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VIAGGIANDO NELLE MARCHE

UN VIAGGIO ALLA

SCOPERTA DI

INCANTEVOLI

PAESAGGI, TRADIZIONI E SAPORI…

A CURA DELLA CLASSE 4AT

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Un po’ di Marche… Le marche sono una regione dell’Italia centrale di circa un milione e

mezzo di abitanti. Capoluogo della regione è Ancona; altri capoluoghi di provincia sono Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Pesaro e Urbino.

Il litorale alterna coste alte e rocciose a coste basse e sabbiose; la regione risponde alle esigenze di tutti i turisti anche per gli appassionati della neve e della montagna. Ma il paesaggio più tipico marchigiano è quello collinare, un mosaico policromo di campi coltivati che non ha eguali nelle altre regioni italiane.

Nell’antichità la regione era occupata dai Galli a nord e dai Piceni a sud del fiume Esino. Nel III secolo venne romanizzata, poi alla caduta dell’Impero Romano la parte sud divenne un territorio longobardo, mentre la parte nord era controllata dall’esarcato di Ravenna, che nel 752 venne donata al Papa. Nel X secolo apparve il nome di marca a indicare zone di confine di influenza imperiale. Nel XIII secolo si affermano e consolidano, sotto l’autorità papale, varie famiglie signorili, come i Montefeltro a Urbino, i Malatesta a Pesaro, i Da Varani a Camerino.

Allo Stato pontificio le Marche rimangono, tranne la breve parentesi del periodo napoleonico, fino all’annessione al Regno d’Italia.

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RISORSE:

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La natura nella Regione Marche Siete amanti del verde, degli animali e dell’ aria

aperta?Amate immergervi nelle bellezze di una natura

incontaminata?? C’è la regione che fa per voi!!...

Le Marche una regione al plurale...Una regione generosa...

Perché tanti sono i tesori che intende offrirvi...Dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini a quello

Regionale del Monte Conero vicino ad Ancona, splendido capoluogo di regione;

dalle Grotte di Frasassi alla Gola dell’Infernaccio e a quella del Furlo.

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Il Parco Regionale Naturale del Conero

L’area di 6 011 ettari ricadenti nei territori di Ancona, Camerano, Numana e Sirolo comprende un tratto di costa alta e un’ampia fascia collinare caratterizzati da scorci panoramici. Di sassi bianchi come la pietra del Conero sono le calette ricavate dal Monte Conero. Importante è la cava di Massignano oggi attrezzata per le visite. Istituito nel 1987 per tutelare ricchezza e varietà di flora e fauna e di tesori culturali, il Parco vanta numerose peculiarità botaniche.

La salvaguardia del territorio consente la presenza del tasso, volpe, puzzola, riccio, donnola. Anche se non autoctoni sono stati adottati cinghiali e caprioli. Punto noto di migrazione di rapaci, prezioso per chi ama il birdwatching, non di rado ci sono spettacoli di aironi in volo o posati in punti di sosta. L’Area Protetta del Conero è percorsa da sentieri segnalati che raggiungono l’apice delle sfumature in primavera, quando le ampie radure sono fiorite. Gli itinerari, percorribili anche in mountain bike o a cavallo, sono praticabili con l'aiuto della segnaletica, della carta per escursionisti e delle guide del Parco.

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Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini

La vegetazione cambia man mano che ci si sposta ad un'altitudine media di 500 m, alle cime più elevate. Fino a circa 1000 m predomina il bosco di roverella, carpino nero e orniello. Al di sopra del limite potenziale del bosco si sviluppano i pascoli primari o naturali dove si possono trovare specie rare e pregiate come la stella alpina dell'Appennino. Anche la fauna è molto interessante, numerosi sono i mammiferi come il lupo il gatto selvatico e il capriolo; tra gli uccelli l’aquila reale e il falcone pellegrino; per finire i rettili con la vipera dell’Ursini.

Importante è il Lago di Fiastra nell’omonima località ormai di rilevante attrazione turistica. Il bacino artificiale formato con la costruzione di una diga di sbarramento del fiume Fiastrone è di dimensioni imponenti: 86 m di altezza e 360 di lunghezza. Il lago è balneabile anche se l'acqua è sempre un po' fredda e diventa rapidamente profonda oltre ad essere un pò melmosa appena sottoriva. Si ricorda che mancando il sale non si galleggia ma se si beve poco male perché l’ acqua è migliore di quella dei rubinetti di casa.

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Riserva Naturale Statale Gola del Furlo

È la terza area protetta della provincia di Pesaro e Urbino con i suoi 3.600 ettari di boschi, pascoli

e cime incontaminate. Un autentico paradiso attraversato

dal fiume Candigliano che si insinua tra le imponenti pareti

rocciose della Gola. La ricchezza naturalistica vanta esemplari di flora e fauna davvero singolari, basti pensare all’aquila reale, al falco pellegrino, al gufo reale, al

picchio muraiolo, alla rondine montana, al rondone maggiore e

al gracchio corallino. E poi al Furlo vivono lupi, caprioli, daini,

cinghiali. La vegetazione che ricopre le cime del massiccio è

costituita in prevalenza da querceti con roverella, carpino

nero, orniello, acero, sorbo. Assai variegato anche l’habitat fluviale e ripariale, così come ricchissima è la vita che pullula nelle foreste, nei pascoli e nei cespuglieti.

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Le Grotte di Frasassi Genga, piccolo comune in provincia di

Ancona, si estende a ridosso dell'Appennino Marchigiano. Qui si trova la Gola di Frasassi, solcata dal fiume Sentino, di eccezionale interesse paesaggistico e naturale. Il territorio racchiude numerose grotte dove sono stati rinvenuti reperti preistorici; le più famose sono le Grotte di Frasassi e la Grotta del Santuario. Il fiume nei millenni, ha scavato una valle abbastanza ampia lungo tutto il percorso tranne che negli ultimi 2 km dove ha scavato una stretta gola, profonda 300-400 m. prima di andare ad ingrossare l'Esino.

Il tesoro Grotte di Frasassi è stato scoperto casualmente nel 1971 dal Gruppo Speleologico CAI di Ancona; nel 1974 le grotte sono state aperte al pubblico ed velocemente sono diventate una delle più importanti attrattive delle Marche, già visitate da oltre 10 milioni di persone provenienti da tutti i continenti. Il percorso è esaltante e l'illuminazione accentua le forme ed i colori di stalattiti, stalagmiti e laghetti; un itinerario sotterraneo che è stato definito uno dei più belli al mondo.

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La Gola dell'Infernaccio Da qui si apre la strada a importanti percorsi

turistici ed escursionistici: la sorgente del fiume Tenna e l'Eremo di San Leonardo. É possibile l'arrivo alla Cascata Nascosta e l'ascesa verso le cime. Non sfuggirà l'ingresso di un tunnel artificiale alla destra del torrente e del sentiero che entrano nella gola. L'opera agevola il passaggio di strumenti, mezzi e bestiame ma rovina parte della bellezza del luogo. Comincia ora il sentiero che si inerpica tra rocce e vegetazione scavalcando il torrente attraverso un ponticello in legno e poi con saliscendi.

Il percorso andrà addolcendosi in più comode stradine e sentieri. Superata questa parte di camminata obbligatoria, si entra in un bosco con il torrente vigoroso sulla sinistra. Dopo poche centinaia di metri siamo di fronte ad un dei bivi attraverso il quale decideremo la destinazione. Sulla destra si sale e si arriva all'Eremo di San Leonardo, andando dritti si va verso Capotenna. Entrambe le mete sono facili da raggiungere ma il percorso più breve è quello verso l'Eremo e meta di centinaia di turisti di tutte le età.

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Uno degli aspetti più caratterizzanti di questa regione è la costa che si estende per circa 180 km, alternando bellissime spiagge di ghiaia, scoglio e sabbia, rispondendo alle esigenze di tutti i turisti che visitano la nostra terra. La costa settentrionale, detta “riviera delle colline”, ospita i famosi centri balneari di Gabicce Mare, Fano, Pesaro.

TURISMO BALNEARE

Proseguendo verso Ancona, si incontrano le località di Senigallia, rinomata per la sua “spiaggia di velluto” candida e finissima. In lontananza si scorge il monte Conero, promontorio di straordinaria bellezza che si affaccia sull’Adriatico. Lungo la “riviera del Conero” incontriamo le località di Numana e Sirolo. Inoltre, non si può non citare la “verde riviera picena”, che si estende tra Civitanova, Porto Sant’Elpidio, Lido di Fermo, Porto San Giorgio e Pedaso, e l’esotica “riviera delle palme” tra Cupramarittima, Grottammare e San Benedetto del Tronto.

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È una località balneare famosa per la sua spiaggia di sabbia finissima, che offre una tranquilla vita balneare. L’abitato è di aspetto moderno, contemporaneo alla crescita delle attività turistiche. Con la vicina frazione di Gabicce Monte, l’antica Castellum Ligabitii, è il polo turistico più settentrionale della regione. Durante il periodo medievale, fu sotto il dominio della Chiesa ravennate.

Gabicce Mare

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Sono due località balneari famosi per la loro spiaggia di sabbia finissima, che offre una tranquilla vita balneare. L’abitato è di aspetto moderno, contemporaneo alla crescita delle attività turistiche. Con la vicina frazione di Gabicce Monte, l’antica Castellum Ligabitii, è il polo turistico più settentrionale della regione. Durante il periodo medievale, fu sotto il dominio della Chiesa ravennate.

Numana e Sirolo

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È una frequentata località balneare che sorge a 27 km da Macerata presso la foce del fiume Chienti. È divisa in due centri: Porto Civitanova (sulla costa) e Civitanova Alta (nell’entroterra) di fondazione medievale, cinta da mura quattrocentesche con torri. Le principali attività economiche locali sono, oltre alla pesca, il turismo balneare e l’industria calzaturiera. Caratteristico l’artigianato delle sedie impagliate.

Civitanova Marche

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È una delle strutture più attrezzate e di moda della riviera Adriatica. La sua spiaggia di 3,5 km presenta una sabbia finissima. Ha avuto notevoli personaggi illustri come ospiti, come per esempio il fratello di Napoleone Bonaparte, Gerolamo, l’attrice di teatro Eleonora Duse e il poeta Gabriele d’Annunzio. In origine era un villaggio di pescatori, ma nell’XI secolo divenne fortezza a guardia del litorale adriatico.

Porto San Giorgio

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Questa graziosa località balneare sorge tra la valle del fiume Menocchia e del Tesino. Il suo nome deriva dalla dea Cupra, alla quale è dedicato un santuario nella parte alta della città. Nella zona fra Cupramarittima e Grottammare è stata rinvenuta una necropoli dell’età del Ferro, del VI secolo. Nelle tombe sono state rinvenute armi e oggetti in bronzo. Ospita anche una malacologia, uno dei tre musei più importanti d’Italia dove si possono ammirare delle conchiglie provenienti da tutto il mondo.

Cupramarittima

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Grottammare è una piacevole stazione balneare dal clima mite, costituita da un fondale basso e da un’ampia spiaggia. È caratterizzata per il suo interessante borgo medievale che si sviluppa sulla costa e sul monte Castello, dove si trovano le cinquecentesche chiese di Sant’Agostino e di Santa Lucia. Nel XVI secolo diede i natali a Felice Peretti, divenuto papa con il nome di Sisto V.

Grottammare

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San Benedetto dista 32 km da Ascoli Piceno ed è situata tra le foci dei fiumi Tesino e Tronto. Si tratta di un nobile centro di villeggiatura marchigiano, con un lungomare ombreggiato da palme e oleandri e una spiaggia sabbiosa che si allunga per oltre 2,5 km. Conserva tuttavia un piccolo nucleo antico, con una trecentesca torre, resto di un antico castello. È celebre per essere uno dei porti più importanti d’Italia: dispone di una flotta compresa di motonavi oceaniche.

San Benedetto del Tronto

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Le Marche sono un’ importante risorsa per il turismo religioso nazionale, grazie alla presenza nel suo territorio, di numerosi luoghi di culto, meta ogni anno di un grande numero di fedeli.

Sicuramente Loreto e la sua basilica rappresentano la meta turistica più significativa che la regione Marche può offrire, senza dimenticare Osimo, magnifica città di origine romana,che conserva all’interno delle proprie mura, importanti edifici di carattere religioso, quali il Santuario di San Giuseppe da Copertino e la Cattedrale di San Leopardo.

I luoghi dello spirito

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A pochi chilometri dalla Riviera del Conero, situata su di un alto poggio (265 s.l.m.) si eleva Osimo (29.600 ab.), uno tra i più interessanti ed antichi centri delle Marche. Grazie alla sua favorevole posizione geografica, gode per la maggior parte dell'anno di un benefico clima ed anche di una magnifica visione panoramica che in giornate particolarmente limpide si estende dal litorale adriatico al Gran Sasso e dai Monti Sibillini a San Marino. Importante nodo commerciale già al tempo dei Romani e sede vescovile fin dal IV sec., la città conserva all'interno delle proprie mura e negli immediati dintorni numerose testimonianze dell'arte, della cultura e dello spirito come ad esempio il Santuario di San Giuseppe da Copertino e la Cattedrale di San Leopardo.

Osimo

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Cattedrale di San LeopardoEretta nei pressi dell'antico Cassero, il punto più alto della città, la Cattedrale di San Leopardo rappresenta uno dei più interessanti esempi di architettura romanico - gotica delle Marche. Il primitivo edificio, corrispondente più o meno alla navata centrale, venne costruito nell'VIII sec. sull'area di una preesistente chiesa fatta edificare da San Leopardo, primo vescovo di Osimo. Nel corso del XII-XIII sec. l'edificio subì numerosi ampliamenti con l'aggiunta delle due navate laterali, del presbiterio, dell'abside, della cripta e del protiro, oltre che del Battistero. Nel XIX sec. la chiesa venne ridotta allo stato attuale con l'aggiunta delle cinque cappelle laterali. L'interno, ampio ed austero, ha l'ingresso più solenne ed artistico sul lato laterale di mezzogiorno, mentre quello principale, ad oriente, fu aperto soltanto nel 1589. Al di sotto del transetto si trova la cripta, in cui, tra gli altri monumenti funebri, è custodito il sarcofago dei SS. Martiri Fiorenzo e compagni, caratterizzato sulla fronte da un pregevolissimo rilievo in marmo lunense del IV secolo.Il Battistero, a pianta rettangolare, ampia mente trasformato e decorato nel XVII sec., ospita al suo interno un fonte batte simale bronzeo superbamente eretto al centro del tempio, opera dei fratelli Jacometti di Recanati.Dal chiostro dell'Episcopio si può accedere al Museo Diocesano, recentemente realizzato nei vasti ambienti dove avevano la loro residenza i vescovi. In sedici sale sono state collocate opere di vario genere (dipinti, sculture, suppellettili, paramenti sacri, ecc.) che in precedenza erano confusamente esposte nel Battistero o conservate in chiese e sagre stie della Diocesi. Turismo

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Santuario di San Giuseppe da Copertino

La chiesa, dedicata anticamente a San Francesco, è sorta nel XIII sec. e modificata al suo interno nel XVIII; al Santuario, dedicato a San Giuseppe da Copertino dal 1781, è annesso il convento dei Frati Minori Conventuali, presso il quale il santo mori nel 1663. La chiesa è meta di continui pellegrinaggi di fede per via delle spoglie di San Giuseppe (patrono di Osimo e protettore degli studenti) custodite nella cripta sottostante il presbiterio. Di notevole interesse sono le grandi pale presenti sugli altari delle cappelle  laterali: su tutte merita menzione la tavola di Antonio Solario raffigurante la Vergine in trono e Santi, datata 1503. Si consiglia anche la visita agli ambienti dell'antico convento, le "camerette" in cui il Santo patrono, isolato da tutto, visse la sua profonda vocazione ed esercito la penitenza.

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Loreto

Delle tre pareti originarie le sezioni inferiori, per quasi tre metri di altezza, sono costituite prevalentemente da filari di pietre, per lo più arenarie, rintracciabili a Nazaret, e le sezioni superiori aggiunte successivamente e, quindi spurie, sono in mattoni locali, gli unici materiali edilizi usati nella zona. Alcune pietre risultano rifinite esternamente con tecnica che richiama quella dei nabatei, diffusa in Palestina e anche in Galilea fino ai tempi di Gesù. Vi sono stati individuati una sessantina di graffiti, molti dei quali giudicati dagli esperti riferibili a quelli giudeo-cristiani di epoca remota, esistenti in Terra Santa, compresa Nazareth.Il Crocifisso dipinto su legno, sopra la cosiddetta finestra dell'Angelo, assegnato alla fine del sec. XIII, secondo alcuni è di cultura spoletina e secondo altri rivelerebbe segni della maniera di Giunta Pisano.La Statua della Madonna, scolpita su legno di un cedro del Libano dei Giardini Vaticani, sostituisce quella del sec. XIV, andata distrutta in un incendio scoppiato in S. Casa nel 1921. È stata fatta scolpire da Pio XI che nel 1922 la incoronò in Vaticano e la fece trasportare solennemente a Loreto.

La Storia del Santuario inizia nel sec. XIII (10 dicembre 1294) con l'arrivo della casa abitata dalla famiglia della Vergine Maria a Nazaret.Il santuario di Loreto è stato per secoli ed è ancora oggi uno dei luoghi di pellegrinaggio tra i più importanti del mondo cattolico. La S. Casa, nel suo nucleo originario, è costituita da sole tre pareti, perché la parte dove sorge l'altare dava, a Nazaret, sulla bocca della Grotta e, quindi, non esisteva come muro.

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Tutte le Terme nella Regione Marche

In questa splendida regione, nei dintorni delle località storiche

marchigiane, sono numerosissime le terme immerse del verde che

offrono vasti trattamenti benefici grazie alla quantità di acque solfuree

e calciche del territorio.

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Montegrimano TermeMontegrimano Terme, anticamente "Castrum

Montis Grimani", è situato in Provincia di Pesaro e Urbino, nella Valle del Conca e vicinissimo alla Repubblica di San Marino. Posto a 600 metri sul livello del mare offre un'aria purissima, un clima dolce e temperato e la quiete serena allietate dalle carezze della brezza marina e dagli aromi della montagna. Il paese vanta un notevole centro termale, realizzato per lo sfruttamento delle acque minerali alcaline che sgorgano dalle pendici del monte San Paolo.

Acque - Salsobromoiodiche e salso-solfato-alcaline.

Trattamenti - Cura delle malattie del ricambio. Cura di disfunzioni epatiche e di malattie e infiammazioni dell'apparato digerente. Trattamenti idropinici, irrigazioni ed inalazioni.

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Carignano TermeLa stazione termale sorge nella valle del

torrente Arzilla, all'interno di un grande parco di alberi vetusti e resinosi che rendono il luogo rilassante e salutare. Il nome della località deriva dall'antica famiglia dei Carignano che possedeva un castello proprio al di sopra della collina delle terme. Fano, a pochi chilometri, è una notevole meta artistica con l'arco di Augusto del I secolo, le logge di S.Michele, il duecentesco palazzo della Ragione in stile romanico-gotico, la fontana della Fortuna del cinquecento; interessanti sono la Corte Malatestiana o Palazzo Malatesta, con la collezione di medaglie rinascimentali, e le due tombe dette Arche Malatestiane, di cui una gotica e l'altra rinascimentale.

Acque - Solfuree, bicarbonato-alcalino-magnesiache, clorurate e salsobromoiodiche.

Trattamenti - Cura e prevenzione delle disfunzioni epato-biliari e delle malattie dell'apparato digerente. Trattamenti idropinici e bagni termali. Cure inalatorie e irrigazioni. Cura di malattie e di disturbi infiammatori delle vie respiratorie.

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Macerata Feltria Terme

Macerata Feltria sorge ai piedi dell'Appennino marchigiano, a 321 m. di altitudine, tra i fiumi Foglia e Conca, nella parte orientale del Montefeltro. Erede della romana Pitinum Pisaurense, distrutta dai goti nel VI secolo, fu contesa tra i Malatesta e i Montefeltro, restando soggetta prima al Ducato di Urbino e poi allo Stato Pontificio. Qui Garibaldi in fuga trovò aiuto durante gli eventi del 1849. Le acque della fonte Certaldo erano utilizzate dagli abitanti sin dall'antichità, ma la vera storia termale di Macerata Feltria ha avuto origine nel 1992 con la creazione del moderno centro Pitinum Thermae.

Acque - Solfuree.

Trattamenti - Cura e prevenzione delle malattie dell'apparato respiratorio.

Trattamento delle disfunzioni epato-biliari. Bagni termali,

idromassaggi, docce, masso e fisiochinesiterapia.

Fangoterapia. Cure inalatorie, idropiniche. Rieducazione delle

patologie invalidanti di anca, ginocchio e colonna vertebrale.

Stabilimento a norme CEE, accessibile agli invalidi.

Convenzioni con SSN ed enti mutualistici.

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Aspio TermeFra boschi e colline della valle bagnata dal torrente omonimo, Aspio occupa una posizione panoramica rispetto al monte Conero e al colle di Camerano. A pochi chilometri si trovano Camerano, con la chiesa di S.Francesco dal portale gotico e il particolare museo della fisarmonica, e Osimo che vanta il Duomo romanico con un bel portico dalle arcate imponenti e due portali gotici ed il Battistero con la fonte battesimale del XVI secolo in bronzo.

Acque - Salsobromoiodiche

Trattamenti - Cura idropinica per i disturbi dell'apparato digerente. Cura delle sindromi catarrose e ipersecretive. Trattamento di dispepsie, coliti e disfunzioni epato-biliari.

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San Vittore delle Chiuse TermePiccola ma importante stazione

termale, nota per le proprietà terapeutiche delle sue acque solfuree lievemente radioattive. Il borgo consta di poche case nella bassa valle del fiume Sentino, alla sua confluenza con l'Esino. La chiesa medievale, che dà il nome alla località, S.Vittore delle Chiuse, risale probabilmente al XI secolo ed è in stile romanico con intrecci bizantini, con due torri campanarie, una massiccia e tronca, l'altra, cilindrica, ancora intatta. A pochi chilometri si trovano le grotte di Frasassi, nella gola omonima scavata dal Sentino fra le pareti a strapiombo dei monti Vallemontagnana e Frasassi. La cavità più grande è la Grotta Grande del Vento, scoperta ed esplorata nel 1971; nella gola si aprono numerose altre grotte di difficile accesso: in una di queste è sorta la pittoresca cappella di S.Maria infra Saxa.

Acque - Solfuree radioattive.

Trattamenti - Riabilitazione e recupero

funzionale di pazienti con esiti post-traumatici.

Trattamento di malattie infiammatorie e

degenerative dell'apparato respiratorio e locomotore.

Balneoterapia e fangoterapia. Masso e

fiochinesi terapie. Turismo Culturale

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Tolentino TermeTolentino, di origine romana, è ubicata in una

favorevole posizione tra boschi e colline, ad ovest del Chienti. Storicamente è nota per il

trattato di pace fra Napoleone e lo Stato della Chiesa, stipulato in palazzo Bezzi nel

1797, e per la battaglia della Rancia del 1815, tra gli austriaci e il Murat. La città offre

caratteristici scorci e molti monumenti, tra cui la basilica di S.Nicola, mentre nei dintorni

sono da visitare il castello della Rancia e l'abbazia cistercense di Chiaravalle di Fiastra.

Acque - Salsobromoiodiche, bicarbonato-calciche e solfuree.

Trattamenti - Trattamento delle patologie dell'apparato respiratorio. Cura e

prevenzione delle malattie delle vie urinarie. Cura di affezioni ginecologiche. Trattamento idropinico, bagni, idromassaggi. Inalazioni e

irrigazioni. Centro estetico e angolo del benessere ispirato ai moderni orientamenti di

dermocosmesi. Centro di medicina dello sport.

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Sarnano TermeSarnano è un suggestivo borgo medievale posto su un colle nel versante nord-orientale dei monti Sibillini, a mezza strada tra Camerino e Ascoli Piceno. Le sue origini pare risalgano ad alcune famiglie di discendenza longobarda che, all'inizio del XIII secolo, posero le basi per la costituzione del nuovo comune. Il centro storico conserva il suo impianto originario, con le stradine ripide e la piazza Alta, circondata dagli antichi palazzi pubblici e dalla duecentesca chiesa di S. Maria Assunta. Il paese nuovo si snoda più in basso, dove è ubicato anche lo stabilimento delle terme. La fonte deve il suo nome al frate francescano S. Giacomo della Marca che predicò nella regione nel Quattrocento. I dintorni offrono piacevoli motivi di interesse e svago.

Acque - Salse e solfuree, bicarbonato-calciche-sodiche.

Trattamenti - Terapia inalatoria per le patologie delle vie respiratorie. Cura e

prevenzione delle malattie del ricambio e dell'apparato urinario. Trattamento delle

patologie cutanee e dell'apparato genitale femminile. Fangoterapia e masso-

fisiochinesiterapia. Cura e prevenzione della sordità rinogena con insufflazioni

endotimpaniche e politzer crenoterapico.

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Acquasanta Terme

Acque - Solfuree e salsobromoiodiche.

Trattamenti - Cura delle infiammazioni dell'apparato

locomotore. Trattamenti specifici di antroterapia per la prevenzione delle

malattie dell'apparato respiratorio. Fangoterapia. Trattamento delle

malattie del ricambio e delle malattie dermatologiche.

Lungo la via Salaria, in posizione dominante sul fiume Tronto, Acquasanta si identifica con le sue terme già note ai tempi dei romani. Tito Livio narra che il console M.L. Planco, nel 50 a.C, trasse giovamento dalle proprietà curative delle sue acque ricche di zolfo, dopo aver sperimentato invano i bagni di Toscana. Fu stazione di sosta delle truppe romane, citata come Vicus ad Aquas nella tavola Peutingeriana, in cui sono riportati i percorsi dell'esercito imperiale. Nota anche nel Medioevo, pare che Carlo Magno vi abbia sostato nel suo viaggio verso Ascoli. La realizzazione del nuovo stabilimento termale fu avviata nel 1780 su progetto di Lazzaro Giosaffatti, dove le acque termali sgorgano alla temperatura di 38,6 °C. Da menzionare, infine, è la Festa dell'Autunno, in ottobre, mentre una gita alla vicina Ascoli Piceno è consigliata agli amanti delle città d'arte.

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Le Marche rappresentano un punto di incontro tra le gastronomie del nord e del sud Italia. Immersa nel verde, al centro dell'Italia, questa regione è da sempre terra di antiche tradizioni e grande

ospitalità. La cucina delle Marche è molto varia e alterna a pietanze dai sapori forti e decisi - prevalentemente a base di carne - tipiche delle zone di montagna, piatti a base di crostacei, pesce azzurro e

frutti di mare, tipici della celebre riviera del Conero.Ancona ha una cucina prevalentemente marinara che spicca in

particolare per il brodetto. Fra i piatti di pesce sono da ricordare: le spigole, le orate e i dentici in bianco o in graticola, le sogliole

annegate nel vino bianco, le pannocchie e le mescioline impanate, le zuppe di balleri (datteri marini), le sarde a scottadito e i

prelibatissimi tartufi di mare. E' inoltre presente una gastronomia contadina il cui piatto più importante è costituito dai vincisgrassi,

una sorta di lasagne al forno. Fra i molti piatti che si possono gustare ad Ascoli Piceno, trovano posto le olive all'ascolana, agnello

e capretto alla brace, funghi e pecorino. Nelle pasticcerie dolci come: caciuni (pasta sfoglia imbottita di pecorino), ciambelle al

mosto e le famose ciambelle di Pasqua.

La gastronomia Marchigiana

A Loreto si possono gustare piatti caratteristici soprattutto di selvaggina quali: uccelletti in salmì, piccione e cacciagione allo spiedo. A San Leo si trova un ottimo pecorino da tavola avvolto in foglie di noce e tenuto a maturare in speciali recipienti di terracotta. Nella zona si rintracciano alcuni dei più antichi formaggi dell'alto Montefeltro come il raviggiolo e lo slattato, nonché dei prelibati salumi come i salami tipici il prosciutto di Carpegna la salsiccia matta e la porchetta. Il territorio intorno ad Urbino offre vari prodotti: verdure, legumi e frutta, fragole, tartufi, funghi di varie specie tra cui le spugnole e vari tipi di formaggio: caciotte, cacio fiore, giuncate e ricotta. Piatti tipici sono: la braciola e le lumachelle. La Regione Marche possiede anche un’ importante tradizione vinicola sono moltissimi infatti i vini qui prodotti ognuno con le proprio caratteristiche enologiche. Tra i rossi: la Lacrima di Morro d’ Alba, il Rosso Piceno, il Rosso Conero e il Colli Pesaresi rosso. Tra i bianchi invece: il Verdicchio dei Castelli di Jesi, il Verdicchio di Matelica e il Colli Pesaresi bianco.

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Il brodetto all’Anconetana

Ottima seconda portata nonché piatto unico estivo il brodetto è una caratteristica zuppa di pesce. La tradizione impone 13 diverse qualità di pesce della zona, quantità che alcuni associano ai commensali dell'Ultima Cena, altri fanno derivare dal numero di bocche della Fontana del Calamo (detta anche delle "13 cannelle") tanto cara agli anconetani.

A differenza di altre note zuppe italiane, questa si presenta molto densa, solitamente servita in piatti fondi con fette di pane abbrustolito. Alcune voci narrano che il segreto del brodetto sia conservato gelosamente dai maestri chef anconetani, al punto da far giurare ai propri aiutanti di non rivelare mai le personalissime variazioni, pena incontri non convenzionali con la padella.

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Il pecorino Il pecorino è un formaggio ottenuto esclusivamente da latte ovino di provenienza locale.

Le forme sono cilindriche di peso superiore a un chilo ma mai superiore a cinque, di dimensioni variabili tra i 14-16 cm di diametro ed i 6 - 10 cm d’altezza. Un tempo il pecorino era prodotto dai pastori e dai contadini che oltre ad allevare gli ovini, ne ricavavano questo saporito formaggio, la cui facile conservazione,ne consentiva il

trasporto da un mercato all’altro, verso le grandi città. Il gusto è sapido e delicatamente pastoso e diventa più intenso a fine stagionatura, la pasta è più compatta e scura,

lievemente piccante, dall’aroma di nocciole, mandorle; la crosta è più rugosa, consistente e tendente al dorato. Il pecorino che è rimasto in cantina, al riparo da sbalzi termici, per più di un anno, è riconoscibile dalla crosta dorata, ocra o bruna; avrà pasta

gialla-arancio con sottili venature rossicce, un odore forte e aromatico,con note di tartufo e funghi, sapore piccante e sapido. La tecnica di caseificazione del pecorino nostrano prevede l’aggiunta, al latte appena munto, di caglio naturale locale. In alcuni casi il

caglio viene aromatizzato con piante locali come timo serpillo, basilico, maggiorana, fichi verdi, germogli di rovo, che conferiscono al pecorino aromi e profumi particolari.

Il pecorino fresco può essere consumato dopo venti giorni ma la stagionatura può protrarsi anche oltre un anno conferendo al prodotto una maggiore intensità di sapori e

profumi. Da gustare per aprire e chiudere un pasto anche importante, per spuntini e merende,

da pasto con o senza verdure.

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Salami Tipici

La storia dei salumi marchigiani e legata alla famiglia mezzadrile, che usava per alimentarsi quasi tutte le parti

del maiale.

L'uso di non sprecare alcuna parte e l'esigenza di utilizzare al massimo anche il lardo hanno dato vita ai due salumi più

tipici: il salame di Fabriano e il Ciauscolo.

Il ciauscolo o ciabuscolo è il salame più caratteristico della zona e unico nel suo genere. Nell’aspetto ricorda una grossa salsiccia, di cui ha anche la consistenza; si mangia crudo, in genere spalmato sul pane.Al taglio la fetta è morbida, spalmabile, gradevolmente aromatica e dal gusto sapido. Da gustare durante merende, spuntini, antipasti, per la degustazione del vino, come piatto completo accompagnandolo con verdure di stagione sia cotte che crude

Il salame di cinghiale ha il tipo gusto dalle carni profumate. Robusto,

ma dolce ed elegante, il salame di cinghiale viene prodotto con animali

allevati nel cuore dell`appennino marchigiano.

Dopo la lavorazione che prevede, come nella migliore tradizione, l`uso

del 60% di carne di cinghiale e del 40% di maiale, nonché nessuna aggiunta di caseinati, il salame

stagiona nel cuore dei monti Sibillini e ne esce un salame robusto e dolce.Turismo

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Porchetta maceratese

Questo ottimo piatto della tradizione marchigiana si prepara con un suino disossato da allevamento locale con l’aggiunta di sale,pepe,finocchio

selvatico,rosmarino,aglio,buccia di limone grattugiata. Il maiale, dopo essere stato disossato e condito con gli appena descritti, viene arrotolato su sé stesso, con una

legatura circolare e verticale. Una volta legata si inforna nel forno a legna, adeguatamente riscaldato, dove il grasso si scioglie lentamente, mantenendo

croccante la parte esterna e contribuisce alla formazione del gusto e dell’aroma caratteristico della porchetta. Da gustare per banchetti, fiere e feste paesane.

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Prosciutto di Carpegna

La stagionatura dura in media quattordici mesi e dopo un controllo con l'ago d'osso di cavallo quelli che rispondono alle caratteristiche organolettiche vengono marchiati a fuoco con il logo "Prosciutto di Carpegna".

Oggi viene prodotto con suini allevati e macellati nelle regioni delle Marche, Emilia Romagna e Lombardia e ha la DOP dal 1996.

Il prosciutto si deve presentare compatto, dal sapore delicato, non molto pronunciato e dall'aroma fragrante.

Viene prodotto nella zona di Montefeltro, nella parte settentrionale delle Marche dove vengono selezionati esclusivamente suini le cui cosce devono pesare almeno 20 kg.La prima fase di produzione consiste nella rifilatura ed alla pressatura per eliminare il sangue residuo, vengono poi cosparse di sale grosso e la sciate sgrondare su delle tavole inclinate, per un periodo di circa tre settimane.Si procede quindi alla pulitura e lavatura con vino bianco, poi all'asciugatura e all'aromatizzazione con pepe.Nella parte non protetta dalla cotenna si applica la sugnatura, con strutto mescolato a farina e pepe.

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Salsiccia matta Tipica dell'area di Fabriano e della parte montana della valle

dell'Esino, viene preparata con lo stesso impasto della soppressata, al quale è aggiunta una proporzione del

quindici per cento di fegato di maiale e altre interiora. La parte di grasso aggiunta deve aggirarsi attorno al venticinque per cento del quantitativo di carne magra.

Il tutto, macinato e condito con sale, pepe, aglio, scorza d'arancia e aromi, viene insaccato in un budello di piccolo diametro preventivamente lavato e aromatizzato nel vino

caldo. I salami, una volta legati, vengono lasciati asciugare in luogo fresco, quindi messi a stagionare.

La tradizione vuole che arrivi in tavola per far festa durante il Carnevale e, comunque, il prodotto va consumato prima

dell'arrivo dell'estate perché con il caldo rischia di irrancidire.

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I Tartufi

Nei boschi marchigiani si trovano tartufi sia bianchi che neri e che sono di straordinaria qualità e con aroma molto intenso. Il tubero magnatum Pico, il tartufo bianco più pregiato e raffinato, si trova soprattutto a Sant'Angelo in Vado, a Sant'Agata Feltria e Acqualagna, nel Pesarese, da ottobre a dicembre con importanti fiere.

Era opinione diffusa, in passato, che i tartufi andassero cercati dove non crescevano piante perché il tartufo prendendo tutto per sé l’energia della terra impedisce alle altre piante di crescere. I segni premonitori della sua presenza erano così sintetizzati: presenza di screpolature e fenditure, l’assenza di piante erbacee, la presenza di mosche tartufogene, l’aroma del tartufo percepito nelle mattinate fredde ed asciutte. La raccolta si effettuava con l’ausilio delle scrofe, per evitare che il maiale divorasse il tartufo era usanza incastrare un anello di ferro all’estremità anteriore del suo grifo. I cani dotati di miglior olfatto erano quelli da caccia, ma poco affidabili perché sempre pronti a correre dietro la selvaggina. Di forma irregolare e di dimensioni variabili può essere degustato con frittate, primi piatti, timballi, cacciagione e

da conservare in salamoia per salse e tartine.

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Tartufo Nero Pregiato di NorciaLe sue dimensioni variano da quelle di una noce a quelle di un'arancia, normalmente si trovano di  piccola pezzatura, non sono rari quelli di media grandezza, mentre è un vero evento trovarne di grandi. Il Tartufo Nero pregiato di Norcia è di forma prevalentemente tondeggiante, assume comunque spesso forma bitorzoluta dettata dai terreni sassosi che circondano Norcia. Il Tartufo Nero pregiato di Norcia si presenta con un colore esterno nero-violaceo raramente presenta macchie rugginose. Le verruche sono regolari e hanno faccia poligonale come quella del diamante con depressione centrale. L'interno del tartufo, la gleba, si presenta molto scura con filamenti bianchi che a contatto con l'aria scuriscono tendendo al rossiccio. Gli aschi sono arrotondati e contengono 4-6 spore fittamente aculeate, ovoidali e di color giallo-bruno. Il tartufo nero pregiato di Norcia ha un profumo gradevole e aromatico che si manifesta a pieno con la cottura. Le piante cui si lega più volentieri sono: quercia, rovere, roverella, leccio.

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Tartufo Bianchetto Il tartufo bianchetto un tubero molto

ricercato per tradizione nelle zone marchigiane,nonostante abbia un valore commerciale inferiore al tartufo bianco.Cresce in terreni di tipo calcareo, spesso nei boschi di latifoglie e conifere.La scorza esterna è liscia di colore biancastro, la polpa si presenta di colore nocciola con venature bianche.Il periodo di raccolta è da gennaio a marzo. ideale per primi piatti, frittate, uova a occhio di bue, omelettes.

Il tartufo bianco pregiato,è considerato il tartufo per autonomasia perché

riveste un'importanza commerciale notevole. Conosciuto anche come

Tartufo d'Alba o del Piemonte perchè cresce in abbondanza soprattutto in

questa regione, ma lo si trova anche in modeste quantità in alcune aree delle

Marche. Esso ha un aspetto globoso, con numerose depressioni che lo rendono irregolare. La superficie

esterna é liscia e leggermente vellutata mentre il suo colore varia dall'ocra

pallido al crema scuro fino al verdastro. Il suo profumo piacevolmente aromatico

ma diverso dall'agliaceo degli altri tartufi lo rende unico nel suo genere.

Vive in simbiosi con querce, tigli, pioppi e salici e raramente lo si trova in

concomitanza ad altri tartufi.

Tartufo Bianco

Pregiato

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I Vincisgrassi I vincisgrassi sono un piatto tipico marchigiano. Si tratta di una sorta di variante regionale delle lasagne al forno tipica, oltre che delle Marche centro-meridionali, anche delle zone umbre di confine con il maceratese, in particolare della montagna folignate. È un primo piatto che va tradizionalmente condito con ragù e con l'aggiunta di besciamella. Nelle ricette tradizionali sono presenti anche rigaglie di pollo ed eventualmente anche animelle, midollo, cervella bovine o tartufo. Nell'impasto delle lasagne possono entrare Marsala o vino cotto. Secondo la tradizione il nome deriverebbe dal fatto che un cuoco maceratese la preparò in onore di un generale austriaco di nome Windisch Graetz nel 1799 che combatté contro Napoleone cingendo d'assedio Ancona.

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Olive all’ascolana Le olive ascolane devono il loro nome alla città di Ascoli Piceno.

Esse sono farcite all’interno da un cuore tenero di ripieno a base di carne.

Sono considerate una prelibatezza gastronomica del territorio ascolano e sicuramente uno dei piatti più rappresentativi del Piceno. Conosciute in tutto il mondo, si accompagnano spesso alla crema fritta o ad altri rustici.

Il risultato di questo connubio alimentare è riuscire ad apprezzare contemporaneamente il salato delle olive e il gusto dolce della crema. Le olive tenere ascolane fanno parte della varietà Olea europea sativa, detta anche Liva da Concia, Liva Ascolana o Liva di San Francesco.

Sono olive tenere, carnose e ben si prestano a diventare olive fritte ripene.

L’'Olea europea sativa' era conosciuta anche in epoca romana.

L’invenzione delle olive ripiene e fritte invece si data intorno al 1800. Create, forse, da un abile cuoco sconosciuto che prestava la sua professionalità presso una nobile famiglia ascolana.Grande estimatore della specialità fu anche il marchigiano Gioacchino Rossini. Non mancano mai sulle tavole degli ascolani nei giorni di festa ed è un rito prepararle.Esistono innumerevoli rielaborazioni della ricetta, tra cui la variante di San Benedetto del Tronto con ripieno di pesce.

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I DolciI dolci marchigiani sono sobri, frutto della prudenza e della misura, e sono preparati utilizzando le materie prime del territorio, in un equilibrio che evita i sapori eccessivi. Di solito contengono poco zucchero, proprio perchè un tempo era un bene prezioso da usare con parsimonia ed era lasciato al miele il compito di arricchire i dolci. Venivano realizzati in occasione del Carnevale, di ricorrenze religiose o di avvenimenti legati alle stagioni.

Il ciambellone

Le castagnole

I Caciuni

Ciambelle di mosto

Frustingo

Pizza di pasqua

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Il ciambellone

Il ciambellone, preparato dalle donne di casa e cotto a fuoco leggero di fascina, nel classico forno di campagna, veniva servito a fette, insieme con la crema che, cotta nel paiolo di rame, era tirata su e distribuita con il mestolo. Ma il ciambellone rimane tuttora prescelto in occasione di feste familiari, battesimi e cresime; è stato definito “il dolce delle folle”, perchè viene consumato sempre in riunioni allegre e rumorose e a conclusione di pranzi e cene grasse. Non per nulla appare nelle ben 7 colazioni, approntate per i partecipanti alla “battitura”, cioè alla trebbiatura del grano. Il ciambellone continua a rimanere ancora oggi il dolce marchigiano per eccellenza e, da un'origine prettamente contadina, ha superato i suoi limiti, estendendosi fino alla città dove ha raccolto unanimi e costanti consensi.

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Le castagnole

Questi dolci sono d'obbligo nel periodo carnevalizio ed ancora oggi, in taluni luoghi, vengono preparati anche di mezza Quaresima. Nel primo quarto di secolo, al tempo in cui erano già di moda veglioni danzanti, nei teatri e nelle sale dei circoli ricreativi, soprattutto nei paesi e in particolare nello jesino, ogni famiglia partecipante alla festa portava la sua scorta di castagnole e, a mezzanotte, interrotte le danze, avveniva 10 scambio generale di auguri e dolci. Nelle città, sempre nel corso dei veglioni, a mezzanotte aveva luogo un cenone, a base di piatti freddi, che si chiudeva con le immancabili castagnole.

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Pizza di Pasqua Tradizionale del periodo di Pasqua, viene preparata in realtà tutto l'anno nelle pasticcerie ed è diffusa in tutta la regione. Ha una forte somiglianza con l'analogo preparato tradizionale di Perugina. Un tempo veniva realizzata in casa e assumeva la forma del recipiente in cui l'impasto di farina, uova e zucchero veniva messo in forno. Oggi nella lavorazione dei laboratori è più facilmente usato lo stampo di carta utilizzato anche per la preparazione dei panettoni, che le fa assumere quindi una forma più alta. Esiste anche una versione salata della pizza di Pasqua, in cui non c'è zucchero ma formaggio. L'impasto viene ottenuto con intervento di parmigiano grattugiato e, soprattutto nella zona fra Macerata e Ancona, anche con pezzetti interi di fontina o emmenthal.

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I Caciuni

Nelle stesse province se ne prepara un'altra versione, che ha come sfoglia di rivestimento una pasta dolce e come ripieno un misto di ricotta, tuorlo d'uovo, zucchero, cioccolato grattato, cannella e mandorle.I “caciunitti”, invece, sono caciuni più piccoli che al posto dei rossi d'uovo e della ricotta hanno una purea di ceci. Invece che al forno, vengono fritti.

Sono conosciuti con questo nome nell'Anconetano e nell'Ascolano, mentre nel Maceratese prendono il nome di piconi. Si tratta di un singolare esempio di unione tra dolce e salato: sono dolci casalinghi fatti con pasta da pane tirata a sfoglia per formare dei grandi ravioli che vengono riempiti con pecorino fresco e stagionato, tuorli d'uovo, zucchero e scorza di limone grattugiata. Prima di essere infornati vengono incisi con un taglio a croce, che permette la fuoriuscita del formaggio durante la cottura e pennellati con uovo sbattuto.

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Le ciambelle di mosto

Dette anche ciambelle di magro, sono una specialità di Ascoli Piceno.Preparate nel periodo della vendemmia, si fanno con farina bianca, semi di anice, olio, zucchero e mosto d'uva appena spremuto, il tutto mescolato con lievito.

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La cicerchiata

Dolce tipico del periodo di Carnevale, ha origini antiche. Prodotto tradizionalmente familiare, è passato all'artigianato e si trova oggi in tutte le pasticcerie. La zona più tipica della cicerchiata è comunque l'area delle province di Macerata e Ascoli Piceno.

Si tratta di farina impastata con uova, poco zucchero e un goccio di mistrà, il liquore marchigiano caratteristico a base di anice. Vengono formate delle piccole pallottoline di pasta che vanno fritte in olio o strutto, amalgamate con miele e composte in forma di ciambella piuttosto piatta, talvolta cosparsa di pinoli.

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Il frustingo O frustenga, o pistingo, o frostenga, è un dolce tipico che ha molte varianti non solo di gusto ma anche linguistiche. Si scopre che deriva da "frusto", ossia povero, anche se siamo di fronte a una fantasiosa invenzione partendo da ingredienti semplici, quotidiani. Dolce invernale legato alle feste natalizie, unisce a farina integrale un repertorio di ingredienti che varia in ogni ricetta, dove non mancano noci, mandorle, fichi secchi, cedro candito, succo d'arancia, scorza di limone, uva sultanina, olio d'oliva, cannella, rhum, cacao, caffè, vino bianco secco e mosto cotto.Imparentato è il “bostrengo”, o frustengolo, diffuso nel Pesarese e legato alla festività della Madonna di Loreto, che vede l'utilizzo di molti ingredienti simili al frustingo, ma la farina è mista di frumento e mais e vengono messe anche mele, pere e riso.

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Colli PesaresiCaratteri organoletticiAspetto : ROSSO: rosso granato non troppo carico con lievi riflessi tendenti al violaceo. BIANCO: Giallo paglierino.Profumo : ROSSO: delicato, caratteristico. BIANCO: gradevole, delicatamente profumatoGusto : ROSSO: asciutto, armonico, con fondo leggermente amarognolo. BIANCO: asciutto, sapido, armonico.

Zona di produzione : Il "Colli Pesaresi" Rosso viene prodotto nel territorio più settentrionale della regione, esclusa la fascia appenninica e il Montefeltro. Si tratta di una zona abbastanza ampia che si estende da Gabicce a Sassocorvaro, Urbino, Cagli, Pergola e Mondolfo. Il "Colli Pesaresi" Bianco comprende invece una zona decisamente meno estesa, che va da Gabicce ad Urbino (parte), per discendere a Mombaroccio e Pesaro (parte), escluso il fondovalle del fiume Foglia.Vitigni : Per il vino "Colli Pesaresi" Rosso o Rosato il contributo dei singoli vitigni è il seguente: Sangiovese minimo 70%, possono concorrere altri vitigni a bacca rossa autorizzati e raccomandati in provincia di Pesaro Urbino fino ad un massimo del 30%. Per il vino "Colli Pesaresi" Bianco possono concorrere: il Trebbiano Toscano, localmente chiamato Albanella, Verdicchio, Biancame, Pinot, Riesling, Chardonnay, Sauvignon per un minimo del 75%; gli altri vitigni raccomandati o autorizzati possono concorrere fino ad un massimo del 25%. Sono previste anche le tipologie Colli Pesaresi “Sangiovese”, “Trebbiano” e “Biancame” e le sottozone “Focara” e “Rocaglia”.Abbinamenti : Il profumo, la vivace sapidità e la detergenza del Rosso, quando è giovane, consigliano abbinamenti a primi piatti con salse ricche di componenti e secondi piatti a base di carni di animali di bassa corte. Nelle zone di produzione la tavola offre gustosissime e preziose preparazioni al tartufo bianco (Tuber Magnatum Pico). E' il vino che può esaltare l'incontro con il gusto particolare e unico del "Formaggio di fossa", appena dissepolto dal tufo e dalla paglia, il giorno di Santa Caterina (fine Novembre) a Talamello. Il Bianco offre gustosi abbinamenti con pesce e carni bianchi. Può essere usato fresco, anche come aperitivo.

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Verdicchio dei Castelli di Jesi Caratteri organoletticiAspetto : Giallo paglierino, appena pronto può presentare sfumature tendenti al verde, che volgono al dorato con la maturazione.Profumo : Caratteristico, persistente, fruttato-floreale, sentore di mandorle amare.Gusto : Secco, fresco e morbido, ripropone persistenti e intense emanazioni fruttato- floreali (pesco e mandorlo). Netta e piacevole tendenza amara in equilibrio con morbide e calde percezioni pseudotermiche. Fine, elegante, unico.

Zona di produzione : Interessa la maggior parte del territorio collinare della provincia di Ancona con fulcro nei Castelli di Jesi, estendendosi fino alle valli del Misa e Nevola, includendo parte dei comuni di Ostra e Senigallia. La denominazione di “Classico" viene riservata al Verdicchio prodotto nella zona originaria più antica, quella bagnata dal fiume Esino. Rientrano altresì in tale zona limitati territori della provincia di Macerata. Abbinamenti : I sette vini che vanno ad arricchire i capostipiti "Castelli di Jesi" e "Classico" consentono una vasta gamma di armonie e conseguentemente di abbinamenti, raramente riscontrabili in un vino giallo. Si può affermare che tutti i piatti della cucina mediterranea trovano soddisfazione dall'accostamento con uno dei "verdicchi": antipasti, carni bianche, più o meno elaborate, carni bollite, funghi, tartufi, fritti di verdure. Naturalmente l'abbinamento tradizionale non viene messo in discussione; con il pesce, i crostacei, i molluschi, vi è lo "sposalizio" d'elezione. Buono anche con le ricette più elaborate che richiedono un vino di forte personalità Vitigni : Si ottiene con uve del vitigno Verdicchio, una varietà autoctona, che esprime solo nelle assolate colline e nelle terre forti dello Jesino le sue caratteristiche migliori. E' consentito l'impiego delle uve a bocca bianca, raccomandate e/o autorizzate nelle provincie di Ancona e Macerata in misura non superiore al 15%.Turismo

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Lacrima di Morro d'Alba Caratteri organoletticiAspetto : Rosso rubino a volte intenso con sfumature violacee nel primo periodo.Profumo : Intenso, fruttato con residui di vinosità appena pronto. Rammenta frutti rossi, anche di sottobosco e fiori bianchi e rossi.Gusto : Asciutto e sapido, corpo abbastanza importante tendente al morbido, ripropone stimoli vinoso-fruttato che evolvono al floreale dopo il primo anno.

Zona di produzione : Viene prodotto in un ristretto comprensorio a Nord del fiume Esino, nella collina media e litoranea della provincia di Ancona. Comprende il territorio di Comuni con al centro Morro d'Alba che dà il nome al vino. Sono esclusi i fondovalle e i versanti delle colline prospicienti il mare di Senigallia. Comprende, in tutto o in parte, 6 Comuni. Vitigni : Si ottiene con uve provenienti da vigneti composti dal vitigno autoctono, unico di questa zona, conosciuto con il nome Lacrima. Possono concorrere alla sua produzione anche altre uve a bacca rossa, non aromatiche, raccomandate e/o autorizzate per la provincia di Ancona, ma in misura non superiore al 15% del totale. La denominazione può essere semplicemente "Lacrima di Morro". Il nuovo disciplinare prevede anche la tipologia "Passito".Abbinamenti : La delicata e piacevole struttura del vino consente abbinamenti con i primi piatti in salsa rossa e ragù, con i piatti tradizionali della regione, con antipasti di pesce azzurro marinato o in carpione con lo stesso vino, con secondi piatti di carni bianche. Lasciato maturare in botti di rovere può essere abbinato a piatti forti in genere. Il "Lacrima" nel tipo amabile e frizzante si rivela un ottimo vino da fine pasto.

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Rosso Piceno Caratteri organoletticiAspetto : Rosso rubino con sfumature violacee che si attenuano nel corso dell’anno. La maturazione vivacizza il colore rubino che, al terzo anno, tende all’aranciato.Profumo : vinoso-fruttato che evolve al floreale, all’etereo.Gusto : Secco, sapido, giustamente tannico, di corpo. La maturazione conferisce morbidezza, maggiore equilibrio, arricchimento di profumi sottili e fini. La persistenza gustativa ricorda sapori di frutta (prugne, carrube), fiori rossi appassiti, radice di liquirizia.

Zona di produzione : A Senigallia si estende la produzione della D.O.C. Rosso Piceno; la più vasta della regione. Sono escluse le aree di produzione del Rosso Conero. Il Vino presenta un carattere ben definito anche se sono riscontrabili diversità strutturali imputabili alla estensione del territorio ed alle diverse situazioni pedoclimatiche. Gli impianti viticoli destinati alla produzione del “Rosso Piceno Superiore” invece, si estendono sui terreni agricoli e le esposizioni più vocate delle estremità meridionali della regione, in un ristretto territorio caratterizzato da successioni collinari normali alla costa, digradanti da Ascoli al mare verso San Benedetto. In totale sono compresi nella zona di produzione 13 comuni della provincia di Ascoli Piceno.Vitigni : Alla mescolanza di uve dei Vitigni Sangiovese e Montepulciano possono essere aggiunte, fino al massimo del 15%,tutte le altre uve non aromatiche a bacca rossa, raccomandate e/o autorizzate nelle rispettive province di coltivazione. Oltre alla già citata tipologia “Superiore”, sono previste le tipologie “Novello” e “Sangiovese”.Abbinamenti : Graditi gli accostamenti con minestre calde o tiepide di notevole struttura. Così pure con i salumi. Ottimo con secondi di carne, arrosti a fuoco diretto, spiedo e casseruola. Si sposa bene con zuppe di pesce con pomodori e peperoni rossi e verdi, con fritture di pesce con profumi e strutture notevoli. La tipologia “Superiore” si accorda meglio con la sapidità e la succulenza dei cibi.

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Rosso Conero Caratteri organoletticiAspetto : Rosso rubino intenso con sfumature violacee appena pronto, volge al granato con tendenze arancio con la maturazione.Profumo : Intenso, persistente, vinoso nel primo periodo, attenua tali caratteri lasciando emergere nella maturità odori fruttati tendenti al floreale.Gusto : Secco, sapido, asciutto, tannico, acquisisce morbidezza con la maturazione. E' suadente e vellutato nella piena maturità. Armonico e persistente, con delicata tendenza amara, propone al gusto similitudini di frutti e fiori rossi appassiti.

Zona di produzione : Riferimento geografico della zona di produzione é il Monte Conero, un promontorio di origine pliocenica staccato dalla dorsale Appenninica, che si erge dalla costa bassa per 572 metri a Sud-Est di Ancona, per immergersi precipitosamente in Adriatico. I terreni agricoli che derivano dallo sfaldamento del "Monte" originano vini strutturalmente diversi che conservano il carattere inconfondibile del Montepulciano. Sono interessati, in tutto o in parte, sette comuni della provincia di Ancona.Vitigni : Il Rosso Conero é prodotto con uve del vitigno Montepulciano. Possono concorrere alla produzione di detto vino anche le uve provenienti dal vitigno Sangiovese, purché in misura non superiore al 15% del totale.Abbinamenti : Ad un anno dalla vendemmia, il Rosso Conero, fruttato, sapido, tendenzialmente tannico, si abbina piacevolmente a cibi succulenti, grassi, aromatici, anche a tendenza dolce. Più maturo e morbido si accosta bene a primi piatti di pasta ripiena (tortellini, agnolotti, ravioli, ecc.) e i primi conditi con salse rosse, anche di carne. E' consuetudine nella città Dorica, abbinare il Rosso Conero con lo stoccafisso all'anconetana, a condizione che il vino sia profumato, appena maturo, per contrastare la salsa ricca di profumi ed aromi e di oli extravergini di oliva. Le specialità regionali farcite ed imbottite: dalla pasta fresca agli animali di varie specie, anche marini, quasi sempre ottengono un gradito abbinamento con un Rosso Conero morbido e maturo. Turismo

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Verdicchio di Matelica Caratteri organoletticiAspetto : Paglierino tenue con riflessi verdognoli. Tende al dorato con la maturazione, volge all'ambrato nel "Passito".Profumo : Fragranza fresca e persistente di frutta, non completamente matura, fiori degli altipiani di prato, di sottobosco. Nel "Passito" diventa etereo ed intenso. lasciando emergere nella maturità odori fruttati tendenti al floreale.Gusto : Secco, morbido e suadente al primo impatto, volge al fresco con delicata tendenza amara e pseudotermico calore. Ripropone emanazioni fruttato-floreali molto fresche, fini, eleganti. Armonico e vellutato nel passito.Zona di produzione : Il tratto di altopiano noto come "sinclinale camerte" é l'unica zona della

penisola, al di fuori dei Castelli di Jesi, dove il vitigno conserva le sue particolari caratteristiche. Le montuosità, con le cime dei Sibillini a fare da sfondo e il San Vicino immediatamente alle spalle, ritardando e condizionando la vendemmia. Il risultato é un vino a colorazione più intensa e profumi più fruttati. Interessa 6 comuni della provincia di Macerata e 2 in provincia di Ancona.Vitigni : Si ottiene con uve del vitigno Verdicchio, per un minimo dell'85%. Possono concorrere alla produzione di questo vino anche uve provenienti dai vitigni a bacca bianca rispettivamente autorizzati e/o raccomandati, nelle provincie di coltivazione, purché in misura non superiore al 15%.Abbinamenti : Si tratta di un vino dai molteplici accostamenti anche se raggiunge i livelli più elevati con piatti di pesce. Ottimo con antipasti crudi (molluschi bivalvi di varia specie evitando quelli a gusto fosfoiodico), con pesci dalle carni saporite e salsate, primi piatti di pesce, lasagne e risotti di mare. Quando è più maturo si abbina perfettamente con la sogliola dell'Adriatico e addirittura con lo stoccafisso all'anconetana. Il profumo persistente e fragrante, l'armonia delle componenti, gli consentono numerosissimi altri abbinamenti: con prosciutto di Carpegna, ciauscolo, salame di Fabriano, coppa di testa saporita e fragrante di spezie, carni bianche. Turismo

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TURISMO CULTURALEL’arte, la cultura e la religione hanno da sempre rappresentato una attrazione turistica importante per le Marche. L’arte in particolar modo è “tenuta in vita” dalle numerose rievocazione storiche nei piccoli borghi del territorio, nei quali è possibile degustare diverse specialità gastronomiche regionali.

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Negli ultimi anni le feste e le sagre di paese hanno avuto un tale aumento di interesse da creare un vero e proprio settore di turismo, quello enogastronomico. Si

viaggia per visitare paesi mai visti che sanno nascondere arte e cultura ma anche, e soprattutto, si visitano le manifestazioni e gli eventi della regione al

fine di degustare le migliori pietanze immersi in suoni e ambientazioni antiche.

Feste, eventi e sagre nelle Marche

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Festa natalizia a Pesaro Dal 5 all’8 dicembre Pesaro e

Candelara si preparano al Natale con quattro giorni di iniziative enogastronomiche e culturali. A Pesaro, la centralissima Piazza del Popolo ospiterà dal 5 al 7 dicembre, Paesi e Sapori, la rassegna dedicata all’esposizione, degustazione e vendita delle eccellenze enogastronomiche di alcune regioni italiane (dalle 10 alle 20). Tutti i pomeriggi, inoltre, alle

17.30, 18.30 e 19.30 si verificherà lo spegnimento di tutte le luci elettriche per 15 minuti e il paese resterà illuminato solo dalle fiammelle tremolanti delle candele. Per assaporare i migliori menù degli chef della città in alcuni ristoranti del centro storico, saranno inoltre proposte “Cene a lume di candela” in una romantica atmosfera.

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Cavalcata dell’AssuntaFermo15 agosto

La corsa al galoppo lungo la via del mare tra le contrade per la conquista del Palio faceva parte delle manifestazioni con le quali, fin dal 1182, si onorava la patrona Maria Assunta in cielo, con lo storico corteo della Cavalcata. Interrotta definitivamente nel 1898, la Cavalcata è stata ripristinata nel 1982 e si svolge ogni anno durante il 15 di agosto, con la partecipazione delle 10 contrade, preceduta da manifestazioni che prendono il via dall’arrivo in città del Palio. Un ricco corteo di 650 figuranti della Magistrature cittadine e delle 10 contrade fa da cornice alla tradizionale corsa dei barberi.

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Palio della ranaFermignano 17 – 18 – 19

aprileCome ogni anno le sette contrade (l’Agostina, il Calpino, la Pieve, la Torre, San Lazzaro, San Silvestro, Santa Barbara) si contenderanno l’ambito trofeo spingendo in corsa una carriola su cui si trova una rana. Il Palio della rana è un vero e proprio torneo storico che si disputa per le vie della città pesarese la prima domenica dopo Pasqua.

A rappresentarle i rispettivi scarriolanti contraddistinti dalle casacche raffiguranti lo stemma di ogni contrada e colori. Sulla gara vige un severo e rigido regolamento. Il percorso del Palio è di 170 m, da percorrere in corsa libera con una carriola da spingere e con una imprevedibile rana a bordo. Partecipano alla gara quattro concorrenti per contrada. I vincitori delle 7 batterie più il sorteggiato tra i secondi arrivati, parteciperanno alle semifinali. I primi e i secondi arrivati alle semifinali daranno vita alla finalissima per l’assegnazione del Palio.

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Presepepaese a Mondolfo (PU)

Il 4 e il 6 gennaio 2010 Il presepe allestito a Mondolfo è il più grande presepio vivente del litorale medio-adriatico che richiama, durante le festività di fine anno, migliaia di visitatori attratti dalla bellezza dei luoghi e dalla suggestione del Natale a Mondolfo. La sacra Rappresentazione di Presepepaese, ad ingresso gratuito, potrà essere percorsa nelle giornate di domenica 4 e martedì 6 gennaio 2009, dalle ore 17,30 alle ore 19 nel Castello di Mondolfo.

Dal 30 gennaio al 1 febbraio 2009, invece, il “Monte Novo in

Festa" è il Festival Medievale del Borgo che si svolge nel Centro

storico di Ostra Vetere a partire dalle ore 19.00.

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Quintana ascolana La Quintana ascolana ha luogo la

prima domenica di Agosto, in concomitanza con le feste

patronali di S. Emidio,vede in lizza sei cavalieri giostranti, in rappresentanza di sei sestieri

cittadini. Ogni sestiere sfila con il console, i nobili, i capitani, i

musici, il cavaliere giostrante, la dama, i paggi e le damigelle, gli

armigeri e gli sbandieratori. Dopo la sfilata per le vie cittadine il

corteo giunto al Campo dei Giochi (stadio comunale "Squarcia) e' la volta quindi della gara, i cavalieri si lanciano al galoppo all'assalto

del saraceno, in tre tornate, ciascuno deve colpire con nove assalti il bersaglio; la gara resa

ancora più avvincente dal percorso ("ad otto"). L'impegno

richiesto ai cavalieri grande, devono andare veloci senza

incorrere nelle penalità  (es:uscite di percorso) e cercare

di centrare il tabellone del bersaglio retto dal moro.

Il Magnifico Messere, ottenuti i punteggi dal giudice di percorso,

proclama il nome del sestiere.

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Fiera Nazionale del Tartufo Bianco

«Acqualagna» - MarcheGrandi preparativi per la 44^

Fiera Nazionale del Tartufo Bianco Pregiato di

Acqualagna ( 25-31 ottobre, 1-7-8 novembre 2009 ) quando le cinque

giornate della manifestazione di cui

protagonista indiscusso è il prelibato tartufo,

saranno accompagnate da eventi di notevole

rilevanza socioculturale, economica ed

enogastronomica che renderanno questa

edizione un appuntamento unico e

imperdibile.

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Dolce Natale... al cioccolato

6/7/8 - 13 – 20 Dicembre 2010 Pergola(PU)

L'Assessorato al Turismo e alla Cultura di Pergola propone la manifestazione “Dolce Natale al cioccolato” che si svolgerà nel centro storico durante il Ponte dell'Immacolata nelle domeniche 13 e 20 Dicembre. La manifestazione si svolgerà nel centro storico, con animazione per grandi e piccini, laboratori natalizi, degustazioni di prodotti tipici, sculture di ghiaccio, tante idee regalo ed una Tombola di Natale. Il tutto in una calda atmosfera natalizia e con la dolcezza del cioccolato!!

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ARTE & CULTURA

Le Marche sono una terra ricca di testimonianze artistiche e religiose, celebre per gli illustri personaggi a cui ha dato i natali (Donato Bramante a Fermignano, Giacomo Leopardi a Recanati solo per citarne alcuni). Il suo fascino è nel paesaggio costellato di piccoli borghi, di centri fortificati e solari località di pianura, di piccole e preziose chiese, affascinanti per la loro storia e la loro arte. Fermo, Ancona, Ascoli Piceno sono le città maggiori. Urbino, culla della civiltà rinascimentale, accoglie la Galleria Nazionale delle Marche. Loreto, invece, è dominata da uno dei più importanti santuari d’Italia, il celebre Santuario della Santa Casa.

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Ascoli Piceno ha veramente molto da offrire ai suoi visitatori: è una delle più belle città italiane caratterizzata dal travertino, materiale impiegato per la costruzione delle abitazioni, dei palazzi e delle chiese della città. Una delle prime cose che si notano appena si arriva ad Ascoli Piceno è sicuramente la Piazza del Popolo, costruita in stile rinascimentale e centro culturale della città, sulla quale si affacciano Palazzo dei Capitani, la Chiesa di San Francesco e lo storico caffè Meletti. Nelle immediate vicinanze si trova il teatro Ventidio Basso. Si prosegue per la splendida Piazza Arringo sulla quale si affacciano la Cattedrale di S. Emidio e il Palazzo Comunale, oggi sede del comune che ospita la Pinacoteca Civica.

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Palazzo dei capitani Sede del Comune dal 1400 al 1456, residenza dei vari governatori, pontefici, prefetti, podestà che hanno fatto la storia della città. Il nome gli è dovuto perché il Palazzo è stato la sede dei Capitani del Popolo, ovvero la magistratura di estrazione popolare della fine del Trecento. Il palazzo fu costruito in travertino verso la fine del XIII secolo, ampliando una più antica costruzione già pubblica ormai non più rispondente alle mutate condizioni politiche del tempo. Il palazzo ha subito gravi danni, soprattutto nella facciata anteriore, nell'incendio del 1535, fattovi appiccare dal commissario pontificio per snidare alcuni faziosi che vi si erano rinchiusi. La stessa facciata si allargò oltre la torre, incorporandola. All'interno del Palazzo è un cortile con stupendo porticato a logge in tre piani, del XVI secolo. Dopo un restauro durato anni, il Palazzo offre oggi un percorso archeologico di grande interesse passando da ambienti dell'era imperiale a forme medioevali. L'apertura di questa zona costituisce, nelle Marche, il primo esempio di area archeologica urbana adibita a museo.

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La Chiesa di S.Francesco venne edificata a partire dalla prima metà del Duecento, ma i lavori furono portati a termine solo nel corso del Cinquecento. La facciata presenta tre portali di stile gotico decorati con elementi floreali e geometrici. Nel prospetto che si affaccia su Piazza del Popolo si trova il portale sormontato dalla statua cinquecentesca di Giulio II. L'interno è composto da tre navate separate da pilastri di forma ottagonale. La Chiesa conserva un Crocifisso ligneo rimasto intatto dopo l'incendio che danneggiò Palazzo dei Capitani, sua precedente collocazione. L'opera è considerata miracolosa dalla devozione popolare per il fatto che dal Crocifisso è uscito, per due volte, del sangue. Nella sagrestia si trovano armadi settecenteschi, alcuni dipinti e un reliquiario in rame del Trecento.

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Il Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, dalla struttura neoclassica, è uno dei 63 teatri storici delle Marche. Il Ventidio Basso continua e materializza la millenaria tradizione culturale cittadina, presente già nell'antichità con il teatro romano adiacente alla porta Gemina, i cui resti sono ancora visibili. Sulla sua scena compaiono i più bei nomi del teatro italiano e europeo. Compositori e direttori d'orchestra come Pietro Mascagni; artisti del bel canto come Beniamino Gigli, Katia Ricciarelli e molti altri. Le attività e le produzioni del Teatro Ventidio Basso sono attualmente impegnate anche in collaborazioni importanti con molti teatri e festival culturali in tutto il mondo mettendo in risalto le nostre antiche tradizioni teatrali e culturali da sempre apprezzate ovunque.

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La Pinacoteca civica è situata nel palazzo Comunale, fu istituita nel 1861 con il trasferimento di opere d'arte dalle chiese degli ordini religiosi soppressi. In seguito, la raccolta si è arricchita di lasciti,donazioni e di depositi come quello della Galleria d'Arte Moderna di Roma, divenendo così la più importante Pinacoteca Civica delle Marche, dopo quella statale di Urbino, e una tra le più cospicue dell'Italia centrale. Le sue sale sono ricche di arredi antichi che rendono gli ambienti preziosi ed eleganti e danno la sensazione di trovarsi in un palazzo nobiliare. Da non perdere: i dipinti su tavola di Carlo Crivelli; le tele di Tiziano e le collezioni di ceramiche e di strumenti musicali.

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Il Duomo di Ascoli costruito in onore di S. Emidio patrono della citta' e protettore dai terremoti. Nato in Germania, secondo la tradizione, giunse ad Ascoli sotto l'imperatore Diocleziano. Accusato di aver predicato la religione cristiana e di aver battezzato molte persone fu decapitato. Nell'abside, sul tamburo della cupola, e' illustrata tutta la storia del Santo e del suo martirio. Intorno al sec. XI, nella Cattedrale fu costruita la cripta dove vennero trasportate le spoglie di S. Emidio, inserite in un sarcofago romano del sec. IV.

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Fermo

Fermo conserva un impianto urbano rinascimentale intatto, che dalla principale Piazza del Popolo, tra le più belle delle Marche, è godibile attraverso una serie di itinerari costellati di chiese, palazzi nobiliari, cortili e portali artistici; offre una Pinacoteca ricca di tavole tardogotiche e celebre per la famosa Adorazione dei Pastori di P.P. Rubens; ospita una Biblioteca tra le più note in Italia per il suo patrimonio librario antico, il cui cuore è la secentesca Sala del Mappamondo; custodisce nel sottosuolo un complesso di Cisterne Romane di epoca augustea tra i più importanti al mondo, la cui visita è imprescindibile per chiunque giunga in Città anche per poche ore. Un posto d'eccellenza merita, nell'offerta culturale fermana, il settecentesco Teatro Comunale dell'Aquila, tra i più belli e più grandi delle Marche, che oltre a rappresentare uno dei beni culturali più apprezzati della Città, vi si svolgono importanti stagioni di spettacolo, da quella lirica a quella di prosa, secondo una tradizione plurisecolare che ha visto le sue scene calcate dai più grandi nomi dello spettacolo internazionale. Un evento che attrae centinaia di turisti è la rievocazione storica della “Cavalcata dell’Assunta” il 15 di agosto.Turismo

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Edificato alla fine del Duecento, Palazzo dei Priori è il più antico palazzo della Città nato dall'aggregazione di edifici già esistenti, unificati da un'imponente facciata rinascimentale solamente nel 1500. Al suo interno, situata al primo piano, si trova la sezione picena del Museo Archeologico dove sono visi bili i reperti fermani che testimoniano la civiltà preromana picena dal IX al III secolo a.C. Al secondo piano è visitabile la Pinacoteca Civica. Fra le opere più importanti le famose tavolette tardo-gotiche con le Storie di S. Lucia del veneziano Jacobello del Fiore oltre ad importanti opere seicentesche quali la famosa "Adorazione dei pastori" di Peter Paul Rubens. Parte del percorso è anche il gioiello della Città: la prestigiosa Sala del Mappamondo, che, oltre a conservare il fondo più antico della Biblioteca Civica, ospita il grande Mappamondo realizzato nel 1713 dall'abate Amanzio Moroncelli.

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La Biblioteca comunale di Fermo nasce come biblioteca pubblica e vanta oltre tre secoli di storia. Il suo nucleo originario è costituito dalla Sala del Mappamondo.La maestosa sala, interamente scaffalata in legno di noce, conserva il fondo più antico della Biblioteca, costituito da circa sedicimila volumi, prevalentemente del XVI secolo, provenienti in gran parte dalle donazioni di Romolo Spezioli, medico fermano di fiducia della Regina Cristina di Svezia stabilitasi a Roma. Nell'ambiente è collocato il Mappamondo disegnato nel 1713 dal cartografo Silvestro Amanzio Moroncelli, di circa due metri di diametro e di splendida fattura. La Biblioteca, meta ambita da ricercatori e studiosi di tutto il mondo, conserva tra il Palazzo dei Priori e l'adiacente Palazzo degli Studi codici riccamente miniati, edizioni a stampa rarissime, un fondo grafico inesauribile. Accanto al cuore storico della Biblioteca, pulsa quello contemporaneo: il catalogo informatizzato consente l'accesso al ricco fondo moderno, ai periodici correnti e alle donazioni novecentesche.

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Aperto il 26 settembre 1790, il Teatro è da oltre 200 anni uno dei poli principali dell'attività culturale delle Marche. Pregevole è il dipinto del soffitto, pittura a tempera opera di Luigi Cochetti. Notevole anche il sipario storico,anch'esso opera del pittore. Lo scenografo scaligero Alessandro Sanquirico, il maggiore del tempo, dipinse per il Teatro sei suggestivi fondali, tuttora conservati nei magazzini. Estremamente importanti anche perché unici fondali originali dell'artista oggi esistenti. Il palcoscenico di circa 350 metri quadrati e l'acustica perfetta ne fanno una delle sale storiche più prestigiose d'Italia. Il Teatro, che ha vissuto i fasti ottocenteschi con opere liriche e di prosa in contemporanea con le principali capitali europee e con la presenza dei più grandi artisti internazionali, è tornato ad essere il centro di una ampia e prestigiosa attività artistica dopo un restauro che nel 1997 lo ha restituito al suo antico splendore.

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Recanati

Recanati è un celebre comune che sorge nelle Marche, precisamente in provincia di Macerata. Il luogo è universalmente noto per aver dato i natali al sommo poeta Giacomo Leopardi, e al tenore Beniamino Gigli, oltre che per la magnificenza dei suoi paesaggi.

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La casa natale del poeta sorge nel rione di Monte Morello, che prende nome da uno dei tre castelli di cui l’antica città era costituita. Alla metà del XVIII secolo l’architetto Carlo Orazio Leopardi riunì in un unico nucleo i vari edifici in cui la famiglia aveva abitato ininterrottamente fino dal secolo XIII; a questa operazione di restauro si devono l’attuale facciata in stile neoclassico e lo scalone d’ingresso. Il palazzo, oltre alla parte abitata dalla famiglia, contiene, aperti e visitabili tutto l’anno, l’importante biblioteca raccolta da Monaldo, fonte inesauribile di sapere per i suoi figli, ed una sezione museale ricca di oggetti e documenti riguardanti la famiglia e particolarmente il poeta.

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La biblioteca accoglie più di 20.000 volumi, di cui la maggior parte ivi raccolti ed ordinati da Monaldo Leopardi padre di Giacomo. L’attuale percorso della biblioteca non rispecchia in pieno la sistemazione iniziale, ma è stato dettato dalla necessità di adeguarsi alle vigenti norme di sicurezza. La collocazione dei volumi e dei ricordi è tuttavia rimasta inalterata dal tempo della sua costituzione, come attestano le schede della catalogazione compilate da Monaldo e dai suoi figli. Alla biblioteca si accede ora attraverso alcune stanze dove in tempi recenti furono e vengono tuttora collocati saggi di critica leopardiana, oltre ad edizioni e traduzioni delle opere di Giacomo.

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Il museo Gigli è ospitato nel Palazzo Comunale di Recanati. Il museo Gigli è stato realizzato in stile neoclassico su progetto di Pietro Collina e modificato dagli interventi dell'architetto Gaetano Koch che permisero le realizzazioni dello scalone di rappresentanza e dell'Aula Magna. Venne interamente restaurato in occasione del Primo Centenario Leopardiano le cui celebrazioni furono inaugurate nel 1898 da Giosuè Carducci. Il museo dedicato a Beniamino Gigli venne inaugurato nel 1961. La collezione comprende il materiale che gli eredi di Beniamino Gigli donarono al Comune: cimeli, ricordi, costumi, oggetti di scena decorazioni, diplomi, fotografie e ritratti del famoso tenore recanatese. Nelle sale si conservano anche articoli e recensioni apparsi sui quotidiani di tutto il mondo. In fondo all'ultima sala è stato ricostruito il camerino dell'artista. Per tutto il percorso il visitatore viene accompagnato dalla suggestiva voce del tenore.

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MacerataCittà delle Marche, capoluogo di provincia, situata in posizione dominante sulle valli del Potenza e del Chienti; notevole come centro commerciale agricolo, è anche importante nella regione come centro culturale, sede di università. L'economia è spiccatamente agricola, in declino l'allevamento ovino. In sviluppo invece l'industria turistico - balneare, anche se i centri più importanti e popolosi sono quelli interni, notevoli come cittadine culturali. Oggi la città, ancora cinta dai bastioni cinquecenteschi, è percorsa dalle tante strade che salgono verso Piazza della Libertà, il cuore del nucleo storico, su cui si affacciano la Loggia dei Mercanti, di gusto rinascimentale, il Palazzo del Comune, la Torre dell'Orologio e il Palazzo dell'Università. E’ possibile assistere alle opere liriche nello Sferisterio, appena fuori la città.

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Lo Sferisterio di Macerata rappresenta una delle opere più significative del tardo Neoclassicismo europeo. Nella prima metà dell’Ottocento alcuni maceratesi benestanti vollero dotare la città di una struttura permanente per il gioco del pallone col bracciale e nello stesso tempo un’arena per lo ’steccato’, la caccia al toro, la tauromachia molto popolare nello stato pontificio. La particolare forma dell’edificio fu studiata per adattarsi perfettamente alle caratteristiche di tutte le attività ginniche della prima metà dell’800. L’interno è impressionante: un’immensa arena delimitata da due testate rettilinee raccordate da un’ampia curva e da un maestoso muro rettilineo di fondo. E’ il famoso muro d’appoggio previsto dal regolamento del gioco del pallone come battipalla. Le 56 colonne doriche si concludono con una elegante balconata in pietra che fa da cornice di chiusura. Una costruzione, di impronta neoclassica con reminiscenze palladiane, non solo maestosa e armonica in sé, ma anche in grado di integrarsi perfettamente nel tessuto urbano cittadino. L’armonica struttura garantisce una perfetta visibilità e un’insuperabile acustica.

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Ancona Benvenuti ad Ancona, nel cuore del paese, al centro d’Italia e della regione Marche di cui la

città è capoluogo. Benvenuti in un territorio multiforme tutto da scoprire, in un ambiente rilassante dove la qualità della vita è tra le più alte d’Europa. Già abitata 1400 anni prima di Cristo, Ancona, nei secoli, è stata approdo di grandi civiltà che ne hanno profondamente segnato il volto. La città, svolge oggi un ruolo fondamentale nella collaborazione tra i paesi che si affacciano sull’Adriatico. Ancona da sempre ha intrecciato le sue storie al mare che le ha regalato un’indole libera e orgogliosa. Il monte della città, il monte Conero a picco sul mare, dà il suo nome al Parco Regionale che comincia proprio ad Ancona e custodisce qui scorci di natura inaspettati e unici in un trionfo di profumi indimenticabile. Da Ancona si raggiungono velocemente località di grande interesse come Loreto, Recanati, Senigallia, Jesi, le splendide grotte di Frasassi, Fabriano, e un po’ più in là il gioiello del Montefeltro, Urbino. Questa è la terra dei Centro Teatri, dove tutto l’anno teatri storici disseminati in ogni piccolo comune ospitano spettacoli di qualità, e pure dei Cento Sapori: sono quelli di una cucina gustosa e ricercata tra mare e monte, quelli dei migliori vini d’Italia e del mondo, il Rosso Conero, il Verdicchio. Le maggiori attrattive della città sono l’arco di Traiano, il duomo di San Ciriaco, la chiesa romanica di Santa Maria delle Grazie, Palazzo del Governo, la Mole Vanvitelliana, il Teatro delle Muse.

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Del periodo romano Ancona conserva il più insigne monumento delle Marche: l'arco di Traiano eretto nel 115 d. C. da Apollodoro di Damasco. L'Arco risale ad un periodo compreso tra il 100 e il 115 d.C. e venne edificato come omaggio all'imperatore Traiano, il quale aveva predisposto interventi di ampliamento del porto cittadino. La struttura in marmo è composta da un arco, originariamente era ornato con fregi bronzei e sculture. Tra le statue era presente quella di Traiano fiancheggiato da quella della moglie Plotina e della sorella Marciana.

Duomo di san Ciriaco, elevato su una precedente basilica del sec. VI dedicata a San Lorenzo, nei secc. XI-XIII fu trasformato nell' attuale pianta a croce greca con l'aggiunta di una cupola poligona, del caratteristico portale strombato e del protiro, che ne fanno uno degli esempi più significativi dell' architettura romanica marchigiana.

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Resti di architetture paleocristiane sono stati rinvenuti durante scavi nella chiesa romanica di Santa Maria della Piazza altro esempio del romanico ad Ancona. Edificata intorno al XI - XII secolo sulle rovine di due chiese paleocristiane, rappresenta una testimonianza dell'Ancona medioevale. La Chiesa è un gioiello di architettura romanica: ha una pianta rettangolare. Uno schema a croce latina ed è divisa in tre navate. La zona dell'altare, preceduta da una scalinata, è sopraelevata. Il campanile aveva in origine una funzione strategica, essendo una torre addossata alla fortificazione che si collegava al colle retrostante. Il portale, ricco di ornamenti, colpisce per il movimento ed il fine intreccio delle arcatelle e dei polastrini. È stata attualmente restaurata.

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Il palazzo del Governo assunse forme schiettamente rinascimentali, su disegno di Francesco di Giorgio, nel 1484; mentre il palazzo degli Anziani, già sede comunale, e il grandioso palazzo Ferretti, attribuito a P. Tibaldi, furono anch'essi più tardi rinnovati (secc. XVI-XVII).

Nell'architettura del Settecento predomina l'influsso di L. Vanvitelli, autore della Mole Vanvitelliana, grandioso edificio pentagonale costruito nel porto originariamente a scopo difensivo, dell'arco Clementino esemplato su quello romano, dello scenografico prospetto della chiesa del Gesù.

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Costruito nel 1827 in stile neoclassico con una sala tipica a ferro di cavallo e 4 ordini di palchi, il Teatro delle Muse di Ancona è stato riaperto il 13 ottobre 2002 come un nuovo oggetto architettonico . Con l’introduzione di due pilastri in cemento armato, un progetto degli anni Settanta cancellava l’immagine originale delle Muse. A partire da qui, il nuovo progetto restaura un rapporto armonico tra l’interno moderno e le facciate neoclassiche, creando una continuità concettuale con lo spazio urbano esterno. Con le sue sale prova, il suo salone delle feste e un’acustica studiata tra Tokio e Bologna, quello delle Muse è il teatro più grande delle Marche ed una delle strutture teatrali fra le più moderne e all’avanguardia del centro Italia.

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Pesaro

Pesaro è famosa, tra le altre cose, per lo storico Conservatorio, la Basilica, il palazzo della Prefettura, Teatro e la stagione lirica e per aver dato i natali a Gioacchino Rossini, Renata Tebaldi nonché per aver formato numerosi altri alti esponenti della musica e della lirica. Simbolo di Pesaro è la Rosa di Pesaro, altro riferimento simbolico di origine più moderna è la sfera, scultura di Arnaldo Pomodoro, la quale è il prototipo della sfera che raffigura il mondo , dai pesaresi chiamata simpaticamente, "la Palla di Pomodoro".

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Il Palazzo Ducale, ora sede della Prefettura, fu fatto erigere da Alessandro Sforza nella seconda metà del XV secolo. La facciata è costituita da un portico di sei arcate rette da pesanti pilastri a bozze e di un piano superiore con cinque finestre coronate di stemmi, festoni e putti. Il fianco destro, ha l'arco terminale del portico gotico e, al piano superiore, due grandi finestre, simili a quelle frontali ma prive di coronamento .

Recentemente restaurata nel gennaio 2006, è la Basilica Cattedrale, eretta su resti di un edificio tardo-romano in età romanica. La facciata, in stile romanico-gotico è incompiuta: ha un semplice portale ogivale sovrastato da una fascia di archetti. Già adibita a carcere, la poderosa Rocca Costanza è in attesa di nuova destinazione. Opera quattrocentesca a pianta quadrata, rafforzata da torrioni cilindrici, è cinta da un ampio fossato.

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Pesaro è la città natale del compositore Gioacchino Rossini, di cui è visitabile la casa-museo Rossini ed al quale sono intitolati un frequentatissimo conservatorio e l'omonimo teatro; inoltre, dal 1980, vi si svolge tutte le estati il Rossini Opera Festival che richiama appassionati della lirica da tutto il mondo. A pochi metri dal Palazzo Ducale sorge la sua piccola casa natale fiancheggiata da due tipiche botteghe del settecento. All'interno della casa è stato realizzato un museo, Casa Rossini, dedicato al compositore, consistente in una raccolta di manifesti, stampe, ritratti. La Villa Imperiale, sul colle San Bartolo, edificata nel XV secolo ed ampliata nel secolo successivo. Le sale sono decorate da autori di notevole rilievo. Dal 1965 si svolge annualmente a Pesaro la Mostra del Nuovo Cinema, uno dei più importanti festival cinematografici italiani e tra le principali manifestazioni internazionali dedicate al cinema sperimentale e di ricerca.

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UrbinoUrbino, centro politico e culturale della signoria dei Montefeltro, si identifica immediatamente con l’originale profilo del suo Palazzo Ducale, uno dei capolavori più insigni dell'arte rinascimentale.La cittadina, che dette i natali a Raffaello, visse una spettacolare fioritura artistica durante il Cinquecento, attirando artisti e studiosi da tutta Italia ed oltre, influenzando gli sviluppi culturali europei. Il luogo di ritrovo preferito degli urbinati oggi è Piazza della Repubblica.

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Il Palazzo Ducale, voluto dal Duca di Urbino Federico da Montefeltro venne costruito nel corso del XV secolo in fasi successive. Fra le innumerevoli maestranze che furono impiegate in tale costruzione, vogliamo qui ricordare Luciano Laurana e il senese Francesco di Giorgio Martini. Il nucleo più antico del palazzo si affaccia con il suo lato lungo su piazza del Rinascimento, collegandosi alla Chiesa di San Domenico, abbellita da un elegante portale rinascimentale. Al nuovo architetto Luciano Laurana vanno attribuiti numerosi ambienti del piano nobile oltre alla progettazione delle due grandi invenzioni eterne della residenza: la famosa facciata dei Torricini e lo Studiolo del Duca Federico. A sostituire il Laurana fu l’architetto senese Francesco di Giorgio Martini il quale si occupò dell'ultimazione delle parti incomplete del palazzo nonchè dell'ideazione del complesso impianto idrico . Con il Martini il palazzo era diventato ciò che ancor oggi ci affascina incredibilmente: una costruzione di straordinaria raffinatezza decorativa, di eccezionale bellezza, di grandissima comodità; un "palazzo in forma di città" in grado di accogliere centinaia di persone. I vari ambienti del palazzo furono riempiti di oggetti splendidi e soprattutto grandi opere d'arte realizzate dai più grandi artisti del Rinascimento: Piero della Francesca, Paolo Uccello, Raffaello, Tiziano e molti altri. Nel 1912 all'interno del Palazzo è stata allestita la Galleria Nazionale delle Marche che ha permesso il recupero di numerose opere d'arte.

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La casa natale di Raffaello, in cui nacque anche il padre, Giovanni Santi, nel quarto decennio del XV secolo, come è riportato dalla lapide sulla facciata della casa. Raffaello vi nacque nel 1483. Nel piccolo cortile interno è visibile la "pietra" dove padre e figlio erano soliti preparare i colori. All' interno vi sono conservati dipinti, manoscritti e arredi. Da segnalare, in particolare, l' affresco della "Madonna col Bambino", nella stanza dove nacque il pittore e a lui stesso attribuito come dipinto in giovanissima età. Vi sono inoltre conservati dipinti del padre, Giovanni Santi, e dei discepoli Timoteo Viti e Giulio Romano. C'è anche chi sostiene che vi abbia soggiornato come ospite del Santi, anche Piero della Francesca, quando fu convocato a Urbino dal Duca Federico.

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La Galleria Nazionale delle Marche fu istituita all'interno del Palazzo Ducale nel 1912. L'ultimo allestimento (1982) è stato curato in modo da creare un' armonia tra le opere esposte e le sale che le contengono. Sono da ricordare alcuni capolavori assoluti della storia dell'arte qui conservati : due opere di Piero della Francesca " la Flagellazione di Cristo" e "la Madonna di Senigallia" , "la Comunione degli Apostoli" di Giusto di Gand ; "il Miracolo dell' Ostia Profanata" di Paolo Uccello ; la sublime "Muta" di Raffaello.

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Piazza della Repubblica è oggi il nodo stradale storico della città. Nei tempi remoti dell'Urbino romana si trovava fuori della cinta muraria come agevole accesso alla città. Diventò Pian di Mercato" o "Pian di mezzo "con l'espansione edilizia oltre le mura romane. Uno dei palazzi prospicenti la piazza è quello degli Scolopi dove un tempo sorgevano la chiesa e il convento di Sant'Agata e la chiesa di Santa Maria che furono demoliti. In mezzo alla piazza era posizionato anche un obelisco che però è stato spostato nell'ex piazzetta Farina. Anche la fontana, è stata tolta ed è da poco stata sostituita.

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