IL NATURALISTA Anno 1 numero 3
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R I V I S T A D E L L A
S O C I E T À G D N
Il naturalista E S T A T E 2 0 1 1 A N N O 1 N U M E R O 3
G L I A L B E R I
N E L L A
S T O R I A
D E I G I A R -
D I N I
S P E S S O L A
N A T U R A
P U Ò E S S E R E
U S A T A P E R
C R E A R E
S T U P E N D E
O P E R E
D ’ A R T E . . .
In questo numero:
I nostri amici: gerarchia casalinga
Stanno scomparendo: la tigre del Bengala
Cara pianta, tu mi aiuti a respirare: le piante, spesso ignorate
da noi, possono essere valide alleate per la nostra salute.
Le foreste primarie: alcune foreste sono così vaste da essere delle
risorse indispensabili per la vita sulla terra; e se qualcosa causasse la
loro scomparsa?
E’ final-
mente
stato ap-
provato
lo statuto
ufficiale
della as-
sociazion
e
P A G I N A 2
LO STAMBECCO
BENTORNATI
DALLE VACANZE
ESTIVE!
L’ animale in copertina
Editoriale Carissimi soci e lettori,
Bentornati dalle vacanze
estive!
Sperando che vi siate
divertiti e rilassati sono
lieto di introdurvi questo
numero della rivista.
Questo è però un nume-
ro particolare, come pre-
sto sicuramente capirete.
Di solito infatti gli arti-
coli di questa rivista par-
lano e trattano principal-
mente di animali e temi
riguardanti questi, ma
ciò, come mi ha fatto
notare la socia protettri-
ce Marina Rimazza, da
cui peraltro è partita
l‟idea di questo numero,
è molto riduttivo, perché
anche le piante sono af-
fascinanti creature da
salvaguardare. Purtrop-
po però le piante sono
spesso ignorate da am-
bientalisti e naturalisti,
forse perché meno accat-
tivanti e interessanti di
quanto non lo sia
un‟elegante ghepardo in
corsa.
Ma in verità il mondo
vegetale se conosciuto è
assai appassionante. Per
introdurvi quindi a que-
sto strano mondo e in
occasione dell‟anno in-
ternazionale delle fore-
ste, vi invito caldamente
a leggere gli articoli di
questa edizione.
Concludo dando il ben-
venuto nella associazio-
ne a Martino Manca,
Fabio Mazza e Fiammet-
ta Carolini e ringrazian-
do Eleonora Mentaschi,
Cinzia Callegaro, Paolo
Carniti e Antonella Ger-
vasini che sempre mi
aiutano per la redazione
di questa rivista.
Alessandro P. Carniti
Distribuzione:Arco
alpino (Italia, Francia,
Svizzera, Austria)
Alimentazione: vege-
tali.
Peso: 60-117 Kg
Lunghezza: 149-171
Stato di conservazio-
ne: Rischio minimo.
Foto scattata da Ales-
sandro Paolo Carniti,
nel parco naturale di
Contamines Montjoie,
Col du Bonhomme.
Nome volgare: Stam-
becco delle Alpi
Nome scientifico: Ca-
pra ibex obex
Famiglia: Bovidi
Ordine: Ungulati
Classe: Mammiferi
Habitat: boschi di co-
nifere e alpeggi monta-
ni.
I L N A T U R A L I S T A
Bosco canadese
(P. Klausner, 2009)
SOMMARIO
P A G I N A 3 A N N O 1 N U M E R O 3
GLI ARTICOLI
-Cara pianta, tu mi aiu-
ti a respirare
Come le piante possono aiutarci a vi-
vere bene nella nostra dimora …
Testo e foto a cura di M. Rimazza
Gli alberi nella storia
dei giardini
Spesso la natura può essere usata per
creare opere d‟arte …
Testo a cura di Nadia Fagioli
-Le foreste primarie
Le più grandi foreste del mondo sono
gli ultimi “polmoni” per il nostro pia-
neta … purtroppo innumerevoli mi-
nacce rischiano di farle sparire per
sempre.
Testo di A.P.Carniti foto prese dalla
rete internet. Con la collaborazione
scientifica di A. Gervasini e P. Carniti
RUBRICHE
Editoriale
Legislazione
I nostri amici
La rubrica sugli animali dome-
stici
Stanno scompa-
rendo
La rubrica sulle specie selvati-
che che si stanno estinguendo
G
D
N
P A G I N A 4
da oggi, per
approvazione del
Consiglio
Direttivo, ci
chiamiamo
Giovani Guardiani
Della Natura (La
sigla è invece la
stessa: GDN).
Legislazione
Ecco a voi uno statuto sociale, che dopo rielaborazioni, correzioni,
scontri di idee e tante altre cose, dovrebbe essere quello definitivo.
Certo questo non cambierà di molto la vita nella società, ma almeno
grazie a questo regolamento abbiamo un riferimento su cui basarci
e su cui basare la nostra identità di associazione. Una parola anche
sul cambiamento di nome: da oggi, per approvazione del Consiglio
Direttivo, ci chiamiamo Giovani Guardiani Della Natura (La sigla è
invece la stessa: GDN). Questo perché come ricorderete, altre socie-
tà e aziende avevano nomi simili e per necessità abbiamo aggiunto
un “Giovani” al nostro nome.
ARTICOLI FONDAMENTALI
Art. 1) Scopo della Società dei Giovani Guardiani Della Natura (GDN) è
quella di riunire in un gruppo unito e coeso gli amanti di quella Natura
che è la nostra stessa casa. Scopo dell‟associazione è quello di tutelare
l‟ambiente naturale, i suoi esseri viventi e le sue infinite meraviglie.
Art. 2) Ogni socio della Società dei Giovani Guardiani Della Natura è
tenuto a non uccidere animali o piante senza alcun motivo, e deve anche
cercare di evitare che degli animali o piante siano uccisi senza motivo da
non soci. Ogni socio deve inoltre cercare di aiutare animali in difficoltà
o in pericolo di vita. Per ogni salvataggio deve essere mandato un picco-
lo rapporto al presidente della sezione di appartenenza. Questi deciderà
se si può premiare il salvatore con un riconoscimento.
Art.3) La rivista ufficiale della società è “Il Naturalista”, redatto dal pre-
sidente della società, che e pubblicata il 30 settembre, il 30 dicembre, il
30 marzo e il 30 giugno di ogni anno.
Art. 4) L‟ anno sociale ha inizio il 1°Marzo, data corrispondente o co-
munque vicina all‟inizio della primavera, la stagione in cui la Natura si
risveglia dopo il lungo periodo invernale.
I SOCI
Art. 5) La società è composta da guardie, guardiani e soci adulti protet-
tori. I primi sono piccoli amanti delle meraviglie naturali (bambini o po-
co di più); i secondi, i guardiani, sono il vero corpo operativo della so-
cietà e sono ragazzi con l‟intenzione e la volontà di difendere il patrimo-
nio naturale; i terzi sono adulti che, dal momento che non hanno a dispo-
sizione molto tempo per operare attivamente nella società, sono comun-
que membri importanti della associazione che appoggiano e sorreggono
I L N A T U R A L I S T A
P A G I N A 5 A N N O 1 N U M E R O 3
l‟operato degli altri soci.
Art 6) Hanno il grado di guardia tutti i nuovi arruolati che hanno una età compresa tra gli zero e gli
undici anni Quando la guardia raggiunge l‟età per diventare guardiano (11 anni), questa deve essere
presentata al presidente della società che giudicherà con mezzi a sua libera scelta se la guardia può
passare al livello di guardiano. Ogni guardia ha diritto a ricevere la rivista e la spilla della società e
può partecipare ai progetti di ricerca e conservazione della società.
Art. 7) Si può entrare nella associazione come guardiani dagli 11 ai 21 anni. Chi è socio da prima del
raggiungimento dei 21 anni può rimanere guardiano fino ai 30 anni. I guardiani possono concorrere
alle cariche sociali e hanno diritto alla spilla di società al ricevimento della rivista.
Art.8) I soci adulti protettori sono soci entrati nella società dopo i 21 anni d’età o guardiani che han-
no passato i 30 anni. Non possono accedere alle cariche sociali nei limiti dello statuto. Possono co-
munque aiutare, collaborare, consigliare, ricoprire qualunque carica speciale.
CARICHE
Art. 9) Il presidente della società, eletto da tutti i guardiani ogni anno, rappresenta la società, approva
il reclutamento di nuove guardie, approva la promozione delle guardie a guardiani, è capo redattore
della rivista della società, nomina i capo-guardia e può emettere decreti di ogni sorta ma che non va-
dano contro lo statuto che rimangono in pieno vigore fino alla fine del suo mandato. Tutti i guardiani
sono eletti a questa carica.
Art. 10) Il vicepresidente ha gli stessi poteri del presidente tranne quello di emettere decreti vinco-
lanti fino alla fine della sua carica. E‟ scelto dal presidente con suo decreto, resta in carica fino a
quando viene deposto dal presidente o lo stesso termina l‟anno di carica.
Art. 11) Il rappresentante dei soci è eletto annualmente dai guardiani. Ha il diritto di veto sulle deci-
sioni del consiglio direttivo che ritiene lesive per i soci e funge da tramite tra i soci e il consiglio o il
presidente della società
Art. 12) Il capo-guardia è eletto annualmente delle guardie. Ha gli stessi diritti dei guardiani ma non
può accedere alle cariche. Insegna alle guardie a rispettare e ad apprezzare il mondo naturale e a co-
noscere i regolamenti. Ha diritto di veto sui decreti del consiglio e del presidente ritenuti lesivi per le
guardie.
Art. 13) Il direttore esecutivo è eletto dai membri del consiglio dei soci, ma non è obbligatorio eleg-
gerlo. Questi fa parte del consiglio direttivo e si occupa di supervisionare i vari progetti della società
e fa in modo che questi siano portati avanti. Rimane in carica per un anno.
Art. 14) I direttori responsabili sono a capo di un certo progetto di ricerca e/conservazione e si preoc-
cupano di gestire le azioni che sono collegate a questo progetto. Il fondatore di un certo progetto ne
prende la direzione o può delegarla a qualcun altro; in altri casi sarà il consiglio direttivo a eleggere
il direttore per un certo progetto. Una persona può dirigere più progetti insieme.
CONSIGLIO DIRETTIVO
Art. 15) Il consiglio direttivo è composto dal presidente di società, dal vice-presidente ,dal rappre-
sentante dei soci e facoltativamente da un direttore esecutivo. Il consiglio direttivo può decidere
l‟espulsione di un socio e eventuali modifiche dello statuto; inoltre si consulta per prendere le deci-
sioni più importanti e gravose.
P A G I N A 6
RICONOSCIMENTI E PUNIZIONI
Art. 16) Per salvataggi e partecipazioni a progetti il presidente di società può
assegnare ai soci vari riconoscimenti:
Nastro azzurro: per aver salvato invertebrati o per piccoli interventi.
Nastro verde: vale due nastri azzurri e viene dato per la partecipazione a pro-
grammi e operazioni della società.
Nastro rosso: vale due nastri azzurri e viene dato per un salvataggio finito
male di un rettile, anfibio, uccello o mammifero quando il socio premiato
ha cercato in tutti i modi di evitare la drastica fine dell‟operazione.
Stella di bronzo: vale due nastri azzurri e viene data per interventi di mag-
giore importanza o per altro per decisione del presidente.
Stella d‟argento: vale due stelle di bronzo e viene data per il salvataggio di
animali come anfibi e rettili o per altro per decisone del presidente.
Stella d‟oro: è il massimo fregio della società, vale due stelle d‟argento e vie-
ne conferito quando ad essere salvati sono stati vertebrati come uccelli e
mammiferi o per altro per decisione del presidente.
Art 17) Ogni trasgressione a un articolo può essere punita per decisione del pre-
sidente di sezione di cui il colpevole fa parte con un Nastro nero. Quando un
guardiano totalizza tre nastri neri, il consiglio direttivo può decidere di espeller-
lo dalla società. Un nastro nero viene tolto solo se il punito ottiene una stella di
bronzo, che verrà cancellata assieme al nastro nero. Nel caso il punito abbia già
vari riconoscimenti, gli verrà tolto quello più alto che ha secondo la scala detta-
ta nello statuto. Nel caso un socio trasgredisse l‟articolo 2, il consiglio direttivo
dovrà immediatamente decidere se espellerlo o no.
Art. 18) Le spille di cui si fregiano i soci sono:
Spilla di società: è portata da tutti i soci e raffigura il logo della società
Spilla della stella d‟oro: è portata dai soci che sono stati fregiati del ricono-
scimento della stella d‟oro per decisione del presidente della società. E‟
composta da una stella gialla a cinque punte su sfondo marrone.
Spilla onorifica: E‟ conferita per iniziativa e decisione del consiglio dei soci
a persone che hanno svolto un ruolo importante nell‟evoluzione della
società: per esempio ex presidenti di società e sezioni molto abili duran-
te la carica, fondatori di nuove sezioni, promotori di progetti di ricerca e/
o conservazione. Si compone di un planisfero nero su sfondo blu. Lo
sfondo è rosso per gli esterni a cui viene dato il titolo di “socio onorario”
Spilla presidenziale: E’ portata dal solo presidente di società, è unica e viene
passata di presidente in presidente. E‟ composta dal logo della società
ma con lo sfondo rosso.
Spilla commemorativa: Spilla conferita ai partecipanti a un progetto di con-
servazione e/o ricerca importante.
I L N A T U R A L I S T A
Stanno scomparendo
P A G I N A 7 A N N O 1 N U M E R O 3
Nome scientifico:
Famiglia: Felini
Ordine: Carnivori
Classe: Mammiferi
Habitat: mangrovie-
ti, foreste pluviali
tropicali, foreste
monsoniche tropicali
foreste temperate,
foreste di conifere.
Distribuzione: India,
Nepal
Alimentazione: bu-
fali, conigli, cervi,
capre, cinghiali, gaur
(Specie di di buoi)
Peso: fino a 630 Kg
Lunghezza: fino a
4.6 m
Stato di conserva-
zione: In pericolo
-Testo di A. P. Car-
niti
-Foto prese da
www.ngm.com
TIGRE DEL BENGALA
Le culture antiche vedevano la tigre come una divinità e diceva che fosse
“uno spirito inquieto che può comparire in diverse forme”.
Purtroppo questi animali sono stati sradicati dalla faccia della terra, uccisi
per la passione della caccia o per paura o per denaro. In alcuni paesi asiatici
inoltre le ossa ed altre parti del corpo della tigre sono usati come medicinali,
e questo fa sì che vari bracconieri le uccidano illegalmente per poi venderne
il corpo in nero alle industrie farmaceutiche.
Animali solitari, le tigre vivono e vanno a caccia da sole, ad eccezione del
breve periodo dell‟accoppiamento e di quello passato dalla madre con i cuc-
cioli. Le tigri adulte controllano un ampio territorio, che nel caso di alcuni
maschi può essere anche di centinaia di chilometri. Le tigri che vivono in
territori confinanti si conoscono fra loro e talvolta si dividono le prede. Pos-
sono però nascere sanguinose lotte se compare una tigre sconosciuta o se una
tigre tenta di rubare cibo all‟altra.
Anche se spesso attaccano l‟uomo e sono altamente nocive per il bestiame,
se la tigre dovesse per sempre sparire credo che tutti, sia noi occidentali che i
contadini autoctoni, saremmo dispiaciuti della perdita del misterioso e leg-
giadro spirito sanguinario dell‟India.
Alessandro Paolo Carniti
P A G I N A 8
I L N A T U R A L I S T A
Secondo quanto scoperto sulle sue origini, il cane è attualmente considerato una sotto—specie del lupo. Per
questo motivo può essere utile studiare il comportamento dei lupi per comprendere il comportamento del cane
domestico.
A questo proposito devo specificare che questo non è del tutto corretto e, nel campo dell‟etologia, si discute
molto delle similitudini tra lupo e cani. Il cane infatti è stato sottoposto dall‟uomo ad una forte selezione geneti-
ca che ha prodotto un grandissimo numero di razze differenti. I cani domestici, inoltre, vivono a stretto contatto
con l‟uomo e questo ha inevitabilmente prodotto dei comportamenti specifici che non ritroviamo nel lupo. Te-
nendo conto delle debite considerazioni, lo studio del lupo può comunque aiutarci, come vedremo in seguito.
I lupi, come i cani, sono animali sociali che vivono in branco. Il branco è una sorta di grande famiglia compo-
sta da entrambi i sessi. Il branco si muove, caccia e si ciba insieme. Gli accoppiamenti avvengono all‟interno
del branco e tutti i componenti cooperano per la difesa e la crescita dei cuccioli.
All’interno del branco esiste una gerarchia, cioè ci sono soggetti dominanti e soggetti sottomessi secondo
una scala gerarchica.
Il “capo branco” o “leader” o “individuo alfa” è il soggetto a cui tutti gli altri sono sottomessi, cui tutti fanno
riferimento e che prende le decisioni per il branco intero. Lui è il primo ad avere accesso a tutte le risorse: il
cibo, il luogo di riposo, le femmine. Dopo di lui, a scala, ci sono tutti gli altri, fino al più subordinato.
La gerarchia non è rigida, ma può cambiare col tempo. Maschi e femmine tendono ad avere gerarchie separate.
I soggetti dominanti hanno accesso secondo un ordine preciso alle risorse e tendono sempre ad instigare le atti-
vità del gruppo. Generalmente sono i lupi più adulti e più forti. I sottomessi, in ordine, accederanno solo in se-
guito alle risorse. Il più subordinato, che potrebbe essere il più giovane o il meno forte, è l‟ultimo.
Ci sono soggetti che hanno un temperamento dominante e tendono sempre a voler raggiungere il “rango” più
elevato. Può capitare che questi soggetti, una volta maturi, riescano a risalire la scala gerarchica e a diventare
dominanti.
Scott e Fuller (1965) hanno dimostrato che i cuccioli che abbiano avuto contatti con l‟uomo prima delle 12-14
settimane di vita, considereranno i loro proprietari come componenti del proprio branco. Alcuni di questi cani
considereranno quindi a formare una relazione di dominanza/sottomissione con i componenti umani del branco.
Comprendere come si comporta un cane leader è essenziale per comprendere come comportarci con il nostro
cane. Infatti per il cane noi dobbiamo essere il suo branco, dobbiamo creare la giusta scala gerarchica. Que-
sto, anche se è sempre vero, lo è in particolar modo per quei proprietari che notano nel loro cane una spiccata
tendenza ad essere dominanti nei loro confronti.
Questo però non significa essere più forti di lui, più cattivi o più aggressivi. Un vero capo branco infatti,
non ricorre praticamente mai alla violenza: sono il suo comportamento generale, gli atteggiamenti nei
confronti delle risorse ed il linguaggio de l corpo a dimostrarlo. Se siamo violenti con un cane, se lo sgri-
diamo fisicamente o se continuiamo a gridare contro di lui non capirà mai che siamo i leader cui affidar-
si, ma solo ad avere paura e a voler scappare da noi.
Dobbiamo dimostrare al cane che siamo i leader e che lui deve far riferimento a noi per qualsiasi cosa, che può
fidarsi di noi come capobranco: In una famiglia il cane deve essere il soggetto più subordinato
I nostri amici
LA GERARCHIA CASALINGA
P A G I N A 9 A N N O 1 N U M E R O 3
mentre le persone devono essere tutte considerate un gradino più alto nella scala gerarchica. Questo permette a
noi di poter controllare il cane, ma anche al cane di sentirsi più tranquillo e sereno. I cani infatti hanno bisogno
di un leader, un soggetto che decida per loro, un individuo di cui possano ciecamente fidarsi, a cui possano rife-
rirsi in ogni momento, questo li rende meno insicuri ed ansiosi. E questo leader dobbiamo essere noi.
Analizziamo allora come si comporta un leader. Il capo branco: A) Mangia per primo
B) Cammina davanti a tutti, è il primo a passare attraverso porte, recinti ecc.
C) Decide lui quando è il momento di andare a caccia, quando è il momento di riposare o quando giocare
D) Dorme più in alto degli altri, per tenere sotto controllo il territorio
E) Ha accesso per primo alle femmine
Una volta compresi questi punti fondamentali siamo in grado di applicarli al cane, in modo tale da stabili-
re la giusta gerarchia:
A) Il cane deve sempre mangiare per ultimo, dopo che la famiglia ha terminato. Questo perché se lo facessi-
mo mangiare prima lui percepirebbe se stesso come il leader che ha accesso per primo al cibo e noi come i
subordinati che mangiano dopo di lui.
B) Il cane deve essere l‟ultimo a passare porte, cancelli, ecc. Per lo stesso motivo sopra descritto.
C) Dobbiamo essere noi a decidere i tempi di gioco, riposo e alimentazione. Il leader del branco, come detto
in precedenza, decide quando andare a caccia, quando riposare, ecc. Il leader prende l‟iniziativa: il subor-
dinata, ad esempio, deve attendere che esso decida di giocare con lui, altrimenti dovrà attendere. Così dob-
biamo essere noi a voler iniziare il gioco con il nostro cane. Se il cane viene e cerca un contatto per gioca-
re, noi dobbiamo ignorarlo un momento. Non bisogna sgridarlo, semplicemente rimanere indifferenti ai
suoi tentativi di richiamare la nostra attenzione. Quando se ne sarà andato, allora prenderemo la pallina e
lo inviteremo a giocare. Sono passati pochi minuti, ma il cane percepisce che siamo noi a decidere quando
giocare o meno.
D) Il cane non deve dormire nel letto, ma sempre in una posizione più bassa della nostra. Siamo noi che rima-
nendo più in alto, controlliamo la situazione e ci prendiamo cura del branco.
Queste indicazioni andrebbero applicate sempre, anche se bisogna considerare il tipo di carattere di ogni cane.
Infatti è soprattutto con i cani più dominanti che queste regole diventano essenziali. Non tutti i cani sono por-
tati ad essere dominanti. Alcuni possono assumere atteggiamenti sottomessi in alcune situazioni (ad esempio nei
corsi di addestramento) ed in altre situazioni dimostrarsi dominanti (ad esempio a casa).
I proprietari di cani dominanti, devono portare molta attenzione nel mantenere chiara la scala gerarchica, per non
essere sopraffatti dal cane e poterlo gestire in modo tranquillo.
Eleonora Mentaschi
P A G I N A 1 0
I L N A T U R A L I S T A
GLI ARTICOLI
Cara pianta, tu mi aiuti a respirare
Atmosfera pesante, aria irrespirabile…quando si parla di inquina-
mento atmosferico, solitamente si pensa agli agglomerati urbani sorti
attorno a grandi fabbriche, si pensa a grandi ed affollati luoghi pub-
blici, si pensa allo smog urbano. Quasi mai il pensiero si rivolge
all‟inquinamento rilevabile all‟interno di ogni singola casa. Ciascuno
di noi, a fine giornata, rientra nella propria abitazione convinto di la-
sciarsi alle spalle il tanto e troppo inquinamento che ci circonda ogni
giorno. Ma siamo sicuri che l‟aria che respiriamo a casa nostra sia
leggera, pura e non inquinata?
Tutti, da tempo, siamo vittime di inquinanti chimici provenienti dai
vari materiali da costruzione, dai tanti apparecchi vari, mobili,stufe,
etc.
Accurati studi scientifici, hanno contribuito a scoprire che nella no-
stra “home sweet home”, non siamo per nulla al riparo! Negli anni
‟80, la NASA condusse studi sulla qualità dell‟aria nelle stazioni spa-
ziali abitate, constatando che talune piante avevano la capacità di as-
sorbire gli inquinanti presenti nell‟atmosfera. In Francia, il “Centre
Scientifique et Technique du Batiment”, la Facoltà di Farmacia di
Lille e il “Laboratoire Physico-chimie des Processus de Combustione
t de l‟Atmosphère (PC2A) de l‟Université des Sciences et Technolo-
gies di Lille, hanno condotto congiuntamente uno studio
sull‟argomento con il programma Phyt‟air. (Programma di ricerca
sulla fattibilità della bio-sorveglianza dell‟aria all‟interno degli edifi-
ci attraverso le piante). Gli studi internazionali non cessano di prose-
guire perché ogni pianta è in grado di disinquinare l‟atmosfera di-
ventando senza dubbio un prezioso e necessario aiuto all‟essere uma-
no aiutandolo nella sua funzione primaria, la respirazione! Le piante
verdi arricchiscono l‟aria di ossigeno vitale ed assorbono l‟anidride
carbonica che può rivelarsi tossica in forti concentrazioni (dal 7%).In
ogni locale della casa possono essere messe “piante”, camere da letto
comprese. Malgrado una credenza diffusa, l‟emissione di anidride
carbonica delle piante da interno è assai trascurabile rispetto alla
quantità di ossigeno rilasciata durante il giorno. I ricercatori hanno
dimostrato la funzione purificante di diverse piante sugli inquinanti
Immagine di una
Dracena
P A G I N A 1 1 A N N O 1 N U M E R O 3
dissolti nell‟aria. Non si tratta di un semplice assorbimento, ma di un vero e proprio
processo messo in atto da quasi tutte le piante.
Ma quali piante e in quale stanza della casa, per aiutare la nostra respirazione?
Si suggeriscono: cactus (contro le radiazioni elettromagnetiche), aglaonema (contro il
benzene), ficus elastica (assorbimento della formaldeide), spatifilio (contro il benzene,
lo xilene, la formaldeide, l‟ammoniaca)…piante adatte in un ufficio e nel bagno.
Ficus Benjamina, Aglaonema, Dracena “Warneckei”, Gerbera, Raphis (contro tutti i tipi
di inquinamento provocati da moquette, colle, tende lavate a secco, fumo di sigaretta,
mobili in truciolato)…piante adatte alla camera da letto di adulti.
Felce di Boston, Clorofito, Dracena, (contro tutti i tipi di inquinamento provocati da
moquette, cera, vernice) e Spatifilio (contro benzene, xilene, formaldeide, ammoniaca)
…piante adatte alla camera da letto di bambini.
Dracena, Anturium, Raphis, Ficus Benjamina, Spatifilio…piante adatte in cucina.
Ficus Benjamina, Dracena, Palma da dattero, Filodendro, Sansevieria, Dracena, Po-
tos,Clorofito, Aglaonema, Spatifilio…piante adatte in soggiorno.
Insomma come da sopra, per ogni locale della casa, si potrà trovare una pianta da collo-
care la cui scelta dipenderà dallo spazio a disposizione, dal gusto personale, da quanto
si vuole spendere per l‟acquisto della pianta stessa.
La Palma d‟oro contro tutte le categorie di inquinanti (fatta eccezione per il monossido
di carbonio) va sicuramente allo Spatifilio.
Ad oggi non si è in grado di sapere quante piante occorrano per raggiungere lo scopo di
disinquinamento totale all‟interno di un appartamento, né se debbano essere sostituite e
con quale frequenza, ma la presenza di qualche pianta fra quelle suggerite abbellirà co-
munque le nostre case e contribuirà, senza dubbio alcuno, a migliorare la nostra sensa-
zione di benessere e ci aiuterà a respirare meglio!
P.S. Caro “Il Naturalista”, ricordati di dare sempre spazio al mondo vegetale, come fai
con tanta bravura con quello animale, perché molte specie sono in pericolo di estinzio-
ne…impegnamoci a salvaguardare il patrimonio vegetale, tutti, anche assieme a GDN!
Marina Rimazza
P A G I N A 1 2
I L N A T U R A L I S T A
In queste pagine:
SOPRA: Immagini di Ficus
ACCANTO IN ALTO: Immagine di Spatifilio
ACCANTO IN BASSO: Immagine di Felce di Boston
(Foto prese da siti web)
P A G I N A 1 3 A N N O 1 N U M E R O 3
P A G I N A 1 4
Gli alberi nella storia dei giardini
L‟uomo ha sempre subito il fascino dell‟albero, questo dispensatore di ombra e
di quiete, che forse ha colpito la sua fantasia sia perché supera di tanto la durata
della sua esistenza sia per l‟impressione di forza che offre il suo possente tron-
co; a cui però non vanno disgiunte né la poesia che scaturisce dal canto degli
uccelli ospiti fra le sue fronde né la gratitudine per essere talvolta generoso di
cibo e di protezione.
Certo la prima manifestazione dell‟uomo nei riguardi degli alberi fu quella di
rispetto religioso, comune d‟altra parte a tutte le cose che venivano divinizzate,
come testimoniano i boschi sacri presso i Greci, i Romani, i Galli e i Germani .
I primi consacrarono la quercia la sommo Giove e il frassino a Poseidone. La
quercia fu sacra anche alle popolazioni celtiche e a quelle germaniche che la
dedicarono a Thor.
Che anche l‟uomo moderno avverta ancora qualcosa di arcano e di nobile
nell‟albero ce lo indica però la loro scelta quali testimoni dell‟estremo sacrifi-
cio dei combattenti nei „ Parchi della Rimembranza‟.
Dall‟antichità abbiamo notizie di giardini egizi a disposizione regolare di quelli
assiro-babilonesi pensili con viali rettilinei di quelli greci di tipo più naturale
con alberi a gruppi e aiuole di fiori. Maggiori notizie si hanno sui giardini ro-
mani il cui fulcro era rappresentato da un piazzale con fontane e viali perpendi-
colari di cipressi, pini, lecci, palme, olivi, tigli insieme a siepi di rosmarino,
mirto e bosso con gruppi di agrifogli e lauri.
Fin da molti secoli avanti Cristo il giardino cinese, era in fiore con la sua strut-
tura irregolare; gli elementi che lo costituivano erano assai complessi; in essi si
sfruttavano sapientemente le acque le rocce le grotte e boschetti. Gli alberi era-
no i pruni da fiore gli aceri nani le magnolie, le camelie, i bambù, le ortensie
etc..
Il giardino giapponese estremamente allusivo e simbolico con conifere nane.
Nel giardino islamico grande importanza rivestiva l‟acqua (vedi l‟Alhambra a
Granata) che serviva a mitigare la temperatura nei numerosi cortili.
Nel Medioevo i giardini si rinserrarono fra le mura dei castelli e dei monasteri
con piante da frutto.
Nel rinascimento abbiamo il giardino all‟italiana caratterizzato da rigorosità
geometrica siepi di sempreverdi, pergolati , labirinti e alberi dalla chioma rego-
lare. Gli alberi formavano gruppi con finalità „costruttive‟.
Lo stile rigoroso del giardino all‟italiana fu ripreso e rielaborato in Francia per
merito del grande Le Notre che inserì l‟importante elemento della prospettiva.
Il giardino all‟inglese pittorico o naturale cerca di adeguarsi al paesaggio circo-
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“L’uomo ha
sempre subito
il fascino
dell’albero,
questo dispen-
satore di om-
bra e di quiete
…”
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-stante, si abbandona la simmetria e si da importanza ai prati verdi ben curati, viali ad andamento sinu-
oso. Gli alberi isolati erano di grande sviluppo e i boschetti a contorno irregolare composti di solito da
una stessa specie.
Nel nostro secolo è da notare la diffusione dei giardini pubblici cittadini a scapito di quelli privati as-
solvendo funzioni sociali in quanto disponibili per tutti i cittadini.
La scelta delle piante in un giardino dipende dalle caratteristiche peculiari: una latifoglia ombreggia
durante la stagione calda, ma è spoglia d‟inverno mentre le conifere non sono piante da ombra però
mantengono il loro effetto decorativo. Anche le consociazioni fra alberi e arbusti dovranno essere scel-
te con cura al fine di evitare contrasti di forme e di colori. Inoltre è importante scegliere le specie in
base al loro futuro sviluppo se un giardino è di limitata superficie.
Per concludere l‟albero ha sempre occupato una parte molto importante nella vita dell‟uomo e possia-
mo senza dubbio aggiungere che l‟uomo non potrebbe esistere senza gli alberi
Nadia Fagioli
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Le foreste primarie
Alberi, eleganti ed imponenti, ma per noi non sono altro che decorazioni delle
vie cittadine. Infatti non bisogna assolutamente scordare il ruolo primario che gli
alberi e tutte le altre piante svolgono nel ciclo della vita sul nostro pianete: noi
tutti sappiamo che le piante, attraverso la fotosintesi clorofilliana, immettono
nell‟atmosfera terrestre l‟ossigeno che ci permette di vivere. Naturalmente non
grazie ai due alberi dei parchi cittadini l‟ossigeno necessario per far vivere mi-
liardi di esseri viventi continua ad essere prodotto né per mezzo di boschi e fore-
ste dalla piccola estensione; così proprio per questo, sono di vitale importanza le
grandi foreste della Terra, le cosiddette “Foreste primarie”.
Le foreste primarie della Terra costituiscono il “polmone verde” del nostro pia-
neta; esse sono la nostra riserva di ossigeno, e inoltre regolano la temperatura,
impediscono i processi di smottamento del terreno, e riducono la quantità di bi-
ossido di carbonio (CO2) che viene rilasciato nell’atmosfera, fissandolo attraver-
so il processo della fotosintesi. Insomma, esse permettono di mantenere
l‟equilibrio dell‟ecosistema necessario alla vita del nostro pianeta. E‟ per tutti
questi motivi che la loro riduzione, che negli ultimi decenni ha avuto
un‟accelerazione incontrollata, causa serie preoccupazioni per il corretto equili-
brio dell‟ecosistema Terra e rientra tra i grandi danni ambientali causati
dall‟uomo. Le grandi foreste mondiali sono:
Foreste del Nord America: tra il Canada meridionale e gli Stati Uniti, si esten-
dono vaste zone boschive, in cui vive circa il 28% del totale di alberi nel
mondo. In queste foreste boreali, di conifere e latifoglie, vivono molte ani-
mali e vegetali e grandi mammiferi come lupi, alci, cervi e orsi bruni, sicu-
ramente simboli di queste foreste e animali emblemi di tutto il Nord Ameri-
ca. Purtroppo però in questa zona alcune aree non sono collegate tra loro, e
gli animali non possono per questo muoversi liberamente sul territorio se-
condo le proprie necessità. Inoltre ogni anno 10 mila chilometri quadrati di
foresta vengono abbattuti in questa immensa zona.
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Foreste del Cile: In questo paese me-
ridionale ci sono vaste foreste di arau-
caria, che ospitano varie tribù di popo-
li indios e vari animali. Qui abita an-
che un timido e poco famoso animale:
il cervo delle Ande (Hippocamelus
bisulcus), diffuso solamente nelle fo-
reste della parte meridionale delle An-
de.
Foreste del Pacifico: situate sulle co-
ste dell‟oceano pacifico e sulle grandi
isole come Borneo, Nuova Guinea …)
variegate e immense, queste foreste
sono l‟habitat di migliaia di specie vegetali (Tra cui più di 2000 specie di orchidee). Qui abitano an-
che varie specie di scimmie, di cui una, l‟orangutang (Pongo pygmeus) è un nostro stretto parente.
Foreste dell’Europa: le grandi foreste europee ospitano solo il 3 % del quantitativo di alberi nel
mondo e si trovano tra la Scandinavia e la Russia. Abitate da antichi popoli che allevano renne, que-
ste foreste sono continuamente minacciate dall‟industria del legno.
Foresta dell’Amazzonia: la foresta amazzonica è sicuramente la più grande foresta del mondo: la
maggior parte del territorio che ricopre non è mai stato esplorato e nasconde dentro di sé migliaia di
specie vegetali e animali, in gran parte sconosciuti. Ci sono note 60.000 specie vegetali, 1000 di uc-
celli e 300 di mammiferi (Di cui il più famoso è sicuramente il giaguaro) e ancora molte di più di in-
setti e artropodi in generale. Questa estensione di territorio purtroppo però favorisce anche contrab-
bando di qualunque
cosa su sconosciute
vie nella foresta e
ovviamente il disbo-
scamento intensivo,
spesso praticato ille-
galmente. In appena
tre decenni, sono stati
distrutti più di 55 mi-
lioni di ettari di fore-
sta.
Foreste pluviali a-
fricane: Di queste
immense foreste plu-
viali purtroppo abbia-
mo già perso l‟85 %.
Anche qui il legname
viene illegalmente
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(Almeno nella maggior parte dei casi) prelevato, minacciando la vita di mol-
te specie animali e vegetali tra cui lo scimpanzé, il gorilla e il timido elefante
delle foreste, da poco riconosciuto specie a sé stante (Loxodonta cyclotis)
Foreste della Siberia: Sebbene se ne senta
parlare poco la foresta siberiana è la più
vasto zona boschiva del mondo intero, abi-
tata da fantastiche creature adattate per so-
pravvivere ai rigidi inverni russi, come la
tigre siberiana, l‟orso dell‟ Himalaia o il
cervo muschiato.
Quali sono le principali minacce per la sopravvivenza delle
foreste primarie?
Deforestazione: l‟avanzata umana per prelevare legno, costruire campi col-
tivati, abitazioni, strade, ecc. causa il disboscamento e quindi la morte di
piante, la distruzione di habitat per gli animali e il rimpicciolimento delle
foreste stesse.
Effetto serra: più appropriatamente “aumento dell‟effetto serra”, è dovuto
all‟innalzamento della concentrazione nell‟aria dei cosiddetti “gas ser-
ra” (Anidride carbonica, vapore acqueo, metano … ) e causa l‟innalzamento
della temperatura media della Terra. L‟aumento di anidride carbonica è cau-
sato principalmente dalla combustione dei combustibili fossili per il traffico
aereo e veicolare e per la produzione di energia. L‟aumento della temperatu-
ra terrestre è nocivo per le piante e gli animali delle foreste perché sono spe-
cie abituare a vivere a una determinata temperatura che, se alterata, causa
una modificazione del loto bioritmo.
Piogge acide: la pioggia naturale senza inquinamento è debolmente acida a
causa della presenza di CO2 , disciolta nella pioggia stessa. L’impiego di
combustibili (legno, carbone, petrolio e gas) dà luogo a inquinanti come os-
sidi di zolfo (SOx ) e ossidi di azoto (NOx ), che si trasformano nell’aria in
acido solforico (H2SO4 ) e acido nitrico (HNO3) che sono acidi minerali forti
che innalzano l‟acidità della pioggia. Le piogge acide hanno un effetto disa-
stroso sul suolo e sulla vegetazione delle foreste. L‟aumento di acidità del
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terreno (cioè abbassamento del pH) può compromettere l‟attività dei molti processi microbiologici
che vi hanno luogo. Il terreno si impoverisce di calcio, magnesio, potassio, sodio, utili elementi per
le piante. Il meccanismo di aggressione delle piogge acide sulla vegetazione è sia diretto che indiret-
to: diretto, attraverso il fogliame che, esposto direttamente alle precipitazioni subisce modificazioni
quali rallentamento della crescita, ingiallimento e precoce caduta; indiretto, attraverso la modifica-
zione della composizione del terreno. Infatti nel suolo si libera lo ione alluminio che può sostituire il
calcio causando una diminuzione dell‟apporto di nutrimento; le piante si indeboliscono diventando
più esposte all‟attacco di insetti, parassiti e varie malattie.
Per questi tre motivi le foreste e i loro animali stanno scomparendo. Non più di un quinto delle fore-
ste originarie del pianeta è rimasto intatto. E‟ opportuno ricordare che molte specie di animali e ve-
getali vengono fatte estinguere prima ancora di essere state scoperte! Se si continua di questo passo,
si può stimare che nel giro di 20 anni circa le foreste primarie saranno dimezzate, con orribili conse-
guenze!!!
Alessandro Paolo Carniti
famigliola di orsi ave-
va viveri per l’inverno
ma nessun riparo.
I castori si offrirono
per ospitarli, ma la
loro casetta di legno
era troppo piccola.
Chiesero ad un gufo
ma questi disse che
le uniche tane vuote
che conosceva si tro-
vano sugli alberi.
Dopo un po’ di tempo
videro una bella buca
accogliente: orso
Grizzly ci entrò per
Una famiglia di orsi,
composta da orso
Grizzly, orsa bruna, la
madre e la figlia or-
setta bianca, aveva
trovato durante
l’estate un bel posto
per passare l’inverno,
vicino al fiume e vici-
no a dove passavano
i salmoni. Ma alla fine
dell’estate una inon-
dazione distrusse tut-
te la loro caverna,
anche se portò sulla
terraferma molti sal-
moni morti. Per ciò la
primo ma una talpa
gli tirò una zampata
sul muso.
Dopo una lotta con
un porcospino e una
con un lupo la fami-
glia orsi trovò una ta-
na adatta a loro.
Questa tana era stata
costruita da un grup-
po di ambientalisti
che aveva saputo
dell’allagamento di
alcune tane per orsi.
Cecilia Paola Carniti
Presidente: A. P. Carniti
Vice-presidente: G. Ronzani
Rappresentante dei soci P. Pastorino
E-mail: alessandrop,[email protected]
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zione GDN, società ambientalistica che
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