Guida ai Sapori

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La “Guida ai Sapori” nasce da un progetto congiunto fra Thaos e CLvip.it, con l’intento di far conoscere l’offerta legata al mondo della ristorazione e dell’ospitalità, affermandosi come strumento utile sia per il cittadino che per il turista. La “Guida ai Sapori” è uno strumento dove sono catalogate per tipologia tutte le attività che svolgono ristorazione (ristoranti, pub, enoteche, etc.) ed altre strutture come alberghi ed agriturismi.

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SOCIETA’ COOPERATIVA PER AZIONI Fondata il 4 Maggio 1902

Sede legale e Direzione Caltanissetta Corso Umberto I, 113/119

Tel. 0934 530111 - Fax 0934 583843

Agenzie di:Caltanissetta

Agenzia presso la Sede, Corso Umberto 119, tel. 0934 530111;Agenzia di Città n. 1, Via Libertà 2, tel. 0934 554244;

Agenzia di Città n.2, Via E.Vassallo 27/41, tel 0934 585151;Agenzia di Città n.3, Via S. D’Acquisto snc, tel 0934 594211.

Milena (CL) - tel. 0934 933000Pietraperzia (EN) - tel. 0934 461059

Barrafranca (EN) - tel. 0934 464417 - 0934 467191Piazza Armerina (EN) - tel. 0935 681278 - 0935 682910

Enna - tel. 0935 29404

www.bccsanmichele.it [email protected]

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Guida ai Sapori

Abbiamo scelto di realizzare una “Guida ai Sapori” perché il nostro territorio è ricco di storia e il cibo non è da meno. Questa vuole essere una guida del territorio di Caltanisset-ta e San Cataldo. Al centro della Sicilia in una zona in cui da secoli si coltivano grano e vigneti, un territorio in cui la gastronomia ha sviluppato caratteristiche completamente diverse dalle città della costa, una cucina carica di elementi legati alla terra, a volte poveri ma pieni di sapore, nel cuore di un territorio ricco di atmosfere.La “Guida ai Sapori” nasce da un progetto congiunto fra Thaos e CLvip.it, con l’intento di far conoscerel’offerta legata al mondo della ristorazione e dell’ospitalità, affermandosi come strumento utile sia per il cittadino che per il turista.La “Guida ai Sapori” è uno strumento dove sono cataloga-te per tipologia tutte le attività che svolgonoristorazione (ristoranti, pub, enoteche, etc.) ed altre struttu-re come alberghi ed agriturismi.Alla fine della guida sono presenti le mappe dei centri sto-rici di Caltanissetta e San Cataldo per poter meglio indivi-duare le attività commerciali.

Speriamo quindi che la “Guida ai Sapori” venga accolta con entusiasmo, lo stesso che noi abbiamo messo per cre-arla, ma speriamo soprattutto che diventi un appuntamen-to fisso nell’editoria Nissena, in modo da poter informare ogni anno, sempre più cittadini di Caltanissetta e della sua meravigliosa provincia.

Sommario

La storia 4

Tra folklore e religione 16 Caltanissetta a tavola 24

San Cataldo 28 Alberghi e B&B 30

Agriturismi 31

Ristoranti e pizzerie 34

Pub 37

Pasticcerie 38

Take away 39

Bar 40 Enoteche 40

Gastronomia e Torrefazioni 41

Erboristerie 41

Mappe 42

Realizzato da:TERMINAL02 Web Agency

www.terminal02.it

THAOS Comunicazione Integratawww.thaos.it

Testi:Evelin Milazzo

Foto:Giuseppe Castelli Filippo Sproviero

Stampa:Tipografia Paruzzo

Zona Industriale Caltanissetta

Sito internet:www.clvip.it

Per segnalare eventuali errori o omissioni di attività commerciali

inviare una mail a:[email protected]@clvip.it

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LA STORIA

La Sicilia è meta turistica tra le più ricercate e meno conosciute. Al di là dei più noti posti di mare, delle città più rinomate, esistono difatti luoghi più insoliti ma non meno suggestivi che suggellano il per-fetto connubio tra natura e arte. Scegliere la Sicilia non è difficile. Meno abituale è però scegliere una meta che non sia litoranea.Optare per percorsi alternativi, si sa, può risultare rischioso ma esi-ste una non remota possibilità di riceverne gradite sorprese. Sce-gliere l’entroterra siculo è sinoni-mo di curiosità e da la possibilità di poter raccontare qualcosa di nuovo su quest’isola. Natura, arte, storia, gastronomia: quattro punti cardinali le cui co-ordinate puntano dritte su Calta-nissetta.

Non c’è aeroporto. Occorre raggiungere la città via strada o col treno e questa è una grossa fortuna perché permette da subito di godere delle colline rico-perte di grano, di assaporare un pa-esaggio antico dove greggi di ani-mali pascolano liberamente, dove l’aria odora ancora di campagna.Tutti sanno che questa è stata terra di numerose conquiste: greci, ara-bi, normanni e non solo. La storia di un luogo è il punto di partenza fondamentale per comprendere la città e i suoi cittadini. Il nostro viaggio a Caltanissetta sarà una macchina del tempo che ci farà viaggiare nei secoli passati e la rampa di lancio sarà ogni volta un diverso luogo, monumento o area della città.

Caltanissetta, “castello delle donne”?

L’origine del nome della città è legato proprio al Castello di Pie-trarossa e all’arrivo degli arabi nell’isola intorno al 900. Essi si

stanziarono alle pendici della col-lina dove si erge il castello e lì fon-darono il borgo originario dalla cui successiva estensione si costituì il centro cittadino.E’ proprio da quel periodo che si fa risalire l’etimologia del toponimo “Caltanissetta”. Secondo lo stori-co normanno Goffredo Malaterra, il nome deriverebbe dall’arabo “Qal’at an-Nisa”, che egli tradus-se in “Castra feminarum”, lette-ralmente “Castello (o rocca) delle donne”. Questa traduzione è alla base di una leggenda, traman-data fino ai giorni nostri, secon-do la quale, presso il castello di Pietrarossa, si trovavano le mogli dell’emiro di Palermo, una delle

quali, nell’attesa dello sposo, rea-lizzò uno tra i dolci tipici siciliani: il cannolo.In realtà però, il castello, con le sue caratteristiche torri e le sue feri-toie era certamente una fortezza militare e non aveva la struttura tipica degli harem. La spiegazio-ne del nome della città, piuttosto, si può far risalire a ragioni socio-economiche legate all’agricoltura. Gli uomini, infatti, trascorrevano gran parte dell’anno nei campi,

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lasciando così nel borgo solo le donne e i bambini. Il retag-gio della cultura araba è,ancora oggi presente nella topono-mastica siciliana, in moltissime forme dialettali, nelle tradizioni agricole e culinarie e in alcune tradizioni popolari.

Per fare le presentazioni con Caltanissetta occorre partire dal suo centro storico, punto nevralgico e cuore pulsante di qualsiasi genere di attività cit-tadina: qui ci si ritrova sin dal mattino per lavorare o sempli-cemente per chiacchierare; alla sera diventa tappa obbligatoria per accedere ai numerosi risto-rantini e trattorie nascosti tra le piccole viuzze. Dal 1956 il centro della Piazza è dominato dalla Fontana del Tritone, posta fra la Cattedrale Santa Maria la Nova e la Chiesa di San SebastianoL’attuale Fontana, opera monu-mentale dello scultore nisseno Michele Tripisciano (1860-1913) e dell’architetto Michele Averna, raffigura un bronzeo cavallo do-mato da un tritone ed insidiato da due mostri marini.

Alle spalle della Fontana si erge l’odierna Cattedrale, che pren-de nome dall’omonima Capella preesistente, Santa Maria La

Nova per distinguersi dall’anti-ca Parrocchia cittadina di Santa Maria La Vetere. Questa Chiesa ci riporta ad un ampio periodo della storia di Caltanissetta: dal dominio dei Moncada che ne decretarono la costruzione fino al 1948, anno in cui i lavori ven-nero del tutto completati.La costruzione della Cattedrale si era resa necessaria per l’esten-

dersi del territorio nisseno e fu voluta nel 1570 da donna Lui-sa Moncada. L’inaugurazione e l’apertura al culto avvenne solo nel 1622. Con questa famiglia Caltanissetta strutturò il centro storico nel modo in cui oggi si presenta.

Qualche curiosità sull’evoluzio-ne architettonica e artistica del-la Cattedrale:

- 1570: viene benedetta la pri-ma pietra- I lavori di costruzione durano ben 52 anni.- Dal 1718 al 1720: il pittore fiammingo Guglielmo Borre-mans affresca la volta e i pilastri- 1840: viene completato il pro-spetto con i campanili laterali e il frontone centrale, su prospet-to dell’arch. Gaetano Lopiano- Dal 1934 al 1948: hanno luogo i lavori per la costruzio-ne della cupola, su prospetto dell’arch. Gaetano Averna

GLI INTERNI DELLA CATTEDRALE

La pianta della Chiesa è a croce latina (termine architettonico per indicare che il corridoio verticale è più lungo di quello che vi si interseca a metà) con tre navate e quattro cappelle su ciascun lato.Sarà necessario ed è vivamen-te consigliato ora volgere lo sguardo verso l’alto per gode-re degli affreschi in stile tromp d’oeil dipinti dal Borremans. Essi rappresentano: “Il trionfo della religione”, “Il coro dei vergini e delle vergini”, “L’Immacolata Concezione”, “L’incoronazione della Vergine” e, infine, “Il trionfo di S. Michele sugli spiriti ribelli”.La divisione in navate è data da due colonnati i cui pilastri

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sono uniti da ampie arcate. Ognuno di questi elementi è stato affrescato con storie tratte dall’Antico Testamento. Questo era anche il modo per istruire il popolo in merito alle Sacre Scritture. L’analfabetismo era la regola e gli affreschi erano i “libri illustrati” dell’epoca. Allo stesso modo sono raffigurate ai lati della volta centrale le storie dei Santi Pietro e Paolo, e delle Sante Agata, Barbara e Orsola che di Caltanissetta sono le pro-tettrici minori.

Le opere d’arte custodite nella Cattedrale.

All’interno della Chiesa Madre è possibile usufruire di nume-rose opere sia pittoriche che scultoree.Tra le prime è doverono anno-verare le tele raffiguranti “La Madonna del Carmine” del pit-tore toscano Filippo Paladini esposte nel transetto di sinistra e quelle del nisseno V. Roggeri. Nella Cappella dov’è custodito il Santissimo Sacramento risal-ta la pregevole maestosità del Tabernacolo stesso, tutto in ar-gento, donato alla città da Papa Leone XIII. Nella stessa cappella è esposta anche una tela della seconda metà del ‘600 raffigu-rante la “Madonna dei Monti”.Le opere scultoree sono fruibili visitando le cappelle laterali e due di esse sono legate a stori-che processioni tuttora svolte a Caltanissetta. Nella cappella alla desta dell’Al-tare centrale c’è una statua del 1627 del-lo scultore S. Li Volsi che raffigura San Michele Arcan-gelo, patrono della città da quando, che sia storia o leg-genda, evitò il diffondersi della peste entro le mura nissene. Essa viene portata in processione il 29 Settembre, giorno dedicato al Santo. Nelle cappelle laterali si trovano inve-ce un Crocifisso ligneo del XVII secolo attribuito a frate Umile da Petralia e una preziosissima statua della Vergine rivestita d’argento cesellato del 1760. Infine è custodita qui la “Sacra

Urna”, uno dei simulacri portato in processione il Giovedì Santo.

La peste è stata paradossalmen-te spunto per diverse opere d’arte ma anche architettoni-che. Ne è un esempio la chiesa di San Sebastiano, che si erge dall’altro lato della Fontana del

Tritone, sorta nel Cinque-cento proprio come omag-gio popolare al Santo per la liberazione da questa malat-tia. Secolare dun-que la storia racchiusa in questa piccola Piazza. Ma la p a s s e g g i a t a per il centro storico nisseno è ricca e riserva

ancora splendidi edifici costruiti da nobili e regnanti, destinati ad essere ammirati da noi passanti. Da Piazza Garibaldi si dipartono due vie: Corso Vittorio Emanue-le e Corso Umberto I.

Su Corso Vittorio Emanuele ci si imbatte nel prestigioso Teatro

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Regina Margherita, del 1870, de-dicato alla consorte di re Umber-to di Savoia, la Regina Margheri-ta da cui il teatro prende il nome.E’ uno dei più antichi teatri dell’isola, un gioiello incastonato nel cuore della città. La facciata sobria e austera nasconde i tratti barocchi tipici dell’architettura ottocentesca. Oggi, dopo un lun-go restauro si è ripreso a viverlo nella funzione originaria come palcoscenico d’arte ma anche come sede ricercata per manife-stazioni di varia natura.Il Corso è chiuso dalla faccia-ta della Chiesa di Santa Croce, antica sede di un monastero benedettino, fondata nel 1531.

Secondo la tradizione popolare il nome è legato ancora una volta a donna Luisa Moncada che pare abbia donato alle monache una reliquia della croce di Cristo.L’altra metà del Corso è invece prettamente commerciale: ricco di vetrine e negozi, è destinato in particolari giorni e orari ad area pedonale. E’ stato realizzato un ampio slargo per permettere di passeggiare con tranquillità anche quando la via è aperta al traffico cittadino.Corso Vittorio Emanuele si in-

crocia con Corso Umberto I. Ad angolo fra le due strade sorge il Palazzo del Carmine, sede del Municipio cittadinoPoco oltre, sullo stesso lato della via, si incontra la salita Matteotti dove ha sede il prestigioso Pa-lazzo Moncada.

Il disegno originario voleva che il Palazzo fosse un blocco chiuso, sviluppato su tre elevazioni, con una grande corte al centro, di quest’ultimo rimangono solo po-chi elementi che lasciano intuire la presenza di grandi arcate. Tra un piano e l’altro si inserisco-no mensoloni antropo e zoomor-fi a sostegno di una balconata il palazzo non fu mai terminato.Oggi restaurato viene utilizzato come teatro, cinema multisala e museo civico.

Sempre su Corso Umberto si affacciano il Palazzo Sillitti-Bor-donaro, elegante dimora di una delle famiglie più in vista del XIX secolo, ed altri edifici signorili adibiti, alla fine dell’Ottocento, a residenze di illustri casati nisseni.In una prospettiva scenografica, sopraelevata rispetto alla strada, si erge la bellissima chiesa inti-tolata a S.Agata. Essa sembra es-sere introdotta dal monumento bronzeo del Tripisciano raffigu-rante Umberto I che dal 1922 è antistante la chiesa. L’impatto con Sant’Agata al Col-legio (così chiamata in quanto ex sede del collegio gesuitico) è notevole con le sue due ali di gradinate che si dipartono a destra e sinistra dalla scalinata centrale alla quale si accede da una cancellata in ferro. A far da cornice le imponenti balaustre.Era il 5 Febbraio del 1605 quan-do seguendo il progetto dell’ar-chitetto gesuita Natale Masucci iniziarono i lavori di costruzione. Anche per questo edificio ci ri-

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porta alla famiglia Moncada: fu infatti donna Luisa a volere fermamente la presenza dei gesuiti in città.La sua facciata si impone prepotentemente ai pas-santi è suddivisa in tre livelli: il primo e più ampio accoglie il portone ligneo che ne è l’ingresso princi-pale: su ciascuno dei suoi lati, due colonne reggono un timpano curvo spezzato. Il secondo livello, più

stretto rispetto agli altri, ospita una lunga balcona-ta protetta da un’inferriata. Il terzo livello si estende solo sulla parte centrale di tutta la costruzione e va scemando verso i due estremi laterali con volute e balaustre. E i particolari interni, dai marmi policromi agli affre-schi, non deludono le aspettative create da questo bel prospetto. La pianta è a croce greca e divisa in tre navate: la centrale fa puntare lo sguardo dritto sulla pala dell’altare, del pittore messinese Agostino Scilla , raffigura il martirio di Sant’Agata cui furono estirpate le mammelle; le navate laterali accolgono invece altre cappelle, tra cui quella della Madonna del Carmelo. Quella di sinistra porta al tabernacolo dov’è custodito il Santissimo Sacramento.All’interno possiamo ammirare una pregevolissima decorazione di marmi misti policromi: tra questi un prezioso paliotto che rappresenta un “bestiario“ di uccelli esotici posto nella cappella di S. Ignazio, a sini-stra rispetto all’entrata. Al di sopra dell’altare un bas-sorilievo in marmo che rappresenta S. Ignazio nell’at-to di scrivere la regola della compagnia di Gesù. Al di sotto, a fianco del globo terrestre sono rappresen-tate quattro figure femminili che simboleggiano i quattro continenti allora conosciuti. Gli affreschi che arricchiscono le pareti, alcuni dei quali sono “firmati” dal Borremans. In genere, vista la facciata, apprezzati gli interni, avremmo concluso la visita di una chiesa. Non così per Sant’Agata, la quale va oltre.

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Occorre infatti dedicare attenzione anche alla sua parte posteriore: origi-nariamente collegio dei padri gesuiti, attualmente occupata dalla Biblioteca Comunale Luigi Scarabel-li. Il nome viene dall’omo-nimo professore di lette-ratura piacentino, nonché deputato in Parlamento, il quale inviò migliaia di libri per l’apertura di questa biblioteca. Questo avve-niva tra il 1861 e il 1864, anno in cui la biblioteca fu aperta al pubblico.

Si accede da un imponente portale fiancheggiato da due nicchie e sormontato da una balconata in ferro battuto. Il cortile interno, lungo il cui perimetro scor-re un porticato, è variamente protagonista durante le processioni pasquali che si svolgono a Caltanissetta. Volgendo lo sguardo in alto, ci accorgiamo che il livel-lo superiore è costituito da cinque aperture ad arco separate da paraste sormontate da acroteri al livello del cornicione.Scendendo per una delle tante stradine antiche di Corso Umberto I si arriva alla via del mercato cittadi-no, la Strata ‘a foglia: colorato e caratteristico mer-

cato ortofrutticolo fatto di bancarelle e venditori le cui grida invoglia-no all’acquisto di prodotti genuini e tipici, si accaval-lano tra loro e, in un attimo, ci ripor-tano indietro nel tempo.

Vicolo Duomo

RISTORANTEPiazza Garibaldi, 3 - Ingresso Vicolo Neviera, 1

tel. 0934 582331 - Caltanissetta

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Sempre nel centro storico della città il Viale Regina Margherita ricco di storia e di cultura lungo il quale troviamo il Seminario Vescovile con annesso Museo.L’interno del Seminario Vescovile è da vedere non solo per la bellezza del Palazzo in sé ma in quanto è sede perma-nente del Museo Dio-cesano. Esso accoglie numerose e bellissime testimonianze dell’arte sacra locale. Tra para-menti, calici e patene di notevole valore, si tro-vano tele pregevoli tra cui una tela della Madonna del Rosario, di Gian Battista Cor-radini, 1614, e una copia cin-quecentesca dello Spasimo di Sicilia attribuita a Raffaello Sanzio, Il passaggio del mar Rosso di Luigi Borremans, una Adorazione dei pastori e altre tele di Filippo Paladini e del nisseno Vincenzo Rogge-ri. Inoltre, sculture marmoree come la Madonna e il Prese-pio della Bottega dei Gagini o di terracot-ta come il San Giovan-ni Battista di Antonello Gagini del Cinquecen-to. Dipinti e sculture non sono le uni-che opere visibili. Il mu-seo custodi-sce ed espo-ne anche altre mani-fatture quali p a r a m e n t i sacri, oreficerie, opere d’arte in cera, fino a coprire un arco di tempo che va dal XV al XIX

secolo e un territorio che va oltre il nisseno e si riferisce in particolar modo alla città di Palermo. Inoltre può ca-

pitare la fortuna di visitarlo durante l’allestimento delle mostre a tema che periodi-camente il museo ospita.

Di fronte al Seminario c’è il Palazzo della Provincia che, oltre gli uffici amministrativi provinciali, ospita la Prefet-tura, l’abitazione del Pre-fetto. Caltanissetta divenne capoluogo di provincia nel 1918. Il Palazzo risale alla fine dell’800 e si sviluppa su due elevazioni: quella in-

feriore, in pietra da taglio locale estratta dalle cave di Comiso e Sabucina e usata per i rive-stimenti e i fre-gi, presenta un portale d’ingres-so inquadrato da colonne in granito grigio d’Elba; in quel-la superiore gli infissi sono sor-montati da tim-pani triangolari. Il materiale di

base proveniva invece dalla cava di Santa Lucia. I pia-ni sono tre e all’interno vi è

un’elegante corte delimitata da un portico con colonna-to. Le sale di rappresentan-za sono tutte riccamente

decorate e abbellite. Il maestoso progetto ar-chitettonico iniziale era dell’architetto Giuseppe Di Bartolo e prevedeva la presenza anche degli uffici comunali. Tale pro-getto fu ridimensionato e sostituito nel 1870 con quello meno complesso dell’ingegnere Agostino Tacchini. Sopra il corni-cione dell’edificio spicca lo stemma della città.

Attraverso l’imponente sca-lone si accede alla sala con-siliare (entrambi del nisseno Luigi Greco), sul cui soffitto nel 1902 venne ritratto Cice-rone nell’atto della perora-zione finale contro Verre. Nel palazzo sono contenuti inol-tre un altorilievo di Vincenzo Biangardi e un bozzetto del monumento funebre di Ugo Foscolo nonché sculture di Michele Tripisciano e affre-schi degli artisti Salvatore Frangiamore e Giuseppe Ca-vallaro.

Continuando la passeggia-ta, che ci siano bambini con noi o no, è possibile risto-rarsi all’interno della Villa Amedeo, realizzata dopo il 1820, anno in cui la città fu messa a ferro e a fuoco, per dare lavoro alle maestranze locali. Un giardino dal tipico impianto ottocentesco piut-tosto regolare con un viale centrale ai lati del quale vi sono le aiuole fiorite e i busti in marmo realizzati dall’arti-sta nisseno Giuseppe Frattal-lone, che abbellivano la Villa e al contempo onoravano uomini illustri, da Foscolo a Rossini a Bellini, da Garibaldi

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a Mazzini. Al centro la fonta-na circolare detta secondo la tradizione “fonte dei sospiri”,

col caratteristico Cupido. In origine c’era anche un la-ghetto, progettato dall’Ing. Pasquale Saetta, suggestivo e pittoresco ospitava una va-rietà di animali acquatici.

Fu Francesco I, re delle Due Sicilie a volere che Gaetano Lo Piano progettasse il parco pubblico che ospita la Vil-la, inaugurata nel 1828 con

nome di Isabella e successi-vamente intitolata ad Ame-deo di Savoia Duca d’Aosta nel 1890 anno della morte di costui.

E’ ricchissima la pagina di storia che leggiamo lungo questo Viale. Esso infatti ci porta di molto indietro nel tempo: la Villa sorge in una vasta zona acquistata nel 1589 da Donna Luisa De Luna e Vega e donata ai fra-ti Cappuccini nella cui cap-pella venne custodito il sar-cofago di Donna Luisa con numerose reliquie e quello di Francesco Moncada.

Alla fine del Viale sorge il Monumento ai Caduti realiz-zato nel 1922 dallo scultore palermitano Cosimo Sorgi in collaborazione col padre Francesco dedicata ai caduti della Grande Guerra rappre-sentante un eroe che stringe il tricolore ai piedi della “pa-tria riconoscente” che indos-sa l’elmetto fregiato di alloro e che regge il libro della sto-ria e la palma della pace. Nel 1965 la statua sarà trasferita dove si trova attualmente a decorare la Rotonda che chiude il Viale Regna Mar-gherita.

Alle spalle del monumento si può ancora ammirare, an-che se in parte ostruito dalla visione di moderni edifici, lo splendido panorama dei col-li nisseni.

Tutt’altro panorama si può ammirare dal monte San Giuliano, che domina la cit-tà. Da qui sono ben visibili nelle giornate terse molti paesi dell’entroterra (Sutera, Montedoro, Santa Caterina) le Madonie e persino l’Etna è

ben visibile. Qui sorge la sta-tua del Redentore, in bronzo, alta circa 5 metri e poggia su un basamento in pietra are-naria, a base quadrata che in alto diventa circolare per un migliore supporto alla statua. Al suo interno si tro-va una cappella realizzata in stile liberty dall’architetto palermitano Ernesto Basile, figlio di Giovan Battista Filip-po Basile architetto del Tea-tro Massimo di Palermo.

Tornando giù dalla via che ci ha portati al monte e prose-guendo verso l’esterno della città, dopo qualche chilome-

tro ci imbattiamo in una del-le meraviglie nissene.Fu Ruggero il Normanno, nell’anno 1095, a farla co-struire su un preesistente ca-sale arabo fortificato. Il suo scopo era cristianizzare l’iso-la conquistata e convertire i contadini lontani dalla città.Affidata inizialmente ai mo-naci agostiniani, la chiesa in stile paleocristiano, ha una struttura romanica, semplice e severa, a navata unica con-

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clusa da tre absidi. Retaggi delle maestranze arabe sono la torre quadrangolare, le fe-ritoie e gli archi a sesto acuto. Fu consacrata nel 1151 per volontà del conte Ruggero e di sua moglie Adelasia.

All’ interno spicca, nel ca-tino dell’abside maggiore, il Cristo Pantocrator, affre-sco che in origine si trovava all’esterno della chiesa fu rimosso, portato all’interno e sostituito da una copia; il fonte battesimale, di epoca normanna, intagliato in un unico blocco di pietra tufa-cea di impronta musulmana; un raro calice di stagno del XII secolo; il Crocifisso “dello Staglio”, di matrice spagnolo, risalente al XV secolo; un pre-gevole fonte battesimale per il battesimo a immersione; un’ urna cineraria in marmo con iscrizioni del periodo ro-mano, proveniente dal cimi-tero che si trovava dietro alla chiesa; sulla sinistra rispetto all’altare vi sono due affre-schi che raffigurano rispetti-vamente i simboli della pas-sione e della morte di Cristo e Sant’Agostino nello studio. Quest’ultimo, molto deteriorato, alterna la tecnica pittorica a quella del rilievo con cui sono state realiz-zare l’aureola e la mitra. Entrambe le opere in seguito a restauri vennero ricollocati sulla

parete originaria in cui si tro-vavano ma distanziati dalla stessa per proteggerli dalla forte umidità.Sulla parete accanto all’altare è posta poi una lapide su cui è riportata la storia dell’Ab-bazia dalla fondazione alla consacrazione.Un affresco quattrocente-sco chiamato La messa di San Gregorio. La statua della Madonna delle Grazie è una terracotta policroma dipinta del ‘500. In questo secolo si riteneva che il corallo pro-teggesse i bambini dalle ma-lattie e infatti il Bambino ha al collo un rametto di coralloA circa 150 metri si trova il Museo Archeologico Regio-nale di Caltanissetta, il quale custodisce reperti risalenti al neolitico provenienti dalle zone archeologiche di Sabu-cina, Gibil Gabib nonché dal Monte Capodarso e dal Mon-te S. Giuliano. Tornando in-dietro, alle porte di Caltanis-setta fra la storica Abbazia di Santo Spirito e la zona arche-ologica di Sabucina, si trova l’azienda Averna, produttrice dell’omonimo amaro cono-

sciuto in tutto il mondo. Fondata da Salvatore Averna nel 1868, gra-zie al dono, fatto da un frate cappuccino della vicina Abbazia, di una ricetta a base di erbe , radici e scorze di agrumi per la prepa-

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razione di un prezioso elisir, inizia una attività nel campo liquoristico di qualità.L’azienda, dopo cinque generazioni, si trova sempre nello stesso sito e produce con l’identica ricetta origi-naria l’amaro Averna, oggi esporta-to in circa 60 paesi, insieme ad altri prodotti come grappe, sambuche e liquori di agrumi.In anni più recenti ha acquisito un’importante azienda piemonte-se nel settore dolciario: Pernigotti,

produttrice di cioccolato, torrone e leader nel gianduia con il suo gianduiotto.Averna è un’azienda storica nel panorama economico della città di Caltanissetta ed è possibile visitare, su appuntamento, la par-te della produzione di amaro Averna. La vi-sita in erboristeria, situata ancora all’interno dell’antica casa costruita dal fondatore Sal-vatore, riserva particolari emozioni olfattive

alla scoperta delle sostanze naturali sapien-temente miscelate dal frate cappuccino che ne creò il delicato e profumato equilibrio.Continuando per la Statale 122, all’altezza del Villaggio Santa Barbara, ci imbattiamo nella “Maccalube” di Terrapelata. Il nome Macalube (o secondo alcune versioni Macca-lube) deriva dall’arabo Maqlùb che significa letteralmente “ribaltamento”L’area di maggiore interesse è la collina dei Vulcanelli, un’area brulla, di colore dal bian-castro al grigio scuro, popolata da una serie di vulcanelli di fango, alti intorno al metro.I vulcanelli sono il frutto di un raro fenome-no geologico definito vulcanesimo sedi-mentario.

Il fenomeno è legato alla presenza di terreni argillosi poco consistenti, intercalati da livelli di acqua salmastra, che sovrastano bolle di gas metano sottoposto ad una certa pres-sione. Il gas, attraverso discontinuità del ter-reno, affiora in superficie, trascinando con sé sedimenti argillosi ed acqua, che danno luogo ad un cono di fango, la cui sommità è

del tutto simile ad un cratere vulcanico. Il fenomeno assu-me talora carattere esplosivo, con espulsione di materiale argilloso misto a gas ed acqua scagliato a notevole altezza.

Essendo una zona poco uti-lizzata a fini industriali e tu-ristici il nostro è un territorio ricco di suggestive zone na-turali incontaminate. La par-ticolarità della riserva “Monte Capodarso e Valle dell’Imera meridionale” consiste nella compresenza, in un’unica va-sta area che si estende tra le province di Enna e Caltanis-setta, di zone archeologiche, masserie e miniere di zolfo.

Infatti l’intera riserva da secoli accoglie le se-dimentazioni di minerali e microorganismi la cui presenza ha dato origine a rocce tenere. Tra il monte Capodarso e il monte Sabucina scorre il fiume Imera meridionale, zona ades-so dichiarata riserva naturale orientata.Qui possiamo visitare lo splendido Ponte Ca-podarso, imponente struttura di epoca Spa-gnola voluta dall’Imperatore Carlo V.

L’antica casa di Salvatore Averna (vista dal cortile interno),adibita oggi ad erboristeria.

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TRA FOLKLORE E RELIGIONE

La Sicilia è una terra ricca di feste religiose, che affondano le proprie radici in epoche storiche e in terre lontane e caratterizzano alcuni periodi dell’anno. Anche se nate da riti antichi spesso legati all’agricoltura sono tuttora particolar-mente sentite dai cittadini e sono motivo di un grande afflusso di turisti e visitatori. La più suggestiva è la Settimana Santa, che pre-vede diverse processioni e riti a partire dalla Do-menica delle Palme fino al giorno di Pasqua. In realtà quanto concerne i riti inizia già mesi prima, le festività pasquali sono invece con-centrate in questa Settimana Santa. Gli appun-tamenti sono davvero tanti e benché possa costare fatica fisica, vale la pena seguirli tutti dall’inizio alla fine.

DOMENICA DELLE PALME

Gli appuntamenti di questa giornata sono mol-teplici. Per chi è mattiniero (e se si vuole godere a pieno dell’unicità di questa settimana occorre esserlo) già dalle 7 del mattino (a volte anche prima) ci si può recare nell’atrio della Biblio-teca Scarabelli dove ha luogo l’allestimento dell’abbarcu, la vara (termine dialettale con cui si indica il basamento su cui vengono portate in processione le statue o i gruppi di statue) di Gesù Nazareno. Si chiama abbarcu come il fiore di campo che si usava (e si usa tuttora) per ador-nare questa splendida vara che ha una forma di barca: su una base metallica tutta ricoperta di alloro (per dare uno sfondo uniforme) i fiori (gerbere, rose e fiori di campo) delineano uno scafo e nella parte anteriore campeggia l’acro-nimo WGN (W Gesù Nazareno). L’allestimento va avanti fino a matti-no inoltrato. Verso mezzogiorno un gruppo di ladatori (i Fogliamari) vanno a rendere omaggio al Nazareno cantando alcune strofe della ladata (o lamentan-za): essa è cantata per intero durante la processione del Venerdì Santo.

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Intanto a metà mattina pres-so la Cattedrale, il vescovo benedice le palme e gli ulivi.Nel primo pomeriggio la vara del Nazareno viene portata a spalla fuori dalla biblioteca: questo momento rappre-senta l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme.La processione vera e propria inizia al tramonto: la vara viene portata su un carro provvisto di ruote. E’ la pro-cessione con cui il ceto con-tadino di Caltanissetta iniziò a partecipare alla Settimana Santa che era in mano solo ai ceti artigianali nisseni; essa organizzata da sei famiglie che hanno costituito l’Asso-ciazione Gesù Nazareno.

LUNEDÌ SANTO

Il Lunedì Santo è il giorno in cui si eseguono due riti lega-ti alla processione della Real Maestranza che ha luogo il Mercoledì Santo. Si tratta dei riti di Intronizzazione e Velazione del crocifisso: una piccola processione va dalla Cattedrale alla cappella sita nell’atrio della Biblioteca Scarabelli portandovi il cro-cifisso ligneo che il Capitano della Real Maestranza por-terà poi in processione. L’in-

tronizzazione è l’atto di met-tere sul trono un sovrano: in questo caso, trattandosi di un rito cristiano, il crocifisso intronizzato sacralizza il luo-go. Viene poi velato di nero in segno di penitenza.Di solito in questo giorno, ma i programmi possono varia-re di anno in anno quindi è bene procurarsi un depliant con date e orari precisi, viene rappresentata la prima parte (l’Ultima cena) delle tre di una rappresentazione della pas-sione, morte e resurrezione di Cristo. Tale rappresentazio-ne si chiama Scinnenza (dal verbo siciliano scinniri che significa “scendere” e indica la deposizione di Cristo dalla croce) e viene fatta in itinere per le vie della città con atten-zione soprattutto ai costumi e alle scenografie. I testi sono tratti dai vangeli apocrifi.

MARTEDÌ SANTO

Si mette in scena la secon-da parte della Scinnenza: il Processo e la crocifissione di Gesù. Anche per queste rap-presentazioni è bene consul-tare i programmi annuali per l’orario e i luoghi di partenza delle rappresentazioni.

MERCOLEDÌ SANTO

Questo è uno di quei giorni in cui è bene rinunciare al riposo perché abbiamo la possibilità di assistere e se-guire da vicino diversi avve-nimenti. Le processioni del Mercoledì Santo sono due: la Real Maestranza al matti-no e le Varicedde alla sera.

Che cos’è la Real Maestran-za? Essa è la processione con cui ceti artigianali nis-seni partecipano alla Setti-mana Santa. Si tratta di più 400 artigiani divisi in dieci categorie (fabbri, stagnini e idraulici, barbieri, pittori e decoratori, muratori, panifi-catori, marmisti, falegnami ed ebanisti, carpentieri e

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ferraioli, calzolai-pellettieri-tappezieri) che sfilano por-tando il crocifisso (che è stato intronizzato e velato di nero il Lunedì). La Mae-stranza affonda le sue radici nel medioevo feudale: nata come milizia difensiva di Cal-tanissetta, perse man mano le caratteristiche militari trasformandosi in picchetto d’onore per le visite di per-sonaggi illustri e per le pro-cessioni. La milizia cittadina nissena nacque nel 1551 per far fronte alle spese di difesa della città. Era il tempo della dominazione spagnola ed essendo Caltanissetta in una posizione centrale, quindi poco o per niente sogget-ta alle incursioni turche dal mare, si organizzò un eser-cito cittadino (sempre sotto il comando spagnolo) che si doveva organizzare per la di-fesa del territorio (oltre che delle proprie case e donne) a seconda delle proprie pos-sibilità economiche. Il capi-tano d’armi era scelto diret-tamente dal viceré e aveva l’obbligo periodicamente di fare la mustra, cioè di pas-sare in rassegna la milizia urbana e valutarne la prepa-razione. Il titolo di “Reale” di cui ancora si fregia, gli venne

dato nel 1806 da Re Ferdi-nando VI di Borbone, colpito durante una sua visita dalla magnificenza e bellezza di questo corteo.

Essendo di natura militare, la Real Maestranza è divisa in una rigida gerarchia che ri-specchia quella dell’Esercito Italiano ed è la seguente:- Capitano (paragonabile al grado di Colonnello);- Alfiere Maggiore (è il porta vessillo della Real Maestran-za, scelto all’interno della Ca-tegoria Capitanale);

- Scudiero (paragonabile al grado di Sergente Maggiore, è solo della categoria capita-nale);- Portabandiera (parago-nabile al grado di Sergente, ogni categoria ne ha uno);- Alabardiere (paragonabile al grado di Caporalmaggio-re, ogni categoria ne ha uno);- Maestri d’Arte (erano i mili-zioti ovvero i soldati semplici);Quello che era il Capita-no d’armi è ora il Capitano d’arte. Egli viene eletto ogni anno a rotazione tra le dieci categorie artigianali.Tutti questi elementi storici li ritroviamo in questa emo-zionante giornata. Di primo mattino, alle ore 7.00, la ban-da musicale e i rappresen-tanti di ciascuna categoria si riuniscono in Corso Umberto I per andare a prelevare da casa il Portabandiera, l’Alfie-re Maggiore e lo Scudiero. Quindi si ritorna in Piazza e si forma il corteo che andrà a prelevare il Capitano in casa sua. Il Capitano intanto ha compiuto il rito della vesti-zione. Possiamo scegliere se partire dal centro col corteo o se attenderlo in casa del Capitano: è uso infatti anda-re in casa sua a congratularsi con lui.

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Una volta giunto il corteo, il Capitano esce da casa scortato da due guardie di polizia penitenziaria (remi-niscenza del suo antico po-tere di liberare un detenuto facendogli la grazia) e allo squillo di tromba fa la mustra, passa cioè in rassegna l’antica mi-lizia, quindi si mette a capo del corteo (lo precedono soltanto i tamburi reali e l’Alfiere Maggiore) dirigendosi verso il Municipio. Qui il Capitano riceve dal Sindaco le chiavi della città, simbolo, insieme alla fascia tricolore che indossa, dell’antico potere politico. Tutto il corteo si di-rige quindi verso la Cappel-la della Biblioteca Scarabelli dove il Capitano riceve il crocifisso velato di nero. Qui tutti gli artigiano indossa-no guanti e cravattino nero; anche le insegne sono cin-te di nastri neri. Il Capitano ha anche le calze di questo colore. Il corteo va ora in Cattedrale dove, in segno di Resurrezione, tutti cambia-no guanti, cravattini e nastri alle insegne: tolgono quelli neri e li mettono bianchi. Il Capitano intanto procede al

rito del cambio delle calze: il Cerimoniere esegue il rito, togliendogli le calze nere e facendogli indossare quelle bianche. Le calze del Capi-tano sono a vista in quanto

indossa un abito settecen-tesco che prevede una cou-lotte fino al ginocchio. Ha anche uno spadino di quel periodo, simbolo dell’anti-co potere militare. I ceri che portano gli altri artigiani sono invece la reminiscen-za degli antichi archibugi. Il corteo processionale torna nuovamente alla Biblioteca Scarabelli per tornare infine in Cattedrale per la conclu-sione della processione.La sera, alle ore 20.00 o 21.00, inizia la Processione delle Varicedde, 19 gruppi statuari che riproducono perfetta-

mente in piccolo i soggetti delle Vare del Giovedì Santo. Si tratta di rappresentazioni dei momenti della Passione e morte di Cristo: un sorta di via crucis. Questa proces-

sione è nata in seguito a quella del Giovedì Santo per volontà dei garzoni di bottega di partecipare anche loro ai riti di questa Setti-mana. Gli artisti che le hanno realizzate sono i sancataldesi Giusep-pe e Salvatore Emma e Salvatore Capizzi. Ogni Varicedda, durante il suo tragitto, è accom-pagnata da una banda

musicale. La celebrazione si conclude a tarda notte con la cosiddetta spartenza che avviene circa alle 3.00 o 4.00 del mattino. Le varicedde sono di proprietà di singole famiglie nissene e durante l’anno vengono custodite nelle rispettive case.

GIOVEDÌ SANTO

E’ il giorno della processione delle Vare, sedici gruppi sta-tuari rappresentanti, a gran-dezza naturale, i momenti della passione e morte di Cristo.

La Pasqua coincide con la Primavera, la natura si rigenera,i simboli e le usanze pagane sono rimaste immutate nel tempo. Primavera significa rinascita, resurrezione e i dolci pasquali sono piccoli capolavori creati come rappresentazione metastorica della Passione e della Resurrezione, ma anche come rito propiziatorio per il raccolto. I Cannileri, l’ “aceddi cù l’ova”, i “pupi cù l’ova”, ”campanari”, sono sempre la stessa ricetta che in altre parti della Sicilia prende un nome diverso, ma tutte contengono un uovo sodo, intero, colorato. A Caltanissetta hanno la forma di piccolo paniere che sorregge uno o più uova, a secondo della dimensione del pane. Nascono come “pani speciali” quando, al pane tradizionale si è aggiunto lo zucchero, segno di migliorate condizioni economiche.

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In origine, i membri della Congregazione di San Filip-po Neri portavano 5 barette con sopra delle statuette di carta alte circa 50 cm e con esse facevano la tradizionale visita ai sepolcri presso cin-que chiese. Tale processio-ne, nata in semplicità, senza nessuno sfoggio, subì un graduale declino a partire dal 1790 fino al 1801, anno in cui fu soppressa. Venne quindi ripresa nel 1840 gra-zie all’interesse del farmaci-sta nisseno Giuseppe Ales-so che, facendo parte della Congregazione di San Filip-po Neri, ne conosceva l’an-tico uso e volle riproporlo in maniera più coinvolgente. La ripresa della processione fu da subito un successo e dal 1847, con la cessione dei gruppi alle associazioni cit-tadine, le cose migliorarono sempre più.

Non possiamo parlare di questa processione senza parlare dei minato-ri di Caltanissetta. Il 12 Novembre 1881 una terribile esplo-sione nella miniera di Gessolungo cau-sò la morte di 65 minatori tra cui 9 carusi (erano i bam-bini che le famiglie a causa della po-vertà affidavano ai minatori per porta-re lo zolfo all’ester-no delle profon-dissime gallerie). I minatori scampati alla tragedia fecero costruire ex-novo il gruppo statua-rio della Veronica dando così il via ad una sorta di gara tra ceti per rendere sempre più bella

la propria Vara. Tutte le Vare, da questo momento in poi, furono commissionate agli scultori napoletani Vincenzo e Francesco Biangardi, già operanti in Sicilia.

Le miniere di Gessolungo e Trabonella, sono chiuse e inagibili. E’ possibile però andare sul posto e guardar-le almeno dall’esterno ap-profittando degli splendidi panorami che la campagna nissena offre.

Durante le giornate del Mer-coledì e del Giovedì, cam-minando per la città è facile incontrare i gruppi fermi lungo le strade; è altrettanto abituale incontrarli lungo il tragitto che percorrono per riunirsi in Piazza Garibaldi, punto di partenza della pro-cessione.

IL MITO DELLA SPARTENZA

La spartenza (letteralmente “separazione”) è l’atto finale delle processioni delle va-ricedde e delle vare. In par-ticolare per queste ultime essa ha assunto, sin dagli inizi della processione, un fa-scino indimenticato: tutte le vare arrivano una alla volta in P.zza Garibaldi, ciascuna preceduta dalla propria ban-da che continua a suonare ininterrottamente, viene accolta da numerosi benga-la il cui fumo misto alle luci ambrate dell’illuminazione notturna, crea un’atmosfera suggestiva e avvolge ogni cosa, fa un giro a vuoto in-torno alla Fontana del Trito-ne e un altro per riprendere il proprio posto di partenza. Ogni vara prima di entrare nella Piazza deve aspettare che la precedente abbia pre-so posto. In questo modo si arriva alla situazione in cui tutti i gruppi, arrivando da Via XX Settembre, si accodano in Corso Umberto e attendo-no. Man mano che i gruppi arrivano le musiche, tutte diverse, si sovrappongono le une alle altre e quando ogni vara passa davanti alle altre per andarsi a riposizionare ai bordi della pizza, le bande che la incrociano suonano più forte nell’intento di far sbagliare l’altra banda. Quando quasi tutte le vare sono ritornate nella piazza, la vara de “l’Addolorata” si af-fianca alla vara de “La Sacra Urna” ed insieme percorrono l’ultimo tratto di Corso Um-berto e girano intorno alla fontana. Sembra quasi che la Madonna Addolorata segua l’Urna, come per dare un ul-

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timo saluto al Figlio. È un momento di grande commozione, e le due vare sembrano prendere vita. A suggellare il momento di festa è la tradizio-nale maschiata (giochi d’artificio che hanno sostituito i colpi di moschetto anticamente

sparati). Spartenza significa separazione, infatti anticamente le vare venivano conservate in di-verse chiese della città, ed al termine della pro-cessione ogni gruppo si separava dall’altro per andare nel luogo dove doveva essere custodito. Quando la Sacra Urna e l’Addolorata si incontra-no davanti la Cattedrale, l’una di fronte all’altra, la Sacra Urna sparisce dietro il portone della Chiesa Madre, tutte le altre vare lasciavano cor-rendo la propria postazione, come se uno star-ter avesse dato il via, e si dirigevano ciascuna nel luogo che l’avrebbe custodita fino alla prossima Pasqua. Non è più un giorno di festa, in pochi attimi la piazza rimane muta, la città ormai dor-me, prende vita il triste lutto del Venerdì Santo. Da quando le vare sono tutte custodite nei locali adiacenti la Chiesa di San Pio X la spartenza ha

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perso il suo significato d’essere, perché i gruppi non si separano più gli uni dagli altri ma tutti si dirigono, a passo lento, verso lo stesso luogo.

VENERDÌ SANTO

E’ il giorno della proces-sione più sentita e sug-gestiva del nisseno: la processione del Cristo nero.Si tratta di un crocifis-so ligneo, alto appena 85 cm, ritrovato da due Fogliamari (raccogli-tori di erbe selvatiche) all’interno di una grot-ta, posto fra due ceri e annerito dal loro fumo. Fu ripulito più volte ma puntualmente il crocifis-so tornava scuro: da qui il nomignolo di Cristo nero e anche la sua venerazione in quanto miracoloso. Il Cristo nero, chiamato Signore della città, fu patro-no di Caltanissetta fino al 1625, anno in cui si proclamò patrono San Michele Arcangelo il quale aveva indicato dove si trovava un appestato appena fuori le mura della città evitando così il diffondersi della malattia a Caltanissetta.Durante il pomeriggio nella Chiesa del Si-gnore della città, in cui si custodisce il Cro-cifisso durante l’anno, i Fogliamari (gli unici che hanno accesso al Cristo nero e che pos-sono toccarlo) intonano i versi della ladata, canto tramandato ancora oggi da padre in figlio. Successivamente il simulacro esce in processione portato a spalla e a piedi scalzi e preceduto dalla Real Maestranza, dal clero e seguito da tutti i fedeli molti dei quali per grazia ricevuta fanno “il viaggio” anche loro scalzi. Alcuni Fogliamari reggono vassoi con petali di rosa in cui bruciano l’incenso.I Fogliamari sono 96 e sono un gruppo chiu-so al quale si accede solo se discendenti di-retti di un Fogliamaro, quando uno dei com-ponenti muore se ne seleziona un altro che deve prima superare un lungo periodo di prova di ben tre anni durante i quali dimo-stra la sua fede e venerazione al Cristo.

Quello del fogliamaro è un mestiere ormai per-duto. Rimangono però i discendenti di chi que-sto mestiere lo faceva per vivere e solo un di-scendente diretto può entrare a far parte dei 96 Fogliamari della proces-sione del Cristo nero.

DOMENICA DI PASQUA

Dopo un giorno di lutto e silenzio per la morte di Gesù, si concludono i riti della Settimana Santa con la Santa Messa di Pa-squa alla fine della quale avviene la riconsegna delle chiavi della città da parte del Capitano al Sindaco. A seconda dei programmi annuali, po-

trebbe essere il giorno in cui viene messa in scena la terza ed ultima parte della Scinnen-za, quella riguardante la Resurrezione.

ALTRE FESTIVITÀ

La Settimana Santa non è l’unico momen-to in cui la popolazione nissena celebra le proprie festività. Il 6 agosto infatti sul monte S. Giuliano, in cui si erge il monumento del Cristo Redentore, ha luogo l’omonima festa. Dopo la tradizionale passeggiata fino in cima al monte, capitanata dal Vescovo e dalle Au-torità locali, viene celebrata la Santa Messa a cui fanno seguito svariati festeggiamenti, un tempo si rimaneva tutta la notte sul monte a festeggiare e fare fuochi. Il giorno di Ferra-gosto viene celebrata a Caltanissetta la festa dell’ Assunzione di Maria Vergine. Un tempo i festeggiamenti, preceduti dai cosiddetti “sette sabati”, avvenivano in modo solenne e coinvolgevano l’intera popolazione. La sta-tua della Vergine, realizzata dal Biangardi nel 1887, raffigura la Madonna nel momento in cui ascende al cielo ed è circondata da sette angioletti. Nel passato, il giorno della proces-sione, si usava accendere le “vampe”, cioè dei piccoli falò, e venivano erette delle piccole edicole raffiguranti l’Assunta. Inoltre vi era

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l’usanza di astenersi dal mangiare frutta almeno quindici gior-ni prima della festa.Molto sentita anco-ra oggi è la festa del 29 Settembre data in cui si festeggia San Michele patrono di Caltanissetta. Secon-do la credenza loca-le il Santo sarebbe apparso in sogno ad un frate cappuccino indicandogli il luogo in cui si trovava un appestato in procin-to di entrare in città. In tal modo il Santo

ha evitato il diffondersi della peste a Caltanis-setta che, in segno di gratitudine, ha eletto San Michele a patrono della città al posto del Croci-fisso, venerato fino ad allora. Viene condotta in processione la statua dell’Arcangelo, scolpita da Stefano Livolsi nel 1600, raffigura il Santo con corazza ed elmo, secondo l’iconografia tradi-zionale. San Michele, che sovrasta il maligno ridotto in catene, simboleggia la vittoria del bene contro il male.La celebrazione cittadina prevede la sfilata di bambini, abbigliati alla maniera del Santo, che precedono la banda musicale ed il fercolo del Patrono, portato a spalla dai fedeli . La carat-teristica principale della processione consiste nel fatto che il fercolo è trasportato e seguito dai fedeli che, per grazia ricevuta, esprimono la loro devozione camminando scalzi. La statua

di San Michele, che normalmente si tro-va in Cattedrale, nel mese di Maggio, in occasione della ricor-renza dell’apparizio-ne, viene trasportata nell’omonima chiesa dove rimane per cir-ca due settimane. In concomitanza con la festa cittadina per la celebrazione del pa-trono viene allestita un’importante fiera, la cui durata varia da sei ad otto giorni

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CALTANISSETTA A TAVOLA

Anche la gastronomia è par-te del patrimonio culturale in quanto rappresenta gli usi e le abitudini di un popolo e aiuta a far comprendere me-glio la storia di un paese.L’arte culinaria siciliana varia di provincia in provincia, a seconda della collocazione dei centri, sulla costa o nell’in-terno e della conseguente disponibilità di prodotti. La varietà dei piatti è anche l’ef-fetto delle diverse domina-zioni che si sono susseguite in Sicilia. Possiamo, quindi, immaginare la tradizione ga-stronomica isolana come una tavolozza di colori che passa da tonalità forti a tinte sfuma-te ricca di sapori intensi e de-licati, spesso sapientemente mescolati.Unico suo comune denomina-tore è l’utilizzo di ingredienti poveri, frutto sia delle colti-vazioni locali che dei prodotti spontanei della terra come le erbe amare molto utilizzate nella cucina tipica nissena. Si tratta quindi di una cucina naturale, senza sofisticazioni, che si avvale unicamente di condimenti semplici come olio d’oliva, sale, aceto ed erbe aromatiche. Come in tutte le cucine pove-re è ricorrente, ad esempio, l’abitudine del piatto unico. Nascono così piatti come la pasta “‘ncaciata”, fatta con il cavolfiore e la salsiccia, della pasta “ccu i mazzareddi”, una verdura, a foglie strette, mol-to amara che viene condita con del sugo o con la ricot-ta, per finire, della frascatula, minestra a base di finocchio selvatico, sedano e sugo.I secondi piatti caratteristi-ci del luogo sono il pollo

alla nissena, i cui ingredienti principali sono la cipolla ed il caciocavallo, il falsomagro ov-vero un grosso rotolo di carne con ripieno di prosciutto, for-maggio e uova.Tra le specialità amate dai nis-

seni va ricordato un cibo che pur essendo di origini paler-mitane viene molto consu-mato, le panelle, costituite da un impasto di farina di ceci, acqua e sale che, spianato e ri-dotto in dischetti, viene fritto nell’olio bollente e può essere consumato sia come antipa-sto rustico, sia col pane come pasto alternativo a una serata in pizzeria. La raffinata pasticceria siciliana anche a Caltanissetta non è da meno, essendo provincia ricca di pascoli e quindi di ricotta, questa è presente in quasi tutti i dolci nisseni.Oltre ai cannoli alla ricotta e alla cassata, vanno annovera-

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ti il rollò, dolce tipico nisseno, un sottile ro-tolo di pan di spagna farcito di ricotta con un cuore di martora-na (la città ha vinto il Guinness dei Primati per il rollò più lungo) ed il torrone per la bontà del quale Caltanissetta è ancor oggi famosa.La produzione del torrone a Caltanissetta af-fonda le radici nel nono secolo dopo Cristo, epoca in cui l’isola era sotto la denominazio-ne araba. A fianco della cubaita araba, fatta di zucchero caramellato e sesamo, il torrone nisseno utilizza come ingredienti i prodotti dell’ agricoltura locale e cioè le mandorle, i pistacchi ed il miele. A Caltanissetta è viva anche la torrefazione del caffè, sono presenti infatti alcune antiche torrefazioni, fra le quali ricordiamo la torrefa-zione Caffè Vancheri.Anche se oggi molti prodotti sono presenti per quasi tutto l’arco dell’anno molte sono le festività celebrate con i cibi rituali. A Natale ad esempio nei forni si trovano i buccellati o “vucciddati”, biscotti di pasta frolla a forma di anello o a piccoli tocchetti, farciti di fichi secchi, noci, mandorle e buc-ce di arance. Per San Martino è tradizione fare gli omonimi biscotti, impastati con semi d’anice e i mustazzoli di miele e mandorle. In quest’occasione “si esce” il vino nuovo e si mangiano le muffolette, soffici panini di farina impastati con i semi di finocchio e far-citi con un denso sugo di maiale oppure con ricotta e miele. Per Carnevale si suole preparare le chiacchie-re strisce di farina, uova e strutto poi fritte e le sfinci d’uova o di pane. Nato come dolce di carnevale, ma ormai presente tutto l’anno nelle pasticcerie è la “raviola” con ricotta e miele, una squsitezza imperdibile!Oggi grazie all’interesse dell’associazio-ne Slow food è molto conosciuta anche la “Cuddrueddra” di Delia (cittadina in provincia di Caltanissetta): dive-nuto presidio Slow food infatti viene messo in commer-cio questo delizio-so biscotto fritto che per tradizione si faceva nel perio-do di carnevale.

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Una delle ricorrenze ancora oggi molto sentita è la “Festa dei morti” e di “Ognissanti” a Novembre. In questi giorni è possibile gustare la frutta mar-torana, pasta reale modellata a forma di frutta; ai più piccoli si regalano invece i pupi di zucchero: realizzati con lo zucchero fuso in stampi di gesso, inizialmente rap-presentavano personaggi di un tempo, cavalieri dalle armature variopinte e dame settecente-sche, oggi anche personaggi dei cartoni animati più famosi.

In occasione della Pasqua si fanno i panareddi cestini di pasta dolce al cui interno vi è un uovo di gallina; il tutto cotto insieme al forno.

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SAN CATALDO

A pochi chilometri da Caltanissetta sorge San Cataldo. Nata per volere del barone Nicolò Gallet-ti nel 1607. Relativamente giovane la città vanta però un discreto numero di edifici civili e religiosi. Arrivando in città il primo è il Monumento ai Cadu-ti aggirandolo ci si immette nel Corso Sicilia e più avanti nel Corso Vittorio Emanuele lungo i quali si trovano le chiese della Madonna della Mercede, rifacimento di una antica chiesetta, all’interno del-la quale si trova una raffinata statua lignea della Madonna delle Grazie prodotta dalla bottega palermitana del Ba-gnasco (sec. XIX) e diverse tele ottocentesche e simulacri lignei.Poco più avanti la chiesa ma-dre fondata dal principe Gal-letti nel 1633, chiesa intito-lata all’ Immacolata sviluppa una massa ariosamente sce-nografica con innesti baroc-chi e manieristici nello stesso tempo pur mantenendo equ-librio lessicale.All’ interno tre navate con una volte a botte al centro ornato di stucchi di impronta neoclassica, a destra e sini-stra cappelle dei patrono San Cataldo e la cappella del SS. Sacramento con la settecen-tesca statua lignea indorata del Santo, il simulacro in le-gno indorato dell’Immacolata, all’interno anche alcune tele del sancataldese Michele Butera, più avanti la chiesa di San Giuseppe ricostruita su un originaria struttura del 1708 con un bel portale ri-nascimentale. All’interno aggraziati decori in stuc-co e gli affreschi del gelese Emanuele Catanese.Ritornati sul Corso Vittorio Emanuele si arriva alla Madonna del Rosario, del 1702 e interamente ri-costruita a metà dell’ottocento, con un esterno severo e un bel portale in pietra bianca e affian-cata da un campanile con forti cornici aggettanti marcapiano. L’interno è ad unica navata con de-cori in stucco e un affresco nella volta con scene della vita di Gesù e della Madonna, del Gelese Emanuele Catanese. Di pregevole fattura anche due simulacri in cartapesta dei santi Pietro Paolo, Domenico e Caterina, del sancaltaldese Giuseppe Emma nel 1927 e le statue lignee del Bagnasco .Più avanti è la chiesa di Santa Lucia interessante espressione di architettura minore siciliana con

un portale rinascimentale che emerge sulla com-pattezza dell’edificio. Sul Corso Vittorio Emanuele la chiesa di S. Stefano con la sua facciata policro-ma del 1970 è inatteso documento di un moder-no neoclassicismo. Al termine della strada la Chie-sa dei Cappuccini a cui si accede da uno scarno portale ma che custodisce all’interno cinque bel-lissimi altari lignei con sculture e decori finemen-te modellati e tra questi l’imponente altare mag-giore il retablo reliquario che accoglie al centro la statua della Vergine. A pochi chilometri da san

Cataldo sorge il sito archeo-logico Vassallaggi posizione strategica da cui osservare un paesaggio di straordina-ria bellezza. Il primo insedia-mento umano in questo sito risale alla prime metà del Bronzo (1880- 1400 a.C) il sito vive alterne vicende di spo-polamento e ripopolamento fino all’età paleocristiana in cui si attesta la presenza della comunità cristiana (IV-V d.C.), di quel periodo ci restano la cinta muraria il tempietto con altare quadrangolare circon-dato da un fitta rete di edifici contenenti offerte votive e diverse tipologie di sepolture con ricco e variegato corredo sepolcrale monili e suppellet-tili che si trovano nei musei di Agrigento Gela Siracusa e Caltanissetta.

LE FESTE

Come tutti i paesi della Sicilia anche San Cataldo vanta radicate tradizioni legate a ricorrenze reli-giose e non, trasmesse da generazione in genera-zione. Una delle più radicate è legata ali riti della Settimana Santa. Statue in cartapesta e figuranti in costume conferiscono alle cerimonie una solen-nità e una teatralità che cattura. Si entra nel vivo delle manifestazioni con la Domenica delle Palme, il Mercoledì una processione di personaggi vestiti con sfarzosi costumi romani, legionari, centurio-ni e cavalieri conducono Gesù davanti a Pilato, il corteo arriva a Piazza degli eroi, il giorno seguente Maria e San Giovanni vanno alla ricerca di Gesù attraversando il centro storico fino all’oratorio del Sacramento dove per tutta la notte veglieranno il Cristo agonizzante fra preghiere, canti e ladate. L’indomani la ricerca si conclude con “l’Incontro” in piazza, si assiste all’abbraccio commovente tra la

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Madre e il Figlio la banda musicale e un corteo accom-pagnano i due verso il Calvario dove avviene la Crocifis-sione, a sera si rappresenterà la Scinnenza dramma re-citato sulla Crocifissione di Gesù. La Settimana Santa si conclude con la Resurrezione e i “Sampauluna” giganti di cartapesta, figuranti gli undici apostoli preceduti dal Cristo che sfilano per il centro. Numerose le altre ricorrenze legate sempre alla religione: l’Immacolata a dicembre, San Cataldo patrono della città viene festeg-giato in primavera come propiziatore di buon raccolto e sempre alla fine dell’anno viene portato in processio-ne il Bambino Gesù una statua settecentesca attribuita al Bagnasco che regge in una mano un dolce tipico del periodo natalizio “u’ucciddatu” e viene accompagnato da pastori con “ciaramedda e friscalittu”.

I SAPORI E LA CUCINA

Terra di frumento e cereali, nella cucina sancataldese non possono mancare ingredienti come cereali, erbe aromatiche, l’olio d’oliva i formaggi e la carne. Paste con condimenti di verdure come i “mazzareddi” o i “finocchietti” la cuccia fatta di frumento e ceci tipica del periodo natalizio. E molti sono i dolci tipici, tra cui la Ciambella, i “ucciddati” e le muffolette, panini con i finocchietti che si mangiano il giorno di San Martino ripieni di ricotta e miele. Una vera squisitezza!

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ALBERGHI

HOTEL SAN MICHELE **** (A3)Via Fasci Siciliani, 5. CL - tel.0934.553750www.hotelsanmichelesicilia.it

HOTEL PLAZA *** (C4)Via B. Gaetani, 5. CL (angolo c.so V. Emanuele)tel.fax 0934.583877 www.hotelplazacaltanissetta.it

HOTEL GIULIA *** (C4)C.so Umberto, 85. CL tel. 0934/542927 - 348/4018782 www.hotelgiulia.it

HOTEL VENTURA*** (B1)C.da Gurra Pinzelli SS 640 CL/AG - tel. 0934.553780www.hotelventura.it

BED & BREAKFAST

ANTICHI RICORDI*** (D4)Via Villaglori, 45. CLTel. 0934/541197 - 338/4910905www.antichiricordi.com

DUE FONTANE (B1)Via Due Fontane, 117. CL Tel. 327.2060329

B&B L’ABBAZIAVia Xiboli, 389 - Tel. 0934.567411 - 39.2896254info@bedbreakfastlabbazia.itwww.bedbreakfastlabbazia.it

MI.RO’ *** (E3)S.P. 137 (C/da Santa Lucia) Tel. 0934.576419 - 349.8433271web.tiscali.it/bbmiro

PALAZZO AJALA *** (C4)Corso Umberto, 229. CLTel. 0934.681026 - 328.5683962www.palazzoajala.it

PIAZZA GARIBALDI*** (C4)P.zza Garibaldi, 11. CL Tel. 0934.680510 - 340.3795603www.piazzagaribaldi11.it

RESIDENCE DELLE STELLE*** (A4)Via San Giuliano, 27. CLTel. 0934.565710 www.residencedellestelle.it

Page 31: Guida ai Sapori

SANT’ELIA*** (A1)Via L. Monaco, 56. CLTel. 0934.556678 -334.3001856www.bandbsantelia.it

SANTA LUCIA*** (B4)Via Magenta, 20. CL - Tel. 389.0577432www.bbsantalucia.sicilia.it

SAN PIETRO*** (C4)Via Di Cataldo, 4. CL Tel. 0934-29722 - Cell. 338-9012275www.bbsanpietro.org

SMILE*** (D4)C.so Umberto n. 220- 226. CL Tel. 338.6503504www.bedbreakfastsmile.it

VILLA ANTONIO (B1)Via Due Fontane, 102. CL Tel. 348.4018782

VILLA DEGLI ULIVI***C.da Cusatino - SS 122 Tel.: 0934571775 cell. 3355375174www.villaulivi.it

WHITE ANGELS*** (C4)Corso Umberto, 133. CL - Tel. 339 5016864www.whiteangelsbeb.altervista.org

AGRITURISMI

TENUTA LA FENICE***C.da Cusatino-Paradiso S.P.124 Km.1,45Caltanissetta-Tel.0934586022-cell. 331 5772010 FEUDO MUSTA TESTASECCA****Contrada Musta CaltanissettaTel 0934 26479 347 6815601

AL CASTELLO DEL PIRAINO Contrada Piraino S. Caterina Villarmosacell. 335 329870 - 338 3642364

AL CASTELLO A19 Uscita Resuttano dir. Alimena per Km 1,5 ResuttanoTel. 0934 673815 - 339 2896086 www.alcastelloagriturismo.it

BAGLIO DEI MASSARIContrada Turolifi S.Caterina VillarmosaTel. 0934 672723 www.bagliodeimassari.it

Page 32: Guida ai Sapori

BELVEDEREContrada Cozzo di Naro Canicassè CLTel. 0934 588166 - [email protected]

BIFARIA Contrada Bifaria - CLTel. 0934 26303 - Cell. 348 [email protected]

BIOAGRI PALLADIO MISTECIContrada Palladio - S.S. 190 Bivio Riesi SudTel. 0934 921305 www.palladionline.it

CANCEMI Azienda AgrituristicaContrada Torrettella Inferiore - Tel. 0934 576325

CASALE DEGLI ULIVIContrada Ramilia CL Tel. 0934 560127 - 0922 852982 - Cell.339 7768085www.casaleramilia.it

D’AGOSTINO Azienda AgrituristicaVia Discesa Card. Ferrara, 7 - Caltanissetta

DI PASQUALE Azienda AgrituristicaContrada Cozzo di Naro

FARM OSPITALITA’ DI CAMPAGNA C/da Strada - Bivio Contrasto - ButeraTel. 0934 346600 - 348 2509904 www.farm-ospitalitadicampagna.it

FAGARIA Contrada Fagaria Santa Cateria Villarmosa (CL)Tel. 0934 672628

FATTORIA DI GESUBivio S.S.121 - S.P.30 C/da Belici. CL tel. 0934 674869www.fattoriadigesu.it

FEUDO SAN MARTINO ***Contrada San Martino. CL tel. 0934 568817 - 335 60 11089www.feudosanmartino.it

FRATELLI GENTILE***Contrada Pescazzo. CL - Tel. 0934 555786

GABILIA ***Contrada Gabilia. CL - Tel. 348 0320556www.agriturismogabilia.it

GIBIL GABIB***Via Gibil Gabib - Sp 134. CLtel. 0934 583866 - 339 4411930 www.nuke.gibilgabib.net

GIOIA Azienda Agrituristica Contrada Fattoria Manchi Marianopoli

Page 33: Guida ai Sapori

L’ANTICA CORTE Turismo ruraleContrada Cono Sottano - Mazzarinocell. 329 0047835

MAPPA Contrada Mappa Mussomeli (CL) Tel. 0934 991549 - 338 9208489

MASSERIA DEL FEUDOS.S. 640 per AG Km 43,420 CLTel. 0934 569719 - tel. 0922 856755www.masseriadelfeudo.it

MONTE CONCA C/da Amorella - Milena Tel. 0934 933012 - 333 2836201 - 333 5757655www.agriturismomonteconca.com

MONTE CACCIONEC/da Caccione Pietrevive Sutera - MussomeliTel. 0934 991703

MONTICELLI Contrada Monticelli Mussomeli (CL)Tel. 0934 963082 - 0934 993368 - 320 9772201 www.agriturismomonticelli.it

RIDOLFO SALVATORE Azienda AgrituristicaVia Cannada, 9 Mazzarino 0934 381764 333 [email protected]

SERRA DEI LADRONI***C.da Serra dei Ladroni SS.640 CL/AG Tel. 0934.568688 - 333.1630938www.serradeiladroni.it

SILVIA SILLITTI***Via Gabilia, 7. CL - tel. 0934.930733www.sillitti.it

TENUTA DI BELLAPRIMA Contrada Carrubba - Niscemi tel. 0933 21727 - 338 1680288www.tenutadibellaprima.it

TERRE DI ANTICHE SOLFARE***Contrada Apaforte. San Cataldotel. 0934 930843 - 338 3585428www.terrediantichesolfare.it

Page 34: Guida ai Sapori

RISTORANTI &PIZZERIE

50&50 (B3)Via Lazio, 3. CLcell. 339 4781372

A PARTI DI CASA (E3)Via Chiarandà, 46/b. CLTel. 0934 1900719

AL DUOMO (C4)Piazza Garibaldi, 3. CL Tel. 0934 582331

AL RUSTICO (A3)Via T. L. Bennardo, 11. CLTel. 0934 23350

AL TEATRINO (C4)Via B. Gaetani, 21. CLtel. 0934 25080

AL VECCHIO MULINO (E1)Viale S. Candura, 73. CLTel. 0934 25984

AL VECCHIO POZZO (C4) Via T. Tamburini, 63. CLTel. 0934 20306

ALCHIMIA (D2)Via delle Calcare. CLtel. 0934 594063

AL MARGHERITA (C4)Via M. Guttadauria, 55tel. 093427248 - 347 3128986

ANZALONE (C3)Piazza Francesco Crispi, 3San Cataldo Tel. 0934 586624

BARONETTO (B4)Via Borremans, 127. CLTel. 0934 22096

BELLA NAPOLI (C3)Via C. Pisacane, 67. CLTel. 0934. 583543

BELLINI (C4)Via Arco Colasberna, CL.Tel. 320 8263321

CABÀNA (E2)Viale Stefano Candura 7Tel. 0934 24866

CAMELOT (E2)Via S. Candura, 20. CLTel. 0934 542985

CENTRO STORICO (C4)Via C. Benintendi,133 Cell. 329.3114822

DELFINO BIANCO (C4)Via Scovazzo, 19. CL tel. 0934 25435

Page 35: Guida ai Sapori

DINO Contrada Mangiareste - Zona Ind. San CataldoTel. 0934 569239

FUORI ORARIO (C4)Via G. Gattuso, 41. CL - Tel. 0934 25060

GARDENIA BLUContrada Niscima. CL - Tel. 0934 569293

GATTOPARDO (C1)VIa Pacini, 20. CL - Tel. 0934 598384

HAPPY FOOD (B5)Corso Unità D’Italia, 8. San CataldoTel. 0934.571248

IL BUONGUSTAIO (B2)Corso Sicilia, 55. CL - Tel. 0934 556757

IL CACCIATORE (B1)C.da Bigini (S.S 640. CL-AG) - Tel. 0934/568102

Il GIRASOLE (A4)Via G. Borremans, 173. CL - Tel. 0934 26232

IL PIRATA (B3)Via Caltanissetta, 25. - San Cataldo. Tel.0934.572234 - 360.583465

IL RUSCELLO (B3)Viale Trieste, 110. CL - Tel. 0934 585163

IL SICILIANO (C4)Via Nicolò Palmeri, 10. CL - Tel. 339 7579104

IRISH RISTORAZIONEScalo Ferroviario. San Cataldo - Tel. 0934.569037

KENNEDY (C5)Via Kennedy. San CataldoTel. 338. 8230271

Page 36: Guida ai Sapori

L’ANGOLO DIVINO (C4)Via Di Cataldo 5, CL.Tel. 0934/542983

L’ARABA (A5)Via Santo Spirito, 86. CLTel. 0934 566628

LA LOCANDA DEL BUON SAMARITANO (B2)Via Mons. Cammarata, 19. San Cataldo Tel. 0934. 624752

LA TORRETTA 2Via Xiboli, 389. CL Tel 0934 566445

LA TRAVERSA (C3)Via Kennedy, 21. CLCell. 380 3692642

LA TRINACRIA (B3)Via S. Stefano, 10. San Cataldo Tel. 0934.571423

LA BAITA (A1)Viale L. Monaco. CLTel. 0934 595458

LA BOCA (A2)Viale della Regione, 61. CLTel. 0934.594580

LA LUNA NEL POZZO (A4)Via S. Giuliano. CLTel. 0934 565710

LA CUCINA DEL MONSU’ (C4)Via G. Gravina, 9. CLTel. 0934 060792

LA TAVERNA DEL GUSTO (C4)Corso Umberto I, 146. CLTel. 0934 585629 Cell. 333 5354133

MEDINA (C4)Via B. Gaetani, 71. CL Tel. 0934.29327

PRIMO PIANO (A4)Via Paladini, 232Tel. 0934-20036

MOZZAFIATO (A3)Via De Cosmi, 55/A. CL Tel. 0934.553488

PARCO DEI PRINCIPIctr. Serra Dei LadroniTel. 0934 569144

SAN FRANCESCO (D4)Via Signore Della Città, 18. CLTel. 0934 23294

SORSY & MORSY (B3)Via Piave, 26. CL Tel. 0934 595695

TOTO’ e PEPPINO (A2)Via Pietro Leone, 3. CLTel. 0934 555037

VESUVIO (E2)Via degli Orti , 4 tel. 0934 24637Caltanissetta

VILLA CORTESEBorgo Petilia. CLTel. 0934 550015

VILLA DANIELAContrada Bigini. CL - Cell. 338 939 2900

Page 37: Guida ai Sapori

VILLA ISABELLA (E1)Contrada Pian del Lago. CL - Tel. 0934.21388

PUB

7DAYS CAFÈ (A2)Via Pietro Leone. CL - Tel. 348 77.93.547

AIR PUBS.S. 640 AG-CL - Zona Industriale. San CataldoTel. 0934 569718

AMBARADAN JAZZ CAFÈ Via Polizzi, 66. CL - tel 389 9928281

BOSCHETTO (C2)Via Don Minzoni, 193. CL

CASINÒ ROYAL (A2)Via La Cittadella, 44. CL

EVOLUTION (A2)Viale della Regione, 71 - Tel. 0934 596204. CL

IL BRILLO (A2)V.le della Regione, 198. CL - Tel. 0934.563258.

IL COVO DEL PIRATA (C4)Via Palermo, 12. CL - Tel. 339.8618615

LUNA STORTA (C4)Via Arco Calafato, 13. CLTel.0934.54705 - 339.8377793

MAKUMBA (C2)Via A. Moro, 2. CL - Tel. 380.3425816

MAYERLING (A2)Via Nino Savarese ,12. CL

TIO PEPE (B2)Via Veneto, 13. CL. - Tel. 329.8703308

Page 38: Guida ai Sapori

MILANO (C1)Via Mozart, 3. CL

NOCEMOSCATA (B2) Viale Sicilia, 55. CL

MUDDY WATERS BALLROOM (C5)Via Piave, 39. San Cataldo

O’ RAFFERTY (B3)Via Aretusa, 13/d. CLTel. 0934575244 - cell. 333/3658045

ORIGINAL SIN (B2)Viale della Regione, 39. CL - Tel. 0934 551124

PLANET PUB (C5)Via Kennedy, 98. San Cataldo

ROSSODISERA (B3)Viale Trieste, 216. CL - Tel. 0934 556698

ROXANNE (B3)Piazza Trento, 20. CL - Tel. 388.7976688

SHERIDAN’S ORIGINAL CLUB (C5)Via Eschilo 49, San Cataldo.

SPIEDONNY (A2)Piazza Calvario. San Cataldo - Tel. 347.7590181

STUDIO 58 DISCO CLUB (E2)Pian del Lago Caltanissetta

PASTICCERIE/BAR

ARTE CAFFE’ (D5)Via Babbaurra. San Cataldo

ASTAREA (C3)Via kennedy, 22. CL - Tel. 0934 22408

BELLA (C4)V.le Conte Testasecca, 1 - Tel. 0934 543933

CAMPISI (C3)Piazza Giovanni XXIII, 7. San CataldoTel. 0934 572370

CAFFE’ OPERA (A4)Via Filippo Paladini, 152, - Tel. 0934 25897

CONO D’ORO (E2)V.le S. Candura 20/O. CL - Tel. 0934541826

Page 39: Guida ai Sapori

DELIZIE D’AUTORE (A3)Viale Trieste, 242. CL - Tel. 0934 552014

FIORINO (E2)Viale S. Candura, 4. CL - Tel. 0934 583109

GERACI TORRONIFICIO (C3)Via Canonico F. Pulci - Tel. 0934 581570

HOLLYWOOD (C2)Via Don G. Minzoni, 160 - Tel. 0934 552128

IL BIGNE’ (B3)Via Calabria, 66. CL - Tel. 0934 592250

IL CREMINO (B3)Via Puglie, 5. CL - Tel. 0934 553740

IL PISTACCHIO (C3)Via Fra’ F. Giarratana, 8. - Tel. 0934 25454

LA ROMANA (B2)Via Filippo Turati, 21. CL - Tel. 0934 595248

LOPIANO MICHELE (C4)Via Gigino Gattuso, 59 - Tel. 0934 26076

MAROTTA (D3)Via Senatore D’Antona - tel. 0934 21796

MIRACOLINI (B3)Viale Trieste , 15. CL - Tel. 0934 22657

MOULIN ROUGE (B2)Via Leone XIII, 30. CL - Tel. 0934 598265

PAPA (A2)Via Libertà, 206. CL - Tel. 0934 591921

SCARFIA GAETANO (B4)Via Redentore, 27. CL - Tel. 0934 575811

ZAMMUTO ALFONSO (C4)Piazza Garibaldi. CL - Tel. 0934 21182

TAKE AWAY

AL BALUBINO (C3)Via C. Pulci, 8. CL - Tel. 0934 25700

DOPPIO ZERO (A3)Viale Trieste, 236. CL Tel. 0934 510018

Page 40: Guida ai Sapori

GABIBBO EXPRESS (B2)Viale Sicilia, 117. CLTel. 0934 596283

MARRAKESH KEBAB (C4)Via Palermo. CL

BAR

CAFFE’ DEL BORGO (C1)Via Don Minzoni, 231

CAFFE’ ITALIA (B2)Corso Sicilia, 93. CL Tel. 0934 591365

CIAO BAR (C3)Via Fra Giarratana, 68.Tel. 0934 583170

IRISH BAR (A1)Via Luigi Monaco, 7. CLTel. 0934 569037

JACKASS WINE & BEER (B2)Via L. Rizzo. CLTel. 380.7814454

KITCHEN (C4)Via Babbaurra, 15San Cataldo

LULU’ & MARLENE (C4)Via Polizzi, 66. CL

LUPO (C3)C.so Vittorio Emanuele, 81San Cataldo Tel. 0934 572812

MALIA LOUNGE BAR (B4)Piazza L. Capuana, 6. CLTel. 380.7814454

MARIO Soulful Club (C4)Via T. Tamburini, 23/25

MISERANDINO (C5)Piazza Falcone e Borsellino. San Cataldo

MUSIC BAR (C4)Piazza Calatafimi. CL

NIGHT & DAY (E2)Viale S. Candura, 20/L Tel. 0934 20408

WINNER (C2)Via Salvo D’Acquisto. CL Tel. 346. 4938322

ENOTECHE

ANTICA CANTINA (B3)Via E. De Amicis, 92. CLTel. 0934 565110

CAPODICASA (C4)Via Gigino Gattuso, 89/91. CLTel. 0934 25267

IL DECANTER (B3)Viale Trieste, 98. CLTel. 0934 22401

LA BOTTE (D3) Via N. Colajanni, 64. CLTel. 0934 27544

Page 41: Guida ai Sapori

41

LUPICA (D3)Via Napoleone Colajanni, 58. CLTel. 0934 575873

LUPICA (B2)Via Filippo Turati, 243. CL - Tel. 0934 552420

GASTRONOMIA E TORREFAZIONI

CAFFE’ VANCHERI (E2)Via Giotto. 7/9 - CL . Tel. 0934.581098www.caffevancheri.it

L’ARTE DEI SAPORIVia Fra Giarratana, 2. CL - Tel. 0934 24321

LA BOTTEGUCCIAVia Consultore Benintendi, 60. CLTel. 0934.21344

IL PIZZICAGNOLO (B4)Via San Giovanni Bosco, 116. CLTel. 0934.22323

LO STIVALE DEI SAPORI (A2)Via Libertà, 142. CL - Tel. 0934.591878

TORREFAZIONE GINEVRA (A2)Viale Della Regione, 160. CLTel. 0934.584359

ERBORISTERIE

ECONATURA (C3)Via V. Veneto, 16. San Cataldo Tel. 0934 586302

L’ALBERO DELLA VITA (A3)Via G. B. De Cosmi, 5. CL -Tel. 0934 553186

L’ERBA VOGLIO (A2)Via Libertà, 182/B. CL . - cell. 331 6513064

RADICI (B2)Via Malta, 31. CL - Tel. 0934 599120

L’ISOLA DEL BENESSERE (C1)Via A. Mozart, 1. CL - Tel. 0934 554647

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CALTANISSETTA

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SAN CATALDO

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