Il Mare Eco del Golfo Tigullio 10/2012

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Eco del golfo Tigullio Associazione Culturale Caroggio Drito Associazione Culturale Anno V - ottobre 2012 • Direttore responsabile: Emilio Carta IL MARE è consultabile anche on line sul sito www.marenostrumrapallo.it Fondato nel 1908 € 1,00 ONOREVOLI DISDICEVOLI NE ABBIAMO LE TASCHE PIENE! OSPEDALE • VOGLIONO FARLO CHIUDERE • ACCESSI POCO RAZIONALI CITT¤ METROPOLITANA Una scelta frettolosa ASSOCIAZIONI Gli „Amici del Mare‰ in agonia LA POLEMICA Rapallesi, rapallini o rapallitani? TORNA MARE NOSTRUM Mostra ed eventi nel nome del Rex UNICEF Iniziative a favore dei terremotati ARDESIA Una tradizione da salvare RAPALLO UnÊorigine ancora oscura

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numero di ottobre 2012

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Page 1: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 10/2012

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Associazione Culturale

Caroggio Drito Associazione Culturale

Anno V - ottobre 2012 • Direttore responsabile: Emilio Carta

IL MARE è consultabile anche on line sul sito

www.marenostrumrapallo.it

Fondato nel 1908

€1,00

ONOREVOLI DISDICEVOLINE ABBIAMO LE TASCHE PIENE!

OSPEDALE• VOGLIONO FARLO CHIUDERE

• ACCESSI POCO RAZIONALI

CITT¤ METROPOLITANAUna scelta frettolosa

ASSOCIAZIONIGli „Amici del Mare‰ in agonia

LA POLEMICARapallesi, rapallini o rapallitani?

TORNA MARE NOSTRUMMostra ed eventi nel nome del Rex

UNICEFIniziative a favore dei terremotati

ARDESIAUna tradizione da salvare

RAPALLOUnÊorigine ancora oscura

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IL CASO REGIONE LAZIO è solo l'ultimo dellapressoché quotidiana “frittatina” che ci viene am-mannita dai media. E, sia ben chiaro, ogni regioneitaliana ha le stesse scandalose spese d'istituto; cam-biano forse gli spiccioli ma per il resto anche la Li-guria è uguale al Veneto piuttosto che alla Calabriao alla Puglia per non parlare della Sardegna. Ora lacronaca ci racconta che un consigliere regionale gua-dagna più di un parlamentare quasi lo scandalofosse solo quello e non le centinaia di migliaia dieuro che vengono sottratte dalle tasche dei cittadiniper impinguare le tasche di questi lazzaroni che trafeste e festini, spese pazze e autoreferenti, spessomascherate per attività di promozione politica, siriempono le tasche perché evidentemente i privilegidi cui godono non sono sufficienti.E poi con arzigogolamenti vari si difendono con un“purtroppo è la legge che lo consente!”. Torniamo a ri-badirlo. La gente si allontana sempre più da que-sta politica del magna magna, un business senzafine: si investe in una candidatura per poi rifarsicon gli interessi delle spese sostenute e arricchirsi.Se qualcuno si ribella e urla il suo disprezzo perquesto tipo di politica viene tacciato di essere il so-lito “cetto laqualunque”.Tornando a noi assistiamo sgomenti alle vicissitu-dini dell'OSPEDALE N. S. DI MONTALLEGROche, giorno dopo giorno, viene smantellato con lapolitica del carciofo. Foglia dopo foglia, natural-mente nel segno della razionalizzazione dei servizi:un giorno ti tolgono i posti letto, un altro ti dimez-zano gli orari del Pronto Intervento, Un repartocome la Dialisi ha i macchinari ancora incellopha-nati e non ha mai iniziato l'attività per mancanzadi personale. Ogni tanto qualche paziente più fra-gile di nervi va fuori di testa e minaccia di chiamarei Carabinieri per denunciare un disservizio che èsotto gli occhi di tutti La risposta? Non c'è perso-nale sufficiente. Un esame CTM alle vie urinarie prevede un mesedi attesa con consegna delle boccette non in locobensì all'ospedale di Sestri Levante! I servizi sononormalmente bisettimanali e ora hai bisogno delPronto Intervento – quando è aperto, beninteso –ci devi arrivare con le tue gambe, oppure col tuoautomezzo. Se chiami l' ambulanza sei fritto: ti deb-bono portare obbligatoriamente a Lavagna. E que-sto sempre nel quadro della razionalizzazione cuila Regione è fortemente impegnata. Sembra quasidi essere in presenza di un tacito accordo per man-dare in malora il polo ospedaliero di San Pietro diNovella costato oltre 40 milioni di euro. Ora si prospetta di farl gestire il N.S. Di Montalle-

gro dai privati e forse potrebbe essere l'ultimaspiaggia. Gli unici ad aver ben compreso la situa-zione paiono i responsabili delle locali pubblicheassistenze. Croce Bianca, Volontari del Soccorso aRapallo e Croce Verde di Santa Margherita sistanno ribellando facendo la voce grossa su questasituazione che nella sua efferratezza ha del diabo-lico. E i nostri rappresentanti istituzionali non pa-iono agitarsi più di tanto tra un consiglio comunalee qualche ordine del giorno in cui si stigmatizza lasituazione.E chiudiamo con un'altra perla, quella della nuovarazionalizzazione territoriale: La Spezia la CITTÀMETROPOLITANA GENOVESE? Quest'ultimascelta pare debba essere la definitiva. Non ab-biamo il dono dell'onniscenza ma la velocità su-personica con cui Rapallo ha provato adassicurare il proprio appoggio alla Superba parequantomeno sospetto. Accordi sottobanco per ot-tenere appoggi elettorali futuri? Voglia di essere iprimi della classe? Non lo sapremo mai ma dicerto andare così allo sbaraglio su una scelta checadrà non solo su di noi ma sui nostri figli e ni-poti è una cosa che non ci piace. Dov'è finita laconcertazione, la democrazia? Il tentativo di nonconfrontarsi non solo con i cittadini ma con i re-stanti Comuni del Levante pare incomprensibile.Le battaglie si vincono restando uniti non “vin-coli e sparpagliati”. Ma Genova sino a ieri non eraconsiderata “matrigna” dai rivieraschi? Chiederea Nervi please.

IL MAREMensile di informazione

Anno V - ottobre 2012

€ 1,00

Edito da: Azienda Grafica Busco Editrice

Rapallo - via A. Volta 35,39 [email protected]

tel. 0185273647 - fax 0185 235610

Autorizzazione tribunale di Chiavari n. 3/08 R. Stampa

Direttore responsabile: Emilio Carta

Redazione: Carlo Gatti - Benedetta MagriDaniele Roncagliolo

Hanno collaborato a questo numero:

R. Bagnasco - P. Bellosta P.L. Benatti - A. Bertollo - P. Burzi

R. Carta - S. Gambèri Gallo - C. GattiE. Lavagno Canacari - B. Magri

B. Mancini - M. Mancini - A. Noziglia D. Pertusati - P. Pia - L. Rainusso

D. Roncagliolo - V. Temperini

Ottimizzazione grafica:Valentina Campodonico - Ivano Romanò

Fotografie:

Toni Carta Fabio Piumetti

Archivio Azienda Grafica Busco

La collaborazione a Rapallo Notizie è gratuita e ad invito

IN QUESTO

NUMERO:Onorevoli, basta! di E. Carta 2Lʼospedale fa acqua di D. Roncagliolo 3N.S. di Montallegro e gli accessi di R. Bagnasco 4Gli “Amici del Mare” chiedono aiuto di E. Carta 5Rapallini, rapallesi e tradizioni di R. Bagnasco 6Le incerte origini del nome di Rapallo di P. Benatti 7La Città metropolitana non piace a tutti di E. Carta 8“Teschiomania” di P. Pia 9Lʼorientamento giovanile di B. Magri 10Bilancio estivo: la cultura latita di E. L. Canacari 11La bussola dei Vichinghi di C. Gatti 12/13Mare Nostrum nel segno del Rex 14/15Santa, il porto delle nebbie di P. Bellosta 16Ricordo o sogno? Quando... di M. Mancini 18Come eravamo di B. Mancini 19Un sogno proibito di D. Pertusati 20/21LʼUnicef sta con i terremotati dellʼEmilia 22Pane e pomodoro di E. Gambèri Gallo 23Gente di Liguria di A. Bertollo 24Lʼarte nellʼardesia di P. Burzi 25Comunità educative a Rapallo di A. Noziglia 26Viaggiare: la rivolta dei garofani/2 di V. Temperini 27Cinema in diagonale di L. Rainusso 28Lettere e notizie 29/30/31

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o di Emilio Carta

Onorevoli, ospedale e Città metropolitana

Uno scandalo al giorno toglie il medico di torno? Parrebbeproprio di no vista la frequenza pressoché quotidiana con cui assistiamo al vergo-gnoso sperpero di denaro pubblico. La sanità pubblica dovrebbe mettere a disposi-zione un neurologo per tutti i cittadini che, sempre più impoveriti da questarecessione senza fine, escono pazzi da questi sprechi fatti con i soldi pubblici.

ULTIM’ORAVinicio Temperini, nostro prezioso collabora-tore, è improvvisamente deceduto nella pro-pria abitazione rapallese. Vinicio, cheparlava dei suoi viaggi in Africa e in MedioOriente, aveva compiuto 83 anni lo scorso1° ottobre, proprio il giorno del suo comple-anno.Lascia la moglie Marjorie e due figli, Max eKalina.Lo ricordiamo con affetto per la sua simpatiae ironia, supportate da una solida culturaumanistica, e per la sua genovesità. Era statoanche presidente della Rapallo Ruentes neidifficili anni della sua ricostruzione sportiva. Ai familiari le nostre condoglianze.In questo numero, per scelta condivisa dellanostra redazione, abbiamo lasciato i suoi ul-timi due articoli.

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Sono passati quasi due anni dallasua inaugurazione. Da allora

l’ospedale Nostra Signora di Montal-legro non ha avuto un attimo di pace.Osteggiato dai comuni viciniori che lohanno issato a bandiera dello sper-pero di soldi pubblici; mai apprezzatoveramente dai cittadini, più scetticiche orgogliosi di quella “creatura”;snobbato dalle stesse istituzioni, quasifosse un figlio illegittimo. D’altronde che il futuro del nosocomiorapallese sarebbe stato tutt’altro cheroseo lo si era capito fin da subito: inuna struttura nuova, costata più di 40milioni di euro, mancava (e tuttoramanca) una Tac; alcune associazioni divolontariato organizzarono, pochi mesidopo il taglio del nastro, cene di benefi-cenza per raccogliere fondi da desti-nare proprio all’acquisto dellaTomografia assiale computerizzata.Purtroppo, senza risultati concreti.

Insomma, tanto per rendere benel’idea, è come se si fosse costruita unamega villa con piscina e parco giochi di-menticandosi però dei fornelli. E permangiare? Si va al ristorante; così, me-taforicamente, devono fare i pazientiche per una Tac, seppur ricoverati a Ra-pallo, necessitano di una pubblica assi-stenza che li porti a Lavagna, non certoa costo zero per la collettività. Il tuttocon un reparto dialisi all’avanguardia,nuovo di pacca e mai aperto. “Finché non sono certo di occupare al100% i letti di dialisi non butto via deisoldi pubblici”, ha detto poche settimanefa il direttore dell’Asl 4, Paolo Cava-gnaro. La domanda, allora, sorge spon-tanea: non era meglio accertarsi dioccupare al 100 % i letti di dialisi primadi realizzare il reparto?Intanto, in attesa di risposte, chiudeanche il primo intervento in orario se-rale. Troppo pochi gli accessi, circa

1.100 in un anno. In sostanza, dal 17settembre, i pazienti in codice bianco overde, cioè quelli meno gravi, possonoautopresentarsi all’ospedale di Rapallosolo dalle 8 alle 20. I fuori orario devonoandare a Lavagna. Il funzionamento diquesto servizio è veramente kafkiano,verrebbe da dire “la normalità” nella bu-rocrazia italiana. Un esempio: se vi tagliate un dito e sietein grado di recarvi o di farvi accompa-gnare al N.S. di Montallegro, tutto bene:se siete in orario diurno sarete medi-cati; se invece, spaventati, chiamate il118 sarete trasportati al pronto soc-corso di Lavagna con probabili ore di at-tesa e sovraccarico di lavoro per imedici lavagnesi che lì devono occu-parsi anche dei pazienti più gravi (i co-dici gialli e rossi). Inevitabile dire che unpotenziamento del primo intervento,con la possibilità per le ambulanze ditrasportare i pazienti in codice bianco everde all’ospedale di Rapallo, sia la solu-zione migliore se non altro per fluidifi-care il sempre oberato prontosoccorso lavagnese. Così come è au-spicabile un rinforzo del servizio di ra-diologia, oggi attivo solo dalle 8 alle 14.Poi, certo, non tutto è da buttare: all’in-

terno dell’ospedale ci sono attività chelavorano, tanto e bene, come ortopediae oculistica. Uscendo per un attimo dall’ambito sa-nitario, ma restando sempre all’internodel Nostra Signora di Montallegro, fasorridere amaro la chiusura dell’edicolapresente nell’atrio il sabato e la dome-nica: per i pazienti ricoverati la letturadei quotidiani è consentita solo cinquegiorni su sette. Anche questo, nel suopiccolo, è un disservizio che fa com-prendere le troppe lacune ancora pre-senti a 22 mesi di distanzadall’inaugurazione.Insomma, tagli su tagli e servizi pro-messi mai aperti. I rumors delle ultimesettimane danno in avvicinamento l’in-gresso di villa Azzurra, eccellenza ita-liana della cardiochirurgia chepotrebbe rivitalizzare la struttura oc-cupando quegli spazi oggi vuoti. Tuttoè ancora avvolto nel mistero. Unacosa, però, è certa: se la politica deitagli continuerà, qualcuno dovrà avereil coraggio di togliere l’intitolazione del-l’ospedale alla Madonna di Montalle-gro. Lo dedichino a Edward mani diforbice: lì almeno c’era Johnny Depp.Avrebbe più senso.

Il N.S. di Montallegro fa acqua da tutte le partiOSPEDALE

Il nosocomio rapallese è inviso a diversi Comuni e a molti politici e non pare neppure forte-mente difeso dalle istituzioni locali. Le uniche a fare la voce grossa sono soltanto le pubblicheassistenze di Rapallo e di Santa Margherita

Torte su richiestadi qualunque tipo e pesoVia della Libertà 22A - 16035 RAPALLOTel. 0185 51665 - chiuso il lunedì

di Pietro Ardito & C.

Giggia, Monti stasalvandol’Italia!

Il salvavitaE a noi chi ci pensa?

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SANITÀ/1di Daniele RONCAGLIOLO [email protected]

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Ho avuto bisogno di passare ungiorno nel nuovo ospedale di Ra-

pallo: è bello e luminoso, simpatica-mente arredato, ottime attrezzature econ un personale che, anche se scarso,si attiva con simpatia e sollecitudine neilimiti possibili ed è cordiale. Molta partedel nosocomio però è inutilizzato: pronto,ma fermo. Certo, per il personale lavorarcisenza prospettive non è la massima in-centivazione. Se posso parafrasare quelMario Appelius del tempo di guerra, an-ch’io dico “Dio stramaledica...” quegli in-capaci, o in mala fede, o per un maldigerito ottuso interesse di partito o sem-plicemente becero campanilismo, hannocontinuato ad ostacolarne la messa a re-gime, sino a che siamo arrivati ad oggi che… non ci sono più soldi. Struttura nuova,giusto all’uscita dell’Autostrada ideale perun Pronto Soccorso e con grandi par-cheggi. Cosa vogliono di più. Per quanto ri-guarda i “fruitori”, ci pensa, ahimè comesempre, il Padreterno.

Ho approfittato dell’occasione per verifi-care, trascorso un certo periodo di “ro-daggio”, se la viabilità pedonale attornoall’Ospedale, avesse confermato nei fatti,le eccezioni sollevate da subito circa i tor-tuosi percorsi che collegano i parcheggicon l’entrata al nosocomio. Purtroppo tutto è come prima. E’ pur veroche l’Ospedale è opera non del Comune diRapallo ma di competenza ASL o di chiper essa, ma visto che lo hanno costruitoin casa nostra, al momento della proget-tazione potevamo farci sentire. Se qual-cuno avesse visionato il progetto a nomedei cittadini che votano e a cui i nostri rap-presentanti sono tenuti comunque a ri-spondere, sarebbe stato meglio! Speriamo nei nuovi. Da quanto si vedeoggi, nessuno all’epoca fiatò. Non è cheper caso quello che abbiamo notato noi,neppure i “nostri” tecnici l’hanno rilevato?Se così fosse stato, datevi almeno ora unaregolata e ponete mano a rimediare. Sipuò ancora, visto che sarebbe a costozero. Vediamo assieme cosa ancor oggi,non va.PARCHEGGI: I fatti hanno dimostrato, no-nostante le tante “cornacchie”, esseresufficienti anche se per ora, essendol’Ospedale tenuto a “bagnomaria” per ra-gioni politico-economiche, pochi sono i ri-coverati e di conseguenza, pochi i

visitatori. Per gli ambulatori del mattino,sono comunque sufficienti. Nei fondi poi,riservati esclusivamente a chi vi opera, c’èun enorme parcheggio, oggi semivuoto e,inoltre, proprio al di là della strada, c’è uncapiente parcheggio privato. Quelli “uffi-ciali”, riservati sul retro al pubblico, sono“segnati”, aderenti al retro della costru-zione, uno a seguire l’altro, con qualcuno apettine sul lato Sud, appena salita larampa d’accesso. Di fatto però tutti par-cheggiamo, se quelli sono occupati, ancheparallelamente, in aderenza alla ringhierache separa dal torrente, oppure alla de-stra di chi sale per accedere ai parcheggi.Tutti quindi troviamo posto, senza intral-ciarci l’un l’altro. Ma la burocrazia ci hamesso lo zampino; quei posti paralleli alcorso del San Pietro potrebbero costarcicari, perché i numerosi cartelli esposti neproibirebbero l’uso, pena la “rimozione for-zosa dell’autoveicolo”. Ci si chiede: presoatto che, anche se non previsto dai soloniprogettisti, possiamo parcheggiare senzaarrecarci disagio, perché quei cartelli?Non c’è niente di più diseducativo che im-porre un assurdo divieto per poi non farlorispettare. Se qualcuno dei “nuovi” in Co-mune leggesse queste righe potrebbe, anome di noi tutti, farlo presente a chi so-vrintende. Forti del fatto di essere nostrirappresentanti e, battendo pure i pugnisul tavolo ove occorra, dovrebbero rag-giungere lo scopo.ACCESSI: una volta sistemata l’auto, co-mincia il vero disagio. Per raggiungerel’entrata bisogna ripercorrere tutta l’areapercorsa per parcheggiare, sino a scen-dere in Via San Pietro; se poi si è trovatoposto in fondo, verso Nord, è una bellasgambata specie per chi, paziente orto-pedico o anziano, la deve percorrere a ri-troso senza neppure, nel primo caso,poter tenere l’ombrello, se piovesse. Una volta scesi in Via San Pietro fin sottoal cavalcavia dell’Autostrada, girando a de-stra e percorrendo il marciapiede ordina-rio, si arriva all’altezza dell’entrata,raggiungibile salendo la rampa d’accesso.Se invece stiamo, in auto, accompa-gnando qualcuno seriamente impedito oin carrozzella, dobbiamo abbandonarlo al-l’inizio della detta rampa finale per poi an-dare a parcheggiare e tornare ariprenderlo, per aiutarlo a salirla. E intantol’impedito deve stare lì fermo ad aspet-tare, anche se piove, perché la salitella

non è protetta da una tettoia. Rendiamonoto, a chi non lo sapesse che, se uno fauso di stampelle, non può reggere con-temporaneamente anche un ombrello!L’unica pseudo protezione esistente è da-vanti al pianerottolo d’entrata, ma solo incima. Per ragioni sconosciute è stata ta-gliata in modo che non ripari nessuno.Speriamo che almeno all’architetto siapiaciuta l’idea di quella tettoia “avantag-giata”.Per evitarci tutto questo, bastava che unaccesso simile, ma specularmente oppo-sto, permettesse alle autovetture privatedi, una volta salite e fatto scendere l’in-fermo in quota, ridiscenderla per andarea parcheggiare. Invece “NO !”, dove era lo-gica una “via” a scendere, hanno fatto unafaticosissima e inutile larga scalinata chenessuno usa. D’altronde il “nostro” volen-teroso accompagnatore non può par-cheggiare nella piazzola sottostante,perché “riservata alle moto, alle autoam-bulanze e ai taxi”. Tutti questi disagi potrebbero essere evi-tati. Infatti, dal retro, lato torrente, si po-trebbe entrare direttamente al pianoingresso: basterebbe autorizzare a usu-fruire del grande terrazzo a nord, pavi-mentato in finto legno, che permette-rebbe di arrivare, camminando in pianoe in quota, fino ad una porta già esi-stente, situata proprio in faccia alla ri-vendita dell’oggettistica, vicino agliascensori. Per controllare quell’entrata,basterebbe una telecamera monitoratanella vicina portineria. Si accederebbe fa-cilmente dall’intero parcheggio sul retrodell’Ospedale, senza ridiscendere nellatrafficata strada comunale e poi inerpi-carsi sulla menzionata rampa, per en-

trare. Non sono grandi cose ma, soprat-tutto quest’ultima suggerita è realizzabilesenza alcun costo se non quello della te-lecamera e del relativo monitor, di quelliche anche i nostri ragazzi utilizzano pergiocarci.Un’ultima constatazione: non riguarda piùla viabilità ma il rispetto per i cittadini. Cisono due unità per i prelievi degli esami.Tutte le mattine, davanti a quella di chi nonli ha prenotati ci sono sempre molti pa-zienti in attesa. L’altra, che lavora su ap-puntamento, invece ha pochi utenti e liesaurisce subito. Dopo di che, solidal-mente, quest’ultima aiuta la prima a smal-tire le attese. Tutto bene sino a che laseconda non entra in aiuto. Da quel mo-mento il numeratore visivo della primacontinua ad indicare il proprio numeroprogressivo, mentre invece le precedenzesaltano perché, anche se in parte, sonogià state smaltite dall’altra. Iniziano le an-tipatiche discussioni sulla precedenza.Purtroppo molti degli astanti sono pureanziani, il che complica le cose. Crediamoche, senza alta tecnologia e ad un costoirrisorio, si potrebbe fare in modo chequando subentra l’unità di rinforzo, spo-stando una semplice levetta, i due nume-ratori visivi tengano conto dei reciprocismaltimenti, indicando correttamente leprecedenze. Sono piccoli accorgimentiche fanno si che l’utente non si senta “sud-dito”, ma “cittadino!C’è qualcuno che possa, per il bene di tuttinoi, interessarsi a questi antipatici e fasti-diosi disagi rimediabili, qui lamentati?Tempo fa li abbiamo illustrati, inascoltati, achi in allora poteva fare qualcosa. Ma luiera impegnato a parlare di sé anzichéascoltare. Speriamo nei nuovi.

Ospedale, un gioiellino dal difficile accessoN.S. DI MONTALLEGRO

Abbiamo provato a districarci lungo il perimetro del nosocomio che pare un labirinto poco razionale.Nei fine settimana bar ed edicola vanno in ferie

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SANITÀ/2di Renzo BAGNASCO

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All’associazione rapallese la Provincia ha vietato l’ormeggio delle imbarcazioni alla foce del Boate

LA PROTESTA

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

ASSOCIAZIONISMO5

di Emilio CARTA

La lenta agonia degli “Amici del Mare”

“Non poter utilizzare quel trattodel torrente Boate per l’or-

meggio delle imbarcazioni vuol dire,per la nostra più che ventennale As-sociazione, una lenta agonia che por-terà sicuramente alla morte dellastessa con, a mio avviso, la perditadella memoria storica di un pezzo diRapallo” - spiega il presidente VirgilioGnemmi. “Noi continueremo a bat-terci per ottenere la possibilità di or-meggiare le nostre imbarcazioni nelBoate o in altre zone che il Comunedi Rapallo vorrà assegnarci. Spe-riamo di arrivare a festeggiare i 25anni della fondazione della nostra As-sociazione”.Da diversi anni l’associazione richiedel’occupazione temporanea dell’areademaniale per il periodo estivo (mag-gio-settembre), per permettere ai pro-prio soci, cittadini di Rapallo, di poterutilizzare l’imbarcazione per pescare eper portare la famiglia a godere dellebellezze del Tigullio.Certo il periodo è molto breve, in parti-colare per la pesca, ma in linea conquanto concesso dalla Provincia di Ge-nova che in merito aveva fissato dei pa-letti assai rigorosi.“Parlo al passato perché per una in-terpretazione, a mio avviso molto re-strittiva di un articolo del Piano diBacino Provinciale, l’Ente Provincia diGenova quest’anno ci ha negato il per-messo per l’occupazione temporaneadel tratto di Boate per l’ormeggio delleimbarcazioni - aggiunge Gnemmi - Perchiarezza posso dire che l’art.13 del

Piano di bacino recita”…. è vietata lasosta di veicoli nell’alveo del torrente…”,è chiaro a tutti che un’imbarcazionenon è un veicolo. A quanto pare per laProvincia così non è, equiparando unabarca con un veicolo ci ha negato il per-messo di ormeggio”.Le imbarcazioni messe all’ormeggiosono di lunghezza massima di Mt.5,20,prive di sovrastrutture e ancorate condoppi cavi di acciaio sovrastanti l’ar-gine del torrente senza creare impedi-mento alcuno al normale deflusso delleacque.“Oltretutto il socio che richiede il per-messo di ormeggiare il proprio na-tante firma un documento con il qualesi assume la piena responsabilità, civilee penale e nel contempo - conclude ilpresidente - manleva la Provincia di

Genova da qualunque reclamo, spesao pretesa qualora subisse danni daterzi, o per effetto di eventi alluvionali.Non solo, assicura di rimuovere il pro-prio natante ogni qualvolta gli venga ri-chiesto o in caso di condizionimeteo-marine avverse con segnala-zione di sgombero da parte delle Au-torità Competenti. Infine,autorizza il

Consiglio Direttivo allo sgombero co-atto della propria imbarcazione incaso di all’erta meteo emanata dalleAutorità Competenti secondo un pianoche verrà concordato con la Prote-zione Civile.Detto questo non capisco le motiva-zioni che hanno indotto la Provincia anegarci il permesso di ormeggio”.

L’Associazione, costituita da oltre24 anni (30 gennaio 1988), fondataallo scopo di promuovere e realiz-zare l’attività della pesca sportiva ri-conosciuta dalla Federazione Italianadella pesca sportiva e Attività Suba-cquee (FIPSAS) alla quale è affiliata,oltre che soddisfare le legittime esi-genze dei propri iscritti per la pas-sione della pesca offre anche unpunto di aggregazione nella propriasede sita presso i giardini di Ro-tonda Marconi.Ad oggi consta di 130 soci e l’at-tuale sede occupa un manufatto diproprietà del Comune, di cui vienepagato regolare affitto; il locale, che

prima della presa in carico dall’As-sociazione era abbandonato e lazona era mal frequentata, è stato ri-strutturato eliminando tali negatività.L’Associazione ha così creato unpunto di incontro per i soci e nel con-tempo un luogo gradevole.Nel corso degli anni l’associazionesi è sempre impegnata nella puliziapreventiva dell’alveo del TorrenteBoate provvedendo ad ogni inizio distagione estiva , a proprie spese,a rimuovere eventuali oggetti o ri-fiuti ingombranti portati a valledalla corrente che potessero ri-durre il livello di sicurezza del tor-rente stesso.

Il Presidente Virgilio Gnemmi

Breve storia dell’associazione

C.so Assereto 23 - RAPALLO - tel. 393.1269021

NUOVA GESTIONELOCALI RINNOVATI

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Èbene chiarire che quando siparla di “rapallini”si intendono

quelli nati a Rapallo da genitori ra-pallini; i “rapallesi” come chi scrive,sono coloro che risiedono costì manati altrove. Non è una questione di“casta” o di “censo”; semplice-mente chi qui è nato, ha un legamediverso con la propria città e il pro-prio Sestiere, più di quanto non loabbiamo noi “furesti.Provate a parlar loro dei fuochi piro-tecnici: mentre respiravano l’acreodore dei fuochi, succhiavano il lattedalla propria madre che aveva nei ca-pelli i residui coriandoli di carta scop-piata, quella che avvolge i “botti”. E’per quello che non accettano la di-scussione sulla possibilità di ridurli o,semplicemente, variarli. Và altresìdetto che i fuochi, non facevano partedel “voto” che impegnò la Città. Matant’è. Quest’anno, ad esempio, conla grave crisi in atto in tutta Europa,più di un “rapallese” ha ritenuto queifuochi troppo “lunghi” e sprecati. Da diversi anni è stata formalizzatal’ottima scelta di accorpare due Se-stieri a sera ferme restando le variesparate collaterali. Il mondo cambia e il “sacro” impe-gno dei nostri Amministratori protempore ad onorare la Madonna diMontallegro, potrebbe adeguarsi aforme più moderne e meglio com-prensibili dalle nuove generazioni,pur nel rispetto del voto emesso asuo tempo. Questa frammistione frasacro e profano, comincia a risul-tare anacronistica. Il voto resta talema l’idea che la statua della Verginevenga tenuta ferma per farle “gu-stare” l’incendio del Castello sulMare, forse neppure i paganil’avrebbero concepita. Non parliamo

delle altre Religioni monoteiste cheneppure si permettono di dareforma antropomorfa alla divinità delloro credo. Il “credo” è un fatto in-timo e personale e, seppure sembriassurdo, in tempi di tecnicismospinto, solo la impalpabile fede puòappagare l’eterno anelito dell’anima.Qui, purtroppo, queste esibizioni sonoancora un retaggio dovuto. Come i“Cristi”, che già Sua Eminenza il Car-dinal Siri cercò inutilmente di scin-dere dalla religiosità delleprocessioni. A ben guardare questaesibizione di forza, unita spesso alnon dignitoso uso del crocefisso, sipensi a quando lo fanno “ballare”, haradici antiche nell’ignoranza di quelloche chiamavamo“popolino”, oggi bendiversamente emancipato. Quelle esi-bizioni laiche, mascherate da reli-giose, occupavano il posto oggitenuto da tanti programmi televisivio spettacoli; non per questo la fedeviene meno. Qualcuno, prima o poi,dovrà farne una distinzione, scin-dendo la fede dal “presenzialismo”.Dovremmo cominciare a conside-rare questi “oggetti” vere e proprieopere d’arte e, come tali, proteg-gerle. Forse un ritorno alla spiritua-lità favorirà la rimozione di questotipo di manifestazioni pagano-devo-zionali, evitando di esporre alle ingiu-rie del tempo, sia i capolavori scolpitiche i paramenti utilizzati. Conser-viamo con cura, tramandandolo,quanto è arrivato sino a noi.Lo abbiamo già scritto: i “rapallini”vanno scomparendo sommersi datante genìe immigrate. Per fortunanon vedrò il “domani”; ci arriverei im-preparato. In ultimo poi, ce n’è un certo numero,più o meno sempre gli stessi, che

aderisce al nascere di qualsiasi ini-ziativa cittadina e accetta qualunqueincarico, salvo poi non farsi più ve-dere e disinteressarsene non parte-cipando più alla vita associativa. Lungidal dare le logiche “dimissioni”, deveesserci specie se, prima o poi, potràsalirà su un qualche palco.

Consentitemi in fine un personale ri-cordo-omaggio a Gabriele Ronca-gliolo. Senza il suo aiuto, lui che erauscito dall’allora imbalsamataAscom, seppe rinunciare alla suapolemica posizione, sospese la suapersonale secessione, scese dal-l’Aventino, e mi permise, convin-cendo gli altri e partecipandovi luistesso, di dar vita alla prima e, ri-masta unica, manifestazione colla-terale per sensibilizzare lacittadinanza al Premio Rapallo-Ca-rige: il “Libro in vetrina” che, spe-riamo, qualcuno riprenda. Addio gentiluomo, rapallino di untempo. Te lo dovevo.

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Rapallini e rapallesi un connubio non sempre facileMONTALLEGRO

Le feste di Luglio da sempre divise fra sacro e profano continuano a far discutere. Comediceva il saggio “Nel bene e nel male, l’importante è parlarne”

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

TRADIZIONIdi Renzo BAGNASCO

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GIRI DI CHIGLIAFUOCHI E “CRISTI”È Il parere di un un “foresto”, unrapallese acquisito. Come tale varispettato quale pensiero di chi leFeste le vive, e magari le sop-porta, muovendo pesanti critichee, appunto, condizionamenti da“foresto”. È vero, c’è spazio pertutti, per il sacro e il profano, manon si può sottacere che i “fuochi”sono anche un prezioso businessmovimentato da centomila per-sone. E in questo momento digravissima crisi economica ecommerciale, muovere così tantepersone non può lasciare indiffe-renti, siano essi rapallini o rapal-lesi.

E.C.

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Il dettagliatissimo Vedemecum, arric-chito da tante belle foto che Iolanda

Giovenale ha di recente predisposto peroffrirlo al turista che giunge fra noi,vuole rispondere alla domanda latina“Quo vadis?” indicando in “Rea Palus” lanostra località, perla della Riviera Ligure.L'occasione ci da spunto per recuperareil frutto della ricerca etimologica e storicasul nome di Rapallo.Ammessa, anche se non dimostrata, l'ipo-tesi che debba identificarsi la nostra cittànella Tigullia di Plinio, non ci è dato di co-noscere quando e per quali motivi la de-nominazione venne poi mutata in quellaodierna.Anche le più varie congetture avanzateper cercare di comprendere l'etimologiadi Rapallo non sono state finora di grandeaiuto e, come vedremo, tutto rimane av-volto nell'ignoto.Per spiegare il nome, ispirandosi alla puraleggenda, si vuole infatti risalire ad unaAra Palladis (tempio di Minerva) sorto nelprimitivo “Pagus” e mutato poi in chiesacristiana, oppure si narra di un mitico re li-gure, chiamato Apollo, che sarebbe poi ca-duto in battaglia nelle nostre contrade,legando così ad esse il suo nome.C'è chi accenna ad una famiglia romana, iRapalli, che avrebbero qui stabilito la lorodimora.Altri ipotizzano che il nome debba corre-larsi agli acquitrini che ne occupavanotutta la zona pianeggiante. Si rivela, a talproposito, la coincidenza d'una zona palu-

stre, denominata Rapalia, che esisterebbepresso Albenga e si afferma “Ra palu”’ (lapalude) ove il “Ra” sarebbe l'articolo nel-l'antico idioma ligure, potrebbe spiegarefacilmente il nome.Alcuni prendono come base di partenzauna “Rea palus”, interpretata o come pa-lude insalubre oppure come palude deicondannati, fantasticando su un bafgnopenale di schiavi ubicato nelle nostreterre. C'è poi chi lo collega all'umile rapa(in latino rapa e rapulum) che qui sarebbestata coltivata in abbondanza, opponendoalle obiezioni dei più suscettibili che gli Egi-ziani adoravano come sacra la altrettantopoco nobile cipolla.Sempre seguendo una traccia “agricola”,c'è anche chi fa ricorso al termine elleni-stico Rapatum (canneto) non mancandocertamente questo genere di coltivazione

nelle nostre plaghe.Vi è poi chi fa il parallelo con Ravello e selà individua il “sacro vello”, in Rapallo scovail “sacro pallio”.Rifacendosi ad un'origine greca, si vuole ri-salire ad “arpaleos” che significa attra-ente, desiderato, od al suggestivo “arpeleos” falce marina, motivato dalla formadel golfo.Rampello è il nome che appare nella bolladi Alessandro III del 14 ottobre 1162, cheelenca appunto Reuco, Auguxta, Rampelloe Camuli.Il termine medioevale significherebbe indialetto ligure “salita, erta” e non si può ne-gare che il nostro territorio abbia una con-formazione ricca di asperità.Dopo quanto abbiamo indicato, si deveconvenire che la questione è ancora deltutto aperta e lascia campo per altre ri-

cerche.Passiamo, pertanto, a più solidi documentistorici. Il più antico scritto sinora cono-sciuto nel quale figura il nome Rapallo èun atto, conservato nell'Archivio di Statodi Genova, relativo ad una permuta di beni,avvenuta nel luglio dell'anno III del regno diOttone I (964), tra tale Eldefrando ed il Ve-scovo Teodolfo, rappresentante la chiesagenovese.L'atto registra tra gli “estimatores” ancheVuinigiso, figlio del fu Adalgiso, abitator invalle rapallo.Il nome della nostra città si legge anche inun altro atto del 984 relativo ad una ces-sione di beni fatta dal Vescovo di Genovaall'abate di San Fruttuoso, mentre due pla-citi del 1033 e del 1044 citano rispetti-vamente Villa Rapalli e Valle Rapalli.“In fundo Rapalli” leggiamo, infine, in unatto datato 20 aprile 1089.Se ne può dedurre pertanto che, attornoal Mille, il nome della nostra città eraormai definitivamente fissato, un nomeche è da difendere da nefaste deforma-zioni collegate a eccessi edilizi.

Il nome di Rapallo cela ancora la sua origine certaREA PALUS

La mitica enciclopedia Treccani definisce la popolazione locale “rapallesi” ma, uditeudite, riporta anche la voce “rapallitani”

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIA LOCALEdi Pier Luigi BENATTI

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Particolare della pergamena del 964che riporta il nome di Rapallo

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vediamole insieme AL

Page 8: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 10/2012

Quando Il Mare sarà in edicola igiochi saranno già fatti e Ra-

pallo avrà aderito alla Città Metro-politana. Non vogliamo disquisire se lascelta di campo sarà stata azzeccatao meno, quello lo diranno i nostri figli oforse i nostri nipoti. Quello che fa spe-cie è che il Tigullio avrà perso un'altravolta, giungendo ancora una volta di-visa a questo appuntamento che avràuna ricaduta così importante per il no-stro futuro.Perché tanta fretta di giungere perprimi all'appuntamento? La scelta èstata fatta senza interpellare i rapal-lesi, magari per spiegar loro i pro e icontro di questa situazione in itinere:farsi assorbire dalla Superba o avvici-narsi a La Spezia con un'area turisticaprovinciale nuova, comprensiva delParco delle Cinqueterre e quello diPortofino.Abbiamo chiesto al collega Piero Ses-sarego di darci una sua interpreta-zione, anche alla luce di vecchiebattaglie,Sessarego, la scelta di adesione allaCittà Metropolitana la convince? Partiamo dal principio. Nel 1926.Mussolini decise di sciogliere una ven-tina di Comuni, e tra questi Nervi San-t'Ilario, che vennero assorbiti daGenova. Fu una scelta scellerata per-ché piano piano il disinteresse del ca-poluogo nei confronti delle nostrelocalità rivierasche, soprattutto nel le-vante, aumentò progressivamente econ esso il degrado.Si spieghi meglioE' presto detto. Nervi verso la fine deglianni Settanta aveva numerosi e con-

fortevoli hotel per un totale di oltre2mila posti letto. Sotto la spinta deglialbergatori genovesi questo patrimo-nio turistico scese sempre più di livello,tanto da renderli antieconomici.Anche nel Tigullio in quegli annigiunse la crisi della ricettività turi-stica, con strutture ormai obsolete...Vero ma da voi ci furono spinte di-verse e piani urbanistici favorevoli alloro recupero. Da noi quando anda-rono a Palazzo Tursi a chiedere untrattamento più favorevole venneropraticamente presi a pesci in faccia.Mi faccia almeno un esempio posi-tivo a meno della metàNel 1979 Villa Necchi, che apparte-neva alla famiglia Fassio, viene messaall'incanto. Erano gli anni di piombo enessuno voleva mettere in mostra piùdi tanto il proprio patrimonio. Villa eparco vennero messi all'asta per bentre volte sino che dalla cifra iniziale di5 miliardi di allora si passò a menodella metà. Scrissi al sindaco che al-lora era Cerofolini implorandolo di ac-quisire quei due ettari facendolidivenire complementari al Parco diNervi. Per fortuna ci ascoltò.Che fine ha fatto il turismo?Scomparso. Gli alberghi si contano sulledita di una mano, i Balletti di Nervi sonoscomparsi e il parco è maltenuto. I mar-ciapiedi fanno schifo, e il commercio èai minimi termini. Non è rimasto nullase non quella meravigliosa passeggiataa ricordarci quello che eravamo e cheoggi non siamo più.E il referendum?Nel 1979 siamo ripartiti con le nostreistanze sempre rigettate ogni volta

con amministrazioni e scuse semprediverse scuse e col consiglio comunaleche remava contro. Per la verità mipare che con Biasotti fossimo arrivatiad un punto di convergenza ma quellagiunta cadde e tutto finì in una bolla disapone.Sulla base della sua esperienza, se lasente di dare un consiglio ai rapallesied agli altri Comuni rivieraschi?Come diceva De Andrè la gentequando non ha più forza è prodiga dibuoni consigli... Scherzi a parte non co-nosco a sufficienza le problematicheattuali. Una cosa però, sulla base dellamia precedente esperienza mi sentodi dirla: non so come sarebbe andatacon La Spezia, non ho il polso della si-tuazione; ma con Genova sarà certa-mente peggio.

LEVANTE

Piero Sessarego, noto giornalista genovese e presidente peranni del comitato che voleva il ritorno a comune di Nervi, com-menta così la scelta rapallese di aderire a Genova

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La Città metropolitana? Una sciagura

CHI E'Piero Sessarego, giornalista, èstato per vent'anni capo della re-dazione genovese di Tuttosport,prima firma e inviato a Il SecoloXIX. Attualmente collabora conl'emittente Telenord ed ha unarubrica su Il Giornale.Sessarego è stato inoltre peranni presidente del Comitato perla ricostituzione del Comune diNervi-Sant'Ilario, a capo di unabattaglia civile per staccarsi daGenova e ridare al territorio diNervi-Sant'Ilario (12.500 abi-tanti) una propria identità ed unaamministrazione comunale. Labattaglia dopo alterne fortune èstata persa. Per rafforzare que-sto principio di autonomia erastato anche fondato un giornalelocale, “La voce”, distribuito in15mila copie per far conoscereai residenti di Nervi-Sant'Ilario iproblemi della località rivierascae promuovere un referendum.Niente da fare. Genova matrignaaveva vinto ancora una volta.

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Scendo in spiaggia, tardo pome-riggio, illusoria frescura del per-

corso pedonale lungo il rio sanfrancesco non completamenteasciutto, col letto invaso da una ve-getazione che cela oche, anatre, ai-roni ma anche topi... mai visto rane,tra cento metri il mare.A destra un muro grigio, ricoperto danumerosi manifesti.. ricordate lebrutte reclames di Herbert Pagani?Novacoop, tutto l'occorrente per lascuola, prezzo moderato, guardo me-glio, vedo anche senza occhiali che ledecorazioni di zaini, astucci, diari, nonsembrano fiori.Piccole immagini, colorate, sparsecome a caso, fitte, stilizzate, stelline,astronavi, qualche cuore e molti,molti teschi.. sì, avete letto bene, te-schi.Bettelheim ripete continuamente neisuoi saggi che per capire i giovani chigiovane non è più deve compiere unosforzo e ricordare le proprie espe-rienze giovanili riguardo l'argomentoda capire.Non mi sforzo. il mio immenso ter-rore infantile per tutto ciò che avevaa che fare con la morte mi è ancoravivissimo.Devo dire che più di cinquant'anni fala possibilità di vedere teschi o sche-letri che non fossero veri, o associatia pericoli se finti, era pressochè nulla,dunque non è che il pensiero mi abi-tasse più di tanto, ma se lo ricordocosì bene, una ragione ci sarà..Sorrido.Mi dico che i ragazzi di oggi sono for-tunati, possono con estrema legge-rezza accettare quello che per meera un simbolo terrorizzante, im-presso sugli abiti che indossano, ri-prodotto in improbabili monili, o suglioggetti di uso comune, appunto. Os-

servo ancora: colori vivaci, forme ar-rotondate, e mi ricongratulo per lafortuna di questi giovani, alcuni an-cora bambini, i quali, nel caso nonscontato si chiedano il senso di que-ste immagini, imparano a conviverecon l'idea della morte in modo menotraumatico, naturale, come è certogiusto che sia. Lo penso davvero, lamia non è ironia, sono davvero con-tenta di questa evoluzione del co-stume, eppure mi disturba unleggero disagio, leggero? mah... nem-meno tanto leggero.Sono cresciuta, quasi vecchia, la miamorte normalmente intesa non mi fapiù paura, le sorrido, ci gioco, un po' lasfido, ma è un'altra idea di morte chemi inquieta, ed è la morte indotta,quella causata agli altri, nei mille modi

in cui è possibile causarla.Il disagio.. eccone i contorni: ci saràqualcuno in grado di dare a questigiovani, oltre che l'idea della com-ponente essenziale della vita, ancheil senso dell'ineluttabilità dellamorte, del suo orribile modo di can-cellare l'essere che raggiunge senzadargli alcun scampo, e soprattuttodell'immenso potere proprio di ogniessere umano di dare la morte per-fino a se stesso in molteplici e infinitimodi?Forse ho preso un colpo di sole ad im-portunarvi con questi pensieri, ep-pure non sono tranquilla, l'idea dimolte morti, se pur ingentilite dal de-sign, viste come comuni decorazionidi oggetti d'uso mi disturba. E nem-meno poco.

Tra i giovani impazza la “teschiomania”L’ULTIMA FRONTIERAE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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Caro Zio Paperone, anche io ho il tuostesso ed unico problema. Quale?

Zio Paperone vive tra montagne disoldi, ma ha un limite: non può combat-tere l’incertezza e la precarietà deltempo di vita.Questo tema è stato dibattuto fin dagli al-bori della cultura umana, con l’ideale epi-cureo della visione della morte comequalcosa che non incontriamo mai, per-ché quando lei è presente noi ce ne an-diamo e quando lei non ci cerca, invece,viviamo.Cosa, dunque, meglio dell’Oraziano“Carpe diem” potrebbe farci capire chevisione della vita abbiamo? Forse solo ilunghi discorsi di Seneca, che ci invitanoa vivere con tranquillità, assaporandoogni momento della nostra giornata. Non solo i latini percepivano questa pre-carietà di vita e la necessità di assapo-rare ogni attimo; mi viene in menteNietzsche, affezionatissimo alla nostrazona ligure e fautore della teoria del-l’eterno ritorno, secondo cui ogni azioneche noi compiamo si ripeterà per sem-pre e sempre allo stesso modo, senzapossibilità di cambiamento, ma solo conla difficoltà di accettare che ogni sceltaeffettuata sul momento sarà una deci-sione per l’eternità. Tutto questo discorso può sembrare nonriguardi i giovani, o meglio, non ancora,invece noi siamo forse i protagonisti in-consci di queste massime.La vita quotidiana di un ragazzo dai 14 ai23 anni, normalmente non è basata suuna rigida programmazione del futuro: sisogna, si fanno progetti a lungo termine,ma sempre con quell’incertezza che ca-ratterizza una dimensione quasi irreale.Questo, naturalmente, permette propriodi seguire il consiglio di Orazio e quandosi decide di marinare la scuola, si cogliel’attimo per stare con la fidanzata, senza

badare al fatto che tra qualche giorno,magari, potresti essere interrogato pro-prio riguardo alla spiegazione che ti seiperso per andare a prendere il sole sugliscogli a Zoagli. Fino a questo punto sem-bra che il problema “tempo” non tocchi igiovani, anzi li renda partecipi di un’illu-soria realtà, in cui si potrà sempre recu-perare il tempo per costruirsi il futuro.Però, non esiste solo questo rovesciodella medaglia, perché molti ragazzisportivi, ad esempio, basano la loro vita inetà giovanile sul tentativo di raggiungererisultati notevoli, che rimarranno im-pressi nella storia. Ecco qui l’intoppo:molti desiderano fare qualcosa di impor-tante e quindi programmano la propriavita in visione di ciò, nella speranza disconfiggere la morte. Impossibile? Asso-lutamente no, i greci direbbero che com-piere gesta eroiche può permettere dirimanere nella tradizione orale e dunquediventare immortali, continuando a viverenella leggenda, tramandata quotidiana-mente.Entrambe queste categorie di giovani, co-munque, arrivano ad un punto comune:lo scontro con la realtà, che di solito av-viene tra i 19 e i 25 anni. Questo mo-mento intanto è delineato dalla sceltauniversitaria, che rende il tutto moltocomplicato; il primo bivio era già stato af-frontato quando si era dovuto decidereper il tipo di scuola superiore, ma conuna consapevolezza e un interesse me-diocre tutti compiono la scelta senzatroppi problemi. L’università, invece, è laprima vera tappa per mettere le basidella propria vita lavorativa, oppure è ilmomento in cui si decide di non studiaree di andare a lavorare, ma con l’idea cheportare le pizze non può essere più l’oc-cupazione per la vita. Per rispondere a questo tipo di dubbiogni anno si ripropone la stessa occa-

sione: il salone Orienta-Menti, che, que-st’anno, si svolge dal 14 al 16 novembrea Genova, presso la Fiera. Si tratta della17a edizione, durante la quale verrà pro-posta una doppia area: Junior e Senior,per la scelta della scuola secondaria disecondo grado e per l’università. Infattisecondo uno studio della Luiss effettuatonel 2011, il 18% dei ragazzi abbandonal’università e il 15% cambia corso distudi durante il percorso. Una conse-guenza del vivere cogliendo l’attimo omancanza di informazione? Gli psicolo-gici sembrano propensi verso l’idea chesi tratti di un fattore dovuto al poco inte-resse nei confronti del futuro, piuttostoche per la mancanza di informazione. Infondo i giovani, ormai, sono stati fatti di-ventare binomio diretto della parola pre-cariato. Secondo un ultimo studiolondinese, infatti, i giovani disoccupati trai 15 e i 29 anni, che hanno finito di stu-diare e non trovano impiego, sono circacento milioni e Alessandro Benetton èdeciso a venire in loro soccorso. Affer-mando che i grandi cambiamenti della

storia sono sempre stati fatti da giovanicon meno di 30 anni, l’imprenditore ita-liano lancia una campagna finanziataanche grazie alla Unhate Foundation.Tutti i giovani tra i 18 e i 30 anni entro il14 ottobre potranno presentare la lorocandidatura, promuovendo un progettoche abbia una ricaduta sociale sulla lorocomunità e soprattutto sul popolo di in-ternet. Infatti i 100 progetti più votati inrete riceveranno 5.000 euro. Basta aprire il pc e visitare il sitowww.unhatefoundation.itPronti a mettervi in gioco?

I giovani vedono il tempo come OrazioISTRUZIONEE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SOCIETÀ/1di Benedetta MAGRI

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Un salone per il loro futuro e Benetton per finanziarli

Alberto Romano

Andrea Roncagliolo Il manifesto della scorsa edizione

Page 11: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 10/2012

Chiamati a raccolta quei pochi neu-roni che sono sopravvissuti al caldo

torrido di questa lunghissima estate2012, vorremmo tentare un breve rias-sunto degli avvenimenti estivi che più cihanno colpito, nel bene e nel male. Rapallo: una città calda, affollata, rumo-rosa, trafficata. Tante chiamate alle pubbliche assistenzesia per incidenti stradali che per malori dacaldo; tante sirene delle ambulanze chehanno sovrastato i rumori cittadini, sia digiorno che di notte: un ringraziamento do-veroso a questi Angeli del Soccorso chenon si sono mai risparmiati. Uno scenariocomunque consueto, immutato da anni,perché immutati ed irrisolti sono i problemidel traffico cittadino rapallese che d’estatetocca i limiti della umana sopportazione. Cambierà qualcosa? Ce lo chiediamo e celo auguriamo tutti, cittadini ed ospiti anchese riteniamo che un problema così impor-tante ed articolato, come quello della via-bilità e del traffico, che è diventato unacostante della nostra città e da anni at-tende una soluzione, non può essere ri-solto con un colpo di bacchetta magica. Il problema nasce sia dalla struttura di Ra-pallo, caratterizzata da un assetto urbani-stico superiore alla sua capienza, chedall’alta densità della popolazione , specienella stagione estiva, il tutto aggravatodalla servitù di transito cui la città è sotto-posta da parte di S.Margherita Ligure, Por-tofino e Zoagli, per convogliare a questiComuni il traffico autostradale. E’ neces-sario, pertanto, a nostro parere, che il pro-blema del traffico, vitale per la nostra città,venga discusso e studiato a tavolino contutti i comuni interessati, in un dialogo se-reno e costruttivo, dove non debbono tro-vare posto le motivazioni politiche, lemeschine rivalse, le conflittualità locali e gliinteressi particolari di una città piuttostoche dell’altra. Solo così si potrebbero tro-vare soluzioni soddisfacenti per tutti, citta-dini e turisti, perché , lo ribadiamo, il nostroè un comprensorio turistico unico , con in-teressi e problemi che non debbono es-sere cristallizzati e dibattuti solo nellestanze dei singoli comuni, ma coralmente,anche e soprattutto con la partecipazionedei cittadini che sono attenti osservatori epotenziali dispensatori di proposte e sug-gerimenti, in quanto vivono sulla loro pellei problemi quotidiani di una viabilità intasatae di un traffico caotico che incidono nonsolo sulla vivibilità della città, ma anche sul-l’utilizzo turistico e commerciale del terri-torio.Passiamo alle manifestazioni dell’estate ra-pallese sulle pubbliche piazze. Tante le manifestazioni organizzate, comedel resto in tutte le località del compren-

sorio, impegnate in una vera e propriagara a chi organizza di più, a chi raccogliepiù pubblico e consensi. Questo, se da una parte è positivo inquanto la competizione spinge a vivaciz-zare il territorio locale, contribuendo cosìad incrementare anche l’economia, dal-l’altra può recare pregiudizio alla qualitàdegli eventi, creando una ripetitività ed unsovraccarico che non giovano a nessuno. Tra le manifestazioni secondo noi più inte-ressanti, il Premio Carige Donna Scrit-trice, assegnato a fine giugno nellasplendida cornice del Parco Casale, che havisto la presenza di tre finaliste meritevoli,Paola Soriga, Laura Bosio e Francesca Me-landri. Per la Melandri, che si è aggiudicatail primo premio con il romanzo “Più alto delmare”, Rapallo è stata il trampolino di lan-cio per il “Campiello “ di Venezia, ove ilprimo settembre scorso si è classificata alsecondo posto con la stessa opera. Altra manifestazione particolarmente gra-dita e di grande successo, il concerto delcantautore Roberto Vecchioni. Vecchioniè il cantante dell’anima e della speranza,che sa parlare a tutte le generazioni: mai,come in questo momento, le sue parolepossono toccare le corde del cuore di tuttele persone che lo ascoltano e Rapallo ha di-mostrato tutto il suo gradimento per lospettacolo. Un plauso all’amministrazionecomunale per questo bel momento di mu-sica d’autore. Ciò di cui abbiamo invece notato la man-canza, nell’estate rapallese, sono le mani-festazioni culturali vere e proprie,intendendo per manifestazioni culturaliquegli eventi che arricchiscono una cittàsotto il profilo intellettuale e morale e noiriteniamo che una città come Rapallo, sep-pure in un momento di crisi economicaglobale, come l’attuale, non debba mai ab-dicare al suo ruolo di “Città della Cultura”. Una città culturale che si rispetti deve es-sere in grado di offrire ai suoi cittadini edagli ospiti non soltanto momenti di sem-plice relax, ma eventi di pregio come espo-sizioni, concerti, rappresentazioni teatrali,dibattiti, manifestazioni di qualità. E chequesto sia fattibile, anche in tempi di scar-sezza di risorse, l’ha dimostrato una Asso-ciazione rapallese - Il Club ServiceInternazionale Femminile “Soroptimist In-ternational – Club del Tigullio” - che ha or-ganizzato, nel mese di luglio, una serie dieventi eccezionali, a scopo benefico: cinqueconcerti di musica classica, di cui tre al-l’Auditorium delle Clarisse, patrocinati dalComune di Rapallo, uno a Chiavari ed unoa S.Margherita Ligure, che hanno ottenutoun clamoroso successo di pubblico e di cri-tica. “E’ stata una scommessa” – afferma la

presidente del Club Annamaria Genovese– “con chi crede che d’estate la culturavada in vacanza ed abbiano successo solole “grandi abbuffate”, le sagre paesane edi concerti fracassoni e rompitimpani.” I concerti hanno avuto la direzione artisticadel tenore Alberto Cupido e della sopranoAkiko Kuroda. L’incasso dei concerti di Ra-pallo, ad offerta libera, è stato devoluto alParco delle Fontanine della nostra città,un’oasi di verde pubblico nel quartiere diSant’Anna, per l’acquisto di attrezzatureper il parco giochi dei bambini, realizzandocosì un binomio vincente: cultura e solida-rietà.A nostro parere sono mancati, nell’estaterapallese, momenti di riflessione e di ap-profondimento di carattere culturale e so-ciale, sui quali hanno puntato per contromolte città turistiche, proponendo la pre-senza di personaggi di grande spessoreche hanno ottenuto grande consenso tral’eterogeneo pubblico dei vacanzieri, conconferenze e dibattiti. Trascorrendo giorni di vacanza in Valled’Aosta, a Courmayeur, abbiamo avuto ilpiacere di assistere ad interessanti confe-renze di carattere culturale – sociale chela cittadina ha offerto quasi quotidiana-mente ai suoi numerosi ospiti. I relatorierano grandi nomi della cultura e dell’eco-nomia italiana, invitati dalla FondazioneCourmayeur, organizzatrice degli eventi,tra i quali: Mario Deaglio, docente di eco-nomia internazionale all’Università di To-rino e marito di Elsa Fornero - Ministro delWelfare, che era presente come ospite;Giuseppe De Rita, Presidente del CENSIS,Ente che svolge una articolata attività di ri-cerca in campo economico e sociale; Gio-vanni Maria Flick, Presidente emerito dellaCorte Costituzionale, Ministro della Giusti-zia nel governo Prodi, assegnatario del Pre-mio “Giurista dell’anno” per il 2012. Tra le donne, un nome di rilievo: BenedettaTobagi, figlia di Valter Tobagi, giornalista dispicco del Corriere della Sera, assassinatonel 1980 dai terroristi. La Tobagi è l’au-

trice del libro: “Come mi batte forte il tuocuore” nel quale ricostruisce la vita pub-blica e privata del padre con la partecipa-zione e l’affetto di figlia, ma senzarinunciare all’obiettività della storia. “ Sonoallergica alla retorica vuota del martire edell’eroe” afferma la Tobagi. Un grandeesempio di onestà intellettuale, tutta fem-minile. Gli illustri relatori hanno intrattenutogli ospiti con argomenti di stretta attualità,come la attuale situazione economico/fi-nanziaria italiana ed europea, evidenziandole cause, anche remote, che hanno portatoalla crisi globale di oggi e formulando pre-visioni, senza falsi ottimismi, sulle possibi-lità di uscita dal tunnel che attanaglia lanostra economia e ne blocca lo sviluppo. Sono seguiti interessanti dibattiti chehanno coinvolto tutto il pubblico.Abbiamo portato questi esempi per signifi-care che il pubblico, anche nei giorni di va-canza e di relax, apprezza le manifestazionidi cultura e di informazione di prestigio,eventi che danno lustro ad una città. Sotto il profilo commerciale una estate “inchiaroscuro” quella di Rapallo 2012. I commenti degli albergatori, dei commer-cianti e degli operatori turistici è cauto, inattesa dei bilanci finali della stagione. In ge-nerale però, è opinione comune che, anchese non si possono negare le difficoltà delmomento, la nostra Riviera ha in linea dimassima tenuto. I turisti, specie stranieri,hanno fatto registrare un buon trendanche se alcuni settori commerciali, comequello dell’abbigliamento, hanno registratole maggiori criticità. Tante le iniziative e glieventi per coinvolgere gli ospiti ed incenti-vare gli acquisti. Sarebbe auspicabile, a no-stro giudizio, la creazione di pacchetticompleti di iniziative, comprensivi anche diinformazione e di cultura. Un giudizio complessivo sull’estate 2012?Vogliamo essere generosi: abbastanza po-sitivo, anche in considerazione del fatto cheè apparsa evidente la volontà di “fare”, equesta è una promessa positiva per il fu-turo.

ESTATE 2012

Tra spread, divertimento e poca cultura

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SOCIETÀ/2di Elena LAVAGNO CANACARI

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Page 12: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 10/2012

La “Pietra del sole”, bussola dei Vichinghi

Chi arrivò per primo in Ame-rica, Erikson o Colombo?

Il tema, oltre a coinvolgere damolto tempo la curiosità dellagente e del mondo della scuola,oggi stimola anche la scienza chepare sempre più vicina a formu-lare quel verdetto che farebbe co-modo, soprattutto, a chi vanta laprimigenia della scoperta più im-portante della storia moderna. Sulla performance del nostro con-terraneo Cristoforo Colombo non visono dubbi. Manca solo la prova TVche certifichi l’impresa con le im-magini in diretta, ma le altre proveci sono tutte e sono sufficienti!Quindi, la domanda é tutta rivoltaagli ipotetici viaggi di Leif Eriksonche, sebbene siano supportati daantiche saghe e dal ritrovamento direperti di vita quotidiana, tombe,resti umani e d’imbarcazioni rinve-nuti in Nord America, non trovava,almeno fino a ieri, risposte ade-guate sulla ripetibilità ‘scientifica’delle traversate atlantiche. E tuttora ci si chiede: con quali stru-menti il coraggioso vichingo arri-vava in Nord America e ritornava inNorvegia conoscendo, lui e quasitutti noi, le insidie meteorologiche ele difficoltà nautiche che s’incon-trano, oggi come ieri, in quelle lati-tudini? A questa ricorrente domanda, al-cune Università tentano di dare unarisposta adeguata al nuovo millen-nio tecnologico facendo scendere incampo: scienziati, filologi, geologi enaturalmente astronomi e naviga-tori. Il team é guidato da archeologi,che di solito procedono molto len-tamente, ma forniscono solo provescientifiche. L’avventura scientifica parte dapoche righe riportate da alcunesaghe islandesi incentrate sull'eroeSigurd che narrano delle cosiddette‘pietre del sole’, una varietà traspa-rente della calcite: lo spato d'Is-landa, un cristallo trasparenterelativamente comune in Scandina-via che viene ancora utilizzato in al-

cuni strumenti ottici.Si legge nella saga che durante lenevicate e nei giorni nuvolosi: “Olafprese la pietra del Sole, guardò incielo e vide da dove proveniva laluce, così da risalire alla posizionedell'invisibile Sole”. Pare che i Vichinghi riuscissero a lo-calizzare la posizione del sole perottenere l’ora solare di bordo, maanche un punto-nave approssimatodi riferimento con calcoli semplici.* La prima interpretazione la diedenel 1967 l'archeologo danese Thor-kild Ramskou suggerendo che talepietra poteva essere lo spato d'Is-landa (un cristallo polarizzante). Unfilologo specialista dell’antica linguanorvegese dell’Università di Copen-hagen precisò: “Su questi vecchi pa-piri si dà per scontato che tutticonoscessero l’uso di questi cri-stalli”.Nel 1969, un altro archeologo da-nese ipotizzò che lo spato islandesesi potesse basare sulla polarizza-zione della luce solare.** Un pezzo di ‘spato islandese’, ritro-vato di recente sul relitto della navebritannica Alderney affondata nel1592, ha spinto Guy Ropars, fisicodell'Università di Rennes (Francia),a condurre interessanti esperi-menti di laboratorio. Ropars e i suoi

colleghi hanno irradiato il pezzo dispato islandese con una luce laserin parte polarizzata. Tralascio la di-mostrazione scientifica per evitarel’emicrania a chi ci legge, e passo di-rettamente ai risultati pratici.L'équipe di studiosi ha arruolato 20ufficiali di marina volontari che, aturno, hanno guardato attraverso ilcristallo nei giorni nuvolosi, cer-cando di localizzare la posizione delsole. Si è scoperto che, in media, ivolontari riuscivano a trovarla conun solo grado di errore, sui 360° incui tradizionalmente è divisa la voltaceleste. L’équipe di Guy Ropars ha realizzatouna scatoletta, chiusa da due pic-cole tavole di legno, una delle quali,forata, lascia passare un raggio diluce. Fra le due tavolette è collocatala calcite. La luce, passando attra-verso la ‘pietra del Sole’, si divide indue raggi che proiettano due debolimacchioline di luce (visibili nella fotoaccanto).Spostando a caso la scatola c’è solouna posizione in cui le due macchio-line si equivalgono in brillantezza.Ropars la spiega così: "La direzionedel Sole può essere facilmente de-terminata grazie ad una sempliceosservazione basata sulla differen-ziazione tra le due immagini pro-

dotte dallo spato d’ Islanda”. Il risultato é quindi una ‘direzione’, unrilevamento dell’astro da cui proce-dere per tracciare la rotta sullacarta nautica.Lo studio pubblicato sulla rivistascientifica britannica Proceedingsdella Royal Society A, riporta che:"Può essere raggiunta una preci-sione di pochi gradi, anche in condi-zioni di luce crepuscolare”. Anche senza alcuna conoscenzascientifica sulla polarizzazione, i vi-chinghi hanno potuto facilmente os-servare le proprietà di questocristallo e usarlo per trovare il Solea colpo sicuro.I risultati confermano che: "lo spatoislandese è un cristallo ideale, chepuò essere usato con grande pre-cisione" per localizzare il sole, so-stiene Susanne Åkesson, ecologadell'Università di Lund, in Svezia. “Ri-mane da stabilire”, prosegue la stu-diosa, "se e quanto fosse usato lospato islandese" ai tempi dei vichin-ghi. Su questo punto la fisica nonpuò dare risposte”. ***Secondo il nostro modestissimopunto di vista, un dato ci pare certo:i Vichinghi furono esperti navigatoricapaci di attraversare migliaia di mi-glia nautiche in mare aperto traNorvegia, Islanda e Groenlandia.

NAVIE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIE DI MAREdi Carlo GATTI

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Alcune saghe nordiche narrano di una ‘pietra del Sole' che puntata verso il cielo, rivela sempre la po-sizione del Sole. Sembra magia! Ma oggi gli scienziati, ci dicono che l'eliolite o spato d’Islanda potrebbeaver aiutato i Vichinghi ad attraversare l'Atlantico settentrionale.

Imbarcazione “Draken” vichinga

Page 13: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 10/2012

Tuttavia, nell'estremo Nord, inestate, la luce perpetua del giornoavrebbe impedito ai vichinghi di na-vigare riferendosi alle stelle, inol-tre, non conoscevano l’astrolabioper la misurazione dell’altezzadegli astri, già in uso nel Mediter-raneo, e neppure la bussola che fuintrodotta in Europa soltanto nelXII secolo e che, essendo così vicinial Polo Nord, il suo uso sarebbestato impreciso e limitato. L’usodello spato islandese potrebbequindi, per esclusione, essere laspiegazione di quelle avventure ap-parentemente impossibili.Il dibattito é tuttora aperto: Sean

McGrail, studioso dell'Antica Navi-gazione Marittima del Nord Atlan-tico presso l’Università di Oxford,ritiene questi studi molto interes-santi, ma aggiunge che mancanovere prove che indichino l'utilizzo ditali cristalli presso i Vichinghi: “Puoimostrare come potevano usarli,ma questa non è una prova”, dice.“Le persone avevano navigato alungo, molto prima di questa pie-tra, senza alcun strumento”. Conclusione: 14 novembre 2011 -Christian Keller, uno specialista diarcheologia della navigazionepresso l'Università di Oslo, spiega:“le documentazioni scritte perve-

nuteci suggeriscono che i Vichinghie i primi marinai medievali attra-versavano il nord Atlantico usandola posizione del Sole come guidanelle giornate limpide, in combina-zione con le posizioni delle coste, lerotte dei voli degli uccelli, i percorsidi migrazione delle balene e le nu-vole lontane sulle isole” e conclude:“Non c'è bisogno di essere unmago, ma c'è bisogno di mettere in-sieme un sacco di diversi tipi di os-servazioni”. Keller si dicecompletamente aperto all'idea chei Vichinghi usassero anche le pietredel Sole, ma aspetta testimonianzearcheologiche. “Se troviamo un re-

litto con un cristallo a bordo, allorasarei felice”.

NOTE: * Per capirne di più, ho scelto la de-finizione più semplice tra quelle tro-vate sul web: “La luce consiste dionde elettromagnetiche che oscil-lano perpendicolari alla direzione delviaggio stesso della luce. Quando leoscillazioni puntano tutte nellastessa direzione, la luce è polariz-zata. Un cristallo polarizzante comela ‘calcite’ permette solo alla lucepolarizzata in certe direzioni di at-traversarla e può apparire luminosao scura a seconda di come è orien-tata rispetto alla luce. In questomodo, è possibile dedurre la posi-zione del Sole, una tecnica peraltrousata anche da alcuni insetti, tra cuile api domestiche, per orientarsi”.** L’altezza del sole, misurata alculmine dell’arco tracciato nellagiornata, é pari alla latitudine del-l’osservatore.*** Gábor Horváth, ricercatore un-gherese della Eötvös University, eSusanne Åkesson, studiosa sve-dese della Lund University, testanoqueste ipotesi dal 2005. Il loro stu-dio è stato pubblicato su un numerospeciale del Philosophical Transac-tions of the Royal Society B dedicatoalla ricerca biologica sulla luce pola-rizzata.

VEICOLI NUOVI IN PROMOZIONE FINO AL 30/09/2012

• MARCA VEM MODELLO OPEN, 1.3 BENZINA CON CASSONE RIBALTABILE TRILATERALE, BIANCO, SCONTATO EURO 14.000,00

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CENTRO FUORISTRADAOFFICINACARROZZERIACONSULENZA SINISTRI

VEICOLI USATI:• ALFA ROMEO ZAGATO, IMMATRICOLATO 05/1970, CC1290 BENZINA, COLORE ROSSO EURO 25.000,00

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• JEEP CHEROKEE 2777 CC DIESEL, COLORE NERO, SCONTATO EURO 18000.00

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La bussola dei Vichinghi. A destra, rilevatore del sole

Viale Kasman, 35 - 16043 CHIAVARI (GE)Telefono 0185.370031 - Officina 0185.368294 - Fax [email protected]

Page 14: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 10/2012

Città di RapalloAssessorati alla Cultura

“M are Nostrum”XXXI Edizione

Modellismo navale, Arte, Storia e Tradizioni marinare

ANTICO CASTELLO SUL MARE

DAL 13 AL 28 OTTOBRE 2012orario: venerdì 15-18 • Sabato e Domenica 10-12 / 15-18

chiusura: lunedì, martedì, mercoledì, giovedì

IL PROGRAMMA• SABATO 13 ottobre - ore 10,30 - Sala consiliare Presentazione della XXXI edizione della Mostra e della pubblicazione di carattere storico “REX. ALLA CON-QUISTA DEL NASTRO AZZURRO” curata da Maurizio Brescia, Emilio Carta e Carlo Gatti, alla presenzadegli autori. Seguirà cocktail.• DOMENICA 14 ottobre - ore 11: Sala incontri del Gran Caffè Rapallo sul lungomare V.Veneto: “La storiadel Rex e i suoi ultimi testi-moni”. Presentano EmilioCarta, Maurizio Brescia eCarlo Gatti con filmato sullaconquista del Nastro Azzurro.Seguirà cocktail.• SABATO 20 ottobre - ore 11:Sala incontri del Gran CaffèRapallo sul lungomare V.Ve-neto: “Gli antichi ‘mestieri’ (lereti)”. Incontro a cura del Cir-colo Pescatori Dilettanti Ra-pallesi con il presidenteRiccardo Repetto e MassimoBusco. Presenta Emilio Carta.Seguirà cocktail.

• DOMENICA 21 ottobre - ore11: Sala incontri del Gran Caffè Rapallo sul lungomare V.Veneto: Emilio Carta e Carlo Gatti presentano i loro ul-timi romanzi: “Il collezionista d’armi” e “Il giustiziere di Narvik”: a spasso tra storia e magia. Seguirà cocktail.

• SABATO 27 ottobre – ore 11: Sala incontri del Gran Caffè Rapallo sul lungomare V. Veneto: il prof. GiorgioGiorgerini presenta “La corazzata Roma“. Proiezione a cura del com.te Ernani Andreatta di un filmato sto-rico e sulla recente scoperta del relitto. Seguirà cocktail.

• DOMENICA 28 ottobre - ore 11: Sala incontri del Gran Caffè Rapallo sul lungomare V.Veneto: Maurizio Bre-scia presenterà, in anteprima nazionale, il suo volume "Mussolini's Navy", appena uscito in Gran Bretagna enegli U.S.A. Si tratta del primo, illustratissimo "companion" pubblicato in lingua inglese sulla Regia Marina, peril periodo 1930-1945 Seguirà cocktail.ore 18: Antico castello sul mare: chiusura mostra e saluto ai partecipanti. Seguirà cocktail al Gran Caffé Ra-pallo al Lungomare V.Veneto.

Partecipa l’artista Amedeo Devoto

Amedeo Devoto è nato a Chiavari, nel rione Scogli nel Settembre del 1935. I suoi "oli su tela", emozionanti per chi li guarda, fanno ri-vivere l’epoca irripetibile delle costruzioni dei grandi velieri e della vita legata al mare e alla pesca.

La cittadinanza è invitata

Page 15: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 10/2012

I “LINERS” IN GUERRAa cura di Maurizio Brescia in collaborazione con Francesco Bucca

Le navi passeggeri - soprattutto durante i due conflitti mondiali - trovarono unparticolare impiego "ausiliario",in supporto alle attività delleprincipali flotte militari: legrosse dimensioni di buonaparte di queste unità, abbinatespesso ad apparati motore chepermettevano di conseguire ve-locità di tutto rispetto, consenti-rono di utilizzarle in compitidiversificati e abbastanza "spe-cializzati": nella fattispecie,come incrociatori ausiliari, trasporti truppa e navi ospedale.Nell’ambito della mostra Mare Nostrum 2012 presentiamo uno studio sul-l'impiego "militare" di transatlantici e navi passeggeri negli ultimi 150 anni distoria. Pensiamo quindi di poter cogliere l'occasione per fornire un quadro ge-nerale di questo specifico tema, in abbinamento ad un'iconografia d'epoca e afotografie originali che - ci auguriamo - consentiranno di fare luce sull'attivitàbellica di molti e famosi "liners" delle principali flotte mondiali.

Sala Charlie - transatlantici

BREVE STORIA DEL NASTRO AZZURROdi Carlo Gatti

Alle 04 e 40 di mercoledì 16 agosto 1933 il Rex sfreccia a poche decine

di metri dal faro di Ambrose con le sirene ur-

lanti di gioia. Il NASTRO AZZURRO é suo.

Il nuovo record di velocità sulla traversata

atlantica Gibilterra – New York é di 4 giorni,

13 ore e 58 minuti, alla fantastica velocità di

28,92 nodi. I muri delle città sono immedia-

tamente tappezzati di manifesti con le foto del

Rex, del suo comandante Tarabotto, del suo

direttore di macchine Risso ed il logo della

nave imblasonato nel nastro azzurro.

A ottanta anni di distanza, l’atmosfera di quel

trionfo riecheggia ancora insieme all’orgoglio

della marineria italiana che, ancora oggi, si

trova ai vertici “dell’andar per mare”.

LA RIVINCITA DELLA “BASSA FORZA”di Emilio Carta

La Storia, è risaputo, la scrivono i vincitori. Per questo motivo occorre la-sciar scorrere il tempo per decine e decine dianni in modo da poter scremare quella che èpura propaganda, omissioni, depistaggi. Sottoquesto aspetto dal dopoguerra ad oggi ci sonostate falsificazioni addirittura clamorose, diariabilmente contraffatti. E ci fermiamo qui. Io misono soffermato sulla microstoria di quel-l'evento. Vi parleròdi due rapallesi cheall'epoca facevanoparte di quell'equi-paggio: AngeloMantovani caffet-tiere di bordo eGuido Tersano, pa-sticcere capo. O,

meglio, lo faranno ifigli Antonio Manto-vani e Luigi Tersano

entrambi residenti a Rapallo e che il ricordo deiloro genitori lo hanno ben impresso in mente.

Guido Tersano, capo pasticcere del Rex

Angelo Mantovani

LA STORIA DELLA PESCA NEL TEMPOa cura del Circolo Pescatori Dilettanti Rapallesi

Questa sezione è una mostra fotografica edoggettistica denominata “La pesca nella sto-ria”, in particolare è divisa in tre parti: pro-fessionistica, sportiva e subacquea. Negliappositi pannelli verranno illustrati gli antichimetodi di pesca con le reti e la tonnara di Ca-mogli. Verranno inoltre delineati i vari per-corsi tecnologici con cui la pesca si è evolutanel tempo. La parte oggettistica storica la sideve al collezionista Gianni Uccelli, mentrequella più moderna fa capo al C.P.D.R.

Sala Delta - Cimeli museali

Sala Bravo - Illustratori

I TRANSATLANTICI NEI CARTELLONI PUBBLICITARI

di Claudio Molfino

Gli anni trenta conoscono lo splendore dei nostri transatlantici, Genovasotto la spinta delle grandi compagnie di navigazione diventa la capitaledella pubblicità e della grafica pubblicitaria italiana.I migliori illustratori del tempo fanno a gara per creare le "affiche" piùaccattivanti. un modo di fare pubblicità all'avanguardia che ha fatto ten-denza anche nei decenni sucessivi.

MODELLISMO: ARTE E PASSIONEdi Silvano Porcile

presidente gruppo modellisti “Nonno Franco”

Da trent’anni il Gruppo modellisti “Nonno Franco” organizza, con la colla-

borazione del Comune di Rapallo,

mostre che, ad ogni edizione, riscuo-

tono sempre maggiore succes-so da

parte del pubblico e degli appassio-

nati di storia e cultura marinara.

In tali occasioni i visitatori possono

ammirare la ripro- duzione in scala ri-

dotta, più fedele possibile, di navi che

sono entrate a pieno diritto nella sto-

ria e nella nostra cultura. Gozzi e

leudi liguri, golette, storici galeoni,

imbarcazioni da pesca e da lavoro, ri-

morchiatori: è inevitabile farsi coin-

volgere dall’entusiasmo degli espositori che si ritrovano ogni anno per

confrontrare opinioni e progetti e sono sempre felici di raccontare come na-

scono questi piccoli prodigi di abilità navale. Stand espositivo del locale

gruppo della Marina Militare “Movm Gazzana Priaroggia” di Rapallo.

Sala Alpha - Navi in miniatura

Page 16: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 10/2012

Si torna a parlare della que-stione porto, dopo le inces-

santi polemiche che avevanospaccato in due la città ora la que-relle si ripropone. Ma prima di par-lare degli ultimi sviluppi facciamo unpiccolo passo indietro, rinfreschia-moci un po' la memoria... Lo scorsomaggio, dopo la prima conferenzadei servizi, i due progetti in gara, ilSanta Benessere & Social spa e l'AtiPorto Cavour, erano stati entrambirimandati. Per essere nuovamentepresi in considerazione era indi-spensabile un adeguamento di que-sti ultimi alle linee guida dettate dalpiano territoriale di coordinamentodella costa e dal Puc di Santa Mar-gherita. Proprio negli ultimi giorni ètornato d'attualità il Santa Benes-sere & Social spa, rivisto e ripresen-tato presso lo Spazio Aperto di Viadell'Arco.Innanzitutto cerchiamo di capire qualisono i punti principali di questo nuovoprogetto e quali le differenze rispettoall'idea originaria.

La zona portuale non verrà stravoltacome inizialmente si pensava, l'at-tuale disposizione delle banchinenon sarà modificata, quell'ordinatodisordine strenuamente difeso daRenzo Piano, qualche mese fa, ri-marrà inalterato. Aumenterà, in-vece, l'accessibilità e la fruibilità delmolo di sopraflutto con una nuova"promenade panoramica" tra la Ca-lata del porto e via Canevaro, comepure sarà incrementata la visibilitàda terra aprendo la vista tra via Mi-lite Ignoto e il mare, infine anche latanto discussa area ex Spertini saràriabilitata ritornando ad esserepiazza pubblica dopo diversi anni. Insomma l'idea è quella di perseguireuna riqualificazione del litorale evi-tando, però, un'opera di cementifica-zione scriteriata. A differenza dell'operazione pro-mossa da Gian Antonio Bandera, nonè previsto più alcun allungamentodella diga foranea, annullando anchedi conseguenza la costruzione deitanto discussi 150 posti barca, verrà

invece perseguita una maggiore con-tinuità tra la banchina del porto e l'at-tuale retroporto tramite la Casa delMare e sarà costruita una piazza so-praelevata alta però non più di unmetro e mezzo, come stabilito dalpiano urbanistico.Tutto questo per un investimentocomplessivo di circa 20 milioni dieuro, mentre la concessione territo-riale dovrebbe essere valida per circa50 anni. Le cifre di questa ipoteticaoperazione risulterebbero, dunque,notevolmente ridimensionate, calco-lando che inizialmente si parlava dioltre 56 milioni di euro e di un con-tratto di locazione superiore ai 90anni. La prima idea, quella di creareuna sorta di porto-parcheggio verràtotalmente stravolta, come pure lacostruzione di negozi, ristoranti e didiverse suite. Il centro benessere, ca-vallo di battaglia del progetto 2010,invece si farà. Nel complesso una svolta in "chiavegreen", come gli stessi promotori l'-hanno definita. Una delle poche ana-logie con la precedente operazioneè il nome, che rimane il medesimo,mentre tutto il resto cambia radi-calmente. A livello organizzativosarà sostituito sia l'amministratoredelegato che i principali progettisti,solamente il referente resterà lostesso, il magnate Gabriele Volpi.Apparentemente un'ottima iniziativa

che però non è ancora stata de-scritta in maniera dettagliata, se ilprogetto, sulla carta, sembra adat-tarsi perfettamente alle necessità diSanta qualche dubbio, a livello pratico,ancora permane. Le associazioni am-bientaliste, le quali hanno deciso dinon partecipare alla serata di pre-sentazione, hanno manifestato le loroperplessità attraverso le parole del-l'ingegnere Franco Traverso, espo-nente di "Difendi Santa". Secondoquest'ultimo ciò che non è piaciuto èstata la mancanza di elaborati tecniciindispensabili per un'analisi oggettiva,la riproduzione di soli rendering, ov-vero di rappresentazioni a computer,non avrebbe, secondo Traverso, per-messo una valutazione chiara edequlibrata. Aspettando che la situa-zione si chiarisca possiamo però al-meno affermare che un primo (lento)passo è stato fatto, la SB&S spa hapresentato la sua idea, ora la pallapassa all'Ati Porto Cavour, che abreve, renderà pubblica la sua opera. Entrambi i progetti dovranno esserecompletati e consegnati entro il pros-simo mese di dicembre per poi es-sere giudicati dalla conferenza deiservizi in Regione, programmata perfebbraio 2013. Noi restiamo alla finestra curiosi discoprire se, prima o poi, una deci-sione verrà presa. Per passare final-mente dalle parole ai fatti.

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URBANISTICAdi Paolo BELLOSTA

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Page 17: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 10/2012

Da Shakespeare a Marzari

CULTURA ANGLO – LIGURE

Il “Bardo” - scrittore, aforista, poeta po-polare – è una figura molto importante

nella cultura e letteratura anglosassone“ab origine”. Però anche a Genova abbiamoavuto i nostri Bardi. Credo che il più popo-lare e conosciuto sia Giuseppe Marzari.Gli aforismi dei Grandi si sono sovente ispiratia loro scritti e motti. Marzari invece - magarisenza saperlo – si è ispirato…. direttamenteai Grandi.Un esempio. Trattando della indiscutibile uti-lità e delle modalità di una “buona lite”:Shakespeare (Molto rumore per nulla – Atto

III) -“In a false quarrell there is no true valor”Cioè “In una lite fasulla nessuno ha ragione”.Ed ancora Shakespeare (Amleto-Atto I)“….Being in a quarrell bear’t that the opposedmay beware of thee” Cioè “.….Se ti metti a li-tigare assicurati che l’oppositore ti tema”.Ebbene, il nostro Marzari ha raccolto e con-densato questi principi nel suo famosissimo:“Pe’ fa’ e cose drite ghe voe na’ bella lite !”Ancora un segno della vicinanza tra Liguri eBritish. In fondo, abbiamo dato loro la nostraCroce di San Giorgio per la loro bandiera……

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

RICORDO O SOGNO? QUANDO...

di Mauro MANCINI18

RAPALLIN

Nel nostro ”Gïo di misci” del mesedi giugno avevamo visitato ’ö scïto

do Ciantê’, la zona del ’Cantiere’ e cieravamo lasciati con la promessa di ri-trovarci ancora qui per scoprire di que-sto sito, così ricco di storia rapallina,altre curiosità di vita vissuta.Mi sento però in dovere di fare un pic-colo esame di coscienza: infatti questalocalità non è da noi rapallini né dagliospiti molto frequentata; nelle nostrepasseggiate, raggiunto il ponte che ol-trepassa il torrente Boate, ci voltiamo in-dietro e torniamo al centro dellungomare, non apprezzando questo pic-colo giardino fitto di pini marittimi e cosìricco di tanta tranquillità, forse esage-rata per questi nostri tempi frenetici. Ve-diamo allora di guadagnare oggi ’l’altrasponda’, dove negli ultimi anni dell’Otto-cento era qui la sede del Mattatoio Ci-vico e dell’Officina del Gas e durante laprima guerra mondiale una base di idro-volanti dell’Aeronautica Militare.La riva destra del fiume era stata pro-lungata verso il mare con grossi massionde creare un molo ”il Pennello” dovepotessero attraccare i leudi, imbarca-zioni con poco pescaggio, che traspor-tavano, in assenza di strade e ferrovia,tutto ciò che occorreva alla città. Questebarche a vela latina erano collegate allaterra ferma con un’asse sulla quale lo

scaricatore doveva ritmare il suo equili-brio per non finire in acqua. L’approdo diquei tempi, antenato dell’attuale Calata”Durand De La Penne” era anche ba-luardo nella difesa di tutta la spiaggia; in-fatti ”Il Mare” del 4 dicembre 1926 cosìcommentava: ” Giorno per giorno scom-pare la spianata del Cantiere, asportatadal mare facilitato nel suo rodere dallacompleta distruzione degli ultimi avanzidel famoso ”Pennello” operata dall’ultimamareggiata”. Ancora da ”Il Mare” del 29gennaio 1927: ”Maciste a Rapallo. Il po-polarissimo Maciste, il famoso artista ci-nematografico che con la sua forzaerculea ha mandato in visibilio piccini egrandi di tutto il mondo, è stato ospite diRapallo martedì scorso. Subito ricono-sciuto per la imponente sua statura ecorporatura, venne fatto segno a tale in-tensa ammirazione che dovette…ricor-rere ad una automobile se volle gustareancora della nostra città le meravigliosebellezze e rifugiarsi infine alla ’Trattoriadel Cantiere’ del signor Vittorio Tassaradove potè dare prova manifesta del suoottimo appetito”. Il nonno del famosocartoonist Luciano Bottaro raccontavache in queste sue visite, prima delpranzo, ”Maciste” e Tassara, anch’eglimolto robusto, si sfidavano a prove diforza come lotta e braccio di ferro, met-tendo in palio il conto del desinare. A

conclusione di questo nostro pellegri-nare nel passato di questa zona, ci sof-fermiamo in silenzio di fronte alframmento di muro antisbarco, ora mo-numento a ricordo di sei giovani parti-giani qui trucidati dai nazisti, sul quale sistaglia la dedica: ”Contro questo muro laLiberazione di Rapallo è stata suggellatadal sangue dei partigiani di ’Giustizia e Li-

bertà’- 23 Aprile 1945”. Erano e sono:Campodonico Ugo, Giusto Edoardo,Marzullo Giuseppe, Mascheroni Angelo,Pendola Roberto,Vallero Guido. A Loro ea Mario Nocchi ’Memmo’, medaglia d’ar-gento della prima Guerra Mondiale, vor-remmo in un futuro non lontano poterasserire: ” Il Vostro sacrificio non è statovano”.

Ö scïto do ”Ciantê” / 2

1905: a sinistra l’officina del Gas e il Mattatoio; a destra le baracche del Cantiere Navale.

1900: due leudi attraccati al ’Pennello’

1919: un idrovolante in fase di decollo e una unità della Marina Militare.

1945: il monumento ai Partigiani Caduti

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PERSONAGGIE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

COME ERAVAMO

di Bruno MANCINI19

Vigilia di Natale in Comune

MUNICIPIO DI RAPALLO, SALONE CONSILIARE anni 1970/1975

Scattata in occasione degli auguri natalizi tra l’Amministrazione ed i dipen-denti comunali, la foto che pubblichiamo ci mostra i cinque messi notificatori.Nelle loro funzioni di servizio, li ricordiamo sempre disponibili e cortesi sia neiconfronti dei cittadini sia dei proprio colleghi. Vediamo da sinistra: Antonino Venuti, Aldo De Franchi, Giuseppe “Beppe”Chiappe (dietro), Edoardo “Edo” Macelloni, Giuseppe Lattuca Bonamico, An-tonio Chellone e Dario Arancio.Proverbiale era divenuta la risposta che il signor Lattuca dava, con un sorrisosareno, a chi gli chiedeva come andasse la giornata:“Tutto a posto, niente in ordine”.

Nella seconda foto vediamoEdoardo “Edo” Macelloni con ilvigile urbano Vittorio Tirelli in-tenti a bruciare le schede diqualche votazione avvenuta nel-l’ambito del consesso.

Retro della foto inviata, a suotempo, ad “Edo” Macelloni da unamico-collega.

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Prima di entrare in medias res, vale adire nel cuore del problema, sento il

dovere di comunicare ai lettori che quantodi volta in volta vado esponendo non su-scita, come erroneamente immaginavo,meraviglia, sorpresa o “scandalo”, ma in-teresse e condivisione su larga scala. In re-altà la gran parte degli argomenti chepongo sul tappeto e che, a prima vista, ap-paiono scottanti ed irriverenti, in realtà ri-flettono quanto già molti pensano perconto proprio.Ritengo che sia della massima importanzarendersi conto che gran parte della popola-zione è ormai all’avanguardia e si rifiuta di ac-cettare “supinamente” quanto è statoinsegnato per tradizione: anzi ritiene che unritorno ad un certo passato, scarsamenteedificante, sia decisamente inaccettabile. Il cammino della Chiesa lungo i secoli, comeè risaputo almeno da coloro che hanno gliocchi aperti e sanno riflettere, è denso diluci e di ombre. Direi senza esitazione chedal punto di vista meramente umano risul-tano più le ombre che le luci: tante pecche,“dèfaillances” e debolezze si possono ri-scontrate.Questi rilievi sono condivisi anche da unabuona percentuale di credenti, cioè da co-loro che frequentano le comunità ecclesiali,ma che non intendono essere sudditi acriticipronti ad accettare le decisioni che autori-tariamente vengono imposte.IL VERO SCOPO DELLA “CRITICA”Doverosamente devo confessare che moltospesso attingo dal colloquio con le persone(soprattutto di chiesa) spunti e suggerimenti:pertanto le mie osservazioni critiche nonpossono essere interpretate un attaccoostile alla Chiesa, come certi integralisti re-putano, ma un auspicio a correggerequanto umanamente è deplorevole. Il mioscopo è quello di offrire un contributo, siapure modesto, teso ad eliminare quanto nonin linea con la genuinità del Vangelo.Non si deve confondere la chiesa di Cristocon quella degli uomini: anche coloro che lagovernano non sono immuni da carenze e

difetti. La critica è sempre positiva quandomira non a deprimere o scandalizzare, maa correggere e a migliorare. S. Paolo ne eraconvinto quando affermava rivolgendosi aiCorinzi: “Da parte nostra non diamo motivodi scandalo a nessuno perchè non venga bia-simato il nostro ministero, ma in ogni cosa cipresentiamo come ministri di Dio, con moltafermezza nelle tribolazioni, nelle necessità,nelle angosce, nelle percosse, nelle prigionie,nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei di-giuni; con purezza, sapienza, pazienza, bene-volenza, spirito di santità, amore sincero;conparole di verità, con la potenza di Dio, con learmi della giustizia a destra e a sinistra; nellagloria e nel disonore, nella cattiva e nellabuona fama” (2 Cor.3-19). Queste sono af-fermazioni che mettono in luce quale debbaessere l’ atteggiamento di chi si pone comeguida e maestro.Non si può non riconoscere che la predica-zione autentica ed incisiva sia l’esempio dichi è umile e disponibile al sacrificio, di chinon cerca onori e ricchezze ed è pronto adaccettare ogni evenienza, positiva o negativa,per valorizzare il suo ministero evangelico.Paolo anche nel nostro tempo si pone comeesempio da imitare per coloro che sono pre-posti a “reggere” la chiesa: l’umiliazione è“conditio sine qua non” dell’efficacia della loroazione verso tutti, amici e nemici. Lo stessoPaolo non esita a confessare che le miseriee angustie rafforzano la sua fede e il suocomportamento: “Mi vanterò ben volentieridelle mie debolezze perché dimori in me lapotenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nellemie infermità, negli oltraggi, nelle necessità,nelle persecuzioni, nelle angosce sofferteper Cristo: quando sono debole, è allora chesono forte”.( 2 Cor. 9-19).SERVIZIO UMILE E GENEROSOMi permetto domandare: “Sono queste leconvinzioni di coloro che stanno sugli stallipiù alti preoccupati di ammaestrare i”sotto-posti” con il proprio esempio? E’stato lostesso Maestro a dire apertamente agliapostoli che ambivano a sedere accanto alui e a ricoprire un posto di primo piano nellaloro missione: “Voi sapete che coloro i qualisono considerati i governanti delle nazioni do-minano su di esse e i loro capi esercitano sudi esse il loro potere. Tra voi però non è così;ma chi vuole essere grande tra voi si farà vo-stro servitore, e chi vuole essere il primo travoi sarà il servo di tutti.” E sottolineava quelloche è l’ identikit del vero apostolo: “il Figliodell’uomo infatti non è venuto per farsi ser-vire, ma per servire” (Marco 10,42-45).Servire: questo è il compito di chi dirige lachiesa di Cristo e dei suoi collaboratori.E’ contro il Vangelo pretendere di coman-dare e considerarsi superiori agli altri.Servire significa aiutare chi è nel bisogno

spirituale, morale e materiale. Non è credi-bile chi detta legge… Ci sono indubbiamentecoloro che accettano di buon grado tutto

quanto viene deciso dalle autorità e respin-gono ogni possibile cambiamento come ere-ticale. La loro educazione religiosa si èpurtroppo fossilizzata, TESTIMONIANZA VERACEUn esempio luminoso di come si serve lachiesa è stato offerto dal Cardinale Martini,il quale ha avuto il coraggio di mettere in di-scussione certe “abitudini” e “credenze” chenon sono riconducibili al pensiero di Cristo.Non intendo fare anch’io il panegirico di que-sto “servo” della Chiesa. Molto è stato dettoe scritto a questo riguardo. Abbiamo ancoradavanti agli occhi i solenni funerali celebratinel duomo di Milano.E’ sintomatico e indicativo sottolineare cometra la folla fossero presenti anche coloro chenon frequentano abitualmente la chiesa equelli che appartengono ad altre religioni.Martini non condannò nessuno e si impegnòcon prudenza, ma con decisione a romperela rigidità delle prescrizioni “non divine”, masolo umanamente “ecclesiastiche”.Ho avuto l’impressione che nel corso di quelsolenne rito funebre i vari autorevoli inter-venti hanno elogiato l’ex arcivescovo mila-nese, evidenziandone le doti di eccellentepastore e di studioso biblico senza fare ri-ferimento a quei suggerimenti che aveva piùvolte con coraggio manifestato, ma che nonerano visti in sintonia con l’insegnamentotradizionale. Di certo quanto venne riferitosulla sua attività pastorale e culturale eracorretto, ma, a mio sommesso parere, noncompleto.E’ risaputo che di solito si trasmettono pub-blicamente le verità che non creano difficoltào turbamento. Il Card. Martini - va detto conchiarezza - ha sempre pensato che la chiesa(quella degli uomini) deve con umiltà ricono-scere le proprie mancanze e cercare diporvi rimedio, recuperando il tempo perduto.E’ stato più volte ripetuto che secondo il pa-rere di Martini la Chiesa sarebbe rimasta in-dietro di almeno 200 anni.Questo giudizio non mi sorprende. Nel 2008venne dato alle stampe un suo libro dove

esprimeva le sue “sorprendenti” idee: “Con-versazioni notturne a Gerusalemme - sul ri-schio della fede” . E’ stata una pubblicazioneche mi ha impressionato per il coraggio dellasua fede aperta e sincera. Trascelgo una frale tante sue riflessioni: “Chi cerca la povertàinvece della ricchezza, chi accetta le ingiuriee il disprezzo invece di cercare onore mon-dano e sa che le difficoltà possono far ma-turare umanamente, diviene una persona divalore. Diventa sicuro di sé, sa perché è almondo, ha un cuore giovane”. E subito ag-giunge: “Questo appagamento e la speranzadi ciò che ancora verrà, rappresenta l’arric-chimento che dà Gesù… ‘chi avrà perduto lasua vita a causa mia, la ritroverà’(Mt.10,39). Vogliamo confidare in queste pa-role e andare avanti”. (op. cit. pag. 82).SAPER “ASCOLTARE”Del cardinal Martini vorrei mettere in lucequello che per me risulta essere il più im-portante pregio: la capacità di ascoltare edi colloquiare. E’ forse questa una preroga-tiva che coloro che governano consideranodi primaria importanza? Tutt’altro! Quantevolte capita di sentire conferenzieri o predi-catori che fanno affermazioni categorichesenza lasciare spazio a interventi e a rilievicritici su quanto detto. Hanno la presun-zione che il loro sapere sia insindacabile, per-ché “rappresentanti “ di Cristo”: sanno disapere e non sono disposti ad accettare ob-biezioni. Se qualche volta ascoltano lo fannocon sufficienza e malcelata sopportazione.La verità sta dalla loro parte, perché si sonoconvinti di parlare a nome di Cristo.Il Card. Martini non ha mai avuto questo at-teggiamento che per lui non era evangelico.Non ha mai condannato chi la pensava di-versamente, mostrando interesse e parte-cipazione. Tuttavia va precisato che nonsempre il suo era un pieno consenso inquanto lesivo della dottrina ufficiale dellachiesa. Tuttavia lasciava aperte tante vied’uscita. Su temi che l’autorità ecclesiasticaritiene intangibili, ha cercato di aprire il dia-logo e di lasciar intravvedere una qualche so-

Francesco d’Assisi si spogliò di tutto, rinunziò ai beni del padre, cui restituì anche gli indumenti, perseguire con umiltà e convinzione l’esempio di Cristo. (Giotto - Basilica Superiore di Assisi)

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CULTURAdi Domenico PERTUSATI

20

Un sogno proibito

Il Cardinale Carlo Maria Martini rimane un esem-pio di uomo di Chiesa aperto, pienamente dispo-nibile all’ascolto e alla comunicazione senzapregiudizi e condizionamenti di sorta.

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luzione. Erano per lui inconcepibili gli anatemie le scomuniche. Perché - si è chiesto - nontrovare una soluzione per i divorziati e i ri-sposati ai quali la Chiesa rifiuta la comu-nione? Perchè non aprire alle coppie o-mosessuali, perché non sentire la necessitàe l’urgenza di colloquiare con i seguaci di altrereligioni ed instaurare un clima di vera fratel-lanza, senza imposizioni o divieti? Perché nonaffrontare la questione del matrimonio deipreti e l’eventuale problema del sacerdoziodelle donne? Ai tanti “perché” nessuna ri-sposta chiara e soprattutto convincente.IL CARATTERE DEL VERO PASTORE”Servire e non essere servito” come racco-mandava il Divino Maestro è il compito au-tentico di chi vuol essere un vero pastore.Trale preoccupazioni di Martini c’era quella di in-contrare le famiglie in difficoltà: faceva loro

segretamente visita fermandosi a pranzo;serviva a tavola e chiedeva di lavare i piattisecondo quanto riferisce il giornalista AndreaTornielli (cfr. La Stampa 1-09-12 pag. 2). Questo comportamento è in linea perfettacon il vangelo: “Se io, il Signore e il Maestro,ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete farealtrettanto. Io vi ho dato l’esempio perchècome ho fatto io facciate anche voi... Unservo non è più grande del suo padrone néun apostolo più grande di chi lo ha mandato”.(Gv. 13,1-7)La Chiesa di Cristo è quella del servizio edel dialogo. Cristo si fermava a parlare contutti, soprattutto con quelli che erano consi-derati peccatori o scomunicati come i Sa-maritani. Il lettore interessato può leggere lefasi dell’ incontro con la samaritana (unascomunicata) presso il pozzo di Sichar come

è raccontato nel vangelo di Giovanni (cap. 4,5 - 42). Questo non può non essere l’impe-gno della chiesa nel nostro tempo: aprirsi atutti, anche ai non credenti, non tanto perconvertirli, ma per aiutarli ad allargare i con-fini della fraternità.UNA CHIESA CHE CONVINCESoprattutto oggi che - come da più parte sisente affermare - la politica “fa acqua” e lecondizioni economico-sociali sono a rischio,la Chiesa dovrebbe sentire il dovere pres-sante di intervenire per assumere un ruolodi guida e di sostegno alle classi povere e ingrave difficoltà. In termini più espliciti farsi pa-ladina del soccorso e dell’assistenza ai po-veri, ai malati, ai sofferenti, a tutti coloro chevivono situazioni di disagio impressionante.La chiesa come forza morale, oltre che a do-nare le sue ricchezze e rinunciare ai suoi pri-vilegi, dovrebbe assumersi la responsabilitàdi essere al centro della carità e dell’amoreeffettivo per tutti. Mentre gli apparati politicistanno perdendo sempre più terreno, laChiesa prenda il sopravvento, non per domi-nare, ma per guidare tutti ad un vero sensodi umanità e di aiuto, senza alcuna pretesa dicomandare ed imporre la sua autorità. Il suo sarebbe senza dubbio un servizio chele procurerebbe quel consenso generaleche oggi le manca. La sua missione spiri-tuale ne verrebbe rafforzata e sarebbe ri-conosciuta come vera comunità che nonpone discriminazioni, ma promulga e pro-muove la fratellanza universale. Solo nella ge-nerosa apertura potrà diventare il fulcro diattrazione per tutto il genere umano.Mi è stato chiesto: “Non vedremo mai un

papa con la sua corte pontificia ricalcare leorme riformatrici di Francesco d’Assisi cherinunziò a tutte le ricchezze per scegliere divivere come Cristo? Il poverello di Assisi riu-scì a sorreggere la Chiesa che era in diffi-coltà e rischiava di crollare”.Non posso non ammettere di essere rima-sto molto sorpreso da tale auspicio. Sonotuttavia dell’avviso di ritenerlo “un sogno proi-bito” onde evitare eventuali ripercussioni nongradite (censure e riprovazioni). Tutti sappiamo che ci furono nel corso deisecoli momenti di forte crisi nella chiesa. Chiconosce la storia, sa che certi progetti che siispiravano al Vangelo e che restringevano ilpotere assoluto (politico e spirituale) di chi di-rigeva la chiesa finirono malamente: i soste-nitori vennero colpiti da condanne terribili,talvolta anche con la pena capitale (vedasiGiordano Bruno) per renderli inoffensivi eininfluenti.Chiudo con un pensiero di sicura speranza:Cristo è sempre presente e sorregge lasua Chiesa soprattutto nei momenti difficili,densi di foschia e di oscurità.“La barca di Pietro non affonderà secondole divine promesse” fu ripetuto a Pio XI pre-occupato per le tristi condizioni in cui sivenne a trovare. Questa fu la sua pronta ri-sposta: “E’ vero, ma Gesù parlò della barca,non parlò dell’equipaggio”. Vale dire: l’equi-paggio può cambiare per le debolezze e de-ficienze, ma la barca regge bene il mareanche in tempesta, perché è la barca di Cri-sto, non di Pietro (Cfr.D. Pertusati “Bene-detto XVI e i suoi predecessori - Ed. Tigullio -Il Mare, Rapallo 2006, pag.72).

Il ritorno alla celebrazione della messa nel rito latino,concesso dall’attuale Pontefice, non è affatto ser-vito ad accrescere l’affluenza dei fedeli: venne accolto con “incredibile” entusiasmo da una ristretta cer-chia di cristiani “tradizionalisti” e conservatori.

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Chiediamo a Giorgio - perché chia-marlo dottor Mainieri non ci viene

naturale, considerato che con la magliadell’Unicef abbiamo insieme calpestatoper anni i polverosi campi di calcio di Ge-nova e dintorni - com’è andata la sua ini-ziativa per raccogliere fondi destinati aregalare un gioco e un sorriso ai bambini“attendati” nel comune di San Felice sulPanaro violentato dal terremoto. Per in-formare quanti hanno contribuito duranteil concerto di Vecchioni e nel “Red Carpet”l’introito è stato di 1.450 euro. Se uno pen-sasse al numero di persone presenti in oc-casione di questi due eventi non sonocerto molti, ma bisogna sempre guardareil bicchiere mezzo pieno, così le delusionivengono tacitate dalla vicina di casa chesull’ascensore mi allunga un “centone”, dalbambino che mette nel salvadanaio Unicefalcune monetine esclamando dispiaciuto:“È tutto quello che ho”, e dalla visibilità del-l’Unicef in ambito cittadino.Abbiamo notato che il Comune di Ra-pallo non figura fra i paesi limitrofi chesupportano questa raccolta pro-terre-motati.L’amministrazione aveva già destinato

fondi cospicui pro-alluvionati di BorghettoVara per cui la volontà dei rappresentanticomunali, sindaco in testa, è stata soffo-cata dalle maglie burocratiche, ma au-spico, anzi sono sicuro che chi ha laresponsabilità di capire quali siano le verepriorità della città non mancherà di ap-poggiare l’Unicef, non solo da un punto divista meramente economico, ma rispec-chiando quel grido di speranza che è l’asilonido “Per un mondo Unicef” tenterà di pla-smare una città a “misura di bambino”.Dico questo anche egoistica- mente, comepediatra e nonno di quattro piccini.Qualche altra iniziativa?Lo scorso 14 settembre a Villa Lo Faro idue concertisti Piero, pianista straordina-rio e padrone di casa, e Andrea Cardinale,violinista rapallese di fama internazionale,hanno tenuto un concerto sotto la regia diAMUSA (Amici Musicisti Sant’Ambrogio)raccogliendo fra gli ospiti 500 euro a fa-vore dell’Unicef. A proposito di nonni il 6-7ottobre, festa del nonno, ci sarà l’annualedistribuzione delle orchidee in tutte lepiazze d’Italia, Rapallo inclusa. Cosa deve fare chi vuole collaborare conl’Unicef?

Chiunque mi può contattare tranquilla-mente. Non ci sono ruoli o incarichi solola voglia di tentare di aiutare i meno for-tunati di noi e quando questi sonobimbi…. Mi piace concludere citando te-stualmente parte della lettera inviata daGiulio Terzi, ministro degli Affari Esteri, alnostro presidente nazionale GiacomoGuerrera: “La scelta di operare attra-verso Unicef risponde alla profonda am-mirazione per l’encomiabile opera svolta

dall’Organizzazione per affrontare le piùgravi crisi umanitarie. In Siria come intutte le altre aree del mondo ove i minorisiano oggetto di violenza e maltratta-menti, Unicef rappresenta un attore in-dispensabile per alleviarne le sofferenzee promuovere la tutela dei loro inaliena-bili diritti. Riaffermo quindi l’impegno miopersonale del governo italiano a soste-nere Unicef in questo come in altri sce-nari di crisi…”.

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o22

Anche l’Unicef “sposa” i terremotatiSOLIDARIETÀ

INFANZIA

Il pediatra Giorgio Mainieri e a sinistra il sindaco Giorgio Costa

Più di 6.000 chilometri, la distanza percorsa dagli"sposini" dei quali voy a hablar, immensa come è

immenso il loro intenso amore, che dura da dieci annied è nato proprio qui vicino, in un paesino del LevanteLigure molto romantico e affascinante, esattamenteil 6 settembre 2002 alle 15.25. Loro sono Pasqua-lina e David, lei di origini italiane e lui americano doc.Ciò che è più particolare e magico allo stesso tempo, èriflettere che questi due cari giovani - lui ha compiutoda poco i sessantadue anni e lei 50 - abbiano deciso dicoronare qui il loro sogno, in occasione del loro decimoanniversario, alle tre e venticinque, e pensate: i testi-moni sono stati le “Wedding Planners” Lisa e France-sca, di S. Margherita Ligure. David, all'inizio disettembre, ha ottenuto il divorzio e ha comunicato se-duta stante alla fidanzata, che era già in Italia da pa-renti, la propria sospirata intenzione di sposarla.Appena poco più tardi era già stato informato l'HotelImperiale, lo stesso di dieci anni fa, diretto da AnnaMattu. Avvertite le Wedding Planners, insieme a Gio-vanna Casu dell’Ufficio Eventi e allo staff dell’albergo,tutti si sono tempestivamente mobilitati, ancor prima diincontrare la coppia. Fin dal primo incontro si è respi-rato un clima friendly e le due ragazze hanno percepitoil grande amore fra i due. Interessante e soprattuttosorprendente è stato sentirsi narrare nei dettagli le dif-ficoltà e gli aspetti divertenti del sintetizzare l'organiz-zazione del matrimonio, missione quasi impossibiledato che normalmente questi tipi di eventi richiedonomolto più tempo. Oltretutto, con così poco preavviso èstato complicato far combaciare tutto e farsi dare ipermessi necessari, ma la storia d'amore di Pasqua-lina e David ha colpito e commosso tutti. Così, doponemmeno 5 giorni di corse e grande pazienza degli

sposi, è giunto il giorno delle nozze, giovedì 6 settem-bre. Dopo la cerimonia semplice ma carica di signifi-cato, abbiamo scattato alcune foto sfruttando ilmeraviglioso spettacolo che è Zoagli, e poi i novellisposi sono rientrati in albergo dove li aspettava una ce-netta a lume di candela, allestita dall’efficiente e su-perlativo staff dell’Hotel Imperiale sull’ampia terrazzadella loro suite. Da sempre io considero il giorno dellenozze un momento di letizia per tutti, ma vi ho sempreassistito come a qualcosa di schematico e cadenzato.Questa occasione, come mi ha detto Francesca du-rante la nostra conversazione, ci ha permesso di trarree apprendere una potente lezione di vita, cioè che lebasi di un rapporto sono essenzialmente le due unitàche divengono una sola. Ci ha ricordato quanto può es-sere forte un amore, per spingere due persone a viag-giare per chilometri, per venire a sposarsi nel proprio“posto del cuore”. E' da notare che nessuno dei parentie amici era al corrente della sorpresa di David, e gliunici fortunati spettatori erano le due ragazze, il mini-stro di culto, papà ed io. L'emozione più grande, aspettofondamentale è che l'amore deve trionfare su ognicosa, unico must di un matrimonio. Da sempre sono affascinata dal lavoro del WeddingPlanner in generale, e in quest'occasione ho avuto il pri-vilegio di entrare in amicizia con Lisa e Francesca, chesono state molto felici di illuminarmi sul loro fantasticomestiere. “Ciò che ci teniamo a precisare,” dicono “è ilconcetto che si ha di questa occupazione: essa non ètutta in stile Enzo Miccio o Jennifer Lopez, come èovvio, ma ha come unico scopo quello di soddisfare lenecessità dei clienti, guidandoli secondo le loro passionie inclinazioni, e poi essi diventano spesso nostri cariamici perchè si crea un rapporto di intesa molto forte,

fondamentale in questo lavoro.” Queste due persone,che di certo non hanno problemi economici essendodue persone famose e influenti a New York City, impe-gnate anche in opere di volontariato, avrebbero tran-quillamente potuto “fare le cose in grande” negli Usa,invece che scegliere di seguire il proprio cuore, il chesottolinea la loro nobiltà d’animo. Chiedo venia se vi ho annoiato con tutto questo “sdol-cinato tenero veritiero romanticismo” ma ogni tanto fabene riflettere sulle positività della vita, osservando casisimili. In conclusione, it doesn’t matter se il vostro èstato o sarà un matrimonio in grande stile con mille in-vitati, oppure intimo, con zero spettatori; il must sia,come è stato per Pasqualina e David, il vostro immensoamore. Per sempre… we hope.

L’angolodi Rossella Scene da un matrimonio

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“D i Gioele amici siam/ ed in-sieme a lui cantiam /viva

viva gli indiscussi….” E qui seguiva ilnome dell’azienda titolare dei bi-scotti, rotondi e bucherellati. Magarinon tutti gli ex-pivelli del tempo ne ri-cordano il sapore, ma forse – in qual-che cassetto dell’abitazione o dellamemoria – esiste una o più figurine diquegli “amici”, nate dall’idea di un ge-niaccio pubblicitario. Accattivanti eredidi individui mitologici e sinistri (Mino-tauro, Sfinge, Chimera, ecc.) i Gioele-friends proponevano buffi innestizoologici: dalla Tartaraffa (tartaruga+ giraffa) all’inarrivabile Pellicanrondi-nicchio (pellicano + rondine + picchio).Lungi da me, demonizzare la que-stione; ma le figurine e i pupazzetti al-legati (oggi si trovano sulle aste diE-bay!) indirizzarono molti verso i pro-dotti confezionati, e da lì alle meren-dine scarta-e-divora il tragitto fu breve. Anch’io ho collezionato figurine e pu-pazzetti, non perdevo un “Carosello”del gufetto Gioele, e ricordo tuttora lamusichetta che finiva con umpa-umpa-umpa-pa. Ma lo spuntino cello-fanato, mi ha sempre ispirato unadiffidenza viscerale: nel personalealbum dei ricordi, resta una serie dimichette (gonfie e necessariamentevuote all’interno) dove trovavo – al mo-mento della ricreazione scolastica –ciò che oggi si può chiamare avanzo,

ma allora era prelibatezza. Panini al salame, con frittata, con“spalla cotta” (il prosciutto vero, inrare occasioni), col formaggino(bleah!), col pomodoro fresco appenacondito, fettine di arrosto sopravvis-sute alla domenica. Confesso che minascondevo – per gustare le leccor-nie in beata solitudine – quando arri-vava la cotoletta impanata, un po’ dicima o (goduria maxima) due zucchineripiene, spesso accompagnate dallefette di patata a lettino (oggi, ahimè,estinte). Nessun olio di colza, nessungrasso idrogenato, nessun finto pan dispagna che si affloscia al primomorso. Gioele o no, i miei coetanei hanno su-perato l’infanzia gastronomica a “chi-lometro zero”, e tutto sommato conpochi traumi al riguardo e scarsa cel-lulite. Poteva mancare, in alternativa, la fo-caccia artigianale? Certo che no, me-glio se – anni sessanta - acquistatanello storico panificio di Carrugio Drito,sotto i portici, con gli “occhi” (i buchettiin superficie) lucidi di olio al punto giu-sto, il bordo croccante, una studiatamollezza calda dove tuffarsi beata-mente. Pochi metri più avanti, per “parcondicio” (salato-dolce), era il turno deicubeletti: rigorosamente rapallini, gu-scio di pasta frolla a imprigionare uncuore di marmellata.

Sapori per iniziati, fronteggiavano ognialtro dolcetto, anche le ricercate me-ringhe con panna; e chi – alle feste -ne elargiva un vassoio, otteneva lusin-ghe e considerazione. Per contrappasso, mi è toccata unaprozia che dilapidava i risparmi incedri, lieviti, uvette, e imponeva an-nualmente un pandolce degno deimarmi di Carrara: non esistevano theo caffelatte in grado di ammorbidirlo,la nostra ipocrisia era un sorriso en-tusiasta, mentre fringuelli e tortore –sicuramente destinati all’obesità –cioppavano quotidianamente trancedel macigno sbriciolato col pestello. Mia madre, invece, si dilettò a riciclarei pandori in zuppe inglesi; e mi chiedotuttora come quei rossastri laghetti dialchermes, sdoganati al primo tocco

di forchetta, non si siano tramutati inprecoce cirrosi. Forse abbiamo svi-luppato anticorpi di piombo, forse ave-vamo un metabolismo ormaidimenticato.Ma ancora oggi, quando voglio im-mergermi nei sapori dell’infanzia, far-cisco una michetta con pomodorofresco, olio d’oliva e sale; così ritrovoquella bambina che divorava il tuttoprima di saltare la corda, di giocare adacchiapparella. E da qualche anno, fra le mura di casa,scorrazzano beati due esemplari per-fetti come amici di Gioele: il cancaval-liale (cane + cavallo + maiale) e lacantalpimmia (cane + talpa + scim-mia). Pezzi assolutamente unici, intro-vabili anche su E-bay. Umpa-umpa-umpa-pa!

AMARCORD

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Silvana GAMBÈRI GALLO

Pane e pomodoro (che Gioele voglia o no...)

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Una triste pagina di emigrazioneMOVIMENTI

Nel Settecento una nutrita colonia ligure si trasferìnella vicina Corsica ma quella ricerca di una nuovavita per molti di loro si concluse in tragedia.

Quando si parla di emigrazionenon bisogna solamente pen-

sare alla Grande che avvenne allafine del secolo XIX e all’inizio delXX soprattutto per le Americheconsiderate l’Eldorado da molti li-guri, alcuni dei quali, in realtà fe-cero colà grandi fortune.Bisogna anche posare la lente d’in-grandimento su fenomeni più mo-desti e, per questo, mi occuperò,prestando l’attenzione all’entro-terra del levante ligure, in partico-lare alla zona montana alle spalle diChiavari e Lavagna, a una frazionedel comune di Borzonasca: Sopra-lacroce(1). Si tratta di un’emigra-zione tutta particolare perchè non

diretta, come normalmente avve-niva, verso le grandi città dell’Ame-rica, bensì nella vicina Corsica chenel 1714 apparteneva alla Repub-blica di Genova. Erano terre chenon assicuravano un proficuo la-voro agli abitani e per questo il Se-nato richiese un sopraluogo epropose ai rappresentanti delpaese, che subito accettarono, diemigrare, per fondare una coloniain Corsica nella località di Coty cheesiste tuttora con il nome di Coty-Chiavari, nel golfo di Ajaccio. I coloni lasciarono il paese la mat-tina di sabato 6 gennaio 1714 eraggiungono Chiavari entro il mez-zogiorno di domenica 7. Si trattò di

quattrocentosessantuno personedi età compresa da uno a sessan-tastte anni che s’imbarcarono sulletre galee mandate da Genova e chepresero il mare alla volta di Ajacciotra il 9 e il 10 gennaio.. Tutto andòbene fino all’isola di Gorgona dovele tre galee dovettero separarsiperchè attaccate da “un vascellostimato barbaresco”. Due galeeraggiunsero Ajaccio mente la terzafu sorpresa da una burrasca chene provocò il naufragio senza per-dita di vite umane ma di tutte leprovviste, cosa che ridusse lescorte di viveri a disposizione del-l’intera comunità.Tutti i coloni raggiunsero comunqueil paese di Coty a loro destinato ediniziarono subito a costruire le casee già a maggio ne avevano fatto lefondamenta e costruito le paretiquando si accorsero che la terra lo-cale non era adatta a fare le “te-gole” per cui dovettero viverepraticamente a cielo aperto. Ave-vano seminato orzo, miglio, legumie ortaggi ma la scarsità dellescorte dovuta all’accennato naufra-gio costrinsero parecchi a nutrirsisolo di castagne secche. A ciò siaggiunsero gli scontri con i vecchiproprietari del terreni che avevanovolontariamente lasciato vuoto ilpaese e l’emigrazione si trasformòin tragedia quando si manifestò fra

gli emigrati una febbre quartanache nel caldissimo agosto del 1715fece ammalare moltissime personee ne fece morire trentatre. Deiquattrocentosessantuno emigratiiniziali, divenuti quattrocentoventi-sette a causa delle morti, nell’au-tunno di quell’anno ne restaronosolo trecentocinquanta che poi sene andarono o morirono. E’ triste riportare pagine così nerenella storia dei liguri ma purtroppoè un avvenimento che dev’essere ri-cordato. La Magnifica Repubblica,forziere d’Europa, città fra le più ric-che del mondo di allora, non avevasaputo tutelare i suoi sudditi. Se,quando mancarono le tegole, il Se-nato avesse destinato un minimo didenaro per il completamento dellecase; se avesse saputo imporsi suicorsi proprietari dei terreni, cosache avrebbe potuto ben fare; se in-fine avesse destinato un po’ di viveria quella povera gente, la tragedianon sarebbe avvenuta e Coty-Chia-vari sarebbe oggi un centro con abi-tanti liguri con la loro lingua come èavvenuto, per esempio nei comuniin Sardegna di Carloforte e Cala-setta e, in parte, in Corsica, anche aBonifazio e Calvì.

(1) Notizie, in gran parte, pervenutedagli “Atti del Convegno di Soprala-croce” del 10 agosto 2003

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

GENTE DI LIGURIAdi Alfredo BERTOLLO

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Ajaccio

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Il ristorante storico della città

Page 25: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 10/2012

Denominazione e caratteristicheLa lavorazione dell'ardesia risale adalmeno 2300 anni fa, già allora si eracapito che in questa pietra esiste unanaturale spaccatura lamellare, equindi si ricavavano delle la-stre,tanto è vero che i Romani denomina-rono i Liguri che abitavano quel trattodi ter-ritorio compreso tra il promon-torio di Portofino e Sestri Levante: “Ti-gulli”, motivo per cui questo golfo sichiama ancora oggi “golfo Tigullio”, eli chiamarono così per la loro attivitàdi fare le tegole, infatti in latino “te-gula” è sinonimo di ardesia.Il nome ardesia deriva invece dal fran-cese “ardesie”, che a sua volta derivada Arden-nes, provincia francese incui si sviluppò in passato una delleprime industrie estrattive dell'arde-sia, dato che in quella regione ed inquelle montagne l'ardesia si formò,da un punto di vista geologico moltoprima di quella ligure.Un altro nome con cui viene denomi-nata l'ardesia è “lavagna”, ma non ècome si pen-sa, secondo una tesi piùaderente alla realtà ed a fonti stori-che, la città prende nome dal fiumeLavagna lungo il corso del qualevenne edificata, ed il fiume prendenome dal Monte Lavagnola , dalle cuipendici sorge attraversando tutta laVal Fontanabuona per circa quarantaKm. , comunque “lavagna” è divenutosinonimo di ardesia.L'ardesia è una roccia argillosa agrana minutissima di colore grigio onero, facilmente divisibile in lastre sot-tili, resistenti agli agenti atmosferici,formatasi in ambiente mari-no attra-verso lunghi periodi di sedimenta-zione e di compressione risalentiall'era del “Cretacico Superiore”,terzo periodo dell'era Mesozoica,compresa tra i 225 ed i 70 milioni dianni fa, periodo in cui si formaronoanche i calcari, arenarie. Basalti, ecc..L'ardesia al momento dell'estrazionesi presenta di colore nero, tendendopoi a schia-rirsi fino ad assumere unapigmentazione grigio chiara, la tona-lità scura è dovuta a residui carbo-niosi, che una volta a contatto conl'ossigeno, l'umidità e le radiazioni ul-traviolette, si volatilizzano, dando vitaad un processo di ossidazione.L'ardesia contiene silicio, e questo èil motivo per cui i minatori erano tuttimalati di silicosi, la sua polvere finis-sima, al microscopio si presentacome tanti piccoli aghi che respirati

si piantano nelle vie respiratorie .L'ardesia è spesso definita come pie-tra morbida, ma non è proprio così,dato è catalo-gata come pietra dimedia durezza al pari del marmobianco, ed hanno lo stesso peso spe-cifico, un metro cubo pesa ben2600 Kg. La sculturaNel Medio Evo alcune scuole di scal-pellini si specializzarono nella sculturadell'ardesia e precisamente nella de-corazione a rilievo di portali ed archi-travi, Genova, il Genovesato ed ilTigullio sono ricchi di portali scolpiti,vantando i più fastosi esempi di que-staarte; queste opere d'arte sono tal-mente numerose da farci pensareche coloro che era-no dediti all'attivitàscultorea dell'ardesia fossero vera-mente molti, oggi con dispiacere dob-biamo constatare che questa attivitàè oramai scomparsa, ma è la scul-tura in generale va scomparendo,perchè i laboratori sono dotati di pan-tografi che permettono di realizzaresculture a prezzi nettamente inferioridi quelle realizzate dalla mano, che ri-sultano però pezzi unici, mentre leprime sono sculture morte, sen-z'anima, fatte in serie come le foto-copie.La scultura è un'attività propria del-l'uomo, esso scolpisce da sempre, equello che si perde non è solamentela conoscenza della tecnica, mamolto di più, la creatività, la capacitàdi dominare questo materiale cosìduro, forte, resistente e di trarnedelle forme e delle figure. La tecnica el'attrezzatura per scolpire la pietra èla stessa per qualsiasi tipo di pietra,ma è necessario conoscere le carat-teristiche delle pietre, non si può indi-scriminatamente adattare unsoggetto ad ogni tipo di pietra, ma bi-sogna scegliere il materiale adatto aciò che si vuole realizzare; in ardesianon si può fare quello che si riesce afare con il marmo, poiché la prima èadatta alla realizzazione di formecom-patte, per intendersi, è impossi-bile fare una mano di ardesia, cheperò permette di ottenere sullostesso pezzo diverse gradazioni di gri-gio fino al nero, a seconda di come lasi lavora, mentre nel marmo vannocreate delle profondità per otteneredelle ombre. La lavorazione Per eseguire un basso o alto rilievo(si considera alto rilievo quando la fi-

gura sporge per almeno metà delsuo spessore) la tecnica non è cam-biata dall'antichità: si fa un di-segnosulla lastra di pietra, e lo si ripassascalpellandolo per non cancellarlo,poi si inizia a scavare tutto intorno alperimetro del disegno fino ad otte-nere un canale della profondità cheriteniamo utile al rilievo, ed a questopunto, sfruttiamo la caratteristicadell'ardesia della sua spaccatura la-mellare: battiamo con lo scalpello sullato della lastra di pietra e si stac-cherà la parte da eliminare, ripe-tiamo l'operazione sugli altri lati,(sistema utilizzato dagli “spacchini”per fare le tegole) ed evitando molto

lavoro e fatica, il nostro disegno ri-sulterà in rilievo isolato sulla lastra .La fase successiva è quella di mo-dellare con gli scalpelli il soggetto fa-cendogli prender forma, con untrapano o frese procedendo poi allarealizzazione delle profondità (sotto-squadra), in ultimo si passa alla levi-gatura con l'aiuto di raspe da pietraper eliminai segni dello scalpello, poicon carta vetro, di volta in volta sem-pre più fine per togliere i segni delleraspe; più si va a levigare e lisciare,più l'ardesia diventa nera, mentrenelle parti lavorate a scalpello oraspa risulterà di colore grigiochiaro.

ORO NERO

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

ARTIGIANATO25

di Pietro BURZI

La lavorazione artistica dell’ardesia

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Page 26: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 10/2012

Nel nostro territorio opera una re-altà socio educativa che merita

senza ombra di dubbio il nostro plausoe l’opportunità di essere conosciutaper l’importante missione che svolge. Presso l’Istituto Emiliani gestito dai PadriSomaschi sono infatti attive due comu-nità educative che si occupano di quei ra-gazzi che hanno la necessità di trovareun ambiente familiare che li possa aiu-tare a realizzarsi nella loro integralità. Ab-biamo incontrato padre Marek,educatore e guida spirituale delle comu-nità, che ci ha ampiamente esposto, leattività, le finalità e gli obbiettivi di questicentri educativi.In prima battuta ci siamo soffermati adanalizzare la società nella quale viviamoed in particolare i problemi legati ai piùgiovani; è risultato chiarissimo ad en-trambi quali e quante difficoltà vivano i no-stri ragazzi, sia quelli inseriti in un buonconteso familiare e sociale, sia quelli chepadre Marek definisce “orfani della so-cietà”, ovvero chi per svariati motivi sitrova ad affrontare la vita senza una fa-

miglia o ancor peggio coloro che proprioin famiglia incontrano i primi insormon-tabili problemi della vita. Per tutti la crisimorale, sociale ed economica nella qualeviviamo è destabilizzante e certamentenon aiuta ad affrontare al meglio quel pe-riodo già di per se complesso che è l’ado-lescenza.In questo contesto, quindi, operano duerealtà educative rivolte proprio ai ragazziche essendo soli hanno bisogno di unaguida, di un sostegno, affinché possanotirar fuori il meglio di loro per poter espri-mere appieno l’immenso valore che cer-tamente è insito in quell’interioritàoffuscata dai tanti problemi che già allaloro età hanno dovuto affrontare.La prima realtà, CEA (Centro EducativoAssistenziale) si occupa di ragazzi disesso maschile in età compresa tra gli11 e i 14 anni la cui permanenza nel pro-prio nucleo famigliare di origine sia statariconosciuta non idonea dai servizi socialio dal tribunale. Questi ragazzi hanno lapossibilità, quindi, di vivere in una comu-nità che si propone di essere una fami-

glia e di offrir loro tutto il sostegno edu-cativo e scolastico di cui hanno bisogno.L’equipe, spiega padre Marek, è compo-sta da un responsabile religioso, un re-sponsabile- coordinatore, cinqueeducatori ed uno psicoterapeutaesterno. La cooperativa garantisce assi-stenza diurna e notturna e la comunità èubicata in una struttura di circa 640 mqall’interno dell’Istituto Emiliani, è suddivisain una zona giorno nella quale troviamouna cucina, un piccolo salotto, una salatv, una sala polivalente, nonché la dire-zione e gli spazi per gli educatori, e dauna zona notte nella quale ci sono le ca-mere per i ragazzi dotate di bagno. Infinesono presenti alcuni locali adibiti ai ser-vizi, mentre all’esterno sono a disposi-zione della struttura i campi sportivi perle attività ludiche.La seconda comunità denominata “Vil-letta” si occupa di ragazzi (5 minori disesso maschile) di età compresa dai 15ai 18 anni coordinati da un responsabilereligioso, un responsabile coordinatore,tre educatori ed uno psicoterapeutaesterno. Ai ragazzi che vengono inseriti inquesta realtà, solitamente provenientidalla CEA, vengono offerti gli strumentinecessari affinché siano pronti, con ilconseguimento della maggiore età, adaffrontare una vita autonoma al di fuoridella comunità, pertanto vengono indiriz-zati ad uno studio consono alle propriecapacità, sia esso rivolto all’apprendi-mento di una professione che un liceo invista di un corso universitario, così comevengono preparati alla vita autonoma.“La Villetta” è concepita, infatti, come unafase di semi-autonomia e come tale èfondamentale che i ragazzi collaborinoattivamente insieme agli educatori e siadoperino ad assumersi delle precise re-sponsabilità anche pratiche, legate allavita di tutti i giorni. La struttura che ospita

questa comunità è appunto una villettaindipendente a pochi passi dall’IstitutoEmiliani e dalla CEA, di circa 140 mq sud-divisi su due piani. Una zona giorno co-stituita da cucina, sala, bagno, ed unacamera per l’educatore-direzione e dauna zona notte (2° piano) con tre ca-mere per i ragazzi e bagno. Lo stabile èinoltre circondato da un ampio giardinodi 200 mq. I ragazzi che si trovano in “Vil-letta” cucinano autonomamente duevolte alle settimana e in questo modo ini-ziano quel percorso di autonomia che ilprogramma educativo si pone come ob-biettivo.Il centro educativo offre inoltre alcuni ser-vizi diurni aperti agli esterni come il GAG“Centro aggregativo adolescenti”, qui i ra-gazzi guidati da alcuni educatori sono se-guiti nello svolgimento dei compiti e neirapporti di interrelazione tra loro. Di unservizio di doposcuola e ogni hanno è at-tivo il “Centro estivo” che vede circa 35ragazzi impegnati in svariate attività du-rante le loro vacanze estive.L’incontro con Padre Marek ci ha datola possibilità di conoscere queste realtàpressoché sconosciute che offrono unservizio di fondamentale importanza perla nostra società. Chiunque voglia sa-perne di più ed offrire il proprio aiuto aqueste comunità può rivolgersi all’IstitutoEmiliani. Come tutte le comunità che cer-cano di fare del bene tanti sono i bisognie le necessità per cui è importante co-noscere queste realtà che operano nellanostra città affinché chi lo desiderapossa, secondo le proprie possibilità ecapacità, offrire il suo aiuto a questacausa tanto importante, perché l’educa-zione, la cura ed il benessere, intesocome star bene interiore, dei più giovaniè una delle basi imprescindibili per costi-tuire una solida società per un domanimigliore.

GIOVANI

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SOCIETÀdi Annalisa NOZIGLIA

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Due comunità educative a Rapallo

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LUANDA / LOBITO / KUNENEAeroporti sempre chiusi e comun-que inaffidabili. Si va a Lobito final-mente via mare. L’Atlantico in quellazona è un caro amico che vuole peròil massimo rispetto. Una lancia devetener ben presenti i propri limiti. Unforza 3/ 4 è già da rispettare perpercorsi lunghi. Porti non sempre fa-cilmente accessibili a quei tempi inWest Africa. Contenti comunque diessere in navigazione. Sbarco, con-trollo visto , interrogatorio. Via terradestinazione Kunene.Camionetta con misure precauzio-nali: acqua, benzina, qualche provvi-sta e qualche medicinale. Ricordiamo che a quei tempi i tele-fonini esistevano solo nei film di fan-tascienza.Viaggiavi con radio e….non sempre ciazzeccavi. Devo onestamente ammettere chepotrei includere questo viaggio nelleesperienze tutto sommato gradevoli.Anzi sono sicuro che qualche turista,in mano ad agenzie poco scrupolose,abbia viaggiato peggio. Deserto, Sa-vana ma anche tante foreste e bei

fiumi (Bungo, Kobango ed il generosoKunene). Arrivo a Hambo in una gior-nata. Contatto ed interventi con re-sponsabili locali. Problemiburocratici/organizzativi risolti pre-sto con tanta buona volontà (e capa-cità….) da entrambe le parti. Tregiorni dopo tappa a Lubango sulfiume Kunene.Organizzazione di trasferimenti, as-sestamenti con appropriate destina-zione e protezione di materiali emacchinari. Un paio di giorni dopotappa finale a Ondjiva per controllo fi-nale accordi e misure prese.Due giorni a Kunene ospiti degliAgenti locali. Premesso che parlo ditanti anni fa e molte cose sono cer-tamente cambiate (anche i nomi…),riecco la natura principale dell’An-gola. Spiagge enormi e selvagge mafantastiche. Specie quelle dove il ba-gnasciuga è il deserto. Come in Mau-ritania. Bilancio del lavoro svolto. Eccellente,direi. Domati i leoni dell’alta burocra-zia abbiamo trovato la massima col-laborazione a compensare unapignoleria incredibile (solo i cinesi fan

peggio…) e – devo dirlo – atteggia-menti decisamente amichevoli. Vo-glio ripeterlo, l’Angola è il massimosuccesso ch’io conosca in fatto di in-tegrazione e sviluppo inter-raziale.

KUNENE/LOBITO/LUANDARitorno a Lobito sempre per stradacon tappe dovute e gradite dove ave-vamo avuto tanta collaborazione edempatìa all’andata. Piccola festa aHambo con cibo in scatola. Ottimefrutta e verdura fresche locali ebirra, chissà perchè, olandese. Nonsarà una qualche residua influenzadella Compagnia delle Indie? Molta musica e canti tra i quali –perbacco ! – non poteva mancare“Ma se ghe pensu” in versione miapersonale francamente moltoscarsa. Beh, l’importante è parteci-pare. Per qualche attimo (fuggente)torniamo tutti umani e ricordiamoche le musiche angolane come Ku-duru, la più nota, Kapreko, Kizomoned altre sono all’origine di samba,reggae e tutto il seguito. Portatrici di

allegria, serenità, fratellanza, socia-lità.A Lobito noleggio della solita lancia e,finalmente in mare, prua su Luanda.La Rivoluzione dei garofani terminaproprio in quei giorni, felicemente. Larivoluzione in Angola continua, sottodiversi aspetti, per anni.Ritorno aereo a Lisbona, Zurigo, Ge-nova di routine, quasi noioso.Confesso che i ricordi migliori ri-mangono quelli dei viaggi, brevi maemozionanti, nell’Atlantico e in mi-sura minore sui fiumi Kunene e Ku-bango.Mi ripeto. Dopo aver svolto bene i dif-ficili compiti assegnati , con la co-scienza a posto, questi viaggipossono essere la miglior forma pos-sibile di turismo. Immergersi, parte-cipare, conoscere e comprendereambienti e persone. Vivere in postiaffascinanti in circostanze anche av-venturose non è un gran turismo?Nel mio caso, tutto questo… spesatoe pagato. Come potrebbe un geno-vese non essere felice ?.....

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i odi Vinicio TEMPERINI

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In viaggio con i garofani/2DAL PORTOGALLO ALL’ANGOLA

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Le cascate Calandula, le seconde più grandi d'Africa

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Page 28: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 10/2012

I mercenari 2 di Simon West

Seconda avventura degli “expendables”, come dice il titolo originale, che arriva a dueanni di distanza dalla prima. Il regista non è più Sylvester Stallone che, all'epoca delprimo film, tenne fede alla sua intenzione di erigereun monumento alla violenza e alla forza fisica. Sta-volta, al suo posto, un altro specialista del filmd'azione che però è riuscito a rendere meno insop-portabile il previsto centone di scontri, ammazza-menti ed esplosioni, premendo al massimo il tastodell'ironia. Altro, del resto, non si poteva chiederead un film che riunisce i big dell'action movie, peruna rimpatriata all'insegna del “tutto e di più” checaratterizza questa operazione meramente spetta-colare. E buon per Stallone e soci se il machismone esce, a tratti, con le ossa rotte, come succedeall'inizio, dove i protagonisti si salvano per mira-colo, dopo aver compiuto una strage per liberareun compagno prigioniero. (Senza contare, poi, lapresenza nel gruppo di una donna, una specialistacinese senza glamour, ma di gran lunga superiore a tutti per coraggio e intuito). Presenti in personaggi abbastanza ben caratterizzati i cine-forzuti degli '80 e '90. Ma lacitazione d'obbligo è per l'attrice cinese Yu Nan, già apparsa sugli schermi nostrani conIL MATRIMONIO DI TUYA, Orso d'oro a Berlino. Un'opera indimenticabile, dove, conta-dina mongola stremata dalla fatica, lei era pronta a divorziare per poi sposare un uomodisposto a prendersi cura dei suoi figli e del marito paralizzato. Ma con quest'ultimo filmsiamo davvero su un altro pianeta.

Il Cavaliere Oscuro. Il ritorno di Christopher Nolan

Sono ormai una quindicina i film sul famoso giustiziere di Gothan City creato dal car-toonist Bob Kane sul finire degli anni '30 e giunto al cinema, per la prima volta, nel 1966.Ma quelli che vale la pena di ricordare sono appena quattro: i due girati da Tim Barton

tra i1 1989 e il 1992, con Michael Keaton, e i duesuccessivi di Christopher Nolan, Ora si aggiungequesto nuovo capitolo, firmato ancora da Nolan, re-gista del momento. Film da vedere, non fosse altroper il fatto che, sebbene sia spettacolare, ha ilgrande merito di non ricorrere al 3D. (Il che costi-tuisce ormai un titolo di merito). Lunghissimo (dueore e mezza di proiezione), tortuoso quanto mai,sempre immerso in un clima inquietante, pretta-mente dark, questo ritorno dell'uomo-pipistrello puòanche incantare. A due condizioni: non scervellarsitroppo su taluni risvolti della vicenda (uno di questi,la manovra per rovinare finanziariamente il prota-gonista, messa in atto dai suoi soci, donne com-prese); non far caso al guaio che può avercombinato l'ordigno nucleare che Batman porta aesplodere lontano da Gotham City. Sempre che si

riesca a digerire gli immancabili sconquassi che avvengono nel caos urbano, divenutil'ennesimo banco di prova degli specialisti in effettistica. Torna nel ruolo principale, perla terza volta, Christian Bale (il ragazzino dello spielberghiano L'IMPERO DEL SOLE èomai una montagna di muscoli). Manca il Joker dei precedenti film, personaggio in cuieccelsero Jack Nicholson e il compianto Heath Ledger.

28E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CINEMAdi Luciano RAINUSSO La televisione? È il posto dove

vanno a morire i vecchi film.Bob Hope, comicoAL CINEMA

The Bourne legacy di John Madden

Altro film tra i più attesi di questo inizio d'autunno, almeno da parte di chi si è ap-passionato alle precedenti cine-avventure di Jason Bourne, killer della Cia, scesodalla penna del romanziere Robert Ludlum. Qui, Matt Damon ha ceduto il ruolo diprotagonista all'emergente Jeremy Renner (ec'è di che dolersene), il quale interpreta un altroex agente segreto, pure lui nel mirino della Cia,ora costretta a fare le pulizie di casa. Anche ilregista è cambiato e la sostituzione non giovaper nulla a questo terzo capitolo. Perché, se neiprimi due film, Paul Greengrass aveva cercatodi arginare in qualche modo l'invadenza del-l'azione, Gilroy sembra che dell'azione voglia in-vece bearsi. Per cui colpi di scena, sparatorie einseguimenti sempre più improbabili si alter-nano senza alcuna misura, annoiando e infasti-dendo. Oltreoceano, si sa, i finanziatori di filmhanno in mente certi modelli e questi modelli vo-gliono sfruttarli fino all'osso, costi quel che costi.Non c'è niente da fare. Per cui un tema comequello della Cia decisa a eliminare le prove dei suoi illegali programmi, riguardantila creazione di super-agenti killer, difficilmente può dar luogo a film ben diversi. Ma-gari destinati a un pubblico che non sia composto soltanto di ragazzini. Sempre,ben inteso, che il romanziere Robert Ludlum non racconti frottole.

Prometheus di Ridley Scott

Era inimmaginabile, fino a qualche tempo fa, che Ridley Scott potesse tornare allafantascienza per ripartire dal suo capolavoro di genere ALIEN, diretto nel 1979, poimalamente rifatto o ricopiato da tutta una serie di film e filmacci che ne sfruttavanopersino il titolo. E, invece, ecco questo PROMETHEUS che, rifacendosi agli eventidi quel 'cult-movie', intende – in qualche modo – rispondere a domande che fanno

“tremare i denti in bocca”, come direbbe Pirandello,se fosse ancora vivo: chi siamo, da dove veniamo,chi ci ha creato? Insomma, quegli interrogativi chel'uomo non ha mai cessato di porsi, da quando co-minciò ad alzare gli occhi verso il buio che ci so-vrasta. Ovviamente Ridley risponde per metafora,attraverso l'intreccio di questo film straordinario,non per iniziati, ma di notevole impatto spettaco-lare. Dove si racconta di una spedizione che, in unfuturo ormai prossimo, arriva su un remoto pianetaun tempo abitato da coloro che avrebbero dato ini-zio all'esistenza della razza umana. (Per chi ricordail citato ALIEN, si tratta del pianeta raggiunto dal-l'astronave Nostromo, dopo aver ricevuto la falsarichiesta di soccorso). Un pianeta ora invaso dacreature mostruose, destinate forse – e qui l'ag-

gancio è chiaro – a raggiungere la Terra, per distruggere l'umanità. Ambizioso, alta-mente visionario, il film non delude, sebbene non appaia all'altezza di ALIEN, né diBLADE RUNNER, il miglior film in assoluto di Ridley Scott. Consolante ipotizzareche la razza umana possa aver avuto origine dal vomito di un alieno, portato via dalleacque di una cascata, come suggerisce il prologo del film.

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www.iltimone.it [email protected] - [email protected] Mauro Cordano e Roberto Orsi

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ANCORA SUL TUNNELCara Redazione,La riluttanza (eufemismo...) dimolti sammargheritesi, tra i quali ilbravo Sindaco De Marchi, alla co-struzione del tunnel che, in un bat-tibaleno, collegherebbe SantaMargherita Ligure allo svincolo au-tostradale che da sempre serve ledue Cittadine che si affacciano sulGolfo del Tigullio, risulta vera-mente incomprensibile. Le code che si formano all'incrociodella via che affianca il torrenteBoate,via che in buona sostanza ri-sulta essere un interminabile svin-colo autostradale di Santa,e l'Aureliadi Ponente, sono fastidiose e, so-prattutto, pericolose. Già molti inci-denti,che coinvolgono soprattuttomotocicli,si sono verificati in quellosvincolo,con le vetture provenientidall'autostrada e dirette a Santa che"scalpitano" per raggiungere casa,fi-nalmente. Se si aggiunge che i residenti diSanta che ogni mattina devono en-trare in autostrada per recarsi al la-voro potrebbero farlo con notevolerisparmio di tempo,di carburantee,in definitiva,di palanche, se sipensa che chi colà in futuro fossecolpito da ictus o per incidente po-trebbe venire assistito in men chenon si dica nel nuovo Ospedale che,guarda caso, trovasi a trecentometri dall'eventuale sbocco del tun-nel, sì, la già citata riluttanza, anchemettendoci molta buona volontà,proprio non si riesce ad afferrare.Cordialmente,Luigi Fassone, Camogli

CAROGGIO DRITOE IL CONFUOCOCaro direttore,nella edizione di settembre del sem-pre interessante mensile Il Mare, èstata pubblicata una lettera livo-rosa e saccente sulla cerimonia delConfuoco, incontro che si ripete aRapallo da oltre 25 anni con la par-tecipazione dell’associazione Ca-roggio Drito.Ricordo che è stata l’associazioneCaroggio Drito, per prima nel le-vante ligure, a promuovere l’incon-tro fra chi è amministrato e chiamministra nel ricordo della ceri-monia del Confuoco che, nel pas-sato, si svolgeva a Genova.D’accordo con le varie amministra-zioni che si sono succedute, la no-stra associazione ha dato allacerimonia una forma simbolica chesi è ripetuta in tutti questi anni esempre con una buona partecipa-zione e gradimento.

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Invitiamo i lettori a volerci segnalare suggerimenti, problemi.

Pubblicheremo le vostre istanze, raccomandandovi la brevità dei testi per evitare dolorosi tagli.

Scriveteci a Redazione “IL MARE”Via Volta 35 - 16035 Rapallo E-mail: [email protected]

LETTERE

E NOTIZIE

Che tutte le manifestazioni pos-sano essere migliorate è certo, masicuramente non collaborando conchi pensa di essere il solo a inter-pretare correttamente i fatti e,forte di questa illusoria convin-zione, lancia sentenze demolitorie

sull’operato di altri.Non è mia intenzione dare lezioni dietica però devo ricordare chequando si scrivono lettere comequella citata si firmano per esteso.Vittorio MizziGovernatore di Caroggio Drito

per la nostra preziosa collaboratrice Ilaria Nidasioche, domenica 23 settembre, ha coronato il suo sognod’amore con Andrea Ingrassia nella chiesa di S.Ambro-gio di Zoagli. A Ilaria i migliori auguri di felicità e pro-sperità da tutta la redazione de “Il Mare.”

Tra gli eventi per la cele-brazione del 25° Anni-

versario dello ScuderiaFerrari Club Rapallo e inambito della 2^ Edizionedel Red Carpet, il TappetoRosso della Gastronomia,dedicata al “Rosso Ferrari”che si è svolta Giovedì 30agosto, per l’occasione iltutto è stato arricchito conun tocco di eccellenza fa-cendo pervenire diretta-mente da Maranello,posizionandoli sul Lungomare:• una Ferrari Formula 1 con allestimento per simulazione di Pit Stop con attività di cambio gomme (vedinella foto un delicato momento del cambio gomme);• due simulatori di guida Ferrari, al cui sviluppo hanno partecipato anche Fernando Alonso, Felipe Massae Giancarlo Fisichella e sui quali sono state effettuate prove da parte di numerosissimo pubblico com-preso minorenni, consentendo così agli appassionati di vivere le vere emozioni di guida di una F1. Si ringraziano: per l'aiuto economico la Rinaldi Petroli Srl e l'Hotel Miramare di Rapallo e per la stra-ordinaria presenza Mauro Apicella, Direttore Operativo delle Scuderie Ferrari Club.E’ stato anche possibile ammirare per le vie cittadine una sfilata di circa 15 vetture Ferrari che si sonopoi schierate sul Lungomare a corollario dei tre mezzi provenienti da Maranello.

Auguri a...Renzo Bagnasco hacompiuto gli anni loscorso 14 settembre,La redazione de “IlMare” formula augurivivissimi senza specifi-care, per ovvi motivianagrafici, la ragguar-devole età.

LO SCUDERIA FERRARI CLUB RAPALLO PRESENTE AL RED CARPET

Fiori d’Arancio

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C’È GIOVANE E GIOVANECara Redazione,Ho letto e riletto, a pag.11 dell'ultimaEdizione de Il Mare, l'articolo "I nostrigiovani... siamo noi" e mi è d'uopodire, anzi urlare, che mi trovo d'ac-cordo con l'estensore Renzo Bagna-sco, soprattutto per quello che egliscrive su due argomenti molto at-tuali, purtroppo: le separazioni deiconiugi quando essi hanno messo almondo figli, e la droga, che fa tantomale a chi la ingurgita e tanto benea chi la vende. Ho visto la piccola fotografia in alto asinistra dell'autore, sono certo chenon è l'età, che ritengo sia più omeno la mia, che produce il mio as-senso. Perchè è chiaro che, senzasaperlo, concordavamo anchequando di anni entrambi ne ave-vamo venti.Lettera firmata

BASTA “CICCHE”Tempi duri per fumatori e mastica-tori di chewingum. La proposta dilegge prevede multe salatissime perchi dovesse gettare a terra mozzi-coni e gomme. C'è chi ne approfittaper fare facile ironìa e scrive:"Quanto fumo nelle leggi anti-fumo,non sapendo come fare a mettere aposto i conti dell’Italia, alla Camerasi discute di cicche di sigarette".A Singapore chi deturpa il suoloviene multato fin dal tempo di CarloCodega, e nessuno se ne lamenta.Anche nel Golfo Paradiso, qui a Ca-

mogli, se l'Amministrazione piaz-zasse una telecamera proprio all'in-gresso del cimitero, con le cicchesparse sul marciapiede farebbetanti "euri" da poter perfino toglierel'odiosa tassa IMU ai residenti...Lettera firmata

OSPEDALESpettabile Redazione,ho letto su alcuni quotidiani che sista affacciando l’ipotesi di affidare lagestione del nuovo polo ospedalierodel Tigullio al gruppo di eccellenzamedica di cui fa parte anche Villa Az-zurra. È una sconfitta per tutti ma va dettoche ci sarebbero nuovi investimentie soprattutto si eviterebbe di vederlentamente spogliato, come le fogliedi un carciofo, il N.S. di Montallegro. Mi pare sia una strada percorribileanche alla luce del vergognoso ab-bandono da parte delle istituzionidella struttura costata oltre 40 mi-lioni di euro sottratti come semprealle nostre tasche sempre più esan-gui. In compenso gli scandali giorna-lieri dei nostri politici - alla RegioneLazio l’ultimo della serie - ci fanno ca-pire che con quei soldi di ospedali sene sarebbero potuti realizzare al-meno una decina.CordialitàVincenzo Massa

Caro lettore, Ponzio Pilato era un di-lettante al cospetto di chi bene omale abbiamo votato.

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

LETTERE

E NOTIZIE

30

Associazione Culturale

Caroggio DritoGIOVEDÌ 4 OTTOBRE:

ripresa attività con cena sociale all’albergo Italia

17 OTTOBRE: Visita al palazzo reale di Racconigi

Partenza con bus privato da piazza delle Nazioni alle ore 8

SABATO 27 OTTOBRE - ore 16,30Villa Queirolo

Conferenza di Antonio Gori su “Le Confraternite fra passato e futuro”

RICORDO DI “LACCI”E’ mancato Lucio Bonazzi, “Lacci” per gli amicirapallini. Il gigante buono se n’é andato in silen-

zio com’era nel suo carattere un po’ schivo. Insieme siamo stati allievi di Marò nella Chia-vari Nuoto e, in quegli anni ’50, Lacci viaggiavasul minuto nei 100 s.l. Non erano in tanti in Ita-

lia... Insieme siamo venuti in Serie “A” dipallanuoto con lo S.C.Quinto. In-

sieme abbiamo vinto nel 1959-60 la Medaglia di Bronzo nel

campionato di Serie “A” con laR.N. Camogli. Insieme, ancoradi recente, abbiamo tra-scorso ore e ore sul molettodei Bagni Vittoria, in estate, aricordare la nostra gioventùdedicata quasi tutta al nostrosport preferito: il nuoto, cheLacci aveva nel sangue e nefaceva il suo punto di forzasoprattutto nella pallanuoto.

E qui mi piace ricordare i suoiduelli con il grande Eraldo Pizzoche, più di una volta volle compli-

mentarsi con lui in nostra pre-senza. A nome di tutti gli sportividi Rapallo lo ringrazio per avercidato la sua amicizia e l’amore perlo sport. Lacci é stato un grande

esempio per tutti noi.Lacci, sarai sempre nei nostri cuori!

C.G.

Dopo le due interessanti mostre suifunghi autunnali e sulla pesca, il Cir-colo Pescatori Dilettanti Rapallesisarà presente con una propria salaespositiva alla mostra Mare No-strum 2012 prevista nell’antico ca-stello sul mare dal 13 al 28 ottobre.La cittadinanza à invitata a parteci-pare a tutti gli eventi promossi in col-laborazione con l’Associazione MareNostrum Rapallo.

MOSTRA FOTOGRAFICA E DI OGGETTISTICA

Professionistica - Sportiva - Subacquea“La Pesca nella Storia”

Il Circolo Pescatori Dilettanti Rapallesia Mare Nostrum

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Ottobre

CASARZA LIGUREVia Annuti 40(Croce Verde)Apertura: Martedi ore 12www.ac-ilsestante.it

Lunedì 08 09:33 Ultimo Quarto

Lunedì 15 14:02 Luna Nuova: 8A Lunazione del Fuoco

Lunedì 22 05:32 Primo Quarto

Martedì 23 02:15 Il Sole entra nel segno dello ScorpioneDomenica 28 03:00 Termina lʼOra Legale Estiva: alle 3 si portano

gli orologi indietro di 1 oraLunedì 29 20:49 Luna Piena

Il proverbio del meseZena prende e no rende

Genova prende e non restituisce

Spazio Aperto di Via dell’Arco

Associazione di Promozione Sociale

OttobreSABATO 6, ore 17.00Storie di artigiani Persone, luoghi, prodotti del TigullioFranco Casoni, scultore

SABATO 13, ore 17.00Bimbi abbandonati: le voci di mamme e figli separatiDalla Ruota degli Esposti al Curlo ligure Sondra Coggio, giornalista e autrice del libro“Chiamatela Amelia: Bastardelli spezzini fra‘800 e ‘900”

VENERDÌ 19, ore 17.00Villa Durazzo di Santa Margherita LigureUn percorso nei luoghi nel tempo: ricchezze e segreti del palazzo che domina la cittàPatrizia Cignatta, responsabile Settore Mu-seale “Progetto Santa Margherita” s.r.l.

SABATO 20, ore 17.00MacramèIntrecci, cultura e artigianatoTina Leali Rizzi, giornalista

SABATO 27, ore 17.00I Forti di GenovaLa difesa territoriale della città; dal medioevo attraverso la RepubblicaMarinara fino all’800Secoli di storia in percorsi, racconti e immagini Gruppo SMF Storia, Montagne e Fortifica-zioni CAI Sezione Ligure - Genova

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

LETTERE

E NOTIZIE

20Lunazioni, Stagioni

e Segni ZodiacaliMESE Giorno Ora./min. Descrizione

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Castagne e ricotta

Gargantuadi Renzo Bagnasco

INGREDIENTI: 500 gr di castagne secchesbucciate, 1 cucchiaino di semi di finocchio,1 foglia d’alloro, 300 gr di ricotta e saleESECUZIONE: La sera prima mettere in am-mollo le castagne; la mattina dopo colarle erimetterle nella pentola con nuova acqua, isemi di finocchio, l’alloro e il sale. Cuocerle afuoco lento e, una volta cotte, colarle e gu-starle accompagnandole con la ricotta.E’ un gustoso e antico piatto povero dellaVal Bormida.

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PER TRADUZIONI DIQUALSIASI TIPOA PREZZI MODICI DA INGLESE,FRANCESE, ITALIANO, RUSSO E TE-DESCO rivolgersi ad ALFREDO BERTOLLOcorso Nicolò Cuneo, 43 16039 Santa Margherita Ligure. Tel.0185-281945 cell. 339-8688040 E-mail [email protected]

LA STAGIONE DEL CENTRO SCI DEL TIGULLIO STA PER INIZIARE

Il Centro Sci del Tigullio, nato nel 1977 a Rapallo, ha visto diventare questo sport, da fenomeno dimassa con l'entusiasmo di tante gare amatoriali a fenomeno turistico di "divertissement", quasi

come fosse recarsi al Luna Park, dimenticando che lo sci è sport serio che si svolge anche in condi-zioni non sempre facili ed implica una preparazione, atletica e tecnica, adeguataanche per evitare (perquanto possibile) gravi infortuni. Oggi costi elevati di impianti e trasporti, normative stringenti, indi-spensabili sotto certi aspetti, rendono difficile anche il solo esserci. Ma nel Centro Sci del Tigullio c'è ancora uno zoccolo duro di persone sia nel Consiglio Direttivo (Ba-fico Emanuele, Bosco Giancarlo, Campani Graziano, Gazzo Massimiliano, Merello Lorenzo, Nesti Remo,Vivaldi Claudio), sia negli iscritti, gente che ama questo sport, perché viene praticato con amore perla montagna e per la condivisione diemozioni e amicizie.Lo Sci Club è federato con l'U.I.S.P(Unione Italiana Sport per Tutti), cosache permette anche la copertura assi-curativa. Per la stagione 2012/2013si evidenzia già l'organizzazione dellasettimana bianca(www.adamelloski.com) con grande at-tenzione per costi ed opportunità perchi vuole recarsi in montagna e tutti pos-sono iscriversi: praticanti sci alpino enordico euro 20 (necessita certificatomedico di stato di buona salute) e turistinon praticanti euro 15.

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