Il Value Factor nei mercati borsistici...Cos’è il Value Factor In genere, in ambito finanziario,...
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Ricerca con metodi statistici dei
fattori determinanti per il successo
delle SpA nel mercato borsistico e
nel sistema economico, realizzata
attraverso lo studio delle
quotazioni storiche e dei bilanci dei
principali gruppi bancari italiani.
Studio realizzato da Luca Martino,
- Facoltà di Economia -
Il Value Factor nei mercati borsistici
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"Il capitalismo non è intelligente, non è bello,
non è giusto, non è virtuoso e non produce i
beni necessari. In breve, non ci piace e
stiamo cominciando a disprezzarlo. Ma
quando ci chiediamo cosa mettere al suo
posto, restiamo estremamente perplessi."
John Maynard Keynes
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Indice
Indice ................................................................................................................................................................. 2
Lo scopo della ricerca ........................................................................................................................................ 3
Cos’è il Value Factor .......................................................................................................................................... 4
L’individuazione delle SpA da studiare .............................................................................................................. 4
Il set di dati ........................................................................................................................................................ 6
Il Piano delle Variabili ........................................................................................................................................ 9
Studio iniziale del gruppo di banche ............................................................................................................... 11
Legami tra variabili .......................................................................................................................................... 16
Analisi complessiva .......................................................................................................................................... 20
Significatività del gruppo di SpA in esame....................................................................................................... 24
L’analisi del Valore di Mercato ........................................................................................................................ 26
Confronto con l’anno contabile precedente ................................................................................................... 33
Un diverso punto di vista ................................................................................................................................. 36
Il Value Factor come Fattore Forma ................................................................................................................ 38
Conclusioni ...................................................................................................................................................... 42
Bibliografia ....................................................................................................................................................... 44
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Lo scopo della ricerca
La caratteristica fondamentale degli investimenti nei mercati regolamentati di tutto il mondo è certamente
quella di avere un fine ben definito: il profitto. Mentre l’investimento diretto nella creazione di un’azienda
può generalmente avere anche altri scopi (ideologici, politici, e finanche familiari), l’investimento in azioni
di società quotate nelle borse mondiali ha essenzialmente il fine unico di generare il maggior profitto
possibile. Questa caratteristica dell’investimento azionario ha spinto investitori e studiosi di ogni tempo a
portare avanti una ricerca approfondita per individuare, nella maniera più precisa possibile, la capacità di
generare profitto di un’azienda. Gli economisti hanno ideato centinaia di modi per analizzare i dati di una
società e comprendere così le reali capacità di generare utili, che sarebbero poi equivalsi a più alti dividendi
per gli azionisti, ad un maggior valore intrinseco delle azioni stesse, o entrambe le cose.
Indici come il ROS (Return on Sales), il ROE (Return on Equity), il ROI (Return on Investment),
rappresentano proprio questo tentativo di sintetizzare chiaramente la redditività di un’azienda. Altri indici
sono ancora più diretti e mettono in relazione l’investimento in azioni col profitto atteso; non a caso uno
dei valori principali che esaminano i risparmiatori prima di comprare le azioni di una società è il PE, cioè il
rapporto Prezzo/Utili (Price-Earnings Ratio è il prezzo dell’azione diviso l’utile atteso per ogni azione).
Ma la valutazione di un titolo da acquistare in borsa, come in genere accade per qualsiasi prodotto o
servizio, è un problema multidimensionale, per cui la creazione di indici di liquidità, di leva, di redditività o
sviluppo, è in realtà una semplificazione eccessiva del lavoro di analisi, che fa perdere moltissime
informazioni (oltre al fatto che molti indici, come il P/E, hanno grossi limiti dovuti al modo in cui sono
costruiti; ad esempio lo sfasamento temporale fra le grandezze utilizzate).
E’ forse questa una delle motivazioni per cui spessissimo chi si affida a tali indici non ottiene il guadagno
sperato, e probabilmente è tra i fattori che nel corso della storia del capitalismo hanno creato i maggiori
problemi all’economia reale: con ciò si intende dire che spesso i manager gestivano le aziende cercando di
ottenere valori ottimali degli indici più importanti guardati dagli analisti, dimenticando che il loro scopo di
amministratori virtuosi dovesse essere quello di creare “reale valore”.
Lo scopo di questa ricerca è di provare ad identificare il Value Factor, il Fattore Valore, ovvero quella
caratteristica, o insieme di caratteristiche, che permettono ad una azienda di creare valore nel tempo,
indipendentemente dalla valorizzazione che le viene riconosciuta sul piano speculativo.
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Cos’è il Value Factor
In genere, in ambito finanziario, il termine Present Value Factor indica un fattore utilizzato per calcolare
una stima del valore attuale di un importo che deve essere ricevuto in un periodo futuro. Ci sono poi autori
che hanno utilizzato questo termine in altri ambiti, come quello del management aziendale di alto livello,
per indicare il fattore determinante affinché la propria azienda possa prevalere sui propri competitors.
Mutuando il significato della definizione finanziaria (ovvero come indice capace di descrivere una situazione
futura) e quello di natura manageriale, ovvero di “fattore determinante” per il successo sui mercati, noi
intendiamo per Value Factor un insieme di elementi, che permettano ad una società di creare valore reale.
Per Valore Reale si intende la capacità dell’azienda di durare nel tempo, crescendo a ritmi costanti e
garantendo così occupazione e servizi in costante crescita, la capacità di pagare adeguatamente il rischio
degli azionisti e di minimizzare gli eventuali impatti negativi del proprio operare nei settori di competenza.
L’individuazione delle SpA da studiare
La ricerca del VF è un progetto di ampio respiro, che necessiterebbe dell’analisi condotta su società
operanti in diversi settori dell’industria e dei servizi. Tuttavia si è deciso di iniziare con una particolare
popolazione: i gruppi bancari. E fra questi l’analisi sarà condotta su un campione ristretto di società,
costituito dai primi venti Gruppi Bancari operanti in Italia.
Si precisa che il termine “campione” non ha l’accezione propria datagli in campo statistico, in quanto non è
stato scelto in maniera casuale, e non è quindi rappresentativo per inferenza di tutte le oltre 600 banche
operanti in Italia. Ma questo gruppo di società (che più avanti continueremo a chiamare impropriamente
“campione”) rappresenta la totalità dei gruppi bancari quotati nella Borsa Italiana, per cui è senz’altro
rappresentativo delle SpA che interessano la nostra ricerca.
Le banche rappresentano un’ottima popolazione per lo studio in questione, perché hanno bilanci
facilmente confrontabili, e settori di operatività ben definiti.
Poiché l’analisi che si è deciso di condurre prenderà in considerazione le quotazioni di borsa e siccome si
ricerca un VF il più possibile non influenzato da turbolenze di mercato, lo studio del campione è stato fatto
sui dati di un preciso momento storico in cui i mercati mondiali, ed in particolar modo il settore del credito,
hanno avuto un periodo di relativa tranquillità: ovvero l’anno 2004 (e per alcune analisi di confronto l’anno
2003).
Questa scelta è stata fatta partendo dallo studio dell’andamento dell’indice Euribor (acronimo di EURo
Inter Bank Offered Rate). Tale valore è un buon indicatore delle turbolenze del mercato bancario poiché
rappresenta il tasso di interesse a cui le banche si prestano denaro, ed è quindi legato ad una pluralità di
fattori economici, oltre che al tasso di interesse deciso dalla Banca Centrale Europea.
Si aggiunge in fine che, date le relazioni tra Saggio di Interesse e Riserve Bancarie, messe in luce dalle
basilari nozioni di Macroeconomia, ha senso analizzare i bilanci in maniera comparata solo in periodi di
stabilità di tale tasso.
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Come si può vedere dal grafico, che mostra l’andamento dell’Euribor ad uno, tre e sei mesi, nell’ultimo
decennio l’indice ha conosciuto un solo periodo di stabilità, ed è grossomodo quello che va da agosto 2003
a settembre 2005.
In questi ultimi anni, ad esempio, come conseguenza della crisi dei mutui sub-prime, l’Euribor ha avuto una
forte impennata, per poi crollare negli ultimi mesi, ora che gli scenari di conclamata recessione hanno
indotto le Banche Centrali ad attuare continui tagli dei tassi di interesse.
Sia le fasi cicliche di mercato, sia i fatti contingenti (ad esempio gli attentati terroristici dell’11 settembre
2001), sono evidenti nel grafico proposto; per cui si può ragionevolmente affermare che l’Euribor rispecchia
i periodi di turbolenze dei mercati.
Queste considerazioni ci hanno indotto ad effettuare il nostro studio proprio nei mesi di minore volatilità
dei mercati, ovvero nel periodo centrale del biennio sopra evidenziato. Si è quindi deciso di studiare i
bilanci delle società in esame per l’esercizio 2004 (posti in relazione alla quotazioni di dicembre 2004), e per
alcuni confronti si sono presi i bilanci dell’anno 2003 (posti ovviamente in relazione alle quotazioni
borsistiche del dicembre del 2003).
Come già accennato, si sono scelte, quali unità del campione da studiare, i primi 20 gruppi bancari operanti
in Italia nel periodo in esame. Il motivo di un campione così ristretto è legato al fatto che i dati quantitativi
per banche di dimensioni medie o piccole sarebbero del tutto incomparabili con quelli dei grossi gruppi
bancari. Le enormi differenze, infatti, falserebbero il risultato di elaborazioni statistiche congiunte dei
rispettivi dati.
Sarebbe eventualmente utile, in un secondo momento, confrontare i dati ottenuti in questo studio con
quelli risultanti da un identico procedimento di ricerca, condotto sulle centinaia di altre banche operanti sul
territorio italiano (in tutto ci sono 608 banche e 59 gruppi bancari).
Si ricorda, tuttavia, che il fine ultimo di questo studio è il confronto con i valori di mercato dei titoli azionari,
e tale confronto è possibile esclusivamente per i primi grandi gruppi (che sono quotati in borsa).
Tali società sono, nell’ordine di importanza per capacità di raccolta verso clientela:
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BANCA INTESA
UNICREDITO ITALIANO
SANPAOLO IMI
BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA
CAPITALIA
BANCA NAZIONALE DEL LAVORO
BPU BANCA - BANCHE POPOLARI UNITE
BANCO POPOLARE DI VERONA E NOVARA
BANCA ANTONVENETA - BANCA ANTONIANA POPOLARE VENETA
BANCO POPOLARE DELL'EMILIA ROMAGNA
BANCA POPOLARE DI LODI
BANCA LOMBARDA - BANCA LOMBARDA E PIEMONTESE
BANCA POPOLARE DI MILANO
MEDIOBANCA - BANCA DI CREDITO FINANZIARIO
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
DEXIA CREDIOP
BANCA CARIGE - CASSA DI RISPARMIO DI GENOVA E IMPERIA
CREDEMHOLDING - CREDITO EMILIANO HOLDING
BANCA POPOLARE DI VICENZA
DEUTSCHE BANK
Si precisano alcune informazioni rilevanti sul campione in esame.
Tra queste società, Dexia Crediop e Banca Popolare di Vicenza non sono state mai quotate in Borsa;
Deutsche Bank è quotata da luglio 2006.
BNL nel novembre 2004 ha attuato un aumento di Capitale Sociale.
In secondo luogo, alcuni gruppi bancari, negli ultimi anni, si sono fusi, altri hanno ceduto settori strategici,
altri ne hanno acquisiti; tutto ciò non rende facile un raffronto con la situazione attuale.
Questi fatti, però, non sono motivo di esclusione delle unità dal campione; si è quindi deciso di procedere
comunque nelle analisi statistiche, che risulteranno tuttavia parziali (e saranno opportunamente
evidenziate come tali) nei casi in cui la mancanza di dati (come i valori correnti delle azioni di società non
quotate), o l’impossibilità di fare raffronti con dati attuali (nel caso ad esempio delle fusioni), rendano
impossibili o inesatte le valutazioni oggetto di questo studio.
Il set di dati
Saranno utilizzati i dati ufficiali dei bilanci 2004 e 2003 delle società, con riferimento alle seguenti voci, di
cui specifichiamo il significato (tra parentesi c’è la sigla riportata negli schemi a pagina 8):
o Nome della Banca = (Nom. Ban.) Nome della banca o del gruppo bancario.
o Categoria = (Cat) Ad ogni banca, nella bibliografia a cui si fa riferimento per i dati del presente studio, è stata
attribuita una categoria di appartenenza, in relazione alla tipologia societaria e al core business;
tale dato è utile per confrontare banche con caratteristiche simili. Le categorie sono:
1 = BREVE (Banche con prevalente raccolta a breve)
2 = COOP (Banche di credito cooperativo)
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3 = GEST (Banche di gestione titoli e patrimoni)
4 = MOB ( Banche di credito mobiliare e di investimento)
5 = POP (Banche popolari)
(NOTA: nei 20 gruppi bancari studiati sono presenti solo le categorie 1, 4, 5)
o Raccolta verso i clienti = (Rac. v/clienti) Capacità di raccolta del risparmio espressa in euro. E’ un dato molto
importante, che rappresenta il volume di denaro che la banca raccoglie dalla
clientela. Per la maggior parte si tratta della liquidità dei risparmiatori depositata
sui conti corrente.
o Graduatoria = (Grad) Indica l’ordine di grandezza del gruppo nell’anno in esame rispetto al sistema bancario
italiano. Come riferimento è stato preso il dato della Raccolta da clientela (questa è anche la
metodologia usata dalla letteratura specializzata).
o Altre Passività = (Al. Passività) Dato espresso in euro.
o Capitale netto totale = (Cap net. tot.) Dato espresso in euro.
o Totale Attivo = (Tot. Attivo) Dato espresso in euro.
o Impieghi verso clientela = (Imp. v/client.) Dato espresso in euro. Rappresenta il denaro imprestato a vario
titolo dalla banca ai propri clienti. E’ essenzialmente il principale servizio offerto
dalle banche.
o Altre Attività = (Al. Attività) Dato espresso in euro.
o Margine Lordo Gestione Denaro = (Marg. L. G. D.) Dato espresso in euro. Equivalente al Margine Operativo
Lordo (MOL), indica il risultato lordo della gestione ordinaria della
società, ossia i ricavi meno i costi, relativi al servizio di gestione del
denaro della clientela. E’ un indicatore di redditività che evidenzia il
reddito di un'azienda basato solo sulla sua gestione caratteristica, al
lordo di interessi (gestione finanziaria), tasse (gestione fiscale),
deprezzamento di beni e ammortamenti. E’ simile all’inglese EBITDA
(Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization).
o Saldo Commissioni e Altri Costi e Ricavi = (Sal C. + C. e R.) Dato espresso in euro. E’ il risultato dei proventi
dagli altri settori non caratteristici della banca.
o Totale Ricavi = (Tot. Ricavi) Dato espresso in euro.
o Risultato di competenza degli Azionisti del Gruppo = (Ris. a Azion.) Dato espresso in euro. Rappresenta la
quota di utile destinata agli azionisti (sia azioni
risparmio che ordinarie). E’ un indice dell’appetibilità
del titolo per un investitore.
o Numero Dipendenti = (N. Dip.) Numero di dipendenti del gruppo bancario.
o Numero Sportelli = (N. Sp.) Numero di sportelli di tutte le banche del gruppo.
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DICEMBRE 2003 DICEMBRE 2004
UNICREDITO IT 6.294.629.600 6.315.002.731
BCA INTESA 5.915.707.226 5.915.707.226
BCA MPS 2.448.491.901 2.448.491.901
CAPITALIA 2.206.881.000 2.210.351.000
B.N.L. 2.188.465.312 2.218.647.664
SAN PAOLO IMI 1.448.831.982 1.475.122.818
CR FIRENZE 1.087.782.015 1.135.412.631
BCA CARIGE 959.897.518 959.897.518
MEDIOBANCA 778.550.415 782.160.915
BCA POP MILANO 385.993.918 415.034.231
BCO POP VR E NO 370.180.985 370.360.970
BANCHE POP UNITE 318.775.785 336.891.210
BCA LOMBARDA 316.643.537 318.313.447
BCA ANTONVENETA 288.263.646 288.263.771
CREDEM 274.350.292 275.416.892
Nom. Ban. Cat Rac. v/clienti Grad Al. Passività Cap net. tot. Tot. Attivo Imp. v/client. Al. Attività Marg. L. G. D. Sal C. + C. e R. Tot. Ricavi Ris. a Azion. N. Dip. N. Sp.
INTESA 1 180.237.000.000 1 43.840.000.000 16.297.000.000 273.291.000.000 157.698.000.000 89.671.000.000 4.935.000.000 3.833.000.000 9.732.000.000 1.884.000.000 56.958 3.698
UNICREDITO 1 163.464.367.000 2 49.469.946.000 14.860.308.000 263.355.111.000 140.438.449.000 95.133.373.000 4.919.777.000 4.181.193.000 10.374.792.000 2.130.516.000 68.571 4.442
SANPAOLO 1 142.157.000.000 3 28.822.000.000 11.926.000.000 210.045.000.000 121.907.000.000 65.793.000.000 3.687.000.000 3.560.000.000 7.912.000.000 1.393.000.000 42.738 3.318
MPS 1 86.375.516.000 4 21.265.445.000 6.498.586.000 128.276.104.000 74.394.311.000 44.340.511.000 2.424.454.000 1.822.936.000 4.446.106.000 513.694.000 26.622 1.854
CAPITALIA 1 79.685.693.000 5 17.200.082.000 7.392.866.000 132.113.523.000 76.445.947.000 38.240.237.000 2.311.642.000 1.965.960.000 4.826.384.000 337.425.000 28.264 1.950
BNL 1 53.482.038.000 6 7.703.327.000 5.298.640.000 78.430.663.000 57.083.401.000 15.354.121.000 1.511.823.000 1.136.196.000 2.903.117.000 -34.180.000 16.876 806
BPU 5 49.072.091.000 7 5.418.416.000 4.639.011.000 62.583.593.000 43.974.684.000 16.168.139.000 1.516.628.000 954.040.000 2.587.186.000 290.123.000 14.258 1.209
POP. VERONA E NOVARA 5 38.828.244.000 8 4.380.275.000 3.828.442.000 52.918.007.000 36.333.566.000 13.322.185.000 1.177.708.000 1.014.036.000 2.372.022.000 411.175.000 12.683 1.172
ANTONVENETA 1 36.699.834.000 9 2.396.839.000 2.966.639.000 44.600.616.000 35.127.119.000 6.705.514.000 1.371.041.000 813.944.000 2.235.074.000 282.688.000 10.767 1.004
POP. EMILIA ROMAGNA 5 32.714.995.000 10 2.018.728.000 2.628.488.000 39.284.000.000 26.957.321.000 9.066.769.000 1.023.181.000 602.847.000 1.701.721.000 140.135.000 11.176 1.105
POP. DI LODI 5 30.779.015.000 11 3.522.975.000 4.005.544.000 41.262.390.000 25.812.617.000 14.370.310.000 868.031.000 742.102.000 1.781.291.000 168.382.000 8.706 970
LOMBARDA E PIEMONTESE 1 26.304.178.000 12 2.092.940.000 2.558.756.000 32.682.595.000 25.867.003.000 5.350.536.000 769.841.000 539.586.000 1.383.814.000 151.735.000 7.555 783
POP. DI MILANO 5 22.754.420.000 13 2.472.189.000 2.629.591.000 33.862.770.000 20.025.647.000 10.924.040.000 662.001.000 643.667.000 1.444.122.000 127.615.000 8.451 691
MEDIOBANCA 4 20.785.955.000 14 4.891.333.000 5.383.038.000 37.760.580.000 16.754.809.000 15.448.281.000 432.928.000 235.367.000 903.495.000 536.380.000 1.472 1
CASSA DI RISP. DI FIRENZE 1 15.771.005.000 15 1.582.944.000 1.360.094.000 21.102.884.000 15.567.543.000 4.721.180.000 671.839.000 396.293.000 1.132.403.000 102.307.000 7.639 510
DEXIA CREDIOP 4 15.547.352.000 16 1.553.412.000 891.759.000 26.623.888.000 13.456.592.000 12.770.678.000 150.112.000 8.327.000 158.326.000 98.500.000 217 4
CARIGE 1 14.269.809.000 17 1.547.598.000 1.677.174.000 17.809.494.000 10.599.765.000 6.486.874.000 405.074.000 438.367.000 894.174.000 100.936.000 4.787 495
CREDEMHOLDING 1 13.438.511.000 18 1.982.648.000 1.128.410.000 19.421.794.000 11.630.598.000 4.979.293.000 316.309.000 414.636.000 830.914.000 90.025.000 5.036 463
POP. DI VICENZA 5 12.150.687.000 19 1.082.160.000 1.588.325.000 16.782.949.000 12.282.637.000 4.245.512.000 412.235.000 334.482.000 828.235.000 67.683.000 4.806 526
DEUTSCHE BANK 1 10.411.983.000 20 1.146.868.000 1.072.558.000 15.233.478.000 10.018.067.000 2.504.384.000 478.441.000 423.323.000 940.637.000 122.687.000 4.338 249
Dati di Conto Economico e Stato Patrimoniale al 31 dicembre 2004
Dati di Conto Economico e Stato Patrimoniale al 31 dicembre 2003
Nom. Ban. Cat Rac. v/clienti Grad Al. Passività Cap net. tot. Tot. Attivo Imp. v/client. Al. Attività Marg. L. G. D. Sal C. + C. e R. Tot. Ricavi Ris. a Azion. N. Dip. N. Sp.
INTESA 1 171.870.000.000 1 40.312.000.000 14.811.000.000 257.210.000.000 154.614.000.000 76.638.000.000 4.823.000.000 3.699.000.000 9.528.000.000 1.214.000.000 59.463 3.711
UNICREDITO 1 141.463.412.000 2 38.490.359.000 14.049.580.000 235.856.140.000 126.709.237.000 82.828.111.000 4.744.502.000 4.175.683.000 10.448.650.000 1.960.580.000 69.062 4.563
SANPAOLO 1 138.135.000.000 3 24.645.000.000 11.232.000.000 201.244.000.000 124.599.000.000 56.091.000.000 3.742.000.000 3.365.000.000 7.721.000.000 972.000.000 43.465 3.272
MPS 1 82.368.795.000 4 19.373.799.000 6.172.639.000 121.687.161.000 70.404.992.000 44.916.417.000 2.443.191.000 1.816.594.000 4.725.080.000 442.521.000 26.881 1.874
CAPITALIA 1 76.239.693.000 5 18.020.392.000 7.073.753.000 127.600.079.000 75.227.197.000 36.623.358.000 2.443.994.000 1.832.988.000 4.788.240.000 30.842.000 28.229 1.946
BNL 1 54.411.637.000 6 9.027.998.000 4.291.414.000 80.515.806.000 56.013.836.000 14.864.499.000 1.680.782.000 1.129.147.000 2.925.098.000 140.784.000 17.425 799
BPU 5 48.865.526.000 7 4.693.617.000 4.276.845.000 61.638.475.000 43.045.343.000 17.259.116.000 1.485.881.000 944.052.000 2.488.629.000 200.070.000 14.852 1.207
POP. VERONA E NOVARA 5 37.588.128.000 9 4.070.198.000 3.618.933.000 48.153.376.000 31.949.261.000 11.284.485.000 1.195.067.000 944.147.000 2.305.736.000 323.213.000 12.548 1.162
ANTONVENETA 1 38.571.573.000 8 2.756.242.000 2.733.958.000 46.655.650.000 36.463.368.000 7.377.109.000 1.349.519.000 735.480.000 2.146.812.000 -842.635.000 11.060 1.054
POP. EMILIA ROMAGNA 5 32.153.243.000 11 2.282.061.000 2.478.837.000 38.706.438.000 25.354.605.000 8.614.762.000 974.803.000 566.324.000 1.629.686.000 129.422.000 11.125 1.078
POP. DI LODI 5 32.351.994.000 10 3.610.249.000 3.907.564.000 41.950.968.000 26.756.484.000 14.755.848.000 824.392.000 622.348.000 1.520.525.000 42.384.000 8.807 935
LOMBARDA E PIEMONTESE 1 23.676.648.000 12 2.533.157.000 2.459.681.000 30.634.915.000 23.584.079.000 5.630.256.000 745.649.000 510.588.000 1.322.807.000 112.059.000 7.475 783
POP. DI MILANO 5 22.013.182.000 13 2.489.748.000 2.477.057.000 33.450.736.000 18.330.719.000 12.356.687.000 639.993.000 609.601.000 1.396.369.000 61.150.000 8.580 671
MEDIOBANCA 4 19.728.966.000 14 3.421.243.000 4.951.934.000 32.886.452.000 15.722.659.000 14.221.646.000 414.698.000 174.621.000 612.471.000 53.619 1.372 1
CASSA DI RISP. DI FIRENZE 1 14.797.492.000 15 1.769.472.000 1.208.303.000 19.711.410.000 13.939.909.000 4.795.148.000 656.085.000 379.817.000 1.093.906.000 84.681.000 7.622 499
DEXIA CREDIOP 4 10.337.968.000 18 1.400.096.000 917.327.000 21.124.201.000 12.294.084.000 8.225.106.000 158.669.000 8.337.000 186.627.000 177.161.000 224 4
CARIGE 1 11.891.369.000 17 1.379.527.000 1.641.309.000 15.340.338.000 9.421.748.000 5.692.381.000 375.201.000 346.415.000 760.856.000 84.742.000 4.354 456
CREDEMHOLDING 1 14.563.394.000 16 1.775.594.000 1.043.599.000 20.305.026.000 11.103.054.000 4.939.313.000 306.137.000 368.396.000 818.110.000 68.451.000 5.015 462
POP. DI VICENZA 5 10.278.006.000 19 1.103.617.000 1.526.284.000 14.717.642.000 10.743.205.000 3.867.524.000 372.390.000 296.602.000 735.562.000 49.368.000 4.450 483
DEUTSCHE BANK 1 10.055.900.000 20 1.263.888.000 1.069.902.000 13.346.572.000 7.767.031.000 2.652.492.000 419.843.000 449.331.000 901.840.000 102.605.000 4.450 244
Numero di azioni in circolazione 30/12/03 - 30/12/2004
(Per gli altri dati utilizzati nelle analisi statistiche e non riportati in questo paragrafo si rimanda alla bibliografia in calce.)
9
Il Piano delle Variabili
Sulla base dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico tipici di una banca, appare utile utilizzare per lo
studio dei valori di bilancio una serie di raggruppamenti capaci di descrivere aspetti diversi della gestione
della società. Si procederà perciò inizialmente allo studio di variabili che generano passivo ed altre che sono
indice di attività in maniera separata. Un’ulteriore analisi sarà poi fatta su quei dati che riassumono
sinteticamente la gestione caratteristica della banca (numero di dipendenti, altre attività, ecc.). In ultimo ci
sarà un raggruppamento di variabili capaci di descrivere il fattore rischio.
Si precisa che la denominazione qui adottata di “Attività” e “Passività”, non ha l’accezione usata in ambito
contabile.
Alcune variabili possono ragionevolmente essere inserite in più gruppi. Ad esempio, “Impieghi verso la
clientela” è sia una voce dell’attivo, perché rappresenta un credito della banca verso i propri clienti, sia un
indicatore della gestione caratteristica della società, sia un elemento di rischio legato alla solvibilità dei
crediti.
Alcune variabili sono costruite come combinazione di altre, in base a considerazioni di ordine economico e
contabile. Nello specifico è utile inserire:
• Sbilancio prestiti = Impieghi verso
clientela - Raccolta verso clientela
(fattore di rischio se > di 0; indica, se
positivo, che la banca presta più soldi
ogni anno di quanti ne riesce a
raccogliere).
• Costo Denaro = Totale Ricavi -
Margine Lordo (variabile considerata
passiva, è la principale voce di spesa per
una banca; equivale quindi agli interessi
pagati per poter avere liquidità da
impiegare).
• Altri Costi = Margine Lordo Gestione
Denaro + Saldo Commissioni e Altri
Costi&Ricavi - Risultato di competenza
degli Azionisti (voce passiva che tiene
conto essenzialmente dei costi del
personale, spese generali,
ammortamenti, svalutazione crediti e
tasse).
I significati delle su riportate variabili
derivate sono meglio comprensibili
tenendo presente lo schema di SP e CE
di una banca. Di lato se ne propone un
esempio (è relativo a Banca Intesa).
10
Di seguito si presentano anche degli schemi riassuntivi sugli indici di bilancio che è possibile creare a partire
dalle voci contabili; confrontando tali schemi con quello precedente è possibile comprendere ancora meglio
il significato delle variabili usate nel presente studio.
(Gli importi negli schemi sono solo a scopo d’esempio)
Possiamo quindi definire un piano di studio delle variabili così raggruppate:
Attività Passività Gestione Caratteristica Rischio
In un secondo momento sarà effettuato un cambio di Piano delle Variabili, utilizzando criteri differenti per il
raggruppamento delle voci di bilancio. Tale scelta è funzionale a raccogliere il maggior numero di
informazioni possibili. Il secondo piano delle variabili non ha voci ripetute all’interno dei gruppi ed include
due importanti caratteri qualitativi: Graduatoria e Categoria.
I raggruppamenti non sono stati creati secondo i criteri contabili, ma per spiegare degli aspetti della
gestione, della tipologia di business e dei meccanismi di operatività.
Raccolta verso Clientela
Capitale Netto
Totale Attivo
Impieghi verso Clientela
Altre Attività
Margine Lordo
Totale Ricavi
Risultato di comp. Azionisti
Sbilancio Prestiti
Impieghi verso Clientela
Altre Passività
Numero Dipendenti
Numero Sportelli
Saldo Comm. e Altri costi e Ric.
Altre Attività
Impieghi verso Clientela
Costo Denaro
Altri Costi
Altre Passività
Numero Dipendenti
Numero Sportelli
Margine Lordo
Capitale Netto
Totale Attivo
Totale Ricavi
Risultato di comp. Azionisti
Categoria
Graduatoria
Raccolta verso Clientela
Numero sportelli
Saldo Comm. e Altri costi e Ric.
Altre attività
Sbilancio prestiti
Impieghi verso clientela
Costo Denaro
Altri Costi
Altre Passività
Numero dipendenti
Costi Il Business
Tipologia di Banca Ricavi
Stato Patrimoniale Conto Economico
11
Capitale Netto Totale (in miliardi di euro)
n°
di b
an
ch
e
0 3 6 9 12 15 18
0
2
4
6
8
10
Margine Lordo da Gestione Denaro (miliardi di euro)
n°
di banche
0 1 2 3 4 5
0
2
4
6
8
10
Raccolta verso clientela (miliardi di euro)
n°
di banche
0 40 80 120 160 200
0
2
4
6
8
Studio iniziale del gruppo di banche
Guardando le distribuzioni di frequenza dei primi 20 gruppi bancari operanti in Italia rispetto a dei valori di
bilancio fondamentali (anno 2004), appare evidente l’assenza di simmetria tra le società con maggiore
capitalizzazione e quelle con minore capitalizzazione, rispetto al valore medio.
Average (Capitale Medio) = 4,931
Median (Mediana) = 3,397
Coeff. of variation (Coeff. di Variazione) = 91,63%
Standard deviation (Scarto quadratico medio) = 4,518
Minimum (Capitale Minimo) = 0,8917
Maximum (Capitale Massimo) = 16,297
(dati approssimati al milione di euro)
Tale divisione si evince anche per il dato che meglio rispecchia la redditività della banca, ovvero il Margine
Lordo da Gestione del Denaro.
Average = 1,502
Median = 0,945
Coeff. of variation = 96,88%
Standard deviation = 1,455
Minimum = 0,150
Maximum = 4,935
Presenta ugualmente una profonda spaccatura la distribuzione di frequenza relativa al valore generalmente
utilizzato per determinare l’importanza di un gruppo bancario, ovvero la Raccolta del pubblico risparmio.
Average = 52,246
Median = 31,747
Variance = 2712,85
Coeff. of variation = 99,69%
Standard deviation = 52,085
Minimum = 10,412
Maximum = 180,237
Quest’ultimo dato, che essendo quello con varianza relativa più alta (Coeff. of variation = 99,69%) ci
fornisce il maggior numero di informazioni, evidenzia come ci siano solo tre grandi gruppi bancari con una
Raccolta superiore ai 140 miliardi di euro. Il 50% delle banche del gruppo, infatti, è al di sotto dei 32 miliardi
(valore mediano).
12
Un'altra chiara rappresentazione di questo dato, l’abbiamo con la seguente immagine, la quale mostra
inequivocabilmente come i 1045 miliardi di euro raccolti ogni anno dalle venti banche siano in larghissima
parte gestiti da pochi “colossi”. Nello specifico, i soli gruppi Intesa, Unicredito Italiano e San Paolo IMI
realizzano quasi il 50% del totale.
Queste differenze tra i Gruppi Bancari sono riscontrabili ancor di più oggi (nel 2009), quando ormai sono
avvenute diverse fusioni fra le società al vertice della Graduatoria (Intesa con San Paolo, Unicredit con
Capitalia, BNL con BNP Paribas), e dimostrano la tendenza, tipica di questo settore, di procedere per fusioni
o acquisizioni, creando pochi grandi gruppi con bilanci decisamente incomparabili con banche di medie
dimensioni. Tale tendenza, come vedremo in seguito, è legata al fatto che l’Attivo di una banca è molto
legato alla capacità di Raccolta, a sua volta conseguenza della grandezza del gruppo.
Presentiamo di seguito altri grafici riassuntivi delle grandezze fondamentali, con i relativi dati statistici
descrittivi:
13
Numero Dipendenti
n°
di banche
0 1 2 3 4 5 6
(X 10000)
0
2
4
6
8
10
Numero Sportelli
n°
di banche
0 1 2 3 4
(X 1000)
0
2
4
6
8
Altre Passività (in miliardi di euro)
n°
di banche
0 10 20 30 40 50
0
3
6
9
12
15
Impieghi vs Clientela (miliardi di euro)
n°
di ba
nche
0 30 60 90 120 150 180
0
2
4
6
8
10
12
Numero di Dipendenti
Average = 17096
Median = 9736,5
Minimum = 217
Maximum = 68571
Coeff. of variation = 109,67%
Numero di Sportelli
Average = 1262,5
Median = 888
Minimum = 1,0
Maximum = 4442
Coeff. of variation = 97,14%
Altre Passività
Average = 10,22
Median = 2,99758
Minimum = 1,08216
Maximum = 49,4699
Coeff. of variation = 142,64%
Impieghi Verso Clientela
Average = 46,6188
Median = 26,4122
Minimum = 10,0181
Maximum = 157,698
Coeff. of variation = 96,9067%
E’ evidente, da questa panoramica iniziale sulle principali grandezze in gioco, come le distribuzioni siano
fortemente asimmetriche. C’è un forte scostamento tra i valori medi e le mediane, proprio perché i dati di
bilancio dei grandi gruppi bancari sbilanciano le distribuzioni.
Appare utile, quindi, per effettuare confronti, individuare società simili, tenendo conto di tutte le principali
variabili precedentemente esposte nel piano dell’Attivo.
Una colpo d’occhio ai seguenti grafici a stella (più esattamente Grafici a Raggi solari - Sunray Plots) rileva
come i gruppi Intesa, Unicredito e San Paolo abbiano tutti i valori presi in esame molto alti e forme simili;
14
Grafico a stella per le variabili dell'Attivo
INTESA UNICREDITO SANPAOLO MPS CAPITALIA
BNL BPU POP. VERONA E NOVARA ANTONVENETA POP. EMILIA ROMAGNA
POP. DI LODI LOMBARDA E PIEMONTESE POP. DI MILANO MEDIOBANCA CASSA DI RISP. DI FIRENZE
DEXIA CREDIOP CARIGE CREDEMHOLDING POP. DI VICENZA DEUTSCHE BANK
0
1
2
3
4
5
INT
ES
A
UN
ICR
ED
ITO
SA
NP
AO
LO
MP
S
CA
PIT
AL
IA
BN
L
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PO
P.
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EN
ET
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PO
P.
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CA
RIG
E
CR
ED
EM
HO
LD
ING
PO
P.
DI
VIC
EN
ZA
DE
UT
SC
HE
BA
NK
ugualmente Monte dei Paschi di Siena e Capitalia. Le restanti 15 banche hanno valori di bilancio
decisamente più contenuti e “forme di stella” simili tra loro.
Legenda
Anche una più articolata tecnica di
raggruppamento, come la cluster
analysis riportata a fianco, identifica
essenzialmente 3 gruppi fra le unità
in studio. Tali gruppi sono stati
cerchiati con colori diversi e
risultano essere gli stessi identificati
ad un primo esame visivo del grafico
a stella.
Effettueremo quindi, in seguito,
un’analisi all’interno dei gruppi, per
evidenziare gli elementi di successo
di una banca rispetto ad un’altra, ed
anche un’analisi fra gruppi, per
vedere se effettivamente i fattori
vincenti sono gli stessi.
Nel grafico che segue abbiamo provato a vedere se la divisione in gruppi sussiste anche per un altro
importante elemento di valutazione del valore borsistico di un titolo: il Rischio dell’investimento.
Pur essendo la stessa definizione di rischio molto difficile, utilizzeremo, come inizio dell’indagine, il piano
delle variabili precedentemente creato per descrivere il Rischio su basi contabili.
Nel grafico a bolle (Bubble Chart) sotto riportato, gli elementi da considerare sono:
• A parità di condizioni le passività più basse rappresentano un minor rischio sul piano finanziario.
Ricavi
Capitale
Raccolta
Utile agli
Azionisti
Altre
Attività
Impieghi VS
Clientela
Tot. Attivo
15
• Uno sbilancio prestiti maggiore di zero è decisamente un elemento negativo per l’affidabilità della
società. Ovvero la banca presta più soldi di quanti ne riesce a raccogliere dalla propria utenza. Sono
quindi preferibili valori molto negativi (nel grafico, per comodità di interpretazione, si è preso il
valore inverso della variabile).
• I crediti verso clienti sono il principale rischio operativo delle banche. Nel grafico che segue, nel
quale questo valore è rappresentato dalla grandezza delle bolle, sono quindi da preferire bolle
piccole, a parità di posizione rispetto agli assi cartesiani.
Come evidenziato dai due grafici box & whiskers sottostanti, per Altre Passività la mediana è 2,997 miliardi,
mentre per Sbilancio Prestiti è - 2,984.
Altre Passività (in milardi di euro)
0 10 20 30 40 50
Tali valori sono stati utilizzati nel prossimo grafico per disegnare linee che ci permettono di dividerlo in
sezioni con caratteristiche simili rispetto al valore mediano. A queste linee abbiamo aggiunto una Threshold
of Risk (soglia di rischio), in corrispondenza del valore zero dell’asse delle ordinate. Per come abbiamo
costruito la variabile “- Sbilancio Prestiti”, le unità che dovessero trovarsi sotto tale valore soglia sono
particolarmente a rischio, poiché impiegano più denaro di quanto riescono a raccoglierne dalla clientela.
Ciò comporta generalmente un intacco degli utili, un ricorso alle riserve di bilancio, o indebitamento verso
terzi. Nello specifico ci sono due banche, la Banca Nazionale del Lavoro e la Popolare di Vicenza, che si trova
al di sotto di tale linea.
Sbilancio Prestiti (in milardi di euro)
-24 -19 -14 -9 -4 1 6
Unicredito Intesa
S. Paolo
BNL
MPS
Capitalia
Pop. Vicenza
Pop. Emilia Rom.
16
Per dare un’idea del tipo di business caratteristico delle banche (molto importante per capire il fattore
rischio), abbiamo riportato la categoria di appartenenza, così come precedentemente definita.
Facciamo notare come manchino del tutto, fra i primi 20 gruppi studiati, le Banche di Credito Cooperativo
(cat. 2) e le Banche di Gestione Titoli e Patrimoni (cat. 3). Tale assenza è ovviamente dovuta alla Raccolta
molto contenuta di questa tipologia di banche. Per dare un’idea dell’ordine di grandezza, la prima della
categoria 3 la troviamo, sempre nel 2004, al 31° posto della graduatoria considerata (è Banca Mediolanum,
con circa 3,7 miliardi di Raccolta), e la prima della categoria 2 è al 59° posto (si tratta di Credito Cooperativo
Ravennate e Imolese, con 1,2 miliardi di euro). Tali gruppi non interessano la presente ricerca,
essenzialmente volta allo studio dei valori di mercato delle azioni dei grandi gruppi bancari.
Ritornando al grafico su riportato, vediamo come sia possibile individuare 4 quadranti (+ 2 di rischio alto).
Secondo i criteri prima esposti, possiamo ordinarli con Rischio crescente:
1. a sinistra della mediana delle passività e sopra la mediana dello sbilancio
2. a destra della mediana delle passività e sopra quella dello sbilancio
3. sotto la mediana dello sbilancio e a sinistra di quella delle passività
4. sotto la mediana dello sbilancio e a destra del valore mediano delle passività
All’interno di ogni quadrante, poi, a circonferenza più ampia corrisponde rischio di impresa più grande.
Si fa notare come abbia particolare senso confrontare le circonferenze dello stesso colore.
Il primo quadrante, quindi, è il più virtuoso, e vede la Banca Popolare dell’Emilia Romagna primeggiare sulle
altre. Nel secondo settore, quello comprendente i grandi colossi bancari, il titolo più rischioso risulta essere
Capitalia; mentre per gli altri BIG (in particolare Unicredito IT, Banca Intesa e San Paolo IMI) le alte passività
sono controbilanciate da uno scarso sbilanciamento dei prestiti rispetto alla raccolta.
Nel terzo settore troviamo, come già detto, la Popolare di Vicenza, con uno Sbilancio maggiore di zero, e
nel quarto la BNL, che aggiunge ad un grande Sbilancio alte passività (sarà interessante lo studio di questi
casi limite con i dati di Borsa).
(Si fa notare che il grafico su illustrato non tiene conto che è presente una leggera correlazione lineare tra le Passività e lo Sbilancio.
Successivamente sarà presentata una Carta dei Settori, che individua con più precisione i gruppi omogenei.)
Legami tra variabili
Al fine di utilizzare nei raffronti le variabili più rappresentative e per identificare legami rilevanti tra i diversi
valori di bilancio, abbiamo effettuato delle Correlazioni Parziali tra i dati dell’Attivo.
Abbiamo ottenuto una matrice con strette relazioni (si sono considerate significative quelle con valori di
correlazione superiori al 70%), così schematizzabili:
Raccolta VS
Altre Attività
Impieghi VS Clientela
Totale Attivo
78%
80%
78%
94%
17
Impieghi verso Clientela (miliardi di euro)
Tota
le A
ttiv
o (
mili
ard
i d
i e
uro
)
0 50 100 150 200
0
50
100
150
200
250
300
Impieghi verso Clientela (miliardi di euro)
To
tale
Ric
avi (m
ilia
rdi d
i eu
ro)
0 40 80 120 160
0
2
4
6
8
10
12
Residual Plot
Unicredito
BNL
IntesaSan Paolo
Mediobanca
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3
-18
-8
2
12
22
La valutazione che salta subito agli occhi è che il totale dell’Attivo sembra legato alla Raccolta solo
attraverso gli Impieghi. Probabilmente è perché sono proprio gli Impieghi la principale fonte di guadagno
per una banca. La Raccolta è funzionale al servizio del credito, e perciò è capace di generare utili sono in
ragione del fatto che il risparmio raccolto viene investito nell’erogazione di mutui, fidi o prestiti a vario
titolo.
Provando a fare una regressione lineare, tra l’Attivo e gli Impieghi, scopriamo che la correlazione è forte ed
approssimabile ad una retta (in verde nel grafico).
Correlation Coefficient = 0,99
R-squared = 98,93 percent
Mean absolute error = 6,27
Slope of line= 1,8
La funzione della retta di regressione così ottenuta ci dice
quindi che una banca riesce ad avere un attivo equivalente
a circa 1,8 volte il valore dei soldi che presta alla clientela.
Molto interessante è a questo punto vedere,
con il grafico a destra (che mostra la
distanza delle unità dalla retta di
regressione), chi faccia meglio, rispetto a
volumi di affari simili.
E’ evidente, ad esempio, che Unicredit
ottenga più Attivo dagli Impieghi, rispetto a San Paolo ed Intesa. Così come Mediobanca sia la migliore del
terzo gruppo (quello precedentemente individuato con la cluster analysis). Chi fa peggio di tutti è BNL.
Ovviamente l’Attivo non equivale ai Ricavi (poiché in tale voce di bilancio è inglobata anche la componente
crediti verso terzi, costituita essenzialmente da Impieghi), tuttavia anche questi ultimi, come risulta dalla
regressione lineare successiva, sono proporzionali alla capacità di una banca di concentrarsi sul proprio core
business, ovvero prestare denaro.
Correlation Coefficient = 0,99
R-squared = 98,01 percent
Mean absolute error = 0,29
Slope of line= 0,07
18
Raccolta (milardi di euro)
Imp
ieg
hi
0 40 80 120 160 200
0
40
80
120
160
BNL
Unicredito IT
Capitalia
0 40 80 120 160 200
-11
-7
-3
1
5
9
13
San Paolo
Altrettanto interessante è la correlazione
precedentemente scoperta tra Raccolta e
Impieghi. La retta di regressione ci dice che le
banche prestano circa l’88% del denaro
raccolto.
Anche in questo caso il grafico
che misura gli scostamenti dalla
retta, ci dà una chiara idea delle
diverse tipologie di gestione. E’
possibile notare come BNL e
Capitalia siano in assoluto le
banche che impiegano la maggior
percentuale della raccolta
effettuata; di contro, Unicredit
Italiano e San Paolo sono i gruppi
che ne impiegano di meno.
Passando al raggruppamento di variabili del Passivo, troviamo legami interni meno evidenti. In questo caso
sono solo due i valori significativi di correlazione parziale.
La cosa a prima vista sorprendente è che la variabile Altri Costi, non dà valori di correlazione interessanti.
Anche nella rappresentazione grafica della retta di regressione rispetto alla voce Dipendenti, si nota una
certa dispersione della nuvola di punti, maggiore rispetto alle variabili precedentemente studiate (in
evidenza sul grafico di destra). Questo potrebbe essere legato al fatto che c’è molta diversità nella
redditività delle banche rispetto al fattore personale. Basti pensare, infatti, che Mediobanca ha solo uno
sportello (e 1.372 dipendenti) e Dexia ne ha 4 (con in tutto appena 224 dipendenti).
Altre
Passività N° Dipendenti N° Sportelli
60% 68%
Numero di Dipendenti (x 10.000)
Costi (
in m
iliard
i)
0 2 4 6 8(X 10000)
0
2
4
6
8
Numero di Dipendenti (x 10.000)
scosta
me
nti
Unicredito
Mediobanca
MPS
San Paolo
Intesa
Capitalia
0 2 4 6 8(X 10000)
-1,1
-0,7
-0,3
0,1
0,5
0,9
1,3
BNL
19
Numero Sportelli (x 10.000)
Num
ero
Dip
end
enti (
x 1
.000
)
0 1 2 3 4 5
0
2
4
6
8
Numero Sportelli (x 1000)
Unicredit
Intesa
BNL
San Paolo
Popolare di Lodi
MPS
Capitalia
0 1 2 3 4 5
-6
-4
-2
0
2
4
6
A queste ragioni di ordine economico bisogna aggiungere quelle di ordine quantitativo-contabile: come è
possibile vedere dal Conto Economico di Banca Intesa prima presentato, nelle voce Altri Costi sono
compresi gli ammortamenti, la svalutazione crediti, le imposte e, soprattutto, le spese generali (ovvero tutti
gli altri costi per servizi, pagati a terzi). La somma di questi importi spesso eguaglia o supera quella per il
personale; per cui nel calcolo statistico non è risultata una forte correlazione parziale tra le due variabili.
Tuttavia, dai due grafici precedenti, è possibile stabilire che ci sono banche capaci di fare meglio delle loro
dirette concorrenti nel contenere i costi. Nel primo gruppo (si fa sempre riferimento al raggruppamento
definito nel paragrafo “Studio iniziale del gruppo di banche”), ad esempio, la migliore è Unicredito, poi c’è
Intesa ed in fine San Paolo. Nel secondo gruppo Capitalia ed MPS sono all’incirca nella stessa situazione. Nel
terzo gruppo, invece, c’è una netta differenza tra Mediobanca (che riesce a contenere di molto i costi) e
BNL, ancora una volta la peggiore in questi confronti.
Nel raggruppamento che evidenzia la gestione caratteristica della banca, le correlazioni sono più labili, ed
in particolare riscontriamo, oltre al già visto legame tra numero di sportelli e dipendenti, una relazione tra
gli Impieghi e il Saldo Commissioni ed Altri Costi e Ricavi.
Nel rapporto n° Dipendenti/n° Sportelli è possibile vedere quali siano le banche capaci di contenere il
personale assunto, a parità di presenza sul territorio. Gli sportelli più sottodimensionati sono quelli della
Popolare di Lodi (sia rispetto al suo gruppo, che nei confronti dei Big); nel medesimo gruppo delle 15
banche con Raccolta < di 8 miliardi, la peggiore è sempre BNL, che a parità di numero di sportelli ha molti
più dipendenti. Tra i grandi gruppi, San Paolo riesce ad avere molti meno dipendenti di Unicredito ed
Intesa. Nel gruppo di mezzo, ancora una volta MPS e Capitalia sono più o meno nella stessa situazione.
Per quanto riguarda il rischio, le correlazioni parziali risultano essere:
N° Dipendenti 58%
N° Sportelli
Saldo
Commissioni
ed Altri Costi e
Ricavi
Impieghi
verso
clientela
60% 57%
Impieghi Verso
Clientela
84% Altre Passività Sbilancio Prestiti
55%
20
Impieghi VS Clientela (miliardi di euro)
Altre
Pass
ività (
mili
ard
i d
i e
uro
)
Unicredito
Intesa
San Paolo
Mediobanca
MPS
0 40 80 120 160
0
10
20
30
40
50
Capitalia
La regressione lineare tra Altre Passività e Impieghi Verso Clientela restituisce una retta con una dispersione
dei dati molto alta all’aumentare della grandezza delle banche, come si può vedere dai “confidence limits”
(linee in rosso nel grafico a sinistra). Il grafico di destra evidenzia gli scostamenti tra le banche, in
riferimento al loro raggruppamento di appartenenza. In particolare, nel terzo gruppo (cerchiatura gialla),
sembra esserci una capacità delle banche con Impieghi maggiori di avere meno passività delle altre, ma
questo non accade per il primo gruppo (cerchiatura verde), dove accade l’opposto. La ragione può essere
legata al fatto che i grandi gruppi hanno una maggiore diversificazione del business, alla quale corrisponde
un aumento delle Altre Passività.
Analisi complessiva
Gli schemi di correlazione tra variabili, realizzati nel paragrafo precedente, ci sono utili per considerare le
voci di bilancio più rappresentative di un problema, e metterle in relazione fra loro.
Tale selezione ci porta al seguente grafico, che è una fotografia della situazione delle banche, sintetizzabile
attraverso un “Fattore Forma”.
INTESA UNICREDITO SANPAOLO MPS CAPITALIA
BNL BPU POP. VERONA E NOVARA ANTONVENETA POP. EMILIA ROMAGNA
POP. DI LODI LOMBARDA E PIEMONTESE POP. DI MILANO MEDIOBANCA CASSA DI RISP. DI FIRENZE
DEXIA CREDIOP CARIGE CREDEMHOLDING POP. DI VICENZA DEUTSCHE BANK
Impieghi
resid
ua
l
Intesa
Unicredito IT
San Paolo
Capitalia
MPS
BNL
Mediobanca
0 40 80 120 160
-10
-6
-2
2
6
10
21
Commissioni
e altri C. & R.
Capitale - Sbilancio
Prestiti
Utile agli
Azionisti
Altre
Attività
Impieghi VS
Clientela
N° di Dipendenti
Analisi del Primo gruppo
Risultato di Competenza degli Azionisti (miliardi di euro)
Altre
Pa
ssiv
ità
(m
iliard
i d
i eu
ro)
Nome Banche
INTESA
SANPAOLO
UNICREDITO
1,3 1,5 1,7 1,9 2,1 2,3
28
32
36
40
44
48
52
Analisi del Secondo gruppo
Risultato di Competenza degli Azionisti (miliardi di euro)
Altre
Pa
ssiv
ità
(m
iliard
i d
i e
uro
)
Nome Banche
CAPITALIA
MPS
0,33 0,37 0,41 0,45 0,49 0,53
17
18
19
20
21
22
Analisi del Terzo gruppo
Risultato di Competenza degli Azionisti (miliardi di euro)
Altre
Passiv
ità (
mili
ard
i di euro
)
Nome Banche
ANTONVENETA
BNL
BPU
CARIGE
CASSA DI RISP.
CREDEMHOLDING
DEUTSCHE BANK
DEXIA CREDIOP
LOMBARDA E PIEM
MEDIOBANCA
POP. DI LODI
POP. DI MILANO
POP. DI VICENZA
POP. EMILIA ROM
POP. VERONA E N
-0,04 0,06 0,16 0,26 0,36 0,46 0,56
0
2
4
6
8
Le variabili di questa legenda ci forniscono un quadro
complessivo della situazione societaria delle banche. La forma
delle stelle sintetizza la redditività, il rischio d’impresa, la
gestione caratteristica.
Le correlazioni parziali tra queste variabili, come era prevedibile,
non danno come risultati valori alti. Si possono tuttavia
individuare 3 tipi di legami in base alle correlazioni più
significative (comprese tra il 53% ed il 64%):
� Impieghi — Capitale — Utile
� Passività — Sbilancio
� Dipendenti — Comm. e altri C&R
L’indagine su queste relazioni può portare ad identificare un primo esempio di banca che risponde ai
requisiti di redditività, sicurezza (nel senso finanziario del termine), e capacità di creare occupazione e
fornire servizi.
Nei grafici che seguono, per ciascun gruppo precedentemente identificato, è possibile evidenziare quello
che distribuisce più utili (asse delle ordinate), che ha meno rischi (asse delle ascisse), e che possiede più
dipendenti (diametro del cerchio).
In base a queste “priorità”, possiamo
stabilire quale titolo soddisfa le
esigenze dell’investitore, in relazione
ad esempio al rapporto ideale
profitto/rischio, oppure circa
l’importanza per il Paese in termini di
occupazione, o come fornitore di
servizi. Queste valutazioni sono
possibili perché ogni variabile si porta
dietro tutte le informazioni prima
scoperte con le correlazioni parziali e
le regressioni lineari.
Tuttavia è possibile un’individuazione più netta della “migliore banca” (le future analisi saranno
concentrate solo sul terzo gruppo), realizzando il grafico a settori. Nell’immagine che segue è stata
disegnata la retta di regressione lineare tra la variabile Altre Passività e Utile agli Azionisti.
Legenda del grafico precedente
22
1
2
3
5 4
6
BNL
La banca che distribuisce più utili, e rimane mediamente bassa con le passività, è Mediobanca, seguita dalla
Popolare di Verona e Novara. Tra le due, secondo il criterio di presenza sul territorio e di risorsa
occupazionale, la Popolare di Verona e Novara, con un diametro del cerchio notevolmente maggiore (= n°
dipendenti), è da preferire alla prima.
Il quadrante più “sfavorevole” ci fa identificare la Popolare di Milano, con utile agli azionisti basso (a sinistra
della mediana delle X) e con passività elevate (sopra la mediana delle Y).
Nel quadrante a sinistra della mediana X e sotto la mediana Y, la retta di regressione lineare ci fa
individuare due ulteriori settori: uno sopra la retta e uno sotto. In questo caso sono da preferire le banche
nel settore sotto la retta, poiché mediamente riescono a contenere le passività rispetto all’utile distribuito.
Volendo schematizzare l’ordine in cui sono da
preferire la banche, possiamo dare un numero
ordinale ai settori, dal migliore al peggiore.
Il grafico di lato mostra come in effetti il
quadrante con il miglior rapporto tra Utile è
Passività sia il primo in basso a destra. In tale
spazio c’è solo la Popolare dell’Emilia
Romagna, sebbene vi rientri per poco.
Nel grafico a settori di sopra abbiamo escluso la Banca
Nazionale del Lavoro, poiché avrebbe reso meno precisa
l’analisi, essendo l’unica banca del raggruppamento in
perdita, e con volumi di passività molti più alti rispetto al
resto del raggruppamento. Come si può vedere dal disegno di
lato, infatti, la regressione lineare con la BNL inclusa avrebbe
restituito una relazione lineare tra le due variabili non
corretta.
Risultato di competenza degli Az
Altre
Pa
ssiv
ità
0 1 2 3 4 5 6
0
1
2
3
4
5
6
Mediana: 1,34
Banche
ANTONVENETA
BPU
CARIGE
CASSA DI RISP.
CREDEMHOLDING
DEUTSCHE BANK
DEXIA CREDIOP
LOMBARDA E PIEM
MEDIOBANCA
POP. DI LODI
POP. DI MILANO
POP. DI VICENZA
POP. EMILIA ROM
POP. VERONA E N
Mediana: 2,05
23
Totale Attivo (in miliardi di euro)
Utile
agli
Azio
nis
ti / A
ltre
Pa
ssiv
ità
Banche
ANTONVENETA
BNL
BPU
CARIGE
CASSA DI RISP.
CREDEMHOLDING
DEUTSCHE BANK
DEXIA CREDIOP
LOMBARDA E PIEM
MEDIOBANCA
POP. DI LODI
POP. DI MILANO
POP. DI VICENZA
POP. EMILIA ROM
POP. VERONA E N
0 20 40 60 80
-0,01
0,02
0,05
0,08
0,11
0,14
0,17
Volendo studiare un maggior numero di aspetti, abbiamo disegnato un nuovo grafico che elimina (o
sarebbe meglio dire “sintetizza”) gli effetti della correlazione lineare presente tra le due variabili prima
studiate, e permette quindi di analizzare altre variabili contemporaneamente.
Il grafico che segue è stato costruito mettendo sull’asse delle ordinate il rapporto Altre Passività/Utile agli
Azionisti, per avere una chiara graduatoria delle banche con il più alto Totale Attivo, e che rispettassero le
condizioni di redditività per gli investitori. La dimensione dei cerchi rappresenta il Margine Operativo Lordo.
Le banche che si muovono nel corridoio compreso tra lo zero e la mediana della variabile derivata Y sono
tanto più interessanti sul piano dell’investimento azionario quanto più a destra della mediana dell’Attivo.
Escludendo ovviamente la BNL, che ha una perdita d’esercizio e si colloca sotto lo zero della variabile Y, la
banca migliore (la cui “bolla” ha anche il maggior diametro, e quindi maggiore MOL) e la BPU.
La variabile Y che si è creata nel disegno di sopra, ovvero Passività su Utile, corrisponde ad una
approssimazione concettuale del rapporto Rischio/Rendimento, importante nella valutazione di un titolo
azionario. Tale variabile, pur rendendo il grafico più leggibile, non dà una precisa idea delle differenze tra le
banche. E’ infatti un valore che vorremmo il più basso possibile (cioè basse passività e alti utili), ma non
negativo. E poi, per ragioni di scala, non sono agevolmente leggibili le differenze tra valori simili.
Proponiamo perciò un grafico con la variabile derivata invertita, Utile/Passività, che per le banche migliori
deve essere un valore alto (alti utili su basse passività). Valori inferiori a zero sono stati evidenziati e creano
quadranti che vanno esaminati separatamente.
24
1
2
3
4
5 6
La divisione dei quadranti, considerando come prioritario
l’Attivo di una banca, ci restituisce una graduatoria riassunta
nello schema di lato.
Nel settore numero 1, ci sono la Popolare di Verona e Novara,
insieme ad Antonveneta, che sono le banche con un buon
rapporto Utile/Passività ed un alto Attivo. Tra le due, quella con
cerchio maggiore (= Margine Operativo Lordo) è l’Antonveneta.
Gli studi fin qui fatti, identificano alcune banche da preferire ad altre rispetto a dei parametri di interesse.
Tuttavia a seconda di quale aspetto riteniamo prioritario, cambia la graduatoria. Ad esempio, in questo
ultimo grafico a bolle la migliore banca, considerando principalmente Attivo e MOL, risulta essere
Antonveneta, mentre nei grafici precedenti abbiamo visto prevalere la Popolare di Verona e Novara, o
Mediobanca, per quanto riguarda gli utili distribuiti.
In pratica, già si evince come un problema multidimensionale mal si presti ad essere ridotto a numeri che
tentino di descrivere sinteticamente quale titolo sia da preferire ad un altro. Tuttavia è possibile farlo,
stabilendo noi le priorità su cui vogliamo effettuare la valutazione. Questo metodo sarà oggetto di studio
nei successivi paragrafi.
Significatività del gruppo di SpA in esame
Prima di iniziare l’indagine sul valore di mercato dei titoli in esame, è opportuno considerare la validità degli
assunti fin qui fatti. In particolare, è utile convincersi della rappresentatività del gruppo di banche oggetto
dello studio, rispetto alla popolazione di riferimento. Per farlo, proponiamo di comparare le distribuzioni di
frequenza delle capitalizzazioni delle banche del paragrafo sullo studio iniziale del campione, con la
distribuzione risultante dall’analisi dei primi 20 gruppi bancari a livello europeo.
Ecco la classifica delle prime 20 banche europee per capitalizzazione al maggio 2008, secondo i dati del
rapporto ABI 2008 sul settore bancario. Nella colonna di destra sono riportati i dati sulla capitalizzazione
del 2007 e, tra parentesi, il relativo posto precedentemente occupato in classifica.
Classifica delle prime Banche in UE Cap. 2008 Cap. 2007 - (posto in classifica 2007)
1) HSBC 133 160 (1)
2) SANTANDER CENTRAL HISPANO 88 84 (5)
3) UNICREDIT 63 80 (6)
4) BNP PARIBAS 61 85 (4)
5) INTESA SANPAOLO 57 79 (7)
6) BANCO BILBAO VA 57 65 (14)
7) ING 55 74 (8)
8) UBS 44 98 (2)
9) ROYAL BANK OF SCOTLAND 43 90 (3)
25
Copitalizzazione in miliardi di euro per le prime 20 Banche in Europa
Capitalizzazione (miliardi di euro)
n°
di G
rup
pi B
an
ca
ri
25 55 85 115 145 175
0
3
6
9
12
15
Come dimostra il seguente grafico, la stessa asimmetria distributiva riscontrata in Italia circa la
capitalizzazione delle banche si ritrova anche a livello europeo. Appare quindi evidente la tendenza a
raggiungere alti livelli di capitalizzazione, tramite operazioni societarie di acquisizione o fusione di altri
gruppi. La classifica di sopra ha subito parecchi scossoni a causa della crisi finanziaria scoppiata nell’estate
2007 negli USA, meglio nota come crisi dei mutui sub-prime. Tuttavia le classifiche appaiono sempre uguali
a loro stesse, indipendentemente dagli stravolgimenti del mercato, come se il mondo bancario avesse
ormai definitivamente scelto l’ingrandimento come via per sovraperformare i risultati della concorrenza.
La similitudine qui evidenziata si ritrova in tutte
le voci di bilancio prese in esame in questo
studio, e ci induce quindi a ritenere significativo
quello che abbiamo scelto di chiamare
“campione”, sebbene non costruito con criteri
casuali.
Aggiungiamo poi che, anche confrontando la
classifica delle banche europee con quella delle
banche mondiali, le distribuzioni sono simili.
Infatti, qualsiasi insieme ordinato (per volume
d’affari) di banche offre un’immagine identica di concentramento delle caratteristiche delle variabili in
poche unità. Tali distribuzioni confermano che le banche tendono a legare la “grandezza” ai risultati
operativi in maniera molto forte.
Solo facendo una selezione random fra le oltre 600 banche operanti in Italia abbiamo trovato, come era
logico aspettarsi per un campione fatto da unità casualmente scelte, una certa simmetria nelle distribuzioni
di frequenza delle variabili; tuttavia lo scopo di questo studio ci induce a ritenere prioritario lavorare su un
insieme ordinato di unità, al fine di poter realizzare una classifica “qualitativamente significativa” dei gruppi
bancari. Si deve poi aggiungere che il nostro campione rappresenta quasi tutte le banche quotate in borsa e
la stragrande maggioranza di tutte le banche operanti sul territorio italiano, poiché la maggior parte sono
riconducibili ai primi grandi gruppi bancari della graduatoria.
Concludiamo perciò che, con un procedimento inferenziale, potremo estendere i risultati di questa ricerca a
tutti i gruppi bancari quotati nei mercati borsistici. In un secondo momento si potrà poi sperimentare su
altre società quotate il metodo di valutazione del VF che stiamo realizzando, per valutarne l’efficacia.
10) SOCIETE GENERALE 42 71 (9)
11) DEUTSCHE BANK 41 62 (15)
12) CREDIT SUISSE 40 70 (10)
13) FORTIS 37 44 (19)
14) BARCLAYS 37 69 (12)
15) CREDIT AGRICOLE 35 54 (17)
16) STANDARD CHARTERED 33 Fuori Classifica
17) BAYERISCHE 32 Fuori Classifica
18) LLOYDS TSB 30 48 (18)
19) KBC GROEP 30 36 (20)
20) NORDEA 29 Fuori Classifica
26
L’analisi del Valore di Mercato
Per un confronto fra il valore dei titoli azionari delle banche oggetto di studio e il loro “valore reale”
desunto dall’analisi di bilancio, si è considerato il periodo di chiusura dell’anno, in quanto coincidente con la
chiusura della contabilità aziendale, e quindi con i valori scritti nei bilanci societari.
Per poter permettere una valutazione di quanto siano contenute le oscillazioni dei prezzi delle azioni, si è
deciso di riassumere il set di dati dai quali siamo partiti.
Per quasi tutti i gruppi le variazioni di prezzo nei mesi di studio sono molto limitate (soprattutto se
pensiamo a cosa succede oggigiorno per gli stessi titoli); anche le variazioni tra un anno e l’altro non sono
rilevanti.
Nella tabella che segue sono riportati i prezzi ufficiali delle azioni di 15 gruppi quotati nella Borsa Italiana,
con la media relativa al periodo studiato (ovvero i giorni di apertura dei mercati nel mese dicembre del
2004 e del 2003). Le banche sono in ordine alfabetico.
NOME DATA PREZZO media NOME DATA PREZZO media
B.N.L. 20031201 1,958 B.N.L. 20041201 1,833
B.N.L. 20031202 1,945 B.N.L. 20041202 1,84
B.N.L. 20031203 2,012 B.N.L. 20041203 1,814
B.N.L. 20031204 2,099 B.N.L. 20041206 1,793
B.N.L. 20031205 2,109 B.N.L. 20041207 1,866
B.N.L. 20031208 2,113 B.N.L. 20041208 1,925
B.N.L. 20031209 2,082 B.N.L. 20041209 1,97
B.N.L. 20031210 2,012 B.N.L. 20041210 1,973
B.N.L. 20031211 2,035 B.N.L. 20041213 2,039
B.N.L. 20031212 2,052 B.N.L. 20041214 2,057
B.N.L. 20031215 2,052 B.N.L. 20041215 2,079
B.N.L. 20031216 2,027 B.N.L. 20041216 2,09
B.N.L. 20031217 2,01 B.N.L. 20041217 2,138
B.N.L. 20031218 2,014 B.N.L. 20041220 2,208
B.N.L. 20031219 1,964 B.N.L. 20041221 2,232
B.N.L. 20031222 1,923 B.N.L. 20041222 2,209
B.N.L. 20031223 1,869 B.N.L. 20041223 2,193
B.N.L. 20031229 1,899 B.N.L. 20041227 2,21
B.N.L. 20031230 1,917 2,00 B.N.L. 20041228 2,206
BANCHE POP UNITE 20031201 14,106 B.N.L. 20041229 2,2
BANCHE POP UNITE 20031202 14,011 B.N.L. 20041230 2,184 2,05
BANCHE POP UNITE 20031203 14,133 BANCHE POP UNITE 20041201 14,816
BANCHE POP UNITE 20031204 14,376 BANCHE POP UNITE 20041202 14,871
BANCHE POP UNITE 20031205 14,419 BANCHE POP UNITE 20041203 14,855
BANCHE POP UNITE 20031208 14,478 BANCHE POP UNITE 20041206 14,895
BANCHE POP UNITE 20031209 14,445 BANCHE POP UNITE 20041207 14,949
BANCHE POP UNITE 20031210 14,323 BANCHE POP UNITE 20041208 14,965
BANCHE POP UNITE 20031211 14,463 BANCHE POP UNITE 20041209 14,927
BANCHE POP UNITE 20031212 14,533 BANCHE POP UNITE 20041210 14,968
BANCHE POP UNITE 20031215 14,768 BANCHE POP UNITE 20041213 14,776
BANCHE POP UNITE 20031216 14,851 BANCHE POP UNITE 20041214 14,62
BANCHE POP UNITE 20031217 15,085 BANCHE POP UNITE 20041215 14,794
BANCHE POP UNITE 20031218 15,206 BANCHE POP UNITE 20041216 14,9
BANCHE POP UNITE 20031219 14,988 BANCHE POP UNITE 20041217 14,954
BANCHE POP UNITE 20031222 14,523 BANCHE POP UNITE 20041220 14,818
BANCHE POP UNITE 20031223 14,365 BANCHE POP UNITE 20041221 14,808
BANCHE POP UNITE 20031229 14,444 BANCHE POP UNITE 20041222 14,905
BANCHE POP UNITE 20031230 14,395 14,52 BANCHE POP UNITE 20041223 14,888
BCA ANTONVENETA 20031201 15,421 BANCHE POP UNITE 20041227 14,8
BCA ANTONVENETA 20031202 15,312 BANCHE POP UNITE 20041228 14,803
BCA ANTONVENETA 20031203 15,462 BANCHE POP UNITE 20041229 14,844
BCA ANTONVENETA 20031204 15,441 BANCHE POP UNITE 20041230 14,949 14,86
BCA ANTONVENETA 20031205 15,828 BCA ANTONVENETA 20041201 18,047
BCA ANTONVENETA 20031208 16,05 BCA ANTONVENETA 20041202 18,172
BCA ANTONVENETA 20031209 15,98 BCA ANTONVENETA 20041203 18,161
BCA ANTONVENETA 20031210 15,748 BCA ANTONVENETA 20041206 17,91
BCA ANTONVENETA 20031211 15,832 BCA ANTONVENETA 20041207 17,933
BCA ANTONVENETA 20031212 15,825 BCA ANTONVENETA 20041208 17,879
BCA ANTONVENETA 20031215 15,861 BCA ANTONVENETA 20041209 17,821
BCA ANTONVENETA 20031216 15,616 BCA ANTONVENETA 20041210 17,865
BCA ANTONVENETA 20031217 15,596 BCA ANTONVENETA 20041213 18,294
BCA ANTONVENETA 20031218 15,621 BCA ANTONVENETA 20041214 18,489
BCA ANTONVENETA 20031219 15,426 BCA ANTONVENETA 20041215 18,45
BCA ANTONVENETA 20031222 14,796 BCA ANTONVENETA 20041216 18,36
BCA ANTONVENETA 20031223 14,75 BCA ANTONVENETA 20041217 18,45
BCA ANTONVENETA 20031229 14,784 BCA ANTONVENETA 20041220 18,394
BCA ANTONVENETA 20031230 14,86 15,48 BCA ANTONVENETA 20041221 18,738
BCA CARIGE . 20031201 2,715 BCA ANTONVENETA 20041222 19,019
BCA CARIGE . 20031202 2,731 BCA ANTONVENETA 20041223 19,191
BCA CARIGE . 20031203 2,738 BCA ANTONVENETA 20041227 19,116
BCA CARIGE . 20031204 2,744 BCA ANTONVENETA 20041228 19,139
BCA CARIGE . 20031205 2,759 BCA ANTONVENETA 20041229 19,388
BCA CARIGE . 20031208 2,757 BCA ANTONVENETA 20041230 19,388 18,49
DICEMBRE 2003 DICEMBRE 2004
BCA CARIGE . 20031201 2,715 BCA ANTONVENETA 20041222 19,019
BCA CARIGE . 20031202 2,731 BCA ANTONVENETA 20041223 19,191
BCA CARIGE . 20031203 2,738 BCA ANTONVENETA 20041227 19,116
BCA CARIGE . 20031204 2,744 BCA ANTONVENETA 20041228 19,139
BCA CARIGE . 20031205 2,759 BCA ANTONVENETA 20041229 19,388
BCA CARIGE . 20031208 2,757 BCA ANTONVENETA 20041230 19,388 18,49
BCA CARIGE . 20031209 2,755 BCA CARIGE . 20041201 2,994
BCA CARIGE . 20031210 2,747 BCA CARIGE . 20041202 2,991
BCA CARIGE . 20031211 2,754 BCA CARIGE . 20041203 2,99
BCA CARIGE . 20031212 2,765 BCA CARIGE . 20041206 2,992
BCA CARIGE . 20031215 2,765 BCA CARIGE . 20041207 2,992
BCA CARIGE . 20031216 2,744 BCA CARIGE . 20041208 3,003
BCA CARIGE . 20031217 2,75 BCA CARIGE . 20041209 2,996
BCA CARIGE . 20031218 2,745 BCA CARIGE . 20041210 2,988
BCA CARIGE . 20031219 2,755 BCA CARIGE . 20041213 2,985
BCA CARIGE . 20031222 2,75 BCA CARIGE . 20041214 2,989
BCA CARIGE . 20031223 2,758 BCA CARIGE . 20041215 2,986
BCA CARIGE . 20031229 2,775 BCA CARIGE . 20041216 2,981
BCA CARIGE . 20031230 2,792 2,75 BCA CARIGE . 20041217 2,98
BCA INTESA 20031201 3,179 BCA CARIGE . 20041220 2,973
BCA INTESA 20031202 3,183 BCA CARIGE . 20041221 2,968
BCA INTESA 20031203 3,197 BCA CARIGE . 20041222 2,978
BCA INTESA 20031204 3,275 BCA CARIGE . 20041223 2,975
BCA INTESA 20031205 3,267 BCA CARIGE . 20041227 2,973
BCA INTESA 20031208 3,224 BCA CARIGE . 20041228 2,97
BCA INTESA 20031209 3,164 BCA CARIGE . 20041229 2,957
BCA INTESA 20031210 3,104 BCA CARIGE . 20041230 2,955 2,98
BCA INTESA 20031211 3,099 BCA INTESA 20041201 3,375
BCA INTESA 20031212 3,135 BCA INTESA 20041202 3,405
BCA INTESA 20031215 3,19 BCA INTESA 20041203 3,395
BCA INTESA 20031216 3,202 BCA INTESA 20041206 3,407
BCA INTESA 20031217 3,266 BCA INTESA 20041207 3,407
BCA INTESA 20031218 3,304 BCA INTESA 20041208 3,419
BCA INTESA 20031219 3,187 BCA INTESA 20041209 3,426
BCA INTESA 20031222 3,084 BCA INTESA 20041210 3,422
BCA INTESA 20031223 3,095 BCA INTESA 20041213 3,451
BCA INTESA 20031229 3,122 BCA INTESA 20041214 3,47
BCA INTESA 20031230 3,137 3,18 BCA INTESA 20041215 3,443
BCA LOMBARDA 20031201 10,385 BCA INTESA 20041216 3,469
BCA LOMBARDA 20031202 10,405 BCA INTESA 20041217 3,52
BCA LOMBARDA 20031203 10,363 BCA INTESA 20041220 3,519
BCA LOMBARDA 20031204 10,301 BCA INTESA 20041221 3,493
BCA LOMBARDA 20031205 10,27 BCA INTESA 20041222 3,503
BCA LOMBARDA 20031208 10,277 BCA INTESA 20041223 3,538
BCA LOMBARDA 20031209 10,259 BCA INTESA 20041227 3,536
BCA LOMBARDA 20031210 10,265 BCA INTESA 20041228 3,522
BCA LOMBARDA 20031211 10,291 BCA INTESA 20041229 3,517
BCA LOMBARDA 20031212 10,255 BCA INTESA 20041230 3,526 3,46
BCA LOMBARDA 20031215 10,286 BCA LOMBARDA 20041201 9,944
BCA LOMBARDA 20031216 10,368 BCA LOMBARDA 20041202 9,98
BCA LOMBARDA 20031217 10,346 BCA LOMBARDA 20041203 9,946
BCA LOMBARDA 20031218 10,295 BCA LOMBARDA 20041206 9,895
BCA LOMBARDA 20031219 10,197 BCA LOMBARDA 20041207 9,896
BCA LOMBARDA 20031222 10,151 BCA LOMBARDA 20041208 9,952
BCA LOMBARDA 20031223 10,094 BCA LOMBARDA 20041209 9,936
BCA LOMBARDA 20031229 10,098 BCA LOMBARDA 20041210 9,853
BCA LOMBARDA 20031230 10,076 10,26 BCA LOMBARDA 20041213 9,817
BCA MPS 20031201 2,761 BCA LOMBARDA 20041214 9,845
BCA MPS 20031202 2,732 BCA LOMBARDA 20041215 9,823
BCA MPS 20031203 2,745 BCA LOMBARDA 20041216 9,825
BCA MPS 20031204 2,733 BCA LOMBARDA 20041217 9,807
BCA MPS 20031205 2,783 BCA LOMBARDA 20041220 9,913
BCA MPS 20031208 2,813 BCA LOMBARDA 20041221 9,943
BCA MPS 20031209 2,755 BCA LOMBARDA 20041222 9,973
BCA MPS 20031210 2,724 BCA LOMBARDA 20041223 9,93
BCA MPS 20031211 2,728 BCA LOMBARDA 20041227 9,898
BCA MPS 20031212 2,725 BCA LOMBARDA 20041228 9,89
BCA MPS 20031215 2,721 BCA LOMBARDA 20041229 9,875
BCA MPS 20031216 2,689 BCA LOMBARDA 20041230 9,818 9,89
NOME DATA PREZZO media NOME DATA PREZZO media
DICEMBRE 2003 DICEMBRE 2004
NOME DATA PREZZO media NOME DATA PREZZO media
DICEMBRE 2003 DICEMBRE 2004
27
BCA MPS 20031201 2,761 BCA LOMBARDA 20041214 9,845
BCA MPS 20031202 2,732 BCA LOMBARDA 20041215 9,823
BCA MPS 20031203 2,745 BCA LOMBARDA 20041216 9,825
BCA MPS 20031204 2,733 BCA LOMBARDA 20041217 9,807
BCA MPS 20031205 2,783 BCA LOMBARDA 20041220 9,913
BCA MPS 20031208 2,813 BCA LOMBARDA 20041221 9,943
BCA MPS 20031209 2,755 BCA LOMBARDA 20041222 9,973
BCA MPS 20031210 2,724 BCA LOMBARDA 20041223 9,93
BCA MPS 20031211 2,728 BCA LOMBARDA 20041227 9,898
BCA MPS 20031212 2,725 BCA LOMBARDA 20041228 9,89
BCA MPS 20031215 2,721 BCA LOMBARDA 20041229 9,875
BCA MPS 20031216 2,689 BCA LOMBARDA 20041230 9,818 9,89
BCA MPS 20031217 2,699 BCA MPS 20041201 2,479
BCA MPS 20031218 2,72 BCA MPS 20041202 2,508
BCA MPS 20031219 2,692 BCA MPS 20041203 2,513
BCA MPS 20031222 2,608 BCA MPS 20041206 2,519
BCA MPS 20031223 2,486 BCA MPS 20041207 2,529
BCA MPS 20031229 2,547 BCA MPS 20041208 2,527
BCA MPS 20031230 2,523 2,69 BCA MPS 20041209 2,526
BCA POP MILANO 20031201 4,93 BCA MPS 20041210 2,548
BCA POP MILANO 20031202 4,861 BCA MPS 20041213 2,539
BCA POP MILANO 20031203 4,947 BCA MPS 20041214 2,539
BCA POP MILANO 20031204 5,203 BCA MPS 20041215 2,532
BCA POP MILANO 20031205 5,359 BCA MPS 20041216 2,516
BCA POP MILANO 20031208 5,222 BCA MPS 20041217 2,532
BCA POP MILANO 20031209 5,128 BCA MPS 20041220 2,505
BCA POP MILANO 20031210 5,085 BCA MPS 20041221 2,49
BCA POP MILANO 20031211 5,065 BCA MPS 20041222 2,521
BCA POP MILANO 20031212 5,004 BCA MPS 20041223 2,618
BCA POP MILANO 20031215 5,12 BCA MPS 20041227 2,651
BCA POP MILANO 20031216 5,251 BCA MPS 20041228 2,628
BCA POP MILANO 20031217 5,377 BCA MPS 20041229 2,632
BCA POP MILANO 20031218 5,306 BCA MPS 20041230 2,628 2,55
BCA POP MILANO 20031219 5,112 BCA POP MILANO 20041201 6,148
BCA POP MILANO 20031222 5,084 BCA POP MILANO 20041202 6,192
BCA POP MILANO 20031223 5,078 BCA POP MILANO 20041203 6,168
BCA POP MILANO 20031229 5,199 BCA POP MILANO 20041206 6,103
BCA POP MILANO 20031230 5,226 5,13 BCA POP MILANO 20041207 6,125
BCO POP VR E NO 20031201 13,766 BCA POP MILANO 20041208 6,064
BCO POP VR E NO 20031202 13,699 BCA POP MILANO 20041209 6,155
BCO POP VR E NO 20031203 13,665 BCA POP MILANO 20041210 6,198
BCO POP VR E NO 20031204 13,877 BCA POP MILANO 20041213 6,264
BCO POP VR E NO 20031205 13,911 BCA POP MILANO 20041214 6,303
BCO POP VR E NO 20031208 13,964 BCA POP MILANO 20041215 6,295
BCO POP VR E NO 20031209 13,911 BCA POP MILANO 20041216 6,289
BCO POP VR E NO 20031210 13,866 BCA POP MILANO 20041217 6,293
BCO POP VR E NO 20031211 13,928 BCA POP MILANO 20041220 6,275
BCO POP VR E NO 20031212 13,908 BCA POP MILANO 20041221 6,426
BCO POP VR E NO 20031215 13,949 BCA POP MILANO 20041222 6,497
BCO POP VR E NO 20031216 13,931 BCA POP MILANO 20041223 6,478
BCO POP VR E NO 20031217 13,863 BCA POP MILANO 20041227 6,449
BCO POP VR E NO 20031218 13,912 BCA POP MILANO 20041228 6,487
BCO POP VR E NO 20031219 13,825 BCA POP MILANO 20041229 6,526
BCO POP VR E NO 20031222 13,494 BCA POP MILANO 20041230 6,514 6,30
BCO POP VR E NO 20031223 13,35 BCO POP VR E NO 20041201 14,515
BCO POP VR E NO 20031229 13,351 BCO POP VR E NO 20041202 14,502
BCO POP VR E NO 20031230 13,455 13,77 BCO POP VR E NO 20041203 14,516
CAPITALIA . 20031201 2,69 BCO POP VR E NO 20041206 14,527
CAPITALIA . 20031202 2,726 BCO POP VR E NO 20041207 14,575
CAPITALIA . 20031203 2,838 BCO POP VR E NO 20041208 14,575
CAPITALIA . 20031204 2,9 BCO POP VR E NO 20041209 14,506
CAPITALIA . 20031205 2,853 BCO POP VR E NO 20041210 14,436
CAPITALIA . 20031208 2,778 BCO POP VR E NO 20041213 14,38
CAPITALIA . 20031209 2,595 BCO POP VR E NO 20041214 14,209
CAPITALIA . 20031210 2,54 BCO POP VR E NO 20041215 14,294
CAPITALIA . 20031211 2,516 BCO POP VR E NO 20041216 14,325
CAPITALIA . 20031212 2,511 BCO POP VR E NO 20041217 14,455
CAPITALIA . 20031215 2,533 BCO POP VR E NO 20041220 14,469
CAPITALIA . 20031216 2,495 BCO POP VR E NO 20041221 14,52
CAPITALIA . 20031217 2,525 BCO POP VR E NO 20041222 14,481
CAPITALIA . 20031218 2,504 BCO POP VR E NO 20041223 14,473
CAPITALIA . 20031219 2,353 BCO POP VR E NO 20041227 14,477
CAPITALIA . 20031222 2,27 BCO POP VR E NO 20041228 14,609
CAPITALIA . 20031223 2,176 BCO POP VR E NO 20041229 14,778
CAPITALIA . 20031229 2,264 BCO POP VR E NO 20041230 14,945 14,50
CAPITALIA . 20031230 2,333 2,55 CAPITALIA . 20041201 2,945
CR FIRENZE 20031201 1,413 CAPITALIA . 20041202 2,967
CR FIRENZE 20031202 1,426 CAPITALIA . 20041203 2,996
CR FIRENZE 20031203 1,434 CAPITALIA . 20041206 2,998
CR FIRENZE 20031204 1,431 CAPITALIA . 20041207 3,031
CR FIRENZE 20031205 1,402 CAPITALIA . 20041208 3,037
CR FIRENZE 20031208 1,416 CAPITALIA . 20041209 3,028
CR FIRENZE 20031209 1,427 CAPITALIA . 20041210 3,035
CR FIRENZE 20031210 1,428 CAPITALIA . 20041213 3,088
CR FIRENZE 20031211 1,432 CAPITALIA . 20041214 3,184
CR FIRENZE 20031212 1,43 CAPITALIA . 20041215 3,182
CR FIRENZE 20031215 1,434 CAPITALIA . 20041216 3,171
CR FIRENZE 20031216 1,427 CAPITALIA . 20041217 3,179
CR FIRENZE 20031217 1,433 CAPITALIA . 20041220 3,191
CR FIRENZE 20031218 1,445 CAPITALIA . 20041221 3,19
CR FIRENZE 20031219 1,416 CAPITALIA . 20041222 3,227
CR FIRENZE 20031222 1,378 CAPITALIA . 20041223 3,27
CR FIRENZE 20031223 1,372 CAPITALIA . 20041227 3,29
CR FIRENZE 20031229 1,386 CAPITALIA . 20041228 3,278
CR FIRENZE 20031230 1,413 1,42 CAPITALIA . 20041229 3,331
CREDEM . 20031201 6,383 CAPITALIA . 20041230 3,372 3,14
CREDEM . 20031201 6,383 CAPITALIA . 20041230 3,372 3,14
CREDEM . 20031202 6,457 CR FIRENZE 20041201 1,633
CREDEM . 20031203 6,305 CR FIRENZE 20041202 1,67
CREDEM . 20031204 6,485 CR FIRENZE 20041203 1,716
CREDEM . 20031205 6,541 CR FIRENZE 20041206 1,708
CREDEM . 20031208 6,5 CR FIRENZE 20041207 1,749
CREDEM . 20031209 6,249 CR FIRENZE 20041208 1,705
CREDEM . 20031210 6,192 CR FIRENZE 20041209 1,694
CREDEM . 20031211 6,234 CR FIRENZE 20041210 1,69
CREDEM . 20031212 6,114 CR FIRENZE 20041213 1,697
CREDEM . 20031215 6,208 CR FIRENZE 20041214 1,715
CREDEM . 20031216 6,089 CR FIRENZE 20041215 1,7
CREDEM . 20031217 6,178 CR FIRENZE 20041216 1,717
CREDEM . 20031218 6,118 CR FIRENZE 20041217 1,726
CREDEM . 20031219 5,834 CR FIRENZE 20041220 1,741
CREDEM . 20031222 5,715 CR FIRENZE 20041221 1,773
CREDEM . 20031223 5,681 CR FIRENZE 20041222 1,818
CREDEM . 20031229 5,729 CR FIRENZE 20041223 1,809
CREDEM . 20031230 5,724 6,14 CR FIRENZE 20041227 1,798
MEDIOBANCA . 20031201 8,796 CR FIRENZE 20041228 1,78
MEDIOBANCA . 20031202 8,858 CR FIRENZE 20041229 1,795
MEDIOBANCA . 20031203 9,05 CR FIRENZE 20041230 1,792 1,73
MEDIOBANCA . 20031204 8,999 CREDEM . 20041201 6,877
MEDIOBANCA . 20031205 8,897 CREDEM . 20041202 6,916
MEDIOBANCA . 20031208 8,867 CREDEM . 20041203 6,865
MEDIOBANCA . 20031209 8,887 CREDEM . 20041206 6,83
MEDIOBANCA . 20031210 8,836 CREDEM . 20041207 6,907
MEDIOBANCA . 20031211 8,853 CREDEM . 20041208 6,883
MEDIOBANCA . 20031212 8,811 CREDEM . 20041209 6,913
MEDIOBANCA . 20031215 8,822 CREDEM . 20041210 6,93
MEDIOBANCA . 20031216 8,798 CREDEM . 20041213 6,973
MEDIOBANCA . 20031217 8,766 CREDEM . 20041214 7,082
MEDIOBANCA . 20031218 8,781 CREDEM . 20041215 7,068
MEDIOBANCA . 20031219 8,79 CREDEM . 20041216 7,08
MEDIOBANCA . 20031222 8,58 CREDEM . 20041217 7,135
MEDIOBANCA . 20031223 8,581 CREDEM . 20041220 7,27
MEDIOBANCA . 20031229 8,662 CREDEM . 20041221 7,432
MEDIOBANCA . 20031230 8,698 8,81 CREDEM . 20041222 7,412
SAN PAOLO IMI 20031201 10,886 CREDEM . 20041223 7,456
SAN PAOLO IMI 20031202 10,932 CREDEM . 20041227 7,329
SAN PAOLO IMI 20031203 10,946 CREDEM . 20041228 7,346
SAN PAOLO IMI 20031204 11,196 CREDEM . 20041229 7,302
SAN PAOLO IMI 20031205 11,135 CREDEM . 20041230 7,293 7,11
SAN PAOLO IMI 20031208 11,001 MEDIOBANCA . 20041201 11,06
SAN PAOLO IMI 20031209 10,963 MEDIOBANCA . 20041202 11,182
SAN PAOLO IMI 20031210 10,752 MEDIOBANCA . 20041203 11,225
SAN PAOLO IMI 20031211 10,898 MEDIOBANCA . 20041206 11,214
SAN PAOLO IMI 20031212 10,962 MEDIOBANCA . 20041207 11,325
SAN PAOLO IMI 20031215 11,026 MEDIOBANCA . 20041208 11,318
SAN PAOLO IMI 20031216 10,92 MEDIOBANCA . 20041209 11,237
SAN PAOLO IMI 20031217 10,808 MEDIOBANCA . 20041210 11,248
SAN PAOLO IMI 20031218 10,924 MEDIOBANCA . 20041213 11,394
SAN PAOLO IMI 20031219 10,785 MEDIOBANCA . 20041214 11,557
SAN PAOLO IMI 20031222 10,341 MEDIOBANCA . 20041215 11,594
SAN PAOLO IMI 20031223 10,186 MEDIOBANCA . 20041216 11,493
SAN PAOLO IMI 20031229 10,25 MEDIOBANCA . 20041217 11,437
SAN PAOLO IMI 20031230 10,413 10,81 MEDIOBANCA . 20041220 11,569
UNICREDITO IT 20031201 4,23 MEDIOBANCA . 20041221 11,843
UNICREDITO IT 20031202 4,225 MEDIOBANCA . 20041222 11,942
UNICREDITO IT 20031203 4,286 MEDIOBANCA . 20041223 11,926
UNICREDITO IT 20031204 4,367 MEDIOBANCA . 20041227 11,925
UNICREDITO IT 20031205 4,425 MEDIOBANCA . 20041228 11,85
UNICREDITO IT 20031208 4,372 MEDIOBANCA . 20041229 11,929
UNICREDITO IT 20031209 4,411 MEDIOBANCA . 20041230 11,91 11,53
UNICREDITO IT 20031210 4,361 SAN PAOLO IMI 20041201 10,256
UNICREDITO IT 20031211 4,363 SAN PAOLO IMI 20041202 10,321
UNICREDITO IT 20031212 4,331 SAN PAOLO IMI 20041203 10,298
UNICREDITO IT 20031215 4,36 SAN PAOLO IMI 20041206 10,245
UNICREDITO IT 20031216 4,347 SAN PAOLO IMI 20041207 10,283
UNICREDITO IT 20031217 4,331 SAN PAOLO IMI 20041208 10,194
UNICREDITO IT 20031218 4,379 SAN PAOLO IMI 20041209 10,156
UNICREDITO IT 20031219 4,357 SAN PAOLO IMI 20041210 10,17
UNICREDITO IT 20031222 4,342 SAN PAOLO IMI 20041213 10,314
UNICREDITO IT 20031223 4,309 SAN PAOLO IMI 20041214 10,216
UNICREDITO IT 20031229 4,276 SAN PAOLO IMI 20041215 10,254
UNICREDITO IT 20031230 4,303 4,34 SAN PAOLO IMI 20041216 10,22
SAN PAOLO IMI 20041217 10,154
SAN PAOLO IMI 20041220 10,163
SAN PAOLO IMI 20041221 10,2
SAN PAOLO IMI 20041222 10,285
SAN PAOLO IMI 20041223 10,463
SAN PAOLO IMI 20041227 10,468
SAN PAOLO IMI 20041228 10,537
SAN PAOLO IMI 20041229 10,541
SAN PAOLO IMI 20041230 10,585 10,30
UNICREDITO IT 20041201 4,173
UNICREDITO IT 20041202 4,206
UNICREDITO IT 20041203 4,223
UNICREDITO IT 20041206 4,21
UNICREDITO IT 20041207 4,22
UNICREDITO IT 20041208 4,209
UNICREDITO IT 20041209 4,199
UNICREDITO IT 20041210 4,19
UNICREDITO IT 20041213 4,206
UNICREDITO IT 20041214 4,199
UNICREDITO IT 20041215 4,175
UNICREDITO IT 20041216 4,162
UNICREDITO IT 20041217 4,209
UNICREDITO IT 20041220 4,193
UNICREDITO IT 20041221 4,199
UNICREDITO IT 20041222 4,216
UNICREDITO IT 20041223 4,213
UNICREDITO IT 20041227 4,204
UNICREDITO IT 20041228 4,218
UNICREDITO IT 20041229 4,23
UNICREDITO IT 20041230 4,225 4,20
NOME DATA PREZZO media NOME DATA PREZZO media
DICEMBRE 2003 DICEMBRE 2004
NOME DATA PREZZO media NOME DATA PREZZO media
DICEMBRE 2003 DICEMBRE 2004
28
Numero Azioni X Prezzo medio Azioni
pro
po
rtio
n
UnicreditoIntesa
San PaoloMediobanca
Capitalia
Pop. Verona
Antonveneta
BPU
BNL
Credem H.
0 3 6 9 12 15 18 21 24 27 30
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
Dai valori sopra elencati, conoscendo il numero di azioni in circolazione (riportato a pagina 7), possiamo
quantificare, seppure con una certa approssimazione, quanto il mercato valuta le società di cui ci stiamo
occupando.
Facciamo alcune considerazioni su questo procedimento. Innanzitutto il valore delle azioni è generalmente
una valutazione “futura” dell’azienda, nel senso che il mercato sconta subito voci positive o negative sul
titolo, attuando rapidi rialzi o ribassi del valore delle azioni. Lo stesso vale per quanto riguarda il dividendo,
che viene inglobato nel valore dell’azione stessa, tant’è che il giorno stesso del pagamento del dividendo il
titolo perde fisiologicamente il valore dell’utile che aveva maturato. Oltre a questi due punti ci sono da
considerare le azioni di risparmio, che, pur non essendo diretta espressione della proprietà dell’SpA (infatti
non hanno diritto di voto nelle assemblee societarie), rappresentano una diminuzione degli utili per gli
azionisti ordinari, e la presenza di obbligazioni convertibili.
Tuttavia, sebbene questi siano elementi che ci inducono a ritenere il nostro metodo molto approssimato,
l’analisi empirica conferma la possibilità di procedere con ragionevole efficacia nello studio programmato.
Ulteriori precisazioni. Per la Banca Popolare dell’Emilia Romagna e la Popolare di Lodi (poi divenuta Banca
Popolare Italiana) Borsa Italiana SpA non ci ha fornito le quotazioni ufficiali, per cui le medie dei prezzi delle
azioni utilizzate nei calcoli sono state desunte dallo studio di letteratura specializzata e si riferiscono
all’intero anno solare; ciò può generare una certa imprecisione rispetto ai valori degli altri gruppi bancari.
Un ulteriore elemento di imprecisione può ritrovarsi in quei casi in cui sono avvenute emissioni di nuove
azioni, che tuttavia incidono poco sui volumi in gioco. Trattandosi di un indagine statistica che ha una
valenza più metodologica che di precisione economico-finanziaria, non sono stati introdotti coefficienti di
rettifica per le suddette operazioni societarie.
Entrando nel vivo della ricerca, tramite i dati precedentemente esposti e le variabili presentate nel
paragrafo iniziale, e partendo da considerazioni di tipo economico e contabile, si possono definire diversi
criteri per confrontare la valutazione del mercato rispetto ad un presunto “valore reale” della società.
Per cominciare abbiamo creato delle variabili derivate, così definite (sui dati del 2004):
• Valore1 = (Capitale Netto totale + Risultato di Competenza degli Azionisti) / N° Azioni
• Valore2 = (Totale Attivo - Raccolta vs Clienti - Altre Passività) / N° Azioni
• Valore3 = Media Valore delle Azioni x N° Azioni
• Utile per azione = Risultato di competenza degli Azionisti / N° Azioni
Il grafico di lato è stato fatto
utilizzando sull’asse delle ascisse il
Valore3, che rappresenta in sostanza
una stima del “valore di acquisto”
delle SpA in esame (i dati sono in
miliardi di euro). Ovvero, un
investitore che volesse acquistare
l’intero gruppo bancario dovrebbe
comprare tutte le azioni in
circolazione e quindi pagare il
corrispondente di quella che viene
definita “Capitalizzazione di
Mercato”.
29
Quello che balza subito agli occhi dal precedente grafico (che sulle ordinate riporta la proporzione di tutte
le capitalizzazioni di mercato rispetto alla maggiore) è che le banche hanno una “graduatoria” molto diversa
da quella realizzata prendendo come riferimento il mero valore della Raccolta Verso Clientela.
Questo perché il mercato fa ovviamente un’analisi complessiva dello stato dell’azienda, e quindi il prezzo
finale che un investitore è disposto a pagare per acquistare le azioni tiene ovviamente conto di molti
fattori.
Altra cosa interessante è che questa prima valutazione ha molti punti in comune con quella che abbiamo
realizzato nelle pagine precedenti, in particolare utilizzando i grafici a settori alle pagine 20, 21 e 23. Da
questa analisi scopriamo ad esempio che, sebbene Banca Intesa sia il più grande gruppo bancario per
volume d’affari, Unicredito è la banca più valorizzata. Così come la “piccola” Mediobanca sia più quotata di
Capitalia, MPS, Popolare di Verona, Antonveneta, BPU e BNL (tanto per citare gruppi che hanno una
Raccolta anche 4 volte superiore alla sua).
Questi sono i dati riassuntivi per quella che abbiamo definito Capitalizzazione di Mercato:
Average = 7,26084
Median = 5,0062
Standard deviation = 6,98969
Minimum = 1,95821
Maximum = 26,523
Coeff. of variation = 96,2655%
La banca più capitalizzata vale quindi circa 26 miliardi e mezzo di euro (Unicredito), contro i quasi 2 miliardi
della meno “costosa” del gruppo (CredemHolding).
Si nota poi come la BNL sia quella più sottovalutata rispetto al volume di affari che ha, e questo è spiegato
sicuramente dal fatto che ha un bilancio in perdita, ma anche dal fatto che è giudicato un titolo rischioso.
Guardando il grafico a pagina 14, infatti, notiamo come BNL sia sotto la soglia di guardia per quanto
riguarda la variabile derivata Sbilancio Prestiti (indice di rischiosità).
Riassumiamo nella seguente tabella le quotazioni medie di borsa e le variabili derivate utili all’analisi del
valore di mercato di un titolo:
Banca Prezzo Azione Valore1 Valore2 UtileXazione Valore3 Redditività (%)
INTESA € 3,46 3,073 8,319 0,318 € 20.468.347.002 9,20
UNICREDITO € 4,20 2,691 7,984 0,337 € 26.523.011.470 8,03
SANPAOLO € 10,30 9,029 26,483 0,944 € 15.193.765.025 9,17
MPS € 2,55 2,864 8,428 0,210 € 6.243.654.348 8,23
CAPITALIA € 3,14 3,497 15,938 0,153 € 6.940.502.140 4,86
BNL € 2,05 2,373 7,773 -0,015 € 4.548.227.711 -0,75
BPU € 14,86 14,631 24,023 0,861 € 5.006.203.381 5,80
POP. VERONA E NOVARA € 14,50 11,447 26,216 1,110 € 5.370.234.065 7,66
ANTONVENETA € 18,49 11,272 19,093 0,981 € 5.329.997.126 5,30
POP. EMILIA ROMAGNA € 32,61 37,606 61,806 1,903 € 2.400.809.963 5,84
POP. DI LODI € 7,96 8,640 14,408 0,349 € 3.845.469.656 4,38
LOMBARDA E PIEMONTESE € 9,89 8,515 13,463 0,477 € 3.148.119.991 4,82
POP. DI MILANO € 6,30 6,643 20,808 0,307 € 2.614.715.655 4,88
MEDIOBANCA € 11,53 7,568 15,449 0,686 € 9.018.315.350 5,95
CASSA DI RISP. DI FIRENZE € 1,73 1,288 3,302 0,090 € 1.964.263.852 5,21
CARIGE € 2,98 1,852 2,075 0,105 € 2.860.494.604 3,53
CREDEMHOLDING € 7,11 4,424 14,526 0,327 € 1.958.214.102 4,60
30
Rendimento annuo dell'investimento azionario
Redditività
pro
po
rtio
n
Intesa
San Paolo
UnicreditoPop. Verona
MPS
Mediobanca
CarigeBNL
CredemHolding
-1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
Pop. di Lodi
Nella precedente tabella riassuntiva abbiamo introdotto un altro importante elemento chiamato
Redditività, definito come (Utile per azione / Prezzo Azione) x 100. Questa percentuale indica la redditività
annua dell’investimento. Tale valore non rappresenta necessariamente un dividendo pagato, ma può
significare un aumento del valore stesso delle azioni, in seguito all’aumento del Patrimonio dell’SpA.
Average = 5,68805
Median = 5,30372
Standard deviation = 2,39662
Minimum = -0,751502
Maximum = 9,20446
Coeff. of variation = 42,1342%
Nel grafico su riportato, scopriamo come ci sia una certa “mescolanza” tra i tre gruppi definiti inizialmente
con l’analisi dei bilanci. Ci sono, quindi, tra le banche più redditizie, insieme ad Intesa, San Paolo e
Unicredito, anche MPS, Popolare di Verona, e Mediobanca.
Dai dati riassuntivi vediamo come il coefficiente di variazione sia molto basso, e come la maggior parte
delle banche renda ai propri azionisti dal 4% al 9% all’anno. Tuttavia i tre BIG del primo gruppo sembrano
confermare l’ipotesi che a grandi capitalizzazioni corrispondano buoni rendimenti per gli azionisti.
Tornando ai valori significativi che ha senso mettere in relazione con il prezzo delle azioni, abbiamo fatto
una matrice di correlazione parziale che ha dato i seguenti risultati:
Partial Correlations
Valore1 Valore2 Valore3 Redditività Prezzo Azione
Valore1 0,7374 0,0014 -0,2152 0,7120
Valore2 0,7374 -0,0342 0,2390 -0,1005
Valore3 0,0014 -0,0342 0,6345 -0,0874
Redditività -0,2152 0,2390 0,6345 0,1809
Prezzo Azione 0,7120 -0,1005 -0,0874 0,1809
In giallo sono evidenziate le relazioni significative, che, come si poteva vedere anche dalla tabella a pagina
28, mettono in evidenza la “somiglianza” del Prezzo dell’Azione, con il Valore1. Questa variabile, infatti, è
stata costruita per rappresentare la quota che spetta ad ogni singola azione del patrimonio della banca
sommato agli utili dell’esercizio; è perciò un valore della banca “intrinseco” ai dati di bilancio.
31
Redditività annua dell'Investimento azionario (in %)
Ca
pita
lizza
zio
ne
di M
erc
ato
(in
mili
ard
i)
Unicredito
Intesa
San Paolo
BNL
Mediobanca
Pop. Verona
MPSCapitalia
-1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
0
5
10
15
20
25
30
Anche Valore2 rappresenta il possibile valore di un’azione, ma più orientato al futuro rispetto a Valore1.
Tale dato infatti tiene conto di tutto l’Attivo meno le principali voci del Passivo (riferito allo Stato
Patrimoniale - vedi pagine 8 e 9); quindi valorizza tutti gli investimenti in corso che non hanno ancora
generato profitto, ma che lo genereranno presumibilmente nei prossimi esercizi. Per una banca in buono
stato dovrebbe sempre verificarsi Valore2 >> Valore1.
Proviamo ora a schematizzare le relazioni evidenziate nella precedente tabella.
La prima relazione, in verde, è quella che può iniziare a farci capire come il mercato giudichi le società
rispetto alla loro capacità di generare profitti. Proviamo perciò a fare una regressione lineare.
Il grafico di lato mostra come tra i gruppi
simili (si fa sempre riferimento alla
classificazione iniziale), ce ne siano alcuni
che a parità di redditività sono
sottocapitalizzati. Basta vedere, ad
esempio, San Paolo rispetto ad Intesa,
oppure la stessa Intesa rispetto a
Unicredit.
Questo può essere dovuto sia al fatto che
la società ha un valore intrinseco (ovvero
Patrimoniale) maggiore, sia al fatto che
viene giudicato un titolo meno rischioso,
per cui si accetta di pagare un prezzo per azione superiore, ma avendo garanzie di solidità del gruppo.
Un esempio su tutti: MPS ha una redditività doppia rispetto a Capitalia, però ha una Capitalizzazione di
Mercato quasi identica; questo vuol dire che gli investitori o giudicano rischioso il titolo MPS rispetto a
Capitalia, o credono che Capitalia abbia una possibilità di rendimenti futuri molto maggiore di MPS, o
entrambe le cose. Facciamo quindi una veloce verifica:
Per la condizione “Valore intrinseco di Capitalia maggiore di MPS”, deve verificarsi:
(Valore2/Prezzo Azione) di Capitalia > (Valore2/Prezzo Azione) di MPS
Dai dati sopra riportati si ritrova infatti la disuguaglianza 5,08 > 3,30 .
Banca Prezzo
Azione
Valore1 Valore2 UtileXazione Valore3 Redditività (%)
MPS € 2,55 2,864 8,428 0,210 € 6.243.654.348 8,23
CAPITALIA € 3,14 3,497 15,938 0,153 € 6.940.502.140 4,86
Redditività 63%
Valore3
Prezzo Azione Valore2 60% 71%
Valore1
32
Valore Azione (desunto dal bilancio)
Va
lore
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azio
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0 5 10 15 20 25 30 35 40
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Valore1
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Antonveneta
Pop. Emilia Romagna
0 10 20 30 40
-8
-4
0
4
8
Mediobanca
Per quanto riguarda la valutazione sulla rischiosità del titolo, invece, le due banche sono simili. Guardando
il grafico a pagina 14, che analizza proprio questo aspetto, si può vedere come MPS abbia la variabile
Sbilancio Prestiti migliore rispetto a Capitalia, ma a fronte di un maggior valore del dato Altre Passività; nel
grafico a bolle, quindi, rientrano nello stesso quadrante.
Questo conferma il principio finanziario che il prezzo che un investitore tende a pagare per le azioni di una
società è tanto più basso quanto più e rischioso o incerto l’investimento, e viceversa ci si aspetta un’alta
remunerazione a fronte di un elevato rischio assunto.
Tornado allo studio delle variabili derivate introdotte, abbiamo scoperto come, in termini prettamente
economici, la variabile che più rappresenta il valore reale dell’azienda dovrebbe essere Valore2, poiché
tiene conto di tutti i crediti, immobili, e valori che sono potenzialmente in grado di generare ricavi,
sottraendo poi le principali componenti del Passivo dello Stato Patrimoniale. Tuttavia si scopre dalle
correlazioni parziali (ma è visibile anche ad occhio dalla tabella di pagina 28) che è il Valore1 ad essere una
buona approssimazione del valore di mercato delle azioni.
Il grafico di lato ci dà una chiara idea di
come la variabile derivata da noi
introdotta sia in grado di rappresentare
con valori di bilancio il prezzo delle
azioni delle banche.
Questo approccio al problema non è
esente da imperfezioni, ma può portarci
a fare una stima interessante di quei
titoli che, rispetto agli altri, sono
sopravvalutati o sottovalutati dal
mercato.
Per realizzare questo confronto presentiamo una correlazione lineare ottimizzata, che ci fornisce
un’equazione quasi di uguaglianza tra i due valori: Prezzo Medio Azione = 0,997225*Valore1.
Da questi grafici possiamo concludere che la maggior parte delle banche ha una valutazione di mercato
congruente con i dati di bilancio, ma ce ne sono alcune decisamente fuori proporzione. Ad esempio Banca
Antonveneta è la più sovra-quotata, mentre la Popolare dell’Emilia Romagna è la meno valorizzata dal
mercato.
Questa è una prima importante conclusione utile ai fini dell’investimento finanziario, tuttavia va letta
nell’insieme delle analisi tematiche prima proposte (rischio, redditività, solidità patrimoniale).
33
Valore1 (anno 2003)
Pre
zzo M
ed
io A
zio
ne
(a
nn
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00
3)
Pop. Emilia Romagna
Antonveneta
Pop. di Milano
0 10 20 30 40
0
10
20
30
40
BPU
Confronto con l’anno contabile precedente
Per varie ragioni è opportuno effettuare dei confronti con gli esercizi precedenti; in particolare per vedere
se le conclusioni fin qui fatte vengono corroborate anche con un altro set di dati (sfalsato temporalmente di
un anno), e se in qualche modo le variabili sono in grado di anticipare i risultati economici delle aziende.
Dalla tabella realizzata con i dati del 2003 vediamo che permane la relazione tra Valore1 e Prezzo medio
annuo delle azioni (confermata dallo studio delle correlazioni parziali). Per cui possiamo vedere come erano
giudicate queste banche nel 2003. Ricordiamo che il seguente grafico, come precedentemente descritto,
illustra la relazione di un valore di bilancio rispetto a quello di mercato.
E’ facile notare come la relazione di quasi
perfetta uguaglianza tra Valore1 e Prezzo
Azione, valga per quasi tutte le banche che,
come la BPU, si trovano in prossimità della retta
di regressione. Questo non avviene per la
Popolare dell’Emilia Romagna (la quale è
sottovalutata dal mercato), e per Antonveneta,
che ha una eccessiva sopravvalutazione
(addirittura il mercato la quota 15.48 euro,
mentre dai valori di bilancio risulterebbe 6.56
euro). Uno sguardo allo stesso grafico del 2004
ci dice che in realtà questa sopravvalutazione
persiste, per cui potrebbe essere legata alla
reale capacità di essere redditivi su ambiti non
riscontrabili da una prima analisi di bilancio.
Verifichiamo ora la redditività dell’investimento con un grafico proposto anche precedentemente per il
2004. La variabile derivata Redditività, come già detto, è espressa in percentuale.
Banca Prezzo Azione Valore1 Valore2 UtileXazione Valore3 Redditività (%)
INTESA € 3,18 2,709 7,612 0,205 € 18.811.948.979 6,45
UNICREDITO € 4,34 2,543 8,881 0,311 € 27.318.692.464 7,18
SANPAOLO € 10,81 8,423 26,548 0,671 € 15.661.873.725 6,21
MPS € 2,69 2,702 8,146 0,181 € 6.586.443.214 6,72
CAPITALIA € 2,55 3,219 15,107 0,014 € 5.627.546.550 0,55
BNL € 2,00 2,025 7,803 0,064 € 4.376.930.624 3,22
BPU € 14,52 14,044 25,345 0,628 € 4.628.624.398 4,32
POP. VERONA E NOVARA € 13,77 10,649 17,546 0,873 € 5.097.392.163 6,34
ANTONVENETA € 15,48 6,561 18,483 -2,923 € 4.462.321.240 -18,88
POP. EMILIA ROMAGNA € 31,54 35,428 58,014 1,758 € 2.322.034.537 5,57
POP. DI LODI € 8,48 8,176 12,396 0,088 € 4.096.681.241 1,03
LOMBARDA E PIEMONTESE € 10,26 8,122 13,975 0,354 € 3.248.762.690 3,45
POP. DI MILANO € 5,13 6,576 23,181 0,158 € 1.980.148.799 3,09
MEDIOBANCA € 8,81 6,361 12,506 0,000 € 6.859.029.156 0,00
CASSA DI RISP. DI FIRENZE € 1,42 1,189 2,891 0,078 € 1.544.650.461 5,48
CARIGE € 2,75 1,798 2,156 0,088 € 2.639.718.175 3,21
CREDEMHOLDING € 6,14 4,053 14,456 0,25 € 1.684.510.793 4,06
34
La posizione mediana (evidenziata dalla linea rossa) è occupata da CredemHolding, che ha avuto una
redditività poco superiore al 4%. Molto bene ha fatto Unicredito e tutto il gruppo dei Big, a cui si aggiunge
anche la Popolare di Verona. In forte perdita, invece, Antonveneta, e deludente anche Mediobanca.
Guardando lo stesso grafico fatto per il 2004 notiamo che alcune banche (specialmente il gruppo a destra
della mediana) sono costantemente redditizie, mentre altre hanno subito notevoli differenze tra il
rendimento di un anno rispetto all’altro.
Per evidenziare proprio queste differenze tra un esercizio e quello successivo, proviamo ad effettuare
un’analisi grafica multidimensionale su tutti i valori riassunti nelle due tabelle precedenti.
Redditività 2003
pro
port
ion
Antonveneta
Unicredito
IntesaMPS
BPUCredemHolding
Mediobanca
Capitalia
Pop. di Verona
BNLLombarda e Piem.
-19 -14 -9 -4 1 6 11
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
San Paolo
V1
V2
V3U
R
INTESA UNICREDITO SANPAOLO MPS CAPITALIA
BNL BPU POP. VERONA E NOVARA ANTONVENETA POP. EMILIA ROMAGNA
POP. DI LODI LOMBARDA E PIEMONTESE POP. DI MILANO MEDIOBANCA CASSA DI RISP. DI FIRENZE
CARIGE CREDEMHOLDING
P
V1= Valore1 del 2004 - Valore1 del 2003
V2= Valore2 del 2004 - Valore2 del 2003
V3= Valore3 del 2004 - Valore3 del 2003
U= Utile per Azione 2004 - Utile per azione 2003
R= Redditività 2004 - Redditività 2003
P= Prezzo Azione 2004 - Prezzo Azione 2003
35
Come spiegato dalla legenda (in basso a destra) del grafico prima proposto, gli assi della “stella”
rappresentano la differenza tra i valori del 2004 con quelli dell’anno precedente. Essendo tutte queste
variabili indice di “valore reale o di mercato”, possiamo considerare che tutte le banche che hanno
realizzato importanti progressi hanno forme di stella grandi; e possiamo aggiungere che sono preferibili
quelle banche che hanno aumentato i loro valori (in una logica capitalistica pura), poiché il mercato chiede
prioritariamente ad una società di crescere costantemente nel tempo.
La più “performante” è stata Antonveneta, che ha migliorato i dati di bilancio, ed aumentato la redditività e
il valore delle azioni. Questo gruppo nel 2003 era in perdita (vedi primo grafico a pagina 33), ma è riuscito a
recuperare e a ritornare a distribuire utili. Mediobanca invece ha avuto un balzo nella capitalizzazione solo
parzialmente giustificato dall’aumento degli altri valori. Molti gruppi hanno migliorato solo un aspetto dei
valori fondamentali; ad esempio appare evidente il netto miglioramento della situazione dell’Attivo rispetto
al Passivo (∆ V2) della Popolare di Verona e Novara.
Prendendo i valori del precedente grafico col segno negativo, vediamo chi da un anno all’altro è peggiorato.
Nel grafico che segue, quindi, ad area maggiore corrisponde un peggioramento dei risultati.
Complessivamente diverse banche hanno conosciuto una diminuzione dei valori di bilancio e delle
quotazioni. Spicca la peggiore capitalizzazione di Unicredito, ma soprattutto il calo di redditività di BNL
(ricordiamo che nell’analisi fatta per il 2004 è stato spesso tra i titoli peggiori). Male anche San Paolo ed
MPS, principalmente per quanto riguarda il valore delle azioni.
V1
V2
V3U
R
P
INTESA UNICREDITO SANPAOLO MPS CAPITALIA
BNL BPU POP. VERONA E NOVARA ANTONVENETA POP. EMILIA ROMAGNA
POP. DI LODI LOMBARDA E PIEMONTESE POP. DI MILANO MEDIOBANCA CASSA DI RISP. DI FIRENZE
CARIGE CREDEMHOLDING V1= - (Valore1 del 2004 - Valore1 del 2003)
V2= - (Valore2 del 2004 - Valore2 del 2003)
V3= - (Valore3 del 2004 - Valore3 del 2003)
U= - (Utile per Azione 2004 - Utile per azione 2003)
R= - (Redditività 2004 - Redditività 2003)
P= - (Prezzo Azione 2004 - Prezzo Azione 2003)
36
Un diverso punto di vista
Dagli studi precedenti è facile individuare i gruppi bancari che hanno avuto una migliore redditività, così
come quali siano quelli meglio valutati dal mercato, o piuttosto quelli sottovalutati, rispetto ai risultati
operativi.
Ora però proviamo a cercare un altro tipo di azienda “ottimale”; come detto nella premessa di questo
lavoro, si ritiene che una SpA, per quanto costituita per meri fini di lucro, abbia un carico di responsabilità
sociali alle quali dovrebbe ottemperare unitamente ai processi produttivi (o di erogazione di servizi) e di
accumulazione del capitale. In pratica si ritiene che il Valore Reale di una azienda non possa essere
disgiunto dalla sua capacità di generare benessere diffuso, tramite l’occupazione, l’efficienza dei servizi, la
sicurezza per i risparmiatori e per gli investitori. Naturalmente per uno studio del genere occorrerebbero
moltissimi altri dati (e moltissimo altro tempo), tuttavia si vuol procedere a gettare le basi per un approccio
metodologico che potrà essere successivamente applicato in studi più ampi.
Per prima cosa vogliamo controllare una serie di aspetti che esulano dalla classica valutazione finanziaria,
ovvero vogliamo controllare chi ha aumentato il numero di dipendenti, chi ha aperto nuovi sportelli e chi ha
ridotto il suo rischio operativo. Questa è una delle valutazioni che intendiamo includere nel Value Factor,
per dare la giusta importanza ad aspetti non strettamente economici, ma socialmente rilevanti.
Dal grafico sopra proposto notiamo come Intesa e Unicredito si siano concentrate nella riduzione dello
sbilancio sui prestiti, mentre San Paolo ha sia ridotto il rischio operativo che aumentato gli sportelli. Nuovi
posti di lavoro sono stati creati da Carige e Popolare di Vicenza, a cui si sono aggiunti, per entrambe, nuovi
sportelli.
Dipendenti
SportelliSbilancio (Sugli assi è rappresentata la differenza standardizzata tra l'anno N e N-1)
Dip
SpoSbiINTESA UNICREDITO SANPAOLO MPS CAPITALIA
BNL BPU POP. VERONA E NOVARA ANTONVENETA POP. EMILIA ROMAGNA
POP. DI LODI LOMBARDA E PIEMONTESE POP. DI MILANO MEDIOBANCA CASSA DI RISP. DI FIRENZE
DEXIA CREDIOP CARIGE CREDEMHOLDING POP. DI VICENZA DEUTSCHE BANK
37
Num
ero
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NK
-2
-1
0
1
2
3
Dal seguente grafico è ancora più evidente come i grandi gruppi bancari sono maggiormente ricorsi alla
riduzione del personale nell’anno 2004, mentre chi ha assunto rientra in quello che precedentemente (vedi
la cluster analysis a pagina 13) abbiamo definito “terzo gruppo”, ovvero le banche con dimensioni inferiori.
(Le linee di connessione
tra i punti hanno il solo
scopo di evidenziare le
differenze dei dati fra i
gruppi bancari)
La peggiore in termini assoluti è Banca Intesa, con più di 2500 licenziamenti. Tuttavia può essere più utile
guardare i tagli al personale, o le assunzioni, rispetto ai dipendenti totali. Il grafico che segue analizza,
quindi, proprio la percentuale di incremento o diminuzione dei dipendenti in un anno contabile. Brilla con
un aumento di dipendenti di oltre il 2% Banca Carige; a seguire la Popolare di Vicenza e Mediobanca.
Guardando il grafico a
pagina 33, vediamo che i
risultati borsistici del
gruppo bancario Carige non
erano proprio eccellenti,
però ora scopriamo che
potevano essere legati ad
un processo espansivo (più
dipendenti e più sportelli),
che ha inevitabilmente
comportato investimenti
finanziari, con impatto sui
dati di bilancio.
38
Come si può vedere da questo esempio, e come emerge da molti studi sulle strategie di valutazione delle
Società per Azioni, i mercati finanziari preferiscono risultati positivi nel breve periodo, trascurando ogni
valutazione di impatto sociale, ambientale, o di sostenibilità del sistema.
La crisi economica che imperversa nel momento in cui scriviamo è frutto di questa scarsa attenzione ai
valori solidi di un’economia reale. Nel caso delle banche, avere un attivo falsato da una sopravvalutazione
dei titoli in portafoglio, ed una mancata svalutazione dei crediti a rischio, ha comportato, dall’estate del
2007 in poi, lo scoppio di una crisi finanziaria di proporzioni enormi, che ha intaccato l’economia reale e che
perdura tutt’oggi.
Il Value Factor come Fattore Forma
Senza alcuna pretesa di dare risposte definitive, si propone di seguito una metodologia per la valutazione
comparativa delle SpA che, sebbene pecchi di un’eccessiva semplificazione di fondo nell’uso dei dati, ha il
chiaro scopo di indicare un diverso approccio allo studio delle Società per Azioni, al fine di individuare
quelle che realmente possono giovare al sistema economico ed alla società.
Come messo in evidenza precedentemente, definire una banca “la migliore” (con la più ampia accezione
possibile) è un impresa quasi impossibile. Lo è essenzialmente perché la ricerca di tale banca, come detto
nelle premesse a questo studio, è un problema multidimensionale, in cui è impossibile dare un peso
numerico all’Attivo circolante, rispetto ad un Sbilancio prestiti sfavorevole, o piuttosto non considerare i
costi sociali della riduzione del personale, rispetto alla mancata distribuzione del dividendo.
Una via, perciò, può essere quella di creare uno “standard di qualità”, legato a casi concreti, e poi metterlo
a confronto con altre aziende. Questo può essere fatto, seguendo l’approccio grafico di questo lavoro,
attraverso l’individuazione di una “forma”, che sintetizzi i migliori rapporti tra indici di bilancio o di
sostenibilità sociale che una banca possa presentare.
Scegliamo come banca modello, ad esempio, il gruppo San Paolo, per i buoni risultati di redditività e per la
solidità del bilancio. Per quanto riguarda il personale ha avuto una contenuta riduzione (rispetto al gruppo
di confronto), ma ha effettuato un aumento degli sportelli sul territorio. Anche sul lato finanziario San Paolo
sembra un buon investimento, poiché meno valorizzato dal mercato rispetto ai competitors, ma
ugualmente performante (queste considerazioni si basano su tutti i grafici di studio precedentemente
realizzati).
Partendo da questa banca è possibile creare un grafico a stella che ne sintetizzi i dati di bilancio, più gli
elementi utili ad una valutazione della qualità complessiva della SpA. I confronti tra banche possono
avvenire per sovrapposizione di grafici costruiti con gli stessi criteri, e la differenza tra le aree è un
elemento di valutazione importante per capire dove una banca è peggiore rispetto al nostro modello.
Di seguito proponiamo un possibile grafico riassuntivo delle caratteristiche delle banche, opportunamente
ridimensionate in funzione della grandezza del gruppo bancario (si è generalmente scelto di dividere le
grandezze per il Capitale Netto Totale).
39
Il punto di partenza è quindi quel “fattore forma” della banca che abbiamo ritenuto soddisfare la maggior
parte dei nostri criteri di qualità. Diremo quindi che il Value Factor è identificabile nella forma del grafico
che di volta in volta riterremo capace di sintetizzare le informazioni utili alla nostra valutazione. Nel caso
specifico si tratta della forma del grafico a stella di Banca San Paolo.
Si è scelto di includere queste grandezze (tra parentesi se ne ricorda il significato):
• Raccolta vs clienti/Capitale netto totale (dimensione del business)
• Impieghi vs clientela/Capitale netto totale (dimensione del business e rischio operativo)
• -Costo Denaro/Capitale netto totale (costo principale dell’attività)
• -Altre Passività/Capitale netto totale (esposizione debitoria)
• Redditività (rendimento in percentuale dell’investimento azionario)
• Numero Dipendenti/Capitale netto totale (capacità di generare occupazione)
• Numero Sportelli/Capitale netto totale (diffusione dei servizi sul territorio)
• Raccolta vs clienti/Impieghi vs clientela (altro modo di quantificare lo Sbilancio prestiti, e quindi
l’esposizione al rischio)
Pur avendo dato un verso alle grandezze (e quindi i costi e le passività sono presi col segno negativo), in
modo da poter genericamente dire che ad area maggiore corrisponda una banca migliore, bisogna
ricordare che la base di questo metodo è il confronto con “il grafico modello”. Per questa ragione ogni
valutazione nel merito del valore di un dato dovrebbe essere fatta in relazione al Fattore Forma del gruppo
San Paolo.
Ad esempio, guardando il grafico nella prossima pagina potremmo dire che gruppi come MPS o la Popolare
dell’Emilia Romagna hanno aree grandi, ma evidentemente questo non significa che siano dei buoni gruppi
bancari. Come evidenziato dalle tante analisi di redditività, sostenibilità e rischio fatte nei paragrafi iniziali,
le proporzioni tra i loro dati di bilancio non sono vincenti. Discostandosi molto dal grafico di Banca San
Paolo, il loro “fattore forma”, infatti, ci dice che sono lontani dal primo posto della nostra graduatoria
basata sul Value Factor.
40
INTESA UNICREDITO SANPAOLO MPS CAPITALIA
BNL BPU POP. VERONA E NOVARA ANTONVENETA POP. EMILIA ROMAGNA
POP. DI LODI LOMBARDA E PIEMONTESE POP. DI MILANO MEDIOBANCA CASSA DI RISP. DI FIRENZE
CARIGE CREDEMHOLDING
I confronti possono essere fatti per sovrapposizione dei grafici, in modo da evidenziare carenze o punti di
forza di ogni gruppo bancario. Di seguito proponiamo la sovrapposizione del nostro modello di riferimento
(San Paolo) con quella che è risultata una delle peggiori banche esaminate in questo studio (principalmente
per quanto riguarda la redditività ed il rischio), ovvero la BNL.
Le differenze nei dati sono leggibili sugli assi in rosso, tuttavia, per come sono state affiancate le diverse
variabili derivate, acquistano senso anche le differenze fra aree in settori contigui. Nel grafico alla pagina
seguente è possibile vedere meglio questo risultato.
41
Nell’immagine sopra riportata sono state evidenziate in verde le aree in cui i risultati della BNL sono stati
migliori della San Paolo, in rosso i dati negativi e in celeste quelli pressoché identici.
Vediamo quindi come la BNL abbia sì costi contenuti e ampio business nel credito, ma con un alto rischio
(dovuto alla bassa Raccolta), e una bassissima redditività.
Il grafico di lato, invece, è la sovrapposizione di San
Paolo (sempre in verde) e Banca Intesa (in arancione).
Come è facile notare il “fattore forma” (che ricorda la
punta di una lancia) è molto simile; ciononostante si
evidenzia una minor capacità di Raccolta e Impieghi di
Intesa rispetto a San Paolo e ad un rischio operativo
maggiore. Sul piano della redditività dell’investimento
azionario, circa i costi, il numero di sportelli e di
dipendenti, Banca Intesa ha invece rapporti ottimali, in
quanto coincidenti con quelli del mostro modello
standard di qualità.
Gli esempi sopra proposti sono semplificazioni di un metodo che potrebbe essere applicato in maniera
ancora più efficiente. Infatti sarebbe preferibile scegliere le banche da confrontare all’interno degli stessi
gruppi (definiti dalla cluster analysis a pagina 14). Per ogni gruppo, quindi, bisognerebbe identificare la
banca che rappresenti il nostro standard di qualità e effettuare i raffronti con quel modello.
Tuttavia il confronto precedentemente fatto tra San Paolo (primo gruppo) e BNL (terzo gruppo) ha
comunque una sua valenza, grazie alle standardizzazioni operate sulle variabili.
42
Conclusioni
Questo studio, svolto in campo economico-finanziario, con metodi propri della statistica, ci ha portato ad
individuare un criterio per affrontare la corretta valutazione delle banche, ma può essere esteso a qualsiasi
impresa o ente che operi nel sistema economico.
La ricerca fin qui svolta è inevitabilmente solo un primo step per un più ampio programma di studio, che
potrebbe fornire strumenti più accurati per l’individuazione di migliori strategie gestionali, con l’obiettivo di
avere aziende che forniscano ottimi risultati per i risparmiatori, più sicurezza per i lavoratori e per il sistema
produttivo e capacità di creazione di Valore Reale per la società.
La Storia Economica ci illustra come la maggior parte delle crisi economiche dell’ultimo secolo siano frutto,
in estrema sintesi, di una sopravvalutazione delle grandi aziende (crisi del 1929 e bolla della New Economy),
o dei loro prodotti e servizi (come nel caso dei Sub-Prime). I crolli della borsa e la distruzione di valore (e dei
risparmi delle famiglie) sono quindi, in ultima analisi, una conseguenza di un non corretto “pricing” dei
prodotti finanziari.
Come si può vedere dall’immagine sopra riportata, l’uomo commette sempre gli stessi sbagli, ed ogni crisi
assomiglia alle altre. Il grafico mette a confronto i deprezzamenti dei titoli di borsa nelle peggiori crisi
finanziarie degli ultimi ottant’anni, evidenziando come la ripresa di un consenso di mercato attorno ai valori
delle SpA, avvenga dopo svalutazioni considerevoli.
43
Appare evidente che i pur interessanti tentativi per garantire trasparenza e veridicità nelle valutazioni
patrimoniali (si pensi, per quanto riguarda le banche, all’accordo di Basilea II), non bastano ad indicare ai
mercati processi di investimento consapevoli, capaci di resistere alla psicosi collettiva che causa i crolli di
borsa.
Il nostro sistema economico ha bisogno di investitori (con tutto il carico di responsabilità e competenza che
questo termine presuppone), non di speculatori.
E’ anche a causa della stravolgimento dei mercati finanziari (oltre che per mancanza di tempo), che questo
lavoro manca di una sezione dedicata a spiegare che fine hanno fatto i gruppi bancari che abbiamo
analizzato. Dal 2004 ad oggi, molti si sono fusi, altri sono stati acquisiti (è stato il caso della BNL, che come
abbiamo visto navigava in cattive acque), altri ancora hanno rischiato la bancarotta.
Tuttavia, fermo restando che le repentine svalutazioni dei titoli in borsa hanno toccato tutti i gruppi
bancari, possiamo vedere che le banche che avevano mostrato nei nostri grafici una buona solidità
patrimoniale ed un basso rischio sono proprio quelle che hanno resistito meglio alle turbolenze dei mercati.
Siamo perciò persuasi che, fino a quando non saremo in grado di dare un’alternativa concreta al sistema
Capitalista (che ci appare profondamente corrotto e scarsamente efficiente, come ricordato dalla citazione
di Keynes all’inizio del presente scritto), dovremo per lo meno cercare di utilizzare criteri corretti per la
valutazione delle società, le quali, attraverso i processi produttivi o di erogazione di servizi, di fatto, che
ci piaccia o no, plasmano il mondo in cui viviamo.
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Bibliografia
� Capire la Borsa - di Marco Liera e Andrea Beltratti
Edito da Il Sole 24 ORE nel gennaio 2001
� Investire in Borsa - di Virginio Schiavetti
Edito da Il Sole 24 ORE nel settembre 2000
� Promotore Finanziario - a cura di Andrea Sironi
Edito da Alpha Test nel marzo 2007
� Calepino dell’azionista 2005 - dell’Ufficio Studi di Mediobanca
Edito da Ottavio Capriolo nel marzo 2006
� Le principali società italiane (2005) - dell’Ufficio Studi di Mediobanca
Edito da Ottavio Capriolo nell’ottobre 2005
� Quotazioni Storiche delle Società - fornite dall’Ufficio Research & Development - Database & Market
Statistics di Borsa Italiana SpA nel dicembre 2008
� Enciclopedia dell’Economia - delle Redazioni Garzanti
Edito da Garzanti nel febbraio 2007
� Freakonomics - di Steven D. Levitt e Stephen J. Dubner
Edito da Sperling & Kupfer nell’ottobre 2008