Il quinto arcano

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1 Astrologia e Mito .................................................................................... 3 Aquarius Feste della Tradizione nel Ciclo della Natura ........................ 10 La Candelora Scongiuri e Preghiere ........................................................................... 19 A san Biagio contro il mal di gola I Messaggeri Divini ............................................................................... 22 I 72 nomi di Dio Il Libro delle Erbe .................................................................................. 29 I fiori di Bach: Mustard Eucalipto Luna di Febbraio ..................................................................................... 40 Calendario del Mese Luna del Ghiaccio L’Erba Magica Cristalloterapia .......................................................................................... 48 Il quarzo azzurro Il Tarocco ..................................................................................................... 52 “XI” La Forza La Natura a tavola .................................................................................. 57 Cosa bolle in pentola? La ricetta del mese L’esperto risponde ................................................................................... 62 I quesiti dei lettori SOMMARIO

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Il nuovo numero di Febbraio 2011.Sfoglialo per intero...

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Astrologia e Mito .................................................................................... 3Aquarius

Feste della Tradizione nel Ciclo della Natura ........................ 10La Candelora

Scongiuri e Preghiere ........................................................................... 19A san Biagio contro il mal di gola

I Messaggeri Divini ............................................................................... 22I 72 nomi di Dio

Il Libro delle Erbe .................................................................................. 29I fiori di Bach: MustardEucalipto

Luna di Febbraio ..................................................................................... 40Calendario del MeseLuna del GhiaccioL’Erba Magica

Cristalloterapia .......................................................................................... 48Il quarzo azzurro

Il Tarocco ..................................................................................................... 52“XI” La Forza

La Natura a tavola .................................................................................. 57Cosa bolle in pentola?La ricetta del mese

L’esperto risponde ................................................................................... 62I quesiti dei lettori

SOMMARIO

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Esodo 14,19 Allora l’angelo di Dio, che precedeva il campo d’Israele, si mosse e andò a porsi alle loro spalle; parimente la colonna di nuvola si mosse dal loro fronte e si fermò alle loro spalle; Esodo 14,20 e venne a mettersi fra il campo dell’Egitto e il campo d’Israele; e la nube era tenebrosa per gli uni, mentre rischiarava gli altri nella notte. E l’un campo non si accostò all’altro per tutta la notte. Esodo 14,21 Or Mosè stese la sua mano sul mare; e l’Eterno fece ritirare il mare mediante un gagliardo vento orientale durato tutta la notte, e ridusse il mare in terra asciutta; e le acque si divisero.

Cari lettori, non a caso ho scelto il passo biblico sopra riportato per introdurre questo nuovo numero de “Il Quinto Arcano”. Si tratta di tre versetti dell’Esodo che, per come potrete appurare leggendo la rubrica dedicata ai messaggeri divini, rivelano e tramandano i 72 nomi di Dio. I nostri autori Claudio Scibilia e Lorenzo La Spada ci sveleranno la chiave di lettura per ricavarli.Febbraio è il mese dell’Acquario, segno che coincide con la stagione delle piogge, del vento e della luce fredda caratteristica dell’Inverno. La mitologia ci narra che la sua grossa anfora, rappresentata tra le braccia del giovinetto Ganimede, contiene il nettare dell’immortalità, elisir da egli servito agli dei nell’Olimpo e soprattutto al potentissimo Zeus.Partendo dalle origini, precisamente dalla lontana Nuova Guinea, rivaluteremo una tra le piante più utilizzate in erboristeria: l’eucalipto. Balsamico,

antisettico, antidiabetico, antiparassitario e astringente, pensate che questo prezioso rimedio naturale ricoprì un ruolo strategico anche durante l’era dell’Impero Romano, tanto da essere intensamente coltivato allo scopo di rendere più salubre l’aria.Per la serie scongiuri e preghiere analizzeremo le miracolose invocazioni a San Biagio contro la tosse ed il mal di gola.Nonostante il gran freddo siamo nel periodo in cui la luce inizia a riprendere vigore guadagnando spazio sulle tenebre e le giornate, quindi, si allungano sensibilmente. I popoli antichi, che guardavano con sacralità ai cambiamenti climatici, non mancavano di dare il benvenuto al risveglio della Natura. Lo facevano accendendo delle luci in casa, ma anche ed in special modo organizzando le affascinanti feste definite della Candelora.Come sempre tratteremo anche tanti altri utili ed interessanti argomenti. Non mi resta, quindi, che augurarvi buona lettura!

Fabio [email protected]

REDAZIONALE

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Rappresentazione dell’Acquario secondo le antiche carte del cielo

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dal 20 Gennaio al 19 Febbraio

AQUARIUSa cura di Lorenzo La Spada

Elemento: ARIA

Qualità: FISSA

Polarità: MASCHILE

Domicilio: SATURNO

Esilio: SOLE

Colore: AZZURRO

Metallo: PLATINO

Pietra: QUARZO AZZURRO

Erba magica: OLMO

Profumo: MUGHETTO

Giorno: SABATO

Punto debole: ANCHE e GAMBE

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La stagione dell’Acquario è quella delle piogge, del vento pungen-te, della luce fredda e metallica

dell’inverno, del cielo puro e vivificante. Conosciuto dagli antichi come il piane-ta più lontano, Saturno regna sui segni zodiacali del Capricorno e dell’Acquario. Ma se in Capricorno il dio lontano, pa-ziente, oscuro e silenzioso, è stabilizzatore del caos, ribelle ad ogni formazione, cam-bia di umore quando sopravviene l’Ac-quario aereo, che non è, dunque, segno d’Acqua ma con l’acqua ha in qualche modo a che fare. Il suo glifo, innanzitut-to, rappresentata due onde sovrapposte h, due onde che richiamano il mare pri-mordiale, l’abisso originario precedente la creazione che l’Antico dei Giorni, EL OLAM, che i Greci chiamarono Kronos, placa mediante il suo influsso, per conta-gio di inerzia. Così gli Elohim della Bib-bia padroneggiano sulla tempesta per ot-tenere la calma indispensabile alle prime formazioni. Ma il dio si risveglia quando, sorgendo dalla propria oscura caverna, prende possesso della dimora aerea di Ac-quario. Egli diventa dominatore delle ac-que che evaporando dall’Oceano caotico si sono sublimate in alto. Provenendo per evaporazione dall’Oceano, che è salato, queste acque superiori, divenute ormai dolci, ricadono come pioggia fecondante che Acquario, operando la condensazio-ne necessaria, spande dalla sua anfora sugli uomini, traducendola in saggezza divina, resa accessibile agli uomini.

IL MAGNIFICOIn greco la costellazione era chiamata

Ydrochoos, cui corrisponde il latino Aqua-rius che, come nome comune, significa portatore d’acqua o anche magistrato pre-posto al servizio delle acque. Per verità, i soli elementi della costellazione celeste che siano riconoscibili sono proprio le due onde e l’urna rovesciata. L’origine del personaggio umano si trova presso i Babi-lonesi, che chiamavano l’Acquario Gu-La, cioè “il Magnifico”, colui che versa, che dispensa la gioia e l’abbondanza, divinità maschile che incarna il potere purifica-tore e rigeneratore dell’Acqua. Le onde, in effetti, si interpretano generalmente come acqua di vita, aqua vitae, un’acqua ricca, un’acqua carica. Quest’ aqua vitae è un’acqua che non disseta soltanto il corpo ma, scorrendo aerea ed invisibi-le, essa placa l’anima che ha sete di alte conoscenze divine. Il suo carattere aereo di messaggero divino è simboleggiato nell’iconografia medievale da un paio di ali di cui è dotato il portatore d’acqua.

IL SOFFIO DIVINOL’Aria saturniana dell’Acquario è un soffio che spira sulle acque, “…e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gn 1,2)”, che raccoglie tutte le energie vitali e ne impe-disce il disperdersi. L’avarizia previdente di Saturno non lascia nulla che si perda, egli è l’amministratore delle energie vita-li. Essendo l’Acquario un segno di Aria, l’acqua che scorre dalla sua anfora non è l’elemento naturale, dei fiumi, dei mari e delle fonti. Ma allora che acqua è? Di cosa è fatta? Qual è la sua natura? L’ini-ziato ai misteri sa benissimo che pure essendo acqua non bagna le mani ed è

ASTROLOGIA

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in questa acqua che è nascosto il fuoco, perciò gli alchimisti la chiamano Acqua Ignea o Fuoco Segreto o, meglio ancora, Fuoco filosofico, che non si renderà mai palese ai vostri occhi e non vi brucerà, in quanto è un Fuoco Spirituale nascosto nel segno dell’Ariete Celeste sotto forma salina. Questa acqua misteriosa è anche quella che Mosè fece scaturire dalla pie-tra, percuotendola con il suo bastone...! Il che significa che è la “Pietra” a produrre quest’Acqua che disseta per sempre o è la stessa Pietra occulta che, solida come una roccia e con l’azione del Fuoco Segreto, la liquefa per diventare potabile?

ACQUA CHE NON E’ ACQUAGesù, infatti, invita la samaritana a non bere l’acqua dal pozzo; in cambio, le dice di prendere la sua “acqua”, perché

questa l’avrebbe dissetata per sempre e sarebbe diventata in lei fonte d’acqua zampillante per la vita eterna. Ovvio al-lora che quest’acqua “che non è acqua” è un elemento necessario per compiere l’opera di purificazione, lavaggio e separa-zione e che iniziaticamente rappresenta la “vittoria” sul corpo dei desideri istintivi, attivando in un secondo tempo, l’intui-zione, la cui sede è il cuore. Quel cuore che irrorato da questi fiumi infuocati diventa Sacro Cuore, come suggerisce il glifo dell’Aqua Vitae o Zolfo sublimato (notare che il rovesciamento dello zolfo diventa aqua vitae, che rappresenta il Sa-cro Cuore stilizzato). Il Sole transita nel segno dell’Acquario dal 21 gennaio al 19 febbraio, dando così inizio al mese delle piogge, dove l’acqua purifica, lava e disse-ta la natura ancora dormiente.

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È pesante la grossa anfora nelle braccia del giovinetto Ganimede. Contiene il divino nettare dell’immortalità che egli serve agli dei, mentre questi banchettano sull’Olimpo. La fatica arrossa il suo volto e, fra i riccioli scarmigliati, il sudore imperla la sua fronte. Quanto è bello, quanto piace a Zeus quel soave fanciullo, per questo lo ha rapito. Pascolava il gregge l’adolescente Ganimede, il più bello tra i mortali, in un pomeriggio come tanti. Il Sole ancora non è calato, è tiepido ma all’improvviso un’ombra lo copre. È un’enorme aquila che, ad ali spiegate, sta planando verso il ragazzo. Questione di un attimo e con i suoi artigli lo ghermisce e lo porta sulla sommità dell’Olimpo. E là muta d’aspetto e si mostra per chi è veramente: il divino Zeus che gli dichiara il suo amore, scatenando le ire funeste della sua sposa Era, alla quale risponde prontamente che il fanciullo è solo il nuovo coppiere. E così Ganimede viene a sostituire Ebe nel servir da bere agli dei in convito. E la sua immagine è posta da Zeus in cielo come portatore d’anfora, come Acquario vicino all’Aquila rapitrice.

LA MISTICA COPPAMa cosa contiene l’anfora di Ganimede? Il nettare divino, l’elisir di giovinezza e d’immortalità, l’aqua vitae. Acqua che in sei anfore, durante il banchetto a Cana, muta in vino. Ma l’anfora è, simbolicamente, un cuore. Non è forse il cuore una vivente coppa piena di sangue? E se il cuore è Sacro Cuore, il sangue che contiene è preziosissimo, salvifico, rigeneratore. Acqua e Sangue sgorgano

dal costato di Cristo, bevanda infuocata raccolta nella Coppa del Santo Graal, di inestimabile valore, come anche il Canopo, il vaso che nell’antico Egitto conteneva gli organi nobili (cuore e fegato). Vaso, vasello, vascello, barca e arca. L’arca nella quale il giusto Noè sfugge alle acque del diluvio; arca che dalle acque del Nilo salva il piccolo Mosè, il liberatore che incarna il Mito della Libertà tipica dell’Acquario, laddove ai Gemelli compete quello della Fratellanza e alla Bilancia quello dell’Uguaglianza. Acqua che sotto l’influsso dell’Aria Acquariana, che è il soffio creatore del vecchio Saturno, diventa acqua

MITO

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lustrale, acqua di purificazione, acqua del battesimo, dove il Battista, immagine di colui che versa l’acqua, immerge quel giovane Sole che arrossa le acque, iniziandolo sulla via che lo trasformerà nell’Agnello che dona la vita.

IL BATTESIMOQuesto lavacro nell’elemento acqua, analogicamente, significa un’operatività purificatoria, dove i vizi vengono trasformati in virtù e le passioni in amore, perché quest’acqua che zampilla dalla Fontana dell’eterna giovinezza è il nostro fiume Giordano che nasce in Oriente scendendo verso Occidente, dona la Vita, provocando la Morte. È come

se quell’acqua magica impressionasse nel neofita una natura diversa per predisporlo ad un cambio radicale, ovvero, ad una morte iniziatica simbolica, per rinascere purificato e candido. Il Battesimo, dunque, rappresenta il primo scalino dell’Amore Impersonale, che apre la porta del Regno di Dio, che si trova nell’interiorità dell’essere umano, che si attua con l’Acqua Philosophorum, nella solitudine del proprio laboratorio-corpo. Solo pochi uomini conoscono l’arcano e lo tramandano da bocca a orecchio, soltanto ai meritevoli, agli eroi, che con coraggio hanno sfidato sé stessi vincendo le paure per poter andare oltre. Soltanto questi il “maestro” sceglierà.

Battesimo di Cristo, Guido Reni

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LE FESTE DELLA TRADIZIONENEL CICLO DELLA NATURA

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La luce che è nata al Solstizio d’Inver-no comincia a manifestarsi all’inizio del mese di febbraio. Le genti antiche erano molto più attente di noi ai mutamenti stagionali, anche per motivi di sopravvi-venza. Questo era il più difficile periodo dell’anno poiché le riserve alimentari ac-cumulate per l’Inverno cominciavano a scarseggiare. Pertanto, i segni che annun-ciavano il ritorno della Primavera erano

accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica solo ad immagi-nare.

PURIFICAZIONEPresso i Celti l’1 febbraio era “Imbolc”, cioè grande pioggia e in molte località dei paesi celtici questa data è chiamata anche “Festa della Pioggia”: ciò può riferirsi ai

a cura di Lorenzo La Spada

LA CANDELORA

Brigit

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mutamenti climatici della stagione ma anche all’idea di una lustrazione che puri-fica dalle impurità invernali. Detta anche “Oimelc” significa “Lattazione delle peco-re” mentre “Imbolc” vorrebbe dire nel sacco inteso nel senso di “nel grembo” con rife-rimento simbolico al risveglio della Natu-ra nel grembo della Madre Terra e con un riferimento più materiale agli agnelli, nuova fonte di cibo e di ricchez za che la previdenza della Natura e degli allevatori avrebbe fatto nascere all’inizio della buo-na stagione. L’allattamento degli agnelli garantiva un rifornimento provvidenziale di proteine. Il nuovo latte, il burro, il for-maggio costituivano spesso la differenza tra la vita e la morte per bambini e anzia-ni nei freddi giorni di febbraio.

FUOCO GUARITOREIl fuoco, caratteristica essenziale, in que-sta ricorrenza è considerato sotto il suo aspetto di luce, questo è infatti il periodo della luce crescente. Nell’Europa celtica era infatti onorata Brigit (conosciuta an-che come Brighid o Brigantia), dea del tri-plice fuoco. Essa era la patrona dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Sotto l’egida di Brigit erano anche i misteri druidici del-la guarigione e di questo rappresentano una testimonianza le numerose “sorgen-ti di Brigit”. Ancora oggi, ai rami degli alberi che sorgono nelle loro vicinanze i contadini appendono strisce di stoffa o nastri a indicare le malattie da cui voglio-no essere guariti. Attraverso il fuoco del-la dea il corpo guariva dalle malattie. La febbre era il sintomo evidente che la dea con il suo passaggio purificava e guariva, facendo rinascere il malato più forte di prima. Il legame della festa con le cande-le, la purificazione e l’infanzia, sopravvis-

se nell’usanza medievale di condurre le donne in chiesa dopo il parto per portare delle candele accese. L’idea di una purifi-cazione rituale in questo periodo è rima-sta forte nel folklore europeo.

LUCE E ACQUAAd esempio le decorazioni vegetali natali-zie vengono messe da parte e bruciate alla Candelora per evitare che i folletti, che in esse si sono nascosti, infestino le case. Il concetto di purificazione è presupposto di una nuova vita: si eliminano le impuri-tà del passato per far posto alle cose nuo-ve. Si festeggia la Candelora accendendo candele che sporgono da una bacinella di acqua. Il significato è quello della luce della nuova vita che emerge dalle acque del grembo materno, le acque lustrali che lavano via le scorie invernali. Il primo fio-re dell’anno a sbocciare è il bucaneve, il suo colore bianco ricorda allo stesso tem-po la purezza della Giovane Dea e il latte che nutre gli agnelli, il candore di quella Vergine intatta che nutre al suo seno il divino Agnello.

LA FEBBRENell’antica Roma, i primi giorni di febbra-io erano sacri alla dea Februa o a Giuno-ne Februata. “Februare” in latino significa purificare, quindi febbraio è il mese delle purificazioni (anche la febbre è un modo di purificarsi usato dal nostro corpo!). Processioni percorrevano la città con fiac-cole accese, simbolo di luce e, allo stesso tempo, di purificazione. Quaranta giorni sono passati dal momento in cui il nuovo Sole è nato nella buia grotta del Capricor-no, tanto basta per compiere il tempo del-lo svezzamento, ora la luce è pronta per muovere i primi passi. La Natura è ancora

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avvolta nel grande riposo invernale, siamo sempre nel cuore dell’Inverno, eppure le giornate sono già sensibilmente più lun-ghe e, anche se il gelo è ancora in agguato, cominciano ad apparire i primi segni di vita. Pure il timido Sole bambino cresce in forza giorno dopo giorno, spuntano le prime gemme e per quanto un vento im-provviso potrebbe gelarle, portano già in sé la promessa di nuova vita.

LE CANDELELe popolazioni antiche davano il benve-nuto al risveglio della Natura con l’accen-sione di luci in casa. Tutti i riti prevede-vano l’uso di candele che ancora oggi si benedicono per celebrare la Candelora (2 febbraio) e San Biagio (3 febbraio) al fine di ottenere salute e benessere, dal mal di gola ai reumatismi. Nel vecchio mondo contadino la ricorrenza era simbolo di “purificazione”, lo dimostrano alcuni ri-tuali lustrali che effettuavano le contadi-ne siciliane cospargendosi di rugiada tut-to il corpo, cantando laudi alla Madonna e facendosi il segno della croce con la ru-giada dei campi. In questo giorno, come nel successivo di san Biagio, abbondano i pronostici per la nuova stagione. Chia-mata anche Festa delle Luci, in Oriente, la Candelora (nome con cui si indica volgarmente la festa della Presentazione del Signore al Tempio) porta il nome di Hypapante, cioè “Incontro”. Una sorta di passaggio della fiaccola fra il vecchio e il nuovo, fra l’Inverno e la Primavera, come la tradizione recita in quel giorno: “Il vec-chio portava il bambino e il bambino soste-neva il vecchio”, è il vecchio Simeone che accoglie fra le braccia il Cristo Bambino, misteriosa figura del ciclo immutabile ed eterno della Natura.

CELEBRARE LA CANDELORALa sera della vigilia, prima che il Sole tra-monti, raccogliete per casa o in giardino, rametti e foglie usati per le decorazioni natalizie e ponetele in un braciere. Al tra-monto, in una bacinella piena d’acqua, ponete una grossa candela di colore bian-co e mentre l’accendete dite: “Questa è la luce che esce dalle acque, questa è l’acqua che porta la luce”. Quindi ponetela fuo-ri e fate attenzione a che non si spenga. Poi durante la notte bruciate i rami e le foglie raccolti e alla fine mettete sui car-boni polvere d’incenso storace e foglie di frassino. Mentre il fumo sale meditate sul significato della festa, sul bisogno di puri-ficazione e sulla necessità di abbandonare cose e aspetti della nostra vita che non ci piacciono, prendete solo la candela e fate il giro in senso orario negli ambienti della casa ed entrando in ogni stanza dite: “Entri la luce!”. Alla fine rimettete la can-dela nell’acqua e andate a dormire. Prima che sorga il Sole, alzatevi e lavatevi mani e viso con l’acqua della bacinella, poi alla fine versate con le mani acqua sulla can-dela e dite: “Ti accolgo nel tempio del mio cuore!”

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A SAN BIAGIO CONTRO IL MAL DI GOLA

A San Biagio si attribuisce il miracoloso salvataggio di un bimbo che stava soffo-cando con una lisca di pesce rimasta nella trachea. Il Santo imponendo le mani sul-la gola del piccolo, riuscì a fargli espellere il corpo estraneo. Morì martirizzato per ordine dell’imperatore Diocleziano che prima gli fece lacerare le carni con i pet-tini utilizzati dai cardatori di lana e, poi, recidere la testa con la spada. Il nome Bia-gio deriva da “Blasius” (Bleso, balbuziente dal latino) per cui oggi oltre ad essere il protettore della gola e dei lanari è anche protettore degli avvocati. La tradizione vuole che il giorno 3 febbraio si svolga la benedizione della gola, un antico rito per la salvaguardia della salute, officiato per mezzo di due candele benedette il giorno precedente (Festa della Candelora) che vengono incrociate sotto la gola del fedele recitando un’invocazione.In caso di mal di gola si reciti questo scon-giuro:

San Brasi miraculusu, libirati stu carusu, i cannarozza sanatici cu la vostra putenza, di vui la vogghiu sta pruvvidenza. Si sta ranni razia mi faciti li cuddureddi vui aviti.

San Biagio miracoloso,liberate questo ragazzo,la gola sanategli con la vostra potenza,

da voi voglio questa provvidenza.Se questa grande grazia mi fatei “cuddureddi” (tipici biscotti siciliani) voi avrete.

Dopo lo scongiuro bisogna strofinare la gola con un po’ di cotone imbevuto d’olio e recitare tre Pater e un Credo.

Nel mondo antico, dei nostri nonni, ogni parte del corpo, e quindi la relativa ma-lattia o disfunzione, era sotto la custodia dei santi e a loro ci si rivolgeva per chie-dere la salute corporale. Così, infatti, si curavano.

SCONGIURI E PREGHIEREDEL POPOLO CONTADINO

a cura di Claudio Scibilia

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CONTRO LA TOSSEColui che scongiura deve fare tre segni di croce sulla gola del paziente, chiedendo l’aiuto di san Biagio per stroncare la ra-nula (rantolo) che cresce sotto la lingua e deve recitare questo scongiuro:

Raugu rauguni, vattinni a lu vadduni.Vattinni sutta e casi,cun l’aiutu di san Brasi.Unni è funnu e non po nchianari,pi venirimi a turmintari.

Rantolo rantolone,vattene nel burrone.Vattene sotto le case,con l’aiuto di san Biagio.Dove è profondo e non puoi salire,per venirmi a tormentare.

PERCHÈ SPUNTINO I DENTIQuando gli cade un dente affinché gli ricresca subito, ogni piccolo recita la se-guente invocazione:

San Nicola, san Nicola vi rugnu la vecchia e mi rati la nova. Mi l’ata dari janca e nova comu la scoccia di l’ova.

San Nicola, san NicolaVi dò la vecchia e mi date il nuova (den-te).Me la dovete dare bianca e nuovacome il guscio dell’uovo.

CONTRO IL MAL DI VENTREChi recita lo scongiuro deve strofinare lo stomaco del paziente con la mano unta d’olio e dire:

Quannu lu Signuri sinni iu all’India, ncontra un bon’omu e na fimmina tinta.L’acqua nterra u fenu vagnau, lu Signuri si ci cuccau.

Il Signore quando andò in India,incontrò un buon uomo e una donna cattiva.L’acqua per terra bagnò il fieno,e il Signore ci si coricò.

In ultimo bisogna recitare il Credo.

Da una raccolta personale tramandatami

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I MESSAGGERI DIVINIa cura di Lorenzo La Spada

COSA SONOI 72 Nomi celesti nascono dalla tradizione ebraica della Cabala. Queste 72 terne, pur non essendo vere e proprie parole nella lingua ebraica, hanno trovato ampio spazio nella dottrina mistica dell’Ebraismo. Tra l’altro, secondo lo Zohar, esse erano già note, almeno in parte, ad Abramo per rivelazione divina. Successivamente questa tradizione orale si sarebbe fissata nella carta. Secondo certi studi, Abramo avrebbe dato in dono la conoscenza di alcuni dei 72 Nomi ai

figli di Ketora, la sua concubina, che poi si allontanò dal nucleo famigliare e andò ad oriente (Genesi 25, 6). Per questo motivo alcuni di quei Nomi di Dio sono noti alle religioni orientali, in particolare il Nome AUM (OM) (30 Alef-Vav-Mem Dio di Pazienza) e il Nome ARI (15Hey-Resh-Yud Dio che Rialza). In generale tutti i 72 Nomi, essendo composti da terne di lettere, corrispondono a delle Trinità viventi, che operano in noi e in questo mondo per darci la via e la forza di arrivare a superare la visione

I 72 NOMI DI DIO

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tridimensionale ed approdare nella nuova dimensione, quadridimensionale, che per noi è sintetizzata nel Tetragramma sacro.

IL SIGNIFICATOOgni Nome implica una data cosa, ma anche il suo contrario. Le solite due facce della stessa medaglia. Se mentalmente ci distraiamo e il nostro ego prende il sopravvento, ricadiamo nell’errore, perché é la nostra indole che riemerge. Come già osservato, siamo in miliardi di persone e i Nomi Celesti sono solo 72. E’ importante comprendere che i gradini che ciascuno di noi deve fare

nelle varie incarnazioni sono gli stessi per tutti, mentre la storia personale di ciascuno di noi é diversa. Due persone uguali non esistono. Deriviamo tutti da un unica entità iniziale, che é “Adam”, l’intera umanità allo stato primordiale, poi diventato Caino e quindi Noè. Dopo questa caduta, il nostro processo è quello di tornare indietro a quella unità costitutiva, di rievolvere perché ognuno di noi rappresenta un pezzo insostituibile di quel primo Adam. Non ci sono doppioni, come se fossimo stati estratti da un insieme che é andato frantumandosi nell’intera umanità.

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Ecco perché ciascuno di noi é prezioso agli occhi di Dio, perché é un pensiero di Dio, quel pensiero unico “ti conoscevo prima che tu nascessi”, entità unica, mentre le realtà della vita non sono infinite, ma sono tutte riconducibili a queste 72 realtà. Tutta la realtà umana é scritta in questi 72 Nomi. Potenza micidiale anche se ogni singolo la vive nella sua dimensione personale, perché quello che noi siamo oggi é il frutto del nostro passato e ognuno di noi ha la sua situazione personale. Il fatto che qualcuno ha lo stesso nome di un’altra persona non significa che la sua condizione sia la stessa dell’altra. Le due persone avranno un legame forte, perché se hanno lo stesso Nome significa che hanno anche la stessa sfida. Nell’azione saranno molto simili, dovranno cimentarsi su punti analoghi. La maggior parte delle persone muore senza aver mai avuto l’opportunità di verificare il proprio Nome Celeste. È chiaro che questi 72 nomi derivano da un unico nome: il Tetragramma sacro, che è l’unico vero nome di Dio. Il Tetragramma è scolpito nel nostro cuore, quindi possiamo rintracciare dentro noi stessi tracce di tutti i 72 Nomi e non solo del Nome che ci sta accompagnando in questa vita; però c’è un solo Nome che é la sfida della nostro vita, il motivo per cui siamo qui. Nelle varie vite li passiamo in rassegna tutti, ma se non abbiamo compiuto la nostra missione la vita successiva ritorniamo con quella stessa missione e cioè saremo nuovamente associati allo stesso Nome.

ORIGINE E RIVELAZIONEDa brano della Genesi 28,10-22 è derivata la prima ricerca degli studiosi sui Nomi.

Secondo la tradizione orale i pioli della scala vista da Giacobbe erano 72. D’altra parte il significato simbolico della scala era chiaro ed importante: era quella la via per la risalita dell’uomo verso il divino. La ricerca portò ad individuare un unico brano della Torà che conteneva tre versetti consecutivi ciascuno formato da 72 caratteri. Il brano era il seguente.Esodo 14,19 Allora l’angelo di Dio, che precedeva il campo d’Israele, si mosse e andò a porsi alle loro spalle; parimente la colonna di nuvola si mosse dal loro fronte e si fermò alle loro spalle; Esodo 14,20 e venne a mettersi fra il campo dell’Egitto e il campo d’Israele; e la nube era tenebrosa per gli uni, mentre rischiarava gli altri nella notte. E l’un campo non si accostò all’altro per tutta la notte.Esodo 14,21 Or Mosè stese la sua mano sul mare; e l’Eterno fece ritirare il mare mediante un gagliardo vento orientale durato tutta la notte, e ridusse il mare in terra asciutta; e le acque si divisero.In questi tre versetti dell’Esodo è nascosta la chiave dei 72 Nomi che spesso sono stati chiamati “Nomi di Dio”. Se si pongono i tre versetti in tre righe sovrapposte, ricordando che l’ebraico si legge da destra a sinistra, e si eseguono le istruzioni in essi contenute, cioè si capovolge l’ordine delle lettere del versetto 20, essendosi l’angelo qui venuto a trovarsi dalla parte opposta del versetto 19, mentre il versetto 21 deve essere lasciato com’è, perché riparte dalla posizione di Mosè che è in testa al popolo d’Israele, si ottengono in ebraico antico, leggendo dall’alto verso il basso, 72 terne, che sono esattamente i 72 Nomi che sono stati “criptati” in questo brano dell’Esodo.

i 72 Nomi sono i seguenti:

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n. Nome Latino Italiano 1 whw Deus Exaltator Dio che Esalta 2 yly Deus Auxiliator Dio che Aiuta 3 fy\ Deus Spes Dio di Speranza 4 slu Deus Absconditus Dio nelle Tenebre 5 shm Deus Salvator Dio che Guarisce 6 hll Deus Laudabilis Dio Degno di Lode 7 aka Deus Longanimis Dio di Clemenza 8 thk Deus Adorandus Dio da Adorare 9 yzh Deus Misericors Dio di Misericordia 10 dla Deus Propitiabilis Dio Benignevole 11 wal Deus Exaltandus Dio da Esaltare 12 uhh Deus Refugium Dio di Rifugio 13 lzy Deus Super Omnia Decantabilis Dio Decantabile Su Tutto 14 hbm Deus Custos et Servator Dio Protettore e Salvatore 15 yrh Deus Sublevator Dio che Rialza 16 mqh Deus Erector Dio che Rende Eretti 17 wal Deus Mirabilis Dio Mirabile 18 ylk Deus Invocandus Dio da Invocare 19 wwl Deus Festinus Ad Audiendum Dio Sollecito all’Ascolto 20 lhp Deus Redemptor Dio che Redime 21 ]ln Deus Solus Dio Solitario 22 yyy Deus Dextera Dio Esperto e Maschio 23 hlm Deus Declinans Malum Dio che Piega il Male 24 whx Deus Bonus Ex Se-ipso Dio Buono in Se stesso 25 htn Deus Largitor Dio che Dona 26 aah Deus Auditor In Abscondito Dio che Ascolta in Segreto 27 try Deus Propulsator Dio che Difende 28 hac Deus Sublator Malorum Dio che Distrugge i Mali 29 yyr Deus Expectatio Dio di Aspettative 30 mwa Deus Patiens Dio di Pazienza 31 bkl Deus Doctor Dio che Guarisce 32 rcw Deus Rectus Dio Regolare 33 wjy Deus Omnium Cognitor Dio che Rivela Tutto 34 jhl Deus Clemens Dio che Rende Clementi 35 ]wk Deus Gaudiosus Dio che Rende Gioiosi 36 dnm Deus Honorabilis Dio Degno di Onore

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37 yna Deus Dominus Virtutum Dio Signore delle Virtù 38 muj Deus Spes Omnium Finium Terræ Dio Speranza per Tutti 39 uhr Deus Velox Ad Condonandum Dio Veloce a Condonare 40 zyy Deus Vinum Lætificans Dio Vino che Reca Gioia 41 hhh Deus Triunus Dio Trinitario e Femmina 42 kym Deus Quis Sicut Ille Dio Come Quello che È 43 lww Deus Rex Dominator Dio Re Dominatore 44 hly Deus Æternum Manens Dio che Resta in Eterno 45 las Deus Motor Omnium Dio Motore del Tutto 46 yru Deus Revelator Dio che Rivela 47 lcu Deus Justus Index Dio Rivelatore dei Giusti 48 hym Deus Pater Mittens Dio Padre che Invia 49 whw Deus Magnus & Excelsus Dio Grande ed Eccelso 50 ynd Deus Iudex Misericors Dio Giudice Misericordioso 51 cjh Deus Secretus Impenetrabilis Dio Segreto Impenetrabile 52 cmu Deus Caligine Tectus Dio Coperto dalle Nebbie 53 ann Deus Superborum Depressor Dio che Umilia i Superbi 54 tyn Deus Rex Coelestis Dio Re dei Cieli 55 hbm Deus Sempiternus Dio Eterno 56 ywp Deus Fulciens Omnia Dio che Sostiene Tutto 57 mmn Deus Amabilis Dio Amabile 58 lyy Deus Auditor Gemitum Dio che Ascolta i Gemiti 59 jrh Deus Omnia Penetrans Dio che È in Tutto 60 rxm Deus Sublevans Oppressos Dio che Solleva gli Oppressi 61 bmw Deus Super Omne Nomen Dio Nome Sopra Ogni Cosa 62 hhy Deus Ens Supremum Dio Ente Supremo 63 wnu Deus Mansuetus Dio Mansueto 64 yjm Deus Vivificans Dio che Da la Vita 65 bmd Deus Fons Sapientiæ Dio Fonte di Sapienza 66 ]nm Deus Omnia Pascens & Latens Dio che Pascola e Ripara Tutto 67 uya Deus Deliciæ Filiorum Hominum Dio Delizia dei Figli degli Uomini 68 wbj Deus Liberalissimus Dator Dio che Dona Senza Vincoli 69 har Deus Omnia Videns Dio che Vede Tutto 70 mby Deus Verbo Omnia Producens Dio Parola che Crea Tutto 71 yyh Deus Dominus Universorum Dio Signore degli Universi 72 mwm Deus Finis Universorum Dio Limite degli Universi

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IL LIBRO DELLE ERBEMUSTARD

Rimedio floreale di Bach n. 9

“Per coloro che sono soggetti a periodi di tristezza o addirittura di disperazione, come se una fredda e scura nube li avvolgesse nascondendo loro la luce e la gioia di vivere. Non è possibile fornire una ragione o una spiegazione per questi attacchi. In queste condizioni è quasi impossibile apparire felici o gai”.

EDWARD BACH

a cura di Claudio Scibilia

Nome italiano SenapeNome botanico Sinapis arvensisEmozione di base INSUFFICIENTE

INTERESSE PER IL PRESENTE

Malinconia e depressione, senza che vi sia un motivo evidente; incapacità di manifestare le proprie emozioni; colui che non piange mai, mancanza d’interesse, oppressione.

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La senape selvatica è una pianta a larga diffusione, infestante, la sua crescita è rapidissima. Fiorisce nel periodo che tra maggio e luglio, i suoi fiori, che hanno un colore tendente al dorato, ricoprono in pochi giorni intere zone erbose, dipin-gendo il territorio di un colore luminosis-simo giallo-oro. Con le corolle di questa fioritura si prepara il rimedio floreale di Bach Mustard, il fiore più noto per le sue proprietà antidepressive. Quando l’indi-viduo presenta quello stato di malessere inspiegabile che toglie quasi la voglia di vivere, il soggetto si auto-punisce entran-do in uno stato di prostrazione profonda, senza che se ne renda conto. Improvvisa-

mente lo assale un senso di depressione che alla base non ha una vera causa. Tut-to quello che lo circonda, affetti compre-si, perde ogni valore e significato lascian-do in lui un vuoto inconsolabile fino a sentirne il dolore. Egli prova un senso di tristezza accompagnata da profonda malinconia che come arriva in modo ina-spettato, così va via. È il rimedio per chi è introverso e di chi è infelice, ma è anche il rimedio per chi si sente sempre triste o ha come sintomo il classico nodo alla gola. Addirittura, nei casi più gravi lo stato negativo che afflig-ge il soggetto in questione lo porta a non volersi più alzare dal letto.

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Di solito il nostro paziente avverte stan-chezza, è sempre demotivato, vive la vita stressandosi al minimo ostacolo ed è inoltre incapace di amare. Esso prova disperazione senza una valida causa, crisi improvvise di malessere ed esaurimento fisico, emotivo e mentale, si sente fuori dal mondo che lo circonda non riesce a reagire, non prende iniziative, non riesce neanche ad esprimere il dolore interiore agli altri. Mustard agisce in chi a volte è malinconico ed altre volte è depresso malgrado abbia tutto ciò che gli occorre per poter vivere felice. Viene sperimen-tato con successo nella depressione in-dotta negli ambienti lavorativi per stress cronico o quando si è demotivati. Il sog-getto nello stato di Mustard ha i riflessi rallentati, si sente oppresso, ha disturbi all’apparato digerente, sente una leggera costrizione alla gola, la sua sensazione è quella di una mano che gli attanaglia la gola come per soffocarlo e inoltre sog-getto a nevralgie del trigemino, soffre di disturbi del sonno, tachicardia di origine nervosa, soffre di vertigini, sensazioni di svenimento oltre che dei classici disturbi della sfera sessuale.

Il rimedio MUSTARD se utilizzato cor-rettamente dona la capacità di vivere in maniera più serena, aiuta ad affrontare la vita, fa tornare la gioia di vivere. E’, per-tanto, il fiore utile proprio perché aiuta il soggetto che ne fa uso nei periodi di grande cambiamento, come nel caso di chi vuole rinascere a nuova vita, mutan-do abitudini e vizi. Fa ristabilire il con-tatto con sé stessi, aiuta a far ritrovare la strada da seguire riportando la chiarezza di idee e l’armonia dentro la persona che lo assume. Mustard è essenziale nel trat-

tamento delle depressioni episodiche ed imprevedibili.

Edward Bach scrisse: “Mustard scaccia l’oppressione e la malinconia e riporta la gioia nella vita”. Chi assume Mustard ha presto la sensazione di risvegliarsi come da un sogno pesante, freddo e buio.

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La ricerca delle origini dell’eucalipto ci conduce nella Nuova Guinea. Lo sco-pritore fu un botanico francese di nome Jacques Julien De Labillardière che lo descrisse nei suoi appunti “icones plan-tarum” definendolo con il nome di euca-liptus globulus per indicare la strana carat-

teristica dei suoi fiori. La pianta, infatti, presenta uno strano opercolo che ne rac-chiude il calice e che lascia uscire una co-rolla di forma steroidale. Da qui il nome EU = bene, KALIPTO = copro e globulus per la forma sferoidale. L’eucalipto fu im-portato in Europa verso la fine del ‘700,

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EUCALIPTO

Famiglia MirtaceeNome siciliano CalipsuAltri nomi: Eucalitto, Eucalètt, Calèppisi, Calèps, Calippusu, Ocaritti. Parti utilizzate: Foglie fresche o essiccateProprietà: Balsamico e antisettico nei catarri delle vie urinarie e respiratorie,

disinfettante del cavo oro-faringeo; antidiabetico. Ottimo antiparassitario, antiputrido, antisettico, antitermico, diafo-

retico, fluidificante bronchiale, topico-stimolante. Astringente.

Eucalyptus globulus

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inizialmente venne preso in considerazio-ne come pianta ornamentale per arredare i parchi delle ville nobiliari.

TRA FANTASIA E REALTÀSapevate che l’eucalipto inghiotte i rumo-ri? Pare che due persone che si trovino in un fitta boscaglia di eucalipti, ad una di-stanza di appena 10 metri, non si sentano nemmeno se gridano a squarciagola. Il suo tronco ha la proprietà di assorbire le onde sonore perché, a differenza delle altre piante, non è né duro né secco, ma piuttosto morbido. I vecchi contadini si tramandano una usanza: mettevano alcu-ne gocce di essenza di eucalipto nei loro pollai perché erano convinti che liberasse gli animali dai parassiti senza recare dan-no alcuno nemmeno ai più piccoli. I primi a scoprirne le caratteristiche salu-tistiche furono i monaci trappisti che co-minciarono a coltivarla in tutto l’impero della Roma antica per rendere l’aria più

salubre. Si credeva, a quell’epoca, che l’Eucalipto con il suo odore balsamico contribuisse a far scomparire la malaria ove c’erano le zone paludose. Si scoprì più tardi che l’eucalipto ha sì contribui-to a sanare le zone malariche, ma la vera ragione è da ricercare nel suo apparato radicale abbastanza esteso e bisognoso di grandi quantità di acqua. Ecco allora che, più che altro, l’eucalipto contribuiva a prosciugare le paludi eliminando così il problema alla base.

CARATTERISTICHEE’ un albero che nelle zone di origine può raggiungere anche i 70-80 metri. Il fusto può sfiorare anche i 2 metri di diametro. In Italia ha uno sviluppo più contenuto e in genere non supera i 20-25 metri di al-tezza. Il fusto è diritto con corteccia grigia o bruno-rossastra. Le foglie hanno aspet-to differente secondo l’età della pianta. I fiori sono solitari, piuttosto vistosi. Il

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calice è a forma di coppa, percorso sor-montato da un opercolo che si distacca al momento della fioritura. La corolla è as-sente. Il frutto è una capsula di consisten-za legnosa, di colore grigiastro e di 1,5-2,5 cm di diametro. La forma irregolarmente conica riprende quella del calice. Quando la capsula è matura si apre con fenditure nella parte superiore lasciando fuoriuscire i semi che sono di piccolissi-me dimensioni. Il componente principale delle foglie è l’eucaliptolo che è presente nella pianta in una concentrazione molto alta, circa all’85%. L’eucalipto è dotato di una forte azione balsamica ed espettoran-te oltre che leggermente antisettica, viene quindi usato per curare molte patologie dell’apparato respiratorio, catarri laringei e bronchiali eccessi d’asma e bronchiti croniche. Gli si riconosce anche un alto potere disinfettante utile nel trattamento delle infezioni vescicali e vaginali ma anche nelle malattie infettive del tubo digerente con manifestazioni febbrili e diarroniche. Il carbone del legno è utilizzato in caso di intossicazione accidentale da veleno e cibo avariato. L’eucalipto sembra es-sere efficace anche nel trattamento del diabete e dei problemi di alitosi, piaghe e scottature. In cosmetica è usato come deodorante e purificante delle pelli impu-re, per preparare dentifrici e saponette. Il fogliame dell’eucalipto è utilizzato per le composizioni floreali, durando parecchio tempo.

INFUSO DI EUCALIPTO FOGLIEpreparazione 30 gr di pianta in un litro di acqua, met-tere in infusione per 20 minuti, filtrare e bere a tazzine durante la giornata, secon-

do il bisogno. Utile nelle bronchiti croni-che, raffreddori e raucedine.

OLIO ESSENZIALEDalle foglie dell’eucalipto si ricava un olio essenziale dall’aroma fortemente aro-matico, utile nella tosse e nelle malattie da raffreddamento.

Per l’emicrania: grazie alle sue proprie-tà antinevralgiche ed analgesiche, l’olio essenziale può giovare in caso di mal di testa. Per i piedi stanchi: un pediluvio con l’es-senza d’eucalipto può rinfrancare ed alle-viare il senso di pesantezza e stanchezza.

Per l’ambiente: alcune gocce su un faz-zoletto, sul cuscino, nella vaschetta dei caloriferi, ecc. E’ eccellente per purificare l’aria della stanza di un ammalato.

Per il raffreddore: portare ad ebollizione l’acqua, toglierla dal fuoco, aggiungere da 5 a 8 gocce di essenza, coprire il capo con un asciugamano e respirare il vapore benefico.

MISCELA BECHICACalma o elimina la tosse

Eucalipto foglie 30 grammiAltea radice 20 grammiPoligala radice 20 grammiPino gemme 20 grammiPapavero petali 10 grammi

Preparare in infusione, un cucchiaio da tavola in 250 cc di acqua, tenere in infu-sione per 10/15 minuti, filtrare e bere tre tazze al giorno.

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LUNA DI FEBBRAIO

a cura di Lorenzo La Spada

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Detta Luna del Ghiaccio, ma an-che Luna Purificata, della Tra-sformazione e della Pioggia,

Luna delle Corna, Luna delle Grandi Acque e del Digiuno.

Questa è la lunazione dei ghiacci e della pioggia, il suo simbolo è il colore bianco. Il bianco è un colore con una forte valen-za iniziatica, è il colore delle esperienze che incominciano e del rinnovamento. Bianco come la neve che i raggi del Sole, nelle ore meno fredde, battendo sui tet-ti, sciolgono un poco, ma non del tutto, mentre di notte lungo le grondaie si cri-stallizzano i ghiaccioli, purissimi e traspa-renti. Qualcosa sta cambiando, spuntano i meravigliosi bucaneve, i cervi mutano le corna, negli ovili nascono gli agnelli, primi segni della prossima rinascita che la tradizione ha figurato nel mistero del Nozze di Cana, dove Cristo si manifesta

nel primo miracolo della trasformazione dell’acqua in vino. Il gelo ha ripulito la natura da alberi e animali deboli e vec-chi, ma dopo il lungo, quanto necessario, riposo invernale è ora giunto il tempo della purificazione prima della rinascita. Febbraio, infatti, è un mese molto adatto alla purificazione, sia essa fisica (diete, cure disintossicanti), mentale (medita-zione, dare addio alle cattive abitudini), emotiva (è il momento per emergere dal lungo contatto invernale con gli aspetti più oscuri e bui della nostra personalità) che spirituale (guarigione). Una purificazione che ora, in vista della Primavera, non è una caccia alle negativi-tà ma somiglia più al lavarsi con l’acqua dell’Acquario, simbolo della libertà, ini-ziando così un vero e proprio periodo di pulizia di sé stessi (quaresima), del proprio corpo, del proprio spirito e della propria mente.

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IMBOLCSiamo ancora nel cuore dell’Inverno, ep-pure già l’orso mette il naso fuori dalla tana per valutare se è il caso di uscirne o continuare a dormire. Gli antichi po-poli del Nord, che erano molto sensibili ai cicli della Natura, solevano ricordare questo tempo di rinnovamento celebran-do Imbolc che significa “nel grembo”, ad indicare il grembo della terra, dove inizia il risveglio della Natura (secondo altre traduzioni significherebbe “latte” o anche “la grande pioggia”). Il suo arrivo (1-2 feb-braio), che giunge a metà tra il solstizio d’Inverno e l’equinozio di Primavera, segna l’inizio della Primavera nella ruota dell’anno del calendario celtico. Le popo-lazioni antiche in questa fase dell’anno erano solite dare il benvenuto al risveglio della Natura rivolgendosi alla loro Dea di Luce, la triplice dea del fuoco sacro, della poesia e delle fonti di guarigione. In suo onore, per tradizione, si accende-

vano tutte le luci di casa mentre tutti i riti prevedevano l’uso di candele, proprio come avviene ancora oggi nel corso delle celebrazioni dedicate alla Candelora (2 febbraio) e San Biagio (3 febbraio), all’in-terno delle quali i fedeli usano far bene-dire le candele.

PURIFICAZIONEPer gli antichi Romani Febbraio era con-siderato il mese in cui ci si preparava all’arrivo della Primavera, ritenuta la sta-gione della rinascita. In questo periodo essi solevano dar inizio ai riti della puri-ficazione: le case venivano pulite e vi si spargeva del sale ed anche una particolare farina. Verso la metà del mese iniziavano le celebrazioni dei Lupercali, in onore di Fauno nella sua accezione di Luperco (in latino Lupercus), cioè protettore del bestiame ovino e caprino dall’attacco dei lupi che in questa stagione, affamati, uscivano per scorribande. I Luperci, l’or-

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dine di sacerdoti addetti a questo culto, si recavano nella grotta in cui, secondo la leggenda, la Lupa Capitolina aveva allatta-to Romolo e Remo e qui compivano i riti propiziatori per la fertilità. Il vero evento per la gioventù romana di allora era però una specie di lotteria dell’amore. I nomi di alcune coppie di giovani innamorati veni-vano messi in un’urna e opportunamente mescolati. Quindi un bambino sceglieva a caso alcune coppie che per un intero anno avrebbero così vissuto in intimità affinché il rito della fertilità fosse concluso. L’anno successivo sarebbe poi ricominciato nuo-vamente con delle nuove coppie.

L’ERBA MAGICAÈ l’OLMO la pianta magica associata a questa lunazione, governata dal piane-ta Saturno sotto l’elemento Aria. È una pianta amata sin dai tempi antichi. I Greci pensavano che le ninfe le piantas-sero in onore degli eroi. Il poeta Virgilio descrive nell’Eneide un enorme olmo a

guardia degli inferi. In latino il termine olmo significa “crescere, sorgere”. Una vol-ta, era considerato l’albero degli elfi ed era legato alle leggende celtiche del dio Odino; ora viene adoperato per protegge-re dai fulmini e per attirare l’amore. E’ un albero dal potere oracolare, sancito pres-so i romani, fino a raggiungere l’austera immagine medioevale di “Albero della Giustizia”: là ove era un olmo s’assideva-no i magistrati per deliberare sui fatti di legge e di costume del popolo. E la sua severa bellezza, abbracciata dalla vite in un’unione delle più fauste, ancor oggi in-carna l’Amicizia, la Benevolenza e l’Amo-re nuziale. La corteccia dell’olmo legata al collo di un bambino lo farà diventare un adulto loquace.

Se desiderate interrompere pettegolezzi sulla vostra persona, fate così: mentre bruciate un pezzo d’olmo, gettate nel fuoco un filo o una corda gialla piena di nodi. Le ceneri sotterratele.

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E’ una pietra che generalmente si pre-senta opaca, anche se in natura esistono rare eccezioni a tale regola. E’ addirittura estremamente raro trovarla sotto forma cristallina, riconoscibile dal colore grigio-azzurro a macchie. Una pietra unica nel suo genere, specialmente grazie alle carat-teristiche striature blu intenso, nel passa-to venne definita la pietra degli Angeli in quanto trovava grande uso nella pratica della cristalloterapia dove veniva impie-gata per ricevere l’aiuto delle forze divine che circondavano il guaritore e il malato.

La cristalloterapia o litomedicina è una pratica non medica e non invasiva che conferisce proprietà curative ad alcuni minerali, riconoscendo loro la capacità di entrare in “sintonia” con il corpo umano, riequilibrandone le disfunzioni energeti-che. Essa parte, infatti, dal presupposto che il corpo umano possieda un “campo ma-gnetico” con il quale i cristalli (o pietre o gemme), grazie alle loro caratteristiche fisiche, possono interagire, apportando benefici sia sul piano mentale che fisico.

CRISTALLOTERAPIAdal cuore della Terra l’energia che viene dal Cielo

IL QUARZO AZZURRO

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TRADIZIONENon c’è civiltà antica che non abbia at-tribuito alle pietre delle doti curative o protettive, come nel caso dei talismani o degli amuleti. La funzione protettiva è quella più ricorrente, avallata ad esempio da certe credenze diffuse nell’India anti-ca per la quale i Re dovevano accumula-re gemme preziose per potersi difendere dalle entità maligne. Alle proprietà delle pietre è legata anche la consuetudine da parte degli egiziani, di coprire i vertici del-le piramidi con il cristallo, ciò al fine di attirare le forze celesti. E di pietre si parla anche nel Vecchio Testamento e in molte scritture antiche, greche e romane, così come si tramanda un utilizzo in forma te-rapeutica dei cristalli da parte di antiche civiltà che hanno segnato la storia come i Maya, gli Aztechi o gli indiani d’America. Pur senza mai acquisire la diffusione di cui hanno beneficiato altre pratiche tra-

dizionali come la medicina erboristica, la cristalloterapia ha mantenuto nel tempo una discreta presenza nel campo delle “terapie alternative” o naturali”, fino ad essere oggetto di una vera e propria risco-perta con il boom della “new age”, nei primi anni ottanta. La fisica moderna, poi, ha consentito di poter considerare anche in senso scientifico le proprietà dei cristalli, anche se permane un diffuso scetticismo tra gli studiosi riguardo le sue capacità curative. Più specificatamente, sono stati condotti esperimenti per misu-rare, con l’ausilio di strumenti speciali, il campo magnetico contenuto da una sin-gola pietra.

LE PIETRELa pietra o minerale è un composto di origine naturale che si presenta allo sta-to solido cristallino. Essa può originare dalla cristallizzazione di minerali e gas magmatici che si condensano per raf-

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freddamento (origine primaria), si può formare anche per decomposizione (ori-gine secondaria) oppure per la mutabilità di una roccia (origine terziaria). Le mo-dalità di aggregazione delle molecole che compongono la pietra determinano la sua forma, il suo colore, la sua lucentezza ed altre significative caratteristiche. Per la cristalloterapia, i colori delle pietre, la loro struttura interna (il “sistema cristal-lino” secondo la mineralogia) e la classe cui appartengono sono elementi accosta-bili ai caratteri umani e alle varie proble-matiche di salute (ad esempio le pietre di colore rosso possono essere utilizzate per il trattamento di malattie del sangue). Condizione necessaria perché una pietra possa essere usata nella cristalloterapia è che essa sia effettivamente di origine na-turale e non sintetica, quindi non trattata chimicamente o colorata artificialmente. I minerali cui la cristalloterapia riconosce proprietà terapeutiche includono quelli comunemente usati in medicina, come il calcio, il ferro, il potassio, lo zinco, il rame ecc., ma anche molte pietre prezio-se, gemme e cristalli. Un ruolo partico-larmente importante viene ricoperta dai “quarzi” cui viene attribuita una capacità protettiva nei confronti delle energie ne-gative come le onde elettromagnetiche.

COME SI PRATICALa cristalloterapia consiste, nella sua pra-tica più diffusa, in un contatto diretto tra le pietre, scelte in base alle esigenze perso-nali, e il corpo umano. Più precisamente, le pietre vengono appoggiate e lasciate per qualche minuto in corrispondenza di uno o più “chakra”, ovvero uno o più dei sette punti che la fisiologia tradizionale indiana indica come i centri energetici

principali del corpo umano, quelli dove si rispecchiano gli stati d’animo e le con-dizioni fisiche dell’individuo. Attraverso la pelle, quindi, le pietre tra-smettono le vibrazioni energetiche che vengono assorbite dall’organismo uma-no, ristabilendo il flusso energetico nor-male ed avviando (o coadiuvando) un processo di guarigione. Un’altra pratica è quella dell’assunzione orale, che consi-ste nel bere dell’acqua nella quale è stata immersa una pietra per la durata minima di una notte. Meno diffusa e anche scon-sigliabile – se non avallata da un medico – è l’assunzione per via orale della polvere ottenuta con lo sfregamento o polverizza-zione della pietra. Alcune pietre, infine, come l’ametista e i quarzi possono essere posizionate negli ambienti per “purificar-li”.

EFFETTI SUL CORPO FISICOIl Quarzo azzurro svolge un’azione an-tinfiammatoria del cavo orale, delle vie respiratorie e riequilibra l’attività delle tiroide. E’ un cristallo che aiuta a calmare la rabbia. In particolare è adatto a chi ha sensazione di soffocamento, mancanza di respiro, tachicardia causata dalla tensione e dallo stress.

EFFETTI SULLA SPIRITUALITA’Il Quarzo azzurro è altresì indicato per al-lontanare paure, timori, e sensi di colpa. Rende lucidi, specialmente nei momenti di tensione, agendo sul sistema nervoso, elimina inquietudini e tranquillizza. Bisogna indossarlo a contatto con la pel-le, all’altezza della gola. Potenzia la capacità di comunicazione, aiuta a recuperare autostima e fiducia in se stessi. Stimola e accresce la creatività.

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LA FORZAfra gli “arcani maggiori” dei tarocchi emerge la

figura de “la forza” che ha numero XI

XI

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La FORZA è l’undicesima figura degli arcani maggiori dei Tarocchi. Questa carta succede alla Ruota

della Fortuna e rappresenta l’uomo che ha accettato il proprio destino, avendo impugnato la Ruota è riuscito a farla gi-rare, quindi egli ha accettato di lavorare su sé stesso. Tale Forza dà la sua manife-stazione sul piano spirituale e fisico. Qui l’uomo giunge al punto in cui ottiene la capacità di intervenire manipolando la realtà secondo il suo volere. La Potenza è femminile e ce ne dà indicazione la tra-dizione tantrica; è proprio una donna, la dea Shakti, che dà potere al maschio, al suo dio, con il quale forma l’inseparabi-le coppia. Questa carta indica la forza di volontà, la forza spirituale, ma essa non è una forza che si regge sulla spada ma sulla dolcezza. La forza è femminile perché è l’anima, mediatrice fra l’ego e la forza più primitiva della psiche. Infatti, se osservia-mo la carta, non a caso la Forza guarda a sinistra, che non è altro che il lato femmi-nile e ricettivo.

LA DONNA E IL LEONELa Forza nei tarocchi è raffigurata da un personaggio femminile e da un leone; essa lo trattiene per le fauci con immen-sa dolcezza senza un apparente sforzo fi-sico, mentre il leone sembra non porre nessuna resistenza, è addomesticato. Il significato che se ne attribuisce, quindi, è che la forza ha saputo vincere sulla ma-teria. La Forza comincia a far emergere energie inconsce, permette l’emergere di una nuova coscienza che passa attraverso il rapporto con le forze istintive. L’ener-gia è canalizzata dalla donna per mezzo della sua coscienza, non a caso le braccia sono di colore giallo. La donna è raffigu-

rata mentre doma un leone e una delle colonne si spezza. La colonna spezzata ci fa pensare a Sansone eroe biblico che, pur essendo cieco, riuscì ad abbattere le colonne del tempio uccidendo i filistei. Ma ancora più la vittoria della dolcezza sulla brutalità ci viene tramandata in Da-vide che uccide il gigante Golia. Davide è solo un bambino, nella sua mente lucida e sensibile non c’è posto per la pesantezza della materialità grossolana, per questo egli vede l’obiettivo e lo raggiunge, capo-volgendo le forze materiali e la regola del più forte, abbattendo Golia, gigante stati-co dall’oscurata mente terrena.

LO SPIRITO VINCE LA MATERIAI sei denti aguzzi del leone vengono ripe-tuti nelle sei punte rosse del cappello. Il messaggio è chiaro: bisogna non soffocare

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l’energia animale che è in noi ma, al con-trario, occorre sublimarla e incanalarla per poi utilizzarne tutto il potenziale che ne scaturisce. L’alchimista nel suo lavoro di ricerca della pietra filosofale non di-strugge la materia vile ma la purifica per poi poterla trasformare in oro. Alla stesso modo la forza fisica sprigionata del leone, vista come forza che distrugge e divora, lasciata a sé stessa, se usata correttamente e domata, diventa un prezioso strumento di crescita interiore. Il cappello porta in cima una piccola co-roncina di colore rosso, sta ad indicare che la forza è investita da un potere at-tivo e che quindi è riuscita ad ottenere il dominio degli elementi; il colore pre-dominante è il giallo che è il colore della coscienza. Anche il suolo è di colore gial-lo, la forza ha acquisito la coscienza dalla testa ai piedi. Il vestito che indossa la don-na è di colore blu, lo copre un manto di colore rosso fuoco dal quale escono due maniche chiuse da un polsino di colore giallo, simile a quello dei lottatori. Fuori-esce dalla veste della donna il piede nudo che si appoggia al suolo per mezzo di un sottilissimo sandalo, esso ricorda la carta dell’Innamorato, ma con la grande diffe-renza che qui all’innocenza si aggiunge la fiducia in sé stessi per cui si va a combat-tere a piedi scoperti.

IL PASSO DECISIVOLe unghie nel corpo umano simboleggia-no l’eternità in quanto esse anche dopo la morte continuano a crescere. Le unghie dell’alluce, come anche quelle del pollice, sono dipinte di colore rosso, simbolo di vitalità e forza. La Forza, carta undicesi-ma del tarocco, ricorda la Grande Dea mediterranea, adorata a Creta, Signora

dei leoni, rappresentata sui sigilli, sui vasi e nelle statue come una donna dalla lar-ga gonna con il seno scoperto. Essa tiene nelle mani due serpenti stretti, mentre ha due grossi leoni ai lati. Il Bagatto, carta I del tarocco, qui diviene Forza: ha quindi subito dieci trasformazioni ed è arrivato allo stadio in cui è capace di padroneggia-re sulla materia vile. Adesso che la materia è stata domata, che il nemico che ci ostacolava è stato abbat-tuto, non ci resta altro avversario che noi stessi. Saremo in grado di salire il patibo-lo e sacrificarci? Di lasciar cadere tutto ciò che ci appartiene per restare soli, attaccati ad una corda e un legno, vacillando come l’Appeso sull’abisso della prova?

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Davide e Golia

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La cipolla (allium cepa) è un bulbo di una pianta erbacea, biennale o triennale, appartenente alla fami-

glia delle Liliaceae, originaria dell’Asia occidentale (ancora ai nostri giorni si trovano degli esemplari selvatici sui monti dell’Afghanistan, del Turkestan e del’Iran). Apprezzata dai Romani, dagli Egizi e dai Greci, è sicuramente la pianta da orto più diffusa in Italia sia per le sue qualità organolettiche e lo svariato uso in cucina che se ne fa, sia per l’alto conte-nuto di sali e vitamine in essa presenti. È utilizzata nei condimenti ma anche come verdura sia cotta che cruda, per il suo straordinario aroma che è sprigionato da composti solforati che sono responsabili anche dell’effetto lacrimogeno. Esistono diverse varietà di cipolle che si differenzia-

no tra di loro a seconda dell’utilizzo fina-le (consumo fresco, produzione industria-le per sottaceti) che per l’aspetto esteriore (bianche, dorate, rosse, sferiche o ovali). Le più pregiate sono quelle ovali di Tro-pea, rosse e dolci, adatte per un consumo a crudo, sott’aceto e sott’olio, dalla buccia rossastra e dai carnosi strati concentrici bianchi. Coltivata nelle zone di Tropea, Ricadi e Capo Vaticano in Calabria, è tra le cipolle più ricercate per la sua partico-lare dolcezza che ne fa una vera e propria prelibatezza. La cipolla viene usata in cu-cina come base per soffritti, battuti, cotta al forno in agrodolce e cruda nelle insala-te. Non tutte le cipolle però vanno bene per qualsiasi preparazione: quelle di Tro-pea, più dolci, sono adatte per insalate e per essere mangiate crude, mentre quelle

COSA BOLLE IN PENTOLA?LA NATURA A TAVOLA

a cura di Gino Bonaventura

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bianche sono più indicate per essere cot-te. Le cipolline possono essere conservate anche sott’aceto, per accompagnare dei bolliti o come semplici antipasti. Notevo-le successo ha avuto anche la marmellata di cipolle, da gustare con formaggi freschi oppure più stagionati, con la carne o con fette di pane tostato. Qui di seguito vor-rei proporre due ricette semplici, ma che mettono in risalto tutta la bontà della ci-polla.

RICETTA DEL MESE

LA CIPOLLA(allium cepa)

ZUPPA DI CIPOLLEper 4 persone

1 Kg di cipolle bianche1½ Lt di brodo di carne100 gr di burro100 gr di Groviera

1 cucchiaio di farina biancaPane raffermo, sale e pepe q.b.

Affettate le cipolle, mettetele in una casseruola, dove avete sciolto il burro, mettete il coperchio e fatele cuocere a fuoco basso mescolando spesso in modo da non farle rosolare troppo. Dopo una mezz’ora, spolverizzatele con il cucchiaio di farina e, sempre mescolando, aggiun-gete del brodo di carne bollente. Cuocete fino a che le cipolle risulteranno sfatte, quindi unite il restante brodo e continua-te la cottura fino a ridurla un po’. Affet-tate nel frattempo il pane e cospargetelo con del formaggio grattugiato, fatelo to-stare in forno fino a quando il formaggio si sarà sciolto. Disponete sul fondo di una zuppiera in-dividuale delle fette di pane e ricopritele con la zuppa di cipolle. Aggiungete sopra il rimanente pane e il resto del formag-gio e ponete la zuppiera in forno caldo a gratinare.

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CONFETTURA DI CIPOLLE ROSSE DI TROPEA

1 Kg di cipolle rosse di Tropea75 cl di vino rosso70 gr di burro2 cucchiai di mieleQualche foglia di menta fresca Pelate e tagliate le cipolle. A questo pun-to frullatele dentro al vino rosso e fatele cuocere in un tegame piuttosto capiente, meglio se di terracotta, fino a quando il composto non si sarà completamente asciugato e la cipolla non sarà diventata cremosa. Aggiungete il burro, il miele e

le foglie di menta, quindi continuate a mescolare finché tutti gli ingredienti non si saranno ben amalgamati. Lasciate raf-freddare e conservate in vasi di vetro a chiusura ermetica che conserverete in un luogo fresco e asciutto.

Un piccolo consiglio per i lettori.Quando si fanno le conserve alimentari biso-gna rispettare tutte le precauzioni igieniche necessarie. Per prima cosa i barattoli in ve-tro vanno fatti bollire per almeno 40 minuti prima di essere utilizzati. Inoltre nel malau-gurato caso che la vostra confettura presenti un aspetto o un sapore strano, non esitate a gettarla.

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Come promesso, la redazione de “Il Quinto Arcano”, mese per mese, risponderà alle domande più si-

gnificative poste dai lettori. Potrete far pervenire le vostre mail all’indirizzo [email protected] . I quesiti che, per esigen-ze di spazio, non potranno essere ospitati in questa rubrica, troveranno riscontro a mezzo posta elettronica.

Mi chiamo Chiara Sciuto, vorrei sapere come s’individua il momento in cui un cristallo deve essere sostituito perchè non è più in grado di assolvere la sua funzione. Vi ringrazio in an-ticipo.

Gentile Chiara, dopo qualsiasi interven-to con i cristalli, specialmente quando vengono a contatto direttamente con la pelle del soggetto, si riscaldano e questo significa che lo scambio energetico è in atto. Naturalmente vanno scaricati per far tornare la pietra al suo stato originale, cioè freddo. Se dopo averle scaricate ci accorgiamo che non sono fredde ma tie-pide è il momento di metterle da parte in un contenitore con del cristallo di rocca fino a quando non ritornino fredde, solo allora potranno essere di nuovo utilizzate. Se durante il trattamento o in qualsiasi momento la pietra cade per terra acciden-talmente, o la si ritrova con delle fratture o addirittura spaccata in due, allora vorrà dire che essa è satura e non può essere più utilizzata. Da qualche mese continuo ad esercitarmi seguendo i vostri insegnamenti riportati nel-la rubrica degli scongiuri e preghiere. Una

domanda: quando si eseguono le formule è importante anche la forma o alla fine conta soprattutto la sostanza? Ve lo chiedo perchè spesso ho il dubbio di aver eseguito il rito con precisione. Potete darmi ulteriori suggerimenti per migliorare la mia ritualità? Un saluto da Eleonora Campisi

Cara Lettrice, le formule antiche qui ri-portate come tante altre che restano nel segreto degli operatori, sono cariche di una energia e di una intenzione ben pre-cisa che anni e anni di tradizione gli han-no conferito. Il ripetere sempre le stesse parole fa si che esse acquistino il potere che l’operatore vuole imprimerle. Il rit-mo è il segreto delle preghiere, quindi la precisione sta anche nella forma, perché tutto si ripeta così come è stato creato, per non interrompere l’ingranaggio e far sì che si ottenga il risultato voluto. Salve a tutti voi, ho da chiedervi una cosa cir-ca la divinazione dei tarocchi. Si dice che sia meglio farla solo con gli Arcani Maggiori, è vero? E in quali casi è consigliato inserire nel mazzo anche gli Arcani Minori?

Giulio T.

Caro Giulio, come già chiarito nei nu-meri precedenti, l’arte della divinazione, che sia con i tarocchi, con le conchiglie, con le rune e qualsiasi altro mezzo, è to-talmente personale. Esistono degli sche-mi che riportano in generale delle rego-le da seguire per la divinazione con gli arcani maggiori e minori, dove vengono accostati ai 22 Trionfi gli arcani minori per determinare gli elementi che intera-

L’ESPERTO RISPONDEI QUESITI DEI LETTORI

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giscono nella situazione, ma resta sempre a discrezione dell’operatore che può be-nissimo, avendo una sensibilità spiccata e una lucida intuizione dare un responso con pochissime carte, che siano maggiori o minori.

Con l’affermarsi dell’era industriale l’uomo non ha più avuto motivo di conoscere i muta-menti climatici, in pratica abbiamo pomodori tutto l’anno e sono più quelli che si buttano che quelli che si mangiano. Uno spreco schi-foso, un insulto a Madre Terra. Condividete questa tesi? E se dovessimo ritornare all’era dell’agricoltura perchè questo mondo si sta di-struggendo come potremmo sopravvivere se non sappiamo più leggere il cielo, conoscere in anti-cipo come sarà una stagione? Condividete che siamo in pericolo e non ce ne rendiamo conto?

Michele Torrisi da Catania

I grandi cambiamenti si creano nel piccolo e poi crescono nella massa, se iniziamo a ri-spettare la natura e noi stessi nel piccolo delle nostre famiglie, qualcosa potrà cambiare. Per fortuna anche se la massa va in una direzione sconosciuta, sull’altro piatto della bilancia i pochi sopravvissuti della tradizione ne tengono ancora alto il valore. Non deve preoccuparci il cambiamento climatico, che è ciclico nei secoli come i mutamenti della natura, ma preoccu-piamoci di non conoscere più noi stessi, né da dove veniamo e soprattutto dove andremo. Siamo bombardati di fantasie e ideologie illu-sorie che allontanano sempre di più la nostra coscienza dall’elemento fondamentale del cre-ato: l’Uomo. Potrei avere qualche notizia (come e in quali casi usarlo) su un cristallo che mi piace molto? Si tratta dell’Acquamarina. Per cosa è indica-to e si pulisce come tutti gli altri? Come potrei

potenziarne i suoi benefici? Aurelio (Motta S. Anastasia)

Gentile Aurelio, questa pietra il cui co-lore spazia da un azzurro pallido, quasi incolore, a un marcato blu scuro, da un verde blu, a un giallo verde, a un verde smeraldo, può essere pulita come tut-ti i cristalli seguendo la procedura che abbiamo indicato nel numero zero de ILQUINTOARCANO. Questa pietra rafforza l’eloquenza espressiva, si porta al collo per affrontare un colloquio dif-ficile, ma anche per rimuovere i blocchi energetici in casi di asma, disturbi alle corde vocali, alle tonsille, alla gola, alla laringe. Fare un risciacquo con l’elisir to-glie l’infiammazione dalle gengive e dalla gola. È l’amuleto protettivo da portare in tutte le esperienze sul mare. È il portafor-tuna dei fidanzati.

La Sibilla Delfica, Michelangelo