Il reporter-Reggello-dicembre-2010

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DICEMBRE 2010 C aro Babbo Nata- le, quest’anno come regalo ti chie- do qualcosa di vera- mente grosso: portami un anno nuovo diverso da questo che sta finendo. Un anno dove i politici non siano più coin- volti in scandali sessuali. Come sono arzilli questi politici? Grazie a loro il sesso è diventato un business, lo fai solo se hai un profitto. La velina lo fa per fare carriera. Il politico per sceglie- re la candidata. Io, per convincere mia moglie, tutte le volte devo dirle che è per un’opera di beneficenza. Caro Babbo Natale, portaci un anno dove si torni ad investire sulla scuola. Ora c’è questa filosofia che per migliorare la scuola l’unica soluzione è tagliare. Due maestri? Se ne taglia uno! Sei banchi? Se ne tagliano tre! Due custodi invalidi al 50 per cento? Ne basta uno! Caro Babbo Natale, fa’ che nell’anno nuovo si smetta di buttare il petrolio in mare. Oggi c’è più petrolio in mare che in terra. Tempo fa una nave ha fini- to il carburante ed è affondata. Dopo 5 minuti è ripartita! Ma soprattutto, caro Babbo Natale, fa’ che nell’anno nuo- vo Moccia non pubblichi nessun libro. Prima l’amore era un sentimento pri- vato. Lui scriveva una lettera “Cara ti amo”. Lei rispondeva “Io no”. Tutto fi- niva lì. Tra loro. Oggi grazie a Moccia l’amore è scrivere sui muri. Tempo fa un mio amico ha scritto sul muro della vicina di casa “Io e te 3mt sopra il cie- lo”. Lei gli ha risposto: “Avviati, c’ho le vertigini!”. So di chiederti un grande regalo, ma tutto sommato, caro Bab- bo Natale, ce lo meritiamo! Auguri! *Comico Andrea Muzzi* Caro il mio Babbo Natale Della Valle è tornato a parlare, e ha detto la sua su tutto. Con una “minaccia” finale... SPORT LE VERITÀ DI DIEGO PAG.36 Et voilà, il Natale è servito Q ualcuno lo aspetta a gloria, qualcun altro magari non è pro- prio dell’umore adatto e ne farebbe volentieri a meno. Ma come si mette si mette, il Natale è uno degli appun- tamenti più sentiti dell’anno. Quello che fa sì che in città arrivino circa 200mila abeti dritti dritti dal Casen- tino, dove è nato persino un con- sorzio per valorizzarli. Piante ten- denzialmente condannate a una vita breve, ma che i volenterosi possono provare a ripiantare. E poi ci sono le grandi abbuffate. Due vip nostra- ni, Katia Beni e Andrea Agresti, ci raccontano i loro piatti preferiti. E mentre la gran parte di Firenze si prepara a festeggiare, esiste un eser- cito di 20mila persone, soprattutto straniere, che ha religioni diverse e che per questo non celebra il 25. An- che se, chiedendo in giro, si scopre che alla fine i doni ce li scambiamo un po’ tutti... PAGG.14-17 di Wiedenstritt - Nanni - Salusest Abbandonati il project financing e il vecchio piano faraonico, l’impianto costerà un milione FIGLINE ANNO NUOVO, PISCINA NUOVA PAG.4 “Siamo un gruppo unito dentro e fuori dal campo”. Il successo del Valdarno visto da Irene Gomiero A TUTTO VOLLEY PAG.38 Corsi di maglia da esportazione per Le Feltraie. Che riscoprono la tradizione punto dopo punto INCISA PAG.6 PAGG.2-3 La Babele del Valdarno, 50 lingue in 4 comuni PRIMO PIANO Code? Adesso c’è l’autostop organizzato Reggello PAG.7 Periodico d’informazione locale. Anno IV n.102 del 1 dicembre 2010. N° reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10 Figline, Incisa, Reggello, Rignano Il Giornale nel tuo Comune EDIZIONE DEL V ALDARNO F. NO • 18.509 COPIE DISTRIBUITE DA Ponte mediceo, la svolta dal tribunale. E ora si può ripartire RIGNANO PAG.5 1117864 1117867

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Il reporter-Reggello-dicembre-2010

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DICEMBRE 2010

Caro Babbo Nata-le, quest’anno

come regalo ti chie-do qualcosa di vera-mente grosso: portami un anno nuovo diverso da questo che sta fi nendo. Un anno dove i politici non siano più coin-volti in scandali sessuali. Come sono arzilli questi politici? Grazie a loro il sesso è diventato un business, lo fai solo se hai un profi tto. La velina lo fa per fare carriera. Il politico per sceglie-re la candidata. Io, per convincere mia moglie, tutte le volte devo dirle che è per un’opera di benefi cenza. Caro Babbo Natale, portaci un anno dove si torni ad investire sulla scuola. Ora c’è questa fi losofi a che per migliorare la scuola l’unica soluzione è tagliare. Due maestri? Se ne taglia uno! Sei banchi? Se ne tagliano tre! Due custodi invalidi al 50 per cento? Ne basta uno! Caro Babbo Natale, fa’ che nell’anno nuovo si smetta di buttare il petrolio in mare. Oggi c’è più petrolio in mare che in terra. Tempo fa una nave ha fi ni-to il carburante ed è affondata. Dopo 5 minuti è ripartita! Ma soprattutto, caro Babbo Natale, fa’ che nell’anno nuo-vo Moccia non pubblichi nessun libro. Prima l’amore era un sentimento pri-vato. Lui scriveva una lettera “Cara ti amo”. Lei rispondeva “Io no”. Tutto fi -niva lì. Tra loro. Oggi grazie a Moccia l’amore è scrivere sui muri. Tempo fa un mio amico ha scritto sul muro della vicina di casa “Io e te 3mt sopra il cie-lo”. Lei gli ha risposto: “Avviati, c’ho le vertigini!”. So di chiederti un grande regalo, ma tutto sommato, caro Bab-bo Natale, ce lo meritiamo! Auguri!

*Comico

Andrea Muzzi*

Caro il mio Babbo Natale

Dopo un 2010 di grandi partenze,

l’anno che arriva porta con sè altri

cantieri. Ma non solo

oggi&DoMani

un 2011 pieno Di novitÀ

PAGG.10-11

Della Valle è tornato a parlare,

e ha detto la sua su tutto.

Con una “minaccia” fi nale...

sPort

le veRitÀ Di DieGo

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A spasso tra le stranezze fi orentine

luoghi

PAG.12

Et voilà, il Natale è servito

Qualcuno lo aspetta a gloria, qualcun altro magari non è pro-

prio dell’umore adatto e ne farebbe volentieri a meno. Ma come si mette si mette, il Natale è uno degli appun-tamenti più sentiti dell’anno. Quello che fa sì che in città arrivino circa 200mila abeti dritti dritti dal Casen-tino, dove è nato persino un con-sorzio per valorizzarli. Piante ten-denzialmente condannate a una vita breve, ma che i volenterosi possono

provare a ripiantare. E poi ci sono le grandi abbuffate. Due vip nostra-ni, Katia Beni e Andrea Agresti, ci raccontano i loro piatti preferiti. E mentre la gran parte di Firenze si prepara a festeggiare, esiste un eser-cito di 20mila persone, soprattutto straniere, che ha religioni diverse e che per questo non celebra il 25. An-che se, chiedendo in giro, si scopre che alla fine i doni ce li scambiamo un po’ tutti... PAGG.14-17

di Wiedenstritt - Nanni - Salusest

Abbandonati il project financing

e il vecchio piano faraonico,

l’impianto costerà un milione

figline

anno nuovo, piscina nuova

PAG.4

“Siamo un gruppo unito dentro e fuori

dal campo”. Il successo del Valdarno

visto da Irene Gomiero

a tutto volley

PAG.38

Corsi di maglia da esportazione

per Le Feltraie. Che riscoprono

la tradizione punto dopo punto

incisa

PAG.6PAGG.2-3

La Babele del Valdarno,50 lingue in 4 comuni

pRiMo piano

Code? Adesso c’èl’autostop organizzato

Reggello

PAG.7

Periodico d’informazione locale. Anno IV n.102 del 1 dicembre 2010.N° reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10

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EdizionE dEl Valdarno F.no • 18.509 copiE distribuitE da

Ponte mediceo, la svolta dal tribunale.

E ora si può ripartire

rignano

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il reporterè un periodico di 10 edizioniche mensilmenteviene distribuito da in 216.486 copie

Numeri più bassi uguale integrazione più sempli-ce. L’equazione non è automatica, certo, ma nel Valdarno Fiorentino sembra trovare conferma. Qui la percentuale di cittadini non italiani è più

bassa rispetto alla media regionale, che si aggira attorno al 10%. Una cinquantina le nazionalità presenti. Solo Figline e Incisa sfiorano tale soglia, probabilmente a causa di una maggiore offerta in termini lavorativi. Ed è qui, soprattut-to a Figline, che si concentra anche il maggior numero di servizi. Ad esempio ha sede a Palazzo Pretorio lo sportel-lo del Progetto Migranti (aperto ogni lunedì pomeriggio e venerdì mattina), dove è possibile reperire informazioni, orientamento al lavoro, sostegno linguistico e culturale. Il

Progetto nasce dalla Società della Salute dell’area fioren-tina Sud Est tre anni or sono. Il concetto è quello di una rete di solidarietà in grado di fornire prima di tutto chiari-menti ai cittadini di origine straniera (ma anche alle stesse amministrazioni e alle scuole, ad esempio) e poi servizi di supporto all’integrazione. Qualche esempio? L’assistenza nelle pratiche per ottenere il permesso di soggiorno o per il ricongiungimento familiare. Ma non solo, il Progetto Mi-granti coordina anche un’attività di microcredito sul terri-torio, per permettere agli immigrati di avviare una propria attività o di ottenere prestiti personali per la cura di sé e della famiglia o per comprare i libri scolastici ai figli. Cifre piuttosto contenute, ma in grado di fare molto.

l’inchiesta. Vita da immigrati nel Valdarno

Viaggio nella valle delle 50 nazionalità

Francesca Puliti

“La migliore amica di mia figlia si chiama Chiara, ha cinque anni. Frequentano in-

sieme l’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Chiara è solare e simpatica, ha i capelli neri corvini e gli occhi a mandorla. I suoi genitori vengono dalle Filippine”. E’ una testimonianza come tante, questa, che, anche nel comune di Fi-gline narra l’ormai radicata presenza di famiglie di stranieri che, soprattutto grazie ai figli piccoli nati qui in Italia, tendono ad inserirsi sempre più nella comunità locale. Che si chiamino Chiara o Giovanni, come anche Nora, Jusef o Fatima, sono infatti i piccoli di seconda o terza genera-zione di immigrati a “trasformare”, per così dire le proprie famiglie da stranieri che sognano di tornare a casa, a nuovi residenti sempre più “fi-glinesi”. “Il Comune di Figline – spiega l’asses-sore alle politiche sociali, Carlo Artini – in un totale di 1.567 immigrati (dato del mese di otto-bre 2010, ndr), registra infatti il maggior numero di giovani che frequentano le scuole, fra quelli del Valdarno Fiorentino, del Chianti e della Val-disieve. E la scuola è il primo passo, forse il più importante sulla strada dell’inserimento, ed è, nella maggioranza dei casi, vissuta come una conquista. Il prendere padronanza della lingua e costruire rapporti con altri giovani, diciamo indigeni, il sentirsi parte di uno stesso insieme,

è fondamentale per l’integrazione. La cultura in generale, intesa come esperienza fruibile a tutti è una delle attività più importanti che una comuni-tà può organizzare per favorire l’inserimento dei gruppi di immigrati”. Immigrati che qui hanno raggiunto ormai la quota del 10% della popola-zione totale. Almeno 65 le etnie presenti, ma la stragrande maggioranza è composta da maroc-chini, romeni e albanesi. E sono gruppi ormai ra-dicati: in paese è nato da tempo il “Centro Socia-le Islamico” e ogni domenica i romeni hanno la messa ortodossa celebrata dal loro “Pope”, per esempio. Per il resto, le famiglie di immigrati vi-vono gli stessi problemi degli italiani, in partico-lare quello della casa, aggravati dalla mancanza della rete di solidarietà “parentale”. Per aiutarli, ci sono due punti di riferimento sul territorio: lo sportello a Palazzo Pretorio, dove si lavora al disbrigo delle pratiche, o alle opere di ricon-giungimento familiare, e soprattutto il Centro Sociale “Il Giardino”, dove, oltre a sportelli per consulenze legali e pratiche, si effettuano corsi di lingua italiana e molte attività sociali e di ag-gregazione. Qui è nato anche il “Giardino delle Badanti”, un’attività costruita ad hoc per le tante donne dell’est europeo che arrivano a Figline da sole e per le quali un punto di riferimento e di aggregazione è ancora più importante.

FiGline. C’è anche un “Giardino delle Badanti”

I banchi di scuolapiù colorati sono qui

Incisa è il più piccolo dei quattro comuni valdarnesi, ma non per questo la situazione

immigrazione è meno sentita. Anzi i numeri parlano di una particolare caratteristica che lo differenzia da tutti gli altri. Nelle statistiche, in-fatti, sono rappresentati ben 19 paesi comunitari e 27 extra UE per un totale di 637 immigrati con 46 nazionalità diverse. “Ad Incisa molti degli immigrati nelle nostre statistiche – spiega l’assessore alle politiche sociali e all’immigra-zione, Tamara Ermini - fanno riferimento alla comunità di Loppiano. Abbiamo dati che mo-strano quindi un alto interscambio annuale con una cifra intorno al 60/70% del totale. In tal sen-so non registriamo alcun problema, i presenti a Loppiano infatti sono istruiti e ben integrati”. Le nazionalità più diffuse sul territorio sono quella rumena ed albanese. “Anche chi proviene dalla Romania e dall’Albania è piuttosto ben integra-to nel nostro sistema: lavorano, hanno famiglia e alcuni di loro alloggiano nelle case popolari”, continua l’assessore. “C’è qualcuno che si la-menta in tal senso, in realtà cerchiamo sempre di spiegare a tutti che dietro l’assegnazione di un alloggio popolare non c’è solo il fattore della nazionalità, ma una realtà complessa con cui si realizzano le graduatorie”. Complessivamen-te un risultato positivo. “Sicuramente positivo,

abbiamo anche una comunità africana perfetta-mente integrata e con problemi giudiziari pres-soché nulli. Ci può essere un po’ di diffidenza a volte tra gli italiani e qualche straniero, ma è do-vuto più alla mancata conoscenza che ad altro”, continua Tamara Ermini. “Comunque in tal senso cercheremo di intervenire a breve orga-nizzando dei corsi di lingua italiana e soprattut-to di cucina: penso che attraverso l’interscambio culinario con i piatti tipici di tutte le tradizioni culturali ci si possa conoscere più di quanto non si creda. L’obiettivo sarebbe quello di fare una bella serata in piazza per cenare assieme, inci-sani e non, assaggiando reciprocamente le varie pietanze nazionali”. Intanto proprio a Loppiano, il 31 ottobre, si è tenuta una riunione con i rap-presentanti di tutte le religioni, in particolare cristiani e musulmani. Un’occasione importante che ha trovato la propria casa e occasione nel-la cittadella di Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari e dell’esperienza inci-sana. I tanti partecipanti hanno dato vita a un coro, misto fra cristiani e musulmani, che ha aperto l’incontro interreligioso. L’Auditorium di Loppiano, arredato in stile arabo per l’occasio-ne, ha visto poi commentare alcune pagine del Corano e del Vangelo. Un momento probabil-mente da cui ripartire.

incisa. Pochi “forestieri”, ma di ben 46 paesi differenti

Le religioni si incrocianoa Loppiano. E non solo

/A.Tr./P.T.

La percentuale di persone giunte dai quattro angoli della Terra

è più bassa rispetto alla media regionale. Con qualche eccezione

Anno IV n.102 del 1 dicembre 2010

Il Reporter del Valdarno F.no raggiunge 18.509 famiglie nei Comuni di Figline, Incisa, Reggello, Rignano.

2 Dicembre 2010 il giornale nel tuo comune

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Ben 106 residenti in più dal 1° gennaio 2009 allo scorso novembre, un balzo in avanti dal

5,7% all’attuale 7,11% della popolazione totale, una presenza quasi raddoppiata nel giro degli ultimi cinque anni (nel 2005 erano infatti 327). Oggi, con 605 abitanti su un totale di 8.500, la comunità straniera di Rignano rappresenta una realtà sociale e demografica rilevante e in rapi-da crescita. Albanesi e rumeni sono i gruppi più

consistenti tra gli europei e, se sommati ai ma-rocchini, costituiscono oltre la metà del totale. Uomini e donne per la maggior parte in età lavo-rativa arrivati in Italia per trovare un impiego, che hanno contribuito a svecchiare l’età media della popolazione rignanese. Questo il quadro sinte-tico ma significativo che emerge dall’analisi dei dati elaborati dal Progetto migranti in collabora-zione con gli uffici anagrafici comunali. Servizi

dedicati non ce ne sono, anche se ovviamente le politiche assistenziali sono le stesse per ogni resi-dente nel territorio municipale. Contributo affit-to, esenzione o tariffa ridotta per le mense scola-stiche ed altri sostegni di questo tipo vengono in genere assegnati in base ai parametri del reddito e della dimensione del nucleo familiare. “Avendo famiglie mediamente più numerose e percependo stipendi più bassi – spiega l’assessore alle politi-che sociali Giuliano Buonamici –, gli immigrati ottengono spesso posizioni favorevoli nelle gra-duatorie che nascono proprio per aiutare i citta-dini più svantaggiati”. Rignano, come gli altri comuni dell’area, ha aderito al Progetto migranti della locale Società della salute, un servizio di orientamento e consulenza sulle problematiche riguardanti l’immigrazione, dall’ottenimento dei titoli di soggiorno, all’inserimento scolasti-

co o nel mondo del lavoro. Senza dimenticare il ruolo importante dell’associazione La Formica. Nata venti anni fa per aiutare la missione boli-viana del rignanese padre Francesco Focardi, fin dall’inizio si è occupata del ritiro di mobili ed altri oggetti ingombranti poi rimessi in vendita a prezzi concorrenziali. Occasioni che da qual-che anno riscuotono i favori degli stranieri. Da qui lo spunto per fare di più. È ripartito proprio il mese scorso, ad esempio, il doposcuola dell’asso-ciazione, curato da insegnanti ancora in attività ed altri in pensione che ogni pomeriggio offrono volontariamente il loro sostegno ad una ventina di studenti immigrati delle scuole elementari e medie. La Formica si occupa inoltre di corsi per l’alfabetizzazione informatica di base e di tanto in tanto organizza iniziative culturali o ricreative di scambio e conoscenza reciproca.

RiGnano. Nel 2005 erano poco più di 300 i cittadini non italiani, oggi sono due volte tanto

La presenza raddoppia, i servizi invece noSono soprattutto le associazioni di volontariato

a farsi carico delle iniziative volte all’integrazione,

ad esempio doposcuola e corsi di informatica

aperti a tutti. Oltre a eventi per conoscersi

Inferiore nel numero e più lenta nella cre-scita, la comunità straniera di Reggello è

comunque in espansione. I dati al 1 novem-bre parlano di 946 residenti su una popola-zione di 16.281. Una fetta pari al 5,8% del totale, cresciuta dello 0,9% negli ultimi due anni. Molti rumeni (175, da soli rappresen-tano più della metà dei comunitari), albane-si e marocchini (rispettivamente 152 e 141, i gruppi più numerosi tra i 615 extracomuni-tari). Altri provengono dall’area balcanica, ci sono poi 18 cinesi e una trentina di im-migrati dal sud-est asiatico, americani, te-deschi e olandesi proprietari di chalet nella montagna reggellese e due giapponesi per una curiosa rappresentanza del Sol Levan-te. Pochi anziani (86 over 60, circa il 9% degli immigrati) e non molti giovanissimi

(solo 195 under 18, pari all’1,2% di quelli residenti nel territorio comunale), si tratta in larghissima parte di donne e uomini ar-rivati fin qua da ogni angolo del mondo per lavorare. Il 70% di loro sono infatti persone in età lavorativa, spesso impegnati in quei famosi mestieri che gli italiani non vogliono più fare: la badante, ad esempio, impiego di praticamente tutte le rumene e le polacche, o il muratore. La percentuale di stranieri a Reggello è però considerevolmente più bassa che nei comuni limitrofi. Il motivo principale? È ancora una volta la situazione occupazionale, dato che le maggiori azien-de della zona si trovano tutte più a valle e sono dunque più scomode da raggiungere dalla posizione soprelevata della cittadina. In compenso, la bassa incidenza sul totale

dei residenti e la mancata esplosione demo-grafica degli stranieri hanno finora consen-tito una convivenza del tutto pacifica, favo-rito l’integrazione ed evitato l’insorgere di spiacevoli tensioni sociali. Qualche attrito

c’è stato ed altri arriveranno, ma tutto som-mato Reggello può dirsi un’isola felice sotto questo aspetto. Visto il loro numero esiguo ed eterogeneo, i cittadini stranieri non han-no al momento dato vita a proprie asso-ciazioni sul territorio, preferendo semmai rivolgersi ai vari gruppi esistenti a Figline e negli altri centri del Valdarno. A fornire assistenza costante c’è poi il Progetto Mi-granti della Società della salute zona fio-rentina sud-est, presente sul territorio con uno sportello unico attivo a Figline e nato per seguire gli immigrati nell’adempimento dell’iter burocratico necessario all’otteni-mento dei titoli di soggiorno, piuttosto che nella compilazione dei documenti necessa-ri al lavoro o per un orientamento generico sui servizi attivi

ReGGello. La comunità straniera cresce più lentamente che altrove e rappresenta solo il 5,8 della popolazione

Poche realtà industriali uguale pochi arriviIl motivo principale?È ancora una voltala situazioneoccupazionale,dato che le maggioriaziende della zonasi trovano tutte a valle,difficili da raggiungere

/A.T.

/A.T.

3FIGLINE • INCISA • REGGELLO • RIGNANO

Page 4: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

Piscina comunale, qualco-sa finalmente si è mosso. Nell’incontro che si è te-nuto il 27 ottobre tra l’am-

ministrazione comunale, l’Asd Uisp Nuoto Figline e l’utenza, sono state poste le basi per la realizzazione di una nuova piscina comunale a Fi-gline Valdarno. La struttura attuale è vecchia di oltre trent’anni, di di-mensioni ridottissime, (18 x 5 metri, con appena tre corsie e sprovvista di blocchi di partenza) nonché altamen-te frequentata. Oltre 1000 i “clienti” fissi. Situazione che ha fatto sorge-re notevoli problemi gestionali nel corso degli anni, con la conseguenza che i ragazzi più promettenti - e più in generale tutti coloro che vogliono approcciarsi in maniera “seria” al nuoto - sono tuttora costretti a re-carsi a Firenze presso la Fiorentina Nuoto. A farsi portavoce di questa esigenza comunemente sentita è stato in particolare il presidente del Asd Uisp Nuoto Figline, Pietro di Geronimo, il quale, in merito alla piscina ha parlato di “una situazio-ne che definire precaria sarebbe un eufemismo”. La richiesta al Comu-ne è stata quella di una nuova pisci-na con una vasca di almeno 25 metri, in modo tale da essere conforme ai regolamenti e poter così consenti-re l’organizzazione di alcuni eventi sportivi locali. Nel corso degli ultimi anni si è tentata più volte la strada dei “project financing”, ma per ben tre volte nessun privato si è concre-tamente dimostrato disposto a finan-ziare il progetto. “Quella dei project - rileva il sindaco di Figline Riccardo Nocentini - è una strada morta. Pre-so atto di questo, il Comune è adesso disposto a finanziare con soldi propri

il progetto, che dovrà tuttavia essere notevolmente ridimensionato rispet-to a quello da tre milioni di euro che si era cercato di portare avanti con l’ausilio di privati. Sarà una pisci-na di dimensioni più contenute, in grado di garantire non solo l’attività natatoria, ma anche percorsi benes-sere e strutture per la riabilitazione. Sorgerà in uno spazio adiacente a quella attuale, al fine di riutilizza-re alcune strutture già presenti ‘in

loco’. Un progetto da un milione di euro, sicuramente più compatibile con gli attuali bilanci rispetto a quel-lo ‘faraonico’ previsto inizialmente”. E a chi imputa all’amministrazione i ritardi nella realizzazione del nuovo impianto risponde: “in questi mesi abbiamo dovuto risolvere i proble-mi di molti altri sport nella cittadina, adesso il nuoto è la nostra priorità”. Per quanto riguarda i termini previ-sti per la realizzazione della nuova struttura il sindaco garantisce che “lo studio di fattibilità ha già preso il via, ed il resoconto è atteso per i primi mesi del 2011, per la realizzazione dell’opera però dovremo aspettare il prossimo mandato, queste sono le idee che intendo portare avanti in caso di rielezione”.

Siamo già in clima preelettorale a Figline. La panoramica del Repor-

ter sui partiti che si affacceranno sulla scheda di voto parte dal gruppo “Figli-ne in Movimento” (Fim), nato nel 2007 in maniera quasi spontanea, grazie a Internet e al passaparola fra cittadini. Come sorgono un po’ tutte le ramifica-zioni locali dei cosiddetti “grillini”, se-guaci della linea di Beppe Grillo. Tutti giovani inesperti di politica, ma molto attenti alle tematiche dell’ambiente, del sociale, del lavoro, della solidarietà. Che dichiarano di voler perseguire con “chiarezza, coerenza e trasparenza”. In una sorta di intervista collettiva, alcuni esponenti del gruppo ci hanno presenta-to i principali punti programmatici che caratterizzano la loro azione politica, e intorno ai quali si svilupperà la cam-pagna elettorale. “Ci accusano spesso di idealismo – affermano – ma quello che vogliamo e facciamo, al contrario, è calarci fra la gente e dalla gente rac-cogliere problemi, ed esigenze. L’at-tenzione all’ambiente, per cominciare. Qui – spiegano – si tocca il problema della salute pubblica, dell’inquinamen-to che, se non arginato creerà proble-mi alla nostra e a molte generazioni a venire. Ecco perché, su una questione come quella della presunta discarica a Le Borra, riteniamo di dover avere un atteggiamento intransigente: il sito non è adatto alla discarica, il rischio di inquinamento falde è altissimo e com-provato. Il Comune di Figline, che è proprietario del terreno, dovrebbe cam-biarne la destinazione d’uso. E nello steso tempo ripensare alle alternative a discariche e inceneritori e incentivare la differenziazione con il porta a porta. E’ un metodo costoso? Esperienze di altri comuni dimostrano che può addirittu-ra diventare una risorsa, basta lavorare nella giusta direzione”. Sempre in dire-zione di salvaguardia ambientale, sono

necessarie “piste ciclabili, promozione del car-sharing, o dell’uso dello scuo-labus per esempio”. Sul fronte sociale si parla di dar vita a un Fondo di So-lidarietà per la partecipazione al quale aziende e privati sottoscrivano piccole quote. “Il Fondo sarebbe poi utilizzato per finanziare il microcredito per la na-scita di piccole attività sul territorio, da parte di soggetti economicamente più svantaggiati”. Un’altra strada da per-correre è quella della promozione dei prodotti a filiera corta, una sorta di mer-cato dello scambio di beni e prodotti del territorio, alimentari e non. Infine, per venire incontro alla situazione difficile

nel settore occupazionale, perché non impiegare i tanti giovani e cassintegrati in lavori socialmente utili? “Sarebbe un modo per ristabilire relazioni fra due fasce di popolazione che non hanno rapporti fra loro”.

FiGline. La realizzazione dell’impianto sportivo è prevista per l’anno prossimo

Una piscina da un milione di euro

Marco Magini

I “grillini” sono già in movimentopolitica. Prossima fermata elezioni comunali

Abbandonata l’idea del project financing, il piano si

ridimensiona. La nuova vasca sorgerà accanto alla vecchia

/P.T.

La struttura attualerisale a oltre 30anni fa. Ed è didimensioni ridotte

Un fondo di solidarietà per dare vita al microcredito sul territorio

la piscina comunale

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4 Dicembre 2010 il giornale nel tuo comune

Page 5: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

Ponte mediceo e circonvallazione, ci sia-mo. Parola di assessore Laura Cantini, nonché vicepresidente provinciale, che preannuncia una serie di importanti

opere infrastrutturali fondamentali per l’intero Valdarno.Assessore partiamo dall’annosa vicenda del ponte di Rignano, a che punto siamo?Finalmente la situazione si è sbloccata. Dopo il nostro sollecito il tribunale si è espresso per sta-bilire le responsabilità del danno, che sono state attribuite per la maggior parte alla ditta appalta-trice dell’opera. E’ una svolta, perché finora non potevamo toccare in alcun modo il ponte, mentre adesso abbiamo il via libera per la ristrutturazio-ne. L’ingegner Benedetti, docente dell’Università di Bologna, è già al lavoro sui progetti. Si tratta del tecnico di cui ci siamo avvalsi per la perizia di parte della Provincia, dunque una persona già a conoscenza della situazione. Chi pagherà?

Alla fine del procedimento giudiziario la Provin-cia incasserà il risarcimento dei danni, ma sarà lo stesso ente ad anticipare le risorse, perché per noi si tratta di una priorità. E la circonvallazione?Anche il completamento della circonvallazione è prioritaria. I fondi destinati al secondo lotto sono stati confermati nel bilancio 2011 e parte degli studi preliminari (progettazione definitiva e ap-profondimenti idrogeologici) sono già stati appal-tati lo scorso luglio. Sicuramente ad anno nuovo partiranno le ruspe. Quando si vedrà la fine?Si tratta di un intervento da 3 milioni di euro, dun-que è difficile dirlo, ma il percorso sta andando avanti.Passiamo alla variante in riva destra della Sr69, una strada che interessa la viabilità dell’intero Valdarno, quando inizieranno i lavori?Il primo lotto, da 15 milioni di euro su 36 com-plessivi, è già stato appaltato e i cantieri si apriran-

no l’anno prossimo. Stiamo già procedendo agli espropri. Rimanendo sul territorio di Figline, è già stata fatta la gara per concludere la variante. Il ter-zo e ultimo lotto avrà inizio tra la fine di quest’an-no e l’inizio del prossimo.E la famosa rotonda al casello autostradale?

Abbiamo già concluso la nostra che consisteva esclusivamente della progettazione. A mettere i soldi, invece, sarà Autostrade Spa, che l’ha inclusa nel “pacchetto terza corsia”. La costruzione vera e propria, però, è stata affidata ai comuni di Incisa e Reggello per accelerare sui tempi.

Il tribunale si è finalmente espresso sulla vicenda

del cedimento strutturale. Ma per intervenire

la Provincia non aspetterà di incassare i danni

il ponte di Rignano

Ponte mediceo, ci siamo. Per davvero

Francesca Puliti

RiGnano. Sarà un 2011 all’insegna di grandi opere per l’intero Valdarno: parola dell’assessore Cantini

Se i soldi non arrivano è bene ottimizzare le risorse, ma con dei tagli simili sarà impossibile mantenere

il livello attuale dei servizi. Questo, in parole pove-re, è quanto l’amministrazione comunale di Rignano ha voluto spiegare ai propri concittadini convocando-li, il mese scorso, ad una serie di incontri pubblici. Circa 250mila euro tagliati dallo Stato, altri 100mila decurtati dai trasferimenti regionali e una somma di 150mila euro ricavata da concessioni edilizie ed oneri di urbanizzazione che da quest’anno non può più esse-re usato per le spese correnti. Insomma, quasi mezzo milione di euro a cui rinunciare. Il 18% di un bilancio comunale da 2 milioni e 800mila euro che sparisce, 30 euro in meno per ogni cittadino. Senza contare che

il Comune deve ancora ricevere la tranche 2008 del gettito Ici, altri 54mila euro. “L’ultima finanziaria e la manovra estiva del Governo hanno messo in ginocchio le amministrazioni locali”, spiega il sindaco Gianna Magherini. “Non nascondiamo la nostra preoccupa-zione ed anzi abbiamo voluto condividerla con i citta-dini andando ad incontrarli, spiegando loro la situazio-ne. Da parte nostra abbiamo cercato e continueremo a ridurre i costi dell’amministrazione, ma oltre una certa soglia non si può andare e pensare di mettere mano nelle tasche dei cittadini sarebbe offensivo in tempi di crisi. A questo punto però un taglio nei servizi sarà inevitabile”. Ad accusare il colpo, come accade spesso in circostanze del genere, sarà il settore del sociale:

nel giro di due anni non ci saranno più le risorse per il fondo di non autosufficienza, così come potrebbe esser cancellato il contributo affitti, finora sostenuto in buona parte con fondi regionali che non ci sono più. Entro la fine dell’anno c’è da fare il bilancio di pre-visione. I rignanesi hanno risposto bene agli incontri tenuti a novembre su tutto il territorio comunale, sia in termini di presenze che di partecipazione, e ora co-noscono le difficoltà. A fine mese l’amministrazione tornerà di fronte a loro con un secondo ciclo di faccia a faccia, frazione per frazione, per presentare il nuovo documento di pianificazione economica. Solo allora sapremo con esattezza quali e quanti saranno i servizi sacrificati sull’altare della crisi.

Mezzo milione in meno in cassa. E il Comune tagliaBilanci. Si riducono i trasferimenti dallo Stato agli Enti locali. Sociale penalizzato, ridotto il fondo per la non autosufficienza

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Page 6: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

Sarebbe assurdo usare lana che ha fatto migliaia di chilometri per arrivare fino al nostro territorio,

quando quasi tutta quella delle pecore europee viene “smaltita” o interrata. Questo il presuppo-sto da cui partono Le Feltraie di Incisa, una filosofia che non fa una piega se si pensa alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo di una seppur piccola economia lo-cale. Ma chi sono esattamente e

E negli anni Duemila si riscopre il feltroincisa. Solo lana italiana e svizzera (ma soprattutto “indigena”) per Le Feltraie

Silvia Del RiccioSul filo della tradizione nasce un gruppo (prima di tutto di amiche)

dedito alla valorizzazione dei filati più “local” che mai.

Da esportare a suon di corsi di maglia e cucito in tutto

il Valdarno e oltre. Per la gioia degli allevatori del posto

cosa fanno? Stiamo parlando di un gruppo di “ragazze” come si definiscono loro che nel 2006 ha incontrato per caso il feltro sulla strada dell’autoproduzione, del ri-spetto e della tutela dell’ambiente. Nello stesso anno le ragazze han-no dato vita ad un circolo di studio nell’ambito del quale hanno rac-colto, lavato e cardato la lana delle pecore dei pastori che allevano gli animali vicino alle nostre zone. Lo fanno ogni anno: raccolgono, lavano e cardano lana di pecore autoctone e che vivono in Italia e in Svizzera. Rendono felici così i pastori unendo l’utile al dilette-vole, producendo lana in abbon-danza. Una volta ritirata la lana, le Feltraie la lavano e la vendono per fare feltro e le imbottiture, re-cuperando così una delle antiche e affascinanti arti della lavorazione della materia prima. Nel 2007 il progetto si è evoluto e le ragazze hanno fatto nascere l’Associazio-ne culturale “Le Feltraie” tramite la quale portano avanti l’attività di valorizzazione e promozione del ritorno all’uso delle lane lo-cali in tutti suoi possibili utilizzi: dal feltro al filato. In questi anni tanti i laboratori e le iniziative a cui partecipano e durante le quali si approfondiscono le tematiche legate all’uso delle lane locali (lavorazione, feltratura, filatura, ecc.). L’esperienza con le lane e con il feltro che può richiamare sapori e profumi di tempi ormai passati, nasce dalla condivisione delle informazioni, dalla passione e dal divertimento. Il passato poi può essere perfettamente attua-lizzato nel momento in cui l’as-sociazione si è dotata di un sito internet volto alla comunicazione della loro storia, filosofia di vita e dove vengono presentate le va-rie iniziative con l’intento chissà magari di incuriosire e affascinare altre persone. Un’ampia galleria mostra gli oggetti in lana prodotti da loro stesse, utili e molto belli: borse, decorazioni e chi più ne ha più ne metta. Scopo essenzia-le dell’Associazione è, oltre alla valorizzazione e alla diffusione dell’uso delle lane locali, il ripri-stino di tradizioni legate al rispetto dell’ambiente spesso dimenticate. I laboratori, che il gruppo tiene nel Valdarno ma anche a Firenze, sono il veicolo principale di diffu-sione di questa sensibilità. Ne or-ganizzano almeno due al mese, in collaborazione con l’Associazio-ne di Volontariato Circuito Corto che tenta il ripristino di tradizioni legate al rispetto dell’ambiente spesso dimenticate.

Responsabilizzare, incurio-sire e stimolare i bambini,

in un periodo fondamentale della crescita infantile, è questo l’obiettivo di Giocalibro, labo-ratorio di attività interamente dedicato ai piccoli dai 5 agli 11 anni, in cui l’accesso è gratuito ed anche gli orari di entrata e uscita sono liberi. Il Giocalibro a Incisa Valdarno, realizzato in collaborazione con la coopera-tiva “Inchiostro”, è proprio un vero e proprio spazio gioco al-lestito presso la biblioteca del-la scuola elementare Petrarca. Non è il primo anno di attuazio-ne, segno che il progetto ha avu-to grande successo. A seguito di un’iscrizione avvenuta poco dopo l’inizio dell’anno scola-stico i bambini che partecipano alle attività di laboratorio si im-pegnano a seguire le indicazio-ni di lavoro date dagli operatori con disponibilità ed attenzione; imparano ad avere cura e rispet-to dei materiali che vengono utilizzati; a mantenere pulito e in ordine l’ambiente e a portare a termine i lavori che vengono iniziati; il tutto nel rispetto della propria attività e di quella degli altri. Gli operatori insegnano inoltre che i giochi e i libri presi dagli scaffali vanno usati con cura e poi rimessi al loro posto poiché beni preziosi che merita-no il rispetto di tutti. Svolgono il proprio lavoro con attenzione e disponibilità, ma non possono assumersi nessuna responsa-bilità nei confronti dell’entrata e dell’uscita dei bambini a cui devono comunque provvedere i genitori, avvertiti al momento dell’iscrizione. Il centro resterà aperto il martedì ed il giovedì dalle 16.00 alle 18.30 ed il sa-bato dalle 9.30 alle 12.00 fino alla fine dell’anno scolastico, non un semplice dopo scuola, ma un luogo sereno e costrut-tivo dove si può crescere diver-tendosi.

Genitori & figli

Qui si imparagiocando

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L’associazione cerca di fondere antiche usanze e rispetto per l’ambiente/S.D.R.

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6 Dicembre 2010 il giornale nel tuo comune

Page 7: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

Arriva il “car pooling”,l’autostop organizzato

ReGGello. Un servizio nato spontaneamente sul territorio

Andrea Tani

Basta iscriversi su un sito web per trovare un compagno

di viaggio ed evitare le code dal Matassino alla stazione

di figline. La proposta: riservare una quota di posti

nel parcheggio dello scalo alle auto con almeno due

passeggeri a bordo. In attesa del famoso ampliamento

tRaFFico mattinieRo al matassino

La guerra agli sprechi si com-batte a partire dalle bottiglie

di plastica. I reggellesi possono infatti dire addio alla classica con-fezione da sei di minerale e iniziare a rifornirsi al fontanello dell’acqua pubblica inaugurato lo scorso 30 ottobre in piazza Matteotti. Natu-rale o gassata, fredda o a tempera-tura ambiente, sempre e rigorosa-mente di alta qualità, l’acqua viene erogata gratuitamente ad ogni ora del giorno, coniugando in questo modo il rispetto per l’ambiente e il risparmio. Il dispositivo è stato realizzato dal Comune sulla base di un progetto elaborato e coordi-nato dalla Comunità montana della Montagna fiorentina, grazie anche ad un contributo della Provincia di Firenze. A questo si è presto ag-giunto un altro fontanello del tut-to simile, installato il mese scorso nella frazione del Matassino, in Via Giovanni III. Una scelta, spie-ga l’assessore all’ambiente Paolo Guerri, grazie alla quale “riuscia-mo a valorizzare l’acqua pubblica e riduciamo la produzione e il con-seguente smaltimento delle bot-tiglie di plastica” e che può “rap-presentare una valida soluzione di risparmio per le tasche dei citta-

dini, in un momento di crisi come quello attuale, oltre alla promozio-ne di uno stile di vita più virtuoso e rispettoso dell’ambiente”. Già da tempo, in realtà, l’amministrazione già si era tinta di verde: in tutti gli edifici pubblici e nelle scuole del comune sono stati collocati distri-butori di acqua potabile, mentre gli uffici utilizzano macchine fo-tocopiatrici, stampanti e scanner con un’impostazione automati-ca centralizzata per il risparmio energetico e regolati per la stampa fronte-retro, in modo da contenere lo spreco di carta.

Installati due nuovi fontanelli pubblici

Basta plastica, l’acqua è gratis

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Non c’è cosa più stres-sante del traffico bloccato quando si ha fretta. Lo sanno bene

i pendolari Reggello-Figline che quasi ogni mattina, arrivati al Ma-tassino, devono districarsi tra le maglie di un ingorgo per raggiun-gere in tempo il posto di lavoro. Attivo da poco meno di un mese, il progetto Car pooling Reggello-Figline nasce proprio per mettere fine a questo scenario. Il concetto è semplice: siamo in tanti a per-correre la stessa strada con gli stessi orari, facciamolo insieme. Strade più libere, minori tempi di percorrenza, spese divise tra i viaggiatori, più parcheggi a valle, meno stress e meno smog. Autisti e passeggeri si contattano sul web, iscrivendosi ai gruppi dedicati su Facebook e sul sito www.youtrip.it, per decidere le modalità di viag-gio e darsi appuntamento. Fatto questo si parte. L’idea è frutto del-la collaborazione tra Valdarno a 5 stelle, lista FiglineInMovimen-to, il gruppo di acquisto solidale Terra libera tutti e Youtrip.it. “Ci sarà un po’ di titubanza anche tra gli interessati, almeno all’inizio”, spiega Leonardo Pagliazzi, uno dei promotori. “Il primo obiettivo è quello di togliere dalle strade 20-30 autisti solitari abituali, il che significherebbe altrettanti po-steggi liberi in più e 150 metri di coda risparmiati”. “Dai rilievi fat-ti prima di lanciare il progetto ab-biamo accertato che al mattino la maggior parte delle auto scendono da Reggello a valle per raggiunge-re la stazione di Figline”. Da qui un’altra proposta, quella di riser-vare dei parcheggi alle auto che arrivano con almeno due passeg-geri a bordo. “Una soluzione a co-sto zero – continua Pagliazzi – che incentiva la condivisione dell’au-to e, senza danneggiare nessuno, avrebbe lo stesso effetto di un am-pliamento del parcheggio”. Non è detto che l’iniziativa basti da sola a risolvere il problema del traffico, ma se per costruire nuove strade ed infrastrutture servono tempo e molti soldi, alternative immediate e vantaggiose per tutti come que-sta sicuramente possono dare una mano. L’unico ostacolo da supera-re è la forza dell’abitudine.

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7FIGLINE • INCISA • REGGELLO • RIGNANO

Page 8: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

Figline ValdarnoMentre continuano gli espropri per la realizzazione della variante in riva destra della Sr69, sulla stessa strada sono in arrivo altri lavori.

Sr 69Senso unico alternato sulla strada regionale 69 per la posa di una nuova fognatura. Il tratto interessato è quello che va dal km 1+025 al km 2+355. I lavori, a cura di Publiacqua, andranno avanti fino al 10 marzo 2011.

CiMiTero di SCaMPaTaSono terminati i lavori per la realizzazione di 20 nuovi loculi (di cui 4 sono doppi) al cimitero di Scampata, un intervento di ampliamento che adesso consente di disporre di 140 loculi più due cappelline private. A realizzare l’opera - iniziata la scorsa primavera - è stata Alfa Costruzioni srl per un importo complessivo di circa 73mila euro. Il progetto ha visto la realizzazione dei nuovi loculi per tumulazione tra il blocco già esistente e una delle cappelline private, sul lato sinistro rispetto all’entrata

del cimitero. L’intervento progettuale è stato quello di realizzare una struttura conforme alla tipologia costruttiva dei loculi attigui e di quelle recentemente realizzate sul lato opposto, cercando di mantenere una distanza di rispetto dalle cappelline private.

reggelloAltri cantieri sulla strada regionale 69, mentre vede la conclusione l’intervento al campo sportivo di Tosi.

Sr69Senso unico alternato sulla Sr69 di Valdarno anche al km 6, di competenza del Comune di Reggello. Qui sarà realizzata una nuova rotatoria: i lavori continueranno fino al 31 gennaio dell’anno prossimo. ToSi Inaugurato il 14 novembre scorso il campo sportivo di Tosi, completamente

ristrutturato. L’intervento, costato complessivamente 175mila euro, finanziati per il 60% dalla Regione, ha riguardato l’impianto di illuminazione, l’installazione di nuove tribune e la completa sostituzione della rete di recinzione. “Una risposta concreta ai tanti sportivi che lo frequentano”, dichiara soddisfatto l’assessore ai lavori pubblici Fabio Tirinnanzi.

rignanoDal consiglio comunale alle strade della cittadina.

Via nilde ioTTiNilde Iotti, prima donna presidente della Camera e promotrice della Legge sul Diritto di Famiglia, avrà la sua strada a Rignano. Lo ha proposto l’assessore all’urbanistica Wais Sabatini al consiglio comunale, il 25 ottobre scorso.

Feste. Ecco le iniziative in programma per il mese di dicembre nel Valdarno Fiorentino

Il Natale si fa in quattro (comuni)Negozi aperti tutte

le domeniche, mentre

le strade dei centri

storici si accendono

di bancarelle e curiosità.

Zampognari e vin brulé

in piazza a Rignano,

canti natalizi e giochi

per bambini fino

alla vigilia. A Reggello

torna il mercatino

del compro, baratto

e vendo, mentre

a Incisa arriva la fiera.

Si chiude sulle note

del Coro del Maggio

al Garibaldi di figline

Sono tempi duri per i comuni, costretti a barcamenarsi fra le tante competen-ze e le poche certezze economiche, queste ultime rese ancor più esigue

dai tagli imposti dal Governo alle amministra-zioni locali. Ma, si sa: Natale è Natale e vale la pena di fare un piccolo sforzo, per regalare ai cittadini, fin dove è possibile, luci, colori, iniziative e atmosfere festose. Ecco quindi come questo mese di dicembre si vestirà a fe-sta, nei centri storici dei comuni del Valdarno. A Rignano ci penseranno le associazioni dei commercianti, e le varie altre che operano sul territorio, ad “accendere“ le strade del centro

nelle domeniche 12 e 19 dicembre. Il 12, in piazza della Repubblica, è organizzato una po-meriggio di musica, con la partecipazione de-gli zampognari, il tutto accompagnato da vin brulè e caldarroste, offerte dal gruppo scout. Mercatino all’aperto e ovviamente, apertura di tutti i negozi. Domenica 19 si replica, questa volta in piazza XXV Aprile, dove l’associa-zione “Notte di Note” proporrà canti natalizi per bambini, giochi e animazione all’aperto, oltre alla raccolta delle letterine per Babbo Natale. Previsto anche il mercatino dei bim-bi delle scuole elementari. Si concentreranno principalmente domenica 19 dicembre anche le iniziative previste nel comune di Reggello: in particolare l’edizione annuale di “Compro, baratto e vendo”, mercatino di Natale, e “Ar-

riva Babbo Natale”, anche in questo caso a raccogliere i desideri dei più piccoli; inizierà inoltre questa domenica, per terminare il 6 gennaio il concorso per il presepe più bello. Il 6 gennaio a Reggello è ancora shopping con il “Mercatino del Cappellone” e, per lo stesso giorno, a Cascia, arriva la Befana. Anticipa-ta dalla grande Mostra-Mercato delle Auto Antiche, svoltasi lo scorso 28 novembre e or-ganizzata dalla Pro-loco, a Incisa si svolgerà il 5 dicembre la Fiera di Natale, tradizionale appuntamento in piazza Santa Lucia. Si pro-seguirà poi, nelle domeniche di dicembre, con i mercatini in piazza Gramsci e in via Roma e le aperture dei negozi. “Un grosso plauso ai commercianti e alla Proloco deve essere fatto in questo caso”, secondo l’assessore comunale

alla cultura ed alle attività produttive Marghe-rita Ghiandelli. Anche i tradizionali addobbi natalizi infatti si sono potuti effettuare grazie all’impegno e alla collaborazione di queste ca-tegorie. Come ogni anno è inoltre previsto il “Babbo Natale”, organizzato dalla CroceRos-sa. A Figline si comincia il 5 dicembre, con il mercato in via della Comunità Europea; a seguire, l’8 dicembre e sabato 18, si svolgerà il mercatino nel Centro Storico, che per sabato 18, organizzato dalla Proloco, sarà accompa-gnato dal Triocco Natalizio. Domenica 19 poi, si svolgerà il mercato straordinario di Natale, per l’intera giornata. Senza dimenticare, infi-ne, il 23 dicembre, il consueto concerto al Te-atro Garibaldi, con il tenore Leonardo Caimi e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino.

Paola Tozzi

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Page 10: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

L’anno del tram? Macché, quello dell’addio di Prandelli. Anzi no, l’an-no in cui è sparita la pensilina di To-raldo di Francia da piazza Stazione.

O ancora quello della rivoluzione della sosta, del piano strutturale a “volumi zero” o di Firenze “capitale” dello sport. Provate a chiedere ai fi o-rentini il motivo per cui ricorderanno questo 2010 ormai a fi ne corsa, e otterrete un mix di risposte diverse. Molto diverse. Perché sono stati tanti, e differenti tra loro, i fatti, gli eventi e le novità che il 2010 ha portato in dono a Firenze e ai suoi abi-tanti. Procedendo in ordine cronologico, il primo (e attesissimo) momento saliente è arrivato sulle rotaie. Era il 14 febbraio, un San Valentino molto particolare per la città: la prima corsa della prima linea del tram. Dopo anni di cantieri e polemiche, attese e discussioni, i fi orentini sono potuti fi nal-mente salire sul Sirio, dando uffi cialmente il via all’era tramvia. Un mese e mezzo dopo è iniziata un’altra era, quella di Enrico Rossi alla guida della Regione. Dopo 10 anni targati Claudio Martini, il 28 e 29 marzo l’ex assessore toscano alla sanità è stato eletto governatore, incarico che ricoprirà fi no

al 2015. Per due ere che iniziano una che fi nisce. Era il 16 maggio quando Cesare Prandelli sedeva per l’ultima volta sulla panchina della Fiorentina. Trentottesima giornata di campionato, Bari, viola sconfi tti 2-0 e fuori dall’Europa (ma questo già si sapeva): quello che nessuno ancora sapeva, nono-stante le voci e le polemiche di un’annata diffi cile, era che dopo cinque anni il tecnico di Orzinuovi avrebbe lasciato le rive dell’Arno (pur rimanendo-ci a vivere) per diventare ct della Nazionale. Veste in cui è tornato a sedere sulla panchina del Franchi (7 settembre, Italia-Isole Far Oer 5-0), ma ormai non più da allenatore dei viola. Restando in ambi-to sportivo, le novità non sono certo mancate per Firenze nel 2010. La più gradita è arrivata a fi ne settembre direttamente dall’altra parte del mon-

do: è stato a Melbourne che la città del giglio è stata scelta (insieme a Lucca, Montecatini Terme e Pistoia) come sede dei Mondiali di ciclismo del 2013. Un evento prestigioso, che trasformerà Fi-renze nella “capitale” dello sport mondiale, ma non l’unico che ha visto la città protagonista: a ottobre il capoluogo toscano ha ospitato alcune partite dei Mondiali di volley, a novembre sull’erba del Fran-chi è scesa per la prima volta la Nazionale italiana di rugby, contro l’Australia. Ha qualcosa a che fare con lo sport anche un’altra delle grandi novità di quest’anno che sta per fi nire: l’abbattimento della pensilina di Toraldo di Francia in piazza Stazione. La costruzione – per la verità mai troppo amata dai fi orentini – aveva visto la luce grazie ai fondi di Italia ‘90: venti anni dopo, ad agosto 2010, è stata demolita. E ancora: a ottobre è iniziato l’iter del nuovo piano strutturale a “volumi zero”, mentre novembre è stato il mese della rivoluzione della sosta, con la riduzione del numero delle Zcs da 14 a 5, ma non solo. Finito qui? Macché. Perché se il 2010 è ormai ai titoli di coda, dietro l’angolo c’è già il 2011, col suo bel carico di lavori e novità. Leggere la pagina qui a fi anco per credere.

aDDio 2010. Viaggio a ritroso tra i fatti e gli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi 12 mesi

Dal tram a Prandelli, un anno di partenze

Ivo Gagliardi

A febbraio il battesimo del Sirio, a maggio l’ultima del tecnico di Orzinuovi sulla

panchina viola. E ancora: ad agosto l’abbattimento della pensilina della Stazione,

a novembre la rivoluzione della sosta. Ecco il bilancio di questi 365 giorni

fOCuS

Non solo tram, non solo parcheggi. Sono stati molti altri – tra quelli che hanno avuto più visibilità e quelli passati sotto

silenzio o quasi – i cambiamenti piccoli e grandi vissuti da Fi-renze in questo 2010. A cominciare da quello che ha interessa-to Sant’Ambrogio: dalla fi ne di ottobre (e in via sperimentale fi no al prossimo giugno) lo storico mercato di piazza Ghiberti è aperto anche il pomeriggio due volte la settimana, il mercoledì e il venerdì. Ma non solo: da metà novembre anche i banchi esterni, quelli di ortofrutta e generi vari, possono stare aperti fi no alle 18, in questo caso tutti i giorni della settimana. Poi c’è

il capitolo Ztl. A novembre, insieme alla rivoluzione delle Zcs, è arrivata anche quella della zona a traffi co limitato: i settori sono passati da 5 a 2 (A e B) e, rispetto alla precedente, la nuova Ztl è stata ampliata per comprendere tutta l’area della stazione di Santa Maria Novella e via Tripoli. Il settore A è rimasto sostan-zialmente invariato (con l’inglobamento della zona del mercato centrale di San Lorenzo fi no a piazza dell’Unità e della piaz-za di Santa Maria Novella), mentre il B ha riunifi cato i vecchi settori B, C, D ed E. Nessun cambiamento, invece, per quanto riguarda gli orari di validità: dal lunedì al venerdì dalle 7.30

alle 19.30, il sabato dalle 7.30 alle 18. Passando dalla viabilità al tempo libero, a giugno, dopo dieci anni di attesa, è tornato a vivere l’anfi teatro delle Cascine, uno dei luoghi simbolo delle notti fi orentine. La riapertura ha coinciso con il festival di musi-ca elettronica Muv, cui sono seguiti gli spettacoli “low cost” del Maggio Musicale, il festival di danza Alambrado, il festival au Desert dedicato all’Africa e la festa giapponese Natsu Matsuri. Ma è stato solo l’inizio: l’obiettivo è infatti quello di far tornare l’anfi teatro, fi n dalla prossima estate, uno spazio permanente per gli spettacoli all’aperto.

Lo storico mercato prova a stare aperto tutto il giorno, mentre la Firenze by night ritrova un luogo simbolo

Spesa pomeridiana a Sant’Ambrogio. E l’anfi teatro è tornato a vivere

ieri, oggi...

A ottobre è iniziatol’iter del nuovo pianostrutturale, che saràa “volumi zero”

/I.G.

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10 Dicembre 2010

Page 11: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

Si aprirà a suon di cantieri l’anno che verrà. Dopo le feste natalizie, presumibilmente proprio dal 7 gennaio, avrà inizio una delle opere più impo-nenti per la città: la realizzazione delle linee 2

e 3 della tramvia. Detto con le parole del sindaco Renzi, “tecnicamente parlando, in alcuni tratti sarà un macello”. Ma il primo cittadino lancia la sfi da: i lavori si conclude-ranno in mille giorni, circa 3 anni. Insomma, a fi ne 2013 dovremmo essere in grado di saltare sulla T2 e sulla T3, che ci porteranno da Peretola a San Marco e da Santa Maria Novella a Careggi. Confermati i tracciati previ-sti (non ci sarà il tanto contestato passaggio da piazza Duomo), i tre cantieri “monstre” occuperanno tre punti nevralgici per la circolazione cittadina: tra viale Strozzi (dove si mangeranno un paio di corsie) e viale Milton, viale Guidoni e viale Belfi ore. A parziale rassicurazione della cittadinanza affetta da crisi da ingorgo, c’è da dire che i tracciati saranno suddivisi in 22 microlotti, ognuno dei quali sarà “affi dato” alle cure di un consigliere co-munale, sorta di referente per l’andamento dei lavori al quale anche gli stessi fi orentini potranno chieder conto e spiegazioni. Perché non si dica più che sull’operazione tramvia è saltata la cinghia di trasmissione tra Palazzo Vecchio e città. Entro l’estate 2011, inoltre, dovrebbero

entrare in azione le talpe dell’Alta velocità, anche se tut-tora non è dato sapere che fi ne farà la Stazione Foster e i No Tav continuano a dar battaglia a suon di manifesta-zioni. A partire da febbraio, invece, il Comune dovreb-be adottare in pianta stabile il nuovo Piano strutturale, faticosamente partorito dopo un percorso durato anni e sconvolto nel giro di 365 giorni di mandato renziano. Dunque, niente nuove costruzioni (il mantra è quello dei volumi zero), sì ai recuperi degli edifi ci dismessi. Da qui comincia la nuova vita di contenitori rimasti a lungo inu-tilizzati, come l’ex Meccanotessile o il Panifi cio militare. Un’altra partita si aprirà invece sul fronte degli immobili abbandonati dalle forze armate, in cui Palazzo Vecchio vedrebbe bene alloggi popolari e servizi pubblici. Per numerosi cantieri che si aprono, uno conoscerà il lieto fi ne: si tratta del Palagiustizia, la mastodontica struttura realizzata a Novoli e conclusa già da 3 anni. Il Tribunale di Firenze dovrebbe traslocare entro giugno. Infi ne, in attesa di scoprire gli eventi culturali portanti della nuova stagione, i fi orentini potranno continuare a godersi Ca-ravaggio e i caravaggeschi tra gli Uffi zi e Pitti (fi no al 9 gennaio) e le belve di Ligabue (fi no al 16, sempre a Pitti), mentre a febbraio Leonardo da Vinci farà per la prima volta ingresso a casa Buonarroti.

Due corsie in meno in viale Strozzi, transenne anche a Novoli

e in viale Belfi ore. In compenso a giugno aprirà il Palagiustizia.

E i fi orentini potranno rifarsi gli occhi a suon di mostre

cosa ci aspetta. Ricominciano i lavori della tramvia. Ma le linee 2 e 3 saranno pronte in mille giorni

Un 2011 all’insegna dei cantieri e dell’arte

Francesca Puliti

MOBILITÀ

Ancora più treni superveloci, rivoluzione nella gestione dei trasporti pubblici locali e piede sull’acceleratore per

imprimere una svolta alla questione dolente dell’aeroporto. Si preannuncia un anno di grandi cambiamenti in ambito di mobilità a Firenze e dintorni. Mentre sul fronte Castello lo sviluppo dello scalo di Peretola sembra aver ormai preso il sopravvento sulla Cittadella viola, l’Alta velocità si addentra sempre più nella nostra regione. A settembre 2011 sbarcheran-no nelle stazioni fi orentine i treni targati Montezemolo-Della Valle, primo esperimento di trasporto privato su rotaia. E che

rotaia. Gli Ntv del gruppo di industriali, infatti, sono destinati a fare concorrenza alla Tav delle Fs, sia in termini di velocità, che di qualità, che – ciò che più interessa all’utenza – di prezzi. Ma non è fi nita qui. Il presidente della Regione Enrico Rossi ha preannunciato l’avvento di una linea più rapida che colleghi Firenze e Pisa, tragitto percorribile, secondo il governatore, in meno di un’ora. Rendendo così più semplice anche la siner-gia tra i due aeroporti toscani. Sempre da Palazzo Panciati-chi arriva un’altra importante novità: entro l’anno prossimo le aziende che gestiscono il trasporto pubblico locale dovranno

confl uire sotto un unico tetto, con un taglio netto a spese e pol-trone. Nel 2012, infatti, la gara di affi damento del servizio sarà tagliata per un solo gestore, incaricato di coordinare autobus e pullman in tutta la regione, contro le 31 aziende che lo fanno oggi. In un futuro non troppo lontano, inoltre, la stessa azienda dovrà prendersi carico anche dei trasporti su ferro. Tutto ciò nel tentativo di rendere più semplici gli spostamenti ai tosca-ni, in particolar modo ai pendolari. Che però continuano ad augurarsi di non rimanere intrappolati in Fi-Pi-Li, tanto per cominciare.

Si accorciano le distanze tra Firenze e Pisa, e si preannunciano rivoluzioni anche sul bus

Una Toscana sempre più ad alta velocità. Non solo sui binari

...e domani

/F.P.

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Page 12: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

Firenze cela dei segreti dietro le sue strade e i suoi monu-menti: ritratti nascosti, prìn-cipi indiani e leggende di fan-

tasmi. Il nostro viaggio inizia in piazza della Signoria, luogo che custodisce due ritratti. Per scorgerli basta aguzza-re la vista. Il primo, più conosciuto, si trova alla destra del portone d’ingresso di Palazzo Vecchio: si tratta di un pro-fi lo sommariamente scolpito su una delle pietre della facciata. L’origine è ancora sconosciuta, ma la tradizione lo attribuisce a Michelangelo che – vol-tato di spalle - avrebbe tracciato una sorta di “ritratto istantaneo”. La caccia ai segreti fi orentini continua poco lon-tano, sotto la Loggia dei Lanzi, dove si trova un autoritratto di Benvenuto Cellini, occultato dall’artista all’in-terno del suo capolavoro, il Perseo. Solo arrivando alle spalle della statua e alzando lo sguardo verso la nuca del personaggio mitologico si svela il mistero. Le stesse vie che ospitano il nostro viaggio hanno qualcosa da rac-contare. Sul selciato dietro il Duomo, nei pressi di via dell’Oriuolo, è visibile una lastra rotonda di marmo che indica il punto in cui il 17 febbraio del 1600, a causa di un fulmine, cadde la gros-sa palla di rame dorato collocata sulla lanterna del cupolone. Grossomodo dall’altra parte di Santa Maria del Fiore, la facciata ospita una scultura insolita per una chiesa: la testa di una mucca. Secondo la versione uffi ciale, l’opera onora tutti gli animali che han-no “collaborato” alla costruzione della cattedrale, ma le dicerie popolari sono più piccanti. La testa sarebbe stata col-locata da un mastro carpentiere impe-gnato nei lavori per il Duomo, davanti all’abitazione dell’amante. In questo modo il marito, ogni volta che si fos-se affacciato, avrebbe avuto dinnanzi l’animale cornuto. Racconti di fan-tasmi riguardano invece piazza della Santissima Annunziata e una fi nestra, sempre aperta. Al secondo piano del palazzo Budini-Gattai, sul lato destro della piazza osservando il cupolone, si notano delle persiane che non vengo-no mai chiuse. Stando alla leggenda da quella fi nestra si è affacciata per anni una nobildonna, che ha atteso invano il ritorno dell’amato dai campi di bat-taglia. Alla morte dell’innamorata, la fi nestra fu chiusa e - secondo il mito – gli eventi che si verifi carono furono così spaventosi da convincere i parenti a lasciare almeno una persiana sempre

Tra le bizzarrie più conosciute ci sono i due ritratti in piazza Signoria: uno alla destra

dell’ingresso di Palazzo Vecchio, l’altro sulla nuca del Perseo. A Santa Maria del fiore,

invece, si può far la conoscenza della testa di una mucca, che secondo i maliziosi...

cuRiositÀ. Bastano pochi passi nelle vie del centro per trovarsi di fronte a “presenze” misteriose

a spasso tra i segreti di Firenze

il dettaglio della nuca del peRseo del cellini

Gianni Carpini

aperta. Meno soprannaturale, ma più terrena, è la storia del Principe indiano Rajaram Chuttraputti, da cui prende il nome la parte fi nale delle Cascine e il Viadotto che collega l’Isolotto con Peretola. Al nobile è stato intitolato il monumento collocato al termine del parco: il giovane morì nel 1870 all’età di 21 anni, mentre era di passaggio a Firenze. Le sue ceneri furono disperse, come vuole il rito indù, alla confl uenza tra due fi umi: Arno e Mugnone.

Insegnare a essere buoni ge-nitori. E’ possibile, secondo

l’Associazione Atlante Onlus Famiglia, attiva dal 2008 a Fi-renze per aiutare le persone nell’educazione e nella cresci-ta dei loro fi gli, attraverso una “Scuola per genitori”, convegni e punti di ascolto. “I genitori sono sempre più disorientati: spesso vogliono aiutare i fi -gli, ma non sanno come fare – spiega Giovanna Lo Sapio, presidente dell’associazione e psicologa – la nostra missio-ne è quella di dare supporto a tutti i soggetti coinvolti nella crescita del minore, anche agli insegnanti”. Atlante Onlus of-fre consulenze gratuite di sette professionisti, tutti volontari: dallo psicologo al pediatra, fi no al dietologo, al medico sportivo e al veterinario, per scegliere l’animale domestico più adat-to. Dopo i primi appuntamenti tra gennaio e maggio, riparte adesso il progetto “Scuola per genitori”, un ciclo di incontri bimestrali in collaborazione con il Quartiere 1, in cui avere consigli e supporto da esperti. “La fi gura del genitore è mes-sa in crisi dalla vita frenetica di oggi – afferma la professoressa Lo Sapio – si ha meno tempo per i fi gli e questi ultimi sono sottoposti a potenti stimoli che arrivano da internet e dalla tv. E’ importante quindi capire come e quando dare delle rego-le, come gestire il tempo libero, come instaurare un dialogo, problematica per la quale spes-so ci viene richiesto aiuto”. Alla “Scuola per genitori” si affi anca un punto di ascolto, organizza-to sempre con il Quartiere 1: si tratta di uno sportello attivo su appuntamento per dubbi, suggerimenti o semplici infor-mazioni. Tra le attività in pro-gramma, il convegno “Genitori adottivi: una scelta di vita”, il 3 dicembre alle 15 all’Istituto de-gli Innocenti. Per informazioni: www.atlantefamiglia.it; e-mail: giovanna.losapio@unifi .it.

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Genitori dietro i banchi di scuola

L’ASSOCIAZIONE

E un monumento ricorda il principe indiano RajaramChuttraputti

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12 Dicembre 2010

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Da dove viene e dove fi nisce un albero di Natale? E nel frattempo, mentre lo ospi-tiamo tutto addobbato nelle

nostre case, come conviene trattarlo? La maggior parte degli alberi di Natale nostrani proviene dall’alto Casentino, dove dal 1998 esiste un consorzio per la valorizzazione dell’albero di Natale del Casentino nato, appunto, per “valo-

La “doppia vita” degli alberi di Natale25 e DintoRni. Con qualche accorgimento si può provare a ripiantarli, anche se salvarli è difficile

Serena Wiedenstritt

festività

Arrivano soprattutto dall’alto Casentino (dove esiste da anni

un consorzio ad hoc per tutelarli) ma spesso la loro vita

è condannata a fi nire una volta passata l’Epifania. Ecco come

gestirli durante e dopo le feste. Con un occhio per l’ambiente

rizzare e tutelare una produzione spes-so oggetto di cattiva informazione”. La zona, infatti, dicono dal consorzio, ospita decine di aziende produttrici che, da oltre un trentennio, svolgono attività vivaistica specializzata nella produzione dell’albero di Natale, e che ogni anno sfornano circa 150-200mila piante, sotto la vigilanza del corpo forestale dello Stato. Le aziende del consorzio utilizzano appezzamenti che un tempo ospitavano colture tradizio-nali delle zone montane (quali cereali o foraggere) e che dopo un periodo di disuso sono state recuperate proprio grazie alla coltivazione razionale degli alberi di Natale, “in modo da evitare quell’incuria che prelude al verifi car-si di problemi idrogeologici in zone dall’equilibrio estremamente delicato come gli Appennini”, rispondono i produttori ai fautori degli alberi fi nti considerati più “ecologici”. Per per-mettere alle piante di sopravvivere an-che quando diventano alberi di Natale, gli esperti consigliano pochi, semplici accorgimenti: annaffi arle spesso, man-tenendo la terra umida, e tenerle in una posizione luminosa lontano da termo-sifoni e da altre fonti di calore. L’ideale sarebbe addobbarle all’esterno, in ter-razza o in giardino, insomma in un ha-bitat più consono, e trasferirle in casa per il minor tempo possibile. Passate le feste, invece, ci sono soluzioni più o meno ecologiche. Si può tentare di ripiantare gli alberi, per quanto sia dav-vero diffi cile regalare una seconda vita all’abete. Ad ogni modo, per chi vuole tentare è d’obbligo acquistare piante con le radici, e non tagliate. Altrimenti, l’alternativa più facile, ma comunque eco-responsabile, è il riciclaggio. In quest’ultimo caso a Firenze si impegna Quadrifoglio che, come l’anno scorso, anche quest’anno farà la raccolta degli alberi di Natale. La metodologia non cambia: i punti di raccolta attivi a cui consegnare l’abete aprono da venerdì 7 gennaio 2011 nelle sedi di via Bac-cio da Montelupo e lungarno Ferruc-ci, e nelle stazioni ecologiche di San Donnino a Firenze e via Charta 77 a Scandicci. I punti di raccolta resteran-no aperti anche le mattine di domenica 9 e 16 gennaio 2011. “Grazie a questa iniziativa, lo scorso anno - dicono da Quadrifoglio - sono stati avviati alle biocelle di compostaggio circa 1.200 abeti raccolti separatamente, oltre a quelli recuperati a mano dagli addetti poiché appoggiati ai cassonetti, che hanno dato origine a 250 kg di com-post di ottima qualità”. Infi ne, da Qua-drifoglio ricordano anche che, qualora non sia possibile portare gli abeti verdi ai punti di raccolta, gli alberi possono essere inseriti (dopo averli spezzati) nel cassonetto con coperchio marrone, quello riservato all’organico.

Dal 7 gennaioQuadrifoglio aprirà i punti di raccolta

Da quelli raffi nati, e molto fragili, di cristallo lavorato a

mano a quelli di legno, magari di Betlemme, da quelli fatti in casa, con le perline o con il fi lo di lana rossa, fi no a quelli da mangiare: cioccolatini o biscotti artigianali di pasta frolla. La via più breve e tradizionale consiste nell’an-dare nei negozi di articoli per la casa o nei supermercati, che da fi ne novembre si riempiono di palle, palline, accessori e ad-dobbi di tutti i colori, i materiali e le dimensioni. Ma, per quanto riguarda le palline, quasi tutte le soffi tte ne nascondono già una serie completa, quello che manca invece è l’elemento originale. In questo caso spesso la soluzione migliore arriva dal fai da te, che è anche la ricetta per un albero low cost e per intrattenere i più piccoli nei lunghi pomeriggi di pioggia. Nasce così, ad esempio, l’albero decorato con le arance, profu-mato e naturale. Il procedimento consiste nel tagliare le arance a fette dello spessore di circa mez-zo centimetro e disporle su vassoi leggeri di acciaio o alluminio da mettere sui termosifoni. Perché si secchino in tempo è necessa-rio partire due settimane prima e ricordarsi giorno dopo giorno di girarle. Altrimenti si può creare un albero di pasta: bastano spirali e farfalle e una bomboletta spray per spruzzarle delle tonalità più natalizie. Sempre attingendo alla dispensa, si possono produrre delle ghirlande di pop corn. An-che qui la “ricetta” è facile: si prendono dei popcorn del giorno prima - se sono freschi si sbricio-lano - e si infi lano come fossero delle perle in un fi lo sottile inseri-to in un ago. Risultato? Un albe-ro scoppiettante. Altre soluzioni di impatto sono i nastri di raso, spessi e brillanti. Stile ed elegan-za dell’albero di Natale, infatti, si basano sulla scelta dei colori: tanti piccoli fi occhetti di raso di un bel colore alla fi ne dei rami e le palline di un’unica tonalità assicurano un albero di Natale minimal e chic.

Qualche idea originale

E per decorarli unaghirlanda di pop corn

fAI DA TE

/S.W.

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14 Dicembre 2010

Page 15: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

festività

Un tempo il Natale era davvero una grande festa. Non erano

poi tanti i giorni e le occasioni in cui si poteva mangiare a sazietà. Le donne la sera della vigilia, con tanto amore e gioia, preparavano il pranzo di Natale con i semplici prodotti della terra. I piatti tipici? Si iniziava con crostini di fegatini di pollo, milza, capperi e acciughe tritati, cappelletti ripieni di cervello, salsiccia. E poi brodo di cappone, lesso di manzo con aggiunta di zam-pa e lo stesso cappone con cui si era fatto il brodo. A volte c’erano anche i maccheroni con il sugo di carne, a seguire l’arrosto girato, cacio pe-corino accompagnato dalle pere tri-tate, riposte sopra gli armadi dove erano state messe a metà novembre. I dolci erano quelli di Siena: panfor-te, ricciarelli, cavallucci e copate e, sulle tavole delle campagne vicino a Firenze, i “mangia e bei”. Per i vini si faceva alla “bona”. Molte volte il vino migliore veniva servito con i primi piatti poiché, anche alle mense dei più ricchi, si mangiava e si beveva al punto che il palato non era più in grado di poter apprezzare: così via via venivano bevuti vini di sempre più scarsa qualità. Il tutto terminava sempre con il verace vin santo. E oggi? Non sempre è facile

poter godere di queste antiche pie-tanze, molte delle quali richiedono lunghe ore di preparazione e molta dedizione, proprio perché fatte con pochi e semplici prodotti che hanno bisogno di una accurata lavorazione. Scomparsa l’attesa di pregustare un pranzo speciale, i piatti sulla tavo-la fi orentina rimangono all’insegna della tradizione: crostini di fegato, brodo di cappone in tazza o cap-pelletti in brodo, arrosto di faraona, anatra, fegatelli e tordi con insalata, oppure cappone ripieno e sformato di gobbi. E i dolci? Anche quelli sono ancora legati alla antiche abi-tudini del territorio fi orentino: non sarà un caso che Firenze sia stata il primo luogo al mondo dove è stata usata la forchetta a tavola.

La tradizione non passa mai

i tipici cRostini toscani

Ricette/3. Cappone e antipasti restano superstar

/V.G.

Andrea Agresti, volto toscano reso ce-lebre dal programma Tv “Le Iene”,

racconta il suo modo di stare a tavola e la sua ricetta natalizia prediletta. Come ti defi niresti a tavola?Sono molto critico nella scelta dei cibi, direi quasi fastidioso! Ado-ro la cucina sportiva, quella sem-plice e quasi insipida, pochi sughi,niente unti né fritti. Dimenticavo il mio grande amore: il crudo! Tartare, sushi, carpacci, crudité di pesce. Il Natale è ormai alle porte, cosa non manca mai sulla tua tavola imbandita?Il classico paté di crostini toscano, profu-matissimo! Anzi, visto che a Natale sia-mo tutti più buoni, vi svelo un segreto: i fegatini a cottura ultimata vanno sfumati a fi amma viva con almeno mezzo bic-chiere di Cognac. Sentirete che meravi-glia!Di cosa sei più goloso? Non riesco a fare a meno di bere tè freddo al limone, anche se cerco di trattenermi.Se fossi un dolce, quale saresti?Una fetta di pane con la Nutella, uno stra-to bello alto per carità! Energetica, nu-triente, carica di zuccheri: insomma, una bomba!Vino?Ne bevo pochissimo e rigorosamente ros-so, ricco di polifenoli, è il miglior antitu-morale naturale in circolazione.Cosa non manca mai nel tuo frigo?Uova per la colazione, vaschette di bre-saola, yogurt.Qual è il piatto natalizio che ti piace cucinare di più in assoluto?Il nome del piatto non me lo ricordo! Si taglia la pera a pezzettini, si sbriciolano cinque noci e si mette tutto in una cio-

tola con del formaggio cremoso e una bella spolverata di pepe nero. Si mescola energicamente e si adagia un cucchiaio dell’impasto realizzato su una fetta di bresaola. Et voilà i nostri fagottini nu-trienti e gustosi sono pronti per esser serviti!E quello che invece ti piace mangiare di più in assoluto?Sono al limite della follia alimentare! Mangio solo quello di cui il mio organi-smo ha bisogno. Se mi richiede carboi-drati mangio 100 grammi di pasta, ma non elaborata con sugo di carne o inon-data di panna, se invece devo mangiare 2900 grammi di proteine posso mangiare della carne ai ferri, semplice e rigorosa-mente senza sale! Vade retro agli intingo-li! Quelli li chiede la gola e io prediligo altro. Forse qualcuno di voi dirà: “Che noia!”. Ebbene, belli miei, io preferisco essere lucido dopo un pasto e occuparmi del mio corpo in modo sano invece che tendere all’allargamento addominale e al fatale abbiocco post pranzo. Ecco, ora non vi invito a cena da me, perché adesso non ci verrebbe nessuno!

andRea agResti

La “Iena” Andrea Agresti svela i suoi piatti preferiti

“Con il cognac fegatini più buoni”

/G.N.

RICETTE/1

Katia Beni, attrice comica, svela i suoi gusti a tavola. In attesa di imbandirla

per le feste.Come ti defi niresti a tavola?Sono una buongustaia! Mi piace tutto e do grande soddisfazione a chi cucina per me. Considero lo stare a tavola uno dei momen-ti più belli della giornata, è un bel modo per ritrovarsi con le persone a cui si vuole bene.Il Natale è ormai alle porte, cosa non manca mai sulla tua tavola imbandita?La grigliata di carne con la “spennellata Doc”. Eccovi la ricetta: olio toscano, sale, pepe, peperoncino e rosmarino. Dopo aver emulsionato ben bene tutti gli ingredien-ti con l’uso di un pennello si distribuisce l’intingolo sulla carne. Il segreto? La spen-nellatura va fatta rigorosamente a cottura ultimata.Di cosa sei più golosa?Mi piacciono gli alimenti molto saporiti come i salumi, la cioccolata e i dolci. In-somma, tutte cose che fanno bene!Se fossi un dolce, quale saresti? Da comica quale sono non posso essere altro che una torta di riso. Prediligo quella tipica carrarina col primo strato fatto di lat-te alla portoghese e il secondo tutto di riso.Vino? Sì, un bel rosso che è il mio colore prefe-rito! Non tanto forte, mi piacciono i vini dolci e leggermente frizzanti. Non sono una donna da calici robusti e grandi riserve, anche perché mi gira subito la testa! Il Fra-golino resta uno dei miei preferiti.Cosa non manca mai nel tuo frigo? È sempre pieno e mi sembra sempre che manchi qualcosa! Non mancano mai bur-ro, cioccolata, affettati d’ogni genere e poi, appena mi sembra che manchi qualche de-lizia, mi precipito al supermercato. In fatto

di cibo non bado a spese, preferisco rinun-ciare al parrucchiere.Qual è il piatto che ti piace cucinare di più in assoluto? C’è una gustosa salsa per crostini che ci siamo tramandate tra comiche, io l’ho as-saggiata a casa di Anna Meacci. Si prende del formaggio morbido e si mescola con un cucchiaio di pasta d’acciughe. Una volta ottenuto il composto omogeneo lo si ripone in una ciotola, si livella ben bene la super-fi cie e vi si versa sopra una bella cascata d’olio e del peperoncino macinato fi no a coprire interamente il paté.E quello che ti piace mangiare di più?Il roast beef con il melino: un taglio di carne che si trova solo da noi in Toscana. Dopo aver avviluppato la carne nel maci-nato di sale e aromi, la si fa rosolare per venti minuti, dopodiché potete mandarla al suo destino! Fate attenzione, però, gli amici che lo assaggeranno a casa vostra, se non sono toscani, si danneranno per tutti i gior-ni a venire non riuscendo a trovare il tanto agognato taglio melino, e dovranno accon-tentarsi della classica rosetta o dell’intra-montabile bicchiere.

Katia Beni

Katia Beni, attrice, rivela il suo cavallo di battaglia

“Una salsa per crostini da comiche”

/G.N.

RICETTE/2

LA RUBRICA DELL'AVVOCATOA CURA DI GUGLIELMO MOSSUTO Avvocato in Firenze

[email protected] LEGALE Avv. Guglielmo Mossuto V.le dei Mille, 82 Firenze

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IL MANTENIMENTO DEI FIGLISono trascorsi solo quattro anni e poco di più dalla modifica della disciplina del diritto di famiglia ed oggipiù che mai alcuni auspicano un nuovo intervento del legislatore che elimini ogni incertezza sulla forma esulla misura del mantenimento dei figli cui è obbligato il genitore non affidatario.Questa precoce esigenza di innovazione del nuovo impianto normativo è determinata con prevalenza dal-l’interpretazione che della natura del mantenimento danno le corti adite, per maggior parte, dai padri costret-ti a pagare.Mi spiego.La legge n. 54 del 2006 prevede, quale regola da seguire, il mantenimento diretto del figlio da parte di entrambi i genitori, mentre in viasussidiaria pone a carico del genitore “non collocatario” l’assegno in favore del figlio “ove sia necessario”; assegno che deve essere sta-bilito secondo criteri generici e di difficile determinazione (mantenimento indiretto).In parole povere significa che ciascun genitore deve provvedere ai bisogni quotidiani del proprio figlio in misura proporzional e al proprioreddito, ma se il minore è collocato presso un solo genitore, pur nel regime di affido condiviso, l’altro può essere obbligato dal giudice alversamento dell’assegno per il figlio. Questo contributo avrebbe la funzione di riequilibrare una eventuale disparità di reddito tra i genito-ri e la stessa conseguente proporzionalità di mantenimento. Per tale motivo deve essere determinato tenuto conto ad es. del tempo tra-scorso con il figlio da ciascuno, del valore economico delle cure date al figlio ecc.L’impianto della legge funzionerebbe alla perfezione se il figlio trascorresse l’esatta metà del tempo con entrambi i genitori e se gli stessiavessero un’eguale reddito.Ma purtroppo, o meglio per fortuna, la perfezione non è ancora di questo mondo e nella pratica sempre più spesso i giudici territoriali affi-dano i figli ad entrambi i genitori, ma li collocano presso la madre (in rare eccezioni sono collocati presso il padre) che, quindi, si assu-me gli oneri di cura maggiori. Ai padri, invece, viene imposto un determinato regime di visita ed il versamento dell’assegno mensile ine-vitabilmente determinato sulla base di quei parametri genericissimi.L’8 novembre 2010 la Cassazione ha respinto la richiesta di mantenimento diretto avanzata dal padre di una ragazzina in affidamento con-giunto, collocata presso la madre, ma che aveva trascorso in maniera continuativa consistenti periodi di tempo con il padre. In questo casoil padre è stato condannato a versare un cospicuo assegno di mantenimento nonostante avesse provveduto a sostenere le spese relativeai bisogni quotidiani della minore.Da questa perdurante inadeguatezza della norma alla realtà socio-familiare, alcune volte anche drammatica, in cui vivono gli italiani medi nascel’idea di una riforma. Preludio di una legge che rispecchi quanto meno la realtà della società moderna, che non diventi sin da subito una chime-ra per le sue intrinseche manchevolezze, ma che soddisfi le esigenze concrete di chi si rivolge alla giustizia per chiedere tutela.Per questi giorni di festa con grande piacere rivolgo ai miei lettori i più sinceri auguri: Buon Natale a tutti.

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usanze

Sono cinesi, arabi, cingalesi, africani oppure semplicemente fedeli appartenenti

a confessioni diverse da quelle cristiane. Per loro il 25 è un giorno come un altro,

anche se, quando in casa c’è un bambino, spesso un regalino ci scappa lo stesso

DossieR/1. Per una larga parte della comunità straniera questa data non ha alcun valore religioso

In città oltre 20mila persone non festeggiano il Natale

Ma è proprio vero che il Natale quando arriva, arriva? Secondo Renato Poz-zetto, protagonista una decina d’anni fa dello spot di una nota marca di pa-

nettoni, la risposta è affermativa: il Natale quando arriva, arriva. Ma la domanda, se posta in manie-ra più problematica, non genera risposte poi così scontate: il Natale è la festa di tutti? Se decliniamo la festività in senso “civico” (scuole, uffi ci e gran parte degli esercizi commerciali chiusi) si può af-fermare che il Natale è festa condivisa da quasi tutti i fi orentini. Ma se lo pensiamo come festa religiosa il discorso cambia, eccome. Perché il crescente nu-mero di stranieri residenti a Firenze ha come diretta conseguenza l’allargamento della fascia di popola-zione non cristiana, cui si aggiungono i fi orentini che seguono confessioni diverse da quelle cristiane in generale e cattoliche nello specifi co, e gli atei

dichiarati. Diffi cile quantifi care con esattezza, ma sommando i vari gruppi si arriva a oltre ventimila persone per le quali la parola Natale non ha nessun signifi cato: dai quasi settemila cinesi (tendenzial-mente atei, in parte confuciani, buddisti o taoisti) agli oltre cinquemila arabi, perlopiù marocchini (musulmani), dai 1400 cingalesi (in gran parte bud-disti) al migliaio di persone provenienti dall’Africa centrale (in gran parte senegalesi e quindi anch’essi di religione islamica), solo per citare le comunità più rappresentate. Cui si aggiungono, sempre per citarne le maggiori, i circa duemila componenti della comunità ebraica fi orentina, i cristiano-evan-gelici, i testimoni di Geova e i buddisti. Per queste persone, italiane o straniere che siano, la parola “natale” è solo un aggettivo, e non un sostantivo da scrivere con la lettera maiuscola, ricco di signifi cati legati e alla tradizione e, soprattutto, alla religio-ne. Perché il Natale, inteso come nascita di Gesù, è festa condivisa, seppur in modi e tempi differenti, da gran parte delle Chiese cristiane, dalla cattolica

alla valdese, dalla protestante alla ortodossa. Per le altre confessioni non c’è nessuna nascita da fe-steggiare. Ma come passano le festività natalizie gli uomini e le donne residenti in un Paese (almeno per tradizione) cattolico? Quali ritualità non religiose condividono con i cattolici? Come passano i due giorni di festa? La risposta, come ovvio, varia da persona a persona, da confessione a confessione, da cittadinanza a cittadinanza, da grado di integra-zione a grado di integrazione. E, per fi nire, varia al variare della composizione del nucleo familiare: perché provate a dire a un bambino che vede i suoi amichetti sommersi dai regali che lui non ne riceve-rà perché, per la sua famiglia, quel giorno è un gior-no qualsiasi. Magari non sotto l’albero, per certo senza presepe e canti religiosi, ma un piccolo dono ci scappa per tutti o quasi. Così come un pranzo o una cena tra parenti e amici: un’occasione per stare insieme e dimostrarsi affetto. E allora lo si chiami pure in un modo diverso da Natale, ma il senso è lo stesso: quando arriva, arriva.

Angelo Lenosi

Paola50 anni, buddista

“Un’occasione per stare insieme, per festeggiare e celebra-re gli affetti, non ricorrenze religiose. Questo lo spirito con cui vivo il 25 dicembre. Cena della vigilia in famiglia, del resto siamo di origine meridionale (dice scherzando, ndr) e il giorno dopo scambio di doni sotto l’albero. Come vuole la tradizione”

“Un’occasione per stare insieme”

Jyoty 37 anni, sikh

“Nel mio paese, l’India, non è raro vedere persone di diver-se religioni abitare vicine. Anche per questo sono cresciuto nel rispetto di ogni credo, e nel rispetto di ogni festività, anche se spesso le trascorro lavorando nel mio ristorante in-diano. Non facciamo addobbi tipici, ma i regali ai due fi gli, quelli sì, li facciamo”

“Addobbi no, ma regali ai figli sì”

anDrea27 anni, valdese

“I valdesi non hanno particolari riti o consuetudini per il Natale e lo festeggiano con sobrietà, senza sprechi, in sem-plicità d’animo, come momento di preghiera della famiglia intera. Con consapevolezza di fede, cerchiamo nei momenti conviviali e con la gioia di ritrovarsi in famiglia di festeg-giare non noi stessi ma Gesù che è venuto a cercarci”

“Noi lo celebriamo con sobrietà”

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16 Dicembre 2010

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usanze

C’è chi lo celebra il 25 dicembre (la mag-gior parte delle Chiese cristiane), c’è chi lo festeggia il 7 gennaio, come la chiesa russo-ortodossa (russi e serbi),

c’è chi non lo celebra proprio (tutte le religioni non cristiane), ma magari – è il caso della religione ebrai-ca – celebra un’altra festività nel mese di dicembre. E c’è chi – la maggior parte dei fi orentini non cristia-ni, atei compresi – non lo celebra, ma lo festeggia, al di là dell’aspetto religioso. O meglio, per scelta o per opportunità, condivide il clima da giorno di festa. Andrea ad esempio si defi nisce ateo, ma per rispetto della tradizione familiare non manca al rito del pranzo in famiglia, né a quello dei regali. “Almeno non sono ipocrita come chi si scopre credente e va a Messa solo in quel giorno”, commenta con schiettezza. E a pro-posito di adattamenti al costume dominante, curioso il caso di un bar in zona Careggi gestito da una fami-glia di cinesi: a inizio dicembre addobbano il locale per adeguarsi alla clientela italiana, pur non essendo cristiani. E il giorno di Natale – per rispetto o per scel-ta commerciale - tengono le saracinesche abbassate. Nonostante i cinesi – a detta di molti - compongano la comunità meno predisposta all’integrazione dal punto di vista culturale e religioso. Non celebrano il

Natale neanche i musulmani, ma gran parte di essi, soprattutto se di seconda generazione, o integrati dal punto di vista familiare o sentimentale, si sono ade-guati agli usi natalizi più profani, a partire dai regali: Youssef è marocchino e vive a Firenze da diciannove anni. Ha sposato un’italiana e insieme hanno avuto un fi glio: in casa l’albero non manca, così come i doni da scartare: “È lo spirito del Natale e il suo messag-gio di fratellanza che festeggiamo, a prescindere dal-la religione”. Per chi viene dall’India la questione è allo stesso tempo articolata ma semplice: il Paese è un piccolo mondo, multiculturale e multireligioso, e quindi i cittadini indiani sono tendenzialemente abi-tuati a convivere con riti e festività legate a religioni diverse dalla propria. Un atteggiamento molto diffuso tra i non cristiani fi orentini: si acquisisce il lato ci-vico (e talvolta un po’ consumistico) della festività, mantenendo distanza e rispetto nei confronti del lato religioso. Diverso ancora il caso dei fedeli della chie-sa russo-ortodossa (alcune centinaia): il loro Natale cade non il 25 dicembre, ma il 7 gennaio, poiché non hanno accettato la riforma del calendario gregoriano. Il risultato? Lo spiega Elena: “La celebrazione è la mattina del 7 gennaio (presso la chiesa in zona viale Milton), poi i canti dei bambini, il pranzo in famiglia e l’apertura dei regali. Ma niente albero né presepe”. Molti punti in comune, con alcune differenze: il Nata-le è la festa di tutti. O quasi.

Lorenzo Salusest

DossieR/2. Capita sempre più spesso che famiglie arrivate da lontano adottino il “costume” italiano

Ma qualcuno invece fi nisce per adeguarsi

C’è chi festeggia il Natale il 25 dicembre, c’è chi lo festeggia il 7 gennaio, c’è chi, anche a

Firenze, non festeggia affatto. E c’è chi a dicembre festeggia, ma non il Natale: si chiama Chanukkà, dura 8 giorni, ed è una festività presente nel calen-dario religioso degli ebrei. Traducibile come “festa delle luci”, la Chanukkà celebra il trionfo della luce sull’oscurità - in ricordo della riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme al termine di un’occupa-

zione straniera – e prevede l’accensione di un lume ogni giorno, una candela in un candelabro a otto braccia, chiamato appunto Chanukkia. Diversa-mente dal Natale cristiano non cade il 25 dicembre, ma al tramonto del 24 di Kislev, terzo mese del ca-lendario ebraico (che parte intorno all’inizio di set-tembre): quest’anno dalla sera del 1° al 9 dicembre. Non ha ovviamente niente a che vedere con le radi-ci del Natale cristiano, ma in comune con esso ha la

tradizione dello scambio dei regali, la propensione allo stare insieme, sia nei momenti di solennità che in quelli di divertimento: dapprima l’accensione dei lumi nei locali della comunità ebraica di via Farini e l’intonazione di canti sacri, poi la festa con canti tradizionali e moderni, rappresentazioni teatrali (lo scorso anno fu la volta di “Gnora Luna”, una sorta di “Acqua cheta” con infl uenze yiddish), e un buf-fet con, tra le altre pietanze, lasagne di pane azzimo

e pappa al pomodoro. Sino all’alimento tipico del-la Chanukkà: i Sufagniot, grossi bomboloni fritti. Tra molte diversità, quindi, alcune affi nità, come lo scambio dei regali, talvolta un piccolo dono per ogni sera di festa: tra questi, vuole la tradizione, il Sevivon, piccole trottole a quattro facce con cui giocare durante le feste. Anch’esse non semplice gioco, ma memoria della storia del popolo ebraico e dei suoi travagli.

Bomboloni fritti, trottole e candele: ecco la Chanukkà DossieR/3. Dura 8 giorni ed è una celebrazione presente nel calendario ebraico, che ricorda il trionfo della luce sull’oscurità

/L.S

RUGHE E CICATRICI?ECCO LA SOLUZIONE!! Per darne una definizione possiamodire che le rughe sono modificazioni della cute (Organo di rivestimento del corpo umano) associate all'invecchiamento,derivanti da danno a livello dermico, espressione di cambia-mento di orientamento dei fasci di collagene e di elastina (proteine di sostegno) in cui le fibre elastiche hanno perso lacapacità di adattarsi ai movimenti muscolari. Secondo la classificazione di Kligman possiamo distinguere lerughe in: lineari, tipiche d'espressione, perpendicolari allamuscolatura del viso; rughe Glifiche, dovute al fotoinvec-chiamento, accentuazione della normale pieghettatura cutanea,a decorso obliquo e perpendicolare agli altri tipi di rughe; pie-ghe del sonno, condizionate da una posizione prolungata delviso; pieghe naso - labiali, incisioni profonde tra il bordoesterno delle labbra e le ali del naso. Le cicatrici sono pro-cessi riparativi di una perdita di sostanza (ferite da trauma olesioni dell'acne) che interessa il derma unitamente o menoall'ipoderma. Ci sono due tipi di reazioni tessutali nelle cicatrici una è carat-terizzata da un'aumentata produzione di tessuto (collagene),come per le cicatrici ipertrofiche o cheloidi, l'altra è dovuta allaperdita di connettivo (si presentano più infossate della cute cir-costante). Per il trattamento delle rughe e delle cicatrici utiliz-ziamo il LASER CO2 FRAZIONATO. « Il raggio colpisce la cute in più punti tramite unmanipolo a scanner, la distanza tra i punti, la duratadegli impulsi e la potenza del raggio vengono regola-ti per ottenere il miglior risultato con un minimo

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nocive per la salute, mentre l’acqua del rubinetto, a volte, ha il solo di-fetto di avere il gusto del cloro, non nocivo e facilmente eliminabile con semplici accorgimenti (come quel-lo di versare l’acqua in una caraffa aperta almeno una mezz’ora prima dell’uso, così che il cloro evapori). A livello locale, la cooperazione tra Publiacqua e Coop è sfocia-ta nel fontanello di Gavinana, in fondo a viale Giannotti, davanti al supermercato. Negli ultimi tempi i fontanelli stanno spuntando come “funghi”: in via di Villamagna, alle Piagge, in via dell’Agnolo, a villa Vogel, al Galluzzo, in via Aretina. Per non parlare di quelli nei comuni limitrofi : a Prato, Pistoia e in svaria-te località del Chianti, del Mugello e del Valdarno. Ai fontanelli si può fare rifornimento, gratuitamente, di acqua liscia e gassata: ormai è di-ventata una vera e propria moda. Per il futuro, si parla di realizzarne uno anche nella centralissima piaz-za Signoria. E poi bere l’acqua del rubinetto consente di raggiungere molteplici obiettivi. Non solo è van-taggioso a livello economico (mille litri dell’acqua che sgorga dai nostri lavandini costano circa 2 euro) ma anche a livello ambientale, sia per il risparmio delle enormi quantità di plastica utilizzate per l’imbottiglia-mento, sia per l’impatto sul traspor-to che i tir effettuano da una parte all’altra d’Italia. E allora, non resta che attaccarci alla cannella: buona bevuta a tutti.

ia e parte di quella di Arezzo, per un totale di 370mila utenze, corri-spondenti a un milione e 260mila abitanti. Le analisi danno loro ra-gione: i valori delle varie sostanze presenti nell’acqua di rubinetto sono tutti ampiamente inferiori ai limiti di legge. Solo il 40 per cento dei residenti, però, beve regolar-mente l’acqua di rubinetto. Sono molte le iniziative promozionali di Publiacqua a favore dell’acqua di casa, attraverso media, giornali e progetti vari. Tra queste, diversi concorsi a tema, tutti con l’obiettivo di promuovere l’acqua “a km zero”, come recita lo slogan della cam-pagna Coop, impegnata a livello nazionale a sensibilizzare la citta-dinanza sul tema. Del rimanente 60 per cento, il 40 beve sempre acqua minerale in bottiglia, il restante 20 si divide tra le due opzioni. Proprio su questi ultimi Publiacqua gioca la sua partita, puntando a convertirli all’acqua del rubinetto entro i pros-simi tre anni. Del resto, capita che anche le analisi dell’acqua di mar-chi di minerali riscontrino sostanze

L’acqua di Firenze com’è? I fi orentini be-vono quella del rubinet-to? È un’acqua buona,

sicura e conveniente, garantita da migliaia di controlli all’anno. Così assicurano i tecnici di Publiacqua, che gestisce l’acquedotto fi oren-tino dell’Anconella e rifornisce le province di Firenze, Prato, Pisto-

La stessa percentuale preferisce quella in bottiglia, il 20 per cento rimanente si divide

tra le due opzioni. Qualcuno resta invece irremovibile a causa del sapore di cloro,

che però si può eliminare lasciandola a “decantare” in una brocca per circa mezz’ora

acQua. I controlli garantiscono la qualità di quella di casa, bevuta dal 40% dei cittadini

Quelli che... del rubinetto è meglio

consumi

Emiliano Benedetti

Il fontanello installato da Pu-bliacqua davanti all’Ipercoop

di Gavinana sta riscuotendo un grande successo. Dalla matti-na alla sera, chi approfi ttando dell’esser andato a far spesa, chi di passaggio, chi venuto di proposito perché abita nelle vi-cinanze, è un via vai continuo di gente che arriva con bottiglie vuote e se ne va con le stesse piene, d’acqua liscia o gassata, a seconda delle preferenze. Ma quanto ha modifi cato, la recente installazione, le abitudini di con-sumo? E come si rapporta, chi fa scorta al fontanello, con l’acqua del rubinetto, cioè acqua certifi -cata proprio Publiacqua, l’azien-da che, installatrice dell’im-pianto, garantisce della bontà dell’oro blu che scorre dai nostri lavabo? Siamo andati a chiederlo ai diretti interessati. “Ogni volta che vengo a fare compere faccio rifornimento d’acqua gassata – dice Sandra, 45 anni, dell’Antel-la – per quella naturale vado al fontanello di Ponte a Niccheri. Prima, invece, la compravo sem-pre”. Paolo, impiegato 48enne, va di fretta. “Non ci avevo fatto caso, dell’acqua si occupa mia moglie – spiega senza fermarsi - comunque, noi la compriamo, di quella del rubinetto non ci fi -diamo”. Da dove viene tale sfi -ducia? “Un po’ puzza, e il sapore non mi piace”, racconta Arian-na, 40 anni, commessa. “Con le tubature vecchie – aggiunge Lucrezia – chissà cosa beviamo. Quest’idea del fontanello però è ottima: anch’io prima l’acqua la compravo sempre”. Franco si dice sensibile al tema ambienta-le: “Per questo riempio le botti-glie qui o all’Anconella”. Ma di prenderla dalla cannella non ne vuol sapere neanche lui. A quan-to pare, convincere i fi orentini a fi darsi dell’acqua di casa non sarà dunque così facile. Certa-mente, chi non si pone il proble-ma è Tosca. “Ho sempre bevuto quella del rubinetto – ridacchia l’arzilla 80enne - e continuerò a farlo: sono in piena forma”.

Sono molto gettonati

E poi c’è anche chi sceglie il fontanello

L’ALTERNATIVA

18 Dicembre 2010

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Per la seconda volta (e dopo 48 anni)

l’azienda di viale dei Mille non ha i conti

in rosso. Stessa cosa dovrebbe

accadere per i parcheggi. E ora si va

verso la fusione delle 4 municipalizzate

politica

Partecipate parte I: Ataf va in pari dopo 48 anni, per la seconda volta nella storia della sua vita. Partecipate parte II: neanche il tempo di festeggiare che Ataf dovrà praticamente essere smontata, metter via l’insegna e passare sotto un altro nome. No, non si tratta ancora una

volta della disperata ipotesi di vendita, idea che il sindaco Renzi aveva ventila-to questa estate. Stiamo parlando invece dell’annunciata semplifi cazione delle aziende municipalizzate, obiettivo taglio dei Cda e dunque gran risparmio per le casse comunali, sempre bisognose di cure. Lo aveva promesso in campa-gna elettorale, adesso dovremmo essere a un passo dall’attesa rivoluzione delle partecipate. Sas, Firenze Parcheggi, Silfi e Ataf potrebbero a breve confl uire sotto un’unica società e un unico consiglio di amministrazione. L’azienda dei trasporti pubblici fi orentini, infatti, è socia anche delle altre tre, e qualche com-pito in comune i “quattro moschettieri” ce l’hanno. Dunque via con la fusione, in nome della riduzione dei costi e della cancellazione dei doppioni. Il sindaco ha incontrato lo scorso mese i presidenti delle quattro società, primo passo verso la stesura di un accordo. Quel che è certo è che all’ora x Ataf e Fipark ci arriveranno con i conti in regola, e non è una cosa da poco. Per l’azienda di viale dei Mille sono stati fondamentali i soldi arrivati dall’arbitrato con la Pro-vincia, circa 2 milioni e mezzo di euro a fronte dei 17 che Filippo Bonaccorsi aveva inizialmente chiesto all’ente. Si tratta di una sorta di rimborso per alcuni costi che il presidente Ataf aveva addebitato appunto alla Provincia (l’adegua-

Paola Ferri

palazzo vecchio. Nella partita sulle partecipate Renzi porta a casa un primo risultato. Anzi due

Ataf e Fipark fi niscono in parimento del costo del carburante, per dirne una), soldi che non erano mai stati trasferiti da Palazzo Medici agli uffi ci di viale dei Mille. Alla fi ne Bonaccorsi si è dovuto accontentare di un pagamento una tantum, suffi -ciente a far quadrare il bilancio 2009. Altri 800mila euro sono arrivati dalle multe fatte a bordo dei bus da gen-naio a questa parte (92mila solo nei primi nove mesi dell’anno). Stessa cifra deriva dall’aumento dei ricavi, somma della maggior quantità di bi-glietti venduti e dell’incremento di passeggeri. Qualche altro centinaio di migliaia di euro è stato risparmiato infi ne contenendo il più possibile le spese dell’azienda. Ed ecco dunque ripianato il buco da quasi 4 milioni e mezzo con il quale si era presentata alla fi ne dell’anno scorso. Quasi un miracolo per chi ha sempre sentito parlare di Ataf come una società co-stantemente in rosso. Stesso risultato, pare, sarà raggiunto anche da Firenze Parcheggi, meglio nota, almeno nella scorsa era legislativa, come uno dei “carrozzoni mangiasoldi” di Palazzo Vecchio. Risultato ancor più incorag-giante nel momento in cui si parla di fusione sotto un unico tetto delle partecipate fi orentine. Operazione che potrebbe essere dunque qualcosa di ben diverso rispetto alla somma di una serie di debiti.

Un gruppo di giovani, in maggioranza studen-ti, che si mette insieme non tanto per fare

politica, ma per esportare un modello di parteci-pazione diverso, lontano dai soliti schemi e dalle solite barricate. È nata così la Fabbrica di Nichi Vendola di Firenze, uno dei nodi di una rete che si estende in tutta Italia e oltre. Solo in Toscana ce ne sono una trentina, soprattutto lungo l’Arno e sulla costa settentrionale. Ma ne è spuntata una anche a

Castiglion della Pescaia, feudo di Monica Faenzi, l’ex candidata Pdl alla presidenza della Regione. “Non siamo mai stati un comitato elettorale – pre-cisa Ilaria Papa, responsabile del gruppo fiorenti-no – la nostra attività è cominciata con l’organiz-zazione dei pullman per i numerosi fuorisede che volevano scendere in Puglia per votare Nichi, ma la Fabbrica vera e propria è nata dopo l’elezione, ad aprile scorso”. Il gruppo fa base alla Casa del

popolo “Il Progresso” di via Vittorio Emanuele, “ma cerchiamo di tenere le riunioni in vari luoghi della città, per mantenere vivo il contatto con i cit-tadini”. Quasi ogni lunedì il ritrovo è fissato alla Casa della Creatività, in pieno centro. Una qua-rantina le persone che partecipano alle riunioni, per la maggior parte giovani, tutti di provenienza lavorativa, sociale e territoriale diversa. “Non si tratta solo di una cosa formale – continua Ilaria –

né solo politica. Ci incontriamo per mettere insie-me le nostre idee, confrontare le nostre esperien-ze. E’ un impegno del tutto volontario e facciamo in modo che sia anche costruttivo”. Dando vita a iniziative centrate sulle buone pratiche e sull’am-biente, per esempio. “E’ un modo per metterci alla prova – conclude – e per sperimentare un modo di partecipazione alla vita pubblica fuori dai soliti schemi stantii della politica”.

In Fabbrica sì, ma per volontariato. E per Nichi VendolaGiovani/1. Sono una trentina i gruppi toscani ispirati al governatore pugliese

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20 Dicembre 2010

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Largo ai giovani. Secondo Tom-maso Villa, coordinatore re-

gionale del movimento giovanile del Pdl Giovane Italia e consigliere regionale dallo scorso marzo, non è solo un motto. “Gli spazi per i giovani in questo partito ci sono – spiega – basti vedere le ultime liste dei candidati alla Regione”. Oltre a Villa, fiorentino classe 1976, sono entrati a Palazzo Panciatichi Gio-vanni Donzelli, 35 anni e un man-dato più qualche spicciolo a Palaz-zo Vecchio alle spalle, e Salvadore Bartolomei, 37 anni, da Capannori (Lucca). “Dobbiamo ringraziare la legge elettorale – continua Villa – se ci fossero state le preferenze sareb-be stato molto più difficile essere eletti per chi non poteva contare su un lungo passato politico”. Anche se i tre non erano esattamente “mi-ster nessuno”, essendo già discre-

tamente noti in città e in regione. Villa, per esempio, era stato eletto in consiglio provinciale appena l’anno prima. Donzelli aveva invece già collezionato oltre 400 atti come consigliere comunale, tra interroga-zioni, mozioni e ordini del giorno. Al posto suo, in Comune, adesso siedono altre giovani leve. Ema-nuele Roselli, per esempio, classe 1978, e Francesco Torselli, nato nel ’76 e in politica dal ’95, ovvero da quando aveva 19 anni. Insomma, pare che il segreto sia cominciare a darsi da fare presto. Lezione fatta propria dal giovane consigliere di quartiere Guido Castelnuovo Te-desco, 22 anni di cui 5 passati da presidente del “Comitato cittadino

per la Vivibilità di Firenze”, attivo soprattutto nel quartiere 5, di cui è consigliere, ma non solo. L’inizio di tutto, invece, è stata l’elezione all’interno della Consulta provin-ciale degli Studenti di Firenze. Ma è proprio nel mondo della scuola e dell’università che si annida uno dei principali ostacoli alla partecipazio-ne giovanile, secondo Villa. “Molti hanno paura di uscire allo scoperto ed essere etichettati dai professori”. I giovani attivi, però, sono comun-que moltissimi, assicura il consi-gliere regionale. “Gli iscritti tra i 16 e i 35 anni a Firenze superano il migliaio”. E le priorità del mondo giovanile quali sono? “Innanzitutto la riforma della scuola e dell’univer-sità – dice Villa – tema a noi molto vicino, ma anche la cultura in linea più generale. Abbiamo la fortuna di avere un ministro toscano, Bondi, sfruttiamola per ottenere la legge speciale per Firenze”. Una proposta che già Matteo Renzi ha avanzato plurime volte. “In realtà l’idea è nata dalle fila del Pdl qualche anno fa – conclude Villa – ma il sindaco è stato abbastanza intelligente da capire che si tratta di qualcosa di utile per la città e l’ha fatta propria. Su questo non possiamo che essere d’accordo”.

politica

Accade un giorno che “la banda di ragazzini” diventa grande e prende in mano il Pd. E il partito e i cittadini tutti ci devono fare i conti volenti o nolenti, perché proprio uno

di quei ragazzini conquista il congresso e diventa se-gretario metropolitano. E’ successo lo scorso ottobre: protagonista dell’ascesa Patrizio Mecacci, 26 anni, che ha strappato la carica al segretario uscente Simone Nal-doni, 20 anni più di lui. Dietro, anzi intorno, all’astro nascente Mecacci gran parte dei ragazzi cresciuti nella Sinistra Giovanile fi orentina, che l’hanno sostenuto du-rante l’intero percorso. “Con Patrizio e gli altri amici e compagni - dice Cecilia Pezza, 24 anni, consigliera comunale - siamo cresciuti insieme, politicamente e umanamente, fi n dai tempi della Sinistra Giovanile. Poi, con la nascita del Pd, il gruppo si è ulteriormente allar-gato. Negli ultimi tempi, man mano che il congresso si avvicinava, siamo diventati sempre più consapevoli che era venuto il momento di fare un passo in più. E abbiamo deciso di mettere la faccia per il rinnovamento del Pd”. E certo non si tratta dell’ultimo arrivato: ancora si narra del primo approccio al mondo della politica del nuovo segretario metropolitano, a 14 anni, come volon-tario alla Festa dell’Unità di San Casciano. In seguito, poi, l’impegno a fi anco di Cesare Damiano, prima che diventasse ministro, e la carica di segretario dei Giovani Democratici, nel 2008. Fino alla segreteria metropolita-na, con un disegno preciso per il Pd. “Dobbiamo stare nei luoghi che le persone vivono tutti i giorni. Questo signifi ca occuparci dei temi concreti – spiega Mecacci

- per esempio del trasporto pubblico, lo strumento più potente che abbiamo per garantire la libertà di muover-si e la libertà di vivere in città sostenibili. Il Pd deve proporre idee e soluzioni da portare nel confronto con e nelle istituzioni, anche quelle governate da noi”. In-somma, dalle parole ai fatti, senza paura di scontrarsi, neanche con i padri. Anche se “una premessa va fatta – precisa Pezza – non abbiamo mai vissuto la candida-tura di Patrizio come un modo per ‘uccidere i padri’. I punti di riferimento rimangono, ma c’è una classe diri-

gente nuova che sta crescendo dentro il partito”. Anzi, si direbbe che è già cresciuta. Tanti dei nuovi eletti a capo delle segreterie comunali, ad esempio, abbassano di gran lunga la media di età, così come molti di coloro che sono entrati a Palazzo Vecchio con l’ultima tornata elettorale. E ci sono anche tante donne: ad esempio, nel-la Piana di Sesto, Campi&Co, tre segreterie su quattro sono in rosa. “Il problema del Pd non è generaziona-le – continua la consigliera comunale – si tratta di uno scontro, o meglio di un confronto, tra idee e punti di vista differenti”. E in effetti a sostegno di Mecacci si sono schierati anche personalità arcinote come Michele Ventura, Riccardo Conti e Matteo Renzi. “Ma ci voglio-no giovani per parlare ai giovani – afferma Pezza – e per affrontare i temi che ci riguardano da vicino”. Prima di tutto quello del lavoro. Attraverso proposte concre-te, però, anche in questo caso. Ne è un esempio quella avanzata dal segretario dei Giovani Democratici Andrea Giorgio, a proposito di stage: detto in parole povere, ci sono 24mila ragazzi in Toscana che lavorano gratis at-traverso questa formula. È ora di istituire regole certe sulla durata, sugli orari e sui diritti dei tirocinanti. E di organizzare un sistema di retribuzione. L’idea è piaciuta subito al governatore toscano Enrico Rossi. E a mol-tissimi “stagisti seriali” che ne hanno sentito parlare. Indipendentemente dalle bandiere politiche.

patRiZio mecacci con alcuni gioVani democRatici

tommaso Villa

Francesca Puliti

E la “banda di ragazzini” diventògrande. Nel giro di un congresso

Giovani/pD. Patrizio Mecacci, 26 anni, eletto segretario metropolitano

“Partiamo dalla scuolaper prenderci il futuro”

/F.P.

Giovani/pDl. Non è un partito per vecchi

Dobbiamo stare nei luoghi che le persone vivono tutti i giorni e occuparci di temi concreti

Gli iscritti che hanno tra i 16 e i 35 annisuperano il migliaio

L’unica donna che non ti fa aspettare

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Page 22: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

Le chiacchiere di quar-tiere si spostano dalla piazza reale a quella virtuale. Se fi no a po-

chi anni fa lo scambio di idee tra gli abitanti dei rioni avve-niva nelle strade e nei parchi pubblici, adesso il confronto si trasferisce su internet. Firenze vanta un gran numero di “blog di rione”, diari online dedicati a un angolo particolare della cit-tà. Da via Gioberti a Sorgane, dalle Piagge a San Jacopino, sono una decina i “siti fai da te” dedicati alla vita del quartiere. Esistono anche quelli di condo-minio. Alcuni fanno capo a co-mitati di cittadini, altri sono ini-ziative personali. Gli argomenti sono molteplici: vanno dalla se-gnalazione di ineffi cienze e di-sagi al racconto della storia del rione, fi no ai temi di ogni gior-no. Uno degli ultimi arrivati è il blog creato lo scorso luglio dal Comitato degli abitanti di via Gioberti, per denunciare le pro-blematiche della zona. “Dopo una nottata insonne, passata ad ascoltare la dolce sinfonia degli allarmi dei negozi, mi convinco che sia giunta l’ora di fare qual-cosa! Bisogna rompere questo muro di silenzio”, recita blo-gviagioberti.blogspot.com nel suo primo post (così vengono chiamati in gergo gli “articoli” di un blog). Analoga avventura è quella iniziata nel 2008 dal comitato dei cittadini di via Palazzuolo, che ha realizzato il sito viapalazzuolo.blogspot.com per avviare un dibattito pubblico sul degrado dell’area. Altre organizzazioni usano la rete per la loro attività: il labo-ratorio politico nato dalla co-munità fi orentina delle Piagge diffonde la sua voce online, tra-

mite cantierisolidali.blogspot.com. Molto attivo è il comitato di San Salvi, che da anni affi -da a fi renzecomitatosansalvi.blogspot.com rifl essioni e pro-poste sull’ex ospedale psichia-trico. Non ci sono solo blog di rione, ma esistono addirittura quelli che fanno riferimento a un isolato. Uno dei più cono-sciuti è pesciolino.wordpress.com, curato dal condominio di via del Pesciolino: 11 palazzi contigui, 122 famiglie, per un sito che è diventato un punto di riferimento per l’intero quartie-re delle Piagge. Dall’altra par-te dell’Arno gli inquilini delle abitazioni ad affi tto calmierato di San Lorenzo a Greve, vicino al centro commerciale di viale Nenni, attraverso il web (san-lorenzoagreve.wordpress.com) raccontano le condizioni in cui versa l’edifi cio, lamentan-do muffa, infi ltrazioni d’acqua piovana e impianti non montati a regola d’arte. Accanto ai dia-ri online legati ai comitati, ci sono quelli realizzati da sem-plici cittadini. Sorgane.blog-spot.com esiste da 6 anni ed è un’iniziativa personale, come ci tiene a far sapere il blogger che si cela dietro lo pseudoni-mo di Sorganiano. Stesso di-scorso vale per nonsolosanja-copino.blogspot.com, una sorta di giornalino elettronico del ri-one, che riporta notizie, eventi e problematiche sulla vivibilità della zona. La lista è comunque destinata ad allungarsi. Per fare un blog non sono necessarie grandi risorse, bastano solo un po’ di tempo e spirito di inizia-tiva. Sono suffi cienti delle co-noscenze informatiche di base, mentre molti siti offrono spazi gratuiti.

tempi moderni

WeB. Tanti i singoli cittadini, i condomini dello stesso palazzo o i comitati che ne curano uno

Quartiere che vai, blog che troviGianni Carpini

Questa modernissima forma

di comunicazione elettronica è sempre

più gettonata per segnalare i problemi,

ma anche le iniziative, legati al proprio

rione. Da via Gioberti a Sorgane

e a San Jacopino, passando per

l’ormai famoso sito di via del Pesciolino,

su internet la voce dei fi orentini

ha trovato un nuovo megafono

La moda del momento è la televisione on-line: mentre le emittenti conven-

zionali iniziano a trasmettere in diretta su internet, fi oriscono le web tv, canali vi-sibili soltanto sulla rete. A Firenze asso-ciazioni, istituzioni e imprenditori si sono lanciati in questa nuova avventura. Dopo varie traversie in radio e nella televisione in chiaro, il seguitissimo “G”, al secolo Gianni Greco, ha inaugurato videofi ren-ze.tv. Al grido di “Firenze rizzati!”, la storica voce del Sondazzo conduce ogni sera alle 21.30, dal lunedì al venerdì, “Tele G”. I mezzi sono pochi, lo studio è improvvisato e la regia è amatoriale, ma il pezzo forte della trasmissione è lo stesso “G”, che non risparmia proprio nessuno nei suoi lunghi monologhi. Dalla trasmissione, in diretta da un locale del centro, passano ospiti probabili e meno probabili: chiunque può partecipare per-sonalmente al programma. Per chi non digerisse l’ironia fuori regola del “G”, ci sono invece televisioni più convenziona-li. Un esempio è fl orence.tv, fi nanziata dalla Provincia e fondata ai tempi in cui l’istituzione gigliata era guidata da Mat-teo Renzi. La web tv propone approfon-dimenti su turismo, ambiente, istruzione, economia e viabilità. Sempre da Firenze va in onda la prima televisione online in Europa gestita da ragazzi con disabilità intellettive e sensoriali. Si chiama Sipario tv ed è un progetto fi nanziato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Il palin-sesto è composto da un tg sui generis, meteo, ricette e interviste a vip cittadi-ni, come l’arcivescovo Giuseppe Betori e il presidente della Provincia Andrea Barducci. Uscendo infi ne dal territorio comunale, da un circolo Arci di Sesto Fiorentino trasmette sesto.tv, emittente curata da un’associazione, che racconta la piana fi orentina tra attualità, economia, cultura e sport.

Spopolano le trasmissioni on-line

Quelli che la tv se la fanno dentro casa

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Potrebbe essere la porta vetrata di un’agenzia immobiliare o di un’agenzia di viaggi. La luce entra dalle veneziane e per-vade il piccolo studio arredato in stile Ikea, semplice e dai colori morbidi. Matteo Pescatori e Antonio Ossi sono due

giovani avvocati pronti all’accoglienza. Siamo in via Vittorio Ema-nuele 182/b, e qui per avere una consulenza legale non servono ap-puntamenti con la segretaria né lunghi tempi di attesa: basta suonare il campanello. I due giovani avvocati hanno scelto qualcosa di più della tradizionale avvocatura: hanno scelto di credere in un progetto in espansione, un network di studi legali diffusi in tutta Italia. Si tratta della rete Al, Assistenza Legale, inizialmente siglata Alt – Assistenza Legale per Tutti – ma poi frenata dall’Ordine di Brescia che ha rico-nosciuto nel nome una forma di concorrenza sleale. Nata a Milano alcuni anni fa, la rete si è velocemente estesa a quindici città italiane, con ottanta avvocati suddivisi in diciassette studi. A settembre 2010 l’apertura di quello fiorentino. “Chi viene qui trova sempre un avvo-cato a disposizione a cui esporre il proprio problema - spiega Antonio Ossi - il primo colloquio è gratuito, e serve a valutare la possibilità di risolvere la questione legalmente e a stilare un preventivo”. “In caso di importi rilevanti – continua Ossi - permettiamo il pagamento ratea-le”. “Avere una rete di riferimento serve a condividere esperienze pro-fessionali con gli altri avvocati e a confrontarsi in caso di necessità. Inoltre – sottolinea Matteo Pescatori – permette di offrire una tutela su tutto il territorio nazionale”. Particolare non di poca rilevanza per le grandi aziende, che spesso hanno sedi dislocate in diverse zone del paese. Consulenza legale a privati e imprese, quindi. Finora sono state molte le persone che, per curiosità o necessità, hanno suonato il cam-panello dello studio Al, e già due imprese della zona hanno pensato di appoggiarsi ai due giovani avvocati “di strada”. Quella di Ossi e Pescatori, così come degli altri avvocati sparsi in tutta Italia, è un’atti-vità apprezzata e già conosciuta all’estero. La rete Al ha ricevuto due riconoscimenti internazionali, tra cui una buona posizione nella clas-sifica del Financial Times per le innovazioni introdotte nell’assistenza legale. Il target di riferimento è ampio e il radicamento della rete nelle altre città – Roma, Milano, Udine, Verona, Parma, Piacenza, Potenza, Perugia, Livorno, Teramo, etc. - dovrebbe rappresentare una garanzia per il successo sul territorio fiorentino. “Per ora nessun problema con l’Ordine - fanno sapere gli avvocati - speriamo di poter continuare a lavorare senza ostacoli”.

teMpi MoDeRni. In via Vittorio Emanuele è aperto da settembre uno studio legale particolare

L’avvocato? Ora si trova in “bottega”

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focus

Firenze, terra di quartieri, fazioni e for-ti passioni, non perde occasione per riunirsi e palpitare intorno a un culto condiviso. In città fi oriscono club, men-

tre su internet nascono di continuo gruppi di so-stegno a favore dei soggetti più disparati. Come dire: ognuno scelga un beniamino e ne diventi fan-atico sostenitore. Perché nell’era di Facebook anche il mestiere del sostenitore è diventato meno impegnativo. E così la rete è diventata un prolife-rare di pagine dedicate a cantanti, attori, campioni sportivi, serie televisive, cibo, locali, fi lm e quan-to più di originale possa passare per la mente. Si sono guadagnati un fan club con oltre 40mila sostenitori gli intramontabili “Amici miei”. Vale dire il Mascetti, il Perozzi, il Sassaroli, il Necchi e il Melandri, le loro zingarate e le supercazzo-le pronunciate persino in punto di morte. Ma la fi orentinità la fa da padrona su tantissime pagine internet. C’è chi ha creato il fanclub “Firenze l’è piccina, e l’è anche casa mia” dove i 20mila fan celebrano ed esaltano le bellezze della città del giglio, crogiolandosi anche nel pronunciare le parole “tutt’attaccahe e capissi lo stesso”. E poi ci sono i quasi 23mila fan del gruppo “Icchè?”, la cui missione è l’introduzione di questo termi-ne dialettale “n’i vochabolario italiano per poi esportallo in tutto il mondo”. Ci sono anche i supporter fi orentini dell’acqua del rubinetto che aderiscono al fan club “dell’acqua del sindaco”, lasciando foto e messaggi contro lo spreco idri-co. E ancora ci sono 25mila fan del gruppo “Oh bischero”, dove si spiega che “l’origine di que-sto termine non è chiara, anche se l’ambiente è chiaramente quello toscano, da Firenze fi no alla Maremma”. Il fan club che raccoglie il maggior

numero di supporter non può che essere quello della Fiorentina calcio, con oltre 60mila fan che incitano la squadra, si confrontano sulle partite e sognano insieme lo scudetto. Ma c’è anche un’al-tra fi orentina osannata dal pubblico ed è la bistec-ca, che raccoglie oltre 80mila fan, amanti della “ciccia” famosa in tutto il mondo. Come da tradi-zione ci sono anche fan sfegatati che sostengono i cantanti o i gruppi musicali preferiti. Sommando tutti i fan club dei Litfi ba, storica band fi orenti-na, si contano oltre 100mila sostenitori. Quasi 50 mila adesioni, invece, a sostegno e incoraggia-mento della fi orentinissima Irene Grandi, con vi-deo, foto e interventi della cantautrice. Altra stella della musica ad essersi guadagnata un vivissimo fan club è Diana Winter. Nome apparentemente inglese, lei è italianissima, anzi fi orentina doc. Classe ‘85, ha già all’attivo diverse collabora-zioni straniere del calibro di Toots Thielemans e italiane, con il duetto con Giorgia nella tournée dello scorso anno. Passando dalla rete alle ruote, come non citare il “Vespa Club Firenze”, che rac-coglie tutti gli appassionati della mitica due ruote Piaggio. Proprio il fan club fi orentino ha organiz-zato, sotto l’egida del Vespa Club Italia, il raduno nazionale “Cimento invernale del Vespista”. E ancora Firenze è la capitale del “Mini club”, che comunque conta distaccamenti e soci in molte re-gioni italiane. Dal 2004 organizza raduni e incon-tri per gli appassionati del gioiellino Bmw. Non a caso, il più grande raduno italiano di auto Mini (in due giorni) si svolge ogni anno a Firenze, con giro del centro storico, gare e gimkane di abilità.

cuRiositÀ. Su Facebook sono nate pagine a sostegno di vip, parole e usanze di casa nostra

Vita da fan, dal “bischero” ai Litfi baGiuditta Boeti

Hanno tantissimi supporter la fiorentina (la squadra, ma anche la bistecca), il gigliatissimo

termine “Icchè?” e la stessa città, che “l’è piccina e l’è anche casa mia”, recita il nome

di un gruppo. E poi ci sono i cantanti, come la storica band di Pelù e Renzulli o Irene Grandi

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Page 28: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

l’inchiesta/1. Il Comune proverà a chiedere a Grandi Stazioni di lasciare aperta Smn anche di notte

Freddo, torna l’emergenza per i senzatettoVerranno messi

a disposizione circa

200 posti letto oltre a

quelli “ordinari”. Con una

novità: chi si trattiene

per più di 15 giorni

dovrà pagare un euro

per ogni notte ulteriore

Un letto su cui dormire, un tetto sulla testa per ripararsi dalle intemperie e del cibo caldo per fronteggiare il gelo o più semplicemente per non morire

assiderati dal freddo. Per molti è la più ovvia nor-malità, ma per 530 persone a Firenze è solo una speranza. Ed è proprio per far fronte alle situazioni diffi cili che ogni anno scatta il piano di accoglien-za durante la cosiddetta “emergenza freddo”, per chi una casa non ce l’ha e cerca riparo e calore in strutture di assistenza. Con una novità: quest’an-no chi si tratterà più di 15 giorni dovrà pagare un contributo simbolico di un euro per ogni notte in più. “I posti a disposizione per l’emergenza freddo sono maggiori rispetto allo scorso anno - spiega l’assessore alle politiche sociosanitarie Stefania Saccardi - contiamo un totale di circa 200 posti letto che vanno ad aggiungersi a quelli che offria-mo normalmente. Il Comune – aggiunge – offre ai senza fi ssa dimora, oltre che un tetto contro le intemperie, anche colazione e cena calde. Il con-tributo vuole essere una forma di responsabilizza-zione nei confronti degli ospiti, e i fondi raccolti verranno investiti in progetti di reinserimento”. I pasti del mattino e della sera si aggiungono al pranzo che la Caritas offre già quotidianamente alle persone bisognose. In totale, ogni giorno, ven-gono erogati oltre 2.500 pasti. A Firenze è forte la rete di solidarietà, fatta di cooperative, associazio-ni, fondazioni che si occupano dei senza fi ssa di-mora e che gestiscono l’accoglienza per conto del Comune che ha appaltato loro il servizio. Uomini, donne (a volte con bambini) senza una casa e spes-

so senza neanche più la speranza. Le loro storie si somigliano tutte: normalità precarie distrutte da un lavoro perduto, una rottura familiare, la morte di una persona cara, un tradimento, una malattia, che si intersecano tra loro in modo infi nitamente di-verso ma infi nitamente affi ne. E così non è strano vedere che ad aver bisogno di aiuti essenziali per la sopravvivenza non sono solo “storici clochard” o scontrosi senzatetto, ma persone comuni che, per una ragione o per l’altra, a un certo punto della propria vita si sono ritrovati senza più una fonte di reddito. I posti letto spesso non sono suffi cienti a soddisfare le richieste, e allora gli “esclusi” dalle liste si mettono in coda con la speranza che si liberi un posto all’interno dei dormitori. Anche se “c’è

una parte di senza fi ssa dimora – dice l’assessore Saccardi – che preferisce non rivolgersi alle strut-ture dell’emergenza freddo perché restii a entrare nel circuito dei servizi sociali”. L’anno scorso Or-nella De Zordo, capogruppo di “perUnaltracittà”, aveva proposto all’amministrazione comunale di tenere aperte le stazioni ferroviarie nei giorni con temperature particolarmente rigide, per evitare che i senzatetto dormissero al freddo e in mezzo alla strada, in sudici sacchi a pelo o tra gelidi cartoni. “Già lo scorso inverno – spiega l’assessore Saccar-di – avevo scritto a Grandi Stazioni per l’apertura di Santa Maria Novella durante la notte, ma mi aveva risposto che questa operazione non era pos-sibile”. E quest’anno? “Ci riproverò”, conclude.

Giuditta Boeti

sociale

La povertà è dietro l’angolo. Proprio ac-canto a noi, solo nel comune di Firenze,

oltre 24mila persone sono costrette a chiede-re un aiuto alimentare. Di queste, almeno la metà è costituita da cittadini italiani, e il dato cresce di anno in anno in modo sconcertan-te. Lo ripetono quasi all’unanimità le asso-ciazioni che si impegnano quotidianamente nella distribuzione di beni alimentari alle persone in diffi coltà. Sul territorio fi orentino ce ne sono 124 tra parrocchie, enti caritativi e associazioni laiche. Un esercito di volontari che periodicamente fa la spola tra Firenze e Calenzano per fare scorta di cibo al Banco Alimentare della Toscana – uno dei 17 nodi della rete nazionale della Fondazione Ban-co Alimentare - dove vengono raccolte le eccedenze del mercato e le donazioni della giornata nazionale della colletta alimentare. I nuovi poveri sono tra noi: magari i vicini di casa o gli amici di una vita. Spesso si vergo-gnano di farlo sapere. “Cresce il numero degli insospettabili - dicono dalla Misericordia di Firenze – e fanno fatica ad accettare questa situazione.” Vanno alla Caritas di via Faen-tina piuttosto che chiedere aiuto alla propria parrocchia, oppure chiedono di non ricevere il pacco alimentare a casa per non farsi vedere dai vicini. Solo alla parrocchia Regina della Pace di Ponte di Mezzo, dove c’è la più alta concentrazione di case popolari, sono cento le famiglie in diffi coltà, il 70 per cento italia-ni. All’associazione laica Ancoraggio, invece, gli assistiti sono per lo più immigrati, 25 fa-miglie con bambini, anche piccoli, che vivo-no in condizioni disperate, spesso senza un reddito. Talvolta ci si scontra con l’ostacolo delle diverse abitudini alimentari, che devo-no essere rispettate: anche un omogeneizzato alla carne può rappresentare un problema. In generale, sono molte le associazioni costrette a rimpolpare il pacco con alimenti acquistati di proprio pugno, per fronteggiare una do-manda che cresce di giorno in giorno, a un ritmo che sembra inarrestabile.

Crescono gli “insospettabili”

Banco Alimentare, richieste in aumento

/I.T.

fOCuS

28 Dicembre 2010

Page 29: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

E all’Albergo Popolare sempre più italianil’inchiesta/2. Nell’ultimo anno c’è stato un incremento del 70 per cento degli accessi

Giulia Righi

Come stanno le cose, qui, lo racconta un muro. Lo dice una frase pennellata nella “stanza dei bottoni”. “Questa casa è, e ha da essere, tetto sicuro per chi non ne ha”. Questo è, l’Albergo

Popolare di Firenze. Con il suo passato da convento e un secolo di storia, l’ultimo, al servizio dell’accoglienza. Ci entri e te lo aspetti tutto rotto, segnato dalle rughe del disa-gio, malconcio. E invece ha piuttosto il che dell’ospedale di tanto tempo fa, con i suoi corridoi lunghi attraversati da cent’anni di persone e le stanzette sobrie tutte letti e como-dini. E questa è la casa di un sacco di italiani, il numero civico di tante persone che hanno perso la rotta. Italiani, sì. Di solito sopra la cinquantina. Persone che arrivano qui portandosi addosso i cocci di una vita distrutta, appanna-ta dall’alcol, sbranata da storie familiari senza lieto fi ne, sfi nita da soldi che non c’erano e se c’erano erano spesi male. “Nell’ultimo anno c’è stato un incremento del 70 per cento di accessi: tutte facce nuove”. Lo spiega il di-rettore di questi 8mila metri quadrati, Luca Angelini. Che non ha neppure lui l’aria ingrigita dei grandi capi ma piutt-tosto il piglio di chi sa che per mandare avanti la baracca è bene starci dentro ai problemi. Viverseli. Dev’essere l’unico modo per gestire i grandi numeri del disagio che vorticano intorno alla struttura, che solo nell’anno in corso ha avuto poco meno di mille accessi. Gente che va, gente che viene. Il servizio di pronta accoglienza funziona a ro-tazione: si sta qui 15 giorni, poi occorre uno stop di dieci e via così. C’è anche chi ci vive fi sso, però: 25 residenti. Poi ci sono i mini-alloggi per altre 22 persone, e altri 21 posti per l’accoglienza lunga. Più venti posti per l’emergenza

freddo. Tutti per uomini, dell’accoglienza al femminile si occupano altre strutture. Ah, tra gli ospiti ci sono anche due trans. Problemi di convivenza, con loro? “No, forse all’inizio, ora direi che è tutto sotto controllo”. C’è anche colore, là dentro. Quello dei laboratori manuali, di quelli di teatro, di quelli artistici. E odore di candele, quelle che un gruppetto di ospiti sta preparando come strenne natali-zie. Poi ancora, via dai numeri, fai due passi per i corridoi della struttura e incontri un popolo intero che saluta il suo direttore. Pacchetto completo, pregi e difetti. Ad esempio c’è Dario (nome di fantasia) che ha la fi ssa per le biciclette e fosse per lui ne allucchetterebbe a decine nelle rastrel-liere di fronte all’ingresso. Ma così non si fa e si becca la sua strigliata. Per inciso: un tempo Dario era un professo-

re, poi la vita ha fatto crac e ora la sua casa è questa. Di storie fotocopia alla sua purtroppo ce ne sono a bizzeffe, là dentro. Italiani, stranieri, è lo stesso. Non sarà un caso che sulla scrivania di Angelini convivano in tutta quiete una Bibbia e un Corano. Sorride mentre li guarda: “Ecco, questo me lo sto studiando, è utile. Quando qualche ospite musulmano mi rientra ubriaco la sera almeno gli cito subi-to la sura in cui gli si prescrive di non farlo”.

A lanciare l’allarme è il direttore della struttura, che spiega

come l’utenza stia cambiando e sia sempre più composta

da connazionali, over 50 e con storie pesanti alle spalle

sociale

Il servizio di “pronta accoglienza” è a rotazione, dopo 2 settimane gli ospiti devono fare uno stop

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Quando ha mandato all’aria una convivenza ed è salita sul camion, suo padre, anche lui camio-nista, le ha detto che era pazza. Ma Alessia, 32 anni, ha tenuto duro e quel camion lo guida da

5 anni in lungo e in largo per l’Italia e la Francia. “Le mie amiche mi invidiano – racconta Alessia, che abita a Piombi-no – perché sono sempre a giro, mentre loro sono inchiodate a una scrivania per la maggior parte del tempo”. Mai che le sia venuto in mente che come mestiere potrebbe essere peri-coloso. “Basta sapersi fare i fatti propri”. Ma di notte cerca di non guidare mai. “Si guadagna benino, anche se questa vita te la puoi permettere fi nché vivi da sola con due pesci rossi come me – aggiunge Alessia – quando metterò la te-sta a posto e avrò una famiglia scenderò a terra. Ma tanto ho già deciso che sposerò un camionista”. E di scelta ce n’è parecchia, perché a fare questo mestiere in Italia ci sono po-chissime donne. “L’anno scorso al pranzo che avevamo orga-nizzato come ritrovo eravamo una cinquantina”. Più o meno la stessa cifra (55) delle autiste alla guida dei mezzi Ataf a Firenze, piccolissima percentuale a fronte di un totale di 960 conducenti. Le vedi districarsi nel traffi co, piercing al naso e borsa con i teschi appesa al seggiolino, come e meglio dei colleghi maschi. Dall’altra parte della “barricata”, ovvero al distributore di benzina, c’è Tatiana, 34 anni, di Firenze. “Fare la benzinaia non è il massimo – racconta – ma meglio che lavorare al nero da qualche parte…D’inverno è dura, prima o poi vorrei tornare a servire caffè e cappuccino al bar, ma nel mentre ci si accontenta”. Le fa eco Patrizia, che fa il pieno alle auto da 26 anni. “Non era il sogno della mia vita, ma mi trovo bene”. E mentre racconta, tempo 10 minuti, serve più

di dieci clienti. A fare un mestiere tradizionalmente conside-rato da uomo non sono in molte, ma neanche più un piccolo manipolo di pioniere come un tempo. Le più intraprendenti sono proprio le più giovani. Come Martina, 20 anni, studen-tessa di fi losofi a, che però nel mentre ha seguito il corso per “addetti alla sorveglianza nei luoghi pubblici in occasione di manifestazioni sportive o di spettacolo”: in altre parole, quelli che un tempo si chiamavano “buttafuori”. “E’ un’ot-tima opportunità di lavoro”, dice, e di questi tempi meglio lasciarsi aperte tutte le porte. “Anche se in realtà ‘da grande’ mi piacerebbe lavorare con i bambini”, aggiunge. Chi invece ha a che fare da anni con un mondo prettamente maschile è

Francesca Arru, o meglio Sorella Arru, volontaria dal 1987 per la Croce Rossa. Dalla Bosnia al Kosovo fi no a Nassyria, il Capitano Arru è sempre stata al fi anco dell’Esercito, ma in un corpo ausiliario, quello della Cri, in cui le gonne hanno fatto il loro ingresso quasi un secolo prima rispetto alle Forze Armate. Qui sono arrivate solo 10 anni fa e rappresentano adesso il 7% circa dell’Esercito. “Conciliare i tempi di vita con un impegno del genere non è semplice – spiega Sorella Arru – devi esser pronta a partire entro 6, 12, 24 o 48 ore”. Ma la determinazione e la passione aiutano.

Il lavoro duro? Un gioco da ragazzeDonne con i pantaloni. Sono sempre di più a scegliere di fare “cose da maschi”

Francesca Puliti

Alla guida del camion o dell’autobus, non temono né il traffi co

né la lontananza da casa. E c’è chi si arruola o parte volontaria

con l’Esercito. Senza per questo dimenticare la famiglia

tatiana, pRoFessione BenZinaia

Una ventina di donne con i pa-rastinchi e le imbottiture sulle

spalle. Ecco cosa succede quando la passione per lo sport contagia le com-pagne dei giocatori di rugby. E’ così che sono nate le Rhinogirls di Sesto Fiorentino, una delle due sole squadre di rugby al femminile della Toscana (l’altra è a Livorno). “Tutto è comin-ciato 10 anni fa – racconta il capitano Claudia Materassi, in squadra da 4 stagioni – quando i ragazzi hanno co-minciato ad allenare le fidanzate. Poi, attraverso il passaparola, si è costi-tuita una vera e propria squadra”. E’ successo appunto 4 anni fa, quando è arrivato anche un vero allenatore, Lo-renzo Cirri, che veniva dall’esperienza dei Cavalieri di Prato, attualmente in Eccellenza. Ma come si avvicina una giovane donzella a uno sport pieno di contrasti e botte? “Per quanto mi ri-guarda, una volta sono andata a vede-re una partita di rugby e mi è piaciuto così tanto che ho deciso di provare”. E poi “le botte sì, si prendono, ma non sono necessariamente così forti”. Sfa-tiamo il pregiudizio di un gruppo di maschiacci, trasandate e irruente. “Ci dovreste vedere quando arriviamo da lavoro – continua Claudia – tutte truccate e vestite a modino”. Oppure basterebbe vederle nel calendario che

hanno confezionato per il 2011 per fi-nanziare le attività della squadra. Una ventina le tesserate, dai 16 ai 40 anni, tutte residenti nell’area compresa tra Firenze, Sesto e Prato. L’anno scorso hanno disputato la Serie A2, “con l’obiettivo di arrivare tutte integre a fine stagione”. Target centrato, anche se con una sola vittoria in tasca “che però ci ha dato tanta soddisfazione”. Quest’anno le Rhinogirls sono tornate alla Coppa Italia ed è stato come rico-minciare da capo. “Sì, perché si sono avvicinate tantissime ragazze nuove”. Ma insomma, il rugby è uno sport da donne? “Certo che lo è”, risponde soddisfatta Claudia. E non possiamo che crederle.

le RHinogiRls in aZione

Rhinogirls, da Sesto Fiorentino con furore

Quando il rugby porta la gonna

/F.P.

IN CAMPO

società

C’è anche una studentessa di 20 anni tra gli allievi del corso per buttafuori

30 Dicembre 2010

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LA NOVITÀ

Ci è voluta una mattinata di intense di-scussioni con l’impiegata dell’Uffi cio anagrafe, con il di lei superiore e qual-che sorrisetto di suffi cienza. Ma alla

fi ne Fiorenzo Bresciani è uscito dall’uffi cio con su scritto sulla propria carta d’identità “professione: casalingo”. E pensare che bastava cambiare una vocale per abbattere un muro. Da allora – correva l’anno 2003 – Bresciani ha messo su anche un’as-sociazione per cercare di sensibilizzare il mondo maschile a collaborare maggiormente con la pro-pria partner e ad essere più presente in famiglia. L’Associazione Uomini Casalinghi ha sede legale a Pietrasanta, dove abita il fondatore, ma conta ol-tre 5.300 iscritti in tutta Italia e qualche centinaio in giro per il mondo. Galeotto fu il sito internet (www.uominicasalinghi.it) che attirò fi n da subi-to l’attenzione dei media. “Sono stato intervistato più volte dalla Bbc, dalla Cnn, da qualche canale russo e perfi no da una tv messicana”, racconta Bresciani, reduce dal primo congresso nazionale dei casalinghi, che si è tenuto lo scorso ottobre a Sanremo. “Abbiamo anche eletto il primo mister casalingo – aggiunge il presidente dell’associa-

zione – è un ragazzo di Altopascio”. Già, perché gli iscritti vanno dai 25 ai 55 anni e hanno svolto (o magari svolgono ancora) ogni tipo di professio-ne. Prima di diventare casalingo a tempo pieno, Bresciani aveva un’attività commerciale, ma si annoiava. Ora, invece, è tutt’altro che un casalingo disperato. “Teniamo corsi di economia domestica in tutto il Paese”, racconta. E proprio di economia si tratta, perché non ci sono solo le lezioni prati-che su come fare il bucato e stirare le camicie, ma anche i consigli su come fare i mestieri di casa in modo “naturale” spendendo meno. “Ad esempio – spiega il primo casalingo d’Italia - con aceto e bicarbonato si può pulire quasi tutto”. Che l’altra metà del cielo sia eccellente nei lavoretti dome-stici lo dimostrano anche le ricerche scientifi che (l’ultima è datata Londra, ottobre 2010). Purché si applichi. E non è un caso se anche a Firenze i colf, al maschile, sono sempre più richiesti. Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini di origine straniera, prevalentemente giovani, moderni Mrs Doubtfi re che non si spaventano di fronte a una montagna di panni da lavare o una decina di piatti selvaggiamente impilati nell’acquaio. Aumentano

anche coloro che, soprattutto tra gli extracomu-nitari, si propongono come badanti. Ma ci sono anche i baby sitter. Gli iscritti all’apposito albo del Comune di Firenze non sono numerosi (nel corso degli anni ne sono transitati 4) ma sono professio-

nalmente accreditati: hanno seguito tutti il corso di formazione e spesso vantano già delle discrete credenziali. Tra cui quella di non innescare nessun meccanismo di gelosia nelle mamme che devono abbandonarli a casa da soli con i propri mariti.

Dai 25 ai 55 anni, sono tanti i “lui” che preferiscono

le faccende di casa alle attività professionali.

Sempre più richiesti anche i colf e i baby sitter

FioRenZo BResciani e altRi casalingHi

Senza una donna e magari anche senza un lavoro. Oppure con lo stipendio dimezzato da alimenti e

spese per il divorzio. Nasce a Prato il condominio so-lidale riservato ai mariti, o meglio agli ex mariti, che dopo la separazione si trovano in serie diffi coltà econo-miche. Per la Toscana si tratta della prima esperienza del genere, ma strutture simili sono già state realizzate in diverse città del Nord Italia, come Milano e Tori-no. Il progetto, lanciato dal Comune di Prato, è stato presentato lo scorso novembre, ma pare che la strut-

tura adibita ai “mariti single” sia già stata individuata. A Firenze, invece, è attivo già da alcuni mesi in via sperimentale il Servizio post-divorzio. Dalla consulen-za legale alla psicoterapia individuale e di coppia per cercare di rimettere insieme i cocci, dalla mediazione familiare al supporto in fase di affi damento dei fi gli, quando non c’è più niente da salvare. Il servizio è or-ganizzato dall’associazione Co.Me.Te. con il sostegno della Regione e, una volta superato il test fi orentino, si appresta a essere esportato in altre aree della Toscana.

Nel giro di dieci anni, infatti, il numero dei divorzi nel-la nostra regione è praticamente raddoppiato, arrivando a quota 35 su 100 matrimoni. Gli ultimi dati Istat di-sponibili si riferiscono al 2008, anno in cui sono state registrate 5.889 separazioni, circa 250 in più rispetto al 2005, mentre i divorzi sono passati da 3.311 a 4.164, sempre nel giro degli stessi tre anni. Per accedere al Servizio post-divorzio basta mandare una mail a [email protected], oppure rivolgersi ai servizi pubblici del Comune di Firenze.

Nasce a Prato un palazzo per ex mariti in difficoltà, mentre a Firenze parte il servizio di assistenza

Sedotti ma non abbandonati, un condominio solidale per divorziati

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Paola Ferri

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Per il prossimo Capodanno, dopo il diluvio del 31 dicembre 2009, quello che importa è che il meteo sia più clemente. Il tormentone

su cosa fare per la notte di San Silvestro è già partito e, dopo lo sfortunato esordio dell’anno passato, il Comune ha messo a punto un nuovo piano per la notte più atte-sa. Pop o rock in piazza della Stazione, jazz di qualità in piazza della Repubblica, mu-sica folk e popolare in Santissima Annun-ziata. Questo il canovaccio del Capodanno 2010 che il Comune sta organizzando e che costituisce il tema di un bando pubblico per la selezione dei soggetti organizzatori, sulla scia di quanto avvenuto per l’Estate fi orentina o la Notte Bianca. Entro pochi giorni, quindi, saranno selezionati i vinci-tori e saranno svelati tutti i particolari e gli artisti coinvolti. “Abbiamo privilegiato - ha spiegato l’assessore alla cultura Giuliano da Empoli - la formula del bando pubblico, così da dare la massima trasparenza e ‘trac-ciabilità’ all’evento, una formula già spe-rimentata nei mesi scorsi per gli spettacoli dell’Estate e per quelli della Notte Bianca del 30 aprile, che hanno riscosso una parte-cipazione inaspettata”. Il Comune, si legge nel bando, “mette a disposizione tre luoghi fortemente evocativi della storia e del ca-rattere della città ove realizzare le manife-stazioni. Queste dovranno essere gratuite e non dovranno comportare alcun costo per l’amministrazione”. Nel 2009, come ma-drina d’eccezione per l’evento fu scelta la fi orentinissima Irene Grandi, mentre la band d’onore, sulla scia dei primi viaggi in 37 minuti tra Firenze e Bologna, furo-no i Negrita. Sorprese per questa edizione? L’assessore da Empoli e il sindaco Renzi ci stanno lavorando, e non sono esclusi colpi di scena. “Firenze - ha continuato da Em-poli - è un gioiello e come tale deve essere

Cappa, spada e botti di capodanno. Per chi è stanco delle solite feste, o troppo freddoloso

per passare una nottata intera in piazza passando di concerto in concerto, le alternative non manca-no, basta solo cercare un po’. Anzi, attenzione a non perdersi nella rete, tra offerte last minute per festeggiare sotto la Tour Eiffel o al riparo di un igloo, con una cioccolata calda tra le mani al posto della classica flute di spumante. Rimanendo con i piedi per terra, e in terra toscana, si può optare per un cenone in salsa medievale, con tanto di menu d’epoca, spettacoli e musica in tema, all’Antico Spedale del Bigallo a Bagno a Ripoli. Oppure optare per una delle cene con delitto che, sotto le feste, nascono come funghi in ogni angolo o caso-lare della Toscana. Funziona così: tra una portata e l’altra una compagnia teatrale mette in scena un giallo a episodi, coinvolgendo camerieri e persona-le vario e, a fine pasto, ogni tavolo, trasformato in squadra, dovrà cercare di risolvere l’enigma di chi è l’assassino. E in genere si può anche pernottare “sul luogo del delitto”. Per i nostalgici di Happy

Days, invece, c’è il capodanno anni ’50 di Riccio-ne: basta munirsi di gonna a ruota e cerchietto per i capelli o giubbottino di pelle su maglietta bianca ed essere disposti a spendere qualcosa in più per la trasferta. Un altro tipo di nostalgici potrebbe altresì apprezzare il veglione on the road, anzi no, sui bi-nari, a bordo di un treno d’epoca. Ne parte uno da Lecco la sera del 31 dicembre, direzione Mantova, ma non è il solo. Gli stressati all’eterna ricerca di pace, invece, potrebbero sostituire al veglione un po’ di sana meditazione: yoga, massaggi e riposo per corpo e spirito al seguito di maestri di discipli-ne orientali. Umbria e Marche sono in questo caso le regioni più gettonate. Ma anche in casa propria si può organizzare qualcosa di originale. Un esem-pio? La cena cinematografica. Niente a che vedere con dvd e gelato davanti alla tv, bensì con piatti e portate ispirate alle più note pellicole: dalle lu-machine che sfuggivano a Pretty Woman-Julia Ro-berts alla torta Sacher alla Moretti, tutto dipende da chi avete a cena, se un cast hollywoodiano o in stile Boldi-De Sica.

Veglione alternativo? Non c’è che da sceglieresan silvestRo/2. Dalla cena medievale alla mezzanotte sul treno d’epoca

Ludovica V. Zarrilli

Piazze in festa per il capodanno in cittàsan silvestRo/1. Il centro di Firenze offre soluzioni per tutti i gusti. Lanciato un bando

/F.P.

‘offerta’ a chi vuole fare spettacoli o cultura in città. Non credo che gli organizzatori che hanno intenzione di partecipare al bando avranno diffi coltà a trovare sponsor capaci di credere e investire nel progetto. Anche lo scorso anno, del resto, gli sponsor furono molti. E la ricaduta d’immagine sarà inesti-mabile”. E proprio l’apporto di sponsor pri-vati, come per la scorsa edizione, sarà fon-damentale: l’amministrazione deve infatti già fare i conti con la crisi globale e il dra-stico taglio dei fondi da parte del governo.

festeggiamenti

Rock e pop alla Stazione, folk in Santissima

Annunziata, musica jazz in piazza della Repubblica.

Sperando solo che il tempo sia clemente

32 Dicembre 2010

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Inutile cercare a tutti i costi il regalo più originale, la strenna inaspettata, l’idea per fare colpo su chi scarta il pacchetto. Non c’è niente da fare,

mettendo un libro sotto l’albero non si sbaglia quasi mai; e se il romanzo non è proprio quello che si voleva leggere, o il catalogo è quello di una mostra già visi-tata, poco importa, perchè in libreria un volume in più non guasta mai (e poi si fa sempre in tempo a riciclarlo). Se non si ha la più pallida idea dei gusti di chi ri-ceverà il cadeaux, conviene sempre dare un’occhiata alle classifi che dei libri più venduti, quelli di cui si parla di più e di cui il destinatario conoscerà sicuramente almeno il titolo. I libri in pole position sono diversi e trattano gli argomenti più disparati. Tra i più apprezzati c’è “Il ci-mitero di Praga” (Bompiani) che vede il semiologo e scrittore Umberto Eco (già autore di best seller come Il nome della rosa o Il pendolo di Focault) tornare sulla strada della narrativa dopo aver dedicato gli ultimi anni alla saggistica. Segue a ruota un cult del libro da regalare: “Il sor-riso di Angelica” (Sellerio), ultima fatica del prolifi co Andrea Camilleri, padre del commissario Montalbano, che nonostante gli anni continua a sfornare nuove avven-ture e ad appassionare migliaia di lettori. Fresco di stampa anche “Le rose nere di Firenze” di Michele Giuttari, nome noto alla cronaca perchè dal 1995 al 2003, pe-riodo in cui erano in corso le indagini sul mostro di Firenze era il comandante della squadra mobile. Dal 1999 si dedicata alla scrittura di storie noir dando alle stampe diversi libri dove traspare sempre l’om-bra del mostro. E’ già in cima all’elenco dei volumi più venduti “Io e te”, l’ultima (breve) fatica di Niccolò Ammaniti, che dopo aver pubblicato, meno di un anno fa “Che la festa cominci”, adesso propo-ne un romanzo breve che ha già le carte

in regola per diventare un successo edito-riale. “Xy” di Sandro Veronesi è un altro frammento di narrativa contemporanea adatto ad essere depositato, con tanto di fi occo multicolor, sotto l’albero di Natale. La storia non è di quelle allegre e legge-re, per intendersi, ma se si vuole far dono di un buon libro senza andare a scomo-dare nomi troppo grossi della narrativa internazionale, potrebbe essere un’ottima soluzione. I tifosi della Fiorentina (anche chi di solito non ama leggere) riceveran-no volentieri “Rock and gol” di Benedet-to Ferrara: il giornalista della redazione

fi orentina de La Repubblica concentra in questo libretto il meglio del suo blog con delle pillole farcite di rock and roll da veri intenditori. Per chi invece vuole sorridere dell’attualità italiana anche dopo il pranzo natalizio è perfetto “La pancia degli italia-ni. Berlusconi spiegato ai posteri” di Bep-pe Severgnini, un viaggio nelle spiritose e intelligenti elucubrazioni di un giornalista che ha analizzato il dominio ventennale del presidente del consiglio. E poi, dulcis in fundo, per chi davvero non vuole sba-gliare, il consiglio è scegliere un classico. Con quello non si fa mai brutta fi gura.

Ludovica V. Zarrilli

liBRi sotto l’alBeRo. Qualche suggerimento su cosa scegliere nel mare magnum degli scaffali

Cosa regalare? Istruzioni per l’usoI più desiderati sono i primi in classifi ca, come l’ultima fatica di umberto Eco,

o gli evergreen Andrea Camilleri e Niccolò Ammaniti. Ma se si cerca qualcosa

di più vicino alla città del giglio si scopre il romanzo di Michele Giuttari, ambientato

a firenze, o “Rock and gol”, raccolta di pensieri dedicati ai tifosi della squadra viola Non si sa mai abbastanza di una città, nemmeno se ci si nasce o ci si passa

quel tanto di tempo che basta per sentirsi ormai “d’adozione”. E, questo, Valentina Rossi sembra averlo capito benissimo. Il suo libro “101 cose da fare a Firenze almeno una volta nella vita” (Newton Compton Editori, 288 pagg, 14,90 euro) non è esattamente una guida per turisti; piuttosto, un “vademecum” che pare fat-to a posta per quei fiorentini “che danno un po’ per scontata la città, nonostante ne conoscano a menadito la storia” ma anche per chi, come lei – 38 anni, venti dei quali trascorsi a Firenze – è ancora capace di lasciarsi stupire dalla propria città, dai sui angoli più autentici. Alcuni dei 101 luoghi che l’autrice consiglia, in-fatti, anche per lei sono stati una sorpresa; “come il numero 60, la Sartoria Teatrale Fiorentina di Piazza del Duomo che, da centocinquant’anni, custodisce i costumi di scena delle più grandi opere teatrali e dei film che hanno fatto la storia del cine-ma”, spiega Valentina. Altri, invece, sono delle sue autentiche passioni. E, infatti, leggendo il suo libro, pare quasi di ve-derla gironzolare tra i banchi del mercato di Santo Spirito durante la Fierucolina o sporgersi dalla Torre della Castagna, in Piazza San Martino. 288 pagine di infor-mazioni e dritte condite da interessanti note storiche – scovate navigando su in-ternet e “uscendo di casa e facendo due chiacchiere con la gente” – che l’autrice è riuscita a trasformare in una guida agile e divertente, da tenere sempre a portata di mano. E dire che è iniziato tutto per caso. “Mi sono accorta che, tra le tante guide turistiche della collana Newton & Com-pton 101, ne mancava una: quella dedi-cata a Firenze. Così, ho contattato la casa editrice e ho proposto di scriverla, ma non pensavo minimamente che la mia richie-sta sarebbe stata accettata”, commenta. Valentina, infatti, non è una scrittrice di professione. Eppure è forse la persona più adatta a descrivere la città in maniera non banale. Perché la conosce a fondo – ci vive stabilmente da quando ha lascia-to Trento per studiare architettura – ma, soprattutto, perché per lei è una continua fonte di ispirazione, oltre che di studio (attualmente svolge un dottorato presso l’Università di Firenze). “101 cose” è il suo primo libro ma, potete scommetterci, certamente non sarà l’ultimo.

la GuiDa

Centouno consigli utiliper fi orentini curiosi

Il diario del padre partigiano e funzionario del Pci è lo spunto per un viaggio tra la memoria del Novecento e la sua percezione. Paolo Cocchi, ex sindaco di

Barberino del Mugello, già assessore toscano alla cultura, ha svuotato la valigia dei ricordi di famiglia per raccontare ai giovani figli, attraverso le vicende del padre Siro, le vicende del secolo trascorso. “Diario di un diario” (Sarnus, Firenze) è una breve ma intensa testimonianza. “Il Novecento non è stato solo un inferno, almeno non per come l’ho vissuto io. – spiega Paolo Cocchi - Dietro speranze e utopie si sono celati anche drammi ed errori. Nel libro c’è un po’ l’idea che i conti col passa-to debbano ancora essere fatti”. Lei ha sempre fatto politica, non pensa che i valori che vuole affermare nel suo libro siano parecchio distanti dal modo di fare politica oggi, anche nella sinistra?Ho fatto molta politica certo, ma non sono mai stato “funzionario”. Mio padre in-vece lo era e questo mi ha dato una forte vicinanza al mondo dei comunisti. La mia adesione alla politica non è mai stata però “totale”, la militanza, anche nei momenti più coinvolgenti, ha sempre lasciato un “resto”. Penso che molte delle cose per cui

ci siamo impegnati fossero semplicemente sbagliate, ma la storia di una vita, anche della più semplice, racchiude sempre una “lezione”. Il libro è anche un contributo al dibattito sul confl itto generazionale e sui rot-tamatori? Viviamo in una “gerontocrazia giovanilistica” che stravolge il senso del rapporto tra generazioni e lo rende schizofrenico. I “rottamatori” pongono l’accento sull’ano-malia di una classe dirigente che non vuole morire mai. Ma dovrebbero prospettare anche un impiego dei vecchi, una loro utilizzazione. Negli altri paesi i leader sono giovani ma, in quelle nazioni, si è anche produttivi per un periodo molto più lungo. In Italia la politica è interpretata e percepita come “comando”, “potenza” e non come servizio utile per fare cose. Per questo, in genere, si rimane abbarbicati alla poltrona, talvolta a sprezzo del ridicolo, è ciò produce la “rottamazione”.Il passato e il presente di Firenze? Firenze dovrebbe ammettere di essere una “piccola” città con un grande passato. E comportarsi di conseguenza dismettendo i panni della retorica e indossando quelli delle competenze, del merito e della concretezza.

Il Novecento di un partigiano. Spiegato ai fi gliil DiaRio. Intervista a Paolo Cocchi in occasione dell’uscita della sua ultima opera

/C.B.

/S.C.

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Quarantadue anni, fisico da ragazzino e mille e uno progetti in ponte. Il pub-blico degli stadi lo conosce come Ca-pitan Fede, storica chitarra del Liga,

ma per i fan più fedeli è semplicemente Federico Poggipollini e non è solo chitarra, ma anche voce, autore dei testi e – da poco – attore, nel film Bar Sport, tratto dall’omonimo libro di Stefano Benni. Oltreché neopapà. Il 14 gennaio Poggipollini sarà al Keller Platz di Prato per promuovere il nuovo disco, Caos Cosmico Extra. Un periodo di grandi novità. Sì, è un periodo pieno di emozioni, non mi annoio di certo. Spero di tener botta, di andare avanti con lucidità, sono pieno di energia. Che personaggio sei in Bar Sport?Sono lo zingaro che guida l’autobus, colui che si accolla l’impresa di portare un intero bar in trasfer-ta da Bologna a Firenze e perde la strada fi nendo in Svizzera. E’ un personaggio folle e ironico, mi è piaciuto molto interpretarlo. Per farlo ho dovuto anche imparare a suonare un po’ di violino.Avevi già recitato nel fi lm di Ligabue Da zero a dieci, è un’esperienza che vuoi ripetere?Mi piacerebbe molto, fare l’attore non è solo una questione di immagine, c’è tanto lavoro dietro. Ma mi sono trovato bene con il regista Massimo Mar-telli e non mi imbarazzo dietro le telecamere.

E sul palco sì?No, a dir la verità neanche sul palco, ma sono gli unici due contesti della mia vita in cui non mi suc-cede.Meglio sul palco con il Liga o da solo?Sono due esperienze completamente diverse, con Ligabue sono solo una chitarra, nell’altro caso esprimo un mio progetto. Ma non rinuncerei a nes-suna delle due, insieme mi danno la totalità della

musica e lo stimolo a fare sempre cose diverse. Perché altrimenti cadere nella routine è un attimo. Invece in questo modo tra un tour e l’altro non sto mai fermo, porto avanti studi differenti e i miei dischi. Oppure scrivo canzoni per altri cantanti, ne ho scritta una anche per Bar Sport, ma fi nché il fi lm non è montato non dico una parola di più.Hai iniziato con i Litfi ba, com’è andata a fi nire?Ero giovanissimo, proprio all’inizio della mia car-riera. Ho suonato con loro per tre anni, durante i

quali abitavo a Firenze, in via Corridoni. E’ sta-ta un’esperienza molto importante per me, anche perché sono arrivato nel momento in cui i Litfi ba erano all’apice del successo, con El Diablo e Ter-remoto. Abbiamo fatto delle tournée incredibili.

Ma alla fi ne i Litfi ba sono sempre stati solo Piero e Ghigo. Li sento ancora. E presto vorrei tornare a suonare a Firenze, magari riempire il Pala Man-dela con il mio gruppo. E’ un sogno, ma potrebbe anche succedere.

Capitan Fede: la vita tra palco e realtàFrancesca Puliti

il peRsonaGGio. Poggipollini, storico chitarrista di Liga, sbarca a Prato per presentare il suo album

FedeRico poggipollini

Con una risata spesso si può fare del bene, non solo perché una battuta scanzonata

può far dimenticare per un po’ i problemi di tutti i giorni. E’ il caso di Andrea Muzzi, cele-bre comico toscano e testimonial dell’inizitiva di Unicoop Firenze “Il cuore si scioglie”, che si adopera per aiutare i bambini in difficoltà disseminati per il mondo. Muzzi, che di me-stiere fa il comito e l’intrattenitore, ha messo a disposizione alcune delle registrazioni del suo show televisivo Telebidone (in onda su Rete 37), per realizzare un simpatico dvd da mettere sotto l’albero tra i regali di Natale. L’obiettivo? Contibuire ad aiutare i bambini che vivono in

condizioni drammatiche, perchè parte del rica-vato dalla vendita del dvd andrà ad incremen-tare il cospicuo gruzzolo che puntualmente Il cuore si scioglie va a donare a chi ne ha più necessità. “Sono orgoglioso di entrare a far parte di questo progetto, ero già testimonial dell’inizitiva e adesso, con il dvd, la collabora-zione si amplia”, ha spiegato il comico. “Spes-so mi capita di essere giù di morale perchè uno spettacolo non è riuscito come volevo o perchè il lavoro non è proprio come mi aspet-terei, beh, sembrerà banale, ma ascoltando le storie di alcuni di questi bambini viene voglia di cambiare atteggiamento nei confronti della

vita. Quante volte è più grande di me un bam-bino che a soli sette anni va a lavorare per far sopravvivere i suoi fratellini?”. All’interno del dvd (che verrà distribuito a partire dai primi giorni di dicembre in tutti i centri Coop), chi lo comprerà potrà trovare alcune pillole trat-te dagli ultimi due anni di messa in onda. “Da Le ultime notizie - spiega il comico - che è un tg satirico nel quale vengono interrotte tutte le trasmissioni per dare un finto scoop, fino a un’interpretazione del capolavoro del cinema ‘Indovina chi viene a cena’ dove l’intruso non è un ragazzo di colore ma io, juventino ad una tavolata di ultras fiorentini”.

Battute e gag per fare del beneDvD sotto l’alBeRo. Gli sketch di Andrea Muzzi per l’iniziativa di Unicoop

/L.V.Z.

cultura

Dai Litfi ba di El Diabloal suo disco, passandoper i sold out di Ligabue

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“Dovrete sopportarci ancora a lungo”FioRentina. Diego Della Valle è tornato a parlare. E lo ha fatto su tutto, in un lungo monologo

diego della Valle

Attorno al suo ritorno si era cre-ata un’attesa spasmodica. Poi, quando l’ex patron della Fio-rentina Diego Della Valle ha

fatto il suo ritorno a Firenze, quell’attesa si è trasformata in un grande sospiro di sollievo. Quasi due ore di monologo per fare la cronistoria della sua Fiorentina, acquistata nell’anno 2002. “Era un pome-riggio piovoso, io e mio fratello rimanem-mo meravigliati nel constatare che nessun imprenditore fi orentino avesse presentato un’offerta per quella Fiorentina”, raccon-ta. Otto anni, quelli dei Della Valle, ricchi di investimenti. “Quando l’abbiamo ac-quistata non c’era niente. Ci siamo messi alla ricerca dei trofei e del nome che non ci volevano restituire. Abbiamo giocato in stadi che non erano da Fiorentina, con il Franchi sempre pieno, con un tifo incre-dibile. Roba da fi lm, da applausi. E siamo arrivati all’oggi. A una società su cui ab-biamo investito tra i 150 e i 170 milioni di euro. Con il bilancio che è tra i migliori d’Europa. Con un settore giovanile che ha solo 8 anni e che compete e vince contro altri che hanno 40 anni di lavoro”. Impos-sibile, per l’ex patron, non toccare l’argo-mento Cittadella. “Era un’idea per costru-ire qualcosa che potesse permettere alla Fiorentina di avere entrate aggiuntive e puntare allo scudetto, visto che al momen-to gli introiti, soprattutto quelli televisivi, sono immensamente diversi tra i club. Per essere trasparenti avremmo fatto una Fon-dazione con un nostro investimento inizia-le di un miliardo di euro. In futuro avrem-mo ripreso solo quanto investito, il resto

sarebbe andato alla Fiorentina e quello che sarebbe arrivato in più lo avremmo de-stinato alle opere sociali per la città. Solo che parlare con il mondo della politica non è facile. Noi in realtà avevamo chiesto solo se a Firenze c’era un posto dove farla. Poi è cominciata la bagarre, siamo fi niti in mezzo a un tritacarne e ci siamo sen-titi quasi in imbarazzo. Siamo stati anche utilizzati come testa d’ariete da chi voleva portare la Fiorentina fuori città. Noi non porteremo mai via questa società da Fi-renze. Mio fratello ha detto che il discorso è chiuso e io lo ribadisco. Siamo noi che facciamo un passo indietro anche perché capisco che ci siano cose più importanti da fare in quell’area, come l’aeroporto, che è una grande occasione per rilancia-re il turismo di questa città che non è più quella di trent’anni fa. Vedremo se avremo altre idee per la Fiorentina”. Della Valle ha poi parlato del momento non positivo che la squadra ha attraversato in questa prima parte di stagione. “A Natale faremo le nostre valutazioni per quanto riguarda il mercato. Ho visto che Corvino è stato messo un po’ sotto pressione. Non scor-diamoci però che è la stessa persona che ha costruito la squadra che lo scorso anno ha fatto così bene in Champions”. Per poi chiudere con un concetto chiave: “Se c’è qualcuno di Firenze, una cordata di 4-5 imprenditori, all’altezza della Fiorentina, noi siamo anche disposti a farci da parte. Anche se non ci piacerebbe. Magari po-tremmo chiedere che una percentuale sia data ai tifosi. Comunque ho l’impressione che dovrete sopportarci ancora a lungo”.

Cristina Guerri

Quasi due ore per fare la cronistoria della sua

avventura viola. “Quando siamo arrivati non c’era

niente, abbiamo investito tra i 150 e i 170 milioni”.

Poi sulla Cittadella: “Mio fratello ha detto

che il discorso è chiuso e io lo ribadisco”

Page 37: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

Sta per chiudersi l’anno 2010 targato Fiorentina. Un vero e proprio “annus horribi-lis”, forse il più negativo da

quando i Della Valle sono al vertice della società. Risultati in chiaroscu-

ro, squalifi che, infortuni, ma anche ingiustizie (leggi Ovrebo). Andia-mo con ordine. Era il 28 gennaio, al termine di Fiorentina-Bari, quando Adrian Mutu viene trovato positivo al controllo antidoping. Il rumeno, sospeso subito in via cautelativa, in seguito viene trovato positivo alla stessa sostanza (subutramina) anche

nelle analisi effettuate dopo la parti-ta del 20 gennaio contro la Lazio in Coppa Italia. Una squalifi ca, quella di nove mesi infl ittagli dal comitato Nazionale antidoping, che taglierà le gambe alla Fiorentina. Capitolo Ovrebo. Si giocava l’andata degli ottavi di fi nale di Champions Lea-gue contro il Bayern Monaco. Ad arbitrare la partita, quella sera del 17 febbraio, c’era un tale Tom Henning Ovrebo. Quell’arbitro, i tifosi vio-la non se lo dimenticheranno tanto facilmente. Perché fu lui, di fatto, a eliminare la Fiorentina dalla compe-tizione, non vedendo (con la com-plicità del guardalinee Dag-Roger Nebben) un fuorigioco di due metri di Klose, attaccante del Bayern. Che segnò la rete della vittoria. Nella gara di ritorno la Fiorentina disputò un’ottima prestazione, ma non servì a niente: ai quarti di fi nale ci andò la squadra tedesca (che arrivò in fi nale, persa poi contro l’Inter). L’elimi-nazione dalla Champions coincide con l’inizio della fase calante della Fiorentina in campionato. I viola chiuderanno la stagione di Serie A con 17 sconfi tte, classifi candosi solo all’undicesimo posto in classifi ca. Niente Champions, niente Europa League. Intanto, il 30 marzo, Diego Della Valle di dimette dalla carica di patron a causa del clima di disappro-vazione nei confronti della società. Il 3 giugno Cesare Prandelli lascia (dopo cinque anni) la guida della panchina viola per quella della Na-zionale italiana. Corvino al suo posto

Cristina Guerri

La squalifi ca di Mutu, l’esclusione

dall’Europa, l’addio di Prandelli e l’arrivo

di Mihajlovic tra i momenti cruciali

Da Ovrebo agli infortuni, addio 2010il Bilancio. Si chiude un anno non facile per la squadra gigliata e i suoi tifosisport

sceglie Sinisa Mihajlovic. Il tecnico serbo non sarà però tanto fortunato. Il 3 agosto perde infatti Stevan Jo-vetic dopo uno scontro di gioco con il compagno di squadra Bolatti. Per il giovane attaccante montenegrino la stagione fi nisce ancor prima di

iniziare. Quello di Jo-Jo sarà solo il primo di una lunga lista di infor-tunati (tra i più importanti quelli di D’Agostino, Montolivo, Felipe, Frey e Mutu). Infortuni che condizione-ranno questa prima parte di stagione. A livello di risultati e prestazioni.

Chissà se Sinisa Mihajlovic, durante le vacanze di Natale,

porterà tutta la squadra a Medju-gorje, a far visita alla Madonna. Lo aveva proposto a inizio stagione, quando la lista degli indisponibili in casa viola cominciava a farsi pe-sante. “Ogni settimana perdiamo qualche pezzo”, diceva il tecnico viola a proposito dei tanti infortu-nati. Da Jovetic a Mutu, passando per Vargas, Babacar, Ljajic, Natali, D’Agostino, Pasqual, ancora Var-gas, Gulan, Gilardino, De Silve-stri, Bolatti, Zanetti, Vargas per la terza volta, Felipe, Avramov e Bo-ruc, Montolivo e Frey. Quello del montenegrino è sicuramente il ko più pesante: lesione al legamento crociato anteriore e al legamento collaterale esterno del ginocchio. Stagione nemmeno iniziata la sua. Sale sul podio dei “top infortu-nati” anche Frey. Che per colpa di una rovesciata in allenamento

ha riportato una distorsione del ginocchio con sollecitazione del legamento crociato anteriore. Per il francese, come per Jo-Jo, la sta-gione è praticamente fi nita. C’è poi Riccardo Montolivo e l’opera-zione alla caviglia per rimuovere un frammento osseo, causa di tutti i suoi dolori. Per non parlare poi di Juan Vargas e dei continui risen-timenti all’adduttore, che l’hanno costretto a lavorare a ritmo ridot-to per quasi tutta la prima parte di stagione. O di Felipe, che il 20 ottobre, durante un’amichevole col Fiesole Caldine, si procura una brutta distorsione al ginocchio con sollecitazione del legamento colla-terale mediale. Chiude il discorso Adrian Mutu. Costretto a uscire anzitempo prima della fi ne del pri-mo tempo in occasione di Fioren-tina-Cesena, il Fenomeno riporta una lesione di primo grado della giunzione miotendinea.

Da agosto in poi non sono mancati i guai

Jovetic & co, quanti ko

/C.G.

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Page 38: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

Per molte persone è la sorpresa del cam-pionato, per molti, per gli addetti ai lavo-ri è solamente il frutto di un lavoro che possiamo definire finalmente “progetto”.

Progetto che per una volta potrebbe cambiare in maniera definitiva il rapporto istituzioni-volley. Il Valdarno Volley è una società di professionisti che milita in B1 e forse questo cambiamento è sotto gli occhi di tutti: le conduzioni familiari delle società hanno portato solamente realtà effimere destinate a dissolversi in pochi campionati. “Sarà la realtà principale per tutti noi” commentò il sindaco di Figline Riccardo Nocentini alla presentazione della squadra. Ora, dalle parole bisogna passare ai fatti. Il “fenomeno” Volley Valdarno sta attraver-sando un momento magico: vittorie, bel gioco e tanto pubblico alle partite. Spalti gremiti e persone attaccate al vetro della palestra per vedere questo fantastico gruppo. Forse ci sarebbe bisogno di un nuovo impianto per permettere a tutti di seguire la realtà sportive più belle del Valdarno. “Sarebbe un sogno – dichiara la schiacciatrice Irene Gomiero - un nuovo impianto permetterebbe ai nostro tifosi di starci ancora più vicini”.Qual è il segreto di questo inizio di campionato?Nessun segreto. Prima di tutto guardiamo a fine girone d’andata la nostra posizione in classifica, abbiamo fatto bene ma stare in vetta tutto il cam-pionato non sarà facile.Vi sentite un po’ i riflettori puntati in faccia: sie-te tra le favorite…Ad inizio stagione non si sentiva parlare del Val-darno Volley come una delle possibile candidate alla promozione. San Mariano, Falconara e San Casciano erano le società più gettonate.Poi cos’è cambiato?

“Il mio sogno? L’A2. E restare qui”FiGline. La parola a Irene Gomiero, giovanissima schiacciatrice del Valdarno Volley

Lorenzo Mossani

Abbiamo iniziato solamente a vincere, a far capire che siamo una squadra compatta e unita, dentro e fuori dal campo: forse è questo il nostro segreto.Spiegati meglio…C’è una tale sintonia in tutto il gruppo che è diffi-cile spiegarlo a parole. Quando siamo in palestra Barbara Biagi ci dà gli input per crescere. E’ un’al-lenatrice che quando parla ti guarda negli occhi. Noi la stimiamo perché, oltre ad essere preparata tecnicamente, è una persona diretta: se c’è qual-cosa che non va te lo dice in faccia senza girare intorno al problema. Quando siamo fuori, invece, siamo semplicemente un gruppo di amiche.Sei stata Nazionale Pre-Juniores, hai solo vent’anni, qual è il tuo sogno?Semplicemente rimanere a Figline. Fosse per me rimarrei a vita in questa squadra, e l’ho già detto alla società. Cosa ti ha colpito del progetto del club?La voglia di arrivare in A2 in due o tre anni è un bello stimolo. Non nascondo che siamo il cocktail giusto tra giovani ed esperte: siamo padrone del nostro destino. Mi piacerebbe conquistare questo obiettivo con tutte queste compagne e con la nostra allenatrice, secondo me adatta anche per l’A2.Il 19 dicembre c’è il derby contro San Cascia-no, voglia di far capire chi comanda nella pro-vincia di Firenze?Il Bisonte è una grande squadra, ma non sento il derby. Credo solamente che in quella partita ci sia bisogno dei tre punti: lo ritengo uno scontro diret-to.

Avvio di campionato con il botto per le pallavoliste allenate da Barbara Biagi.

Il segreto del successo? “Siamo unite dentro e fuori dal campo. fosse per me

rimarrei a vita in questa squadra”. Magari con un impianto sportivo nuovo

iRene gomieRo

sport nel Valdarno38 Dicembre 2010

Page 39: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

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Page 40: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

Simone Casati, rignanese, classe 1976, assicuratore e calciatore. Non un professionista, ma di più. Un amante del pallone, uno di quei tanti gioca-

tori per passione mossi non dai soldi ma da quella voglia di correre ogni domenica den-tro uno stadio che nasce quando si è bambini. Una voglia che a volte non smette mai. Pri-ma studente, poi lavoratore: Casati è uno dei tanti esempi di chi ama il calcio per davvero. L’inizio fu, come per molti giovani, a 10 anni nella squadra del paese. Le prime tappe gio-vanili scorrono veloci fino all’esordio nella squadra il cui capitano era l’attuale Sindaco di Firenze, Matteo Renzi. “Eh sì, Matteo era il capitano della squadra Allievi. Lo fu fino a quando non decise di fare il corso per arbitri. Poi - dice sorridendo – abbiamo preso eviden-temente due strade diverse. Io ho continuato a studiare e soprattutto a divertirmi dietro al pal-lone. Sono andato ad Incisa a fare gli Juniores, poi sono tornato a Rignano dove ho esordito in prima squadra nell’anno del ritorno in Pro-mozione”. L’anno in cui, in amichevole, una coriacea Rignanese mise alle corde la Fioren-tina di Ranieri, Batistuta e Rui Costa. “Giocai pure io quella partita, alla fine perdemmo ma passammo in vantaggio. Mi ricordo l’essere stato di fronte a Toldo”. La carriera continua e Casati inizia a vestire le maglie, come apprez-zato centravanti, delle tante società che sono protagoniste nel nostre calcio dilettantistico. Due anni nell’Olimpia Palazzolo, poi Molin del Piano, Loro Ciuffenna e la Tro.Ce.Do. nell’anno dei 54 punti con mister Guarino. “Un lungo percorso che, dopo tante soddisfa-

“Oh capitano, mio capitano Renzi”Andrea Trapani

la stoRia. Simone Casati, rignanese doc e calciatore amatoriale da quando era bambino

Giornata storica per Figline Valdarno lo scorso mercoledì 17 novembre. Un’oc-

casione che ha permesso allo stadio comu-nale di accogliere per la prima volta, per una gara ufficiale, le maglie azzurre della Nazio-nale in terra valdarnese. Le innovazioni, re-sasi necessarie dopo la parentesi della locale squadra gialloblu tra i professionisti, hanno trovato la loro prima importante apparizio-ne dopo la sfortunata disavventura societa-ria che ha riportato il calcio figlinese tra i dilettanti. Dopo l’inaugurazione per la fine dei lavori dello scorso ottobre è arrivata così l’opportunità di far conoscere l’impianto al

grande pubblico. All’interno della decima edizione del Torneo “Quattro Nazioni”, in-fatti, la gara tra la nazionale italiana e quella tedesca si è svolta al rinnovato stadio “Del Buffa”. Gli azzurrini dell’Under 20, come ogni anno, sono impegnati nella manifesta-zione in cui le promesse di Austria, Germa-nia, Italia e Svizzera si affrontano nel corso della stagione calcistica. La rappresentativa giovanile da Francesco Rocca, che ha con-quistato i quarti di finale nell’ultimo mondia-le 2009 in Egitto, ha mancato la qualifica-zione per il successivo dell’anno prossimo in Colombia.

E gli azzurrini sbarcano al Del Buffacalcio/1. Lo stadio, recentemente rinnovato, ha ospitato la Nazionale under 20

/V.L.

zioni nel Valdarno, mi ha portato a vivere a Santa Brigida l’esperienza che forse è stata l’apice della mia carriera calcistica”, afferma Casati. “Lì ho fatto 38 gol in due stagioni e soprattutto conservo il ricordo del gol più bello mai realizzato. Fu quello che significò la salvezza contro le Sieci, erava-mo in 9 contro 11” . Le esperienze proseguono come gli aneddoti: si passa dall’esperienza a Dicomano fino a quella attuale al Chianti Nord ricordando i campionati a Greve in Chianti, il ritorno a Santa Brigida per toccare anche le Sieci e Rufina. Una storia praticamente senza fine e con la passione legata ai vari ricordi. “La passione è tutto, probabilmente non metterò mai le scar-pette al chiodo”, afferma. E per essere sicuro di non farlo, oltre ad essere protagonista sui rettangoli di gioco, allena a Rignano anche i bambini di 6 e 7 anni ai primi calci. “L’ho fatto dal 2003 al 2007 e sono tornato a farlo pure quest’anno. Con loro è puro divertimento, devono vivere lo sport e il calcio come tale senza pensare ai risultati. Come faccio io stesso a 34 anni: ancora oggi quando segno ho le stesse soddisfazioni di quando ero piccolo, esulto come un pazzo sempre e comunque”. Il divertimento è tutto, parola di Casati.

sport nel Valdarno40 Dicembre 2010

Page 41: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

Il Figline torna a colorarsi di vio-la e… ripartire in quarta. Si po-

trebbe riassumere così il frizzante mese di novembre per la nuova squadra gialloblu. Due le novi-tà di rilievo in queste settimane: la prima è l’arrivo in Valdarno di Giacomo Banchelli, la seconda la presenza di un nuovo sponsor di prestigio. Partiamo dal centravan-ti che, a stagione in corso, punta a diventare il faro dell’undici val-darnese che sgomita per tornare grande nel difficile campionato di Eccellenza. Alle spalle di Ban-chelli un palmartes niente male: ha debuttato a soli 16 anni in Serie A con la maglia della Fiorentina prima di indossare, sempre nella massima serie, anche quelle di Ca-gliari ed Atalanta. Un “globetrot-ter” del calcio italiano che, dopo la bellezza di 17 casacche diverse, veste per la prima volta quella dei rinati GialloBlu. Novità anche sul-la maglia figlinese, il logo Aston Martin – la nota casa automobili-stica britannica – è andato infatti ad arricchire le vestigia della so-cietà. Un accordo importante che permette al direttore sportivo Emi-liano Marianelli di guardare con maggiore fiducia al prossimo anno dopo un 2010 che non ha dato le

soddisfazioni sperate. In tal senso comunque, oltre al nuovo accor-do e all’arrivo di Banchelli, c’è da segnalare anche l’inserimento in rosa del difensore Simone Olivieri. Intanto, lontano dai risultati spor-tivi, gli sportivi di Figline hanno manifestato nelle scorse settimane il proprio cordoglio e vicinanza all’ex tecnico Moreno Torricelli colpito da un grave lutto familiare, la morte della moglie Barbara. Per chi volesse ancora contribuire, la famiglia dell’ex calciatore ha fatto sapere che si può ricordare Barba-ra con una donazione all’A.I.L con causale progetto L.U.C.E - A.I.L Firenze.

calcio/2. Arriva Banchelli e i gialloblu salgono in Aston

Il Figline si tinge di viola

/V.L.

La passione per il ballo non ha confini. Anche in To-scana è molto forte, negli ultimi anni è cresciuto

sempre più l’interesse nei confron-ti del tango. Il ballo argentino per eccellenza, tutelato anche tra i beni Unesco, è intanto sbarcato in grande stile anche nel territorio valdarnese. Merito di ciò l’impegno di “Valdarno Tango” e di Guia Maza, 34enne ita-lo argentina, che ci racconta come è nato il tutto. “Innanzitutto grazie alla passione – ci spiega – che ho sempre coltivato assieme alle mie origini. Sono nata in Italia, ma ho vissuto in Argentina per alcuni anni: là è sbocciato l’amore per il ballo. Dopo Buenos Aires sono tornata in que-ste zone due anni fa, per l’esattezza a Cavriglia, e ho pensato di portare anche qua la possibilità di ballare il tango”. Un successo sempre crescen-te. “Sì, tanto che dopo che mi sono trasferita a Rignano l’ho esportato in nuovi luoghi. E’ stata l’occasione per ripetere l’esperienza allargando al contempo il numero di persone che si sono avvicinate al ballo. Un grup-po omogeneo che vede protagonisti giovani dai 20 anni fino ad adulti cinquantenni ed oltre”. Valdarno Tango è quindi un gruppo che si lega a varie associazioni e al territorio. “Esatto, siamo un gruppo di persone partito con un’esperienza condivisa che riguardava pochi appassionati che è aumentato sempre di più di

numero superando quota cinquanta. Ora lavoriamo su San Giovanni Val-darno, Figline, Rignano e Incisa”, dice soddisfatta Guia Maza. Proprio ad Incisa, ogni due domeniche, c’è quello che può essere considerato l’evento clou dei corsi organizzati nelle varie sedi: nei locali della Casa del Popolo, infatti, viene organizza-ta una serata di ballo in cui arrivano ballerini da Firenze, Siena ed Arez-zo. “E’ la serata in cui si uniscono le varie esperienze – spiega – ed ab-biamo non solo ballerini ma anche cantanti che talvolta arrivano anche dall’estero”. Che futuro si prevede?

“La prospettiva è quello di uno scopo sociale, ossia creare una comunità di ballerini. Il tango è di per sé un ballo molto appassionante e porta ad avere molti appassionati”. A questo punto non manca che conoscere come met-tersi in contatto con Valdarno Tango. “Gli appuntamenti di Incisa sono ri-partiti il 14 novembre, mentre i corsi a Rignano (Circolo Arci) e presso Fi-gline Danza sono già attivi”. Per gli interessati è a disposizione il sito in-ternet http://valdarnotango.blogspot.com dove è possibile avere tutte le informazioni necessarie per iniziare a ballare.

Danza. Guia Maza ha portato un po’ di Argentina in riva d’Arno

Una passione chiamata tangoAndrea Trapani

BASKETGIOCHI SPORTIVI STUDENTESCHI, PREMIATO L’ISIS VASARISi sono svolte le premiazioni dei Giochi sportivi studenteschi edi-zione 2009/2010. La manifestazione, organizzata dal Coni Firen-ze e dall’Ufficio scolastico provinciale, ha visto in oltre tre mesi circa 12.000 studenti cimentarsi in varie discipline sportive. Du-rante la cerimonia sono stati consegnati premi e riconoscimenti a 38 istituti di scuole medie inferiori e superiori della provincia di Firenze che si sono classificati nei primi tre posti di ogni discipli-na, tra cui la squadra di Basket Allievi dell’ISIS Vasari di Figline Valdarno che ha vinto il titolo assoluto nella propria categoria.

CALCIO/3COPPA ITALIA, LA RIGNANESE TRA LE PRIME 8Prestigioso risultato raggiunto dalla squadra biancoverde di Ri-gnano nella “Coppa Italia” riservata all’Eccellenza. La Rigna-nese, dopo aver battuto la Castelnuovese in 180 minuti pieni di emozioni, è entrata nei quarti di finale assieme a squadre di lunga tradizione come il Pisa Sporting Club, la Pistoiese, la Sansovino e l’Urbino Taccola. Nella doppia sfida del 10 e 24 novembre l’av-versaria è stata l’Albinia.

CALCIO/4ECCELLENZA, LA GRIGLIA CHE VALE LA SERIE DLa Lega Nazionale Dilettanti, nei giorni scorsi, ha reso nota la ta-bella degli spareggi nazionali tra le seconde classificate nel cam-pionato di Eccellenza dove ben due delle compagini valdarnesi, Figline e Rignanese, sono impegnate. Il primo turno ha visto l’ab-binamento della seconda del girone B con la seconda del girone A del Lazio. In caso di vittoria trasferta in Abruzzo o ancora nel Lazio.

TRADIZIONEIL CACIO DI SANTO STEFANOTorna il lancio del formaggio a Torri, la frazione di Rignano sull’Arno che ospita dal 2004 la manifestazione. L’appuntamento è per il 26 dicembre, il giorno di Santo Stefano in cui storica-mente la popolazione si riuniva per festeggiare lanciando delle forme di Toscanello lungo la strada di collegamento a Sarnese. Questa pratica pian piano era andata in disuso ma, grazie al la-voro e all’impegno della locale associazione, è ripartita l’antica tradizione.

pillole

sport nel Valdarno 41

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tobus, in sosta alla fermata, o aspettare che riparta, con relativo aumento del traffico nella strada; inoltre la fermata copre la visuale alle auto che uscendo dai passi carrabili si trovano in difficoltà aumentando il rischio nell’immissione nella strada.Questo breve tratto di strada già sop-portava un consistente passaggio di autobus che dal viale Ojetti, girando in via di Belgioioso, incrociano delle strisce pedonali ed invadono la corsia di mar-cia proveniente in senso opposto, con rischio per le auto che sopraggiungono. Molte volte infatti chi percorre la via per immettersi in viale Ojetti deve fermarsi e lasciare che l’autobus completi l’im-missione in via di Belgioioso, altrimenti lo scontro frontale è inevitabile. Ades-so, con ulteriori linee che transitano, il rischio di incidenti è ancora maggiore.Si deve anche considerare, che la ferma-ta di un autobus, ed il relativo passag-gio di linee, situata in una strada breve come la via Belgioioso, comporta che al momento dell’immissione nella via, l’autobus acceleri e subito dopo alcuni secondi compia una frenata decisa (con relativo stridio di freni) alla fermata; alla ripartenza una rumorosa accelerazione e di nuovo, trascorsi un paio di secondi, una nuova frenata (con ancora stridio di freni) per lo stop all’immissione in Piaz-za Fardella; tutto ciò provoca un note-vole disagio di rumore per gli abitanti ed un incremento di inquinamento at-mosferico. Non ultimo si deve riflettere sul fatto che la linea 17b adesso transita da via Lungo l’Affrico e gira in una stra-dina di collegamento con il viale Ojetti, per immettersi subito dopo nella via Belgioioso, anche tale percorso è a pa-rere degli scriventi causa di pericolosità, per la manovra che l’autobus compie nell’immissione nello stesso viale Ojet-ti. Vorremmo anche far presente il fatto che via Belgioioso è una strada secon-daria, poco conosciuta, e scomoda da raggiungere per le persone. Sarebbe preferibile una fermata in Piazza Far-della nella parte destra dove si trova una zona rettilinea che potrebbe andar bene per una fermata, certamente più comoda e un riferimento più conosciu-to da raggiungere sia dalla scuola che dai cittadini della zona ed anche dai tu-risti dell’Ostello della Gioventù.Chiediamo inoltre di poter prendere in considerazione il passaggio di alme-no una linea da via D. G. Verità, dove i problemi di rumore ed inquinamento sarebbero molto meno avvertiti dalle abitazioni, essendo interne alla strada e dalla parte opposta essendoci il giardi-no della scuola. Inoltre potrebbe essere utile una fermata vicino al distributore.I sottoscritti con la presente intendono richiedere: - la soppressione della fer-mata in via C. di Belgioioso; - la revisione delle linee che attualmente transitano in via Belgioioso.Grazie per l’attenzione e porgo distinti saluti.

Giacomo Giannellied i residenti in via Belgioioso

elogio della TraMVia...Ho letto la lettera, firmata senza nome, riportata nella rubrica “Dico la mia” del mese di novembre “Tramvia e traffico in San Jacopino” e credo si commenti da sola, ciò in quanto il lettore affer-ma che il traffico nella sua zona, dopo l’entrata in funzione della tramvia, non risulterebbe ridotto. Infatti mi domando come un mezzo che collega una zona del tutto diversa e distante da quella in-dicata dal lettore possa contribuire ad alleggerire il traffico in San Jacopino. Per quanto attiene infine l’utilità del mezzo, invito il citato lettore a domandare un parere a coloro che abitano nelle zone servite dalla tramvia e circa l’affluenza, escluso l’orario di minor intensità del flusso dei viaggiatori, quando peraltro le corse permangono molto frequenti, le vetture risultano ben utilizzate.Per quanto mi riguarda, io utilizzo rego-larmente la tramvia che, contrariamente a quanto accadeva con il bus, mi con-sente di raggiungere il centro in tempi brevi e certi.Cordialmente,

G. Degl’Innocenti

...ed elogio dei MoToriniGentile redazione del Reporter,scrivo dopo aver letto l’interessante ar-ticolo intitolato “I motorini? Hanno pure un sindacato” di Annalisa Cecionesi sul Reporter di novembre. Io, che ormai ho quasi sessanta primavere sulle spal-le, sono uno delle migliaia di fiorentini che si sposta solo con il motorino. Lo uso tutti i giorni per andare e tornare da lavorare (attraversando quasi tutta la città, perché abito a Gavinana e lavoro a Novoli) e per fare tutti gli altri sposta-menti che devo fare, per lavoro e per piacere. Qui devo spezzare una lancia a favore di chi si muove in motorino: pen-sate a come sarebbero intasate le stra-de se tutti quelli che usano lo scooter prendessero invece l’auto. Sarebbero impercorribili, con il traffico insosteni-bile. Anche perché, andando a lavorare, mi capita di vedere che nella stragran-de maggioranza delle macchine c’è una persona sola a bordo. Penso che così non si può andare avanti, ci vuole un cambio di mentalità: perché queste persone, a parte ovviamente gli anziani e quelle che hanno problemi, non usa-no l’autobus o la tramvia? Perché non provano anche loro ad andare in mo-torino, o se devono fare poca strada, in bicicletta? Mi fa rabbia, tutte le mattine, vedere le strade e i viali intasati da mac-chine che hanno una sola persona a bordo, che magari usano l’auto per fare pochi metri. Io penso che i politici devo-no rendersi conto di quanto i motorini sono importanti per non bloccare tutta Firenze, anche perché molti fiorentini lo hanno già capito, sanno che questo ormai è l’unico mezzo privato con cui è possibile spostarsi in città (se andate in altre città d’Italia e d’Europa vi rendere-te conto che non ci sono altre città che hanno lo stesso numero di motorini di Firenze, chissà perché). Insomma, i po-

litici devono capire che a Firenze i mo-torini sono importanti e vanno protetti. Le cose scritte nell’articolo di Annalisa Cecionesi sono giuste, io che mi muovo tutti i giorni in motorino sono d’accor-do, servono asfalto nuovo e parcheggi, anche perché spesso i parcheggi per motorini sono occupati dalle macchine senza che si veda mai una multa, men-tre magari un motorino che non trova spazio nel parcheggio perché c’erano le macchine e viene messo un po’ più avanti la multa se la prende. Infine sono d’accordo col signore che vi aveva scrit-to una lettera un po’ di tempo fa, che diceva che secondo lui le corsie prefe-renziali dovrebbero essere aperte an-che ai motorini; anche io la penso così, sarebbe un sistema per liberare ancora di più le strade dal traffico, e senza in-tralciare gli autobus, perché i motorini non fanno code e non intralciano le strade. Volevo dire solo questo: più at-tenzione dei politici per i motorini!! Vor-rei vedere che confusione ci sarebbe a Firenze senza di loro!!Grazie per l’attenzione e continuate così, il vostro è davvero un giornale ben fatto!

Michele

MUlTe dal BUS SUlle PreFerenZiali, “CoMe Vedereil PerMeSSo inValidi?”Gentilissimo Direttore,leggendo con attenzione l’articolo a firma Francesca Puliti, ho preso visione delle dichiarazioni del sig. Filippo Bo-naccorsi il quale indicando che l’autista, una volta vista la presenza di un auto nella corsia preferenziale davanti a lor schiacciando un bottone farà di fatto scattare la multa di euro 80 e, trascri-vo testualmente, aggiunge “Saremo al sicuro da eventuali ricorsi”. Si è mai posto “qualcuno” il problema che il permesso invalidi si trova normalmen-te sul cruscotto anteriore posizionato in modo da essere visto dagli agenti di polizia municipale e in quella posizio-ne si trova anche il legittimo telepass? Non crede che una sanzione pecuniaria possa essere sicuramente contestata visto che l’autista sicuramente vede un “intralcio” davanti, ma un intralcio con autorizzazione? Le richiedo, gentilmen-te, sperando di non rubarLe del tempo, una risposta, anche perché purtroppo io mi potrei trovare in quelle condizioni avendo in famiglia un portatore di han-dicap al 100% e vivo nel centro storico di Firenze. Cordialmente la saluto ringraziandola per la Sua eventuale disponibilità a for-nirmi una risposta.

Maurizio Fornari

Gentile signor Maurizio,la questione che lei pone nella sua lette-ra è senz’altro giusta. Penso – anzi sono sicuro - che questa, come altre possibili eccezioni, sia stata presa in considera-zione da Ataf, ma pubblico volentieri la sua lettera in modo che chi di dovere possa prendere atto della preoccupa-

Inviaci le tue lettere [email protected] e segnalazioni:tutto su www.ilreporter.it

Lettere, segnalazioni, proposte, ma anche veri e propri articoli scritti dai lettori. Tutto questo ed altro ancora sul portale www.ilreporter.it. Tutte le lettere che non trovano spazio in queste pagine saranno pubblicate sul sito. E poi spazio ai commenti e alle vostre opinioni

lettere

Via di BelgioioSoe il PaSSaggio degli aUToBUSSpett.le redazione de Il Reporter,vi invio una comunicazione firmata dal-le persone residenti in via di Belgioioso in Firenze. Come potete vedere sono diverse le motivazioni che ci spingo-no ad opporci al posizionamento della fermata nella Ns. via ed anche all’incre-mento di traffico di autobus nella stes-sa. Motivi di sicurezza che se richiesto possiamo documentare con video..... evitiamo di ritrovarci con un incidente prima di intervenire. Motivi di inquina-mento acustico e atmosferico dovuti ad una incomprensibile concentrazio-ne di passaggi di linee in una sola via. Come si può vedere siamo pochi abi-tanti che devono sopportare il passag-gio di molti autobus. Richiediamo lo spostamento del passaggio di linee in vie dove riteniamo si produca un im-patto negativo inferiore sulla qualità della vita degli abitanti. Riteniamo che una fermata debba essere posizionata vicino a chi ne usufruisce, quindi vici-no a concentrazioni di abitanti come i grandi condomini e non davanti ad una casa unifamiliare ed in una via con poche abitazioni e al massimo di due piani. Pensiamo che i Ns. amministra-tori locali a parole vantino il dialogo come forza della Ns. società: è questo che chiediamo ad Ataf, un dialogo che ci permetta di soddisfare le esigenze di tutti:in via di Belgioioso, circa a metà, è stata posizionata una nuova fermata di auto-bus Ataf, adiacente al passo carrabile a servizio dell’autorimessa degli abitanti al n.6 e dell’adiacente passo carrabile a servizio di una strada privata con nume-rosi utilizzatori, residenti ai numeri da 8 a 12. Tutto ciò provoca dei problemi di manovra a coloro che nel rientrare nei loro parcheggi devono sorpassare l’au-

42 Dicembre 2010

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invia la tua segnalazionealla nostra redazione

[email protected]

Cara Emanuela,la zona cui lei si riferisce, quella intorno a viale dei Bambini, nel quartiere 4, non è l’unica dove, nel corso del tempo, si sono registrate frizioni e incomprensioni tra chi ha un cane e chi non lo ha. Spesso, semplicemente, perché gli stessi spazi vengono guardati e considerati da due punti di vista differenti, senza lo sforzo necessario di mettersi, seppur per un attimo, nei panni di chi ha necessità diverse dalle proprie. Il nostro giornale, anche in passato, si è spesso (e molto volentieri) occupato della vita degli amici a quattro zampe e dei loro padroni, dan-do frequentemente voce – come in questo caso – alle richieste di chi parla anche a nome del proprio animale. Che ha esigenze, bisogni e anche diritti spesso sconosciuti a chi invece non possiede un cane. È giusto, e doveroso, che in città, in ogni zona della città, senza dover spo-starsi per chilometri, vi siano spazi dedicati ai cani, e che questi spazi tengano conto delle esi-genze degli animali. Ed è giusto, da parte dei loro proprietari, richiederli laddove ancora non sono presenti, o far sentire la propria voce quando queste aree non sono pensate in modo corretto e funzionale: solo chi ha un cane, chi lo porta fuori tutti i giorni, può conoscere quel-lo che serve, quello che non va e quello che deve essere migliorato, e ha tutto il diritto di chie-derlo a chi di dovere. Spazi, orari, dislocazione e sistemazione delle aree per cani: sono questi, e altri, gli elementi da tenere in considerazione quando si predispone uno spazio per questa funzione, da rivedere e correggere qualora ve ne sia la necessità. C’è poi un altro discorso da fare, completamente differente, che è quello dello sporco per strada. Discorso legato esclusi-vamente all’educazione e al senso civico dei padroni (o meglio alla loro mancanza): spesso – e sbagliando – i cani vengono visti da qualcuno di cattivo occhio proprio da chi si trova, ogni giorno, a dover fare continui “slalom” sul marciapiede per non pestare i bisogni lasciati qua e là, ma è evidente che i colpevoli in questo caso sono soltanto i proprietari, e non certo gli animali. E anche questo, l’educazione dei padroni, è un elemento fondamentale per la con-vivenza in città tra persone e animali. Così come lo è un ultimo aspetto: il rispetto. Senza cui (e non solo in questo caso) tutto diventa molto, molto più complicato. Rispetto delle strade e di tutti gli abitanti da parte di chi ha un cane, ma anche rispetto da parte di tutti gli abitanti per gli animali e le loro esigenze: così, e soltanto così, questa questione smetterà di essere ciò che non è, ovvero un problema. Perché la città è grande abbastanza per tutti.

Matteo Francini

Viale dei BaMBini,il PUnTo di ViSTa di CHi Ha Un CaneSpettabile Redazione,leggendo l’articolo sul Viale dei Bambini pubblicato ne “Il Reporter Q4 n.88 del 2 novembre 2010”: “Viale dei Bambini, proteste dei “grandi”” a pag. 3, chiedo che per una volta venga affrontato il problema non solo dal punto di vista degli anziani, non solo delle mamme che portano i bambini a giocare, ma anche da quello di coloro che hanno la fortuna di avere un amico a quattro zampe in casa, punto di vista spesso non affrontato e, soprattutto, non richiesto, come si evince dall’articolo pubblicato, poiché troppo “scomodo” per il quartiere. Nell’articolo mamma Letizia afferma che vi è un’enorme area per cani, e Renzo Pampaloni, presidente della commissione Assetto del Territorio del Quartiere, asserisce che l’area è aper-ta da agosto dalle 8.00 alle 22.00. Partendo dal presupposto che il concetto di “enorme” è un concetto puramente relativo, vorrei ricordare che l’area cani sorge su una superficie di non più di 150 mq dove, neanche un anno fa, non vi era assolutamente niente: era uno spazio totalmente inutilizzato poiché sotto il sole d’estate, vicino alla strada e lontano dai giochi per bambini. Inoltre, nonostante i cani, come tutti gli esseri viventi, abbiano necessità di effet-tuare i loro bisogni anche la sera dopo cena, e che noi padroni, dovendo andare a lavorare, dobbiamo uscire di casa anche prima delle 8.00 del mattino, vorrei ricordare al presidente che l’orario di apertura è dalle ore 8.00 alle ore 20.00. La signora Giuseppina afferma inve-ce che avrebbe preferito un’area riservata ad anziani e bambini: sicuramente non sbaglio affermando che all’inizio del Viale dei Bambini, venendo da Piazza dell’Isolotto, passato il campino della Parrocchia, sulla destra, vi sono le vecchie “baracche verdi” che ospitano tutto il giorno gli anziani e permettono loro di ballare, di giocare a carte sui tavoli disponibili, forni-scono un bagno in caso di necessità ed un caffè da gustare in compagnia. Proprio lì davanti, da poco ristrutturato, il parco per i bambini. Nonostante questo, un parco per bambini non andrebbe bene alle persone che abitano nei palazzi accanto all’area cani: i bambini urlano, piangono, ridono, parlano a tutte le ore, un po’ come i cani!!! Per non parlare delle chiacchie-re delle mamme!!! Sono poi puramente d’accordo per il problema della pavimentazione, dei troppi bisogni dei cani lasciati ovunque, della necessità di evitare l’ingresso dei motorini e delle auto all’interno del Viale, ma cerchiamo di concentrare l’attenzione sulle vere necessità invece di accusare senza conoscere.Grazie per l’attenzione, cordiali saluti,

Emanuela Marini

lettere

zione sua e di chi si trova nella sua stes-sa condizione.

M.F.

Via i CaSSoneTTi della CarTain CenTro: “Bene, Ma...”Vi scrivo perché ho un problema. Abito in via Palazzuolo ormai da molti anni, e a parte tutte cose e i problemi che tutti conoscono già di questa strada (i nego-zi e gli internet point gestiti da stranieri, la confusione soprattutto la notte) da un po’ di tempo c’è una novità. Il Qua-drifoglio ha tolto in tutte le vie vicine i cassonetti della carta, e un po’ di tempo fa a casa ci era arrivato un foglio dove si annunciava questo cambiamento e si diceva che la carta e il cartone vanno messi fuori dal portone una volta alla settimana e che passano loro a pren-derli. Sono stato molto contento di questo cambiamento, mi sembra molto meglio, non bisogna più arrivare fino ai cassonetti a portare tutta la carta, che quando è tanta è pesante, e ci sono meno cassonetti in giro, che oltre a es-sere brutti fanno anche sporco, perché la gente va dietro a farci i loro bisogni. Insomma, così è molto più comodo, e devo dire che funziona, perché quando si mettono i sacchetti con la carta fuori dalla porta all’ora giusta poi vengono subito a prenderli. L’altro giorno, però, camminando in via Il Prato ho visto che accanto ai cassonetti rimasti, quelli nor-mali, c’erano un mucchio di scatole di cartone. Allora ci ho fatto caso, e ho vi-sto che questo succede spesso; la carta, soprattutto scatole di cartone, vengo-no lasciate accanto ai cassonetti norma-li forse da chi non sa che c’è un giorno apposta per la raccolta della carta. O forse sono i ristoranti e i bar della zona che lasciano le scatole vuote accanto ai cassonetti, visto che quasi tutte le sca-tole sono di confezioni di bottiglie? Ma la raccolta porta a porta funziona anche per i ristoranti o loro possono mettere i loro rifiuti di carta accanto ai cassonetti? Sennò sarebbe inutile che li hanno tol-ti, perché così il paesaggio è più brutto di prima. Il Quadrifoglio non potrebbe controllare?

Un abitante di via Palazzuolo

la “SCoMParSa”della Targa di largo BUrZioSono un abitante di Via S. Biagio a Petrio-lo e quotidianamente passando in Via Piemonte angolo Via del Camposanto vedo tutta l’area compresa fra Via Pie-monte e Via della Stazione delle Cascine coperta di erbacce. Nella zona era stato realizzato da parte dell’autorità comuna-le un vialetto-circuito, delle recinzioni per orti e recentemente due vasche dove l’acqua defluisce in continuazione da una all’altra sostenendo delle spese non indif-ferenti. Il largo che è stato creato era stato intitolato al compaesano “Giorgio Burzio”, la targa è scomparsa!!! Ma il nuovo piano regolatore che prevedeva l’inizio di una nuova strada di scorrimento verso il cen-tro cittadino che fine ha fatto?

Alfredo Manetti

la “lUnga aTTeSa”di PiaZZa delle CUreBuongiorno,visto che siete l’unico giornale che parla dei problemi veri che ci sono nel quartiere, e visto che molte persone vi scrivono per dirvi i problemi delle loro strade, ho deciso di scrivervi anche io, anche se ormai ho perso le spe-ranze che un giorno si possa risolvere il problema che sto per dirvi. Tutte le mattina, per andare a lavoro, faccio in macchina via Faentina, e tutte le mat-tine è sempre la solita musica. Ci sono code lunghissime che a volte partono anche dal Lapo, e uno deve partire di casa un’ora prima per arrivare a lavoro in tempo. Il problema c’è da tanto tem-po, ma ancora nessuno l’ha risolto. È piazza delle Cure, che messa così ormai non va più bene. Tante volte ho letto, anche sul Reporter, di nuovi progetti, ma poi non se ne parla più e piazza delle Cure resta sempre uguale. Per me, ma anche per molte altre persone che conosco e che la pensano come me, i problemi principali sono due: le strisce subito prima della piazza e le macchi-ne parcheggiate in doppia fila. La pri-ma cosa sono le strisce: le persone che attraversano bloccano tutto il traffico, e si creano rallentamenti e code in tut-ta via Faentina. Per carità, io non dico che le persone non devono attraver-sare, però le strisce andrebbero messe da un’altra parte, non proprio in fondo a via Faentina, che già è rallentata dai semafori e da tutte le macchine che ci passano. Dovrebbero essere spostate da un’altra parte, o sennò andrebbe fatto o un sottopassaggio o una pas-serella per fare attraversare la gente. Sarebbe anche più sicuro, perché a volte le macchine e i motorini supera-no l’autobus fermo alla fermata proprio prima delle strisce, ed è pericoloso. Io non so se il sottopassaggio (che c’è già, magari si potrebbe allungarlo) o la pas-serella si possano fare, ma sicuramente ci si dovrebbe pensare. E poi ci sono le macchine parcheggiate in doppia e tripla fila in piazza delle Cure: lo so che la mattina c’è il mercato e che la gen-te si ferma due minuti per comprare la frutta, però così non si può andare avanti. A volte ci sono anche i vigili, ma la situazione non cambia molto. A me piace molto il mercato di piazza delle Cure, ci vado anche io a comprare la frutta e la verdura, ma andrebbe siste-mato tutto in modo diverso, e soprat-tutto andrebbe fato un parcheggio per i clienti. Il mercato avrebbe più clienti, e le macchine non parcheggerebbero in doppia fila facendo tutte quelle code. Perché non viene fatto nulla? Altre piazze hanno avuto i cambiamenti che servivano, ora si dovrebbe fare qualco-sa per piazza delle Cure, che aspetta da molto tempo. Grazie per pubblicare le lettere dei cittadini, è importante per-ché così c’è la possibilità di parlare dei problemi delle persone.Cordiali saluti,

Renato R.

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Figline

concerto di natale23 dicembreteatro Garibaldi

Appuntamento con il tradizionale concerto di Natale, per l’antivigi-lia, al Teatro Garibaldi. Quest’an-no il protagonista sarà il tenore Leonardo Caini, con il Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Per il terzo anno consecutivo la stagione concertistica del Garibaldi ha fatto registrare il massimo numero di abbonamenti sottoscritti (204). Per informazioni sui biglietti è possibile recarsi alla biglietteria del Teatro (piazza Serristori) dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19. Prezzi a concer-to: 12 euro poltrona numerata di platea (ridotto 9 euro), 9 euro per il posto nel palco numerato (ridotto 7 euro).

Medioevo per immagini18 dicembreRidotto del Garibaldi

Prosegue il ciclo di conferenze Medioevo per Immagini, che porta ogni mese a Figline illustri personaggi del mondo dell’ar-te e della cultura. Sabato 18 dicembre sarà la volta di Giuliano Pinto (ore 16.30), professore di Storia medievale all’Università di Firenze, che illustrerà i grandi cantieri edilizi ai tempi di Dante e Boccaccio.

Reggello

Bigazzi e l’oro verde4 e 11 dicembreluoghi vari

Torna protagonista l’olio di Reggello. Dopo l’anteprima della 38esima edizione della Rassegna

dell’olio extravergine d’oliva che si è tenuta a Firenze, in piazza Santa Croce il mese scorso, l’oro verde rincasa nel Valdarno per una serie di altri appuntamen-ti. Fra i vari appuntamenti in programma, il convegno sul tema “Olio e Salute – Dieta Mediterra-nea”, che si svolgerà a Reggello il 4 dicembre e vedrà la parteci-pazione di Beppe Bigazzi e del Consiglio dei Ragazzi dell’Istituto Comprensivo di Reggello oltre ad esperti nutrizionisti. La Rassegna si conclude, con un ritorno a Firenze, l’11 dicembre, per una serata a base “dell’Oro verde di Reggello” al Teatro del Sale, dove si esibirà la Filarmonica “Giuseppe Verdi” e l’Associazione Musicale “Giovanni da Cascia” .

Rignano

cena in mantella31 dicembreFattoriadi castiglionchio

Veglione in salsa medievale alla Fattoria di Castiglionchio, il 31 dicembre. L’inizio del nuovo anno si attenderà in mantella e abiti in tema, sul tavolo pietanze ispirate ai cibi dell’epoca, per gustare a pieno i sapori del Medioevo. Info: tel. 055 8303169; [email protected].

Spettacoli

Ben 10 live4 e 5 dicembreMandela Forum

Ecco arrivare Ben10 sui palco-scenici europei in un entusia-smante live show ispirato alle se-rie televisive di Cartoon Network su “Ben 10”, personaggio di culto e eroe che ha scatenato tra

i giovanissimi di tutto il mondo la Ben 10 mania!Il pubblico sarà catapultato e coinvolto in uno spettacolo adre-nalinico, ricco di emozioni, effetti speciali, acrobazie mozzafiato, battaglie e musiche avvincenti, e potrà incontrare dal vivo proprio Ben 10 che regalerà un’avventu-ra elettrizzante.

Concerti

Fabri Fibra 11 dicembresaschall

Fabri Fibra torna al suo pubblico a 2 anni di distanza dall’ultimo “Bugiardo Tour”: la tournée, arrivata dopo il successo degli album “Tradimento” e “Bugiardo” (entrambi schizzati ai vertici delle classifiche), con quasi 70 concer-ti in tutta la penisola, ha registra-to ovunque il sold-out. Un vero e proprio trionfo per questo artista, che ha così coronato un percorso che l’ha imposto come il rapper italiano più amato (e al tempo stesso “odiato”) dal pubblico.

voca people15 dicembresaschall

I Voca People arrivano dal pianeta Voca con un incredibile spettacolo teatrale che combina suoni vocali, cantato a cappella e la moderna arte del beat-box, che imita i suoni di una intera orchestra. Lo spettacolo è un’esperienza indimentica-bile che miscela una maestria musicale superiore ad una buona e sana dose di umorismo. La navicella spaziale dei Voca People é recentemente atter-rata sullo sconosciuto Pianeta Terra, e solo allora i componenti

dell’equipaggio si sono triste-mente accorti che il prezioso carico, costituito interamente da energia musicale, si è comple-tamente esaurito. Lentamente, i Voca People stanno imparando a conoscere gli strani abitanti, le bizzarre abitudini e la bella musica del Pianeta Terra. Solo con l’aiuto del pubblico potranno infatti ricaricare musicalmente la loro navicella, e quindi ripartire.

Malika ayane21 dicembreteatro verdi

“Grovigli Special Tour Edition”, anticipato dal nuovo singolo “Thoughts and clouds” (in radio dall’8 ottobre scorso), coinvolge e appassiona. Otto i brani in versione live, tra cui “Sospesa”, “Come Foglie”, “Feeling Better” e “Ricomincio da qui” a cui si aggiungono i contenuti speciali ed inediti del backstage dello spettacolo tenuto a Roma. Ad affiancare Malika Ayane nel tour una band con la quale la cantante ha ormai raggiunto una grande alchimia: Giulia Monti al violoncello, Stefano Brandoni alla chitarra, Marco Mariniello al bas-so, Carlo Gaudiello alle tastiere, Phil Mer alla batteria, Chris Costa e Marco Guerzoni ai cori.

Randy crawford e Joe sample trio22 dicembreteatro verdi

Torna la coppia romantica del Soul Jazz. La voce di Randy e il piano di Joe si fondono in un nuovo capitolo di un sodalizio quanto mai azzeccato e dal risultato coinvolgente.Randy Crawford iniziò la sua carriera cantando nei club, da

Cincinnati a Saint-Tropez, ma diventò famosa nella metà degli anni settanta a New York, dove ebbe occasione di cantare con jazzisti del calibro di George Ben-son e Cannonball Adderley e di frequentare artisti come Bootsy Collins, Johnny Bristol, Quincy Jones, Al Jarreau.

Mostre

Ruggito. antonio ligabueFino al 16 gennaioGalleria d’arte moderna - palazzo pitti

Una mostra incentrata sulla tematica degli animali, in partico-lare belve colte in scene di lotta e aggressioni - la Vedova nera, il Leopardo, Gatto selvatico con nibbio, Tigre assalita dal serpente – e numerosi autoritratti in cui Ligabue mostra il proprio volto in tutti gli aspetti del dolore fi sico e psichico: 80 opere esposte, veri capolavori di intensa forza espressiva e di prorompente energia cromatica.

Giulia napoleoneFino al 9 gennaioGabinetto disegni e stampe degli uffizi

La luce, i suoi effetti ottici, la traccia lasciata da alcune foglie sulla lastra, moduli geometrici reiterati, microstrutture moleco-lari, i peli del manto del proprio cavallo che diventano spirali, o l’infinitamente grande della sfera celeste. Sono questi i mo-tivi dell’arte di Giulia Napoleone (Pescara 1936), che ha donato al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi un nucleo significativo di proprie opere, realizzate in un arco temporale trentennale, compreso tra il 1963 e il 2003.

segnalazioni a [email protected]

Il Masaccio torna a casa. E porta con sé alcuni tra i più grandi maestri dell’arte

pittorica fiorentina del ‘200. Palazzo Pre-torio si trasforma in una piccola Galleria degli Uffizi e ospita, fino al 16 gennaio, 22 opere provenienti da varie chiese del terri-torio, da collezionisti privati e dagli Uffizi stessi. Con “Arte a Figline. Dal Maestro della Maddalena a Masaccio” è possibile abbracciare con un solo sguardo gli esem-plari più significativi delle forme artistiche, in particolare pittura e scultura, sviluppatesi proprio a Figline e dintorni tra la seconda metà del Duecento e la prima del Quat-trocento. Dal Maestro della Maddalena al Maestro di Varlungo, uno dei primissimi seguaci di Giotto. Tra le opere esposte spic-ca il San Cristoforo di Bicci di Lorenzo, la

Madonna col Bambino di Lorenzo Ghiber-ti, il Trittico di San Giovenale di Masaccio. Oltre alle opere esposte in Palazzo Pretorio sarà possibile ammirare anche la “Madonna in trono col Bambino, angeli e i SS. Elisa-betta d’Ungheria e Ludovico di Tolosa” del Maestro di Figline, presso la Collegiata di Santa Maria, in piazza Marsilio Ficino e gli affreschi tre-quattrocenteschi della Sala del Capitolo e del transetto e gli affreschi di Francesco d’Antonio nella controfacciata della Chiesa di San Francesco. Insomma un esempio di “cultura diffusa”, come ha defi-nito questa mostra il presidente della Pro-vincia Andrea Barducci. E l’occasione per riscoprire la bellezza che questo territorio ha prodotto e diffuso. Per di più, con ingres-so libero.

la MostRa

Uffizi, Figline. Masacciosbarca a Palazzo Pretorio

/F.P.

Page 45: Il reporter-Reggello-dicembre-2010

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☎055 8416555 - 335 7799954ZONA GALLIANO (B.MUGELLO) In contestoesclusiovo villetta capo-schiera con ingresso in-diepndente giardino e garage. Composta da unampia zona giorno, cucina e servio al piano terraal piano primo 3 camere e bagno. Possibilità dipersonalizzazione.rif.r.t14 € 350.000,00

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