IL PIANO DI DIO SULL’UOMO - Barnabiti

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CREAZIONE E DESTINO DELL’UOMO Eco dei Barnabiti 2/2016 47 I ndescrivibile il grandioso piano di Dio sull’uomo! Nel momento in cui Dio lo chiama all’esistenza, non è possibile sospettare quale sarà il termine ulti- mo dell’azione del suo Creatore. So- lo quando finalmente gli è rivelata la sua condizione gloriosa, quella di fi- glio di Dio in Gesù Cristo, accade che gli sia dato comprendere la natu- ra dell’azione di chi, per essenza, è la Bontà (Ef 1,5). Poiché questa è per- fetta in Dio, nella sua onnipotenza costui realizza un gesto di amore im- pensabile, quale quello di ricuperare la creatura dalla condizione di pecca- to in cui cade, attraverso di un’opera di redenzione che occorre con l’In- carnazione. Quest’opera è ancor più meravigliosa quando consideriamo che chi è «Verità e Vita» assume la natura umana nella condizione di «Parola che si fece carne», manife- standosi nella condizione di Figlio «che il Padre ha consacra- to e mandato al mondo» (Gv 10,36). il destino dell’uomo Questo evento ci porta a conoscere qual è, di fat- to, il grado di glorificazio- ne che Dio riserva all’uo- mo. Stiamo davanti a un mistero. Una delle tre ipo- stasi della Ss.ma Trinità, essendo ciascuna di esse «Verità e Vita», comuni- cando ciascuna della me- desima essenza dell’Esse- re, «entra nel mondo affin- ché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10), secondo l’ado- zione filiale. Infine, per il cammino dell’immolazio- ne è chiaro il modo se- condo il quale la creatura realizza la sua vocazione: riconoscendo la sua di- pendenza dal Creatore e capendo che la manifesta- zione ultima della sua adorazione avviene con il sacrificio della sua vi- ta. Dio, allora, cui nulla è impossibi- le, gliela dà nuovamente in un corpo risuscitato che partecipa della gioia che lo spirito è arrivato a meritare, poiché ha offerto come sacrificio la sua condizione di vita terrena. È il programma sintetizzato da Paolo quando scrive: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è que- sto il vostro culto spirituale» (Rm 12,1). Secondo la prospettiva rappresen- tata, costatiamo che c’è un unico processo di realizzazione per l’uo- mo poiché l’Incarnazione doveva necessariamente aver luogo affin- ché raggiungesse la condizione del- la filiazione divina, dovuto alla fra- gilità che lo porta all’errore. La re- denzione provoca, tuttavia, una manifestazione ancor maggiore del- la Gloria di Dio, per causa della sua azione misericordiosa e della divi- nizzazione; condizione di salvezza che va ben oltre la semplice ricon- ciliazione. Poiché il piano di Dio si realizza a lungo del tempo, la condizione di col- pa nella quale inesorabilmente finisce per trovarsi ogni uomo, nella Scrittura, è catecheticamente presentata nel contesto della creazione, anche per- ché è il momento più opportuno per descrivere la condizione ideale in cui avrebbe potuto conservarsi, nel caso non si ribellasse, trascinato da vane ambizioni che seducono ogni uomo quando si lascia illudere dal fascino che la bellezza delle creature esercita su di lui. La condizione dell’uomo de- scritta nei primi due capitoli del Gene- si è un’idealizzazione presentata nel- l’intuito di definire, attraverso contra- sti, le condizioni in cui si trova, dalle quali Dio ha deciso di riscattarlo per i meriti dell’Agnello immo- lato che contempla fin da prima della creazione del mondo (1Pt 1,19-20). La sua azione misericordiosa, da sempre, fa parte del suo Disegno. Sarà attraverso di lei che risplenderà, in pie- nezza, la sua Gloria. Tutto ciò traspare nel vangelo di Giovanni, cominciando con la narrativa delle noz- ze di Cana, momento in cui Gesù realizza il primo segnale della sua manife- stazione: «Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Ca- na di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepo- li credettero in lui» (Gv 2,11). La Gloria del Padre e del Figlio, secondo le stes- se parole di Gesù, si mani- festa, nella sua pienezza, con la Morte di Croce: «Adesso è il momento in cui il Figlio dell’Uomo è glorificato e Dio è glorifica- to in lui» (Gv 13,31). IL PIANO DI DIO SULL’UOMO La creatura umana realizza pienamente la sua vocazione solo nel momento in cui è capace di riconoscere la sua dipendenza dal Creatore. Creazione dell’uomo - Mosaico del Duomo di Monreale

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CREAZIONE E DESTINO DELL’UOMO

Eco dei Barnabiti 2/2016 47

Indescrivibile il grandiosopiano di Dio sull’uomo!Nel momento in cui Dio lo

chiama all’esistenza, non è possibilesospettare quale sarà il termine ulti-mo dell’azione del suo Creatore. So-lo quando finalmente gli è rivelata lasua condizione gloriosa, quella di fi-glio di Dio in Gesù Cristo, accadeche gli sia dato comprendere la natu-ra dell’azione di chi, per essenza, èla Bontà (Ef 1,5). Poiché questa è per-fetta in Dio, nella sua onnipotenzacostui realizza un gesto di amore im-pensabile, quale quello di ricuperarela creatura dalla condizione di pecca-to in cui cade, attraverso di un’operadi redenzione che occorre con l’In-carnazione. Quest’opera è ancor piùmeravigliosa quando consideriamoche chi è «Verità e Vita» assume lanatura umana nella condizione di«Parola che si fece carne», manife-standosi nella condizione di Figlio«che il Padre ha consacra-to e mandato al mondo»(Gv 10,36).

il destino dell’uomo

Questo evento ci portaa conoscere qual è, di fat-to, il grado di glorificazio-ne che Dio riserva all’uo-mo. Stiamo davanti a unmistero. Una delle tre ipo-stasi della Ss.ma Trinità,essendo ciascuna di esse«Verità e Vita», comuni-cando ciascuna della me-desima essenza dell’Esse-re, «entra nel mondo affin-ché tutti abbiano la vita el’abbiano in abbondanza»(Gv 10,10), secondo l’ado-zione filiale. Infine, per ilcammino dell’immolazio-ne è chiaro il modo se-condo il quale la creaturarealizza la sua vocazione:riconoscendo la sua di-pendenza dal Creatore ecapendo che la manifesta-

zione ultima della sua adorazioneavviene con il sacrificio della sua vi-ta. Dio, allora, cui nulla è impossibi-le, gliela dà nuovamente in un corporisuscitato che partecipa della gioiache lo spirito è arrivato a meritare,poiché ha offerto come sacrificio lasua condizione di vita terrena. È ilprogramma sintetizzato da Paoloquando scrive: «Vi esorto dunque,fratelli, per la misericordia di Dio, aoffrire i vostri corpi come sacrificiovivente, santo e gradito a Dio; è que-sto il vostro culto spirituale» (Rm 12,1).Secondo la prospettiva rappresen-

tata, costatiamo che c’è un unicoprocesso di realizzazione per l’uo-mo poiché l’Incarnazione dovevanecessariamente aver luogo affin-ché raggiungesse la condizione del-la filiazione divina, dovuto alla fra-gilità che lo porta all’errore. La re-denzione provoca, tuttavia, unamanifestazione ancor maggiore del-

la Gloria di Dio, per causa della suaazione misericordiosa e della divi-nizzazione; condizione di salvezzache va ben oltre la semplice ricon-ciliazione.Poiché il piano di Dio si realizza a

lungo del tempo, la condizione di col-pa nella quale inesorabilmente finisceper trovarsi ogni uomo, nella Scrittura,è catecheticamente presentata nelcontesto della creazione, anche per-ché è il momento più opportuno perdescrivere la condizione ideale in cuiavrebbe potuto conservarsi, nel casonon si ribellasse, trascinato da vaneambizioni che seducono ogni uomoquando si lascia illudere dal fascinoche la bellezza delle creature esercitasu di lui. La condizione dell’uomo de-scritta nei primi due capitoli del Gene-si è un’idealizzazione presentata nel-l’intuito di definire, attraverso contra-sti, le condizioni in cui si trova, dallequali Dio ha deciso di riscattarlo per i

meriti dell’Agnello immo-lato che contempla fin daprima della creazione delmondo (1Pt 1,19-20). Lasua azione misericordiosa,da sempre, fa parte del suoDisegno. Sarà attraverso dilei che risplenderà, in pie-nezza, la sua Gloria. Tuttociò traspare nel vangelodi Giovanni, cominciandocon la narrativa delle noz-ze di Cana, momento incui Gesù realizza il primosegnale della sua manife-stazione: «Così Gesù diedeinizio ai suoi miracoli in Ca-na di Galilea, manifestò lasua gloria e i suoi discepo-li credettero in lui» (Gv2,11). La Gloria del Padre edel Figlio, secondo le stes-se parole di Gesù, si mani-festa, nella sua pienezza,con la Morte di Croce:«Adesso è il momento incui il Figlio dell’Uomo èglorificato e Dio è glorifica-to in lui» (Gv 13,31).

IL PIANO DI DIO SULL’UOMOLa creatura umana realizza pienamente la sua vocazione solo nel momento in cui è capace diriconoscere la sua dipendenza dal Creatore.

Creazione dell’uomo - Mosaico del Duomo di Monreale

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momenti della realizzazionedel piano di Dio sull’uomo

Il primo gesto di Dio, in vista dell’at-tuazione del suo piano, è la scelta diun popolo destinato a essere, tra tutti ipopoli, il suo araldo. Quando i saggid’Israele riflettono su questa scelta,scoprono la maniera graduale e saggiacon la quale il Dio di d’Israele la rea-lizzò: «Quando non era an-cora un popolo, lo protessecon amore materno, dopoaverlo incontrato in un luo-go solitario» (Is 63,9b). Nelmanuale catechetico, che èla Bibbia, tutto questo è ce-lebrato attraverso la narrati-va della conquista della Pa-lestina, la terra promessa.La stretta relazione tra laDiscendenza della Donna,promessa da Dio in vistadella salvezza universaledell’umanità, e il popoloprediletto, è presentata at-traverso la discendenza diAbramo, figlio di Tare, figliodi Sem, figlio di Noè, l’ulti-mo della discendenza deipatriarchi, discendenza diSet, il figlio che Dio con-cesse a Eva al posto di Abe-le che Caino uccise. Abra-mo è legato alla discenden-za che da sempre invoca ilnome di Iahvè.Il secondo gesto è l’este-

sa attività pedagogica cheDio conduce al fine di pre-parare l’opera della reden-

zione che avverrànella maniera piùimpensata e sor-prendente qual èquella dell’Incar-nazione. Di fatto,la scelta che laBibbia presenta inmodo idealizza-to, avvenne conla vocazione diun popolo idola-tra, tra popoli ido-latri, che solo pergrazia arriverebbea conoscere l’uni-co Dio. Fu neces-saria l’azione deiprofeti affinché ilpopolo di Israelearrivasse ad ab-

bandonare l’idolatria. Furono necessarii castighi della deportazione affinchérestasse solo un resto purificato, un po-polo ben disposto, pronto a servire ilsuo Dio. Risultò, tuttavia, evidentequanto l’uomo è incline al male, per-ché il suo spirito si corrompe. La tradi-zione giudaica arrivò a ridurre la leggedi Dio a precetti umani, esattamentesecondo l’avvertenza di Gesù nel co-

statare l’ipocrisia degli scribi e dei fari-sei. In compenso, spuntò una letteratu-ra sapienziale che sviluppò profondiconcetti sul Dio unico di Israele.

Cristo culmine della realizzazionedel progetto di Dio sull’uomo

Con la venuta di Gesù, il piano diDio sull’uomo arriva al suo momentofinale. Con la sua attuazione risulta-no chiare, da un lato, le caratteristi-che della fragilità dell’uomo e dellasua inclinazione al male, mentre,dall’altro lato, risplendono la sapien-za e la gloria di Dio che, con poten-za, realizza i disegni della sua bontà.Il primo gesto di Dio è l’annuncio

alla Vergine che diventerà madredell’Emmanuele, secondo la profeziadi Is 7,14. Le parla il «Signore che vie-ne al suo tempio, l’Angelo dell’Allean -za» (Ml 3,1), che tutto le spiega se-condo l’intuizione soprannaturale chele è concessa. Significativamente pro-fonda è la riflessione sapienziale dellaChiesa apostolica che costruisce ilquadro dell’Annunciazione (Lc 1,26-38). Si tratta di qualcosa che solo po-teva essere formulato alla luce del mi-stero rivelato pienamente con la risur-

rezione del Signore.In un secondo momento

dell’azione di Dio che varealizzando il suo piano,vediamo risplendere laLuce dell’Emmanuele cheviene «per visitare il suopopolo» (Lc 1,68). Gio-vanni Battista lo dichiara,essere chi viene nella po-tenza dello Spirito. Attuanuovamente il Dio dellacreazione attraverso la Pa-rola che spira dalla suabocca per portare a termi-ne il suo disegno. Perl’azione dell’«UnigenitoDio» (Gv 1,18), la Parola-Vita (1Gv 1,1) che si fececarne, gli uomini sono ri-conciliati, perché diventa-to, in virtù della sua im-molazione, l’«Agnello diDio che toglie il peccatodel mondo» (Gv 1,29).Dal lato destro del suo co-stato, trapassato dalla lan-cia, sgorgò lo Spirito checonfigura a Cristo Gesùquelli che danno la suaadesione di fede a Iahvè

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il simbolo di ogni idolatria. Masolino da Panicale(sec. XIV) - Tentazione di Adamo ed Eva - CappellaBrancacci, Firenze

fu necessaria l’azione dei profeti affinché il popolo diIsraele arrivasse ad abbandonare l’idolatria. FraAngelico - Profeti - Duomo di Orvieto

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innalzato da terra, il Figlio dell’Uo-mo, affinché, diventati il popolo del-la sua conquista, ricevano l’ereditàdei santi, dopo aver vissuto, nellaperseveranza, la purificazione deipeccati (Ef 1,13-14).In Gesù sta racchiusa la rivelazio-

ne, il mistero che i profeti hannoevangelizzato, preannunciandolo,che attuato poi da Cristo, gli Apostolipredicarono, «mentre Diotestimoniava nello stessotempo con segni e prodigie miracoli d’ogni genere edoni dello Spirito Santo»(Eb 2,3-4).In Gesù incontriamo il

modello della nostra realiz-zazione e il Maestro divinoche ci parla con perfetta sa-pienza. Secondo il Modellodobbiamo camminare (1Gv2,6), mettendo in pratica isuoi insegnamenti. Sono unpeso leggero, perché il suopeso sta nel suo valore, pe-erché loro ci pongono incondizione di svincolarcidalle concupiscenze delmondo, dalla sensualità,dalla cupidigia e dalle am-bizioni smoderate, che ciprivano della vita di carità,propria di Dio. Le istituzio-ni fondamentali che Gesùconsegnò alla sua Chiesa,per dar continuità alla suaopera, garantendone luistesso l’efficacia, sono l’an-nuncio della Buona Novel-la, il battesimo e l’Eucari-stia. Da queste tre fontisgorga la grazia dello Spiri-to che si manifesta, pure,nei sacramenti del perdonodei peccati, della confer-mazione, dell’ordine sacer-dotale, del matrimonio edell’unzione degli infermi.Con Cristo Gesù, il re-

gno profetizzato fu annun-ciato e istituito. Alla Chie-sa fu affidato l’incarico di annunciar-lo e di offrire a ogni generazionetutta la sua ricchezza.Quelli che sono i primi a usufruire

delle sue ricchezze devono sforzarsidi comprendere le sue verità per an-nunciarle con dignità ed esserne mo-dello, vivendo quello che annuncia-no, perché ciò è condizione dell’effi-cacia del suo ministero. Se il Regno

non si realizza in loro, la Chiesa nonsarà in condizione di essere «sacra-mento universale di salvezza». I suoimembri, di fatto, sono chiamati a es-sere strumenti di salvezza perché de-stinati ad annunciare e a santificare.L’eccellenza dell’annuncio della sal-

vezza sta nel fatto che per esso è rivela-ta la natura della vita in Dio salvatoreche implica un altro ammirabile miste-

ro, quello della condizione divinadell’uomo Cristo Gesù. Si deve purenotare che questi realizza la profezianella condizione di «Figlio che il Padreha unto e inviato», che dice a Filippo:«Chi ha visto me ha visto il Padre. Noncredi che io sono nel Padre e il Padre èin me?». «Le parole che io vi dico, nonle dico da me» (Gv 14,10). Alla naturadivina e alla condizione divina di Gesù

deve essere associato il valore redento-re del sacrificio della croce che portacon sé lo Spirito meritato, il poterecreatore di Dio che opera nella Chiesa,santificando i fedeli e che converte at-traverso la Parola annunciata al mondo.

l’ultimo destino dell’uomo nel piano di Dio

La rivelazione piena su-pera l’ostacolo della mor-te, dal momento che èschiarito l’ultimo destinodell’uomo nel piano diDio. Si tratta di un destinoglorioso perché tende allapartecipazione della vitagloriosa in Dio, che è rag-giunta attraverso la risurre-zione corporale: «Sappia-mo, infatti, che quando di-sfatto questo corpo, nostraabitazione sulla terra, rice-veremo un’abitazione daDio, una dimora eterna,non costruita da mano di uomo, nei cieli» (2Cor5,1). Non c’è nulla piùchiarificante, in rapportoalla natura della vita dopola morte, di quello cheGesù pronuncia nella suaorazione sacerdotale, nelmomento finale dell’ultimacena: «Padre, voglio cheanche quelli che mi hai da-to siano con me dove sonoio, perché contemplino lamia gloria, quella che mihai dato, poiché tu mi haiamato prima della creazio-ne del mondo» (Gv 17,24).Di questa gloria partecipal’umanità di Cristo. In virtùdella sua redenzione, c’èdato partecipare della san-tificazione che ottenne persé. Condizione unica pertutto ciò è quella di vivereil dono della fede ricevutanel momento in cui fum-

mo chiamati a partecipare della vitadi Dio. Difatti, non è essa il principiodella nostra giustificazione? Se non vi-viamo la nostra fede, in noi non s’in-contrerà la giustificazione perché «sirivela la giustizia di Dio di fede in fe-de, come sta scritto: Il giusto vivràmediante la fede» (Rm 1,17).

Ferdinando Capra

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per l’azione di Cristo che si fece carne, gli uomini sonoriconciliati, perché è diventato l’Agnello di Dio chetoglie il peccato del mondo. Matthias Grünewald -Giovanni il Battista