ESCATOLOGIA - Barnabiti€¦ · L’ESCATOLOGIA: DOTTRINA GRANDIOSA E CONSOLATRICE 50 Eco dei...

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L’ESCATOLOGIA: DOTTRINA GRANDIOSA E CONSOLATRICE Eco dei Barnabiti 3/2017 50 L importanza dell’escatolo- gia nella vita cristiana c’è ricordata sia dal Concilio Vaticano II, come pure dalla Liturgia giornaliera che presenta la lettura del- l’Apocalisse nelle ultime due settima- ne dell’Anno liturgico, anno pari, e dalla Liturgia domenicale che apre l’Anno Liturgico e lo chiude con testi che insistono sulla vigilanza, perché non sappiamo «in che giorno il Signore verrà». A sua volta, la lettura dell’Apo- calisse rimette all’insegnamento insi- stente della catechesi apostolica che incontriamo sia nei discorsi escatologi- ci dei sinottici come pure nelle Lettere degli Apostoli che ci esortano alla vigi- lanza per non essere sorpresi dal Gior- no del Signore, come da un ladro che, di notte, invade la nostra casa. San Paolo, nella sua prima lettera ai Tessalonicesi, ci ricorda che siamo «figli della luce» e che il giorno del Signore sarà il momento del nostro incontro con colui che stiamo sem- pre aspettando, in quanto realizzia- mo le buone opere alle quali fummo chiamati. l’Apocalisse, interprete della liturgia domenicale Il momento più valido della nostra vigilanza, capace perfino di rinnova- re il nostro animo al fine di dare con- tinuità a ogni tipo di opere buone, sotto l’impulso del potere dello Spiri- to, è la celebrazione, nel giorno del Signore, del Memoriale della sua Morte, esattamente secondo la forma che l’Apocalisse ci insegna. Si pre- senta, affinché lo contempliamo in tutta la sua dignità divina e con tutto il suo potere, «Chi era morto, ma, che ora vive» (Ap 1,18). È il Figlio del- l’Uomo che Giovanni esalta fin dal saluto iniziale della sua lettera diretta a tutte le chiese: «A chi ci ama e ci ha liberato dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un re- gno di sacerdoti per il suo Dio e Pa- dre, a lui la gloria e la potenza nei se- coli dei secoli» (1,5-6). Giovanni si anima e si entusiasma dinanzi alla visione che gli fa capire che le sofferenze che sopporta per causa della Parola e della testimo- nianza di Gesù Cristo, di fatto, sono condizioni eccellenti per regnare. Abbiamo una spiegazione di tutto ciò nella Lettera ai Romani nel mo- mento in cui Paolo afferma che è at- traverso la perseveranza nelle tribo- lazioni che promuoviamo la virtù della costanza, che, a sua volta, co- ronerà la nostra vita di carità con la virtù della speranza (Rm 5,3-5). È con questa virtù che è possibile sfi- dare la spada, la morte e ogni tribo- lazione perché, per suo merito, nulla potrà separare il fedele dall’amore di Cristo. La contemplazione del Figlio del- l’Uomo, Signore della Chiesa, la cui dignità sacerdotale e regale e la cui condizione divina si manifestano at- traverso le sue vesti, i suoi capelli bianchi, gli occhi di fuoco, la spada della parola che esce dalla sua bocca, frutto di tutto quello che la Scrittura meditata nella Liturgia domenicale può ricordare, ci porta a comprendere le verità che vuole rivelare, di Gesù, il senso delle cose che stanno per acca- dere, e ad arrivare a comprendere quelle che ci aspettano e che rapida- mente diverranno manifeste. Attraverso le lettere indirizzate alle Chiese (Ap 2-3), alla luce dei titoli divini e messianici che possono esse- re ricuperati con la lettura delle Scrit- ture sacre, dinanzi alla dignità e al potere divino di Gesù Cristo Signore, il fedele può arrivare a compenetrarsi di quanto è responsabile circa il fer- vore della carità che sempre deve sta- re in lui, la comunione di fede con gli Apostoli, che deve conservare af- finché viva in comunione di vita con il Figlio e con il Padre, e le buone opere che devono essere realizzate. Per tutto quello che il lettore pro- clama nella Liturgia domenicale e che il fedele ascolta della Profezia, cioè delle Sacre scritture, se lo con- serva e medita nel suo cuore, può ar- rivare a capire, in modo chiaro, che è lo Spirito che parla alle Chiese. All’uomo di fede che vive all’altez- za della sua vocazione cristiana, pas- ESCATOLOGIA L’escatologia è una dottrina grandiosa e consolatrice. Contempla il momento della realizzazione dell’atteso, che si realizza con la persona divina di Gesù. vigilanza, perché non sappiamo «in che giorno il Signore verrà»

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L’ESCATOLOGIA: DOTTRINA GRANDIOSA E CONSOLATRICE

Eco dei Barnabiti 3/201750

L ’ importanza dell’escatolo-gia nella vita cristiana c’èricordata sia dal Concilio

Vaticano II, come pure dalla Liturgiagiornaliera che presenta la lettura del -l’Apocalisse nelle ultime due settima-ne dell’Anno liturgico, anno pari, edalla Liturgia domenicale che aprel’Anno Liturgico e lo chiude con testiche insistono sulla vigilanza, perchénon sappiamo «in che giorno il Signoreverrà». A sua volta, la lettura dell’Apo-calisse rimette all’insegnamento insi-stente della catechesi apostolica che

incontriamo sia nei discorsi escatologi-ci dei sinottici come pure nelle Letteredegli Apostoli che ci esortano alla vigi-lanza per non essere sorpresi dal Gior-no del Signore, come da un ladro che,di notte, invade la nostra casa.San Paolo, nella sua prima lettera

ai Tessalonicesi, ci ricorda che siamo«figli della luce» e che il giorno delSignore sarà il momento del nostroincontro con colui che stiamo sem-pre aspettando, in quanto realizzia-mo le buone opere alle quali fummochiamati.

l’Apocalisse,interprete della liturgia domenicale

Il momento più valido della nostravigilanza, capace perfino di rinnova-re il nostro animo al fine di dare con-tinuità a ogni tipo di opere buone,sotto l’impulso del potere dello Spiri-to, è la celebrazione, nel giorno delSignore, del Memoriale della suaMorte, esattamente secondo la formache l’Apocalisse ci insegna. Si pre-senta, affinché lo contempliamo intutta la sua dignità divina e con tutto

il suo potere, «Chi era morto, ma,che ora vive» (Ap 1,18). È il Figlio del-l’Uomo che Giovanni esalta fin dalsaluto iniziale della sua lettera direttaa tutte le chiese: «A chi ci ama e ciha liberato dai nostri peccati con ilsuo sangue, che ha fatto di noi un re-gno di sacerdoti per il suo Dio e Pa-dre, a lui la gloria e la potenza nei se-coli dei secoli» (1,5-6).Giovanni si anima e si entusiasma

dinanzi alla visione che gli fa capireche le sofferenze che sopporta percausa della Parola e della testimo-

nianza di Gesù Cristo, di fatto, sonocondizioni eccellenti per regnare.Abbiamo una spiegazione di tuttociò nella Lettera ai Romani nel mo-mento in cui Paolo afferma che è at-traverso la perseveranza nelle tribo-lazioni che promuoviamo la virtùdella costanza, che, a sua volta, co-ronerà la nostra vita di carità con lavirtù della speranza (Rm 5,3-5). Ècon questa virtù che è possibile sfi-dare la spada, la morte e ogni tribo-lazione perché, per suo merito, nullapotrà separare il fedele dall’amore diCristo.La contemplazione del Figlio del -

l’Uomo, Signore della Chiesa, la cuidignità sacerdotale e regale e la cuicondizione divina si manifestano at-traverso le sue vesti, i suoi capellibianchi, gli occhi di fuoco, la spadadella parola che esce dalla sua bocca,frutto di tutto quello che la Scritturameditata nella Liturgia domenicalepuò ricordare, ci porta a comprenderele verità che vuole rivelare, di Gesù, ilsenso delle cose che stanno per acca-dere, e ad arrivare a comprenderequelle che ci aspet tano e che rapida-mente diverranno manifeste.Attraverso le lettere indirizzate alle

Chiese (Ap 2-3), alla luce dei titolidivini e messianici che possono esse-re ricuperati con la lettura delle Scrit-ture sacre, dinanzi alla dignità e alpotere divino di Gesù Cristo Signore,il fedele può arrivare a compenetrarsidi quanto è responsabile circa il fer-vore della carità che sempre deve sta-re in lui, la comunione di fede congli Apostoli, che deve conservare af-finché viva in comunione di vita conil Figlio e con il Padre, e le buoneopere che devono essere realizzate.Per tutto quello che il lettore pro-

clama nella Liturgia domenicale eche il fedele ascolta della Profezia,cioè delle Sacre scritture, se lo con-serva e medita nel suo cuore, può ar-rivare a capire, in modo chiaro, cheè lo Spirito che parla alle Chiese.All’uomo di fede che vive all’altez-

za della sua vocazione cristiana, pas-

ESCATOLOGIAL’escatologia è una dottrina grandiosa e consolatrice. Contempla il momento della realizzazionedell’atteso, che si realizza con la persona divina di Gesù.

vigilanza, perché non sappiamo «in che giorno il Signore verrà»

sato il tempo della sua prova qui sul-la terra, è dato di godere della condi-zione definitiva alla quale fu chiama-to. Il Signore della Chiesa che potécontemplare nella Liturgia domeni-cale è il Figlio dell’Uomo seduto conil Padre, sul trono della Maestà, chericeve dalla corte celeste, condottadagli anziani che presentano la lodedei santi simbolizzata dall’incenso,la medesima adorazione.La riflessione sull’Agnello immolato

che rompe i sigilli del Libro della sto-ria, è il nucleo dell’escatologia al qua-le il fedele deve continuamente ritor-nare a riflettere in ogni Liturgia delGiorno del Signore. È attraverso questariflessione che sistematicamente gli èdato di percepire la dignità divina delSignore della Chiesa e il valore dellasua immolazione redentrice. È perfinoin condizione di percepire tutta la ric-chezza della rivelazione racchiusanella Scrittura e il mistero proprio de-gli avvenimenti della vita della Chiesa.Con la Morte di Gesù, tutto è realiz-

zato. È in atto un giudizio che glorifi-ca quelli che non hanno accettato ilsegnale o il nome della Bestia, perchéperseverarono nel dare testimonianzadi Gesù Cristo fino a effondere il pro-prio sangue. I cattivi hanno come de-stino il frantoio del furore dell’ira diDio. Per causa di tutto ciò, è chiaroche la Città terrena, che può esseredefinita come una Sodoma o comeun Egitto, ha come destino definitivola sua distruzione e di essere lanciatanel mare come una grande montagna.Il Figlio dell’Uomo che, in virtù

della sua immolazione, ottenne ilpotere di far giustizia in favore deimartiri e di tutti quelli che dettero te-stimonianza della Parola, è il Verbo,chiamato a governare tutti i popolicon scettro di ferro. Quanto alla suaChiesa, sarà come uno sposo cheama la sua sposa. È lui che le parladicendo: «Vengo presto», poiché ri-sponde alla voce dello Spirito che inlei esclama: «Vieni, Gesù Signore»!

l’insegnamento dei Vangeli

Quando leggiamo i vangeli, notia-mo che Gesù relaziona l’escatologiaalla sua morte, momento in cui, daparte dei sacerdoti e del sinedrio, èpraticato l’«abominio della devasta-zione» (Mt 24,15) che, secondo ilvangelo di Giovanni, è profetizzatadal Figlio dell’Uomo fin dagli inizi

della sua vita messianica: «Distrug-gete questo tempio e in tre giorni lofarò risorgere» (Gv 2,19). Dipenden-do dalle condizioni di relazione diogni uomo con essa, nell’ora dellasua morte sarà determinato il suo de-stino: «E se ne andranno i maledettial supplizio eterno, e i giusti alla vitaeterna» (Mt 25,46). È determinante,pertanto, vivere nella vigilanza al findi non essere «sorpreso come un la-dro». Quelli che vivono accumulan-

do opere buone saranno incontratidal Signore con le lampade accese,il che vuol dire, in condizione di po-ter partecipare al banchetto nuzialedell’Agnello «rivestiti di lino purosplendente» (Ap 19,8).Le motivazioni per praticare l’inse-

gnamento di Gesù rispetto a ciò sonotutti i fatti che la Rivelazione presentae che si relazionano al disegno di Dio,da sempre determinato in voler che gliuomini partecipino della sua vita nellacondizione di «figli adottivi in GesùCristo» (Ef 1,5). La morte di Cristo Ge-sù è il punto alto della manifestazionedivina, determinante, quando contem-plato, per preoccuparci in maniera do-vuta, in rapporto alla seconda venutadel Figlio dell’Uomo. Ci sarà il chiaro-re di un lampo. La Parola della Vita, laVita, la Vita eterna, il Veritiero trasfigu-rerà i buoni, in quanto darà fine aicattivi. Questo è il senso dell’avverten-za che Gesù pronuncia con la fraseproverbiale: «Dove sarà il cadavere, làsi raduneranno anche gli avvoltoi» (Lc17,37). Non esiste un tempo determi-nato perché il giudizio è una realtàche attinge ogni uomo, individual-mente. La realtà della quale i discepolidevono preoccuparsi è la certezza diquesto giudizio individuale. Le sueimplicazioni sono risolte quando èposto in pratica il consiglio di Paolo aiCorinzi: «Il tempo ormai si è fatto bre-ve; d’ora innanzi, quelli che hanno

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cripta della Cattedrale di Anagni: la Visione dell’Agnello Mistico - La riflessionesull’Agnello immolato che rompe i sigilli del Libro della storia, è il nucleodell’escatologia

miniatura dall’Apocalisse di Bamberg - la visione del Figliodell’Uomo

moglie, vivano come se non l’avesse-ro...» (1Cor 7,29).Dobbiamo liberarci dalle preoccu-

pazioni materiali: «Perché un corpocorruttibile appesantisce l’anima e latenda d’argilla grava la mente daimolti pensieri» (Sb 9,15).La narrazione della creazione, il

dramma della colpa, la promessa diun Redentore, l’origine d’Israele invista di un annuncio di salvezza pertutta l’umanità da parte del Dio veri-tiero, l’azione profetica, forse nonpotrebbero esser considerate avver-tenze prementi proprie di un’escato-logia. Di fatto queste si presentano in

tutta la loro forza con l’incarnazionedel Verbo e, più precisamente, nelmomento in cui la profezia conoscela sua attuazione che dà animo, so-prattutto, a chi spera un Redentore.Questo, perché l’escatologia è stret-tamente legata alla stessa redenzionedovuto al fatto di essere questa larealizzazione del Disegno di Dio chel’annuncio di una redenzione segna-lava. Di fatto, Dio non voleva limita-re la sua azione redentrice a unasemplice riconciliazione dell’uomocon Lui. Voleva che la riconciliazio-ne fosse condizione di una divinizza-

zione che permettesse il massimodell’attuazione della sua bontà attra-verso la vocazione dell’uomo allapartecipazione della sua vita, permezzo dell’adozione filiale.Questa condizione ultima di attua-

zione dell’uomo è già escatologia,poiché avviene per l’azione di Dio invista di una partecipazione della crea-tura alla sua vita in modo definitivo.In essa, già si presentano in formaembrionale, cioè, per la fede provoca-ta dall’annuncio della Buona Novella,le condizioni definitive delle «coseche si sperano». Di esse, la creaturaprenderà pieno possesso, dal momen-

to in cui gli sarà concesso di entrarenella visione di Dio. Gv 3 spiega que-sta condizione potenziale in modoabbastanza chiaro, mentre Eb 11,1 lasintetizza dicendo: «La fede è fonda-mento di ciò che si spera, e prova diciò che non si vede». Per mezzo dellafede, le realtà future si fanno presential nostro spirito e, secondo il modoper il quale queste sono presenti, of-frono la loro argomentazione.Fondamentalmente, pertanto, due

realtà sono presenti nel concetto diescatologia: le cose che speriamo e iloro argomenti. Queste due realtà mo-

tivano il continuo approfondimentodella comprensione delle verità dellaRivelazione che diventano sempre piùmotivo di consolazione e di desideriosempre crescente circa la loro manife-stazione, giacché le aspettiamo.Attraverso l’Apocalisse c’è dato di

promuovere, particolarmente, il desi-derio, mentre, attraverso la Lettera agliEbrei siamo avvertiti sulla gravità degliobblighi che dobbiamo assumere perpromuovere la nostra fede.I Vangeli hanno una loro linea spe-

cifica quanto allo svolgimento del-l’escatologia perché si preoccupanodi proporre gli elementi escatologicidel Regno, sia quelli che si riferisco-no al momento in cui Gesù cominciaad attuarlo, che quelli che si manife-steranno nel momento della suainaugurazione nell’eternità, quandoavverrà la sua seconda venuta.Gli elementi del Regno che sta per

realizzarsi, perché è arrivato il tempodella fine, sono presenti fin dal mo-mento in cui Dio invia il Figlio chenasce da donna. Li individua la ri-flessione sapienziale della Chiesaapostolica che di essi tratta per mez-zo della narrativa del sogno di Giu-seppe, in cui è presentato Gesù nellacondizione di Emmanuele che nascedalla vergine, secondo la profezia diIs 7,14. La natura escatologica del-l’avvenimento è sottolineata dall’ani-mosità che subito si manifesta nel reterreno che vuole uccidere il bambi-no: un confronto che si manifesta dalmomento in cui i re magi dichiaranodi essere venuti per adorare l’«appe-na nato re dei giudei». Non ci sonocondizioni, tuttavia, del Dragone «di-vorare il Figlio» e della Bestia «am-mazzare il Bambino», perché Diovuole realizzare il suo piano.La connotazione escatologica della

catechesi dei vangeli volta a presen-tarsi nella predicazione di GiovanniBattista, caratterizzando il regno cheGesù viene per inaugurare, unendol’aspetto della teofania benevolentedel «Forte» che viene per battezzarenello Spirito Santo e che, per lo stes-so Spirito, scaccerà i demoni, con lateofania della seconda venuta, mo-mento in cui il Figlio dell’Uomo giu-dicherà con la «spada a doppio ta-glio che esce dalla sua bocca» (Ap1,16), la Parola che «penetra fino alpunto di divisione dell’anima e dellospirito» (Eb 4,12), perché «la scure èposta alla radice» (Mt 3,10).

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Coppo di Marcovaldo: Giudizio Universale - Firenze Battistero di San Giovanni

Ogni uomo, conseguentemente,potrà essere sorpreso dal giorno delSignore, come se lo fosse per un la-dro, se non vive nella vigilanza. Sot-to quest’aspetto, il messaggio cheGesù ci lasciò e che gli Apostoli citramandarono, assistiti nella loro pre-dicazione dallo Spirito Santo assumeuna connotazione escatologica, inconsonanza con l’escatologia deiprofeti dell’AT. Essa vuole motivare ilfedele a percorrere il cammino dellavita che ci garantisce le condizioni dievitare la condanna eterna.

la condizione definitiva

L’escatologia, allo stesso tempo checonclude il ciclo che va dalla creazio-ne all’incarnazione redentrice del Ver-bo che si fa carne, giacché in questanuova fase mostra una sua prima attua-zione, prepara l’era nuova, qual èquella dell’avvento glorioso del Regno.In questa maniera essa stabilisce unarelazione tra un primo tempo, qual èquello della manifestazione della con-dizione definitiva alla quale l’uomo èchiamato, con un secondo tempo, incui gli uomini che avranno vissuto se-condo le condizioni volute dal suo an-nunzio vivranno in una condizionegloriosa. Il tempo che va dalla sua ma-nifestazione, che inizia con l’annunzioche Gesù fa del Regno, perché il tem-po si completò, alla sua realizzazione,è presentato con una terminologia chelo fa pensare corto. La prossimità dellasua realizzazione, tuttavia, non è rela-zionata con la fine del mondo, ma conla fine dell’esistenza nel mondo, diciascun uomo. È per questo che l’uo-mo è avvertito da Gesù a vivere nellavigilanza perché, lui dice, «nell’orameno prevista il Figlio dell’Uomoverrà». La visione di un giudizio uni-versale alla fine dei tempi è un’imma-gine del linguaggio apocalittico che farisaltare l’importanza e la gravità delgiudizio che attingerà ogni uomoquando colui «che sta seduto sul tronobianco» all’aprire il libro, verificherà seil nome dell’autore del libro di ciascu-na persona sarà presente. Nel caso chel’incontri, quegli avrà evitato la secon-da morte, il lago di fuoco (Ap 20,14).Dovuto a tutto questo, l’escatologia

è una dottrina grandiosa e consolatri-ce. Contempla il momento della rea-lizzazione dell’atteso, che si realizzacon la persona divina di Gesù. Pre-senta l’importanza degli insegnamen-

ti del Figlio dell’Uomo, il «grande pa-store». Annuncia la sua morte reden-trice per mezzo della presentazionedel Signore, l’«Alfa e Omega, che,morto, ora è vivo e in possesso dellechiavi degli Inferi e dell’Hades» e,perfino, descrive «le cose che dovran-no accadere in breve» (Ap 1,19); tut-to secondo le parole di Gesù: «Felicivoi perché vedete. Molti profeti e giu-sti desiderarono vedere ciò che voivedete e non lo videro, udire ciò cheudite e non lo udirono» (Lc 10,23s).Lo studio dell’escatologia motiva

profondamente. Lo possiamo costata-re quando vediamo l’autore della Let-tera agli Ebrei esortare i fedeli ai qualidirige la sua riflessione, a frequentarele assemblee, dove potranno ascolta-re i loro dirigenti che li porteranno ad«apprezzare la dottrina della giusti-zia» (Eb 5,12). Non saranno, allora,preda del disanimo e del pericolodella diserzione, perché affaticati dal-le continue prove. Non si stanca il fe-dele che diventa forte quando nutritodall’alimento di uno spirito adulto,

del quale si nutre colui che ascolta laparola di Dio (cf. Cl 3,16; 1Ts 2,13).Il NT è escatologico in tutti i suoi

aspetti. Nell’AT l’escatologia si presen-ta come interpretazione di un giudizio

che Dio decide di pronunciare quan-do, esaurite tutte le forme ammonitrici,è annunciato un castigo definitivo cheha come ultimo commento le paroled’Isaia: «Non avesse Dio misericordiad’Israele, ridotto a una Sodoma e Go-morra, non rimarrebbe neppure un re-sto». L’escatologia del NT, quantunquein essa stia presente quest’aspetto terri-bile e sia espresso con la terminologiaspaventosa del linguaggio apocalitticodei profeti Isaia, Daniele e Gioele, pre-valentemente, è annunzio gaudioso,che si presenta a partire dall’annunciodell’angelo ai pastori, nel giorno delNatale e che si conclude con la rispo-sta che Gesù dà alla sua Chiesa che loinvoca con lo Spirito dicendo: «Vieni,Gesù Signore!»: «Ecco che vengo inbreve». Soprattutto, il NT è escatologi-co perché, attraverso la profezia del-l’Apocalisse è dato al fedele di vedere,in visione, «quello che deve accaderein breve»: la liturgia solenne nel cielo(Ap 4-5), le nozze dell’Agnello con lasua Chiesa (Ap 21). È la consolazioneche il Figlio dell’Uomo offre ai santi

della Chiesa di Filadelfia, quando leapre una porta che permette la visionedella corte celeste.

Ferdinando Capra

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miniatura dall’Apocalisse di Valenciennes - la moltitudine dei salvati