Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

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ASSEMBLEA NAZIONALE VENEZIA VENEZIA VENEZIA VENEZIA VENEZIA Venezia VENEZIA Elettiva 13-14 Ottobre Organo ufficiale della FISAR - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Perugia 5, 30 www.ilsommelier.com Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXX - Numero 4 - Luglio-Agosto 2012 FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI RISTORATORI ® Ad Ottobre a Venezia il Congresso Nazionale FISAR

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La rivista bimestrale della F.I.S.A.R. Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori

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VENEZIA

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Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXX - Numero 4 - Luglio-Agosto 2012

FEDERAZIONEI T A L I A N AS O M M E L I E RA L B E R G A T O R I

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®

Ad Ottobre a Venezia il Congresso NazionaleFISAR

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Enza Bettelli, Silvana Delfuoco, Gladys Torres Urday, Luca Iacopini, Massimo Bracci.

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Lettera del Presidente: - Nicola Masiello Pag. 2

Il vino e la salute: colpi bassi e ricerca - Roberto Rabachino 3

In Famiglia 58

La Segreteria comunica - Assemblea Nazionale Elettiva 2012 66

ComuniCazione istituzionale

enoGastRonomia • tuRismo • CuRiosità

Il Trentino e la sua magia del vino: Trento Doc Luca Iacopini e Massimo Bracci 54

sCienza • teCniCa • aPPRoFonDimenti

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Albania: una combinazione vitivinicola contemporanea e tradizionale Prof. Dr. Andrea Shundi 4

La lenta agonia del Tocai - Giampiero Rorato 10

Spagna: chi ha parlato di crisi? - Meritxell Falgueras Febrer 12

Doc Sicilia: si parte! - Antonio Iacona 16

La Romanée Grand Cru: potenza della natura nella più piccola AOC di Francia - Davide Amadei 18

Il Vermentino Ligure - Virgilio Pronzati 24 Il Vermentino Toscano e Sardo - Paolo Alciati 26

67° Congresso Assoenologi - Giuseppe Martelli 30

Verso un nuovo terroir: i vignaioli di Pinot Nero dell’Appennino Toscano - Davide Amadei 34

Whisky, lo spirito della Scozia - Enza Bettelli 39

Le notizie di enogastronomia e turismo

a cura della redazione di Quality ADV 42

8a Edizione della Valle del Gigante Bianco - Emma Lami 46

Barbera d’Asti D.O.C.G. Un sorso di storia - Silvana Delfuoco 50

Salone del Gusto e Terra Madre 2012 - di Gladys Torres Urday 52

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Non bastava la crisi economica, la mancanza di posti di lavoro, la borsa altalenante che ci preoccupa quotidianamente con effetti

diretti sul nostro vivere quotidiano e chi più ne ha più ne metta.E poi è arrivato il terremoto in Emilia, un evento sì “naturale” ma che ha devastato la popolazione nell’anima, negli affetti e nel loro modus vivendi.Tanto possiamo fare per essergli vicini, dal volon-tariato di chi è sempre pronto ad intervenire con amore dove c’è bisogno, all’assistenza economica attraverso donazioni in denaro o di attrezzature e strumenti capaci di far rendere vivibile anche una tendopoli.Ma se vogliamo es-sere davvero incisi-vi, dobbiamo dare la possibilità ad un comparto di eccel-lenza dell’agroali-mentare Italiano per ripartire nel migliore dei modi. Prima di tutto dobbia-mo cercare di non mandare in fumo tutto quanto è sta-to prodotto fino ad oggi, cercando di monetizzare al massimo i pro-dotti di eccellenza quali Parmigiano

Reggiano e Grana Padano ,i salumi ed i prosciutti del Parmense da acquistare in modo solidale con la consapevolezza di recuperare parte di prodotto evitando la perdita di capitale che era a dimora per essere stagionato e venduto nel momento migliore.Poi il comparto dell’ortofrutta con le primizie del triangolo Bologna-Modena-Reggio Emilia frutta e verdura di eccellenza e l’agricoltura frumento e cereali quale materia prima per la produzione dei formaggi. Ho detto diamogli una mano per ripartire e facciamolo attraverso l’acquisto di prodotti pro-venienti da quelle zone, magari acquistiamo e se proprio non ne abbiamo di bisogno regaliamolo ai poveri ed alle case di riposo, faremo sicuramente due opere buone con una sola azione.E come dimenticare il nostro amico vino perché è vero che se il danno è anche strutturale è strutturale per tutti, capannoni, abitazione e cantine.È pur vero che il vino prodotto nel comprensorio è un vino nella maggior parte dei casi di pronta beva penso ai Lambruschi del Modenese e del Reggiano che convivono con realtà a produzione qualitativa più alta e quindi i produttori ed i vignaioli sono come tutti gli altri attori di questa triste commedia che ogni giorno hanno bisogno di essere rincuorati e rassi-

curati anche con le nostre azioni.Acquistiamo ed acquistiamo ancora, con la vo-

lontà d’aiutare veramente la ripresa di un com-parto che statisticamente è una bella percen-tuale del nostro Pil.

Forza Emilia, siamo tutti al vostro fianco e tutti insieme ce la faremo!!!!!!

Le parole siano di conforto con insieme azioni concrete

per ricominciare “

il Presidente nicola masiello

Il terremoto in Emilia, un evento sì “naturale”ma che ha devastato la popolazione nell’anima,

negli affetti e nel loro modus vivendi.

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Gli esperimenti si succedono, i dati si accu-mulano, ma la loro interpretazione resta controversa. Il biologo di Harvard David

Sinclair pubblica un articolo sulla rivista scientifica Celi Metabolism per mettere la parola fine alla diatri-ba. Ma gli effetti del vino rosso sulla salute assomi-gliano ancora a una scena del delitto priva di troppi indizi. Protagonista del giallo è il resveratrolo, una sostanza di cui è ricca la buccia dell’uva che finisce inalterata, con i suoi benefici, nel bicchiere divino. Uno studio di Nature nel 2003 (firmato tra gli altri da Sinclair) dimostrò che il resveratrolo allunga net-tamente la vita delle cellule di lievito, miman-do l’effetto della restrizione calorica e attivando (probabilmente) il gene Sirti di cui si conosceva-no le proprietà anti-invecchia-mento. L’osservazione fece esplodere un intero settore di studi. L’immagine del bicchiere di vino capace di donare non solo sapore, ma anche salute, iniziò a brillare come una stella polare per molti scienziati (e imprenditori). Sinclair fondò un’azienda per cercare di racchiudere in una pillola quegli effetti allunga-vita che altrimenti avrebbero avuto bisogno di 6-700 bicchieri divino al giorno per essere notati nell’organismo umano. La Glaxo Smith Kline nel 2008 acquistò la Sirtris per 720 milioni di dollari. Oggi l’azienda Usa sta testan-do sugli uomini le sue molecole ispirate al resvera-trolo - ma centinaia di volte più potenti per poter diminuirne le dosi da assumere - contro diabete, obesità, malattie cardiovascolari e infiammatorie.

Dal 2003 a oggi i colpi di scena si sono succeduti. E anche i colpi bassi, secondo alcuni. I trial in corso riguardano diabete e obesità. Ma il vero business arriverebbe da un farmaco in grado di rallentare l’in-vecchiamento”. L’obiettivo però è lontano. In alcuni casi gli esperimenti con il resveratrolo non hanno riprodotto gli effetti del 2003. In altri casi hanno in-garbugliato la trama con una pletora di protagonisti e dettagli. Tra il sorso di vino e gli effetti di allunga-mento della vita osservati in alcuni dei test ci sono passaggi intermedi che riguardano la vita interiore di una cellula - le sue reazioni chimiche, i suoi en-

zimi, i suoi geni che si attivano osi disattivano - in una danza che gli scienziati non hanno ancora del

tutto dipanato. L’ultimo studio di Sinclair dimostra che il resveratro-

lo agisce effettivamente attivando il gene Sirti. Resta da chiarire se questa

azione sia diretta o indiretta, ma la mo-tivazione a proseguire gli studi resta altissima. Il re-sveratrolo naturale è impossibile da usare: ha troppi effetti nell’organismo, alcuni dei quali sconosciuti, e viene metabolizzato molto in fretta. L’obiettivo è mettere a punto una molecola più selettiva e stabile in vivo. Ma soprattutto, vendibile al caro prezzo che molti pagherebbero per ottenere una vita più lunga. Come avrete notato leggendo la notizia riportata dalla Dusi non possiamo affermare che nel mon-do del “resveratrolo” ci sia chiarezza. Chiaro invece che intorno a questo prezioso fenolo (e non flavo-noide) si aggirano voraci aziende pronti a tutto per fare business.

Il vino e la salute: colpi bassi e ricerca

Sugli effetti del vino rosso come elisir di lunga vita gli scienziati continuano a scambiarsi fendenti. “ ”

di Roberto Rabachino(fonte La Repubblica - Elena Dusi)per comunicare con il Direttore:[email protected]

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L’antichità e la tradizione

L’Illiria, l’Albania retrattile di oggi, essen-do un crocevia tra l’Ovest e l’Est, ha goduto di ambedue le culture, inclusa

anche la vitivinicoltura. In questo modo, pur ra-dicatasi nel territorio prevalentemente collinare-montagnoso spezzato da tanti valli e piccoli re-gioni quasi isolate, la vitivinicoltura tradizionale è molto simile a quella del mondo occidentale. Un altro dato importante è l’ampia variabilità pedo-climatica, con estati calde ed aride nelle colline costali e un clima freddo nella zona montagnosa

dell’Albania interna. Questa diversità ha consen-tito di combinare due culture, l’etrusca/romana dove prevaleva la coltivazione della pergola con la coltura ellenica, dove prevaleva l’alberello. Deve essere un caso molto raro che un Paese con un territorio relativamente piccolo seleziona e coltiva 21 cultivar e 108 ecotipi di vite, già elen-cati e tuttora coltivati. Le originalità agrotecni-che illiro-albanesi, nelle attività viti-vinicole sono: le coltivazioni assolute delle viti nei tutti villaggi arrivando fino a 1400 m sul livello del mare, le coltivazioni delle viti anche nelle terre di massi-

Albania: una combinazione vitivinicola contemporanea

e tradizionale

L’Albania, con una superficie di 28.748 chilometri quadrati e 3,5 milioni di abitanti, è per 2/3 collinare-montano

con un clima tipicamente mediterraneo e per questo motivo è vocata per la produzioni vitivinicola.

“”

Prof. Dr. andrea shundi

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Vigneto vecchio di Kallmet nella zona di Hajmel

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ma pendenza e di terra sassosa, l’elevata den-sità d’impianto fino a 10 mila ceppi per ettaro, la presenza delle coltivazioni di pergole in continua produzione da oltre 100 anni, decine di tipolo-gie di mezzi e recipienti per la produzione e la conservazione del vino. A proposito delle pergo-le, fa piacere il fatto che oltre la coltivazione di Vitis Vinifera, spontaneamente si è diffusa la vite selvatica, creando sistemi di pergolate nei bo-schi delle dieci vallate strette di montagne che si distinguono nel Nord-Est ed il Sud-Est d’Alba-nia; le pergola selvatiche costituiscono un vero patrimonio genetico, di antica coltura vinicola. Henri Enjalbert, nel suo trattato ‘La storia del vino’ (Parigi 1975), scrive: “I territori albanesi sono tra quelli con la più antica storia in Europa”. Sono molte le testimonianze di carattere vitivini-colo, che provengono dall’antichità del mondo illirico-albanese. Tra queste, spiccano scultu-re, mosaici e dipinti raffiguranti grappoli d’uva, germogli di vite oppure contenitori di vino rin-venuti nelle antiche città di Amantia, Apolonia, Butrinto, Bylis, Dyrrachium, Lin e Oricum. Di particolare importanza, la cantina enologica di Bylis (IV secolo a.C), 1.500 anfore rinvenute ad Apolonia e la nave illirica affondata nel gol-fo del Catarro con a bordo vasi contenenti vino. Nella lingua albanese esistono numerose de-nominazioni e molto toponimi legati alla viticol-tura. Per esempio ‘hardhi’, ‘vresht’, ‘Rrushe’ (‘vite’, ‘vigneto’, ‘Uva’), si riscontrano come nomi di parecchi villaggi e quartieri, ma an-che come nomi e cognomi delle persone. Gli arbëresh e gli arbëror, centinaia di migliaia di albanesi che rispettivamente durante gli 15-18 secoli emigrarono nell’Italia del Sud ed in Grecia per lo scopo dell’occupazione ottomana, la loro sopravvivenza la dovettero anche nelle mae-stranze vitivinicole perchè trovarono condizioni pedoclimatiche molto favorevoli e la tradizio-ne altrettanto larga del popolo italiano e greco. È veramente significativo che nei villaggi abitati dagli arbëresh e arbëror si produca più uva e vino rispetto a quelli in Albania, dove loro colti-vano ancora qualche ecotipo locale (“Asprun”, “Hardhagjel”, “Ruxh”etc.), usando una terminolo-gia vitivinicola specifica e si distinguano dalla lin-gua albanese, usando anche sinonimi e proverbi-

indovinelli-canzoni, collegati con la vitivinicoltura. Nella vitivinicoltura d’Albania, i proverbi-espres-sioni-indovinelli-canzoni sono innumerevoli. Nel libro “Wisdom from Vine and Wine” – “Saggezza dalla vite e dal vino” (USA 2011, A. Shundi e A. Osja), sono analizzati 600 proverbi, associati con le interpretazioni agronomiche ed enologiche. Ne citiamo qualcuno: “La casa lo sostiene: il figlio, la vigna, il cavallo”, “Il vigneto dice: dammi la barba-tella, ti do il vino”, “Meno uva, più vino”, “Impianta presto e pota tardi, se fallisci un anno, negli altri quattro no!”, “Zucchero e sale una volta l’anno, vino ogni giorno”, “Polenta e pesce di fiume, vino di cantina e gente svelta”. Stupisce inoltre, l’ele-vato numero di sinonimi, esistenti per numerevoli termini di carattere vitienologici. Per esempio, ‘germoglio’ – ‘lastar’, presenta ben 42 sinonimi (bisk, filiz, lumak, pip, rrepan, stap, trisk, vllastar, zbin etc.); ‘grappolo’ – ‘vite’, si può dire in 30 modi diversi (kalavar, kalavesh, kopan, lavar, pupe, vesh, vilce, etc.), mentre ‘potatura’- ‘krasitje’ ha 17 sinonimi (kimje, kllaritje, rrungonje, vilatje etc.). Nei tre canoni albanesi più importanti, sintesi delle normative non scritte del diritto tradiziona-le, che erano attivi nelle varie regioni durante il periodo medioevale fino al secolo scorso, si trat-tavano anche questioni collegate con le attività vitivinicole. Per esempio, nel “Canone di Arbëria” sono sottoposte 16 regole fondamentali per que-ste attività.

Pigiatrice portabile del 1018

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Realtà e contemporaneitàLe superfici vitate hanno registrato un andamen-to altalenante, soprattutto a causa delle invasioni straniere. Spicca quella ottomana durante i secoli XIV-XIX, durante la quale furono anche proibite le produzioni del vino e del raki (grappa). La più ampia superficie vitata, pari a 23 mila ettari di proprietà dello stato e delle cosiddette cooperative agricole, si registrò nel 1990; mentre nel 2010 ammontava a 10 mila ettari di proprietà privata, con la mag-gior parte di essa impiantata nell’ultimo decennio e con investimenti nel rinnovamento varietale e nelle tecniche colturali più avanzate. In questo modo, si è prodotto il 25 per cento in più di uva, ovviamente di migliore qualità, rispetto al 1990. Tra le forme di allevamento, le più diffuse sono la pergola e il tendone, tra le forme alte; l’alberello, il cordone speronato orizzontale mono e bilatera-le e il Guyot, tra le forme basse e non espanse. Le pergole maritate agli alberi, continuano a rive-stire un ruolo importante nella viticoltura Albanese. È vero che il loro numero è sceso da 9.1 milioni nel 1990 ai 5 milioni attuali ma la produzione di

uva che da esse proviene, rappresenta comun-que il 40 per cento del totale. La persistenza di questa forma di allevamento si deve sia a motivi legati alla tradizione, sia alle conformazioni colli-nari-montane dei terreni, sia infine all’ammontare relativamente ridotto di terra coltivata, in media solo 0,2 ettari per abitante. D’altronde, durante gli ultimi due decenni, una parte considerevole della popolazione rurale è emigrata nelle zone urbane oppure all’estero. Del gruppo delle pergole fanno parte anche le ‘ereke’, costituite da 2-5 viti colti-vate ai bordi delle parcelle con piante erbacee e sostenute da robuste tavole di legno incrociato. Un altro esempio per la combinazione della viti-vinicoltura contemporanea con quella tradizio-nale, è la realtà della piattaforma ampelografica, che consiste nel insieme della coltura di pergola e di vigneto e nella struttura varietale. Durante gli ultimi 60 anni, sempre di più, nella viticoltu-ra d’Albania, stanno diffondendosi i cultivar in-ternazionali (Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Merlot, Moscato, Pinot Nero, Riesling, Syrah) e

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Cantina nella città di Bylis, Albania Centrale,IV Secolo d.c.

Vlosh, grappolo del vitigno locale coltivato nell'Albania del Sud e Centrale

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quelli regionali (Malvasia, Nebbiolo, Pinot Bianco, Sangiovese, Tempranillo, Tokaj). Negli ultimi anni i cultivar locali, che sono più adattabili e più sta-bili nelle condizioni pedoclimatiche non sempre favorevoli e che producono uva e vini con carat-teristiche più specifiche riguardante aromi-sapo-ri-colori ecc, sostituiscono circa il 60 per cento della superficie vitata; mentre i cultivar ben noti internazionali sostituiscono il 30 e quelli regionali il 10 per cento della superficie vitata.Vitigni e vini locali più rappresentativi sono: “Kallmet”, coltivato nell’Albania settentriona-le e centrale, con ciclo vegetativo di 155-160 giorni e grappolo spargolo. Produce vino cor-poso, secco, che contiene 11,0-13,5 per cen-to di alcool e 5,5-6,5 g/l di acido tartarico; vino grasso e con colore intenso rosso e nuance violetto. Vino con sapore veramente specifico ed aroma che spicca di viola. Può invecchiare bene, creando un bouquet piacevole. Due eno-logi francesi ed una spagnola, nel 2010 hanno espresso questa valutazione organolettica: “Vino con personalità affermata, incontestabile. Ha un aroma molto fine e sapore molto buono”. Il Kallmet ha molta storia, simbolo della casata me-dioevale dei Blinishti e poi dei Dukagjini. I romani e gli emigranti albanesi lo diffusero in Europa, dove si nomina ‘Kadarka’ e ‘Skadarka’ (Ungheria e la ex Jugoslavia, secondo il nome di Scutari, la città più vicina al luogo d’origine di Kallmet), ‘Gemza’ (Bulgaria), ‘Nero di Scutari’, ‘Schwartzes’, Skutariner’ (Italia, Austria, Germania). Il Vaticano lo comprava oppure lo prendeva come entrate dai credenti che lo donavano alle chiese. La gen-te lo chiama “Kallmet è il Rè”.

“Shesh” dove spicca il vino “Shesh Bianco” che è secco oppure mezzo secco, armonico e con sapore piacevole; contiene il 12-13 per cento di alcool e 6,5 g/l di acido tartarico. Mentre “Shesh Nero” ha colore scuro ed aroma gradevole, con-tenendo 12-13 per cento di alcool e 6,0 g/l di acido tartarico.“Pulës”, vitigno che soprattutto si coltiva come pergola oppure ereke. Il grappolo pesa 100-150 g con piccoli acini giallo dorati. Vino con colo-re bianco chiaro; alcool all’11,5-12,5 per cento e acido tartarico 6,0 g/l. Il sapore specifico del Pulës si distingue per le sostanze minerali che l’uva contiene derivanti dal profondo sottosuolo.In Albania, di cantine di media e grande capacità ce ne sono circa 30 tra le quali spiccano:“Arbëri” (Mirditë) che produce vino Kallmet di color ciliegia nera ed aroma di cannella; ha sa-pore dolce-amaro dai tannini che caratterizzano questo vino. Arbëri commercia vino invecchiato per tre anni in barrique e ha cominciato l’espor-tazione negli Stati Uniti.“Çobo” (Berat). Cantina con tradizione famigliare di 120 anni. Si distingue per la produzione del vino “Il bianco di Berat” vinificando l’uva Pulës,

Festa della vendemmia con i buoiche tirano un carro d'uva

Tipica forma del grappolo del Kallmet

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oltre che con il vino Kashmer (Kabernet-Shesh-Merlot). Esporta in Europa, in piccole quantità.“Giorgio Castriota-Scanderbeg” (Durazzo). Fondata nel 1929, produce 70 mila ettolitri di vino (Aglianico, Cabernet Sauvignon, Montepulciano, Primitivo, Chardonnay) e bevande superalcoliche. Esporta in Europa e negli Stati Uniti.“Kallmet” (Lezhë). Cantina di qualità, insediata nel villaggio Kallmet. Produce vino di base e special-mente vino di prestigio prodotto con uve di vigneti di oltre 40 anni; questo vino invecchia per tre anni (due in barrique, più un anno in bottiglia). Ha appena cominciato l’esportazione.“Miqësia” (Koplik, Scutari). Produce vino soprat-tutto secco, come Kallmet, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Moscato Bianco. La cantina ha ca-pacità di vinificazione e conservazione per 80mila ettolitri di vino. “Zika-Derveni” (Tepelenë) si distingue per la tradi-zione famigliare nella produzione di vino e grappa, per la larga superficie vitata che arriva a 100 ettari dove si includono 10 ettari con pergola del cultivar Pulës che la gente locale chiama “ l’uva dei secoli”.Di istituzioni di ricerca e di formazione ed altre ce ne sono diverse. Le prime, principalmente, hanno luogo presso le facoltà di Agraria e di Biotecnologia dell’Uni-versità Agraria di Tirana e il Centro Trasferimento Tecnologie Agrarie di Valona. Gli studi universitari, compresa la specializzazione in viticoltura ed eno-logia presso i due dipartimenti rispettivi, si svolgono secondo il Processo di Bologna, con un primo livello (Bachelor) e un secondo livello (Master); si possono poi proseguire gli studi e le ricerche con dottorati in viticoltura ed enologia. Per quanto riguarda la ricerca, i filoni principali sono: esplorazione, identificazione e raccolta delle risorse genetiche autoctone della vite, studi agrobiologici sui vitigni locali, sperimentazioni applicate e tecniche colturali soprattutto potatura, concimazione e irrigazione. Sono stati avviati anche studi di zonazione viticola, mentre la legislazione del settore vitivinicolo è allineata agli standard comuni-tari. Altre istituzioni sono le diverse Società, dove spiccano qualche cooperativa di viticoltori, ognuna con circa 200-300 ettari di vigneti, la Società delle cantine famigliari, la Società dei Sommelier etc.La cooperazione scientifica ed economica fra la vi-tivinicoltura albanese e quella italiana, va progressi-vamente ampliandosi. Oltre agli scambi di docenti e

ricercatori, ogni anno diversi studenti albanesi stu-diano e si specializzano in vitivinicoltura in Italia. Non sono pochi inoltre i trattori, le macchine agricole e le attrezzature per le cantine, nonchè concimi e agro-farmaci oppure lieviti importati dall’Italia e impiegati nella vitivinicoltura albanese. Da segnalare soprat-tutto l’importante collaborazione, iniziata nel 1994 e tutt’ora in essere, tra i Vivai Cooperativi Rauscedo e la società Agroherbal di Tirana. Solo negli ultimi dieci anni, sono stati impiantati oltre quattro milioni di barbatelle, di vitigni e cloni prodotti dai VCR. Ma oltre che sul piano commerciale, la collaborazione con i VCR si concretizza anche sul piano tecnico e scientifico: nove Seminari pan-albanesi per la viticol-tura organizzati ogni anno in diverse zone viticole di Albania e Kossovo, pubblicazione di diversi libri di-vulgativi sulla viticoltura, pubblicazione del catalogo VCR in lingua albanese, progetto per il miglioramen-to genetico e la produzione di cloni e barbatelle dei vitigni Kallmet etc.

Le prospettiveLe caratteristiche pedoclimatiche molto favorevoli, la tradizione, l’esperienza e le richieste del merca-to, offrono ampie possibilità di crescita in quantità e qualità per la viticoltura albanese. Si prevede che da oggi nel 2030, le superfici vitate possono rag-giungere i 25-30 mila ettari, con un aumento delle aziende con superfici oltre cinque ettari. La qualità sarà la sfida principale, anche in funzione di un fu-turo ingresso dell’Albania nell’Unione Europea. Altre leggi e regolamenti, nonchè controlli più stretti sulla produzione vitivinicola, saranno necessari. Rientra in questo obiettivo il miglioramento genetico-agro-nomico delle varietà associate a grandi investimenti per la viticoltura, sempre guidati da una program-mazione mirata alla ricerca di qualità. Anche il lavoro appena avviato sulla vitivinicoltura organica rappre-senterà un importante motivo di crescita qualitativa.

Anche la crescita in parallelo e combinato della viti-coltura dei vitigni locali e di quella dei vitigni stranie-ri, sarà un obiettivo irrinunciabile. Un piccolo paese come l’Albania deve assolutamente puntare alla valorizzazione del suo specifico ‘terroir’ e di vitigni e cloni locali, ma tenendo sempre presente la pro-duzione in crescita dell’uva da vitigni internazionali e regionali.

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Certamente è un acronimo diffi-cile, ma che racconta parte del-la sua storia: è un consorzio che associa viticoltori e cantine del Nord Albania. Le parole consor-zio e cantine (verëtarë) ci dicono rispettivamente che “l’operazio-ne” nasce fuori dall’Albania e che si radica a partire dagli anni no-vanta, queste le due coordinate che servono per capire la nasci-ta del Consorzio Nord Albania. Un Consorzio di Tutela è un ogget-to estraneo nel contesto Albanese, si tratta infatti del risultato di un progetto di cooperazione e svilup-po promosso da LVIA (ONG ita-liana) e cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri. La LVIA, dopo aver operato in ambito rurale a par-tire dai primi anni novanta, riprende le trame del settore vitivinicolo del Nord Albania e trova un settore in ascesa dovuto agli investimenti del Ministero dell’Agricoltura Albanese per la realizzazione di nuovi im-pianti, ad una rete di cantine fa-miliari orgogliose del proprio ter-ritorio ed al continuo aumento dei consumi di vino nella popolazione Albanese. E qui siamo giunti alla seconda delle coordinate, quella temporale, che riguarda le cantine: la parola verëtarë è uno dei tan-ti neologismi nell’Albania di oggi. Infatti, mentre le cantine sono state le fabbriche del vino del regime, la parola verëtarë indica i produttori di vino e dunque insiste sulle perso-ne, le competenze ed il territorio. Il Consorzio Nord Albania è un’as-sociazione che raccoglie 64 soci produttori di uva nelle Regioni di Scutari e Lezhe, di cui 5 cantine. I soci dispongono di circa 65 ettari di vigneto distribuiti nelle zone più vocate per la produzione di uva da vino. Incastonati tra la montagna e il lago di Scutari scendono len-tamente i terreni coltivati: da Koplik

con i suoi terreni rossi ricchi di roc-ce calcaree, terreni aridi adatti solo alla vite e alle erbe aromatiche che crescono spontanee sulle monta-gne circostanti, fino a Shtoj i Ri, in prossimità della cittadina di Scutari, dove sorgeva l’azienda statale per lo sviluppo dei cloni dell’uva Kallmet e dove esistono mol-ti dei vecchi vigneti di 35-40 anni. L’altra zona, la Zadrima, corre da Nord a Sud su lievi versanti, dai villaggi di Naraç e Hajmel, fino a Kallmet, villaggio che dà il nome al re delle uve del Nord Albania. Il Kallmet è una varietà autoctona preservata, assieme ad altre varietà locali di minore diffusione, dai viti-coltori del Nord Albania in seguito al crollo del regime comunista e alle devastazioni che hanno colpito sia le zone urbane sia rurali. Questa varietà, esigente sia in termini agro-nomici sia enologici, se ben vinifica-ta è capace di dare vini importanti e longevi, con un profilo olfattivo elegante ed originale, paragonabi-le a vini ottenuti da vitigni blasonati come il Nebbiolo e il Pinot Nero. L’idea di Consorzio di Tutela ha dovuto fare i conti con il contesto vitivinicolo albanese ed ha modula-to la sua attività per rispondere alle richieste di crescita del settore sul-la base dei requisiti qualitativi che oggi richiede il mercato globale. Questi concetti sono stati tradotti in assistenza tecnica e analitica in ambito viticolo ed enologico, ed in un’opera di sviluppo del mer-cato per i produttori associati. Il Consorzio si avvale infatti del-la consulenza enologica del Dott. Alberto Cugnetto, di un laboratorio nel quale opera il Dott. Roland Leka e dell’agronomo Dott. Stefan Dano. All’opera volta al miglioramento de lla qualità dei vini si affianca un piano di ricerca biennale per la caratteriz-zazione dell’uva e del vino Kallmet,

che intende trasferire al territorio le migliori pratiche enologiche indivi-duate a contribuire e a porre le basi per la creazione di un disciplina-re di produzione del vino Kallmet. Giungendo all’altra parola chiave, quella del mercato, arriviamo al ta-sto dolente di questa storia, que-sto perchè le cantine pur avendo incrementato quantità e qualità dei vini prodotti, non riescono a superare la difficoltà psicologica di aumentare il prezzo della bot-tiglia e dunque si ritrovano con le cantine vuote ad ogni inizio anno. Questo non premia i risultati ottenuti dal progetto LVIA che ha scommes-so sul territorio, ma ha lasciato ai produttori l’onere di investire e dun-que di scommettere su loro stessi. Tra i produttori che più chiaramente hanno intrapreso la strada dell’au-mento della qualità, con volumi signi-ficativi, c’è la cantina che sorge nel villaggio di Kallmet e che porta que-sto nome. La società familiare che ha raccolto la passione dei genitori per l’uva Kallmet sta differenziando la produzione e presto promuove-rà sul mercato una propria riserva. A corollario di tutto ciò è nato, come un fungo all’ombra delle fate, un ristorante nel mezzo del territorio del Kallmet che fa del vino, del territorio e delle tradizio-ni un manifesto per una rinascita della vita rurale nel Nord Albania. Mrizi i Zanave, ombra delle fate ap-punto, ristorante a chilometro zero, sede del primo convivium Slow Food in Albania, centro gravitazio-nale di iniziative che guardano al futuro con i piedi ben piantati nelle tradizioni, punto di incontro di vini, formaggi, olio extravergine di oliva e di ogni altro prodotto di qualità che dal territorio cercano un rico-noscimento e una valorizzazione sul mercato che garantisca la rina-scita di una nuova ruralità.

K.V.V.V.Sh.

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“Il vino bianco del Veneto Orientalee del Friuli Venezia Giulia più apprezzato e richiesto

nel secolo scorso sta ormai per scomparire.

La lenta agonia del Tocai

È davvero triste dover assistere, impoten-ti, al lento progressivo declino d’un vino bianco che, pur apparso solo nella se-

conda metà dell’800, è stato per tutto il ‘900 uno dei più apprezzati e goduti emblemi della vitieno-logia del Nordest d’Italia. Non è un vitigno storico (nonostante alcune pia-cevoli leggende friulane prive totalmente di fon-damento), essendo arrivato nella provincia di Venezia solo nella seconda metà dell’800, impor-tato da qualche ricco possidente in rapporti con la Francia e ha subito trovato a Lison, frazione del comune di Portogruaro, il suo habitat ideale, dif-fondendosi poi, abbastanza velocemente in tutto il Friuli Venezia Giulia e nel Trevigiano. Il vitigno e il vino vennero allora chiamati Tocai, anche se l’impiego di questo nome resta a tutt’oggi sco-nosciuto. Nella lingua albanese, “tocai” significa “del posto”, e c’è chi ipotizza, non si sa su quale base, che i vignaioli che lo importarono volessero farlo passare per un antico vitigno locale.In verità, come hanno scoperto Antonio Calò e Angelo Costacurta, già primi responsabili dell’Isti-tuto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano (Treviso), grazie all’esame del Dna, il Tocai è in realtà Sauvignonasse, originario della Francia e lì praticamente scomparso. Nei primi decenni del secolo scorso, su questo vitigno c’era ancora molta confusione, creduto a volte Riesling a vol-te Sauvignon e altro ancora. - c’è anche chi lo

considerò un vitigno ungherese - ed è solo nel 1933 che il prof. Giovanni Dalmasso, della scuola enologica di Conegliano, propose in un articolo sul Corriere Vinicolo di chiamarlo Tocai friulano, anche se il suo primo insediamento in Italia era stato nel territorio di Lison di Portogruaro.Da allora conobbe un continuo espandersi, tan-to che a Udine per dire “prendiamo un calice di Tocai” bastava dire “prendiamo un tajut” (un ca-lice), senza specificare il vino, tanto il vino bianco per eccellenza era il Tocai, come lo era anche nelle province di Venezia e Treviso (soprattut-to in pianura). Poi, come si sa, a seguito di un accordo fra la Comunità Europea e l’Ungheria, ratificato dal Consiglio europeo il 23 novembre 1993, relativo alla tutela e al controllo reciproco delle denominazioni dei vini, iniziò un contenzioso che si concluse definitivamente con una senten-za del 12 marzo 2007 nella quale il Tribunale del-la Comunità Europea sancì di fatto il divieto del nome Tocai per i vini italiani, riservandolo esclusi-vamente all’Ungheria per il proprio vino storico.E cosa successe allora in Italia?Il Tocai era una DOC importante, abbondante-mente prodotto in tutto il Friuli Venezia Giulia, nel veneziano, nel trevigiano e, in purezza o in assemblaggio, anche a Custoza (Verona), nei Colli Euganei (Padova), nelle Corti Benedettine (Padova), a Merlara (Padova), a Breganze (Vicenza), nell’area del Garda (Verona) e, in

di Giampiero Rorato

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Lombardia, a San Martino della Battaglia (Brescia). La sentenza del 2007 obbligò l’Italia a cam-biare il nome a questo vino e le autorità, a volte in accordo coi produttori, decisero in modo forse superficiale il nuovo nome ed ebbe inizio la babele.In Friuli Venezia Giulia, dopo una prima valutazione della proposta del Presidente eme-rito degli enologi italiani, Piero Pittaro che aveva suggerito di chiamarlo Tai, T(oc)ai, in omag-gio alla tradizione friulana prima ricordata, decisero di adottare il nome “Friulano” (dimentican-do che tutti i vini prodotti nelle province di Udine e Pordenone sono vini “friulani”). In provin-cia di Venezia, dove era cono-sciuto come “Tocai di Lison”, i produttori del mandamento di Portogruaro decisero di chia-marlo “Lison”. In tutto il Veneto (quindi anche nel veneziano) fu deciso di chiamarlo “Tai” (com-preso il Tocai Rosso dei Colli Berici che è tutt’altro vino). A Custoza, Colli Euganei, Merlara, Breganze, area del Garda, San Martino della Battaglia si con-servarono i nomi precedenti. Dunque, un vino che nasce dalla medesima barbatella, è chiamato nel Nordest in diversi modi, creando, come è pos-sibile capire, un’inconcepibile confusione, con totale impossi-bilità di una idonea promozione. Ma Tai perché? Se lo è chiesto anche il celebre imprenditore trevigiano Luciano Benetton che ha scritto: “Tai è una fra-zione di Pieve di Cadore e un monte della Cina. Ed è anche il principale gruppo etnico del-la Thailandia e un pesce giap-ponese simile all’orata”. Ed è

pure, aggiungiamo noi, il nome delle Linee Aeree Tailandesi. E allora, cosa c’entra Tai?Sono stati più intelligenti i pro-duttori del Carso Sloveno che hanno ribattezzato il loro Tocai col nome del vitigno, quin-di Sauvignonasse (si consulti internet). E come se non ba-stasse, da una barbatella che conserva il nome di “Tocai friu-lano” abbiamo una vite che si chiama “Tocai friulano” e, fuori dal Friuli, an-che se erroneamen-te, “Tocai italico” e abbiamo, sempre dalla barbatella di “Tocai friulano” i seguenti vini: Friulano, Lison, Tai, Custoza, Colli Euganei, M e r l a r a , Breganze, Garda, San Martino della Battaglia. La conclusione? Nel comprensorio Doc Piave, uno dei più vasti d’Italia, dove fino a tut-to il secolo scorso il Tocai era l’emblema dei vini bianchi locali (a parte gli internazionali Chardonnay, Pinot, Sauvignon, ecc.), oggi si hanno solo 10 ha di vigneti piantati a Tocai e an-che questi corrono il pericolo di scomparire a breve. In Friuli, per tentare di salvare questo vino, i vignaioli del comune di Corno di Rosazzo (Udine) si sono riuniti, mettendo assieme i loro Tocai e dando al vino così prodotto il nome di “Blanc di Cuar”, il “Bianco di Corno”, pro-muovendolo con questo nome difficile da pronunciare fuori del Friuli, immaginarsi in Europa!!!

Ed è

poi il vino di un solo comune ed è naturalmente un vino di nicchia, buonissimo, certo, ma senza prospettive.Purtroppo il futuro di questo vino è tutt’altro che roseo, vi-sto anche che il più redditizio Prosecco può essere prodotto non solo nelle colline trevigia-ne, ma ormai in tutto il Veneto Orientale e nel Friuli Venezia Giulia e piantare Prosecco al posto del Tocai è diventato una moda inarrestabile.

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“”

Il segreto sembra risiedere nel differenziarsi dalla concorrenza. Il terroir e le varietà autoctone

sono inimitabili e un valore in rialzo.

Spagna: chi ha parlato di crisi?di meritxell Falgueras Febrer

Che fortuna abbiamo con i vini spag-

noli! Ci possiamo lamentare di tante

cose in questo Paese, ma non del vino.

Confrontate il rapporto qualità-prezzo con gli al-

tri vini europei. In Spagna si fanno grandi vini a

basso prezzo e in questo siamo una delle migliori

alternative del mondo vinicolo. Se guardiamo la

cosa dal punto di vista dell’abbondanza (diffici-

le in tempo di crisi, ma pur sempre possibile e

comunque raccomandabile) vedremo che ce n’è

per stare allegri tutti. E che nella penisola (perché

anche i portoghesi non sono da meno) si produ-

cono dei vini alla portata dei più e con personali-

tà. Vini di mencia nel Bierzo, garnacha nel Campo

de Borja e cariñena nel Montsant, che valgono

più di quello che costano. Il segreto sembra risie-

dere nel differenziarci dalla concorrenza. Il terroir

e le varietà autoctone sono inimitabili e un valore

in rialzo. Peccato che alcuni consumatori ancora

non ci credano! Il Beaujolais Nouveau, il vino gio-

vane del sud della Borgogna che si può gustare a

partire dal terzo giovedì del mese di novembre, fi-

nisce sempre prima di Natale. Ma ogni volta sono

sempre meno le cantine spagnole che osano pre-

sentare il vino dell’anno. Eppure, chi non apprez-

za un vino con aromi varietali e fresco? Forse la

colpa non è dei consumatori, ma delle cantine

che prendono sul serio soltanto i vini complessi.

La cosa peggiore è quando in un ristorante il vino

della casa, che dovrebbe essere il più rappresen-

tativo, finisce per essere un vino australiano e con

chips. Con i progressi dell’enologia è molto diffi-

cile trovare vini malfatti, e noi abbiamo grandi vini

a prezzi accessibili: Laderas del Sequé (Alicante),

Monteabellón Roble (Ribera del Duero), Artazuri

(Navarra), Vinya d’Irto (Terra Alta). Vini che fanno

bella figura, senza però rovinarti.

Per i bianchi c’è addirittura un’intero festival di

possibilità: verdejos di Rueda per meno di 6

euro; untuosi godellos affinati con lieviti e xarel·lo

nel Penedès; il Blanc Selecció di Can Feixes e il

rosato di lacrima di Ochoa, tanto per citare alcuni

esempi. In ogni denominazione (non finirei più se

le citassi tutte, ma le più di settanta denominazio-

ni spagnole sono tutte ottimi esempi) possiamo

godere di vini semplici favolosi per accompagna-

re i nostri pasti di ogni giorno. Chiedete nel vostro

negozio di fiducia e diffidate delle offerte. I saldi

nel vino non hanno senso se il vino costa ciò che

vale. Il re dei vini qualità-prezzo è il Jérez. Con il

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sistema di criaderas y soleras questi vini sono di

un’elaborazione unica e quasi mistica con il loro

velo en flor. Ma siccome sono a buon prezzo,

non li trattiamo come gioielli; eppure lo sono.

Vini invecchiati tre anni e che costano 6 euro?

Dove mai si è vista al mondo una cosa simile? La

Manzanilla e gli altri vini della D.O. Jérez-Sherry-

Manzanilla Sanlúcar di Barrameda, se fossero in

Francia, costerebbero non so quanto. Critichiamo

i cugini d’oltralpe per invidia, ma loro sì che han-

no saputo creare firme.

L’altro giorno in radio parlavano di un’intervista a

Ferran Adrià (il quale, dopo aver chiuso il miglior

ristorante del mondo, sta preparando l’apertura

de El Bulli Foundation, che sarà la sede della cu-

cina creativa mondiale) in cui confessava che or-

mai viveva in hotel e che non sapeva più dove si

svegliava la mattina. Affermazione che il presen-

tatore avrebbe commentato con un “Poverino!”,

pronunciato con un’intonazione che non mi è pia-

ciuta affatto. In un periodo di crisi in cui tutti, in un

modo o nell’altro, stiamo facendo grandi sacrifici,

sembra che non stia bene viaggiare, nemmeno

se si tratta di viaggi di lavoro. Alzi la mano chi non

va in palestra! Già, perché in Spagna non è ben

visto chi dedica tempo a se stesso, per non par-

lare dello “scialacquatore” che osa farsi massaggi

senza soffrire per una seria contrattura. Chi può

far invecchiare dei vini se l’appartamento medio

non basta nemmeno per l’intimità di una coppia?

Non sta bene dire che si usa una cantina per far

riposare i propri vini migliori, per fargli raggiun-

gere il momento esatto in cui l’acidità scende a

patti con i tannini per lasciare il miglior retrogusto.

I vini secondi sono troppo cari e le tenute han-

no già presentato i loro terzi prodotti. Quelle che

non lo faranno, saranno accusate di non essere

al passo coi tempi. I vini devono essere giova-

ni, devono poter essere bevuti giovani perché la

gente non può permettersi grandi investimenti.

Adoro l’espressione francese “Vin du plaisir”, che

è molto più carina di “vino di base” o “low cost”.

Perché è un vino che ti dà allegria senza dover-

ti preoccupare troppo per le tue tasche e senza

dover aspettare una gran occasione per goder-

telo. “Il vino per star bene” dovrebbe essere la

massima aspirazione ad ogni sorso. Così come

l’espressione “vino da meditazione”, quando si

parla di vino dolce. Personalmente preferisco

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Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 414

Manzanar Vineyard, Aconcagua Valley

l’altra espressione “vino da conversazione”, per-

ché alla fine il vino accompagna spesso le nostre

conversazioni con amici e può far sentire ad og-

nuno di noi l’odore della propria vita in un calice.

Adesso però è il momento dei tagli, anche per

il vino. Cambia la percezione, quando compria-

mo un vino, se lo chiamiamo “secondo” o se

lo chiamiamo “Flor”, soprattutto se di cogno-

me fa Petrus o Pingus. I vini secondi dei gran-

di crus francesi lo hanno capito bene. Quando

un’annata non è molto buona, se ne producono

più bottiglie, migliorandone tuttavia la qualità con

l’uva che non si usa per quelli principali, in modo

da riequilibrare i guadagni. Se hanno lo stesso

nome del vino top, anche se con l’aggettivo Petit

(come Petit Cheval o Petit Mouton-Rothchild), al

consumatore piace comunque di più. Tra i due

litiganti, dicono, il terzo gode. Come nel caso del

Caminos del Priorat di Álvaro Palacios, un vino

con un buon rapporto qualità-prezzo-piacere e

con una firma di lusso. Il mondo della moda lo fa

già da tempo. Versace firma collezioni di H&M,

anche se nel mondo del vino non vale solo il mo-

dello, nemmeno se a fare il coupage è lo stesso

Michelle Rolland, ma vale la materia prima. Prima

i vini di Bordeaux o della Rioja duravano molto

di più. In questi ultimi primeurs mi hanno fatto

provare un Lascombes del mio stesso anno, il

1981, e ad una prima impressione sembrava più

giovane di me. Tuttavia, da quando è arrivata

la famosa micro-ossigenazione, è accelerata la

maturazione del vino, così che non saranno più i

nostri nipoti a berselo e non dovremo più sacrifi-

care parte del nostro spazio vitale per far riposa-

re le bottiglie. Vini gradevoli, senza pretese, che

ti fanno passare bei momenti, come Serras del

Priorat, come Artadi della Rioja, come uno dei

vini ecologici di Albet i Noya, o come il rosato

fashion di Ibiza, l’Ibizkus.

Vini per gente giovane che comincia ad avere

una certa curiosità per questo mondo, per quelli

che hanno buon gusto e per quanti sono stan-

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Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

chi di sentire sempre odore di legno. Una nuova

generazione di etichette con arte e di vini che si

adattano al nostro tempo e che non richiedono

sacrifici di anni per vederli crescere. Perché per

concedersi momenti di piacere, non è necessario

risparmiare tanto. Ma attenzione a come si des-

crivono i vini, perché le parole hanno il loro peso

in oro e influenzano il sapore.

La crisi. Attenti alla crisi. È la crisi. Vedrai come

cambieranno le cose ora, con la crisi. Adesso

la Spagna è davvero in crisi, e mentre tutti ne

parlano, lamentandosi, nessuno offre soluzioni. È

chiaro che sono ogni volta meno quelli che pos-

sono permettersi di aprire una bottiglia di più di

60 euro a settimana. C’è gente che si appassio-

na a questo mondo, beve poco e può arrivare

a spendere più di 30 euro al mese per bere un

buon vino. Ma con questo consumo non si fa vo-

lume. Per questo le cantine top hanno preso a

produrre vini di consumo quotidiano, adeguati a

questa economia di guerra. Dicono che, proprio

come per i ristoranti, la crisi colpirà di più quelli

di fascia media. I vini con “stella-terroir-Michelin”

non subiranno conseguenze. Non mi sembra che

ci siano molti Cristal rosé disponibili sul mercato,

né tanto meno molte bottiglie di Romanée Conti.

I ristoranti e i vini “buoni ed economici” hanno

sempre pubblico: la massa. I ristoratori si lamen-

tano che si sta vendendo sempre meno vino. Che

ad un tavolo di quattro persone ormai si consumi

solo una bottiglia, quando circa quattro anni fa se

ne prendevano due. I controlli, l’usanza di tripli-

care i prezzi e, in alcuni casi, il pessimo modo di

servirlo, hanno scavato la fossa allo stock di vino

immagazzinato annata dopo annata. In un mo-

mento in cui risparmiare è una maniera per poter

arrivare a fine mese, la gente fa molto più caso ai

prezzi. E vederli lievitare così tanto nelle varie car-

te provoca loro un’indigestione. Allora decidono

di comprarselo in negozio, rimanere in casa e

non dover temere nulla per la macchina. I risto-

ranti del centro potrebbero approfittare di questa

situazione critica per abbassare il prezzo del vino

(rifacendosi in altro modo, chiaro) e per offrire un

servizio adeguato sia per i vini cari che per quelli

più economici. Solo così questi vini, prima tanto

richiesti nelle cene o nei pranzi d’affari, potranno

tornare a risplendere sui tavoli. In tempo di ris-

trettezze, soltanto chi rischia può farcela.

Riguardo ai vini di gamma media, se continua-

no con il loro marketing tradizionale, mi auguro

che la crisi dia loro una bella lezione. Sì, queste

cantine che credono ancora che il compratore

ideale sia l’uomo maturo e benestante. Questo

uomo appartiene ormai a un’altra generazione, e

a quelli che ancora rimangono il medico ha proi-

bito di bere vino. È il passato. Le donne, i gio-

vani, sembrano non essere un mercato degno.

Ma si sbagliano. Sono il futuro. E in un momento

di crisi, è un mercato da tenere in molta consi-

derazione. Per aprire, per espandersi, per creare

tendenze. Un’altra maniera di andare incontro

alla cultura del vino: divertente, coraggiosa e di-

sinvolta. Basta con titoli nobiliari che danno pe-

digree al vino. Basta con presentazioni rococò.

Basta con “bere è una cosa da uomini”. I sin-

gle sono quelli che spendono di più, insieme alle

donne di successo, agli omosessuali e ai giovani

yuppies. Sto esagerando? No, credo che sia il

vino stesso in Spagna ad essersi fatto lo sgam-

betto da solo, bandendo questa gran fetta di

mercato. Utilizzando un vocabolario difficile, non

venendo incontro alla sensibilità dei suoi consu-

matori e dotando il vino di un’aurea mistica. E

adesso non è facile rialzarsi. Grazie alla crisi, il

vino può superare se stesso per affrontare le diffi-

coltà. Per grandi problemi, grandi soluzioni. Così

come quando ci fu tutta quella serie di proibizioni

su pubblicità e consumo. Il vino seppe crescere

sempre più, investendo in educazione dei sensi,

gastronomia e arte. Spesso, quando ci si chiude

una porta, ci si apre una finestra. La porta si sta

chiudendo, ma la finestra è sempre stata là, e

aspetta solo di essere aperta. Ognuno raccoglie

sempre ciò che semina; a meno che non decida

di provare a cambiare terreno.

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Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

Il suo ingresso ufficiale nel mondo vitivinicolo

avverrà soltanto con la prossima vendemmia

2012, eppure la appena costituita Doc Sicilia

(Decreto Ministeriale novembre 2011) fa già noti-

zia. Dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione

Siciliana, infatti, fanno sapere che gli ettari iscritti

hanno superato quota 30 mila (mentre scrivia-

mo, il cantiere per le iscrizioni è ancora aperto!),

facendo tagliare di fatto un primo traguardo alle

nuove etichette, come appartenenti alla Doc

più grande d’Italia. Del resto, già nel disciplinare

approvato, all’articolo 3 si legge che “la zona di

produzione delle uve destinate alla produzione

dei vini a Denominazione di Origine Controllata

“Sicilia” comprende l’intero territorio amministra-

tivo della Regione Sicilia”. L’Isola più grande,

insomma, cuore pulsante del Mediterraneo. Un

risultato che, al di là delle polemiche, dei dibattiti

e delle aspettative più o meno incerte, significa

tanto per chi in Sicilia il vino lo produce, lo difen-

de e lo controlla.

“Dopo anni di dibattiti, finalmente la Sicilia ha

una straordinaria occasione per qualificare, pro-

teggere la sua tipicità, valorizzare il suo vino e le

sue aziende produttrici – è il commento che l’As-

sessore regionale alle Risorse agricole e alimen-

tari, Elio D’Antrassi, ha rilasciato a Il Sommelier

–. Perché la Doc Sicilia – prosegue l’Assessore

– manterrà l’identità di tutte le altre Doc già cer-

tificate. Poter menzionare, infatti, “Sicilia” anche

nelle altre etichette aiuterà il consolidamento di

tutto il vino siciliano nel panorama internazionale.

Inoltre, rilanciando il brand “Sicilia”, che gode già

di un forte appeal tra i consumatori del mondo, il

riconoscimento permetterà alle aziende di ridurre

anche i costi della promozione di nomi geogra-

fici meno conosciuti. Inoltre, la creazione di un

consorzio di tutela faciliterà anche l’accesso ai

fondi europei destinati alla promozione, realiz-

zando così azioni territoriali forti ed efficaci”. Che

le aspettative siano tante, lo si capisce già dai

numeri, come lo stesso D’Antrassi sottolinea: “La

vitivinicoltura siciliana rappresenta il 15% della

produzione lorda vendibile dell’agricoltura isola-

na. Questo significa che fasi favorevoli o sfavore-

voli si ripercuotono inevitabilmente su tutta l’eco-

nomia del territorio”. Infine, l’Assessore regionale

rassicura sulla delicatissima fase dei controlli: “Un

Doc Sicilia: si parte!

Dopo anni di dibattiti, finalmente la Sicilia ha una straordinaria occasione per qualificare, proteggere la sua tipicità, valorizzare il suo vino e le sue aziende produttrici.“

di antonio iacona

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Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 17

aspetto fondamentale legato alle Doc è il sistema

dei controlli, che assume particolare rilevanza se

si considera che molto vino siciliano è venduto

sfuso e imbottigliato nel Nord Italia, con controlli

molto limitati. Sarà l’Istituto regionale della Vite

e del Vino a vigilare sulla Doc Sicilia. Sa operare

molto bene, e garantirà uno standard di qualità

altissimo”.

E di una Sicilia al “plurale” dei vini aveva parla-

to proprio il direttore generale dell’Irvos, Dario

Cartabellotta, sottolineando la vivacità commer-

ciale dei produttori siciliani che oltre lo Stretto di

Messina (leggi Vinitaly, Salone del Gusto, fiere in-

ternazionali) riescono a dare una visione di unità,

anche in vista proprio dell’arrivo della Doc Sicilia.

E che la nuova Doc porterà certamente i benefi-

ci sperati sia alle aziende produttrici che ai con-

sumatori ne è convinto il presidente di Assovini

Sicilia, Antonio Rallo, poiché il disciplinare appro-

vato tutelerà anche i piccoli territori e le piccole

Doc già esistenti, con la ulteriore novità della Igt

“Terre Siciliane” (anch’essa targata novembre

2011), che sarà un’importante realtà dell’Isola.

Le tipologie che possono rientrare nella nuova

Doc sono quelle del Bianco, anche nella tipologia

vendemmia tardiva (con vitigni Insolia, Catarratto,

Grillo, Grecanico, da soli o congiuntamente,

per almeno il 50%); Rosso, anche nelle tipolo-

gie vendemmia tardiva e riserva (Nero d’Avola,

Frappato, Nerello mascalese e Perricone, da soli

o congiuntamente, per almeno il 50%); Rosato

(Nero d’Avola, Frappato, Nerello mascalese e

Perricone, da soli o congiuntamente, per alme-

no il 50%); Spumante bianco (Catarratto, Inzolia,

Chardonnay, Grecanico, Grillo, Carricante, Pinot

nero, Moscato bianco e Zibibbo, da soli o con-

giuntamente, per almeno il 50%); Spumante ro-

sato (Nerello Mascalese, Nero d’Avola, Pinot nero

e Frappato, da soli o congiuntamente, per alme-

no il 50%); con la specificazione, infine, di uno

dei seguenti vitigni: Inzolia, Grillo, Chardonnay,

Catarratto, Carricante, Grecanico, Fiano,

Damaschino, Viogner, Muller thurgau, Sauvignon

blanc, Pinot grigio, Nero d’Avola, Perricone,

Nerello cappuccio, Frappato, Nerello mascale-

se, Cabernet franc, Merlot, Cabernet sauvignon,

Syrah, Pinot nero Nocera, Mondeuse, Carignano

e Alicante: almeno l’85% del corrispondente vi-

tigno; possono concorrere, per un massimo del

15%, le uve di altri vitigni, a bacca di colore ana-

logo, idonei alla coltivazione nella Regione Sicilia

con l’indicazione delle menzioni di due vitigni di

cui all’art. 1, nel rispetto delle specifica normativa

comunitaria.

Significativo, infine, all’articolo 9 del disciplinare,

il forte legame sottolineato tra l’uomo e la vite nel

territorio siciliano, sin dalla preistoria e che ren-

de bene l’idea di ciò che il vino rappresenta per

l’Isola: “La millenaria storia vitivinicola di questo

territorio, dalla preistoria fino ai giorni nostri, –

si legge – attestata da numerosi documenti, è

la generale e fondamentale prova della stretta

connessione ed interazione esistente tra i fattori

umani e la qualità e le peculiari caratteristiche dei

vini della Doc Sicilia”.

Page 20: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

“”

Oggi il Domaine possiede 8,7 ettari, con parcelle nei più importanti Premiers Crus di Vosne-Romanée

e nella zona Nord di Nuits-Saint-Georges, nonché nel Grand Cru Echezeaux.

di Davide amadei

La Romanée Grand Cru: potenza della natura

nella più piccolaAOC di Francia

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 418

«Complimenti per questi vini». «Non

a me, alla natura!» Così risponde

Louis-Michel Liger-Belair quando

gli si esprime tutto l’apprezzamento possibile per

i suoi prodotti.

È il Visconte proprietario in monopolio della vigna

che è la più piccola Appellation di Francia (e del

mondo): La Romanée Grand Cru. Com’è noto,

infatti, in Borgogna i Grands Crus della Côte

d’Or sono autonome denominazioni d’origine,

senza riferimento al Village in cui territorialmente

sono ricompresi, a differenza dei Premiers Crus,

che invece recano sempre l’indicazione della

denominazione comunale. Inoltre, La Romanée

è il vigneto che, per il suo prestigio, nel 1866 ha

aggiunto il suo nome a quello del paese di Vosne,

nel territorio del quale si trova, a poche decine di

metri dall’abitato.

Louis-Michel vive con la moglie Constance e i tre

figli nel suo Chateau de Vosne-Romanée, dove

ha sede il “Domaine du Comte Liger-Belair” di

cui è titolare, ed incontrandolo prima di tutto

racconta la storia della sua famiglia, che è legata

a doppio filo alla storia stessa della Borgogna del

vino. Louis Liger-Belair (Liger è il nome romano

della Loira) era ufficiale dell’esercito di Napoleone

e nel 1815 si trasferì in Côte d’Or con la moglie,

originaria di Strasburgo, acquistando lo Chateau

di Vosne. Iniziò subito a rilevare la proprietà dei più

importanti vigneti della zona, tra i quali i già famosi

La Tâche, La Romanée, La Grand Rue, nonché

grandi porzioni di Richebourg, Chambertin e Clos

de Vougeot, tanto che alla fine dell’800 la famiglia

era proprietaria di ben 60 ettari in ogni area della

Côte de Nuits e della Côte de Beaune.

Nel secolo scorso, alla morte del bisnonno

di Louis-Michel nel 1924 e di sua moglie nel

1931, i loro dieci figli non riuscirono a risolvere le

questioni ereditarie, per cui l’intero patrimonio di

vigneti venne venduto in asta pubblica. Due figli,

però, Just, sacerdote, e Michel, si associarono

per riacquistare La Romanée, Reignots e

Chaumes, che poi passarono ad Henri, padre di

Louis-Michel. Costui nel 1947 entrò nell’esercito

francese ed intraprese una brillante carriera di

ufficiale senza mai interessarsi alla produzione

di vino. I vigneti rimasti in proprietà della famiglia

erano dati in affitto, in particolare al Domaine

Regis Forey, e poi i vini venivano imbottigliati e

commercializzati da importanti negociant, in

particolare da Leroy (prima) e Bouchard Pére et

Fils (dopo).

Page 21: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 19

Finalmente, Louis-Michel, ingegnere in agricoltura

ed enologia, nel 2000 rifonda il Domaine e riprende

progressivamente a gestire personalmente i

vigneti di proprietà della famiglia. Inizia con il

Premier Cru Les Chaumes e con la bella parcella

Village del Clos du Chateau, fino a riavere la piena

conduzione (nel 2002) e commercializzazione (nel

2005) de La Romanée Grand Cru.

Oggi il Domaine possiede 8,7 ettari, con parcelle nei

più importanti Premiers Crus di Vosne-Romanée

e nella zona Nord di Nuits-Saint-Georges, nonché

nel Grand Cru Echezeaux. Dal 2008 tutte le vigne

sono coltivate con il metodo biodinamico e con

l’uso del cavallo per i trattamenti e le lavorazioni

del terreno, per garantire il massimo rispetto

della natura. I vini sono prodotti con venti giorni

di fermentazione e macerazione in contenitori

d’acciaio; successivamente vanno in botti nuove

di rovere, le tipiche piéces borgognone di 228

litri (contro i 225 litri della barrique bordolese) con

doghe spesse 27 mm. (contro i 22 mm. della

barrique), di due tonnellerie e tre diverse foreste

francesi; poi, dopo più di un anno di elevage,

sono imbottigliati a gennaio i Village ed il Premier

Cru Les Chaumes ed a marzo gli altri Premiers

Crus ed i due Grand Crus.

Dagli assaggi dei vini del Domaine risulta evidente

il carattere che rende unica ed esemplare la

Borgogna: i vini hanno fatto lo stesso percorso,

in vigna, in vinificazione, in affinamento, per cui le

differenze risultano soltanto dalle varietà del terroir.

Esposizione, geologia, microclima, altitudine

generano il cosiddetto climat, una singola vigna

ben identificata spesso di dimensioni minime che

produce uva e vino con peculiarità e qualità ben

distinte da quelle di un altro climat, magari anche

solo separato da una stradina o da un muretto.

Ed è proprio quello che Louis-Michel intende

comunicare, evidenziando in modo preciso

le diversità dei vini sulla base dei territori di

provenienza e delle loro caratteristiche climatiche

e geologiche, di impasto dei suoli e di pendenza:

vuole mostrare, con il vino nel bicchiere, che

il lavoro dell’uomo in vigna (per il 95%) ed in

Le botti dove riposa la Romanée

Page 22: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 420

cantina (per il 5%) è strumento per far esprimere

la natura, di cui il vino è espressione sincera e

fedele. Quando qualcuno esclama che un vino è

migliore di un altro, Louis-Michel nega e precisa

che non si può dire: semplicemente, i vini sono

diversi, ciascuno ha le sue peculiarità, è il terreno,

è la natura che parla e distingue.

Al massimo livello la forza della natura si esprime

nel Grand Cru La Romanée.

Pare che il nome, dato nel Basso Medioevo

dai monaci del vicino convento di Saint-Vivant,

derivi dalla presenza di reperti romani antichi,

ed è monopolio della famiglia Liger-Belair fin dal

1826. È un singolo vigneto di appena 0,85 ettari,

contiguo, salendo, al Romanée-Conti Grand

Cru, dal quale fu diviso nel corso del 1700. La

pendenza, con esposizione Est, è abbastanza

marcata, in misura del 12%; si trova a metà del

pendio della collina (il coteaux), dove si realizza la

più elevata complessità geologica: il sottosuolo

è costituito da marne calcaree ed è ricoperto

da strati di ciottoli calcarei, limo rossastro in

ghiaia, blocchi di calcare-argilloso e, verso la

superficie, ancora limo bruno lavorato. I filari

sono perpendicolari al pendio, in direzione Nord-

Sud, contrariamente ai Grands Crus vicini, per

limitare l’erosione e facilitare il lavoro. Rispetto

al Romanée-Conti, dal quale è separato da una

piccola faglia e di cui condivide la geologia, la

struttura granulare e l’esposizione, ha meno argilla

Louis-Michel spilla un Premier Cru dalla botte

Page 23: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

nell’impasto del sottosuolo ed è leggermente più

in pendenza. Le viti hanno un’età di 50 anni, per

una produzione di circa 4000 bottiglie annue. La

ricchezza e complessità minerale del terreno, la

perfetta esposizione, l’equilibrio delle piante ed

il lavoro dell’uomo (e del cavallo!) qui generano

un pinot nero che ha tutte le caratteristiche che

si ricercano in un grande vino: armonia, potenza

ed eleganza, complessità e infinita persistenza

aromatica e gustativa.

In cantina, alla degustazione del Grand Cru La

Romanée si arriva alla fine (all’apice) del percorso

di assaggio dei vini del Domaine, e, nello spillarlo

dalla piéce con la pipette, Louis-Michel scherza

e dice ironicamente, sorridendo, «ecco ora un

Borgogna Regionale rosso…». Ma sul legno c’è

scritto col gesso “R11”, che suscita palpitazione.

Nel marzo 2012 questo 2011 (dalla botte, appunto)

si presenta un po’ restio all’olfatto, ma ci sono già

tanti piccoli frutti rossi, netta mineralità, sentori

balsamici, intrigante menta fresca; in bocca è

potentissimo, ma molto elegante, vellutato e

freschissimo, sapido e continuo, senza alcun

cedimento, infinito. Poi, dalla bottiglia, si assaggia

il 2009, che ha naso sontuoso, con frutti rossi

e neri (lampone, ciliegia), fiori (la rosa!), radici

aromatiche, note rocciose e balsamiche, cipria,

menta, accenni speziati, e tanto altro; in bocca è

tanto monumentale quanto rinfrescante e “salato”;

non finisce mai ed è difficile trovare parole per

descrivere tutte le sensazioni che provoca. Due

assaggi emozionanti, indimenticabili; opere d’arte

davanti alle quali stare in silenzio ad ascoltare e

godere.

Gli altri assaggi del Domaine.

Nel marzo 2012 i vini dell’annata 2011 sono

stati degustati dalle botti; i 2009 dalle mezze-

bottiglie, utilizzate, com’è tradizione in Borgogna,

per l’assaggio in cantina; i 2010 durante la

manifestazione collettiva “Vosne Millesime -

Noblesse du Clos Vougeot” il 20 marzo 2012 ai

Grands Jours de Bourgogne. Il 2011 è annata

precoce, con primavera fredda e poi, in estate,

gran caldo; il 2010 è un grande millesimo,

classico, borgognone, completo; il 2009 è definito

da Louis-Michel «un’annata sexy», immediata e

giocata sul frutto, con vini di buona struttura e

grande equilibrio.

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 21

Carta Vosne Romanée

Page 24: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Vosne-Romanée Village La Colombiére

2011 – È vigna in piano, molto vicino alla

Route National, con molta più argilla rispetto al

territorio del pendio di Vosne-Romanée. Al naso

è leggermente affumicato, ma soprattutto ha

frutti rossi netti, piacevoli; in bocca è rotondo, il

tannino è molto morbido, non manca acidità ad

equilibrare; grazie al frutto, che ritorna evidente in

retrolfatto, ed alla morbidezza, «è molto “vosne”».

dice Louis-Michel. Il 2009 ha perso la tostatura

della botte, ha una netta nota di lampone; in

bocca è molto equilibrato, nel finale ha un leggero

alcol, ma è lungo e comunque pulito.

Vosne-Romanée Village Clos du Chateau

2011 – È un vero clos (vigna circondata da un

muro), a ridosso dello Chateau dei Liger-Belair

ad Est; si trova proprio nella parte finale del

coteaux di Vosne, con terreno calcareo. All’olfatto

è intrigante, molto floreale (rosa) e minerale;

in bocca è dritto, molto fresco, e decisamente

persistente. Il vino è piuttosto scarico di colore,

anche rispetto all’”argilloso” Colombiére: spiega

Louis-Michel che nei Vosne da terreno calcareo

se si tenta di estrarre più colore, si perdono le

parti aromatiche, ed è un effetto ovviamente

indesiderato.

Vosne-Romanée 1er Cru Les Chaumes 2011

– All’olfatto non è molto espresso, ma evidenzia

comunque note minerali e leggermente vegetali;

in bocca è morbido, ha una bella sapidità,

notevole, genera elevata salivazione ed il finale è

lungo e pulito.

Vosne-Romanée 1er Cru Les Suchots 2011

– È il più grande dei cru di Vosne-Romanée,

con i suoi 12 ha, sta nel mezzo tra i Grand

Crus Romanée-Saint-Vivant ed Echezeaux,

e dà un vino più facile, che esce sempre bene

nelle degustazioni, con immediata ricchezza e

piacevolezza. Al naso, infatti, sia pure spillato dalla

piéce, è già intenso, ampio e diretto, con sentori

minerali, frutta (susina rossa, frutti di bosco), fiori.

In bocca è di grande equilibrio, molto rotondo,

fresco e lungo, succoso.

Vosne-Romanée 1er Cru Aux Reignots 2011

– È il climat contiguo a La Romanée, più in alto ed

in maggior pendenza, con molti ciottoli calcarei.

Il naso ha da esprimersi, ma è elegantissimo,

con una mineralità evidente ed incisiva, tanti fiori,

sentori terrosi. La bocca è tesa, molto fresca,

dopo un attacco morbido e subito sapido,

esplode e si allarga verso un finale lunghissimo

con una scia minerale che pare non finire mai.

L’acidità data dal calcare crea un vino intrigante,

dritto, profondo, che necessita di tempo per

esprimersi al massimo. Il 2009 ha grande intensità

olfattiva, con netti sentori balsamici e minerali; in

bocca ha tannini tanti e finissimi, è molto fresco

e lunghissimo. La profonda e seduttiva mineralità

si conferma anche nel 2010, ricchissimo di cipria

e fiori (rosa, viola), con una bocca incredibile,

ficcante, rinfrescante e senza fine. I francesi

direbbero: coup de coeur!

Echezeaux Grand Cru 2011 – Viene da

due parcelle molto diverse del grande vigneto

Echezeaux: Cruots ou Vigne Blanche, vicino al

1er Cru Suchots, e Champs Traversins, in alto

con elevata pendenza. Al naso è complesso, con

frutti rossi e fiori in evidenza, note balsamiche

(china, liquirizia). In bocca ha grande materia,

subito largo e pervasivo, acido e molto sapido,

equilibrato e profondo, con finale incessante

segnato da continui ritorni fruttati e balsamici. Il

2009 all’olfatto si presenta un po’ chiuso, ma in

bocca ha grandissimo equilibrio e persistenza

indicibile. Il 2010 è godibilissimo, molto ricco ed

espresso, con finale succoso e lunghissimo.

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 422

Page 25: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

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Page 26: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

Originario della Spagna, il vermentino mi-

grò dapprima in Corsica, da dove, verso

la fine del XIII secolo, approdò in Liguria

e, in parte, nella Lunigiana toscana. Il suo mas-

simo sviluppo lo ebbe tra il XV ed il XVIII secolo

nel tratto che va da Bussana a Dolceacqua, con

già allora ottime produzioni a Pietra Ligure, Perti

di Finale e in particolare a Diano Castello. Loca-

lità che vantano ancor oggi – tranne Bussana e

Pietra Ligure – sensibili produzioni di vino di pre-

gio. L’orografia e le particolari condizioni pedo-

climatiche della nostra regione, sono da sempre

un habitat ideale per questo vitigno, tanto che dal 1970 è l’unico vitigno a frutto bianco racco-

mandato dalla Cee, per tutte le quattro provincie.

Confluenze che, a seconda del caso, danno vini

abbastanza similari ma mai uguali. Ampelogra-

ficamente, deriva certamente dal malvasia o da

un clone di esso. Le sue mutate caratteristiche

varietali rispetto a quelle originali, sono dovute

appunto al suolo e al clima, che hanno creato

così un ecotipo; ossia una convarietà. In paro-

le semplici le sue uve hanno perso l’aromaticità,

ma hanno acquisito maggiore acidità fissa, che

dona al vino freschezza e sapidità. Quest’ultima,

dote peculiare dei vini liguri. Come recita il titolo,

Il Vermentino di Liguria

Osservando attentamente lo scenario vitivinicolo ligure,il posto di primo attore lo occupa a pieno diritto

il – vitigno/vino – Vermentino.“

di Virgilio Pronzati

24

Page 27: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 25

non i Vermentini ma i Vermentino. Dall’omonimo

vitigno, solo in Liguria (dove è stato maggiormen-

te valorizzato), si hanno ben quattro Vermentino

appartenenti alle rispettive Doc, Riviera ligure di

ponente, Colli di Luni, Golfo del Tigullio e Val-

polcevera. Ma non solo. Le sue uve compon-

gono anche i mitici Cinque Terre e Cinque terre

Sciacchetrà, e il tipo Bianco delle Doc Colline

di Levanto, Colli di Luni, Golfo del Tigullio e Val-

polcevera. In passato era il “padre” anonimo dei

numerosissimi “nostralini”. Ovviamente, secondo

le zone di produzioni dei vini Doc, i Vermentino

acquisiscono maggiori o minori profumi (sento-

ri varietali), strutture e persistenze. Da una mia

personale (e lunga) esperienza, e quindi opina-

bile, i vertici qualitativi dei Vermentino sono nelle

due zone Doc poste, la prima nelle provincie di

Savona ed Imperia, la seconda in quella Spezzi-

na. Oltre la vocazione, il Savonese vantava già

prima e dopo l’inizio del secolo, aziende di rino-

mata fama dalle tecnologie enologiche raziona-

li, come nel caso dell’Azienda Vinicola Accame

(fondata dall’avv. Cav. Cristoforo Accame nella

metà dell’800) di Pietra Ligure che esportava il

Vermentino di Pietra sin nell’America Latina, e

vincendo con il suo vino una medaglia d’argento

all’Esposizione Mondiale di Parigi del 1878. Oggi

i vari Riviera ligure di ponente Vermentino di otti-

ma qualità, provengono non a caso dal Finalese

e, in parte, dall’Albenganese, patria dell’aureo Pi-

gato. Mentre l’Imperiese, accomunato dalla stes-

sa Doc, ha punte qualitative nel Dianese (a Diano

Castello nacque il Premio Vermentino) ed in altri

comuni della Riviera dei Fiori. Le differenze sono

sostanziali: dai sentori fruttato-floreali, sapido, di-

scretamente pieno e continuo e di molta armonia

il Vermentino del Savonese; dal profumo ampio e

fruttato, caldo ma sapido, pieno e persistente il

Vermentino dell’Imperiese. La seconda zona, lo

Spezzino con i Colli di Luni, pur possedendo un

bagaglio viticolo storico più importante (Sarticola,

cru del Vermentino, era già nota ai Romani col

toponimo di Sartucola, da cui provenivano i vini

migliori), in un passato recente, le conoscenze e

le pratiche enologiche lasciavano a desiderare,

dando vini grossolani; oggi (da circa tre decen-

ni) non solo ha pareggiato i conti col Ponente,

ma lo ha sorpassato. Le zone vitate e collinari e

ben esposte di vari comuni, in particolare Arcola,

Ortonovo e Castelnuovo Magra, producono dei

Vermentino dagli ampi e persistenti sentori floreali

e fruttati, caldi ma freschi e sapidi, pieni e di molta

continuità, che mietono allori ovunque. Di minore

pienezza e profumi ma molto sapidi, i Vermentino

delle Doc Golfo del Tigullio (26 comuni ruotanti

intorno a Chiavarti) e Valpolcevera (7 comuni) non

solo per la limitata quantità, in particolare Valpol-

cevera, ma per le attenuate caratteristiche varie-

tali conferite dalle uve al vino. Le ragioni spaziano

dalle condizioni pedoclimatiche alle selezioni clo-

nali e, non ultime, all’effettiva presenza del vitigno

vermentino nelle due zone.

Page 28: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

Originario forse dell’Italia centrale – era già

abbondantemente noto ai romani con

il nome di “merum” – forse delle coste

liguri, ha una diffusione ampia, toccando territori

anche estremamente diversi tra loro, ma acco-

munati dalla vicinanza del mare, del mediterraneo

occidentale. È il mar Tirreno e il mar Ligure, dal-

la Provenza alla Sardegna a bagnare le terre del

vermentino, è il mistral, il potente vento che soffia

da nordovest a donare al vitigno la sua fresca sa-

pidità. Vermentino in Toscana – dove si trovano

il 14,5% degli impianti – significa principalmente

Colli di Luni e Costa Etrusca. Due territori molto

diversi, le cui differenti caratteristiche si trasmet-

tono ai rispettivi vini: d’altro canto, il Vermentino è

stato più volte definito “il Sauvignon italiano”, non

tanto per parentela ampelografica, quanto per la

sua capacità di estrarre note minerali e sapide, e

per l’estrema variabilità delle caratteristiche orga-

nolettiche dei vini a seconda del diverso terroir.

I cloni a grappolo cilindrico – il vermentino co-

siddetto “reale” – preponderanti in Liguria, sono

diffusi nella parte toscana della DOC Colli di Luni

e nella limitrofa Colli di Candia, così come nelle

doc di area lucchese, laddove il vitigno viene uti-

lizzato prevalentemente in uvaggio. Più verdi di

aspetto, freschi e floreale al naso, la componente

minerale domina su quella salmastra e marina,

grazie ai terreni più granitici rispetto a quelli della

toscana meridionale, e al particolare microclima

che si crea nella zona, dove le Alpi Apuane, pri-

me propaggini appenniniche scendono quasi a

ridosso della costa. In Costa Etrusca prevalgono

i cloni a grappolo piramidale; il terreno è più sciol-

to, limoso e sabbioso, e i vigneti sono impiantati

a breve distanza dal mare, per accogliere tutte le

brezze che la costa dona, e che conferiscono al

vino la caratteristica nota sapida, di fiore giallo, di

erba aromatica: salvia e rosmarino. Nell’area del

bolgherese si accompagna spesso ad un piccolo

un saldo di Viogner o Sauvignon blanc per am-

morbidirne certe esuberanze acide, e addolcire il

Il Vermentino Toscano

La più apprezzata caratteristica del vermentino è la sua riconoscibilità

come uva territoriale.“”

di Paolo alciati

Fonte: Luca Canapicchi

26

Page 29: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 27

finale ammandorlato. Nell’area interna della

Val di Cornia, specialmente sui colli a monte

di Suvereto e sul promontorio piombinese,

grazie all’altitudine, alle importanti escur-

sioni termiche tra giorno e notte, alla lonta-

nanza dal mare, e alla recente introduzione

di cloni di provenienza corsa, si ottengono

prodotti più orientati alla freschezza, alla

delicatezza floreale dei profumi, e al frutto

bianco in bocca, che spesso possono ben

affrontare qualche anno di evoluzione in

bottiglia. Quasi mai vede il legno, e in certe

annate non è infrequente che svolga alme-

no parzialmente la malolattica. Oltre le colli-

ne della prima maremma livornese, la zona

delle colline pisane sta conoscendo un forte

sviluppo del vitigno, grazie all’influenza delle

brezze che raggiungono l’entroterra incana-

landosi nei valloni – i cosiddetti “poggi” – e

al terreno peculiare, minerale e ricco di fos-

sili che li caratterizza. Zone meno conosciu-

te ma da segnalare sono, infine, le colline

metallifere e la maremma: terreni ferrosi e

habitat più fresco nelle prime, ed il caldo

sole della seconda donano ai vermentini lo-

cali caratteristiche uniche. In Maremma, del

resto, dove il vitigno entra in tutte le DOC

locali – dal Monteregio di Massa Marittima

al Capalbio, dal Montecucco alla neonata

Maremma Toscana – si ripresenta il pano-

rama variegato che abbiamo visto in Costa

degli Etruschi; il clima tendenzialmente più

caldo ne privilegia tuttavia la concentrazione

e la struttura, più incisive che nel resto della

Regione.

Page 30: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

La Sardegna è certamente terra d’ele-

zione per questo vitigno che, insieme al

Cannonau rappresenta l’espressione più

tipica della produzione enologica regionale. Pro-

veniente dalla penisola iberica, è arrivato in Sar-

degna attraverso la Corsica alla fine del 1800 e

dai terreni di disfacimento granitico della Gallura,

in cui ha trovato il suo habitat ideale, si è poi dif-

fuso in tutta l’isola, dove attualmente occupa una

superficie di circa 3.300 ettari (3297) di cui il 70 %

ricade nella ex provincia di Sassari. Alghero, con

circa 450 ettari è il comune che annovera la mag-

gior superficie vitata con il vitigno vermentino. Pur

presente in tutto il territorio isolano, il Vermentino

produce uve con caratteristiche diverse in fun-

zione dell’ambiente di coltivazione, esprimendo

sempre l’ottimo livello qualitativo che lo contrad-

distingue. Il vitigno Vermentino viene attualmente

utilizzato per la DOCG “Vermentino di Gallura” e

le DOC “Vermentino di Sardegna”, “Alghero Ver-

mentino frizzante” e Doc Cagliari, denominazione

di recente costituzione. Nel 2010 (ultimi dati di-

sponibili) sono stati rivendicati 48.210 hl. di vino

DOCG Gallura, 99.441 hl. di Vermentino di Sar-

degna e 1846 hl. di Alghero Vermentino DOC,

per un totale di 149.497 hl. che rappresenta il

46.6 % dell’intera produzione di vini di qualità. Pur

presente in tutto il territorio isolano, il Vermentino

Il Vermentino Sardo

La Sardegna è certamente terra d’elezione per questovitigno che, insieme al Cannonau rappresenta l’espressione

più tipica della produzione enologica regionale.“

di Paolo alciatiFonte: Renzo Peretto Ag. Laore Sardegna

28

Page 31: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 29

produce uve con caratteristiche diverse in fun-

zione dell’ambiente di coltivazione, esprimendo

sempre l’ottimo livello qualitativo che lo contrad-

distingue. In quest'ultimi tre lustri il Vermentino

ha conosciuto un trend di vendite costantemente

in forte crescita e sembra non conoscere crisi di

consumo. Il Vermentino coltivato in Sardegna dà

un vino di elevata qualità ed eleganza che non

trova riscontro con altri vini italiani ed esteri che

pure portano lo stesso nome. Il vino Vermentino,

pur nelle sue diverse espressioni, si presenta di

colore giallo paglierino intenso, con riflessi oro,

intensi e raffinati profumi di frutta matura a polpa

bianca, ginestra, di erbe aromatiche ed essenze

della macchia mediterranea. Al gusto offre sen-

sazioni di morbidezza e fresca acidità con finale

di marcata mineralità.

La ricerca sul Vermentinocondotta in Sardegna

Negli ultimi anni il sistema regionale della

ricerca e del trasferimento di innovazio-

ne rappresentato dall'Università di Sas-

sari, dall'Agenzia regionale AGRIS e dall'

Agenzia regionale Laore ha condotto

diverse attività di ricerca finalizzate ad

avere una maggiore conoscenza delle

caratteristiche agronomiche ed enolo-

giche di alcuni cloni e biotipi del vitigno

vermentino attualmente coltivati in Sar-

degna. In particolare nel triennio 2007-

2009 la ricerca è stata condotta su un vi-

gneto commerciale impiantato nel 2000

ed innestato su 420 A nel quale sono

presenti cinque cloni di vermentino, se-

lezionati in differenti areali mediterranei,

il VCR1, VCR2, CAPVS 3, CAPVS 12 e

640, e due selezioni massali locali indivi-

duate come SN ed RP. Sulle diverse tesi

sono state reperite informazioni sulle fasi

fenologiche, sulle risposte agronomiche

e sulla composizione della bacca. Alla

raccolta, la produzione di ciascun clone

è stata microvinificata e dopo due mesi

dall'imbottigliamento, è stata valutata la

composizione chimica dei vini. La costi-

tuzione di un panel test ha permesso di

investigare sull'intensità, sul bouquet e

sul gusto dei vini e ha determinato per

ciascun vino il proprio profilo. Sui dati

raccolti è stata condotta l'analisi della

varianza. I diversi cloni e biotipi hanno

evidenziato differenze statistiche per

quanto riguarda il peso del grappolo, i

solidi solubili totali, il pH ed i polifenoli

totali. La fertilità reale e potenziale, così

come il numero dei grappoli per pianta,

non ha mostrato differenze statistiche

all'interno della popolazione.

Per info; [email protected]

Page 32: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

Anche quest’anno il più importante ap-

puntamento dell’Associazione Enologi

Enotecnici Italiani è stato aperto dall’Inno

di Mameli e dalla lettura del telegramma del Capo

dello Stato. Giorgio Napolitano che nel suo mes-

saggio ha sottolineato il ruolo svolto dagli enologi

per il miglioramento del settore vitivinicolo, rimar-

cando l’importanza delle tematiche sviluppate

nell’ambito del 67° Congresso e facendo giun-

gere a tutti i partecipanti un particolare augurio di

buon lavoro e un cordiale saluto.

Nel maestoso Teatro Caruso della “Costa

Atlantica”, i primi interventi sono stati quel-

li del Ministro delle politiche agricole alimentari

e forestali Mario Catania e del presidente della

Commissione agricoltura del Parlamento euro-

peo Paolo De Castro, seguiti dalle considerazioni

del presidente di Confagricoltura Mario Guidi e di

quello di Federvini Vallarino Gancia.

Molto applauditi anche i discorsi del presiden-

te della Commissione agricoltura della Camera

dei deputati, Paolo Russo e di quello dell’Union

Internationale des Oenologues Serge Dubois.

La cerimonia inaugurale del 67° Congresso nazio-

nale dell’Assoenologi si è conclusa con la conse-

gna della “Targa d’Oro” (riconoscimento istituito

nel 1969 con lo scopo di riconoscere i giornalisti

che nel tempo si sono particolarmente distinti per

professionalità e corretta comunicazione nel set-

tore vitivinicolo) ad Alberto Maccari, direttore del

Tg1 della Rai Radiotelevisione italiana.

“Clima, tecnologia e mercati che cambiano com-

prenderne le dinamiche per essere sempre più

competitivi” è stato il tema generale dell’evento svi-

luppato in tre sessioni di lavoro, dal 3 al 7 giugno

mentre la Costa Atlantica navigava da Savona ver-

so Ibiza, toccando Barcellona e Marsiglia.

La prima “I cambiamenti climatici, ripercussio-

ni in vigneto e in cantina” è stata aperta da Luigi

Mariani, docente di agrometereologia all’Univer-

sità di Milano che ha asserito “Nonostante che il

clima sia profondamente mutato dal 1987, la de-

sertificazione non è all’orizzonte. Chi alcuni anni

fa prevedeva che i vigneti si sarebbero trasferiti

nel Nord Europa è stato smentito”.

L’innalzamento della temperatura europea è sta-

to infatti compreso tra 0,5 ed 1,5 gradi centigra-

di, ma non ha modificato la geografia enologica

anche se ha imposto e sta sempre più imponen-

do a viticoltori ed enologi di cambiare il loro modo

di operare.

67° Congresso Assoenologi

Essere consapevoli delle nostre potenzialità e “potare oltre alle viti i campanili” e

razionalizzare i costi nella consapevolezza che “uniti si vince” o meglio “disuniti si perde”.

“”

di Giuseppe martelli

30

Page 33: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 31

“Sono i vigneti a maturazione più precoce, come il

Merlot, a soffrire maggiormente dei cambiamenti

climatici - ha spiegato Riccardo Cotarella, enolo-

go, docente di enologia all’Università di Viterbo

- Bisogna quindi saper gestire il fenomeno, stu-

diandolo, in modo da tramutare una criticità in un

vantaggio”.

Considerazioni supportate anche dall’enolo-

go Giuliano D’Ignazi, direttore di Terre Cortesi

Moncaro che ha focalizzato i principali aspetti

legati alle caratteristiche del vino nelle diverse

parti d’Italia, sulla base dei mutamenti in atto.

Secondo d’Ignazi i problemi più ricorrenti del

cambiamento climatico in cantina sono dovuti ad

una eccessiva concentrazione zuccherina delle

uve con conseguente riduzione degli acidi orga-

nici ed innalzamento del pH. Per non parlare del-

le modificazioni del potenziale aromatico e delle

variazioni del tenore e della tipologia di sostanze

azotate nei mosti.

La seconda sessione di lavoro è stata invece im-

perniata su “Le aspettative e le difficoltà di chi

produce e di chi vende”, tematica introdotta da

chi scrive con una fotografia del settore vitivini-

colo italiano.

In sintesi è stato ricordato che l’Italia detiene il

17% della produzione mondiale e il 28% di quel-

la europea e che nel 2011 l’Italia ha prodotto

40,6 milioni di ettolitri di vino contro una media

decennale di 46,4 milioni. Questo conferma che

la produzione media italiana si sta decisamen-

te contraendo, basti pensare che nel decennio

1992-2001 era di quasi 58 milioni ettolitri, mentre

negli ultimi 5 anni si è stabilizzata intorno a 44,4

milioni di ettolitri.

Tutto questo trova conferma nell’abbattimen-

to della superficie di uva da vino che in Italia nel

1980 era di 1.230.000 ettari, nel 1990 era scesa

a 970.000 ettari e oggi è di 694.000 ettari (dati

Istat). In poco più di vent’anni abbiamo quindi

perso 276.000 ettari più di quanti ne possiedono

oggi la Lombardia, la Puglia e la Sicilia insieme.

Per alcuni questo è un dramma per altri un bene

visto che è inutile produrre quello che il mercato

non vuole e, oggi più che mai, è pericoloso pro-

durre male.

67° Congresso Nazionale Assoenologi

Page 34: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

Quello dell’abbattimento delle produzioni

è un fenomeno solo italiano?

Assolutamente no. Il calo è evidente in tutti i Paesi

tradizionalmente produttori tanto che l’Unione

europea, solo negli ultimi 5 anni (2007/2011) ha

perso ben il 12,4% della sua potenzialità pro-

duttiva, passando da 3.792.000 ettari a meno

di 3.600.000 ettari con cali di oltre l’11,5% in

Spagna e il 6 % in Francia.

Parlando di consumi in Italia, in base ai dati elabo-

rati da Assoenologi, oggi siamo a 42 litri procapi-

te, contro i 45 del 2007 e con una tendenza a un

ulteriore decremento. Anche qui, una situazione

solo italiana? No, visto che riguarda tutti i Paesi

tradizionalmente produttori dei quali si salva solo

il Portogallo che negli ultimi 5 anni non cala, men-

tre la Spagna scende dai 29,4 litri del 2007 agli

attuali 21,8 (-27,4%), la Francia passa da 52 a

47,4 litri (-10%) e l’Italia da 45 a 42 (-7,3%).

Di fronte a questi dati l’unica valvola di sfogo ri-

mane l’export. Fortunatamente il vino italiano pia-

ce e rimane il più venduto al mondo: il 2011 si è

chiuso con un incremento delle nostre vendite di

vino all’estero del 12% in valore e del 9% in volu-

me rispetto al 2010.

“Dobbiamo quindi muoverci compatti per pene-

trare meglio in quei mercati dove l’Italia non è in

posizione dominante”, ha sottolineato nel corso

del suo intervento, Ettore Nicoletto, amministra-

tore delegato del gruppo Santa Margherita. “La

frammentarietà delle aziende – ha detto – non è

un alibi. Esiste, ma dobbiamo fare ogni sforzo per

poter portare avanti un discorso comune con un

unico protagonista: il vino italiano”. “È ora che il

sistema Paese guardi con più attenzione al vino

– ha aggiunto Nicoletto–. Sono iniziati gli europei

di calcio in Polonia e in Ucraina e il vino italiano

non c’è. Cosa stiamo facendo per le olimpiadi

invernali in Russia? E per i mondiali di calcio del

2014? Mancano 1000 giorni all’appuntamento di

Expo 2015 a Milano e quali sono i programmi per

valorizzare il vino italiano? L’Italia deve svegliarsi

ed eliminare le polemiche e le divisioni”. “La carta

vincente - rilancia Nicoletto - è quella dell’abbi-

namento del vino al cibo. Un nostro patrimonio

esclusivo, che può diventare il cappello comune

sotto il quale unire le imprese italiane e conqui-

stare nuove fette di mercato”.

L’argomento è stato ripreso anche da Serge

Dubois, presidente dell’Union Internationale des

Oenologues (la federazione che a livello mondia-

le riunisce le associazioni nazionali di categoria

dei tecnici vitivinicoli) che tra l’altro ha affermato:

“L’Italia non è consapevole della qualità dei pro-

pri vini e nemmeno del potenziale che questi, as-

sieme all’abbinamento del cibo, possono avere

in termini di penetrazione sui mercati. Nel mondo

oggi si mangia italiano e non più francese e i vini

italiani hanno fatto passi da giganti”. Basti pen-

sare che in Québec, dove i legami con la Francia

sono secolari, c’è stato lo storico sorpasso dei

vini italiani su quelli francesi.

L’enologo Giordano Zinzani, direttore enologia di

Caviro, si è quibndi soffermato sulle potenziali-

tà del vino italiano non di alta gamma, “che è e

dovrà essere sempre più di qualità, ovviamente

rapportata alla fascia di consumo e di prezzo”.

“Il Tavernello – ha aggiunto Zinzani –, con le sue

eccellenti performance in Italia e all’estero, ne co-

stituisce un significativo esempio”.

32

Page 35: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 33

Altrettanto interessante la terza sessione dei lavori

focalizzata sul tema “Come razionalizzare i costi

in vigneto ed in cantina”. In un momento in cui la

crisi non risparmia nessun comparto economico,

il settore vitivinicolo non può permettersi sprechi.

È questo un altro messaggio lanciato dal 67°

Congresso di Assoenologi. Razionalizzare signi-

fica innanzitutto abbattere i tempi di lavorazione,

potenziando la meccanizzazione delle operazioni

in vigneto., ottimizzare gli interventi in cantina.

“Grazie a macchine sempre più affidabili, calibra-

te e sofisticate, e a strumenti basati sul Gps che

consentono interventi precisi e mirati, dall’impian-

to del vigneto alla vendemmia dell’uva, passan-

do per la potatura ed i trattamenti – ha spiegato

Luigi Bonato, direttore di Evoluzione Ambiente –

si abbattono le ore medie di lavoro manuale da

300 a 20/30 per ettaro. In questo contesto, mal-

grado l’evidente vantaggio economico, i produt-

tori vitivinicoli italiani si muovono ancora troppo

lentamente. Se in Francia, per esempio, esistono

20.000 vendemmiatrici meccaniche, in Italia ve

ne sono soltanto 2.000.

I costi si tagliano anche riducendo i passaggi

burocratici, ribadiscono gli enologi. “Carte e bolli

– ricorda poi l’enologo Paolo Peira, direttore di

Antesi – costringono un direttore di cantina a de-

dicare oltre il 20% del proprio tempo ad adem-

piere agli obblighi burocratici, sottraendolo alla

sua attività professionale”. Per questo motivo,

Assoenologi si batte ormai da diverso tempo af-

finché si possa sempre più ricorrere all’autocer-

tificazione, che prevede la responsabilità civile e

penale dell’enologo.

“Il vino è un prodotto di largo consumo che ha

delle particolarità non facili da gestire. La fram-

mentazione della produzione, le caratteristiche

peculiari del prodotto, la diffusione non omo-

genea sul territorio nazionale non facilitano la

razionalizzazione dei costi sia nelle grandi che

nelle piccole imprese” – ha detto Enrico Zanoni,

direttore generale della Cavit, che ha analizzato

criticità e positività che il settore enologico ha ri-

spetto ad altri comparti di beni di largo consumo

dell’agroalimentare e non.

Eppure basterebbe imputare mezzo centesimo di

euro a bottiglia per avere un budget consistente

da destinare a campagne di pubblicità istituzio-

nale a vantaggio non di una tipologia di vino o di

una denominazione, bensì dell’intero comparto”.

Da qui il messaggio lanciato dal 67° Congresso

“Uniti si vince”, che può essere anche letto “disu-

niti si perde”.

Presidente Assoenologi Giancarlo Prevarin

Page 36: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

“”

Attualmente i vignaioli dell’Associazione producono un totale di 22.800 bottiglie, ma il potenziale, sulla base dei vigneti impiantati, è di 70.000.

Si pensi che Podere Fortuna, l’azienda più grande, ha prodotto 12.500 bottiglie di 2009,

mentre del 2010 usciranno 25.000 bottiglie.

di Davide amadei

Verso un nuovo terroir: i vignaioli di Pinot Nero

dell’AppenninoToscano

Hanno scelto la splendida cornice di Villa

Pecori Giraldi a Borgo San Lorenzo,

in Mugello, per presentarsi. Sono i

“Vignaioli di pinot nero” dell’Appennino Toscano,

che condividendo le loro esperienze hanno costi-

tuito nel 2011 un’Associazione per farsi forza e

promuoversi come un nuovo unitario luogo d’ele-

zione del nobile vitigno d’Oltralpe.

Dopo il debutto al Vinitaly dello scorso anno,

per il 16 aprile 2012 hanno convocato numero-

si giornalisti, ristoratori, sommelier ed operatori

all’evento denominato “Eccopinò 2012” per far

loro assaggiare nove prodotti della vendemmia

2009.

Molti sono i motivi di legame tra gli associati.

In primo luogo, un filo rosso è sicuramente l’amo-

re per il vitigno che più di tutti, nei suoi terroir

prediletti, sa dare emozioni, rapisce con i propri

intriganti profumi e regala vini profondi ed elegan-

ti. Così, tutti lasciano trasparire la propria passio-

ne per la Borgogna: non esitano a citare il mitico

Henri Jayer, il grande Maestro della Côte d’Or, e

a raccontare i loro incontri con Aubert de Villaine

ed altri grandi produttori borgognoni.

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 434

Il gruppo dei Vignaioli di Pinot Nero dell'Appennino Toscano

Page 37: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 35

Poi, gli associati condividono il loro essere vigna-

ioli in senso stretto, piccoli coltivatori ed imbot-

tigliatori, che hanno un rapporto diretto con la

terra e la vigna.

Proprio per questo evidente rispetto per la na-

tura, essi hanno in comune una grande atten-

zione alla naturalità delle lavorazioni in vigna ed

in cantina, senza uso di prodotti chimici e scar-

so interventismo in vinificazione. Molte aziende

sono biologiche, altre hanno adottato in pieno

il metodo biodinamico, di cui tra l’altro Michele

Lorenzetti, titolare dell’azienda Terre di Giotto, è

insegnante, praticante e divulgatore anche tra i

suoi consociati nell’Associazione.

Spesso ricorre la parola “follia” per definire la

scelta di piantare pinot nero in Toscana: la più

difficile delle uve a bacca nera nella terra dei gran-

di rossi da vitigni blasonati come il Sangiovese

ma anche gli internazionali Cabernet Sauvignon,

Franc e Merlot. Questi “folli” si sono buttati, han-

no individualmente piantato pinot nero e poi

hanno scoperto che anche altri lo avevano fatto,

con lo stesso spirito, con la stessa dose di paz-

zia, e dal confronto è nata la voglia di unirsi in

Associazione.

Certo, non è facile individuare un’omogeneità tra

zone così lontane, dalla Lunigiana al Casentino,

dalla Garfagnana al Mugello. In realtà, però, si

tratta in ogni caso di aree fresche, con caratteri-

stiche geologiche simili, derivanti dalla orogenesi

dell’Appennino che ha portato alla formazione di

rocce sedimentarie; sono terreni che hanno ospi-

tato laghi pliocenici, dal ritiro dei quali sono rima-

sti sedimenti argilloso-calcarei, ed è noto che il

calcare è il sottosuolo più amato dal pinot nero.

Per Statuto possono partecipare all’Associazione

i vignaioli che hanno vigne nei territori delle vec-

chie comunità montane dell’Appennino Toscano

e, ovviamente, coltivano e vinificano pinot nero.

Attualmente i vignaioli dell’Associazione produ-

cono un totale di 22.800 bottiglie, ma il potenzia-

le, sulla base dei vigneti impiantati, è di 70.000.

Si pensi che Podere Fortuna, l’azienda più gran-

de, ha prodotto 12.500 bottiglie di 2009, mentre

del 2010 usciranno 25.000 bottiglie. La degusta-

zione a Villa Pecori è stata introdotta da Burton

Anderson, grande conoscitore del vino italiano,

che ha iniziato con una battuta: quando è stato

chiamato per l’occasione ha esclamato «Pinot

nero in Toscana? A quando un eiswein in Sicilia?

Non scherziamo!». Poi, assaggiando i vini, si è

convinto della loro grande qualità e ha compreso

l’importanza del progetto dell’Associazione, ed

ha accettato di introdurre Eccopinò 2012.

Dagli assaggi sono emersi alcuni tratti comuni:

tutti i vini sono caratterizzati da ottima freschez-

za e piacevolezza di beva; il legno è sempre ben

dosato, raramente segna o prevale.

Soprattutto, colpisce la riconoscibilità del vitigno:

non è il pinot nero del caldo, ricco di frutti neri

maturi, colore ed estrazione; non è neppure il pi-

not nero esile, floreale, a volte vegetale, dell’Alto

Adige; è il pinto nero che intriga, che rapisce, che

Il gruppo dei Vignaioli di Pinot Nero dell'Appennino Toscano

Page 38: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 436

I nove vini in degustazione

ha frutti rossi (lampone, ciliegia) e spezie, minera-

lità e fiori, morbido ma fresco, equilibrato e suc-

coso. I vini scontano certamente la gioventù del-

le vigne, che non raggiungono quasi mai i dieci

anni di età dall’impianto, in termini di complessità

olfattiva, ancora da raggiungere, e sapidità, da

incrementare. Non è un caso che il vino che a chi

scrive è parso il più espresso e ricco provenga

da un vigneto che in parte è stato impiantato nel

1990, unico risalente al secolo scorso. Ed anche

questo comunque conferma l’essenza del pinot

nero, che ha necessità, per leggere il terroir, di

avere radici che penetrano in profondità negli an-

fratti del sottosuolo per prenderne tutte le carat-

teristiche minerali e tradurle nel vino.

Ma senz’altro dalla degustazione è risultato che

la scommessa di questi vignaioli appassionati

è vinta, e non rimane che crescere sulla strada

intrapresa, con un’unità di intenti rara che fa la

forza di un nuovo terroir per il nobile vitigno pinot

nero.

Gli assaggi e le aziende

I nove vini presentati, tutti dell’annata 2009,

sono di otto delle nove aziende dell’Associazio-

ne: Casteldelpiano in Lunigiana; Podere Còncori

e Macea in Garfagnana; Podere Fortuna, Il Rio,

Terre di Giotto e Il Lago in Mugello; Podere del-

la Civettaja, il cui titolare Vincenzo Tommasi

è Presidente dell’Associazione, in Casentino;

mancava Frascole, noto produttore del Chianti

Rufina, che fa parte dell’Associazione ma non ha

ancora iniziato ad imbottigliare il suo Pinot Nero.

Come denominazione sono tutti IGT Toscana

Pinot Nero.

Melampo 2009 – Casteldelpiano

Il colore è un bel rosso rubino, scarico sull’un-

ghia. Al naso dapprima si percepiscono note di

lieviti, poi è nettissimo il lampone maturo, con

un po’ d’alcol; è semplice, ma molto elegante,

con cenni minerali piacevoli. Bocca freschissima,

buona sapidità, il tannino è presente e giovane,

Page 39: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 37

ma l’equilibrio è notevole, la beva è piacevolissi-

ma; il finale, non molto lungo né complesso, ha

un leggerissimo amaro ma anche sensazioni mi-

nerali fini e rinfrescanti. L’azienda è in Lunigiana,

a Licciana Nardi in Provincia di Massa Carrara, a

200 m. s.l.m., nella valle del Taverone. Il vigneto

di pinot nero, di 2,5 ha, è stato piantato nel 2004

sul deposito alluvionale del fiume con ciottoli,

sabbia e minerali, e gode di un clima ventilato,

luminoso, con forti escursioni termiche tra giorno

e notte.

Podere Còncori 2009 – Podere Còncori

Inizialmente all’olfatto è restio a concedersi, poi

escono note vegetali fresche, qualche accenno

floreale, ma soprattutto una netta ciliegia, in un

contesto di finezza e distinzione. In bocca si apre,

ha attacco rotondo, c’è struttura, a centro bocca

è ricco, ha buona acidità a creare un bell’equili-

brio, il tannino è piuttosto fine, il finale è pulito e

ben contrastato, piuttosto lungo sul frutto rosso

(ciliegia, lampone). L’azienda è in Garfagnana, vi-

cino a Gallicano (Lucca). Il vigneto di pinot nero

risale ai primi anni 2000; è in parte terrazzato,

in forte pendenza sul fiume Serchio (Gabriele Da

Prato, il titolare, dice che gli ricorda il Rodano o

la Mosella).

Macea 2009 – Macea

Una leggera nota riduttiva o animale non impe-

disce la percezione di sensazioni vinose e so-

prattutto, dopo un po’, di una bella ciliegia rossa.

Morbido all’ingresso in bocca, ha buon tannino

e, soprattutto, elevate freschezza e bevibilità,

in un contesto poco strutturato; il finale non è

pulitissimo in retrolfattiva, con una leggera sen-

sazione verde amara ed una piacevole nota di

nocciolina.

L’azienda dei fratelli Barsanti è in comune di

Borgo a Mozzano, nella Valle del Serchio, all’ini-

zio della Garfagnana. Il pinot nero è stato piantato

nel 2002, in un vigneto in parte terrazzato a forte

pendenza; Cipriano Barsanti racconta che la pri-

ma vendemmia dette un risultato disastroso, ma

poi, con l’annata 2005, le cose hanno iniziato a

migliorare progressivamente, poiché il pinot nero

ha bisogno di una vite «che abbia età».

Fortuni 2009 – Podere Fortuna

Il colore è tra i più intensi e concentrati della bat-

teria, rosso rubino quasi carico. All’olfatto domi-

nano le sensazioni boisée, con vaniglia, caffè e

tostatura in evidenza; in sottofondo si intravede

un bel frutto nero maturo. In bocca il tannino è

netto, c’è morbidezza e tanta materia; la saliva-

zione è elevata, non ci sono cedimenti, il finale ha

molto frutto, ben presente, ma è segnato dal le-

gno, con note dolci e sensazioni amaricanti e cal-

de, un po’ asciuganti, da “digerire” ed integrare.

L’azienda è a San Piero a Sieve, 25 km a Nord

di Firenze in Mugello. Ha pinot nero e char-

donnay su 5 ettari, ad un’altitudine di 250-300

m, la più bassa dell’associazione insieme a

Casteldelpiano; nel 2005 il suo vino ottenne il

secondo posto assoluto ad Egna, al Concorso

delle Giornate Altoatesine del Pinot Nero, e lancia

il territorio del Mugello per la produzione del viti-

gno. La vinificazione avviene in tini tronco-conici

aperti acquistati in Borgogna.

Coldaia 2009 – Podere Fortuna

Al naso inizia con una leggera vaniglia, poi esce

un elegante frutto rosso (ciliegia), con note di

caffè e sensazioni balsamiche fresche. In bocca

è espresso, le componenti sono ben integrate,

il tannino è di buona grana, è fresco con netta

sapidità, il finale è ben contrastato e pulito, solo

leggermente amaro, abbastanza lungo, succoso

ed invitante.

Rispetto al Fortuni, le uve per questo vino vengo-

no dalla zona del vigneto più riparata dal vento,

più calda, per prodotti più pronti.

Page 40: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

Ventisei 2009 – Il Rio

Forse il più “borgognone” al naso, senz’altro

già espresso e complesso, con note di cuoio,

macchia meditteranea, resine, sentori balsami-

ci, piccoli frutti rossi e fiori, leggera affumicatura.

La bocca è equilibratissima ed elegante, con at-

tacco rotondo e subito fresco, buona sapidità,

tannino piuttosto fine; il finale è succoso, fruttato

con nette note minerali. Colpisce che dopo più di

due ore nel bicchiere abbia mantenuto, più degli

altri, tutta la sua intensità e complessità olfattiva,

con accenni minerali intriganti.

Paolo Cerrini, titolare dell’azienda, è uno dei pre-

cursori del pinot nero dell’Appennino; faceva il

modellista orafo in Firenze, e Marc De Grazia,

suo vicino, gli consigliò di piantare chardonnay e

pinot nero nei terreni che aveva in Mugello; ogni

anno Paolo gli portava il vino, ma Marc De Grazia

non commentava mai nulla, fino a quando, col-

pito, gli disse «quest’anno è buono, cosa m’hai

portato?», ma era lo stesso vino che finalmente

aveva raggiunto la maturità. Mezzo ettaro di pinot

nero è stato piantato nel 1990; nel 2000 è stato

aggiunto un ettaro e mezzo con altro pinot nero

ma anche chardonnay e sauvignon blanc.

Gattaia 2009 – Terre di Giotto

Al naso è un po’ semplice, ma ha un netto frut-

to nero (mora), oltre a una leggera nota riduttiva.

Bocca più pulita, buona struttura, tannino netto,

leggermente rustico; finale ben contrastato, sapi-

do, un po’ amaro ma lungo, sul frutto con legge-

re note vegetali balsamiche.

Azienda davvero “di montagna”: i vigneti, con

suoli argillosi-calcarei e ricchi di scisti e arenarie,

sono tra i 480 e 590 m di altitudine; il titolare è

Michele Lorenzetti, biologo ed enologo, consu-

lente e docente di biodinamica.

Pinot Nero 2009 – Fattoria Il Lago

Naso fresco, minerale, varietale, elegante, con

fragoline di bosco e note balsamiche fresche di

canfora e menta. Bocca ricca, con ottima inte-

grazione delle componenti, equilibrio, succosità.

Finale fresco e lungo, invitante, con frutto, erbe

aromatiche ed una piacevole scia minerale.

L’azienda è a Dicomano, a 30 km da Firenze, in

Mugello; ha 21 ettari di vigne tra i 300 e i 600 m

di altitudine, e produce Chianti Rufina importanti

ed un “Pian de’ Guardi” da appassimento di san-

giovese.

Podere della Civettaja 2009 – Podere della

Civettaja

L’iniziale riduzione via via sparisce, per lasciar

posto a radici aromatiche, leggero vegetale, spe-

ziatura, pepe. In bocca il legno è presente con

note dolci e decisa morbidezza, il finale è caldo e

leggermente amaro; ma la salivazione è elevata,

c’è molto frutto e solida struttura, buona persi-

stenza.

L’azienda del Presidente dell’Associazione è in

Casentino a Pratevecchio (Arezzo), ai margini del

Parco Nazionale Foreste Casentinesi. Ha 2,5 et-

tari solo a pinot nero, con 9000 ceppi per ettaro,

come da consiglio di Franz Haas, noto produttore

di pinot nero di Alto Adige; poi, preziosi sono sta-

ti i suggerimenti di alcuni grandi maestri borgo-

gnoni, Henri Jayer, Aubert De Montille, Philippe

Charlopin, Denis Mortet, che Vincenzo Tommasi

ha avuto la fortuna di conoscere e frequentare.

38

La sala della degustazione Eccopino

Page 41: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 39

Non si sa esattamente quando e come sia

avvenuta la nascita di questo distillato,

ma sicuramente in tempi molto antichi

ed è stato sempre molto diffuso e apprezzato,

ma anche molto tassato tanto che veniva

distillato di nascosto, soprattutto nelle Highlands,

quando erano ancora inaccessibili e fuori dalla

portata degli esattori. Il paesaggio scozzese è

però ancora oggi l’ideale per la produzione del

Whisky, molto verde, con sorgenti di acqua

pura e giacimenti di torba in terreni lontani dalla

contaminazione del mondo moderno. Questa

combinazione di elementi naturali è ben sfruttata

dalla maestria dei distillatori che ne ricavano un

distillato di grande qualità che la legge tutela

consentendo la denominazione Scotch Whisky

solo a quello prodotto e invecchiato in Scozia.

Alla base del Whisky c’è l’orzo che è germinato,

Whisky, lo spiritodella Scozia

L’uisge beatha (acqua di vita) dei Celti è diventatoil famoso ed elegante distillato di oggi.

Ma la bevanda nazionale scozzese continua a essere prodotta con orzo, acqua e torba: ingredienti antichi

utilizzati però in modo più moderno.

“”

di enza Bettelli

Page 42: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

essiccato, macinato e quindi miscelato con

acqua molto calda perché possa fermentare

prima di passare alla distillazione finale. Dalla

distillazione e dal successivo invecchiamento

nasce il Single Malt che viene nella maggior parte

dei casi utilizzato per la creazione dei Blended,

miscele che richiedono anche alcune decine

di distillati per arrivare alle caratteristiche che

contraddistinguono ciascuna marca. Il Grain

Whisky è invece ottenuto dalla distillazione di

altri cereali, soprattutto mais, e il prodotto finale

ha una gradazione più elevata di quello di malto.

A dare un gusto particolare al Whisky è il fumo

a contatto con l’orzo che sta asciugando e poi

dalla torba che accentua il sentore di affumicato.

In Scozia sono attive un centinaio di distillerie,

dislocate tra Lowlands e Isole, ed è il territorio a

dare la prima connotazione gustativa al distillato,

sulla quale il maestro distillatore lavorerà per

ottenere il gusto morbido, affumicato o intenso

che distingue il prodotto di ciascuna azienda.

Nelle distillerie i visitatori sono sempre ben

accetti. Chi non vuole aggregarsi ai gruppi

organizzati può arrivarci in auto o con i bus di

linea, percorrendo piacevolissime stradine di

solito poco frequentate che passano attraverso

campagne, paesi e a fianco di castelli per arrivare

alle distillerie che sono sempre situate vicino a

corsi d’acqua e a sorgenti. Tuttavia, anche nella

città di Edimburgo si può fare il primo approccio

40

Negozio di Whisky

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Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 41

con il Whisky visitando lo Scotch Whisky

Experience per passare poi alla degustazione in

uno dei tantissimi pub lungo il Royal Mile. Ed è

interessante copiare lo stile della gente del posto

che spesso lo beve con la birra, alternando un

sorso da ciascun bicchiere.

La quantità servita nel tumbler può sembrare

poca, ma centellinandolo senza fretta, un

sorsetto alla volta, il Whisky soddisferà

meravigliosamente palato e olfatto, procurando

quel piacevole benessere che lo fa apprezzare da

parecchi secoli. E, infatti, una volta era prescritto

come medicinale, ma a piccole dosi, partendo

dal contenuto di un ditale fino a quello di un

bicchierino: le esagerazioni sono inutili, come per

ogni cosa.

Distilleria

CARNE E AVENA

La carne di manzo Angus è l’insostituibile

base per il roast beef all’inglese e uno dei piatti

più diffusi della cucina scozzese, soprattutto

l’arrosto che è tradizione preparare la

domenica mentre il lunedì con il sugo

avanzato si insaporiscono le patate saltate

in padella con abbondante cipolla. La carne

ha un ruolo importante nella gastronomia

scozzese e oltre al manzo si cucinano gli

ovini, soprattutto adulti. Il piatto nazionale è

infatti l’haggis, cioè stomaco di pecora farcito

con le altre interiora della pecora, avena e a

volte pancetta e carne, ma non mancano ma

le ottime costolette. Lo stufato di selvaggina

(poacher’s pot) prevede volatili, coniglio e

varie verdure mentre con porri e gallina si

prepara l’onnipresente zuppa cock-a-leekie.

L’altro ingrediente di grande importanza per

la gastronomia scozzese è l’avena, base per

il famoso porridge oltre che per minestre,

dolci (shortbread) e frittelle (oatcakes). Ma

naturalmente non mancano le specialità di

pesce, primo fra tutti il salmone, selvaggio e

di allevamento, ottimi crostacei e il merluzzo

che viene spesso affumicato e cucinato sotto

forma di zuppa con le patate (cullen skink) o

con il prosciutto (ham and haddock).

Page 44: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

pochino più formale,

anche se il nostro

motto è informalità

e autorevolezza

insieme”. Al suo

interno, un vero e

proprio universo

di sapori, profumi,

istantanee dei cibi

anzi, degli “alti cibi”,

come recita il loro claim, 23 luoghi di ristoro (per un totale di

1588 posti a sedere), 40 aree didattiche e 14.000 prodotti in

vendita. E una zona degli aperitivi curiosamente chiamata “vino

libero”, libero dai concimi chimici, libero dai diserbanti e dagli

erbicidi e libero dai troppi solfiti, tema che da provocazione

pura sta diventando un punto di partenza anzi, di ripartenza

per il vino di qualità. E il cibo e il vino, quando sono di qualità,

sono buoni ma anche belli e lo stesso Farinetti afferma che

“la bellezza salverà l’Italia ed è per questo che Eataly Roma

è dedicato alla bellezza. La bellezza dell’agroalimentare,

dell’arte, della musica e dell’ironia”.

www.roma.eataly.it

“SOTTO LA ROCCA” LE ECCELLENZE DEL MONTELLO E DEI COLLI ASOLANI Grande successo e oltre 1000 degustazioni alla prima edi-

zione di “Sotto la Rocca”, tre giorni dedicati alla scoperta

delle eccellenze del territorio organizzata dal Consorzio tu-

tela Vini Montello-Colli Asolani per promuovere l’area del

Montello e dei Colli Asolani, dal passato storico, caratteriz-

zata da un ricco patrimonio artistico, turistico e naturale e

da sempre apprezzata dal punto di vista ambientale ed eno-

logico. “Il valore della produzione vitivinicola – ha affermato

Armando Serena, Presidente del Consorzio Montello-Colli

Asolani - rappre-

senta oggi un as-

setto essenziale

per tutta l’econo-

mia italiana, ecco

perché il nostro

territorio ed i suoi

frutti, vanno pro-

mossi e diffusi uni-

le notizie di enogastronomia e turismo

“SOLATIO”NUOVO I.G.T. TOSCANA DEL CASTELLO DI GABBIANOIl suo nome ci parla di un’assolata terra Toscana e il suo

gusto, ricco e avvolgente, accompagnato da una bella fre-

schezza, desidera accattivarsi un pubblico ampio e che si

collocherà sul mercato in una fascia di accesso

non esclusivo, la risposta a un consumatore che

ha imparato ad apprezzare il vino di qualità e non

intende rinunciarvi pur nella ricerca di un nuovo

equilibrio economico. Il Solatio è un assemblaggio

di uve Syrah 50%, Cabernet Sauvignon 45%,

Sangiovese 5%, con una gradazione di 14

gradi alcolici. La vinificazione avviene con fer-

mentazione in vasche di acciaio per circa una

settimana ad una temperatura controllata di

15°-20° con macerazione sulle bucce per

circa due settimane. La fermentazione ma-

lolattica, supportata da batteri indigeni, dura

tre settimane. Matura 8 mesi in vasche di ce-

mento e termina con un breve il passaggio in

legno. Di un bel colore rosso porpora intenso,

al naso presenta accattivanti note di bacche

selvatiche e tabacco, ricco di frutta. Al palato

ha tannini vellutati, fresco e fruttato, di grande

equilibrio. Raccomandato con piatti saporiti di carne rossa

e selvaggina stufata, ottimo con formaggi di media e lunga

stagionatura. Si serve a 18°. Di medio invecchiamento.

CASTELLO DI GABBIANO www.castellogabbiano.it

EATALY ROMA IL PIÙ GRANDE STORE MONDIALE DI ALTI CIBIIl “via” è stato dato, il 21 giugno è ufficialmente nato Eataly

Roma. E la sua “casa”, il Terminal Ostiense, progettato da

Julio Lafuente negli anni ’90, rivive in una nuova veste: il più

grande spazio (“bazar”, seguendo l’Oscar-pensiero) al mondo

dedicato all’enogastronomia, all’editoria e alla didattica di

settore, 17.000 metri quadrati, su 4 piani ma anche 4 livelli

di proposte gastronomiche, dal cibo da strada, abbordabile

a cifre contenute, a quello più ricercato, ovviamente a prezzi

adeguati al livello, fino al 4° piano, al già famoso ristorante

Italia che, come dice Oscar Farinetti, ideatore di Eataly e,

a pieno titolo, novello Re Mida dell’enogastronomia, “è un

a cura della redazione di

Page 45: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

le notizie di enogastronomia e turismo

a cura della redazione di

tamente alla consapevolezza del loro intrinseco patrimonio

culturale avvalorandone l’unicità”. La produzione di punta

del Consorzio Tutela Vini Montello-Colli Asolani è l’Asolo

Prosecco Superiore, una Docg che costituisce una rari-

tà: appena 1,5 milioni di bottiglie e solo 13 produttori, un

vino il cui disciplinare di produzione è il più severo tra tutti i

Prosecco, con resa massima per ettaro di 120 quintali di uva

e un estratto secco di almeno 16 grammi per litro e densità

di impianto 3000 viti ettaro. Grande accoglienza, al termine

del Wine Tasting, per i due ex campioni di calcio Aldo Serena

e Attilio Tesser, entrambi montebellunesi d’origine, che han-

no affrontato una amichevole conversazione sul tema “Vino

e sport: amici o nemici?” rendendosi poi disponibili alle do-

mande e alle curiosità del pubblico presente. Nell’occasione

è stato realizzato un convegno sulla “Zonazione della DOC

Montello e dei Colli Asolani”.

CONSORZIO TUTELA VINI MONTELLO-COLLI ASOLANIwww.montelloasolo.it

“ITALIA IN ROSA 2012” FUTURO “ROSEO” PER CHIARETTO E ROSÈChiaretti, rosati e rosè sono veramente i vini del terzo mil-

lennio e rappresentano ormai a pieno titolo la terza grande

variante non solo cromatica del mercato enoico, accostata

senza alcun complesso di inferiorità a rosso e bianco. Questo

il messaggio lanciato ad Italia in Rosa da Roque Pertusa,

presidente del presidente del Conseil Interprofessionnel des

Vins de Provence, area leader a livello mondiale per i rosè.

Un’affermazione alla quale ha fatto da ideale contrappunto

il “boom” della quinta edizione della rassegna di Moniga del

Garda che,

tra l’1 e il 3

giugno, ha

ospitato oltre

3000 visita-

tori. Oggi i

rosè valgono

il 10% della

p roduz ione

globale di vini fermi e a questa crescita contribuisce anche

la “nicchia” dei Chiaretti della Valtènesi, passati in soli cin-

que anni da 470mila a 1,4 milioni di bottiglie. “Non ci stia-

mo muovendo casualmente alla ricerca di un successo di

breve periodo.” - ha detto Sante Bonomo, presidente del

Consorzio Valtènesi-Garda Classico - “Alla base di quanto

abbiamo realizzato c’è un progetto preciso, partito con la

ricerca sul vitigno autoctono Groppello e da un’indagine di

mercato, e questo ha prodotto forti cambiamenti. Il succes-

so di questa edizione di Italia in Rosa dimostra che quando

un territorio riscopre e interpreta la propria vocazionalità, vie-

ne premiato anche dal mercato”.

CONSORZIO GARDA CLASSICO www.gardaclassico.it

CHRISTIAN MARCHESINI NUOVO PRESIDENTE DEL CONSORZIO VALPOLICELLADopo l’annuncio ufficiale delle di-

missioni di Emilio Pedron, il Cda

ha scelto il suo successore nel

corso della riunione del 14 mag-

gio. Christian Marchesini, 39 anni,

perito agrario, è uomo di territo-

rio; appartiene infatti a una delle

famiglie storiche della Valpolicella classica, dove gestisce 50

ettari a vigneto dell’azienda di familiare. Già presidente della

sezione veronese dei giovani imprenditori di Confagricoltura,

per l’Unione Agricoltori è responsabile regionale delle produ-

zioni vitivinicole. Dal 2006 siede nel Cda del Consorzio Tutela

Vini Valpolicella e dal 2011 ricopre la carica di vice presi-

dente con delega ai rapporti istituzionali con la Federazione

Nazionale dei Consorzi di Tutela (Federdoc) e con l’Unione

Viticoltori Veneti (Uvive). Con una produzione di oltre 437.000

ettolitri, la Doc Valpolicella vale circa 300 milioni di euro. Si

tratta di un valore cresciuto senza battute d’arresto nel cor-

so dell’ultimo decennio grazie alla riqualificazione produttiva

operata dai viticoltori e in cantina, che ha fatto crescere la

richiesta in Italia e all’estero.

Valpolicella, Ripasso della Valpolicella, Amarone della

Valpolicella e Recioto della Valpolicella sono il poker d’assi

della denominazione, per un’offerta adatta a qualsiasi oc-

casione: dal pasto quotidiano al vino più importante, fino a

quello da dessert. Tra questi è l’Amarone a fare la parte del

leone, grazie al prestigio riconosciuto e al favore conquista-

to in tutto il mondo, dove viene esportato oltre il 70% della

produzione. All’incirca 7.000 gli ettari coltivati, con una red-

ditività di 15-18.000 euro ad ettaro.

CONSORZIO PER LA TUTELA DEI VINI VALPOLICELLA www.consorziovalpolicella.it

Page 46: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

FRANCESCA MORETTI NUOVO PRESIDENTE DELLA STRADA DEL FRANCIACORTASuccede a Gianluigi Vimercati Castellini e resterà in carica

3 anni. 38 anni, enologa, Francesca Moretti è responsabi-

le del settore vitivinicolo del gruppo Terra Moretti, fondato

dal padre Vittorio Moretti nel 1977, anno di nascita del-

la cantina Bellavista in Franciacorta. A questa realtà sono

seguite nel tempo Contadi Castaldi in Franciacorta (1987),

Petra (1996) e Tenuta la Badiola (2000) in Toscana. Oggi si

dedica con particolare attenzio-

ne alle strategie di sviluppo dei

mercati, pur non trascurando il

suo amore per la campagna e

l’agronomia. Nel 2011 ha infatti

fondato in Franciacorta la pri-

ma Scuola Italiana di Potatura

della Vite in collaborazione con

la Scuola dei Preparatori d’Uva

Simonit & Sirch e con prestigio-

se Università ed Istituti di Ricerca. “La Franciacorta – dichia-

ra – è una splendida terra che si è affermata quale eccellenza

enologica grazie alla consapevolezza che solo innalzando gli

standard della propria offerta si possono ottenere due risul-

tati contemporaneamente: sviluppo economico e tutela am-

bientale. Ci impegneremo sempre più affinché questo terri-

torio possa consolidare la propria identità di “destinazione

turistica”, individuando interlocutori e mercati che siano in

linea con il posizionamento del comparto vitivinicolo.” Nata

nel 2000 dalla sinergia tra operatori privati (aziende vitivini-

cole, produttori di prodotti tipici e artigiani, alberghi, dimore

storiche, ville in affitto, ristoranti, trattorie, osterie, wine bar,

aziende agrituristiche, campeggi, enoteche, agenzie viaggi,

campi da golf, noleggio biciclette) ed enti pubblici e priva-

ti (Comuni, associazioni per la promozione del territorio) la

Strada del Franciacorta – fra le prime in

Italia - è un percorso di 80 km che ha lo

scopo di promuovere e sviluppare le po-

tenzialità turistiche, in particolar modo le-

gate al turismo enogastronomico, del ter-

ritorio. I soci sono 177.

ASSOCIAZIONE STRADA DEL FRANCIACORTA www.stradadelfranciacorta.it

le notizie di enogastronomia e turismo

JACQUART EXTRA BRUT: LO CHAMPAGNE PER L’ESTATEArriva l’estate, e la Maison

Jacquart suggerisce di brin-

dare alla bella stagione con il

suo Champagne più fresco e vivace: l’Extra Brut. La cuvée

Extra Brut si distingue per un dosaggio minimo, che esalta

tutta la purezza dei suoi aromi. Con meno di 4 g/l di zuc-

chero, l’Extra Brut è un vino di grandi ambizioni, nel suo as-

semblaggio, nella sua vinificazione e nel suo affinamento. La

selezione delle sue uve predilige lo Chardonnay (35%-40%)

al Pinot Noir (30%-35%) e al Pinot Meunier (25%-30%). I 5

anni di invecchiamento in cantina procurano un bell’equili-

brio fra maturità e freschezza. Ha bollicine finissime e aeree,

e colore dorato e cristallino. Il primo naso rivela la purezza

dei profumi di fiori bianchi (acacia) e di frutta (gelatina di mela

cotogna). Note dolci e una punta di torrefazione si svelano

poco a poco. In bocca l’attacco è franco, e lo sviluppo gu-

stativo ha la cremosità e la mineralità di un vino cesellato.

È un magnifico aperitivo, e si accosta perfettamente a un

carpaccio di capesante, a una portata di sushi, ma anche a

un piatto di formaggi stagionati. Fiore all’occhiello del grande

gruppo Alliance Champagne, la Maison Jacquart rappresen-

ta la produzione di 2400 ettari di vigneti, ripartiti come un

mosaico sulla Montagne de Reims, nella Vallée de la Marne,

lungo la Côte des Blancs e la Côte des Bar, a formare uno

dei più vasti territori di ap-

provvigionamento di tutta

la Champagne. Da questo

variegato terroir produttivo

i maestri di cantina sele-

zionano gli Chardonnay, i

Pinot Noir e i Pinot Meunier

che compongono tutte le

raffinate cuvée della Maison

privilegiando la vinificazione

e l’invecchiamento sulla fec-

cia, con una durata che va

ben oltre le esigenze della

AOC. Lo stile Jacquart, caratterizzato dalla spiccata vivacità

e dalla grande raffinatezza di tutti i suoi prodotti, fa nascere

sensazioni ed emozioni uniche, per soddisfare i desideri di

tutti gli intenditori internazionali.

Fratelli Rinaldi Importatori www.rinaldi.biz

a cura della redazione di

Page 47: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

le notizie di enogastronomia e turismo

a cura della redazione di

CANTINE RIONDO: FATTURATO IN CRESCITA DEL 32%Per il quinto anno conse-

cutivo l’azienda registra

una crescita a doppia

cifra, chiudendo il 2011

con un fatturato di 20,5 mln di euro, segnando un +32%

rispetto al 2010 e rafforzando così il ruolo di braccio ope-

rativo del gruppo Collis sul mercato. Fra i fatti più rilevanti

dell’esercizio, si segnalano la significativa crescita registrata

nel Nord Europa e la conferma dei mercati americani con

grande attenzione a tutte le tipologie di vini proposti. Risultati

questi che da un lato comprovano il core business azien-

dale negli spumanti e nei vini frizzanti e, dall’altro, tengono

in evidenza anche i grandi vini della tradizione Veronese. E

i riscontri positivi arrivano non solo dalle vendite ma anche

dalla lusinghiera serie di riconoscimenti che i prodotti si sono

aggiudicati nei più prestigiosi concorsi internazionali; tra tutti

si possono citare i premi ottenuti dall’Amarone Trionfo, me-

daglia d’argento sia al Decanter Word Wine awards 2011 sia

all’International Wine&Spirit Competition di Londra. “Siamo

un’azienda con una forte vocazione esterofila - spiega Abele

Casagrande, Direttore Generale di Cantine Riondo - e la no-

stra mission è da sempre quella di dare sbocco commerciale

ai vini prodotti dai vigneti di Collis. La nostra vivacità e la

capacità di diversificare, interpretando i bisogni dei diversi

target di consumatori ci stanno dando riscontri significativi

– continua Casagrande – “E siamo anche vicini ai “giovani”

con prodotti più semplici e conviviali, come iSpritz o Pink

Limited Edition, un vino frizzante rosato che strizza l’occhio al

mondo femminile, creando occasioni di incontro con il pub-

blico e opportunità di consumo inedite che promuovano un

bere di qualità, leggero e consapevole”.

CANTINE RIONDO www.cantineriondo.com

COGNAC HINE TRIOMPHELa Maison Hine, uno dei produttori più prestigiosi di Cognac, presenta il suo nuovo decanter Triomphe. La gradazione alcolica è di 40% vol. La capacità è di 70 cl. ed è presentato in una confezione speciale, col decanter di forma esclusiva, unico e numerato, creato espressamente per contenere Hine Triomphe. Proviene esclusivamente dalla Grande Champagne, il cru più prestigioso di Cognac. Colore ambrato intenso, naso con bouquet di eccezionale complessità, di

squisita finezza e di straordinaria profondità, con sottili sfumature di frutta caramellata, fiori e tabacco, al palato è caratterizzato da un’incomparabile pienezza, morbido e finissimo nelle sensazioni finali. Fondata nel 1763, la Maison Hine è una delle più antiche Aziende produttrici di Cognac. Per i suoi distillati utilizza soltanto le uve prodotte nei due cru più prestigiosi della regione, la Grande e la Petite Champagne. Tutti i suoi Cognac sono invecchiati per un periodo molto superiore ai requisiti della legge francese. Nei suoi quasi 250 anni di storia, la Maison Hine si è inoltre affermata in tutto il mondo come grande specialista nella produzione dei millesimati, un’autentica rarità nel settore del Cognac. La superba reputazione internazionale di Hine è confermata dalle decine di premi e riconoscimenti ottenuti negli ultimi anni dalla Maison ai concorsi mondiali più importanti. Hine è inoltre l’unica Azienda di Cognac a detenere l’esclusivo “Royal Warrant”, il sigillo di Fornitore Ufficiale della Casa Reale d’Inghilterra.

FRATELLI RINALDI IMPORTATORI www.rinaldi.biz

CHAMPAGNE NICOLAS FEUILLATTE - NUOVO DISTRIBUTORE ITALIANO5.000 viticoltori associati, 2.250 ettari di uva coltivata, 13 dei 17 Grands Crus, 11 referenze che vanno dall’elegante Brut Reserve, affinato 3 anni, al sontuoso e pluripremiato Palmes D’Or Brut Vintage, 9 anni di affinamento, passando per lo

straordinario Cuvée 225 Vintage barricato, insolito e affascinante. Nicolas Feuillatte, lo Champagne n° 1 in Francia e 3a marca al mon-do con un fatturato di 200 milioni di euro e una produzione annua di ol-tre 10 milioni di bottiglie, ha scelto Prestige Italia per la sua “nuova vita” nella nostra penisola con l’obietti-

vo, dichiarato dal Direttore Generale Dominique Pierre, “…di rientrare tra le prime marche anche in Italia”. Fabio Contato, presidente di Prestige Italia: “La qualità di questi champagne si percepisce nel bicchiere. La nostra famiglia, presente da anni nel mondo del vino, raccoglie con orgoglio questo com-pito non facile ma sfidante”. www.feuillatte.com - www.prestigeitalia.net

Page 48: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

Quest’anno è stata l’ottava edizione del-

la Manifestazione “La Valle del Gigante

Bianco” ed ancora una volta le tradizioni

e la cucina del mondo contadino, che hanno co-

stituito e costituiscono le nostre sane origini sono

state sfogliate, rivissute, celebrate nei giorni 26,

27 maggio 2012 e 1, 2, 3 giugno 2012.

La manifestazione come sempre ha mirato, dal

punto di vista culinario, a mettere in risalto attra-

verso convegni, dibattiti, esibizioni dei maestri

macellai e chef, le qualità della carne di questo

animale che, se pur conosciuto e innalzato agli

allori per la concelebrata “Bistecca alla fiorentina”

sa regalare in tavola piatti egualmente prelibati e

gustosi con le sue parti cosiddette “povere”.

Le due cene di degustazione di antiche ricette

toscane a base di CARNE di CHIANINA IGP e

di prodotti del territorio in abbinamento con vini

pregiati, serviti dai sommelier della delegazione

Valdichiana, si sono svolte sabato 26 maggio e

sabato 2 giugno offrendo ai commensali un menù

di pietanze che hanno fatto rievocare tempi ormai

passati quando intorno al desco si riuniva la tipi-

ca famiglia patriarcale.

Poteva allora costituire un privilegio cibarsi di trip-

pa, di stinco di vitellone, di rognone… poiché le

parti più nobili erano destinate ad altre mense;

ma oggi, alla luce dei messaggi che le cene han-

no voluto mandarci, potremmo noi considerarci i

privilegiati nel riscoprire e gustare cose sostituite

spesso da alimenti che soddisfano solo la nostra

fretta di una vita convulsa e troppe volte compro-

messa da “mille impegni”. Ed ecco che, durante

la cena di sabato 2 giugno, è stata consegnata

dal Circolo di Ezio Marchi una Targa di ricono-

scimento a Bruno Gambacorta, giornalista RAI,

8a Edizione della Valle del Gigante Bianco

Bettolle, ovvero il paese natale di Ezio Marchi, ovvero il luogo dove ogni anno si celebra onore al “Gigante Bianco” il Banino della Val di Chiana.“

di emma lami

46

Page 49: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Nuova applicazione per iPhone e iPad targata Massimo Bracci by FISAR

Un utilissimo strumento di informazione e consultazione per esperti e per semplici appassionati del vino

È un utilissimo strumento di informazione e consultazione per i sommelier, gli esperti del settore e per semplici appassionati del vino sviluppata da sommelier Massimo Bracci.DOCG vi permetterà di avere aggiornati sul vostro iPhone o iPad tutte le DOC, DOCG e IGT d’Italia con specificato in forma sinte-tica il relativo disciplinare con vitigni e tipologie previste.Inoltre dei veri e propri articoli informativi, alcuni tratti dalla rivi-sta Il Sommelier, House Organ della FISAR, completano l’infor-mazione con notizie geografiche, storiche e tecniche.Massimo Bracci è un sommelier FISAR, docente qualificato nei corsi e storico collaboratore della rivista Il Sommelier dove, insie-me a Luca Iacopini, tratta in ogni numero tematiche legate alle DOC e alle DOCG.

A scadenza periodica il database è continuamente aggiornato con tutte le novità e modifiche inerenti ai disciplinari.

Un potente motore di ricerca vi permetterà inoltre di ottene-re tantissime interessanti informazioni incrociando parametri come: vitigno, regione, tipologia, anno, nome e molto altro.Previsto a breve l’inserimento delle cartine enologiche per ogni regione.

Il programma è disponibile su AppleStore a 0,79€euro.

Istantanee iPhone

www.fisar.com

Page 50: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

PER L’IMPEGNO NELLA VALORIZZAZIONE DEI

PRODOTTI TIPICI Chianina compresa.

Anzi 2 piatti della serata: Tagliatelle del vignai-

uolo e Stinco di vitellone sono stati riproposti la

mattina della domenica per il programma EAT

PARADE del TG2 RAI presso il ristorante Betulia

dagli chef dell’Associazione Cuochi Senesi. Il

Presidente Nazionale FISAR: Nicola Masiello ne

ha curato l’abbinamento con il vino.

(www.TG2.RAI.IT - Eat Parade del 15-06-2012).

Non sono inoltre mancati, all’interno della mani-

festazione, momenti di particolare interesse sto-

rico, culturale, folkloristico, sportivo che hanno

trovato nella ricostruzione del – Matrimonio con-

tadino – il fulcro della festa.

Nella settimana intercorsa tra il 27 maggio e l’1

Giugno nulla comunque si è fermato ed all’inter-

no della struttura, allestita per l’occasione, si sono

succedute ogni giorno attività di Associazioni o

di privati che hanno impegnato piacevolmen-

te chi si è lasciato sedurre da un incontro con

l’AICOO, da un Convegno per “Il rilancio e la

valorizzazione della razza chianina in Toscana”,

da una Degustazione guidata sui “VOLTI DEL

PROSECCO”. È intervenuta in rappresentanza

del Consorzio del Prosecco la giornalista Albina

Podda che ha illustrato ai pre senti questo pro-

dotto così ricercato nel mercato di questi tempi e

la sua evoluzione nei gusti dell’utente.

Giovedi 31 maggio, infatti, la Delegazione FISAR

Valdichiana in collaborazione con il Consorzio

del Prosecco DOC, la CNA Sezione alimentare

di Siena e con Carni LEM Bologna, ha messo

in degustazione 4 tipologie di Prosecco abbina-

to a prodotti tipici e di eccellenza che sono stati

elaborati e preparati dallo chef della Delegazione,

Laurini Marcello. È stato un momento importante

per capire la filosofia di produzione e soprattutto

per degustare con classe questi prodotti di cui

ancora una volta Masiello Nicola ne ha illustrato

le caratteristiche organolettiche.

Il secondo evento, a cui la Delegazione ha dato

vita, sono state le degustazioni libere di vini pro-

dotti nei comprensivi vitivinicoli che si affacciano

sulla Valdichiana e offerti dai Consorzi di tutela dl

vino: Nobile, Brunello, Doc Cortona, Vini Aretini,

Orcia.

Il 3 Giugno le luci si sono spente sul “Gigante

Bianco” ma non certo l’eco della Manifestazione

che ci dà appuntamento al Prossimo anno e ci

dice: ARRIVEDERCI!

48

Foto di Pietro Cinotti

Page 51: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Eliminatorie 16 Settembre 2012 - Finali Venezia 13 Ottobre 2012

FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER A L B E R G A T O R I RISTORATORI

®

Page 52: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

“Un sorso di storia”

Parte dalla vendemmia e dai lavori in

vigna e in cantina, per arrivare al vino

che si versa nel bicchiere. Nell’osteria

di una volta, quando gli animi si accaloravano

durante interminabili partite a carte; sul tavolo

di casa, per condividere una bella serata con gli

amici di sempre; in un momento di relax dopo

una giornata di lavoro, all’ora dell’aperitivo.

Tre tipologie di vino certamente diverse, che

rimandano a differenti tecniche enologiche, ma

dietro le quali c’è sempre lo stesso prodotto: la

Barbera d’Asti.

Tutto questo compare nel video istituzionale “Un

sorso di storia”, voluto a scopo informativo sulla

storia e sull’evoluzione produttiva e qualitativa

della Barbera d’Asti dal Consorzio Tutela Vini

d’Asti e del Monferrato. Tutto questo, ma

anche qualcosa in più. Basta infatti lasciarsi

catturare dalla suggestione delle immagini di un

territorio dove il lavoro dell’uomo ha disegnato

un paesaggio unico al mondo, ora candidato

insieme con Langhe e Roero a divenire ben presto

Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO,

per dimenticare che stiamo assistendo soltanto

a un cortometraggio promozionale. Il merito

certamente va anche al giovane regista Simone

Gandolfo, che al suo attivo ha già un denso

Barbera d’Asti D.O.C.G. Un sorso di storia

Un video dedicato al mondo della Barbera d’Asti per parlare

di un territorio e della sua gente.“”

di silvana Delfuoco

50

Page 53: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 51

curriculum sia di spettacoli scritti e diretti in prima

persona, sia di partecipazioni in qualità di attore

a numerosi film e fiction televisive.

Il Consorzio

Dalla sua nascita, nell’ormai lontano 1946, a oggi

il Consorzio Tutela Vini d’Asti e del Monferrato ha

visto crescere sempre di più i suoi associati, fino

ad attestarsi, secondo gli ultimi dati, a circa 170

tra cantine sociali, aziende agricole, vitivinicole,

imbottigliatori.

Attualmente il Consorzio tutela la maggior parte

delle denominazioni del territorio astigiano e

alessandrino: undici vini, tra D.O.C.G. e D.O.C.

Risale infatti al 2008 l’assegnazione della D.O.C.G.

alla Barbera d’Asti e alla Barbera del Monferrato

Superiore e dalla vendemmia del 2010 al Ruchè

di Castagnole Monferrato. Gli altri vini D.O.C.

tutelati sono la Barbera del Monferrato, la Freisa

d’Asti, il Dolcetto d’Asti, l’Albugnano, il Cortese

dell’Alto Monferrato, la Mailvasia di Castelnuovo

Don Bosco, il Loazzolo e il Piemonte.

Forte è l’impegno con cui, attraverso iniziative

di marketing e varie attività di ricerca, si sta

curando la promozione dell’immagine dei vini

della zona in Italia e nel mondo.

“Siamo orgogliosi di essere qui oggi- ha dichiarato

lo scorso 15 maggio il Presidente del Consorzio

Lorenzo Giordano, in apertura della conferenza

stampa di presentazione del video istituzionale-

per un progetto che nasce con il preciso intento

di valorizzare uno dei prodotti più rappresentativi

del nostro territorio, la Barbera d’Asti, considerata

oggi a pieno titolo tra i più importanti vini rossi

italiani”.

La Barbera d’Asti D.O.C.G.

Vino legato alle antiche tradizioni contadine,

la Barbera d’Asti oggi è in grado di rispondere

anche a esigenze e gusti diversi. Nella versione

Superiore, per esempio, è affinata in cantina per

un minimo di quattordici mesi, sei dei quali in

botti di legno; ne deriva un vino molto longevo,

che può essere apprezzato anche dopo molti

anni di permanenza in bottiglia.

Si tratta quindi di un prodotto in continua

evoluzione, che grazie anche alle nuove

conoscenze in campo viticolo ed enologico è

destinato a crescere negli anni in qualità e

numeri. Infatti, mentre il 60% delle vendite

continua a localizzarsi in Italia, il 40% circa

viene commercializzato all’estero, soprattutto in

Germania per il 19%, ma anche negli Stati Uniti,

in Danimarca, in Canada e in Gran Bretagna.

Davvero un lungo percorso per questo vitigno,

forte e tenace come la sua gente. E ancora tutta

in salita è la strada da percorrere per arrivare

lontano, così come da lontano è partito, se

è vero che proprio alla Barbera si riferivano gli

antichi estensori di un contratto d’affitto del

1200, impegnandosi a piantare in un terreno del

Casalese de bonis vitibus berbexinis...

Stefano Coscia, Direttore Agenzia Eurelab; Lorenzo Giordano, Presidente Consorzio e Patrizia Barreri, Direttrice Consorzio

Page 54: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

Quest’anno, per la prima volta, il Salone

del Gusto e Terra Madre sono una

cosa sola: un unico grande evento,

completamente aperto al pubblico, che si svolge

dal 25 al 29 ottobre 2012 a Torino (Lingotto Fiere

e Oval), organizzato da Slow Food, Regione

Piemonte e Città di Torino, in collaborazione

con Ministero delle politiche agricole alimentari e

forestali.

Con l’edizione 2012, le due manifestazioni

completano un percorso tracciato sin dal 2004 -

l’anno in cui è nata Terra Madre, la rete mondiale

tra le comunità del cibo - e, insieme, raccontano

la straordinaria diversità agroalimentare di ogni

continente, dando voce a chi coltiva, alleva e

trasforma i suoi prodotti.

Cibi che cambiano il mondo è il tema che

sintetizza il Salone del Gusto e Terra Madre

2012. Le storie di chef, artigiani e comunità del

cibo di 150 Paesi testimoniano come si possa

rivoluzionare il paradigma che regola questo

mondo in crisi a partire dal cibo, dimostrando che

possiamo fare qualcosa di buono per la nostra

salute, l’ambiente e il sistema produttivo senza

Salone del Gusto e Terra Madre 2012

I cibi che cambiano il mondo a Torino

dal 25 al 29 ottobre.“”

di Gladys torres urday - fonte slow Food

52

Page 55: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

53

rinunciare al piacere del cibo e alla convivialità.

Come immagine di questa edizione abbiamo

scelto un alimento simbolo del cambiamento: la

mela di Newton. Per noi è anche un invito a usare

la testa nelle nostre scelte alimentari.

Sono molte le esperienze che propone il ricco

programma del Salone del Gusto e Terra Madre

2012, disponibile su www.slowfood.it: un

grande Mercato che si snoda tra Lingotto Fiere

e l’adiacente Oval, creando una felice unione

tra espositori, Presìdi Slow Food e comunità del

cibo; Laboratori del Gusto e Incontri con l’Autore

per approfondire e assaggiare in compagnia di

produttori, chef, vigneron, birrai ed esperti; Teatri

del Gusto per osservare da vicino le mani dei

cuochi all’opera nel creare i piatti simbolo dei loro

ristoranti e coglierne i segreti; percorsi educativi

per bambini e adulti; Conferenze per aprire il

dibattito su come stili alimentari responsabili

possano migliorare la nostra salute e quella del

pianeta; un’Enoteca che valorizza territori di

confine, aree montane, terroir estremi e vini che

fermano l’avanzata del cemento; Appuntamenti

a Tavola, per fare il giro del mondo restando in

Piemonte.

La grande novità di questa edizione è, quindi, che

la rete delle comunità del cibo di Terra Madre si

apre all’incontro con il pubblico arricchendo tutto

il Salone del Gusto: in questo l’evento diventa

davvero unico.

Tutto ciò è possibile grazie al convinto supporto

di realtà italiane che con la loro partecipazione

sostengono attivamente questa idea del cibo

come motore di cambiamento: Lurisia, Garofalo,

Lavazza, Novamont, Intesa Sanpaolo sono

sponsor ufficiali; Compagnia di San Paolo,

Fondazione CRT e Associazione delle Fondazioni

delle Casse di Risparmio Piemontesi sostengono

Fondazione Terra Madre e Slow Food; con il

contributo di Coldiretti.

La FISAR partecipa come partner tecnico con i

propri sommelier.

Salone del Gusto e Terra Madre in numeri

Siamo ormai giunti alla nona edizione del

Salone Internazionale del Gusto, inaugurato

nel 1996, e al quinto appuntamento torinese

per le comunità del cibo di Terra Madre, il

cui primo incontro si è tenuto nel 2004. Ma

quest’anno in qualche modo si “riparte da

uno”, visto che per la prima volta Salone

del Gusto e Terra Madre si fondono in un

evento unico. Ecco qualche numero relativo

alla manifestazione del prossimo ottobre.

SpaziOltre 70 000 mq allestiti

MercatoOltre 1000 espositori da più di 100 Paesitra cui220 Presìdi Slow Food italiani120 Presìdi Slow Food provenienti da altri 50 PaesiOltre 400 comunità del cibo provenienti da più di 100 Paesi6 Mercati della Terra internazionali (oltre ai rappresentanti della rete dei Mercati italiani): Tcherni Vit (Bulgaria), Mumbai (India), Tel Aviv (Israele), Beirut (Libano), Bucarest (Romania) e Foga (Turchia)

EnotecaOltre 1200 etichette

Appuntamenti su prenotazione125 Laboratori del Gusto14 Teatri del Gusto23 Appuntamenti a Tavola10 Incontri con l’Autore20 degustazioni nella Piazza della pizzaOltre 50 chef presenti tra Appuntamenti a Tavola e Teatri del Gusto

Conferenze e attività didattiche44 Conferenze15 incontri nello spazio della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus 19 corsi Master of Food28 appuntamenti con il Personal Shopper8 attività educative e oltre 40 ore di giochi ed esperienze ludiche per famiglie e ragazzi24 percorsi di educazione per le scuole

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

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Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 454

“ ”Quando la natura sceglie un luogo e lo racconta dentro un bicchiere.

di luca iacopini e massimo Bracci

Il Trentino e la sua magia del vino:

Trento Doc

Il Trentino e l’Alto Adige sono rimasti per molto tempo all’ombra delle più famose zone vini-cole d’Italia come la Toscana e il Piemonte. Il

Trentino sino al 1918 faceva ancora parte del ter-ritorio austriaco. All’epoca il vitigno più coltivato e importante era la Schiava perché questa parte di territorio era la parte più meridionale dell’Austria, e le uve avevano un miglior contributo del sole e la produzione di questo vino era destinato solo alle mense austriache. Da tre generazioni questa terra è stata unita all’Italia cambiando abitudini, forse meno la men-talità, ma solo nell’ultimo ventennio ha raggiun-to la fama e la notorietà che si meritano. Tutto

questo grazie alla caparbietà dei produttori che hanno saputo cogliere nei propri territori la sintesi e l’essenza vincente per una produzione di vini di grande qualità e in particolar modo questo è accaduto con la sua doc Trento. Qui esiste un microclima quasi unico, pochissime zone vitivinicola al mondo possono usufruire di una simile varietà ambientale: alte vette, grandi pascoli, ampie vallate e terrazze baciate dal sole che accolgono vigneti e frutteti rigogliosi. Sono queste caratteristiche, unite alla tradizione e alla cultura di un popolo, che rendono questi vini con un carattere diverso e unico.Il Disciplinare del Trento doc è un po’ anomalo in

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Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 55

quanto prevede la sola produzione di spumante con il metodo classico. E’ la prima in Italia e la seconda al mondo dopo lo Champagne. Questo rappresenta il primo serio tentativo a livello na-zionale di tutelare una produzione come quella dello spumante secondo le rigorose procedure del metodo champenois.Dietro ogni grande prodotto c’è quasi sempre una grande intuizione. Più che “grande” nel caso di Trento doc possiamo azzardare il termine ge-niale. L’intuizione è quella di un giovane tecnico cantiniere trentino che nel 1902 viene folgorato da un’idea: quella di trasferire la tradizione francese nella sua terra dove la latitudine è più bassa ma i vitigni stanno più in alto. Quel ragazzo si chiama Giulio Ferrari, fresco del diploma conseguito alla Regia Scuola Agraria di San Michele all’Adige e di un’esperienza vitivinicola nello Champagne, de-cise di ritornare nella sua Trento e mettere in pra-tica i segreti carpiti ai francesi. Voleva creare uno spumante che esprimesse la cultura e la storia della sua terra ma soprattutto aveva capito che questo territorio sarebbe stato particolarmente adatto a questo scopo. Nel Trentino si produ-ce ogni tipologia di vino: rosso, rosato, bianco, spumante, dolce e tutti di grande qualità e pecu-liarità territoriale. Possiamo ricordare il Teroldego Rotaliano, il Marzemino, il Pinot Nero, il Vin Santo (da non confondere con quello Toscano) ma quello dello spumante è forse la produzione che meglio riflette le grandi potenzialità di questo ter-roir. Giulio Ferrari cominciò con le prime piante di Chardonnay destinate proprio allo spumante, coinvolgendo nella sfida le famiglie dei contadini nelle vallate limitrofe a Trento e in particolare nel-la Valle dell’Adige. Per primo, proprio nel cuore della città, a pochi passi da Piazza Duomo, diede il via alla sua produzione, piccola, ma di elevata qualità. Da quel nucleo produttivo nacque la pri-ma azienda di spumante trentina presto seguita da altre cantine fino ad arrivare a 40 aziende e circa 90 etichette che hanno puntato con forza su questo settore ottenendo prodotti di altissima qualità fino al riconoscimento della denominazio-ne avvenuta nel 1993 con l’ultima modifica nel

2002.La denominazione di origine controllata Trento è riservata al vino spumante bianco e al vino spu-mante rosato ottenuto con il metodo della rifer-mentazione in bottiglia. Devono essere ottenuti dalle uve come lo Chardonnay (principalmente) e/o Pinot bianco e/o Pinot nero e/o Meunier e la zona di produzione è solo in alcuni comuni della provincia di Trento. I vini spumanti devono permanere per almeno quindici mesi sui lieviti di fermentazione. Tale periodo decorre dalla data di imbottigliamento e comunque non prima del 1° gennaio successivo alla raccolta delle uve. I vini che abbiano trascor-so un periodo di almeno ventiquattro mesi di per-manenza sui lieviti possono riportare in etichetta l’annata di produzione delle uve. Vi è anche una tipologia in cui è previsto un periodo di almeno trentasei mesi di permanenza sui lieviti e in que-sto caso può fregiarsi della qualificazione riserva; in tal caso è obbligatorio riportare nell’etichetta-tura l’annata di produzione delle uve. Sulle eti-chette complementari, che non riportano l’anna-ta di vendemmia, è obbligatorio indicare l’annata di sboccatura.Soffermiamoci un attimo su quest’ultima indica-zione che per uno spumante di qualità o cham-pagne è un indice di grande serietà da parte del produttore nei riguardi del consumatore finale. Il rapporto tra ossigeno e la fase di sboccatura sono strettamente legati.E’ da questa fase che una piccola quantità di os-sigeno entra all’interno della bottiglia e darà inizio a una lenta ma inevitabile ossidazione, condizio-ne che di fatto porta alla maturazione e all’ulterio-re sviluppo organolettico del vino.Quindi da questo momento in poi il vino comincia il suo invecchiamento e perde le caratteristiche di freschezza. Questo significa che quando ci tro-viamo davanti ad una bottiglia di Champagne o di Spumante realizzato con il metodo classico, dobbiamo consumarla e non conservarla perché ogni giorno che passa quel vino perde qualcosa e non acquista nulla.Se per caso siete rimasti affascinati dai films

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Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 456

di James Bond (1963) quando ordina Dom Perignon del ‘58, sappiate che questo è possibi-le; si tratta di un vino millesimato del ’58, cioè non di una cuveè, lasciato invecchiare per anni e anni sui propri lieviti orizzontalmente nella bottiglia ma sboccato e ritappato pochi mesi prima di essere bevuto.Infatti, una volta ritappata con il caratteristico tap-po a fungo, è bene che la bottiglia riposi qualche mese per permettere al Liqueur d’expedision di amalgamarsi con il vino dopo di che dev’essere bevuta il prima possibile.Ecco spiegato perché alcuni produttori più seri mettono in contro etichetta la data della sboc-catura, ma sono pochi e capite che questo è un indice di serietà ma può avere il rovescio della medaglia di essere anche contro producente per il produttore.Il Trento doc si presenta con un colore giallo pa-glierino, più intenso nella riserva. Il perlage è fitto, preciso e persistente. Al naso si presentano dei profumi delicati e eleganti, freschi e fruttati con

sentori di lievito e pane, negli spumanti più maturi si possono sentire i fiori sino ad arrivare alle to-stature. In bocca secco, fresco, molte volte con un buon corpo, equilibrato nel bilanciamento dol-ce/acidulo. Sapido, con sentori fini di erba e fiori molte volte persistenti ma mai stucchevoli.Questo vino che può benissimo accompagnare tutto il pasto abbinandosi a tantissime pietanze della cucina mediterranea e a quella regionale. Pregevole come aperitivo, ottimo su antipasti e piatti delicati a base di pesce, riso e pasta alle verdure; nel tipo riserva può essere fatto anche con formaggi e carni. E nella versione demi-sec con le torte di frutta o con dolci poco carichi di zucchero. Consigliamo di bere questi vini in bic-chieri ampli con temperatura di servizio 6-8°.Possiamo confermare che questo angolo di pa-radiso realizza ottimi vini portatori di storia e cul-tura, muti testimoni della memoria dei luoghi da cui provengono. Con un carattere che li rende diversi e unici, capaci di raccontare una storia dall’interno di un bicchiere.

Page 59: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

con Il Sommelier

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Organo Uffi ciale della FISARFederazione Italiana Sommelier

Albergatori Ristoratori

Page 60: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 45858

fin amiglia

La Fisar di Caserta incontra l’attriceBarbara De Rossi

L’intenzione della Fisar de-

legazione di Caserta di

promuovere la cultura del

vino e del bere sano e di qualità, conti-

nua a concretizzarsi con la partecipa-

zione ad eventi culturali e artistici di cui

la città di Caserta con le sue province

diventano palcoscenico ideale.

In particolare nella giornata di vener-

dì 18 maggio, presso la libreria Guida

sita in Via Caduti sul Lavoro, nel cen-

tro di Caserta, la Fisar delegazione di

Caserta ha avuto il piacere di parteci-

pare alla presentazione di un libro di

poesie dal titolo “Il digiuno degli aman-

ti”, autore Anthony Manfredonia.

La presentazione del libro è stata in-

tervallata da momenti dedicati alla mu-

sica con il Maestro Agostino Santoro

e con una degustazione di vini, spon-

sorizzata dall’Enoteca Il Torchio dei

fratelli Giannini, e guidata dal delegato

Fisar di Caserta Mariano Penza e dalla

sommelier Michela Barchetti.

Ospite d’eccezione dell’evento, l’at-

trice Barbara De Rossi che, in tutta

la sua bellezza ma allo stesso tempo

semplicità, ha presenziato per tutta la

serata e che si è mostrata molto at-

tenta alla degustazione. Il delegato

Mariano Penza oltre ad illustrare tutte

le attività della Fisar a Caserta e pro-

vincia, dai corsi di sommelier all’or-

ganizzazione di eventi per la tutela e

valorizzazione del patrimonio enologi-

co di Terra di Lavoro, ha omaggiato

Barbara De Rossi di una copia della

rivista Il Sommelier, “strappandole” la

promessa di partecipare da “madri-

na” ad una prossima iniziativa Fisar.

L’attrice si è complimentata con lo

staff organizzativo dell’evento ed in

particolare con la Fisar di Caserta per

l’eleganza e la professionalità dimo-

strata durante la serata e ha voluto

brindare insieme al delegato e alla

sommelier come buon auspicio per i

suoi prossimi impegni lavorativi.

Notizia inviata da Mariano Penza

della Delegazione di Salerno

Page 61: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

59Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 59

fin amiglia

Golfitaliano Cup 2012 con la FISAR

Domenica 27 maggio è partita dal Golf Cervia la Golfitaliano Cup 2012, circuito nazionale

con finale diretta in Egitto nella splen-dida località di Soma Bay sul Mar Rosso e che farà tappa nei più impor-tanti circoli di golf italiani. Vanno in finale Alessandra D’Ettore nel-la prima categoria con 38 Punti e Enrico Mandelli nella seconda Categoria con 41 punti. Sono stati premiati anche Fabio Di Pietro vincitore del lordo, Stefano Bondi e Luciano Minghetti nella prima cat. Helga Sanderson ed Enrico Tiozzi nella seconda.È stato un grande successo soprat-tutto per i partner della Cup con la Delegazione dei Castelli di Iesi che ha messo a disposizione i propri somme-lier per la degustazione dei vini delle

Aziende CELLI e ARIOLA.Presente anche lo scooter a tre ruo-te di QUADRO in attesa del 4 Ruote che sarà presentato sicuramente in anteprima in una delle prossime tappe della Golfitaliano Cup. La competizione, giunta alla sua set-tima edizione, si presenta come una realtà affermata e prestigiosa seguita da oltre 3000 golfisti che cercheranno di aggiudicarsi la finale estera diretta e quindi volare verso l’Egitto la prima settimana di Novembre.Golfitaliano Cup offre ai golfisti l’oc-casione di godersi una straordinaria giornata di sport ponendo attenzione ai particolari, mettendo in prima fila i propri sponsor che si presenteranno al mondo del golf attraverso importan-ti gadget e offerte dedicate ai parteci-

panti.Queste le prossime gare: 03/06 Golf Garlenda (SV)-10/06 Golf Cà de-gli Ulivi (VR)-16/06 Golf Argentario (GR)-17/06 Golf Toscana(GR)-23.06 Golf Pavoniere (PO)-01/07 Golf Olgiata(RM)-08/07 Golf Verona (VR)-15/07 Golf Colline del Gavi (AL)-22/07 Golf Conero(AN)-19/08 Golf Is Arenas(OR) 23.08 Pevero Golf Finale Soma Bay (Egitto) dal 28/10 al 04/11.A seguire il circuito ci saranno anche per il 2012 importanti sponsor, dalle storiche aziende che da anni legano la loro immagine alla competizione fino ai nuovi brand che hanno deciso di seguire il percorso della Golfitaliano Cup.

Notizia inviata dall’Ufficio stampa

Golfitaliano

Page 62: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 46060

fin amiglia

Nel fine settimana del 4-5-6 maggio a Candiana

(PD) si è svolta la nona edizione della rassegna

“Vini dello Stradon del Vin Friularo e delle migliori

Aziende Vinicole del Veneto”, evento ormai immancabile

nella “Bassa Padovana”, che ha il riconoscimento oltre del

Comune di Candiana, anche della Provincia di Padova e

della Regione Veneto.

Come nel 2011, anche quest’anno i Sommelier FISAR

Andrea Zanardo e Paolo Cosentino della Delegazione di

Padova (nella foto), sono stati protagonisti la sera del 4

maggio partecipando alle pre-selezioni nell’ambito di tre

commissioni composte da Sommelier FISAR, AIS e ONAV,

per designare i migliori vini in gara.

I Sommelier FISAR di Padova hanno poi partecipato e cu-

rato il servizio nei due eventi legati alla rassegna dei vini

presso le Cantine Renier di Pontecasale, sabato 5 nell’am-

bito della mostra di pittura contemporanea di famosi arti-

sti veneti denominata “Artistico di Vino” e domenica 6 nel

pranzo in onore del Circolo Patavino Auto Storiche, che ha

fatto bella mostra di auto storiche anni ‘50-’60 nel cortile

della barchessa del ristorante, gremito di tantissimi spetta-

tori prima della proclamazione dei vincitori della rassegna.

In abbinamento ai piatti nel menù di gala, la Sommelier

Oksana Kolyuzheva ha dato risalto ai vini del territorio pre-

vedendo i vini dell’Azienda “Conselve Vigneti e Cantine”, tra

cui il pluripremiato Prosecco DOC extra dry Ambasciatore

con gli antipasti e per le successive portate i vini DOC Corti

Benedettine del Padovano, con i primi lo Chardonnay

2010, con i secondi il Merlot 2010 e il più volte premiato

Raboso 2009.

L’appuntamento è per il 2013, dove la rassegna raggiun-

gerà l’ambizioso traguardo dei 10 anni ed in merito gli or-

ganizzatori stanno già studiando delle iniziative ex novo

che impreziosiranno ulteriormente la manifestazione.

Notizia inviata da Emanuele Cenghiaro

della Delegazione di Padova

Ad aprile la delegazione di Lucca-Garfagnana ha

presentato presso la sala congressi dell’hotel

“Hambros “, una serata speciale di conoscenza e

di degustazione del vitigno nebbiolo dal titolo “Tanti nomi

per un solo vitigno: il nebbiolo”. La presentazione è stata

curata dal delegato Piero Giampaoli e la degustazione è

stata guidata da Marsanich Katia, sommelier della delega-

zione Lucca-Garfagnana, la quale ha esposto tutte le carat-

teristiche del nebbiolo, la sua storia, la sua diffusione nelle

diverse regioni e il suo impiego nella produzione di grandi

vini. Cinque le aziende interessate: Caves cooperatives

de Donnas-Vallée d’Aoste Donnas DOC 2007; Cascina

Roccalini-Barbaresco DOCG 2007; Travaglini-Gattinara

DOCG 2006; Nino Negri Mazér-Valtellina Superiore DOCG

2006; G.D.Vajra Albe-Barolo DOCG 2004. Il nebbiolo,

un’uva piuttosto bizzarra ed esigente in termini di condi-

zioni ambientali e climatiche, giunge a maturazione molto

tardi e precisamente nella prima metà del mese di ottobre

ed è chiamata la regina delle uve nere; con le sue 3 varie-

tà clonali, lampia, michet e rosé, e con il suo acino scuro

La Fisar di Padova protagonista al IX CANDIANA VINUM

A Lucca si confrontano i Nebbiolo

Page 63: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

61Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 61

fin amiglia

appannato di abbondante pruina, ha una buona capacità

di adattamento ai vari tipi di suolo da quelli calcarei, a quelli

tufacei, sino a quelli ricchi di marne e le sue uve sprigiona-

no aromi e sapori molto intensi. Questo vitigno produce

un’uva adatta ad essere vinificata in purezza, dando origine

a vini di ottima qualità mantenendo un perfetto equilibrio tra

acidità, tannini, colore, corpo aromi e alcolicità. A secondo

della zona dove viene coltivato il nebbiolo assume nomi

caratteristici diversi: nel nord del Piemonte e precisamente

a Carema e nella Valle d’Aosta è detto picutener o picoten-

dro, mentre più a est, nelle terre di Gattinara e Ghemme,

viene chiamato spanna; in Valtellina, nella Lombardia, vie-

ne chiamato chiavennasca. I vini prodotti con questo vi-

tigno sono diversi: Barolo DOCG, prodotto con nebbiolo

in purezza nasce dalle Langhe in Piemonte, poco distan-

te da Alba, nel territorio di 11 comuni in zona collinare;

Barbaresco DOCG, ottenuto sempre da nebbiolo in purez-

za, viene prodotto interamente nei comuni di Barbaresco,

Treiso e Neive in provincia di Cuneo e parte del comune di

Alba; Gattinata DOCG, coltivato nell’omonimo comune at-

torno alle pendici delle prealpi vercellesi è prodotto in pre-

valenza con uva nebbiolo minimo 90%, al quale possono

concorrere per un massimo del 10% anche uva Vespolina

e Bonarda di Gattinara; Valtellina Sup. DOCG, prodotto in

Valtellina, nella regione Lombardia, terra di montagna im-

pervia e difficoltosa con uva nebbiolo per almeno il 90%;

Valle d’Aosta DOC, prodotto ampiamente nella bassa val

d’Aosta, dove costituisce la base per la produzione dei

Doc di zona Arnad-Montjovet nella misura del 70% ed il

Doc Donnas con l’85%. La presentazione del vitigno è sta-

ta molto interessante mentre la degustazione è stata ricca

di emozioni sia per l’olfatto che per il gusto. Le numerose

persone intervenute hanno ringraziato la delegazione di

Lucca-Garfagnana per la simpatia e l’ospitalità offerta dal-

la perfetta organizzazione dei sommelier Paoletti Stefania,

Pieroni David, Michelini Pierluigi, Toschi Roberto che hanno

prestato servizio e la bravura e la preparazione del relatore.

Notizia inviata da Toschi Roberto

della Delegazione Lucca-Garfagnana

Page 64: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 46262

fin amiglia

Si sono tenute ad Abbadia Isola, piccolo gioiello me-dievale sito nel Comune di Monteriggioni (Siena), le selezioni per la zona del Centro Italia del concorso

Miglior Sommelier Fisar 2012. All’interno di uno dei saloni appena restaurati della duecentesca abbazia senese, alla presenza della Commissione presieduta dal Silvio dalla Torre e composta da Gianpaolo Zuliani, Fabio Baroncini, Franco Rossi e dal membro esterno Lazzaro Cimadoro, Chef del ristorante “Casalta” di Strove (Monteriggioni), si sono affrontati i 5 candidati di 4 delegazioni Toscane: Chiara Tosi e Dario Filidei per la Delegazione di Livorno, Daniel Rosa per la Delegazione Versilia, Simone Bartole della Delegazione di Pistoia e Filippo Franchini della

Delegazione ospitante Valdelsa. I 5 sommelier si sono do-vuti cimentare prima in un test scritto, successivamente in una degustazione con prova di apertura di una bottiglia coperta e infine nella prova di servizio con presentazione del vino alla sala. Il vincitore della selezione è risultato il candidato della Valdelsa Filippo Franchini che si è aggiu-dicato la finale di Venezia nel prossimo ottobre; insieme a Franchini andranno anche il sommelier di Pistoia Simone Barotole e quello della Versilia Daniel Rosa. La selezione era inserita in seno alla manifestazione “C’ero anch’io ad Abbadia Isola 2012”, una festa ormai ultradecennale, or-ganizzata da varie Associazioni locali tra cui la Delegazione Fisar Valdelsa, che ha il solo scopo di raccogliere fondi per la ricerca contro il cancro devolvendo l’intero ricavato delle iniziative all’AIRC. La Delegazione Valdelsa ha organizza-to per l’occasione un’area degustazioni in cui si potevano assaggiare vini di ben 32 aziende della Provincia di Siena che, con molta sensibilità e generosità, hanno donato alla delegazione più di 70 etichette dei loro preziosi prodotti. Oltre agli ottimi vini era possibile degustare gli eccellenti sa-lumi e i formaggi di alcuni produttori locali donati alla Fisar per l’importante occasione.”

Notizia inviata da Filippo Franchin della Delegazione di Siena e Valdelsa

A Pollenzo “Il pensiero di Veronelli tra passato e futuro”

Continua la partnership tra Slow Food e FISAR nella splendida cornice di Pollenzo presso L’Università di Scienze Gastronomiche dove insieme alla Famiglia

Veronelli, la Banca del Vino, il ristorante Guido, l’Albergo dell’Agenzia e l’Associazione Volontari per il diritto allo stu-dio all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, si è svolta nella giornata di giovedì 24 maggio 2012 la giorna-ta in memoria di Luigi “Gino” Veronelli. La giornata si è aperta con l’incontro nell’aula Magna dell’Università di Scienze Gastronomiche sul tema “Il pen-siero di Veronelli tra passato e futuro”dove sono intervenuti in qualità di relatori Carlo Petrini, Daniele Cernilli, Cesare

A Monteriggioni le selezioni Italia Centro per il Concorso Sommelier dell’anno

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63Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 63

fin amigliaPillon e Nichi Stefi. A moderare l’in-contro il prof. Nicola Perullo, Università degli Studi di Scienze Gastronomiche e Gian Arturo Rota, custode dell’ar-chivio Veronelli. Emozionante a se-conda parte della giornata, dove nella sala rossa dell’Agenzia di Pollenzo, si è svolta la degustazione de “Le botti-glie di Gino”. Otto grandi vini della sua cantina privata, quattro Barbaresco e altrettanti Barolo, raccontati dai pro-duttori presenti e dai protagonisti del convegno.Il servizio è stato affidato ai sommelier della Delegazione di Torino, capitanati dal Responsabile dei servizi Vincenzo

Fragomeni con Fiorenza Cambiaghi, Pasquale Colloca e Giuseppe Santo.La degustazione è iniziata con i Barbaresco, seguita dall’intervento dei produttore; a seguire la degusta-zione dei 4 Barolo.

Elenco dei vini in degustazione:

BARBARESCO 1967, Gaja

1970 Riserva, Produttori del Barbaresco

1971 Riserva Santo Stefano, Castello di Neive

1978 Santo Stefano Riserva Speciale, Bruno Giacosa

BAROLO s.a., Giacomo Conterno

1970 Monprivato, Mascarello

Giuseppe e figlio

1974 Brunate Riserva Selezionata, Rinaldi Giuseppe

1978 Bricco Bussia Vigna Cicala, Aldo Conterno

Il Barolo di Giacomo Conterno indi-cato inizialmente senza anno a causa della mancanza di una parte di eti-chetta è catalogato per le sue qualità organolettiche da produttore con un probabile 1964.

Notizia inviata da Fiorenza Cambiaghi della Delegazione di Torino

Fisar di Caserta per Cooking for Wine 2012

Dal 20 al 22 maggio 2012 si è tenuta, presso il Reale Yacht Club Canottieri Savoia a Napoli, l’ottava edizione della manifestazione Cooking for Wine,

kermesse ideata e organizzata dal giornalista gastrono-mo Luigi Cremona e da Witaly. Nello splendido scenario del porticciolo di Santa Lucia davanti a Castel dell’Ovo nei tre giorni particolare attenzione è stata dedicata al Premio Miglior Chef Emergente Sud Italia, che ha visto “sfidarsi” i più bravi giovani chef di Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia e Calabria. Per l’occasione il servizio di sommelier è stato curato dalla Fisar che, come sempre, ha dimostrato tutta la sua professionalità, grazie alla bravura dei sommelier coin-volti che, non senza difficoltà logistica e climatica (la ker-messe si è svolta all’aperto e a volte ci si è imbattuti nella pioggia), si sono fatti trovare sempre pronti e impeccabili. Continuando la tradizione iniziata da Carlo Iacone, anche quest’anno la Fisar delegazione di Caserta era presente, attraverso il neo delegato Mariano Penza, nella commissio-ne che ha poi decretato quale fosse il vincitore tra gli chef emergenti. Particolare attenzione è stata mostrata nella pri-ma giornata quando si sono esibiti in tutta la loro bravura, gli chef della Campania da cui è emerso vincitore colui che in seguito è riuscito a “battere” anche gli esponenti delle altre regioni e cioè il napoletano Andrea Napolitano. Con orgoglio la delegazione di Caserta sottolinea però il premio non meno importante che ha riscosso un altro par-

tecipante in gara e cioè Giulio De Biasio, casertano doc, che con il piatto Capretto cotto e crudo con salsa alla menta e schiuma di latte, semplice ma allo stesso tem-po ben ideato e preparato, ha vinto come Miglior Ricetta Tradizionale.Tante soddisfazioni quindi per la Fisar delegazione di Caserta che continua a costruirsi, grazie ad uno staff ben organizzato e professionale, un ruolo importante per la promozione e la riscoperta del “tesoro” enogastronomico di Caserta e provincia.

Notizia inviata da Mariano Penza della Delegazione di Caserta

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Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 46464

fin amiglia

Consegna dei “Tulipani” per la festa del Sommelier a Pisa

Una giornata veramente pia-

cevole per i Sommelier pisani

che hanno trascorso la loro

festa tra il verde delle colline faugliesi.

La visita all'azienda agricola Gli Archi

è iniziata con una passeggiata tra i

vigneti , per continuare con la scoper-

ta della cantina dove le degustazioni

si succedevano alle spiegazioni sul-

le vinificazioni delle varie tipologie e a

dotte disquisizioni sugli aromi, profumi

e sapori. Il pomeriggio si è concluso

con la cena presso il vicino agrituri-

smo Meazzini. La cucina della titola-

re, Angela Chiarello, coadiuvata dalla

cognata Patrizia Giorni, esprime nelle

portate tutta la toscanità terragna ti-

pica dei luoghi esaltando i sapori dei

prodotti del proprio orto nel rispetto

dell'elaborazione culinaria tradizionale

nei modi e nei metodi, senza pecca-

re di originalità e fantasia nei decori

floreali sull'impiattatura delle vivande.

Il percorso gastronomico, illustrato in

maniera precisa dall'organizzatore del-

la serata Luca Barsanti, è iniziato con

bruschette varie e torta salata a cui

hanno fatto seguito lasagne all'ortola-

na con cuori di carciofo e pinoli. Il se-

condo consisteva in coniglio nostrano

ripieno che ha esaltato i palati in un

tripudio di sapori genuini e profumi di

erbe aromatiche, aromi antichi, ormai

quasi persi. Ottimi pure i formaggi di

Volterra, produzione strettamente da

latte locale, a conferma della bontà

casearia di queste zone, popolate da

numerosi greggi di ovini. Indimentica-

bile il dessert finale composto da una

crema di ricotta eccezionale per bontà

e freschezza, con salsa di fragole. Tut-

ti i vini dell'Azienda Gli Archi sono stati

abbinati nell'ordine: La Merla Tosca-

na, Solerte Toscana, Serchiaio Docg

e Terre Fonde Toscana. Prima del caf-

fè, il delegato Mariacristina Messina

ha ringraziato tutti i Sommelier della

delegazione per la professionalità e

l'attaccamento che hanno dimostra-

to durante tutto l'anno alla divisa ed

alla Fisar, distinguendosi sempre per

l'alto contributo offerto specialmente

nelle manifestazioni di beneficienza.

Al termine la responsabile dei Som-

melier Liana Benini ha premiato, tra

scroscianti applausi, Patrizia Donati,

Tiziana Dué, Gerardo Lena e Alessan-

dro Marrucci con il Tulipano d'argento

per aver effettuato 25 servizi e Andrea

Somigli con il tulipano d'oro per aver-

ne effettuati 50.

Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione di Pisa e Litorale

Page 67: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

65Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 65

fin amiglia

La Delegazione di Venezia festeggia Balan

50 anni: tanti o pochi? Per una persona significa aver rag-giunto e superato, mediamente, la metà della propria vita. Per un’azienda vuol dire essere, se non neonata, all’inizio della giovinezza.L’azienda Balan quest’anno compie per l’appunto 50 anni. Al termine del Balan Wineday tenutosi lunedì 4 giugno, dalle 10.00 alle 19.00, presso Villa Braida a Mogliano Veneto (TV), che ha visto presentati 250 vini di 80 produttori diversi e 20 di-stillati, con rappresentate 11 regioni italiane, 7 francesi e 5 di-verse nazioni, 115 denominazioni e 86 vini italiani prodotti con uve autoctone, i titolari, Fabio e Daniele Balan hanno voluto festeggiare il compleanno offrendo una cena ai rappresentanti delle aziende che avevano partecipato alla manifestazione.La cena si è svolta presso la sede di Balan a S. Ambrogio di Trebaseleghe. Presenti circa 180 invitati, per l’occasione erano stati chiamati quelli che, con un termine oggi inflazio-nato, ma nello specifico pienamente calzante, rappresenta-no le eccellenze della ristorazione veneta e non solo: Lionello Cera - Antica Osteria Cera, Massimiliano Alajmo - Ristorante Le Calandre, Alessandro Breda - Ristorante Gellius, Riccardo Pistolato - Ristorante Perbacco, Luca Cantarin - Pasticceria Marisa. Alla Delegazione di Venezia è stato affidato il servizio di sommellerie, la brigata era composta da: Lorenzo De Rossi (Delegato), Franco Jurassich (Responsabile servizi) Adriano Salvalaio, Giovanni Marazzi e da chi vi scrive, Lucio Chiaranda. Ciascuno degli chef aveva curato una delle portate che com-ponevano il menù: per gli antipasti: scampi crudi all’olio e li-mone, tartare di tonno con salsa di senape, ostrica pappilon selvaggia n°5, spaghettino freddo con mazzancolla-triglia-calamaro-salsa di pistacchi, alice... mediterranea, sgombro

all’olio con pinoli all’acqua, “Cicheto” fritto - Cera, battuta ar-rotolata di vacchetta piemontese con tartufi di mare, crostacei e caviale - Alajmo, cannelloni di merluzzo e mozzarella, pane al limone e crema di piselli affumicati - Breda, scaloppa di foie gras, cappesante grigliate e tartufo nero estivo - Pistolato, Go’ dimi, “Sa di tappo” con pera al Vecchio Grion’s, assortimento di macaron – Cantarin.Ai piatti sono stati abbinati vini scelti all’interno della vasta gamma dei prodotti distribuiti dall’azienda, erano presenti tut-ti i rispettivi produttori. Nello specifico: Prosecco Spumante Balan, Champagne Vertus Premier Cru Pascal Doquet 2002, Champagne Millésimé Thiénot 2002 per gli antipasti, Champagne Grande Cuvée Garance Thiénot 2002 per l’en-trée, Riesling Spätlese Schloss Johannisberger 1992 per il primo piatto, Brunello di Montalcino Tenuta il Poggione1982 per il secondo piatto, Passito di Pantelleria Abraxas 2002 per il dessert, Bas Armagnac Labatut de Haut 1962 per la pastic-ceria. La scelta delle annate non è stata casuale, tutte, come si può vedere, con la cifra finale ‘2’ quale omaggio al 1962, anno di fondazione. La serata, presenti anche il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Paolo Russo, il Presidente del Consiglio Regionale Veneto, Clodovaldo Ruffato ed i sindaci di Trebaseleghe, Lorenzo Zanon e Mogliano Veneto, Giovanni Azzolini, si è svolta in modo sobrio ed elegante ma nel contempo informale, come nello stile della casa. Al termine i fuochi pirotecnici hanno salutato i presenti.

Notizia inviata da Lucio Chiaranda Delegazione Venezia Città

Page 68: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4

Assemblea Nazionale Elettiva2012

Venezia-Mestre 13-14 ottobre la segreteria comunica - di mario Del Debbio

66

Il 13 e 14 ottobre Venezia e Mestre ospitano l’Assemblea Nazionale Elettiva della FISARUna cornice d'eccezione per il più importante degli appuntamenti della nostra associazione:il rinnovo delle cariche del Consiglio Nazionale.

Una location prestigiosa per un programma intenso e suggestivol’assemblea con la presentazione dei candidati ed i seggi dove i soci fisariani si recheranno a votare si terrà nel prestigioso LAGUNA PALACE HOTEL**** di mestre, una struttura di avveniristica architettura che è anche una incredibile porta di accesso a Venezia. sebbene ubicato sulla terra ferma di mestre, il laguna Palace è costruito sulla laguna esprimendo così tutto il fascino della città veneziana. Vero fiore all’occhiello di questo Hotel è la Darsena privata, coperta dal tetto in vetro più grande del mondo, dove è a disposizione degli ospiti un servizio barche per raggiungere in modo confortevole e veloce Venezia. Proprio da questa darsena partiremo per le nostre escursioni in entrambe le giornate dell’assemblea.nel tardo pomeriggio di sabato andremo incontro al magico tramonto veneziano sorseggiando uno spritz, il più classico degli aperitivi veneti, per sedere poi ai tavoli del Ristorante Wagner all’interno del Casinò Municipale di Venezia. i saloni di questo storico palazzo accoglieranno i soci per una Gran Galà che si preannuncia come un evento di una eleganza unica ed irripetibile in un’atmosfera, se possibile, resa ancora più suggestiva dalle note delle musiche wagneriane in sottofondo. Durante la cena saranno proclamati i vincitori dei concorsi Divinando e miglior sommelier FisaR cui andranno i prestigiosi trofei. la domenica invece, partiremo alla volta delle isole veneziane per una visita ai

singolari Vigneti di Sant’Erasmo dell’azienda Orto di Venezia di m.thouloze e proseguiremo poi per una visita guidata all’isola di Murano dove assisteremo ad dimostrazione in una fornace di una vetreria. all’interno del laguna Palace Hotel**** si svolgeranno invece tutti i momenti ufficiali: l’assemblea nazionale, la presentazione dei Candidati, le votazioni, e si svolgeranno le finali del Torneo Divinando con il consueto supporto della Cantina Carpenè Malvolti e del concorso Miglior Sommelier dell’anno FISAR al cui vincitore andrà il Trofeo RASTAL. in chiusura di congresso, nella giornata di Domenica avverrà la proclamazione ufficiale degli eletti che verrà festeggiata con un brindisi ed simpatico buffet. in entrambe le giornate poi, sarà possibile degustare i prelibati vini locali grazie agli stand degustazione allestiti in collaborazione con i Consorzi dei produttori locali.

Informazioni sull’apertura dei Seggi elettorali e sulle operazioni di votoPer consentire una più semplice affluenza dei soci, dando ad ognuno la possibilità di esprimere le proprie preferenze, i seggi elettorali saranno aperti sia nella giornata di sabato dalle ore 12,00 alle ore 18,00 che nella giornata di domenica dalle ore 8,30 alle ore 14,00. le operazioni di spoglio e conteggio dei voti avranno inizio subito dopo la chiusura dei seggi e la proclamazione degli eletti dovrebbe avvenire intorno alle ore 16,00. Ricordiamo che possono votare tutti i soci in regola con la quota associativa alla data di convocazione dell’assemblea (a termini di statuto 15 giorni prima della data prescelta). Possono candidarsi tutte le categorie di associati e le candidature devono pervenire alla segreteria nazionale almeno 30 giorni prima dello svolgimento dell’assemblea secondo le modalità previste dal Regolamento di attuazione dello statuto (scaricabile dal sito www.fisar.com) i soci impossibilitati ad intervenire personalmente all’assemblea hanno facoltà di delegare un altro associato di loro fiducia a rappresentarli ufficialmente. (modulo per la delega da richiedersi alla segreteria nazionale).ogni associato può rappresentare per delega massimo 9 (nove) associati. ogni voto esprime un massimo di 10 preferenze.

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Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 4 67

Casinò

Laguna PaLaCe HoteL

san giorgio

saLone deLLe Feste

PaLazzo dario - PartiCoLare

Laguna PaLaCe HoteL

Page 70: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

Il Sommelier Luglio-Agosto 2012 • n. 468

programmaassemblea nazionale elettiva 2012

VENEZIA-MESTRE

SABATO 13 ottoBRe

Ore 9,00 WELCOME COFFEEapertura operazioni di accredito dei soci

Ore 10,30 Sala Congressi Laguna Palace Hotel****assemblea nazionale elettiva FisaR 2012 (Costituzione commissioni elettorali, presentazioni dei candidati)

Ore 12,00apertura seggi elettorali inizio operazioni di voto

Ore 13,00 Laguna Restaurantlight lunch

Ore 15,00 Laguna Palace Hotel**** Sale riservateConcorso miglior sommelier dell’anno FisaR – trofeo RastalFinale torneo DiVinanDo 2012

Dalle ore 15,00 alle ore 18,00 in contemporanea con le finali concorsi FISARstand Degustazione in collaborazione con i Consorzi del territorio

Ore 18,00 Chiusura dei seggi elettori e termine delle prove dei concorsi

Ore 19,00 VENEZIA AL TRAMONTOPartenza in lancia per Venezia dalla Darsena privata del laguna Palace Hote**** aperitivo in navigazione con lo spettacolo del tramonto veneziano

Ore 20,30 CASINO’ DI VENEZIA RISTORANTE WAGNERGRAN GALà FISAR 2012Premiazioni Torneo Divinando e Miglior Sommelier FISAR-Trofeo RASTAL

Al termine rientro in hotel

DOMENICA 14 ottoBRe

Ore 8,30 apertura seggi elettorali

Ore 9,30 VENEZIA E LE SUE ISOLE Partenza in lancia dalla Darsena privata del laguna Palace Hotel **** per un tour tra le isole di Venezia.

Ore 10,00 I VIGNETI DI SANT’ ERASMOVisita alla cantina di m. thoulouze “orto di Venezia” con aperitivo in cantina

Ore 11,30 I MASTRI VETRAI Raggiungiamo murano in lancia per una visita guidata con dimostrazione in fornace

Ore 12,30 A SPASSO PER MURANOPranzo tipico al Ristorante ai Vetrai.

Ore 14,00 LAGUNA PALACE HOTEL****Chiusura seggi elettorali ed inizio operazioni di spoglio.apertura stand Degustazione in collaborazione con i Consorzi del territorio

Ore 15,00 Rientro in hotel con taxi acqueo.

Ore 16,30 Comunicazione risultati elettorali e proclamazione degli eletti.

Ore 17,00 Ombre e CicchettiFesteggiamo i nuovi consiglieri con un buffet pomeridiano

Ore 18,00 Chiusura Stand Degustazione e rientro alle proprie destinazioni

Page 71: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

PACCHETTI DISPONIBILI

Tipologia pacchetto Dettagli

Prezzo per persona in

doppia

Prezzo per persona in

singola

“A” ALL INCLUSIVE

Arrivo sabato 13 ottobre e partenza domenica 14.

Comprende tutto quanto previsto dal programma

€ 325,00 € 365,00

“B”ELECTION DAY

Pranzo del 13 ottobreal Laguna Restaurant

ed accessoStand Degustazione

€ 38,00 No pernottamento

“C” VENEZIA AL

TRAMONTO e GRAN GALà FISAR

Arrivo nel pomeriggiodi sabato 13 ottobre, dalle ore 15,00, con partecipazione agli

Stand Degustazione, Aperitivo in barca e Gran Galà Fisar al Casinò di Venezia

€ 120,00 No pernottamento

“B” + “C” Prezzo scontato per chi acquista entrambi i pacchetti “B” e “C” € 150,00 No pernottamento

“D”VENEZIA

E LE SUE ISOLE (I MASTRI VETRAI)

Partecipazione alla visita guidata Isola di Murano con partenza

dedicata dalla Darsena Laguna Palace domenica ore 11,00.

Pranzo al ristorante “Ai Vetrai”

Ritorno in hotel per la proclamazione degli eletti

€ 95,00 No pernottamento

EVENTUALE NOTTE SUPPLEMENTARE € 72,00 € 122,00

Il modulo per le prenotazioni può essere scaricato dal sito

www.fisar.como telefonando al n. 050 857105

oppure può essere richiesto alla Segreteria Nazionale scrivendo a

[email protected] per maggiori informazioni:

[email protected]

Data la disponibilità dei posti, si raccomanda di procedere alle prenotazioni entro il 15 settembre 2012

Rivista di Enologia, Gastronomia e Turismo

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Albergatori RistoratoriRic. di Pers. Giuridica PI. n° 1070/01 Sett. I del 9.5.01

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Page 72: Il Sommelier n.4 luglio/agosto 2012

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