Il Notiziario Agricolo 8/2012

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Anno 61° Periodico della Federazione Provinciale COLDIRETTI ASTI COLDIRETTI Spedizione in abbonamento postale -45% Poste Italiane Spa – Spedizione in A.P. D.L. 353/03 (Conv. 27/02/04 L. 46) Art. 1 comma 1, DCB Asti. Numero 8 - Anno 2012. In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. 14100 Asti CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il relativo importo 8 numero 18 luglio 2012

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Il periodico di Coldiretti Asti

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Anno

61° Periodico della FederazioneProvinciale COLDIRETTI ASTI

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8 numero 18 luglio 2012

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Si sta costruendoun’Italia diversa

Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 Fax 0141.355.138 e-mail: [email protected] ufficiale Coldiretti Anno 61° numero 8- 18 Luglio 2012*Realizzazione grafica e stampaRiflesso – S.r.l. F.lli Scaravaglio & C.Reg. Trib. di Asti n.44 del 10-8-2011 Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano ZuninoPubblicità: Impresa Verde Asti srl – Riflesso scarlTel. 0141.380.400 – 0141.590425Abbonamento annuale: Euro 20,00*Data di chiusura del giornale

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

a r g o m e n t i i n e v i d e n z a

o m m a r i oS

Som

mar

ioTempi e risultatidella politica

Speciale Misura 111 - Barrique: quale usare, per quale vino; Resi noti i vini Douja 2012; Stadio di maturazione delle uve; Qualità delle uve con il diradamento; Giacenze di cantina 2011/2012; La posizione di Coldiretti sulla Riforma Pac

L’Italiache fa l’Italia

Danilo Merlodi Monastero

vince l’Oscar Green

Imposta di registro:diritto al rimborso

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Il Ministro sposa la linea

Coldiretti

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L’Italia che fa l’ItaliaLa credibilità di Coldiretti

Dall’assemblea naziona-le Coldiretti del Palalot-tomattica in Roma del 5

luglio, è emersa una situazione particolarmente significativa. Il presidente Sergio Marini e il segretario nazionale Vincenzo Gesmundo guidano il grande popolo Coldiretti con il vento in poppa e il timone saldamente in mano. Come non mai la leader-ship è forte e determinata, come ha sottolineato lo stesso ministro Corrado Passera quando ha det-to: “Solo se si ha la credibilità di Coldiretti si può dare un titolo del genere alla propria assemblea. Solo se si ha coraggio si può dire “L’Italia che fa l’Italia”.In effetti, anche con il supportato di un filmato tanto breve quan-to efficacie, Marini e Gesmundo hanno messo in riga i vecchi vizi della politica e della economia nazionale, per mettere al centro il settore agricolo e per ridare di-gnità ad una nazione che ripar-tendo dalla progettualità e dal-la eticità del progetto Coldiretti potrebbe veramente far ripartire l’intera economia. Finalmente il settore primario riacquista dun-que il centro della scena, torna strategica per l’intera politica economica nazionale e diventa un modello da seguire. Quando tre anni fa Marini presen-tò a Torino il progetto di “Una fi-liera agricola tutta italiana” come “l’unico vero progetto economico e di sviluppo attualmente presen-te in Italia”, era obbiettivamente difficile pensare in una strategia così dirompente che potesse di-ventare l’esempio per risollevare l’intera nazione.“Coldiretti, l’Italia che fa l’Italia”,

seguendo ancora l’intervento del ministro dello Sviluppo econo-mico: “L’agricoltura è un pezzo così importante dell’economia, perchè il Made in Italy è identità. Anche in altri momenti difficilis-simi l’Italia ha fatto tanto perchè aveva un progetto, come quello di Coldiretti che significa com-petitività da un lato e coesione sociale dall’altra. L’idea che ci sia una organizzazione come Coldi-retti che rappresenta questi due elementi – ha rimarcato Passera - è un caso forse unico e irripetibi-le. Non è neppure pensabile che

un mondo come il vostro possa non essere rappresentato per di-ritto e non per concessione dove si prendono decisioni importanti per il nostro Paese. Quando si ha la vostra credibilità si ha il diritto di chiedere e talvolta anche di pretendere. La credibili-tà dell’Italia in campo internazio-nale si è prodotta perchè il Paese ha dato delle dimostrazioni, con i fatti, lavorando, e Coldiretti, con il progetto che io condivido pro-fondamente – ha concluso Pas-sera – è la dimostrazione di tutto questo”.

In alto: il palco con i relatori all’Assemblea nazionale Coldiretti.A lato: il Segretario nazionale ColdirettiVincenzo Gesmundo

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Si sta costruendo un’Italia diversaIn 15 mila all’assemblea nazionale Coldiretti di Roma

“Io ho cominciato a scriverli su un foglietto gli impegni presi dai ministri Passera e

Catania, ma li avete sentito tutti voi quindicimila e questo vale molto più di un impegno preso difronte ad un notaio”. Ha chiuso così il presiden-te Sergio Marini l’assemblea nazio-nale Coldiretti. Al Palolottomatica di Roma Eur, giovedì scorso fra lo sventolio delle bandiere gialle, si è vista veramente un’altra Italia. Non a caso il segretario nazionale Vin-cenzo Gesmundo ha voluto aprire l’assise con l’inno nazionale esegui-to dalla banda del Corpo forestale dello Stato. Hanno fatto seguito la proiezione del saluto del presidente della Repubblica, Giorgio Napolita-no, e quello di Sua Santità Benedet-to XVI, con cui entrambi hanno vo-luto rimarcare il ruolo strategico del settore primario: “L’assemblea Col-diretti – ha scritto il Capo dello Stato - costituisce occasione importante per riaffermare il valore del grande patrimonio di capacità imprendito-

Ad inizio Assemblea sono stati letti i messaggi di Sua Santità e del Presidente della Repubbli-ca al grande popolo Coldiretti. Nei giorni precedenti il presiden-te nazionale Sergio Marini aveva incontrato il Papa Benedetto XVI in Vaticano, ricevendo importanti segnali di incoraggiamento a tu-tela del mondo agricolo italiano.

Il 5 luglio erano 250 gli impren-ditori agricoli astigiani presenti al Palalottomatica di Roma. Hanno viaggiato in pullman per tutta la notte prima, ma ne è valso il sacrificio per il clima entusiasmante e gli impegni dei Ministri. E poi è con orgo-glio che la via italiana dello svi-luppo parte dall’agricoltura.

Gli interventi del Papa e del Presidente della Repubblica

Il presidente Coldiretti Asti presente in platea con gli altri dirigenti provinciali,

regionali e nazionali Coldiretti.

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riali, di dedizione al lavoro, di tutela delle tradizioni agro-alimentari, di attenzione alla difesa dell’ambiente di cui è ricca l’agricoltura italiana”. Anche il primo intervento al Palolot-tomatica, quello del segretario ge-nerale della Cei, Monsignor Mariano Crociata, ha rimarcato l’opera edu-cativa e sociale esemplare portata avanti da Coldiretti.A questo punto è toccato a Car-lin Petrini aprire la discussione per tracciare “Una via italiana per lo sviluppo” e qui sono proseguite le analogie fra il progetto Coldiretti e la ricetta per risollevare dalla crisi l’intera nazione. “Questa è una cri-si entropica – ha detto il fondatore di Slow Food - e se ne esce solo riqualificando i consumi, quello di Coldiretti è un progetto di nuova economia che vede, fra l’altro la difesa della biodiversità, il rispetto della legalità e la salvaguardia del suolo, concetti a cui io sono mol-to legato e in totale accordo con voi”. Anche per la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, Coldiretti rappresenta la grande for-za e la grande qualità dell’agricol-tura italiana, che è uno dei settori che ci possono permettere di uscire dalla crisi. L’Italia più amata da ar-tisti e turisti è quella dove l’agricol-tura ha mantenuto la sua funzione essenziale, di impresa produttiva e di salvaguardia del paesaggio”. C’è

poi stato l’intervento del presidente di Coop Italia, Vincenzo Tassinari, che ha esordito così: “Come fanno una grande organizzazione come la vostra e come la mia a non lavora-re insieme?, il riferimento è quello di un consolidamento del progetto della pasta, “100% Italia”, e l’avvio di nuove collaborazioni”.

A questo punto ha preso la parola il presidente Sergio Marini e parten-do dalla funzione dell’agricoltura per la salvaguardia del territorio, per la sicurezza alimentare e in generale per vivere tutti meglio, ha ridefinito i termini del progetto Coldiretti e ri-lanciato sui principali temi a cui la politica non può più astenersi. Lo

• Az. Vitivinicola Giachino Franco di Costigliole d’Asti• Coop. Agr. San Salvatore a r.l. di Monale• Az. Agr. Le Api di Clara Bandiera di Montechiaro d'Asti• Az. Agr. La Tagliana di Paolo Albenga di San Marzano Oliveto• Az. Agr. Maccario Francesco di Castelnuovo don Bosco• Az. Agr. La Tizianella di Tiziana Maria Bertolin di Costigliole d'Asti• Az. Agr. La Colombina di Piercarlo Beccaris di Variglie• Az. Agr. Il Palazzo di Vincenzo Leone di Montiglio M.to• Az. Agr. Fabrizio Rizzotti di Vespolate (No)• Az. Agr. Vecchiattini Antonella di Cortazzone

GLI ESPOSITORI IL MERCATO DI CAMPAGNA AMICA IN S. MARIA N.

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ha fatto con forza e determinazione, con un coraggio di chi è consape-vole di avere alle spalle un grande popolo rappresentato dai 15mila del Palalottomatica. “Il veto messo dall’Italia e da Monti la scorsa settimana al vertice di Bru-xelles – ha detto Marini – è la prova che possiamo cambiare, che non

dobbiamo sempre subire”, il riferi-mento è alle grandi battaglie di Col-diretti sulla trasparenza, la legalità e la giustizia nel sistema agroalimen-tare italiano e sulla difesa del Made in Italy.E ancora: “Parti importanti di que-sto governo continuano a non ave-re consapevolezza di cosa rappre-senti l’agricoltura, è stato criminale non aver convocato l’agricoltura al

tavolo sulla riforma del lavoro”. E, dopo aver ricordato le straordinarie performance dell’ agricoltura italia-na incomparabili con quelle di altri importanti paesi, il presidente della Coldiretti ha ricordato che “la via italiana per la crescita non è quel-la della dimensione e delle econo-mie di scala, né quella dei costi di produzione bassi che colpiscono la coesione sociale”. Il Pil deve esse-

Mons. Mariano Crociata Carlin Petrini

Catiuscia Marini Vincenzo Tassinari

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IL MERCATO DI CAMPAGNA AMICA IN S. MARIA N.

TUTTI I GIOVEDÌ POMERIGGIO

Comune di Asti

ASTI, PIAZZA “DE ANDRÈ”ex Caserma “Colli di Felizzano”

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re sostenibile, ha ribadito, facendo notare l’importanza del ruolo dei valori della Coldiretti rispetto allo “sconquasso del paese”. Ridata centralità all’agricoltura, ecco le due principali richieste all’esecutivo per i nove mesi che presumibilmente ci separano dalle elezioni politiche: riorganizzare tutto il sistema agro-alimentare, creando un percorso di penetrazione dei mercati internazio-nali e una decisa presa di posizione in sede europea per l’applicazione dell’etichettatura. Dopo un’ora di discorso a braccio e il tripudio del popolo Coldiretti, la parola passa ai due ministri, Corra-do Passera per lo Sviluppo Econo-mico e Mario Catania per le Politiche Agricole. E qui si scopre un’Italia che non ci ricordavamo più, quella di una politica che mette davanti agli inte-ressi di bottega i principi etici e del lavoro (vedesi altro articolo). Al pun-to che il presidente Marini, ripren-dendo al termine dell’Assemblea la parola, ha voluto sottolineare come “Senza politica non c’è civiltà, ma c’è una politica cattiva e una buona e noi vogliamo dimostrare che stra-de alternative sono possibili. Questo perchè una grande forza sociale non può limitarsi alla protesta. Deve fini-re l’epoca delle deleghe in bianco anche se siamo consapevoli della necessità di mediazioni. Mediazioni che accettiamo solo se sono alte, con tutti coloro che hanno questa stessa idea di Paese per ragionare e costruire un’Italia diversa. Perchè noi vogliamo bene all’Italia”.

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Il Ministro sposa la linea ColdirettiChiari e precisi impegni da parte di Mario Catania

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Alla fine il presidente naziona-le Coldiretti, Sergio Marini, è forse più realista dei Ministri

presi dall’enfasi dei 15mila del Pa-lalottomatica: “Oggi l’ipotesi più ot-timistica – ha detto Marini - è che il Governo abbia nove mesi di vita, se anche solo una parte degli impegni assunti dai Ministri Passera e Cata-nia andrà a buon fine, sarà un risulta-to eccezionale”. Detto direttamente dal timoniere di Coldiretti, aduso a sentirsi fare poche promesse e sem-pre molto vaghe, si capisce come ef-fettivamente i due Ministri intervenuti all’assise di giovedì siano apparsi molto determinati e totalmente in li-nea con i desiderata dellìorganizza-zione. In effetti, Catania, in qualità di tecnico esperto, e con ampi cenni rassicuranti da parte di Passera, è andato ben oltre i soliti vaghi accen-ni su quella che per tanti anni è sta-ta la politica riservata all’agricoltura nazionale. Mario Catania è entrato nello specifico ed ha anche dichiara-to un’assoluta assonanza con i temi Coldiretti.“Mi sento a casa, qui, e so quante cose abbiamo fatto insieme in questi anni. Coldiretti ha viaggiato sempre insieme a me, o meglio, io ho viag-giato sempre insieme a Coldiretti”. Ha esordito così il Ministro delle Po-

INTERNI - ESTERNI - RASATURE INTONACI

litiche Agricole giovedì all’Assem-blea nazionale Coldiretti. E da qui ha elencato i precisi impegni, rispon-dendo su tutto il fronte ai desiderata del presidente Marini. Primo fra tutti l’etichettatura “Andremo fino in fon-do – ha assicurato Catania - chiede-remo a Bruxelles una normativa che riconosca in modo evidente l’origine del prodotto, sia tal quale sia trasfor-mato. Su questo non faccio media-zioni”. Molti applausi per aver sotto-lineato i principi cari a Coldiretti: “Mi batterò affinche agli agricoltori sia riconosciuto un giusto reddito,non è solo un fatto economico, ma anche etico e culturale”. Riprendendo poi il discorso aperto con il presidente Coop, ha rimarcato “tutta la grande distribuzione deve fare ancora di più,

deve trovare con le imprese agricole un contatto diretto”. Poi il Ministro non ha nascosto un sentimento di “angoscia profonda” per la convin-zione che smetterà “di fare il ministro con la sensazione di non aver fatto tutto quello che bisognava fare”. Ca-tania è poi tornato anche sulle que-stioni consumo di suolo ed energie rinnovabili toccate da Petrini: “non possono entrare in competizione con l’agricoltura destinata alla filiera alimentare”. Il Ministro non si è sot-tratto anche ad un passaggio sulla spending review, su cui è apparso fiducioso, anche se ha detto onesta-mente di non poter ancora parlare perchè gran parte delle decisioni non dipendono da lui. “Sulla pubblica amministrazione in agricoltura – ha detto Catania - devo fare molto, lo so, conosco il problema: il sistema degli organismi pagatori non va,me l’avete detto tante volte, occorre una svolta e spero di riuscirci oggi pome-riggio”. Infine l’impegno sulla Pac, forse il più arduo ed anche il più ardi-to (vista l’enfasi con cui l’ha espres-so): “Sarà una Pac le cui risorse an-dranno solo a chi fa agricoltura, su questo ci metto la faccia e non farò mediazioni. Non sarà data una lira in più alla proprietà fondiaria, a chi non vive di agricoltura”.

Il Ministro Corrado Passera Il Ministro Mario Catania

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Tempi e risultati della politicaLa prima analisi della legislatura in occasione dell’Assemblea Coldiretti

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In occasione dell’Assemblea nazionale Coldiretti del 5 lu-glio scorso, è stato presenta-

to il dossier “I tempi della politi-ca” effettuato sui provvedimenti effettivamente realizzati dal par-lamento nazionale ed europeo durante la legislatura. Il presiden-te nazionale, Sergio Marini, nel suo intervento ha illustrato gran parte dell’indagine, alla presenza dei ministri per lo Sviluppo eco-nomico, Corrado Passera, e per le Politiche agricole, Mario Cata-nia, e di fronte ai 15 mila del Pa-lottomatica. Inutile sottolineare come dall’indagine siano emersi dati inquietanti e clamorosi da cui si evidenzia l’inadeguatezza

della politica e la sopraffazione della burocrazia nei confronti del mondo produttivo e del modello disegnato dal progetto Coldiretti

per rilanciare l’intera nostra eco-nomia. Di seguito pubblichiamo i passaggi più significativi dell’in-dagine.

Nell’ultima legislatura è stato impiegato in media quasi un anno (359 gior-

ni) per approvare ciascuna del-le proposte di legge di iniziativa parlamentare. Si tratta di un record negativo a livello comunitario con il par-lamento spagnolo che ha im-piegato in media 163 giorni per approvare una legge nella IX legi-slatura (1aprile 2008 - 13 dicem-bre 2011) e quello francese 271 giorni nella XIII legislatura ( perio-do 20 giugno 2007 - 30 settem-bre 2011) ma che fa addirittura impallidire la pesante burocrazia dell’Unione Europea dove, nel periodo dall’avvio del Trattato di Lisbona ad oggi, per completare un processo legislativo, tra Com-missione, Parlamento e Consiglio dei Ministri a 27, si è impiegato

Riforme: Parlamento lumacaIndagine Coldiretti: 359 giorni per ogni legge

In Spagna meno della metà (163 giorni) mentre l’UE impie-ga il 36% di tempo in meno

in media “appena” 264 giorni, il 36 per cento di tempo in meno. Il problema è però che in molti casi le procedure di approvazio-ne a livello nazionale e comunita-rio si intersecano o si sommano e i tempi di attesa per i cittadi-ni e le imprese si moltiplicano. Le risposte delle Istituzioni non sono più compatibili con i cam-biamenti rapidi che intervengono nella società e nell’economia e si

I TEMPI DI APPROVAZIONE DI UNA LEGGE NELL’UNIONE EUROPEA

GIORNI

ITALIA 359

FRANCIA 271

SPAGNA 163

UNIONE EUROPEA 264

FONTE: Elaborazioni Coldiretti

va avanti a forza di decreti men-tre occorre accelerare le riforme a livello nazionale e comunitario senza perdere più tempo ed arri-vare al più presto alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa.

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In porto appena 2 leggi su 100, Germania al 68%In Italia su 8.205 proposte solo 205 approvate nell’ultima legislatura

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Sulle 8.205 proposte e di-segni di legge presentati nel corso dell’ultima legi-

slatura appena 205 sono andati in porto ed approvati, con una percentuale di efficacia di appe-na il 2,5 per cento, che mette-rebbe in crisi qualsiasi azienda italiana. Si assiste ad una proliferazione di proposte destinate a rimane-re nel vuoto che non ha eguali in Europa. Questo significa una perdita di energie, tempo e risorse, ma an-che tante illusioni nei confronti delle aspettative dei cittadini e delle imprese e tante speranze destinate a svanire con la fine della legislatura. In Germania nei cinque anni della XVI legislatura sono state presentate al Parlamento 905 iniziative legislative ma ne sono state complessivamente appro-vate ben 612 con una percen-tuale di approvazione di circa il 68 per cento mentre in Spagna su 559 iniziative legislative pre-sentare 203, ben il 36 per cento, sono state approvate nella IX legislatura (1 aprile 2008 - 13 di-cembre 2011) e in Francia nella

Durante l’assemblea del Pa-lalottomatica, è stato un pensiero costante quello

rivolto alla tragedia dell’Emilia e ai colleghi imprenditori agrico-li toccati dal terremoto. Sia in apertura dell’assise il presidente Marini e il segretario Gesmundo hanno voluto esprimere la solida-rietà agli amici colpiti dal sisma.

Solidarietà che in questi mesi si è tradotta in aiuto concreto da parte di Coldiretti che con la Fondazione Campagna Amica ha organizzato la vendita del Parmigiano Reggia-no in tutte le Botteghe d’Italia. Al termine dell’Assemblea tutti i rela-tori intervenuti si sono fatti fotogra-fare e riprendere dai media difronte a questa forma di formaggio.

Il Parmigiano della Solidarietà

XIII legislatura ( periodo 20 giu-gno 2007 - 30 settembre 2011) su 5064 presentate sono state approvate 439 (9 per cento). Nell’Unione Europea, dall’attua-zione del trattato di Lisbona ad oggi, gli atti legislativi con pro-cedura ordinaria sono stati 315 dei quali 86 già completati, con una percentuale del 27 per cen-to che è di oltre dieci volte su-periore a quella del parlamento italiano.

L’EFFICACIA DELL’ATTIVITA’ PARLAMENTARE

Proposte presentate Proposte approvate

ITALIA 2,5%

FRANCIA 9%

GERMANIA 68%

SPAGNA 36%

UNIONE EUROPEA 27

FONTE: Elaborazioni Coldiretti

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Tagliando la burocrazia cresce il PILIl presidente Marini sulla Spending Review

Occorre cogliere l’occasione della spending review per to-gliere di mezzo una volta per

tutte quegli adempimenti burocratici inutili che tolgono all’attività di impre-sa vera 100 giorni l’anno. È quanto ha affermato il presidente della Coldi-retti Sergio Marini nel suo intervento all’Assemblea nazionale Coldiretti.

Sulle 233 iniziative di legge parlamentare assegnate alle Commissioni Agricoltu-

ra della Camera e del Senato nel corso dell’ultima legislatura solo 3 sono state approvate, ma di que-ste 2 sono rimaste del tutto inap-plicate. Se la situazione è preoccupante a livello generale per il settore agri-colo siamo di fronte ad un quadro insostenibile per la mancata attua-zione di norme fortemente attese dalle imprese agricole e dai consu-matori che hanno peraltro trovato una positiva convergenza tra tutte le forze politiche, come la legge sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime

Il vero vantaggio di una spending re-view “possibile” - ha sottolineato Ma-rini - non è solo nel taglio del perso-nale pubblico che sarà difficile per il costo sociale che ne deriverebbe ma nel recupero di almeno 100 giornate di lavoro all’anno che gli imprendito-ri perdono per stare dietro alle car-te. Non vanno certo eliminati quegli

In agricoltura inapplicate 2 leggi su 3Situazione insostenibile per l’agricoltura italiana

impiegate negli alimenti. Ad essere approvata ad inizio legislatura, nel novembre 2008, e parzialmente applicata, è stata solo la legge (le norme) sul “Rilancio competitivo del settore agroalimentare” men-tre ferme al palo sono sia quella sulla regolamentazione dei pro-dotti ortofrutticoli di quarta gam-ma che quella sull’etichettatura di origine degli alimenti. Se per la legge sull’etichettatura approvata nel febbraio 2011, con il consenso unanime di tutti i gruppi parlamen-tari, mancano i decreti applicativi, per la legge del maggio 2011 re-cante disposizioni concernenti la preparazione, il confezionamento e la distribuzione dei prodotti orto-

frutticoli di quarta gamma manca il decreto attuativo che deve essere emanato di concerto tra Ministero delle Politiche Agricole, Ministero della Salute e Ministero dello Svi-luppo Economico e d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni. Il rinvio a decreti applicativi hanno bloc-cato di fatto qualsiasi tentativo di innovazione legislativa nel settore. La disattenzione nei confron-ti dell’agricoltura è stata peraltro resa evidente dall’incredibile tur-nover che si è verificato alla guida del dicastero dell’Agricoltura dove nel corso della legislatura si sono alternati ben quattro Ministri, alcu-ni dei quali sembravano addirittu-ra disinteressati o in parcheggio.

adempimenti che garantiscono la sicurezza alimentare ed ambientale che qualificano il nostro Made in Italy ma non c’è dubbio che troppo spes-so la burocrazia si inventa pratiche per giustificare se stessa. Basterebbe ridimensionare questa micidiale spinta creativa per recupe-rare qualche punto di Pil.

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Burocrazia peggio della grandineHa provocato la scomparsa del 10% dei vini Doc

Nell’ultima legislatura, che ha visto addirittura nascere un Ministero

per la semplificazione, sono entrati in vigore adempimenti burocratici che hanno provo-cato la scomparsa del 10 per cento della produzione italiana di vini Doc, il simbolo del Made in Italy nel mondo. L’inefficacia della politica si traduce anche in una ridotta qualità dell’attività legislativa che spesso rimanda a provve-dimenti amministrativi che ali-mentano una tecnocrazia fine a se stessa che mette a rischio la competitività delle imprese. Un esempio eclatante viene dal vino che è il prodotto ali-mentare più esportato all’este-ro, simbolo del Made in Italy, ma che deve fare i conti a li-vello nazionale con un peso insostenibile di pratiche e do-cumenti. Dalla vendemmia 2008 sono stati introdotti 12 nuovi adem-pimenti burocratici a carico delle imprese vitivinicole che producono vini a Doc e Docg, per l’entrata in vigore dei De-creti Ministeriali 29 marzo 2007 prima e 2 novembre 2010 poi sui controlli per i vini a De-nominazione. Il risultato è stato che molte aziende sono state costrette a rinunciare a produrre vini a denominazione d’origine per l’impossibilità di far fronte ad adempimenti spesso inutili che sottraggono ben 100 giornate di lavoro all’anno al tempo tra-scorso in vigna e in cantina e che hanno portato alla riduzio-ne dei terreni destinati a pro-

durre vini a Docg e Doc che sono passati dai 316mila ettari del 2007 a 284mila ettari del 2011, con una perdita stimata di produzione pari a oltre 100 milioni di litri di vino doc. Dalla produzione di uva fino all’imbottigliamento e vendita le imprese devono assolvere a oltre 70 attività burocratiche e relazionarsi con ben 20 diver-si soggetti che vanno dal Mi-nistero delle Politiche agricole alle Regioni, dalle Province ai Comuni, fino ad Agea, Organi-smi pagatori regionali, Agenzia delle Dogane, Asl, Forestale, Ispettorato Centrale qualità e repressione frodi, Nac, Guar-dia di Finanza, Nas, Camere di Commercio, organismi di controllo, consorzi di tutela, laboratori di analisi. Ma il peso della burocrazia è anche nel-la impressionante quantità di norme di settore. Più di 1.000, contenute in circa 4.000 pagine di direttive, rego-

lamenti, comunicazioni, note e decisioni del Consiglio e della Commissione europea, leggi, decreti, provvedimenti, note, circolari e delibere nazionali e regionali. Un carico che rischia ora di gravare ancora di più sulle im-prese, con la messa a regime del nuovo sistema di certifi-cazione e controllo dei vini a Denominazione. “Appesantire inutilmente i carichi burocratici per i riconoscimenti dei vini a denominazione di origine - ha affermato il Presidente nazio-nale Coldiretti Sergio Marini - significa indebolire il legame del vino con il proprio territo-rio, ridurre la competitività del Made in Italy e favorire la delo-calizzazioni verso l’estero an-che per effetto dall’annuncia-ta liberalizzazione dei diritti di impianto, dello zuccheraggio e della nuova categoria dei vini varietali senza legame con il territorio di produzione”.

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Il 30 giugno sono scaduti i termini dismissione terreMarini: applicare subito la norma per non aggiungerla alla lista di quelle rimaste sulla carta

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Sono scaduti il 30 giugno i termini per l’emanazione del decreto con l’elenco dei

terreni demaniali da dismettere con urgenza per rendere dispo-nibili risorse per lo sviluppo, ma soprattutto per calmierare il prez-zo dei terreni, stimolare la cresci-ta, l’occupazione e la redditività delle imprese agricole che rap-presentano una leva competitiva determinante per la crescita del Paese. Mentre si fanno i conti per recu-perare risorse per la spending re-view, manca ancora l’applicazio-ne del provvedimento, approvato

Con quasi nove anni di attesa (3.240 giorni) prima che si realizzi la completa applica-

zione, il titolo di “provvedimento lu-maca” spetta al Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai con-sumatori, a conferma della pesante e impropria influenza delle lobby sui temi dell’alimentazione e della trasparenza del mercato. Ci sono voluti 1.392 giorni (46 mesi), dal 31 gennaio 2008 al 22 novembre 2011, per concludere il procedimento di approvazione del regolamento, che è entrato in vigore il 13 dicembre 2011: ma l’odissea non è finita per il consumatore. Dal 13 dicembre 2014 (2.510 giorni dalla presen-tazione della proposta legislativa) scatta solo l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili. Per le carni diverse come quella di coni-glio e per il latte e formaggi tale data

nell’ambito della legge di stabi-lità lo scorso novembre 2011 (e successivamente modificato da Governo e Parlamento) che può produrre entrate allo Stato, occu-pazione e reddito alle imprese. Ci auguriamo che questa legge non si aggiunga alla lunga lista delle norme inapplicate per l’importan-za che riveste per garantire nuove risorse e per sostenere la compe-titività delle imprese, soprattutto guidate dai giovani ai quali spet-ta il diritto di prelazione. Purtrop-po non è (infatti) l’unico caso o il più eclatante perché è accaduto addirittura che importanti provve-

dimenti già firmati si perdano nel nulla. È il caso del decreto “Nor-me in materia di leggibilità delle informazioni inerenti l’origine dei prodotti alimentari” firmato il 3 agosto 2011 per rendere più leg-gibili le etichette dell’extravergine e consentire ai consumatori di ri-conoscere quello ottenuto da oli-ve italiane che, a distanza di quasi un anno, sembra essere sparito, con la conseguenza che il prezzo dell’olio di oliva pagato ai produt-tori agricoli italiani è crollato del 30 per cento perché viene spac-ciato come Made in Italy quello importato da Spagna o Tunisia.

Il provvedimento lumacaRecord di lentezza, 9 anni per l’etichetta

rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità. L’entrata in vigore dell’ob-bligo di fornire ai consumatori mag-giori informazioni in etichetta resta di fatto indeterminata. L’etichettatu-ra nutrizionale, infine, si applicherà solo dal 13 dicembre 2016, per un totale appunto di 3.240 giorni. Una latitanza che fa assomigliare molto l’Europa all’Italia quando si tratta di smantellare interessi con-solidati che fanno affari sulla man-canza di trasparenza a danno dei consumatori. Si tratta infatti di un arco di tempo intollerabile rispetto alle esigenze delle imprese agricole e dei consumatori che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare gravi emergenze alimentari che hanno pesato enormemente con pesanti conseguenze in termini economi-ci e soprattutto di vite umane. Le emergenze alimentari dovute alle sofisticazioni sono costate solo in

Italia almeno 5 miliardi negli ulti-mi dieci anni, dalla mucca pazza all’aviaria, dal latte cinese alla me-lamina al grano canadese contami-nato dall’ocratossina fino alla carne di maiale irlandese alla diossina che è stata trovata nei mangimi e negli allevamenti in Germania. “Si tratta di emergenze che nascono da tentativi fraudolenti di risparmia-re sui costi di produzione del cibo per farlo arrivare a prezzi stracciati sugli scaffali”, ha affermato il presi-dente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “i rischi tendo-no ad aumentare proprio in tempi di crisi con un numero crescente di consumatori che è costretto a risparmiare sul cibo”. È quindi pa-radossale he occorrano quasi nove anni per rendere operative norma-tive condivise e fortemente attese proprio in un momento di grande difficoltà economica dell’Unione Europea.

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Danilo Merlo di Monastero vince l’“Oscar Green”Alla selezione regionale del Concorso di Giovani Impresa Coldiretti

Danilo Merlo di Monastero Bor-mida, il 12 luglio al Circolo Canottieri Armita di Torino,

ha ricevuto il Premio “Oscar Green” a livello piemontese del Concorso nazionale organizzato da Giovani Im-presa Coldiretti. Con la sorella Alice, i due giovani nipoti di Franco Merlo fondatore dell’Azienda Agricola Agri-turistica San Desiderio, hanno sa-puto introdurre, innovativi sistemi di vendita diretta, dal produttore al con-sumatore, attraverso la realizzazione di una agrimacelleria e di una agripa-netteria.“Metti le ali alla tua impresa”, con questo slogan è giunta così alla sua fase finale l’edizione 2012 del con-corso nazionale Oscar Green indet-to dai giovani Coldiretti. I vincitori di questa fase regionale sono in totale otto, con relativi progetti di impresa, tutti innovativi, ed ognuno con aspet-ti anche geniali. Tre di questi accedo-no alla finalissima nazionale di Roma: per la categoria “Ideando” Andrea Demagistris di Cravanzana che ha introdotto la coltivazione del Bambù sulle terre di Langa.; per la categoria “Paese Amico”, l’assessore all’agri-coltura del Comune di Fossano, Francesco Balocco per aver attivato un bando regionale e permesso la realizzazione di nuovi spazi comunali per la vendita diretta dei prodotti; per

la categoria “In filiera”, Pao-la Maria Rina Polce di Alice Superiore per aver avviato una nuova impresa agricola per la coltivazione delle erbe officinali spontanee attraver-so le quali è stata fondata una cooperativa per la com-mercializzazione di prodotti innovativi: gli agridetergenti totalmente naturali. Gli altri “Oscar Green” regionali, oltre a Danilo Merlo di Monastero, sono andati a: Sara Beccaria della Cooperativa Sociale Linfa Solidale di Montelupo Albese; Barbara Ben-chic dell’Az. Agricola Gaia di Casale M.to; Erika Bussolino dell’Az. Agri-cola zootecnica Bussolino Gilberto di Leinì, ma fondata dal nonno Gio-vanni di origini astigiani; Marco Iop-pa dell’Azienda Vitivinicola Ioppa F.lli Gianpiero e Giorgio di Romagnano Sesia. Sempre collegato al Concorso Oscar Green, Coldiretti Piemonte, du-rante la serata, ha anche assegnato a Gianmario Bobba, giovane risicolto-re di Bianzè in provincia di Vercelli, il premio “Massimiliano De Concilio”. Tanti progetti e tante idee innovative, che fanno ben sperare per il futuro del settore primario. Come hanno sottolineato nel corso della cerimonia di premiazione il presidente regionale Coldiretti, Paolo Rovellotti, il direttore

Bruno Rivarossa, il segretario nazio-nale Carmelo Troccoli e il delegato regionale Dario Perucca, di Giovani Impresa Coldiretti. L’Oscar Green a Danilo Amerio è stato consegnato dal delegato provinciale Giovani Impresa Coldiretti Asti, Marco Melica.

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Marco Melica consegna il premio a Danilo Merlo

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Consegna del premio De ConcilioHa vinto un giovane risicoltore di Bianzè

Un giovane imprenditore agri-colo di Bianzè in provincia di Vercelli è il vincitore del pre-

mio “Massimiliano De Concilio”, isti-tuito da Coldiretti Piemonte. La consegna del premio è avvenuta il 12 luglio al Circolo Canottieri Armi-da di Torino nell’ambito della serata di gala per il Concorso Oscar Green.Gianmario Bobba, dell’Az. Agrico-la Bobba Anna, si è distinto per la tecnica di essiccazione naturale del riso. Un antico metodo che consiste nel disporre pazientemente il raccol-to direttamente nell’aia dell’azienda.Per il giovane risicoltore, oltre al ri-conoscimento, anche un soggiorno in un agriturismo di Bari, paese di residenza di Massimiliano Deconcilio tragicamente scomparso alcuni anni fa nel Torinese dove si trovava per uno stage presso Coldiretti Torino.

CREIAMO E STAMPIAMO LA TUA COMUNICAZIONE

l’informazione quotidiana

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ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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Negli ultimi anni l’uso del legno in enologia è stato oggetto di critiche, non del tutto in-

fondate, eppure vini dotati di buona struttura e destinati a una certa fascia di prezzo traggono dei notevoli van-taggi da un periodo di affinamento in legno. Anche i Disciplinari di pro-duzione prevedono una permanenza minima in botti di legno per alcune denominazioni di origine (Barbera d’Asti Superiore, Nizza, Albugnano superiore, senza dimenticare Barba-resco, Barolo e Ghemme…). Un passaggio più o meno lungo in legno, oltre a conferire note boisé, utilissime per perfezionare un grande vino rosso, permette lo sviluppo di numerose reazioni di ossidoriduzione a carico della componente polifeno-lica; reazioni responsabili della stabi-lizzazione del colore, della diminuzio-ne dell’astringenza e dell’incremento della complessità dei vini.Su alcuni vini si può anche prevedere di far svolgere la fermentazione malo-lattica in barrique: grazie al passag-gio di ossigeno attraverso i pori del legno, il potenziale di ossidoriduzione del vino tende a non scendere trop-po, permettendo di prevenire la com-parsa di difetti olfattivi tipici di questa fase.Un capitolo a parte merita l’affina-mento dei vini bianchi in legno. In questo caso sarebbe meglio effettua-re la fermentazione in legno e man-tenere il vino sulle fecce fini, avendo cura di agitarle spesso (bâtonnage) per evitare la comparsa di riduzioni, creando un vero e proprio equilibrio vino-botte-lievito.In ogni caso, prima di programmare l’affinamento in botti di legno, è fon-damentale scegliere il fusto più adat-to al proprio vino e stabilire la durata

dell’affinamento stesso. Non si tratta di una scelta semplice: dipende dalle caratteristiche sia analitiche che sen-soriali del vino, ma anche dalla pro-venienza e dalle lavorazioni subite dal legno. Non esistono barrique ideali, ma ogni zona di produzione del legno presenta caratteristiche peculiari che possono risultare utili per la scelta; tuttavia l’esperienza resta sempre l’aiuto migliore!Innanzitutto occorre fare una premes-sa; nella stragrande maggioranza dei casi il legno delle botti e delle barri-que utilizzate in enologia proviene da tre specie principali di Quercia: Quer-cus sessilis, Quercus peduncolata e Quercus Alba. Le prime due specie sono presenti nelle foreste europee, anche se in proporzioni diverse da zona a zona, mentre l’ultima è pre-sente nelle foreste del Nord America. La provenienza della quercia da cui si ricava la botte è fondamentale in quanto influenza direttamente la fi-nezza della grana del legno. Il legno a grana grossa, tipico di foreste dove è più diffusa la Quercus peduncola-ta, come ad esempio la zona del Li-mousin e dei Vosgi in Francia, tende a cedere elevate quantità di tannini, mentre la cessione di sostanze odo-rose, conferenti le note boisé e spe-

ziate, è limitata. Questo tipo di legno è decisamente adatto per l’affina-mento di grappe e distillati, mentre per il vino bisogna tenere conto che può aumentarne l’astringenza, per-ciò è bene evitare di utilizzarla per un vino ricco in tannini quale potrebbe essere un Freisa o un Nebbiolo, men-tre potrebbe dare buoni risultati su un Barbera. Una delle foreste che dà i legni migliori per la realizzazione della barrique è la zona dell’Allier (ancora in Francia) e in particolare la foresta di Tronçais. La presenza abbondante di Quercia sessilis garantisce la pre-senza di legni a grana fine, poveri in tannini ma ricchi in composti aroma-tici; essi permettono di ottenere bar-rique adatte per l’affinamento di vini rossi dotati di buona struttura, ma an-che di vini bianchi. Le barrique rica-

Barrique: quale usare, per quale vino?L’affinamento in legno talvolta giustamente criticato, può essere utile

Il passaggio in legno oltre a conferire note boisè, può perfezionare un grande vino rosso e permette reazioni di ossidoriduzione a carico della componente polifenolica.

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ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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vate dal legno di Quercia americana tendono a rilasciare molte sostanze aromatiche, conferendo forti note di vaniglia e noce di cocco: malgrado il loro costo inferiore, è sconsigliabi-le utilizzare esclusivamente barrique di questo tipo perché potrebbero apportare troppi aromi terziari squi-librando il vino. Tuttavia su partite di vino relativamente grandi l’uso di alcune barrique di legno americano può dare buoni risultati. Il legno rica-vato dai paesi dell’Est risulta essere molto interessante per il suo rapporto qualità/prezzo, tuttavia nella maggior parte dei casi non arriva certo ai livelli delle foreste francesi più prestigiose. Di norma il legno è a grana grossa, tende cioè a cedere molti tannini,

mentre le sostanze aromatiche non sono molto rappresentate ad ecce-zione dell’eugenolo, molecola che dà profumi di chiodo di garofano.Per quanto riguarda il grado di tosta-tura della barrique, per vini di cui si prevede un passaggio di breve durata (6-7 mesi) e in cui si vuole mantenere una componente di aroma fruttato, è bene scegliere barrique dal grado di tostatura medio, viceversa per affina-menti prolungati (15 mesi), si parla/nel caso di vini di grande struttura, è meglio preferire tostature più forti. Il risparmio sulla barrique non sem-pre porta a buoni risultati: l’acquisto di barrique usate è sconsigliabile a meno che il fornitore non sia più che fidato, ci possiamo portare in cantina,

infatti, il famigerato Brettanomyces, lievito inquinante che genera difet-ti olfattivi, che ricordano sgradevoli sentori animali. Inoltre, utilizzare la barrique per più di 4-5 passaggi è as-solutamente sconsigliabile in quanto si possono avere problemi organo-lettici (cessione di tannini “secchi”, odori farmaceutici poco piacevoli..). Il discorso cambia per quanto riguarda le botti di dimensioni maggiori, che, se mantenute bene, possono durare anche decenni senza dare problemi. Bisogna tenere bene a mente tuttavia un concetto fondamentale: non è il passaggio in legno che rende un vino di alta qualità, ma un vino di alta qua-lità può essere esaltato da un pas-saggio in legno.

La Camera di Commercio di Asti ha reso noto i vincitori del qua-rantesimo Concorso enologico

nazionale premio Douja d'Or. I vincito-ri dell’edizione 2012 saranno premiati ufficialmente il 7 settembre nell’ambi-to del quarantaseiesimo Salone nazio-nale dei vini Douja d’Or. Ma vediamo le Cantine del Nord Ovest che hanno ottenuto il più ambito riconoscimen-to del Concorso, l’Oscar della Douja d’Or: nove sono astigiane, cinque cu-neesi, due alessandrine, due liguri ed una torinese. Si tratta di:Pierfranco Baldi di Costigliole d’Asti con Moscato d'Asti Docg; Burlot-to Andrea di Verduno con il Barolo Cascina Massara; Cantina del Neb-biolo di Vezza d'Alba con il Roero Arneis Arenarium; Cantina Sociale del Canavese di Cuceglio con l'Er-baluce di Caluso Passito Morenico; Cantine Lunae Bosoni di Ortono-vo Spezia con 3 Oscar con un Colli di Luni Rosso 2005 e 2 Colli di Luni Vermentino; Casa Vinicola Maren-

Resi noti i vini Douja 2012Hanno partecipato 372 Cantine con 972 vini, 450 premiati

co di Strevi con uno Strevi del 2008; Cascina Cucco dei F.lli Stroppiana di Serralunga con 2 Oscar, entrambi Barolo del 2008; Enrico Serafino di Canale con il Roero Passiunà; Etto-re Fontana di Castigliole Falletto con un Barolo 2007; F.lli Gancia di Canelli con un Brachetto d'Acqui Spumante; Goggiano di Refrancore con 2 Oscar, un Grignolino d'Asti e un Ruchè di Castagnole M.to; La Spinosa Alta di Lanzani Paolo di Ottiglio con un Bar-bera del Monferrato; Beppe Guido Pescaja di Cisterna con un Langhe Nebbiolo; Pico Maccario di Momba-ruzzo con il Barbera d'Asti Lavignone; Rovero F.lli di San Marzanotto d'Asti con il Barbera Rouvè biologico; Tenu-ta Santa Caterina di Guido Carlo Al-leva di Grazzano Badoglio con il Bar-bera d'Asti 2009 Setecapita; Tenute dei Vallarino di San Marzano Oliveto con Barbera d'Asti Nizza; Vada Gui-do di Coazzolo con il Moscato d'Asti Florentino; Vigne Regali di Strevi con il Dolcetto d'Acqui L'Ardì; Vio Giobat-

ta di Albenga con un Riviera Ligure di Ponente Pigato biologico. Quest’an-no al Concorso Douja d’Or hanno par-tecipato 372 cantine vinicole con 972 vini, provenienti da 20 regioni d’Italia, mancava il Molise. In totale i vini pre-miati, cioè quelli che hanno superato il punteggio di 85 centesimi, sono stati 450. Hanno invece superato la soglia dei 90 centesimi, 38 etichette aggiudi-candosi così l’Oscar della Douja d’Or. Volendo stilare una classifica regionale dei premiati Douja d’Or, il Piemonte è nettamente in testa con 501 etichette, seguito dal Veneto con 91, la Lombar-dia con 78 vini, quarta la Liguria 38, a seguire la Sardegna con 36, quindi l’Emilia Romagna con 34 e la provincia di Bolzano con 31, Sicilia e Provincia di Trento con 26. Questi vini e quelli di tutte le altre regioni d’Italia si potranno degustare dal 7 al 16 settembre al Pa-lazzo Enofila di Asti. Come ogni anno il Salone Nazionale dei Vini Douja d'Or ricomprenderà anche il Festival delle Sagre Astigiane e altre iniziative.

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Stadio di maturazione delle uveUn servizio del Centro studi vini del Piemonte

Anche quest’anno, presso il laboratorio analisi del Centro Studi Vini del Pie-

monte (CSVP) saranno effettuate le analisi sullo stadio di matura-zione delle uve, conosciute an-che come “curve di maturazio-ne”.Questa attività ha riscosso no-tevole successo durante la ven-demmia 2011, durante la quale sono state condotte analisi di maturazione sui principali vitigni ed in particolare su Chardonnay, Moscato, Pinot nero, Pinot Gri-gio, Grignolino, Cortese, Bonar-da, Malvasia, Merlot, Ruchè, Ca-bernet, Barbera, Dolcetto.Le analisi hanno coinvolto oltre 50 appezzamenti di vigneto della provincia riconducibili ad altret-tante aziende, rappresentativi dei vari comprensori viticoli pro-vinciali.Le aziende che desiderano ef-fettuare le analisi di maturazio-ne per la vendemmia 2012 sono pregate di segnalare il proprio interesse al servizio di assisten-za tecnica Coldiretti, che prov-vederà ad inoltrare le richieste al CSVP.Affinché il lavoro utile ed idoneo allo scopo, il CSVP si riserverà di selezionare nell’ambito delle richieste pervenute un congruo numero di vigneti, per avere un numero di prelievi uniforme ed adeguato, per zona viticola e per vitigno, e per evitare di avere una concentrazione di dati disomo-genea e poco rappresentativa ai fini statistici.

Anche quest’anno il CSVP effettuerà le analisi sulle cosiddette “curve di maturazione” per poter programmare al meglio la vendemmia, gli interessati possono contattare gli uffici Coldiretti.

La metodologia di prelievo, or-mai ampiamente consolidata, si basa sulla campionatura di 2-5 acini (racimoli) per un totale di circa 300 acini integri e completi di pedicello; gli acini devono es-sere prelevati casualmente nelle diverse posizioni del grappolo, da ogni lato del filare, in modo da rappresentare il più possibile l’intera massa di uva del vigneto.Il campione viene raccolto in apposito sacchetto plastico, eti-chettato e consegnato al CSVP direttamente dal tecnico di Zona.I campioni, appena pervenuti al laboratorio vengono ammostati; il mosto viene centrifugato e fil-trato e subito analizzato.Generalmente, sulla base delle diverse epoche di maturazione dei vari vitigni, il primo campio-namento deve essere posiziona-to in modo da permettere 3 pre-lievi a cadenza settimanale ed un ultimo prelievo a ridosso della

vendemmia. Occorre tenere pre-sente che, per quanto possa es-sere corretto ed accurato il pre-lievo, esso determinerà sempre una leggera differenza rispetto ai dati di analisi ricavati dalla mas-sa di uva ammostata.Le analisi riguarderanno gli zuc-cheri riduttori, il grado Babo, l’al-col potenziale, l’acidità totale, il pH, l’acido malico e l’acido tar-tarico.

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Qualità dell’uva con il diradamentoQuando e come occorre effettuare questa tecnica sempre più utilizzata

Ricerca, studio e caratterizzazione.

Corso Roma 53/b14015 San Damiano d’Asti (AT)Tel. 0141 982 455 Fax 0141 980 [email protected]

Molti viticoltori stanno male appena sentono la parola, eppure il dirada-

mento è una pratica che sta pren-dendo sempre più piede e in al-cuni casi risulta essere addirittura indispensabile per riuscire ad otte-nere dei prodotti di buona qualità. Innanzitutto è bene fare una pre-messa: il diradamento non è una tecnica da adottare sempre in qualsiasi situazione; è fondamen-tale ponderare tale operazione in funzione dell’obbiettivo enologico, dell’annata e dell’equilibrio della pianta. Uno dei motivi principali per cui occorre effettuare i diradamenti è il rispetto dei Disciplinari di pro-duzione delle denominazioni di origine, tuttavia il rispetto di tali parametri dice poco sulla qualità finale delle uve: qualità maggiori si ottengono non tanto con basse rese ad ettaro ma con basse rese per ceppo. Quindi vigneti con alta densità di impianto ma con basse rese per ceppo possono poten-zialmente dare uve di ottima qua-lità ma senza abbassare troppo la resa ad ettaro.

Queste indicazioni sono ovvia-mente di carattere generale e van-no prese con cognizione di causa perché alte densità di impianto possono dare grossi problemi di meccanizzazione, ormai sempre più importante anche sulle nostre colline. In realtà, come spesso fanno no-tare i viticoltori anziani, è un con-trosenso spendere tempo e dena-

ro per spingere a produrre molto la pianta con concimazioni e lavora-zioni del terreno, per poi spendere altrettanto per contenerne la pro-duzione. Per questo risulta essere molto importante l’equilibrio vege-tativo del vigneto; che si ottiene scegliendo la forma di allevamento adatta, effettuando in modo razio-nale la potatura e, soprattutto, le operazioni in verde che risultano

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essere un elemento chiave della regolazione vegetativa della pian-ta; inoltre è bene ridurre al minimo le concimazioni azotate, che spin-gono la pianta a produrre eccessi-va vegetazione. La teoria dice che una vite è efficiente quando la sua superficie fogliare esposta è pari a 1,5-2 metri quadri per chilogram-mo di uva, in realtà si tratta di una valutazione tutt’altro che semplice e va calibrata in funzione delle sin-gole situazioni.Infatti un diradamento massiccio in condizioni di equilibrio vegeta-tivo o di eccesso di vegetazione può sortire l’effetto opposto a ciò che ci si attende: stimolare mag-giormente la crescita dei germo-gli a discapito della maturazione dell’uva.A volte il diradamento non viene effettuato perché sono intervenuti fattori come le grandinate, scarsa induzione a fiore, colature e attac-chi di malattie fungine.La scelta del periodo in cui opera-re non è così semplice da realiz-zare ma tutti portano dei vantaggi e degli svantaggi:• Interventi precoci in post-al-legagione-chiusura grappolo: in stagioni umide e piovose favori-scono lo sviluppo delle femminelle e della vegetazione in generale. Inoltre possono determinare l’au-mento di dimensioni degli acini con risultati mediocri in vinificazio-ne. L’unico vantaggio sostanziale, oltre a quello organizzativo poiché di norma si opera già la potatura verde in quel periodo, è il pieno recupero del peso delle uve e l’eli-minazione degli affastellamenti di grappoli con vantaggi a livello sa-nitario delle uve.• Interventi in invaiatura: è l’epo-ca in cui si effettua più spesso questa operazione in quanto per-mette un maggiore incremento dell’accumulo di zuccheri e so-

stanze polifenoliche. Inoltre si possono facilmente individuare grappoli con evidenti ritardi della maturazione. In alcuni casi è op-portuno, più che buttare a terra dei grappoli interi, eliminarne solo delle porzioni, per asportare gli acini che faticano a maturare: è il caso di varietà come il Grignolino o il Dolcetto che presentano spes-so difficoltà di maturazione.• Interventi durante la matura-zione: spesso non danno i risultati sperati, in quanto l’uva ha già ac-cumulato buona parte degli zuc-cheri e delle sostanze tanniche, tuttavia si è in una fase in cui si stima facilmente la produzione e si possono eliminare tutti i grappoli imperfetti o attaccati da Botrytis. Inoltre, gli acini rimasti tenderanno a mantenersi più piccoli, con van-taggi a livello enologico.Effettuando il diradamento è bene cercare di eliminare i “mucchi”, i grappoli affastellati che tendono a ombreggiarsi tra loro e a favorire l’insorgere di patologie dell’uva, in primis Oidio e Botrytis. I grappoli più lontani dal ceppo sono quelli più sfavoriti a livello fisiologico, per cui durante il dira-damento vengono eliminati.

Un diradamento bene effettuato solitamente permette i seguenti vantaggi: diminuzione dell’acidità totale (in particolare per quanto riguarda la concentrazione in aci-do malico), leggero aumento del grado zuccherino, miglioramento e anticipazione della maturità fe-nolica e generale miglioramento organolettico dei vini. Oltre al diradamento delle piante in produzione, è bene ricordare di effettuare sempre il diradamento totale nei giovani impianti o nel-le barbatelle di rimpiazzo appena messe a dimora in modo che le giovani piante concentrino l’accu-mulo di soluti esclusivamente nel-la parte vegetativa, permettendo una migliore crescita e maturazio-ne del legno. In linea generale si può affermare che il diradamento non è una pratica generalizzata ma va ben ponderata di anno in anno in funzione del clima, della fertilità delle gemme, e dell’ob-biettivo enologico; in ogni caso è bene curare anche gli altri inter-venti in verde, senza dimentica-re che l’eliminazione dei giovani germogli “doppi” è già un primo diradamento e contribuisce già in partenza all’equilibrio della pianta.

La circolare Agea del 19/06/2012 stabilisce la data del il 31 lu-glio 2012, quale ultimo termine di pagamento dei produttori ai Condifesa che hanno anticipa-to per i propri soci la contribu-zione PAC art. 68 assicurazioni. Arpea ha liquidato i contributi in data 28/06/2012 ed il Condifesa al fine di agevolare i produtto-ri ha comunicato in preceden-za che gli avvisi di pagamento

Premi Condifesa entro il 31 luglioEquitalia con scadenza 30/06 potevano essere pagati (senza sanzioni amministrative) entro il 10/07/2012.Per coloro che non pagheranno entro il 31/07/2012, il Condifesa dovrà trasmettere l’elenco all’en-te pagatore Arpea con il rischio di compromettere totalmente i contributi pubblici (PAC art. 68 più eventuale integrazione del F.s.n.).

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ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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Giacenze di cantina, annata 2011/2012Gli aggiornamenti obbligatori dei registri contabili

Il mese di Luglio per le cantine, sia agricole che commercia-li, è tempo di bilanci, infatti

in questo periodo tutte le cantine dovranno predisporre i conteg-gi con i relativi bilanci sui registri contabili riguardanti l’annata viti-vinicola in corso che come ogni anno parte dal 1° agosto dell’an-no precedente e si conclude con il 31 luglio dell’anno in corso; inol-tre le aziende soggette a deposito fiscale dovranno predisporre per l’Ufficio Tecnico di Finanza l’in-ventario fisico delle materie pri-me, dei semilavorati e dei prodotti finiti, con la predisposizione del bilancio energetico e il bilancio di materia, prospetto riepilogativo dei movimenti avvenuti nell’anna-ta vitivinicola .Sono chiamati ad effettuare la comunicazione delle proprie gia-cenze tutti coloro che hanno detenuto, movimentato e com-mercializzato vini nel periodo su indicato e alla data della chiusura dell’anno contabile di cantina de-tengono vini in giacenza. Gli uni-

ci esonerati secondo la legislazio-ne vitivinicola riguardano i privati consumatori ed i rivenditori al mi-nuto come enoteche, ristoranti, negozi, a meno che nell’anno non abbiano effettuato vendite unitarie oltre i sessanta litri, in questo caso anche questi ultimi rientrerebbero nei soggetti obbligati alla comuni-cazione delle proprie giacenze.Le giacenze di cantina o di ma-gazzino vini devono essere deter-minate dalla chiusura dei registri di carico e scarico effettuando il bilancio annuo di cantina; le attua-li norme riguardanti la tenuta dei registri di cantina prevedono che ogni anno i singoli conti delle en-trate e delle uscite devono essere chiusi ad una data prestabilita da-gli Stati membri.In Italia tale data corrisponde con la dichiarazione di giacenza, e an-che quest’ anno la data coincide con il 31 luglio, i dati dei carichi di giacenza dovranno essere invia-ti nel mese di agosto, come già avvenuto nello scorso anno sarà possibile inviare i dati delle gia-

SPORTELLI INFORMATIVI COLDIRETTI ASTI

INFORMAZIONI SULL’ATTIVITA’ AGRICOLA:

- PSR 2007-2013;

- produzioni ecocompatibili,difesa fitosanitaria;

- Condizionalità, agricoltura biologica;

- sicurezza alimentare;

- gestione dell’impresa;

- mercato, filiere,multifunzionalità;

- ricerca;

- aggiornamenti normativi;

- risorse naturali;

- cooperazione

AstiC. so F. Cavallotti, 41

CanelliV. Cassinasco 11/13

Castelnuovo D.B.V. Aldo Viglione 18

MoncalvoP.zza Carlo Alberto 25

Nizza Monf.toC. so Acqui, 42/44

San Damiano d’AstiV. Roma 23

Zona di VesimeP.zza V. Emanuele II, 3

Zona di VillanovaV. Oddone Blandino 19

Per informazioni: 0141.380.427

SPORTELLI INFORMATIVI COLDIRETTI ASTI

INFORMAZIONI SULL’ATTIVITA’ AGRICOLA:

- PSR 2007-2013;

- produzioni ecocompatibili,difesa fitosanitaria;

- Condizionalità, agricoltura biologica;

- sicurezza alimentare;

- gestione dell’impresa;

- mercato, filiere,multifunzionalità;

- ricerca;

- aggiornamenti normativi;

- risorse naturali;

- cooperazione

AstiC. so F. Cavallotti, 41

CanelliV. Cassinasco 11/13

Castelnuovo D.B.V. Aldo Viglione 18

MoncalvoP.zza Carlo Alberto 25

Nizza Monf.toC. so Acqui, 42/44

San Damiano d’AstiV. Roma 23

Zona di VesimeP.zza V. Emanuele II, 3

Zona di VillanovaV. Oddone Blandino 19

Per informazioni: 0141.380.427

cenze al Ministero tramite il siste-ma informatico regionale, questo nell’ottica di regionalizzazione di tutti gli atti amministrativi in cam-po agricolo Solo le aziende soggette a De-posito Fiscale vino, in base all’art 7 e 8 comma 1 DM 153/2001, de-vono in concomitanza al suddet-to periodo redigere per L’Ufficio Tecnico di Finanza (UTF) compe-tente per il territorio le seguenti di-chiarazioni, ed inviarle entro il 10 agosto di ogni anno :a) L’inventario delle materie prime, dei prodotti semilavorati e dei prodotti finiti.b) Il bilancio delle materie prime lavorate, con l’indicazione delle rese di lavorazione.c) Il Bilancio energetico con l’indicazione dei consumi di ener-gia elettrica e dei combustibili at-tribuibili all’impianto.Per le ulteriori informazioni e il di-sbrigo degli adempimenti succita-ti, contattare i tecnici Coldiretti di Zona oppure telefonare al 0141-380429.

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ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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Grano: in ribasso le stime mondialiIn aumento invece le produzioni di mais, orzo, sorgo e avena

Riviste al ribasso le stime sulla produzione mondiale di cere-ali. Il Dipartimento dell’Agri-

coltura degli Stati Uniti ha diffuso un rapporto sulla produzione 2012-2013 secondo il quale il raccolto am-monterà a 672,06 milioni di tonnella-te di grano, contro le 677,56 attese a maggio, appena un mese fa.Un risultato dovuto principalmente alla situazione in Russia dove, per effetto della siccità primaverile e del gelo invernale, mancheranno all’ap-pello circa 3 milioni di tonnellate. Un altro milione di tonnellate in meno a testa verrà da Unione Europea e Tur-chia. Ma in leggero ribasso è anche la produzione di frumento statuni-tense. Se le stime dovessero esse-re confermate, a livello mondiale si avrebbe un calo produttivo del 3,2 per cento rispetto alla campagna precedente, dove furono raccolte 694,17 milioni di tonnellate. Aumenta, invece, la produzione to-tale di cereali. A livello mondiale si stimano 2.370,17 milioni di tonnel-

late, il 3 per cento in più rispetto al 2011-2012. Un risultato che è il frutto del balzo in avanti registrato dai cereali foraggeri (mais, orzo, sor-go, avena, ecc.), che passano dal-le 1.096,61 tonnellate dello scorso anno alle 1.231,60 stimate oggi, con un aumento del 12 per cento. Cre-sce anche la produzione di riso, che sale a 466,51 milioni di tonnellate, il 4 per cento in più al confronto con l’ultimo raccolto.

Entro luglio gli agricoltori riceveranno l’anticipo de-gli importi della domanda

unica (PAC) 2010.Lo ha annunciato la Regione Pie-monte, mettendo a disposizione circa 88 milioni di euro lordi otte-nuti accendendo un finanziamen-to bancario. Il denaro per pagare gli interessi bancari, al tasso del 2,67%, sarà prelevato dai fondi in de minimis che ciascuna regione ha a disposizione.

Entro luglio pagamento dell’anticipo PACL’erogazione dell’anticipo con le stesse modalità era già stata atti-vata nel 2011 con ottimirisultati. Saranno liquidate in anti-cipo solo le domande ammissibili al pagamento che sianostate regolarmente trasmesse e che non abbiano già esaurito il budget in de minimis (7.500 €per azienda in tre esercizi finan-ziari).L’anticipo sarà pari a circa il 40% del premio totale atteso.

SOSPENSIONE DEI NEONICOTI-NOIDI PER LA CONCIA DEL MAIS

Il Ministro della Salute, prof. Renato Balduzzi, ha approvato la decisio-ne della Commissione consultiva dei prodotti fitosanitari, che si è espressa in favore della proroga della sospen-sione cautelativa dell’autorizzazione all’impiego di sementi di mais trattate con prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive neonicotinoidi, tenuto conto di possibili effetti sulla salute delle api. La proroga di altri 7 mesi si è resa necessaria in attesa di acquisi-re da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) sia il parere sui risultati del progetto APE-NET che le conclusioni delle analisi in merito agli effetti acuti e cronici dei neonicotinoidi sulle api. Per il Ministro Balduzzi “su una tematica così delica-ta è opportuno assumere decisioni ar-monizzate a livello comunitario e ispi-rate alla massima attenzione e cautela per tutelare l’importante patrimonio apistico e la rilevante coltura del mais. E’ bene che prevalga il principio di precauzione e mantenere il provvedi-mento di sospensione in attesa delle valutazioni conclusive dell’EFSA”.

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ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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La posizione di Coldiretti sulla riforma PACSì all’agroambiente, no al greening che penalizza le imprese

E’ in discussione, presso il Consiglio Europeo, la proposta della riforma

della Politica Agricola Comuni-taria relativa al greening (‘rinver-dimento’) con il quale si intende rendere obbligatorie, per tutti gli agricoltori, alcune pratiche ecolo-giche che si vanno ad aggiungere a quelle tutt’ora previste nell’am-bito del regime di condizionalità degli aiuti. Chi non rispetta le nuo-ve misure di sostenibilità ecologi-ca perde il 30% dei finanziamenti e può incorrere in ulteriori sanzio-ni aggiuntive.Rispetto al greening le imprese agricole italiane ed europee han-no sollevato diversi dubbi ed at-tualmente è in atto un confronto piuttosto vivace con le associa-zioni ambientaliste che plaudono, invece, a tali misure. Coldiretti, già sulla proposta iniziale della Commissione, ha sollevato alcu-ne perplessità in quanto il vincolo di diversificazione delle colture a seminativo non assicura di per sé effetti ambientali positivi, perché non è una rotazione delle colture, mentre il vincolo del 7% a desti-nazione ecologica infligge costi molto diversi da zona a zona e penalizza troppo le aree più pro-duttive. Nel corso della riunione del Con-siglio del 18 giugno scorso è stato presentato, da parte del commissario europeo Dacian Ciolos, un “Concept Paper” con il quale si effettua una pri-ma analisi del dibattito, sorto sul “greening”, tra gli Stati membri in merito alla proposta iniziale e ri-conosce che alcuni elementi me-

ritano un’ulteriore riflessione. A tal fine, la Commissione Ue formula dei suggerimenti su come sempli-ficare la Pac e migliorare le relati-ve pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente. A seguito delle sollecitazioni pro-venienti dalle imprese agricole europee, la proposta iniziale gre-ening è stata, quindi, riformulata “alleggerendo” in parte gli impe-gni a carico delle aziende. Ciò nonostante, secondo Col-diretti, oltre ai problemi legati a un’eccessiva burocratizzazione e a pratiche considerate da molte imprese agricole troppo compli-cate e costose, il pacchetto del greening così come è stato for-

mulato, presenta alcuni elementi di criticità: le risorse per il rinver-dimento finirebbero per finanziare coloro che detengono semplice-mente dei terreni, non tenendo conto, invece, di quanto investo-no in colture con un impatto posi-tivo sull’ambiente. La proposta di destinare il 30% delle risorse al greening per favo-rire una maggiore cura dell’am-biente è in realtà da rivedere, perché esclude la maggior parte delle colture virtuose in termini di sostenibilità del territorio e di cat-tura di CO2, ampiamente diffuse nell’agricoltura italiana quali olivo, vite e alberi da frutta, che sono la base della dieta mediterranea. In

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ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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pratica, per Coldiretti, parados-salmente con il greening un olivi-coltore italiano non prenderebbe i pagamenti ‘verdi’, mentre i prati della regina d’Inghilterra sì. Inoltre, sarebbe opportuno am-pliare il menù di misure ammissibi-li per il greening, inserendo anche pratiche virtuose ampiamente dif-fuse nell’agricoltura mediterranea (colture promiscue, pratiche anti-erosione, alberature corsi d’ac-qua, utilizzo razionale delle risorse idriche…). In generale, il greening andrebbe applicato in modo fles-sibile nei diversi Stati membri per adattarlo alle diverse specificità territoriali ed ambientali. Si ritie-ne, inoltre, che gli agricoltori che

già applicano misure che vanno oltre le prescrizioni obbligatorie dell’Unione in materia ambientale dovrebbero automaticamente po-ter fruire del pagamento di inver-dimento. Del resto, Coldiretti ri-tiene che sul versante ambientale, l’agricoltura stia già dando da di-versi anni un contributo notevole considerato che, oltre alle misure obbligatorie di tutela ambientale previste nell’ambito della condi-zionalità, l’Italia ha finora speso il 54,35% delle risorse destinate dai Psr per le misure agroambientali alle quali gli agricoltori possono aderire volontariamente. Sull’ambiente, però, intervengo-no anche altre misure dei Piani di sviluppo rurale quali la 216 (in-vestimenti non produttivi), la 221 e la 223 (primo imboschimento di terreni agricoli e non agricoli), la 222 (primo impianto di sistemi agroforestali), la 225 (interventi silvo-ambientali), la 226 (ricostitu-zione del potenziale forestale) ed, infine, la 224 (Natura 2000, tutte misure che già legittimano forte-mente la spesa comunitaria a fa-vore dell’agricoltura e operanti da diversi anni.Pertanto, per Coldiretti, la rifor-ma della Pac, post 2013 dovreb-be rappresentare l’occasione per risolvere ben altri problemi quali quelli strutturali di volatilità dei prezzi e del ridotto potere nego-ziale lungo la filiera, conferen-

do alle produzioni europee una maggiore competitività rispetto a quelle provenienti dai paesi extra-comunitari. Le perplessità di Coldiretti sulla componente ecologica della ri-forma della Politica agricola sono condivise da molti Stati membri, poiché il pacchetto delle misure proposte comporta un aumento dei costi amministrativi ed incre-menta la burocrazia in controten-denza rispetto all’obiettivo di sem-plificazione che si pone la riforma. Inoltre la diversificazione delle colture, i pascoli permanenti e le aree ecologiche, in considerazio-ne dei rilevanti costi amministra-tivi, rendono necessario compiere un’analisi del valore aggiunto.Insomma, secondo Coldiretti, al momento, il rafforzamento delle misure a favore dell’ambiente tra-mite il greening non rappresenta una priorità, anche perché i dati dimostrano che l’Italia possie-de, già, un altissimo patrimonio di biodiversità, grazie alla grande varietà di climi e di ambienti pre-sente sul suo territorio. Per stessa ammissione del Wwf “Il paesaggio italiano accoglie un gran numero di habitat, specie animali e vegetali. Una moltitudi-ne tale da rendere il nostro paese uno dei più ricchi di biodiversità a livello europeo e mondiale: oltre 57 mila specie animali, più di un terzo cioè dell’intera fauna euro-pea e 9 mila tra piante, muschi e licheni ovvero la metà delle specie vegetali del continente. Per nume-ro assoluto di specie floreali, inol-tre, siamo i primi in Europa”.Secondo la Rete Rurale Nazio-nale, inoltre, le specie di uccelli presenti in Italia sono circa 500. Quasi la metà delle specie è le-gato agli ambienti agricoli. Que-sto dato evidenzia, oltre al fatto

La proposta è di destinare

il 30% delle risorse al

greening per favorire

una maggiore cura

dell’ambiente

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ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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che gli uccelli sono un indicatore di biodiversità, l’importanza della prosecuzione di azioni di conser-vazione della natura rivolte agli habitat agricoli italiani tramite le politiche agricole regionali, nazio-nali e comunitarie. Tuttavia, il rapporto Uccelli co-muni in Italia evidenzia che negli ultimi 10 anni, grazie alle misure che hanno un impatto positivo sull’ambiente previste dalla Pac, i due indici (Farmland Bird Index (FBI) ed il Woodland Bird Index), impiegati per misurare lo stato di conservazione delle specie comu-ni, segnano un andamento il pri-mo, stabile, il secondo in miglio-ramento. Quindi, non si comprende perché sia necessario obbligare gli agri-coltori ad ulteriori impegni ambien-tali che, occorre ricordare, creano comunque un aumento dei costi di produzione, attualmente inso-stenibile per le imprese agricole, ma, soprattutto, forzano il siste-ma agricolo verso una funzione, quella ecologica, che è obiettivo importante, ma non prioritario in un sistema agroalimentare che deve garantire l’autosufficienza alimentare ad una popolazione mondiale che nel 2050, si prevede raggiungerà il record di 9 miliardi di persone.

Greening: proposta iniziale della Commissione UE

Gli agricoltori devono:1) avere almeno tre colture diver-se sulle loro superfici a semina-tivo, se queste ultime occupano oltre 3 ettari e non sono intera-mente utilizzate per la produzione di erba (seminata o spontanea) o interamente lasciate a riposo o in-teramente investite a colture som-merse per una parte significativa dell’anno;

2) mantenere il prato permanente esistente nella loro azienda; 3) avere un’area di interesse eco-logico almeno sul 7% della su-perficie agricola aziendale am-messa ad aiuti.Le aree di interesse ecologico sono:a) terreni lasciati a riposo,b) terrazze, c) elementi caratteristici del pae-

saggio,d) fasce tampone (da facoltative,

diventano obbligatorie)e) superfici oggetto di imboschi-

mento.

Greening: il concept paper (giu-gno 2012)

- previsione di un sistema di certi-ficazione ambientale per le misure del II pilastro che possono esse-re considerate come un adempi-mento (o più) delle misure di gree-ning e un sistema di certificazione ambientale per la corretta esecu-zione gli adempimenti;- estensione della definizione di “prati permanenti” anche alle zone con sistemi tradizionali di agricoltura pastorizia che svol-gono un ruolo chiave per la bio-diversità, l’erosione del suolo e le emissioni di carbonio e quindi rendere ammissibili le superfici dove le specie non erbacee sono predominanti. Inoltre, si propone che la definizione di prati perma-nenti interessi i terreni non com-presi nell’avvicendamento delle colture dell’azienda da almeno 8 anni o più;- per la diversificazione delle col-ture, al fine di affrontare le preoc-cupazioni espresse dalle piccole aziende e di ottenere maggiore semplificazione per gli agricoltori e le amministrazioni nell’attua-zione della misura, si prevede la possibilità di aumentare la soglia

di esenzione definita tra 3 e 10 ettari e prevedere di esonerare le aziende con una superficie sino a 50 ettari, di cui una parte signifi-cativa sia coperta da prati perma-nenti e/o temporanei, maggese o coperti da una combinazione di questi. Inoltre, il requisito minimo del 5%, relativo alle tre colture, potrebbe essere raggiunto con la somma di diverse colture, purché la coltura principale non superi il 70% della superficie a seminativo.Fondi PAC: la Ue rivuole dall’Italia 111 milioni di euroL’Italia restituisca 111 milioni di fondi della Pac indebitamente spesi. E’ quanto chiede la Com-missione Ue. Anche altri 12 paesi (Danimarca, Germania, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slo-venia e Gran Bretagna), nell’am-bito della procedura annuale di verifica di Bruxelles, dovranno rimborsare parte dei fondi agri-coli comuni spesi irregolarmente rispetto alle norme fissate dalla Commissione, per un ammontare complessivo di circa 436 milioni di euro. I fondi irregolarmente spesi dall’Italia costituiscono da soli un quarto del totale chiesto indietro dalla Commissione. I servizi del commissario all’agri-coltura Dacian Ciolos hanno ri-scontrato in Italia irregolarità nei pagamenti nel settore frutta e ver-dura, effettuati in ritardo rispetto ai tempi previsti controlli insufficienti della produzione dei pomodori, debolezze nei controlli ammini-strativi. E soprattutto nel setto-re vitivinicolo, dove Bruxelles ha chiesto la restituzione di 98,881 milioni per l’impianto di viti senza i diritti di impianto e/o reimpianto. E’ stato anche chiesto un rimbor-so nell’ambito dello sviluppo rura-le, dove sono stati riscontrati ritar-di e debolezze nei controlli sulle misure agro-ambientali.

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ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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Tutti gli allevamenti il cui numero di capi potenzialmente presenti nel-le stalle è compreso nell’intervallo

indicato nella tabella qui sotto riportata, nonché le aziende che al loro interno provvedono ad eseguire la molitura dei cereali con una produzione maggiore ai 1500 kg/giorno, debbono presentare una richiesta di autorizzazione alle emissioni in atmosfera entro il 31 luglio prossimo. Successivamente, ci sarà tempo fino alla fine dell’anno per produrre tutte le infor-mazioni tecniche di dettaglio necessarie a descrivere nel dettaglio le attrezzature e le strutture presenti nell’allevamento.

Emissioni delle aziende zootecnicheIl 31 luglio termine ultimo per la denuncia

E’ stato raggiunto l’accordo per il prezzo del latte alla stalla relativo al 2012/2013,

valido per il territorio regionale pie-montese. L’incontro è stato convocato dall’Assessore regionale all’agricoltu-ra Claudio Sacchetto. Al tavolo della trattativa, hanno partecipato i rappre-sentanti di Coldiretti e delle altre orga-nizzazioni professionali agricole e degli industriali.Paolo Odetti e Tonino Gai, produttori di latte e dirigenti di Coldiretti Piemon-te, hanno partecipato al tavolo su de-lega del presidente Paolo Rovellotti: “Abbiamo accettato l’inserimento di un ulteriore sistema di equilibrio sug-gerito dal professore Daniele Rama dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza che smussa i pic-chi in alto ed in basso delle quotazioni dei vari prodotti poiché le oscillazioni del prezzo sono il frutto di un mercato nazionale ed internazionale poco effer-vescente sia per i latticini che la polve-re di latte. In questa fase, è importante evidenziare la continuità del progetto prezzo latte indicizzato nella Regione

Raggiunto l’accordo per il prezzo del latte alla stallaPiemonte”. Il prezzo del latte alla stalla secondo il principio dell’indicizzazi-ne, per il mese di maggio si avvicina ai 37 centesimi al litro con uno standard di grasso di 38 g/litro e uno standard di proteine di 33 g/litro. Le variazioni sono legate alla qualità del latte.“Seppure il risultato economico non ci soddisfi - evidenzia Bruno Rivarossa, direttore Coldiretti Piemonte – devo evidenziare l’importanza del prezzo indicizzato che adottato in Piemonte e del suo mantenimento. L’indice in base al quale viene retribuito il latte alla stal-la tiene conto dei costi di produzione sostenuti dagli allevatori, dei costi di trasformazione e del mercato nazio-nale ed internazionale dei formaggi e della polvere di latte. È importante sal-vaguardare il principio per la determi-nazione del prezzo del latte alla stalla nella speranza che complessivamente il settore approdi a situazioni di mag-gior vivacità che con l’autunno dovreb-bero concretizzarsi”. Il tavolo tecnico si riunirà entro il 10 settembre per moni-torare il meccanismo di indicizzazione e le risultanze dello stesso.

ANDAMENTO DEL SETTORE CASEARIO

Il Servizio Economico Regionale di Col-diretti evidenzia che sul mercato italiano, nel corso della settimana n.25/2012 (18 – 22 giugno), tornano a calare i prezzi dei due grana dopo un periodo di stabilità. Il prezzo del Parmigiano Reggiano scende dell’1,1% (8,925 €/kg), mentre quello del Grana Padano registra una contrazione dell’1,4% (7,225 €/kg). Invariati gli altriformaggi: burro a 1,85 €/kg, Provolone a 5,125 €/kg, Gorgonzola a 3,675 €/kg, Mozzarella a 4,525 €/kg e Asiago a 4,625 €/kg.Nel corso della settimana n.24/2012 (11 - 15 giugno) sui mercati internazionali dei prodotti lattiero caseari, si rilevano diversi aumenti dei prezzi. In Germania salgono ancora le quotazioni del latte scremato in polvere (+4,2%), arrivato a 1,975 €/kg. In Olanda riprendono a cre-scere sia il latte in polvere intero (2,39 €/kg con un +1,3%), sia il burro (2,55 €/kg con un +2,8%). In Polonia variazio-ni positive anche per il burro quotato a 2,4725 €/kg (+5,4% ) e l’Edam a 2,9707 (+1,9%). Continua l’aumento del prezzo del burro quotato negli Usa (2,6953 €/kg con un +7,5%), nonostante l’euro abbia ripreso forza sulla moneta statunitense.

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ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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Nonostante la congiuntu-ra economica negativa, il settore primario della

nostra regione continua a cre-dere nel futuro. Anche grazie alle continue sollecitazioni di rinno-vamento avviate da Coldiretti, prima con il progetto “Agricoltura Terzo Millennio” e più recente-mente con quello di “Una Filiera Agricola tutta Italiana”, la nostra agricoltura ha sempre riprogram-mato piani di sviluppo e attivato investimenti per incentivare il vo-lano dell’economia.Lo dimostrano anche gli ingenti investimenti de “Il Piano Verde”, il programma regionale per la con-cessione di contributi negli inte-ressi su prestiti, che prosegue con buoni risultati a sostegno delle aziende agricole piemonte-si.Recentemente sono state appro-vate le graduatorie finalizzate alla concessione di contributi per la conduzione aziendale, preveden-do una riserva apposita a favore delle aziende agricole oggetto di danni a seguito di calamità na-turali e tutte le domande, oltre 1200, sono state soddisfatte: in particolare, alla scadenza del bando sono pervenute comples-sivamente 1273 domande di con-tributo per la conduzione azien-dale. Le aziende interessate da eventi calamitosi, poco più di 150, sono state inserite nella prima graduatoria: con il contributo re-gionale di euro 225.239,92 si svi-lupperanno investimenti per oltre 5 milioni di euro. Nel caso della seconda graduatoria - all’interno della quale sono comprese tutte

L’agricoltura piemontese pensa positivoCon il “Piano Verde” sono stati attivati investimenti per 60 milioni di euro

le altre 1124 aziende presentan-ti istanza - la Regione Piemonte elargirà un contributo in conto in-teressi pari a 566.903,25 euro svi-luppando investimenti per quasi 35 milioni di euro. Nel complesso dunque, a fronte di uno stanzia-mento regionale pari a una cifra di poco inferiore agli 800 mila euro, il comparto agricolo piemontese ha avviato impegni per circa 40 mi-lioni. Importante traguardo che va a sommarsi al precedente inter-vento dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura (sempre nell’ambi-to del Piano Verde) di 2 milioni, cifra che ha attivato investimenti fondiari e agrari per quasi 21 mi-lioni di euro. Il tetto massimo del contributo negli interessi a carico della Regione è pari al 2% per le aziende di pianura e collina, al

3% per le aziende in montagna, al 4% per i prestiti per la conduzio-ne aziendale contratti da imprese agricole che hanno subito danni da calamità naturali nell’anno di presentazione della domanda. Il contributo è incrementato di 0,50 punti percentuali nel caso in cui almeno il 50% dell’importo del prestito sia assistito da garanzia prestata da CreditagriItalia.Tutto questo mentre la Regione ha provveduto a riaprire i termini della presentazione delle doman-de relative i prestiti per la condu-zione associata, con una coper-tura finanziaria regionale pari a una somma superiore ai 600 mila euro. Le cooperative agricole avranno tempo fino al 31 dicem-bre di quest’anno per rifinanziare i prestiti contratti l’anno passato.

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Imposta di registro: diritto al rimborsoPer violazione del diritto di prelazione agraria

Con Risoluzione n. 64/E del 12 giugno 2012 l’Agenzia ha fornito un’interpreta-

zione all’articolo 8 della Legge n. 590 del 1965, in materia di diritto di riscatto su un terreno agricolo per violazione diritto di prelazio-ne . La prelazione agraria trova la propria disciplina nell’articolo 8 della Legge 26 maggio 1965, n. 590. Tale disposizione stabilisce, al comma 1, che in caso di ven-dita di fondi concessi in affitto a coltivatori diretti, l’affittuario ha diritto di prelazione. Qualora l’avente titolo non abbia potuto esercitare il proprio diritto di prelazione, può entro un anno dalla trascrizione del contratto di compravendita, riscattare il fon-do dall’acquirente e da ogni altro successivo avente causa. Per effetto della pronuncia che decide positivamente sull’eserci-zio del riscatto a favore dell’affit-tuario riscattante, si ha il suben-tro della persona dell’affittuario riscattante nella posizione del terzo acquirente. Da cio conse-gue che il riscattante affittuario diviene il reale beneficiario del trasferimento del fondo. Conseguentemente, per l’effet-to retroattivo del riscatto, viene meno la causa del pagamento dell’imposta di registro versata dal terzo acquirente per la regi-strazione del contratto di com-pravendita. Pertanto, qualora la sentenza si

pronunci positi-vamente sulla do-manda dell’affit-tuario del fondo, al fine di evitare una duplicazione d’im-posta sul trasferi-mento del medesi-mo fondo, il primo acquirente avrà diritto al rimborso dell’imposta di re-gistro corrisposta, per la parte eccedente la misu-ra fissa, entro i termini previsti dall’articolo 77 del TUR. Tale disposizione stabilisce che la richiesta debba essere avan-zata, a pena di decadenza entro tre anni dal giorno del paga-mento ovvero, se posteriore, da quello in cui è sorto il diritto alla

Il Parlamento ha pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale n. 162 del 13 luglio 2012, la Legge

12 luglio 2012, n. 101, di conver-sione del Decreto Legge n. 57 del 12 maggio 2012, con le “Dispo-sizioni urgenti in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro nel settore dei

restituzione. Il diritto alla restitu-zione sorge però solo a seguito della sentenza e dunque l’origi-nario acquirente potrà presentare istanza di rimborso nel termine di tre anni dalla data della sentenza di pronuncia sul diritto di riscatto, di cui all’articolo 8 della Legge 26 maggio 1965, n. 590.

Salute e sicurezza sul lavoroLe nuove disposizioni emanate dal Parlamento

trasporti e delle microimprese”. Tale decreto prevede la validità fino dl 31/12/2012 della “ l’au-tocertificazione “ per valutare i rischi sicurezza (data entro la quale dovrebbero uscire anche le c.d. procedure standardizzate e semplificate per le piccole im-prese).

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“Occorre rivedere le dina-miche di mercato senza perdere ulteriore tempo. Il

rischio è che la produzione di carne bo-vina italiana sparisca nel volgere di poco tempo”, con queste parole Mario Pane-ro – presidente dell’Asprocarne Piemon-te – ha aperto l’Assemblea GeneraleAnnuale dei Soci dell’Organizzazione. L’Asprocarne Piemonte associa circa 700 produttori piemontesi che allevano oltre 130.000 bovini da carne ogni anno, all’incirca il 30% della produzione regio-nale complessiva.“Tutte le indagini statistiche effettuate – ha proseguito il presidente Panero – evidenziano un netto calo dei consumi di carne rossa nel nostro Paese. La crisi economica generale ha di fatto accen-tuato questa tendenza consolidandola. Si rende dunque necessario un inter-vento strutturale del mercato cercando,

La Legge Regionale n. 10 del 11 luglio 2011 “Disposizioni collega-te alla legge finanziaria per l’anno

2011” all’art. 6 ha modificato il comma 1 bis dell’art. 4 della L.R. n. 11 del 25 maggio 2001 istitutiva del CO.SM.AN. il Consorzio obbligatorio per lo smaltimento o il recupe-ro dei rifiuti di origine animale provenienti da allevamenti ed industrie alimentari. Con la nuova formulazione della legge si san-cisce quanto segue, fermo restando che permane l’obbligo di adesione al Consor-zio (ai sensi dell’art. 7-ter L.R. n. 11/2001 e DGR n. 26-1405 del 19/01/2011) da parte di tutti gli allevatori di tutti i settori di inte-resse zootecnico con consistenze animali nei propri allevamenti superiori alle 10 UBA (Unità Bovino Adulto):1. l’obbligatorietà di adesione alla polizza assicurativa collettiva per lo smaltimento degli animali morti o abbattuti in focolai di malattie infettive e diffusive disciplina-te dalle norme di polizia veterinaria, (con copertura totale o parziale, da parte del contributo pubblico regionale, dei costi di smaltimento sostenuti dagli allevatori);2. la possibilità di non aderire alla polizza

ASSEMBLEA GENERALE ASPROCARNE PIEMONTERILANCIARE IL MERCATO PER DARE UN FUTURO AL SETTORE

dove possibile, di individuare nuovi canali di vendita che assicurino la sopravviven-za dei nostri allevamenti. Esistono reali possibilità di riuscire ad allacciare im-portanti partnership con molti Paesi del bacino mediterraneo che, a seguito degli sconvolgimenti portati dalla cosiddetta “primavera araba”, hanno aperto le loro frontiere verso i mercati europei avan-zando importanti richieste di prodotto. Noi allevatori siamo dunque chiamati ad una prova di maturità per riuscire a ge-stire, attraverso le Organizzazioni dei Pro-duttori, questo nuovo flusso di mercato

che potrebbe generarsi per rilanciare la produzione e i prezzi di vendita dei bovini, nel contempo risulta di fonda-mentale importanza rilanciare il merca-to interno ricercando nuovi sbocchi per le nostre produzioni di altissima qualità ed in particolare per la razza Piemonte-se, che rimane il fiore all’occhiello del-le carni bovine prodotte in Piemonte.” All’Assemblea hanno preso parte molte personalità di spicco della politica lo-cale e delle Organizzazioni sindacali. L’ Assemblea Annuale ha poi esaminato e approvato il bilancio consuntivo 2011, il bilancio preventivo 2012 e ha deter-minato i contributi associativi per l’an-no 2012 a carico dei soci. Il bilancio al 31/12/2011 presenta un risultato positi-vo registrando un incremento del valore della produzione (fatturato) passata da 2,9 milioni di euro a 3.6 milioni di euro con un incremento di oltre il 20%.

CO.SM.AN. CONSORZIO OBBLIGATORIO PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI DI ORIGINE ANIMALE - L.R. n. 11 del 25/05/2001

assicurativa collettiva per lo smaltimento dei capi morti in allevamento per mortalità ordinaria (con copertura parziale, da parte del contributo pubblico regionale, dei costi di smaltimento sostenuti dagli allevatori) co-municandolo entro i termini e con le modali-tà stabilite dal Consorzio. Conseguentemente il Consorzio è chiama-to dalla Legge a stabilire i termini e le mo-dalità con le quali gli allevatori consorziati possono comunicare al Consorzio che non intendono più aderire alla polizza assicurati-va collettiva per lo smaltimento degli animali morti per mortalità ordinaria.Il Consiglio di Amministrazione del Consor-zio nella seduta del 14 giugno 2012 ha deli-berato che l’allevatore che intenda esercita-re tale opzione debba inoltrare al Consorzio, entro e non oltre il termine del 30 settembre 2012, una comunicazione di non adesione per l’anno 2013 alla polizza assicurativa col-lettiva per lo smaltimento degli animali morti per mortalità ordinaria.In assenza di comunicazioni pervenute en-tro tale termine ogni allevatore consorziato risulterà aderente per l’anno 2013 alla poliz-za assicurativa collettiva per lo smaltimento

ordinario, usufruendo del consueto servi-zio di smaltimento attraverso denuncia al Call Center Smaltimenti e beneficiando del premio assicurativo agevolato dai contri-buti pubblici regionali nell’entità che sarà fissata dalla Giunta Regionale in occasione dell’approvazione del Programma annuale di attività del Consorzio per il 2013. Poiché la Legge e lo Statuto pongono in capo al Consorzio l’onere dell’organizzazione del sistema regionale di smaltimento degli animali morti in allevamento, diventa es-senziale effettuare da parte del Consorzio il monitoraggio dei flussi di smaltimento. A tal fine gli allevatori che trasmetteranno le comunicazioni di non adesione si impe-gnano altresì a comunicare al Consorzio entro il termine del 28 febbraio 2013 le modalità alternative di smaltimento attiva-te e comunque conformi alla normativa sa-nitaria ed ambientale vigente, consapevoli che i costi di smaltimento dell’anno 2013 saranno totalmente a loro carico. Per mag-giori informazioni è possibile contattare gli uffici del Consorzio al telefono telefonico 011/4326084 o al fax 011/4326085 o all’e-mail [email protected] .

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