Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di...

12
Periodico della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto da Marco Demarco anno XVII n.11 29 giugno 2017 e ultime dichiarazioni del direttore dell’Istat a proposito di turismo a Napoli hanno pro- dotto uno stranissimo effetto. La classica doccia fred- da? Pare proprio di sì. Giorgio Alleva ha detto che le cose non vanno come dovrebbero. I turi- sti arrivano sempre in maggior numero ma il dato percentuale non giustifica i salti di gioia degli amministratori locali. Prendiamo la classifica delle 50 località ita- liane più frequentate. Napoli c’è ma è solo quindicesima, e poco importa che sia la prima località turistica del Mezzogiorno: meglio posizionata di Sorrento, Ischia o Palermo. La verità, ha aggiunto il direttore dell’Istat, è che a Napoli non si fa abbastanza, come con- fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom- ma, l’offerta turistica c’è, ma non riesce a incrociare la domanda. La controprova viene dalla par- te alta della classifica dell’Istat. Napoli è preceduta non solo da Roma, Milano, Venezia e Torino, ma addirittura, come segnalato da Inchiostronline, da Cavalli- no-Treporti, un comune di poche migliaia di residenti in provincia di Venezia, che ospita più di 6 mi- lioni di turisti l’anno, mentre Na- poli meno della metà. Sembra un paradosso. A questo punto, una riflessione pubblica sulla risorsa turismo non è più rinviabile. Ol- tre una certa soglia, però, il turi- smo può essere distruttivo per una città, basti ricordare Venezia. Il dato positivo è che Napoli ha ancora ampi margini per incre- mentare l’accoglienza turistica e per garantire la propria autentici- tà socio-culturale. È nello spazio tra i due poli estremi del fenome- no che bisogna intervenire. Agenda, penna e tanta paienza. A dispetto di quanto riporta- to dai recenti dati Istat, trovare turisti a Napoli non è per nulla difficile. Spesso vanno di fretta, ma tutti rimangono stregati dal fascino di una città caotica e ro- mantica allo stesso tempo. Buon cibo, arte, architettura e itinerari unici restano attrattive molto gettonate, nonostante i luoghi comuni che vorrebbero raccontare una Napoli flagellata dalla microcriminalità. La pizza è ancora un must, tan- to per gli inglesi quanto per gli spagnoli o i francesi. Da tre anni, nel periodo che va da aprile a ottobre, il Campania Express collega Napoli a Sorrento in 50 mi- nuti. Si tratta di un treno di lusso, con aria condiziona- ta e posti riservati. Il servi- zio è molto amato dai turisti stranieri, che lo consigliano sul forum di Trip Advisor. I viaggiatori notano anche le evidenti differenze con il servizio ordinario: più len- to e scomodo. Ai pendola- ri restano i disservizi e per condividerli c’è la pagina Facebook “Circumvesuvia- na. Guida alle soppressioni e altri misteri irrisolti” . A sedici giornalisti di successo abbiamo po- sto la domanda a cui ciascun bambino è sta- to costretto a rispondere; la stessa che ogni adulto si è sentito in dovere di formulare: «Che cosa vuoi fare da grande?». Alcuni di loro ci hanno riservato una sorpresa. Il futu- ro che immaginavano a 10 anni non include- va penna e taccuino. Antonio Polito sognava la toga e Alessio Viola il palcoscenico. Siamo solo quindicesimi in classifica L’EDITORIALE Torna il Campania Express Napoli conquista i crocieristi La città vista da chi viene da lontano A passeggio con i migranti che da oltre quindici anni hanno trovato casa qui Ci sono tanti modi per poter raccontare Napoli, ma ascol- tarla dalla voce di persone che provengono dai vari angoli del mondo è un’esperienza sin- golare. Sono i “Racconti dalla Città-Mondo” , un viaggio in via dei Tribunali: 500 metri in cui le storie personali di questi ci- ceroni d’eccezione s’intreccia- no con quelle della città. Tra le tappe: l’archivio del Banco di Napoli, un’agenzia turististica e la Chiesa di Santa Maria della Pace. L’ingresso in questi luoghi spalanca un mondo. Licola, il degrado e la rinascita Spiagge al top, ma senza mare C’è un ponte che divide il degrado dalla rinascita, le case diroccate dai lidi più attrezzati della Campania, che separa i tetti sfondati dalle palme sulle spiagge. Licola è così. Ma non da sempre. Tra gli anni ‘50 e gli anni ‘80 il paese ha vissuto i suoi anni più splendenti. «Qui c’era anche la casa Il reportage L Avino pag. 2 Corona pag. 3 Esposito a pag. 4 Buonansegna a pag. 6-7 Caligiuri a pag. 12 Marco Demarco Turisti entusiasti pur se poco organizzati. Il fascino dei luoghi supera anche i pregiudizi Buon cibo, arte e architettura. Vincono gli itinerari romantici Migrantour Amato dai turisti, ciritcato dai pendolari Piccoli giornalisti crescono, i sogni di 16 “firme” Da Lerner a Sorgi, grandi professionisti si raccontano da bambini Afragola, ora la Tav ma era Eurodisney Dove oggi sorge la Tav, ne- gli anni ‘90 era in progetto l’Eurodisneyland. L’occa- sione persa di Afragola. Capasso a pag. 5 del presidente Leone» ri- cordano i gestori delle strutture balneari. Dopo il sisma del 1980, con l’ar- rivo degli sfollati, a Li- cola è iniziato il declino. «C’è un piano per rigenerare l’area» assicura Figliolia, sin- daco di Pozzuoli. E il primo luglio riapre Magic World. Zucconi: «La radio? Meno rughe della tv» «I giornali sono troppo impe- gnativi e il telegiornale è pre- potente con le sue immagini», parola di Vittorio Zucconi Cappelli a pag. 8

Transcript of Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di...

Page 1: Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom-ma, l’offerta turistica c’è, ma non ... Guida

Periodico della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto da Marco Demarco

anno XVII n.11 29 giugno 2017

e ultime dichiarazioni del direttore dell’Istat a proposito di turismo a Napoli hanno pro-dotto uno stranissimo

effetto. La classica doccia fred-da? Pare proprio di sì. Giorgio Alleva ha detto che le cose non vanno come dovrebbero. I turi-sti arrivano sempre in maggior numero ma il dato percentuale non giustifica i salti di gioia degli amministratori locali. Prendiamo la classifica delle 50 località ita-liane più frequentate. Napoli c’è ma è solo quindicesima, e poco importa che sia la prima località turistica del Mezzogiorno: meglio posizionata di Sorrento, Ischia o Palermo. La verità, ha aggiunto il direttore dell’Istat, è che a Napoli non si fa abbastanza, come con-fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom-ma, l’offerta turistica c’è, ma non riesce a incrociare la domanda. La controprova viene dalla par-te alta della classifica dell’Istat. Napoli è preceduta non solo da Roma, Milano, Venezia e Torino, ma addirittura, come segnalato da Inchiostronline, da Cavalli-no-Treporti, un comune di poche migliaia di residenti in provincia di Venezia, che ospita più di 6 mi-lioni di turisti l’anno, mentre Na-poli meno della metà. Sembra un paradosso. A questo punto, una riflessione pubblica sulla risorsa turismo non è più rinviabile. Ol-tre una certa soglia, però, il turi-smo può essere distruttivo per una città, basti ricordare Venezia. Il dato positivo è che Napoli ha ancora ampi margini per incre-mentare l’accoglienza turistica e per garantire la propria autentici-tà socio-culturale. È nello spazio tra i due poli estremi del fenome-no che bisogna intervenire.

Agenda, penna e tanta paienza. A dispetto di quanto riporta-to dai recenti dati Istat, trovare turisti a Napoli non è per nulla difficile. Spesso vanno di fretta, ma tutti rimangono stregati dal fascino di una città caotica e ro-mantica allo stesso tempo.Buon cibo, arte, architettura e itinerari unici restano attrattive molto gettonate, nonostante i luoghi comuni che vorrebbero raccontare una Napoli flagellata dalla microcriminalità.La pizza è ancora un must, tan-to per gli inglesi quanto per gli spagnoli o i francesi.

Da tre anni, nel periodo che va da aprile a ottobre, il Campania Express collega Napoli a Sorrento in 50 mi-nuti. Si tratta di un treno di lusso, con aria condiziona-ta e posti riservati. Il servi-zio è molto amato dai turisti stranieri, che lo consigliano sul forum di Trip Advisor.

I viaggiatori notano anche le evidenti differenze con il servizio ordinario: più len-to e scomodo. Ai pendola-ri restano i disservizi e per condividerli c’è la pagina Facebook “Circumvesuvia-na. Guida alle soppressioni e altri misteri irrisolti”.

A sedici giornalisti di successo abbiamo po-sto la domanda a cui ciascun bambino è sta-to costretto a rispondere; la stessa che ogni adulto si è sentito in dovere di formulare: «Che cosa vuoi fare da grande?». Alcuni di loro ci hanno riservato una sorpresa. Il futu-ro che immaginavano a 10 anni non include-va penna e taccuino. Antonio Polito sognava la toga e Alessio Viola il palcoscenico.

Siamo solo quindicesimi in classifica

L’EDITORIALE

Torna il Campania Express

Napoli conquista i crocieristi

La città vistada chi vieneda lontanoA passeggio con i migranti che da oltre quindici anni hanno trovato casa qui

Ci sono tanti modi per poter raccontare Napoli, ma ascol-tarla dalla voce di persone che provengono dai vari angoli del mondo è un’esperienza sin-golare. Sono i “Racconti dalla Città-Mondo”, un viaggio in via dei Tribunali: 500 metri in cui le storie personali di questi ci-ceroni d’eccezione s’intreccia-no con quelle della città. Tra le tappe: l’archivio del Banco di Napoli, un’agenzia turististica e la Chiesa di Santa Maria della Pace. L’ingresso in questi luoghi spalanca un mondo.

Licola, il degrado e la rinascitaSpiagge al top, ma senza mare

C’è un ponte che divide il degrado dalla rinascita, le case diroccate dai lidi più attrezzati della Campania, che separa i tetti sfondati dalle palme sulle spiagge. Licola è così. Ma non da sempre. Tra gli anni ‘50 e gli anni ‘80 il paese ha vissuto i suoi anni più splendenti.«Qui c’era anche la casa

Il reportageL

Avino pag. 2

Corona pag. 3Esposito a pag. 4

Buonansegna a pag. 6-7Caligiuri a pag. 12

Marco Demarco

Turisti entusiasti pur se poco organizzati. Il fascino dei luoghi supera anche i pregiudizi

Buon cibo, arte e architettura. Vincono gli itinerari romantici

Migrantour

Amato dai turisti, ciritcato dai pendolari

Piccoli giornalisti crescono, i sogni di 16 “firme”Da Lerner a Sorgi, grandi professionisti si raccontano da bambini

Afragola, ora la Tav ma era Eurodisney

Dove oggi sorge la Tav, ne-gli anni ‘90 era in progetto l’Eurodisneyland. L’occa-sione persa di Afragola.

Capasso a pag. 5

del presidente Leone» ri-cordano i gestori delle strutture balneari. Dopo il sisma del 1980, con l’ar-rivo degli sfollati, a Li-cola è iniziato il declino.«C’è un piano per rigenerare l’area» assicura Figliolia, sin-daco di Pozzuoli. E il primo luglio riapre Magic World.

Zucconi: «La radio?Meno rughe della tv» «I giornali sono troppo impe-gnativi e il telegiornale è pre-potente con le sue immagini», parola di Vittorio Zucconi

Cappelli a pag. 8

Page 2: Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom-ma, l’offerta turistica c’è, ma non ... Guida

GIOVEDÌ 29 GIUGNO | pagina 2

Piaciuti i vicoli e la pizza? «Wow!»«E poi ci sono i napoletani che è come se fossero nati per dare ospitalità»

Filomena Avino

Al porto Abbiamo incontrato i turisti alla Stazione Marittima: molto entusiasmo ma pochi programmi. E tutti cercano la vera pizza

la pizza. Storia, arte, cultura, mare, cibo e molto altro an-cora. Il capoluogo parteno-peo, la città dai mille volti, dà smentite e conferme. Che si-ano in gruppo, in coppia o in famiglia, a Napoli ce n’è per ogni gusto. «E, poi, ci sono i napoletani che hanno quel ca-rattere accogliente e particola-re che non si trova facilmente in altre città. Come se fossero nati per dare ospitalità ai fore-stieri». A dirlo è una coppia di

colombiani fresca di fede nu-ziale, beccata mentre tenta di pronunciare la parola “sfoglia-tella”. Altre coppie, ancora, in-vece di sceglierla per la luna di miele, decidono di farla diven-tare “testimone” del fatidico sì. Si tratta soprattutto di spo-sini con gli occhi a mandorla.E se da un lato c’è chi arriva in città perché “costretto” dall’i-tinerario proposto dalle com-pagnie marittime, dall’altro ci sono quelli che, invece, nono-

antaloni alla zuava blu, canottiera bianca e cap-

pello di paglia a falda larga. Ti-pica mise da crocerista. Cathe-rine è una turista francese di rientro dal suo tour tra i vicoli di Napoli. Al porto l’attende la Msc Meraviglia, la più grande nave da crociera mai costruita da un armatore europeo e la più grande entrata in servizio nel 2017. Catherine, Napoli in una sola parola? Sgrana gli oc-chi, si guarda intorno, ci pen-sa ancora e poi: «Wow!». Non di più, non di meno. Quindi si giustifica: «Solo così riesco a spiegare questa città e i suoi abitanti». Una spiegazione che, in un certo senso, è la sin-tesi -molto arbitraria e molto moderna- di quel che di Napo-li diceva un 34enne Stendhal. Era, infatti, il 1817 e in Rome, Naples et Florence, confessava: “Parto. Non dimenticherò più via Toledo, tantomeno gli al-tri quartieri di Napoli: ai miei occhi, senza paragoni, la città più bella dell’universo”. Ed è così per molti dei visitatori che si vedono a passeggio per il centro.La Meraviglia ha attraccato da poche ore e al porto è un viavai di curiosi che vorreb-bero visitare la nave e croce-risti che tornano con sacchetti di souvenir tra le mani. Una buona occasione per sentire la voce dei tanto citati turisti: in aumento, secondo gli am-ministratori locali; non ancora tanti come dovrebbero essere, secondo l’Istat.Una, nessuna e centomi-la, miseria e nobiltà, genio e sregolatezza. Le facce della Napoli odierna sono ancora innumerevoli, mai banali e sempre contraddittoriamente di effetto. Tanto per gli italiani, quanto per gli stranieri; tanto per gli europei, quanto per chi di europeo ha solamente gli antenati che colonizzarono i loro paesi: «Napoli sa sorpren-dere», dice un anziano inglese alla sua quinta volta in città.Per qualcuno è la città di Pul-cinella, per altri la città del-

stante altre proposte, scelgono la tratta che fa scalo a Napoli “solamente” per il cibo: «È la terza volta qui in città, siamo scesi dalla nave perché vole-vamo mangiare la vera pizza», racconta una coppia di catala-ni mentre, con un babà tra le mani, da via Toledo, fa veloce-mente ritorno all’imbarcazio-ne che sta per salpare.Giovani, adulti ed anziani, abbienti e non. Napoli riesce ad accontentare davvero tutti. Anche chi, come due anziani 90enni spagnoli, decide di re-galarsi un weekend per festeg-giare le nozze di zaffiro. «È una città caotica per noi, ma anche tanto romantica», dice Leonor, mentre racconta la cena-sor-presa, con tanto di serenata, della sera precedente al Borgo Marinari.Ma Napoli, si sa, tra le altre cose, è anche una città su-perstiziosa. E questo senso di scaramanzia colpisce anche chi non è nato qui, anche chi si ritiene razionale e logico. Soprattutto se in gioco c’è la laurea. È il caso di due giovani torinesi, dottori in archeolo-gia, che hanno deciso di tra-scorrere una settimana tra arte ed architettura: «Abbiamo aspettato di discutere la tesi prima di prenotare il viaggio. Da tempo volevamo visitare la Cappella di Sansevero, ma la leggenda legata al Cristo Vela-to ci ha sempre trattenuti dal partire», raccontano con un pizzico di vergogna. Già, per-ché la leggenda narra che tutti i ragazzi che visitano il luogo e ammirano il Cristo al suo in-terno non conseguiranno più la laurea e abbandoneranno l’università.Tuttavia, malgrado le sue stra-nezze, caratteristiche, fama mondiale e antichità, a Na-poli sembra manchi ancora qualcosa che le permetta di spiccare il volo e di raggiun-gere e superare le altre città. «Non saremmo mai venuti qui se non ci avessero regalato il viaggio -confessa una coppia del bergamasco-. Ci siamo fat-ti sempre condizionare dalle cose negative che si dicono di Napoli. Ma dopo la prima vol-ta, alcuni anni fa, è diventata tappa obbligatoria per almeno un fine settimana all’anno».

Vista dai crocieristiC’è chi la sceglie per la prima vol-ta, c’è chi ci torna con piacere per-ché non ne ha avuto abblastanza. E chi ha come meta principale una buona pizzeria. Sono i crocie-risti che quasi ogni giorno sbar-cano al Porto di Napoli. Qual è la loro idea di città? Quali immagini

hanno postato sui social network? E quanti ancora sono i pregiudizi e i luoghi comuni che prevalgono nel racconto di Napoli?Inchiostro ha incontrato i turi-sti scesi dalla MSC Meraviglia, la nave da crociera più grande mai costruita in Europa. LE DUE

Nelle fotoIn alto, la nave MSC Meraviglia.In basso, turistial porto, pronti per visitare la città

P

Page 3: Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom-ma, l’offerta turistica c’è, ma non ... Guida

GIOVEDÌ 29 GIUGNO | pagina 3 | pagina 3

Qui in ogni angolo trovi il MondoIl viaggio-esperimento promosso dall’associazione Casba Società Cooperativa

Paola Corona

Via dei Tribunali In un tour multietnico gli stranieri raccontano la storia del capoluogo campano visto da chi viene da lontano

racconta - mi permettono di sopportare la mole di stress per vivere in questa città». Sua madre, mediatrice culturale, è una delle fondatrici dell’Asso-ciazione Casba, proprio come Hawo Jimale che per 10 anni ha lavorato nel Palazzo della quarta Municipalità di Napoli. «Qui – spiega all’ingresso - nel 1998 è nato il primo sportello informativo per migranti del Comune, chiuso nel 2000». È stata tra le prime a frequenta-

re in città un corso di media-zione linguistica e culturale: «Ho scoperto così quello che voglio e so fare: semplificare la vita degli altri».Altro ingresso, altra storia: quella dell’agenzia di viaggi di Thiam che vanta quasi 15 anni di attività. Il nome sull’insegna tradotto significa “direzione Touba”, la capitale sacra dei Murid, comunità musulmana senegalese che fa del lavoro la prima forma di preghiera.

gni ingresso che si affac-cia su Via dei Tribunali

apre la porta a storie dal mon-do diverse che somigliano al volto, presente e passato, della città. Nei 500 metri compresi tra l’archivio storico del Banco di Napoli e via Duomo la storia del capoluogo campano passa dalla schiavitù all’accoglien-za e intreccia i vissuti perso-nali con la storia della città. Il museo ilCartastorie è la pri-ma tappa della passeggiata “Racconti dalla Città-Mondo”, un viaggio per strade, luoghi storici e attività commerciali raccontati direttamente dalla voce di migranti che a Napoli risiedono da almeno quindici anni. A Pierre Preira, primo ci-cerone, il mercato di Sant’An-tonio Abate ricorda quello di Dakar dove i mercanti, affa-mati per il lungo viaggio in mare, si rifocillavano con bro-do di polpo per pochi spiccio-li. «L’entrata dell’archivio del Banco di Napoli è nel primo tratto di strada che s’incontra arrivando dalla stazione, luo-go di scambio, spesso l’unico conosciuto dai migranti», rac-conta Pierre. Dal commercio di beni a quello delle persone: la tratta degli schiavi cristiani e musulmani nel Mediterraneo tra Seicento e Settecento fino all’accoglienza dei migran-ti. Sono alcune delle storie di “Tutti i volti dello scambio”, tema della seconda edizione del percorso, in più appun-tamenti, promosso da Casba Società Cooperativa Sociale nell’ambito di Migrantour Na-poli con il patrocinio del Co-mune. «Tra questi documenti – spiega Laura David circon-data dagli scaffali dell’archivio bancario di Napoli - troviamo le testimonianze di commis-sioni per un quadro del Cara-vaggio, ma anche dettagli su cicatrici e religioni professate dagli schiavi in vendita». Nata in città da padre napoletano e madre srilankese, Laura è fe-lice di attingere a due culture: le dà una marcia in più. «Gli insegnamenti del buddismo –

Il viaggio attraverso Napo-li “Città-Mondo” è anche un dialogo interreligioso: Elena Gospodarikova, siberiana, è diventata credente 40 anni fa proprio nella città partenopea. «L’incoronazione della sposa – spiega nella Chiesa di Santa Maria della Pace dove prega-no gli ucraini cattolici di rito bizantino – è un rituale tipico del nostro matrimonio». Elena racconta che per i russi l’Italia è quasi un culto per il mare, il clima e la bella musica. Del suo paese le manca il cibo. Ec-cola così in un negozio di ali-mentari a parlare del “prianik”, pan pepato al miglio o alla menta, e dei “baranki” simili ai taralli pugliesi.Per ritornare indietro nel V se-colo basta il quadro che ritrae San Paolino, vescovo di Nola, all’interno del Pio Monte del-la Misercordia, Istituzione fondata da nobili napoletani per assistere i più bisognosi. «Molti, fatti prigionieri, furono portati in Africa. San Paolino si offrì come schiavo per libe-rare il figlio di una vedova», racconta Jomahe Solis, ecua-doriana, a Napoli da 20 anni. Quella di sua nonna è una storia di emancipazione fem-minile: lasciò il figlio con suo marito per inseguire un altro amore. Libertà è anche la cifra messa nero su bianco nei sal-vacondotti conservati al piano superiore dell’istituto di Mi-sericordia. «Sono i documenti che venivano consegnati agli schiavi liberati – spiega il gio-vane Louis Benjamin Ndong - per evitare che i combatten-ti musulmani, assaltando le navi, li facessero di nuovo pri-gionieri. Oggi i giovani pren-dono la via del mare affon-tando pericoli molto simili a quelli di questi schiavi».Alcuni di loro, titolari di per-messo di soggiorno o richie-denti asilo, vivono nel centro di seconda accoglienza di Ver-tecoeli gestito da Less Impresa Sociale Onlus, ultima tappa del viaggio. Ventisette uomini provenienti perlopiù dall’Afri-ca subsahariana, in attesa di un futuro. «Ora – osserva Pier-re - serve un pezzo di carta. Quando arrivi non ti chiedono più come ti chiami, ma se hai il permesso di soggiorno».

NAPOLIVista dai migranti

Ventaglio di nazionalità e tesoro di tradizioni religiose e alimentari: è la Napoli “Città-Mondo” raccon-tata da persone che la abitano da decenni e le cui origini affonda-no lontano: dal Senegal alla Rus-sia, dall’Ecuador alla Thailandia.L’associazione Casba Società

Cooperativa Sociale, nata nel 2000, promuove passeggia-te interculturali nell’ambito di “Migrantour Napoli”, brevi per-corsi per esplorare luoghi carat-teristici della città in rete con il network europeo “Migrantour Intercultural Urban Routes”.

Pierre Preira, uno dei ciceroni della passeggiata Migrantour

In bassoI volti dei migranti che hanno guidatoi visitatori alla scoperta dei luoghi storici di Napoli

O

Page 4: Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom-ma, l’offerta turistica c’è, ma non ... Guida

GIOVEDÌ 29 GIUGNO | pagina 4

Licola, la California campanaTra lidi hi-tech e abbandonoCase diroccate e abusivismo. Ma c’è chi investe su turismo e movida

territorio decoroso» dice Ciro, anch’egli proprietario di una struttura balneare. È abbron-zato, veste una maglia a giro maniche, un bermuda e calza le infradito. È uno di quelli che vive e lavora nel quartiere del comune puteolo-giuglianese da più tempo, 50 anni per l’e-sattezza. «Tutti si domandano se sono pazzo o stupido a in-vestire i capitali e la mia stessa esistenza qui. Io rispondo che sono legato affettivamente a questa terra. Credo ancora nella rinascita» continua Ciro con un sorriso non troppo convincente, che diventa ras-

è un ponte che divide il degrado dalla rinascita,

le case diroccate dai lidi più attrezzati della Campania, che separa i tetti sfondati dalle pal-me sulle spiagge.Licola è un quartiere di 5 mila abitanti tra la mitica Cuma e la sovraffollata Giugliano. Prima del sisma del 1980, quando in Versilia Patty Pravo cantava “La bambola” e nella piazzet-ta di Capri si esibiva un giova-nissimo Peppino di Capri con “Me chiamme ammore”, Lico-la, selvaggia e con un pano-rama mozzafiato, ospitò una quattro giorni di musica pas-sata alla storia come la Wood-stock italiana.Un paesaggio californiano con spiagge chilometriche, acqua cristallina e pinete fino alla costa. C’erano enormi vil-le con discesa in spiaggia, era frequentata dall’élite parteno-pea. «Qui c’era anche la casa del presidente Leone» ricor-dano i gestori delle strutture balneari. «Quel maledetto 23 novembre ‘80 – dice Michele, uno dei proprietari dei lidi – ha cambiato il destino di questa terra. Gli sfollati sono arrivati da tutti i quartieri vicini e non hanno avuto alcun rispetto. Si sono appropriati delle ville e non sono più usciti». Le ville ormai non esistono più, se si oltrepassa il ponte nella dire-zione sbagliata, verso Licola centro (o borgo), lo spettaco-lo è desolante. Percorrendo la strada, piena di buche, si sente un odore non troppo piacevo-le. Forse, con una temperatura che sfiora i 35 gradi, sarà colpa dei rifiuti sparsi sui marciapie-di. La povertà e l’abbandono si percepiscono. Piazza Cristofo-ro Colombo, il cuore del quar-tiere, è una vuota, rettangolare distesa di cemento.Nel paese ci sono catapecchie che cadono a pezzi, alcune senza tetto, qualche negozio di generi alimentari a cui sa-rebbe meglio non chiedere le autorizzazioni igienico-sa-nitarie e un paio di bar. Oltre agli sfollati, da qualche anno a questa parte, sono arrivati anche gli immigrati, alcuni dei quali, alle dipendenze della camorra, gestiscono il traffico di stupefacenti in tutta l’area.Se invece dal ponte si va verso Licola lidi, la situazione è de-cisamente diversa. Dei cattivi odori non si percepisce nulla, l’asfalto sembra essere appena rinnovato e di spazzatura non se ne vede. Neanche una carta a terra.«Siamo diventati i guardiani del mare, della spiaggia e so-prattutto delle strade. Il Co-mune non esiste. Licola resiste solo grazie a noi proprietari dei lidi che manteniamo il

segnazione quando dal suo lido escono indignate due si-gnore molto distinte sulla ses-santina.«L’acqua oggi è vomitevole. Quello che c’era questa mat-tina a riva è indescrivibile», dice la prima. Rincara la dose la seconda: «Avere un mare e una costa così e non prender-sene cura è un delitto. Diven-ta un deterrente per Napoli e i napoletani». Eppure, l’unico grande depuratore, vecchio 50 anni, che si trova nella zona di Cuma, sullo stesso litorale, almeno a intermittenza, do-vrebbe funzionare. Lo assicu-ra Vincenzo Figliolia, sinda-co di Pozzuoli, che ha inoltre garantito: «Il presidente della giunta regionale sta mettendo in campo con i comuni di Poz-zuoli, Giugliano, Castelvoltur-no e Bacoli un progetto di rige-nerazione di tutta la costiera».La rinascita tanto attesa po-trebbe avere inizio già da que-sta settimana. Salvo imprevisti dell’ultim’ora dovrebbe infatti riaprire il parco acquatico più grande del sud Italia.Si chiamerà Pareo Park e non più Magic World. Ma la strada per far tornare Licola a quegli splendenti anni ’70 si prean-nuncia lunga e tortuosa.

FotoIn alto, il Lido Zen, appena ultimatoIn basso,una delle abitazioni di Licola centro

Dopo il sisma del 1980gli sfollati hanno occupatole case dei villeggianti

Antonio Esposito

Non più Magic World. Si chiamerà Pareo Park il nuovo parco acquatico di Licola. Sorto dalle ceneri della vecchia struttura, riaprirà i battenti il primo luglio. Non funzionerà sin da subito a pieno re-gime ma gli investitori, italiani, russi e inglesi, hanno assicurato il rilan-cio completo nel giro di due anni.

Nel frattempo da saba-to si potrà accedere sole alle due piscine grandi e alle tre baby, all’area ri-storazione e alle sei aree spiaggia con oltre 4 mila tra lettini e ombrelloni. Il prezzo del biglietto sarà di 13 euro per gli adulti mentre ci saranno prez-zi ridotti per i bambini. La società investitrice ha promesso 200 posti di la-voro.

Magic Worldsi trasformeràin Pareo Park

La rinascita

C’

Page 5: Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom-ma, l’offerta turistica c’è, ma non ... Guida

GIOVEDÌ 29 GIUGNO | pagina 5

Il parco giochi che nel 1990 doveva sorgere ad Afragola, scatenò molte polemiche. Molti i gior-nali che affrontarono la questione. Il più incisivo fu il settimanale Epoca (in foto). “Afragoland” il titolo dei due focus che la rivista dedicò all’argo-mento. Il primo pubbli-cato il 9 aprile del 1989. Salvatore Rea raccontò come la camorra con-vinceva gli agricoltori a costruire delle serre sulle aree interessate dal pro-getto, per farne lievitare il prezzo. Dopo cinque mesi, Epoca rivela che il progetto del Parco Napoli era sotto inchiesta per un centinaio di miliardi di fi-nanziamenti pubblici de-stinati alla realizzazione dell’opera, affidata senza una gara d’appalto.

“Afragoland”L’Epoca dedicòdue dossier

La curiosità

L’Eurodisneyland di AfragolaUna grande occasione persaIl progetto del 1987, naufragato per guerre tra clan e polemiche politiche

i Magliulo, che controllano gran parte dell’economia loca-le. Ma perché proprio Afrago-la? «Per la sua facilità di acces-so – spiegano gli organizzatori – grazie all’uscita dell’asse me-diano vicino l’autostrada Ro-ma-Napoli».Nell’affare è inclusa anche la Insud, l’ente di promozione del turismo del Mezzogiorno, guidata da Fabio Fittipaldi, uomo di fiducia del ministro Antonio Gava. Nel febbraio 1989 la Insud aumenta il ca-pitale da 263 a 381 miliardi di lire. A dare la benedizio-ne ufficiale all’operazione è il ministro per il Mezzogiorno, Remo Gaspari, in persona, che intima alla Agensud di parte-cipare all’aumento di capitale con una direttiva (n.1205 del 22 ottobre 1988). Quasi tut-ta questa montagna di soldi sarà a carico dell’Agensud ma serviranno non a rilanciare la finanziaria, ma ad acquisire una partecipata nella società Parco Napoli. Ed è qui che ini-zia a cigolare il progetto.In Agensud non sono tutti favorevoli, in primis il presi-dente dell’Agenzia Giovanni Torregrossa che in una lettera destinata a Gaspari, specifica che «l’aumento di capitale è solo un atto dovuto». Il mini-stro per il Mezzogiorno si di-fende dalle numerose critiche spiegando, nel marzo dell’89, su La Repubblica: «La realiz-zazione del parco divertimenti di Afragola non l’ho proposta io, ma l’ Insud». Tuttavia Fit-tipaldi non molla il progetto. Nel giugno del 1989 dichiara: «L’iniziativa andrà avanti». L’ombra della camorra, però, si fa sempre più evidente e da un’inchiesta del giudice istrut-tore Laura Triassi emerge che i clan della zona già nel 1981 misero le mani sui 70 mog-gi di terreno alla periferia di Afragola. «Con estorsioni, mi-nacce e attentati costrinsero gli agricoltori a cedere gli ap-pezzamenti a prezzi straccia-ti - riporta La Repubblica - su alcuni di essi hanno costruito capannoni agricoli». Un esca-motage per aumentarne il prezzo. Si inizia così a pensare che la malavita organizzata già conoscesse l’esistenza del pro-getto. La situazione precipita quando il settimanale Epoca rivela che il progetto sarebbe al centro di un’inchiesta giu-diziaria. Sulla fine dell’ ’89, quando oramai sarebbe im-possibile realizzare l’opera per i Mondiali, il progetto naufra-ga. Due consiglieri di Afragola vengono uccisi dalla camorra e in Regione si chiede di bloc-care le procedure di esproprio.Oggi a Parigi il parco fa lavora-re più di 14.500 persone e fat-tura oltre 1,27 miliardi l’anno. Allora Napoli perse una gran-de occasione. Andrà meglio oggi con la stazione di Zaha Hadid? Si vedrà.

ra c’è la maestosa stazione dell’Alta Velocità progetta-

ta da Zaha Hadid, ma negli anni ’90 in quei 200 ettari di terreno nella periferia di Afragola dove-va sorgere l’Eurodisneyland. Sì, proprio il megaparco a tema che poi è sorto a Parigi rivelandosi una delle maggiori attrazioni tu-ristiche d’Europa. Anche trenta anni fa ci furono polemiche e guerre di mafia. E ci fu chi osteg-giò il progetto paventando una cattedrale nel deserto. Trenta anni dopo, l’effetto deserto non sembra essere stato evitato.Era il primo dicembre del 1987,

a Palazzo Chigi siede il demo-cristiano Giovanni Goria e a Napoli viene presentato il pro-getto del primo grande parco a tema d’Italia. Istituzional-mente doveva chiamarsi Parco Napoli. Arrivano consensi da tutto il tessuto politico, in par-ticolar modo dal Ministro dello sport Franco Carraro. «Un’i-dea intelligente perché pone in Campania un insediamento moderno». L’obiettivo è riuscire a far sorgere il parco giochi per i Mondiali del ’90 che ospiterà l’Italia, in modo da sfruttare il flusso turistico che arriverà a Napoli. Sono previste oltre 2 milioni di presenze annuali per il primo anno di attività. L’area scelta è per la maggior parte occupata da coltivazioni, ma poco importa se gli agricoltori rimarranno disoccupati, l’Eu-rodisneyland, secondo le sti-me, creerà 1500 posti di lavoro, per un costo di 200 miliardi di lire.A marzo del 1988 si inizia a delineare la composizione del gruppo che realizzerà il proget-to. Si tratta di un misto di par-tecipate pubbliche e private. La società promotrice è la Tecno-park. Afragola, però, non è un territorio facile. Nella zona im-perversano due clan, i Moccia e

FotoIn alto, il castello Disney del parco giochi di ParigiIn basso, la copertina della rivista “Epoca” dell’8 ottobre 1989

Anna Capasso

O

Page 6: Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom-ma, l’offerta turistica c’è, ma non ... Guida

GIOVEDÌ 29 GIUGNO | pagina 6 | pagina 6 | pagina 6

he cosa avrebbe fatto Emi-liano Fittipaldi se non

avesse impugnato carta e pen-na? L’ingegnere chimico. E Gad Lerner? Il radiocronista spor-tivo. Nessun cavallo a dondolo nella letterina per Babbo Na-tale di Antonio Polito, solo un martelletto da giudice.Sono tanti i giornalisti che, seguendo i sogni d’infanzia, avrebbero avuto una vita ben lontana dal mondo dell’in-formazione. Definitivamente sdoganato il dogma che vuole il giornalismo una vocazione al pari del sacerdozio.Certo distanti da fascicoli e do-cumenti le aspirazioni del na-poletano Fittipaldi. L’autorevo-le firma de L’Espresso, quando aveva dodici anni, immaginava il proprio futuro tra combusti-bili e minerali. La ragione? Una spasmodica passione per i ca-valli. «Mio zio era un ingegnere chimico e aveva tanti cavalli. Ho sempre creduto che se aves-si scelto la sua professione avrei potuto anche io passare le mie giornate cavalcando», svela. Avrebbe volentieri barattato lo studio televisivo di Sky Tg24 con un palcoscenico teatrale Alessio Viola.

L’anchorman è cresciuto con il sogno della reci-tazione. Appe-se ai muri della sua cameretta, le locandine ci-nematografiche dei film di Carlo Verdone, oltre al

calendario senza veli di Cindy Crawford. Un successo a metà per lui. Non sarà finito a recita-re copioni e monologhi, quan-tomeno però, è riuscito a posi-zionarsi davanti la telecamera. Sensibile al fascino della toga invece, il vicedirettore ed edi-torialista del Corriere della Sera Antonio Polito.«Guardavo Perry Mason ed ero affascinato dalla figura del giudice». Nessuna volontà di riportare la giustizia nella so-cietà, giura Polito. «Ad allettar-mi era il potere di giudicare le persone». Non poteva resiste-re alle aule di tribunale nean-

che Romolo Acampora. Classe 1940, il giornalista napoletano ben prima di approdare tra le grandi imprese del calcio na-poletano, sognava di diventare un famoso avvocato penalista. «Sono sempre stato incuriosi-to dal rapporto tra l’azione e il pensiero, interpretare l’azione del cliente - spiega- che com-pie azioni in assenza di lucidità mentale». Progetti per il futuro ambiziosi. D’altronde se fosse-ro di facile realizzazione non si chiamerebbero sogni. Eppure va riconosciuto un certo prag-matismo alla giornalista Maria Cocozza che al “Che vuoi fare da grande?” rispondeva candi-damente «La bigliettaia degli autobus. In questo modo -am-mette- avrei potuto girare gra-tuitamente tutta la mia Napoli». La bionda conduttrice del Tg5 era stata però tanto previdente da aver messo in conto anche

la possibile crisi del trasporto su quattro ruote. «Avevo stilato un piano B. Sarei diventata una giornalaia -ironizzando- Sai che bello leggere tutti i giornali che vuoi?». Deciso a seguire la passione sportiva Gad Lerner che da bambino era solito approfitta-re delle riunioni familiari per costringere parenti ed amici ad ascoltare le sue improvvisate radiocronache. Prima di venir folgorato dall’i-dea del giornalismo, Marcello Sorgi amava scrivere brevi ro-manzi. Gli piaceva a tal punto riempire quaderni e diari con storie inventate che avrebbe voluto farne una professione. Una casa molto affollata da giornalisti lo spinse poi a virare verso un altro tipo di scrittura.Paolo Chiariello aveva i piedi ben ancorati a terra. Nel vero senso della parola. L’inviato di

Sky Tg24 avrebbe voluto segui-re le orme del nonno. «Faceva il contadino. Lo ammiravo tan-tissimo e passavo tanto tempo con lui. Rispondevo sempre che avrei voluto lavorare an-ch’io la terra, e non è detto – continua Chiariello- che non lo farò un giorno». Che dire poi, di chi immagina-va il proprio futuro, senza una vera e propria professione. Non almeno nel senso tradizionale del termine. É il caso della regi-na del bon ton Lina Sotis. «La mia matrigna, che fu la prima donna penalista del Paese, mi diceva “le donne devono sem-pre lavorare e garantirsi una propria autonomia”. Ovvia-mente non le credetti», rivela. «A 18 anni mi sposai con un uomo che aveva un unico di-fetto, avere tanti soldi. Facevo la signora Moratti. Avevo tutto quello che ho sempre sognato,

Sedici giornalisti si raccontano

Il sondaggio Abbiamo chiesto ad affermati protagonisti dell’informazionesogni e speranze coltivate da bambini. Tra loro: Sotis, Lerner, Fittipaldi, Poggio

Antonio Polito« Guardavo la serie Perry Mason. Ero af-fascinato dalla figura del giudice»

Marcello Sorgi«Avrei voluto scrivere romanzi. Riempivo quaderni e diari con storie di fantasia»

Antonio Buonansegna

La curiositàPer molte celebri firme il “mestiere” non è stata l’iniziale vocazione

Che volevi fare da piccolo?

C

Nelle foto da sinistra verso destra: Fittipaldi, Chiariello,Lerner, Checci Paone,Sorgi, Goracci, Viola,Sotis, Polito, Acampora, Palombelli, Poggio, Zucchini, Cucuzza, Piccinini, Cocozza.

Page 7: Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom-ma, l’offerta turistica c’è, ma non ... Guida

GIOVEDÌ 29 GIUGNO | pagina 7

una casa molto grande, tanto personale, servitù. Poi- con-tinua- incappai nel ’68 e tut-to quello che mi aveva detto e ripetuto la mia matrigna si avverò. Mi separai e non vol-li nemmeno gli alimenti. Co-minciai a lavorare e diventai in poco tempo la prima donna cronista d’Italia».«Devo la mia carriera alla mia matrigna. Chissà forse se anche Biancaneve avesse dato ascolto alla matrigna non se ne sareb-be andata con quello stupido di principe. E si sarebbe divertita- sorride- con uno dei nani». Sguazzava amabilmente in un rassicurante limbo anche Pa-olo Poggio. Il giornalista di Rai News, attualmente al timone de La vita in diretta estate ha aspettato la maggiore età pri-ma di porsi interrogativi sul proprio futuro. «Non mi è mai sorto realmente il problema di cosa avrei fatto nella mia vita fino ai 18 anni. Purtroppo, du-rante l’adolescenza, persi il mio papà. Era un giornalista. Quan-do scomparve sentivo di dover-ne in qualche modo raccoglier-ne il testimone». Ci sono poi i predestinati. Tan-to caparbia da coltivarlo sin dalla tenera età, la giornalista di Rai News, Lucia Goracci, tiene a precisare: «Non volevo fare la giornalista, volevo fare l’inviata di guerra». «Ho scelto di fare questo mestiere leggen-do a 12 anni Niente è cosi sia di Oriana Fallaci. I miei genitori mi hanno sempre assecondata - racconta - salvo poi pentirsi quando hanno capito che fa-cevo sul serio». «Sono stati loro a trasmettermi l’amore per il viaggio. Mi portarono in Siria

in roulotte. Una famiglia dalle abitudini poco convenzionali», scherza. Ancor più precoce Barbara Palombelli che ricorda di aver detto di voler fare la giornali-sta addirittura alla sua maestra d’asilo. Alessandro Cecchi Pa-one, era investito del ruolo di ‘caporedattore’ già alle scuole elementari. «Appendevo alle pareti della classe tutti gli ar-ticoli dei miei compagni che selezionavo e correggevo con cura», afferma Cecchi Paone.Adotta un tono sarcastico Ales-sio Zucchini, volto del Tg1: «Ho sempre saputo di voler fare il giornalista perché pensavo fos-se più divertente di un lavoro vero». Le ambizioni di Michele Cucuzza coinvolgevano tutta la famiglia. «Ritagliavo i trafilet-ti del giornale Epoca di Enzo Biagi e li incollavo sul diario. Costringevo poi i cuginetti - dice tra le risate- ad ascoltare i miei noiosissimi reportage improvvisati mentre giocavo a fare l’inviato». Aveva le idee chiare anche il direttore di Fan Page Francesco Piccinini, che confessando il suo amore inna-to per il giornalismo, ammette di essere stato un adolescente particolare, e ancor prima, un bambino anomalo. «Sono cre-sciuto negli anni ‘90 ma non ho mai visto un episodio di Beverly Hills 90210. In camera da letto avevo un poster con il quadro di Giuseppe Pellizza da Volpe-do, Quarto Stato».E se qualcuno già in tenera età si era consacrato al sacro fuoco del giornalismo, per molti altri la vita tra penna e taccuino re-sta un fortunato ‘incidente’ di percorso.

I predestinati: Goracci, Palombelli, Cucuzza, Piccinini, ZucchiniPer loro una passione forte nata sin dai banchi delle elementari

Ho sempre voluto ‘volare alto’. Sin da piccola, con ai piedi i tacchi di mamma, sfilavo lungo il corridoio di casa come fosse quello di un aereo, sognando di indossare la divisa da hostess. (Filomena Avino)«Il papà», risposi dal banco della 5^elementare. I compa-gni di classe risero perché non avevo scelto un vero lavoro; la maestra mi premiò per aver scelto il più difficile.(Antonio Buonansegna)Volevo viaggiare e volevo scri-vere. Libri ambientati in posti esotici mi hanno convinto, già allora, che il mestiere del gior-nalista mettesse insieme le due cose.(Alessandra Caligiuri)La nuotatrice. Ho quasi im-parato prima a battere i piedi in acqua che a camminare. Ho sempre pensato che quel pro-fumo di cloro mi avrebbe ac-compagnato per tutta la vita, fino a quando non ho scoper-to la passione per la scrittura. (Anna Capasso)Ogni giorno rientravo a casa dopo la scuola e giocavo a ridi-segnare con la fantasia le stan-ze, le pareti, i mobili di casa. Da bambino sognavo un futuro da architetto.(Alessandro Cappelli)Caos e nessuna risposta alla fatidica domanda “cosa vuoi fare da grande?” Mi dedicavo alla ginnastica ritmica, senza riflettere sull’equazione atleta uguale professione.(Paola Corona)Un sogno nel cassetto da bam-bino è stato entrare negli stadi italiani e raccontare agli amici a casa le partite di calcio delle nostre squadre del cuore. Vole-vo fare il telecronista.

(Giuseppe Di Martino)Se a 12 anni già pensi a cosa voler fare da grande allora vuol dire che non hai amici con cui giocare. A 12 anni mi diverti-vo, per strada, nelle campagne. Non pensavo ad altro.(Antonio Esposito)Non riuscivo a immaginarmi grande, ma ho sempre voluto scrivere. Romanziere e arche-ologo le mie risposte, poi dai giornalini di classe nacque la mia attuale passione.(Emanuele La Veglia)A quell’età non avevo la mini-ma idea di cosa volessi fare o diventare da grande. L’unica cosa che sapevo era che avrei voluto viaggiare per il mondo e parlare tante lingue straniere. (Antonio Lamorte)“L’impacchettatrice”. Nel ne-gozio ero affascinata dalle esili mani di mia nonna che in po-chi secondi creavano un fiocco. Il momento migliore? Quan-do mi lasciavano chiudere la confezione con lo scotch. Non respiravo nel tentativo di posi-zionarlo dritto.(Maurizia Marcoaldi)All’età di nove anni vinsi un concorso canoro per bambini e mi convinsi che avrei potuto diventare una cantante. I tem-pi di “Amici” e “X Factor” erano lontani. La mia aspirazione era lo Zecchino d’oro.(Carolina Mautone)Qualcosa in cui fossi brava. Qualcuno rispose la scrittura (la lettura non risulta essere tra le attività redditizie). Pensai fosse una buona idea. Quattor-dici anni dopo, lo penso anco-ra.(Emilia Missione)Il capitano di una nave o il pi-lota di un aereo. Volevo esplo-rare il mondo per raccontarlo. Alla fine ho deciso di raccon-tarlo facendo il giornalista.(Fausto Piu)A 12 anni ero in un limbo: me-dico a Pavia o fanatico di euro e finanza alla Bocconi? Alla fine niente camice e niente doppio petto. Meglio una videocame-ra, un microfono e un bel paio di scarpe.(Davide Uccella)A 12 anni volevo fare la giorna-lista. Durante una recita scola-stica con altre compagne misi in piedi un tg stile Striscia la notizia, con tanto di coreogra-fia e stacchetto.(Erminia Voccia)

In alto Una foto dell’inviata di Rai News LuciaGoracci, da bambina

In bassoI ritratti dei giornalisti Oriana Fallacied Enzo Biagi, maestri per tutti

E anche Inchiostrovuole dire la sua

Il medico, l’architetto, il capi-tano di una nave, fare i pac-chetti nel negozio dei nonni o addirittura il papà.Ma qualcuno voleva già viag-giare e raccontare il mondo: allora come oggi aspiranti giornalisti. Ecco come i se-dici redattori di Inchiostro immaginavano la loro vita a dodici anni.

Page 8: Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom-ma, l’offerta turistica c’è, ma non ... Guida

GIOVEDÌ 29 GIUGNO | pagina 8 | pagina 8

Intervista A Napoli per una diretta, il corrispondente dagli Usa per Repubblica analizza il futuro del giornalismo

Zucconi: «La sorpresa Trump?Bastava ascoltare la radio» All’Università Suor Orsola per una puntata speciale del Tg Zerocon Edoardo Buffoni

Alessandro Cappelli

In basso L’edizione speciale del Tg Zero

In altoVittorio Zucconi, direttore di Radio Capital

«I giornali richiedono im-pegno, la tv è prepotente. La radio si salva perché la si può ascoltare in qualsi-asi momento». Parola di Vittorio Zucconi, direttore di Radio Capital e corri-spondente dagli Stati Uniti per la Repubblica, arrivato a Napoli per una puntata speciale del tour del suo Tg zero, perché «per que-sta città ho una specie di attrazione fatale, sì, come il titolo del famoso film». La puntata speciale del no-tiziario radiofonico è an-data in onda direttamente dall’università Suor Orsola Benincasa, dalla Sala Vil-lani, dove Zucconi, sem-pre accompagnato dal suo fedele scudiero Edoardo Buffoni, ha accolto ospiti d’eccezione come Massimo Osanna, direttore della So-printendenza di Pompei ed Ercolano e Giorgio Ventre, Direttore Scientifico della iOS Developer Academy della Apple a Napoli.Direttore Zucconi, la ra-dio è il mezzo di comuni-cazione di massa più vec-chio, ma anche quello che resiste meglio agli effetti del tempo. Come è possi-bile?«La radio è speciale perché combina due elementi. C’è un rapporto personale con l’ascoltatore, più diretto ri-spetto a quello della televi-sione. Un contatto rapido e immediato come quello dei social network, però più umano, meno artificia-le. E poi nella radio c’è l’im-pronta digitale del nostro essere umani, cioè la voce. Questa ci distingue dagli altri esseri viventi come animali e piante, che non hanno voce o non possono articolarla come noi. Il ca-lore della voce è importan-te, perché la voce la puoi ascoltare sempre perché è prima di tutto un suono, che deve essere dolce, con-vincente, triste o allegro a seconda delle situazioni e dei momenti, ma comun-que un suono»I giornali cartacei e i tele-giornali come contrasta-

giornalisti a fare mea cul-pa per non aver intuito che la pancia degli Stati Uniti chiedeva l’elezione di un anti-establishment come Trump.«Abbiamo tutti commesso un grande errore. Abbiamo ignorato proprio la radio, e questo dovrebbe farmi ver-gognare. Guardiamo la tv, che è dominata per lo più da una cultura progressista e liberal, dove la destra è solo una minoranza. Leg-giamo i quotidiani che sono largamente democratici. E intanto ignoravamo che c’erano immense network radiofoniche che dalla mattina alla sera martella-vano contro la stessa Clin-ton, Obama e tutto partito democratico. Di certo non si può battere l’America di paese in paese per senti-re la radio. Ma la famosa alt-right è rappresentata da milioni di elettori che non guarda la tv, non legge i giornali ma ascolta la radio. Se devo fare un mea culpa è sato non ascoltare la radio, il mezzo in cui credo cieca-mente quando sono qui in Italia»L’imprevedibilità che ha

caratterizzato Donald Trump in campagna elet-torale si sta confermando come la cifra stilistica an-che della sua amministra-zione?«Certamente. E se questo comporta dei rischi, questa imprevedibilità potrebbe anche essere quella che lo porterà alla rovina. La sua non professionalità, l’im-provvisazione, l’impreve-dibilità, possono andare bene quando si deve or-ganizzare uno spettacolo come la campagna eletto-rale, che spesso serve solo per riempire i programmi tv. Un po’ meno quando c’è da portare avanti un governo. Personalmente sono molto preoccupato. Io sono stato negli Usa con presidenti di destra, di sini-stra, di ogni tipo. Ma con un personaggio che alle quat-tro e mezza del mattino twitta come un tredicenne innamorato o come una adolescente di sedici anni arrabbiata con l’amica per problemi di cuore, e se da questo personaggio dipen-dono le sorti del mondo, al-lora io posso dire di essere molto preoccupato».

no l’invecchiamento?«La carta stampata non va benissimo. Secondo me è colpa di una componente fondamentale quale l’im-pegno. La lettura è molto impegnativa, sia in termi-ni di tempo sia di energie. Qualcuno dice che è colpa di giornalisti poco capaci, e li apostrofano come gior-nalai o pennivendoli o non so che altro, ma non ci cre-do. La televisione, invece, è un mezzo fondamentale per l’informazione, ma è prepotente. Ingombra, oc-cupa la giornata, ti costrin-ge a stare lì e guardarla»Lei è stato uno dei primi

hanno detto

Il giornalismo si è impoverito molto nel linguaggio. Per que-sto non si vende più. Si leggono editoriali che non sarebbero usciti nemmeno sui fogli locali quando io ho cominciato».

Domenico Quirico

Linguaggio povero e troppa distanza

«I giornali cartacei sono ancora le fonti più autorevoli, con i loro siti. Poi aggiun-gerei l’importanza di ascoltare una buona radio al mattino, per filtare le notizie della giornata».

Paolo Mieli

Il cartaceo rimaneil numero uno

«La televisione può aiutare a raccontare fenomeni complessi come una guerra con un servizio di un minuto. Questa è la potenza delle imma-gini, che suggerisco-no la narrazione»

Lucia Goracci

La forza del videoè incalcolabile

«L’importante è non annoiare l’esperto diventando banali e non essere troppo tecnici disorientando chi ne sa poco. La giusta mediazione ti dà la magia della comunicazione»

Franco Di Mare

La giusta misuraper far capire tutti

«La credibilità dei giornalisti italiani è in declino. E la colpa è nostra perché abbia-mo fatto troppi errori. Abbiamo preferito stare vicini ai poten-ti anziché fargli le pulci»

Emiliano Fittipaldi

Una credibilitàin declino verticale

Un telecronista può emozionarsi raccon-tando una partita. Per radio è difficile descrivere i gesti rari come le giocate dei grandi campioni. Lì la voce può cambiare tono, esaltarsi»

Riccardo Cucchi

La voce si esaltasenza immagini

Page 9: Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom-ma, l’offerta turistica c’è, ma non ... Guida

GIOVEDÌ 29 GIUGNO | pagina 9

Boom a Foggia, bene NapoliL’università torna di modaGli iscritti tornano a crescere anche nel Mezzogiorno. Record a Salerno

corsi di laurea e la presenza di più aule studio ha dato la giu-sta spinta all’ateneo.Crescono sensibilmente an-che il Politecnico di Bari (+16,1%), Messina (+12,7%), Catanzaro (9,7%) e Palermo (8,6%).In Sardegna cresce molto Sas-sari mentre registra una battu-ta di arresto Cagliari.Risultati positivi anche per gli atenei in Campania. Ad ecce-zione dell’Università del San-nio (-4,7%) e di Napoli Parthe-nope (-1,5 %), cresce Salerno dell’8,6%, mentre L’Orientale e la Federico II di Napoli si

li studenti italiani tor-nano ad affollare le uni-

versità. Dopo il crollo delle iscrizioni tra il 2003 e il 2008, quando la crisi economica rendeva meno attraente la carriera universitaria, nell’an-no accademico 2016 – 2017, che sta per concludersi, le im-matricolazioni segnalano una crescita impetuosa. Gli ex ma-turandi e diplomati che sono passati all’università sono 283.414, 12.295 in più rispet-to alla passata stagione, ovve-ro il 4,3 per cento in più. Dati alla mano questo è il miglior risultato degli ultimi quattor-dici anni. Per superare questo trend positivo dobbiamo tor-nare indietro al 2002 quando gli immatricolati in più furo-no oltre 15mila. Segnali posi-tivi erano stati già riscontrati nel 2015 – 2016 quando erano state registrate 5mila nuove matricole in più, grazie al pa-reggio di bilancio nei conti de-gli economati o ad un miglior servizio di orientamento nelle scuole superiori, risollevando così le sorti delle accademie italiane sempre con meno iscritti dal 2004.E’ il ministero dell’Istruzione a fornire i dati che fotografano lo stato di salute dell’universi-tà in Italia. In particolare, tra le statali quaranta atenei ve-dono aumentare le matricole rispetto all’anno precedente e ventidue sono in arretramen-to. Dati più avanzati, tuttavia, spostano la Statale di Milano e il Politecnico di Milano, le Università di Genova e Ferra-ra, quelle di Urbino, Macerata e della Calabria (Cosenza) in area positiva. E riducono le perdite — legate a nuovi corsi diventati a numero chiuso — il Politecnico di Torino e la Ca’ Foscari di Venezia.E le università del Sud? Que-sto è il dato più significativo. Infatti in maniera compatta crescono anche i maggiori atenei del Mezzogiorno. Negli ultimi due anni accademici le università meridionali aveva-no perso molti iscritti, “emi-grati” nei tradizionali atenei del Nord. Quest’anno la netta inversione di tendenza. Al se-condo posto della classifica dei nuovi immatricolati tro-viamo Foggia, che registra un + 41,7 per cento. Tremila e cento diplomati iscritti, 750 in più dello scorso anno. Proprio l’università pugliese, piazza-tasi dietro solo all’Università di Perugia, rappresenta il vero caso dell’anno. Prima dell’arri-vo del rettore Maurizio Ricci, l’ateneo foggiano era sull’orlo del fallimento.Le agevolazioni sulle tasse universitarie, la riapertura di

piazzano davanti a Reggio Ca-labria, con il 2,5% in più degli iscritti rispetto alla passata stagione. Meglio Napoli II con il 3,7% di iscritti in più, davanti a Bologna nella speciale clas-sifica pubblicata dal Miur.«E’ un segnale che va colto e sostenuto. Per raggiunge-re questo obiettivo hanno un ruolo fondamentale le politi-che dell’orientamento pre-u-niversitario su cui abbiamo investito 5 milioni di euro in più. Daremo l’avvio a una massiccia campagna infor-mativa destinata agli studenti sui servizi a loro dedicati: gli alloggi universitari sono anco-ra troppo pochi. Servono, poi, la copertura al 100 per cen-to delle borse per gli idonei, quindi stimoli e incentivi per il merito. Quest’anno ci sarà l’estensione obbligatoria del-la no-tax area per le famiglie con un reddito al di sotto dei 13mila euro. Nel 2018 conse-gneremo 400 borse agli stu-denti meritevoli in condizioni economiche svantaggiate. È in questo settore, sicuramente, che intendiamo promuovere rapidamente gli interventi più incisivi e innovativi», ha detto in merito alla vicenda delle immatricolazioni la ministra Valeria Fedeli.

Alta tecnologiaIn alto, studentia lezione.In basso, la mini-stra dell’IstruzioneValeria Fedeli

Fedeli: «Daremo il via a una massiccia campagnainformativa per gli studenti»

Giuseppe Di Martino

Tra gli atenei priva-ti spicca il dato positivo dell’Università Suor Or-sola Benincasa.

Per l’ateneo napole-tano di Corso Vittorio Emanuele gli immatrico-lati del 2016 – 2017 sono l’11,7 percento in più rispetto al precedente anno accademico.

Un risultato positivo che mette il Suor Orso-la davanti alla Cattolica di Milano, la Bocconi, la Luiss di Roma, e lo Iulm. Tra gli atenei telematici si registra un + 53,1 percen-to per la Napoli Pegaso mentre la Giustino Fortu-nato di Benevento segna un aumento del 70,7 per-cento in più di immatri-colati, il dato migliore tra tutte le università telema-tiche del Mezzogiorno.

G.D. M.

Al Suor Orsolapiù 11,7% in un anno

Il dato

G

Page 10: Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom-ma, l’offerta turistica c’è, ma non ... Guida

GIOVEDÌ 29 GIUGNO | pagina 10

Il Big Bang sulla QuadrisferaBiogeo, il museo del futuro Ad Ariano Irpino anche una sala 7D per tornare al tempo dei T-Rex

mmaginate di affacciarvi a un balconcino sospeso nel

vuoto e, solo in un secondo momento, di accorgervi del gioco di specchi in cui siete capitati. E all’improvviso par-te una multi proiezione di vi-deo sincronizzati della durata di 10 minuti sull’evoluzione della vita sulla Terra e sulla storia delle scoperte scientifi-che. Si tratta della Quadrisfe-ra, progettata dal fisico Paco Lanciano dal 1993 divulgatore scientifico per le trasmissioni condotte da Piero Angela e, con lui, ideatore del Viaggio nei Fori, la passeggiata tra le ricostruzioni virtuali delle at-tuali rovine romane. La Qua-drisfera non si trova a Roma, ma in Campania, dove tec-nologia e cultura s’incontra-no ancora una volta. A luglio compie un anno dalla sua ul-tima inaugurazione Biogeo, il museo di Storia della Terra e della vita. Nato da una con-venzione tra Istituto Naziona-le di Geofisica e Vulcanologia e l’Università del Sannio, la struttura trova spazio nei loca-li della fondazione Biogem, ad Ariano Irpino, in provincia di Avellino.

Un percorso espositivo non solo campano, ma di respiro nazionale: ideato dal Centro

Museale di Ateneo della “Ga-briele D’Annunzio” di Chieti e Pescara, conduce il visitatore attraverso le prime fasi di evo-luzione della vita sul nostro pianeta. Consulente del pro-getto è il professore Luigi Ca-passo, ordinario di antropolo-gia nell’Università abruzzese, direttrice la biologa Antonella Fierro, da anni ricercatrice della Fondazione. Solo con la cultura si può avere spirito cri-tico e capacità decisionale. Lo sanno bene a Biogem, fonda-zione presieduta da Ortensio Zecchino, senatore dal 1987 al 2001 e ministro dell’Universi-tà e della Ricerca nei governi D’Alema e Amato. Particolari le tecnologie messe in cam-po per diffondere la cultura a grandi e piccoli. Come i video della Piramide Multimedia-le dove si può scegliere tra la storia dei delfini, i misteri del plancton e altre curiosità. Re-staurato per la prima volta nel 2012, il museo annovera oggi una sala multimediale con si-mulatore 7D. Seduti come in un cinema, i visitatori, con dei particolari occhiali, vestono il ruolo di un piccolo dinosauro a zonzo dell’era mesozoica e dalla sua prospettiva vedono un T-Rex ruggire, ma salgono anche sulle ali di uno ptero-dattilo sorvolando vaste pra-terie incontaminate. Le sedici poltrone della sala si muovono dando ancor di più la sensa-zione di essere tornati indietro nel tempo. Un allestimento

Il corso di laurea made in Biogem Scienze e Tecnologie Genetiche

La Fondazione Biogem, tra i suoi progetti di divul-gazione conta dal 2009 perfino un corso accade-mico. “Scienze e Tecnologie Genetiche” il nome della laurea magistrale inserita nell’ambito della classe T9 (Biotecnologie mediche, ve-terinarie e farmaceutiche) e istiuita a una convenzione tra le Università degli studi di Bari, di Foggia, di Napoli Federico II e del Sannio di Benevento e la Biogem di Ariano Irpino (AV). E.L.

I quattro atenei rilasciano in maniera congiunta titolo finale di studio, ma l’ate-neo sannita è la sede am-ministrativa, in particolare il dipartimento di Scienze e Tecnologie. Le attività di-dattiche si svolgono tutti i giorni dal lunedì al venerdì con orario continuato fino al pomeriggio nel Biogem Campus, con l’ausilio dei docenti delle università or-ganizzatrici. Obbligatoria la frequenza.

minimalista e tecnologico, progettato da Leopoldo Repo-la, docente di Disegno al Cor-so di Laurea in Conservazione e restauro dei Beni Culturali all’Università Suor Orsola Be-nincasa. L’obiettivo è puntare all’emozionalità della visita avvolgendo chi vi si adden-tra. Ad esempio, ad accoglie-re all’ingresso dell’esposizio-ne i visitatori c’è un T-Rex in grandezza naturale che grazie a una sofisticata tecnologia si muove e ringhia.

Tanti i modi per raccontare una stessa storia, i protagoni-sti sono i dinosauri: gli animali preistorici attirano i bambini e gli adulti e sono il simbolo di quello che c’era prima dell’uo-mo, ricordano i cambiamenti susseguitisi nel tempo. Le ca-ratteristiche di ogni periodo geologico sono illustrate attra-verso pannelli e fossili prove-nienti da tutto il mondo come l’Ammonite. E spicca in espo-sizione un manuale antico sui Campi Flegrei sfogliabile vir-tualmente tramite un grande tablet, senza così rovinare le pagine.

E ancora, giochi di luce e proiezioni portano a girarsi qua e là per una divulgazione itinerante. La comunicazione è tra le priorità della fondazio-ne di Ariano Irpino e lo testi-monia l’istituzione quest’anno del Premio per la divulgazio-ne scientifica “Maria Antonia Gervasio”, vinto dal giornali-sta di Focus Vito Tartamella e da Roberta Sias, allieva della Scuola di Giornalismo della Luiss. I premi saranno asse-gnati il prossimo 10 settembre durante la giornata conclusiva del Meeting “Le due culture”, un evento dove il sapere uma-nistico incontra le cosiddette scienze esatte. Tra gli ospiti delle passate edizioni il medi-co Umberto Veronesi, il fisico Antonio Zichichi, lo storico Giuseppe Galasso, il filosofo Aldo Masullo, e l’ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli. Quest’edizione sarà de-dicata all’alimentazione.In at-tesa di questo appuntamento sembra esserci il bisogno di far conoscere una struttura nuova e avanzata a un pubblico più vasto. Biogeo è aperto dal lu-nedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17.

Le tecnologie ci sono, ma non sono raggiungibili se non con mezzi propri: la prima stazione ferroviaria è a 3 km. Promuovere la cultura, a par-tire dalle scuole è l’imperativo, considerando punti di forza e criticità. Il filosofo della scien-za Karl Popper in Tecnologia ed etica scriveva: «È inevi-tabile che sulla nostra Terra sovrappopolata noi facciamo tutti gli errori ecologici pos-sibili. Ma è altrettanto chiaro che in questo campo non si ot-tiene nulla senza l’aiuto della tecnica».

Scienza e cultura umanisticaatenei, scuole e ricercatori,un progetto in espansione

Emanuele La Veglia

I

Page 11: Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom-ma, l’offerta turistica c’è, ma non ... Guida

GIOVEDÌ 29 GIUGNO | pagina 11

Master di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di NapoliPresidente Lucio d’ AlessandroDirettoreMarco Demarco Responsabile inchieste biennali per la collana “Cronaca e Storia” Paolo Mieli Responsabile formazione radio-tv Pierluigi Camilli

Direttore delle testateMarco Demarco

Coordinamento redazionaleFrancesca De LuciaCarla MannelliAlessandra Origo

Coordinamento tecnico audiovisiviRosario CuomoGiuliano Caprara

Segreteria didatticaNancy Polverino In redazioneFilomena Avino, Antonio Buonansegna Alessandra Caligiuri, Anna CapassoAlessandro Cappelli, Paola CoronaGiuseppe Di Martino, Antonio Esposito Antonio Lamorte, Emanuele La Veglia Marina Malvestuto, Maurizia Marcoaldi Carolina Mautone, Emilia MissioneFausto Egidio Piu, Davide UccellaErminia Voccia

GraficaAnanda Ferrentino

StampaCentro Stampa di Ateneo

RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa081 2522236

Master di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di NapoliPresidente Lucio d’ AlessandroDirettore Marco Demarco Responsabile inchieste biennali per la collana “Cronaca e Storia” Paolo Mieli Responsabile formazione radio-tv Pierluigi Camilli

Direttore delle testateMarco Demarco

Coordinamento redazionaleFrancesca De LuciaCarla MannelliAlessandra OrigoCoordinamento tecnico audiovisiviRosario CuomoGiuliano Caprara

Segreteria didatticaSabrina GuarinoNancy Polverino In redazioneFilomena Avino, Antonio Buonansegna Alessandra Caligiuri, Anna CapassoAlessandro Cappelli, Paola CoronaGiuseppe Di Martino, Antonio Esposito Antonio Lamorte, Emanuele La Veglia Maurizia Marcoaldi, Carolina Mautone, Emilia Missione, Fausto Egidio Piu, Davide Uccella, Erminia Voccia

GraficaAnanda Ferrentino

StampaCentro Stampa di Ateneo

RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa081 2522236

Master di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di NapoliPresidente Lucio d’ AlessandroDirettoreMarco Demarco Responsabile inchieste biennali per la collana “Cronaca e Storia” Paolo Mieli Responsabile formazione radio-tv Pierluigi Camilli

Direttore delle testateMarco Demarco

Coordinamento redazionaleFrancesca De LuciaCarla MannelliAlessandra Origo

Coordinamento tecnico audiovisiviRosario CuomoGiuliano Caprara

Segreteria didatticaNancy Polverino In redazioneFilomena Avino, Antonio Buonansegna Alessandra Caligiuri, Anna CapassoAlessandro Cappelli, Paola CoronaGiuseppe Di Martino, Antonio Esposito Antonio Lamorte, Emanuele La Veglia Marina Malvestuto, Maurizia Marcoaldi Carolina Mautone, Emilia MissioneFausto Egidio Piu, Davide UccellaErminia Voccia

GraficaAnanda Ferrentino

StampaCentro Stampa di Ateneo

RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa081 2522236

Master di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di NapoliPresidente Lucio d’ AlessandroDirettore Marco Demarco Responsabile inchieste biennali per la collana “Cronaca e Storia” Paolo Mieli Responsabile formazione radio-tv Pierluigi Camilli

Direttore delle testateMarco Demarco

Coordinamento redazionaleFrancesca De LuciaCarla MannelliAlessandra OrigoCoordinamento tecnico audiovisiviRosario CuomoGiuliano Caprara

Segreteria didatticaSabrina GuarinoNancy Polverino In redazioneFilomena Avino, Antonio Buonansegna Alessandra Caligiuri, Anna CapassoAlessandro Cappelli, Paola CoronaGiuseppe Di Martino, Antonio Esposito Antonio Lamorte, Emanuele La Veglia Maurizia Marcoaldi, Carolina Mautone, Emilia Missione, Fausto Egidio Piu, Davide Uccella, Erminia Voccia

GraficaCarmine Marra

StampaCentro Stampa di Ateneo

RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa081 2522236

E’ il 1938, due siciliani, uno redattore de “La Stampa e l’altro gre-cista, si cooscono in una Torino estranea a entrambi. “Le sirene”

di Giuseppe Tomasi di Lam-pedusa racconta i loro incon-tri. I due trascorrono il tempo tra riflessioni erudite, dialoghi sagaci, battute cinicamente ironiche, conversando di lette-ratura, di antichità, di vecchie e nuove abitudini di vita. Ad occuparsi della drammaturgia dell’opera è Luca Zingaretti, che spiega: «La Sirena è un immaginario viaggio, geograg-fico e temporale tra il Nord e il Sud, attraverso cui emerge un mondo costruito sulla passio-ne e l’estasi».

Salerno, Chiostro del Duomo27 – 28 giugno, ore 21www.napoliteatrofestival.it

Le sireneZingaretti porta a teatroTomasi di Lampedusa

NTF 2017Il concertoNTF 2017

Il consiglioAl Mann Winckelmann con il cavallo Mazzocchi

L’omaggio di un attore versatile e interprete appassionato a uno dei poeti tormentati della canzone italia-na. Rocco Papaleo

salirà sul palco del Trianon con “Forse non sarà domani” per raccontare al pubblico la vita di Luigi Tenco, artista sui generis, morto a soli 28 anni.A metà strada tra il teatro e il cantautorato, Papaleo riper-corre un pezzo della storia musicale italiana attraverso le canzoni di Tenco e il suo stra-ordinario messaggio d’autore.«Cinquant’anni non sono basta-ti a dissolvere l’alone di miste-ro intorno alla fine di Luigi Ten-co», ha spiegato l’autore dello spettacolo Stefano Valanzuolo.

P. Reale, Cortile d’onore11 – 12 giugnowww.napoliteatrofestival.it

Forse non sarà domaniPapaleo racconta Tencoe la sua poesia in musica

na lunga attività coronata da premi e targhe festeg-

giata con un tour musicale. Nic-colò Fabi celebra i primi venti anni della sua carriera con il “Diventi Inventi 1997 - 2017”, una serie di concerti che lo por-terà sui palchi di tutta Italia: parte da Carpi (28 giugno) e si chiude a Roma (26 novembre).

“Diventi Inventi 1997 – 2017” non è solo un tour, ma è an-che una raccolta musicale che include tutte le sfumature, musicali e non, dell’artista ro-mano. Fabi fa tappa a Napoli il 30 giugno, dove si esibirà sulla terrazza del Castel Sant’Elmo, dove suonerà i brani più famosi e amati dal pubblico, insieme ai pezzi più recenti.

Il tour per i venti anni di car-riera del cantautore è stato anti-cipato dall’uscita de “Il Giardi-niere 2017”, la riedizione di una delle sue canzoni più famose, pubblicata proprio nel 1997: era nel suo primo album, ed è stato il primo capitolo di un processo musicale molto importante che ha spinto il cantautore romano a riproporre alcuni suoi suc-cessi del passato con la voce e il sound che attualmente lo rap-presentano, come ha spiegato lui stesso recentemente. «Per la raccolta dei vent’anni di mu-sica pubblicata - ha detto - mi sono rimesso a suonare un po’ di canzoni vecchie. Non neces-sariamente le più belle. Non ne-cessariamente quelle che sono piaciute di più. Forse solo quel-le che in questo momento avrei suonato con più gusto in salotto per i miei amici. Il rapporto con le proprie canzoni è un rappor-

to complesso. Così come quello con i momenti o gli eventi che le hanno generate. Sono dav-vero fortunato a potere ancora scegliere di pubblicarle. Venti anni dopo nonostante tutto, grazie a tutto. Il Giardiniere è stata scritta in qualche pome-riggio intorno al 1994. Il Giar-diniere è anche il titolo del mio primo disco. Quasi inevitabile partire da qui».

La lunga attività musicale di Fabi la si può leggere anche nella sua discografia, che conta otto album inediti, oltre ottanta brani pubblicati e collaborazio-ni importanti, come quella re-cente con Max Gazzè e Daniele Silvestri che ha portato all’al-bum Il padrone della festa. Ma nella sua carriera ci sono anche numerosi riconoscimenti, su tutti le due Targhe Tenco per il “Miglior Album in Assoluto” per gli ultimi due dischi.

Niccolò Fabi

Diventi Inventi 1997-2017Niccolò FabiIl tour che celebra i venti anni di una carriera ricca di successiLa tappa napoletana sulla terrazza panoramica di Castel Sant’Elmo

U

I versi amorosi della poetessa siriana Maram Al-Masri nella voce di Sara Bertelà. Debutta in prima na-zionale Anime Scalze.

E lo fa nella cornice di Palazzo Cellamare, un edificio nobiliare di via Chiaia. La voce narran-te di Bertelà è quella di una protagonista sofferente per i legami sentimentali spezzati dalla guerra, parole e musica che guidano un viaggio nel Medio Oriente devastato dagli eventi. Sul palco anche la can-tante di origine siriana Mirna Kassis, accompagnata dal violoncellista Salah Namek e dalla polistrumentista genove-se (tastiere, oboe, percussioni) Elisabetta Mazzullo.

Palazzo Cellamare29 e 30 giugnowww.napoliteatrofestival.it

Anime ScalzeViaggio in Medio Orientetra parole e musica

L’influenza della stam-pa, la strumentaliz-zazione della legge, l’inutilità della psi-chiatria, sono i temi al centro de “Il peniten-

te”, ultima opera del 2016 del drammaturgo statunitense Da-vid Mamet, premio Pulitzer per Glengarry Glen Ross. La tradu-zione e la regia della versione italiana dello spettacolo sono firmate da Luca Barbareschi. La storia racconta un confron-to tra marito e moglie, e il pro-tagonista è un prefessionista, un medico che subisce una vera gogna mediatica e giudi-ziaria a seguito dell’atto omici-da di un suo giovane paziente.

Palazzo Reale3-4-5 luglio, ore 21www.napoliteatrofestival.it

Il penitenteIl viaggio interiore di Metaper ritrovare le sue origini

n cavallo scoperto nella pri-ma metà del ‘700 è arrivato a

Napoli e ha trovato casa al Museo archeologico. È il celebre cavallo Mazzocchi, inserito nella mostra “Winckelmann e le raccolte del Mann. Monumenti antichi inediti

1767”, dedicata a uno dei maggiori conoscitori della cultura classica della propria epoca, Johann Joa-chim Winckelmann, vissuto nel diciottesimo secolo.L’intera esposizione sarà visitabile fino al 25 settembre. La mostra ce-

lebra i trecento anni dalla nascita di Winckelmann, che nel 1767 pubblica il volume “Monumenti antichi inediti”, l’unico scritto dal tedesco in lingua italiana: il libro contiene 208 incisioni che impres-sionarono Winckelmann durante

i suoi viaggi a Roma, Firenze, Na-poli, Portici, Pompei, Ercolano, Paestum e Caserta.Il cavallo Mazzocchi, che fu ri-costruito intorno al 1759, è stato appena restaurato dal laboratorio del museo guidato da Luigia Me-lillo e resterà nel salone della Me-ridiana del Mann anche dopo la chiusura della mostra.

pagina a cura diA. Caligiuri e A. Cappelli

U

Page 12: Il reportage - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa · fermano i dati relativi al museo di Capodimonte e al Mann. Insom-ma, l’offerta turistica c’è, ma non ... Guida

GIOVEDÌ 29 GIUGNO | pagina 12

Campania Expressmette in ridicoloi treni vesuviani

«Circumvesuviana: lento, cal-do, affollato, ma costa solo tre euro». No, non lo ha detto un pendolare. È il commento di un turista straniero in un forum del portale TripAdvisor, il sito in-ternet che raccoglie opinioni di utenti su attrazioni turistiche e ristoranti.

L’argomento di discussione è “Circumvesuviana vs Campania Express”. Si oppongono da una parte il servizio di treni dell’Eav che collega Napoli alla sua pro-vincia e dall’altra il Campania Express, il convoglio che da apri-le a ottobre permette di raggiun-gere dal capoluogo le principali località turistiche della peniso-la Sorrentina in soli 50 minuti. Il Campania Express è un tre-no creato per i turisti che si ag-giunge a quelli ordinari, effettua quattro corse al giorno, e ferma a Ercolano, Pompei e Sorrento. La differenza con i treni dei pendo-lari è lampante: aria condiziona-ta, pulizia, sedili più alti e rive-stiti di tela, quindi, più comodi, e possibilità di riservare i posti. Altre le caratteristiche dei con-vogli comuni: lentezza, sediolini di plastica dura spesso invasi da promesse d’amore e amicizia per sempre, con l’esterno colorato dalle firme dei writer, caldo d’e-state e freddo d’inverno; come se non bastassero i guasti, le corse soppresse e la folla. I treni “mo-

derni” con l’aria condizionata ci sono anche sulle linee dei pen-dolari, ma sono poco frequenti, si può viaggiare due volte al gior-no per un mese in Circumvesu-viana e non prenderne neanche uno.

Uno scarto così evidente da es-sere notato anche dai viaggiatori che vengono dall’estero. «Capi-sco il risentimento della gente del posto che viaggia senza aria condizionata» oppure «è il pa-radiso rispetto al normale ser-vizio», si legge sul forum. Altra contraddizione che gli stranieri non mancano di sottolineare è la differenza di prezzo: «Più facile e sicuro, ma più caro». Sul Cam-pania Express un biglietto di an-data e ritorno Napoli/Sorrento costa 15 euro e 8 la corsa singola, mentre è di quattro euro il costo di un ticket ordinario.

Il treno per turisti ha debuttato nel 2015, all’inizio erano pochi i passeggeri, si parla di 10 per corsa. Negli ultimi anni, stando ai dati forniti dall’Eav i biglietti staccati sono aumentati, dagli 8 mila del 2015 fino ai 50 mila del 2016. Nonostante i costi, i tu-risti preferiscono il Campania Express e qualcuno spera di po-terlo prenotare prima della par-tenza per l’Italia. A Napoli i “treni in più” sono stigmatizzati come “treni per turisti”, come si sente rispondere alle richieste di infor-mazioni dei pendolari. Doman-da: «Scusi, dove ferma il Cam-pania Express?». Risposta: «Siete turista? No, allora che vi impor-ta?». Agli utenti Eav rimangono i disservizi e in un mondo in cui

Comodo e pulito, lo scelgono soprattutto gli stranieri e ai pendolari restano i disservizi

Alessandra Caligiuri

Il servizio estivo dell’Eav visto dai viaggiatori

per ogni fenomeno c’è una pagi-na Facebook anche le lamentele di studenti e lavoratori sono di-ventate social. È il caso di “Circu-mvesuviana. Guida alle soppres-sioni e ai misteri irrisolti”, dove le disavventure diventano in ironia. Si prendono in giro i display lu-minosi con le fermate sbagliate e i ritardi, ben sintetizzati nella formula: “L’attesa della Vesuvia-na è essa stessa la Vesuviana”. Ci sono molte foto di ombrelli aperti, sì perché nei treni ci piove dentro. Del Campania Express è scritto: «Molti cittadini si sono lamentati dei convogli aggiuntivi

“Campania Express” sostenendo sia soltanto un becero trucco per truffare i turisti.

Ma a giudicare dalla foto direi che questa combriccola di cine-si è tutt’altro che scontenta del servizio», di fianco si vede una foto di una comitiva di asiatici su un treno giocattolo con sopra la scritta “Next stop: Pompei scavi”.

Insomma, un gioco per turisti che non risolve i problemi. Gli stranieri passano e i pendolari aspettano il treno e il giorno in cui la comodità sarà inclusa nel loro abbonamento, così come meriterebbero.

Le fotoIn alto, l’interno delCampania Express.In basso, a sinistra un treno della Circum,a destra l’esternodel treno turistico

F.E.P.