Salmo 1 - Archivio storico dei Padri Barnabiti 3 Domine, quid multiplicati sunt Perchè tanti, o mio...

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Salmo 1 Beatus vir qui non abiit Felice chi de’ rei sprezza 1 le infide Lusinghe, aborre dai lor pravi 2 esempi, Nè a dileggiar 3 l’altrui virtù si asside 4 Dottor fra gli empi. Ma nel voler di Lui che tutto regge Posto il desio, con intelletto d’amore Ripensa notte e dì l’augusta legge Del suo Signore. Come piantato presso a fluid’onda 5 Vegeto cresce giovinetto arbusto, Che la campagna un dì farà gioconda Di pomi onusto 6 : Nè appassito cadrà delle sue foglie Il primo onor: tal ei dal ciel cortese Vedrà compiute del suo cuore le voglie In tutte imprese 7 . Non così gli empi, non così: tremendo, Inesorabil fato li minaccia, Qual pula 8 cui dal suol Borea 9 tremendo Subito caccia. Verrà, verrà di Dio l’alto giudizio, Nè baldi 10 allor sorgeranno gli stolti, Nè dagli egregi spirti al sodalizio Godranno accolti 11 . Chè sovra i giusti la bontà divina Veglia, e li adduce 12 a gloriosa sorte: Mentre il lor calle 13 i reprobi 14 trascina A certa morte. Felice chi de’ rei sprezza 15 le infide Lusinghe, aborre dai lor pravi 16 esempi, Nè a dileggiar 17 l’altrui virtù si asside 18 1 sprezza: disprezza. 2 pravi: malvagi. 3 dileggiar: deridere. 4 si asside: siede. 5 fluid'onda: fiume. 6 onusto: carico. 7 tal…imprese: perché egli vedrà compite dal Dio cortese tutti i desideri del suo cuore nelle sue imprese. 8 Qual pula: cascame della trebbiatura dei cereali. 9 Borea: vento del settentrione. 10 baldi: animosi; insolenti. 11 al sodalizio godranno accolti: avranno il piacere di essere accolti nella riunione. 12 li adduce: li porta. 13 lor calle: la loro strada, il loro destino. 14 reprobi: i malvagi. 15 sprezza: disprezza. 16 pravi: malvagi. 17 dileggiar: deridere. 18 si asside: siede. 1

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Salmo 1 Beatus vir qui non abiit

Felice chi de’ rei sprezza1 le infide Lusinghe, aborre dai lor pravi2 esempi, Nè a dileggiar3 l’altrui virtù si asside4

Dottor fra gli empi. Ma nel voler di Lui che tutto regge Posto il desio, con intelletto d’amore Ripensa notte e dì l’augusta legge Del suo Signore. Come piantato presso a fluid’onda5

Vegeto cresce giovinetto arbusto, Che la campagna un dì farà gioconda Di pomi onusto6: Nè appassito cadrà delle sue foglie Il primo onor: tal ei dal ciel cortese Vedrà compiute del suo cuore le voglie In tutte imprese7. Non così gli empi, non così: tremendo, Inesorabil fato li minaccia, Qual pula8 cui dal suol Borea9 tremendo Subito caccia. Verrà, verrà di Dio l’alto giudizio, Nè baldi10 allor sorgeranno gli stolti, Nè dagli egregi spirti al sodalizio Godranno accolti11. Chè sovra i giusti la bontà divina Veglia, e li adduce12 a gloriosa sorte: Mentre il lor calle13 i reprobi14 trascina A certa morte. Felice chi de’ rei sprezza15 le infide Lusinghe, aborre dai lor pravi16 esempi, Nè a dileggiar17 l’altrui virtù si asside18

1 sprezza: disprezza. 2 pravi: malvagi. 3 dileggiar: deridere. 4 si asside: siede. 5 fluid'onda: fiume. 6 onusto: carico. 7 tal…imprese: perché egli vedrà compite dal Dio cortese tutti i desideri del suo cuore nelle sue imprese. 8 Qual pula: cascame della trebbiatura dei cereali. 9 Borea: vento del settentrione. 10 baldi: animosi; insolenti. 11 al sodalizio godranno accolti: avranno il piacere di essere accolti nella riunione. 12 li adduce: li porta. 13 lor calle: la loro strada, il loro destino. 14 reprobi: i malvagi. 15 sprezza: disprezza. 16 pravi: malvagi. 17 dileggiar: deridere. 18 si asside: siede.

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Salmo 2 Quare fremuerunt gentes

Qual onda! qual fremere

Di turbe furenti! Perchè si sollevano Convulse le genti, E seco ravvolgono1

Fra i torbidi sdegni Fallaci2 disegni?

Insorgono i principi E i re della terra: Da tutti esce unanime Un grido di guerra, Un grido, onde sfidano (Ardir non più visto!) L’Eccelso e il suo Cristo.

Rompiamo i lor vincoli3,

Bestemmiano; infranto Ne vada l’obbrobrio Del giogo4. Frattanto Colui che sull’etere Sovrano s’asside Gli ascolta e deride.

Ma l’ira già fervida

Dal sen gli trabocca: Scoloransi5 i perfidi; Egli apre la bocca: - Son io che di Solima Sul mondo il sacrai6;

Lui sire io giurai.

Ei scopra a voi 7nunzio

D’eterno consiglio Tu sei, Iddio dissemi, Tu sei mio Figlio: Ecco, oggi io ti genero, Divino germoglio, Consorte al mio soglio8.

Tu chiedimi, e suddite

Ne avrai le universe Famiglie dei popoli Per l’orbe disperse. Tu i rei con man ferrea Flagella e tempesta: Qual creta li pesta9.

Udisti or voi principi,

Voi regi? Almen pari Siate ora, e all’Altissimo Servir non vi gravi10. Di lode a lui trepidi Gli omaggi recate E il Figlio adorate.

Che mai non vi stermini

Quell’ira ventura11, Quell’ira implacabile Che in ciel si matura. Felice tra i turbini Fia sol che sorrida Chi al Cristo si affida.

1 E seco ravvolgono: tessono nel loro cuore. 2 Fallaci: menzogneri. 3 vincoli: catene. 4 L’obbrobrio del giogo: la vergogna dell’oppressione. 5 Scoloransi: impallidiscono. 6 il sacrai: lo consacrai.

7 scopra a voi: vi riveli. 8 Consorte al mio soglio: compagno sul mio trono. 9 Qual creta li pesta: schiacciali come argilla. 10 non vi gravi: non vi pesi. 11 ventura: prossima.

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Salmo 3 Domine, quid multiplicati sunt

Perchè tanti, o mio Dio, veggo a crucciarmi1, Muover rubelli2 e con sì cruda3 rabbia? Ahi, molti a’ danni miei levansi in armi! E di me blasfemar4 con empie labbia Li odo, onde il cor mi sanguina di duolo: No, nel Signor non fia che scampo egli abbia. E pur sei tu, gran Dio di Giuda, il solo Usbergo5 mio, tu la mia gloria e il vanto, Per cui domo io vedrò l’avverso stuolo6. Ah! non indarno dalle ambasce affranto, Volsimi a Te: chè gli amorosi lai7

Dolce accogliesti dal tuo monte santo. Io mi giaceva disfrancato8 e i rai9

Serrati al sonno ancor, quand’in un lampo Per tua mercè fui desto e mi levai. Mi prema pur di mille squadre un campo10, Non temerò. Deh! tu alla mia riscossa Sorgi, o mio forte Signor, vieni al mio scampo11. Che già vid’io la formidabil possa Onde12 tu i rei che tanta a me fan guerra Flagelli13 e il pazzo ardir ne infrangi e l’ossa. Perocchè aperto14 il sappia omai la terra D’ogni vittoria è l’arbitro il Signore. Deh! sul popol che a te fido s’atterra15

Vegli, o Padre del Ciel, sempre il tuo cuore.

1 crucciarmi: infastidirmi. 2 rubelli: ribelli. 3 cruda: crudele. 4 blasfemar: bestemmiare. 5 Usbergo: protezione; rifugio. 6 l’avverso stuolo: il nemico. 7 lai: lamenti. 8 disfrancato: privo di libertà; abbattuto. 9 i rai: gli occhi. 10 Mi prema…campo: anche se dovessi avere innumerevoli nemici. 11 vieni al mio scampo: vieni a liberarmi. 12 Onde: con cui. 13 flagelli: percuoti. 14 aperto: apertamente. 15 s’atterra: si prostra.

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Salmo 4 Cum invocarem

Supplice a te col pianto Chiesi al mio duol conforto E tu, mi udisti, o Santo, E di salute1 mi adducesti al porto. Del qual2 mi fosti allora, Mi sii pietoso anch’oggi e m’odi ancora. Dunque non ancor sazio, Mortali, è l’odio indegno, Onde a sì vile strazio3

Fu la mia gloria da Voi fatta segno? Perchè vi allaccia il core D’una fallace ombra di ben l’amore4? Udite, e chiaro e aperto Vi sia l’eterno fato Al suo fedele il serto5

Sovra Giacobbe volle Iddio serbato Nè mai di tale ai preghi6

Fia che il possente suo favor dinieghi. Se l’ira in voi si scalda Ragion la tempri e attuti7: Nei vostri petti i baldi Sensi chiudete solitari e muti. Placabil ostia8 offrite E larga nel Signor speme9 nutrite. Ma dir la turba ascolto Sperar che vale? Oh Dio! Raggiò, raggiò il tuo volto A noi propizio e n’esultò il cor mio Quando ci dier si ampi Frutti e vigneti ed olii e biade i campi. Per te di falli puro10, Signor io poserò; All’ombra tua securo Pronte le ciglia al sonno inchinerò11, Poi che in romita12 stanza Rocca invitta mi fia l’alma speranza.

1 di salute: di salvezza. 2 Del qual: Come. 3 strazio: scherno. 4 Perchè…l’amore?: Perché v'inganna il cuore l’amore di una falsa ombra di bene? 5 il serto: la corona. 6 preghi: preghiere. 7 attuti: smorzi. 8 ostia: offerta, vittima. 9 speme: speranza. 10 di falli puro: senza peccati. 11 inchinerò: chiuderò. 12 romita: solitaria.

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Salmo 5 Verba mea auribus percipe

Padre del ciel m’ascolta: al prego1 mio Che tra i sospiri a te s’innalza, attese2

Porgi le orecchie mio Signor, mio Dio! Deh sull’alba i miei voti empi3 cortese! Vedi, sull’alba a te dinanzi aspetto, Qual uomo, cui certa speme al cor s’apprese4

Chè Nume tu non sei, ch’abbi diletto D’infami opre5, nè accogli alla tua corte Maligni spirti, o ingiusti al tuo cospetto. Ma tu sei santo, e ogni uomo che per le torte Strade s’aggira abborri6, e quanti han presti7

Alla menzogna i labbri, adduci a morte8. Sì Santo, e la feroce alma detesti Di chi sangue sitisce9, e a schifo hai l’empio Fabro10 d’inganni e di consigli infesti11; Mentre effondi su me copia12 fuor d’esempio De’ tuoi favori onde a me dato fia Di trar devoto amor di nuovo al tempio.

Deh tu nell’alta tua ragion la via Che a te mena13, o Signor, m’apri e m’invola14

All’ostil gregge che m’incalza e spia, Gregge, che pravo15 ha il core, atra la gola16, Che puzzo esala di scoperti avelli17, La bocca immonda e infida la parola. Deh, tu di tanta empiezza, ultor18 sui felli Piomba e li sperdi al par delle lor trame. Rammenta, o Dio, che ci sono a te rubelli. E quei che a te fidate hanno19 lor brame, Perennemente esultino felici Da te raccolti entro il divin velame. Ah sì: quanti il tuo nome ha in terra amici Tutti sciolgono a te di laude il canto, Poi che al giusto dal ciel tu benedici, E di tua grazia gli fai scudo e vanto.

1 prego: preghiera. 2 attese: attente. 3 empi: esaudisci. 4 s’apprese: s’afferrò. 5 ch'abbi…opre: cui piaccia il male. 6 abborri: odi, detesti. 7 han presti: hanno pronti. 8 e quanti…a morte: tu fai morire coloro che sono pronti a mentire. 9 di chi …sitisce: di chi ha sete di sangue; l’omicida. 10 Fabro: costruttore, orditore. 11 infesti: ostile. 12 copia: abbondanza.

13 a te mena: a te conduce. 14 m'invola: rapiscimi. 15 pravo: malvagio; iniquo; crudele. 16 atra la gola: Parlano male. Atra: lett.: scura, nera. 17 avelli: tombe. 18 ultor: vendicatore. 19 fidate hanno: hanno affidato.

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Salmo 6 Domine ne in furore tuo

Miserere mei Domine

Deh non garrirmi1 o Dio, nel tuo disdegno2

E al saettar del vindice3 tuo braccio Nell’ira tua deh non mi porre a segno! Miserere di me! languente io giaccio; Mi rendi il vigor prisco4 infino all’ossa Dal terror folgorato ahi! lasso agghiaccio. E di tal colpo ho l’anima percossa, Che più non parole5. E tu, Signor, tardi? Nè il dì m’addici6 della mia riscossa? Deh a me ripiega gli amorosi sguardi, E il viver mio difendi, e della cruda Morte, benigno, da me torci7 i dardi; Chè di te, fra i sepolcri, o Dio di Giuda, Memoria non avanza, e qual mai canto A te sciorrebbe8 alma di membri ignuda9? Io gemo ahimè, da mille angosce affranto, E al tornar delle tenebre il giaciglio Irrigo ognor di sconsolato pianto.

Nube m’infosca di mestizia il ciglio10, Che, quale ad uomo cui smaga11 età cadente, Mi vien manco dell’oste il fero piglio12. Oh via da me, su, gitene13 repente Voi tutti, o spirti nequitosi14. Udio Della mia voce il suon l’Onnipotente. Sull’etra15 ascese l’umil prego mio, E i miei caldi sospiri ebbe raccolti Pietosamente nel suo grembo Iddio. D’onta sian carchi16, e trepidi e sconvolti Ne vadan coloro che a me fan guerra: Retrorso l’orme subito17, ed i volti Pieghino rossi di vergogna a terra!

1 non garrirmi: non rimproverarmi. 2 disdegno: sdegno; ira. 3 vindice: vendicatore. 4 prisco: originale. 5 Che più non parole: sono diventato muto. 6 m’addici: mi indichi. 7 torci: allontana. 8 sciorrebbe: scioglierebbe. 9 alma di membri ignuda?: una persona morta.

10 Nube…ciglio: una nuvola triste incupisce il mio volto. 11 smaga: diminuisce. 12 dell’oste…piglio: il minaccioso aspetto del nemico. 13 gitene: andate via; fuggite. 14 spirti nequitosi: anime malvagie. 15 Sull'etra: al cielo. 16 D'onta sia carchi: siano pieni di vergogna. 17 Retrorso…subito: fatto subito dietro-front.

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Salmo 7 Domine Deus meus

In te posa, in te solo ogni mia speme, Signor mio Dio: dalla nemica rabbia Deh tu mi salva, che a tergo1 mi preme; Tal, che il maligno a soverchiar non m’abbia Nè qual leone un dì me scerpi il frale2

Senza più schermo dalle vuote labbia. Ah, s’io cotesto osai, Padre immortale, Se al mio persecutor l’auguste chiome Io spogliar volli e mal rendere male, M’incalzi egli e raggiungami, e sì come Vil fango le mie membra al suol deprima, E sperda nella polvere il mio nome. Deh sorgi orsù sdegnoso, e ti sublima3

Nel viso a’ miei nemici, e il tuo giudizio Vindice, o Dio, del tuo fedel intìma. Già t’accerchia dei popoli il comizio4; Or tu sovr’essi nel tuo soglio5 ascendi. Nazioni, Iddio già siede al grande uffizio6. Deh tu la causa mia scerni7 e difendi, Tu l’innocente dagli ingiusti insulti Francheggia8, o Santo, deh! tu ragion mi rendi. Non sian più oltre i peccatori inulti9: E il tuo cultor10, drizza11 a nobil segno O Dio, che leggi nei pensier più occulti.

Appo12 il Forte è il mio scudo e il mio sostegno, Appo colui, ch’ha di salvar diletto13

Gli spirti, che a virtù volser l’ingegno14. Sì, v’ha un Giudice in cielo dolce all’uom retto. E a’ perversi tremendo, ancor che tardi A lui talor s’accenda l’ira in petto. Se di mutar sue vie l’empio non guardi15, Ecco già già la spada ei vibra, e l’arco Tende, e ne scocca fiammeggianti dardi. Miser! d’insana cupidigia carco La colpa ei concepì nella sua mente: Quindi ne sparse il doloroso carco. Dischiuse al gramo16 un baratro: demente! Chè non s’avvide a cui lo dischiudea: In quell’abisso ei piomberà repente. Sovra il suo capo, il mal che ordito avea Tornar udrassi17 e sotto il grave pondo Del suo fallir18 cadrà l’anima rea. Allor del core un cantico giocondo Mi sia dolce intonar sulla mia cetra A lui che i fati del soggetto mondo Con arcana ragion tempra dall’etra.

1 a tergo: alle spalle. 2 mi scerpi il frale: mi dilani il corpo. 3 ti sublima: ergiti di fronte. 4 il comizio: l’adunanza. 5 soglio: trono. 6 uffizio: cerimonia. 7 scerni: vedi. 8 Francheggia: libera. 9 inulti: assolti, impuniti. 10 cultor: fedele; chi ti rende culto. 11 drizza: dirigi.

12 Appo: presso. 13 ch'ha diletto: gli piace. 14 a virtù…l'ingegno: vissero virtuosi. 15 Se…non guardi: se il malvagio no cambia condotta. 16 gramo: povero; umile. 17 tornar udrassi: ripiomberà. 18 fallir: peccato.

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Salmo 8 Domine Dominus noster

1° O Santo, o altissimo Dio nostro, come Quaggiù mirabile Splende il tuo nome. 2° Sulle magnifiche Superne sfere La gloria adergesi Del tuo potere. 3° Sei tu che ai pargoli La lingua snodi A sciorre il cantico Delle tue lodi, 4° E con l’ingenuo Labbro, il livore Fiacchi dell’empio Nemico ultore. 5° Veggo l’eterea Volta infinita, Lavoro egregio Delle tue dita. 6° Veggo l’argentea Luna, e le stelle Che tu sì lucide Adornasti e belle; 7° Veggo, ed estatico Chiedo: Chi è mai L’uom, che a lui memore Rivolge i rai?

8° E in lui sì tenere Tue cure poni Di tanti ornandolo Eletti doni?

9° Di poco agli angeli Minor creato; Tu l’hai di gloria Incoronato;

10° E sovra l’opere Della tua mano Gli hai dato l’inclito Onor sovrano. 11° Quanti mai vagano Per campi e selve D’agni e di tauri Greggi, e di belve. 12° E quei che fendono In vario stuolo Col nuoto il pelago L’aere col volo. 13° E tutti, quai sudditi A piè gli hai posto. Su tutti, principe Hai l’uom preposto. 14° O Santo, o altissimo Dio nostro, o come Quaggiù mirabile Splende il tuo nome.

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Salmo 9 Confitebor tibi Domine... narrabo omnia mirabilia tua.

A Te dall’imo cor1, gran Dio, s’appresta L’ali a discorrer l’umile mio canto Encomiator2 di tue preclare gesta. In te letiziar m’è dolce, o Santo, Per te menar tripudio3, e dell’invitto Tuo nome estoller4 sulla cetra il vanto. Venia fero il nemico al gran conflitto; Ma retro volse alla tua vista il piede, E smarrito ogni ardir cadde sconfitto. Chè a me tu desti in tua ragion5 mercede, E l’equa lance6 tolta arbitro in mano Ti sublimasti7 sull’eterea sede. Tuonò tua voce sullo stuol profano, E giacque; e il nome ne covrì l’oblio, E il covrirà fino al dì più lontano. Stempraronsi8 le spade al popol rio, Le sue città struggesti, e in un sol suono La sua fama di subito vanio. E tu sempre a te simile sul trono Ti stai, donde con somma dirittura9, Giudichi, eterno Re, l’orbe a te prono. Intanto al tapinel10 torre secura Offri d’asilo e dolce aita allora Che da presso11 l’incalza la sventura. Però qual evvi che il tuo nome onora Sua speme affigge in quell’alma pietate Che diserto non lascia uom che la implora? A Lui che regna in Solima12, cantate, Inni ergete all’Eccelso, e fra le genti Di sua virtù le imprese annunziate.

Che ultor severo i loro acciar cruenti Ei ben rimembra13, nè sarà che mai Sprezzi dei grami14 gli angosciosi accenti15. Di me pietà, Signor! Odi i miei lai16, Vedi il nemico ardir tu che di morte Dall’atre soglie libero mi trai. Di Sionne io così presso alle porte Narrerò le tue laudi, e sopra ai vinti Per la vittoria esulterò del Forte. Nell’abisso ch’ei fer17 vedransi estinti, E nella rete ascosa ad altrui danno Coi loro pie’ cadran gli iniqui avvinti. Posa, nè resta dalle insidie un tratto18

E a lui predar, pure a predarlo agugna19, Finchè non l’abbia nei suoi lacci tratto. Vinta così nella difficil pugna La semplicetta turba20 all’uom fatale Cade protesa21 sotto l’avid’ugna. Delle terrene cose a Dio non cale22, Pensa il ribaldo, e da quest’ima chiostra Volti altrove gli sguardi ha l’Immortale. Odi, o Signor? Deh alla difesa nostra Sorgi, solleva la tua destra ultrice, E dei pusilli memore ti mostra. Perchè mai contro a te la rea cervice Scuote il superbo? Ahi misero! a se stesso Mentendo: il ciel di ciò non cura, ei dice. Ma il tuo ciglio23 penètra ogni recesso, E la tua mano i lai pietosamente Raccoglie e il duolo di langue24 oppresso. Vittime allor del lor proprio inganno, Ai crudi colpi del flagel superno, Qual sia di Giuda il Dio conosceranno.

1 dall'imo cor: dal profondo del cuore. 2 Encomiator: lodatore. 3 menar tripudio: gioire. 4 estoller: esaltare. 5 in tua ragion: secondo la tua giustizia. 6 lance: bilancia. 7 Ti sublimasti: ascendesti. 8 Stempraronsi: persero la tempra, la durezza. 9 dirittura: giustizia; equità. 10 al tapinel: al povero. 11 allor che da presso: quando da vicino. 12 Solima: Gerusalemme.

13 rimembra: ricorda. 14 dei grami: degli sventurati. 15 accenti: parole. 16 i lai: grida sconsolate di dolore. 17 fer: costruirono. 18 un tratto: un momento. 19 agugna: desidera ansiosamente. 20 turba: popolo. 21 protesa: prostrata. 22 non cale: non interessa. 23 tuo ciglio: tuo sguardo 24 di langue: dalla debolezza.

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Ah! sian travolti giù nel cieco averno25

Quanti mai sono i peccator, cui tema Non punge26, nè memoria dell’Eterno! Che sordo il Ciel non sia sino all’estrema Ora al tapin27 che dolorando prega Nè fia che indarno senza posa28 ei gema. Or ti leva, o Dio grande, e a me ti piega, Sorgi e fiacca29 il mortal che mi fa guerra, E sulle genti l’ira tua dispiega. Piomba sovr’esse, e le sgomenta e atterra Sì che per prova omai sappian i rei Incirconcisi ch’essi pur son terra30. Ma deh! perchè, perchè, lunge ito sei31, E in tanta ambascia, o Santo d’Israello, Più non odi il mio pianto e i voti miei? Vedi, ah!, qual erge altero il fello32

La testa, e quale nell’ordita fraude Da lui colto si strugge il poverello. A se medesmo quel maligno applaude Pago e satollo33 d’ogni suo desiro, E dei furati averi a se da laude34. Oltraggia ei baldo35 il Re del sommo empiro, E sua nequizia restar crede inulta36, Chè niun pensiere a Dio leva il suo spiro37. Perverse ognor di lui son l’opre, occulta De’ tuoi giudizi, e al suo veder la via, Guata i nemici, e sbuffando gl’insulta.

Perocchè dice nel suo cor; non fia Ch’io mai vacilli, nè sarà mai tocca38

Da importuno malor la vita mia. Maledizion dai labbri suoi trabocca, Amaro fiele e perfidia omicida; Son travaglio e dolor sulla sua bocca. Nelle romite39 ville egli si annida, Meditando al favor delle tenèbre, Agguati al giusto, purchè alfin l’uccida. Nè da lui torce l’invide palpèbre40

E qual entro a covil leone in atto Di caccia ei posa nelle sue latèbre41: A te ripara il povero fidente, Tu sei l’aita nell’estremo lutto Al fanciul cui vien meno ogni parente. Oh pera42 alfin del peccator distrutto Il nerbo, e tal su lui caggia43 vendetta, Che del suo mal oprar non colga frutto. Di Solima perenne in su la vetta Fia tuo l’impero, e delle genti il seme Sterpato44 fia dalla tua terra eletta. Ai desir del tuo popolo che geme Deh! in tua benignità l’orecchio intendi45, E ne assicura la concetta46 speme. Tu del pupillo le ragion difendi E dell’umil che in pianto si consuma, E chiaro e aperto il tuo giudizio rendi Sì che mortal di sè più non presuma.

25 averno: oltretomba. 26 cui tema non punge: non hanno timore. 27 tapin: povero; misero. 28 senza posa: ininterrottamente. 29 fiacca: colpisci; indebolisci. 30 son terra: sono mortali. 31 lunge ito sei: sei andato lontano. 32 il fello: l’empio. 33 Pago e satollo: contento e sazio. 34 E dei…laude: si vanta dei beni rubati. 35 baldo: insolente. 36 E sua nequizia…inulta: e pensa che la sua malvagità resti impunita. 37 il suo spiro: la sua anima.

38 tocca: toccata. 39 romite: solitarie; isolate. 40 torce…palpèbre: distoglie l'invidioso sguardo. 41 posa…latèbre: si acquatta nei suoi nascondigli. 42 pera…il nerbo: perisca la forza. 43 caggia: cada; piombi. 44 seme sterpato: la discendenza divelta. 45 intendi: porgi. 46 concetta: concepita.

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Salmo 10 In Domino speravi

Nel Signor, nell’Invitto io mi affido D’Israel. Che tentate, o codardi: Fuggi al monte, dicendomi, al nido Ei ripara, qual timido angel? Ecco, i perfidi han teso già l’arco, Sulla corda già drizzano i dardi, Pure attesi1 a conquidere2 al varco Là tra ombre dei giusti il drappel. Che mi dite? Ogni speme è distrutta; Giace al suol con le infrante colonne La magion per tua mano costrutta: Che più resta all’uomo pio? Che farà? Che farà? Che gli resta? La fede. (Non l’udiste)? nel Dio di Sionne Nel Signor, che nel tempio risiede E immortale nei cieli starà. Schiuse ognor le divine palpèbre Sulla terra ei sovrano le affigge3: Scrutatrici dell’ime latèbre4

Ai mortal ei le appunta5 nel cor. Vede il giusto, e con alto consiglio La virtù ne cimenta6, e lo affligge; L’empio vede e il ribaldo, e il suo ciglio D’una nube si vela d’orror. Ahi tremenda vendetta! Ei riversa D’infiammate saette un torrente Fuoco e zolfo alla gente perversa Sta servato e rio turbo7 laggiù. Fonte Iddio della giustizia perfetta Egli è padre ad ogni alma innocente; Dei suoi giusti nel cor si diletta Sol pregiando mondezza8 e virtù.

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1 attesi: pronti. 2 conquidere: conquistare. 3 affigge: fissa. 4 ime latèbre: i profondi nascondigli. 5 appunta: fissa. 6 cimenta: rafforza; irrobustisce. 7 turbo: torbido. 8 pregiando mondezza: apprezzando l'innocenza.

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Salmo 11 Salvum me fac Domine

Signor, deh tu m’aita1! Uom più non vive di nequizia mondo2, L’antica fè del mondo E’ quasi ormai sparita. Finto parla3 ciascun, dai labbri miele Spargendo mentre in core alletta il fiele4. Oh sperda alfine il Santo Ogni fastosa5 lingua e adulatrice! Sfolgori6 ogni uom che dice: Dei nostri labbri il vanto Si estolla7: al dir, che libero dal seno Ne sgorga, qual Signor porrà mai freno? Ma già dall’etra8 intendo Parlar l’Eterno: all’ansie, ai mesti accenti Dei miseri dolenti Ecco che io sorgo e scendo. E in viso al crudo che lo irride e sprezza9

Col mio braccio il tapin10 meno a salvezza. Oh divine parole, Pure non men che argento il più saggiato, Sette volte purgato, Che mai vedesse il sole! Tu parlasti, e tu fido, o Dio, da questa Schiatta11 per sempre a noi campar t’appresta. Ahi secol miserando A cui sem giunti! Per sentieri obliqui12

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1 m’aita: aiutami. 2 di nequizia mondo: senza peccato. 3 Finto parla: mente. 4 alletta il fiele: raccoglie veleno. 5 fastosa: superba. 6 Sfolgori: fulmini. 7 Si estolla: s’innalzi. 8 dall’etra: dal cielo, dall’etere. 9 al crudo…sprezza: al crudele che lo deride e disprezza. 10 il tapin: il misero. 11 Schiatta: gentaglia (peggiorativo). 12 obliqui: disonesti.

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S’aggirano gli iniqui Insidie ognor tramando; Mentre d’orgoglio tumida13 si leva La più vil feccia dei figliuoli d’Eva.

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13 tumida: gonfia; boriosa; orgogliosa.

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Salmo 12 Usquequo, Domine,

E fia, Signor, che nell’eterno oblio Senza un tuo sguardo mai resti io sepolto? E fia, che i giorni miei menar degg’io1

Sempre angoscioso e in lagrime disciolto? Dunque ognor baldo2 il mio nemico, o Dio, Starà sovra il tuo servo, e altero in volto3? Deh mira e m’odi: e afforza il ciglio mio4, Chè di morte non sia dall’ombre avvolto. Deh mai non dica: io l’ho pur vinto, il fero; Nè i tristi5 del mio mal s’abbiano il vanto6

Poscia che in te, Padre pietoso, io spero. Spero e m’allegro già di tua vittoria, Già mi circonda il tuo favor, già il canto Al possente tuo nome ergo7 di gloria.

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1 giorni miei menar degg'io: devo vivere. 2 ognor baldo: sempre insolente. 3 altero in volto: orgoglioso; altezzoso. 4 ciglio mio: gli occhi miei. 5 tristi: i malvagi. 6 s'abbiano il vanto: presumano. 7 ergo: innalzo.

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Salmo 13 Dixit insipiens in corde suo

No, Dio non v’è: disse in suo cor perverso Lo stolto e blasfemò1. Qual gregge immondo Giace nel brago2 immerso D’ogni nequizia il gener nostro3 al fondo; Nè v’ha tra tanti ahimè!, fremo di sdegno Non v’ha chi al ben oprar ponga l’ingegno4. Dall’alto Iddio dei sempiterni cerchi Volse ai mortali i rai, se un uom v’emerga Saggio che Lui ricerchi. Ahi! tutti vede, quanti il mondo alberga Rapiti dal rio vortice5, nè scopre Sol un di tanti, che ‘l bene adopre6. Ma non verrà mai forse il dì che chiaro L’inviso vero7 al fellon riluca8, Che ingiustamente opraro9, E, come il pan per cibo si manduca, La grama plebe laniar10 coi denti, Nè al supremo Signor fur reverenti? Da ogni insidia securi e da ogni offesa Veggio i malnati tremar quali foglie; Chè dei giusti a difesa Ha l’Eterno e i lor gemiti raccoglie. Stolti! Il tapin voi deridete, e pio Lo sconsolato fe’ ricorso a Dio. E a lui ricorre dal servaggio11 affranto Il popol suo. Deh chi sarà quel forte Che alfin dal loco santo

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Sorga vendicator di sue ritorte12?

1 blasfemò: bestemmiò. 2 nel brago: nella melma. 3 il gener nostro: l'umanità. 4 Non…ingegno: Non c’è nessuno che faccia il bene. 5 dal rio vortice: dal vorticoso fiume (del male). 6 Sol…ben adopre: neanche uno che faccia il bene. 7 L'inviso vero: l'odiosa verità. 8 L’inviso…riluca: L’odiata verità al malvagio splenda. 9 opraro: si comportarono. 10 La grama plebe laniar: il povero popolo dilaniarono. 11 dal servaggio: dalla schiavitù.

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Quando Iddio ha rimessi al patrio ostello Oh, il lieto dì che a Israel fia quello.

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12 ritorte: catene.

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Salmo 14 Domine, quis habitavit

Chi fia1, che a te d’accanto Nell’alma tua magion, gran Dio, soggiorni? Qual nel tuo monte santo Mortal fia degno di menar suoi giorni2? Uom, che d’integri affetti Dell’onesto alle norme agguaglia l’opre3, Nè con fallaci detti4

Infosca il vero5, che al tuo cor si scopre; Uomo, che al suo simile Oltraggio non recò, nè insidie tese, Ed i maligni a vile Temore, tributo ai giusti tese6. Uom, che trepido7 giura Nè sacrilego mente al suo fratello! Nè per ingorda usura Smunge con l’oro il sangue al tapinello8. Uom, che non fa mercato Dell’oppressa innocenza, a pro del forte: Chi tal oprò, beato Si starà sempre con l’eletta corte9.

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1 Chi fia: chi sarà. 2 menar suoi giorni?: vivere? 3 Dell’onesto…l’opre: uniforma il suo operato alle norme dell’onesto. 4 fallaci detti: menzogne. 5 Infosca il vero: oscura la verità. 6 Ed i maligni…tese: intimorì i maligni, rendendo giustizia ai fedeli. 7 trepido: con ansia. 8 tapinello: povero. 9 corte: può indicare il popolo o il cielo (sinonimo di Dio).

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Salmo 15 Conserva me Domine...

Padre del ciel, tu sola mia speranza, Deh mi francheggia1. Il mio Signor tu sei, Tu se’ Colui che tutti adempie e avanza2

I desir miei. Tale al mio Dio giurai. Poi che a me bello Sarà ne’ fidi3 suoi porre ogni affetto, Nel glorioso popol d’Israello A lui diletto. O insensati spirti di mortali, Che a altro segno battono i lor vanni4! Qual tristo aimè li attende ampio di male Pondo5 e d’affanni! Lungi ch’io mai de’ sozzi idoli a’ tempi D’uman sangue stillanti il piè rivolga, O che a’ lor nomi memore con gli empi La lingua sciolga! Sorte preclara, oltre ogni dir gioconda Ch’ogni tesauro, ogni possanza oscura, Non ha simil nè prima nè seconda La mia ventura6.

A lui, che nella mente mi ragiona Dei santi veri, io darò laude e onore, Chè a lui lodar la notte ancor, mi sprona Vigile il cuore. Sempre, ove ch’io mi volga e ch’io mi guati7, Tu innanzi, o Dio, mi stai, tu sempre al fianco: Perchè i miei passi io movo a te fidati8

Securo e franco. Quindi di gioia il core in me sfavilla E il labbro esulta, e sciolta ancor dall’alma In te sperando poserà tranquilla Un dì la salma9. Chè non vorrai che il Santo tuo ne’ ciechi Abissi peregrin sua stanza fermi10, Nè che offesa al suo velo11 il morso rechi D’impuri vermi. Tu conte12 a me farai le arcane13 vie Dell’alma vita; chè al tuo destro lato Io del tuo lume nell’eterno die14

Vivrò beato.

1 mi francheggia: liberami. 2 adempie e avanza: esaudisce e precorre. 3 fidi: sono i precetti di Dio. 4 i lor vanni!: le loro ali! 5 tristo…Pondo: peso cattivo. 6 ventura: futuro, destino.

7 mi guati: veda. 8 a te fidati: che confidani in te. 9 la salma: il corpo. 10 sua stanza fermi: fissi la sua dimora. 11velo: divinità. (Allusione al velo del tempio di Gerusalemme). 12 conte: manifeste. 13 arcane: occulte. 14 die: giorno.

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Salmo 16 Exaudi, Domine, justitiam meam...

Sovvienmi, o Dio, poichè innocente io sono; La voce ascolta d’umil labbro e schietto Che aiuto implora dal celeste trono. Il mio giudizio dal tuo volto aspetto; Veggano gli occhi tuoi se opera veruna Contra le eterne osai leggi del retto1. Tu provasti il mio cor, tu nella bruna Notte il saggiasti scrutator severo, Nè pravitate in me si parve alcuna2. Fra le umane nequizie amico al vero, Io sulla fè di tue parole sante, Per questo aspro m’aggiro ermo3 sentiero. Or deh! nelle tue strade il vacillante Mio pie’ tu afforza, si che mai non pieghi4

Fuori dell’orma tua le incerte piante5. Signor, che grazia ai fidi tuoi non neghi, Come già udisti i miei sospir dolenti, Deh! odi anch’oggi i lagrimati preghi. Di tua pietà rifulgano i portenti6; Sei tu quel Dio che d’ogni reo periglio Fai salvi que’ che a te vengon fidenti. Da costor che rubelli al tuo consiglio Sono a me avversi, mi difendi quale Uomo fa del lume che ne avviva il ciglio7;

E come ai suoi pulcini angel regale, Dagli empi che mi danno sì crudo affanno Deh! tu mi scherma di tue provvide ale8. Vedi com’essi a me d’intorno stanno, Fatti dal sazio cor vieppiù crudeli, Nè dal superbo millantar ristanno9; Sempre i miei passi, dove ch’io mi celi Spiando, e sopra me l’atre palpebre Tenendo immote10 del mio sangue aneli11. Così fiuta il leon fra le tenèbre, E il lioncello alla ferina guerra Così s’assetta nelle sue latèbre12. Or che più tardi? Ah sorgi, e invadi, atterra, Conquidi13 il tristo, e il frale mio da lui Campa14, o Forte, e da’ rei schiavi15 alla terra, Da questi contra te pugnanti a cui Gioconda arride la mondana stanza16

E che tu adempi17 dei tesori tui, Tal che satolli d’ogni desianza18

Non pur son essi, ma d’egual dovizia Gode il loro seme19 e a’ nati suoi n’avanza. Di me così non fia, che alla giustizia Devoto, un dì dal mortal sonno sciolto, Inebriato d’eternal letizia M’affisserò nel tuo beato volto.

1 del retto: della giustizia, della rettitudine. 2 nè…alcuna: non è stata trovata in me nessuna malvagità. 3 m’aggiro: cammino lungo questo solitario sentiero. 4 non pieghi: non ponga. 5 le incerte piante: i piedi vacillanti. 6 i portenti: le meravigliose imprese. 7 uomo…ciglio: come fa un uomo quando protegge gli occhi dallo splendore della luce.

8 tu mi…ale: difendimi con le tue sollecite ali. 9 Nè…ristanno: né smettono di pronunciare insolenze superbe. 10 e sopra…immote: fissandomi con sguardo malvagio. 11 aneli: avidi, desiderosi. 12 così…latèbre: così siede fra i suoi nascondigli. 13 conquidi il tristo: conquista il malvagio. 14 e il frale…campa: e libera il mio corpo da lui. 15 da'…schiavi: rendi schiavi. 16 arride mondana stanza: il mondo, chi non ama la legge del Signore. 17 adempi: colmi. 18 satolli…desianza: sazi di ogni desiderio. 19 seme: discendenza.

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Salmo 17 Diligam te, Domine

Te mia virtù sovrana amo, o gran Dio; Per te di santo ardore dentro divampo, O mia salute e propugnacol1 mio. Sì, di Giuda il Signore m’è fido scampo, E in lui posa tutta la speranza; Egli è mio scudo e mio sostegno in campo. A lui mi volsi, che ogni laude avanza2, E quel pietoso mi schermì con forte Braccio dalla nimica oltracotanza3. Qual uomo cui soverchiò l’avversa sorte, Fra i torrenti d’abisso, ond’era cinto, Io transbasciava4 oimè già presto a morte. E dei bui regni sulle soglie spinto, Già mi sentiva, ahi misero! lo spiro Dalle ritorte dell’averno avvinto5. Fra quelle ambasce al Re del sommo Empiro Sclamai piangendo, e di sua grazia al trono Dall’imo cor levai caldo un sospiro. O fortuna! All’etere quel suono Salse, e l’orecchio all’Immortal percosse Sì che a’ miei preghi il fece atteso e prono. Ed ecco ratto tremando si scosse La terra, e sino all’ultime radici Le alpestri rocce traballar commosse. Chè d’ira fumigar6 le sue narici E viva bragia le sue labbra accese Che vampeggiò rompendo in fiamme ultrici7. Crollò8 l’Eterno i cieli, e giù discese, E di tetra caligine ferale9

Ampia sotto a’ suoi piè falda10 distese. Sovra un cocchio di Chèrubi11 regale Montò veloce, e il vol per l’aere sciolse, Volò de’ venti rapido sull’ale.

Di nubi un nembo a se d’intorno accolse E, qual d’arcano padiglion fra i veli, Tra i più cupi vapor si ravvolse12. Al trasparir il suo fulgor pei cieli Si ritrassero i nuvoli e repente Ecco grandine grossa, ed ignei teli13. Tuona dall’alto allor l’Onnipotente E alla sua voce ecco maggior procella D’ignee saette e di gragniuola ingente14. Vibra di qua di là le sue quadrella15; E sotto al fitto turbine dispare Rotta e diserta la genia rubella. Soffia irato sui fiotti16; e sgrida il mare; E rifuggendo dall’equoreo piano L’acque17, dell’orbe il fondo ignudo appare. Quindi dal sommo vertice la mano Cortese a me distende e dalla pugna Incolume mi trae dell’oceàno. Per tal forma l’Eccelso all’avid’ugna18

Mi sottrae del fierissimo avversaro Ed al reo stuolo che a’ miei danni agugna19. Forti dell’arme ei sopra me piombaro20

Nel dì del mio travaglio e Dio m’offerse Del suo paterno amor ombra a riparo. Ed ampio a libertà varco m’aperse E securo mi fe’ dai lacci il piede Poichè gli sguardi al suo fedel converse. Giusto Signor, dalla superna21 sede La purezza ei notò dell’opre mie E pari diemmi in sua ragion mercede22. Chè all’are io mai delle bugiarde e rie

1 propugnacol: fortezza. 2 che ogni laude avanza: al di sopra di ogni lode. 3 oltracotanza: superbia. 4 transbasciava: scendevo verso. 5 lo spiro…avvinto: lo spirito prigioniero delle catene degli inferi. 6 fumigar: emisero fumo. 7 fiamme ultrici: fiamme vendicatrici. 8 Crollò: smosse, scrollò. 9 ferale: mortale. 10 ampia…falda: grande mantello (protezione) 11 Cherùbi: Cherubini.

Deità non fui volto23, e mio diletto

12 Tra…si ravvolse: si rinchiuse tra le nubi più oscure. 13 ignei teli: fulmini. 14 procella…ingente: tempesta di fulmini e di grandine. 15 quadrella: frecce. 16 sui fiotti: sui flutti del mare. 17 E rifuggendo…l’acque: ritirandosi le acque dal mare. 18 avid’ugna: dalle mani avide (del nemico). 19 Ed al reo…agugna: all’avversario che desidera il mio danno. 20 piombaro: piombarono. 21 superna: celeste. 22 E pari…mercede: mi diede un degno premio secondo la sua giustizia. 23 Chè…volto: mai mi sono diretto verso gli altari di dei bugiardi e malvagi.

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Seguir fu sempre di lui sol servire. E i suoi giudìci ognor nel mio cospetto Furo, nè tema nè lusinghe infide La mia fralezza desviar dal retto24. Giusto Signor dall’alto seggio ei vide Intemerate l’opre e i pensieri miei, E qual volle ragion tal mi provvide25. O grande Iddio, tu all’innocente sei Benigno, e largo al generoso e adimi26

Severo le perverse anime de’ rei. Tu infranti i lacci al popolo degli imi27

A lieto segno di salute il meni, E le superbe ciglia al suol deprimi. E sei pur tu che fai giocondi e ameni Del tuo riso i miei giorni, ed i miei sguardi Del tuo lume distenebri e sereni28. Perch’io teco potrò fra l’aste e i dardi29

Campar da ria falange ed ogni muro Trapassar di vegliati30 baluardi. Sante le vie son dell’Eccelso e puro Ogni suo verbo; uom, che fidente implora La sua pietade, poserà securo. E qual v’è mai fra quanti il mondo adora Nume a Lui par che d’ogni grazia è fonte? Chi forte come il Dio che Giuda onora? Ei di valor mi cinse, ei mi diè pronte Qual di cervo le piante31, ei di salvezza M’aperse il calle32 e mi locò sul monte. Tu la mia mano, o Santo, al pedo avvezza33

Addestri all’armi, e il braccio mio sorreggi Sì che anco un arco piega sua fortezza Tu mi ricordi e con amor francheggi E fin col tuo flagello vieppù mi estolli34. Tu l’arringo mi slarghi35 e il piè mi reggi. Scorrano giù per valli o su per colli

I miei nemici: imperturbato e franco Inseguirò lor passi e giugnerolli36, Nè, finchè spirto in loro avanzi, io stanco Mi ritrarrò dalla lor caccia: oppressi Dalla mia spada ei verrann tosto manco; Chè tanta nel pugnar virtù sovr’essi Tu mi darai, che quanti in odio m’hanno Fian volti in fuga, o rotti37 e a me sommessi. Con alte grida allor te chiameranno: Pietà, dicendo, o Dio, di noi pietade! Ma vuote le lor grida al suol cadranno. E menerò degli empi orrenda clade38

E disperrolli come arena ai venti Li calcherò qual loto39 delle strade. E campato per te delle frementi Parti agli sdegni amplissimo retaggio, Dominerò le conquistate genti. Ecco umil già prostrarsi al mio servaggio40

Popol ch’io non conobbi, e a me qual sire, D’obbedienza offrir pronto omaggio; Ed estranie tribù, compresse l’ire, Blandirmi, e disfrancati41 i lor campioni Dai suoi recinti tremando fuggire. A te che eterno vivi a te risuoni Laude, Signor, che a me vendetta appresti, E sommetti al mio fren regni e nazioni. Tu me sul prence iniquo e sugli infesti42

Che mi fan guerra esalterai, siccome Schermo al furor dei perfidi mi desti. Quindi al mio salterio infra le dome43

Genti dolce a me fia levarti il canto, Monumento d’amor sacro al tuo nome, Al tuo gran nome, onde ognor cresce il vanto Dell’unto tuo Davidde e di sua prole, Su cui spandesti il tuo pietoso ammanto44, E spanderai, finchè lampeggi il sole.

24 nè tema…dal retto: né paura né false promesse mi hanno fatto deviare dalla giustizia. 25 E qual…provvide: mi aiutò secondo la sua giustizia. 26 adimi: abbassare umiliare. 27 degli imi: degli umili, dei deboli. 28 Del tuo lume…sereni: ridai la luce e rassereni. 29 aste e dardi: lance e frecce. 30 vegliati: difesi da sentinelle. 31 pronte…piante: rese i miei piedi veloci come quelli di un cervo. 32 il calle: il sentiero. 33 al pedo avvezza: abituata al bastone da pastore. 34 E fin…m’estolli: tu mi innalzi a te anche con i castighi. 35 l’arringo mi slarghi: mi prepari la difesa

36 giugnerolli: li raggiungerò. 37 rotti: sconfitti. 38 clade: strage. 39 Li…loto: li calpesterò come fango. 40 servaggio: schiavitù. 41 disfrancati: liberi. 42 infesti: avversari. 43 dome: vinte. 44 ammanto: mantello, protezione.

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Salmo 18 Coeli narrant gloriam Dei

La gloria di Colui che tutto puote Narrano i cieli, e l’opre sue stupende L’immensa lor distesa a noi fa note. Cotesto verbo un giorno all’altro rende1, E dalla notte che di qua s’invola2, Quella che vien l’arcana scienza apprende. Voce da lor non si ode, nè parola; E pur quel suon tutta la terra fiede3

E fino alle sue rive ultime vola. Quivi il suo padiglione al sole ei diede, E il fulgido pianeta al par di sposo, Che dal fiorito talamo procede. A correr la sua via qual generoso Campion s’accinge, e dall’estrema sponda Dell’oriente balza luminoso. E in ver4 l’occaso il passo affretta e inonda L’etra di luce infino al primo giro; Nè v’ha mortal che al suo calor s’asconda. Ma più che il maggior astro e lo zaffiro Per cui sì vago5 il vasto aere e incanta Più chiaro sol di ciel più alto ammiro6. La legge, io dico, immacolata e santa Che all’uom fido segnal di sua giustizia Diede l’Eccelso, onde Israel si vanta.

Questa all’alma è ristoro e ai cor letizia Vivido lume a’ rai dell’intelletto E di sapienza ai pargoli dovizia. Essa è madre al timor da cui l’uom retto Mai non si parte7, e tanta ha in sè purezza Che indubbia appare in ogni suo precetto. Oh amabil legge, a cui non è ricchezza Pari d’oro e di gemme, e non adduce8

Mele9 or ora distillato egual dolcezza! E il tuo servo, o Signor, di questa luce Si ispira anch’egli allo splendor, fidente In quell’ampia mercè ch’ella produce. Ma i suoi falli chi scerne? Oh tu clemente. Le occulte colpe astergimi e securo Mi fa' contra i superbi, o Dio possente. Se dei lor ceppi mi sottraggi10 al duro Ponto11 trarrò i miei giorni immacolato E dal peccar, che più ti oltraggia, puro. A te così dei labbri miei fia grato Il favellar, nè dei tuoi sguardi indegno Giammai pensiero entro il mio cor celato, Gran Dio, mio Redentore e mio sostegno.

1 un giorno all’altro rende: un giorno lo annuncia all’altro giorno. 2 s'invola: fugge. 3 fiede: ferisce. 4 in ver: verso. 5 vago: bello. 6 Più…ammiro: ammiro una luce più splendente del sole.

7 non si parte: non si allontana. 8 non adduce: non ha. 9 Mele: miele. 10 mi sottraggi: mi liberi. 11 duro Ponto: crudele mare.

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Salmo 19 Exaudiet te Dominus

(Coro) T’ascolti propizio, Nel dì del conflitto: Ti franchi1 l’Altissimo, Di Giacob l’Invitto. Di Sion dal vortice Vita ti porga; Dal santo ti scorga Di Solima ostel. A lui di tue vittime Il sangue versato, Del pingue olocausto L’odore sia grato. T’appaghi ei ne’ fervidi Desiri e ne' forti Pensier ti conforti Benigno e fedel. Vittoria! t’intronino Festose le schiere. E all’aura sollevino Le sciolte bandiere Fra gl’inni di gloria Al Santo devoti! (Una voce) Ah, compia i tuoi voti L’eterno dal ciel!. Viva Iddio! L’Unto è salvo! Io lo veggio: Lieta a’ preghi sorride Pietà! Move il Forte dall’alto suo seggio, La sua destra per noi pugnarà2. Quelli han grido3 ai cocchi e destrieri: Pel Dio nostro noi chiari4 sarem. Fien prigioni, fien vinti gli alteri, E noi stretti, noi saldi starem. (Coro) O Dio, deh salvaci Il nostro Re. Sì, la tua gente Udrai clemente, Allor che supplice Ricorre a te.

1 Ti franchi: ti liberi. 2 pugnarà: combatterà. 3 han grido: si affidano. 4 chiari: luminosi; senza peccati.

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Salmo 20 Domine in virtute tua

Torre del tuo presidio, In tua virtude altero, Oh, qual gioisce il Principe Sovra ogni uman pensiero! Poichè sì larga1, o Dio Rispose al suo desio E de suoi labbri al supplice Voto la sua pietà. D’ogni mercè la copia2

Dall’alto in lui piovesti, D’un serto d’or finissimo La fronte gli cingesti. Ei da te vita chiese, E tu, Signor, cortese Vita gli desti incolume Che sera non vedrà. Splende per te dell’inclito Onor della vittoria; Per te d’eccelsa sfolgora Magnificenza e gloria: D’ogni tuo ben ricolma Grazia lo abbella e colma3; Grazia che in tutti i secoli Fia che lo inondi egual. Nè, sin che quelli posino Dall’eternal viaggio4, A lui fia tolto il vivido Lume del tuo bel raggio. In tua franchizia baldo5

Egli in se spera, e saldo Stassi ad ogni urto intrepido Di avversa oste6 mortal.

Ahi già li vedo i perfidi Che al sire e a te fan guerra: Lor sopra è già terribile La destra tua, li afferra, e in tuo furor travolti Quai stecchi al bosco tolti7

Li abisserà tra i vortici Del foco vorator. E i loro figliuoli, d’empio Limo8, dannati frutti, Da te verranno, ahi miseri, Di terra sparsi, e strutti9. Giusto giudicio eterno! Vollero a te far scherno, Ma le pusille10 insidie Tu sprezzi e torci in lor11. Ed oh! vendetta orribile Che ascondi nel tuo fato! D’ira fiammante io veggioti D’arco e di strali armato. Fuggono i rei retrorso. Tu lor col guardo al dorso Sfreni12 la corda, e vindice Saetti il rio drappel. Orsù t'esalta e gloriati, Signor in tua virtute! Vincesti, e al fido principe Onor desti e salute. De’ suoi trionfi, o Santo, Non fia che taccia il canto, Che sull’umil salterio Noi solleviamo al ciel.

1 si larga: così generosamente. 2 D'ogni mercè la copia: l'abbondanza di ogni grazia. 3 Grazia lo abbella e colma: lo abbellisci e ricolmi di grazia. 4 Nè…viaggio: senza che si fermino nel viaggio verso l'eternità. 5 In tua franchizia baldo: orgoglioso della libertà che gli concedi. 6 oste: esercito.

7 Quai stecchi al bosco tolti: come rami staccati dall'albero 8 d'empio limo: malvagi (formati di cattivo fango). 9 di terra sparsi e strutti: coperti di terra (in segno di umiliazione) e abbattuti. 10 pusille: meschine. 11 torci in loro: dirigi contro di loro. 12 Sfreni: allenti.

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Salmo 21 Deus, Deus meus, respice in me

Mio Dio, mio Dio, perchè ne’ miei martìri M’hai tu deserto?1 Ah da me lungi stai Nè porgi aita a’ miei lunghi sospiri. Da mane a sera io vo' traendo2 guai, E tu non m’odi; e tutta notte affranto Senza posa ripeto i tristi lai. E pur sei tu l’Altissimo, il Santo, Che in mezzo a Giuda, che t’adora e teme, Siedi sublime di tue laudi al canto. In te, in te sempre posero ogni speme I padri nostri, ed a’ tuoi piedi immoti Mercè gridar nelle distrette estreme3. E tu sempre mercè desti ai devoti, Nè mosser quelli mai dal tuo cospetto, Che franchi e lieti dei sorrisi voti. Però non uom son io, ma verme abbietto, L’obbrobrio son della mortal famiglia, Della plebe il novissimo4, il dispetto5. Ognun che passa e a me drizza le ciglia6, Tentenna il capo, e con ghigno procace Al mio dolor fa scherno, e sì bisbiglia: - Miratel come in Dio s’acquieta e tace! Or venga Egli di cielo, e franchi il pio, Salvi il fedel, se tanto in lui si piace – Or tu se’ il mio Autore7 e il Padre mio, Tu del mio cor fosti il desio sovrano Dalle materne poppe8, e tu il mio Dio. Ah vieni omai, non ir da me lontano: L’ora già suona dell’aspra tempesta, Nè mi affida di scampo amica mano9. Vedi qual torma di giovenchi infesta10, Qual pingue stuol di tori alla mia guerra Move, e m’incalza, e già mi strigne e pesta.

Oh come ognuno verso me disserra11

Le fauci ingorde, e qual lione arrossa Il ciglio, e rugghia12, e già la preda afferra! Non è più in me nè spirito nè possa: Com’acqua mi disciolgo a stilla a stilla, E cigolando si dislogan l’ossa. Non altrimenti che si disigilla A’ caldi rai la cera, il cor distrutto Mi vaneggia nel petto e si distilla13. Siccome adusta argilla ho il frale asciutto14

Secca la lingua, ed aride le labbia: Oh Dio, tu m’hai già in polvere ridutto. Se tu lieta farai la mia speranza, A’ miei fratelli della tua bontate Mi loderò nell’ampia raunanza15. Voi, prole di Giacobbe, Iddio lodate, Dirò: voi tutte al Santo alme fedeli, L’eccelsa sua virtù magnificate. Chè non sprezzò le lagrime e gli aneli16

Voti, onde a lui s’effuse il poverello, Ma li raccolse e consolò da’ cieli. Fra gli assembrati17 figli d’Israello Canterò le tue laudi, e la gradita Ostia ti renderò nel sacro ostello18. A mensa di regal cibo imbandita Satollerò19 dei poveri lo stuolo, E a’ loro spirti eternerò la vita. Spiegherà quindi su per l’orbe il volo Di tant’opra la fama, e la memoria Ne correrà dall’uno all’altro polo. E fian conquiste della tua vittoria Quante ha nazioni il mondo, che volenti20

T’inchineran fra i cantici di gloria.

1 perchè…deserto?: perché mi hai abbandonato nelle mie sofferenze? 2 vo' traendo: mi capitano. 3 Mercè…estreme: implorarono aiuto nel bisogno estremo. 4 della plebe il novissimo: l'ultimo del popolo. 5 Della plebe…il dispetto: l'ultimo del popolo, il disprezzato. 6 a me drizza le ciglia: mi fissa con lo sguardo. 7 Autore: Creatore. 8 Dalle materne poppe: fin dai miei primi giorni di vita. 9 Nè mi affida…mano: né vi è un amico che mi aiuti. 10 Vedi…infesta: come una schiera di giovenchi mi travaglia.

11 disserra: apre. 12 rugghia: ruggisce. 13 si distilla: si scioglie. 14 Siccome…asciutto: come argilla secca ho il corpo inaridito. 15 raunanza: adunanza; riunione. 16 aneli: ansiosi. 17 assembrati: riuniti in assemblea; radunati. 18 sacro ostello: nel tempio. 19 satollerò: sazierò. 20 volenti: volentieri.

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Chè tuo, Signore, è il regno, e sulle genti Il tuo soglio convien che si sublimi21

E tutte a te si prostrino tementi. E che al mio desco e all’ara tua gli opimi22

Frangan l’orgoglio, e attingan lustro e calma A te devoti della terra gl’imi23. Lieta così della sudata palma24

E gloriosa de’ tuoi santi amplessi Al tuo nome immortal vivrà quest’alma. Vedrai poscia maisempre a te sommessi I miei figliuoli, e nell’età ventura Non fia che il suon di tua giustizia cessi Fra il popol de’ tuoi, che s’infutura.

21 si sublimi: s'innalzi. 22 opimi: sazi, grassi. 23 imi: gli umili, i poverelli. 24 sudata palma: vittoria conquistata a fatica.

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Salmo 22 Dominus regit me

Me felice! Iddio mi regge Pastor fido dall’Empir. Cui tal veglia e tal sorregge1

Nulla mai potrà fallir. In erbosa piaggia2 e amena, Quivi ci tiemmi a nutricar3, E alle dolci acque mi mena L’arse fauci4 a dissetar. Così l’alma svigorita Mi rinfranca e per l’onor Del suo nome egli m’addita La via retta infra gli error. Fa', se il vuoi, che all’ombra scura Qual di morte io volga il piè: Moverò senza paura, Chè tu sei, Signor, con me. Che se mai restio talora La tua voce non udrò, Batti pur, percoti allora: Di tua man mi loderò. Sei pur tu, che in viso a’ rei Che mi struggon di dolor Al tuo desco mi ricrei5

D’ineffabile gioia il cor. Per te quivi d’olio brilla Colto e nitido il mio crin6, E dal calice distilla Spumeggiante in copia il vin. E per te fia che secondi Grazia ognora il tuo fedel, Sì che lunghi anni e giocondi Tragga7 ei presso al santo ostel.

1 Cui…sorregge: chi è protetto e sorretto. 2 piaggia: campagna. 3 nutricar: alimentare, nutrire. 4 arse fauci: la gola secca. 5 mi ricrei: mi riempi di. 6 colto…crin: ordinati e splendenti i miei capelli. 7 Tragga: stia.

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Salmo 23 Domini est terra

E’ di Dio, di Dio tutta è la terra E quant’ella sorregge e rinserra1; Son di lui quanti alberga viventi, E’ di Dio delle genti – lo stuol. Ei prescrisse del pelago2 all’onde Egli ai rapidi fiumi le sponde E dall’ima3 sua base sovr’esse L’ampia mole egli eresse – del suol. Or chi sul monte ascendere Potrà, dov’ei risiede? Sul loco santo il piede Chi mai fermar potrà? Uom, che le mani innocue4

E inviolato il giuro5, E il cor mantenne puro Nè volse a vanità. Questi d’elette grazie Corona e di salute E pari a sua virtute S’avrà da lui mercè. Tal di Giacobbe è l’inclita Prole che a Dio sospira. Che al volto augusto aspira Dell’immortal suo Rè. Su levate sublime la fronte Porte eterne, schiudetevi pronte: Della gloria s’avanza il Signor. - Chi Signor della gloria si noma? 6 - - Il Possente, che pugna, che doma, Delle armate nazion il terror. - Su levate sublime la fronte Porte eterne, schiudetevi pronte: Della gloria s’avanza il Signor. - Chi s’appella Signor della gloria? - - Quei che scorge7 i suoi fidi a vittoria, Della gloria egli è questi il Signor .-

1 rinserra: racchiude. 2 del pelago: del mare. 3 ima: profonda. 4 innocue: innocenti. 5 il giuro: il giuramento, la promessa. 6 si noma?: si chiama. 7 scorge: guida.

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Salmo 24 Ad te, Domine, levavi

A te, mio Dio, quest’egra1 alma s’innalza: Vedi, ella in te s’affida. Oh deluso io non sia; nè di me rida L’empio stuol che m’incalza! Chè, mortal che in te posta ha la sua speme Di vergogna non teme. Sì, di vergogna ardan color che fanno Oltraggio al dritto2, nè il perchè pur sanno. Fra tai perigli intanto al passo incerto La retta via chi segna? Tu solo il puoi: deh tu guidarmi degna Per questo aspro diserto: Tu alla chiarezza degli eterni veri Mi addita i tuoi sentieri; Chè tu sei il Dio di mia salute, e anelo3

Io sempre a te m’aspetto, o Re del cielo. Rammenta omai l’immensa tua pietade, Di cui nei prischi4 tempi Così smaglianti sfolgorar gli esempi; E di mia nuova etade Oblia quant’io contra il tuo giuro osai, Oblia quant’io peccai; E sol ricorda che tu sei sì buono, E che fattura di tue mani io sono. Dolce e retto è il Signor che lassù regna, Però a color, cui mala Cupidigia fa in giuso batter l’ala5, Di sua bontà pur degna Raggiàr la luce: ma con pari note Qual lingua mai dir puote Com’ei de’ suoi decreti aprir si piace Le vie sublimi a chi soffrendo tace?

1 egra: malata, inferma. 2 al dritto: alla giustizia. 3 anelo: vigore. 4 prischi: antichi. 5 cui…batter l'ala: il cui cattivo desiderio fa precipitare in giù.

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Salmo 25 Iudica me Domine

Tranquillo all’ombra del sentirmi puro Da Te, mio Dio, da Te ragion1 mi aspetto, E in tal fidanza2 poserò sicuro. Prova il mio cor, se moto in lui men retto Scoprir t’avvenga, e, qual dell’oro fassi, Ogni pensier ne saggia ed ogni affetto. Chè dalla tua bontà non io ritrassi Giammai gli sguardi, e il venerando segno Della tua fè mai non varcàr3 miei passi. Dei vani spirti l’amistà disdegno4, E stranio5 al culto delle inique genti Ne aborro ogni sacrilego convegno6. Le mie palme lavar fra gli innocenti Mi è dolce, e all’ara tua balzar7 d’intorno Narrando in suon di laude i tuoi portenti; E mia delizia è pur nel tuo soggiorno Trar l’are, appo gli augusti padiglioni Ove regni fra noi di gloria adorno. Deh quest’alma non mescer coi felloni8, Che di nequizie han sordida e di clade La destra è carca d’esecrati doni9. Tal io non son che il piè dalle tue strade Non torsi. Ed ora aita, o Dio, mi appresta E all’accolto Israel di tua pietade Benedicendo narrerò le gesta.

1 ragion: giustizia. 2 fidanza: fiducia, fede. 3 non varcàr: non oltrepassarono. 4 Dei…disdegno: odio l'amicizia delle persone vuote spiritualmente. 5 stranio: estraneo, allontanandomi dal 6 convegno: riunione. 7 balzar: danzare; saltellare. 8 mescer coi fellon: mescolare con i malvagi. 9 han…doni: hanno la destra sporca di peccati e di stragi e carica di doni esecrabili.

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Salmo 26 Dominus illuminatio mea

Mio dolce lume e mia salvezza è Dio: Cui paventar1 dovrò? Dio ne’ cimenti2

Veglia al mio fianco: cui temer deggio? Già m’eran sopra i miei nemici ardenti3

Divorar le mie carni, ed in un lampo Convulsi barcollar4 caddero spenti. Sorga pur contra me d’armati un campo: Forte starò; più viva speme in petto Mi accenderà della battaglia il vampo. Sola una prece al mio Signor diletto Fu da me porta e fia, che in sino ai tardi Miei giorni io viva nel suo sacro tetto. Sì che, in lui fissi gli amorosi sguardi, Mi inebri del piacer che ai suoi fedeli Dona, e l’augusta sua magion riguardi. Oh Dio pietoso! ei tra le mie crudeli Ambascie asilo all’ombra sua m’offerse E tra i suoi mi nascose arcani veli. Ei qual su rocca immobile m’aderse5; Ond’ecco tal sugli empi mi diè vanto, Che d’ogni intorno la mia man li sperse. Quindi offrirò nel tabernacol santo Plaudendo a Lui la vittima6, e devoto Sciorrò sull’arpa di sue lodi il canto.

Or deh benigno all’umile mio voto T’inchina, o Dio; pietà di me ti prenda Non resti il mio pregar di grazia voto7. Del mio cospetto in voi desio s’accenda: Fu tuo detto, onde in cor mi echeggia il suono Nè fia, che altro desir a me s’apprenda8. Non celarmi i tuoi rai9, tuo servo io sono; Non isdegnar chi da te prega aita, Non lasciarmi dispetto10 in abbandono. Vedessi ancor dal padre mio bandita E dalla madre ogni pietà, m’avrei Pure in te scampo11 all’affannosa vita. Tu pel diritto calle12 i passi miei Guida, e mi reggi, o Dio, talchè confusa Caggia la furibonda ira dei rei. Deh non far paghe le lor brame, schiusa Hanno di iniqui testimon l’audace Lingua che il suo mentir parlando accusa13. Qual io pregai, tal fia. Pegno verace M’è la parola tua, che m’assicura Ch’io tra vivi vedrò l’alma tua pace. Ti consola, o mio cor, nè la sventura T’adimii14; in Dio riposa e ti rinfranca; Nè titubar, ma sempre forte dura In quella speme che giammai non manca.

1 paventar: temere. 2 cimenti: battaglie, prove. 3 ardenti: desiderosi, smaniosi. 4 barcollar: barcollando. 5 Ei qual…m'aderse: mi costruì come su una roccia immobile. 6 la vittima: l'offerta.

7 di grazia voto: inatteso, inascoltato. 8 altro desir a me s'apprenda: non desideri altro. 9 i tuoi rai: i tuoi occhi; il tuo volto. 10 dispetto: apposta. 11 scampo: rifugio. 12 calle: sentiero. 13 …accusa: che si accusa da sola con la sua menzogna. 14 t'adimii: ti umili.

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Salmo 27 Ad te, Domine, clamabo

A Te sclamo, o Signor: deh tu le mie doglie La tua voce consoli! Ah se ella meco Fia muta, io pari a quei sarò, che il cieco Tumulo1 accoglie. Vedi com’io con le ginocchia inchine2, Ambo le palme al sacro ostel levando T’invoco, e i lai3 che supplice a Te spando Intendi alfine. Deh non trarre in abisso il tuo fedele Coi tristi4, a cui d’empiezza5 il cor ribocca, Che ai lor consorti6 pace han su la bocca E dentro fiele. Tu libra7 i costor falli e la nequizia Scruta dei lor proposti, e fa’ che ultrice8

Scenda dagli astri su la rea cervice La tua giustizia. Però che le tue chiare orme i perversi Non avvisâr9 nel mondo e i tuoi portenti, Dal suol divelti fian qual polvo ai venti Per te dispersi. Sia laude al Santo che a’ miei preghi attese! Ei fu sostegno e usbergo10 alla mia vita: Fidente a lui mi volsi, ed Egli aita Mi diè cortese. Quindi in me balza e grato inneggia il core Al pio Signore dei fidi suoi fortezza, Al pio Signor che all’Unto è di salvezza Mallevadore11. Deh tu la plebe, o Dio, che pur te cole12

Salva, e benedicendo al tuo retaggio13

Tu la guida e la estolli14 infin che il raggio S’abbui del sole.

1 Tumulo: sepolcro. 2 inchine: che toccano terra. 3 i lai: i gemiti; i lamenti. 4 tristi: malvagi. 5 d'empiezza: di malvagità. 6 lor consorti: nelle loro riunioni. 7 libra: valuta. 8 ultrice: vendicatrice. 9 avvisâr: non videro. 10 usbergo: difesa (corazza). 11 mallevadore: garante. 12 cole: venera. 13 retaggio: eredità. 14 estolli: innalzi, elevi.

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Salmo 28 Adferte Domino

Al gran Padre dei secoli, al Santo Osannate voi prenci15 immortali; Ogni laude recate, ogni vanto Dei mortali – all’altissimo Re. L’ali d’oro – con santo decoro, O Cherubi16, chiudete al suo piè. Iddio tuona, sui nuvoli romba La sua voce severa e profonda: Scroscia il nembo e la voce rimbomba; L’acqua inonda – raddoppia il fragor. Oh qual mugge – solenne, qual rugge Maestosa, spirante terror! Iddio tuona, e al suo spiro17 sugli’alti Cedri il turbo18 fremente imperversa, Gl’urta e scrolla, gl’infrange e per salti19

Li riversa – precipiti al suol, Quai vitelli – sul Libano snelli, Qual sul Ermon di bufali stuol. Iddio tuona, e per l’orrida20 notte Sparte21 fiamme s’accendono in cielo: Scosse treman di Cades le grotte; D’ogni stelo – è inundato il terren. Tuona ed, ahi! – l’egra22 cerva, tra i lai Sporge il parto anzi tempo dal sen. Ogni cosa tra noi morta giacque E lassù tutto è gloria e sorriso. Qual sedea del diluvio sull’acque Tale assiso – in eterno Dio sta. Re clemente – al suo popol gemente Pace ancora e fortezza ei darà.

15 prenci: principi. 16 Cherubi: Cherubini. 17 spiro: soffio. 18 turbo: turbine; tempesta. 19 salti: burroni. 20 orrida: nera; tempestosa. 21 Sparte: sparse. 22 egra: ammalata; inferma.

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Salmo 29 Exaltabo te, Domine

Sorga a te d’amor sull’ali L’inno, o Dio, che mi reggesti, Nè degli invidi rivali Sovra me la brama empiesti1. Nel periglio a te del fido Cor levai dolente un grido, E per te2 vigor novello Le mie membra confortò.

Da’ bui regni della morte La tua man mi trasse, o Forte, E tra quei, che il freddo avello3

Preme e serra, mi affrancò. Or voi, memori, o fedeli, Disposate4 all’arpa il canto, E plaudite al Re de’ cieli, Al Signor de’ santi: al Santo Che crucciato, in un baleno Torna placido e sereno. E benigno alla sua prole Ne prolonga i dolci dì.

Sulla sera, ahi lasso! tutto Era intorno angoscia e lutto! E al mattin col nuovo sole L’allegrezza rifiorì.

Quando io già felice e lieto Gli anni miei vivea tranquillo: No, pensai nel mio segreto, Non sarà ch’io mai vacilli! E di cui temer potea Se il mio monte io mi vedea Di sua possa5 armato e cinto, O di Solima Signor?

Ahi sventura! Un solo istante Mi bastò che il tuo sembiante6

Tu da me torcessi7, e vinto Fui dall’ansia e dal terror.

1 la brama empiesti: esaudisti il desiderio. 2 e per te: grazie a te. 3 avello: tomba. 4 Disposate: preparate. 5 possa: forza. 6 sembiante: volto. 7 Tu da me torcessi: allontanassi.

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Salmo 30 In te Domine speravi etc.

In te, spero, o Signor, che in cielo hai stanza Deh, mai deluso a vergognar non abbia Chi nell’eterno ha posto sua speranza. Intendi1 all’umil suon delle mie labbia, E giusto ultor2 la mia virtude inferma Campar3 t’affretta dall’ostile rabbia. Tu a me securo asil, tu a me sii ferma Torre che le cozzate4 arme disfida; Tu mi ricopri di tue piume e scherma5. Chè tu sei il mio rifugio e la mia fida Difesa, e di salute al nobil segno Mi sarai pel tuo nome e forza e guida; E ritrarmi saprai dal laccio6 indegno, Che a mia ruina i peccatori ordiro7; Poichè tu a me sei valido sostegno. Commetto alle tue mani l’egro mio spiro8, Che al verbo tuo fedel da certo fato Tu già salvasti, o Re del sommo Empiro. Sai bene che da me sempre abbominato Fu il cieco vulgo ai vani riti atteso9, E che ogni mio desir fu in te locato. Ed oh qual fui di giubilo compreso, Quando propizio a me volgendo il ciglio Dal fero passo mi traesti illeso, Nè preda mi lasciasti al crudo artiglio Del fello10, spazioso a me davante Schiudesti un varco fuor d’ogni periglio. Ed or pietade ancor di me, che in tante Pene mi struggo, onde ho consunti i rai, E l’alma esausta, e macero il sembiante! Ahimè nel duol la vita mia, ne’ lai Gli anni ho trascorsi, e senza più vigore Disfar mi sento, pur sin le ossa omai.

Sovra ogni mio rival son di terrore E di ludibrio a’ miei fedeli obbietto: Qualunque avviensi in me11 fugge di orrore. A chi più di me cale12? In ogni petto Sono fra l’ombre dell’oblio sepolto, Qual rame o argilla di cui fassi getto13. Odo, e in udirla agghiaccio, un popol folto Che ad una voce impreca al nome mio, E a tormi vita ogni desire ha volto. Pure fra tanti palpiti non io Dispero, e a te che l’umile conforti Sclamo con umil cor: tu se’ il mio Dio. Son in tua mano del viver mio le sorti: Deh! mi preserva dall’avida caccia, E a l’ugna14 mi sottrai degl’impi15 insorti. Padre immortal, della tua santa faccia Dolce un sorriso al tuo fedel risplenda, Tal che serbarmi incolume ti piaccia. De’ miei preghi a te porti, ah! non mi prenda Rossor! Ben sì dei perfidi la greggia Confusa resti infin che all’orco scenda16; Ed ogni lingua ammutolir si veggia Che ad orgogliosi ed acerbi detti avvezza17, Calunniando, l’innocente aspreggia18. Oh qual disserra a’ tuoi cultor dolcezza Qual dinanzi ai mortali in essi effondi Tesoro, o Dio, di sovrumana ebrezza. Con teco al tristo insidiator gli ascondi19, E fra le ire procaci e le contese Dei veli tuoi li copri e li circondi. Sia laude a Lui, che oltre ogni dir cortese, Come in città di spaldi redimita20, Mi riparò dalle inimiche offese!

1 intendi: ascolta. 2 ultor: vendicatore. 3 campar: salvar. 4 cozzate: che urtano con violenza. 5 scherma: proteggi. 6 laccio: inganno. 7 ordiro: tessero; tramarono. 8 egro mio spirito: la mia anima malata. 9 atteso: intento. 10 del fello: del malvagio.

11 avviensi in me: m'incontra. 12 cale: importa. 13 ogni desire ha volto: si è impegnato con tutto il cuore. 14 a l'ugna: dalle mani. 15 degl'impi: degli spietati. 16 all'orco scenda: vada verso la morte. 17 ed acerbi…avvezza: abituata a parole crudeli. 18 aspreggia: tormenta. 19 …gli ascondi: lo nascondi dalle insidie del cattivo. 20 spaldi redimita: protetta dagli spalti.

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Fra i torbidi pensier della smarrita Mente io dissi: da Dio reietto21 fui Senza più schermo, ah lasso, e senza aita. Ma no: dei voti22 miei la voce a Lui Salse, ed al mio pregare ed al mio pianto Degnò chinar propizii i lumi23 sui.

21 reietto: rifiutato. 22 voti: preghiere; suppliche. 23 lumi: occhi.

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Salmo 31 Beati quorum remissa sunt etc

Oh felice colui, cui l’alma terse1

D’ogni labe di colpa il Re del cielo, E cui benigno i falli ricoverse2

Di eterno velo! Lui fortunato inver, che di giustizia Più non teme rampogna3 nè vendetta, Nè rie fallacie, a schermo di malizia In core alletta4. Anch’io, Signor, lunga stagione ahi tacqui Nel mio peccato, e qual ne colsi frutto? Logore l’ossa, disfrancato giacqui5

Come distrutto. Mi gravò6 la tua man d’ogni sventura, Ond’io dal duolo notte e dì gridai, E inaridito fui, qual dall’arsura D’estivi rai7. Alfin lo stral8 che mi tenea confitto Dal pentito mio cor trarmi risolsi, E a palesarti9 il grave mio delitto La lingua sciolsi. Ma dissi appena entro di me gemendo: Di mia nequizia a Dio scoprir vò il carco10; Che tua mercè tornai del fallo orrendo Libero e scarco. Oh sovrana pietà! Per essa prono11

Pei perigliosi giorni di sua vita Ogni fedel fia che da te perdono Implori e aita12.

E dove pur diluviando un nembo Tutto inondasse della terra il seno, Stariasi quegli sovra asciutto lembo Franco e sereno. Tu, Signor, sei ne’ cimenti13 il solo Securo asil, nelle tempeste il porto: Deh tu mi scampa, tu mi sii nel duolo Dolce conforto. Ma già tu parli – Io, sì, prudente e saggio Farotti, io pel cammin che batter dèi14

Ti guiderò col mio consiglio al raggio Degli occhi miei. Uomini siate, e non stupido gregge Di cavalli e di muli, che retrorso15

Ne va dal domator, s’ei nol corregge Col freno e il morso.

Udiste? E quanto ahimè grave minaccia Sul peccator d’aspri flagelli16 pende Mentre a chi spera in Dio lieta le braccia Pietà distende. Orsù gioite, e con tripudio17 santo Rallegratevi, o giusti, nel Signore, E voi di sua bontà menate vanto, Retti di cuore.

1 terse d'ogni labe: asciugò da ogni macchia. 2 ricoverse: ricoprì. 3 rampogna: rimprovero. 4 Nè…alletta: né come scusa del male coltiva malvagi inganni nel cuore. 5 disfrancato giacqui: rimasi senza protezione. 6 Mi gravò: mi oppresse. 7 qual…rai: come dal calore del sole d'estate. 8 stral: la freccia. 9 palesarti: manifestarti. 10 Di mia…carco: rivelerò a Dio il peso del mio male. 11 prono: prostrato. 12 aita: soccorso; aiuto.

13 cimenti: prove. 14 batter dei: devi seguire. 15 retrorso: all'indietro. 16 d'aspri flagelli: di crudeli castighi. 17 tripudio: gioia; esultanza.

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Salmo 32 Exultate iusti, in Domino etc

Levate, orsù tra i plausi1

O giusti, a Dio la voce A voi s’addice, ingenui2

Spirti, la pia melode. Con l’arpa a dieci corde Festeggi in suon concorde La cetera al Signor. Nuove armonie risuonino Sposate3 a rime nuove Sorga sublime un cantico A Lui che tutto muove. Di cento voci e cento Fra i giubili il concento4

S’innalzi al Creator. Sono i suoi detti5 e l’opere Tutta purezza e fede. Nel cor di lui giustizia Sola e giudicio ha sede. Nell’orbe intero ei splende Signor benigno, e stende La sua pietosa man. Il Verbo suo l’etereo6

Distese immenso giro Lo fe’ di stelle fulgido Dei labbri suoi lo spiro. Ampio tesoro ei schiuse Gli abissi, e vi racchiuse Il fervido ocean. A Lui s’adimi7 e pavida8

Tremi quant’è la terra. Tutti al suo piè si prostrino Quei che il suo cerchio serra9. Egli è il suo Sire; Ei disse E l’orbe fu: prescrisse E docile obbedì. Contro il suo senno altissimo Qual pro d’umani ingegni10? Ei delle genti, ei dissipa Dei prenci i rei disegni. Ma sin che duri il moto

Non sia d’effetto voto11

Quel che l’eterno ordì. Oh te fra quanti irradia Del maggior astro12 il lume Popol fortunatissimo Di cui l’Eccelso è il nume! Popol d’onor cotanto Che in suo retaggio il Santo Elesse e consacrò. Dal seggio di sua gloria Su tutti il guardo13 ei gira D’Adamo i figli e vigile Ogni lor atto mira, Qual già con pari amore D’ogni mortale il core Di propria man palsmò. Non son difesa al principe Falangi e baluardi Non all’eroe l’intrepido Petto e i securi dardi: Non val, non vale scampo Corsier fumante in campo Di generoso ardor14. Ma quei che sol s’affidano Nella pietà superna Oh come Iddio propizio Li veglia e li governa! Di quei ei l’alma affranca15

Da morte, e ne rinfranca Di provid’esca16 il cor. Quindi a lui pur s’appuntano17

I nostri rai, le palme18

Fidenti a lui si levano A lui sospiran l’alme: In questa fragil vita Ei solo è nostra aita L’usbergo19 nostro egli è!

1 plausi: applausi. 2 ingenui: santi. 3 sposate: insiem. 4 concento: concerto. 5 suoi detti: le sua parole. 6 etereo: celeste. 7 s'adimi: si umilii. 8 pavida: timorosa; tremante di paura. 9 Quei…serra: tutti gli abitanti della terra. 10 Qual…ingegni?: cosa possono fare gli uomini?

11 d'effetto voto: inefficace. 12 maggior astro: il sole. 13 il guardo: lo sguardo. 14 Non val…ardor: non ti libera nemmeno un sudato cavallo che in battaglia, suda per il generoso coraggio. 15 affranca: libera. 16 rinfranca di provid'esca: rianima con provvidenziale cibo. 17 s'appuntano…rai: si fissano i nostri sguardi. 18 le palme: le mani. 19 usbergo: difesa.

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Oh di qual dolcissima Celeste dilettanza20

Ne adempie21, o Dio, quest’aurea Che in te nutriam fidanza22! Deh a noi, Signor, ti piega23

E il favor tuo dispiega Quale speriam da te.

20 dilettanza: gioia. 21 Ne adempie: ci colma. 22 quest'aurea...fidanza: questa celeste fiducia. 23 ti piega: rivolgiti.

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Salmo 33 Benedicam Dominum etc

Fra i duri eventi e i prosperi1

Benedicendo al Santo Dolce mi fia di laude Sempre a Lui sciorre2 il canto. Dell’alma mia la gloria Fia tutta nel Signor; L’oda e ne meni giubilo3

Chiunque umile ha il cor. Meco da voi si celebri L’Eterno: orsù leviamo Concordi l’Ineffabile Nome del Dio d’Abramo. Ne’ miei perigli io trepido Chiesi da lui mercè, Ed Egli, oh pio! d’ogni ansia Libero il sen mi fè. Oh quanti a lui si volsero E n’ebber lume e aita4! Nè torse5 alcun mai pallida La fronte e sbigottita? Gemendo, ahi questo misero Grazia egli pur chiamò; E l’udì Grazia, e provvida Dai mali il rilevò6. Qual oste7 formidabile L’Angel di Dio s’accampa, E quei che il Santo adorano Sempre circonda e scampa. Se buono Ei sia, gustatene, E il cor lo intenderà: Oh lui fortunatissimo Che in Dio rifugio avrà! Fidi a lui siate, o popolo Devoto, al Re dei cieli, Che d’ogni ben dovizia8

Rallegra i suoi fedeli.

Smunti i leoni ed avidi9

D’esca vedrai ruggir, Ma non vedrai d’inopia10

Chi spera in lui languir. A me traete, ingenui Figliuoli, a me venite: E dal mio labbro docili Di Dio la legge udite. Qual v’è mortal che vivere Brami11 per lung’età, E nei suoi giorni l’aurea Goder felicità? Nei detti tuoi nequizia12

Non stilli il suo veleno, E monde da fallacia13

Tien le tue labbra a freno. Il bene adopra14, e il vizio Sia lungi ognor da te. Ama la pace e seguila Con indefesso15 piè. Schiuse di Dio le palpebre Sovra i suoi cari, e aperti Ne son gli orecchi ai supplici Voti da lor profferti. Ma volge i rai fulminei De’ reprobi allo stuol, La rea memoria a sperderne16

Qual polvere dal suol. A Lui sclamaron gl’integri Spirti, e li udì cortese, E d’ogni affanno liberi In sua virtù li rese. A quei che oppressi gemono Pietoso accanto Ei sta. E terso17 il pianto agli umili Salute alfin darà.

1 duri eventi e prosperi: fra gli eenti tristi e felici. 2 sciorre: sciogliere. 3 meni giubilo: gioisca. 4 lume e aita: consiglio e soccorso. 5 torse: allontanò. 6 rilevò: risollevò. 7 oste: esercito. 8 dovizia: abbondanza

9 smunti e avidi d'esca: emaciati ed affamati. 10 inopia: mancanza di alimenti, cibo. 11 Brami: desideri. 12 nequizia: malvagità. 13 fallacia: menzogna. 14 adopra: fa'. 15 indefesso: instancabile. 16 La rea…sperderne: pronto a sterminarne il cattivo ricordo. 17 terso: asciugato.

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In duro agon18 molteplice Ei sperimenta i giusti E d’ogni agone incolumi Li trae di palme onusti19. Ei le sante ossa vigile Ne guarda dall’empir20, Nè disse fia che veggasi Infranto un sol perir.

Darà la colpa vindice Al suo fattor la morte, E a chi gli egregii21 ha in odio S’aspetta acerba sorte. Affrancherà l’Altissimo L’alme dei suoi cultor22, Nè mai sarà che pentasi Chi speme23 ha nel Signor.

18 agon: lotta. 19 di palme onusti: vittoriosi. 20 guarda dall'empir: protegge dal cielo.

21 egregii: insigni; degni di ammirazione. 22 cultor: fedeli. 23 speme: speranza.

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Salmo 34 Iudica, Domine, nocentes me etc

Deh tu col perfido stuol che m’impugna1, Celeste vindice, contendi e pugna. Di scudo e targa armato Deh sorgi e vienmi, o Dio, propizio a lato. Vibra l’indomita lancia, ed ai crudi2

Che mi perseguono le vie precludi: D’amor possente in suono Di’ all’alma mia: la tua salute io sono. Confusi arrossino qual bragia in volto Color che a spegnermi loro brame han volto3; Vadan retrorso in fuga Quanti a me contra accende l’odio e fruga!4

Dispersi ei vadano sì come polve, Cui soffio Euro5 seco travolve, E l’angel tuo lor dietro Minacce insista con rapido metro6. Fra cupe tenebre su rotti vassi7, Per sentier lubrico8 muovan lor passi, Nè al faticoso corso L’angiol dia tregua, lor sempre sul dorso. A me di fraudi di colpa scarco Fatale ascosero9 di sotto un varco, Ove il mio piè sospinto Da’ ceppi ahimè saria da morte avvinto. Su lui giudicio piombi severo, Che in me sollevasi più ch’altri fero10, Tal che lui stesso avvolga La tesa rete ed il suo laccio11 il colga! Allor al giubilo di tua vittoria, A te il mio spirito, re della gloria, Esulterà con quante Fibre ei scote e dirà: chi a te sembiante12?

Chi a te mai simile, che il poverello Ritogli e il misero di mano al fello Che il tiranneggia, e all’ugna13

Scampi del forte che a predarlo agugna14? Maligni sursero a mentir pronti, Falli m’apposero a me non conti15; E indegna ai miei favori, Dieron mercè16 di lutti e di dolori. Pur io, s’ei giacquero talora oppressi, Tosto il cilicio vestii per essi, E dal digiun prostrate Le mie membra su lor chiamai pietate. Diansi ai lor gemiti sì come suole Cui d’un carissimo, d’un fratel duole, Qual piagne in bruna gonna17

Sul figlio estinto desolata donna. Dov’essi oh barbari! ne’ miei dì mesti Gioir, convennero insieme infesti18, Onde ahi qual piovve amaro Cumol d’ambascie sul mio capo ignaro! Ecco, mi mordono inveleniti, Fan di me strazio co’ parassiti Co’ piaggiator19 profani; E su me ringhian quai rabbiosi cani. Or quando, o altissimo Sire, il tuo ciglio Vorrai tu volgere al mio periglio20? Deh alfin, da tanti oltraggi Quest’alma, o Santo, dai leon sottraggi. Oh se tu incolume da lor mi scampi, Del fido popolo m'udrai negli ampi Convegni in su la cetra Il nome tuo levar memore all’etra21. Di me non ridano questi codardi Che in me cospirano coi loro sguardi,

1 m'impugna: mi contrasta fieramente. 2 crudi: crudeli nemici. 3 spegnermi…volto: desiderano uccidermi. 4 fruga: tormenta. 5 Euro: vendo del sud, scirocco. 6 insista…metro: promette minacce rapidamente. 7 vassi: vasi. 8 lubrico: insidioso. 9 ascosero: nascosero. 10 sollevasi…fero: si rivolge contro di me più crudele degli altri. 11 laccio: inganno. 12 sembiante: simile.

Nè restan dalle offese22

Di questi spirti del natio paese.

13 all'ugna: alle grinfie. 14 agugna: desidera con ansia. 15 non conti: innumerevoli. 16 mercè: premio. 17 in bruna gonna: vestita a lutto; in gramaglie. 18 infesti: ostili. 19 piaggiator: adulatori. 20 il tuo ciglio…periglio: vorrai guardare al mio pericolo. 21 all'etra: al cielo. 22 Nè restan dalle offese: né smettono di offendermi.

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Deh quali ei ruttano dall’atre23 gole, Su me vantandosi di bieche parole! - Evviva, evviva! han visto Pur gli occhi nostri umiliato il tristo24 –. Tu il vedi, e tolleri, nè ancor sei stanco? M’odi e propizio resta al mio fianco. Sorgi, e al giudicio mio Intendi, e in tua ragion25 mi salva, o Dio! No, più non godano dei danni miei, Nè fra sè dicano plaudenti i rei: A noi sia plauso! Evviva! Vorato26 abbiam chi a noi opporsi ardiva.

Delusi avvallino27 la balda28 fronte Sian di ludibrio coperti e d’onte29

Quei che del mio cordoglio Fa lieti invidia e tracotanti orgoglio! E quei che pregiano la mia giustizia30, Quanti a me bramano pace e letizia Di giubilo festanti Dicano ognor: sia gloria al Dio dei Santi. Così finch’aura31 di vita il petto Mi scaldi ed agiti, mi fia diletto Al suon di pie melodi Di tua ragion disposar le lodi.

23 atre: nere (di malvagità). 24 il tristo: il crudele; il malvagio. 25 in tua ragion: per la tua giustizia. 26 vorato: divorato.

27 avvallino: abbassino. 28 la balda: la superba. 29 d'onte: di vergogne. 30 pregiano la mia giustizia: apprezzano la mia fedeltà alla legge. 31 aura: alito; soffio.

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Salmo 35 Dixit iniustus ut delinquat etc

Tratto il fellon da ingiusta brama1, in core Fermato ha della colpa il reo consiglio2, Nè in sua demenza del celeste Ultore

Paventa il ciglio3. Però ch’ei mal oprando al suo cospetto Pure a blandir se stesso intende, e vago E d’empier4 sua nequizia e il mal concetto odio fa pago5. Da’ labri suoi fuor che perversa e infida Non esce mai parola, e ha sempre a sdegno6

Nell’alta norma che a ben fare è guida Porre l’ingegno7. Sue trame ordisce nella veglia bruna8, Ed ogni torta via percorrer osa; Che nol rattien di pravità veruna L’immago esosa. Ma il mio spirto, Signor, pur a te riede9, Di cui l’alma pietade in ciel grandeggia, E insino al vaporoso aere la fede Secura aleggia. La tua giustizia al par delle sublimi Montane vette maestosa appare, E i tuoi giudizi occulti son quai gl’imi Seni10 del mare.

Tu delle fere vigil cura prendi Nonchè dell’uom che a te somiglia. Oh quale La tua bontà mirabile distendi, Padre immortale! Tu i figli d’Eva all’ombra di tue piume Ripari e adempi delle tue dovizie11, E li disseti del perenne fiume Di tue delizie. Chè teco della vita è la sorgente, E del tuo raggio a noi per la virtute Lice12 il lume affissar ch’è della mente Pace e salute. O Signor di Israello, i tuoi cultori Degna coprir del tuo pietoso velo, E vindice francheggia 13i retti cuori Con santo zelo. Deh mai non sia che sopra a me s’esalti La nemica superbia, e ad espugnarmi Vani degli empi tornino gli assalti E vane le armi. Allor, presago il mio pensier mel dice, Cadran nel laccio i rei teso a mio danno; Nè più dal suol la perfida cervice Levar potranno.

1 Tratto…brama: spinto il malvagio da un ignobile desiderio. 2 in core…consiglio: ha generato nel cuore un consiglio malvagio. 3 paventa il ciglio: ha paura dello sguardo. 4 vago d'empier: desideroso di mettere in pratica. 5 mal concetto…fa pago: sazia l'odio male mal concepito. 6 ha sempre a sdegno: rifiuta. 7 porre l'ingegno: applicarsi. 8 veglia bruna: oscura notte. 9 riede: ritorna. 10 gl'imi seni: le abissali profondità.

11 dovizie: ricchezze. 12 Lice: ci è lecito; ci è consentito. 13 vindice francheggia: da vendicatore libera.

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Salmo 36 Noli aemulari in malignantibus etc

Te non dispetto e invidia Frughi1 de’ rei: sembiante2 a vil gramigna, Cui tronca inesorabile Falce, repente la genia3 maligna Perir vedrassi ed avvizzir com’erba Che del suo verde già ridea superba4. Spera nel Dio di Solima E il bene adopra5, e nell’avita6 stanza Vivrai nutrito ai nobili Studi del vero che ogni bene avanza7. In lui pur ti diletta8 ed a’ tuoi preghi Grazia non fia che il buon Signor dinieghi. Commetti9 alle sue provvide Cure il governo di tua fragil nave10. Sgombra dal petto ogni ansia Ed Ei ti reggerà forte e soave; Talchè la tua virtù brilli qual suole A notte stella o in sul meriggio il sole. In lui t’acqueta, posati Fidente all’ombra di quel santo velo Che scherma da ogni turbine11; Nè mai t’infoschi12 ingeneroso zelo Se intorno a tal che fraude intesse e inganni Spiegar vedi talor fortuna i vanni13. Tacciano in te le fervide Ire nè il sen ti gonfi amaro sdegno; E se ti scote un fremito Non ti dilunghi14 dal diritto segno: Chè sterminio a’ ribaldi15, e il suol beato Volle l’Eterno a’ suoi cultor serbato. Corto sarà l’indugio16

Nè più di vita berrà l’aure il fello17, Nè del suo nome al sonito18

Più voce udrassi dal diserto ostello19: Mentre gli umili spirti in tutta pace Godran la terra d’ogni ben ferace20. Dell’innocente il perfido Con attesi21 occhi spia gli atti e gli accenti22, E a lui tramando insidie Come rabbioso can ringhia co’ denti. Ma lo irride l’Eccelso e che da lunge Mira il giorno fatal che lo raggiunge! Perchè l’acciar23 brandiscono E tendono l’arco i rei? Strage i crudeli Ai tapinelli apportano24

E a’ retti cor drizzano i lor teli25. Però infranto quell’arco, e in lor converso26

Nei sozzi petti fia quel brando27 immerso. Che val di gemme e d’auro Dovizia28 a cui grava di colpe il carco29? Oh! meglio, oh! meglio lodasi Dell’umil censo30 uom di delitti scarco31; Chè tronchi fian dei nequitosi i nervi32

E fortezza il Signor fia dei suoi servi. Oh qual ne veglia ei tenero I giorni del mortal pellegrinaggio Di sue promesse vindice Ei lor ne guarda incolume il retaggio; Per che sereni ei fiano i giorni bui, E rigogliosi nella inopia33 altrui. Dove ahi qual duro ai reprobi Fato s’aspetta! Come pingui agnelli, Di cui le carni rapida Strugge la fiamma, quanti a Dio rubelli34

Sursero, vaniran35 dispersi all’òre Dileguando qual tenue vapore.

1 frughi: non ti tormenti. 2 sembiante: come. 3 genia: razza. 4 Che…superba: si inorgogliva delle sue ricchezze. 5 adopra: fa'. 6 avita: paterna. 7 avanza: supera. 8 diletta: esaudisce la tua compiacenza. 9 commetti: affida. 10 nave: indica qui la vita. 11 scherma da ogni turbine: difende da ogni vento (preoccupazione interiore). 12 t'infoschi: ti obnubili; ti faccia perdere il senno. 13 vanni: le ali. 14 Non ti dilunghi: non ti allontani; non ti storni. 15 ribaldi: malvagi. 16 Corto sarà l'indugio: breve sarà l'attesa. 17 Nè…il fello: né il malavagio potrà vivere.

18 sonito: suono. 19 diserto ostello: casa abbandonata. 20 ferace: produttrice 21 attesi: attenti. 22 gli accenti: le parole. 23 l'acciar: la spada. 24 ai tapinelli apportano: recano ai poverelli. 25 drizzano i lor teli: dirigono le loro frecce. 26 in loro converso: diretto verso di loro. 27 brando: spada. 28 d'auro dovizia: abbondanza d'oro. 29 a cui…carco?: su cui pesano le colpe? 30 Dell'umil censo: di umile condizione. 31 di delitti scarco: innocente. 32 Che…nervi: siano annullate le forze dei malvagi. 33 inopia: ristrettezze. 34 rubelli: ribelli. 35 vaniran: spariranno.

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(vv 21 e 26) Toglie il fellon con avida mano In prestanza36, nè più render37 cura; Mentre del gramo38 ai gemiti S’attrista il pio come di sua sventura, E dona ognora39 e presta: onde onorati Fra le memori turbe andran suoi nati. (vv. 23 e 24) Oh! lui felice! i timidi Suoi passi nel difficile cammino Muove dall’alto e a prospera Meta conduce il provveder divino40. Se cade, illeso incontanente41 ei sorge; Però che la sua destra Iddio gli porge. (vv. 25 e 22) Volse per me la florida Etade, or verna42; e derelitto un giusto Non vidi nè i suoi pargoli La vita ir mendicando a frusta a frusta43. Chè l’alma terra rederà44 chi amico, E avrà morte chi il ciel guarda nemico. Dal vizio fuggi ed alacre Segui virtute, e nell’ostel45 paterno Vivrai tuoi giorni placidi. Chè di giustizia amor nutre l’Eterno, Nè i fidi suoi mai lascerà diserti46, Ma li terrà dalle ali sue coperti. Il dì verrà, paventino47

Quanti mai sono i rei, che danno e lutto Di loro delitti ei colgano E il mal seme con lor pera distrutto48: Mentre nel patrio suol di Dio gli amici Dimoreranno in ogni età felici. Del giusto il labbro oracoli49

Di sapienza e di giudicio effonde; Poi che del cor negl'intimi Recessi50 ei del suo Dio la legge asconde; Quella sublime e venerabil legge Che nei dubbi sentieri51 il piè gli regge.

Invan furente d’odio Il peccator sull’uomo intègro i lumi Tien fissi52 ed in lui spegnere Anela il biasmo53 de’ suoi mal costumi: Che in sue mani non fia che lasci il pio Nè il dannerà nel suo giudicio Iddio. Al Re del regi affidati, Nè ti scostar giammai dal suo vessillo; E, sua mercè, di plausi Incoronato abiterai tranquillo Nei patrii campi e sulla rea masnada54

Rotar55 alfin vedrai l’ultrice spada: Vidi io già l’empio Levar la testa in sua possanza altera56

Come i cedri del Libano; E il piè rimossi, ed ecco ei più non ora57: E là dove ei fioria sì pien di gloria Muto era il loco d’ogni sua memoria. Serva58 ognor puri e candidi Gli affetti e al tuo veder59 brilli giustizia, Ed alla tua progenie Perenne arriderà pace e letizia: Mentre i malvagi in un manipol giunti60

E i lor figliuoli svaniran consunti. Ma chi dirà61 dell’anime Al ciel dilette la beata sorte? Scampo lor fia l’Altissimo E lor tutela nei perigli62 il Forte: Chè in lui fidenti aiuto a lor fralezza63

Ne avranno e in onta a' rei schermo e salvezza.

36 In prestanza: in prestito. 37 render: restituire. 38 gramo: misero. 39 ognora: sempre; ancora. 40 il provveder divino. la Divina Provvidenza; Dio. 41 incontanente: subito; rapidamente. 42 or verna: lett: ora invernale; sono diventato vecchio. 43 frusta a frusta: pezzo a pezzo (di pane). 44 rederà: ritornerà. 45 ostel: casa. 46 diserti: soli; abbandonati. 47 paventino: temano. 48 E il mal…distrutto: E la cattiva discendenza muoia con loro. 49 oracoli: parole (profetiche anche). 50 negl'intimi recessi: nell'intimità. 51 nei dubbi sentier: nei momenti dubbiosi della vita.

52 i lumi tien fissi: fissa lo sguardo. 53 biasmo: biasimo: disprezzo. 54 rea masnada: compagnia dei malvagi. 55 Rotar: girar. 56 possanza altera: orgogliosa per il potere. 57 ei più non ora: non esistono più; sono morti. 58 Serva: conserva. 59 al tuo veder: ai tuoi occhi: davanti a te. 60 in manipol giunti: stretti in un sol fascio. 61 dirà: narrerà: racconterà. 62 tutela nei perigli: protezione nei pericoli. 63 fralezza: fragilità: debolezza.

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Salmo 37 Domine, ne in furore tuo etc

Pietà, Padre del ciel! nel tuo disdegno1

Deh non garrirmi2 e all’aspre tue vendette D’ira fiammante, deh non pormi a segno! Però che al mio sen le tue saette Drizzâr l’accesa punta e su quest’alma La tua man di flagello3 armata stette. Dinanzi al tuo furore nella mia salma4

Non è più membro che rimanga illeso E all’ossa il mal ch’io fei5 rapì la calma. Che sul mio capo è il mio fallir trasceso6

E sì m'aggrava come l’uom cui preme Oltre sua possa formidabil peso7. Ahi di quanta sventura ei mi fu seme8! Di piaghe orrende m’ha coperto tutto Onde putrida labe9 e sangue geme. D’ogni miseria all’imo eccomi addutto10

Tal che m’aggiro tra pensier funesti Curvo la fronte11 e ognor vestito a lutto. L’un fianco e l’altro ho macerati e pesti: Deh quale omai nel mio terreno incarco12

Parte evvi più che invulnerata13 resti? D’onte, di stragi oltre ogni dir son carco14

Disfogo in gridi il mio crudel rammarco16.

O gran Dio d’Israello, ogni desiro Del mio petto tu cerni17; esser non puote

E qual ferita belva in suo martiro15

A te nascoso verun mio sospiro.

1 disdegno: ira. 2 garrirmi: rimproverarmi. 3 flagello: frusta. 4 salma: corpo. 5 fei: feci. 6 il mio fallir trasceso: il mio peccato ha coperto. 7 cui preme…peso: oppresso da un peso superiore alle sue forze. 8 seme: origine; fonte. 9 putrida labe: ferita in putrefazione. 10 D'ogni miseria…addutto: sono arrivato al peccato più profondo, più basso. 11 Curvo la fronte: umiliato. 12 nel mio terreno incarco: nel mio corpo carico (di peccati). 13 invulnerata: senza ferite; sana. 14 D'onte…son carco: sono pieno di vergogne. 15 in suo martiro: nella sua sofferenza. 16 rammarco: rimpianto. 17 cerni: vedi.

Trepida un’ansia il cor lasso mi scote18

I miei consorti19, i fidi miei ristanno Come al lebbroso20, innanzi a me tementi

Mentre i perversi al mio sterminio intenti Dall’atre21 bocche ruttan l’ira accolta E mi ordiscono ognor nuovi cimenti22.

Io lor serro gli orecchi, e taccio quale Fa cui del dir la potestade è tolta23.

Prego, securo che a perir non abbia La mia fidanza24, o Vindice immortale.

Di me non rida e della mia ruina, Nè s’esaltin su me l’invide25 labbia.

L’ora già sento, e notte e dì dappresso L’estrema doglia26 il mio pensier divina.

Ben io Signor del mio peccar l’eccesso Rammento27, ma pietà prono al tuo soglio28

Or deh mira dei perfidi il rigoglio29

Mira com’ei d’ingiusto odio infiammati Di numero s’afforzano30 e d’orgoglio.

Delle lingue mi pungono coi dardi Perch’io premo31 il sentier de’ tuoi mandati.

Esausto è il vigor mio, smorte si fanno Le mie pupille omai di luce vuote.

E quei che m’eran presso or lungi vanno;

Pari intanto a colui che non ascolta

Ma della speme a te levando l’ale

E sclamo: o Dio che la nimica rabbia

Perchè di mia sconfitta omai vicina

Chieggo, e disciolto in lacrime il confesso.

Odi costor che al benefizio ingrati

18 il cor lasso mi scuote: scuote il mio cuore angosciato. 19 consorti: compagni. 20 ristanno come al lebbroso: fuggono come davanti a un lebbroso. 21 atre: nere. 22 cimenti: lotte; insidie. 23 Fa cui…tolta: è il muto, a cui si toglie la facoltà di parlare. 24 fidanza: fiducia. 25 l'invide: le invidiose. 26 doglia: dolore. 27 rammento: mi viene alla memoria: ricordo. 28 prono al tuo soglio: prostrato davanti al tuo trono; ai tuoi piedi. 29 rigoglio: forza che rinasce più forte. 30 Di numero s'afforzano: diventano numerosi. 31 premo: cammino per

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Deh non ritrar dal servo tuo gli sguardi! Deh non lasciarmi, o Dio, diserto in questa Orrida lutta! Che restai? Che tardi? Vieni e al mio scampo in tua mercè t’appresta32.

32 t'appresta: affrettati.

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Salmo 38 Dixi: custodiam vias meas etc

Perchè un cauto detto1

Non mi fugga dal labbro, ogni atto mio Con guardo atteso2 veglierò, diss’io. Finchè l’empio starà nel mio cospetto La bocca un fren terrammi avvinto. Queto Così nel mio secreto3

Posai qual muto nè profersi verbo Del mio ben fare4, e il duol sentii acerbo5. Quindi al mio sen si apprese6

Fiamma cocente di sì vivo ardore Che divampanne7 il travagliato core.

Quanto al termin decreto ancor m’avanza Della terrena stanza8.

Oh come tutto è frale In quest’umile aiuola9, e si risolve Ogni uom che gli occhi apre alla luce in polve10!

Di chi godrà quel ch’ei raccolse avaro.

Allor pregai: Deh fammi, o Dio, palese

Tu contasti i miei dì fin dalla culla E a te davanti è la mia vita un nulla.

Veramente trapassa ogni mortale Qual ombra vana e si dibatte, ahi stolto! Fra mille cure involto; E i suoi tesor via sempre impingua, ignaro

1 un cauto detto: una parola prudente. 2 guardo atteso: attento sguardo. 3 mio secreto: nel mio intimo. 4 nè profersi…fare: né parlai della mia buona condotta. 5 acerbo: crudele. 6 si apprese: si avvinghiò. 7 divampanne: ne infiammò. 8 termin…stanza: quanto manca ancora alla fine della mia vita. 9 è frale…aiuola: com'è tutto effimero in questa vita. 10 in polve!: in polvere (finisce).

Ed or, alle mie pene Donde potrò, mio Dio, sperar conforto? Ah! sei tu sol di mia salute il porto! Deh tu de’ falli miei l’empie catene Degna spezzar, nè del fellon lasciarmi Preda agli obbrobrii e all’armi. Allor che oppresso io fui tacqui, il vedesti Nè feci motto perocchè tu il festi11.

Deh alfin da me placato Rimuovi o Dio l’aspro flagel12! La grave13

Tua destra, ahi lasso, già consunto m’ave14. Severo ultor tu l’uom prevaricato Rampogni15, e quali se altrui le vesti edace16,

Delle mie preci al suono T’inchina, i voti17 del mio cor seconda,

Che a te straniero e peregrino io sono Quai furo i padri miei. Dal tuo bel viso Raggiami18 sì che i giorni miei sereni Pria che m’accolga il freddo avello19, io meni20.

Verme frugando sface. Il fior distruggi di sue spoglie. Oh quanto Misero invero è dei mortali il vanto.

E alle lacrime mie pietà risponda;

11 Nè feci…il festi: né parlai perché tu così comandasti. 12 flagel: castigo. 13 grave: pesante (per il castigo che infligge). 14 consunto m'ave: mi ha sfinito; consumato. 15 l'uom prevaricato rampogni: rimproveri l'uomo che fuorvia dai tuoi precetti. 16 edace: che divora. 17 voti: preghiere; desideri. 18 raggiami: illuminami. 19 avello: tomba. 20 meni: trascorra.

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Salmo 39 Expectans, expectavi Domino etc

Con la più fervid’ansia Di Giuda attesi il Forte; Nè indarno1 a lui tra i gemiti Le preci mie fur porte: Chè dal più sozzo limo2

D’ogni malor dall’imo3

Cortese ei mi francò4.

Securo alle mie tumide Piante5 dischiuse il passo; Per che6 novello un canto Dalla mia bocca al Santo, Qual piacque, a lui sonò. Oh quanti al raggio insolito Di sua virtù stupenti7

Le fronti a lui curvarono8, Quanti il chiamàr fidenti9!

Te non di doni copia Diletta10 o di agni e tori; Non espiatrici vittime Chiedi o nutriti ardori11:

Parlan di me gli oracoli12

E sovra immota ergendomi Rupe d’alpestro masso,

Beato chi in lui spera Nè guarda a menzognera, Superba vanità! Così sovente agli uomini Nell’opre e nei consigli Risplendi o Dio, mirabile Nè v’ha chi te somigli. Tue gesta io narro al mondo; Ma chi scoprirne il fondo, Chi narrarle sa?

Però m’apristi, o Dio Tu questi orecchi ond’io Risposi, ecco verrò.

Dalla tua man descritti: Verrò: per me si compiano

1 indarno: invano. 2 limo: fango (sinonimo di peccato, azione turpe). 3 dall'imo: dal profondo. 4 mi francò: mi liberò. 5 tumide piante: piedi gonfi (per il cammino). 6 Per che: per cui. 7 quanti…stupenti: quanti restarono meravigliati. 8 Le fronti…curvarono: si umiliarono davanti a lui. 9 quanti il chiamàr fidenti: quanti lo invocarono con fede. 10 Te non…Diletta: non ti piace l'abbondanza dei doni. 11 ardori: passioni. 12 oracoli: parole profetiche.

Le legge tua qui dentro Mi sta del cor nel centro: Pago13 di lei sarò.

Dissi all’accolto popolo Divin messaggio14, il sai, La tua ragion15, la tenera

Nè l’alma tua virtude Tacqui, che a mia salute Sì fulgida splendè. Ed ora oh tu placabile Dalla superna chiostra, Qual fosti dianzi16 al supplice

Del tuo voler gli editti.

Pietà, la fè svelai;

Tuo servo ancor ti mostra! Deh sempre a me sorrida La tua pietà; sia fida La tua parola a me. Da mille ambasce, ahi! misero Son d’ogni parte vinto; Dei falli miei ludibrio17

Da’ rei lor ceppi avvinto; E qual per l’aer fosco Turbato il ciglio e losco18

Smarrita ha sua virtù. Nè, dei capegli il numero, Onde il mio capo è carco, Non val di mie nequizie A pareggiar l’incarco19; Tal che dallo spavento Struggermi il cor mi sento, Nè quasi vivo più. Deh, tu che il vedi, incolume Da sì crudel tempesta Tu mi sottrai, sollecita, Signor, la man mi appresta20. Cessa l’indegna guerra, E d’onta copri e atterra L’oltracotato stuol21.

13 Pago: sazio. 14 Dissi…messaggio: riferii le divine parole al popolo riunito. 15 ragion: giustizia. 16 dianzi: prima. 17 ludibrio: obbrobrio; ripugnanza.. 18 aer…losco: chiudo gli occhi aggrottando le sopracciglia a causa dell'aria scura. 19 incarco: il carico. 20 sollecita…mi appresta: porgimi subito la tua mano, Signore. 21 L'oltracotato stuol: l'orgogliosa schiera (del nemico).

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Sì, quanti anelan perfidi Al sangue mio retrorso Per te repente volgano22

Colmi d’obbrobrio il dorso; E attoniti e sconvolti Dai plausi loro gli stolti Colgan vergogna e duol. E, ogni alma, o Dio, cui nobile Fruga di te vogliezza23, E che te fonte ed auspice Chiama di tua salvezza24, Di giubilo trasalti25, E di Israel si esalti, Sempre ripeta, il Sir. Non più! Diserto e povero Son io: tu la mia vita, Padre del ciel propizio Veglia deh! Tu m’aita! Mio salvator tu sei: T’affretta e i voti miei Fa’ lieti e i miei sospir.

22 retrorso…volgano: vadano indietro. 23 cui nobile…vogliezza: che si sente spinta da nobile desiderio. 24 auspice…di tua salvezza: ti invoca come promotore della tua salvezza. 25 trasalti: lett. salti; esulti.

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Salmo 40 Beatus qui intelligit etc

Oh lui felice, che pietosa cura Prende del gramo e del tapino1! Il Santo Lo francherà2 nel dì della sventura. Robusto e lieto all’ombra del suo manto Ei fiorirà fin dal terreno esilio, Nè avrà su lui nemico ardir mai vanto3. S’ei langue infermo ecco, qual madre al figlio, Iddio gli porge di sua man ristoro, E soave gli fa l’egro giaciglio4. Ed ora io pur la tua pietade imploro: Deh tu mi rendi il vigor prisco5, o Dio; Peccai, ma il mio peccar detesto e ploro6. Lieti i maligni in lor talento rio7, Dicon: quando morrà? sepolto Pare il suo nome nell’eterno oblio. S’altri move a vedermi, ai detti e al volto S’infinge amico8, e fuor del regio ostello Rutta il veleno dentro al cuor raccolto. Quindi di qua di là desto il rubello9

Stuolo s’aduna e un murmureo10 sommesso Manifesto ne fa l’animo fello11.

Da rio malore è lo sciagurato oppresso; Ed uomo che da tal morbo avvinto giace Di sua giornata all’ultim’ora è presso. E colui che era meco in tutta pace, Uso al mio desco12 in cui riposi il core Anch’egli il piè move a calcarmi13 audace. Deh tu mi grazia, o Dio, del tuo favore14

Onde io mi levi dal cruccioso15 letto E de’ rei punirò l’empio livore16. Fia questo a me del tuo paterno affetto Chiaro indizio, Signor, che non darai Al mio rivale sovra me diletto. Innocente son io tu ben il sai: Però sul tuo fedel pieni d’amore Terrai dischiusi senza posa i rai17. Laude risuoni in fin che volgan l’ore Di Giacobbe all’Eccelso al Santo al Forte; Laude echeggi ogni lingua ed ogni core Al Signor della vita e della morte.

1 del gramo e del tapino: del misero e del povero. 2 francherà: libererà. 3 ardir mai vanto: oserà mai vantarsi. 4 l'egro giaciglio: il letto di malattia; di dolore. 5 prisco: originale. 6 ploro: piango. 7 in lor talento rio: nei loro cattivi pensieri. 8 ai detti…amico: si finge amico mio e delle mie parole. 9 rubello: ribelle. 10 murmureo: mormorio. 11 Manifesto…fello: ne rivela le cattive intenzioni.

12 Uso al mio desco: abituato a mangiare con me. 13 calcarmi: schiacciarmi. 14 tu mi grazia…favore: concedimi o Dio il tuo favore. 15 cruccioso: fonte di preoccupazioni; doloroso. 16 livore: astio; rancore velenoso. 17 rai: occhi; sguardo.

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Salmo 41 Quaemadmodum desiderat etc.

Qual cerva che ai veltri1 fuggita sui monti Sospira affannosa dell’acque le fonti, Così te sospira te solo il mio cor. Oh quale, o Dio vivo di te sete in petto Mi ferve! Deh quando sarà che al cospetto Ne venga e mi bei2 del forte Signor? Di pianto io la notte mi pasco3 e il giorno Mentr’odo pur sempre gl'iniqui d’intorno Schernirmi: il tuo Dio, dicendo, dov’è? Rammento (o crudeli memorie!) i dì quando Traeva all’augusta magione4 al mirando Sacrario fra i cori plaudendo al Gran re.

Perchè mia povera - Alma sei mesta? Perchè in tempesta – Mi avvolgi il cor? Spera e di laude – Ti serba al canto; Ti affida il santo – Del suo favor.

Così fra miei tristi pensier mi rigiro E a te da quell’erta5 ripenso e te miro Dell’Ermon errando, tra i monti e il Giordan. D’abisso in abisso travolto io ripiombo. Di tue cateratte scoscianti al rimbombo Su me l’acque tutte versò la tua man. Però non mai sole si desta che pronta Non venga di cielo pietà; nè tramonta Che l’inno di grazie non levasi al Ciel. E a te di mia vita conforto, dispiego Gli arcani6 miei sensi; te supplice io prego: Tu a me sei presidio7, tu rocca fedel. Perchè nell’oblio Signor, m’hai sepolto? Perchè movo in brune gramaglie ravvolto8

Affranto nell’ossa, con timido piè? Feroce alle spalle m’insegue il maligno, Mi straziano gli empi con perfido ghigno Pur sempre: il tuo Dio, chiedendo dov’è? 1 veltri: segugi; cani. 2 mi bei: mi allieti; mi senta felice 3 mi pasco: mi alimento; mi cibo. 4 Traeva all'augusta magione: andavo all'augusto tempio. 5 erta: monte; sommità. 6 arcani: segreti. 7 presidio: lett: guarnigione; difesa. 8 in gramaglie raccolto: vestito a lutto.

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Perchè mia povera – Alma ecc.

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Salmo 42 Iudica me, Deus etc

Or vindice, o Dio, ragion tu mi rendi1, Mi strappa dagli empi, da lui mi difendi Che inganni e nequizie non cessa d’ordir. Perchè, mia virtude, da Te mi respingi? Perchè d’atre vesti coverto mi astringi2

D’audace nemico la possa a schermir3? Deh! Tu l’alma luce del ver mi concedi Che quinci m’adduca4 sul monte ove siedi Tra i mistici veli del tuo padiglion. Verrò, verrò all’ara tua santa, o gran Dio, E a te, sola fonte di gioia al cor mio, Sciorrò5 sulla cetra devota canzon. Perchè mia povera – alma sei mesta? Perchè in tempesta – m’avvolgi il cor? Spera e di laude – ti serba al canto: T’affida il santo – del suo favor.

1 Or vindice…rendi: fammi giustizia o Dio vendicatore. 2 d'atre vesti coverto mi astringi: mi cingi con abiti di lutto. 3 possa a schermir: a sfidare la potenza. 4 m'adduca: mi porti. 5 sciorrò: scioglierò; canterò.

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Salmo 43 Deus auribus nostris etc

(Popolo) Dai padri stupenti1, Signor, di tua gloria Udimmo i portenti, udimmo l’istoria Dell’alta virtù2.

Per te fur dispersi qual rena4 nel mondo,

Per te qui posò. La nostra progenie5 per te germinò6.

Nè vanto dà lor. Sugli empi manipoli7 del braccio il valor. Ma fu la tua mano che saldi al periglio8

Che invitti li fè, Però ch’ei sortirono mercede appo te10.

Forti noi di tua virtute Fiaccherem11 le insorte schiere;

(Guerriero) La mia speme in fragil punta Di saette non s’appunta12;

Sei pur tu che a nostro scampo Già più fiate13, o Dio, scendesti

Ch’ei compier ti videro3 nel tempo che fu.

Divelti i perversi dal suolo giocondo

Che sì, non la spada dei prodi, nè l’arco Dell’alma contrada dischiusero il varco

Li tenne il sovrano splendor del tuo ciglio9

(Un guerriero) Tu quel grande, tu quel pio Sei tuttor, mio re, mio Dio: Di Giacobbe alla salute Degna omai di sovvenir. (Coro di guerrieri)

Forti noi del tuo potere Schiaccerem il loro ardir.

Nè l’acciar mi fia nel campo Di vittorie apportator. (Coro di guerrieri)

E sui perfidi spargesti La vergogna ed il terror.

1 stupenti: meravigliati; pieni di stupore. 2 alta virtù: grande valore. 3 Ch'ei compier ti videro: che ti videro realizzare. 4 rena: arena; sabbia. 5 progenie: stirpe; discendenza. 6 germinò: fiorì; nacque. 7 manipoli: gruppo di soldati, di origine romana, 8 saldi al periglio: sicuri di fronte al pericolo. 9 ciglio: sguardo. 10 sortirono…appo te: trovarono grazia presso di te. 11 Fiaccherem: vinceremo. 12 non s'appunta: non si affida. 13 fiate: volte.

(Tutti i guerrieri) Per te vinte le avverse coorti14

Finchè il Sol nuovi dì ne riporti Noi sciorremo perenne canzon15.

(Popolo) In tanto diserti16, tu n’hai dolce Padre,

Veggiamo te incedere nostro auspice e Re. Tremanti, sconvolti, per balze e pendici In fuga n’hai volti dai feri nemici18

Quai pecore e zebe19 siam posti a lor mani,

Dai lidi, dai monti, le genti rivali Superbe le fronti sollevano ai mali22

Del gramo Israel: Che fatto hai ludibrio23 del gregge infedel.

Giorno omai non v’è, che nuove Non mi rechi acerbe24 prove: Onde i rai dimessi25 e il viso

Quant’io veggio e quanto ascolto Di tristizia27 m’empie il cor.

Di tue laudi, o gran Dio di Siòn,

N’hai d’onta coperti, nè più tra le squadre17

Che fidano in te

Che aneli dell’or Il frutto predavano dei nostri sudor.

Spartiti20 qual plebe qua e là tra i profani21, Venduti, oh pietà! Qual merce vilissima che prezzo non ha.

(Uno del popolo)

Tinto26 ho sempre di pudor. Di qua sentomi deriso, Di là noto arcigno un volto:

14 coorti: gruppo di soldati, di origine romana. 15 Noi…canzon: canteremo una perenne canzone. 16 diserti: abbandonati. 17 squadre: truppe. 18 In fuga…nemici: ci hai fatto fuggire di fronte ai crudeli nemici. 19 zebe: capre. 20 spartiti: sparsi. 21 profani: infedeli. 22 le fronti sollevano ai mali: si sollevano tramando il male. 23 fatto hai ludibrio: hai consegnato nelle mani. 24 acerbe: crudeli. 25 rai dimessi: gli occhi bassi. 26 tinto: arrossato. 27 tristizia: tristezza.

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(Popolo) Così tu percoti color che all’augusto Tuo patto devoti non torser dal giusto Volubile il piè28,

Ed ora, o Dio grande, ne adimi30 e discerpi31

Se a piè d’altro nume levammo le palme33,

Terribile ultor Tu scerni nell’intime latèbre34 del cor.

Noi lassi ogni istante quai miseri agnelli Siam tratti a perir35,

Nè ruppero immemori l’avita29 loro fè!

Qual gente a rie lande dannata diserpi32, Dov’aura vital Non evvi, ma tenebre, ma lutto mortal.

Poteano al tuo lume celarsi nostr’alme?

Signor, per le sante tue leggi, dai felli

Nè resta d’adergersi36 la scure a ferir!

28 non torsero…piè: non si allontanarono. 29 avita: paterna. 30 adimi: umilia. 31 discerpi: svelli. 32 diserpi: recludi. 33 le palme: le mani. 34 Tu scerni…latèbre: tu scruti nelle intime profondità. 35 Siam tratti a perir: siamo portati a morte. 36 resta d'adergersi: cessa di alzarsi.

(Tutti) Sorgi, scoti il sopor37: chè ristai?

Sorgi, o Forte: perchè volgi i rai Dal39 tuo popol, che langue, che muor? Vedi al secolo giacersi coi petti L’alme nostre protese! Deh sorgi, Pel tuo nome e la destra a noi porgi: Su, ne affranca, o gran Padre d’amor.

Deh non siam sempre da te reietti38!

37 scoti il sopor: svegliati. 38 reietti: rifiutati; rigettati. 39 dal: lontano dal.

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Salmo 44 Eructavit cor meum etc.

Lieti dal cor mi sgorgano E fervidi gli accenti1:

Amore i miei commenti, Qual mano a scriver celere2

Quindi in eterno piacquesi Di te4 l’Eterno Sir.

Monta il cavallo e spronalo, Securo incedi e franco5,

Il sovruman terrore: Ecco i tuoi strali6 infiggersi Degl’inimici al core: Domi, conquisi7 i popoli,

Finchè al volar dei secoli Tronche non sian le penne8,

O Dio, starà perenne. Lo scettro del tuo imperio L’alma Ragion10 temprò. Tu amico al dritto11, e vindice

Però fra quei che cinsero Tuoi pari il serto12,

Al Re mi invita a sciogliere

Fia celere il mio dir3. Pari alla tua fra gli uomini Beltà, Signor, non brilla. Dai labbri tuoi dolcissima Grazia qual miele stilla.

Il fero acciar, tua gloria Cingi, o Possente, al fianco:

E il mover tuo Giustizia Guidi e Clemenza e Fè. Già di tua destra sfolgora

Ecco caderti a piè.

Di tua possanza il solio9,

Fosti severo al rio:

O Dio, di giocondezza13 l’olio Su te il Signor versò.

1 gli accenti: le parole. 2 Qual…celere: come una mano che scrive veloce. 3 il mio dir: il mio parlare. 4 piacquesi di te: si innamorò. 5 franco: libero. 6 strali: frecce. 7 Domi, conquisi: sottomessi e vinti. 8 finchè…penne: finché durerà il trascorrere dei secoli. 9 solio: trono. 10 Ragion: giustizia. 11 al dritto: di chi pratica il diritto; le tue leggi. 12 cinsero…il certo: furono incoronati (cinsero la corona). 13 giocondezza: gioia.

Di mirra, cassia ed aloe14,

Poscia che a te gli eburnei Palagi15 Armenia aperse, Dei più soavi aromati A solverti il vapor16. Nobil drappel di regie Fanciulle a te s’inchina; Presso al tuo seggio esaltasi A destra la Regina, In ricco ammanto17 splendida

Più non t’infoschi i memori Pensier l’età già volta18; Oblia l’antico popolo E il tuo paterno ostel. Così rapito il Principe Al tuo formoso aspetto In te porrà le fervide Brame del santo petto: Egli è il tuo Sire: adoralo, Ti stringi a lui fedel. Offrono a te, le Tirie Città lor pingui doni, E quanti il vulgo invidia Ricchi d'avere, proni Dal tuo sembiante amabile Implorano mercè. Ma giunta è l’ora, ed eccola Nei casti penetrali19

S’adorna agli sponsali Parata20 come ad inclita Figlia s’avvien di re.

Son le tue vesti asperse;

Trapunto di fino or. Odi, o Donzella, e docile Quel che io dirotti ascolta:

Che tutta già di gloria

14 mirra…: profumi molto ricercati e carissimi. 15 eburnei Palagi: palazzi d'avorio. 16 aromati…vapor: ti avvolge il vapore dei profumi. 17 ammanto: vestito; mantello. 18 t'infoschi…volta: non ti rattristi il pensiero del tempo passato. 19 penetrali: stanze. 20 parata: preparata.

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Le covre un peplo gli omeri21

Lungo i cui lembi nitido D’Ofir22 serpeggia l’oro:

Le fide sue donzelle Che i suoi vestigî premono23

E al Re menate anch’elle Dei lieti flauti muovono E delle cetre al suon.

D’ago sottil lavoro,

Così del prence avanzasi Pudica alla maggion. Ed ecco elette vergini

21 omeri: spalle. 22 D'Ofir: regione sconosciuta produttrice di oro leggendario. 23 che i suoi…premono: seguono le sue orme.

Salve, o Divino, e sorgere Mira dall’alma sposa De’ padri tuoi dignissima Progenie gloriosa, Che per tua man l’imperio Dell’orbe intero avrà. Nè fia che muoia il cantico Sacro alla tua memoria: Da tutte genti all’etere Del nome tuo la gloria Negli’immortali secoli Sublime echeggerà

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Salmo 45 Deus noster refugium etc

Dolce nostro rifugio ed invitto Propugnacolo1 è il Dio d’Israel;

Sua mercè, vil temenza2 le fronti Non sarà che ne adimi3 se ancor Sia la terra sconvolta, se i mondi Sian del pelago4 spinti nel cor. Si levaron dal turbo commosse5

E sul lido tremaron percosse L’ardue6 rupi del mare al furor. Sparto7 in rivoli intanto ristora8

Queto9 un fiume l’eletta Sion,

A lei posa Egli in mezzo nè offesa D’oste10 avversa ferirla potrà.

Veggo i troni abbattuti sparir. Iddio parla, e dall’ime11 sue basi

Tra le ambasce di duro conflitto Egli a noi fu soccorso fedel.

L’onde al cielo con alto fragor,

La città che l’Altissimo adora Fra i misteri del suo padiglion.

Con gli albor del mattin a difesa Da lui pronta l’aita verrà. Dal terror veggo i popoli invasi,

Scosso l’orbe è già presso a perir.

1 invitto propugnacol: fortezza invincibile. 2 vil temenza: timore di vigliacchi. 3 ne adimi: ne umilia. 4 pelago: mare. 5 dal turbo commosse: spinte dal vento. 6 ardue: dure. 7 Sparto: sparso. 8 ristora: alimenta. 9 Queto: placido. 10 D'oste: esercito; nemico. 11 ime: profonde.

A noi veglia oh! gioia accanto Degli eserciti il Signor: Rocca a noi secura è il Santo Di Giacobbe il Reggitor. Oh! mirate i portenti12 che in terra

Gli archi infranse, spuntonne gli strali, Brandi14 e lance ed usberghi15 spezzò,

Cedan l’armi! Egli grida, e si veggia Che a me pari altro nume non v’è: Fra le genti il mio nome grandeggia, Della terra io son l’arbitro e il Re. A noi veglia oh! gioia accanto Degli eserciti il Signor: Rocca a noi secura è il Santo Di Giacobbe il Reggitor.

De' suoi fidi a salute13 Egli oprò: Da noi lungi ogni cenno di guerra Fino all’ultime rive cacciò.

E i fulminei cocchi ferali16

Facil esca alle fiamme avventò17.

12 portenti: opere meravigliose. 13 a salute: per la salvezza. 14 brandi: spade. 15 usbergo: corazza. 16 ferali: mortali. 17 avventò: scagliò.

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Salmo 46 Omnes gentes plaudite manibus

Palme a palme, o voi del mondo

Genti tutte, orsù battete, E le voci in suon giocondo Di Giacobbe al Dio sciogliete.

All’Eccelso, al Formidando1

Al gran Re, che dall’Empiro Tien soggetto al suo comando Della terra il vasto giro.

Ei de’ popoli, che avversi

Furo a noi2, l’ardir conquise: E a noi vindice i perversi Quai vassalli a’ piè sommise3.

Egli a noi, sua plebe4 eletta,

Gli occhi affisse e ad Israello Quest’amena e a lui diletta Region die’ fido ostello5.

Fate or plauso alfin sul trono

Degli osanna ascende al canto Della tromba ascende al suono Di Sionne il Forte, il Santo.

Al Dio nostro su cantate

D’un sol core e d’una fe: Sulla cetera6 intuonate Inni e canti al nostro Re.

Oh il Re nostro è dell’intero

Orbe arbitro sovrano! Dotti carmi sul saltero7

Tempri8 a lui la dotta mano. Viva il Forte! ecco il suo regno

Sulle genti ormai distende. Viva, viva che nel suo regno Saggio assiso Dio risplende.

1 Formidando: che compie imprese formidabili. 2 avversi furo a noi: furono i nostri nemici. 3 sommise: sottomise. 4 plebe: popolo. 5 fido ostello: casa sicura. 6 cetera: cetra, strumento musicale. 7 saltero: salterio, strumento musicale. 8 tempri: crei accordi musicali.

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Giunti al popol ecco i regi

Curvi al Dio d’Abramo: oh quale! Tra gli onori de’ duci egregi Più s’esalta l’immortale!

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Salmo 47 Magnus Dominus etc

Eccelso è il Dio di Giuda, e d’ogni vanto Chiaro1 il suo nome in Solima2 grandeggia, E glorioso nel suo monte santo Fra gl’inni echeggia. Quale pupilla dell’intero mondo, Ove il Sionne ad aquilon3 declina La città del Dio nostro in suol giocondo Sorge reina4. Ma più lieta la fa l’alta ventura5

Onde, qual rocca invitta ad ogni ardire Nei guarniti6 palazzi l’assecura

Levàrsi7 i regi, e d’una brama accesi

Ed ecco, rasa la baldanza e dome L’ire procaci9, pallidi in sembiante10

Fuggono all’onde12; ma di rea procella13

Ai fuggenti sovrasta orribil notte; Euro14 le stanche prore apre e sfracella

Il magno Sire.

Le mosser contro con l’oste raccolta8; Ma vista appena, di stupor compresi Tutti dier volta.

Tremar quei felli e dolorar11 sì come Donna pregnante.

E il mar le inghiotte.

Quel ci fu detto, a noi tal visto venne Dell’altissimo Re nella cittade: Iddio la pose, e resterà perenne Oltre ogni etade.

1 Chiaro: luminoso; splendente. 2 in Solima: in Gerusalemme. 3 aquilon: settentrione. 4 reina: regina. 5 ventura: sorte. 6 guarniti: difesi. 7 Levàrsi: si sollevarono; si ribellarono. 8 oste raccolta: esercito riunito. 9 dome l'ire procaci: vinte le insolenti ire. 10 in sembiante: in volto. 11 dolorar: gridarono dal dolore. 12 Fuggon all'onde: vanno verso il mare. 13 procella: tempesta. 14 Euro: nome di un vento.

Nel tempio tuo, Signor, la tua vittoria Noi rammentiamo15. Del tuo nome al grido

Il monte augusto, ove fra noi soggiorni, E in ogni loco Giuda16 di letizia

Chè di Giuda il Signore è il Dio dei forti, Il cui trono oltre ai secoli s’insempra17

Egli in eterno d’Israel le sorti Vigile tempra18.

Pari dell’opre tue suona la gloria In ogni lido. Esulti di tua destra nella giustizia

Tutto s’adorni. Mirate quanta in Solima s’aduna Possa e virtù! Girate la sua cinta, E le torri contate ad una ad una Ond’è ricinta. Del baluardo alla superba mole Ponete mente e alle magion sublimi Sì che al nunzio fedel la vostra prole La patria estimi.

15 rammentiamo: ricordiamo. 16 Giuda: tribù d'Israele. 17 s'insempra: dura. 18 tempra: rafforza.

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Salmo 48 Audite haec omnes gentes

Udite, e facile1 tutti porgete

Grandi o plebei, d’Adamo Progenie2, il ricco al par m’ascolti e il gramo.

Cultore e interprete di sapienza Dirò gli oracoli d’arcana3 scienza; E qual nell’alma il vero Mi ragiona, aprirò sul mio saltero4. Perchè mai trepido5 sarò nei duri

Di lor dovizie ed armi La copia6, su me piombino a fiaccarmi?

Chè del suo vivere, perchè uom travagli7

S’ei vede il savio sparir, travolti Del pari8 i reprobi vanno e gli stolti

Lasciano alfine i loro aver diletti10. E intanto immemori dell’ultim’ora11,

Così nell’auge del suo potere, Smarrisce improvvido13 l’uomo il vedere, E insano si trastulla Come bestia che ruzza14 e non sa nulla.

L’orecchio, o popoli; quanti mai siete,

Giorni, che i perfidi, cui fa securi

Già lor dischiudersi veggo l’avello, Nè mai redimerlo potrà fratello. E quale a Dio mai degno Dar suo riscatto umana arte o ingegno?

Non v’ha tesauro che il prezzo agguagli, Sì che del sole a’ rai Giulivo ognor morte ei non gusti mai.

E altrui dal fato astretti9

Senza mai termine12 qui lor dimora Lor padiglioni ei fanno E il proprio nome alle lor terre danno.

Tale è dei perfidi la torta via

1 facile: attento. 2 progenie: discendenza; figli. 3 Dirò…d'arcana: pronunzierò parole di nascosta. 4 aprirò sul mio saltero: canterò sul mio salterio. 5 trepido: pieno di timore; preoccupato. 6 dovizie ed armi la copia: l'abbondanza delle ricchezze e armi. 7 travagli: si affatica. 8 Del pari: insieme. 9 astretti: costretti. 10 aver diletti: i beni amati; cari. 11 dell'ultim'ora: l'avvicinarsi della morte. 12 Senza mai termine: instancabili. 13 improvvido: sconsiderato. 14 ruzza: si sbizzarrisce.

Nè pensan che beati Fian dei loro tesor nepoti ingrati15. Dell’orco i miseri negli antri mesti16

Simili a mandria calcati e pesti Saranno17, ahi dura sorte!

Regnar sui reprobi vedransi i santi, E spenta lor sembianza18 Nell’Erebo19 avran quei dolente stanza.

Ma no, perpetua preda non io Sarò del Tartaro20, chè quinci Iddio,

Se d’or, di gloria uom ricco splenda Te però torbida tema21 non prenda; Chè nè sue pompe22 al cieco

Ma poi degli avi al tristo Coro25 tra l’ombre eterne ei cadrà misto26. Uom che cospicuo d’onor grandeggia Ebbro in sua stolida mente vaneggia27,

Che va e vien, nè donde sa nè dove

La schietta immagine di lor follia.

Pasto crudel d’insaziata morte. Mentre col nascere del dì festanti

Le braccia a me distese, L’anima mia redimerà cortese.

Avel23 nè sue ricchezze ei torrà seco24. Colmo di laudi nei dì felici Vive tra i plausi dei grati amici;

E al par di bruto28 move

15 Né pensan…ingrati: né pensano che i loro ingrati nipoti saranno felici per i beni ereditati. 16 Dell'orco…negli antri mesti: nei luoghi tristi dell'oltretomba. 17 calcati e pesti saranno: saranno stipati e picchiati. 18 lor sembianza: il loro volto. 19 Erebo: luogo che indica l'oltretomba. 20 Tartaro: luogo di morte. 21 torbida tema: inquieto timore. 22 sue pompe: i suoi onori; le sue grandezze. 23 avel: tomba; sepolcro. 24 torrà seco: porterà con se. 25 tristo coro: cattiva compagnia. 26 misto: consunto. 27 Ebbro…vaneggia: ubriaco farnetica nei suoi stupidi pensieri. 28 bruto: animale.

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Salmo 49 Deus deorum Dominus etc

Il Re dei re, l’Altissimo favella1, E donde i primi rai fin dove scocca Gli ultimi il sole2, l’orbe universo appella. Da Sionne Egli appar, dall’alta rocca Dov’Ei rifulge in sua regal podesta3

Di foco divorator fiamma rubesta5

Poichè a scrutar del popol suo gli affetti Stimolo il punge6 di paterno zelo. “A me, su, ragunate7, o spirti eletti

E già per tutto l’etere risuona La Giustizia immortal del sommo Iddio, Che omai8 siede qual Giudice e ragiona9:

“Odi, Israello, ascolta, o popol mio La mia mente a te sporre è mio talento10;

Non di tua mano io moverò lamento11

Ma dei tuoi redi12 a morir tratti all’ara

Chè mie del bosco son le fere erranti13, E i montani giumenti; e i frutti io fei Del campo, ed io dell’äere i volanti14.

Viene, e a solenni accenti4 apre la bocca.

Il suo cammin precorre, e denso un velo Di nembi lo circonda in gran tempesta. Chiama la terra in testimonio e il cielo;

Quei che a mio patto giurâr fede, ei tuona, Siano lor conti i doni a me diletti”.

Il tuo Signore, il tuo Signor son io.

Perchè mi sia di sacrifizi avara: Le tue vittime ognor gemere io sento.

Me non placa il muggir, nè dei belanti Tuoi capri, il sappi, a me l’offerta è cara.

1 favella: parla. 2 E donde…il sole: dall'alba al tramonto. 3 regal podesta: potenza regale. 4 accenti: parole. 5 rubesta: gagliarda. 6 a scrutar…il punge: è stimolato a indagare i sentimenti del suo popolo. 7 ragunate: riunite; radunate. 8 omai: ormai. 9 ragiona: dice; parla. 10 La mia mente…talento: mi piace rivelarti i miei pensieri. 11 moverò lamento: mi lamenterò. 12 redi: vitelli. 13 fere erranti: gli animali che vagano. 14 dell'aere i volanti: gli uccelli.

Se ancor fame avess’io, nol ti direi: Poichè su tutta io spando arbitro i vanni15

O tal fai tu dei cieli il Re, che assanni16

Di giovenchi le carni a lui devoti17,

Siano a me sacri del tuo core i moti19: Quindi ascenda di laudi al tuo Signore L’ostia20 vivente, e fido empi i tuoi voti21.

E me invoca, a me supplice nell’ore Meste ti volgi22, e ti sarò propizio

Tal di Giacobbe il Dio parla al comizio24

Con grave accento: e all’empio indi sdegnosi Figgendo i rai25, severo in suo giudizio; “A che, gli dice, coi tuoi labbri esosi26

Le mie leggi tu narri? A che le lodi Dell’augusto mio patto aderger27 osi?

Sei tu che i detti miei disprezzi ed odi Tu che al molle e al rapace t’affratelli28,

Di perfidie e d’inganni ove favelli Fai ministra la lingua30, e al tuo germano

Così tu festi31, ed io mi tacqui. Insano!

Quello Spirto che tutto empie Sovrano?

Quanta è la terra e ciò che alberga in lei.

E il sangue di svenati irchi tracanni18?

E del tuo scampo23 a me darai l’onore”.

Consorte29 a lor nequizie ed a lor frodi.

Con essa ordisci, al sangue tuo, tranelli.

Credevi a te, cieco mortal, sembiante32

15 i vanni: le ali. 16 assanni: azzanni; divori. 17 devoti: consacrati. 18 di svenati irchi tracanni: bevi il sangue di capri sgozzati. 19 moti: movimenti; sentimenti. 20 L'ostia: l'offerta. 21 e fido…voti: resta fedele alle tue promesse. 22 nell'ore meste ti volgi: rivolgiti nei momenti tristi. 23 del tuo scampo: della tua salvezza. 24 al comizio: all'assemblea. 25 e all'empio…i rai: e rivolgendosi con ira verso il malvagio. 26 esosi: odiosi. 27 aderger: innalzare. 28 al molle…t'affratelli: ti allei con il ladro e il lussurioso. 29 Consorte: connivente. 30 Di perfidie…la lingua: quando parli la tua lingua è apportatrice di perfidie e d'inganni. 31 Così tu festi: così ti sei comportato. 32 Credevi a te…sembiante: pensavi che fosse come te.

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Ma il dì verrà che io ti porrò davante La rea tua vita, e corrai33 frutto uguale

Siate or voi saggi, a cui di Dio non cale34, Pria che piombi su voi la mia vendetta Cui nè possa a frenar, nè ingegno vale35.

Vittima immola, egli a me degno omaggio Reca, ei securo incede all’alba36 vetta Che il farà lieto del mio volto al raggio”.

Alle tue colpe sì perverse e tante.

Uom che di laudi quale il cor gli detta,

33 corrai: raccoglierai. 34 a cui di Dio non cale: cui non vi importa di Dio. 35 Cui nè…vale: che non può essere fermata né da forza né da furbizia. 36 alba: bianca; luminosa.

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Salmo 50 Miserere mei, Deus, secundum etc

Son reo, peccai: deh! miserere, o Dio Per quell’alta pietade, onde1 tu sei,

Or vedi, come fatta è3 sozza e immonda La tua bell’opra4! Deh colle tue sante

Chè nudo e aperto è agli occhi miei davante Il mio peccato, e ognor con bieco6 aspetto

Ah! te offesi, te sol; nel tuo cospetto Fede a te ruppi7, sicchè giusto appieno

Ricorditi però qual rio8 veleno

All’integro mio cor, che alla mia mente Gli altri tuoi veri discoperti festi9. Or dell’issopo10 tuo benignamente

D’un tuo sorriso consolarmi piaccia, E rifiorita esulterà la salma11.

Non più volger ti supplico, e cancella Di lor nequizia12 ogni più lieve traccia.

Ma donde io poi trarrò vita novella? Tu mondo13 un cor mi crea, di sovrumano

Più ch’io fellon2, sovranamente pio. Per quell’alta pietà ti prego, e a lei Tutto mi affido che di grazie abbonda, Grazia chiedendo pei delitti miei.

Acque, Signor, tu la ripurga e monda5.

Mi sta nel viso qual fiero gigante.

Splenda il tuo verbo e il tuo giudizio retto.

Di colpa io bevvi, dacchè fui di questi Membri vestito nel materno seno. E rammenta che un dì pur sorridesti

Mi aspergi e irrora, e più che neve l’alma Mi tornerà bianchissima e lucente. D’una parola di celeste calma

A’ miei sì gravi error non più la faccia,

Vigor tu mi conforta e rinovella.

1 onde: per cui. 2 Più ch'io fellon: più di me peccatore. 3 come fatta è: come è diventata. 4 La tua bell'opra: la tua creatura. 5 la ripurga e monda: purificala e puliscila. 6 con bieco: con fiero. 7 nel tuo…a te ruppi: davanti a te ho tradito la tua fiducia. 8 rio: cattivo. 9 discoperti festi: mi hai manifestato. 10 dell'issopo: pianta collegata ai riti di purificazione. 11 la salma: il mio corpo. 12 lor nequizia: loro peccati. 13 mondo: limpido; pulito.

Non mi scacciar co’ rei da te lontano Nè ritoglier14 da me nel tuo disdegno15

Rendimi, oh rendi di tua grazia pegno L’alma letizia, di che i giusti adempi16, E la virtù mi reggi a nobil segno. L’onta intanto a purgar dei pravi esempi Ai forviati17 additerò la via

Del sangue ch’io versai deh alfin la ria Labe19 mi astergi, ed al tuo nome santo Sciorrà20 l’inno d’amor la lingua mia.

Tu queste labbra schiudimi giulive. Di tua bontade leveranno il vanto21. Copia offrirti vorrei d’ostie votive22;

Degna vittima è sol dell’Immortale Il segreto martir d’affranto spiro23:

Misto di tori a te svenati25 e d’agne.

Di santità lo Spirito sovrano.

Che a te conduce e a te fian volti gli empi18.

Orsù, mia speme e mia salute, al canto

Ma qual prò, se a placarti, o Dio, non vale Nè lor sangue, nè odor di fiamme vive?

Cor che si spezza e adima a te sol cale24. Deh volgi ancora dal beato empiro Dolce il tuo sguardo a Solima che giace, Sì che risorga di sue mura il giro. Alla sua composta ara di pace A te fia sacro il fior delle campagne E l’olocausto salirà vivace

14 Nè ritoglier da me: non privarmi. 15 disdegno: sdegno; ira. 16 adempi: colmi; riempi. 17 forviati: sbandati. 18 fian volti gli empi: ritorneranno a te i peccatori. 19 Labe: macchia (di peccato). 20 Sciorrà: scioglierà; canterà. 21 di tua bontade…vanto: si vanteranno della tua bontà. 22 Copia…votive: vorrei offrirti gran quantità di offerte a te consacrate. 23 Il segreto…spiro: l'intima sofferenza di un'anima abbattuta. 24 Cor che…cale: ti interessa solo un cuore affranto e umiliato. 25 a te svenati: sgozzati in tuo onore.

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Salmo 51 Quid gloriaris in malitia

Perchè t’esalti nella tua perfidia, Mortal possente? Sol di Dio la grazia Nè tempo spegne, nè rapisce invidia. Di perversi consigli non mai sazia La bocca tua sì fine inganno ordio1,

Maligno esser ti piacque anzi che pio3, Nè del diritto ragionar vaghezza4, Ma del mentir ti cinse alto desio5. E a tal pervenne del tuo dir l’empiezza6

Che fu tuo vanto all’altrui piè7 ruine

Starti sul capo, e di malori orrenda Copia8 effonder su te senza più fine.

Chè fuor trarratti il ciel dalla tua tenda, Dal suol ti schianterà9 sì che nei bui

Vedranno i giusti l’onte10 e i danni tui

Che in Dio non già, ma sè nella dovizia Dei suoi tesauri pose ogni speranza, E fu sì baldo della sua nequizia!11

Che lama aguzza più non fiede2 o strazia.

Schiudere, o lingua a tutte fraudi avvezza. Ma già veggo le folgori divine

Regni il tuo spirto esterrefatto scenda.

E curvo il fronte all’immortal giustizia, Di te ridendo: Ecco, diran, colui,

Qual verde olivo intanto appo la stanza

1 sì fine inganno ordio: tramò un inganno così sottile. 2 Che lama… fiede: che ferisce più di una lama appuntita. 3 Maligno…che pio: ti piacque più il male che il bene. 4 Né del diritto…vaghezza: non desiderasti seguire la giustizia. 5 del mentir ti cinse…desio: hai preferito essere menzognero. 6 empiezza: malvagità. 7 all'altrui piè: agli altri. 8 copia: abbondanza. 9 Dal suol ti schianterà: ti farà sparire dalla faccia della terra; ti sradicherà. 10 l'onte: le vergogne. 11 nequizia: malvagità; cattiveria.

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Io starò del mio Dio, sempre fidente In quell’alta pietà che tutto avanza12.

Darò laude, qual vuolsi, o Re dei cieli, Fiso13 in quel Nome, ch’è vital sorgente

D’ogni ben, d’ogni gioia a’ tuoi fedeli.

E a te dell’opra di tua man possente

12 avanza: precorre. 13 fiso: fissando.

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Salmo 52 Dixit insipiens in corde suo

Nume non v’ha1: disse in cuor suo demente

L’opre tutte ne insozza atra2 malizia, Tal che dell’orbe lungo il vasto giro Uom più non v’è seguace di giustizia. Riguarda intanto Iddio dal sommo empiro3

D’Adamo ai figli, se ancor saggio alcuno Aderga anelo4 al suo Fattor lo spiro. Ma quale immonda greggia stretti in uno Van tutti errando nè sol un rimane Che l’ingegno al ben far ponga5, non uno. Nel sonno, i rei che di loro voglie insane Fansi mancipi6 e il popol mio diletto,

D’offrir voti all’Eterno hanno in dispetto7

Ma dì verrà che tremeranno i folli Dove d’insidia pur non fia sospetto8.

Ben tu rimembri, o Solima, i tuoi colli Cinti d’armati9; allorchè l’ossa il forte

Salute ad Israel? Quanto pietoso Franger11 si degni Iddio le sue ritorte12,

Il peccator. Nella più rea nequizia Involta giace ahimè! l’umana gente.

Il popol mio divoran quale pane.

Ne sperse e umiliò, poichè sprezzolli10. Deh! chi sarà che da Sionne apporta

1 Nume non v'ha: Dio non esiste. 2 atra: nera, tenebrosa. 3 empiro: cielo. 4 anelo…spiro: stanco. 5 Che l'ingegno…ponga: che si impegni a fare il bene. 6 mancipi: servi; schiavi. 7 hanno in dispetto: disprezzano. 8 Dove…sospetto: quando non ci sarà presenza d'insidia. 9 Cinti d'armati: circondati (protetti) da soldati. 10 sprezzolli: li disprezzò. 11 Franger: spezzare. 12 ritorte: catene.

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Allor Giacobbe esulterà festoso.

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Salmo 53 Deus, in nomine tuo

Deh, tu ch’el puoi, gran Dio, mi salva in queste Ambasce estreme, tu ragion mi rendi1:

Contra me surti2, quai stranieri, io scerno

Ma no: non fia che del mio capo i rei Menino vanto3! Ecco dal ciel mi regge

Ah sì, dei mali che a me danno ordiro4, Sui tracotanti, o Dio, riversa il pondo5:

Da te francato7 io t’offrirò volente8

L’ostia di grazia, e del tuo nome il suono All’etra9 innalzerò, che immensamente

Poichè presago il core in me divina10

E de’ rei vedrà l’onta e la ruina Baldo il mio ciglio11.

Accogli, o Padre, i miei sospir, le meste Mie preci intendi.

Di Giuda i figli, che di sangue ingorde Apron le fauci, nè del Sire eterno Timor li morde.

Di Giacobbe l’Invitto: i giorni miei Iddio protegge.

Severo ultor tu stermina il deliro6

Stuolo dal mondo.

E’ dolce e buono.

Tu salvo mi farai d’ogni periglio

1 tu ragion mi rendi: fammi giustizia. 2 surti: insorti. 3 menino vanto: si vantino; presumano di. 4 ordiro: ordirono. 5 Sui…pondo: sugli insolenti riversa il peso della tua ira. 6 deliro: delirante. 7 francato: liberato. 8 volente: volentieri; con tutto il cuore. 9 etra: cielo. 10 divina: indovino. 11 E dei rei…baldo il mio ciglio: e orgoglioso vedrò la vergogna e la rovina dei malvagi.

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Salmo 54 Exaudi, Deus, orationem meam

Deh tu i miei voti ascolta, o Dio; di questa Alma dolente non sdegnar la voce: M’odi, e i miei preghi a consolar ti appresta. Da torbidi pensier a dura croce1

Fra i delitti si avvolge2 questa infida

Quindi: chi mi darà, sclamando3 gemo, Di colombe le piume ond’io lontano Voli ramingo a posar4 nell’eremo?

Cerco, che alla balia dei furibondi Venti mi scampi, e al subito5 uragano.

E tu, Signor, ristai? Vieni ed effondi Le tue vendette sulla greggia impura6

Veggio in Sionne il fronte erger7 secura

E in mezzo a lei veggio di par accolte Cura e Perfidia e girne9 a viso aperto

Se feri accenti11 contra me profferto

Tacito e queto io ben l’avrei sofferto. E se uom vedessi d’antico odio acceso In me l’ira sfogar del gonfio petto Da lui pur forse mi sarei difeso.

Son posto ahimè! Fra le insolenti grida E l’incalzar del nemico feroce.

Turba, e contro me s’agita e dibatte Frenetica per rabbia parricida. Angoscioso, convulso il cor mi batte. Morte mi sta nel viso, e temo e tremo Dallo spavento che m’invade e abbatte.

Così uno schermo, una pietosa mano

E le lingue dei perfidi confondi.

Nequizia, e notte e dì veggio quai scolte8

L’aspre contese errar sulle sue mura.

Fraude e Rapina pei suoi fori sciolte10.

Uomo avesse da me già prima offeso

1 dura croce: crudele sofferenza. 2 si avvolge: si muove. 3 sclamando: esclamando. 4 ramingo a posar: a rifugiarmi solitario. 5 subito: improvviso. 6 reggia impura: gente peccatrice. 7 il fronte erger: alzarsi. 8 quai scolte: come sentinelle. 9 girne: andare. 10 pei suoi fori sciolte: libere di andare per le sue piazze. 11 feri accenti: parole crudeli.

Ma tu che amico io m’ebbi, anzi diletto, Tu meco al ragionar dolce consorte12,

Però che in mezzo a lor ferma14 dimora

E sì, m’udrà ben Egli e dai ribaldi Mi francherà15 che muovono a’ miei danni16

Fatti dal folto numero più baldi17.

Chè vana speme è dall’amor del vizio Ritrar18 queste perdute alme in cui tace

Qual fior di latte è il suo parlar benigno, Son d’olio asperse le sue labbra20; e intanto

“La tua guardia21, ei dicea, commetti22 al Santo:

Spenti i crudi, i fallaci23! A Te m’affido.

Tu che di Dio meco traevi al tetto13!

Posto ha la mala Cupidigia e siede Nei lor tristi abitacoli Signora. Intanto al Re dei re chieggo mercede E sera e mane e a’ rai del sol più caldi Levo i miei prieghi a Lui con umil fede.

Da pietà vinto dei miei crudi affanni Gl’iniqui fiaccherà Colui che inizio Giammai non ebbe e diede inizio agli anni.

Ogni temenza19 del divin giudizio. Ahi lasso! Ingrato a’ doni miei l’audace Destra contra il suo re stese il maligno E il sacro giuro violò di pace.

Strali sono i suoi detti, il cor ferrigno.

Ei sarà tua virtù: chè in sempiterno Forza ostil non avrà tal giusto il vanto”. Ma tu, Signor, già sorgi, e dell’Averno Cacci nel cupo sen lo stuolo infido; Già di lor corso innanzi il mezzo io scerno

12 consorte: compagno. 13 traevi al tetto: andavi alla casa. 14 ferma: stabile. 15 mi francherà: mi libererà. 16 a' miei danni: contro di me. 17 Fatti…baldi: resi insolenti per il folto numero. 18 Che vana…è ritrar: è da illusi cercare di distogliere 19 temenza: timore. 20 Son…labbra: le labbra sono piene di inganno. 21 la tua guardia: la tua difesa. 22 commetti: affida. 23 Spenti…fallaci!: Sterminati i crudeli e i menzogneri.

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Salmo 55 Miserere mei, Deus, quia conculcavit me homo

Pietà, Signor, della mia cruda ambascia! Poichè il mio scempio un uom perfido agugna1

E a’ danni miei tuttora aguzzan l’ugna3

Involar8 può, che se pur movi i rai

E senza posa mi combatte e accascia2.

In folte schiere i miei nemici, quale Stuol che dall’alto avverso loco impugna. Però se mai terror, Padre immortale, Fia che m’invada, a Te lo spirto mio Della Speranza adergerò sull’ale. In te lodarmi del tuo Verbo, o Dio, M’è dolce, in Te fidar, Santo e verace: Da vile argilla4 che temer poss’io? L’opre mie tutte intanto, ahi, la procace Bocca degli empi addenta5 ed i miei detti, E i lor pensier son pure a tormi pace. Dove che il passo i’ volga, i maledetti Spiano attesi6, nei lor covi accolti7

Qual gente che il mio fato ultimo aspetti. Ma qual difesa all’ira tua gli stolti

Caggiono infranti i popoli travolti?

Della mia fuga i tristi error tu sai. Deh ti son le mie lacrime davanti!

1 il mio scempio…agugna: desidera avidamente la mia fine. 2 accascia: abbatte. 3 aguzzan l’ugna: affilano l’unghia. 4 da vile argilla: dall’uomo. 5 addenta: morde; infierisce. 6 attesi: aspettando. 7 nei lor covi accolti: riuniti nei loro nascondigli. 8 involar: far scappare.

Vegnan con la test’alta9 i tracotanti

Incontanente10 ei volgeran retrorso.

I voti a te proferti ho sculti11 in cuore

A quell’alta Pietà che la mia vita Ritolse all’orco13, e il piè franco mi resse

Nel lume dei viventi i dì traesse14.

Sì, nel tuo libro già descritte l’hai.

Spingendo contra me rapido il corso Che di mia prece all’umil suon, tremanti

Indi chiaro me fia che non invano Te mio Signore invoco e mio soccorso. In te lodar m’è dolce lodar il tuo sovrano Verbo, in Te por mia speme, oh qual timore D’uom frale mi darà la debil mano?

E di laude mi tarda12 all’infinita Tua pietade intrecciar serto e d’amore.

Sì che quest’alma agli occhi tuoi gradita

9 test'alta: altezzosi; superbi. 10 Incontanente: immediatamente. 11 sculti: scolpiti. 12 mi tarda: induce. 13 ritolse all’orco: sottrasse alla morte. 14 i dì traesse: vivrà.

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Salmo 56 Miserere mei, Deus, miserere mei

Pietà Signor: di me pietà! quest’egra1

Così meste al mio Dio levo le grida A quei cui nulla di quaggiù si esconde, Che la mia causa vindice2 decida. Ed ecco ei tosto al mio pregar risponde E virtù manda dall’eterea sede Che dei crudeli i mal pensier confonde. Pietà ministra del suo trono e Fede Inviami e dei leoni onde son cinto Mi strappa all’ugna che già già mi fiede3.

Lasso! Da furibondi uomini avvinto Giaccio, da tai che a denti han lance e teli4

Alma alle tue paterne ali s’affida, Infin che scampi alle mie brame integra.

E la cui lingua è aguzzo acciar discinto. Orsù t’esalta, o Dio, sovresso i cieli E di tua gloria lo splendor su tutta La terra fulgidissimo si sveli.

1 egra: inferma. 2 vindice: vendicatore. 3 fiede: ferisce. 4 che a denti han lance e teli: al posto dei denti hanno lance e dardi.

Ahi qual dai tristi innanzi a me costrutta Veggio maligna rete! Oh come essi hanno In sull’estremo5 la mia vita addutta.

Surge, o saltero6: o gloria mia ti desta! Ma che? Già le tue corde odo frementi. Tu parli, o cetra: dal mattin son presta7. Gran Re de’ re tra le stupite8 genti Scioglier m’è dolce di tue laudi il canto E loro i tuoi bandir chiari portenti9. Chè la tua fè le nubi eccede10, o Santo,

Orribil fossa schiusero a mio danno; Ma che può fraude o ardir contro il Signore? La schiuser gli empi, ed essi in lei cadranno. Pronto è il mio core, o Dio, pronto il mio core E a votive melodi in suon di festa M’accingo a disposar l’inno d’amore.

L’etra la tua pietà11. Sovresso i cieli Orsù t’esalta, e del tuo nome il vanto All'orbe intiero il suo splendor disveli.

5 In sull'estremo: vicino alla morte. 6 saltero: strumento musicale a corda. 7 son presta: sono pronta. 8 stupite: meravigliate. 9 bandir chiari portenti: proclamare le luminose tue opere. 10 la tua fè le nubi eccede: la tua fede si innalza sulle nubi. 11 L'etra la tua pietà: la tua pietà sovrasta il cielo.

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Salmo 57 Si vere utique

Mortali, o voi che il vanto1

Sono i giudizi vostri? Ahi di delitti Quai trame in cor rinserra2,

Dalla loro culla il freno Ruppero d’onestà4; nemiche al vero A fuorviar si diero Quest’alme prave dal materno seno5.

Gli orecchi e più non ode Di sperto7 incantator voce o melode8.

Ma deh non sia l’immane Lor tracotanza inulta9, o Re dei cieli! Tu infrangi dei crudeli L’ardir, tu spezza dei lion le sane10.

Di Giustizia sì caro aver mostrate, Ditemi, il ver parlate Quando in convegno accolti il nome santo Di lei levate al ciel? Dite, diritti

Quali adempie3 la mano in su la terra!

Tossico è in loro di feral virtude6

Come di serpe o di aspide che chiude

1 il vanto di giustizia: voi che vi vantate di osservare la giustizia. 2 rinserra: racchiude; nasconde. 3 Quali adempie: quante ne compie. 4 il freno ruppero dell'onestà: cominciarono ad essere disonesti. 5 A fuorviar si diero…dal materno seno: peccarono fin da lattanti (da bambini). 6 Tossico…virtude: celano un veleno di virtù mortale. 7 sperto: esperto. 8 melode: melodia. 9 inulta: impunita. 10 le sane: le zanne.

Si dileguin com’acqua che declina Giù dalla balza, e se l’altrui ruina Tentino ancora, l’aguzza Punta ai lor teli, o Dio, deh tu rintuzza. Pèrano11 i rei, qual suole

Copron di morte l’ale Informe parto che non vede il sole13.

Il giusto al ciel, quando vedrà dell’empio La vendetta e lo scempio14. E nel suo sangue tingerà le piante15.

Esclamerà, del viver puro; e certo V’ha un Dio che tutto vede E rende al nostro oprar degna mercede!

Verme che in suo cammin si smaga12, o quale

Pria che dei rovi le lor olle il fuoco Sentano, o già fiammante od ancor fioco, Nell’ira sua l’Eterno Ai turbini le dia rapina e scherno. Plausi ergerà festante

E ogni mortal: no, non è vano il merto16,

11 Pèrano: muoiano. 12 si smaga: si allontana. 13 Informe …che non vede il sole: un aborto. 14 lo scempio: la distruzione. 15 Tingerà le piante: arrosserà i piedi. 16 non è vano il merto: conviene; è utile.

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Salmo 58 Eripe me de inimicis meis

O mio Dio, tu dall’ira degli empi Mi francheggia; da lor tu m’aita, Chè di sangue briachi1 e di scempi

Ecco han teso alla grama mia vita Fatal rete3: a consiglio i possenti Ecco stretti, me guatan4 furenti

No, di fallo, tu il sai, verun morso Me non punge5; eppur fiera a me contro

Come gente che freno non ha. Sorgi e mira6, o Signor, viemmi incontro,

Su le genti universe il flagello, Nè ti tocchi dei tristi pietà8. Già dell’ore silenti al ritorno9

Quai mastini alla preda dintorno Sion tutta spiando latrar. Dal lor seno traspar l’odio accolto Come spada sull’invide labbia; Chi di lui, van chiedendo con rabbia Nuove udì? Dove ei trasse a posar11?

In Te sempre securo vivrò. Dalle sfere già presta12 a salute,

Per lei volgere un dì le pupille Sugli affranti13 nemici potrò.

Baldi2 insorgon fremendo su me.

In cui fallo, in cui colpa non è.

Muove un’orda con rapido corso,

Sorgi e scoti7, o gran Dio d’Israello

Veggio i crudi10 tornar; già gli ascolto

Ma da Te fia deluso de’ rei, Delle genti l’ardir. Mia virtute, Mia tutela, o gran Padre, tu sei:

Mi sovvien la tua Grazia, e tranquille

1 briachi e di scempi: ubriachi di sangue e distruzione. 2 Baldi: insolenti. 3 fatal rete: un inganno mortale. 4 guatan: osservano; guardano. 5 verun…non punge: non ho nessun desiderio di peccato. 6 mira: osserva; guarda. 7 scoti..il flagello: scuoti la frusta; castiga. 8 Né ti tocchi…pietà: non avere pietà dei malvagi. 9 dell'ore silenti: della notte. 10 i crudi: i malvagi. 11 trasse a posar: si rifugiò. 12 Dalle sfere già presta: dal cielo già pronta a salvarmi. 13 affranti: annientati; sconfitti.

Deh non strugga il tuo brando i perversi; Che al mio popol d’orror, di vergogna Sian vivente memoria dispersi, D’ogni lustro14 spogliati ed aver. Di lor bocca ogni voce è menzogna, Nel lor fasto15 li colga il tuo braccio; Nell’infamia li colga del laccio Che a me in onta tramaron e al ver16.

Su pon fine, o Signor: che più tardi? Deh risveglia il tuo zelo, nè inulto17

Più rimanga degli empi lo stuol. Così lor fia palese agli sguardi Che di Giacob le sorti in sua mano Tempra Iddio, che Iddio regna sovrano Fino agli ultimi lidi del suol. Già dell’ore silenti al ritorno Veggio i crudi tornar, già li sento Quai mastini alla preda dintorno Sion tutta spiando latrar. Sparsi ei fiutano ovunque, il talento18

Li sospinge voraci; e delusi Dell’ambito lor pasto e confusi Già gli intendo ringhiosi ulular. Lieto intanto sull’alto a Te sciorre L’inno io voglio dell’alta vittoria, Dio pietoso, che salda a me torre Fosti e asilo fra l’armi e il terror. Le tue laudi sull’arpa, o mia gloria, Canterò; chè tu sei la mia pace Tu il mio scudo, tu il fonte vivace Di mia speme, o Celeste Rettor.

Su, pon fine al lor pazzo tumulto,

14 lustro: motivo di nobiltà; gloria e onore. 15 fasto: ostentazione; sfarzo. 16 al ver: contro la Verità (Dio stesso). 17 inulto: innocente. 18 il talento: il malanimo; il rancore.

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Salmo 59 Deus reppulisti nos

Così fummo, o Signor, dal tuo volto Noi reietti, sbandati, percossi. Su noi fiero il Tuo sdegno levossi: Deh! ritempra a pietade il tuo cor1.

Di Giacobbe il retaggio hai sconvolto Le sue genti hai diserte e spartite2.

D’aspre lotte, di stragi ferali4

Ed amaro un licor ne mescesti Che d’angoscia e spavento n’empiè6.

Desti tal che tra i crudi perigli Sia lor pegno dell’alma tua Fè. Or deh m’odi, e in tua mira pietade Mi francheggia, o Possente de’ cieli! Tu il dicesti fa i santi tuoi veli Nè il tuo labbro mendace farò. Sì, di Sichem giulivo le strade Partirò vincitor7: delle tende La convalle quant’ampia si stende Misurando trascorrer potrò8.

Deh sovvieni al suo duol3! Le ferite Deh ne sana, o Gran Padre d’Amor.

Dura vista a noi lassi5 Tu desti,

Pur se’ Tu che di fronte agli strali Di salvezza un vessillo a’ tuoi figli

1 ritempra…cor: volgi il tuo cuore a pietà 2 diserte e spartite: abbandonate e sparse. 3 sovvieni al suo duol: ricordati del suo dolore. 4 ferali: mortali. 5 lassi: sfiniti. 6 n'empiè: ci colmò; ci riempì. 7 partirò vincitor: dividerò da vincitore. 8 Misurando…potrò: potrò andare in lungo e largo.

Mio di Galaad il suol, gioconda Mia porzion di Manasse è la terra; Efraimo a me valido in guerra Nerbo9, e Giuda mio scettro sarà.

Del lavacro beato a me l’onda Fia che versi, e il piè cingami il triste10

Or chi fia che a me schiuda le porte Dell’ostel formidando12, e il sentiero

Nostre case non vedranno più davante Te proceder qual auspice13 e re? O Signor d’Israello, a salute14

Vuol senz’ali volar, chi la speme Pone in fragil braccia mortal15. Viva Iddio! Noi di eccelsa virtute16

Per lui gesta opreremo. Ei qual polve Cui di Borea lo spiro17 dissolve: Fia che strugga ogni possa rival.

Idumeo, dalla vinta Filiste11

Del trionfo a me il plauso verrà.

Là dov’Edom distese l’impero Sgombri al fine all’incerto mio piè? Non sarai tu quel d’esso, o Dio forte, Che testè n’hai respinti? e le sante

Vieni omai del tuo popol che geme!

9 Nerbo: sostegno. 10 triste: il malvagio. 11 Filiste: Filistea (che diede nome alla Palestina). 12 Dell'ostel formidando: palazzo formidabile. 13 qual auspice: come promotore (di pace). 14 a salute: a salvare. 15 in fragil braccia mortal: nell'uomo. 16 di eccelsa virtute: di grandissimo valore. 17 lo spiro: il soffio.

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Salmo 60 Exaudi, Deus, deprecationem meam

Odi benigno i gemiti, o gran Dio, Che misti a’ preghi1 io spargo. A te gli aneli miei sospiri invio Del patrio suol dal margo2.

Sublime in arduo monte. Chè tu mi sei gagliarda torre e fida3

Nel tuo sacrato ostel4 senza mai fine

Securo all’ombra dell’ali divine Io poserò raccolto5. Tanto, mio Dio, da te sperar mi lice6,

E stiano a lui vigili scolte7 accanto

A te così sciorrò votivo il canto Ad ogni sol che riede8.

Quale strazio ho nel cor! Deh tu mi guida

Dell’inimico a fronte.

Tra tuoi velami avvolto

Che le mie preci udisti E a’ tuoi cultor propizio la felice Eredità largisti. Or di etade in età nuovi anni ognora Apponi al re diletto Si ch’ei perenne, tua mercè, dimora S’abbia nel tuo cospetto.

La tua pietà, la fede.

1 a' preghi: alle mie preghiere. 2 dal margo: dal margine. 3 fida: sicura. 4 sacrato ostel: il tempio. 5 Io poserò raccolto: mi raccoglierò; riposerò. 6 mi lice: mi sia lecito. 7 vigili scolte: attente, sveglie sentinelle. 8 Ad ogni sol che riede: ogni giorno.

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Salmo 61 Nonne Deo subiecta erit

Solo nel mio Signor pace allo stanco Mio spirto: Egli a me fonte è di salvezza, Ei mia rocca ed asil: nè verrà manco1

Sino a che voi precipiti trarrete2

Qual macerie sconvolta o qual parete Che al suol inchina4? Del mio fastigio al mentir presti5, gli empi Si consigliaron di sbalzarmi: e onore Mi fan coi labbri6, e tramano onte e scempi

Sol nel mio Dio quest’alma svigorita S’acqueta, e a Lui si aspetta7: Ei di salute

Ei mi conforta: d’ Israel nel Santo E’ la mia spene8.

La mia salvezza.

A spegner3 tutti un uom che già rovina

Dentro del core.

M’è schermo: nè fallir mai può smarrita La mia virtute. Nel santo d’Israello ogni mio vanto, Ogni difesa è in Lui: tra le mie pene

E in ogni età la vostra speme in Lui

1 nè verrà manco: né verrà meno. 2 precipiti trarrete: vi precipiterete. 3 spegner: finire; uccidere. 4 Che al suol inchina; che sta cadendo. 5 Del mio…presti: pronti a mentire sulla mia fama. 6 e onore mi fan coi labbri: mi onorano solo con le labbra (quindi, sono falsi) 7 a Lui si aspetta: a Dio si affida. 8 spene: speranza.

S’appunti9, e i vostri cori, o popol mio

Oh vani11 d’Eva figli e menzogneri!

Non di predar desio, non rea baldanza D’oltra poter13 seduca i vostri petti; Nè di robuste braccia e d’or fidanza In voi s’alletti14. Iddio parlò, l’udii più fiate io certo Ch’è in lui possa e pietate, e in sua ragione Degno al giusto darà dell’opre il merto, Degno al fellone.

S’affondano al suo piè10, fia saldo a nui Sostegno Iddio.

Sull’equa lance al paragon librati12

Sovra la stessa vanità leggieri Ei fian provati.

9 s'appunti: sia fissa. 10 S'affondano al suo piè: si prostrano ai suoi piedi. 11 vani: sciocchi; insensati. 12 Sull'equa…librati: pesati sulla giusta bilancia. 13 D'oltra poter: di super potere. 14 s'alletti: prendano forza nei vostri cuori.

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Salmo 62 Deus Deus meus, ad te de luce

A te dal primo albore Levo il pensier, mio Dio; Di te m’adugge1

Virtù mia sola, il core, Sete fervida sì che il fral mi strugge2,

Così di tua sembianza Il chiaro lume contemplar da presso3.

L’inno di laude a te sarà ch’io porga, Nè volgerà mai giorno4

Del sol novello rivolto la mente, Non mai da te partita6

Invece nei loro ingegni S’affidano7 costor che mi fan guerra. Dal crudo acciar gl’indegni Spenti cadran nei cupi antri sotterra, Quasi lasciando l’empio Frale, ludibrio delle volpi e scempio.

Mentre il piè movo in questa Arida terra desolata e mesta.

E della tua possanza Veder mi sia la maestà concesso, Che il viver più soave Verso la tua bontà pregio non ave! Allor nel tuo soggiorno.

Che divote le mani io non ti sporga5, E l’alma di tua grazia Nutrita, esulterà d’ogni ben sazia Poichè tu fosti, il sai Sul tacito giaciglio a me presente, E a te coi primi rai

Che nei cimenti ognor mi desti aita. Quindi all’ombra ospitale Delle ali tue dolce mi fia posarmi, Nè mai forza mortale Dal tuo fianco potrà, gran Dio, strapparmi, Chè vigor sovrumano M’appresta al cor la tua paterna mano.

1 m'adugge: mi intristisce. 2 il fral mi strugge: distrugge il mio corpo. 3 da presso: da vicino. 4 nè volgerà mai giorno: né passerà mai un giorno. 5 non ti sporga: non innalzi. 6 Non mai da te partita: non si è mai allontanata da te. 7 nei loro ingegni s'affidano: confidano solo nelle loro forze.

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All’alta strage intanto Gioirà il Sire della tua vittoria. E quanti han fede al Santo Tuo nome, plauso a te daranno e gloria. Poich’entro sè la rabbia Consumeranno le menzognere labbia.

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Salmo 63 Exaudi, Deus, orationem meam cum deprecor

Deh tu dell’alma mia che geme e prega, L’umil voce, o Signor, propizio ascolta E del nimico dal timor la slega1.

Tu i giorni miei francheggia. Oh come folta S’aduna ai danni miei crudel masnada2

Hanno aguzze lor lingue al par di spada, E amaro un detto a scoccar presto4 quale

Di repente su lui vibran lo strale5, Nè li rattien temenza6; e insieme attesi

Lacci, e queti al favor delle tenèbre Van dicendo: a chi noi sarem palesi8? E su lui fitte l’invide palpèbre9, Ne spiano i falli e con assidua10 mente

Li saetta e di subbito li fiede E in sè si volge il lor maligno dente12. Ritragge allor ogni uom che mira, il piede E l’opre annunzia attonito di Dio Di cui gli alti consigli intende e vede. E qual vi è spirto a Lui devoto e pio Bene sperando in Lui s’allegra, e ogni alma Che ai superni mandati ha il suo desio, Batte inneggiando l’una all’altra palma.

Che d’ogni freno al mal corre disciolta3.

Nascosa freccia, purchè il giusto cada.

Lor concorde ad empir verbo feral7, Cercan pur l’ombra che ne celi i tesi

Ne scrutano del cor l’ime latèbre11. Ma già dall’alto il Regnator possente

1 la slega: scioglila. 2 masnada: schiera; accozzaglia di persone. 3 Che…disciolta: libera da ogni freno, corre verso il male. 4 E amaro…presto: pronti a parlare male. 5 lo strale: la freccia; il dardo. 6 nè li rattien temenza: né li frena il timore (di Dio). 7 Lor…feral: concordi nell’adoperare parole mortali. 8 a chi…palesi? Chi ci scoprirà? 9 E su …palpèbre: fissandolo invidiosi. 10 assidua mente: con costanza. 11 l’ime latèbre: gli intimi nascondigli del cuore. 12 E in sè…dente: si rivolge contro la loro stessa malvagità.

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Salmo 64 Te decet himnus etc

A te, Solima devoto Tessa omai di laudi un serto1

Lieta compiendo, o Santo, il voto Nei dì mesti a te proferto2.

Onde accorrer d’Eva i figli Vedrai, tutti aneli a te3.

Di nequizie ahi qual su noi Grave un cumulo s’aderse4!

Tu propizio nei perigli Doni ai supplici mercè;

Ma pietà gli sguardi suoi Al tuo popolo converse. Lui felice, a cui le soglie Schiudi, o Dio, di tua magion! D’ogni grazia ei ne raccoglie Nobil frutto ed ogni don. Formidabil nei portenti Implorato a noi tu arridi, Nostro duce, e delle genti Sola speme in tutti i lidi. Tu dell’alpi ardue sostieni La gran mole in tuo valor. Tu del mar sonante infreni5

E dei popoli il furor. Sfolgorò del divin braccio Sulle arene ed oltre ai monti La virtude, e il cor di ghiaccio Si fè a’ rei, cadder le fronti.

Quando spunta il sol novello Quando a sera il dì sen và, Dilettosa al tapinello Splende ognor la tua bontà. Ed or ecco, di molt’acque Nunzie a noi di copia e d’oro, De’ tuoi fidi al suol ti piacque Largo effondere un tesoro. Gonfio i margini disdegna

1 devoto…un serto: una corona a te consacrata. 2 Nei dì mesti a te proferto: presentato a te nei giorni tristi. 3 aneli a te: desiderosi di te. 4Grave un cumulo s'aderse: ci piombò addosso un pesante fardello. 5 infreni: arresti.

E qual messe a stagion pregna6,

Sì, vedrem dai paschi8 a rivi

Vien più rapido il Giordan.

Carca è d’esca7 la tua man. D’irte zolle adima il nembo E dei solchi il letto inonda, Della terra stilla in grembo E di germi la feconda. Dei tuoi doni oh qual dovizia, L’uomo, o Dio coronerà! Qual rigoglio e qual letizia Da’ tuoi campi stillerà.

Scorrer latte nell’erèmo, D’erbe e fior vestiti i clivi Per te ridere vedremo. D’agnelletti folto e d’agne Lieto il gregge saltellar E di messi le campagne Ridondanti a te inneggiar.

6 pregna: matura. 7 Carca è d'esca: è carica di cibo. 8 paschi: pascoli.

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Salmo 65 Iubilate Deo…psalmum dicite

Dai quattro venti al Re de’ Regi applaudi Festosa, o terra, inni sciogliendo al Santo Suo Nome: ovunque degno di sue laudi Estolli1 il canto.

Nell’opre tue! Già piegan lor cervici Al temuto tuo scettro onor mentendo2

Gesta di Dio vedete, e qual su i figli Dell’uomo si esalti pauroso3 e grande

Tremi, nè sovra sè protervo spiro Levarsi attenti4.

Poichè, Signor, d’aspri cimenti al saggio Porre a te piacque il fidente stuolo5,

Su dite: Oh qual sei, tu, gran Dio, stupendo

I tuoi nemici. Dall’Indo all’Ocean tutto a Te prono L’orbe s’inchini, ed un cor solo inneggi, E del tuo Nome in ogni lido il suono Sublime echeggi. Oh venite, o mortali, e le ammirande

Nei suoi consigli. Egli in asciutto il molle suol converse Del mar d’Arabia e del Giordan sul letto Ne addusse: Ei quei a insolita ne aperse Letizia il petto. Eterno in sua virtude Ei sull’Empiro Regna, e d’un guardo vigila le genti.

Benedite voi tutti al nostro Dio E a lui cantate, o popoli, che a morte Ci tolse, e il piè ci tenne in sul pendio Stabile e forte.

Come suol dall’argento orafo saggio Far nel crogiuolo.

1 Estolli: innalzi. 2 onor mentendo: onorandoti falsamente. 3 pauroso: incutendo timore. 4 nè sovra…attenti: nessun uomo orgoglioso osi innalzarsi sopra di Lui. 5 fidente stuolo: il tuo popolo fedele.

Ahi qual ne colse infausto laccio, ahi quale Duro flagel6 nei fianchi ei ci percosse!

Così tu, o Dio, volesti; onde per poco Lassi7 incedemmo e per gli equorei flutti8

Ostie recar mi fia soave cura, La fè sciogliendo9 che votai nel giorno

Di pingui arieti l’olocausto offrirti Amor m’incita tra i Sabei vapori10,

Or qua traete11 e m’ascoltate or voi

A lui tra gli inni di mia doglia sporsi12

Ma da rie voglie i miei pensier remoti13

Quello Spirto che umil plorando chiede, E seguace14 a’ miei prieghi ampia dischiuse

Ahi come a noi sul collo empio mortale Fiero levosse!

Quand’ecco al fine in ubertoso loco N’hai tu condutti. A te però nel sacro tuo soggiorno

Della sventura.

A te m’incita offerir copia d’irti Capri e di tori.

Tementi Iddio; ridir m’arde il desire Quanto a me largo fu dei doni suoi Dei cieli il Sire.

Il mesto grido. Non fia, no, se a stolti Consigli orecchio mai docil io porsi Che Iddio m’ascolti.

Ei ben vide, e i miei gemiti cortese Raccolse, e al suon dei lacrimati voti Dolce s’arrese. Laude all’Eccelso! A lui che in cuor m’infuse

La sua mercede.

6 Duro flagel: crudele castigo. 7 Lassi: stanchi; sfiniti. 8 per gli equorei flutti: per il mare. 9 La fè sciogliendo: mantenendo la promessa. 10 Sabei vapori: tra i trionfi di Saba. 11 traete: venite; accorrete. 12 sporsi: protesi. 13 da rie voglie…remoti: lontano dal peccato. 14 seguace: avendo ascoltato.

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Salmo 66 Deus misereatur nostri

Pietà de’ figli tuoi, Pietà, Signor, ti prenda! Sì la tua man su noi A benedir si stenda, E del paterno viso Ci allieti l’ineffabile sorriso! Così ne assenti al raggio Scoprir della tua luce1

Dal prisco error2 converse

E in quest’oscura valle Fido li meni pel diritto calle4.

Al tuo spirar feconda Ecco la terra di portati5 abbonda. Deh, se il Fattor6 sovrano, Deh se a noi stenda amica Il nostro Dio la mano, Se a voi Dio benedica! Ed a lui sol s’inchini Il mondo insino agli ultimi confini!

Lungo il mortal viaggio La via che a te conduce La via, che a tutti addita Dischiuso il fonte della vera vita.

E al tuo sen ridutte3, Te cantin le universe Tribù, le genti tutte, Sciogliendo al par devote In mille lingue d’una fè le note! Dell’orbe la letizia Ai quattro venti echeggi: Poscia che in tua giustizia Tu i popoli correggi,

Dal prisco error converse E al tuo sen ridutte, Te cantin le universe Tribù, le genti tutte!

1 Così…la tua luce: così ci consenta di scoprire, illuminati da te. 2 prisco errore: peccato originario. 3 al tuo sen ridutte: ricondotte da te. 4 li meni pel diritto calle: li guidi per il retto sentiero. 5 portati: esiliati ritornati in patria. 6 Fattor: Creatore.

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Salmo 67 Exurgat Deus

Sorga Iddio; sian gli empi dispersi, Del suo ciglio1 percossi al fulgor. Sian al fumo disciolti i superbi, Sian consunti qual cera all’ardor2.

Egli è quei, che per l’aspro diserto Salse3, è quegli che ha nome il Signore.

All’orfano ei padre, sostegno alla mesta Che piange il marito, nell’arca s’appresta4: Di prole ei rallegra chi prole non ha. A dolce magione – ei tragge il prigione5;

Allor che velato6 fra i sacri misteri

Tu a queste dilette tue piagge, se inermi Ne scorgi i portati, se languidi i germi7,

Ma già fiera un’oste8 s’avanza sul campo,

I regi fuggono – Fuggon le squadre: Parte10 le spoglie – L’accorta madre. Mentre fra i patrii – Fonti quiete Voi sgombri d’ansie – L’ore traete11,

E di gioia, di riso, nei santi Sgorghi un fonte a quel raggio divin. Su, fra i suoni, fra i plausi, fra i canti Precorrete all’Eccelso il cammin.

All’Augusto fra i giubili un serto Su tessete di laude e d’onor.

Ma un tetto al protervo non egli darà.

Menasti i tuoi fidi per ermi sentieri; Attonita, o Dio, la terra tremò. Signor di Giacobbe, te il Sinai conobbe, Soave dai cieli rugiada stillò.

Vivifico d’acque diffondi tesor. Quest’almo tuo suolo – dei grami allo stuolo Tu desti in retaggio, o gran Padre d’amor.

Che temi Israello? securo è il tuo scampo9. Non vedi qual muove virginei drappel? Le nunzie son elle – di fauste novelle, Che un canto han sui labbri spirato dal ciel.

Sovra l’argentee – Piume librata Su voi sta vigile – Colomba aurata.

1 Del suo ciglio: del suo sguardo. 2 qual cera all'ardor: come cera che arde. 3 per l'aspro deserto Salse: salì attraverso il deserto. 4 nell'arca s'appresta: si manifesta nell'Arca (dell'alleanza). 5 ei tragge il prigione: reca il prigioniero. 6 velato: nascosto. 7 se inermi…germi: se vedi gli esiliati abbandonati e i figli stanchi. 8 un'oste: un esercito. 9 scampo: libertà. 10 Parte: divide.

E i feri principi – Per lei sbaraglia. Quindi su l’arduo – Salmon12 la scia

O vetta superba di Basan, o monti Che tumide13 all’aure levate le fronti,

Oh qual maestro sul cocchio ei movea! Corteggio15 di doppia miriade il cingea,

Così tu sublime poggiasti fra i proni Captivi16, o gran Dio, splendente di doni,

Mai sol non tramonti che a Dio non si sciolga La nostra melode! Se ambascia ne colga17

Ne serba al suo sdegno tremendo il Signor. Ei serba allo scempio18 – le chioma dell’empio

Dal mar di Filiste19 gl’iniqui, dai colli Di Basan, disse e di qui, Giacob, traerolli. Per te lor s’aspetta sterminio crudel. Saran le tue piante – vermiglie; stillante La bocca a’ tuoi cani del sangue infedel.

E già l’Altissimo – Scende a battaglia,

Di neve candida – Più vaga fia.

Perchè gli occhi torti14 volgete a Sion? E’ questa la vetta – del Santo diletta; Di lui qui perenne starà la magion.

Immensa il seguiva la turba fedel. Sedeva in quell’arca – del Sinai il Monarca: Venia col tuo popolo il Sire del ciel!

Che vesti ai mortali con prodiga man. E a piè di tua sede – chi te pur non crede Sommesso al tuo giogo t’adora sovran.

In lui di salvezza la rocca sarà. Ei veglia di notte – l’indomite porte Ei vita e vittoria, cui vuole darà. Oh ciechi i suoi baldi nemici! Qual tale Argilla, il reo capo bersaglio fatale

Che stolto persegue le vie dell’error.

11 Mentre tra…ore traete: mentre tra le sorgenti natie, liberi da ogni ansia, vivete tanquilli. 12 Salmon: montagna della catena di Basan. 13 tumide: orgogliose. 14 occhi torti volgete: guardate biechi. 15 corteggio: corteo. 16 proni Captivi: prostrati prigionieri. 17 Se ambascia ne colga: se siamo angustiati. 18 serba allo scempio: destina alla distruzione. 19 Filiste: è la regione della Filistea.

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Ed or te, o Dio, qual giubilo! Muover fra i veli tuoi, Te gli occhi nostri videro Muover dinanzi a noi. Fra tube, flauti e cetere Ti precedean cantori E in mezzo a lor coi timpani Delle donzelle i cori. All’Immortal, dicevano Laude insiem devoti, Benedicendo il plauso Voi d’Israel nepoti. Quivi scorgeasi del giovine Benïamin le ciglia Per forte tanto volgere20

Di doni onusti, e scaccia La fera che tra i calami21

Carche di meraviglie. Quivi di Giuda i principi Coi lor seguaci e quivi Di Neftali e di Zabulon I condottier giulivi. Or la soggetta Solima Possente, o Dio, governa E l’opre in lei benefiche Dal loco santo eterna. Mira a te i regi accorser

S’ostina a far sua caccia.

20 Per forte tanto volgere: che guardava incessantemente. 21 La fera che tra i calami: la fiera che (nascosta) nel canneto.

I redi infrena22 e i tauri Stretti a comune pugna E corridor23 che stampano

Le mani a te suo Dio. Regni e imperi, intuonate al Possente Inni e cantici, al Dio di Sion. Al Dio vivo, che il ciel più lucente Calca, e irato favella24 nel tuon. A lui gloria voi tutti cantate D’Israel con l’elette tribù: Di lui splende su noi la pietate, Sulle nubi l’eccelsa virtù. Formidabil di Giàcob grandeggia Nelle sacre sue tende il Signor: La sua plebe egli afforza e francheggia: Al suo Nome sia laude ed onor!

D’argento armata l’ugna. Sperdi, Signor, qual turbine I popoli malvagi Che a noi d’intorno siedono D’ira spiranti e stragi. Qui un dì del sire Egizio Vengono i messi e pio Qui stenderà l’Etiope

22 redi infrena: arresta i vitelli. 23 i corridor: i cavalieri che lasciano l'impronta. 24 favella: parla.

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Salmo 68 Salvum me fac, Deus, quoniam intraverunt

Salvami, o Signor mio! D’acque m’inonda Copia fin suso1 l’alma, e mi trascina

Proda3 non evvi o scampo alla ruina:

Dal gridar lungo ohimè son lasso e roco; E agli occhi aneli5 in te pur fisi, o Dio

Non di capei7 sì folto è il capo mio, Quanti di rabbia insorger veggo accesi Contra il tuo servo che niun fallo ordio8. Baldi in lor possa ei muovon tutti intesi9

A darmi del ben far di scempi merto. Quel che rapito mai non ebbi resi. Ma se in lor10 non peccai, stolto fui certo Che errai da te; la mia stoltezza è nuda A te dinanzi: ogni error mio t’è aperto. Pietà però! Che la mia sorte cruda11

Poichè per tua cagion fui fatto all’onte12

Segno: per cagion tua dal suol più torre Non oso omai l’umiliata fronte. Ma qual nimico la mia gente aborre E al par di stranio13 inviso sono a quanti

Però che m’arse dei tuoi veli santi15

Nel loto2, e fra i suoi vortici m’affonda.

Alto mi preme un mar rubesto, e a gioco4

Di qua, di là mi tragge in sua rapina.

Più non riman che incerto lume e fioco6.

Di viltà, di vergogna non sia fonte A chi brama ha di te, Signor di Giuda.

Lo stesso sangue per le vene scorre14.

Lo zelo, ond’io l’ira per me sostenni Degli empi labbri contra il ciel pugnanti.

1 fin suso: fin sull'anima. 2 loto: fango. 3 proda: riva. 4 a gioco: come se volesse giocare con me. 5 aneli: stanchi. 6 fioco: incerto; quasi spento. 7 capei: capelli. 8 niun fallo ordio: non commise alcun peccato. 9 tutti intesi: concordi. 10 se in loro: contro di essi. 11 cruda: crudele. 12 all'onte segno: messo alla gogna. 13 al par di stranio: come uno straniero. 14 inviso…vene scorre: sono odiato da tutti i parenti e consanguinei. 15 dei tuoi veli santi: della tua casa; del tuo tempio.

Digiuno e sciolto in lagrime mi tenni Nel duolo, e di cilizio mi copersi E scherno ad essi e favola divenni. Quei che alla porta hanno lor seggio16, fersi

In tanta ambascia supplici gli sguardi Levo al tuo soglio, e tu alfin sovvenga. Tempo è di tua mercè. Signor, che tardi? Dell’antica tua fè18 ti risovvenga

Tal ch’io non sia dalle grandi acque avvolto Nè tra la melma all’imo19 immerso giaccia. Non pera20, o Dio, dal furiar travolto

Deh m’intendi! soave è più del mele22

Vedi in qual si dibatte aspro martiro24

Quest’alma, e consolarla orsù t’appresta Vieni e mi scherma per lo stuol deliro25.

La mia vergogna. Ecco nel tuo cospetto Tutta è la schiera che mi preme e infesta26. Dei vituperii sotto il pondo27, ahi, stretto Sentomi il cor dilacerato e affranto Sì che appena mi scote alito il petto.

A laniarmi17, e i bevitor codardi Mi fanno obbietto ai lor procaci versi.

E quella tua pietà che ha sì gran braccia Con lieto viso a liberar mi venga. E mi scampi dei perfidi alla caccia

Dell’onde21, nè m’inghiotta il mar crudele Sì che in abisso cada alfin sepolto.

E prono23 ai nostri gemiti il tuo Spiro. Deh benigno riguarda al tuo fedele.

Tu sai l’obbrobrio mio; t’è manifesta

16 Quei…lor seggio: coloro che siedono fuori della porta (della città). 17 fersi a laniarmi: si allearono per straziarmi. 18 tua fè: tua alleanza. 19 all'imo: nella profondità. 20 Non pera: non perisca. 21 dal furiar travolto dell'onde: travolto dalla furia delle onde. 22 mele: miele. 23 prono ai nostri gemiti: attento alle le nostre preghiere. 24 aspro martiro: penosa sofferenza. 25 scherma per lo stuol deliro: difendimi dalla plebe delirante. 26 infesta: mi travaglia. 27 Dei vituperii sotto il pondo: sotto il peso delle ingiurie.

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D’intorno io miro a questo ed a quel canto28

Nè veggio alcuno che alla mia sventura Impietosito il suo mesca29 al mio pianto. D’attossicato30 fiel d’ira pastura

Ma deh non più! tornino, o Dio, le liete Lor mense ad essi in laccio32, e si rivolga

Denso un velo di tenebre ne involga Le ciglia, e i fianchi il tuo flagel ne smunga33

L’alto disdegno che stagion sì lunga34

Nè s’oda più voce sonar veruna Per entro ai solitari padiglioni. Chè sovra cui tanti il tuo braccio aduna Malori ei fremon crudi, e lor delizia Fanno il contar mie piaghe ad una ad una. Nequizia apponi sovra lor nequizia E degna abbian mercè dei lor delitti Mai sempre in bando35 della tua Giustizia. Dei vivi essi sian dal novero36 proscritti Nè più tra l’alme al tuo paterno core Dilette sieno i nomi loro descritti.

Diermi gl’iniqui31, e alla cocente sete Dell’aceto m’aggiunsero l’arsura.

Il lor fasto e la gioia in fatal rete.

Sì ch’ogni possa alle loro salme tolga.

Chiudesti in sen, furente or sui felloni Si riversi, e gl’incalzi e gli raggiunga. Squallide e vote sian le lor magioni

28 a questo…canto: di qua e di là. 29 mesca: mescoli. 30 attossicato: avvelenato. 31 pastura diermi gl'iniqui: i malvagi mi diedero da mangiare. 32 tornino…in laccio: si convertano ai loro danni (in inganno). 33 ne smunga: li svuoti di ogni vigore. 34 stagion sì lunga: per lungo tempo. 35 Mai sempre in bando: compiendo i dettati della… 36 dal novero: dal numero.

Ed a me intanto che angosciose l’ore Trapasso37, ah porga la tua destra aita,

Quindi, Signor, della scampata38 vita

Gradita più che di svenato39 bove

Vedranno i grami, e alla superna41 luce Letizieranno, e voi del par giulivi Sarete a cui l’amor42 del Santo è duce. Poichè non fur di Lui gli orecchi schivi43

Gloria a Colui che tutto regge immoto Dia l’etra44, il mar, la terra, e gloria al Forte

Chè infrante per suo don l’aspre ritorte45

E i nati suoi del divin volto al raggio Vivran felici, e ogni alma che Iddio cole46

Quivi secura avrà stanza e retaggio.

E mi affranchi dal mio lungo dolore.

Memore il labbro mio, già il canto move E a te sarà quel canto ostia gradita.

Ovver di redo40 che pur or produce Le corna, e molli ancor ha l’ugne e nuove.

Dei poverelli lagrimosi al voto Nè i gemiti ei sdegnò dei suoi captivi.

Tributi quanto in essi ha senso e moto.

Fian di Sionne, e un’altra volta il sole Vedrà di Giuda le città risorte. E in seno ad esse d’Israel la prole

37 Trapasso: trascorro. 38 scampata: salvata. 39 svenato: sgozzato. 40 redo: vitellino appena nato, con corna piccole e zoccoli ancora teneri. 41 superna: celeste. 42 a cui l'amor: sarete simili a coloro la cui guida è l'amore. 43 non fur…gli orecchi schivi: prestò ascolto. 44 l'etra: il cielo. 45 aspre ritorte: crudeli catene; ceppi. 46 cole: venera.

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Salmo 69 Deus in adiutorum meum intende

Oh Dio, deh soccorri Placabile omai; Deh francami, accorri! Perchè più ristai1?

Sien colmi i perversi Frementi a’ miei danni2; E muti le palpebre Avvallin3 al suol

E ogni alma che aspettasi Lo schermo4 dal ciel Su, canti: sia laude Al Dio d’Israel! Ahi povero intanto, Ahi gramo son io! Tu asciuga il mio pianto, Tu scampami, o Dio. A me sei tu vindice, Sostegno sei tu. Deh tosto soccorrimi: Che indugi ancor più?

Su, d’onta ricoprasi Quest’orda brutal Che perfide insidie Ordisce al mio fral. Sien lungi dispersi, D’obbrobri e d’affanni

Cotesti che plaudono Beffardi al mio duol. Per te sia giulivo, Tripudi ogni core, Cui scalda del divo Tuo nome l’amore;

1 ristai: indugi. 2 frementi a' miei danni: che tramano contro di me. 3 le palpebre avvallin: abbassino lo sguardo. 4 lo schermo: l'aiuto.

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Salmo 70 In Te, Domine, speravi…libera me et eripe me

In te spero, o Signor; nè di tristizia Fia che atterri1 giammai confuso il volto;

A’ tuoi messaggi della mia franchezza Fida2 il decreto; che tu al viver mio

Or dell’ugna3 deh strappami del rio;

Fin dal materno claustro5 a me daccanto

Lanciati alla mia caccia, e in rea congiura Stretti8 effondon dal cor l’atro veleno.

Or via s’insegna, a noi cada egli in mano: Chi gli fia schermo9 all’ultima sciagura?

Sì che deluso il cieco ardire insano,

Deh tu mi salva nella tua giustizia. Porgi cortese alle mie preci ascolto Tu sii mio scampo, tu di mia salvezza Torre ed asil dov’io riposi accolto.

Sei rifugio e invincibile fortezza.

Che dall’april degli anni miei4 tu, o Santo, Sei la mia speme e il fervido desio.

Tu fosti, e allor che le prime aure io bebbi6

Tu mi reggesti: onde a te sempre io canto. Fra lo stupor così di molti io crebbi Qual vivo monumento di tua grazia: Perchè mio scudo e mia difesa t’ebbi. Però di te lodar non fia mai sazia La lingua mia cantando il sempiterno Valor che sorge oltre ogni detto e spazia. Ed ora il tuo fedel dal sen paterno Non rigettar, quando già mi vien meno La virtù prisca e il crin m’imbianca il verno7. Vedi i nemici miei che senza freno

Iddio, dicendo: di lui più non cura;

Udisti, o Signor mio? da me lontano Deh non partir, t’affretta al mio soccorso

1 nè di tristizia…atterri: fa' che non abbassi il volto a causa di peccati. 2 Fida: consegna con fiducia; affida. 3 dell'ugna: dalle mani; dalle grinfie. 4 dall'april degli anni miei: fin dalla mia giovinezza. 5 claustro: ventre. 6 le prime aure io bebbi: appena cominciai a respirare; a vivere. 7 e il crin m'imbianca il verno: comincio ad invecchiare. 8 stretti: uniti. 9 chi gli fia schermo: chi lo potrà difendere.

Siano fiaccati gli empii in mezzo il corso10

E di vergogna carchi e di dispregi Volgano al suolo la fronte, il piè retrorso11.

Ma poi che annoverarli uom non vale12

Spirasti in petto nè dei tuoi portenti Sin qui mai furon le mie labbra mute14. Ed or fino ai più tardi anni e cadenti15

Vero è che giorni paurosi e mesti N’hai porti16, e di malo ben grave pondo

Ma il lume tuo rifolgorar18 giocondo Vedrò, presago il cor mi parla, e all’ore Di vita altrici19 dall’avel profondo

Per te risurto, oltre l’antico onore Redimito20 sarò di onor novello,

Così sull’arpa, o Santo d’Israello, E sulla cetra di tua fè21 le prove

Ed io sperar vo’ sempre, o Re dei regi Con suon più alto ognor dell’immortale Tua giustizia e mercè levando i pregi.

Memore io pur dirò di tua virtute13

Di tua ragion dirò che è senza eguale. Tu a me dal primo fior di gioventute

Cortese a me tu sii, tal ch’io dichiari Al secol nostro e alle future genti, I prodigi del puro etra più chiari Che il tuo zelo e il valor fan manifesti Perchè ogni uom dica: a te Signor chi pari?

Sovra gli omeri miei calcar17 volesti;

E consolato del lungo dolore.

Alternando22 ridire a me fia bello.

10 in mezzo il corso: a metà delle loro imprese. 11 il piè retrorso: vadano indietro. 12 uom non vale: non può l'uomo. 13 di tua virtute: narrerò il tuo valore e la tua giustizia. 14 nè dei tuoi portenti…mute: sempre ho narrato le tue meraviglie. 15 fino…tardi anni e cadenti: fino alla vecchiaia. 16 N'hai porti: ci hai dato. 17 calcar: addossarmi. 18 rifolgorar: risplendere come folgore. 19 all'ore…altrici: alle ore che danno. 20 Redimito: rivestito. 21 fè: fedeltà; alleanza. 22 Alternando: ricantando.

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E lieta la redenta alma ognor nuove Lodi co’ labbri a te sciorrà festanti Poichè confusi quei che invidia move, Dinanzi a me s’incurveran tremanti.

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Salmo 71 Deus, iudicium tuum etc

O Dio, la cui ragion1 del dritto è norma, Del rege al figlio, d’Israel sovrano; eh tu lo Spirto a’ tuoi giudizi informa2; E il popol tuo con l’equa lance3 in mano Ei reggerà, nè d’altrui nequizia Il tapinello non si pianga4 invano. E pace alla tua plebe5 e di letizia Daran monti e colline ampio rigoglio In su6 col nunzio di santa giustizia, Poichè fia scudo a’ poverelli il soglio7,

Dei figli d’Eva, in fin che non si esconda Della notte e del dì l’eterno raggio8.

Discenderà l’eletto tuo, qual onda Che sul terren, dell’ime erbe9 a ristoro,

Dall’acque di Filiste10 ei sino a quelle Del Rosso Mare, e di Soria de’ monti Terrà lo scettro al fiume di Babelle11.

Devoti a piè di lui cadranno e pronti Gl’irti12 selvaggi, e di ogni possa scarchi13

E quanti ha l’orbe cesari15 e possenti

Ed a' lor nati e dall’ingiusto oltraggio Schermo, e vendetta al prepotente orgoglio. Allor perenne, o Dio, t’avrai l’omaggio

Dolce stillando dalle nubi gronda. E appo lui fiorir vedrassi il coro Delle virtudi, e sempre amica ad elle La bella Pace co’ suoi frutti d’oro.

I suoi nemici atterreran14 le fronti. D’Arabia e Saba a lui verranno carchi Di doni i regi, e gli offriran presenti Di Tarsis e dell’isole i monarchi.

1 la cui ragion: la cui giustizia. 2 Spirto a' tuoi giudizi informa: modella; uniforma lo Spirito alla tua giudizia. 3 equa lance: giusta bilancia (giusto giudizio). 4 nè d'altrui…si pianga: né il povero piangerà a causa della malvagità altrui. 5 tua plebe: il tuo popolo. 6 In su: insieme. 7 fia scudo…il soglio: il trono (la potenza) di Dio proteggerà. 8 l'eterno raggio: la luce eterna. 9 dell'ime erbe: dell'umile erba. 10 Dall'acque di Filiste: dal mare di Filistea (il Mediterraneo). 11 fiume di Babelle: l'Eufrate, che bagna Babilonia. 12 Gl'irti: i rozzi. 13 e di ogni possa scarchi: privi di forze. 14 atterreran le fronti: abbasseranno le fronti ( in segno di adorazione).

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Lo inchineranno16, e dall’occaso all’orto17

Perch’ei pietoso al misero che a torto Gravato e di retaggio ignudo18 geme

All’ugne il rapirà di chi lo preme19,

E quai cedri sul Libano, le biade Stormir21 sui gioghi, e come prato in fiore

Risonerà finchè nel ciel s’abbui Il fulgido astro22 che distingue l’ore: E all’etra adergeranno i vanti23 sui

Benedetta di Dio l’alta possanza, Del gran Dio d’Israel, d’ogni miranda24

E benedetto il nome suo si spanda Perpetuamente, e adempiesi25 ogni riva Della sua gloria, ed ogni piaggia e landa E tutto a lui ripeta: evviva, evviva!

A lui suddite fian tutte le genti;

Senza difesa aimè, senza conforto,

Nè a vil terranne20 il sangue, anzi d’aita Largo gli fia nelle distrette estreme. Così di plausi e voti redimita, Sempre de’ suoi, fino alla tarda etade Fra gli arabi tesor trarrà la vita.

Vedrà di popol folta la cittade. Al nome del gran Re laude ed onore

Quante tribù nel mondo hanno mai stanza; Ogni nazion si loderà di lui.

Opra Fattor, che l’universo avanza.

15 cesari: principi; duci. 16 Lo inchineranno: si inchineranno (in segno di venerazione davanti a lui). 17 dall'occaso all'orto: dal tramonto all'alba. 18 di retaggio ignudo: privo dell'eredità (della terra). 19 All'ugne…lo preme: lo libererà dalle mani dell'oppressore. 20 Nè a vil terranne: né disprezzerà; né sarà insensibile. 21 le biade stormir: fioriscono e stormiscono al vento le biade (l'avena). 22 astro: il sole. 23 adergeranno i meriti: esalteranno i meriti di Dio. 24 miranda: ammirevole. 25 adempiesi: si riempia; si colmi.

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Salmo 72 Quam bonus Israel Deus etc

Oh come è dolce ad Israel di Dio Lo spirto ed inesausto in sua bontade Per quei che hanno a virtute il lor disio1. Ma un torbido pensier2 talor m’invade

Che invidia mi ferì5 della rea gente,

Non essi mai verun travaglio accora6

Nè delle pene che all’umana vita Van di pari, il flagel mai li martora7.

Però la lor cervice ergono ardita Portando a pompa8 innanzi a sè l’orgoglio

E fondon tra i motteggi il rio veleno10, Mentre dovunque intorno si aggira E il ciel assal11 la lingua senza freno.

Palesi? Blasfemando ei van tra loro: Che puote a Lui caler12 quel ch’uomo s’adopre13?

Ecco di colpe onusti son costoro Eppur tra i primi14 li veggiam sedersi

Che per poco dal ben mi trae la mente3

E il piè m’incita alle lubriche strade4.

Che balda e lieta insino all’ultim’ora Starsene io veggio in sanità fiorente.

Ed hanno veste di nequizie ordita9. Spunta dal colmo sen, triste germoglio, La mala cupidigia, e dall’osceno Labbro sclamando, quasi dal soglio,

Quindi in folla Israel pur qua sua mira Figge, pur qua ‘ve le dolci acque scopre Che a piena gola tracannar sospira. E fia che de’ mortali a Dio sien l’opre

1 hanno a virtute il lor disio: desiderano vivere virtuosamente. 2 torbido pensier: un pensiero che mi sconvolge. 3 dal ben mi trae la mente: allontana la mia mente dal bene. 4 alle lubriche strade: verso strade scivolose (il peccato, il male). 5 invidia mi ferì: invidiai i peccatori. 6 mai verun travaglio accora: non sono afflitti da nessuna pena. 7 delle pene…il flagel li martora: né sono molestati dalle preoccupazioni. 8 Portando a pompa: vantandosi del. 9 veste di nequizie ordita: si vestono (si coprono) di nefandezze. 10 e fondon…il rio veleno: parlano con parole avvelenate. 11 E il ciel assal: maledice Dio. 12 caler: importare. 13 s'adopre: fa.

E gavazzar15 ricchi d’argento e d’oro.

Sovrasta il pondo, e col novello sole Veggio ogni dì rinnovellar mie cure16.

Sgorghino mai; tradita avrei la fede Del popol che il Signor tolse17 a sua prole.

Penso e ripenso, e fassi ognor più forte Per guisa tal che ogni mio nerbo eccede18,

Non ascenda a’ pensier di tua divina Mente, e avvisi19 de’ rei l’estrema sorte.

A correr tu li sproni, e pel giocondo Cammin li traggi alla feral mina20!

Chè vivo esempio di terror profondo, Balestrati21 da subita tempesta

Qual notturna vision quand’uom si desta Di lor gloria così l’ombra22 al cospetto

Allor che punto da sì vivo affetto L’alto secreto ravvolgeva23 io meco

Umiliato e dell’intender cieco24

Pari a vile giumento appo te fui; Eppur fido rimasi io sempre teco. Ma la tua mano entro gli ascosi e bui Penetrali mi addusse; e i miei desiri

Qual pro fia dunque, allor, che tersi Di questo cor serbai gli affetti, e pure Fra gli innocenti queste man detersi? Ahi tuttor sovra me delle sventure

Ma no, lungi che tai da me parole

Arduo è il nodo; e chi sciorlo a me concede?

Finchè, Signor, con l’ale da te porte

Oh giusto Iddio, su per rapida china

Di repente dispaiono dal mondo.

Del popol santo il tuo furore attesta.

Onde il cor mi battea fervido in petto,

14 i primi: sono i cittadini più importanti. 15 gavazzar: si divertono. 16 mie cure: i miei affanni. 17 tolse: scelse come. 18 ogni mio nerbo eccede: è al di sopra delle mie forze. 19 avvisi: osservi. 20 feral mina: caverna mortale (sinonimo di oltretomba). 21 Balestrati: sballottati. 22 Di lor gloria così l'ombra: la vanità del loro potere. 23 ravvolgeva: consideravo; pensavo. 24 dell'intender cieco: incapace di capire.

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Page 97: Salmo 1 - Archivio storico dei Padri Barnabiti 3 Domine, quid multiplicati sunt Perchè tanti, o mio Dio, veggo a crucciarmi1, Muover rubelli2 e con sì cruda3 rabbia? Ahi, molti a’

Fe’ paghi appien degli splendori tui. Qual mai diletto nei celesti giri25

Per te mi ferve il sangue entro le vene, Per te, mio Dio, vien manco il cuor di affanno, Tu sei mio scudo, e l’immortal mia spene27.

Sciagurati quei che da te lungi vanno, Quei che a te rupper fede28! Acerbo fato

Sarò, nè in altri mai porrò fidanza Cantando ognor di Sion all’assembrato30

Popol i fasti della tua possanza.

Fuor te vogli’io? Fuor te26, Signor, qual bene S’accoglie in terra a cui quest’alma aspiri?

Gli aspetta ahimè d’indeclinabil29 danno. Ben io teco, ben io lieto e beato

25 nei celesti giri: in cielo. 26 Fuor te: all'infuori di te. 27 spene: speranza. 28 rupper fede: ti furono infedeli; non osservarono il sacro patto. 29 d'indeclinabil: ineluttabile. 30 assembrato: riunito in assemblea.

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Salmo 73 Ut quid, Deus, reppulisti in finem

Deh perchè mai, Signor, per sì lung’ora N’hai tu dispetti1, e di tua santa greggia

Che ancor nascente Tu qual padre amasti E da rei ceppi e da infinito duolo Forte campasti3! Nè il retaggio obliar4, che d’Israello La tua mercè5 partito6 ai figli porse;

Che invadon balde i penetrali tuoi! Mira poste a trofeo8 le infami insegne

In cento fiamme discorrendo9 il foco

Orsù, disser tra loro, orsù prendiamo Quanto di Giuda la magion rinserra; Arda ogni tetto ove il Signor di Abramo S’inneggia in terra.

Perchè sull’agne2 il tuo sembiante ancora D’ira vampeggia?

Oh ti rimembri dell’eletto stuolo

Nè di Sionne il monte, ove l’ostello7

Sacro a Te sorse. Vieni a veder questa tua terra, incedi Su questo cumol di ruine! Ahi quanto In sua nequizia osa il nemico, or vedi, Nel tempio santo! Odi il fremir delle sue schiere indegne

Dei Numi suoi. Come sovresso a cedri od elci, i tristi Ora il martel brandendo ed or la scure Concordi insieme ad atterrar fur visti Le tue scolture.

Il tuo sacrario ha in cenere ridutto; E profanato il venerando loco Giace distrutto.

1 dispetti: disprezzati. 2 sull'agne: sull'agnello. 3 Forte campasti: salvasti con mano forte. 4 Nè il retaggio obliar: non dimenticare l'eredità. 5 tua mercè: la tua generosità. 6 partito: divisa (si riferisce all'eredità). 7 l'ostello: casa; tempio. 8 Mira poste a trofeo: guarda, hanno posto come trofei. 9 discorrendo: divampando.

Ed ecco ahi più non fiede a noi gli sguardi Segnal di nostra Fè10! vate non sorge

Ma fino a quando, o Dio, saranno inulti11

Labbro esecrando? Deh perchè la tua mano ancor ritrai? Miserere di noi fra tanti scempi: Ergi dal sen la destra, e l’alta omai Vendetta adempi. Sei tu, Signor, che l’umil nostra gente Dai più remoti secoli reggesti, E il suo riscatto in mezzo allo stupente12

La tua possanza asciutto un varco aperse Fra le vaste del mare onde divise, E nei suoi gorghi a’ mostri le perverse Teste conquise. Franse il tuo braccio il capo alla regale Belva del Nilo13, e dai marosi guasto

E al voler tuo sostâr l’acque perenni Delle fiumane. E’ tua la notte e il giorno è tuo; l’alterno Lume16 hai tu lor creato, e tu composti Hai dell’orbe i confini: estate e verno Hai tu disposti.

Nè infino a che lo sperar nostro tardi Uom non iscorge!

Del nemico gli oltraggi? e fino a quando Sosterrai che al Tuo nome un vile insulti

Mondo compiesti.

Del deserto al cultor14 gittonne il frale15

Ludibrio e pasto. Dai massi alpestri corsero a tuoi cenni Freschi ruscelli e vivide fontane

10 non fiede…di nostra fè!: non vediamo più il segnale della nostra fede. 11 inulti: impuniti. 12 stupente: attonito. 13 Belva del Nilo: è il coccodrillo, sacro in Egitto (si allude al Faraone). 14 Del deserto al cultor: genericamente, sono le bestie del deserto. 15 il frale: il corpo. 16 l'alterno lume: il sole e la luna.

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Ed ora, o giusto Iddio, questo rammenta: Nimico all’Immortal un uom s’estolle E provocar l’Eccelso s’argomenta17

Le nostre salme! Ti risovvenga del tuo santo patto: Ahi delle rupi il seno ascoso al giorno Alle molte de’ rei vittime è fatto Mesto soggiorno!

Un popol folle. Deh non siano alle bestie abbandonate Dei poverelli in te fidenti l’alme; Non sian per sempre in lor balia lasciate

17 s'argomenta: pensa di.

Del gramo che a te spande il cor trafitto Non sian delusi i lagrimati voti, Ma lieto alfin sciolga al tuo Nome invitto Inni devoti. Della tua gloria vindice ti desta, Ti desta e ti ricordi il cieco orgoglio Onde lo stolto di sfidar non resta L’almo tuo soglio. Nè degli empi in oblio pon18 l’ingiuria Che a te fanno onta. Vieppiù sempre incalza La loro audacia, come mar che infuria E al ciel s’innalza.

18 Nè…in oblio pon: né dimenticare.

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Salmo 74 Confitebimur tibi Deus etc.

(Coro) Lieti al suon delle vittorie, Per cui desti a noi mercè, Gratulando1 alle tue glorie

(Voce di Dio) Di ragion l’equa lance2 è in mia mano,

Torni in polve con quanti rinserra Nel suo giro viventi la terra: Le sue basi io librate terrò. (Il salmista) Or voi, tracotanti, - voi folli, m’udite: Ai tumidi venti – sia fine e al furor. L’audace rigoglio3 – dal labbro bandite,

Non fia dal ponente, - dai monti salvezza, Dal baldo oriente, - dall’arido suol. V’ha un Dio sulla terra, - che vince ogni altezza, Che giudica e atterra – e innalza cui vuol. Di vino spumante – di tossico4 pieno,

Diffuso per l’orbe – discorre il veleno, La feccia ne sorbe – degli empi il drappel. Di Giacobbe al Dio frattanto Grato ognor finchè vivrò La memoria col mio canto Di sue laudi eternerò. (Voce di Dio) Sì, verrà quel gran giorno, e a’ nemici Fiaccherò le superbe cervici, E sovr’essi il mio giusto ergerò.

Inni, o Dio, leviamo a te.

Verrà l’ora, e il mio verbo sovrano Su’ miei giusti, sugli empi io dirò.

Dal fronte l’orgoglio – cessate e dal cor.

Un nappo5 il Tonante – riversa dal ciel.

1 Gratulando: rallegrandosi. 2 Di ragion l'equa lance: la bilancia della giustizia. 3 rigoglio: orgoglio. 4 di tossico: di veleno. 5 Un nappo: un calice.

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Salmo 75 Notus in Judaea Deus etc

Chiaro in Giuda il Dio forte risplende, E in Giacobbe il suo nome grandeggia: Poi che in Salem l’auguste sue tende, La sua reggia – in Sionne posò. Quivi i ludi – di guerra e gli scudi, Quivi i brandi e gli strali ei spezzò. Di tua destra, o Signor, nei portenti A te piacque raggiarne1 il tuo lume: Più degli antri montani possenti Le tue piume – a noi piacque d’aprir2.

Giacquer tutti e ridesti, ahi! tremanti Si guataro3 con pallidi volti

Dal severo – tuo sguardo il destriero Vinto cessò e l’auriga al sopor4. Formidabil tu sei! qual v’è possa Che a te irato resistir s'affidi! Al fragor del tuo sdegno percossa Fra’ suoi lidi – la terra tremò. Muta stette – e d’un Dio la vendetta E il suo popol francato mirò. Laude suona al Signor dei campioni. L'ira ultrice e le spoglie cruente. Fidi al giuro co’ memori doni Del possente – recatevi a piè. Della terra – egli i principi atterra Ei lo spirto ritoglie dei re.

Tu dei forti – le immense coorti Di virtù dispogliasti e d’ardir. In profondo letargo sepolti

Tutti affranti – nel braccio, nel cor.

1 raggiarne: mostrarci. 2 Le tue piume…d'aprir: per cercare un rifugio. 3 si guataro: si guardarono. 4 al sopor: perse le forze.

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Salmo 76 Voce mea ad Dominum clamavi, voce mea et intendit mihi

La voce estollo al mio Signor tra i preghi Al Re dei re: nè fia che al mio dimando1

Mentre l’astro del dì compie il suo giro E tutta notte a Lui le mani spando2. Ricuso ogni conforto al mio martiro3;

Allor mi è dolce rimembrar fra i mesti Silenzi i prischi dì, gli anni cui fero4

Senonchè stretto dal malor presente Si travaglia frugando6 il mio pensiero.

E fia che infino alla più tarda etade Più del suo Verbo non appaia effetto7?

L’antico vanto, e in cruda ira ferale Volta sarà8 la sua benignitade?

Quella immensa pietà grazia dinieghi. Tra le mie pene vo pur Lui cercando

Di Dio proviemmi, e Dio non mi consola, Penso e ripenso e vien manco il mio spiro. Invoco il sonno, e il sonno il ciel m’invola, E tiemmi gli occhi ognor vigili e desti, Perch’ io turbato sto senza parola.

Sì famosi le mire5 opre celesti. E gl’inni ricantar sul mio saltero,

Bandita dunque avrà la nostra gente Per sempre il Santo dal divin cospetto Nè a lei più innanzi tornerà clemente? Sarà in Lui spento ogni cortese affetto,

Porrà dunque in oblio di sua pietade

Ma donde in me timor cotanto? oh frale Virtù che perde il fior di sua speranza Della destra al mutar dell’Immortale.

1 mio dimando: mia preghiera. 2 spando: elevo. 3 martiro: sofferenza. 4 fero: fecero. 5 mire: meravigliose. 6 Si travaglia frugando: si affanna e si tormenta. 7 Più…effetto?: Non si compirà la sua parola? 8 Volta sarà: si trasformerà

E già dell’opre tue la ricordanza Sovviemmi, e ad uno ad un membro9 i sublimi

Di santità. Qual v’è sì grande o dove Nume che a te dinanzi non s’adimi?10

Fabbro11, o Signor, di gesta al mondo nuove Tu agli stupendi12 popoli del forte

L’eletta prole che da’ lombi uscio Di Giuseppe adducesti a nobil14 forte.

Videro e le sue viscere profonde Trepidante abisso discoprio15. Dall’accolta16 caligine giù l’onde Piovver frequenti e in suon d’atra bufera Romoreggiar le nuvole feconde17.

Di vivo foco accese per la nera Fumea18 guizzar tue folgori, e tonò

Dei tuoi lampi la luce e di sovrano Terror compresa19 la terra tremò.

Del mar tra i gorghi, nè scoprir lasciasti Del tuo piè le vestigia20 ad occhio umano. E il diletto tuo popolo fra i vasti Deserti errante, o Dio, per la man fida Del Santo Aronne e di Mosè guidasti, Come pastor le agnelle al prato guida.

Portenti, o Dio, dell’alma tua possanza. Tu l’orme ognor sul calle eccelso imprimi

Tuo braccio coruscar13 festi le pruove. Tu infrante ad Israel l’empie ritorte

Te vider l’acque; la tua faccia, o Dio,

La tua voce da un turbine severa. Sovra l’orbe suggetto balenò

A' tuoi passi schiudesti asciutto un piano

9 membro: ricordo. 10 s'adimi?: si sottometta? 11 Fabbro…: artefice di nuove imprese. 12 stupendi: attoniti; meravigliati. 13 coruscar: balenare. 14 nobil: scelto. 15 discoprio: rivelarono. 16 accolta: raccolta. 17 feconde: piene di piogge; quindi fecondatrici della terra. 18 Fumea: caligine; nebbia. 19 compresa: sopraffatta. 20 le vestigia: le orme.

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Salmo 77 Attendite popule meus

Al mio saver poni ben mente, ascolto Porgi ai miei detti, popol mio, cortese; Arcane cose in sottil velo involto Dirà il mio canto dai maggiori1 apprese.

Tal che del prisco suo favor sicure In Lui tenesser le loro voglie2 fisse

Prava3 stirpe e fallace, a Dio nimica.

Oh stolti figli d’Efraïm! che valse A lor difesa la man presta4 all’arco? Venne il giorno fatal; l’oste prevalse, Ed ei pieni fuggir d’onta e rammarco5.

Ed obliar chi date avea le pruove Dell’amor suo sì luculente7 e nuove.

Il pelago ei dischiuse ed un tragitto Gli apparecchiò securo alle loro piante8

Ei splendente di foco per incerto Cammin fra le notturne ombre li scorse9,

Ei tra le aride selci del deserto La lor sete con dolci umor10 soccorse,

Quanto dalla tua bocca ebbi raccolto Ai lor nepoti renderò palese, Narrando di colui che solo è Grande Le inaudite virtù, l’opre mirande; L’opre da Lui compite, allor che il giure Del Sacro Patto ad Israello indisse; E comandogli che all’età venture Nunzio fedele i suoi voler bandisse,

Con miglior senno della stirpe antica

Del testamento ahi lor di Dio non calse6, Tenner molesto di sue leggi il carco,

Ma quale oblio coprir può mai l’invitto Braccio di Lui, che a’ padri lor davante Di Tane il campo, anzi l’intiero Egitto, Teatro fè di meraviglie tante?

E quinci e quindi sostar fè quai rotti Alpestri gioghi gli atterriti fiotti.

E tutto dì di nuvoli coperto Qual mobil colonna a lor precorse;

Picchiò la roccia, e dal suo grembo nacque Rapido un fiume di purissim’acque.

1 dai maggiori: dagli antenati. 2 lor voglie: le loro volontà; i loro desideri. 3 Prava: malvagia. 4 presta: pronta ad usare. 5 rammarco: dispiacere. 6 Del testamento…non calse: non gliene importò dell'alleanza. 7 luculente: luminose. 8 piante: piedi. 9 scorse: guidò. 10 umor: acque.

Ma quella gente pervicace e rea Nuovi delitti, Iddio sfidando, appose11, E per disio del pasto ond’ella ardea Ruppe in tristi querele12 e in voci irose.

E nutrito dal Santo a regia mensa Copia il mortal sortì di cibo immensa13.

E già scacciato il torvo Euro dal Polo D’Austro in sua possa Egli vi adduce il vento. E qual di rena un turbine ecco a volo Vi traggon14 pingui augelli a cento a cento, Che appo lor padiglion calati al suolo Giacciono in mezzo al sacro acampamento; E quelli delle carni ond’eran vaghi15

Ma che? gl’ingordi hanno ancor l’esca17 in bocca

Che le sue frecce contra i forti scocca Nè al fior medesmo d’Israel perdona. Ma di cotanta luce a’ rai non tocca Quella schiatta al peccar pur s’abbandona, E il corso dei loro anni Egli alle infide Alme anzi tempo in suo furor recide. E qui narrar chi può l’assidua vece18

Oh come al rammentar quant’Egli fece Lui dicean20 lor sostegno e lor riscatto! Ma finte eran le lodi e menzognera La lingua, poichè retto il cor non era.

E: quale a noi cibo Ei darà, chiedea, In queste solitudini petrose? Ben fè da un masso scaturir fontane Ma donde fia che qui ne appresti pane? Udì l’Eterno e divampò di zelo Su quell’alme perverse, alla Fè chiuse; Chiamò le nubi, e di repente un velo Stese sull’etra, e le sue porte ei schiuse. Quindi l’eletta manna, il pan del cielo, Qual vivida su lor pioggia profuse;

Pascon16 lor voglia satisfatti e paghi.

E già l’ira di Dio sovra lor tuona

Ond’essi appena eran fiaccati, e ratto19

Al tradito Signor con umil prece Fean ritorno piangendo il lor misfatto?

11 appose: aggiunse. 12 Ruppe in tristi querele: cominciò ad imprecare peccando. 13 Copia…immensa: l'uomo ebbe un'abbondanza immensa di cibo. 14 traggon: arrivano. 15 vaghi: desiderosi. 16 Pascon: nutriscono. 17 l'esca: il cibo. 18 l'assidua vece: tutte le volte. 19 ratto: immediatamente. 20 dicean: invocavano.

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Pur quell’alta Pietà che ha sì grand’ali Che tutti accoglie ancor che tristi21 e indegni Commiserando ai lor supremi mali Di Giustizia in lor pro franse22 i disegni.

Ruppe, frenò gli impazienti sdegni, Memore ch’ogni umana gente è polve, Aura sottil che passa e si dissolve. Ah quante volte per le arene errando Della inospita Arabia, essi all’Eterno Volser le spalle, e l’ira sua sfidando, N’empir d’amare angosce il cor paterno E obliar la sua mano e quel dì quando Dall’Egizio li trasse aspro governo23;

E di mosche a vorarli un nembo accolse; Le messi al bruco e alla locusta offerse E sicomori e viti in stecchi volse26;

Scende agli empi forier l’alto terrore, E malefica27 d’Angeli coorte Onde il cammino Ei spiana al suo furore. Già le lor vite son devote28 a morte,

L’eletto stuolo, e fuor d’ogni paura, Qual pastor l’agne, sul deserto il tragge30,

E alle sacrate il mena eccelse piagge Donde con forte man scaccia l’impura31

Così sovente gli appuntati strali

E di Tane24 sul campo a lor salute25

Sì fulgida mostrò la sua virtute! Ei fu che in sangue ai barbari converse Fiumane e rivi e le dolci acque tolse; Mandò squadre di rane e li disperse,

E su i paschi la grandine, e gli ardenti Folgori ei scatenò sovra gli armenti. Ed ecco della collera del Forte

E i bruti invade esizial malore29, E di Cam nelle tende ecco prostrati Quanti son nell’Egitto i primonati. Così all’inviso giogo Iddio sottragge

Mentre ai nemici in mar dà sepoltura:

Gente, e alle fide sue tribù le sparte32

Sedi sorteggia e ad abitar comparte.

21 tristi: peccatori. 22 in lor pro franse: non mantenne, in loro favore. 23 aspro governo: dura schiavitù. 24 Tane: località egiziana. 25 a lor salute: per la loro salvezza. 26 in stecchi volse: fece seccare. 27 malefica: perché seminano la morte tra i primogeniti. 28 devote: consacrate. 29 E i bruti…malore: un male che porta alla porte pervade i malvagi. 30 il tragge: lo conduce per il deserto. 31 l'impura: perché non crede nel Dio di Israele. 32 sparte: divise.

Ma salda la sua Fè guari non33 tenne

Suo giuro, e mosse a Dio peccando guerra. Quali già furo i suoi maggior34 divenne Simile ad arco che dal segno aberra, E ad ira e zelo il provocò nei tempi35

Vide e crucciato omai di quell’insano Popolo, Iddio più non sentì pietade. Diè di Silo la tenda all’oste in mano, La tenda sua, lor gloria e maestade. Cadde Israel sotto l'acciar profano: Arse il foco i garzon36, mietè la clade I sacerdoti37, e tacque al duol cotanto

Volse39 però quel dì funesto ed egli

Or nei consigli della sua ragione L’Immortale Efraimo erger40 non volle,

Che qual di rocca vertice si estolle, E di star lungo i secoli le diede Immobile con l’orbe ov’ella siede. E Dio fu ancora che il figliuol di Gesse L’umil Davidde, poi che ai suoi precetti Fido lo scorse, dagli ovili elesse Che poppanti seguiva ed agnelletti; E lui fra i nati d’Israello eresse Di salute a menarli42 a’ paschi eletti. Così fatto ei pastor del santo gregge Con retto cuore e sperta43 mano il regge.

Giacobbe e accolto in sì nobil terra Novellamente, ahimè, ruppe il solenne

Sui colli eretti a sculti numi ed empi.

Delle orbate38 fanciulle e spose il pianto.

Queto il bollor su i servi suoi placosse; E pari ad assonnato uom che si svegli O qual vinto da ebbrezza eroe si scosse; Superbi i rei gioivano e su quegli Ultor piombando a tergo li percosse, Tal che di lor vittoria ingrato frutto Colsero suo di eterno obbrobrio e frutto.

E di Giuseppe escluso il padiglione41

Giuda prescelse e di Sion il colle. Quivi locò l’augusta sua magione,

33 guari non: non per molto tempo fu fedele 34 Quali…maggior: come i suoi antenati. 35 nei tempi: quando adorò. 36 i garzon: i giovani. 37 mietè la clade i sacerdoti: i sacerdoti furono trucidati, uccisi. 38 orbate: orfane. 39 volse: (alla fine); terminò. 40 erger: innalzare; scegliere. 41 escluso il padiglione: esclusa la discendenza. 42 Di salute a menarli: destinato a salvarli. 43 sperta: esperta; sicura.

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Salmo 78 Deus venerunt gentes etc

O Santo, o possente Signor, nel tuo suolo Piombò d’empia gente Feroce uno stuolo Che il sacro tuo tempio D’obbrobrio coprì.

Dov’è più la forte Sionne? Oh rea sorte! Di pietre in un cumulo Conversa1 perì.

Ahi! pascolo2 ai cani,

Nè fuori a raccoglierle Dischiuso un avel4.

Su quei che stranieri Di Giuda al retaggio5

Tu vibra le vindici Saette dal ciel.

Giacobbe han distrutto, D’infamia, di lutto Ne han colmo quei perfidi Il vedovo ostel.

Ludibrio ai volanti3

Gittâr quei profani Le membra dei Santi,

Qual acqua a ruscelli Versaron quei felli Pei campi di Solima Il sangue fedel.

Dai monti, dai lidi, Qua presso, beffardi C’irridon gl’infidi Coi cenni, coi guardi. Deh quando il tuo cruccio Fia queto, o Signor?

O forse al perdono Non più sarai prono, Nè mai di tua collera Fia spento l’ardor?

Ti negano alteri Di laude l’omaggio

1 Conversa: convertita; trasformata. 2 pascolo: pasto. 3 volanti: uccelli da preda. 4 Dischiuso un avel: vi era una tomba aperta per ricevere i corpi. 5 Di Giuda al retaggio: popolo d'Israele; eredità di Giuda.

Dei padri le offese Deh poni in oblio E a figli cortese T’affretta o gran Dio, Chè lassi a te sclamano Mercede a largir.

Dei miseri al pianto Pel nome tuo santo Soccorri o placabile Ne tergi il fallir6.

Ti lancia Filiste Ricaccia settemplice7

Diranno ognor memori Quel canto d’amor.

Deh mai fra gli stolti Nemici al tuo culto Sonar non s’ascolti Quel motto d’insulto: Dov’è l’invincibile Lor Nume, dov’è?

Fia chiaro ai protervi Dinanzi a’ tuoi servi Dei Santi il giudicio Trafitti per te.

Accolga il Tuo spiro Dei grami languenti Tra i ceppi il sospiro! Signor dei portenti, Tu salva le vittime Dannate a perir.

E l’onta che triste

L’indegna a ferir. Così noi che Duce Te abbiam, Te Pastore Finchè questa luce Ne allegri e quest’ôre, Cantando a te laude Daremo ed onor.

E i tardi nepoti Nei dì più remoti

6 il fallir: le mancanze; i peccati. 7 settemplice: sette volte.

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Salmo 79 Qui regis Israel, intende

O Pastor d’Israello odi i miei voti O Pastor Santo che qual gregge guidi Di Giuseppe i figlioli a te devoti; Tu che sovr’esso i Cherubi1 ti assidi

Mira di nostra servitù l’oltraggio E vieni e i ceppi a frangerne t’appresta2.

Le tue pupille e a’ preghi miei placato Piegar non ti vedrò le orecchie attese3?

Poste quivi radici, ella si aderse La sgombra terra empiendo a lei sortita4.

A Beniamino, o Dio, ti manifesta, E ad Efraimo ed a Manasse arridi. E innanzi a loro il tuo poter ridesta

Deh all’avito ci rendi almo retaggio E la tua faccia a noi mostra cortese E franco il piè trarrem dal reo servaggio. Insino a quando fian di sdegno accese

D’un pane ahimè di lagrime cibato N’hai tu Signor, tu n’hai senza misura D’un calice di pianto abbeverato. Segno n’hai posti a questa gente impura Che d’appresso ci fiede e con selvaggio Ghigno deride alla nostra sventura. Deh all’avito ci rendi almo retaggio E la tua faccia a noi mostra benigna E franco il piè trarrem dal reo servaggio. Tu dall’egizio suolo eletta vigna Svellesti, o Santo, e in luogo ove sbandita Volta era in fuga la genia maligna. La trapiantasti sì che a nova vita

1 Cherubi: angeli derivati dalla mitologia babilonese. 2 t'appresta: affrettati. 3 attese: attente. 4 sortita: toccata in sorte.

La sua verd’ombra i monti ricoperse E i suoi rami, quai cedri, all’aure spanti5

N’hai distrutto, o Signor, nè più contrasto Infrena6 del predarla i viandanti?

Misera! Ohimè qual d’ella orrido guasto Della selva il cinghial7! Ohimè qual mai

Tu la ristora con quel pio consiglio Onde il tuo braccio ad educar la tolse8

Mai lungi e lieti al vivido tuo raggio L’ineffabil tuo Nome imploreremo. Deh all’avito ci rendi almo retaggio. Dolce il tuo volto a noi, Signor dei Forti Mostra e francato il piè dal reo servaggio Godremo alfine a libertà risorti.

Insino al fiume, insino al mar proferse. Or perchè il muro che cingeala avanti

La mala bestia ne fe’ crudo pasto! Gran Re dei regi che nei cieli stai Deh a noi riguarda e alla tua vigna il ciglio Rivolgi e vedi quale è fatta omai!

E rammenta dell’uom l’eletto Figlio. In sterpi il ferro, e in cenere la volse Il fuoco! Oh vibra l’ira tua sugli empi Pera ognun che disfecela e sconvolse. E l’uom diletto di tua grazia adempi Reggi il Figlio dell’uom che il tuo supremo Fato prescrisse a più felici tempi. E noi dalle tue vie più non iremo

5 all'aure spanti: protesi verso il cielo. 6 contrasto infrena: non vi è nessun ostacolo che impedisca. 7 Ohimè…cinghial: è stata devastata come un bosco devastato da un cinghiale. 8 ad educar la tolse: cominciò da educarla tanto tempo fa.

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Salmo 80 Exultate Deo, adiutori nostro etc

Al Dio di Giacob, nostro usbergo e vanto, Tutti d’un cor plaudite e d’un pensiero. Mano al timpano orsù, levate il canto, Dolce s’oda la cetera e il saltero. Della tuba il clangor1 dinanzi al santo

Poscia che ultor del pervicace Egitto Col disteso suo braccio a noi sovvenne. Ma quale ignota a me voce risuona? Odi Israello: teco Iddio ragiona. Son io colui che a servil pondo3 il dorso

Io son cui festi nel tuo duol ricorso E che pietoso a liberarti trassi4,

Io, che provata la tua fè, di pronte Acque a Meriba5 ti dischiusi il fonte.

Popol del menstruo lume il dì primiero2

E il dì che pieno in sua chiarezza ei splende Più alto allor la tuba il suon distende. E’ quello il giorno per divino editto A noi sovra ogni dì sacro e solenne, Cui di Giuseppe a’ nati ebbe prescritto Dei cieli il Re qual testimon solenne,

E a vil lavoro le tue man sottrassi,

Io ch’entro il velo di densa nube accorso Tempestosa frenai dell’oste i passi,

1 clangor: suono. 2 del menstruo lume il dì primiero: il primo giorno del mese (del novilunio). 3 servil piondo: peso (lavoro) da schiavi. 4 trassi: venni. 5 Meriba: località della penisola sinaitica.

Or m’odi: aperto6 a te parlar vogl’io.

Allor ch’io ti diceva: Figlio mio Non ti curvar7, nè a pinto nume o scolto;

La paurosa maestà non valse, Nè dei paterni miei sorrisi accenti8

Correr lasciai dietro ad immagin false. Deh almeno esperto9 or m’intendessi! Almeno

Se or almen m’udissi, a te in brev’ora10

E a te pingue frumento e dalle rocce Darei di mele copiose goccie11.

Se tu al mio labbro porto avessi ascolto,

Ch’io sono il tuo Signor, tu il popol mio Dal suol d’Egitto per mia man ritolto, Se tu avessi, Israel, miei detti udito, Ogni tuo voto, il Giusto, avrei compito. Ma nel tuo cor de’ miei comandamenti

Nè dei miei doni il rimembrar ti calse. Così tu in preda ai tuoi folleggiamenti

A’ miei sentier tornassi ed al mio seno!

Quanti più feri insorgono nemici Chinar vedresti, simulando ancora, Dome dal braccio mio l’empie cervici; Perennemente gloriosi allora Gli anni tuoi scorrerebbero e felici

6 aperto: con sincerità; chiaro e tondo. 7 non ti curvar: non adorare nessuna pittura o scultura di un dio estraneo. 8 sorrisi accenti: le mie dolci parole (dette con un sorriso, cioè amabili). 9 esperto: magari la tua esperienza ti aiutasse a comprendere i tuoi peccati. 10 in brev'ora: subito. 11 di mele copiose goccie: abbondanza di miele.

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Salmo 81 Deus stetit in sinagoga

Tra i suoi fidi raccolti a comizio1

Fino a quando per voi sì reo scempio Far2 del giusto, a dir prese, ed all’empio

Da voi rendasi4 al gramo il suo dritto Al pupillo5 il retaggio, all’afflitto

Sian per voi dell’indegno servaggio Franti7 i ceppi all’umil, nè l’oltraggio Resti inulto del forte oppressor. Tale incarco io v’imposi: che valse? Nè le sante mie leggi vi calse8

Pari ad uom che le spente palpebre9

Già scotesi l'orbe, già trema, E i suoi fulcri10 già sento crollar.

Ove prence e plebeo non è più. Sorgi, o Dio! da Te vegna alla terra Quel giudizio che solo non erra: D’ogni popolo il sire sei Tu!

Stette, e irato i lor prenci a giudizio, Tratti in mezzo l’Eterno parlò.

L’equa lance piegarsi3 io vedrò?

L’aver suo6, la quiete, l’onor.

Nè vi calse di scernere il ver.

Move incerto, tra fitte tenebre Vi aggirate per dubbio sentier. Ed intanto ahi sventura suprema!

La mia voce sonò: siete Dei, Figli tutti all’Eccelso io vi fei D’Israel le ragioni a vegliar. Ma voi pur come il vulgo morrete; Qual dei grandi ognun cadde, cadrete

1 raccolti a comizio: riuniti in assemblea. 2 reo scempio far: oltraggiate il giusto. 3 all'empio l'equa lance piegarsi: la bilancia pende a favore del malvagio. 4 rendasi: restituite al povero il diritto. 5 al pupillo: all'orfano. 6 l'aver suo: i suoi beni. 7 sian…franti: rompete le catene dell'indegna schiavitù. 8 vi calse: non ve ne importò; non osservaste. 9 spente palpebre: cieco. 10 fulcri: punti di sostegno.

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Salmo 82 Deus, quis similis tibi

Sorgi, o Dio, ti desta e il freno Sciogli all’ira accolta in seno, Più non taccia il tuo furor. Mira oh mira i tuoi nemici Levar su le ree cervici, Dei lor brandi odi il fragor. Contro il popolo che suo schermo Ha in Te solo, un voto tuo ha fermo1

"Su venite, a schiera a schiera Spersi ei sian dal mondo, pera Pera il nome d’Israel". Tal fu voce udita e ratto D’un sol core stretti a un patto2

D’Edom ecco il tristo seme E di Moab ecco insieme L’orde muovere e di Ammon4;

La maligna oste crudel.

Cogli erranti padiglion3.

Contro a te l’Ismaelita Sorge e il fiero Amalecita, Gebal freme e l’Agaren. Qua Filiste e con lei Tiro Qua di Lot ai figli il Siro Nuove forze a giugner vien. Deh fa’ lor qual già ti piacque Là del Cisson presso all’acque Far a Madian in Endor;

1 ha fermo: ha bloccato. 2 stretti a un patto: alleati. 3 erranti padiglion: i popoli nemici del deserto che vivono in tende. 4 Edom…Moab…Ammon: popoli del deserto in conflitto con Israele, come gli altri popoli nominati più avanti.

Ove Sisara, ove l’empio Suo signor feriro5, esempio

Tu li sgomina qual polve Cui rotando l’aere volve6,

Così tu nel tuo disegno Piomba7 omai sul gregge indegno,

Copri e il nome onde t’appelli Chiederan9 conquisi allor.

Carchi, i perfidi la fronte Non rilevino10 mai più. Sia lor conto11 che a Te pari

Di ludibrio e di terror. Qual mercè rendesti a Orebbe E a Zebèe, Salmana e Zebbe; Tal di questo infido stuol. Rendi ai duci, a lor che han detto Nostro sia di Dio l’eletto Tabernacol, nostro il suol!

Come pula il vento Austral. Quale avvien se mai si apprende Fiamma a selva o monte incende, Cui null’arte estinguer val,

Turbo8 e fuoco vorator. Di vergogna il viso a’ felli

Sì, sgomenti al fine e d’onte

Dio non v’ha, che terre e mari Reggi solo in tua virtù.

5 Sisara…feriro: Sisara uccise il comandante nemico. 6 rotando l'aere volve: come un mulinello. 7 Piomba: rovescia. 8 turbo: vento impetuoso; turbine. 9 chiederan: invocheranno. 10 rilevino: alzino. 11 conto: manifesto.

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Salmo 83 Quam dilecta etc

Quanto vaghi e dilettosi Son quei veli, o Dio possente, Da cui cinto fra noi posi1

Qual Signor fra la tua gente! Di tue soglie2 amor mi punge

Il cuor mi scote; Il fral più reggere3

E la tortora i suoi nati Lieta alfin al nido accoglie. Son mio nido, son miei cari Rami i tuoi solenni altari, O mio Dio, mio Sommo Re.

O felicissimi Color che in sorte4

Il suo cor per te non teme: Fia del pianto a lui la valle5

Qual tra fonti ameno calle Irrorato al nuovo albor6.

Tal, che l’alma da te lunge Mi vien manco dal desir.

Trepida un’ansia

L’ardor non puote, Che per te m’agita, O Eterno Sir.

L’ali stanche infra gli amati Rami il passero raccoglie,

Son del bel numero Della tua corte! Perenni cantici Levano a te.

Fortunato il pellegrino, Che in te pose ogni sua speme! Perigliar lungo il cammino

E ognor più rapidi Sciorrà i suoi passi; Finchè sull’inclita Sionne vedrassi Giunto alla reggia Del suo Signor.

1 posi: dimori. 2 di tue soglie: del tuo tempio; della tua casa. 3 Il fral più reggere: il corpo non può più sostenere. 4 in sorte son: appartengono. 5 del pianto a lui la valle: la sua vita. 6 irrorato al nuovo albor: pieno di rugiada ogni mattina.

Deh t’inchina, o Re dei prodi Al mio supplice desio7;

Che da te stranio8

Che ospitar di pari all’empio Fra le gioie in aureo tetto9.

Di Giacobbe, o Dio: tu m’odi; Nostro sbergo, or vedi. E al pio che di Solima sul monte Sire ungesti il nobil fronte Guarda e reggi in tua bontà.

Più dolce è il viver Pure un sol giorno Fra i sacri portici Del tuo soggiorno,

Trar lunga età. Sì, di Dio nell’almo tempio Anzi io vò giacermi abietto

Sole e scudo Egli è, che dona Grazia e gloria, ed incorona Chi gli serba intera Fè.

Oh inver tra gli uomini Felice, o Santo, Dio degli eserciti Chi in te suo vanto, Chi suo rifugio Ripone in te.

7 desio: nell'originale non esiste la rima che concordi con il quarto verso della strofa. 8 da te stranio: lontano da te. 9 Sì…tetto: preferisco vivere da povero con Dio piuttosto che condividere la casa con un ricco cattivo.

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Salmo 84 Benedixisti, Domine

Del tuo volto, o Santo, il raggio La tua terra ricreò1

E a Giacobbe del servaggio I rei vincoli2 spezzò.

De’ suoi falli ei sotto il pondo Giacque ahimè! lunga stagion3; Ma dai falli integro e mondo Rilevollo4 il tuo perdon.

Ed ora5 ahi nuovo un turbine6

E del tuo sdegno i folgori, Pietoso Iddio ne storna. E fia, ch’eterno vindice Col popol tuo t’adiri, Sì ch’ei lunghesso i secoli Miser più non respiri? Nè mai sarà che tenero Tu gli rivolga il viso E a nuova vita il susciti Lieta del tuo sorriso.

Contra lui dell’ira il vampo Ti fervea tremendo in cor Quando oh giubilo in un lampo Tacque ogn’ira ogni furor.

Ci preme! A noi deh torna

1 ricreò: allietò. 2 i rei vincoli: le inique catene della schiavitù. 3 lunga stagion: per molti anni. 4 Rilevollo: lo rialzò. 5 Ed ora: nelle strofe 4ª, 5ª, 6ª e 7ª il p. Spaccapietra ha usato una metrica con rima libera. 6 turbine: un pericolo grande.

Apri il tuo seno e mostrane L’immensa tua pietà Leva il tuo braccio e il valido Tuo schermo, o Dio, ne dà. Ma che ascolto? già di pace Dio ragiona a’ suoi cultor7.

L’alma Fede ecco (oh letizia!) Girne9 incontro alla Pietà,

Fia cortese anch’egli il Santo, E suo frutto il suol darà; Mentre a lui Virtude intanto Precorrendo incederà.

Sol che ad idolo fallace8

Più non volgan l'amor. Sì, verrà dal ciel vittoria Ai tementi il Re del ciel, Tal che stenda ognor la gloria L’ali sue sovra Israel.

E la Pace e la Giustizia Darsi il bacio d’amistà. Verità, divin germoglio, Dalla terra ecco fiorir E Ragion dall’alto soglio Dolce i rai sovr’essa aprir.

7 cultor: fedeli. 8 fallace: falso. 9 Girne: va.

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Salmo 85 Inclina, Domine

Odi cortese di mia voce il suono, Gran Re dei re; t’arrendi al pregar mio, Poi che diserto1 e poverello io sono. Tu mi francheggia2, il tuo fedel son io:

Senza tregua a te sclamo: ah miserere Di chi a te l’alma aderge, e le sue voglie4

In te misericordia oltre ogni merto Di qualunque i suoi voti a te discioglie. Ed ora a’ voti miei sia prono e aperto L’orecchio tuo: nel giorno del mio pianto Vedi, a te grido, di tua grazia certo6. Chè Dio non v’è, che a te somigli o Santo; Nume non v’è fra quanti il mondo inchina7

Di mire opre fattor, l’Ente primiero Quell’Un, che da te fosti eternalmente8.

Tu questa vita salvami, che pere3. In te riposa la mia speme, o Dio.

Tu racconsola dall’eccelse sfere5. In te dolcezza, in te pietà s’accoglie,

Ch’abbia a te pari delle gesta il vanto. E dì verrà,che a te davanti china, Vedrai, Padre comun, trarre ogni gente La tua lodando maestà divina. Perchè il Magno tu sei, sei tu il possente

1 diserto: abbandonato; solo. 2 mi francheggia: salvami. 3 che pere: che perisce. 4 le sue voglie: i suoi desideri. 5 dall'eccelse sfere: dal cielo. 6 di tua grazia certo: sicuro di essere esaudito. 7 inchina: cui si inchina; venera. 8 che da te fosti eternalmente: non creato.

Or fa ch’io scerna il calle del tuo vero9,

E fibra non sarà di questo core Che di tue laudi muta, o Dio, si resti Finchè del viver mio trascorran l’ore. Perrocchè sul mio capo ampia spandesti Quella pietà, che in te rifulge immensa E l’alma mia dal cupo orco10 traesti.

Ahi quale, o Dio, su me fiera s’addensa Orda d’iniqui, che ti sprezza audace11

Deh tu propizio a me rivolgi il ciglio, Di tua fortezza fa il tuo servo degno E dell’ancella tua deh salva il figlio! Chiaro m’assenti12 di tua grazia un segno

Sì che per esso inceda, e a darti onore Il cor mi serba in caritate intero.

Da brutal sete del mio sangue accensa! O Signor di Giacobbe, or tu verace, Tu longanime Iddio, nel cui consiglio Tanto s’esalta amor, clemenza e pace,

Tal, che ogni mio rival confuso miri Qual tu mi desti di tua man sostegno E rallegrasti i miei lunghi desiri.

9 scerni il calle del tuo vero: fa' che possa scorgere la tua verità 10 cupo orco: oltretomba; morte. 11 ti sprezza audace: ha il coraggio (insolenza) di disprezzarti. 12 m'assenti: mi sia concesso.

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Salmo 86 Fundamenta eius

Sui monti suoi santi locata1 dal Forte

T’allieta, o divina: Te cole2, te inchina

Che a me tra coloro che un culto affratella, Devoto si pieghi Egitto e Babel3. Filiste già miro Qui accolta con Tiro4

Un cantico udrassi di giubilo in Sion: Per monti, per liti6

Noi tutti partiti Siam rivi7 dell’ampie Tue fonti, o Sion.

Sta Sion: vagheggia le auguste sue porte Su tutte di Giàcob le tende il Signor.

Di gloria ogni popolo Te colma e d’onor. Verrà, verrà il giorno (l’Eterno favella)

Consorte5 agli Etiopi Nel coro fedel. Di Solima allora: son nati di lei Pur questi, dirassi, son nati ancor quei; Sì Dio, pose l’Eccelso quest’alma città E il Santo sue genti Contendo e i possenti; Qui tutti fiorirono Cotesti, dirà. Ed ecco, d’eletti cantori un drappello, Squillando le trombe, discioglier novello

1 locata: posta. 2 cole: venera. 3 Babel: Babilonia. 4 Tiro: la città più famosa dei Fenici. 5 Consorte: insieme. 6 liti: lidi, spiagge. 7 partiti siam rivi: siamo ruscelli che hanno origine (divisi, spartiti).

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Salmo 87 Domine, Deus salutis meae

Te lungo il dì fra i gemiti, Dio di salute imploro: A te dinanzi io vigile1

Vedi quest’alma oppressa: Vedi al tartareo vortice3

Quivi in profondo oblio Dalla tua destra son diserti4, o Dio.

In tenebroso claustro Locato m’hai5 qual segno A cui le accese folgori S’appuntan6 del tuo sdegno E sovra cui l’immensa Copia de’ flutti tuoi crudel s’addensa. Quanti più fidi7 m’erano

Come di fera orribile Torcer vegg’io le piante8. Son qui serrato9, ahi lasso!

Dal duol soverchio11 languidi

Teco del petto l’ansia Sfogo in perenni lai12,

Sclamo la notte e ploro2. Deh al tuo cospetto giunga La prece mia: pieta di me ti punga. Da mille ambasce ahi misera!

La vita mia s’appressa E già tra quei che l'ima Valle ai viventi asconda, ognun m’estima. Qual uom di possa esausto Io giaccio infra gli estinti, Pari a color, che al tumulo Dal crudo acciar sospinti

Lungi dal mio sembiante

E ad ogni varco m’è disdetto10 il passo.

Mi vengon meno i rai,

E in atto d’umil prego A te le palme sollevando spiego.

1 vigile: sveglio. 2 ploro: piango. 3 tartareo vortice: all'oltretomba. 4 son diserti: sono abbandonati dalla tua forza. 5 In tenebroso…m'hai: mi hai confinato in una caverna buia (sinonimo di morte e oppressione). 6 s'appuntan: sono dirette. 7 Quanti più fidi: i miei compagni più fedeli. 8 dal mio sembiante…le piante: si allontanano da me. 9 serrato: rinchiuso. 10 disdetto: impedito. 11 soverchio: eccessivo. 12 lai: lamenti.

Sarà mai forse l’Erebo13

Si vedrà mai dai tumuli Ripullular14 gli spenti,

Di tua pietade il nunzio E di tua fè penètri15?

Ahi! desolato e misero Son io: dal fior degli anni17

Di pene immenso un cumulo Agglomerar18, qual d’acque

Nè un sol congiunto, uno solo Dei fidi è meco a rattemprarmi19 il duolo.

Teatro a’ tuoi portenti?

E di tue laudi, o Santo, La rifiorita voce ergere il canto? O fia che mai fra i taciti Recessi dei ferètri

Forse del lutto ai campi16

Splender farai di tua giustizia i lampi? Così sclamando io supplice T’invio col sol che nasce I miei sospiri interpetri Di mie crudeli ambasce. Deh perchè, o Dio, non pieghi Tu a me lo sguardo, e grazia ancor mi nieghi?

Del tuo terror l’immagine M’adempie il cor d’affanni, E sorvolando rugge La tua vendetta e mi conturba e strugge.

Che a me d’intorno stringansi. Pur sempre, o Dio, ti piacque.

13 l'Erebo: luogo dei morti. 14 Ripullular: risorgere i morti. 15 Di tua pietade…penètri: forse che la tua pietà e la tua fede potranno giungere fino ai defunti? 16 del lutto ai campi: nel mondo del lutto (dei morti). 17 dal fior degli anni: dalla mia giovinezza. 18 Agglomerar: mi ricolma; mi riempie. 19 rattemprarmi: addolcire.

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Salmo 88 Misericordias Domini

Le pietose del Santo opre vogli’io Cantar mai sempre1 e la sue Fè. Perdura Teco eterna clemenza, io dissi, o Dio, E il tuo Verbo coi cieli s’infutura2.

Età mancar vedrebbe il suo rampollo Nè il suo seggio regal patir mai crollo3.

Narrano i cieli le tue gesta e inneggia Alla tua verità l’eletta corte4.

Chi tra i Serafi eccelsi, è tuo consorte? Te prona adora la beata reggia6,

Dominator del pelago7 superbo Tu ne raffreni il concitato ardire; Tal che appena gli appelli8, ed al tuo verbo Tacciono i flutti ed in pace volgon l’ire. Tu qual ferito che non ha più nerbo9

Umiliasti dell’Egitto il Sire, E i tracotanti alla tua plebe infesti10

E spirò Noto con rival baldanza. Nel tuo nome le vette erser12 dal suolo

Oh nazion fortunata, al tuo prescritto Fida14, cui delle trombe15 il suon commuove!

Tu promettesti al tuo Diletto, al pio David giurasti che non mai ventura

Chi sulle nubi te, Signor, pareggia5,

Tu sei fra i santi il formidato, il forte, Tu sei l’incomparabile, ed al tuo fianco Nè fede nè valor giammai vien manco.

In tua virtù11 tra i vortici perdesti. Tuoi sono i cieli e tua la terra: solo Tu festi l’orbe e quanto in esso ha stanza, Creasti i venti e sciolse Borea il volo,

Il Taborre13 e l’Ermon con esultanza. Gran Dio! Tu cinto il braccio hai di sovrano Poter, ferma la destra, alta la mano. Basi al tuo soglio son Giustizia e Dritto E Fede a te davanti e Grazia muove.

Al tuo lume incedendo, il capo invitto Ergerà lieto ognor dì glorie nuove; Che in te del gener nostro è il vanto e il certo

1 mai sempre: per sempre. 2 s'infutura: perdura nel tempo, nel futuro. 3 patir mai crollo: non sarebbe mai caduto, crollato. 4 eletta corte: quella degli angeli. 5 te…pareggia: è pari a te. 6 Te…reggia: si prostrano adoranti gli angeli innanzi a te. 7 pelago: mare. 8 gli appelli: lo chiami per nome. 9 nerbo: forza, vigore. 10 alla tua plebe infesti: nemici del tuo popolo. 11 In tua virtù: con la tua forza, valore. 12 erser: si innalzarono. 13 Taborre: il Tabor, monte della trasfigurazione di Gesù. 14 al tuo prescritto Fida: fedele al tuo patto, alla tua legge. 15 trombe: che chiamano alla riunione nel tempio.

Or tu l’arcano16 del divin pensiero

Oste su lui non prevarrà, nè danno Fia che gli apporti dei maligni il morso18;

Dall’ampio mar sublime il suo potere Grandeggerà dei fiumi alle riviere20.

E lui, qual primo nato, a grande onore Innalzerò tra quanti al mondo han regno21. Serberogli22 costante il mio favore,

E finchè il ciel si aggiri, al suo germoglio Darò perenne con la vita il soglio. Che se i suoi nati dalla dritta via De’ miei statuti volgeranno il piede, Con acerbo flagel nell’ira mia Degna ai lor falli renderò mercede. Però da lui la mia pietà non fia Che giammai si scompagni o la mia fede, Nè perir lascerò steril d’effetto Della mia labbra onnipotenti il detto. Pel mio nome santissimo il giurai, No, smentite non fian l’alte parole Che un dì profersi a Davide, nè mai Cadrà distrutta del pio re la prole. E il suo trono starà sin quando i rai Fulgidi al mio cospetto effonda il sole,

Suo presidio ed onor del regio serto.

Del tuo vate17 svelando all’alta mente Dicesti: "Io suscitai prode un guerriero E lo eressi di mezzo alla mia gente, Davide io porsi mio cultor sincero E l’unsi del mio sacro olio possente. Quindi aita a recargli in ogni impresa Sarà il mio braccio e la mia man distesa.

Chè da me rotti19 quei che in odio l’hanno Saran conquisi o volgeran retrorso. La mia clemenza e la mia fè ne andranno Con lui di pari; e mercè il mio soccorso

Tu sei mio Padre, con acceso amore Ei mi dirà, mia rocca e mio sostegno!

Fido di23 mie promesse al santo segno;

16 l'arcano: il segreto. 17 vate: profeta. 18 dei maligni il morso: qualsiasi attacco dei nemici. 19 da me rotti: da me sconfitti. 20 Dall'ampio mar…riviere: dal Mediterraneo fino ai fiumi di Mesopotamia. 21 han regno: fra i re. 22 Serberogli: gli conserverò. 23 fido di: fedele alle.

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E tranquilla risplenda per la bruna Notte, scolta24 del ciel, l’argentea luna”.

Ed or qual veggio, o Dio, terribil fatto! Reietto25 l’unto tuo, ahi, lo sdegnasti!

Il suo diadema violar lasciasti. Veggio ogni suo riparo26 arso e disfatto,

Sì che qualunque incede in suo cammino Lo discerpe28, e lo insulta ogni vicino. Tu ai nemici la destra avvalorando29, Letizia a quelli, e a lui recato hai lutto, E ottuso il taglio30 del regal suo brando,

Suo trono a terra hai con furor distrutto; E scemi32 i giorni di sua nuova etade

E infranti i nodi dell’antico patto

Veggio deserti i baluardi e guasti27;

L’hai senza schermo al duro agone31 addutto. D’ogni onor tu l’hai spoglio, e il venerando

L’hai d’onta ricoperto e di viltade.

Così dunque da noi, Padre immortale, Tu il viso torcerai fino all’estremo? E su noi sempre a viva fiamma eguale

24 scolta: sentinella. 25 Reietto: rigettato. 26 riparo: le sue difese. 27 deserti e…guasti: abbandonati a distrutti. 28 discerpe: lo svelle. 29 la destra avvalorando: facendo forti i nemici. 30 ottuso: smussato. 31 al duro agone: alla crudele battaglia. 32 scemi: spenti.

Riguarda l’esser mio quant’egli è frale E al nulla onde noi tutti emersi semo33!

Dell’obbrobio onde han carchi i tuoi cultori, E a me lacero il sen34 tant’empie genti! Or vedi la baldanza35, odi i clamori

E sempiterna a te laude s’intuoni Sì, laude ovunque a Dio, laude risuoni.

Il tuo disdegno divampar vedremo?

Chi è mai tra i vivi che ire all’orco un giorno Non debba, e che far possa indi retorno? E dove sono gli antichi tuoi favori Dove il tuo giuro a Davide, sovvienti

Dei tristi, al mal dell’unto tuo plaudenti36!

33 E al nulla…semo: el al nulla (polvere) da cui tutti noi proveniamo 34 a me lacero il sen: mi hanno lacerato. 35 la baldanza: l'insolenza. 36 plaudenti: che si rallegrano.

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Salmo 89 Domine, refugium

Sei tu, Signor, che nell’età che furo1

E tuo voler che alla natia viltate2

Non altrimenti4 di gramigna il fiore

Poichè nel tuo cospetto i nostri eccessi5

Porre a te piacque e del tuo volto al chiaro Lume dei nostri cor gl’imi recessi6.

All’ombra delle tue ali divine Desti albergo di pace a noi securo. Pria che fossero i monti e le colline E l’altre cose in terra germinate Tu sei, nè inizio ha l’esser tuo nè fine.

Dei figli d’Eva si riduca il frale3

Chè lor dicesti: in polvere tornate. Che son mill’anni a te, Spirto immortale? Son breve indugio di notturna scolta Pari al giorno che ieri ha chiuse l’ale. Dal tuo seno esce ogni alma e in membri avvolta Come visione che passa col sopore Viene al mondo e vassene a sua volta.

Le avvien che a’ primi rai vivido spunti S’incurva a sera inaridito e muore. Ohimè! Signor, quanti ha fra noi consunti L’ira tua formidabile, e depressi Come ne ha tutti e desolati e smunti!

1 nell'età che furo: anticamente. 2 viltate: origine umile, cioè alla terra. 3 il frale: il corpo. 4 Non altrimenti: come. 5 eccessi: i peccati. 6 gl'imi recessi: le segrete cose; i profondi nascondigli.

Così volser7 per noi senza riparo

Di sette lustri e sette8 è dell’uom piena

Intanto ov’è chi la sua mente affisi10

Nel braccio tuo vendicatore e l’orma Di tua giustizia trepido ravvisi11?

Spandi12 dall’alba il tuo favor su noi

Lunga stagione in guerra ed in tempesta Traemmo13, il sai; di pace or tu cortese

E ai tuoi cultori15 ed ai lor figli attese16

I tuoi strali e qual pensier balena Gli anni tutti così si dileguaro.

L’età; di due nei più valenti9 eccede E se oltre giugne è solo pena. Legge è questa fatal che a noi presiede Che tutti un dì, qual pria qual poi recisi Via ne voliam dalla terrestre sede.

Orsù ti volgi dal tuo santo regno! Perchè dimori ancor? dai fidi tuoi Cessa propizio, o Padre, il tuo disdegno.

E ci fa lieti il viver che ci resta Della letizia che sol tu dar puoi.

Compenso e di dolcezza omai ne appresta14.

Le tue pupille veglino, e risplenda La tua luce o gran Dio, che a degne imprese Pronta la mano e forte il cor ci renda.

7 volser: si diressero. 8 sette lustri e sette: settanta anni. 9 più valenti: più forti. 10 la sua mente affisi: pensi. 11 ravvisi: scorga. 12 Spandi: effondi. 13 Lunga stagione…traemmo: abbiamo vissuto per molto tempo. 14 ne appresta: concedici. 15 tuoi cultor: tuoi fedeli. 16 attese le tue pupille: i tuoi occhi attenti.

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Salmo 90 Qui habitat

Uom, che tra i veli dell’Eccelso ha stanza1

Soavemente all’ombra augusta giace Di tal che eccede2 ogni mortal possanza.

Tu sei la mia franchezza e la mia pace, Ei favella, sei tu che nei perigli3

Di sua clemenza, sotto a cui securo Tu poserai5 dalle nemiche offese.

Sicchè nè strale che voli di giorno Ti fieda6, nè terror per l’aere oscuro7.

Si stenda ancor notturna luce, nè s’anco Clade8 al meriggio infurii a te d’intorno.

E dieci tanti al destro ohimè! cadranno, E tu fra i morti ed i morenti franco9. Vedrai cogli occhi tuoi dell’empi il danno10

E quale e quanto di nequizie il seme Frutti11 vergogna e disperato affanno.

Mi sei di speme4, o Dio, fonte vivace. Oh fortunato! dai grandi artigli Dei predator ti schermirà cortese Il Santo, e dal velen dei mal consigli. Sul tuo capo ei terrà l’ali distese

Scudo ti fia dell’Immortale il giuro;

Nè temerai, se presso al tuo soggiorno

Ben mille estinti al tuo sinistro fianco

1 tra i veli…ha stanza: che abita nel tempio di Dio. 2 eccede: supera. 3 perigli: pericoli. 4 Mi sei di speme: sei la mia speranza. 5 securo tu poserai: starai al sicuro. 6 Ti fieda: ti ferisca. 7 aere oscuro: di notte. 8 clade: distruzione e strage. 9 franco: libero camminerai. 10 degl'empi il danno: la rovina dei malvagi. 11 frutti: porti.

Oh fortunato! Nel Signor tua speme Locasti12, e nell’Eccelso d’Israello

Mai non caggia13 su te nè che funesti

Che decreto è di Lui15 che i suoi celesti

Su lor palme, qual madre il dolce infante Ei ti torranno19, sì che lungo il corso20

Non paventar ferina ugna22 nè morso, Aspide e draco schiaccerai col piede E dei leoni incederai23 sul dorso. Ma voce ascolto dall’eterea sede24:

Paghi farò25 suoi voti, a lui nell’ore

E di bei giorni lo farò satollo27

Tal rocca avrai che vinta esser non teme. Ei provvido farà ch’aspro flagello

Malor veruno il tuo pietoso ostello14.

Messaggi16 ovunque volgerai le piante17

Vigili sieno alla tua guardia e presti18.

Non sia pietra d’incaglio21 al passo errante.

Uom che in me pose ogni speranza e amore Di grazie coglierà ricca mercede.

Meste io sarò da presso, e al fin trarrollo26

Da tutte ambasce a glorioso onore.

Oltre mortal misura, e di virtute Sì possente ne’ rai conforterollo Che sieno specchi all’ultima salute.

12 Locasti: hai posto. 13 aspro flagello…non caggia: non cada un crudele castido. 14 ostello: la casa. 15 Che decreto è di lui: Egli ha ordinato. 16 Messaggi: messaggeri; angeli. 17 le piante: i piedi. 18 presti: attenti. 19 ti torranno: ti porteranno. 20 il corso: il cammino. 21 d'incaglio: d'inciampo. 22 Non paventar ferigna ugna: non aver timore di nessuna belva. 23 incederai sul dorso: cavalcherai. 24 dall'eterea sede: dal cielo. 25 Paghi farò: esaudirò. 26 trarrollo: lo libererò e lo porterò. 27 lo farò satollo: lo sazierò.

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Salmo 91 Bonum est confiteri Domino etc

Bello è, Signor, del nuovo sole al raggio Scioglier di tua pietà memore1 il canto,

Stende la notte, alla tua fè l’omaggio Render votivo all’arpa in dolce accordo3

Fonte di soavissimi diletti5

Deh come di tua man veggio gli effetti Grandeggiarmi7 davanti, e arcanamente

Ma ciò lo stolto non intende e mira8

Lo stuol de’ rei da indeclinabil sorte Ostia serbato9 a sempiterna morte.

Ma tu qual eri anzi che il tempo l’ale Aprisse10 al volo, Altissimo ancor sei,

Mentre ecco quanti teco osan perversi Pugnar rotti11 e qual polve dispersi.

E allor che il negro ammanto2

E alla cetra sposando il decacordo4.

E’ agli occhi miei la tua fattura6, ond’io In lei m’allegro, o Dio.

Profondarsi i pensieri della tua mente.

Stupido il mondo, e intanto a guisa d’erba Che in sullo stel superba Surge il mattino, fra gli onor si ammira

Nè verrai men quando ei Assorto fia dal secolo immortale:

1 memore: riconoscente. 2 ammanto: manto. 3 in dolce accordo: con dolci melodie. 4 il decacordo: strumento musicale con più corde della cetra. 5 diletti: gioia; allegria. 6 la tua fattura: la tua creazione. 7 gli effetti grandeggiarmi davanti: le conseguenze (del creato) le vedo davanti a me, enormi. 8 mira: guarda. 9 ostia serbato: votato; consacrato come offerta. 10 il tempo l'ale aprisse: prima che esistesse il tempo. 11 rotti: sconfitti.

Ed io per Te mi avrò di lioncorno12

Germoglierà siccome palma il giusto E come cedro che sull’ardue14 cime

Sì, negli atriii sacrati al Dio dei cieli Fioriranno i pietosi15 appo i suoi veli16.

Nè sarà mai che lor virtù feconda Per lunga età scolori17 e si distempre18.

A nunziar che è Dio sol di Giustizia Nè tenebra in Lui cape19 di nequizia.

La possa e brillerò molle13 e giulivo Del fresco umor di ulivo. De’ miei nemici mireran lo scorno Questi miei lumi, e questi orecchi udranno L’alto fragore ond’essi alfin cadranno.

Del Libano sublime Si aderge all’aura, fia di gloria onusto.

Ma vegeti mai sempre Staranno, esempio di vita gioconda

12 lioncorno: liocorno, animale mitico. 13 molle: unto; bagnato dall'olio. 14 ardue: impervie. 15 i pietosi: coloro che coltivano la pietà; i fedeli a Dio. 16 i suoi veli: sono quelli del tempio, di cui sono sinonimi. 17 per lunga età scolori: venga meno con il tempo. 18 si distempre: perda vigore. 19 cape: vi è.

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Salmo 92 Dominus regnavit, decorem indutus etc

Egli ha vinto, nè l’imperio Più rival contende1 al Santo!

E’ la gloria la sua porpora Il suo cingolo2 è il valor. Ei librò nel fluid’aere3

E dei turbini alla guerra Col suo verbo l’afforzò4;

Tu sei il Grande, tu l’Altissimo Fosti5 innanzi ad ogni età.

Ed or ecco i prischi oracoli6

Onde a noi tua fè giurasti Co’ tuoi segni irradiasti7

Della gloria il chiaro ammanto Lo riveste di fulgor.

L’ampia mole della terra

Ei lo disse, ed incrollabile Starà sempre ove posò. Da quell’ora, o Dio che inizio Desti al mondo oltra le nubi Sovra gli astri e sui Cherubi Il tuo soglio eretto sta.

Dai lor fondi si levarono Baldi i fiumi e impazienti La lor voce alzar frementi, Fluttuando si levâr, Ma piucch’essi in ciel mirabile Tu sei più che insorto mar.

Di chiarissimo splendor. Tu sei santo e al tuo sacrario Ben si addice eterno onor.

1 contende: lotta contro. 2 cingolo: cintura. 3 nel fluid'aere: nello spazio. 4 l'afforzò: la rese forte contro. 5 Fosti: sei eterno. 6 prischi oracoli: le antiche tue parole; promesse. 7 Coi tuoi segni irradiasti: le (parole; promesse) hai illuminate con i tuoi miracoli.

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Salmo 93 Deus ultionum Dominus etc

O Santo, o tremendo Dio, vindice a’ rei, Deh vindice santo, ti scopri qual sei! Ti esalta, o dell’orbe Rettor, sul tuo soglio Nè inulto1 dei felli rimanga l’orgoglio. Iran dunque ognor fausti gli eventi ai ribaldi2?

Il popol tuo fido, l’amato retaggio, Per essi3, ahimè, giace sotto aspro servaggio.

E intanto: no, il Nume di Sion sì lunge Non scerne5, qua il Santo, bestemmian, non giunge. Oh stolti del vulgo, qual cieca demenza Vi prese? Tornate, codardi, a scïenza6.

Non oda chi a’ suoni l’orecchio dispose? Che ultor7 non si desti chi tien delle genti

Dell’uomo gli ascosi8 consigli Dio vede

Felice cui, Padre del ciel, tu correggi E informi9 all’arcano saver di tue leggi.

Fian essi fra i plausi sempre ilari e baldi? L’un l’altro conforta con labri lascivi Cantando vittoria lo stuol dei cattivi.

L’umil vedovella, lo stranio4 s’immola, S’immerge al pupillo l’acciar nella gola.

E fia che non vegga chi l’occhio compose?

L’impero, ed illustra col vero le menti?

Fugaci com’aura che passa e non riede.

1 inulto: impunito. 2 Iran…ribaldi?: Saranno sempre felici nella vita gli iniqui? 3 Per essi: a causa loro. 4 lo stranio: lo straniero. 5 sì lunge non scerne: non vede così in lontananza. 6 Tornate a scïenza: rinsavite. 7 ultor: vendicatore. 8 ascosi: nascosti. 9 E informi: e guidi.

Tal che dei malori nol fiacchi la possa10

Sin che di Giustizia si compia il decreto Che ogn’integro spirto11 di sè farà lieto.

Se presto al soccorso non era l’Eterno Già già sarei lasso12 tra i ceppi d’Averno.

E allor che dall’ansie sbattuta quest’alma Languia13, Tu di gioia l’empiesti e di calma. E or teco va un’empia podesta14 che editti

Ma feri16 s’avventino sul giusto i profani,

Signor, deh tu rendi lor merto17 ai perversi

Frattanto che all’empio si schiuda la fossa. Ah no, dall’Eccelso non fia che l’eletta Sua plebe respinta mai torni o reietta,

Chi a fronte dei tristi si leva al mio scampo? Chi meco alla pugna parato è sul campo?

Se il piè mi vien manco, talor dissi, o Dio, Deh come pietoso te accorrer vid’io.

D’aggravi e nequizie bandisce quai dritti15?

Nel sangue innocente tingendo lor mani, Sarà mio rifugio, sarà mia salute Quel Dio che agli afflitti dà forza e virtute.

Fian essi di polve qual vento dispersi. Sì certo qual polve che stanza non ha. Gl’iniqui, Ei giurollo, Iddio sperderà.

10 nol fiacchi la possa: non sia spossato dai mali. 11 integro spirto: spirito giusto, che osserva la legge di Dio. 12 lasso: sfinito; infelice. 13 Languia: languiva. 14 podesta: potere. 15 che editti…dritti: che grava il popolo con editti e fa apparire il male come un diritto. 16 Ma feri: anche se feroci; crudeli. 17 merto: castigo; ciò che si meritano.

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Salmo 94 Venite, exultemus etc

(Coro) Su, venite al Dio di Giuda Al Signor ch'è nostra rocca, Giubilando ognun dischiuda Di sue lodi al suon la bocca. Su, fra i canti a lui davanti Moviam tutti in festa il piè. Ei l’Eccelso, Egli è il sovrano Fra gli spirti, il Re del mondo, Della terra ei stringe in mano L’ardue vette e l’imo fondo. Ei fe’ gli ampi equorei campi1,

Se in questo dì solenne Del mio labbro a voi suonano gli accenti2

Venti anni e venti ei furo A me dispetti3: ahi popol senza fede

Scagliai: non fia che tocchi mai lor piede Del mio riposo la beata sede4.

Salda legge ai suoi ei diè. Su venite, in atto pio Curvo il fronte e il cor devoto, Adoriam di Giuda il Dio, Lui che a noi diè vita e moto. Ei ne regge ei ne protegge Pastor fido e sommo Re. (Voce di Dio)

Non s’indurino ingrati i vostri cori. Non sia, qual dei maggiori Vostri, come nel deserto avvenne, Che il dì di Massa mi sfidar dementi E attoniti allibiro ai miei portenti

Che sempre amò piùcchè il diritto calle Del cieco error la valle! Ond’io su lor quel giuro

1 ampi equorei campi: gli oceani e i mari. 2 gli accenti: le parole. 3 A me dispetti: allontanati da me. 4 la beata sede: la terra promessa.

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Salmo 95 Cantate Dominum etc

Orsù novello un cantico All’Immortal s’intuoni. Dall’orto all’onde esperie1

Dell’opre sue magnifiche L’eco ogni etade2 intenda;

Si desti in tutte genti Del Forte lo stupor. Sovra ogni laude altissimo Di Sion il Re grandeggia, Lui di valor nell’ardue Prove niun Dio pareggia; Che quanti numi han culto3

Non son che sasso sculto. Di Lui son opra i ciel. Ei di fulgor terribile Circonda il suo cospetto4;

Fra i venerandi riti Dei pavidi5 leviti

La terra a lui risuoni. Levi ogni lingua il canto E ovunque il nome santo S’estolla del Signor. Di giorno in giorno il nunzio Di sua pietà s’estenda;

E al suon dei suoi portenti

Di santità, di gloria Cinto nel tempio eletto

Si scopre6 ad Israel.

1 Dall'orte alle onde esperie: dalla nascita del sole fino alle cose di Esperia (Occidente); da est ad ovest. 2 etade: qui sin. di popolo, gente. 3 han culto: sono venerati. 4 cospetto: il suo aspetto. 5 pavidi: paurosi (della gloria di Dio). 6 Si scopre: si manifesta.

Or voi dell’uom progenie Nationi tutte, udite: Inni cantate ed ostie7

Qui, qui, negl’atri santi Traete8 a Lui davanti,

Ch’è del Signor l’impero. Del mondo il freno9 ei regge,

Ed oh qual vista! Fulgido Già veggo il vil10 più farsi Lieta la terra fremere Del Santo all’appressarsi11; Già veggo sin dal fondo Ver balzar giocondo Con quanti ha flutti il mar. Scorre per campi un murmure12

Che l’erbe e i fior commuove, Gli annosi tronci13 esultano

Ei vien tra noi sovrano Con l’equa lance14 in mano

A Lui concordi offrite.

Curvatevi al suo piè. Al suo sembiante attonito Si scota l’orbe intero; Dite agli sparsi popoli

Ei gli dà salda legge Arbitro giusto Egl'è.

Dinanzi a Dio che move;

Le genti a giudicar.

7 ostie: vittime (animali). 8 Traete: venite. 9 il freno: le redini. 10 vil: umile. 11 appressarsi: avvicinarsi. 12 murmure: mormorio. 13 annosi tronci: i tronchi (degli alberi) ricchi di anni. 14 lance: bilancia.

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Salmo 96 Dominus regnavit, exultet terra, etc

1 Vittoria! l’Altissimo Impera! Ne goda La terra, ogni proda1

Di nubi il circonda Caligo2 profonda.

D’innanzi terribile Un vampo3 gli splende

Degli empi lo stuol

4 Dell’etra pei campi4

Coruscano5 i lampi,

Dell’orbe al Signore

6 Magnifica6 il cielo

Chi a stolte figure S’adima7, a pitture

Festeggi al gran Re.

2

Giustizia e giudicio Stan fermi al suo piè.

3

Che intorno gl’incende

Lo vede ed attonito Ne palpita il suol.

5 Qual cera si struggono Del forte al sembiante Le rocce, davante

L’ardor del suo zelo: Stupite ne mirano Le genti il fulgor.

7 Sù, d’onda ricoprasi

Di mano mortal.

8 Dall’ara, dai troni Sconfitti, o demoni, Voi tutti curvatevi Al Sire Immortal!

9

O Dio, di tue glorie Al nunzio, Sionne Fu in festa, esultonne La regia tribù.

10 Che sovra ogni lido Si spande il tuo grido: Nè pari a te vantasi Fra i numi in virtù.

11

1 proda: riva. 2 caligo: caligine. 3 vampo: fulgore; splendore. 4 dell'etra pei campi: per i campi del cielo. 5 coruscano: balenano. 6 Magnifica: esalta. 7 S'adima: si umilia; si prostra.

Pel Dio di giustizia Serrate a nequizia8

O voi d’amor fervidi

Le porte del cor.

12 Dei fidi suoi figli Ei l’alme ai perigli Sottragge ed affrancale Dal triste’oppressor.

13 Divino germoglio S’asconde di pace, Di gioia verace Nel petto fedel.

14 Cantate plaudenti Con memori accenti, O giusti, le laudi Del Dio d’Israel.

8 Serrate a nequizia: chiudete al male.

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Salmo 97 Cantate Dominum canticum novum etc

Nuovo a Dio suoni un inno di gloria, Che stupendi prodigi compiè. La sua destra a lui diè la vittoria La salute1 il suo braccio a noi diè. Egli al mondo i riposti2 consigli Di pietà, di giustizia svelò. Gli sovvenne3 l’amor pei suoi figli

Dal levante all’estremo occidente Quanti il lume ne irraggia del ciel4

Lieto innalzi al supremo Fattor, Tromba e cetra e corno e saltero5

Monti e fiumi del par all’Augusto6

E la fè ch’ai lor padri giurò.

Ogni popolo vide e ogni gente Il trionfo del Dio d’Israel. Inni e cantici, orsù, l’orbe intero

Diano laude concordi al Signor. Letiziato, fra l’ampie sue rive Frema, esulti di giubilo il mar E con quanto in lei palpita e vive Tutta s’oda la terra inneggiar.

Faccian plauso dall’etra quaggiù. Ecco ei move qual arbitro giusto D’ogni umana famiglia e tribù.

1 La salute: la salvezza. 2 riposti: segreti; custoditi. 3 Gli sovvenne: si ricordò. 4 il lume…del ciel: il sole ne scaldi. 5 Tromba…saltero: strumenti musicali. 6 Augusto: sin. di Dio.

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Salmo 98 Dominus regnavit, irascantur populi etc

Regna il Dio santo: i popoli Paventin l’alta possa1.

Santo il tuo nome e invitto, E il regio onor che vindice3

A lui scalmavan supplici Que’ due germani4 eroi, Mosè suo nunzio5 e il principe

Sclamava a lui quel pio Che ad Eli i fati aprio7,

Ne custodian fedeli. Così, gran Dio, tu prono8

Ei sui Cherubi2 assiedesi: Tremi la terra scossa. Sì, di Sion sull’alta Rocca ei Signor s’esalta E sovra tutte sfolgora Le genti in sua virtù. Eccelso, o Dio, si celebri,

Sta sempre e amico al dritto. Tu d’equità le leggi Segnasti, e tu correggi Col fren di tua Giustizia Di Giàcob le tribù. Al Dio vivo, al Signor d’Israello Inni ergete di gloria al gran Re. Adorate di Dio lo sgabello: Santo è il loco ov'ei posa il suo piè.

De’ sacerdoti suoi6;

Ed ei ne udia placabile Del gemiti il clamor. Di portentoso turbine Parlava ei lor tra i veli; Quelli i solenni oracoli

Fosti lor sempre e buono E alla rubella invidia Che li trafisse ultor. Al Dio nostro orsù china la fronte Inni ergete d’amore e di fè. Su, prostratevi al sacro suo monte: Poi che Santo è di Giuda il gran Re.

1 Paventin l'alta possa: temano il grande potere. 2 Cherubi: Cherubini. 3 che vindice sta: pronto a vendicare. 4 germani: fratelli. 5 suo nunzio: suo messaggero. 6 dei sacerdoti suoi: Aronne. 7 i fati aprio: svelò il futuro. Era Samuele. 8 prono fosti lor sempre: sempre fosti ben disposto.

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Salmo 99 Iubilate Deo omnis terra etc

Plaudi, o terra, e tutta in festa, Tutta in giubilo s’appresta Di Sion devota al Re.

Lieti sensi – aver conviensi1

A chi trae del Santo a piè. Egli è il Forte, il Dio che a noi Vita diè; siam tutti suoi: Muto ceda alfin l’error.

Qual suo gregge – ne sorregge, Qual suo popolo il Signor.

Ora fra i plausi e i dolci canti Su movete agli atri santi Dell’Eccelso d’Israel.

E alle porte – di sua corte Il suo nome ergete al ciel.

Che infinita è in lui bontade, E ne sgorga in ogni etade Inesausta la pietà.

Nè mai sola – una parola Del suo labbro invan cadrà.

1 Lieti sensi or conviensi: è opportuno avere buone intenzioni.

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Salmo 100 Misericordiam et iudicium etc

Benignità suoni e Giustizia all’etra1

Al lume tuo bello a me fia2 scoprire Il sentier di virtude immacolato E tu benigno accorri3 al mio desire. Vestigio alcuno4 dal mio piè segnato

Lungi che ad opra io mai men giusta intenda5

Uom che in secreto del fratel l’onore Morde8 io perseguirò, nè al mio banchetto

Sui fidi i rai posar mi fia diletto9

Chi fraudi intenda, nè al cospetto mio Starà chi lacci ordisce all’altrui fede11.

Mentre il mio canto a Te, dei regi o Sire S’aderge umil dalla devota cetra.

Mai non sarà per entro alla mia tenda Se innocenza non muova a me da lato.

Lungi che l’odio in me si estingua ai tristi6

O il lor costume7 agli atti miei si apprenda. Dal mio viso retrorso irne fien visti, Quei che posto a nequizia han loro amore Nè il mio favor sarà che l’empio acquisti.

Sederà chi superbi ha gli occhi e il core.

Che seggan meco, e quei che intégro incede10

Sarà ministro al mio reame eletto. Ne’ penetrali miei non porrà piede

1 all'etra: nei cieli. 2 fia: mi sia concesso. 3 accorri: esaudisci. 4 Vestigio alcuno: non ci sarà nessun'orma. 5 Lungi…intenda: lontano da me ogni peccato. 6 Lungi…tristi: lungi da me il perdonare i malvagi. 7 costume: le loro abitudini. 8 l'onore morde: disonora. 9 i rai posar mi fia diletto: che gioia guardare. 10 intégro incede: cammina (e vive) santamente. 11 chi lacci…fede: chi insidia la fede degli altri.

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Presta12 cadrà sovra ogni capo rio

Di Giacobbe fermò13, tutti i perversi.

L’ultrice spada, tal che sian dispersi Dalla città dove sua stanza il Dio

12 Presta: celere. 13 fermò: stabilì.

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Page 130: Salmo 1 - Archivio storico dei Padri Barnabiti 3 Domine, quid multiplicati sunt Perchè tanti, o mio Dio, veggo a crucciarmi1, Muover rubelli2 e con sì cruda3 rabbia? Ahi, molti a’

Salmo 101 Domine, exaudi orationem meam etc

Signor, deh porgi alla mia prece ascolto E a te pervenga il suon de’ miei sospiri, Nè torcer1 dal tuo servo irato il volto. M’odi benigno ora che i miei martiri2

Mancar qual fumo cui disperde a gioco L’aura vid’io miei giorni4, e la mia spoglia5

Languo, nè al core mi riman più possa, Per che del pan più non mi punge voglia7.

L’alma dal lungo duol vinta e percossa, Geme affamando, e le membra mi adugge8

Simile a pellican che in lai si strugge9

Vigili10 io passo l’ore della notte

Mordemi11 intanto tutto giorno il dente

Mangio qual pan la cenere e temprato Bevo ad un nappo14 il mio licor col pianto.

Chè ognor ti veggo innanzi a me crucciato Da che15 il tuo braccio a più fatal ruina

Mi dan sì cruda3 ambascia, or che t’invoco Rompi gli indugi e accorri ai miei desiri.

Inaridir qual tizzo6 davanti al foco. Come da estivo raggio esausta foglia

Sì che alle carni omai legate ho l’ossa;

Per lo diserto, o quale infra le rotte Macerie il gufo a dolorar sen fugge.

Pari al solingo angel che mestamente Scioglie sul tetto sue note interrotte.

Dei miei nemici, e a crescermi lo schianto12

L’aspra mia sorte impreca altrui furente13. Così dal duolo e dal digiuno affranto

Pria n’ebbe eretto16 e poscia al suol gittato.

1 torcer: distogliere. 2 martiri: sofferenze. 3 cruda: crudele. 4 Mancar…miei giorni: ho visto svanire i miei giorni come il fumo spazzato via per gioco dal vento. 5 la mia spoglia: lett. i miei resti; il mio corpo. 6 tizzo: pezzo di legno. 7 del pan…voglia: non ho più voglia di mangiare. 8 mi adugge: mi inaridisce. 9 in lai si strugge: si lamenta. 10 vigili: sveglie. 11 mordemi: mi morde: mi assalgono i miei nemici. 12 a crescermi lo schianto: mentre cresce il mio dolore. 13 impreca altrui furente: impreca con furia contro gli altri (i nemici). 14 nappo: coppa; bicchiere. 15 Da che: da quando.

Gli anni miei declinar come declina L’ombra all’occaso17, ed appassii qual frale18

Ma tu, Padre dei secoli, immortale Tu vivi e quel che tutto abbatte e vora19

Or deh tu sorgi ed in tua mercè21 ristora

Che fino i sassi onde n’è sparsa l’erta22

Così fia che oltre i monti ed oltre i mari A tutte cose23 il nome tuo di sopra

Che dell’eccelso Iddio Sionne è l’opra, E la gloria di lui nel sacro ostello24

Chè benigno ai sospir del poverello Porse l’orecchio e a’ suoi dolenti voti Dolce sorrise il Santo d’Israello. Del gran portento scrivasi ai nepoti25

Siede, quaggiù pietosi gli occhi volse A questa dei mortali abietta stanza26. E dei captivi27 i gemiti raccolse

Onde avvinte giaceano, le sciolse.

Stelo, che il capo scolorando inclina.

La tua memoria cancellar non vale20.

Sion che giace, ahimè, nuda e diserta; Sorgi, n’è giunta omai, giunta n’è l’ora.

Sono a’ tuoi servi prezïosi e cari E cara è lor la polve ond’è coperta.

Si estolla, ed ogni re, temendo, impari

Di celeste fulgor chiara si scopra.

L’istoria, e il popol nuovo che s’avanza Memore a Lui sciorrà canti devoti. Poichè dal trono ov’Egli in sua possanza

E le sacrate a morte ostie28 dai nodi

16 Pria n'ebbe eretto: prima mi sollevò dalla rovina ( caduta) più mortale. 17 occaso: tramonto. 18 frale: fragile. 19 vora: divora. 20 non vale: non può. 21 in tua mercè: di grazia. 22 l'erta: la china. 23 A tutte cose: sopra tutte le cose. 24 ostello: indica il Tempio. 25 nepoti: discendenti; posteri. 26 stanza: dimora. 27 captivi: prigionieri. 28 sacrate a morte ostie: le vittime votate (condannate) a morte.

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Di che sonar già sento a Dio le lodi Che in Sionne gl’intrecciano i redenti, E Solima echeggiar di lor melodi. Mentre al lor coro aggiungonsi le genti Che, strette in una29, al Regnator dei Forti

Ma dove, o mio pensier, tu mi trasporti? Mentre al mio frale31 già il vigor vien manco E gli scarsi miei dì si fan più corti? Deh il tuo fedele, o Signor mio, peranco32

Non richiamar nel mezzo di sua vita, Tu di cui gli anni non han fine nuquanco33!

Coi loro prenci si atterrano30 ossequenti.

Nell’universo sfolgora infinita La tua virtù: saldo da pria tu festi L’orbe, e i cieli lavor son di tue dita.

29 strette in una: insieme. 30 si atterrano: si prostrano al suolo. 31 al mio frale: al mio corpo. 32 peranco: pertanto. 33 nuquanco: mai.

Volgerà il tempo e perirarn pur questi Ma in te vece34 non fia. Sì come accade

Sì tu li muterai. Sol tu quel desso Sei che giammai vecchiezza non invade36. E tu il dicesti che nel suol promesso Soggiornerà dei servi tuoi la prole E al tuo cospetto fiorirà sovr’esso Finchè risplenda dei suoi raggi il sole.

Che lungo usar35 fa logore le vesti, O mantello rimuta non per etade

34 vece: mutazione; cambio. 35 lungo usar: un lungo uso. 36 vecchiezza non invade: non invecchia mai.

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Salmo 102 Benedic anima mea Domino et omnia etc

Sciogli, o mio spirto, a Dio di laude il canto, E voi, che in me fremete, Voglie e pensier, concordi un inno al Santo Suo nome ergete. Sciogli, o mio spirto, di tue laudi il suono Benedicendo a Dio; Nè rimembrar ti vieti alcun suo dono L’ingrato oblio. Canta di lui, che a’ tuoi perversi errori Propiziò1 cortese,

Canta com’ei dall’orco3 ti redense

E largo in sua pietà di grazie immense Ti cinse un serto4. E di' qual ei, canuto ancor5, di rari

E la tua fresca età, d’aquila al pari Ti rinnovella7. Buono è il Signore: ei de’ tapini assente8

Pronta al desio9 mercede,

Vindice siede. Egli al fedel Mosè de’ suoi consigli Le arcane vie non tacque, E i suoi mandati d’Israello ai figli Scoprir11 si piacque.

Buono è il Signore: in lui pietà s’alletta Maggior di nostre doglie12,

E che da quanti ti premean2 malori Franco ti rese.

Che ai piè già t’era aperto,

Beni t’adempie e abbella6,

e di color, cui grava10 odio possente,

Inesausta pietà che mite aspetta E ogni alma accoglie.

1 propiziò: fu favorevole al perdono dei tuoi errori. 2 ti premean: ti opprimevano. 3 dall'orco: dalla morte. 4 un serto: una corona. 5 canuto ancor: anche nella vecchiaia. 6 abbella: adorna. 7 E la tua…rinnovella: ti ringiovanisce. 8 assente: concede. 9 de' tapini al desio: al desiderio (alla preghiera) dei miseri. 10 cui grava: su cui pende; pesa. 11 Scoprir: rivelare. 12 in lui…doglie: la sua misericordia è più grande dei nostri dolori.

Se mai dell’ira in lui s’accende il lampo E romba13 il tuon ferale,

Però che quanto sulla terra il cielo Alto s’aderge e spazia, Sulla pia plebe15 ampio distese il velo

Quant’è il cammin che dagli ultimi soi16

Così piegossi al suo fidente stuolo Dolce l’Eterno. Sovvenne a lui l’argilla, onde noi siamo Dalla sua man formati; Ch’ei ben sa che siam polvere, d’Adamo Quanti siam nati. Che il viver nostro a verde erba è simile Che tosto langue e muore. Fiorisce l’uomo qual a’ rai d’aprile Nel campo un fiore, Sovra cui s’irrubesta18, ma per poco Trascorre19, ei non è più;

Dov’ei già fù.

Di sua vendetta non fia, no, che il vampo14

Duri immortale. Non egli i nostri error di sua giustizia Sulle bilance pose, Nè degna a noi mercè di lor nequizia Render dispose.

Della sua grazia.

Lidi agli esperii17 giunge, Tanto ogni nostra pravità da noi Ei bandì lunge. Come dei figli intenerito al duolo S’arrende il cor paterno,

E in van20 ricerchi per la valle il loco

13 romba: rumoreggia. 14 vampo: bagliore. 15 pia plebe: popolo fedele. 16 soi: suoi. 17 agli esperii: agli occidentali (lidi). 18 s'irrubesta: diventa forte. 19 per poco trascorre: vive un attimo. 20 in van: inutilmente: invano.

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Intanto da che il tempo aprì le penne21

Nè il giusto favor suo da lor nepoti Verrà giammai ritratto22, Se le sue leggi ei serberan23 devoti

E all’immortal suo scettro l’universo Tutto s’adima24.

In sempre, e in ogni etade, Sui suoi cultor di Dio sarà perenne L’alma pietade.

Al santo patto. L’alta sua sede Iddio del ciel più terso Locò sull’ardua cima,

21 aprì le penne: incominciò a volare. (Il tempo vola, dice il proverbio). 22 ritratto: tolto. 23 serberan: conserveranno. 24 s'adima: si sottomette.

Oh benedite al Santo, Angeli eletti; A Lui, campion celesti Plaudite or voi, che del suo labbro ai detti Siete ognor presti25. Virtù celesti, a Lui plaudite e Troni26

Che umilmente alteri Al Re dei regi ministrate27, proni Ai suoi voleri. Opre28 voi tutte di sua mano, il canto, Ovunque ei regna, a Dio Sciogliete: e tu pur sempre inneggia al Santo O Spirto mio.

25 ognor presti: sempre pronti (ad eseguire). 26 Virtù…Troni: nomi di Angeli, o potenze celesti. 27 ministrate: servite. 28 Opre: creature.

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Salmo 103 Benedic anima mea…Domine…

A te, Signor che tutto muovi e reggi Levi1 il cor mio, benedicendo il canto,

Tu ti rivesti, poichè cinto splendi Di tersissima luce in chiaro ammanto3! Tu qual cortina4 di tua man distendi

Di tua magion lo ergi e sospendi. Sovra un cocchio di nubi agile monti E per gli ampi del vivo aere sentieri Sull’ale d’aquilon tuoi passi impronti6. A’ cenni tuoi, veloci messaggeri7

Spiri col soffio i venti, e nel tuo sdegno Fai ministre le fiamme a’ tuoi voleri8.

Tu già con ammirabile disegno La terra ergesti sulla grave9 base

L’oceano e tutta la vestì d’un velo, Tal che sui monti altissimi rimase10. Ma il tuo sembiante11 sfavillò di zelo,

Le alpine vette sursero, e profonde Le valli declinàr12 come a te piacque.

Così, segnate al pelago le sponde, Quivi il frenasti, sì che non paventi13

A te, che sovra ogni pensier grandeggi2. Oh qual di maestà, di gloria, o Santo

L’azzurro cielo, e sugli eterei fonti5

Che le fia sempre immobile sostegno. Sorgeva quella, e rapido la invase

E spauritesi fuggiron l’acque Alla tua voce che tonò dal cielo. Allor vergine l’orbe indi rinacque,

Mai più la terra il soverchiar dell’onde.

Per te nella vallea delle sorgenti Scorre placido il rivo, e dagli alpestri

1 Levi: innalzi; elevi. 2 sovra ogni pensier grandeggi: regni su tutte le creature. 3 ammanto: manto. 4 cortina: velo; tendaggio. 5 eterei fonti: le acque del cielo (lett. le fonti del cielo). 6 Sull'ale…impronti: fissi i tuoi passi con la compagnia del vento aquilone. 7 veloci messaggeri: il vento è messaggero di Dio. 8 ministre…a' tuoi voleri: assecondano la tua volontà 9 grave: pesante. 10 rimase: (l'oceano) coprì. 11 sembiante: volto. 12 declinàr: si abbassarono. 13 paventi: incuta paura.

Al fresco umor14 per te delle campestri

Infra le amate foglie le sue rime La lodoletta16 intreccia e l’usignuolo.

Scende la pioggia ad innaffiar benigna Il fertil sen delle campagne opime17. Quivi tu appresti18 la gramigna,

Sicchè il pan gli ministra19 al cor fortezza,

Il passerin; tra i sassi han lor soggiorno I conigli, e sull’erta i cervi snelli20. Signor dei tempi, il variabil21 corno Tu formasti alla luna, e in sulla sera Memore l’astro se ne va dal giorno. Riede allor la notte e l’aere annera, Al cui favor, come volesti, suole Delle selvagge belve errar la schiera.

Gioghi cadono i fiumi ed i torrenti.

Fere assetate si ricrea15 lo stuolo E si rinfrescan gli onagri silvestri. Per te, posato presso ai fonti il volo

Dalla tua sede alle montane cime

E all’uomo la molteplice ricchezza Dell’orto, della messe e della vigna;

E il vin lo desti ai generosi e lieti Sensi, e al viso dia l’olio ancora vaghezza. Con l’acque tue corrobori e disseti L’erba del prato e gli umili arboscelli, Gli alti cedri del Libano e gli abeti. Fa nido in questi la cicogna, e in quelli

14 Al fresco umor: alle fresche acque. 15 si ricrea: si bea. 16 lo lodoletta: l'allodola. 17 opime: fertili. 18 appresti: prepari. 19 ministra: somministra; dà. 20 snelli: agili. 21 variabil: cambia ogni sette giorni.

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Oh come rugghia dalle ingorde22 gole

In fretta accolti intorno al pasto loro Si bramano25 posando entro a lor tane.

Sorge al mattino, e tutto dì sudando Dona al fral sull’occaso il suo ristoro26.

Nuovi prodigi il mar in sè rinserra, Il mar che spazïando la raggira27,

Dei moluschi, che rodono i suoi campi, E qua e là dei nuotanti28 si gira Mista la turba di pusilli e d’ampi29

E tutti, o Dio, da te s’aspettan l’esca31, Da te, che solo ogni desire adempi, Qual ferma il piede, e quale aleggia o pesca32.

A te sclamando, e con le acute sane23

La preda afferra del lion la prole24. Poi, come il sol rifulge alla dimane,

Riposan essi, e l’uomo al suo lavoro

Deh quale, o Dio, spettacolo ammirando Son l’opre tue! Quanto saver la terra Regge, la terra, che creasti amando!

E su cui fragil tronco ondeggia ad essa. Quivi l’immenso popolo s’ammira

Con la balena, che grandeggia e tresca30

Lieta dell’orma tua, che in essa stampi.

22 ruggghia dalle ingorde: ruggisce dalle affamate. 23 acute sane: aguzze zanne. 24 del lion la prole: il leoncello. 25 Si bramano: si soddisfano (si accontentano). 26 Dona…il suo ristoro: riposa al tramonto. (dà riposo al suo corpo al tramonto). 27 la raggira: gira intorno (alla terra), rinchiudendola come un anello. 28 nuotanti: pesci che si muovono nel mare. 29 la turba di pusilli e d'ampi: la moltitudine di pesci piccoli e grandi. 30 tresca: danza. 31 l'esca: il cibo. 32 Qual ferma…o pesca: animali terrestri, uccelli e pesci.

Se lor tu spieghi33 agli opportuni tempi

Che se il volto ritrai, s’abbuian34 tutti;

Quel provvido Signor, che così volle, E ognor s'allegri della sua fattura35! Sovranamente egli su lei s’estolle; Guarda la terra, e la terra si scuote; Il monte tocca, e fuma il monte e bolle. A lui, fin ch’io vivrò, canzon devote Sciorrò sul mio salterio: oh non gli spiaccia L’umil tributo di mie tenui note! Lungi che in altro, fuor che in Dio mi piaccia! E v’ha chi ‘l puote? e v’hanno a lui nemici? Perano i rei, nè più di lor sia traccia, E a Dio sempre, o mio cor tu benedici.

Carca la destra dei bramati frutti, Di vigor, di letizia li riempi.

Se lo spirto vivifico ritiri, Nella lor polve tornano distrutti. Ma il tuo spirto dall’alto ecco tu spiri, E a nuova vita l’orbe s’infutura Per la nuova virtù, ch’entro v’inspiri. Oh laude s'abbia in ogni età ventura

33 spieghi: distendi; allarghi. 34 s'abbuian: intristiscono. 35 s'allegri della sua fattura: gioisca della sua creazione.

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Salmo 104 Confitemini Domino et invocate etc

Sien laudi e voti al Santo, e l’alta istoria Delle sue gesta ai popoli si sveli. Inni intrecciate e carmi alla memoria Dell’opre mire1 del Signor dei cieli.

L’egregie prove, nè giammai vi pigli Dei suoi prodigi ingrata sconoscenza2, O de’ suoi pietosissimi consigli; Di quanti ei fè d’Abramo alla semenza3

Dell’antico suo patto a Lui sovvenne Di ciò che avea per mille età fermato4,

Così del gener6 nostro i Patriarchi

Fecer nè mai s’oppose a lor conflitto; Che Iddio contenne9 popoli e monarchi Tonando10 sovra lor quell’alto11 editto: Onore agli unti12 miei! nessun li tocchi,

Da Dio chiamata ogni alimento vora; Messo14 di cielo allor Giuseppe viene

Suoni il suo nome a voi nome di gloria, Balzin di gioia i cuori a Lui fedeli. Di Dio, di sua virtute amor vi prenda E il desir del suo riso ognor vi accenda. Vi tornino al pensier di sua potenza

Ai suoi diletti, di Giacobbe ai figli. E’ nostro lume, è nostro Dio l’Eterno Che regge dell’intero orbe il governo.

E saldo il giuro al pio Caldeo5 mantenne E al buon Isacco e ad Israel suo nato; A cui darotti eredità perenne Disse, di Palestina il suol beato, Mentre scarsa per numero ancor'era La sua progenie e in Canaan straniera.

Di loco in loco or qua or là tragitto7

Pellegrinando d’ogni tema scarchi8

Nè torti volgan13 a’ miei profeti gli occhi! E già la fame sulle Egizie arene

1 opre mire: opere meravigliose; portenti. 2 sconoscenza: irriconoscenza. 3 semenza: discendenza. 4 fermato: pattuito. 5 al pio Caldeo: Abramo, originario di Ur della Caldea (in Mesopotamia). 6 del gener: del popolo. 7 tragitto: trasportato. 8 d'ogni tema scarchi: senza paura. 9 contenne: frenò; allontanò. 10 Tonando: proclamando con il vigore del tuono. 11 alto: perché proviene da Dio, dal cielo. 12 unti: consacrati. 13 nè torti volgan: non guardino con odio, corrucciati. 14 Messo: inviato dal cielo.

Per aprir nuova a chi il vendea15 dimora, Lo avvincono nei piè dure catene, L’alma il ferro ne strazia e ne martora16,

Ed ecco si rimuta19 a lui la sorte E il sire20, che del Nil l’ampia regione Corregge21, sciolte alfin le sue ritorte22,

E su quanto ei possiede arbitro il pone, Sicchè primo fra i grandi24 abbia al suo cenno

E fra i nemici l’erse e il benedisse. Quindi l’odio che a quelli26 in cor s'accese

Tal che s’Ei più lor concedea d’ardire Perian28 consunti da lor fraudi ed ire. Ma si piegò l’Altissimo a mercede29, E Mosè suo ministro e Aronne eletto, D’oprar portenti la virtù30 lor diede, Delle genti camitiche al cospetto. L’aere consparse di tenèbre, e fede31

L’acque in sangue converse e il muto armento Che per quelle scorrea33 tutto fu spento. Ei disse, e già di rane immenso stuolo Persino i regi penetrali34 infesta;

Finchè alla prova del suo dir verace17

Chiara in lui splende del Signor la face18.

Chiama al suo fianco il prigionier garzone23. Signore il fa della sua regia corte

Sommessi i vecchi e docili al suo senno25. Allor Giacobbe nella terra scese Di Cam, e quivi le sue tende fisse, Gran popol di lui crebbe Iddio cortese,

Contra i fedeli e il giogo27 che li afflisse

Incontanente32 essi sorsero al suo detto.

15 a chi il vendea: ai suoi fratelli, che lo vendettero a una carovana di beduini. 16 martora: strazia. 17 dir verace: parole veritiere. 18 la face: il volto. 19 rimuta: cambia. 20 il sire: è il faraone. 21 Corregge: governa; regge. 22 ritorte: catene. 23 garzone: giovane. 24 fra i grandi: i dignitari della corte. 25 docili al suo senno: governati dalla sua saggezza. 26 a quelli: gli Egiziani. 27 giogo: quello della schiavitù. 28 Perian: sarebbero morti. 29 Ma si piegò…a mercede: si mosse in loro favore. 30 la virtù: il potere. 31 fede: fedeli (alla sua parola). 32 Incontanente: subito. 33 scorrea: pasceva.

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Già rie moleste e zanzare il basso volo Sciolgon ferendo in quella parte e in questa. Grandine grossa già qual piova35 il suolo

Ahi le diserte vigne: ahimè le infrante Ficaie36, e le prostrate annose piante! Nè pago è il ciel37 su quelle ree contrade. Di locuste e di bruchi ecco per tutto38

Un infinito popolo che invade I prati e i culti39, e strugge ogni erba e frutto:

E i primonati delle case egizie Dei bruti41 immola insiem colle primizie.

Sfogò su gli empi il Santo, e dal servaggio Trasse42 i suoi fidi con argento ed oro, Nè fuvvi alcun men forte43 al gran viaggio.

Percuote, e il fuoco già dal ciel tempesta.

Ed ecco infine la terribil clade40

Che i campi e le cittadi empie di lutto

Così della sua collera il tesoro

Gioì di Cam la terra44 al mover loro Quasi risorta della vita al raggio: Poichè delle sciagure il grave pondo L’avea sepolta in un terror profondo.

34 penetrali: dimore. 35 qual piova: qual pioggia. 36 Ficaie: piantagioni di fichi. 37 il ciel: Dio. 38 per tutto: ovunque. 39 i culti: i campi coltivati. 40 clade: strage; sterminio. 41 bruti: non credenti nel Dio d'Israele. 42 dal servaggio trasse: li portò via dal luogo di schiavitù. 43 men forte: debole nell'affrontare il viaggio. 44 di Cam la terra: gli Egiziani (di origine camita).

E qui nuove fan chiaro45 opre mirande Del sommo Padre a’ suoi cultor lo zelo. Fiammeggia46 ad essi nella notte, e spande Su loro il dì d’amica nube il velo. Coturnici47 ai lor voti in quelle lande

Fedele ei quindi ai suoi divini accenti48,

Gioia i suoi cari adduce ove le genti Sedean49, e ad essi i loro aver50 dispensa. Ma perchè mai tanti dal ciel portenti? Odi Israello, e memore il ripensa Perchè fide i tuoi nati impriman l'orme51

Sulle auguste di Dio decrete norme.

Invia, sazii li fa d’un pan di cielo. Squarcia la rupe e limpid’acque scorrono E tra i sassi a fiumane il suol percorrono.

E al suo giuro ad Abram, lieti d'immensa

45 fan chiaro: manifestano; illustrano. 46 Fiammeggia: appare come fiamma (la colonna di fuoco). 47 Coturnici: quaglie. 48 sccenti: parole. 49 Sedean: abitavano. 50 aver: beni; ricchezze. 51 fide…l'orme: camminino con fedeltà.

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Salmo 105 Confitemini Domino quoniam bonus…Quis loquetur potentias Domini?

Inni sciogliete al sommo Dio, ch’è fonte D’ogni bontade e non mai stanche1 l’ali

Chi avrà parole alle sue gesta eguali E di sue laudi sino ai dì remoti2

Felici spirti, che a virtù devoti3

Sul chiaro esempio di tue leggi, o Dio, Temprano ognora i lor pensier e i moti4!

Sì che de’ tuoi diletti5 il bene io veggia E letiziando6 al par della tua gente

Ah! noi peccammo, il dico a Te dolente8, Coi padri nostri e le vie dell’errore Con ratto piè9 corremmo avidamente. Sì, dell’opre di Dio ricchi al fulgore10

Furo i nostri maggiori sin dall’Egitto Nè lor sovvenne del suo grande amore. Che al mare in riva dal suo braccio invitto Pur or condotti a sdegno il provocaro, del Rosso mar diss’io presso al tragitto11.

E asciutto il fondo degli abissi aperse Ove come per valle Iddio li trasse. Quindi sulla nemica oste12 riverse

Di sua mercè spande amorose e pronte.

Udir farà la dolce eco ai mortali?

Deh! me non porre, io pregoti, in oblio; Me pur col popol tuo, Signor, francheggia Poi che ti volgi a lui clemente e pio;

Di te mi lodi7 come essa l’inneggia.

Ed ei pietoso, perchè fosse chiaro Il suo valor, dagli empi li sottrasse, Che furenti accorrean col nudo acciaro. Fe’ al mar comando e il mare si ritrasse,

L’acque a lei diero sepoltura e morte. Nè salvo un sol fra i mille e mille emerse.

Lieti allor quei della mutata sorte, Nel suo Verbo ebber fede e tutti in festa Sciolsero inni di laude al Santo, al Forte.

1 mai stanche: infaticabili. 2 ai dì remoti: la fine dei tempi. 3 virtù devoti: vivono santamente; virtuosamente. 4 moti: le loro azioni. 5 dei tuoi diletti: dei tuoi amati. 6 letiziando: rallegrandomi. 7 Di te mi lodi: ti loderò. 8 il dico a Te dolente: te lo dico con il cuore addolorato. 9 Con ratto piè: velocemente. 10 ricchi al fulgore furo: splendette ad essi lo splendore. 11 presso al tragitto: vicino al passaggio. 12 sulla nemica oste: sull'esercito nemico.

Ma brev’ora trascorse e le sue gesta Messe in oblio non aspettar che fosse Del pio Signor la mente manifesta: Che di cibi ingordigia li commosse Tal che, fermato nel deserto il piede13,

L’esca repente, e le lor membra ghiotte Di sottil labe14 nè sua giustizia fiede15.

E d’Abiron la setta assorbe a un16 lampo

Ei fur, che proni a vile aurea fattura17

Cangiar nell’Horeb lor gloria (oh! reo Consiglio!) in un vitel che fea pastura18;

Che là in Egitto sì mirabil cose, E sì tremende oprò nell’Eritreo19.

Allor di sterminarli Ei si propose, E già dell’ira sua premeali il carco20,

E qual guerriero in sull’aperto varco21,

Ei disdegnar la terra amabil tanto E di querele empiero i padiglioni22, Nè credere nè udir vollero il Santo.

Impazïenti a Lui tentar li mosse. Ed ecco ai tristi, Ei, qual chiedean, concede

Ma già veggo Mosè d’invide lotte Segno col santo suo fratel nel campo, E il suol che s’apre e Datan vivo inghiotte,

Mentre subita fiamma arde l’impura Greggia, nè lascia ai peccatori scampo.

Nè il Dio membrar che liberi li feo,

Ma l’eletto di Lui, Mosè, s’oppose;

A lor difesa stette insin che infranto N’ebbe il giudicio e disarmato l’arco.

13 fermato…il piede: fermatisi. 14 labe: macchia. 15 fiede: ferisce. 16 a un: in un. 17 vile aurea fattura: abominevole statua d'oro. 18 fea pastura: pascolava. 19 nell'Eritreo: il Mar Rosso. 20 premeali il carco: aveva deciso. 21 in sull'aperto varco: sulla brecia. 22 padiglioni: tende dell'accampamento.

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Perch’ei la man levò su quei felloni, Giurando che sarian colà periti E sparsi i figli lor tra le nazioni. Più osaron quelli; e si sacraro23 ai riti

Infami offerte e nequitose24 cene, Che fur cagione di furor novello, Per cui rio tosco25 entrò ne le lor vene.

Per questa d’alto zelo opra a lui venne Grazia tal, che l’eccelso ministero26

Clamor all’acqua di Meriba afflisse Di grave angoscia il Vate27 condottiero.

L’alma, che altr’uom da quel di pria fu visto Dubbiando28, in ciò che del portento ei disse. Che più? fornito ancora il gran conquisto29

Non ei distrusser già de’ Cananei, Come lor fu prescritto, il gener tristo30;

E offerti ad essi gli innocenti frutti31

De’ lor connubi, sparser disumani De le loro figlie il sangue e de’ lor putti32;

Di Baal su nel Fegor, e le oscene Labbia insozzar ne’ funebri conviti.

Ma forte in mezzo al popolo rubello Stette Fines vindice, e rattenne Dal colpirli il mortifero flagello.

Nella sua prole resterà perenne. Nè qui sostaro: e, nuova ingiuria, un fero

Che il loro lamentar sì gli trafisse

Ma giunti ad essi, ne fer propri i rei Costumi, e, fonte di ruine e lutti, Prostrarsi a l’are de’ lor falsi Dei;

23 si sacraro: si consacrarono. 24 nequitose: orrende. 25 rio tosco: veleno. 26 l'eccelso ministero: il sacerdozio. 27 il Vate: Mosè. 28 Dubbiando: il dubbio lo faceva sembrare a un altro uomo da quello visto prima. 29 fornito…: dato aiuto per conquistare la terra. 30 il gener tristo: il popolo malvagio. 31 frutti: i figli e figlie. 32 putti: bambini.

Sangue, onde intrise le paterne mani, Profanar se medesmi e il loro paese, Puttaneggiando33 con idoli vani.

Terribil zelo di vendetta il prese. Ed ai nemici popoli in servaggio Diede Israel, che giacque a lor sommesso Portando de’ loro ceppi il crudo oltraggio. Spesso ei però pur lo redense; e spesso Tornò l’ingrato ai detestati errori, E fu di nuovo umiliato e oppresso. Ma benigno dall’alto i suoi martori34

Vide l’Eccelso e attento orecchio porse De’ ricreduti35 ai supplici clamori.

Chè del santo suo patto a lui soccorse La rimembranza36 e del nutrito sdegno,

E mutato in suo cor nuovo disegno, Poselo in vista37 agli oppressor perversi

Ed or, deh, noi che dal fallir conversi38,

Cantiam, plaudenti a Te che il nostro seme Di nuovo accogli nell’avita cuna39. Al Signor, che Israello adora e teme, In ogni etade l’universo inneggi, E d’un sol grido il popol tutto insieme Sia pur così, allelujando echeggi.

Avvampò d’ira Iddio per tali offese De la sua plebe, e contro il suo retaggio

Oh! dolce padre, vivo duol il morse.

Dell’alte sue misericordie a segno.

A Te ploriam, tu salva e ci raduna D’in fra le genti, ove ancor siam dispersi; Sì che al Tuo nome senz’ambascia alcuna

33 Puttaneggiando: fornicando (esercitando la prostituzione sacra). 34 matori: sofferenze. 35 ricreduti: pentiti che tornano a credere. 36 soccorse la rimembranza: si ricordò. 37 Poselo in vista: lo manifestò. 38 noi che del fallir conversi: noi che ci siamo convertiti dei peccati. 39 nell'avita cuna: nella paterna culla (casa).

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Salmo 106 Confitemini Domino…Dicant qui redempti sunt

Cantate all’Altissimo, Al forte, che è buono Di tutta bontà: Che ha seco ognor vigile Compagna sul trono La dolce Pietà. Cantino quei che per sua man redenti Dell’oste ai ceppi1 ei tolse, E da Borea2 e dal mar, d’infra le genti, Dall’orto e dall’occaso3 in un raccolse.

Così che il debil fianco Traendo5 venian manco.

Ed ecco dai lor mal Ei li sottrasse, E per la retta via, là, ‘ve6 sicura

Poichè le turbe grame Redè satolle7, e tutte empiè lor brame. Cantino quei che all’atre8 ombre di morte Languian da inopia afflitti9

Ribelli furo e al suo consiglio infidi! Ma quegli il cor nelle fatiche e il nerbo11

Fur d’ogni aiuto cassi13.

E rotte al suol gittò le lor catene. Dian laude a Dio le sue pietose imprese

Per loghi ermi4 infecondi Miseri errâr, non mai trovando ostello, Stretti da cruda fama e sitibondi,

In tanto aspra ventura Lor grida alzaro al Santo d’Israëllo,

Città sorgeva, ad ospitar li trasse. Dian laude a Dio le sue pietose imprese E l’alte gesta ond’Ei fu all’uom cortese;

E di ferree gravati aspre ritorte10. Giusto giudicio dei lor delitti, Chè dell’Eccelso al verbo

Ne fiaccò sì che lassi12

Di lagrime allor molli14

Al Santo d’Israël levaron lor gridi E benigno ei soccorse alle lor pene: Chè fuor delle mortali ombre menolli

1 Dell'oste ai ceppi: dalle catene del nemico. 2 Borea: Bora, vento proveniente dalle terre del Nord; sinonimo di terra. 3 Dall'orto all'occaso: dall'alba al tramonto. 4 loghi ermi: luoghi solitari. 5 il debil fianco traendo: trasportando il debole corpo. 6 've: dove. 7 Redè satolle: le fece ritornare sazie: le saziò. 8 atre: nere. 9 da inopia afflitti: privi di tutto. 10 aspre ritorte: crudeli catene. 11 il nerbo: la forza; il vigore. 12 lassi: sfiniti. 13 Fur…cassi: furono privi. 14 molli: bagnati.

E l’alte gesta a ond’Ei fu all’uom cortese; Che infranse e via disperse Il bronzo e il ferro e duri claustri15 aperse. E cantino essi ancor la sua pietade Quanti fur mai gli stolti Che di nequizia per le torte16 strade Correndo furon da malori incolti Poichè d’ogni vitale Esca a quelli s’apprese orror17 cotanto

E l’alte gesta ond’Ei fu all’uom cortese; E fra l’ostie18 votive

Di Dio nelle acque scorsero L’augusta possa19; allor che al suo comando Euro spirò, e fino agli astri sorsero Furenti20, e si avvallarono

Lor diede, e volta l’orrida tempesta In placid’aura21 le cupide22 vele

Lui della plebe il coro Lui dei magnati estolle il concistoro23.

Che guasto in breve e dipossato il frale. Già di lor vita giunto Parea l'estremo punto, Quando con umil prece Lor gridi alzaron d’Israele al Santo, E provvido Ei soccorse a lor periglio. Mandò il suo verbo e sani li rifece Strappandogli di morte al fero artiglio. Dian laude a Dio le sue pietose imprese

Sorgan memori a Lui canzon giulive. Nè tacciano pur quei che il mar solcando

Sino agli abissi. Ahi miseri! Smarrita Ogni virtù, tremando barcollarono Simili ad ebri, e tutta Lor arte fu distrutta. Ma il Santo d’Israel Chiamâr gridando, e di repente aita

Su questo mar ne addusse al porto in festa. Dian laude a Dio le sue pietose imprese E l’alte gesta ond’Ei fu all’uom cortese;

15 duri claustri: crudeli prigioni (lett. chiostri). 16 torte: perché piene di peccati. 17 vitale esca…cotanto: odiarono tanto il cibo di vita (la manna). 18 l'ostie votive: le vittime consacrate. 19 possa: potenza; forza. 20 sorsero furenti: furono scaraventati fino alle stelle. 21 placid'aura: bonaccia; calma. 22 le cupide vele: desiderose (per il ritorno a casa) vele. Le vele possono indicare le navi. 23 il concistoro: l'assemblea.

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Ma qual triste ricordo, ahi quella viva Terra di frutti onusta24, Ove tanta di umor copia25 fluiva

In questo suol, già lieta Stanza27 ai lor padri; eccolo, i suoi dispersi, Che di fame perian, quindi raccorre28; E giunti questi, di lor corso29 a meta

Mentre di frutta e di vitelli ed acque Ricchezza Iddio lor dona E cresce lor di figli ampia corona.

Come aspersa di sal fatta era adusta26! E tale ebber degno merto Di lor nequizia i suoi cultor perversi, Ma riguardò benigno a quel diserto L’Eterno e corser pronti Fiumi a bagnarli e fonti

Quivi stabile al fin città comporre30

E piantar vigne e seminar campagne

24 onusta: carica; ricca. 25 di umor copia: abbondanza d'acqua. 26 adusta: riarsa; inaridita. 27 Stanza: dimora. 28 raccorre: salva. 29 corso: cammino. 30 città comporre: (Dio concede di) fondare città.

Son dessi quegli che degli acerbi casi Sotto il cumul31 sì tristi,

Quando sui prenci effuse Lo sprezzo il Santo e fuor del retto calle32

Son dessi; ma dall’imo D’ogni miseria al primo Onor da lui tornati34

Simili a gregge su per l’ampia valle Disposta, eccoli omai sparti35 in famiglie

Allo splendor di tali meraviglie Godranno i giusti, e qual da fulmine tocca37

A tacer fia costretta ogni empia bocca. Ma chi di Dio quest’opre Saggio contempla, e l’alto amor ne scopre?

E di cotanto numero rimasi Radi casi non guari pria fur visti;

Errar per l’onde a viator33 non use,

Nel patrio ostello a soggiornar locati36.

31 degli acerbi…cumul: sotto il peso delle disgrazie (della vita). 32 calle: via. 33 viator: viandante. 34 da lui tornati: restituiti. 35 sparti: divisi. 36 locati: posti da Dio. 37 tocca: colpita.

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Salmo 107 Paratum cor meum, Deus etc

Parato è il mio core, parato il mio spiro1: A te d’inni e laudi, Signor dell’Empiro, Vo’ tessere un serto2: di te dire, o Santo

Orsù, mio salterio3, ti desta, o mia cetra,

Ma che? tu già fremi. Che ascolto? Son desta, Tu dici, son presta4. A te fra le genti quest’alma vagheggia5

Or deh la tua gloria sul ciel ch’è più terso Raggiar6 ti sia grato, sull’orbe universo; Sì ch’abbian salute gli eletti tuoi figli Tra i feri7 perigli. Signor, al tuo servo, deh accorri8, che ti ama,

Sarò io lieto; di Sichem i fati10

Fia solo il mio vanto.

D’amor le tue note risuonino all’etra.

Cantar, Sommo Iddio, su i cieli grandeggia L’immensa tua pièta, su i nuvoli l’alta Tua Fede s’esalta.

Benigno lo ascolta che pure te sclama9; Sei tu che il dicesti nel sacro tuo tetto Nè mente il tuo detto.

Con libera mano da me fian temprati; Da me delle tende per libero calle Fia corsa la valle.

1 spiro: anima (alito vitale). 2 serto: corona. 3 salterio: strumento musicale. 4 presta: preparata. 5 vagheggia: desidera; brama. 6 raggiar: irradiare. 7 feri: crudeli. 8 accorri: vieni incontro. 9 te sclama: t'invoca. 10 i fati: i destini.

A me di Manasse, di Galaad l’opimo Retaggio11 s’aspetta; mio nerbo12 Efraimo

Ai regi calzari ministra Idumea13

Maobbo al lavacro14 vedrommi, e la rea

Chi fia che mi adduca fin dentro agli spaldi16

Verrai con le nostre falangi sul campo Qual vindice e scampo17?

Di fragil canna più fragile è la Spene Che l’uomo s’attiene18. Al Santo sia lode, dal Santo noi scorti19

Dal Santo qual polve, calpesta, dispersa, Fia l’oste perversa.

Mio scettro fia Giuda, cui pose a governo Di Giacob l’eterno.

Filiste15 al mio trono sommessa, l’omaggio Recar del servaggio.

Là dove tenuti si stanno i ribaldi? Chi fia che la strada mi sgombri ove altero Tien Edom l’impero? Non forse tu desso sarai, che pur ora, Signor, n’hai respinti? non forse tu ancora

Or deh tu sorreggi la plebe a te fida La plebe che oppressa, te invoca, a te grida!

Prodigi oseremo pugnando20 da forti:

11 l'opimo retaggio: la ricca eredità. 12 mio nerbo: mia forza. 13 Ai regi…Idumea: Idumea stringerà i lacci dei calzari reali (schiava). 14 Moabbo al lavacro: Moab verserà l'acqua per lavare il re. 15 la rea Filiste: la malvagia terra dei Filistei. Sono regioni conquistate da Israele. 16 spaldi: spalti. 17 scampo: liberazione; vittoria. 18 la Spene che l'uomo s'attiene: la speranza in cui si poggia l'uomo. 19 scorti: guidati. 20 pugnando: lottando.

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Salmo 108 Deus, laudem meam ne tacueris etc

O Dio, mia gloria e mia corona, Sorgi e benevolo per me ragiona, Poi che su me non tace Del peccator la bocca e del fallace1.

Non tace? perfidi! ahi con qual rabbia Contra me aguzzano le infinte2 labbia E al mio sterminio vanno Provando ogn’arte3 e lo 'mperchè4 non sanno.

Segno mi fecero d’amari detti. Mentr’io schermo5 in sì fiera

Crudi6! All’innumeri miei benefizi

Deh tu sul reprobo che tra i felloni8Più s’erge, un empio tiranno imponi; E già Satanno9 al destro

Qual reo10 dal giudice torni ei dannato: Sue preci siangli poste a peccato. Brevi ei qui s’abbia i giorni11

Lui piangan orfani, dall’aspra sorte Fuori della casa avita Tratti13 i suoi figli a mendicar la vita.

Quant’egli ha d’auro, quanto d’averi Tutto tramestino14 scaltri usurieri,

Barbari! In cambio di grati affetti

Tempesta non usai che la preghiera.

Merto apprestarono di malefizi7, E al mio cotanto amore Risposero spargendo odio e livore.

Suo fianco inesorabile maestro.

E del nobil suo carco12 altri s’adorni. Lui pianga vedova la sua consorte,

E cupide15 le mani Alle fatiche sue tendan gli strani.

1 del fallace: del menzognero. 2 aguzzano le infinte: dirigono le labbra bugiarde. 3 arte: mezzo: artificio. 4 'mperchè: perché 5 schermo: difesa. 6 Crudi: crudeli. 7 Merto apprestarono di malefizi: come premio mi diedero mali. 8 tra i felloni: tra i traditori. 9 Satanno: satana. 10 reo: colpevole. 11 Brevi…giorni: viva pochi anni. 12 carco: carico; si allude a ricchezze, onori. 13 Tratti: scacciati. 14 tramestino: ricerchino 15 cupide: avide.

Non fia16 che provvido a lui soccorra Nè chi a’ suoi teneri pupilli17 accorra. Spento il suo seme18 giaccia

Di lei che porsegli latte rammenti La nequitosa istoria; Nè tra i vivi di lor sia più memoria. Però che immemore d’ogni uman senso All’egro19, all’umile smunto di censo20

Di Dio la collera ei volle21 ahi stolto, E dal suo turbine sarà travolto, Pietà sdegnò22 nè a lui

A lui ravvolgasi23 questa sul dosso24

Porta, sia d’essa avvinto Come ognor va della sua zona25 cinto.

A quei che il suo fedele Delle lor lingue aspreggiano col fiele26. Or tu propizio, mio Dio, pel santo Nome io ti supplico, ond’hai tu vanto. Deh a me la tua soave Pietà dimostra che confin non ave.

Nè del suo nome al mondo avanzi traccia. Sempre l’Altissimo dei suoi parenti

Guerra portò sì rea Che dalle vene ahi trargli sangue ardea.

Più brillerà pur un de’ raggi sui. Siccome pallio le membra veste Nel sen diffondesi l’acqua ed investe Olio fin l’ossa, tale Cadrà su lui maledizion fatale.

Del par che l’abito ch’ei sempre indosso

Tal fia che rendasi da Dio mercede Da Lui che vindice del giusto siede,

16 Non fia: non ci sia nessuno che. 17 teneri pupilli accorra: venga incontro ai suoi piccoli orfani. 18 Spento il suo seme: finita la sua discendenza. 19 egro: malato. 20 smunto di censo: privo di ricchezze. 21 la collera volle: provocò la collera. 22 Pietà sdegnò: non ebbe misericordia. 23 ravvolgasi: si stringa. 24 sul dosso: addosso. 25 zona: fascia che sringe la vita. 26 aspreggiano con fiele: avvelenano (con le loro lingue).

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Ah sì, tu scampami o Dio d’Israello, Vedi son misero son poverello, E mi sta in sen confitto Acuto strale27 che m’ha il cor trafitto.

Ombra che vassene, locusta umile Che a un tratto scrollasi28 è a me simile,

Ahi vituperio son fatto29 agli empi

E dal digiun mi veggo Magre le carni e mal su i piè mi reggo.

Che in me s’affissano30 e ai miei scempi Plaudendo, fra i sogghigni Il capo lor dimenano maligni. Oh Padre amabile del ciel, deh vieni, Deh tu mi libera, tu mi sovvieni, Sì che lor fia palese Che la tua mano, o Dio, sol mi difese.

27 acuto strale: aguzza freccia. 28 scrollasi: cade a terra perché umile (debole per la fame). 29 vituperio son fatto: sono deriso dai malvagi. 30 s'affissano: mi tengono d'occhio.

Mi maledicano i miei nemici Ma Tu dall’etra mi benedici; Confusi siano ed ulti31

Sì, alfin avvallino33 l’altera fronte, Oppressi i perfidi giaccian dall’onte. E qual gravoso34 sacco

Dall’arpa fervide sgorgan mie note In mezzo alle stupite35

Tribù raccolte fian all’etra 36udite.

E dai temuti danni Dei prenci il ricovrò37 sotto i suoi scanni.

Ed io per te da lor campato32 esulti.

Tutti li copra sempiterno smacco. Così di laude a Dio devote

Però che al povero non venne Ei manco Ma fido stettegli al destro fianco,

31 ulti: vendicati. 32 campato: salvo. 33 avvallino: pieghino. 34 gravoso: pesante (perché si fa penitenza). 35 stupite: meravigliate; attonite. 36 all'etra: al cielo. 37 il ricovrò: lo fece rifugiare.

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Salmo 109 Dixit Dominus Domino meo

Al destro mio fianco, Signore del mondo,

Ti assidi sul trono che a nullo1 è secondo:

Dell’oste che ingrossa - fia vana la possa: Fra poco io trarrolla2 - sgabello al tuo piè.

Dal monte, ove posa l’ostel3 di mia gloria,

Tu in mezzo a’ protervi - depressi tuoi servi L’estolli4, ed impera - sovrano immortal.

Oh, vedi qual turba5 di spirti volenti6

Sta pronta a’ tuoi cenni, di sacri ornamenti Vestita e spirarte7 celeste virtù!

Pontefice eterno del fido Israel. Tu l’ostie devote - del Re sacerdote Di Salem instaura - gratissime al ciel.

Così tu dicesti, gran Dio, dall’Empiro,

Ed ecco nei fati decreto già miro Quel dì che dal destro tuo fianco il Signor Verrà nella terra - qual fulmin di guerra De’ perfidi regi - durissimo ultor9.

Nel corso10 Ei le acque - berrà del torrente, Però quindi in alto - la testa ergerà.

Parlò dell’Eterno la voce al mio Re.

T’avrai per mia mano dell’alta vittoria Mercè preziosa lo scettro real.

Qual rorido8 nembo - d’aurora dal grembo Ti brilla d’intorno - la pia gioventù.

Son io che tel giuro, e il giuro di un Dio

Non ha pentimenti: Tu sei l’Unto mio

Ahi fero alle genti giudicio s’aspetta!

Per vaste regioni scorrendo a vendetta D’infrante cervici le valli empirà.

1 a nullo: a nessuno. 2 trarrolla: lo condurrò. 3 l'ostel: la casa (si allude, ovviamente al Tempio). 4 estolli: innalzi. 5 turba: moltitudine. 6 spiriti volenti: persone che volentieri ubbidiscono. 7 spirarte: ti ispira. 8 rorido: rugiadoso. 9 ultor: vendicatore. 10 nel corso: durante il cammino.

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Salmo 110 Confitebor tibi etc

A te, Signor del sempiterno regno, Sciorrò mie laudi, qual m’ispira amore Nei secreti parlari1 e nel convegno

Eccelse, e a' mondi3 spiriti ammirande Di Dio son l’opre: in esse la dovizia4

De’ suoi prodigi insigne un monumento Tenero padre e generoso, eresse: Vivifico di cielo un alimento Ai fidi suoi concesse. Memore ognor della giurata fede, Canta ei lor fè l’invitta sua possanza, Sì che dell’empie nazïon la sede Lor fu retaggio e stanza.

Di quei che han retto2 il core.

Dell’alta sua magnificenza ei spande E la immortal giustizia.

1 nei …parlari: nelle conversazioni private. 2 han retto: i giusti. 3 mondi: senza peccato: puri. 4 la dovizia: la ricchezza.

E’ giudizio e ragion5 del Santo ogni opra, Nè mai deturpa i suoi mandati inganno, Che, del giusto e del ver nunzi6, di sopra

Al popol suo da reo servaggio7 affranto

Nè il sol vedrà mai dall’Eterno infranto Di sua tutela il patto. Santo è il suo Nome, e in cielo al pari e in terra Ad ogni cor tremendo e ad ogni fronte, E di sapienza il suo timor disserra L’inesauribil fonte. Pure in coloro è di saver bontate Che tutta nel ben far8 pongon lor cura

La gloria s’infutura.

Ai secoli staranno.

Largì con man cortese ampio riscatto,

Proni al gran Re, di cui sovra ogni etate9

5 ragion: giustizia. 6 del giusto e del ver nunzi: messaggeri di giustizia e di verità. 7 reo servaggio: crudele schiavitù. 8 nel ben far: a fare il bene. 9 sovra ogni etate: in eterno.

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Salmo 111 Beatus vir qui timet etc

Oh lui felice, nel cui petto ha stanza1

Il timor santo di Chi tutto regge, E cui più dolce è d’ogni dilettanza2

Poderosa fiorir vedrassi al mondo La sua progenie, e del paterno merto3

Coglier qual degna eredità, giocondo Di laudi un serto4. Sovra l’ostel5 di lui poserà l’ale

Delle tenèbre nel più fitto velo Spunta arcano6 alle monde7 alme un fulgore,

Lieto vivrà chi al misero s’inchina8

E il suo gli fida9, chi ciascun suo detto

Di Dio la legge!

La gloria, e seco d’ogni ben dovizia Mentre sarà nei secoli immortale La sua giustizia.

Chè giusto e pietosissimo dal cielo Veglia il Signore.

Libra severo10, onde non mai declina11

Dal cammin retto.

1 ha stanza: dimora; abita.. 2 dilettanza: piacere; gioia. 3 merto: merito. 4 un serto: una corona. 5 l'ostel: la casa; la dimora. 6 arcano: misterioso. 7 alle monde: alle pure. 8 al misero s'inchina: chi aiuta il povero. 9 il suo gli fida: gli dona i suoi beni. 10 libra severo: pesare; misura (le sue parole) con severità. 11 non declina: non devia.

Risuonerà quanto il moto lontana Di sue virtù la fama inclita e bella Nè trepidar sia visto a subitana Dura12 novella.

Che dei nemici innanzi a lui la schiera Cadrà dispetta13.

Ai grami ei dona e generoso spande: Oh lui beato! il suo ben far14 memoria

Chè mozza a’ rei, non si rimuta il fato, Sarà lor voglia16.

Forte il suo cor, nel Dio dei forti spera, E costante in sua fede il giorno aspetta

Seconderà15 non peritura, e grande Possanza e gloria. Vedrà, vedrà il fellone, e i denti irato Digrignerà, si struggerà di doglia

12 subitana dura; improvvisa e crudele. 13 dispetta: disprezzata. 14 suo ben far: le sue buona condotta: le sue buone opere. 15 Seconderà: accompagnerà. 16 mozza…lor voglia: annientati saranno i loro (cattivi) desideri.

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Salmo 112 Laudate pueri Dominum etc

(Invito al Coro) O voi di Solima Fedeli al Santo, Sciogliete all’inclito Suo nome il canto. (Coro) Del santo all’inclito Nome sin d’ora Dì e notte i secoli Dien laude ognora. Dall’orto1 all’ultime

Esperie prode2

Degno è quell’inclito Nome di lode. Su tutti i popoli S’estolle e avanza Libro più fulgido La sua possanza. A Lui chi simile Chi a Lui secondo Che inaccessibile Regna sul mondo. E qual si umilia

O in cielo o in terra Mira, e Lui provvida La man disserra?

1 dall'orto: dallo spuntar del sole (oriente). 2 Esperie prode: italiche rive (occidente).

Ei vede il povero Nel sozzo limo3

E del suo popolo Lui tra i più chiari5, Tra i primi il colloca Fatto lor pari. Egli alla sterile, Che senza speme Sola nel tacito Suo letto geme, Le stanche lacrime Terge, e le dona Di cari pargoli Lieta corona.

Depresso, e il suscita4

E il trae dall’imo.

3 nel sozzo limo: nel fango sporco; nel peccato; nell'angoscia. 4 il suscita: lo innalza. 5 più chiari: più nobili; più illustri.

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Salmo 113 In exitu Israel etc

Quando infranto l’egizio servaggio1

Mosse Giacob dal barbaro lito2,

Vide il mar e fuggì sbigottito Si converse4 Giordano a suoi fonti, Come arieti balzarono i monti, Le pendici qual agne5 balzàr. Chi rattene i tuoi flutti o Eritreo6, E a dar volte7 te costrinse o Giordano?

Tu Colui che la rocca percosse E v’aperse ampia vena d’umor9.

Ei si esalta invisibile Spiro: Ardua10 impresa al suo braccio non v’ha. Ma cui levan gli strani11 i lor tempii?

Israel piacque al Santo in retaggio3

E in Giuda il suo tempio locar.

Alpi e colli, balzar chi vi feo8

Come armento davanti al pastor? Tu il Dio vivo dell’orbe il sovrano Quei che il suol folgorando commosse,

Da noi lungi, o Signore Iddio Santo, Da noi lungi dei chiari portenti Sia la gloria: a te sol reca il vanto Di tua fè, di tua mira pietà. Più non s’oda omai dir dalle genti: Dov’è il Dio d’Israel? Sull’Empiro,

A cui piegan12 dinanzi i ginocchi? Oh ludibrio! Oro e argento degli empii Son gli Iddii, vile umano lavor.

1 servaggio: schiavitù. 2 barbaro lito: terra infedele. 3 in retaggio: in eredità. 4 si converse: ritornò indietro lungo il suo corso. 5 agne: agnelli. 6 Chi rattene…Eritreo: chi frena…Mar Rosso. 7 dar volte: tornare indietro. 8 vi feo: vi fece. 9 V'aperse…d'umor: aprì un'ampia vena d'acqua. 10 Ardua: impossibile. 11 cui levan gli strani: a quale dio elevano gli stranieri. 12 a cui piegan: davanti a quale dio piegano.

Pronte labra13 in loro veggo e neri occhi,

Cangia orsù tal vendetta disopra14

O in lei spera, a lei torni simil. Nel Signor nutri speme Israello, Nell’eccelso d’Aronne i nipoti Nel Signor quanti a Lui fur devoti E sostegno Ei fu loro ed asil. Le sue luci17 a noi memore Ei volse

I suoi fidi placabile accolse, Grandi ed imi18 egli tutti abbracciò.

Sede eletta all’augusto suo trono Il maggior19 che tra i cieli s’estolle

No, di laude dall’Erebo20 il suono

Noi qui sempre ergeremo festanti, Noi che allieti dell’aura vital.

Mani e piè, nari e orecchie vi noto, Ma la voce, ma il guardo ma il moto Dov’è mai? non è spirito in lor.

Che qualunque al Dio vero rubello15

Vana immago ad esprimer s’adopra16

D’Israele alla casa e di Aronne,

Deh! su voi dal Signor di Sionne Scenda ancora e sui figli venturi La sua grazia: cortese a voi duri Quei che il cielo e la terra plasmò. Cieli e terra Iddio fè, per sè volle

Diè la terra alla prole mortal.

A te Padre, non sale: i tuoi vanti21

13 labra: labbra. 14 disopra: sopra gli adoratori di idoli. 15 rubello: ribelle. 16 Vana…s'adopra: chi si sforza di scolpire immagini vuote (senz'anima) 17 Le sue luci: il suo sguardo. 18 grandi e imi: grani e piccoli (umili). 19 Il maggior: il più grande, il nono cielo. 20 Erebo: luogo dei morti. 21 vanti: glorie; imprese,

Page 150: Salmo 1 - Archivio storico dei Padri Barnabiti 3 Domine, quid multiplicati sunt Perchè tanti, o mio Dio, veggo a crucciarmi1, Muover rubelli2 e con sì cruda3 rabbia? Ahi, molti a’

Salmo 114 Dilexi, quoniam etc

Oh gioia! al suon dei preghi miei, clemente L’orecchio Iddio piegò, Per che1 onor gli darò

Qual ria calamità! Dell’Erebo2 ero io già

Benigno e giusto Ei con solerte cura Dei grami intende a prò3, Egli è chi mi francò D’ogni pressura4.

Sereno Ei mi rendè L’umido ciglio5.

Perennemente. Ohimè qual voglia mi premea di morte,

Presso alle porte. In tanta ambascia l’inclito invocai Nome del Re del ciel; Deh salva il tuo fedel, Mio Dio, sclamai.

Ora s’acqueta alma mia perchè il Signore Cortese in sua virtù Meco sì largo fu Del suo favore. Ei mi trasse da morte: Ei nel periglio Saldo mi tenne il piè,

Quindi finchè tra i vivi il dolce affetto Del sole io fruirò, Grato al mio Dio vivrò Nel suo cospetto.

1 Per che: per cui. 2 Erebo: luogo di morte. 3 Dei grami…a prò: si inclina a favore dei miseri. 4 pressura: oppressione. 5 L'umido ciglio: gli occhi bagnati di lacrime.

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Salmo 115 Credidi, propter quod etc

Perchè al Santo ebbi fede or m’è concesso Lieto parlar così. Ohimè gli amari dì Che giacqui oppresso! Tanto mi vinse de' miei mali il pondo1

Or quali fian da me grazie rendute3

Guarda amoroso le pie vite4 il cielo Chè del gran Padre al cor Duole che avventi5 lor

E tuo, Signor, son io: tuo servo e nato D’ancella tua! però6

Dolce quindi a me fia l’ostia7 di lode

E il tuo nome esaltar Con pia melode8.

Che, tratto fuor di me2

Dissi: mortal non v’è Fidato al mondo.

A Lui che tanto oprò? Il calice ergerò Della salute. E al nome suo canti offrirò devoti, E in mezzo al suo fedel Popolo, nel sacro ostel Sciorrò i miei voti.

Morte il suo telo.

La tua man mi scampò Da crudel fato.

A Te grata immolar,

Così sciorrò miei voti innanzi a quanti T’adoran in Sion, Dell’alta tua magion Negli atri santi.

1 il pondo: il peso. 2 tratto fuor di me: avendo perso il senno. 3 Or quali…rendute: come potrò ringraziare. 4 le pie vite: la vita dei giusti, dei fedeli. 5 avventi…il suo telo: scagli la sua freccia; li colpisca. 6 però: perché. 7 l'ostia: la vittima; l'offerta. 8 melode: melodia; canto.

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Salmo 116 Laudate Dominum omnes gentes

Gloria a Dio, voi quanti siete Della terra abitator1,

Genti e popoli al Signor. Chè su noi tien fissi i rai2

Né del tempo al volger mai Languirà di Dio la Fè.

Gloria e laude orsù rendete

L’amorata3 sua Mercè,

1 abitator: abitanti. 2 i rai: lo sguardo. 3 amorata: amorevole.

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Salmo 117 Confitemini Domino, quoniam bonus etc

All’etra1 s’inneggi:

Su, Giacob echeggi2:

Nell’angoscia a Dio levai E mesto un voto e pron a’ lai3

Mio sostegno è l’immortale. Che mai puote ardir4 d’uom frale5

O felice chi sua spene Pone in Lui nè ad uom s’attiene6

Tutte genti ahi! m’ebber cinto7

Come d’api arguto8 sciame Su me carca9 di rie brame

Soave è il Signore, Perenne è nel core Di Dio la pietà.

Soave è il Dio Santo, Sui secoli ha il vanto Di Dio la pietà. Or canti gioconda La prole d’Aronne, Del Figlio di Sionne Non muor la pietà. E a coro risponda Lo stuol dei fedeli: Del Sire dei cieli Non muor la pietà.

Egli accorse e mi francò. (Il salmista)

Contra me? non temerò. E’ l’Eccelso il mio sostegno. Per lui tratto il gregge indegno Mi vedrò svilito ai piè.

Non a principi nè a rè.

Ma nel nome tutte ho vinto Del Possente d’Israel. Stretto m’ebber d’ogni lato Ma nel nome ho trionfato Del’invitto d’Israel.

1 etra: cielo. 2 echeggi: canti. 3 pron a' lai: ascoltò le mie preghiere. 4 ardir: il coraggio; l'ardimento. 5 frale: mortale. 6 ad uom s'atttiene: confida nell'uomo. 7 cinto: circondato. 8 arguto: aguzzo (perché punge). 9 carca: carico.

Ma qual vampa11 in un roveto

Che a perir mi sospingesti Qual ei pronto mi schermì12.

Di Dio l’opere e giulivo Ai venturi13 io narrerò. Ei m’afflisse in dura croce14

(Coro) Ecco il sasso dai fabbri reietto16

Fulcro all’angol17 dell’alta magione

Questo è il giorno del Dio delle squadre19, Tra noi brilli di gioia ogni cor,

Si lanciò l’oste10 crudel.

Sparve, ed io n’emersi lieto Grazie al forte d’Israel. Sciagurato tu il vedesti

E’ mia laude, è mia virtute, Il Signor che a me salute, Che vittoria a me largì. Di vittoria e gioia il grido Tal sonò tra il popol fido Ch’ogni tenda ne riempiè. Vinse Iddio: nel gran conflitto Trionfò per noi l’invitto: La sua destra risplendè. No, non fia che io muoia, vivo

Ma dell’orco in su la face15

Dal rio fato mi scampò. Su le porte usate ai giusti Mi schiudete ai veli augusti: Quivi al Santo inneggerò. Sì, cortese ai preghi miei Mi salvasti, o Dio, dai rei. A te grazie io renderò.

O di Dio fulgid’opra ed obbietto18

Di stupore alla eletta nazione!

10 oste: nemico; esercito. 11 vampa: fiamma. 12 schermì: difese. 13 ai venturi: alle generazioni future. 14 m'afflisse in dura croce: mi castigò severamente. 15 dell'orco in su la face: in punto di morte. 16 reietto: rigettato; scartato. 17 fulcro all'angol: pietra angolare. 18 obbietto: oggetto. 19 delle squadre: degli eserciti.

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Tu ci salvi e n’aita, o gran Padre! Benedetto chi viene dal Signor. Laude a voi, che il sacrario vegliate Del gran Rè, che in sua gloria ne appar Redimita20 il fronte recate L’ostia santa di pace all’altar. (Il salmista) O Signor tu sei il mio Dio: Te il mio labbro onorerà, Sei tu solo il Signor mio Te il mio canto esalterà. (Coro) Su concordi a lui cantate Che soave e mite ha il cor A quel Dio la cui pietate Mai non perda il suo bel fior.

20 redimita: incoronata.

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Salmo118 Beati immaculati in via

Beati immaculati Felici quei che integri la lor vita Traendo1, il cammin premono2

Non essi inver mai lordi di nequizia3

Così sien volti i passi miei per forma4

Dalla tua santa norma! Allor la fronte adergere6

Potrò quando compiuti7

Del viver mio l'esempio Torrò8 dal tuo prescritto;

In quo corrigit Qual fia di baldo giovane l'emenda?10

Il verbo tuo, se docile A seguitarlo intenda11.

Desio; deh! tu mi reggi, Ch'io non trascorra12 fuor delle tue leggi.

Che il Re del ciel ne addita. Felici quei che seguono Gli augusti suoi precetti E tutti a Lui del cor drizzan gli affetti.

Fansi, e per l'ardue incedono Strade di sua giustizia. Signor dell'almo empireo E' tuo voler che sieno Il tuoi mandati custoditi appieno.

Che mai non si dipartano5

Avrò tutti, o Signore, i tuoi statuti. A te darò del retto cor l'omaggio Perchè di tua giustizia Splender mi desti il raggio.

Deh! mai da te non venga io derelitto!9

Tu sei mio primo ed ultimo

Le tue parole nel mio seno ascosi, Purchè non mai d'offendere La tua bontà non osi. Eterna, o Dio, di laudi gloria Aureola t'incorona.

Dei tuoi mandati tu il saver mi dona. Quanti il tuo labbro oracoli profferse,

1 Traendo: vivono a fatica. 2 premono: seguono. 3 lordi di nequizia: sporchi di peccato. 4 per forma: in modo che. 5 si dipartano: si allontanino. 6 adergere: sollevare, alzare. 7 compiuti: osservati. 8 torrò: prenderò. 9 derelitto: abbandonato. 10 emenda: riparazione di un errore. 11 intenda: continui. 12 trascorra: mi allontani.

Questa mia lingua aperse. Del giure13 tuo nell'inclito

Attesa14 è la mia mente ai tuoi voleri, E fisse son le cupide Mie luci15 a' tuoi sentieri.

Retribue servo tuo Mercè, Signor, dona al tuo servo, e assenti16

I tuoi comandamenti. Deh! gli occhi mi distenebra17

Dei tuoi mandati, pregoti, Il lume a me disserra18.

Tu i superbi rampogni19, i maledetti

Dall'onta e dall'obbrobrio M'affranca20, o Dio. Ben sai

Sedeano i prenci, e in me21 ruttavan fiele Mentre i tuoi santi oracoli Frugava il tuo fedele. Da questi a me dischiudesi Di giocondezza vera E di saggi consigli ampia miniera.

Tutti fedele interprete

Cammin son mie delizie Piucchè d'ogni altro ben tutte dovizie.

Fonte a me son di gaudio I tuoi decreti, o Dio, Nè sarà che di lor mi vinca obblio.

Ch'ei viva ancor a compiere

Ed alla tua chiarezza Della tua legge ammirerò l'altezza. Straniero io sono in questa infida terra:

Perennemente m'agita Di tua giustizia l'alma Tal desio che quetar non puote in calma.

Che il capo aderger osano Contra dei tuoi precetti.

Che i tuoi statuti con ardor cercai.

13 giure: legge. 14 Attesa: intenta, fissa. 15 le cupide mie luci: gli occhi miei bramosi. 16 assenti: permetti. 17 distenebra: illumina. 18 disserra: dischiudi. 19 rampogni: rimproveri con durezza. 20 M’affranca: liberami. 21 in me: contro di me.

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Adhaesit pavimento Ahi! giace, o Santo, nella polve oppressa L'anima mia: ricreala Giusta22 la tua promessa.

Contemplerò tue gesta. Dalla soverchia24 angoscia Lo spirto in me già manca: Di tua fè25 ti rammenta e lo rinfranca.

Nuovo vigor m'aggiungi. Sul reggio calle26 incedere

Che se del cor le angustie M'allarghi27, allor le sante

Dei tuoi precetti additami il sentiero, E a me di torli28 vigile

E col più vivo ardore Fisa29 in essi terrò la mente e il core.

Frena i miei sguardi dal mirar fallace Beltate30 e mi vivifica Nel tuo cammin verace. Del verbo tuo sovvengati31

Narrai mie cure23 e facile M'udì la tua clemenza: Or degli editti tuoi m'apri la scienza. Tu l'arcana tua via mi manifesta E lieto io le mirabili

Da fallace cammin tienmi il piè lungi, E le tue leggi a compiere

Del vero io mi proposi E i tuoi giudicii a me d'innanzi posi. Fûr questi il mio sostegno e la mia guida: Non sia che mai confondasi Chi a te, Signor, s'affida.

Tue strade io correrò quasi gigante. Legem pone

Fia sempre il mio pensiero. Del lume tuo soccorrimi,

Guidami sulla via dei tuoi dettami Che tu cui nulla ascondesi, Ben vedi quando io gl'ami. Reggi il mio core e il tempera Sì che al tuo giure il pieghi Nè a sè mondana cupidigia il leghi.

E meco, o Dio, l'adempi32

E temeran di tua possanza gl'empi. Da me distorni il formidato oltraggio; Ma retto il tuo giudicio Terrò pur sempre saggio. Ecco in me sento un fervido Desio delle tue leggi. Deh! vieni in tua giustizia e mi sorreggi. Et veniat super

22 Giusta: secondo. 23 Narrai mie cure: ti ho rivelato le mie preoccupazioni, affanni. 24 Dalla soverchia: per l’eccessiva. 25 tua fè: della tua parola (che è fedele). 26 reggio calle: cammino regale. 27 m’allarghi: addolcisci. 28 torli: portarli (con me). 29 fisa: attenta. 30 fallace beltate: passeggera bellezza.

E libertà recandomi La tua promessa attenda33. E a chi mi punge e strazia Dirò che la mia spene34

Deh! mai non tôrmi ch'io favelli il vero35

Per vasto campo moverò giulivo Però36 che ai tuoi santissimi Voler devoto io vivo. Con franco accento37 e intrepida

Pur questo mi consola, Poichè virtù39 mi dà la tua parola. Baldi i superbi contro me levorsi40.

Su me, Signor, la tua pietà discenda

Ai tuoi solenni oracoli s'attiene.

Nè cessi di ripetere Che nei tuoi detti spero. Finchè nel seno un palpito Mi resti ancor di vita La tua legge per me fia custodita.

Fronte38 davanti ai regi Annunzierò dei tuoi mandati i pregi. Furon pur questi il mio più caldo amore, E in essi le delizie Saranno del mio core. E ad essi pur con l'animo Raccolto ambe le palme Dolce mi fia levar: d'altro non calme. Memor esto Non obbliar, mio Dio, la tua promessa, Che al tuo fedel vivifica Speranza in petto è messa. Fra le tremende angustie

31 sovvengati: ricordati. 32 l’adempi: portalo a compimento. 33 attenda: compia. 34 spene: speranza. 35 non tôrmi…il vero: non impedirmi di parlare con sincerità 36 però: perché. 37 con franco accento: con parole libere (da paura). 38 intrepida fronte: con coraggio. 39 virtù: forza, valore. 40 levorsi: si sollevarono, si alzarono.

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Pure il mio piè dall'ardue Tue strade mai non torsi. Gli eccelsi tuoi giudizi Membrai41 del tempo andato,

Fiamma di santo zel m'arse pei felli43

Del tuo nome la notte io mi sovvenni E immobilmente45 agli incliti

Dinanzi a te dall'intimo Del cor pregai: deh! attendi46

Censor severo l'opere mie48 scrutai E i tuoi dettami termine Fisso al mio piè dettai. Eccomi io non m'indugiai, Di me dispon qual vuoi Pur ch'io fornisca49, o Dio, gli editti tuoi. Fra le ritorte50, ahi! son dei rei captivo51

Tra le più dense tenebre Sorgo e il mio cor t'espando52

Consorte53 incedo a quella eletta schiera

E ne tornai nel duol racconsolato42.

Che orditamente44 insorsero Al tuo voler rubelli. Oh! come in questo esilio Mi fu giocondo, o Santo, La tua giustizia celebrar col canto!

Mandati tuoi m'attenni. Così men duro il vivere Mi fu nei duri eventi Fido seguendo i tuoi comandamenti. Portio mea Tu il mio retaggio sei, Re dell'empiro, E i tuoi statuti adempiere Fia sempre il mio sospiro.

La tua parola e al mio soccorso intendi47.

E il giure tuo mi sfolgora Tutt'ora in mente vivo.

I tuoi giudici estatico ammirando.

Che a te devota milita Sotto la tua bandiera. Di tua misericordia

41 membrai: ricordai. 42 racconsolato: riconsolato. 43 felli: malvagi (che hanno tradito la tua parola). 44 orditamente: tramando inganni. 45 immobilmente: senza muovermi (dal retto sentiero). 46 attendi: compi (sii fedele). 47 intendi: vieni, accorri. 48 l’opere mie: la mia condotta. 49 fornisca: esegua. 50 ritorte: catene. 51 captivo: prigioniero. 52 t’espando: ti apro. 53 consorte: compagno.

E' piena, o Dio, la terra Di tua legge gli arcani a me disserra54.

Bonitatem fecisti Oh! quai mi desti, o dolce mio Signore, Di tue promesse memore, Pegni d'immenso amore! Di virtù, scienza e provvido Senno deh! fammi in dono, Poichè fedele ai tuoi statuti io sono. Anzi55 ch'io fossi travagliato e afflitto

Menzogne or dica su me la gente rea Mentre al tuo giure io l'animo Devoto ognor volgea. Siccome latte ai perfidi Indura il cor nequizia Quando nei tuoi precetti è mia delizia. Son mia ventura i mali onde m'adimi56

Gli alti decreti estimi. Copia57 d'argento e d'auro

Manus tuae Opra e fattura io son delle tue mani: Dammi il tuo lume a intendere Gli editti tuoi sovrani. Si allieterà veggendomi Ogn'alma che te cole58

Però che fede ebbi alle tue parole. Giustizia sono i tuoi giudizii e a dritto Scoti59 su me la vindice Verga, o Dio, piango afflitto. Deh! al servo tuo rivolgasi Qual promettesti, o Santo, La tua pietate60 e ne riasciughi il pianto.

Tal che nei tuoi mirabili Statuti io mi giocondi61.

Errai; ma deh! perdonami Che or seguo il tuo prescritto. Buono Tu sei: deh! pregoti, Buon esser meco degna E i tuoi mandati custodir m'insegna.

Perch'io di tua giustizia

Non fia ch'io mai pareggi Al celeste tesor delle tue leggi.

Le tue vitali grazie in me diffondi

54 disserra: schiudimi, rivelami. 55 Anzi: prima. 56 m’adimi: mi umilii. 57 Copia: abbondanza. 58 te cole: ti venera. 59 scoti su me: mi percuoti con. 60 la tua pietate: la tua misericordia.

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D'onta i superbi copransi Che a me fan guerra ed io Porrò la mente alla tua legge, o Dio. Tornino a me qual prima sereni e lieti Quanti il tuo nome onorano Fedeli ai tuoi decreti. Fa che il mio cor sia docile A' tuoi mandati e puro, Così ch'io viva all'ombra tuo securo. Defecit in salutare Stanco dal lungo sospirar l'aita Da te promessa ahi! sentomi Mancare al cor la vita. Ed annebbiarsi i cupidi Occhi che al cielo affiso62:

Qual otre adusto63 dai vapor divenni,

Ben mi narraron gli empi ordite fole64

Via dei mandati tui. Signor d'incomparabile Pietà, deh! mi sorreggi E m'avrai fido alle tue sante leggi. In aeternum, Domine Sovra l'ale del tempo, o Dio, sorvola Moderatrice assidua Del ciel la tua parola. Nè la tua fè dei secoli Mai l'urto crollerà66; Tu fermasti la terra, e immota sta. Presto67 ai tuoi comandi ciascun dì s'accende;

Quando vedrò dicendo, un tuo sorriso?

Pur sempre in mente gl'incliti Precetti tuoi ritenni. Quanto m'avanza al termine Della mia vita? E quando Su’ miei nemici snoderai tu il brando?

Ma quasi65 fumo sparvero Della tua legge al sole. E’ veritate ogni apice Del giuro tuo: cortese Deh! mi sovvien contro le ingiuste offese. Per poco ahi! lasso estinto io qui non fui; Ma non lasciai la reggia

Chè quanto esiste e movesi

Tutto da te sol pende. Se del tuo giure il balsamo Del cor non mi lenia,

61 mi giocondi: gioisca, mi diverta. 62 affiso: fisso. 63 adusto: riarso, rinsecchito. 64 ordite fole: frottole ingannatrici. 65 quasi: come. 66 crollerà: abbatterà. 67 Presto: ubbidiente.

Sculti68 avrò sempre in mente i tuoi celesti

Mi atteser69 gli empi, a trarmi al laccio intenti,

D'ogni umano pregio e gloria Angusto il giro71 io vidi;

Ai tuoi solenni oracoli Son tutto giorno atteso. Così sui miei malevoli M'hai tu renduto saggio, Chè il tuo mandato è sempre il mio retaggio. Su quanti ebbi maestri il ver discopro, Perchè le tue santissime Leggi a frugar72 m'adopro.

Da tutte vie perverse io tenni l'orme Discoste73, ognor74 sollecito

Dei tuoi statuti il limite Di valicar mi trassi75,

Non così mel le fauci Mi riconforta e molce76.

Lucerna pedibus meis Lume è la tua parola che mi affida77

Perito ahi! forse nel mio duol seria.

Dettami, si che al mio spirito Vita e franchezza desti. Son tuo, Signor; deh! salvami; Poichè di tua giustizia Le norme investigar fu mia delizia.

Mentr'io volgea70 nell'animo I tuoi comdandamenti.

Ma la tua legge è mai che non ha lidi. Quomodo dilexi Oh quale del tuo giure amor mi ha preso!

Più di color che onorano La lor canizie intendo, Perchè a cercar i tuoi decreti attendo.

Di custodir tue norme.

Perchè il tuo lume mi fu guida ai passi. Oh come al gusto il tuo parlar mi è dolce!

I tuoi giudici io penetro Con intelletto e amore; Quindi ogni opra maligna odia il mio cuore.

68 sculti: scolpiti. 69 atteser: insidiarono. 70 volgea: meditavo. 71 il giro: il limite. 72 frugar: esaminare a fondo. 73 discoste: lontane. 74 ognor: sempre. 75 mi trassi: mi applicai con sforzo. 76 molce: addolcisce. 77 mi affida: mi è compagna fedele.

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Nelle mie strade, e lampara Che a gire78 il piè mi guida.

Perchè di tutto giubilo E' dessa79 a me cagione.

Iniquos odio habui Abborro de' maligni il tristo gregge80

Lungi da me gitene81 profani, ed io

Qual vile scoria l'empio stuol rigetti, Onde io sacrai82 le fervide

I tuoi voler di compier Dinanzi a te giurai, Nè fia quel giuro da me infranto mai. All'imo ahi me deserto! io son depresso: Deh tu, Signor, rilevami, Secondo m'hai promesso. Di me spontanee laudi L'ostia gradir ti degna, E alla mia mente i tuoi dettami insegna. In continuo periglio è il viver mio, E i tuoi statuti altissimi Posti non ho in oblio. Hanno i felloni insidie Ai giorni miei tramato, Nè però dal tuo giure ho fuorviato. Fia la tua legge ognor la mia porzione,

Volsi le mie brame ad empiere Gli augusti tuoi precetti, Poi ch'eterna mercè tu m'imprometti.

E di amor santo struggomi Per la tua santa legge. Tu a me sei scudo e vindice Contra l'ostil possanza; E nel tuo verbo è tutta la mia fidanza.

Contemplerò con gioia Gli editti del mio Dio. Della tua fè sovvengati, E mi redimi a vita, Nè sia che invan da te sperai l'aita. Deh mi francheggia, e incolume sarò, E i tuoi statuti amabili Sempre gustando andrò. Quanti rubelli infrangono Il voler tuo, severo Calpesti, o Dio, chè stolto è il lor pensiero.

Mie brame a' tuoi precetti. De' tuoi giudizi vinsemi

78 gire il pie: camminare 79 dessa: essa. 80 tristo gregge: la malvagia compagnia. 81 gitene: andate via. 82 sacrai: consacrai.

Tale, o Signor, spavento, Che dall'orror conquiso il fral83 mi sento.

Ti piaccia, o Dio, rispondere A pro84 del tuo fedele

Tuo servo io sono: a me la tua sapienza Raggia85 così che infondami

Valor l'ingegno posi. Dei tuoi parlari86 ai semplici

E franco dai perigli Non mai mi partirò87 dai tuoi consigli.

Feci iudicium Fido io vissi a virtù; deh! mai non abbia Sovra di me vittoria Degli empi oppressor la rabbia.

Nè i superbi su me versin lor fiele. Han gli occhi miei quasi il veder perduto Stanchi dal lungo attendere Il tuo promesso aiuto. Oh! meco l'ineffabile Tua pietà, o Santo adopra Sì che gli occulti tuoi decreti io scopra.

Del giure tuo la scienza. Maturo è il tempo; mostrati Forte Signor qual sei: Vedi, han calpesto i tuoi mandati i rei. A me però le leggi tue son care Ben più che viti d'auro O gemme elette e rare. E i tuoi statuti a compiere Drizzo ogni mio pensiero E di nequizia aborro ogni sentiero. Mirabilia testimonia tua Sono i decreti tuoi meravigliosi; Onde a cercarne l'intimo

La scuola è viva luce, Che le lor alme a sapienza adduce. Le labbra apersi e trassi a me lo spiro; Sì caldo in cor ferveami Del tuo giure il desiro. Pietosi a me rivolgere Degna i tuoi rai, siccome Suoli agli amanti il tuo sacro nome. De' tuoi statuti a norma il piè mi reggi, Nè insana cupidigia Sovra me signoreggi. Dai detrattor difendimi

83 il fral: il corpo. 84 A pro: a favore. 85 Raggia: irradia. 86 parlari: parole, comandamenti. 87 mi partirò: mi allontanerò.

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Di tua chiarezza un raggio al tuo fedele Vibra88, che i tuoi santissimi

Scarso ancor d'anni e avuto a vil90 son io,

O Dio, sclamai dal cor, deh! tu al mio voto T'inchina ed il tuo codice91

Pria degli albori vigile A te mie luci92 adersi

Precetti a lui disvele89. Di pianto gli occhi inondami L'error di quei che ingrati Osan farsi ribelli ai tuoi mandati. Iustus es, Domine Giusto, o Signor, tu sei; nè mai difetto Adombra il tuo giudizio Sempre sereno e retto. Tutti giustizia suonano E verità gli editti Dal tuo sovrano imperio a noi prescritti. Ahi! mi strugge il mio zel pe' miei nemici Che ai tuoi dettami indocili Sottraggon lor cervici. L'eloquio tuo qual auro Tra vive fiamme splende, E al tuo fedel il cor d'amore incende.

Ma i tuoi solenni oracoli Posti non ho in oblio. Salda de' tempi a volgere La tua giustizia sta. E l'augusta tua legge è verità. Su me travaglio e duolo ahi! son venuti; Però son mia delizia Gli eccelsi tuoi statuti. Perenne è la giustizia A noi da te bandita: Deh! m'apri la sua scienza, e avrò la vita. Clamavi in toto

Custodirò devoto. A te sclamai: deh! salvami, Sicchè più non mi vieti Forza mortal por mano a' tuoi decreti. Desto anzi tempo, aiuto a te gridai, Poichè nelle magnifiche Promesse tue sperai.

E nel tuo giure i miei pensieri immersi. Deh! in tua pietate la mia voce accogli

88 Vibra: scaglia, manda. 89 disvele: riveli. 90 Scarso…avuto a vil: sono giovane e disprezzato. 91 il tuo codice: la tua legge. 92 luci: gli occhi.

Furor ostil mi togli. Trascorrono a nequizia93

Io so de' tuoi mandati, Che in sempiterno fûr de te fermati94.

E l'onor mio difendi, E giusta95 il tuo parlar salvo mi rendi.

Le tue parole muovono Dall'immutabil vero; Perenne fia del giure tuo l'impero. Principes persecuti sunt A torto i prenci contra me furenti, Veggo, ma il mio cor palpita Sol pe' i tuoi sacri accenti. Son fonte a me di gaudio Signor, le tue parole, Quale un cumul di spoglie96 a guerrier suole. In odio ho la nequizia ed in orrore, E nel divin tuo codice E' tutto il mio amore. A celebrar tue laudi Ben sette fiate il giorno I tuoi giudizi in contemplando io torno.

E in tua giustizia all'empio

Que' che a me guerra fanno, E lungi ahimè! dal tuo voler sen vanno. Ma col tuo spirto a noi sei tu d'accanto, E le tue strade illumina Del ver la face, o Santo. Questo da pria svelatomi

Vide humilitatem meam Vedi il fondo in cui giaccio e mi ritrai, Poichè le tue santissime Norme non obliai. Tu la mia causa giudica

Lungi dai peccatori è la salvezza, Chè mal di scampo affidasi Chi i tuoi decreti sprezza. De' tuoi favori il numero Nessun pensier pareggia Deh! adempi il tuo giudicio e mi francheggia. Da molti, o Dio, son perseguito e oppresso; Però di premer l'ardue Tue vie non ho dismesso. Errare io vidi i perfidi, E n'ebbi il cor trafitto Però che i tuoi statuti han derelitto. Vedi pe' tuoi dettami in me qual viva Fiamma arde in seno! Ah pregoti, In tua pietà mi avviva.

93 Trascorrono a nequizia: camminano verso il male. 94 fermati: stabiliti. 95 Giusta: secondo. 96 spoglie: bottino.

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Dei tuoi statuti agli amatori in seno Fulge la pace e scandalo Non turba il lor sereno97.

Da te aspettai la provvida Salute ai mali miei, E i tuoi precetti vigile compiei. A custodir i tuoi dettami attese L'anima mia, che fervido Per essi amor l'accese. Della tua legge ogni apice Guardai cultor solerte, Chè tutte a te son l'opre mie scoperte.

97 il lor sereno: la loro serenità interiore.

Appropinquet deprecatio mea Deh! la mia prece al tuo cospetto ascenda, E i tuoi profondi oracoli Fa che io penètri e intenda. La tua clemenza al fervido Mio supplicar sorrida: Salva, o gran Dio, chi nel tuo verbo fida. A te così m'udrai cantar con lieti Labbri, e m'avrai discepolo Atteso98 ai tuoi decreti. Fia de' tuoi detti nunzia99

Oh! stendi la tua man che mi francheggi, Poichè mia sola gloria Posi nelle tue leggi. I miei desir si appuntano Nel tuo soccorso intanto Che nel tuo giure mi delizio, o Santo. Vivrà il tuo servo, e te lodando, aita Trarrà dai tuoi giudicii Per la sua nuova vita. Errai qual agna100, ah! cercami Smarrito ancor, mio Dio: De' tuoi statuti in me non cadde oblio.

La lingua mia chè giusti Splendono tutti i tuoi mandati augusti.

98 Atteso: intento. 99 nunzia: annunciatrice. 100 agna: agnello.

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Salmo 119 Ad Dominum cum tribularer etc

Fra le mie doglie supplice Levai la voce a Dio: N’invan1 chè dei miei gemiti

Deh! Te, pregai, dai perfidi Labbri quest’alma stanca Signor, da quei che mentono Propizio tu m’affranca. Qual prò di tua nequizia2

Dei grami forse l’ansia Ti aderge3, o il duol t’impingua4? Son dardi i tuoi che fiedono5

Di Cedar e tra i Moschi Captivo in duro ospizio6

Fra gente in festa io placido9

Vedeali tosto insorgere Quai pronti battaglieri10.

Pietoso il suon udio.

Speri fallace lingua?

Come d’acciar valente, Son brage che divampano Quale ginepro ardente. Me lasso! Chè tra i barbari

Trassi7 lunghi anni e foschi8!

Parlava appena, e alteri

1 N'invan: e non invano. 2 nequizia: malvagità; cattiveria. 3 t'aderge: ti innalza; ti esalta. 4 impingua: riempe. 5 fiedono: feriscono. 6 captivo in duro ospizio: prigioniero in una cella crudele. 7 Trassi: ho trascorso. 8 foschi: bui (perché prigioniero). 9 placido: tranquillo; silenzioso. 10 pronti battaglieri: disposti a combattere subito.

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Salmo 120 Levavi oculos meos etc

(Coro) Ai monti l’aride1

Su te gli sguardi. (Popolo) No, non mai palpebra Chiude al sopor Di Giacob l’inclito Proteggitor3.

Luna malor Recarti o stringere4

Solare ardor. Ei nei pericoli Sarà tua aïta, Schermo e presidio Della tua vita. E infino all’ultimo Tuo spiro ognor Sarà tua guardia Fida il Signor.

Pupille intendo2, Là donde il provvido Soccorso attendo. (Popolo) Dal Santo il provvido Soccorso avrò, Da Lui che l’etere, Che il suol creò. (Coro) Ei saldo e incolume Il piè ti guardi Tenendo vigili

(Coro) Custode ed auspice Che non vien manco Avrai l’Altissimo Al destro fianco. Nè potrà intanto

1 aride pupille: gli occhi asciutti (senza lacrime). 2 intendo: dirigo. 3 Proteggitor: protettore. 4 stringere: ferire.

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Salmo 121 Laetatus sum in his

Balzai di gioia al nunzio: andrem del Forte Di Giuda alla magion! Ed or le nostre piante1 alle tue porte

Che in alto eretta sta, E tutta in sè congiunta2 erge la testa,

E qui sorgono i seggi, onde s’aspetta Giustizia il tapinel3; Gli augusti seggi, ch’ebbe in don l’eletta Stirpe di Gesse4 dal ciel. Sia pace, o Sion, preghiamo, a te; sia copia5

Ai fidi tuoi cultor. Deh non infesti6 i tuoi palagi inopia; Gli spaldi7 tuoi terror! Pe’ miei fratelli, pei consorti8 invoco Pace, Sionne, a te: Del nostro Dio pel venerando loco T’imploro ogni mercè.

Già posano, o Sion. Gerusalem, Gerusalemme è questa,

Come real città. Quassù, fedele al santo rito, accorre Devota ogni tribù: Qui s’aduna Israel sue laudi a sciorre Al Dio delle virtù.

1 Le nostre piante: i nostri piedi. 2 Congiunta: stabile. 3 il tapinel: il misero. 4 Gesse: nonno di Davide. 5 Copia: abbondanza di grazie e di beni (da parte di Dio). 6 non infesti…inopia: le privazioni non devastino. 7 Spaldi: spalti. 8 Consorti: compagni, amici.

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Salmo 122 Ad te levavi oculos meos

A te, gran Padre, che nei cieli stai, Levo lo sguardo mio. Non altrimenti Che tien1 lo schiavo nelle palme intenti

E come ancella pur non torce mai Da chi l’ha in sua balia2 gl’occhi dolenti: Così noi sempre in te miriam3 fidenti

Deh miserere del tuo popol gramo4! Miserere di noi che sotto a dura Abbiezïon5 dal duol vinti gemiamo! Qual fera6 aimè su noi gravò sventura!

Segno all’onte superbe oltre misura.

Del suo Signore, se doni ne colga, i rai;

Che ascolti o Santo, il suon dei nostri lai.

Chè ludibrio agli opimi7 or fatti siamo

1 Tien …intenti…i rai: ha lo sguardo fisso. 2 in balia: dalla sua padrona. 3 Miriam fidenti: guardiamo fiduciosi. 4 gramo: in abbandono; bisognoso. 5 Abbiezïon: schiavitù degradante. 6 fera: crudele. 7 agli opimi: lett: ai grassi. (sono i vincitori).

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Salmo 123 Nisi quia Dominus

Se di Giuda a noi l’Invitto Del conflitto Nel fervor1 non arridea,

La sua man non ci porgea; Quando irruppero le genti D’ira ardenti, Chi da lor ne avria campati2?

Quale insetti, Vivi avrebberci vorati4. Di molt’acque ponderosa5,

E ventura fu se quella Su noi fella6

Dei crudeli Non lasciò vil preda al dente7! Come augello colto al laccio, D’ogni impaccio8

L’alma nostra uscì repente. Fur del laccio i nodi infranti, E festanti Noi tornammo a libertà. Nostra aita è in Lui, che solo Terra e polo Fece, e pari a sè non ha.

Lieto or su Giacobbe il dica; S’egli amica

Forse a un tratto3 i maledetti,

Minacciosa Rea fiumana su noi volse;

Non gravò, non ci travolse. Laude a Dio, che i suoi fedeli

1 Del conflitto nel fervor: nel pieno della battaglia. 2 campati: salvati. 3 a un tratto: tutti insieme. 4 vorati: divorati. 5 ponderosa: pesante. 6 fella: empia. 7 al dente: nelle mani. 8 impaccio: ostacolo.

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Salmo 123 Nisi quia Dominus

Se di Giuda a noi l’Invitto Del conflitto Nel fervor1 non arridea,

La sua man non ci porgea; Quando irruppero le genti D’ira ardenti, Chi da lor ne avria campati2?

Quale insetti, Vivi avrebberci vorati4. Di molt’acque ponderosa5,

E ventura fu se quella Su noi fella6

Dei crudeli Non lasciò vil preda al dente7! Come augello colto al laccio, D’ogni impaccio8

L’alma nostra uscì repente. Fur del laccio i nodi infranti, E festanti Noi tornammo a libertà. Nostra aita è in Lui, che solo Terra e polo Fece, e pari a sè non ha.

Lieto or su Giacobbe il dica; S’egli amica

Forse a un tratto3 i maledetti,

Minacciosa Rea fiumana su noi volse;

Non gravò, non ci travolse. Laude a Dio, che i suoi fedeli

1 Del conflitto nel fervor: nel pieno della battaglia. 2 campati: salvati. 3 a un tratto: tutti insieme. 4 vorati: divorati. 5 ponderosa: pesante. 6 fella: empia. 7 al dente: nelle mani. 8 impaccio: ostacolo.

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Salmo 124 Qui confidunt in Domino

Que’ che nel Re de’ cieli hanno lor fidanza1

Da’ suoi monti vegliata intorno intorno Solima posa, e a’ suoi fedeli il Santo Veglia or d’intorno e veglierà sintanto Che annotti il giorno. No, degli empi la verga Iddio sul dorso Sempre sui giusti incrudelir non lascia; Perchè al mal non devii da troppa ambascia Spinto il lor corso3.

Signor, deh! tu cortese arridi a’ buoni, E pari a’ rei gli aggirator4 flagella! Deh! spanda ormai sovra Israel la bella Pace i suoi doni!

Stanno al par del Sionne2, e saldo ognoraFia quale in seno alla città dimora Dove Egli ha stanza.

1 fidanza: fiducia. 2 del Sionne: si tratta del Monte Sion. 3 Spinto il loro corso: se esagerano nel loro tentativo di fare danno. 4 aggirator: gli ingannatori.

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Salmo 125 In convertendo Dominus

Quando i ceppi Iddio ne sciolse Rimenandoci1 a Sion Maraviglia tal ne colse Qual per subita2 vision.

Vivo allor di gioia un fonte Tosto3 il petto c’inondò

Sovra il suon di Giuda il Dio Fè sua possa4 sfolgorar.

Ma tuttora, ahi d’Israello Geme, o Dio, captivo5 stuol.

Sì, color che veggiam tristi Ai germogli il solco aprir6

Di manipoli fien visti Carchi7 ed ilari redir.

Che diffuso sulle pronte Labbra in cantici sgorgò. Voce unanime s’udio Tra le genti risonar.

Sì, brillar fè la sua possa Su noi fulgida il Signor. Quindi giubila commossa In noi l’alma, e balza il cor.

Deh tu il mena al patrio ostello Qual torrente d’Austro al suol. Così, paghi i suoi desiri, La tua plebe esulterà! Seme sparso infra i sospiri Lieta messe alfin darà.

1 Rimenandoci: riportandoci. 2 subita: improvvisa. 3 Tosto: subito. 4 possa: potenza. 5 captivo: prigioniero. 6 il solco aprir: arare. 7 Carchi: carichi, pieni.

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Salmo 126 Nisi Dominus aedificaverit

Se la sua mano all’opra Del sacro ostel non pone il Dio di Giuda Per essa invan s’adopra1

Se la città da Dio non è difesa, Scolta non vale alla sua guardia attesa2.

La notturna quiete, Voi che gustate un pan molle3 di pianto.

Felice il condottiere, Che di tai frecce onusta4 ha la faretra! Delle nimiche schiere Al minacciar non egli il passo arretra, E ai lor messaggi ardimentoso e forte Della patria ragiona in sulle porte.

Stuol di fabbri solerte ed invan suda.

Perchè a vegliar sorgete Pria che raggioni? Oh date al corpo affranto

Col dì la nuova veglia: il pio Signore Ai suoi cari darà lena e vigore. Uopo è di viril prole? Ecco, retaggio è questa dell’Eterno, Che fecondar ne suole, Benigno al par che giusto, il sen materno. Gagliardi figli in giovanetta etate Quai frecce son da prode man lanciate.

1 s'adopra: si affanna. 2 Scolta…attesa: sentinella vigile, attenta. 3 molle: bagnato. 4 onusta: piena; carica.

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Salmo 127 Beati omnes qui timent Dominum

Oh fortunato ogni mortal che teme Dei cieli il sommo re, E di sue leggi l’ardue vie con piè Fervido1 preme. T’allieta o pio dell’opre tue2, sudato

E dei cari tuoi nati al desco3 intorno

E dei figliuoli tuoi veggia i venturi4

Figli diletti al ciel, Donde amica la pace ad Israel Perenne duri.

Te il frutto nutrirà, Ma più d’ogni tesoro ei ti farà Ricco e beato. Pari a vite di tralci rigogliosa Sotto il pampineo vel Starsi vedrai dentro il tuo fido ostel La dolce sposa.

Gioir vedrai lo stuol Quali d’olivo i nuovi germi al sol Del nuovo giorno. Così pago sarà d‘ogni desire Colui che viva in cor Serba la fiamma del pudico amor Dell’alto Sire. Ei di Sionne dall’augusta reggia Ti vegli in sua pietà Sì che tu lieto insino a tarda età Solima veggia,

1 Fervido: sincero. 2 dell'opre tue: del tuo lavoro. 3 al desco: alla tavola da pranzo. 4 venturi: futuri.

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Salmo 128 Saepe expugnaverunt me etc

Sovente ancor giovane Con mano crudel Gl’infidi mi oppressero Su dica Israel! Sì spesso ancor giovane M’oppresser ma invan Non valse ad estinguermi1

Ma giusto dall’etra L’Eccelso mirò E agl’empi l’indomite Cervici fiaccò. Ed or di cieco odio Furenti a Sion Nuove orde s’avanzano Armate a tenzon3.

Sconvolti ripieghino Retrorso4 il cammin.

Sian essi qual vedesi Del maggio al fiorir Sul tetto ove termina Vil erba arrossir5. Cui mano nè mietere Nè veller curò Nè labbro d‘augurio Pietoso degnò.

Dei crudi2 la man. Reo giogo m’imposero Lor campi ad arar. Ahi meco quant’ampia Regione solcar.

Deh! quanti son perfidi Dal braccio divin

1 Non valse ad estinguermi: non riuscì a sterminarmi. 2 crudi: crudeli. 3 a tenzon: a battaglia. 4 retrorso: indietro. 5 arrossir: ingiallire; seccare.

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Salmo 129 De profundis etc

Dagli abissi, in cui sepolto Vivo, ahi lasso in dura croce1;

De’ miei gemiti alla voce Tu, Signor, l’orecchio intendi2,

Scrutator tu volgi, o Santo, Deh chi fia che non avvalli3

Del tuo verbo ognor securo, In te appunto4 del cor mio

E di grazia ampio tesor. Se del mar le stille5 avanza De’ tuoi sozzi error la piena, Sua mercè, ti rasserena, Sarai franco d’ogni error.

A Te in lagrime disciolto Gemo e chiedo, o Dio, mercè.

E il desir compiuto rendi Di chi speme ha solo in Te. Se lo sguardo ai nostri falli

La rea fronte dal terror? Ma pietoso a Te daccanto Veggo splendere il perdono, Che del tuo celeste trono Fa più vivido il fulgor. Quindi a te m’affido, o Dio,

Ogni brama, o Re del ciel. Non così per l’aere scuro Fida scolta all’orto guarda Il mattin che a venir tarda, Quale Te mira il tuo fedel. Spera, spera: invan non cade, Israel la tua fidanza; Chè il Signore è di pietade

1 croce: sofferenza. 2 intendi: porgi. 3 avvalli: abbassi. 4 appunto: indirizzo; dirigo. 5 stille: gocce.

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Salmo 130 Domine, non est exaltatum etc

No, di superbia Non mai vapore1,

Vulgo, tu il sai, Mi valse3 adergere

Nè ad opre egregie Sulle mie fosse4

Di plausi studio Unqua5 mi mosse.

S’altri il mio spirito Sensi nutrio, Che nutre un pargolo Pur mo’ spoppato Che piagne a sciogliersi Dal petto amato, Sovra me caggiano Al merto6 eguali Di tua Giustizia Signor, gli strali. Nel Dio di Solima Nel Re del Ciel Finchè i dì volgano Speri Israel.

Mio Dio, fè tumido2

Questo mio core; Nè mai sull’umile

Baldanza i rai;

Deh, se mai vinsemi D’onor desio

1 vapore: fiamma. 2 tumido: gonfio. 3 Mi valse: mi giovò. 4 fosse: volto. 5 Unqua: mai. 6 al merto uguali: dello stesso valore.

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Salmo 131 Memento, Domine, David

Ti sovvenga, o Dio cortese, Di David, di lui che tenne Tra le ambasce e l’ardue1 imprese

Oh quel voto, oh quel solenne Giuro ond’ei si strinse a te! “Se la soglia del mio tetto, Disse, fia ch’io varchi mai, Se a giacere del mio letto Su la sponda salirò, Se mai stanco al sonno i rai2

Per la queta ombra darò Pria che stabil d’Israello Erga al Forte una dimora E di marmi e cedri ostello Ricco innalzi all’Immortal, Se quel dì mai spunti allora Torni in cenere il mio fral”3. Non più vaga4 fra le tende

Al delubro6 orsù moviamo

Del tuo tempio ai sacerdoti Sia giustizia il degno ammanto7,

Per David tuo servo, o Santo L’unto tuo non disdegnar.

In te salda la sua fè.

Erri omai la gloria nostra5, La dov’Efrata si stende Noi la udimmo già posar, E nei campi d’Aar fu mostra A noi pargoli ospitar.

Del gran Re dei regi, o fidi; Nella polvere adoriamo Lo sgabello dei suoi piè, Sorgi e l’arca ove ti assidi Gloriosa sia con te.

Lieti inneggino i devoti Tuoi cultori al nuovo altar:

1 ardue: faticose. 2 i rai: gli occhi. 3 fral: corpo. 4 vaga: errante. 5 la gloria nostra: il tabernacolo dell’Alleanza. 6 delubro: santuario. 7 ammanto: manto.

Sonò voce dall’Empiro Di Betlemme al coronato8: Dio giurollo, nè il suo spiro Mentir mai, nè fallir può. “Un germoglio da te nato Sovra il seggio9 tuo porrò. Se i tuoi fidi al patto augusto Ch’io segnai tuttor fedeli Premeran10 le vie del giusto,

Regge l’orbe, in Sion affisse Le sue luci12 ed a sua stanza13

Sotto il mio divin velame Pregne14 a Solima le viti Daran sempre e folto il gran. E satolle15 fian le brame Ai suoi poveri di pan. I ministri all’are16 eletti Vestirò di mia salute; D’ineffabil gioia i petti Dei suoi giusti allegrerò. La davidica virtute Qui sublime adergerò. Di chiarezza circonfuso, Mia mercè, vedrà giocondo L’unto mio tremar confuso Dei nemici il braccio e il cor: E il mio crisma a lui fecondo Fia di grazia e di valor”.

Il tuo serto11 in ogni età Finchè duri il moto ai cieli La loro prole cingerà. Sì, colui che in sua possanza

D’amor preso lei sortì: Qui posar m’è bello, ei disse, E il mio core ognor fia qui. Placid’acque ed aure miti

8 di Betlemme al coronato: è il re Davide, originario di Betlemme. 9 seggio: trono. 10 premeran: seguiranno (lett. calpesteranno). 11 serto: corona. 12 affisse le sue luci: posò il suo sguardo. 13 a sua stanza: come sua dimora. 14 pregne: cariche di grappoli. 15 satolle: sazie. 16 i ministri all’are: i sacerdoti.

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Salmo 132 Ecce quam bonum

Oh bello viver sì ch’ogni dire avanza E dilettoso è più ch’gni diletto Il trarre1 insieme i giorni in dolce stanza2

Tra i sacri nodi del fraterno affetto. Tale3 intorno spargendo alma fragranza

Tale dell’Ermon su fra’ monti queta La rugiada si effonde, e di sue stille4

Gli erbosi poggi di Sion disseta. Oh felice amistade, a cui decreta Grazie il Dio di Giacobbe a mille a mille E vita oltre ogni età secura e lieta.

Scendea dal crin d’Aronne al santo petto Lungh’esso il folto onor della sembianza E a piè scorrea del manto il crisma eletto.

1 il trarre: trascorrere. 2 dolce stanza: nella dolce casa, sotto lo stesso tetto. 3 tale: così. 4 stille: gocce.

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Salmo 133 Ecce nunc benedicite

Su Leviti a Dio sciogliete Dei vostr’ inni a coro il suon, Mentre qui negli atri siete Dell’eccelsa sua magion. Nel silenzio, nella calma Della notte al pio Signor L’una ergendo e l’altra palma Laude a lui cantate e onor. (Coro dei Leviti) Da Sion ti benedica Il Dio Santo d’Israel: Stenda a te la destra amica Quei che feo la terra e il ciel.

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Salmo 134 Laudate nomen Domini

Su, di laude un inno al Forte Voi cantate, a Lui fedeli Che negli atri di sua corte Vigilate ai santi veli: Al suo nome ergete un canto Ch’è soave e pio cotanto! Su Giacobbe Iddio le ciglia1

Dalla fulgida sua sede Pose e il tolse2 a sua famiglia,

Dall’estreme equoree sponde3

Dai tesauri ove frementi Stanno Ei schiude e tragge4 i venti. Dei Camiti5 i primo nati

Seon, ed Og di Basa uccise, Nè tra i barbari fu regno Che non cesse al suo disdegno7.

Quel Signore che alla mia fede Grande è sì che nume al mondo Non ha simile o secondo. Quanto Ei volle in cielo e in mare Tutto Ei fece, e quanto in terra Su per balze e monti appare Quanto in grembo ella rinserra Fe’ qual volle: e tutto vive Sorge e muor com’ Ei prescrive.

Dio le nubi in alto accoglie, Le saette Ei lancia e in onde Al lor guizzo i nembi scioglie:

Fere6 ed uomini Ei percosse; E il tuo sen coi formidati Suoi portenti, o Egitto, scosse, Mentre empiea coi servi tutti Faraon d’amari lutti. Che dirò de’ Cananei? Quante Ei genti e re conquise! Egli il Sir degli Amorrei

1 le ciglia: gli occhi. 2 il tolse: lo scelse. 3 equoree sponde: le rive del mare. 4 tragge: fa soffiare. 5 Dei Camiti: si riferisce agli Egiziani. 6 fere: fiere, animali. 7 non cesse al suo disdegno: si liberò dalla sua ira.

Così gli empii abitatori Sgombri8, il suolo in pio retaggio

Tolti all’onte del servaggio; Pio retaggio10 ad Israello

Del tuo nome, o Dio, la gloria, Nè che sfrondino11 i futuri

Labbra orecchi ed occhi io miro Ma non ivi è senso e spiro12.

Deh sembianti ai falsi numi Sian repente i rei lor fabri13; Sorde sian le orecchie e i lumi Cassi14, e al dire immoti i labri. Di qualunque ad altro Dio Fuor che al nostro ha il suo desio15. Orsù a lui benedicendo Fate plauso, o Israeliti, Plauso fate al Dio tremendo D’Aron figli e voi leviti Al Signor che in Sion riposa Plauda Solima festosa.

Dienne9 a fidi suoi cultori

Diè il Signor quest’almo ostello. Ah non fia che mai si oscuri

Tempi in noi la tua memoria: Chè tu ognora alla tua gente Sarai giusto e ognor clemente. Ma dei popoli profani Che mai son gli Dii? Lavoro Son dell’uomo, idoli vani Di smagliante argento e d’oro.

8 sgombri: annientati. 9 dienne: ne diede. 10 retaggio: eredità. 11 sfrondino: affievoliscano. 12 senso e spiro: intelletto e vita. 13 fabri: costruttori. 14 lumi cassi: occhi ciechi. 15 ha il suo desio: ha il desiderio di rendere onore a un altro dio.

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Salmo 135 Confitemini Domino, quoniam bonus

Al Dio di Solima Di laude in suono Sciogliete un cantico A Lui ch’è buono: Dei prenci al Principe Al Re dei re.

Sorvola i secoli La sua mercè1.

Il suol che immobile Sull’acque sta.

Non ha mai termine La sua pietà

L’etra2 di vivide

Il suo favor.

Ei fu che vindice Con braccio invitto Nel fior dei pargoli3

Varcar securi Fè il Rosso Pelago Qual tra due muri; E il nerbo4 Egizio

Grazia non può

Grandi opre ed inclite Compose Ei solo, Con mente altissima Fè i cieli e il suolo:

Luci fè adorno, La luna ai placidi Silenzi, e al giorno Prepose vigile L’astro maggior.

Perenne sfolgora

Punì l’Egitto, Ei fu che incolume Trasse Israel.

Regno invincibile Clemenza in ciel

Egli a’ suoi profughi

Nel mar fiaccò Da Dio dividersi

1 mercè: misericordia. 2 l’etra: il cielo, il firmamento. 3 nel fior dei pargoli: bambini appena nati. 4 nerbo: la forza.

Egli per l’Arabo Vasto diserto Resse al suo popolo Il passo incerto; Ei su d’ogni empia Possanza ultor.

Fia buono ai miseri Sempre il Signor.

Qual’Egli eccidio Di regi feo! Di Basa il principe Con l’Amorreo Ben da Lui s’ebbero Degna mercè.

Pietà fia vigile Sempre al suo piè.

Sperse di Canaan Quindi Ei le genti Diè le lor vedove Piagge ridenti5

La voce udio; E dai lor vincoli6

Che vive in terra, D’esca7 a lei provvida La man disserra. Dei cieli all’Arbitro Cantate onor.

Raggia ognor fervido Di Dio l’Amor.

Dolce al suo popolo Eredità.

Splende inesausta La sua bontà

E se ci oppressero Nemici, Iddio Di nostre lacrime

Franchi ci fè. E mar di grazie L’eterno Re.

Padre ad ogni anima

5 vedove piagge ridenti: le fertili terre abbandonate. 6 vincoli: catene, ceppi. 7 d’esca: di cibo.

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Salmo 136 Super flumina Babilonis

Qui lungo i frementi - Babelici1 fiumi

Versando di lagrime - tributo a Sion. Ai salci3 sospese, - di polve cosparse

Di giubilo intanto – color che qui servi Ci addussero, un canto – ci chieser protervi6:

Cantate! ma come - sciorre7 inni giulivi

Di Giuda, se avvenga – che te la mia mente Mai scordi, deh scordisi9 – la destra di me.

Di te mi si estingua, - se in te di mia gloria Non sia dei miei gaudii10 – il vertice in te.

Sugli empi i tuoi sguardi – su volgi dal cielo; Sui figli rivolgili – del torvo Esaù11. Sovvengati il giorno – di nostra sciagura, Quand’essi d’intorno – gridavan: le mura, Le case si struggano; - Sion non sia più! E a te, di Babele – rea figlia, oh qual sorte Ti aspetta crudele! – sien plausi a quel Forte Che, qual desti a Solima, – mercè ti darà. Oh plausi a Lui sieno, - che i vindici fati Compiendo, dal seno – materno i tuoi nati Divelti, tra i ruderi – al suol frangerà.

Posammo silenti, - dai memori lumi2

Qual logoro arnese – per mezzo alle sparte4

Campagne, omai vedove5 – son l’arpe di suon!

Cantate di Solima – un inno al Signor.

Del Santo qui al Nome – noi mesti, captivi8? Non s’apre a letizia – dell’esule il cor. O Solima, o degna – magion del Possente

Sia muta la lingua – se in cor la memoria

Ma deh che più tardi, - Signor? nel tuo zelo

1 Babelici: di Babilonia. 2 dai memori lumi: dagli occhi che ricordavano; ricordando. 3 salci: salici. 4 per mezzo alle sparte campagne: disperse per le campagne. 5 vedove: silenziose. 6 protervi: insolenti. 7 sciorre: sciogliere, intonare. 8 captivi: prigionieri. 9 scordisi: si dimentichi. 10 gaudii: gioie. 11 Esaù: capostipite dei semiti Babilonesi.

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Salmo 137 Confitebor tibi, Domine

Giulivo a Te dal fervido Mio petto i vanni1 spieghi

Poi che del tuo fedel Empiesti i prieghi2.

Te innanzi alle cherubiche Schiere3 dell’arpa al suono

E all’ara tua starò Pavido e prono4.

La Fè che chiara appar Sopra ogni vanto5.

E vigor novo in me Fia che tu spiri. A Te i lor plausi estollano In un sol culto uniti Dell’orbe i reggitor6;

Un inno, o Re del ciel;

Cantando esalterò,

La tua clemenza e l’inclita Fè del tuo Verbo, o Santo, Mi è grato celebrar,

Oh sempre ch’io Te supplice Invochi, ai miei desiri Pronta darai mercè,

Chè fur tuoi detti ancor Per essi uditi.

1 i vanni: le ali. 2 empiesti i prieghi: hai esaudito la preghiera. 3 cherubiche schiere: le schiere dei Cherubini (angeli). 4 pavido e prono: timoroso e prostrato. 5 vanto: gloria. 6 i reggitor: i governanti.

Per le tue strade il cantico Ridir di tua vittoria S’oda il real drappel: Del Forte d’Israel Grande è la gloria. Eccelso ei regna e all’umili Cose i suoi sguardi affisa, E qual superba in su Leva sua cima, ei più Da lungi avvisa. Tu a me gran Dio, nell’ardue Prove darai fortezza, E dall’ostil furor La destra tua, Signor Mia fia salvezza. Porrai tu all’opra il vertice Dell’amor tuo sovrano. Perenne è il largheggiar7: Dai doni ah non posar Della tua mano!

7 il largheggiar: la generosità.

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Salmo 138 Domine, probasti me

Su me, Signor, le tue pupille attese1

Vegliano sì che ogni opra mia tu sai, E il mio posare e il sorger2 ti è palese.

Anzi ogni mio pensiero, ogni consiglio Pria che la lingua apra del cor l’arcano3,

Poter m’investe, e tienmi a se suggetto Qual fantolin4 la tua paterna mano.

Celarmi e dei tuoi sguardi ove potrei Fuggir all’infinita contenenza5?

Se l’ali impenno6 e là dove il mattino

Infino a quella estrema plaga8 giunge

Almen, dissi tra me fia che mi copra La notte! errai, che tra le sue latèbre Vivida luce ivi rischiara ogni opra. Poichè velar9 non può le tue palpèbre

Come il giorno, così l’atre tenèbre.

E dal sublime trono ove tu stai Noti dei passi miei l’orme e il giaciglio Dove chiudo al sopor gli stanchi rai.

Senza ambage rivelasi al tuo ciglio. Chè davanti e da tergo il tuo sovrano

Oh divino, ineffabile intelletto! S’estolle sovra me la tua scïenza Sì che a lei fugga invano ogni concetto. Dove mai del tuo spirito alla presenza

Se mi adergo su in cielo, ivi tu sei; Se agli abissi discendo, a me vicino Ti veggo testimon degli atti miei.

S’imbianca il vol dirigo, e a star vo lunge7

Dove al ponente arriva il suol marino,

Del tuo braccio la possa e mi sta sopra L’invisibil tua destra e mi raggiunge.

Buio di notte, e raggiano splendore

1 attese: attente, vigili. 2 il mio posare e il sorgere: quando dormo e quando mi alzo. 3 del cor l’arcano: i segreti del cuore. 4 fantolin: bambino. 5 contenenza: è quella di Dio, che abbraccia tutto. 6 impenno: dispiego. 7 vo lunge: vado lontano. 8 plaga: lembo di terra. 9 velar: coprire.

Chè tu il mio cor temprasti, e pria che l’ôre Questa salma spirasse, o Dio possente, Tu con somma la ordisti arte ed amore. A Te laude, onde fui mirabilmente Costrutto! alla beltà di tua fattura S’esalta in me l’illuminata mente. Me vider gli occhi tuoi nell’ombra oscura Del sen materno, ove il mio fral serrato10

Di tutte già descritte il tuo pensiere Seco portava e ciascun dì contato. Oh come i tuoi consigli al mio vedere Sono sublimi, e glorïose e sante De’ tuoi decreti le concette schiere. Se io le novero, arene il mar cotante Non ha: talchè convinto che vint’io cada Dal sonno, e desso ancor ti son davante. Or Tu, che tutto sai, la rea masnada12

O voi, di sangue aneli13, orsù ne gite

Non io, Signor, quelli odiai che fersi14

A te nemici? Non fremei di sdegno, Non divampai fors’io contr’ai perversi? D’odio sì, di profondo odio fur segno Ei sempre a me; talch’essi in lor malizia Volsero a’ danni miei l’armi e l’ingegno. Deh tu fa di me prova in tua Giustizia, Tu mi scruta, tu spia se mai si annida Dentro al mio cor niun germe di tristizia, E nel sentier di Eternità mi guida.

Vi pullulava11 informe creatura. Non era ancora veruna cosa, e il fato

Sosterrai che trionfi? e l’empie vite Non troncherà la vindice tua spada?

Da me lungi, o fallaci al Santo avversi Che balsfemar l’augusto Nome ardite!

10 il mio fral serrato: il mio colpo rinchiuso. 11 pullulava: si muoveva. 12 masnada: accozzaglia. 13 aneli: desiderosi. 14 fersi: diventarono.

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Salmo 139 Eripe me, Domine, ab homine malo

Deh tu, Signor, mi scampa1

Deh tu dal fero3 artiglio

Signor, tu mia virtù, nel gran conflitto Deh guarda4 i giorni miei!

Nè vôti5 fian miei detti.

L’atro velen, che dai procaci labri Ruttano in lega stretti7. Ahi qual sovr’essi apportator di strage Nembo s’aduna di fiammanti brage! Brage su lor cadranno Mentre gittati in un melmoso brago8

Millantator che di giustizia il morso Sdegna, dal suol fia tolto a mezzo il corso10. E’ tuo decreto, o Santo, E il so ben io, che vindicati i torti, Ampia l’oppresso alfin da Te riporti Mercè del lungo pianto. Così di laude a te sciorran l’omaggio Securi i giusti del tuo volto al raggio.

Dal perfido mortal! vedi a crucciarmi2

Qual tutta è volta la sua gente, e in armi Quale ogni dì s’accampa. La lingua i vili han di serpenti in guisa Aguzza, e di velen d’aspidi intrisa.

Dell’iniquo mi scherma e dai ribaldi Che mi fan guerra insidiosi e baldi. Oimè il fatal periglio E il laccio che mi han teso in sulla strada Sì che a certa ruina incontro io vada! Ma no: il mio Dio tu sei, Te chiamo; odi il mio grido. Oh eccelso, invitto

Preda non darmi alla nimica rabbia Sì che il fellon a superbir non abbia.

Chè dei miei danni ricadrà su i fabri6

Fian esca al foco, nè dall’igneo lago9

Mai più si leveranno.

1 mi scampa: liberami. 2 crucciarmi: tormentarmi. 3 fero: crudele. 4 guarda: proteggi; conserva. 5 vôti: vani. 6 fabri: i costruttori, artefici di inganni. 7 in lega stretti: alleati. 8 brago: fango. 9 dall’igneo lago: dal lago fiammeggiante. 10 a mezzo il corso: a metà della sua vita.

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Salmo 140 Domine, clamavi ad te, exaudi me

A te mie grida supplice Innalzo, o Re del cielo, Deh accorri in tua mercè; La voce odi benevolo D’un cor che grida anelo1

Deh tu a’ mie labri vigile Poni una scolta2, e il varco Ne chiudi ai pravi3 error.

D’ogni nequizia il cor. Lungi5 ch’io mai dei perfidi

Trame nel mio pensier, O che a lor fianchi7 lauta

L’uom giusto, ma fallace Olio8 al mio crin non vo’.

Grazia chiedendo a Te. Come d’incenso nuvola, Salga nel tuo cospetto La prece mia così: Sia di mie man l’adergere Qual sacrifizio eletto In sul calar del dì.

Tu da rie voglie serbami4

Intemerato e parco

Consorte6 indegne avvolga

Mensa giammai mi accolga Nè le lor coppe a ber! Mite in suo zel riprendami

E fra le ostili insidie Pur sempre al Dio di pace Miei voti io scioglierò.

1 anelo: ansioso. 2 scolta: sentinella. 3 pravi: malvagi. 4 serbami: conservami, preservami. 5 Lungi: non sia. 6 Consorte: in compagnia. 7 lor fianchi: accanto a loro, 8 fallace olio: effimero olio ( simbolo di gioia).

Tratti su i monti i giudici Del popol santo accorsero Spiranti odio e terror: Le mie parole intesero E il vero in quelle9 scorsero

Qual pro! Siccome spandesi Dal duro aratro scossa La terra, ahi fero duol! Così fin presso al tumulo Infrante e sparte l’ossa Furo al mio breve stuol. A Te, mio Dio, si volgono A Te, Padre Immortale Gli occhi del tuo fedel. In Te confido, oh salvami, Nè ancor questo mio frale Di morte opprima il gel! Dai lacci, dai pericoli Che a me gl’iniqui han teso Tu guardami, o Signor. Nella lor rete ei caggiano10

E intanto io franco e illeso Trapassi11 in mezzo a lor.

Smagliante di fulgor.

9 in quelle: nelle parole. 10 caggiano: cadano. 11 Trapassi: cammini.

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Salmo 141 Voce mea ad Dominum clamavi

Supplice innalzo al Re del sommo empiro La voce, a Lui mesta la innalzo e prego E al suo cospetto dell’egro mio spiro1

Signor, tu sai qual fu de’ passi miei La meta; ed or, mentre io movea per questo Sentiero, ascoso ecco al mio piè da’ rei

Laccio funesto. Mira al mio fianco e vedi: a darmi aita Non è chi sorga e fido a me si scopra2. Fuggir m’è tolto; nè a salvar mia vita

Sol un si adopra3.

Sovvieni a’ preghi di chi giace affranto De’ mali al pondo4.

Deh tu alla possa ostil che mi soverchia, Con la tua destra involami5, ed affranca

Quest’alma stanca; Sicchè nuovo di laudi intrecci un serto All’eccelso tuo nome, o Dio clemente, Fra il popol giusto al vendicato merto

Lieto e plaudente.

L’ansie dispiego.

Quindi a te grido: mia speranza, o Santo, Tu sei, tu mio retaggio unico al mondo.

Dallo speco che intorno atro6 mi cerchia7

1 egro mio spiro: la mia anima ammalata. 2 e fido a me si scopra: non vi è nessun compagno fedele. 3 si adopra: si impegna. 4 al pondo: sotto il peso. 5 involami: portami via. 6 speco…atro: dalla spelonca nera (la morte). 7 mi cerchia: mi accerchia, mi stringe.

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Salmo 142 Domine, exaudi orationem meam

Signor deh m’odi: e della tua parola Memore, accorri a chi nella sventura T’invoca e in tua giustizia mi consola. Non scrutar dell’umil tua fattura1

Vedi il nemico qual mi fa rea guerra: Vedi com’ei m’ha disfrancate3 e rotte

Celarmi è forza, pari a quei che preme Da lunga etade la funerea notte4.

Frattanto indietro il mio pensier ricorre E di tue prische5 gesta e dei portenti

Giudice l’opre2; chè qual brilla in terra Virtù non è dinanzi a Te mai pura.

Le membra sì che la mia vita atterra. Per lui ramingo nelle oscure grotte

Quindi il mio spirto fra le angosce estreme S’agita e di spavento un gel mi corre Per entro e il cor dilacerato geme.

Di tua man la memoria mi soccorre. Onde queste mie palme a Te fidenti Levansi, e Te desia l’alma percossa Come arso suol desia l’acque fluenti.

1 fattura: creatura. 2 l’opre: le azioni, la condotta. 3 disfrancate: private della libertà, abbattute. 4 preme…notte: su cui incombe, per la vecchiaia, la morte. 5 prische: antiche.

T’affretta al mio pregar, non ho più possa, Da me il tuo viso non ritrar perch’io Non fia pari ad uom chiuso entro la fossa. Suoni a me presto l’amoroso e pio Suon di tua voce, e schiudi ai passi miei La via secura; a Te m’affido, o Dio. Tu sei il mio scampo: salvami da’ rei E i tuoi decreti ad empier6 mi conforta

In sulla terra, e menerammi7 dritto

Così tu all’alma mia, grazie all’invitto Tuo nome infonderai vigor novello Tal che da questo emerga empio conflitto. E scotendo su i tristi il tuo flagello Quanti ai miei danni impugnan l’asta o il fiele Ruttan dal sen, e tu o Padre d’Israello Disperderai pietoso al tuo fedel.

Però che solo il mio Signor tu sei. Dolce è il tuo Spiro, ed esso a me fia scorta

Per l’arduo calle che a salute8 porta.

6 ad empier: a compiere, a mettere in pratica. 7 menerammi: mi condurrà. 8 a salute: alla salvezza.

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Salmo 143 Benedictus Dominus, Deus meus

Laudi al Forte, a Lui sien rese, Che all’agon1 le imbelli2 dita,

Ei pietade, ei scampo e aita Fummi3 e usbergo; e la mia spene Fra i cimenti a Lui si attiene Che Israel mi soggiocò.4

Vapor5 fioco ei rassomiglia,

I suoi giorni son qual ombra Che di subito dispar6. O Signor che tutto puoi Deh! i tuoi cieli incurva e scendi; Tocca i monti e a voler tuoi Presti i monti fumeran. Del tuo sdegno i lampi accendi Formidabile ai perversi Tuona, fulmina e dispersi Tosto in cenere ne andran. Dall’eccelso, ove tu siedi Stendi amica, a francheggiarmi7

La tua destra, accorri: vedi Qual mi avvolve8 immenso mar.

Tu mi liberi dall’armi Degli strani9 a cui ribocca

Che le mani all’ardue imprese Della guerra mi addestrò!

Or chi è l’uom, o Eterno Spiro, Che sovr’esso le tue ciglia Chinar degni, e nell’Empiro Di lui teco ripensar?

Che di un soffio Euro disgombra:

Di superbia l’enfia10 bocca, Uso è il braccio al mal oprar.

Se conquise io vedrò l’orde Minacciose, a Te di gloria Sul saltero a dieci corde Nuovo un cantico sciorrò.

1 all’agon: alla battaglia. 2 imbelli: inette, incapaci. 3 fummi: fu. 4 soggiocò: sottomise. 5 Vapor: nuvola. 6 dispar: scompare. 7 a francheggiarmi: a liberarmi. 8 avvolve: avvolge. 9 strani: stranieri. 10 enfia: piena.

O mio Dio, della vittoria Tu a monarchi il vanto appresti11; Tu a David la virtù desti Che al reo brando lo involò12.

Le fanciulle abbiam parventi13

Quai negli angoli del Tempio Sculte vive e rifluenti14

Pingui tauri e fuor d’esempio15,

Ci fan liete le campagne, Dei portati del lor sen17. Dov’è mai che siepe ai campi Siane infranta, o che s’ascolti Di nemico su per gli ampii Fori strepito, o clamor? Per lor pregi, adunque, o stolti, Sarà un popol fortunato? Solo il popolo è beato Che suo Dio vanta il Signor.

Deh mi scerni or dai profani Che a miei danni ardon fremendo A nequizia essi han le mani, Prone e il labbro a vanità. Chi a noi pari? Ei van dicendo: Baldi i giovani e robusti Son quai verdi e freschi arbusti Nel rigoglio dell’età.

Sempre l’arche d’ogni ben.

Numerosi armenti d’agne16

11 appresti: dai. 12 al reo…lo involò: la liberò dalle mani dei nemici. 13 parventi: visibili. 14 rifluenti: abbondanti. 15 fuor d’esempio: eccezionali. 16 d’agne: di pecore. 17 dei portati del loro sen: gli agnelli lattanti.

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Salmo 144 Exaltabo te, Deus meus rex

Te, con perenne cantico Lodar, o Dio, mio Sire, Plaudendo al tuo santissimo Nome, arde in me desire. Dì nuovo di rilucere Non fia che io vegga il raggio, E al nome tuo di gloria Non rechi insiem l’omaggio. Grande e sovra ogni laude Eccelso è Dio: profondo Di sua grandezza il pelago1

Fia che risuoni il nunzio Gran Re di tua podésta2.

E del tuo sdegno attonite3

Dolce su tutti spandesi L’alma4 di Lui bontade:

A te Sovrano artefice Della tua man gli effetti5

Lido non ha nè fondo. D’età in etade agli uomini Con l’eco di tue gesta

E canteranno estatiche Di tue virtù le genti L’altezza e l’invincibile Fulgor dei tuoi portenti.

Diran le forti imprese E i segni onde fu l’inclita Tua gloria a noi palese. Del tuo soave spirito La nota lor dovizia Celebreranno e i fulmini Dell’immortal Giustizia. Oh Dio clemente, oh amabile Signor che aspetta e tace! Oh di perdon, di grazia Fontana ognor vivace!

Veglia al suo fianco e tempera Ogni atto suo pietade.

Tutti concordi inneggino Coi tuoi cultor diletti.

Del tuo sublime imperio

1 il pelago: il mare. 2 di tua podesta: del tuo potere. 3 attonite: meravigliate. 4 alma: alimentatrice, che dà vita. 5 gli effetti: le opere create.

Plaudendo a gara esaltino Il lustro6 e la possanza.

Nei detti suoi si asconde. E’ santo e d’ogni macola7

L’opre di lui son monde. A chi Egli mai per lubrico8

E tu a lor brame vigile L’esca9 a’ suoi tempi dai. Dell’orbe ai figli provvido Schiudi la destra e a tutti Benedicendo in copia Dispensi i dolci frutti. Di Dio le vie se interroghi Uom, sempre giusto il miri; Se le opere, inver noi miseri Cortese ognor l’ammiri. Lungi Ei non è dall’umile Che da lui grazia chiede; Ma presso è a quanti il chiamano E nel suo Verbo han fede. Anzi, oh! qual Ei propizio Gode far sue lor voglie, Ne ascolta i preghi e l’ansie Dal mesto cor ne toglie. Felici quei che l’amano!

Che ogni confine avanza

Sì che i mortali apprendono L’eccelso tuo valore E del maestosissimo Tuo soglio lo splendore. Il regno tuo dei secoli Al corso immoto sta, Ed al tuo piè dei popoli L’onda ne viene e va. Fedele è Dio, nè fraude

Sentier non porge aiuto? Cui dal profondo baratro Non Ei ritrae caduto? In Te, Signor, s’appuntano Di quanti han vita i rai,

6 il lustro: la gloria. 7 macola: macchia. 8 lubrico: scivoloso. 9 esca: cibo, alimento.

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Fido Ei li guarda e abbraccia; Mentre disperde e all’Erebo10

Lo stuol degli empii caccia. Sempre di Dio le laudi Dirà il mio labbro, e al Santo Le genti tutte innegino Con sempiterno canto.

10 Erebo: luogo dei morti.

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Salmo 145 Lauda anima mea Dominum

Mano all’arpa; a Dio di laudi Alma mia, temprar1 giuliva

Lungi sia, di Giuda o figli Che movendo in basso l’ale2

Di fidarsi a re mortal. No, salute dar non vale3

Spoglia4 immemore egli un giorno,

D’Israel sua rocca pose, Chi suo schermo5, ogni suo vanto

Chi del tempo ai fiotti6 integra

Su ti appresta un canto, applaudi Dell’Empiro al Regnator Canterò; mentre che io viva Darò laude al mio Signor.

Vana speme vi consigli

Fragile uomo ad imo fral.

Poiché avrà lo spirto a Dio Reso, al suol farà ritorno, Alla polvere onde uscì; E i pensier che già nutrio Spenti fian lo stesso dì. O felice chi nel Santo

Nell’Altissimo locò, Che la terra e il mar compose E di stelle il cielo ornò.

Serva7 all’uom la sua parola? Il Signor. Chi mai rintegra Nel suo dritto il tapinel? Chi digiuno lo consola Dei suoi doni? Il Re del ciel.

1 temprar: cantare con forza. 2 movendo in basso l’ale: pensando alle cose della terra. 3 salute dar non vale: non può dare salvezza. 4 spoglia: corpo senza vita. 5 schermo: difesa. 6 del tempo ai fiotti: al fluire del tempo. 7 serva: conserva.

Egli è quei che con man forte Ai gementi nel servaggio8

Schiude il varco a libertà. Ei che ai ciechi il muto raggio9

Pronto il braccio, e assiduo vegli Sull’errante viator10? Chi dirà l’amor fiorito Che pel giusto alletta11 in cor?

Inesausto in sua pietate Dei pupilli12 e delle grame13

Mentre a sperdersi l’empie trame Sui felloni ei piomba ultor14.

Spariranno i re dal mondo Qual dispare all’aure15 un suono; Ma dei regi al Re secondo Sire mai non sorgerà. Del tuo Dio, Sionne il trono Solo immobile starà.

Sciolto il piè dalle ritorte,

Disvelato rider fa’. E chi dir potrà come Egli Stenda al misero ferito

Vedovelle sconsolate Egli è padre e difensor.

8 nel servaggio: in schiavitù. 9 raggio: di luce, la luce stessa. 10 viator: camminante, pellegrino. 11 alletta: coltiva. 12 pupilli: orfani; piccoli. 13 grame: abbandonate. 14 ultor: vendicatore. 15 all’aure: in aria.

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Salmo 146 Laudate Dominum, quoniam bonus ets plasmus

Al Re de’ re sia gloria! Al Santo d’israello S’addice inni temprar; Oh come a lui cantar

Fia dolce e bello! Ei la distrutta Solima Instaura; e i suoi credenti, Sparsi sott’altro ciel, Riversa al patrio ostel1

Se plora2 inconsolabile

De’ fulgid’astri il novero3,

Deprime insino al suol Carico d’onte4.

D’infra le genti.

Uom per crudele ambascia, Ei con paterno amor La piaga del suo cuor

Medica e fascia.

Quanti per l’aer bruno Vegliando vanno, Ei sa E il proprio nome dà,

Qual fine, a ognuno. Pari Ei non ha nè simile; Nell’universo mondo Grandeggia il suo poter, E lido al suo saver

Non ha nè fondo. Le braccia Ei stende al misero Che va con bassa fronte, Mentre de’ rei lo stuol

1 ostel: casa. 2 plora: piange. 3 il novero: il numero. 4 d’onte: di vergogne.

Di laudi ergete un cantico Al regnator dell’etra5.

Foschi vapor6 nell’aere

Sull’arido terren E largo7 a questo in sen

Per lui ricco tesor Di biade al suo cultor8

Ai bruti9 l’esca Ei provvido

No, del caval l’indomita Fortezza a Dio non cale11, Nè al battaglier mercè Acquista l’agil piè

Dall’Immortale. Dolce è il suo spirto al candido Cor di colui che il teme; Dolce e benigno è al cor Di chi nel suo favor

Pose ogni speme.

E al Forte di Sion Sorga amoroso il suon

Della pia cetra.

Talvolta ei chiama e addensa

Pioggia dispensa. Per lui sui monti germina L’inculto fien; la terra

Facile disserra.

Comparte10, e al mesto grido Soccorre del pulcin Che il corvo peregrin

Lasciò nel nido.

5 dell’etra: del cielo. 6 foschi vapor: oscure nubi. 7 largo: generosamente. 8 cultor: fedele. 9 bruti: animali. 10 comparte: distribuisce. 11 non cale: non gliene importa.

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Salmo 147 Lauda Jerusalem Dominum

All’eccelso in tua melode1

Da’ tuoi campi le nemiche Ire ei cessa3; e le tue spiche4

I suoi cenni all’orbe Ei detta E men presta è al vol saetta5

Brina Ei sparge in sulle zolle E partito a frusti6 il gel. Freddo è l’aere; e chi il sostiene7?

Austro chiama, e distemprato8

Tal non ei fece agli strani9, Nè de’ suoi consigli arcani L’alto lume altrui scoprì.

L’inno adergi2, o Sion, di lode; Canta, o Solima, al tuo Re. Le tue porte invitte ei rese, e a’ tuoi figli diè cortese Viver lieti in seno a te.

Germogliar vistose ei fa.

Che il suo bando all’orbe va. Sovra il suolo ei spande lieve Candidissima la neve Qual di lana un ampio vel. Pari a cenere la molle

Ma già provvido sovviene Col suo verbo il pio Signor.

D’Austro il ghiaccio al dolce fiato Scorre a rivi il fluido umore. Plaudi, o Solima, al Possente Che a Giacobbe di sua mente Le ragioni auguste aprì.

1 in tua melode: con il tuo canto. 2 adergi: innalza. 3 cessa: fa cessare; vince. 4 spiche: spighe di grano. 5 E men…saetta: e una freccia è meno veloce ddei suoi ordini. 6 e partito a frusti: e divide il gelo in minuscoli pezzettini. 7 sostiene: sopporta. 8 distemprato: riscaldato. 9 strani: stranieri; infedeli.

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Salmo 148 Laudate Dominum de coelis

Laude all’Altissimo In ciel s’intuoni, Laude l’Empireo A Dio risuoni. Al sommo Spirito Virtù beate, Voi tutte, o Angeliche Schiere osannate. O Sole, o argentea Luna, e voi stelle Vaghe pel vivido Aer fiammelle, O eccelsi e fulgidi Cieli, e voi acque Che a Dio raccogliere Sovr’essi piacque, Fate a Lui plauso: Ei volle e ratto1

Baleni e folgori, Aure rubeste2,

Dal nulla emersero Le cose all’atto. Ei lor perpetue Diè leggi al moto, Nè cade imperio Del Forte a vôto. Dell’etra ai cantici La terra echeggi E a Dio con emulo Ardore inneggi. Laude a Lui cantino Le belve immani Gli abissi cantino Degli Oceani.

Ghiacciuoli e grandini Nevi e tempeste, Voi sempre vigili Del Santo ai cenni Concordi offritegli Laudi perenni. O monti, o facili Colli, voi tutti Cedri e verdi arbori Lieti di frutti.

1 ratto: subito. 2 aure rubeste: venti impetuosi.

Cantate al Massimo Fattor del pari3

Col suon molteplice Dei bruti4 vari,

Garzoni e vergini5,

Il Nome estollano6

Genti cortese Franco7 il suo popolo E invitto il rese. Laude all’Altissimo Laude ai devoti Quanti a lui memori Sciolgon lor voti, Ai non degeneri Figli del pio Che mirò l’inclita Magion di Dio.

Di quei che muovono Pei campi, o il suolo Radendo scorrono O l’aere a volo. Ma chiara adergasi Sovra ogni lode A Dio degli uomini La sua melode. Lui tutti esaltino Nazioni e regi, Temuti giudici Principi egregi.

Vecchi cui langue La vita, e giovani Cui bolle il sangue,

Che non ha eguale, Nome terribile Dell’Immortale. Dei cieli il vertice, L’orbe trascende Di Dio la gloria Che ovunque splende. Ei dalle perfide

3 del pari: insieme. 4 dei bruti: degli animali. 5 garzoni e vergini: ragazzi e ragazze. 6 estollano: esaltino. 7 franco: libero.

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Salmo 149 Cantate Domino canticum

Nuovo un inno al Santo, al Forte, All’Altissimo s’intuoni Dei suoi fidi nella corte Gloria a Lui, gloria risuoni; Plauda orsù Giacobbe e inneggi A quel Dio che il germinò, E Sionne al re festeggi Che il suo trono in lei posò. Il suo nome in suon concorde Tutti lodino esultanti, Qual1 dell’arpa sulle corde,

Chè al suo popolo ei converse Dolci i rai2, Padre d’amor,

Glorïose or le cervici4

Dai lor seggi fortunati Leveran5 di Dio gli amici Di letizia inebriati, All’Eterno alto sclamando6

Ei vedransi, ed in catene Stretti i regi e i maggiorenti7;

Il giudizio scritto in ciel, Tal mercè s’aspetta al merto8

Di qual vive a Dio fedel.

Qual col timpano a Lui canti;

E l’umile e il gramo aderse3

Dal servaggio al prisco onor.

La lor lingua osannerà, E a due tagli acuto brando La lor destra impugnerà. Ed oh come allor di pene Carche e d’onte a piè le genti

Così fia da lor proferto

1 qual: chi. 2 converse dolci i rai: guardò con dolce amore. 3 il gramo aderse: sollevò il povero, l’abbandonato. 4 le cervici: le teste; il capo. 5 leveran: alzeranno. 6 alto sclamando: gridando forte. 7 maggiorenti: uomini più importanti; dignitari. 8 al merto: merita chi vive fedele a Dio.

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Salmo 150 Laudate Dominum in sanctis eius

Laudi al Santo nei mistici veli Del suo tempio; nell’alto dei cieli Laudi ergete al possente Signor. Lui lodate nell’opre stupende Di sua man; qual s’addice a chi splende Re di gloria, lodate il Signor. Della tromba il clangor suoni all’etra1,

Lui fra i timpani3 lodi il concorde

Sovra i cembali4 acuti e squillanti

Dolce suoni il salterio2 e la cetra, Laudi insieme sciogliendo al Signor.

Canto; e l’organo e l’agili corde Laudi intreccino al forte Signor.

Di letizia, sui cembali santi Di Sionne lodate il Signor. Lodi ogni alma il Rettor dell’Empiro; Ogni lingua, ogni voce, ogni spiro, Sia di lode un omaggio al Signor.

1 il clangor suoni all’etra: il rumore salga al cielo. 2 salterio: strumento musicale a corde. 3 timpani: strumento musicale a percussione. 4 cembali: strumento musicale a percussione.

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