IL VIAGGIO DEI SAPORI n. 4
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Transcript of IL VIAGGIO DEI SAPORI n. 4
Sicuramente, anche per te il cacao è uno dei prodotti che
non può mancare nel tuo car-rello della spesa. Come consu-matore, devi sapere che esiste
un commercio alternativo, chiamato "Fairtrade" (parola inglese per definire il Commer-
cio Equo Solidale). Il Commer-cio Equo Solidale è una forma di commercio internazionale che punta a far crescere e sviluppa-
re aziende e attività produttive nei Paesi in via di sviluppo, offrendo loro un percorso
commerciale alternativo a quel-lo dominante, gestito dalle multinazionali. Il tutto nel ri-
spetto di un comune codice di comportamento, di condizioni sostenibili e di accordi sicuri. I
vincoli dei produttori sono: - il divieto del lavoro minorile; - l’impiego di materie prime
rinnovabili; - l’investimento sul territorio in formazione/scuola; - la cooperazione tra produtto-
ri; - il sostegno alla propria comu-nità;
- la creazione, dove possibile, di un mercato anche interno.
Fairtrade, inoltre, distribuisce prodotti tipici dei Paesi che
partecipano a questo mercato. Tra i prodotti alimentari, vanno
per la maggiore the, caffé, caca-o, zucchero di canna, cereali, frutta secca, frutta esotica e
spezie, anche nelle loro rispetti-ve trasformazioni in creme, bibite, farine, succhi, marmellate
e così via… In Italia, troviamo Fairtrade Italia, un gruppo senza scopo di lucro (guadagno) che certifica e
coordina tutti i prodotti com-mercializzati a marchio Fairtra-de, li diffonde anche nella gran-
de distribuzione e ne garantisce, con il suo simbolo, origine e caratteristiche.
Oggi, i prodotti a marchio Fair-trade puoi trovarli nei super-mercati, nei negozi del biologi-
co, nei bar, nelle mense e nei distributori automatici.
Ora che sai tutto questo, pensa più volte prima di comprare un prodotto, dal momento che puoi contare su una varietà di
prodotti provenienti da tutto il mondo. In questo modo, puoi contribuire anche tu a creare un
mercato più giusto e un mondo migliore!!!
Simone Preziosa (III G)
Se è solidale... è ancora più buono!
C L A S S I I - I I - I I I G
S C U O L A S E C . D I I G R .
“ R . M O N T E R I S I ”
B I S C E G L I E
Il viaggio dei sapori A P R I L E 2 0 1 2 N U M E R O I V
Il cacao può allontanare l’ansia, lo
stress, la depressione, combatte
gli sbalzi d’umore e dona serenità!
La rivista scientifica americana
Journal of Proteome Research, già
nel 2010, citava uno studio, secon-
do il quale, 40 grammi di cioccola-
to fondente al giorno hanno il
potere di ridurre il livello di stress
in soggetti ipertesi. Diversi studi
più recenti confermano le doti
benefiche del cacao sulla psiche.
La ricerca ha messo in evidenza la
presenza nel cacao di sostanze
chimiche, note come neurotra-
smettitori (feniletilammina, sero-
tonina, endorfina), in grado di
influenzare pesantemente il tono
dell'umore. Inoltre, a queste so-
stanze viene associata un'efficace azione antistress.
Queste, infatti, stimolano il siste-
ma nervoso centrale e aumentano
la concentrazione e lo stato di
veglia.
In particolare, il cioccolato contie-
ne teobromina, sostanza simile alla
caffeina, che protegge i capillari
ed, inoltre, grazie al contenuto di
antiossidanti, aiuta l’organismo a
mantenersi giovane. La teobromi-
na e la caffeina hanno l’effetto di
innalzare il livello d'attenzione del
cervello, favorire la concentrazio-
ne ed allontanare la sensazione
della fatica.
Un distinguo deve essere però
fatto: il cioccolato al latte ha ben
pochi effetti benefici sulla psiche.
In esso, infatti, gli effetti benefici
del cacao sono annullati proprio
dal latte, che impedisce ai ricettori
della serotonina, presenti nel ca-
cao, di venire fuori e fare effetto.
Via libera, quindi, al consumo mode-
rato di cioccolata di qualità!
Ma è bene fare attenzione a non
assumerne in quantità industriale!!
Cacao e cioccolato contengono,
infatti, anche sostanze bioattive in
grado di creare una leggera dipen-
denza, che può portare ad una
voglia smodata di cioccolato, spe-
cialmente in individui depressi, che
dopo l'assunzione provano una
sorta di appagamento detto
“effetto craving”. Scientificamente,
il craving è il desiderio impulsivo/
compulsivo per una sostanza psi-
coattiva, per un cibo o per qualun-
que altro oggetto-comportamento
gratificante.
Ne consegue un principio di carat-tere generale: l'alimentazione non
ci permette solo di garantire la
nostra sussistenza, ma, attraverso
le nostre scelte, consente anche di
agire sul nostro stato di benesse-
re.
A Pasqua, dunque, potremo deli-
ziare il nostro palato con un
bell’uovo meglio se di cioccolato
fondente!!!!
De Vincenzo Davide (III G)
Giusto Leonardo (III G)
Marino Mirko (III G)
Milici Giacomo (III G)
Tutti pazzi per il cacao! ...e la scienza approva!
Cari lettori, in questo numero vi vogliamo deliziare con un viaggio appassionato alla scoperta di
un alimento sublime, dispensatore di felicità: il cioccolato, che gli Aztechi definivano “il cibo degli
dei”. Mettetevi comodi sul divano, magari sorseggiando una cioccolata calda con il suo fascinoso
sapore e lasciatevi trasportare, sull´onda della golosità e della lettura, nel mondo dolcissimo dell’
“oro nero” per scoprirne la storia, le curiosità, gli aneddoti, le tradizioni e perché no, anche per
divertirvi coi giochi linguistici.
BUONA PASQUA!
P A G I N A 2
ALLA DOLCE SCOPERTA DEL “CIBO DEGLI DEI”
All’inizio del 1500, Fernando Cortés
e gli altri conquistatori spagnoli non
importarono nel Vecchio Continente
solo oro, argento e pietre preziose,
ma fecero conoscere agli Europei
anche un piccolo chicco marrone, il
cacao, che gli Atzechi usavano per
preparare una bevanda, amara ma
gustosa e irresistibile. Per poterlo
meglio apprezzare e gustare ed
essere consumatori più informati e
consapevoli, vi proponiamo un fanta-
stico viaggio alla scoperta del “cibo
degli dei” .
ETIMOLOGIA
Il nome deriva dall’atzeco
“cacahult” e significa “nutrimento
per gli dei”.
COLTIVAZIONE
Le piantagioni di cacao si esten-
dono nelle fasce tropicali, ad una
temperatura tra i 20 e i 32 C°,
protette da palme e banani, per
garantire un ambiente sempre
umido.
DESCRIZIONE
La pianta del cacao si presenta in
forma di albero sempreverde,
alto 5–10 metri. Sui rami, ma
anche sul tronco, si sviluppano
delle bacche a forma di cedro
lunghe circa 30 cm e di colore
diverso, a seconda del grado di
maturazione.
All’interno di ogni bacca sono
racchiusi 30-40 semi, a forma di
mandorla, che prima di poter
essere consumati, devono subire
vari trattamenti, quali la fermen-
tazione l’essiccazione, la torrefa-
zione e la macinazione.
STORIA
Il cacao affonda le sue radici nella
regione mesoamericana (attuale
Messico) abitata dagli Atzechi,
una grande civiltà precolombiana.
Al momento della scoperta del-
l’America, gli Atzechi utilizzavano
il cacao non solo in campo ali-
mentare, ma anche in quello reli-
gioso, terapeutico ed economico.
Per gli indios, infatti, i chicchi di
cacao erano considerati sia un
simbolo centrale nei riti di pro-
sperità, battesimo o matrimonio,
sia una medicina magica capace di
guarire ogni malattia della mente
e del corpo (eritemi, diarrea o
mal di stomaco). Inoltre le fave di
cacao erano talmente apprezzate
dagli Atzechi, che venivano utiliz-
zate come moneta di scambio.
DIFFUSIONE IN EUROPA
Non si può stabilire con certezza
il momento in cui il cacao sareb-
be approdato in Europa. Il merito
viene attribuito al conquistador
Cortés che notò nel 1519 i ma-
gazzini delle città del Messico
ricolmi di fave di cacao.
Importata in Spagna, la nuova specialità si diffuse tra gli aristo-
cratici spagnoli che ne furono
così incantati, che tennero il se-
greto gelosamente nascosto agli
estranei per molto tempo.
A cavallo fra il 1500 e il 1600, il
cacao fu importato in Italia, dagli
Spagnoli che dominavano nella
parte meridionale della nostra
penisola.
Durante il
Concilio di
Trento
(1545-
1563), ven-
nero fissate
le nuove regole alimentari e fu
stabilito che durante la Quaresi-
ma non si doveva mangiare il
cioccolato. I Gesuiti, che ne era-
no grandi commercianti, si oppo-
sero e dimostrarono che il cioc-
colato, sciolto nell’acqua, era una
bevanda e, come tale, era escluso
dagli alimenti proibiti durante i
digiuni. Il Papa Pio V quindi con-
sentì, nei periodi di digiuno, la
consumazione di una tazza di
cioccolata al giorno.
Nei due secoli successivi, il cioc-
colato si diffuse in tutta l’Europa.
Col principio dell'800, grazie ad
una serie di invenzioni e scoperte
di macchine che portarono alla
caratterizzazione della odierna
industria cioccolatiera, il cibo
degli dei fu reso disponibile a più
ampie fasce della popolazione.
LEGGENDA È una leggenda azteca a voler
svelare le origini di questa pianta:
narra che un giovane scudiero in
partenza per la guerra, lasciò il
suo tesoro alla sua sposa, una
principessa, affinché lo custodisse
fino al suo rientro. All’arrivo dei
nemici, interessati al tesoro, la
principessa innamorata, nono-
stante le minacce, non svelò il
luogo in cui questo era nascosto
e, per vendetta, fu uccisa. Dal suo
sangue nacque una pianta nel cui
frutto erano nascosti dei semi
amari come la sofferenza, forti
come la sua virtù e rossi come il
sangue: era la pianta del cacao.
ANEDDOTO
Il “Bacio Perugina” è uno tra i più
noti cioccolatini italiani fin dal
1922. La sua origine si deve alla
signora Luisa Spagnoli, la moglie
di uno dei fondatori della fabbrica
“Perugina”, la quale, durante la
lavorazione dei cioccolatini, aveva
notato che venivano buttati via
chili di briciole di nocciole. Impa-
standole con il cioccolato, creò
uno strano cioccolatino dalla
forma irregolare, che ricordava
l'immagine di un pugno chiuso,
dove la nocca più sporgente era
rappresentata da una nocciola
intera. Per questo il cioccolatino
fu chiamato inizialmente
"Cazzotto". Poiché non era una
buona idea proporre dei cioccola-
tini da regalare con il nome di
“cazzotto”, la signora Spagnoli
ribattezzò la sua “creazione” con
un nome più dolce: “Bacio”.
Si racconta anche che nella fabbri-
ca, dove si producevano i “Baci
Perugina”, lavorassero due operai
innamorati. Per comunicare,
l’operaia avvolgeva un messaggio
d’amore attorno ad ogni bacio
che, attraverso il nastro traspor-
tatore, arrivava al suo innamora-
to. La signora Spagnoli, scoperto
questo modo di comunicare, volle
legare per sempre questa dolce
idea al cioccolatino. Così oggi tra
il cioccolatino e l'incarto argenta-
to troviamo ancora un messaggio scritto in varie lingue.
Rossella Troisi (II G)
Massimo Brindicci (II G)
Anna Valente (II G)
Valerio Pellegrini (II G)
Fabio Ricchiuti (II G)
La Storia
nel piatto
LE DELIZIE PASQUALI:
L’UOVO DI CIOCCOLATO E LA CASSATA SICILIANA
P A G I N A 3 N U M E R O I V
E’ tempo di Pasqua ed arriva puntuale e
immancabile, come ogni anno, la presenza
di uova di cioccolato nelle pasticcerie, nei
supermercati e sulle nostre tavole con
grande gioia di tutti, grandi e piccoli. Le
uova appaiono accattivanti non solo per la
squisitezza del cioccolato, fondente o al
latte, o perché si presentano avvolte in
carte colorate e rumorose, abbellite da
fiocchi luccicanti, ma anche per la sorpresa contenuta all’interno. Avete voglia oltre che
di cioccolato anche di conoscere qualche
notizia in più su questa delizia? Venite con
noi in questo viaggio intorno all’uovo!
L'uovo affonda le sue radici in tempi
antichi: infatti, secondo il paganesimo,
era il simbolo del risveglio della natura,
della fertilità, della nascita e, nella cultu-
ra cristiana, della Resurrezione di Cri-
sto.
Il suo guscio insomma rappresentava la
nicchia dalla quale usciva un essere vi-
vente e perciò per i popoli antichi rega-
lare uova era un segno augurale, in
quanto simbolo del rinnovarsi della vita.
Nel Medioevo si diffuse l'usanza di do-
nare uova decorate a mano alla servitù
e uova artificiali fabbricate o rivestite in
materiali preziosi quali argento, platino
oppure oro agli aristocratici e ai nobili.
Però la ricca tradi-
zione dell'uovo
decorato è dovuta
all'orafo Peter Carl
Fabergé, che nel
1885, creò, su
commissione dello
zar di Russia per la
zarina, un uovo di platino smaltato di bianco che aveva una
struttura simile alle matrioske russe.
Infatti, all'interno vi era un tuorlo tutto
d'oro, contenente a sua volta una galli-
nella d'oro e smaltata con gli occhi di
rubino. Quest'ultima racchiudeva una
copia in miniatura della corona imperia-
le su cui era incastonato un piccolo
rubino a forma d'uovo. La zarina fu così
contenta di questo regalo, che nominò
Fabergé "gioielliere di corte" e gli diede
l’incarico di realizzare ogni anno, da
quel momento in poi, altre uova con la
condizione che ognuno dovesse essere
unico e dovesse contenere una sorpre-
sa. Con il passare degli anni ed il miglio-
ramento delle tecniche di lavorazione
della materia prima, furono creati diversi
tipi di uova e oggi l’uovo di cioccolato è
tra i dolci pasquali più conosciuti al mon-
do.
LA CASSATA ALLA SICILIANA
La cassata è un prodotto della grande
tradizione dolciaria delle monache sicilia-
ne ed è riservata al periodo pasquale così
come si deduce da un proverbio siciliano
che recita "Tintu è cu nun mancia a cas-
sata a matina ri Pasqua" ("Tonto è chi
non mangia la cassata la mattina di Pa-
squa"). Le radici della cassata siciliana
risalgono al IX-XI secolo, quando gli
Arabi, durante la loro dominazione in
Sicilia, vi introdussero la canna da zuc-
chero. Lo stesso nome cassata si ritiene
derivi dal termine arabo “Qas’at” che
vuol dire semplicemente ciotola o baci-
nella. Si racconta che un arabo, mentre
stava mescolando lo zucchero con la
ricotta che si produceva in Sicilia dai
tempi preistorici in una ciotola di rame, a
un siciliano che gli aveva domandato
come si chiamasse il dolce che stava
realizzando, rispose “qas’at”, riferendosi
al nome arabo della ciotola e non certo
all’intingolo addolcito. È da questo malin-
teso che deriva la denominazione di cas-
sata. Col passare del tempo, sono stati
aggiunti nuovi ingredienti: nel periodo
normanno, a Palermo, presso il convento
della Martorana, fu creata la pasta reale o
Martorana, un impasto di farina di man-dorle e zucchero, che, colorato di verde
con estratti di erbe, costituì l’involucro
della ricotta lavorata con lo zucchero; nel
1600, la ricetta della cassata fu completa-
ta con l’aggiunta del cioccolato e del Pan
di Spagna, due ingredienti importati in
Sicilia dagli Spagnoli durante la loro domi-
nazione in Italia, e con particolari decori
in stile barocco molto sfarzosi e maesto-
si, utilizzando frutta candita. La cassata
ha pian piano assunto la forma che noi
tutti oggi conosciamo. Come si può nota-
re, la storia della cassata è collegata alle
civiltà che hanno dominato la Sicilia
(Arabi, Normanni, Spagnoli) così come si
può leggere nel “Gattopardo” di Tomasi di
Lampedusa, “la Sicilia da venticinque secoli
porta sulle spalle il peso di magnifiche civiltà”.
LA RICETTA
Ingredienti: per una torta di circa 28 cm di diametro: Per il Pan di Spagna:
200 g di farina, 200 g di zucchero, 5 uova, 1 bustina di lievito Pan degli Angeli.
Per la farcia: 400 g di ricotta, 200 g di zucchero, 100 g di canditi,
100 g di cioccolato fondente. Per la pasta reale: 250 g di mandorle tritate, 250 g di zucchero, 100 g
di acqua, colorante alimentare verde. Per la bagna: 300 ml di acqua, 200 g di zucchero e ½ bicchiere di
marsala (o di maraschino). Per decorare: Frutta candita assortita
Procedimento: Preparazione del Pan di Spagna:
Lavorare con una frusta i tuorli con lo zucchero, la farina e gli albumi montati a neve.
Aggiungere il lievito
Versare l’impasto in una tortiera, unta di burro e cosparsa di fari-na.
Cuocere in forno già caldo a 180°C per circa 25 minuti. Preparazione del ripieno:
Lavorare la ricotta con lo zucchero, i canditi e il cioccolato. Preparazione della pasta reale:
In una casseruola far bollire acqua e zucchero e unire le mandorle tritate con alcune gocce di colo-rante verde.
Amalgamare e avvolgere la pasta nella pellicola
trasparente e metterla in frigorifero. Preparazione della bagna:
Sciogliere lo zucchero nell’acqua calda ed unire il marsala (o il maraschino).
Preparazione della Cassata: Foderare con la pellicola trasparente una tortiera di
circa 28 cm di diametro e dal bordo alto 5 cm. Rivestire il bordo e la base con le fette di pan di Spagna , inumidi te con lo sc i roppo.
Versare la crema di ricotta e coprire con altre fette di pan di Spagna spruzzato con la bagna. Conservare in frigorifero per almeno due ore.
Nel frattempo, estrarre dal frigorifero la pasta reale e spianarla su un foglio di carta da forno con il matterello ad uno spessore di circa ½ cm, dandole una forma circolare dello stesso diametro della
cassata.
Togliere, quindi, la torta dal frigorifero e capovol-gerla su un piatto da portata di diametro appena più
grande. Eliminare la pellicola e appoggiare con molta delicatezza il disco di pasta reale. Decorare con i canditi.
Carlo Cosmai (II G)
Marialetizia Cosmai (II G)
Lucia Dell’Olio (II G)
Annalisa Cassanelli (II G)
Tommaso Papagni (II G)
Tradizione
e folklore
P A G I N A 4 IL MANIFESTO: UN MEZZO ARTISTICO PER COMUNICARE E INFORMARE
Oggi le nostre strade sono inva-
se da manifesti di ogni tipo: da
quelli disadorni delle campagne
elettorali, a quelli persuasivi
della pubblicità.
Spesso si critica il proliferare
dei cartelloni pubblicitari, che
tappezzano in modo selvaggio
le nostre città, eppure dietro a
quei fogli di carta, incollati sui
muri scrostati, c'è una storia da
raccontare, la storia del manife-
sto industriale.
Il manifesto, nato nel corso
della Rivoluzione Francese,
aveva originariamente lo scopo
di divulgare le notizie nel più
breve tempo possibile.
Nel corso dell’ Ottocento, con la
produzione e la crescita degli
oggetti di consumo, conseguen-
te alla diffusione della produ-
zione industriale, il manifesto si
trasformò in un veicolo per le
comunicazioni commerciali e
così, alla fine del secolo XIX,
passò da ampie descrizioni ver-
bali, alle immagini.
Iniziava, in questo modo, il
connubio della pubblicità con
l’arte e, con il movimento Art
Nouveau, in Francia e Stile
floreale o Liberty in Italia, il
manifesto fu elevato al rango di
arte. Nacquero così dei veri pro-
pri artisti della cartellonistica
che, con grande intuito commer-
ciale, elaborarono le immagini
del prodotto da pubblicizzare.
Riccardo Ponziano (II G)
Il “gusto”
nell’arte
Stuzzica…
mente
PER CHI HA PAZIENZA
Trovate le dieci parole definite e cancellate
le sillabe, sotto riportate, da cui esse sono formate.
Le sillabe rimanenti, prese nel loro ordine, daranno
una definizione del cioccolato.
Sinonimo di forza in matematica
Coste norvegesi
Le tombe dei faraoni
Un’isola italiana
Incisione sulla roccia
Strumento che può essere a coda
Autore dell’Iliade e dell’Odissea
Vasta distesa di sabbia
Malattia diffusa nel Medioevo
Un tipo di pizza
Po no pi fior il de ste to fi mi o ci ri
ro ten ghe bo ra ta gna de di pe for
sar mar de graf ser gli za to pia di
me dei te
Entrambi i giochi linguistici sono stati ide-
ati dagli alunni della I G
Bianco I Banco
Palla
Carpa
Piazza
Aosta
Marce
Cera
Paolo
Ville
Teatro
Conto
Pioppo
LO SCARTO
Togliete da ciascuna parola una lettera
per ottenere un altro termine di senso compiuto.
Le lettere scartate, inserite nella colonna centrale,
comporranno il nome di una ghiottoneria. Il gioco è avviato.
Hai voglia di cioccolato un po’ speciale?
La gelateria & la creperia ideale è
“CHOCOLAT”
Via Ottavio Tupputi, 7
Bisceglie tel. 0803922488