina Giordano

Tra gioia e spensieratezza, emerge la vogliadi stare insieme, condividere emozioni,dialogare e confrontarsi.

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 13

Studenti italiani e stranieri si sono incon-trati al Cus di Bari per la gara di nuotoorganizzata dalla Banca del tempo.

Ma che domenica!Altro che domenica!

Foto di gruppo degli organizzatori

Un momento delle premiazioni

Page 13: Impatto_Locale_N_3

Come tutte le piante, anche quellemarine perdono le foglie, e la Posidonianon fa eccezione.I residui finiscono sulle spiagge, insiemecon le alghe, e diventano rifiuti, che – perdi più – puzzano quando marciscono sottoil sole. Un problema che può trasformarsiin risorsa, per l’ambiente e l’agricoltura,grazie al progetto dell' Istituto di scienzedelle produzioni alimentari di Bari delConsiglio nazionale delle ricerche (Ispa-Cnr) e dal comune di Mola di Bari, f inan-ziato dal programma europeo Life+.

L’obiettivo è sviluppare un modello digestione ecosostenibile dei residui, per ilriutilizzo come fertilizzante dei residui difoglie e fusti che finiscono sulle rive.  “Oltreche al compostaggio e all’utilizzazioneagronomica del compost - spiega AngeloParente, ricercatore dell’ISPA-CNR - siinterverrà anche per  minimizzare l’impattosull’ecosistema costiero, mettendo a puntouna strategia di pre-trattamento del ma-teriale raccolto che ne migliori l’attitudineal riutilizzo in agricoltura”.“Le ricerche sul possibile utilizzo dellaPosidonia oceanica spiaggiata nel compo-staggio sono svolte da anni –  aggiungeil ricercatore  - e grazie anche a questistudi, è stata recentemente rivista la di-sciplina in materia di fertilizzanti e fissatala quantità di posidonia che può essereaggiunta alle biomasse compostabili, sot-traendola allo smaltimento in discaricache provoca produzione di percolato, in-quinamento delle falde acquifere e aumen-to dei gas serra”.

Si aprono così nuove prospet-tive per l’impiego in agricoltura di questebiomasse spiaggiate.“La posidonia, comunemente ed erronea-mente considerata un’alga, è una piantaacquatica superiore che con le sue prateriesvolge importanti funzioni: ossigenazionedell’acqua, fissazione dei fondali e prote-zione delle spiagge dall’erosione, riparo ezona di riproduzione per la fauna marina,nutrimento per pesci, cefalopodi e cordati”,prosegue Parente. “Periodicamente, però,essa perde le foglie e, soprattutto in con-comitanza della bella stagione, si ripresen-ta il problema della gestione dei residuispiaggiati lungo le coste”.

Il progetto Posidonia residuesintegrated management for ecosustaina-bility (Prime) – svolto in collaborazionecon il Comune di Mola di Bari (ente coor-dinatore beneficiario), la società di inge-gneria, consulenza e servizi ambientaliEco-Logica srl, l’azienda di compostaggiodell’Acquedotto pugliese Aseco srl,l’azienda di macchine per la deumidifica-zione Tecoma – è stato selezionato dalprogramma europeo Life+ nell’ambito dellasezione ‘Politica ambientale e governance,priorità risorse naturali e rifiuti’, tra oltre600 proposte presentate da organismipubblici e privati dei 27 paesi membri.Dei progetti che beneficeranno del fondoeuropeo ben 56 sono italiani e riceverannocomplessivamente 94,2 milioni di euro.Pino Bruno

Da questo numero ospiteremoi contributi del giornalista RaiPino Bruno, autore di nume-rosi libri come divulgatore delmondo digitale tratti dal suoblog www.pinobruno.it

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E12

Dalla spiaggiaai campila Posidoniasi trasformada rifiutoin risorsa

LA POSIDONIA OCEANICAè una pianta acquatica, endemica del MarMediterraneo, appartenente alla famigliadelle Posidoniacee (Angiosperme Monoco-tiledoni). Ha caratteristiche simili allepiante terrestri, ha radici, un fusto rizoma-toso e foglie nastriformi lunghe fino ad unmetro e unite in ciuffi di 6-7. Fiorisce inautunno e in primavera produce frutti gal-leggianti volgarmente chiamati "olive dimare". Forma delle praterie sottomarineche hanno una notevole importanza eco-logica, costituendo la comunità climax delmar Mediterraneo ed esercitando una no-tevole azione nella protezione della lineadi costa dall'erosione. Al suo interno vivonomolti organismi animali e vegetali che nellaprateria trovano nutrimento e protezione.Il posidonieto è considerato un buon bioin-dicatore della qualità delle acque marinecostiere.

Domenica 10 ottobre a Bari,come in altra città italiane, è statacelebrata la Giornata nazionale delleBanche del tempo, ispirata al temadell’inclusione sociale. Ancora unavolta, l’anno 2010, designato dal Par-lamento Europeo “L’anno per la lottaalla povertà e all’esclusione sociale”,ha visto le Banche del tempo affrontareil problema attraverso la ricerca e lasperimentazione di nuovi strumentiutili a favorire la partecipazione e lafiducia tra individui, l’amicizia, a scon-figgere le incertezze di questo momen-

to storico, che non sarà solo ricordatoper la crisi economica a livello mon-diale, ma anche per le difficoltà riscon-trate nei rapporti umani. In occasionedi questa giornata, la Banca del tempo“Vola in tempo-Bari” ha collaudato unanuova pratica di inclusione, nuova soloper le Bdt poiché, da sempre si sa, losport è riconosciuto lo strumento ag-gregante per eccellenza, fondato sullasana competizione, in grado di crearedelle relazioni autentiche, dialoghiinterculturali, che opera in ambiti liberida pregiudizi e discriminazioni, nelrispetto delle diversità e della dignitàumana.

Nell’impianto natatoriodel Centro universitariosportivo di Bari si è svolta laprima Gara di nuoto non competiti-va/amatoriale, per studenti italiani estranieri, organizzata con la collabo-razione del Comitato regionale puglieseFin (Federazione italiana nuoto) e conil patrocinio del Comune di Bari, dellaProvincia di Bari, della Regione Pugliae dell’Università degli Studi di Bari.

Una piacevolissima giornatasvoltasi all’insegna della “Festa delloSport” che ha visto, nel pomeriggio,numerosi giovani di diversa età cimen-tarsi in una gara di nuoto amatoriale,immersi contestualmente in acqua ein un clima di totale armonia, senzala pretesa di essere dei campioni, maper il semplice piacere di parteciparee condividere quel momento fatto digioia e spensieratezza, molto rari diquesti tempi.

La manifestazione sportivaè stata preceduta, nel corso della mat-tinata, dalla conferenza di lancio a cuihanno preso parte, tra gli ospiti: ilMagnif ico Rettore dell’Università diBar i , prof . Cor rado Petrocel l i ,l’Assessore allo sport del Comune diBari, Elio Sannicandro, il Consigliereprovinciale Leonardo Lorusso, la Con-

sigliera delle Pari Opportunità dellaRegione, Teresa Zaccaria, il Presidentedella Fin regionale, Nicola Pantaleo,ed altri rappresentanti di Associazioniimpegnate nel sociale.

Il Magnifico Rettore, duranteil suo intervento, ha sottolineatol’importanza dell’iniziativa in virtù delvalore sociale e del messaggio positivoche si intende far passare, ovvero “losport per tutti”.Ha poi manifestato lasua personale soddisfazione nel vedere

sempre più impegnata laBdt “Vola in tempoBari”, che ama mettersiin gioco, incoraggian-dola a proseguire nelruolo di promotrice diquesta prima edizionedel l ’evento. Grandeapprezzamento e inte-resse ha suscitato poi lalezione teorica di “Ele-menti di salvamento”,egregiamente tenuta daIstruttori federali.

Identificandolo uno strumentoinnovativo per il territorio, il Prof.Petrocelli ha posto l ’attenzionesull’influenza positiva che tale disci-plina potrebbe avere nell’ambito delladidattica universitaria e non solo, ga-rantendo così il suo appoggio per larealizzazione di questo progetto, nelprossimo futuro. Serafina Gelao, pre-sidente della Banca del tempo “Volain tempo-Bari”, nel suo intervento hasottolineato l’importanza delle relazio-ni umane: “L’esigenza di stare con glialtri, di confrontarsi, di accogliere edonare è un’esigenza che fa parte dellanostra cultura, ma spesso viene offu-scata dal tempo in cui viviamo.

Un tempo veloce, faticoso,complesso, a volte addirittura incom-prensibile.Occorre allora riacciuffarlo, il nostrotempo, non solo per aumentare il no-stro reddito e impossessarci di benimateriali, ma anche per aumentare laqualità delle relazioni con gli altri, ilconfronto con chi è diverso da noi,con diverse e nuove esperienze di vitae culture.

Gli avvenimenti, le nostre vite,ci parlano di un mondo che sta cam-biando. C’è molto lavoro da fare- haevidenziato Seraf ina Gelao - per co-struire un nuovo modo di vivere. Biso-gna prima di tutto imparare a stareinsieme.Non è facile... La diffidenza, lo scetti-cismo, la paura sono sentimenti moltodiffusi e prevalgono”.

Ci auguriamo dunque che inizia-tive come questa giornata dedicataallo sport e al nuoto siano sempre piùfrequenti e condivise, perché, comedice l’architetto Michelangelo Pistolet-to, “nuotare in una società in cui tuttinuotano bene è una cosa che si puòimparare”.

Evelina Giordano

Tra gioia e spensieratezza, emerge la vogliadi stare insieme, condividere emozioni,dialogare e confrontarsi.

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 13

Studenti italiani e stranieri si sono incon-trati al Cus di Bari per la gara di nuotoorganizzata dalla Banca del tempo.

Ma che domenica!Altro che domenica!

Foto di gruppo degli organizzatori

Un momento delle premiazioni

Page 14: Impatto_Locale_N_3

La parola Rom signif ica“uomo”.Con il termine “Roma” (plurale di Rom inlingua romanì) è più corretto definire unaparte della popolazione - comunementechiamata “zingari” - i cui membri provengono,in prevalenza, dall’Europa dell’est. Storica-mente la genericità, l’approssimazione e illuogo comune, facili da assimilare e da usare,sono vizi drammatici che non solo hannoprodotto distorsioni d’identità e culture mache hanno provocato - e provocano ancoraoggi, come è successo in passato per altreminoranze, facili capri espiatori degli statidi malessere della società - soprattutto inEuropa l’insorgere profondo di atteggiamentidiscriminatori e di politiche oppositive aqualsiasi rispetto dei diritti umani. Bari daquesto punto di vista sembra muoversi incontrotendenza con ciò che i vari Sarkozy eBerlusconi teorizzano e realizzano per ac-contentare e rassicurare in periodo di crisiglobale il corpo molle della piccola borghesiabenpensante. L’esperienza del Campo Romal quartiere Japigia, una comunità che èriuscita faticosamente – grazie anche alconcorso di associazioni e operatori localifortemente impegnate in ambito educativoe interculturale - a farsi riconoscere e ri-spettare e a produrre azioni propositive(persino una cooperativa di lavo-ro:“Artezian”), è diventata, pur con tutti iproblemi e i limiti ancora presenti, un esempiodi politica di inclusione sociale. Cresce, inoltre,pur tra mille contraddizioni e ritardi, ancheuna sensibilità istituzionale che fa ben spe-rare.

Per una comunità Rom chea Bari ha imboccato la strada di unapossibile condizione per rivendicare dirittidi cittadinanza, un’altra nella stessa città,in un altro quartiere –Poggiofranco - nonriesce ancora del tutto a trovare le medesimecoordinate di percorso. Da tre anni, infatti,nel territorio di S. Candida si sono insediatialcuni nuclei familiari di Rom rumeni, stessaprovenienza di quelli di Japigia. Per la lorosituazione, assai più problematica a causadella mancanza di acqua corrente e di serviziigienici attrezzati nel campo - la luce è fornitada generatori - sulla base dell’azione assi-stenziale promossa dal Servizio Sociale dellaTerza Circoscrizione, si è provato a darequalche risposta nella chiave del processo

di inclusione, soprattutto per quanto ri-guarda i loro bambini, ragazzi e adolescenti.Iscrizione dei ragazzi alle scuole presentinella Circoscrizione (dieci, attualmente),sostegno ai processi di inserimento neigruppi classe attraverso laboratori ludico-didattici interculturali e alla frequenzascolastica (uno dei fattori più difficili darisolvere a causa anche della scarsa col-laborazione delle famiglie Rom), assistenzaigienico-sanitaria per la periodica puliziae cura del corpo, sono alcune delle azioniche si sono intraprese attraverso l’azionecombinata svolta dalle Direzioni Didattichedella “T. Fiore”, della “Montello”, della“Tauro”, dalla Coop. Soc. Progetto Città,dalla Parrocchia “SS. Addolorata”.

Ai sei nuclei familiari, cheformano una comunità di circa 30-35 unità,viene inoltre garantita l’assistenza medico-sanitaria (vaccinazioni, accesso al medicodi base e pediatra) e quella alimentaretramite il progetto “Brutti ma Buoni” diIpercoop, con la distribuzione gratuita diprodotti ancora edibili, non più commer-ciabili per difetti di confezione o prossimitàdi scadenza. Ma il problema più grande èquello socio-culturale. Esso riguarda certoil rapporto della comunità romanì con ilsuo territorio, ma anche con le altre co-munità Rom residenti in città e la difficoltàa motivare partecipazione, collaborazionee reciprocità nel rispetto di regole e tra-dizioni, usi e costumi non sempre com-prensibili e accettabili (es. l’utilizzo delledonne e dei bambini anche piccolissiminella pratica dell’elemosina ai semafori).La discriminazione interna al mondo Romha cause complesse ancora tutte da in-quadrare e risolvere e pone ulteriori sfidea chi opera – fuori e dentro le istituzioni- per l’educazione e la promozione deidiritti umani e di cittadinanza.Andrea Mori

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E14

ArrivederciRoma!

Le diverse esperienze di due comunità Roma Bari. Quella del quartiere Japigia e quelladi Poggiofranco. Testimonianze di una città

che sembra muoversi in controtendenza.

Incontrocon AngelaMartiradonnaautrice di:

L’immagine dell ’ im-migrazione in Puglia non èfacilmente definibile sia per le percen-tuali ancora molto basse rispetto allealtre regioni italiane sia perché la suastessa posizione geografica la fa oscillaretra periodi in cui emerge il desiderio di

inserirsi e integrarsi nel territorio eperiodi in cui viene utilizzata solo cometerra di transito o di momentanea si-stemazione per raggiungere altri luoghi.A distanza di 20 anni dal 1ϒ grandesbarco di rifugiati albanesi del 1991, laPuglia è oggi caratterizzata dal prevaleredelle diverse etnie per province, peresempio, nella provincia di Bari, è pre-valente la presenza di albanesi e nord-africani, mentre nella provincia di Foggiaè più forte la presenza di persone pro-venienti dall’Europa dell’Est. I comunia maggiore immigrazione risultano quel-li del comparto salottiero di Altamura,mentre nella provincia di Foggia emergeil caporalato, dove spesso l’immigratonon lavora a nero, ma sottopagato finoanche al 50%. In questo libro, AngelaMartiradonna cerca di esplorare i pro-blemi reali dei popoli migranti con lerelative risposte offerte e le conseguentitrasformazioni sociali ed economiche:oggi, per esempio, l’Albania è il paeseche assorbe la maggiore percentuale diprodotti di esportazione che dalla Pugliaraggiungono i Balcani.

un approfondimentodelle questioni apertesull’immigrazionein Italia e in Puglia.

Chi è l’autrice

Angela Martiradonna è nata a Barinel 1977. Laureata presso l’Universitàdi Bari in Scienze dell’educazione èdottore di ricerca in Dinamiche forma-tive ed educazione alla politica. Si oc-cupa di immigrazione e interculturalitàcurando per la Puglia il Dossier Statisti-co Immigrazione Caritas/Migrantes.Collabora con la casa editrice Stilocurando la Collana Multiculturale e conla reg ione Pugl ia curandol’allestimento e l’aggiornamento degliscaffali multiculturali della Teca delMediterraneo. Oltre a Frontiere e con-fini, nel 2005 ha pubblicato Donne,Interculturalità e pace (ediz. Levante).

A richiesta offre la propria consu-lenza anche a privati e librerie.

Maria Giovanna Losito

Frontieree confini

In un’economia spesso in-cline al raggiungimento di obiettivifinanziari e commerciali immediati,incurante dell’impatto che impone allacomunità, non più intesa come collet-tività ma ridotta a un ruolo clientelareche non le si addice, dà grande spe-ranza riscontrare che nelle realtà localici sono professionisti che si adoperanoper controvertire questa tendenza,proponendo percorsi virtuosi che at-tendono solo di essere conosciuti edapprezzati dal pubblico.Una di queste proposte è stata pre-sentata giovedì 16 settembre 2010 inoccasione del convegno “Obiettivienergia 2020: quali protagonisti? Lacampagna SEE e il Patto dei sindaciper l’energia sostenibile”, tenutosipresso lo Spazio 10 della Fiera delLevante di Bari. In tale occasione, l’associazione In-sieme Europa Network (IENET) di Bari,presieduta dall’Avv. Cinzia De Marzo,ha presentato il progetto “Locomotiva,prendi l’eco-treno per fare la spesabio”, realizzato nell’ambito della cam-pagna SEE (Sustainable Energy Euro-pe) promossa dalla CommissioneEuropea nel 2005 per garantire ladiffusione di una nuova cultura incen-trata sullo sviluppo dell’energia soste-nibile, in linea con gli obiettivienergetici comunitari fissati dall’UEper il 2020.

Obiettivo di questo progetto suscala locale è quello di poter riscoprireil proprio territorio, attraverso la va-lorizzazione delle risorse naturali,

culturali, agricole e gastronomiche;nello specifico, l’associazione IENETorganizzerà per il mese di novembre(con la ragionevole possibilità chel’evento possa protrarsi nel tempo)degli itinerari di viaggio lungo tredirettive differenti, durante i quali siavrà la possibilità di partecipare adescursioni, degustazioni gastronomi-che, visite a mercati biologici allestitiper l’occasione ed eventi musicalifolkloristici.La volontà di stimolare comportamenticollettivi virtuosi di risparmio energe-tico (infatti gli spostamenti avverrannorigorosamente in treno), la possibilitàper i produttori locali di sentirsi pro-tagonisti della filiera produttiva pro-ponendo prodotti biologici certificati,sono solo alcune delle straordinariepossibilità che tale progetto offre allacomunità locale.

Gli organizzatori dell’eventomirano alla ripetibilità dell’esperienzanel tempo, ma tutto dipenderà dallacapacità del pubblico di lasciarsi coin-volgere e contagiare dall’entusiasmodegli organizzatori: le premesse sonopiù che positive, ora starà a noi co-gliere queste straordinarie opportuni-tà. Per maggiori e più dettagliate infor-mazioni circa le date, i luoghi e lemodalità di adesione al proget-to, suggerisco di visitare il sitowww.insiemeuropanet.eu, in cui saràpossibile soddisfare tutte le propriecuriosità.Germano Torkan

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 15

per fare la spesa biol’eco-treno

In settembre,a Bari,la IENETha presentatoil progetto:

L’esclusione sociale è un pro-blema molto più vasto del razzismo,perché tocca non solo individui di diversaetnia, ma anche della stessa nazionalità.L’esclusione sociale si può manifestarein diversi modi e in tutti gli strati sociali,fino all’esclusione e alla discriminazionenei confronti delle popolazioni di diversaetnia che abitano nel nostro Paese. Ciòva contro l’art. 6 della nostra Costitu-zione, che tutela le minoranze etnico –linguistiche.

In questi giorni stiamo se-guendo l’accesa polemica tra ilPresidente francese, Nicolas Sarkozy, e

il Presidente della Commissione UE,Miguel Manuel Barroso, circa la decisionedel Presidente francese di smantellarei campi nomadi, che ha scatenato lareazione di gran parte dell’opinionepubblica europea e dello stesso Barroso,come rappresentante della Comunitàeuropea.La Carta europea dei diritti fondamentaliprevede, infatti, la libera circolazione

degli individui e delle merci. In Italia ilPresidente del Consiglio, Silvio Berlusco-ni, ha appoggiato pienamente la deci-sione di Sarkozy. Altro esempio diesclusione sociale, di cui tanto si discuteultimamente, è rappresentato dall’usodel burqa, imposto alle donne musulma-ne dai loro uomini, in nome del Corano.

In Francia una legge ne vieta l’usonei luoghi pubblici, mentre in Italia ildibattito è molto animato sia per i pro-blemi di sicurezza chel’uso del burqa com-porta, che per la no-stra tradizione di ri-spetto verso le donne.Invitiamo, quindi, tuttia riflettere su ciò chesi prova ad essereesclusi dal gruppo,esclusi in famiglia,esclusi da quella so-cietà che dovrebbeinvece cercare di in-tegrare e aiutare i piùdeboli, quelli che nonhanno avuto la fortuna di possedere i“requisiti giusti”. Forse un giorno po-tremmo ritrovarci anche noi a far parte,per una ragione qualsiasi, di una mino-ranza.Stefano Petruzzelli, III B

Scuo

la M

edia

Imbr

iani

e Barroso…Tra Sarkozy

Page 15: Impatto_Locale_N_3

In un’economia spesso in-cline al raggiungimento di obiettivifinanziari e commerciali immediati,incurante dell’impatto che impone allacomunità, non più intesa come collet-tività ma ridotta a un ruolo clientelareche non le si addice, dà grande spe-ranza riscontrare che nelle realtà localici sono professionisti che si adoperanoper controvertire questa tendenza,proponendo percorsi virtuosi che at-tendono solo di essere conosciuti edapprezzati dal pubblico.Una di queste proposte è stata pre-sentata giovedì 16 settembre 2010 inoccasione del convegno “Obiettivienergia 2020: quali protagonisti? Lacampagna SEE e il Patto dei sindaciper l’energia sostenibile”, tenutosipresso lo Spazio 10 della Fiera delLevante di Bari. In tale occasione, l’associazione In-sieme Europa Network (IENET) di Bari,presieduta dall’Avv. Cinzia De Marzo,ha presentato il progetto “Locomotiva,prendi l’eco-treno per fare la spesabio”, realizzato nell’ambito della cam-pagna SEE (Sustainable Energy Euro-pe) promossa dalla CommissioneEuropea nel 2005 per garantire ladiffusione di una nuova cultura incen-trata sullo sviluppo dell’energia soste-nibile, in linea con gli obiettivienergetici comunitari fissati dall’UEper il 2020.

Obiettivo di questo progetto suscala locale è quello di poter riscoprireil proprio territorio, attraverso la va-lorizzazione delle risorse naturali,

culturali, agricole e gastronomiche;nello specifico, l’associazione IENETorganizzerà per il mese di novembre(con la ragionevole possibilità chel’evento possa protrarsi nel tempo)degli itinerari di viaggio lungo tredirettive differenti, durante i quali siavrà la possibilità di partecipare adescursioni, degustazioni gastronomi-che, visite a mercati biologici allestitiper l’occasione ed eventi musicalifolkloristici.La volontà di stimolare comportamenticollettivi virtuosi di risparmio energe-tico (infatti gli spostamenti avverrannorigorosamente in treno), la possibilitàper i produttori locali di sentirsi pro-tagonisti della filiera produttiva pro-ponendo prodotti biologici certificati,sono solo alcune delle straordinariepossibilità che tale progetto offre allacomunità locale.

Gli organizzatori dell’eventomirano alla ripetibilità dell’esperienzanel tempo, ma tutto dipenderà dallacapacità del pubblico di lasciarsi coin-volgere e contagiare dall’entusiasmodegli organizzatori: le premesse sonopiù che positive, ora starà a noi co-gliere queste straordinarie opportuni-tà. Per maggiori e più dettagliate infor-mazioni circa le date, i luoghi e lemodalità di adesione al proget-to, suggerisco di visitare il sitowww.insiemeuropanet.eu, in cui saràpossibile soddisfare tutte le propriecuriosità.Germano Torkan

C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E 15

per fare la spesa biol’eco-treno

In settembre,a Bari,la IENETha presentatoil progetto:

L’esclusione sociale è un pro-blema molto più vasto del razzismo,perché tocca non solo individui di diversaetnia, ma anche della stessa nazionalità.L’esclusione sociale si può manifestarein diversi modi e in tutti gli strati sociali,fino all’esclusione e alla discriminazionenei confronti delle popolazioni di diversaetnia che abitano nel nostro Paese. Ciòva contro l’art. 6 della nostra Costitu-zione, che tutela le minoranze etnico –linguistiche.

In questi giorni stiamo se-guendo l’accesa polemica tra ilPresidente francese, Nicolas Sarkozy, e

il Presidente della Commissione UE,Miguel Manuel Barroso, circa la decisionedel Presidente francese di smantellarei campi nomadi, che ha scatenato lareazione di gran parte dell’opinionepubblica europea e dello stesso Barroso,come rappresentante della Comunitàeuropea.La Carta europea dei diritti fondamentaliprevede, infatti, la libera circolazione

degli individui e delle merci. In Italia ilPresidente del Consiglio, Silvio Berlusco-ni, ha appoggiato pienamente la deci-sione di Sarkozy. Altro esempio diesclusione sociale, di cui tanto si discuteultimamente, è rappresentato dall’usodel burqa, imposto alle donne musulma-ne dai loro uomini, in nome del Corano.

In Francia una legge ne vieta l’usonei luoghi pubblici, mentre in Italia ildibattito è molto animato sia per i pro-blemi di sicurezza chel’uso del burqa com-porta, che per la no-stra tradizione di ri-spetto verso le donne.Invitiamo, quindi, tuttia riflettere su ciò chesi prova ad essereesclusi dal gruppo,esclusi in famiglia,esclusi da quella so-cietà che dovrebbeinvece cercare di in-tegrare e aiutare i piùdeboli, quelli che nonhanno avuto la fortuna di possedere i“requisiti giusti”. Forse un giorno po-tremmo ritrovarci anche noi a far parte,per una ragione qualsiasi, di una mino-ranza.Stefano Petruzzelli, III B

Scuo

la M

edia

Imbr

iani

e Barroso…Tra Sarkozy

Page 16: Impatto_Locale_N_3

PERIODICODELLABANCADELTEMPO C O M U N I C A R E x C O N D I V I D E R E16