Il Mare Eco del Golfo Tigullio

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Eco del golfo Tigullio Ristorante Pizzeria con forno a legna L.mare Vittorio Veneto 17-18-19 RAPALLO Tel./Fax 0185 52603 O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o porta Il giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta (Antico proverbio genovese) Di Ya s s er Di Ya s s er Associazione Culturale Caroggio Drito Associazione Culturale PENSIONI Gli „onorevoli‰ vitalizi VESPASIANI Pipì sempre più difficili VIABILIT¤ Traffico e nuvole SAN PIETRO In arrivo il centro socio-educativo U-BOOT 455 Ufficializzata lÊidentità MODI DI DIRE Un „Belìn‰ non si nega a nessuno Anno IV - n. 10 2011 • Direttore responsabile: Emilio Carta IL MARE è consultabile anche on line sul sito www.marenostrumrapallo.it Stampato in 15.000 copie - DISTRIBUZIONE GRATUITA Fondato nel 1908

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numero di novembre 2011

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Page 1: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

RistorantePizzeria

con forno a legna

L.mare Vittorio Veneto17-18-19

RAPALLOTel./Fax 0185 52603

O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o portaIl giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta

(Antico proverbio genovese)

Di Yasser Di Yasser

Associazione CulturaleCaroggio Drito Associazione Culturale

PENSIONIGli „onorevoli‰ vitalizi

VESPASIANIPipì sempre più difficili

VIABILIT¤Traffico e nuvole

SAN PIETROIn arrivo il centro socio-educativo

U-BOOT 455Ufficializzata lÊidentità

MODI DI DIREUn „Belìn‰ non si nega a nessuno

Anno IV - n. 10 2011 • Direttore responsabile: Emilio Carta

IL MARE è consultabile anche on line sul sito

www.marenostrumrapallo.itStampato in 15.000 copie - DISTRIBUZIONE GRATUITA

Fondato nel 1908

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IL MAREMensile di informazione

Anno IV - n. 10 2011

Edito da: Azienda Grafica Busco Editrice

Rapallo - via A. Volta 35,39 [email protected]

tel. 0185273647 - fax 0185 235610

Autorizzazione tribunale di Chiavari n. 3/08 R. Stampa

Direttore responsabile: Emilio Carta

Redazione: Carlo Gatti - Benedetta MagriElena Busco - Daniele Roncagliolo

Hanno collaborato a questo numero:R. Bagnasco - P. Bellosta - P.L. Benatti

A. Bertollo - C. Gatti E. Lavagno Canacari - S. Gambèri Gallo

B. Magri - B. Mancini - M. Mancini G. Massa - C. Molfino - I. Nidasio - A. Noziglia

D. Pertusati - L. Rainusso D. Roncagliolo - V. Temperini

Ottimizzazione grafica:Valentina Campodonico - Ivano Romanò

Fotografie: Fabio Piumetti

Archivio Azienda Grafica Busco

La collaborazione a Rapallo Notizie è gratuita e ad invito

IN QUESTO

NUMERO:Gli “onorevoli” vitalizi di E. Carta 2Vespasiani inagibili di D. Roncagliolo 3Via Arpinati raddoppia di E. Carta 4È lʼU-Boot 455, è ufficiale di E. Carta 6Magdi Allam alle Clarisse di B. Magri 7Dieci anni di URP di E. Lavagno Canacari 8Il nuovo centro sociale di S.Pietro di A. Noziglia 9La Vespucci compie 80 anni di C. Gatti 10/11Rapallo Estate funziona di R. Bagnasco 12Santa: intervista al sindaco di P. Bellosta 13Parte il Christmas Village di I. Nidasio 15Ricordo o sogno: alluvioni di M. Mancini 16Come eravamo di B. Mancini 17Belìn, un intercalare tutto ligure di E. Carta 18Amarcord di E. Gambèri Gallo 19Lo “sterco” di Satana di D. Pertusati 20/21La famiglia Vaccaro di A. Bertollo 22Natura: tempo di funghi di G. Massa 23La musica emigrante di V. Temperini 24Lʼantica “Corte” di P. Benatti 25I giovani e la patente di B. Magri 26Lʼarte di Francesco Gandolfi di C. Molfino 27Al cinema in diagonale di L. Rainusso 29Lettere e notizie 30/31

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Diciamolo con franchezza. A nessuno piacevivere nell’insicurezza sul futuro dei pro-pri figli e a sacrificare il proprio benessereper il bene del Paese se non si ha perlo-meno la certezza che tali interventi sianoquantomeno strutturali e che ognuno fac-cia decorosamente la propria parte. Se peròsi ha la percezione che non tutti, soprat-tutto coloro che i sacrifici ci impongono,diano il buon esempio la questione si fa di-versa. Non si può ad esempio accettarel’idea che a un cittadino qualunque sichieda, per poter percepire una pensione,di versare contributi per quarant’anni,quando ai deputati sono sufficienti cinqueanni per percepire un ricco vitalizio. È unadistanza quella tra il Paese reale e coloroche abbiamo votato a rappresentarci, chedeve essere ridotta, anzi soppressa: non èaccettabile che vi siano persone che hannofatto il parlamentare per un giorno - ce nesono tre - e percepiscano più di 3.000 euroal mese di vitalizio. Non si potrà mai accet-tare che ci siano altre persone rimaste inparlamento per sessantotto giorni, dimes-sisi per incompatibilità, che percepi-scano un assegno vitalizio di più di 3.000euro al mese. Non è accettabile che la ve-dova di un parlamentare che non ha maimesso piede materialmente in Parlamento,percepisca un assegno di reversibilità. Sono indecenze alle quali bisognerebbeporre rimedio ma ogni proposta, ogni pro-

getto di legge finalizzati a porre fine a que-sta sconcezza finiscono sempre in qualchegabinetto (leggasi nel cesso) e in modo bi-partizan.Eppure per procedere alla soppressionedegli assegni vitalizi, sia per i deputati incarica che per quelli cessati, basterebbepoco. Sarebbe sufficiente stabilire che, seil deputato svolgeva precedentemente unlavoro, i contributi trattenuti e di spet-tanza al parlamentare vengano versati alproprio precedente ente di previdenza,oppure al fondo che l’INPS ha creato congestione a tassazione separata. Ciò per-metterebbe ad ogni deputato di cumularequei versamenti con gli altri percepiti nel-l’arco della sua vita e, secondo i criteri nor-mali di ogni cittadino e di ogni lavoratore,percepirebbe poi una pensione conse-guente ai versamenti realizzati. Proprio laCorte costituzionale, con la sentenza ri-chiamata dai deputati-questori, ha per-messo invece di dire che non si tratta diuna pensione, che non esistono dunquediritti e che, con una semplice deliberadell’Ufficio di Presidenza, si potrebbe pro-cedere nel senso sopra prospettato, checonsentirebbe di fare risparmiare al bilan-cio della Camera e anche a tutti i cittadinie ai contribuenti italiani circa 150 milionidi euro l’anno. Un esempio? Il 21 settembre 2010 l'Italiadei Valori ha proposto l'abolizione del vi-

talizio che spetta aiparlamentari doposolo 5 anni di legisla-tura in quanto affer-mava cha tale trat-tamento risultava ini-quo rispetto a quelloprevisto dai lavoratoriche devono versare 40anni di contributi peravere diritto ad unapensione. Ecco com'èfinita:Presenti 525Votanti 520Astenuti 5Maggioranza 261Hanno votato sì 22 Ogni commento è su-perfluo...

Gli “onorevoli” vitalizia cura di Emilio Carta

Siamosu “Scherzia parte”?

di Pietro Ardito & C.

Giggia,dimezzerannoi parlamentari, le loro pensioni

e prebende,via Provincee ComunitàMontane...

Mi scappa da ridere...

In questo momento di grave crisi economica in cui quasi tutti i la-voratori sono stati chiamati a contribuire per sanare il bilancio na-zionale molti si sono ritrovati a dover stringere la cinghia sinoall’ultimo buco. Altri, evidentemente più fortunati, non sono statiinvece toccati da tale tsunami finanziario. Chissà, forse i loro cal-zoni erano retti da bretelle elastiche.

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Piazza Garibaldi, 23 16035 Rapallo (GE) tel. 018551736Chiuso il mercoledì - orari di servizio: 12,30-14,30 e 19,30-22,00

Trattoria a Rapallo dal1 9 6 3

da Mariowww.trattoriadamario.com - [email protected]

Si dice che i veri amici si ve-dano nel momento del biso-

gno. Quando però il bisogno èfisiologico, più che il sostegnomorale di un amico serve unbagno. E per chi in tasca non haun euro da utilizzare per il caffè albar, passepartout per usufruiredella toilette del locale, l’unica so-luzione è cercare un bagno pub-blico. Magari in fretta, perché in

casi come questi a cambiarti lavita non è una telefonata ma unsecondo. In che condizioni sono te-nuti i servizi igienici cittadini?

Partiamo da quello nella frazionedi Santa Maria del Campo, se nonaltro perché è l’ultimo arrivato. Enell’epoca della tecnologia impe-rante entrare in bagno è roba persmanettoni high tech, anche se inquesto caso sarebbe più appro-priato parlare di “ahi tech”. Nono-stante il pannello esterno contanto di bottone per ricevere leistruzioni sul display e traduzioni in3 lingue, la porta non si aprirà mai.Tira, spingi, bussa, prega: nulla. Chiin passato ha avuto prima l’oneree poi l’onore di accedervi raccontadi un Apollo 13 in salsa rapallese,con tanto di “problema” incorpo-rato. Insomma, anche per i Braviquesto matrimonio non s’ha dafare e non resta che un’aiuola, sepossibile lontana da sguardi indi-screti. Dirigendosi verso il centroli troviamo nella piazza della sta-zione, proprio dietro al posteggio

dei taxi. La puzza non si può pro-vare su queste pagine ma c’è. Cosìcome ci sono scritte ovunque. Mala cosa che più inquieta accade neibagni degli uomini rigorosamentealla turca e da non confonderecon il bagno turco: qui le portesono aperte nella metà inferiore.In pratica, per rendere bene l’ideasenza scadere troppo nel trash,chi urina renderà visibili agli altrisolo i piedi e parte delle gambe,mentre chi si accuccia per defe-care lo farà in diretta, alla facciadella privacy e di tutte le leggi chevanno di corpo. Insomma, coseturche. Salendo le scale si arrivaai servizi igienici posti sul primo bi-nario della stazione ferroviaria:Coccolino non si vede mentrel’odore nauseabondo si sente, ec-come se si sente. Quasi un pec-cato avere cinque sensi. Per chicomunque trova il coraggio di en-trarci, spinto dalla necessità, eccol’amara sorpresa: della carta igie-nica non c’è traccia, del sapone in-

vece sì. Come a dire che se pro-prio si deve scegliere è meglioavere le mani pulite e il culosporco. Questione di gusti. Prose-guendo il viaggio si giunge in piazzaSan Francesco d’Assisi. Chi siaspetta il Cantico delle Creaturedovrà accontentarsi, nell’ordine, diun vetro rotto, di un gancio ap-pendiabiti spaccato, di muri im-brattati e dell’immancabile cartaigienica che invece manca sem-pre. Il tour si conclude nei giardini dipiazza IV Novembre. Se vedeteuna donna entrare nel bagno degliuomini, non pensate male. E se ilvostro piccolo scende dalla giostrachiedendovi spiegazioni non ad-dentratevi in un discorso filosoficosulla società che si tra(n)sforma:più semplicemente informatelo sulfatto che il locale per le signore e idisabili è chiuso. Sulle condizioni incui versa è meglio non dilungarsi:è l’ennesimo bagno pubblico di-ventato sudicio.

Vespasiani: un serio problema di civismoBAGNI PUBBLICIE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

IGIENE di Daniele RONCAGLIOLO [email protected]

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Sull’ultimo numero de “Il Mare”appare un articolo relativo alla

rotonda di Siggi e al previsto doppiosenso in Via Arpinati nel quale l’au-tore rammenta che, se è vero che inzona gravitano i Volontari del Soc-corso, è pur vero che eventuali di-sagi derivanti dal doppio sensopotrebbero essere attenuati, se noneliminati del tutto, grazie ai “dovutiaccorgimenti”. Or bene, nel ringraziare Emilio Cartaper essersi ricordato della nostragravitazione in zona Sant’Anna, vor-remmo prenderci due righe per sot-tolineare brevemente alcuni punti checi sembrano fondamentali e cheforse, a quanto pare, non sono statichiariti a sufficienza.I problemi derivanti da un eventualedoppio senso di circolazione sulla viaArpinati non sono (solo) quelli che in-teresserebbero i Volontari del Soc-corso (sebbene comunque ingenti),bensì le centinaia di famiglie che in ViaArpinati e dintorni vi abitano.Lo abbiamo già ribadito più volte:quella strada è stretta e iper traffi-cata; i marciapiedi, dove esistono,sono piccoli e stretti; gli accessi la-terali sono tanti, come le attivitàcommerciali che per andare avantiabbisognano di uno spazio libero da-vanti alla propria sede; i parcheggi,quei pochi, sono preziosi; gli attra-versamenti pedonali, tutti e due, ser-vono agli anziani e ai bambini chevanno a scuola e, guardateli con at-tenzione, è già difficile usarli oggi perpassare da una parte all’altra dellastrada, figuriamoci con il doppiosenso.Insomma i Volontari, se proprio vo-gliamo, sono quelli che bene o maleriuscirebbero a cavarsela meglio ditutti. Visto che per definizione si adat-tano alle circostanze.Ecco: quel che volevamo dire al diret-tore de “Il Mare”, pur ringraziandoloper la sua attenta considerazione neinostri confronti, è che tale conside-razione andrebbe rivista e rivoltaverso tutta la collettività della zona,perché sarà la collettività intera adessere seriamente danneggiata. Sa-rebbe comunque curiosamente inte-

ressante scoprire cosa intendaquando parla dei “dovuti accorgi-menti” sufficienti, a suo dire, per le-nire i disagi (Semafori? Rallentatori?Limiti di velocità? Oppure che do-vremo guardare a sinistra e a destraprima di attraversare invece che dauna parte sola?) ma, forse, è megliolasciar perdere e fermarci qui. Infondo non è nostro compito andareoltre.Comunque è vero. Noi volontarisiamo profondamente preoccupatida questo insano progetto. Ab-biamo il dovere di esserlo, peristinto di conservazione, per autodi-fesa, per voglia di vivere e di lavo-rare bene. E’ un’assurdità che cidanneggerebbe moltissimo su sva-riati fronti. Tuttavia, per vocazione,siamo ancor più preoccupati nontanto per noi stessi quanto per glialtri. La vena altruistica e solidaleche appartiene al nostro dna cispinge, forse inconscia- mente, a di-fendere e soccorrere i soggetti piùdeboli di noi, quelli che, purtroppo,nessuno prende più in considera-zione, come cinicamente dimostra ilcitato articolo de “Il Mare”. Perchégli altri, i deboli, i bambini, gli anziani,i disabili, i lavoratori della zona, quelliche hanno una finestra o un bal-cone su Via Arpinati, quelli che agi-scono da soli e, come tali, non fannopaura a nessuno e quindi nessuno liascolta, essi tutti ci sono, esistono,e in silenzio sopportano ogni anghe-ria con dignitosa rassegnazione. Di-fendere loro è l’unico modo cheabbiamo per difendere noi stessi e,ci crediate o meno, si tratta di ungrandissimo privilegio.

Certo, dice bene Emilio Carta: megliosperimentare idee nuove che starecon le mani in mano ad aspettareGodot. Ma se, diciamo noi, facendo la-vorare le mani la situazione diventapeggiore di quel che era prima (vedirotonda autostradale: la causa ditutto) allora, santo cielo, aspettiamolopure questo Godot… e dio ci scampidal suo arrivo.

Piergiorgio BrigatiPresidente Volontari del Soccorso

Contestata la rivoluzione del traffico verso l’autostradaLA LETTERA DEL MESE

I Volontari del Soccorso, col presidente Piergiorgio Brigati, contestano le soluzioni propostedal Comune di Rapallo per rinnovare la viabilità tra la zona “Siggi” e il casello autostradale. Maquel progetto non pare da buttare per non restare invischiati in un colpevole immobilismo.

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

VIABILITÀdi Emilio CARTA

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Rispondo all’amico Brigati, presi-dente della benemerita associa-

zione dei Volontari del Soccorso nonchéconsigliere comunale di opposizione.Ha ragione quando parla delle negativericadute sulla popolazione di via Arpinatiche pure è già oggetto di un carico ditraffico intenso.Anche io sono, nel mio piccolo, un asser-tore “senza se e senza ma” della qualitàdella vita di ognuno di noi: da via Arpinatia via della Libertà, da via Mameli alle vieMilano e Torino per non parlare di viaBetti e sicuramente ne dimentico qual-cuna ugualmente preda con i loro abitantidelle “sardomobili”. L’inquinamento da pol-veri e idrocarburi in certe aree del centrosupera spesso i limiti di legge e questa si-tuazione si verifica da anni, dal dopo-guerra ad oggi, con il continuo proliferaredelle auto ed ha un suo peccato originalenella malaugurata realizzazione di tantiedifici l’uno a ridosso dell’altro o dei tor-renti. Si è costruito tanto e male e megliodi noi non stanno certe località del po-nente (scarsa e amara soddisfazione).Tornando a Rapallo sappiamo che oggisiamo al collasso e mi chiedo sgomento:cosa è stato fatto in tutti questi anni dainostri pubblici amministratori? Niente diniente. Negli ultimi anni ci siamo addirittura cro-giolati all’idea di un tunnel salvatutto,guardando il dito del profeta anziché laLuna da lui indicata e abbassando col-pevolmente la guardia e proni nella spe-ranza di un Dio minore che ci risolvessela situazione.La verità è che quel tunnel non vedràmai la luce - lo san tutti ma nessun lodice - mentre ad ogni fine mandato (co-

munale, provinciale, regionale etc.) civerrà assicurato che i finanziamenti cisono, e che un qualche progetto risolu-tivo è ormai alle porte.In quanto alla rotonda “Siggi” trovo che laviabilità sia migliorata e il traffico sia piùscorrevole. E non lo dico solo io. In quantoal terribile ingorgo verificatosi a metà ot-tobre che tanto sdegno ha provocato(forse perché è capitato al direttore de IlSecolo XIX?) non foderiamoci gli occhi diprosciutto: gli imbottigliamenti in quellazona si verificano da trent’anni, in parti-colare durante i maxi esodi e allora c’erail semaforo che oggi si vorrebbe far cre-dere causa di questo sconquasso. Nellegiornate “feriali” la rotonda serve, ec-come, e il traffico è più scorrevole. Per questo motivo, e non altri, ritengoche una sperimentazione lungo le vie Ar-pinati e Sant’Anna, così prevista, possatamponare in qualche modo la situa-zione. SI fa sempre in tempo a tornareindietro e almeno si potrà dire che èstato fatto qualcosa, un po’ come get-tare un sasso nello stagno e vedere aquali risultati porta.Caro Piergiorgio, non sono un tecnico eneppure un pubblico amministratore masolo un rapallese che ama la sua città inmodo viscerale e che crede di vivere inuno dei posti più belli al mondo. Sono anche un rapallese cui piange ilcuore nel vedere marcire come un fioreputrescente la propria città. Il problemadella viabilità quando si coniuga con unascarsa comunità d’intenti fra coloro chesiedono periodicamente sugli scrannidel consiglio comunale, lasciamelo dire,caro Brigati, intristisce. Un abbraccio.

Emilio Carta

TRAFFICO E NUVOLE

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Cittadina e cittadino di Rapallo, e iscritti al movimento“LIGURIA MODERATA - LIBERALI CRISTIANI”

Siete invitati al quinto appuntamento di ascolto pubblico che si terrà indata mercoledì 21 dicembre 2011 alle ore 21.00 presso il Caffè Cen-trale a Rapallo in piazza Cavour al piano primo.

Come per le precedenti riunioni pubbliche siete invitati a dire il Vostro pen-siero sui problemi della città e sulle priorità che sentite come urgenze darisolvere. Sembra tutto scontato, ma noi vogliamo cambiare metodo.

Dall’ascolto delle Vostre istanze sarà impo-stato il programma per la città di Rapallo. Vichiediamo di partecipare. Noi abbiamo ilcoraggio di cambiare. Ma è necessariala Vostra forza la Vostra partecipazione.

Se nel quarto appuntamento avevamo ascol-tato le categorie cittadine che hanno avuto ilcoraggio di esporsi senza timore, nel pros-simo incontro del 21 dicembre detteremo in-sieme le LINEE GUIDA PER LE SCELTEPOLITICHE DEL 2012 e le alleanze in vistadelle elezioni amministrative. In qualità di consigliere provinciale eletto nel 2007, dopo il lavorosvolto in Provincia in questa legislatura (che trovate completamentesul mio sito da inizio mandato), credo che potrete riporre fiducia in ciòche stiamo proponendo e organizzando per il bene della nostra città.

Partiamo da lontano senza cercarvi il giorno prima delle elezioni!

“Progetto Liguria 2012il cambiamento”

INVITO PUBBLICO: 21 dicembre 2011 ore 21.00 Caffè Centrale

E GLI ISCRITTI AL MOVIMENTO VI [email protected] – www.pernigotti.net – 3272878467 cellulare

MassimoPERNIGOTTI

Massimo Pernigotti

Page 6: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

Nell’ambito della manifesta-zione Mare Nostrum 2011

alla sala congressi del Gran CaffèRapallo sabato scorso si è tenuto ilconvegno-dibattito sul tema “UBoot 455: svelato l’ultimo mi-stero”.All’incontro era presente un foltopubblico di appassionati ed espertitra cui anche numerosi soci dell’as-sociazione AIDMEN (Arte e docu-mentazione marinara), di aderenti algruppo Betasom e dagli amici delMuseo marinaro di Chiavari guidatidal presidente Ernani Andreatta.L’incontro promosso dall’associa-zione Mare Nostrum Rapallo era co-ordinato dal presidente com.te CarloGatti e si avvaleva quali relatori dellapresenza di Emilio Carta e LorenzoDel Veneziano autori del libro storicoillustrativo “Il mistero dell’U Boot455 – ventinove immersioni fra i re-litti della provincia di Genova”.Durante l’incontro sono state dibat-tute le varie teorie sull’identità delsottomarino scoperto ad una pro-fondità di oltre 100 metri dal notosub Lorenzo Del Veneziano che perprimo lo aveva filmato e fotografatoscatenando l’interesse di storici edesperti.Il sottomarino oggi si presenta conla prua rivolta verso l’alto mentre laparte poppiera si era praticamentedisintegrata per lo scoppio di unamina la notte del 6 aprile 1944.

A dividere gli esperti sulla certa iden-tità del sommergibile era unagrossa rete a strascico che coprivaparzialmente lo scafo impedendo difatto di verificare se il relitto avessele mitragliere o meno.“Ciò avrebbe reso inconfutabile che ilsommergibile tedesco fosse opera-tivo e non un vecchio sottomarinoportato alla demolizione – spiega Lo-renzo Del Veneziano – In una suc-cessiva esplorazione, perfezionataassieme ad altri esperti sub, siamoriusciti a tranciare quella rete e asollevarla parzialmente. Ciò ha evi-denziato la presenza dei supportidelle mitragliere le cui canne si sonoprobabilmente spezzate sotto lapressione della pesante rete all’attodella sua rimozione”.

“A spezzare le ultime perplessità, seancora ce ne fosse stato bisogno, èstato il ritrovamento di una mitra-gliera da 37 mm parzialmente in-fossata nel fango scoperta ad unadistanza di una ventina di metri dalrelitto dell’U Boot 455 – aggiungeLorenzo Del Veneziano – A dirlatutta, insomma, il sommergibile erapienamente operativo e si chiudecosì il cerchio delle ipotesi: l’U Boot U455 era l’unico che ancora man-cava all’appello nel Mediterraneo egli archivi tedeschi lo confermano.Speriamo che nessuno tenti di pe-netrare all’interno di quel battello di-venuto un sacrario di guerracontenente i corpi dei 54 uomini del-l’equipaggio.

Identificato ufficialmente il “sommergibile di Portofino”SCOPERTE

Si tratta dell’U Boot 455 scomparso il 6 aprile 1944. La verifica è stata illustrata in oc-casione della manifestazione “Mare Nostrum”, cui hanno partecipato numerosi esperti

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

MARE NOSTRUMdi Emilio CARTA

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Tutti i Giovedìtorna

GIROPIZZA!

Sulla destra del relitto, si nota il supporto della mitragliera

Page 7: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

Dieci minuti prima dell'incontro lasala era giá piena e non poteva

più entrare parte della cittadinanza.L'auditorium delle Clarisse di Rapallo,infatti, alle 18.00 ospitava l'incontro-dibattito con Magdi Cristiano Allamed è cominciato alla presenza di unteatro rosa confetto gremito e unaquindicina di persone fuori che ascol-tavano l'incontro tramite altoparlanti.Tale occasione di dialogo è stato or-ganizzata dal Lions Club Rapallo, conl'aiuto del Leo Club Rapallo - SantaMargherita Ligure - Portofino. Ragione, legittimo amor proprio, valoriradicali e opere concrete sono state leparole chiave del discorso di Magdi Cri-stiano Allam, eurodeputato di "Io amol'Italia", che hanno interessato la platea.L'evento, infatti, è stato accolto positiva-mente dalla popolazione locale ed erapresente un target molto variegato: sociLions, rappresentanti cattolici e politicilocali, ma anche cittadini di ogni tipo. In primis c'è stato il saluto del Presidentedel Lions Club di Rapallo, Alberto Cipolla.Poi il Sindaco Mentore Campodonico siè concentrato sull'importanza del pro-blema connesso alla convivenza di reli-gioni molto differenti in Italia, scegliendoun metodo in linea con quello di MagdiAllam. "L'analisi politica non basta se nonè supportata da un'analisi profonda delproblema: la religione, la cultura, lo stato.Tenendo conto dei flussi migratori. Biso-gna approfondire, riflettere, dibattere, ri-cordando i valori di umanitá e civiltá. E'necessario uno sviluppo della nostra ca-pacitá di analisi e volontá di produrre so-luzioni che passino dal reciprocorispetto. Si tratta di un cammino difficilee lungo."L'ospite, Magdi Cristiano Allam, ha latara caratterizzante del giornalista e laesprime nei suoi discorsi, che riportanodati precisi e fatti di cronaca recente. Ha iniziato a rivolgersi all'auditorium conuna precisazione. "C'è un equivoco difondo: la sovrapposizione della dimen-

sione della religione con le persone, per-chè quella religiosa ha una stabilitá neltempo e nello spazio per le parole e leopere di un profeta, ma le persone mu-tano per la loro specificitá. Le due di-mensioni non possono esseresovrapposte, perchè portano a derivecome il relativismo (...) e il razzismo. Duemali che stanno minando dall'interno laciviltá. Necessaria la capacitá di rimet-tere al centro la ragione, non si possonoassumere acriticamente delle posizioni." Sono dunque due gli errori legati a que-sta sovrapposizione: rifiutare la religionee quindi coloro che la praticano, oppureaccettare coloro che la praticano e acri-ticamente anche la loro religione. Esisteuna via di mezzo? Un metodo di ragio-namento differente in cui porre religionee persone credenti su due piani diversi."Noi in Europa siamo fragili, perchè nonabbiamo la certezza delle nostre radicie dei nostri valori. Bisogna riportare alcentro la ragione e poi il passo succes-sivo è il riscatto del legittimo amor pro-prio. Si tratta della traduzione dellaparola "ama il prossimo tuo come amite stesso". "Per Magdi il nostro continente va raffor-zato con valori forti e questo potrebbeessere il primo. Infatti, al momento il no-stro collante è una moneta: l'Euro e noisiamo schiavi della materialitá. Per que-sto l'Euro non è una garanzia e non harisolto i nostri problemi, non abbiamo laconsapevolezza delle nostre radici, in talmodo ci "concepiamo come landa de-serta. Ció stimola l'appetito di alcuni diessere destinatari della missione di com-piere un cambiamento in un territoriodove non ci siano più ricchezze".Poi il discorso si sposta sul tema dellacostruzione di moschee in Italia. Il puntofocale sembra essere un'ipocrisia tuttaitaliana: siamo favorevoli alla libertá reli-giosa, ma non ad avere un moschea da-vanti a casa nostra. Questo tema"rappresenta una realtá fortemente pro-blematica. Prima di costruire altre mo-

schee oltre le 900 che giá abbiamo, dob-biamo avere la consapevolezza che ope-rino nella completa legalitá e diffondanovalori come la sacralitá della vita di tuttie la pari dignitá tra tutti le persone,donne comprese."Se nelle moschee si operasse comenelle sinagoghe e nelle chiese si avrebbeun tradimento del corano, ma la nostracultura sarebbe rispecchiata. Su questoMagdi Allam pone un interrogativo: per-chè non lo richiediamo? Per motivi eco-nomici. In ogni caso, il rapporto con i musulmaninon deve portare a negare noi stessi acasa nostra, dobbiamo attuare un pro-cesso di emancipazione interiore, chenon puó essere delegato a qualcunaltroo cadere dall'alto. In questo modo si as-sicurerá che ovunque nel mondo si creiun rapporto positivo tra le varie religionidi persone che condividono valori nonnegoziabili e che credono nel bene co-mune.Moderatore dell'incontro era il Direttorede "Il Secolo XIX" Umberto La Rocca,che si è dichiarato non pienamente d'ac-cordo con Magdi Cristiano Allam, peróin linea con il problema delle moschee el'atteggiamento degli italiani nei loro con-fronti. "In generale - spiega La Rocca - si

tende a sottovalutare che, come la no-stra, anche le altre civiltá evolvono. E' incorso una trasformazione lenta e moltofaticosa, che peró c'è. Magdi Allam nonconsidera possibile l'esistenza di unislam moderato, ma gli islamici moderatiesistono e in Italia crescono."Magdi Allam non è d'accordo e nuova-mente porta esempi tratti dall'attualitá,dell'involuzione islamica e della richiestadi maggiore incidenza a livello politico.Si parla poi del basso tasso delle nascitee Magdi individua come soluzione unaiuto verso le famiglie nel poter avere lecondizioni economiche per mantenereun maggior numero di figli, non di aiu-tarsi coi figli degli immigrati, e l'uditoriosi trova ad approvare quanto detto dalrelatore ospite. Il dibattito è stato molto partecipato ericco di domande per affrontare le pro-blematiche dell'attualitá, come l'ingressodella Turchia nell'Unione Europea, chel'eurodeputato non ritiene possibile e giu-sto. La platea era nettamente divisa tracoloro a favore della posizione di MagdiAllam e altri su posizioni opposte.Dopo oltre 2 ore di incontro Magdi Allamsi è recato a cena con i soci Lions e altriospiti e ha affrontato il difficoltoso temadella politica italiana.

Magdi Cristiano Allam riempie le ClarisseRELIGIONI

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

INCONTRIdi Benedetta MAGRI

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Lo scontro tra islam e cristianesimo in Europa affrontato dal Lions Club Rapallo

COS’ÈÈ un dispositivo collegato al telefonodi casa che, in caso di emergenza,semplicemente premendo un tasto diun piccolo telecomando che lʼutenteporta sempre con sè, invia un allarmealla Centrale Operativa che provvedead avvertire le persone preindicate o adinviare soccorso secondo la necessità.

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Page 8: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

Dieci anni fa, nel mese di ottobre2001, veniva inaugurato presso il

Comune di Rapallo l' URP - UFFICIOPER LE RELAZIONI CON IL PUBBLICO -punto di contatto qualificato tra Ammi-nistrazione Comunale e cittadini, desti-nato a svolgere un ruolo strategico perla sua collocazione come primo e direttointerlocutore degli utenti. La struttura, avviata sotto l'impulso delSindaco allora in carica dott. Roberto Ba-gnasco e concretizzata dalla Commis-sione Consiliare presieduta dal ConsigliereComunale Elena Lavagno Canacari, fruìdell'apporto fattivo dell'Arch. Magnani, chetrovò ed attrezzò lo spazio idoneo nell'atriodi ingresso del Palazzo Comunale sito inPiazza delle Nazioni n. 4. L'introduzione degli Uffici per le Relazionicon il Pubblico nell'ordinamento italiano sicolloca nella più ampia cultura della tra-sparenza amministrativa e nella cre-scente attenzione verso la qualità deiservizi ed il rapporto istituzioni – cittadini. E' infatti attraverso l'URP che spesso il cit-tadino stabilisce il primo contatto con larealtà amministrativa dell'Ente Locale edè in questo momento che la facilità di ac-cesso alle informazioni e l'efficienza dellerisposte ricevute, diventano il criterio di va-lutazione privilegiato dell'efficacia dell'in-tero apparato comunale e della capacitàdi soddisfazione dei fabbisogni da partedegli amministratori.La legge di istituzione degli URP è datata3 febbraio 1993, ma è soltanto con lalegge 150 del 2000 che all'URP sonostate assegnate nuove funzioni, am-pliando il ruolo ed i compiti di tale strutturae prevedendo specifiche professionalitàper il personale addetto.

L'art. 8 della Legge 150/2000 assegnaall'URP le seguenti funzioni : • Garantire l'esercizio dei diritti di informa-zione, di accesso agli atti e di partecipa-zione.• Agevolare l'utilizzazione dei servizi offertiai cittadini, anche attraverso l'informa-zione sulle disposizioni normative e ammi-nistrative, sulle strutture e sui compitidell'amministrazione. • Promuovere l'adozione di sistemi di in-terconnessione telematica, coordinare lereti civiche, promuovere e gestire la co-municazione istituzionale on line. • Promuovere l'ascolto dei cittadini ed iprocessi di verifica della qualità dei servizie di gradimento degli utenti.• Garantire lo scambio di informazioni fral'ufficio e le altre strutture operanti nel-l'amministrazione, promuovendo e orga-nizzando la comunicazione interna. • Promuovere la comunicazione interisti-tuzionale, attraverso lo scambio e la colla-

borazione tra gli URP delle altre ammini-strazioni.Al di là di queste funzioni istituzionali, l'URPdi Rapallo ha assunto negli anni altri com-piti estremamente importanti, tra cui: • Orientamento e consulenza ai cittadini,fornendo informazioni chiare e immediatesui meccanismi burocratici, organizzativie procedimentali che regolano l'Ente.• Promozione dell'immagine del Comune,attraverso la cortesia, la disponibilità e l'ac-curatezza delle risposte che vanno benoltre il semplice dovere d'ufficio. • Spiegazione delle motivazioni e dellescelte compiute dal Comune, mediante ilcontatto diretto con i cittadini per una piùefficace comunicazione.Funzioni che si possono sintetizzare in: ga-ranzia di accesso ai servizi, ascolto delleesigenze, promozione dell'innovazione edella semplificazione, verifica della soddi-sfazione del cittadino. A titolo statistico, si segnala che nell'anno2010 i cittadini che hanno fruito dei servizidell'URP hanno raggiunto il numero di23760 unità, quantificabili in circa 90presenze al giorno, un traguardo lusin-ghiero ed impegnativo, basato sulla qua-lità del servizio come elemento fondante. Questa ricorrenza dell'istituzione di un im-portante servizio per i cittadini prestatodal nostro Comune, ci offre l'occasioneper parlare della notevole importanza so-ciale che rivestono oggi l'informazione e lacomunicazione e del ruolo determinanteche hanno assunto in ambito economico,politico, del marketing e delle relazioni in-terpersonali. Oggi il successo di una campagna eletto-rale, di un'azienda, di un prodotto o anchedi un semplice messaggio, dipende dallastrategia di comunicazione e di informa-zione che viene adottata. Tutti sappiamo che la democrazia si basasu tre poteri: legislativo, esecutivo e giudi-ziario, ma l'informazione è definita il quartopotere che può modificare le regole de-mocratiche di una nazione. Il cittadino informato può decidere, quellodisinformato crede di decidere. Leggere un contratto, avere consapevo-lezza dei propri diritti, conoscere le normelegislative vigenti, ottenere informazionigiuste, tenersi aggiornati sugli avvenimentidella vita civile e politica, scambiare infor-mazioni ed esperienze, ampliare le proprieconquiste culturali e non vanificare quelleottenute, sono alcuni modi per potersiorientare e sapersi muovere nel mondomoderno.A questo scopo abbiamo una molteplicitàdi strumenti di diffusione, come non eramai esistita nella storia dell'umanità.Basta pensare ai giornali, alla radio, allatelevisione, al cinema e, ultimo arrivato ma

forse primo per importanza, internet. Questa pluralità di mezzi a disposizione èsenza dubbio una risorsa, ma è anche unproblema perchè non abbiamo ancoraimparato ad usarla nel modo giusto. Da circa trent' anni diciamo che siamo en-trati “nell'era della comunicazione” e spe-ravamo che avremmo risolto tutti iproblemi della società e della cultura. Ma è veramente così ? L'informazione e la comunicazione sonosempre giuste, obiettive ed efficaci? Oggi viviamo in mondo che ci subissa di in-formazioni, a tutti i livelli, che usa la comu-nicazione di massa come mezzo perentrare non solo nelle nostre case, manelle nostre coscienze e le manipola, lepiega ai suoi voleri, le trasforma, creaquella che viene chiamata “cultura dimassa”.Lo scrittore Umberto Eco in un suo librodal titolo “Apocalittici e integrati: comuni-cazione di massa e teorie della cultura dimassa” elenca alcuni capi di accusa pre-cisi contro la comunicazione di massa: Imass media diffondono su tutto il globouna “cultura “ di tipo omogeneo, distrug-gendo le caratteristiche culturali propriedi ogni gruppo etnico; incoraggiano unavisione passiva ed acritica del mondo, cheelimina ogni sforzo personale per il pos-sesso di una nuova esperienza; tendonoad imporre simboli e miti dalla facile uni-versalità, creando dei “tipi” di immediatariconoscibilità, e quindi riducono al minimol'individualità e la concretezza delle nostreesperienze; incoraggiano una immensa in-formazione circa il presente, riducendonei limiti di una cronaca attuale anche leeventuali riesumazioni del passato, e in-torpidiscono perciò ogni coscienza sto-rica. Tendono infine a provocare emozionivive e non mediate in quanto, invece disimboleggiare una emozione e di rappre-

sentarla, la provocano, invece di sugge-rirla la consegnano già confezionata. Sa-crosante parole, quelle di UmbertoEco, che ci fanno riflettere sugli innume-revoli messaggi che ci vengono lanciatiquando , per curiosità, per necessità o perdivertimento ci avviciniamo ai modernimezzi di comunicazione di massa, cor-rendo il rischio che qualcuno o qualcosaci incanali dove non abbiamo alcuna in-tenzione di andare. Troppe sirene ci allettano e ci tentano. Lasaggezza consiste nel girare al largo dalleloro trappole e andare dove ci spinge ildesiderio legittimo di conoscere e la cu-riosità di imparare. Tutto il resto è inutile epericoloso. Di fronte a queste considerazioni, è ditutta evidenza quanto sia importante unsistema di informazione e di comunica-zione obiettivo, equilibrato e rigoroso. E questo sistema deve essere essenzial-mente adottato dalla Pubblica Ammini-strazione che deve interagire con ilcittadino fornendo messaggi chiari, com-prensibili, realistici, che possano consen-tire allo stesso di muoversi nei meandridelle leggi, dei regolamenti e dei variadempimenti a cui è giornalmente tenutonell'ambito della sua vita privata, sociale epolitica. Qualcuno ha giustamente asserito che l'in-formazione e la comunicazione servono adare visibilità all'attività della Pubblica Am-ministrazione, garantendo correttezza etrasparenza, trasformando i “palazzi delpotere” in case di vetro nelle quali, al cen-tro, ci siano gli interessi dei cittadini. Solo in questo modo l'informazione e la co-municazione assolvono il loro compito pre-zioso e determinante di servizio allacomunità e di miglioramento delle rela-zioni tra Pubblica Amministrazione e cit-tadini.

INFORMAZIONE

URP – Ufficio per le Relazioni con il Pubblico del Comune di Rapallo - Decennale della costituzione

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SOCIETÀdi Elena LAVAGNO CANACARI

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L’importanza dell’informazione e della comunicazionenella Pubblica Amministrazione

Page 9: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

Abbiamo incontrato nuovamente ilparroco Don Giuseppe Culoma che

ci ha illustrato dettagliatamente il pro-seguo dei lavori e ci ha accompagnatoa visitare la struttura ormai completadegli intonaci esterni, pronta per la rea-lizzazione di tutti gli impianti: elettrico,di riscaldamento e di condizionamento.L'opera costerà complessivamente allaparrocchia 1.200.000 euro di cui laChiesa ha già contribuito direttamentecon 410.000 euro attraverso i fondidell'8 per mille; inoltre, sono stati erogati250.000 euro da parte della Regione Li-guria; 80.000 euro dalla Fondazione Ca-rige; 60.000 euro dal Comune di Rapallo;100.000 euro sono stati ricavati, nono-stante la crisi, dalle svariate raccolte pro-mosse dal parroco sul territorio. Peravere la liquidità necessaria per prose-guire i lavori a ritmo sostenuto il Parrocoha deciso di accendere un mutuo da600.000 euro che gradualmente, manmano che entreranno i vari contributi,verrà estinto; l'obbiettivo è di lasciare unmutuo di soli 300.000 euro a lavori ulti-mati. Don Culoma, approfitta di questaoccasione per ringraziare ancora unavolta tutti coloro, enti pubblici e privati,che hanno contribuito e che vorranno an-cora contribuire alla costruzione di que-sto edificio che senza ombra di dubbiosarà di grande utilità alla comunità di SanPietro e non solo.I lavori procedono a ritmo serrato tantoche Don Culoma ha già ipotizzato unadata per l'inaugurazione che è stata in-fatti fissata per il 25 maggio 2012, alla

quale interverrà Mons. Alberto TanasiniVescovo della Diocesi di Chiavari. Ovvia-mente questa data potrebbe subire va-riazioni nel caso in cui dovesseropresentarsi intoppi o ritardi di vario ge-nere.Man mano che progrediscono i lavori au-menta la consapevolezza della funzioneche questo centro socio educativo dovràcompiere. Inizialmente si parlava di uncentro polivalente, oggi la missione diquesto luogo ci pare abbia preso formain modo specifico. Il centro sarà un luogosociale ed educativo al tempo stesso,sarà dedicato ai giovani e alle loro esi-genze ma non un posteggio, verrà inveceadibito ad accompagnare le nuove gene-razioni in quelle che sono le difficoltà sco-lastiche e lavorative tipiche della loro età.Afferma Don Culoma: «Avevo in menteuna cosa, o meglio ancora, avevo unareazione e una specie di arrabbiatura,perché mi sembrava e mi sembra che igiovani di oggi non siano presi sul serio.Tutto quello che infatti si fa per i giovani dioggi, spendendo miliardi, è aiutarli neltempo libero, nei loro passatempi. Que-sta constatazione mi ha fatto pensareche il vero aiuto che si dà ad una personanon è ampliare il suo divertimento, macondividere il bisogno che vive. ... Allorami sono detto, e ho detto ad alcuni inse-gnanti: "mi piacerebbe provassimo a farediversamente dagli altri". Mentre tutti il-ludono questi ragazzi dicendo loro "Ma sì,non importa, l'importante è il parco gio-chi", noi invece dobbiamo dire: "No. Pro-viamo ad affrontare insieme il bisogno

che avete!»La sfida è grande e il servizio che questocentro farà al nostro territorio è senzadubbio di primaria importanza, aiutare igiovani nelle loro necessità siano essescolastiche o lavorative, nei bisogni chela vita di tutti i giorni presenta è una mis-sione di cui la nostra società ha urgentebisogno, oggi più che mai. La vecchia for-mula dell'oratorio, già utile per le famigliee per l'educazione dei più piccoli, può es-sere quindi rinnovata e completata daun'offerta socio educativa mirata alle pro-blematiche specifiche dei ragazzi. Certa-mente se Rapallo saprà sfruttarequest'offerta ne trarrà un grande benefi-cio, poiché educare i giovani di oggi signi-fica mettere le basi per una società diuomini e donne migliori per il futuro.La visita all'edificio è stata decisamente

sorprendente, in particolar modo ci hacolpiti il salone sito al primo piano: unvero gioiello, una sala congressi che saràdotata di tutti i comfort, essa vanta inol-tre uno splendido soffitto ligneo con travia vista che certamente non può passareinosservato! In definitiva siamo rimasti davvero colpitisia per il proseguo dei lavori materiali cheper la nobile veste che questo centropresto assumerà. Ancora tante sarannole iniziative di raccolta fondi che verrannoeffettuate; chi volesse contribuire è comesempre il benvenuto, ognuno secondo leproprie possibilità, e nella certezza chetutto il ricavato verrà concretamente in-vestito per l'edificazione di un luogo chesarà un concreto aiuto per i giovani dioggi e di domani.

S. Pietro di Novella: il nuovo centro socio educativoFRAZIONI

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SOCIALEdi Annalisa NOZIGLIA

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A quasi un anno dal nostro ultimo sopraluogo siamo tornati nella parrocchia di San Pietro di Novellaper vedere come procede la costruzione del nuovo centro sociale. Intervista a Don Beppe Culoma

Il primo giorno di ottobre. Diversi anni fa la fatidicaprima campanella suonava quel giorno.Magari... diremmo tutti noi giovani, soprattutto que-st'anno, che l'estate sembrava non finire mai...e l'ac-qua era ancora gradevole, seppur fredda, verso lametà di ottobre..:)Quest'anno, migliaia di studenti hanno ripreso la pro-pria "attività cerebrale" tra il 12 e il 19 settembre. Noidella Liguria siamo stati i primi.Io, come molti altri, ho compiuto il grande salto, ho ini-ziato l'avventura delle superiori, e mi piace molto.... Le prime verifiche, interrogazioni, i voti... e i pagellinidi novembre.La scuola però non è semplicemente costituita dalle in-sopportabili (non per tutti ;) interrogazioni, ma è il postoin cui si afferma il carattere di una persona, in cui siscoprono e si apprendono informazioni interessanti,si tessono nuove relazioni, e la nostra cultura generaleaumenta.Ma ovviamente non esiste - e non deve esistere - uni-

camente lo studio nella vita degli adolescenti odierni.Svago primario, molto comune, è l'uscire con gli amici.O meglio, "fare le vasche nel "Caroggio Drito".Sì, sono d'accordo, ma non ha molto senso, tutti igiorni gli stessi volti, lo stesso tratto di strada, gli stessiargomenti, gli stessi negozi, la stessa monotona quo-tidianità.Esistono invece molte altre occasioni, tra cui le visite aimusei e alle pinacoteche, la danza, il canto, l'opera, iconcerti, il cinema, il teatro.Tutte attività da "vecchietti", si potrebbe erroneamentepensare... Ma ci avete almeno mai provato? Esempio.L'anno scorso il Palazzo Ducale di Genova ha ospitatola mostra "Mediterraneo- da Courbet a Monet a Ma-tisse", nella quale erano presenti 80 quadri di artistifamosi provenienti da tutto il mondo.Per il mio colloquio interdisciplinare dell'esame di li-cenza media avevo deciso di parlare dell'Impressioni-smo e mi sono servita, per esporre, di cartoline dialcuni quadri acquistate proprio in quell'evento. Que-

sto dimostra che è di utilità pra-tica per la scuola arricchire ilproprio patrimonio di cono-scenze.Tra poco sarà aperta al pub-blico la mostra "Van Gogh e ilviaggio di Gauguin". Incoraggiovivamente a visitarla perché sipotranno ammirare 105 ca-polavori (da Turner a Monet,da Hopper a Kandinsky) e let-tere originali di Vincent Van Gogh mai esposte nel no-stro Paese.. Magari ci incontreremo..L'arte è un dono che ognuno porta racchiuso in sèstesso e che può esprimersi in modi differenti, tuttimeravigliosi nella propria distinzione. Sarebbe vera-mente un peccato lasciarsi scivolare dalle dita l'occa-sione di un'osservazione reciproca delleemozioni...Perciò.. non solo "vasche", aggiungiamo lacultura!!

L’angolodi Rossella* Il primo giorno di ottobre...

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Il comandante del Vespucci é un Capi-tano di Vascello “specializzato” alla

Scuola Comando di Augusta come tuttigli ufficiali che aspirano al comando diuna nave militare italiana, ma non deveessere necessariamente un raffinatovelista, anche se nel destino di questaNave brillò una stella di prima gran-dezza che si chiamava Agostino Strau-lino. Questo grande Ammiraglio, insiemeal genovese Nicolò Rode, illuminò la no-stra giovinezza con numerose vittorieMondiali ed Olimpiche con il Merope IIInella classe Star, quando la tecnologianon mortificava ancora il talento, quandole barche avevano un nome e non unasigla. “Il vento lo devi sentire sul viso e soloallora puoi valutare”. Poche parole, maerano il suo “credo”. Il mago del vento as-sunse il comando del Vespucci nel 1964con i gradi di Capitano di Vascello e in quelperiodo della Campagna di Istruzione, gliallievi videro cose magnifiche.Non era mai successo prima e neppuredopo che una nave a vela affrontassequello stretto “passaggio” con quel ventorinunciando al motore. Ma di Straulino siricordano soprattutto le imprese di un ce-lebre viaggio quando riuscì ad ormeg-giare il veliero italiano a Portsmouth,Amburgo, Kiel, Helsinki, Stoccolma edOslo manovrando le vele e fu un verotrionfo per la marineria italiana. Si diceche la manovra sia un’arte e l’olimpionicoStraulino compì la sua opera maggiore aCowes (U.K.) quando entrò a vela ed or-meggiò perfettamente il Vespucci tra unincrociatore ed una portaerei strappandol'applauso della popolazione locale e dellastampa mondiale. Dall’epoca di Straulinosono passati quasi 50 anni ed il ricordodi quel grande marinaio é entrato ormainella leggenda ma, strano a dirsi, il suospirito rivive ancora a bordo del veliero,reincarnato nella mente di un altro cam-pione del vento e delle manovre veliche: il

Nostromo (1° Nocchiero in Marina M.),l’ultimo dei quali resiste a bordo da ben16 anni e quest’insolita permanenza la

dice lunga sulla difficoltà di reperire uo-mini capaci d’imbrigliare il vento. A dire il vero, la nave scuola Vespucci na-viga spesso a motore e dedica alla scuolavelica quel numero di ore prescritto per laformazione professionale degli allievi uffi-ciali dell’Accademia. Quando ciò avviene,si spengono gli apparati di bordo e nel si-lenzio più assoluto rinasce l’atmosfera an-tica di un’epoca che non c’é più. La ciurma si nutre di vento, di fruscii, disciabordii d’acqua che frangono lungo loscafo obbedendo agli ordini modulati delfischietto del nostromo, il “tramite” tra laforza della natura ed il bordo che eseguele manovre per avanzare tra le onde. Il nostromo consiglia le manovre al co-mandante e le ordina allo stesso tempo.Avete indovinato, il nostromo é propriocome il pilota portuale di una nave chemanovra nelle vicinanze e dentro unporto qualsiasi del mondo. Il più esperto inquella fase della navigazione assume ilcontrollo della nave. Nella navigazione avela, il nostromo diventa il suggeritore el’operatore nello stesso tempo che nontoglie il comando al capitano di vascello,al contrario, lo arricchisce. Da questo beldiscorso s’intuisce che il rapporto tra no-stromo e comandante non é sempre idil-liaco, e un uccellino mi ha bisbigliato in unorecchio che é quasi sempre il nostromoad avere la meglio... La sua esperienza ve-lica é al di sopra di ogni discussione più omeno “accademica”. Ma non é soltantouna realtà dei nostri tempi, la letteraturamarinara dei secoli passati ci racconta divelieri affidati a giovanissimi comandantiperfettamente integrati con nostromi ve-terani di Capo Horn. A questo punto vichiederete: ma chi comanda a bordo delVespucci? La risposta é molto semplice!Il responsabile é sempre il comandante,anche quando a bordo sono imbarcati nu-merosi specialisti-laureati (medici, com-missari, ingegneri ecc...). Tuttavia, perquanto riguarda il mondo velico, il no-stromo ha forse 10 lauree, il Coman-dante lo sa ed “abbozza”. Da questostatus symbol meritato sul campo, ne de-riva un personaggio che rappresenta ilpunto di riferimento dell’equipaggio. E vichiederete ancora: Ma é così esclusiva lamaestria del nostromo? Si! E’ un’arte ca-rismatica molto difficile da apprenderenelle aule scolastiche e ve lo spiego con al-cune cifre. La nave scuola Amerigo Ve-spucci ha una superficie velica di 3.000metri quadrati. La metà esatta di uncampo da calcio. 32 sono i chilometri dicordame diviso in manovre fisse e cor-renti. Ad ogni curva una cima qualsiasicambia nome e funzione. Le vele sono 26ed ognuna funziona come un’elica apasso variabile. Tutti i sottufficiali di co-perta e i marinai prendono ordini dal 1°nostromo, il coordinatore assoluto di

tutta la tela (vele), la canapa (cavi–cime-draglie) e l’attrezzatura (argani-ancore-bozzelli, pastecche, pennoni, caviglie......)Alcuni anni fa il Vespucci sfidò per sei lun-ghi mesi le burrasche degli oceani.L’usura del materiale impose la sostitu-zione di tutte le vele e buona parte del-l’attrezzatura. Per il nostromo, che éanche un valente rigger (attrezzista nau-tico), fu un lavoro immane cui dovette farfronte per lunghi giorni insieme alla suaciurma specializzata. Già! Ma solo luin’aveva l’assoluta competenza e respon-sabilità per riprendere la navigazione in si-curezza. Molti ancora si chiedono: perché

oggi il Vespucci naviga a motore e menocon le vele? La risposta é piuttosto sem-plice: oggigiorno spegnere gli elettrogenidi bordo per qualche ora e andare avela significa interrompere il funziona-mento dei congelatori, frigoriferi, impiantid’aerazione, aria condizionata, circola-zione acqua-servizi, potabilizzazione-acquadi mare, azzeramento degli strumentinautici-satellitati e chissà di quanti altri ap-parati e servizi di sicurezza imposti dalleleggi della navigazione moderna. Navigarea vela con 350 uomini di equipaggio é di-ventato un lusso difficile da gestire. Pertanto, quando vedete transitare il

SAN FRUTTUOSO

La nave scuola Amerigo Vespucci compie 80 anni

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIE DI MAREdi Carlo GATTI

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Page 11: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

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sità e la modulazione del suono (una notaalta e una bassa, tre toni: pieno, modu-lato e trillo). Ma chi é veramente il no-stromo? Il nostromo é l’uomo rozzo evolgare che conduce la ciurma all’ar-rembaggio.... Da secoli questa definizionearcaica e un po’ romantica circola suibordi e conserva un margine di veritàanche nel nuovo millennio. Se il modernocapitano marittimo ha assunto, suo mal-grado, il compito di manager aziendale equello d’ingegnere elettronico, la figuradel nostromo rappresenta tuttora la con-tinuità, la maglia di catena che unisce edà un senso ai lunghi capitoli della mari-neria dei sette mari. Il suo ruolo é sem-pre lo stesso: trovare la soluzione aiproblemi che il mare propone a getto e informe sempre diverse. E’ questione difeeling, recita una canzone di Cocciante.Nel nostro caso il mare sceglie i suoi figlimigliori e li chiama nostromi. Il nostromodei miei tempi “abitava” praticamente abordo, conosceva ogni bullone della nave,sapeva dove e come mettere le mani perimpiombare (unire) due cavi spezzati, so-stituiva un’ancora perduta, riparava qual-siasi avaria in coperta, tamponava falle epoi cuciva e rappezzava i cagnari che co-privano le stive, maneggiava le cime(corde) di ogni calibro con l’arte di unprestigiatore e usava gli aghi, il para-mano, le caviglie e tanti attrezzi perso-nali avuti in eredità dai vecchi lupi dimare di Camogli, Viareggio, Il Giglio, Im-peria, Carloforte ecc... Un vero corredodi utensili che portava all’altare quandosposava la nave. Già, proprio così! Il no-

stromo nasceva e moriva con la “sua”nave proprio come accade ancora sullanave Vespucci con il suo ultimo no-stromo: la tradizione nella continuità. Losanno bene i cadetti dell’Accademia Na-vale di Livorno al termine del 1° corsoquando salgono sullo scalandrone dilegno intarsiato, e da quel momento av-viene l’incontro con gli antichi dei delmare e di bordo: Nettuno, Eolo ed il 1°Nostromo. Da quel momento il Vespuccidiventa il testimone del passaggio delleconsegne marinare alle nuove genera-zioni. L’antico veliero diventa la forgia mi-racolosa che trasforma bamboccioni inuomini di mare; ragazzi avventurosi, inmarinai consapevoli che ridurre o scio-gliere le vele a 54 mt. d’altezza (alberodi maestra), 50 mt. (albero di trinchetto)

e 40 mt. (albero di mezzana) su unanave che rolla e beccheggia é un com-pito arduo che spetta solo ai veri marinai. Ma alla fine del viaggio il premio c’é, e sitratta del tatuaggio invisibile ed indelebileche scende dallo spirito carismatico diquesta unità della M.M. e marchia persempre il loro essere marinai italiani. Il no-stro sguardo scende lentamente dai pen-noni della Vespucci e ci chiediamo: “Machi é il vero spirito di questa nave?” Ormaila risposta viene da sé. Il vero spirito dellanave Vespucci, almeno per noi, é il no-stromo di bordo.

Si ringrazia caldamente il Capitano di Va-scello Roberto Cervino per averci ospi-tato a bordo della “nave più bella delmondo”.

Notare il vento di traverso in questa foto dʼarchivio che fissa nella sto-ria il passaggio a “gonfie vele” del Vespucci nello stretto passaggioche collega il Mar Piccolo ed il Mar Grande a Taranto.

Il motto del Vespucci

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Non avevo ancora finito di godermi leistruttive serate proposte nel giar-

dino pensile dell’Oratorio dei Neri da “MareForza Sette”, benemerita filiazione dell’As-sociazione “Mare Nostrum”, che da anni èimpegnata a non farci dimenticare quel fre-sco profumo “de l’arzillo du ma” che ci iden-tifica, quando mi hanno incuriosito gliincontri proposti dall’Associazione Cultu-rale “Rapallo Musica”. Due mondi affascinanti. Mi rammarico diaverli incontrati solo così tardi, dopo tantianni che abito a Rapallo; sono evidentementeun “rapallese distratto”. Sono due Associa-zioni fra le tante nominalmente esistenti incittà; queste però non solo vivono ma lavo-rano per la cittadinanza con iniziative chemantengono accesa, da privati, la flebilefiammella della cultura, ormai abbandonatada chi dovrebbe occuparsene. Il non averlenotate prima credo dipenda dal fatto che, es-sendo serie, organizzano eventi di alto livelloimpegnandosi più sulla qualità che sul cla-more. Quest’anno mi sono rifatto, regalan-domi edificanti serate. Mare Forza Sette, le organizza in un am-biente evocativo, situato a lato dell’Oratoriodei Neri, protetto da rinfrescanti alberi e fraantiche pietre, angolo incantato che dallastrada non si intuisce. Lì si respira il nucleoiniziale della nostra Città. Ogni incontro è de-dicato al mare o alla gente che lo ha solcatosia in pace che in guerra; vengono proiettatidei filmati, spesso inediti e il più delle voltesconosciuti perché di prima mano, propostie commentati da chi c’era o ne ha raccoltodirettamente dai protagonisti le memorie.Tutto sul mare e i territori che bagna, rac-contato e documentato per ricordarci, avolte sorridendo come con i cartoonist, le no-stre origini, senza delle quali saremmo comeirrecuperabili foglie finite nella guazza. Intanto sulla passeggiata si scatenava l’estivakermesse musicale di massa.

Quegli attraenti filmati fanno rivivere episodi“vissuti” dalla maggior parte di noi per sen-tito dire, ma mai visti. Lì c’erano i protagoni-sti a spiegarceli. Chi commentava era veragente di mare e le cose che ci dicevano, leavevano spesso davvero vissute.Si è notata la “pesante” assenza di qualsiasinostro “politico”, presenti invece in massa inpasseggiata, nella speranza di raccogliereconsensi assai più ampi, esponendosi ad unpubblico più numeroso e che sperano di“bocca buona e corta memoria”; evidente-mente perseverano nella convinzione che lacultura non paghi. A mio modestissimo pa-rere (e non sono il solo a pensarlo), sbaglianoperché in questi incontri, più mirati e nonstordenti, spesso sono presenti leader di opi-nioni che hanno poi un’influenza non trascu-rabile sugli altri. Quelli sono ancora convintiche facendo qualche lavoretto negli ultimimesi prima del voto, la gente, nel segretodella cabina, gliene sia riconoscente dimenti-candosi di tutto il resto. Svegliamoci! Comedice un noto cabarettista “è cambiato tutto”.Il Festival Organistico Internazionale, è statauna vera rivelazione. Siamo ad un livello im-pensabile per una piccola realtà come Ra-pallo: una scoperta affascinante. Meritoquindi a chi lo anima, scavalcando ostacoli fa-cilmente intuibili, pur senza avere ….. gli stivalidelle sette leghe. Loro ci credono e basta. E’quindi d’obbligo ringraziare a nome di tuttinoi, gli sponsor e i partner che li sostengono.Denari ben seminati, altro che Pinocchio!Questa 13^ edizione ha riproposto, per ilterzo anno, l’indovinata formula delle “Armo-nie Sacre percorrendo le terre di Liguria”. Inpratica organizzano, in molte chiese o vecchioratori sia nella provincia di Genova che inquelle del ponente purché abbiano strumentiaerofoni antichi di notevole pregio, concertidi musica sacra organistica atta a valorizzarequanto colà posseggono, veri tesori dell’arteorganara dei secoli passati. Nella loro moda-

lità itinerante hanno la sensibilità, di volta involta, di unirvi a supporto, strumentisti o vociad hoc per meglio farci apprezzare questi te-sori, ai più sconosciuti. Io era fra questi. Ove“tecnicamente” possibile, precedono gli in-contri suggestivi concerti di campane, suo-nate da Maestri della rinata AssociazioneCampanari Liguri. Tutti i protagonisti che siavvicendano sono scelti o fra giovani di sicuroavvenire o fra l’alta concertistica nostrana oeuropea. Per quanto ci tocca da vicino,hanno fatto scoprire ai distratti (colpevolicome chi scrive), l’ “Ensemble Rapallo Mu-sica” che ci onora. Sono nostri giovani con-certisti già di livello, che ci fa piaceresegnalare perché rientrano fra quelli “giusti”,sui quali questo giornale và da tempo cer-cando di attrarre l’attenzione per stimolaregli altri. Questa Associazione, riconosciutaanche dal Ministero dei Beni e Attività Cultu-rali, organizza in Liguria serate musicali unadiversa dall’altra: quest’anno ben ventidue ap-puntamenti. Ogni volta presentano gruppistrumentali e/o vocali differenti sia per orien-tamento che per nazionalità. Valgano per

tutti le “Improvvisazioni Organistiche” di anti-che Laudi, rivisitate con le modalità del jazz. Iltermine “internazionale” è perfettamente cal-zante, perché mezza Europa è qui rappre-sentata dalle presenze più significative nelpanorama concertistico.Il Presidente della Repubblica li ha que-st’anno onorati, conferendo una “medaglia dirappresentanza” in concomitanza anchedelle celebrazioni per il CentocinquantesimoAnniversario dell’Unità d’Italia. Oltretuttopressoché tutti gli organi suonati, all’epocaerano già operanti.A Rapallo hanno tenuto quattro serate di-versamente localizzate e anche lì si è notatala pesante assenza dei nostri “politici”; e pen-sare che ogni serata ha fatto il pieno di pub-blico. Forse hanno pensato che non tutti ipresenti sarebbero stati rapallini ma “ospiti”,classificabili come “non votanti”; quindi nonmeritava dedicare loro una serata …. eletto-ralmente inutile, ignorando quanto scriveNunziante Minichiello “solo l’alta cultura el’alta conoscenza, mettono in condizioni di af-frontare qualsiasi situazione”.

EVENTI

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

TURISMO & CULTURAdi Renzo BAGNASCO

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Le “cose” che funzionano: Rapallo EstateUna visita personale ad alcune fra le manifestazioni che hanno caratterizzato il turismo rapallese. Da “MareForza Sette” al Festival Organistico per non parlare di Valle Christi, del Blues e di Palco sul Mare

Mare Forza Sette allʼOratorio dei Neri

In occasione delle prossime festività natalizieIl Presidente ed il Consiglio Direttivo

della Lega Navale Italiana - Sezione di Rapalloaugurano alla Cittadinanza Buone Feste

LEGA NAVALE ITALIANASezione di Rapallo

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“Santa rischia di diventare una città morta”

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

URBANISTICAdi Paolo BELLOSTA

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Ormai da diverso tempo siparla del progetto “Santa Be-

nessere & Social spa”, lo scorsosettembre è stata presentata unaseconda proposta sostenuta daglioperatori portuali e rinominata“Porto Cavour”. Al di là delle ana-logie e delle differenze tra i dueprogetti il fatto che più lascia per-plessi è il clima di tensione e di di-visione interna che si respira negliultimi mesi . Cosa ne pensa?E' inconcepibile che si sia arrivati auna situazione del genere, è nor-male che la questione faccia discu-tere, sarebbe assurdo il contrarioma non capisco come si possa ar-rivare fino agli insulti e alle calunniepersonali.Negli ultimi tempi si è creato unclima assurdo, se sei favorevole alprogetto sei un corrotto, se sei con-trario sei un uomo puro. Voglio chevenga finalmente ristabilita la verità,esiste un decreto, il 509, emessonel 1997, dall'allora ministro deitrasporti Claudio Burlando, che ri-conosce a qualsiasi imprenditoreprivato la possibilità di presentareproprie ipotesi di lavoro sull'areaportuale. Io ho solo rispettato que-sta legge accogliendo le domandepresentate. Cosa avrei dovuto fare?Respingere queste legittime richie-ste andando contro la legge?Inoltre dire che abbia appoggiatouna delle due proposte di lavoro èuna falsità colossale, l'unica cosache ho sempre ripetuto è che tuttidovremmo fermarci a riflettere e adiscutere, in maniera costruttivaper il bene della città.Una discussione che oltre al Sin-daco e al Consiglio Comunale dovrà

coinvolgere anche la Regione, la So-vraintendenza, la Capitaneria diPorto, insomma tutti e tredici glienti che compongono la Confe-renza dei Servizi.Tornando al progetto “Porto Ca-vour” quanti giorni verrano messia disposizione per le eventuali os-servazioni?Innanzitutto sono molto contentoche sia stata presentata una se-conda proposta, vuol dire che sistanno cercando soluzioni diverseper risolvere un reale problema.Tornando alla domanda, verranoconcessi 60 giorni per le osserva-zioni dell'Amministrazione Comu-nale, poi il progetto verrà valutatodalla Conferenza dei Servizi e solodopo tre mesi se ne parlerà in Con-siglio Comunale, solo allora ognunopotrà esprimere il proprio giudizio.Quel giorno qualcuno dovrà riman-giarsi quello che ha detto, ho rice-vuto insulti gratuiti da molti, nonvedo l'ora di poter dire anche io ciòche penso.Facendo un nome a caso mi fa-rebbe molto piacere discutere conil Capitano Dario Savino e dargli unalezione di procedura amministra-tiva, lui sicuramente sarà bravis-simo a fare il suo mestiere madovrebbe imparare a rispettare il la-voro degli altri come io rispetto ilsuo.Recentemente anche lo stesso co-mitato “Difendi Santa” sembra es-sersi diviso riguardo all'opzione“Porto Cavour”.Non mi meraviglio, tutte le posizioniassunte con furia ideologica, senzaun ragionamento equilibrato allabase, prima o poi crollano. Bastano

semplici concrete domande per in-crinare rigidi ideologismi, per esem-pio l'ex area Spertini per qualemotivo non è ancora stata riqualifi-cata? Tutte queste polemiche almenosaranno servite a far muovere leacque. Al di là di tutto non pensache qualcosa di concreto debbaessere fatto?Santa non può certo rimanere così,chi dice il contario sbaglia di grosso,l'immoblismo non porta da nessunaparte. Se tutti avessero ragionatocosì non avremmo nemmeno lestrade o la ferrovia.Se continuiamo così non so dove fi-niremo, il tempo passa in fretta e ilrischio è di trovarsi ad ammirareuna città tanto bella quanto morta,Santa deve mantenere i suoi carat-teri ma dev'essere viva. Io sto cer-cando di svolgere il mio incarico inmaniera equlibrata, non voglio farené lo speculatore, né l'ambientali-sta. Sarebbe più facile schierarsi dauna delle due parti, ma sarebbesbagliato, io devo rispettare le esi-

genze della società nel suo com-plesso, non di una sola fazione.Bisogna analizzare le varie propo-ste e discuterne tutti assieme inmaniera civile.Il clima che si respira negli ultimimesi non le ha fatto passare la vo-glia di ricandidarsi fra tre anni?Ho sempre pensato che cinqueanni svolti con passione e dedizionefossero più che sufficienti, mi fa-rebbe molto piacere tornare a col-tivare le mie passioni: leggere,ascoltare musica sinfonica, andarea teatro e viaggiare. Inoltre nel2014 avrò 66 anni e a quell'età bi-sogna anche incominciare a riflet-tere e a prepararsi al “grandesalto”.Però pensare di lasciare la città acerti irresponsabili mi ha fatto ve-nire voglia di rimanere, mi farebbepiacere vedere la candidatura delSignor Marco Delpino o del SignorFrancesco Ortona. Sarei contento se per una volta cimettessero la faccia.

PORTO

Intervista al Sindaco Roberto De Marchi sul possibile ampliamento dell'area portuale, una que-stione che sta, letteralmente, dividendo la città

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

COMMERCIOdi Ilaria NIDASIO

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Si chiama Christmas Village l'ultimastrepitosa idea nata dalla fantasia e

dalla lungimiranza di Elisabetta Lai, la vul-canica presidente Ascom che, dalla suaelezione ad oggi, ha ottenuto numerosisuccessi nell'organizzazione di eventi chehanno coinvolto non solo i commercianti,ma la città tutta. Il progetto, che avrà ini-zio il 26 novembre, prevede l'allestimentodi un vero e proprio mercatino di Natale,come quelli che siamo abituati a vederenelle località di montagna, direttamentesul Lungomare rapallese, dove verrannodisposte le casette in legno, in tutto unaquarantina, adibite a spazio espositivo edi vendita. «Questa idea è nata sulla scia del successodel Red Carpet – afferma, entusiasta, la Lai– :entrambe le iniziative sono sorte per ac-crescere l'indotto turistico di Rapallo pro-ponendo qualcosa di nuovo in mododivertente e originale. Cercheremo di ri-creare lo stesso spirito delle cittadine dimontagna in una location del tutto diversa:tutte le risorse che sono state necessariealla realizzazione di questo progetto sonoesclusivamente rapallesi, con l'unica ecce-zione delle casette di legno, che proven-gono da Bressanone. Questo mercatino,che sarà presente sulle passeggiata amare fino all'8 gennaio, aiuterà la città non

soltanto attirando i visitatori che, soprat-tutto nel weekend, avranno un'alternativanuova al solito giro all'Ikea o alla Fiumara,ma anche creando nuovi posti di lavoroche, seppur temporanei, oggi più che maisono preziosi». Ad essere coinvolti nel progetto sono più ditrentacinque esercenti che operano, ingran parte, nei settori dell'abbigliamento edell'oggettistica, ma anche della ristora-zione. Negli stessi giorni, inoltre, diversi bare ristoranti associati all'Ascom propor-ranno menù o abbinamenti piatto e be-vanda a prezzi fissi: «tutto è stato pensatoper rendere Rapallo attraente per chi vieneda fuori – continua Elisabetta Lai – Anchel'iniziativa di istituire dei prezzi fissi all'in-terno dei locali è stata pensata per per-mettere ai visitatori, soprattutto allefamiglie, di sapere esattamente cosa an-dranno a spendere, senza dover temerespiacevoli sorprese.Stiamo facendo grossi sforzi per poterfare di Rapallo un importante “centrocommerciale naturale” e Village Chri-stmas può essere visto come un ulte-riore passo verso il nostro obiettivo: unpasso che si aggiunge agli importantisuccessi ottenuti negli scorsi mesi conCartoon on the Bay e con il riuscitissimoRed Carpet».

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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Èplurisecolare la storia delle inonda-zioni che hanno funestato Rapallo; il

torrente Boate ha infatti un brevecorso di tipo torrentizio le cui capacitàdi portata sono peggiorate dalle varieaffluenze delle valli laterali e dalla posi-zione della città a livello del mare.Ecco alcune date: 7 agosto 1608; 23 ot-tobre 1626;19 giugno 1637; 6 set-tembre 1667; 17 agosto 1764;15agosto 1765; 24 ottobre 1911 e cosìvia fino a quella più disastrosa del 25settembre 1915 in cui vi furono 16 vit-time e distruzioni ingenti. La massicciatadella ferrovia aveva agito per un certotempo da diga, trattenendo le acque chescendevano dalle valli al mare, quandoimprovvisamente cedette travolgendopersone e cose.Per quella del 24 ottobre 1911 il croni-sta de ”Il Mare”così titolava:”un milione di danni, ma non vi furonovittime.” Per poi raccontarci di due ubriachi nel-l’acqua :”In corso Umberto si dette un caso tra-gico e comico allo stesso tempo:due ubriachi che non avevano ancorasmaltito la sbornia della notte si trova-rono nell’elemento che più detestanocorrendo il rischio di annegare a

bocca…asciutta. Alle loro grida di-sperate furono calate delle cordedalle finestre soprastanti e ritirati inalto all’asciutto, così anche loro fu-rono salvati”. In occasione di quella più devastantedel 25 settembre 1915 Luigina Ses-sarego invia il 15 ottobre al nipotesoldato Canessa Gaetano,80° Batta-glione, M.T. 4a compagnia, 3a Ar-mata-Zona di guerra, una cartolinache riproduce i danni dell’alluvione:”In questa mia può avere una visione dipiazza Saline, vi è una gran fossa chearriva fin dal ’Boccia’ ed ha la profon-dità di metri 3. L’hotel Savoia è al peri-colo e la Rosa Bianca una parte èdemolita. Ricevete i più cari saluti da vo-stra moglie e bambini, da tutta la mia fa-miglia e dalla vostra affezionatissima ziaLuigia Sessarego”.Ed ancora il Mare del 1° luglio 1916 ti-tola: ”Nove mesi dopo…” ed elencati in-finiti ritardi nei lavori di ripristino delleopere distrutte dall’ultima alluvione, cosìironicamente conclude: ”Sono passatianche i nove mesi e…abbiamo attesol’evento; inutilmente! Dalla faticatamente dei nostri reggitori, non è uscitoneanche un aborto.Ma quel che non si è fatto si farà, non

ricordate le promesse del Governo?…Non si può pretendere che tutto possasorgere per incanto sotto il bacio d’unabacchetta magica. Via....ci vuol pa-zienza….é tanto lunga la vita dei comuni!?Ed eccoci in piena stagione estiva. Arginirotti, spiagge devastate, buche non riem-pite attorno a stabilimenti semi distrutti,giardini e passeggiate trascurate, allanotte, buio assoluto…Arrivano i primi frequentatori del mare:una visita alla città e al lido;commovente meraviglia pel disastro su-bito dalla bella Rapallo…il giorno dopo, levaligie e…via. Qualche manifesto, ingial-lito dal tempo, pende melanconicamente

dalle lamiere inoperose : Rapallo - sta-zione climatica e balneare - aperta tuttol’anno - comode passeggiate - spiaggepulite - conforto moderno ”. Negli anni successivi e fino ai giorni no-stri, altre ne accaddero; la più disastrosafu quella del 28 ottobre 1961 provocatain gran parte dalla scellerata costru-zione di un distributore di carburanti allafoce del San Francesco, opera demolitatre anni or sono. Il Comune, la Provinciae la Regione sono impegnate per la so-luzione definitiva di messa in sicurezza ditutto il territorio rapallese da questaormai eterna calamità.

Quando non c’era il ponte “intelligente”...

Militari del Regio Esercito al lavoro in corso Regina Elena (ora corso Matteotti)I locali dellʼallora Caffè Roma sono adesso sede della farmacia Anglo-americana

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Certo, innanzitutto fonte di sussi-tenza ma anche punto di unione,

di incontro, di calore famigliare, diconfidenze, di profondi affetti; luogo disocializzazione con parenti e amici,dove era bello ritrovarsi.È così che l’hanno sempre vissuto OlgaTravi e Amedeo Zunino, che dopo annidi fatiche e sacrifici sempre condivisi,partiti dal niente (nel vero senso dellaparola), riescono finalmente ad aprireun’attività, portando tra mura sicureun lavoro che sicuro non era maistato. Si vendevano uova a domicilio esui mercati, già allora aiutati dai figli, ipiccoli Mirella ed Elio, con la forza e latenacia di chi vuole emanciparsi dauna condizione economica e socialedifficile, come era per molte famiglienegli anni terribili, eppure pieni di spe-ranza, dell’immediato dopoguerra.E con umiltà e onestà, Amedeo e Olgaaprono la loro bottega nel 1951, neglistessi locali dove si trova ora; questedoti, riconosciute ed apprezzate datutti, vengono trasmesse ai figli Mirellaed Elio, che partecipano da sempre allavoro, in un ambiente sereno e pieno

di affetto, crescendo tra quelle muradove si lavora, si pranza e a volteanche si cena, si fanno i compiti, tuttiassieme. Più tardi, a sorpresa, na-

scerà anche il terzogenito Roberto ela storia si ripete: è una bella storia.Tutti danno il proprio contributo allacrescita dell’attività che poi Elio prende

definitivamente in mano e, con la moglieFortunata, continua a far crescere e amigliorare.Poi arrivano anche i giorni tristi: lascomparsa di Olga e poi di Amedeo la-sciano un vuoto enorme, ma nel loro ri-cordo e nei loro insegnamenti, il sensodella famiglia, l’affetto ed il reciproco ri-spetto, non vengono meno, anche neinipoti che nel frattempo sono nati.E il ciclo si ripete, perché Simona, la fi-glia di Elio e Fortunata, rappresenta laterza generazione della Polleria Zu-nino: sono loro che proseguono oggil’attività con gli stessi principi di sem-pre e continuano a far vivere “a bût-tega”, che così continua ad essere ilriferimento e l’identità di una famigliaunita e onesta che, come per fortunatante altre, ha partecipato alla cre-scita e allo sviluppo della nostra Ra-pallo.

RAPALLINE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

COME ERAVAMO17

„A bûttega‰, il centro della vita famigliare

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Page 18: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

Belin: organo sessuale ma-schile, ma anche rafforzativonelle frasi.

• Raddoppiandolo abbiamo:Belinbelino!: esclamazione disorpresa e/o apprezzamento.Pou belin!: accidenti!Ou belin!: insomma!Du belin: del cavoloIn belin: niente di niente

• Aggiungiamo qualche prefisso:Desbelinarsi: levarsi daiguai/casini.Desbelinato: persona sveglia eaccorta.Imbelinarsi: inciampare e/ocadere rovinosamente. In unadiversa eccezione:Cosa (mi) imbelini? : che cazzofai?Me n’imbelino! : e che caspita!Mentre: e io me n’imbelino: mene infischio.Malimbelinato: conciato male,malvestito, malcagato.Così come per: abelinato: per-

sona sciocca. Simile è anchel’accrescitivo: belinone, belina:scemo, coglione.quindi:Belinata: errore, sciocchezza,cosa di scarsa difficoltà e/oimportanza, urto contro qual-cosa/qualcunoMenabelino: provocatore, prendingiroRumpibelin: come sopraMenabelin cou cu: provocatoreparticolarmente efficienteSussabelin: scocciatore,rompicazzi

LE "FRASI FATTE" :U belin u l’e’ u pue di belli: ge-nealogia, il belino è il padre diogni bellezzaU belin cu te neghe: possa tuannegare (soffocare) grazie albelinoPortare via il belino: andar-seneO deve avèi o belin a manegode paegua deve avere il c…. amanico d’ ombrello" (così siipotizza a proposito di persona

dalle forme tutt‘ altro che ar-moniose; spesso, anche di chi,andando alla toilette, bagnatutt’ attorno).Tirare il belino: prendere ingiro.Menare il belino (da cui mena-belino, vedi sopra)Non ce n’ho (per) il belino :non ho proprio vogliaMi gira il belino: mi sto incaz-zando, sto rapidamente cam-biando idea, prendendo unadecisione da incazzatiAlla belin di cane: fatto male,alla carlonaFarsi mangiare il belino dallemosche: essere ignavi, inca-paci, inettiFarsi crescere l’unghia sul be-lino: non avere una vita ses-suale brillanteMe ne battu u belin (variante eprecisazione: in sci scoeggi deCamuggi): me ne frego.segue In scë ‘n ‘articciocca suun carciofo: che non è cosa dapoco!Mancu pou belin e mancu pe

dui: per nulla al mondo, non cipenso neancheFâ rië o belin: cosa ridicola, insignificanteG’ho in tu belin…: ho l’impres-sione che…No distingue o belin dä corda": non avere nessuna capacitàspeculativaA l’ha vistu ciu belin le, che’nvespasiano…: dicesi di donna difacili costumi (in bagasciun...) Toccâse o belin cö-a camixatoccarsi il c… con la camicia "(mostrarsi straordinariamentecasto o schizzinoso, affettaremodi esageratamente raffinati)Belin tu cu: meglio non tra-durre cmq imprecazione a se-guito di una’azione/cosaandata male..Piggia in po de belin (da in pode belin) anche se nn lo tra-duco è cosa di facile intuizioneÛn belin ch ‘ o pä ûn figgieupiccin ch‘ o rïe un c…. chepare un bambino piccolo cheride

„Belìn‰, un intercalare tutto ligureGENOVESE

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

INTERNET POINTdi Emilio CARTA

18

Quante volte, ci siamo sentiti fare questa domanda? Quante volte i “foresti” (ossia, i nongenovesi e non liguri) ci hanno chiesto e ci domandano notizie su questo termine un

po’ strano, immancabile intercalare nei discorsi di un buon zeneize ? Navigando su Internetho trovato questa curiosa nota illustrativa corredata da numerosi modi di dire, che carat-terizzano la parlata ligure.Di questo termine infatti ne facciamo un uso letterario intenso a caratterizzare il nostrostato d’animo: sdegno, afflizione, ammirazione, simpatia, irritazione, sarcasmo, enfasi e de-nigrazione. "Belin", in effetti, rappresenta l‘imprecazione, l‘esclamazione più usata nel dialetto geno-vese, potendo assumere tono affermativo, risentito, solenne, stupito, iroso, sconsolato, bef-fardo, e altro ancora.Insomma, va bene un po’ dappertutto e serve a rafforzare spesso il senso di una frase dettada un genovese. Un mondo di sentimenti, emozioni e situazioni perfettamente espresso da

una sola e unica parola. Si può ben dire che belìn è un pò il nostro"marchio di fabbrica", come le troffie al pesto o la cima alla ge-

novese, ed è stato consegnato alla storia della lingua italiananiente meno che dal vocabolario della lingua italiana. I vec-chi genovesi pronunciavano spesso l'espressione Discorsci do scio Bela (o anche Raxonamenti do scioBela) per indicare discorsi assurdi. Bela è il termine genovese per dire "budello", ma vi consiglio di nonchiedere il significato di Bela a meno che non vogliate sentirvi rispondere, per altro giustamente, cheè "o puae do belìn" (cioè, il padre del belìn). Un tempo, le persone più garbate avrebbero preferito

belan o belandi, ma non cambia molto ... anzi, di solito si dice o l'à dito belìn e belan (cioè, se non è zuppa

è pan bagnato). Grazie all’etimologia del termine fornita dal sito www.belinteam.it - Belin Team

Zëna, ecco accontentati le curiose e i curiosi!

Belìn, Giggia, che fadîgaveddite

travaggiâ!...

Testo liberamente tratto da un disegno di Luciano Bottaro

Questo dizionario, indispensabile, esaurisce tutte le occasioni della vita. Inutili altre parole. DIZIONARIO DEL “BELINO”!!

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Esistono termini che, a più di unagenerazione, sembreranno oggi

assolutamente incomprensibili. Qual-che esempio: box, girello, guinzaglio.Attenzione, non presi fine a sestessi, ma correlati ai bambini – noi– poco più che poppanti. Ho trala-sciato il seggiolone, perché magari siusa ancora, e personalmente lo im-piegai per un auto-svezzamento a solisei mesi, quando stufa di rigurgitareorrende sbobbe di farina lattea gru-mosa, cioppettai – da buona ligure –un'intera fondina di minestrone, in-cautamente appoggiata lì per raffred-darsi. Manin manina, le dita cheentravano nelle verdure e poi sul pa-lato, crisi isterica della genitrice a ve-

rifica del reato compiuto.Ma torniamo alle tre parole. Il box,prima che un garage dai costi eleva-tissimi, definiva una sorta di prigione inlegno open-air: esibito dai più abbienti,utilizzato dal baby recluso soprattuttoper lanciare i giocattoli oltre le sbarre.In coda, pianto di segnalazione alla fa-miglia – io sono qui! - quando tutti i pu-pazzetti erano evasi.Il girello ricordava invece una crinolinaformato infante, con tanto di mutandasospesa dove predisporre l'erede. Lerotelle accluse, illudevano il pargolocon sogni di libertà. Sbagliato, bugiaproporzionale alle dimensioni dellastanza: in una camera minuscola, qua-lunque audace velleità di movimento

emulava – alpiù - una pallinacontro i bum-pers del flipper.Zero punteg-gio, ed un desi-derio immensodi riprendere agattonare. Infine il guinza-glio, che dettocosì suona politi-camente scor-retto, eppure ne-gli anni sessantafaceva anchefino: una vera epropria pettorina,identica a quella che oggi usiamo peril cagnolino domestico, rigorosamentein cuoio ma foderata con garbatopanno bianco. Si imbragava la prole evai con la passeggiata, nella convin-zione – speranza – che uno strattoneal momento opportuno avrebbe di-stolto i tatini da gesti inconsulti. Rivisti al presente, appaiono metodidegni di Torquemada; in realtà, tradu-cevano nell'immediato l'ansia per l'in-columità dei propri figli. Costo limitato,assicurazione in pectore sugli inci-denti.Ma qualcosa, nel tempo, sembra averdeviato. E proprio nell'estate che cisiamo lasciati alle spalle, ho indivi-duato due categorie refrattarie a co-tanti - saldi? - principi. La prima e'quella dei runners, leggesi maratonetifai-da-te. Emergono in massa col beltempo, non sono stanziali, giocano conla propria ghirba e le coronarie altruisoprattutto nel transito lungo la Pa-gana: allarme rosso, la salita che con-duce alla Piazza dei "Cavalieri diMalta". Per carità, nessuno gli rim-provera lo sforzo fisico (encomiabile)ed il sudore versato (invidia, ho ri-mosso da tempo il progetto "tarta-ruga addominale"); ma l'Ipod o mp3che sia, ben ficcato tramite cuffiettenei padiglioni auricolari, e' un terzo in-comodo da non sottovalutare.Ovatta le sgommate delle moto, i ciuffimpazienti di bus ed autocarri, le re-primenda mordaci di noi automobilisti;tutto questo, mentre l'uomo/donnasolo/a al comando si inebria di Ri-hanna o Lady Gaga. E svariate volte,nel periodo trascorso, siccome gli im-pegni di vacanza e lavoro mi hanno co-stretta spesso a vari slalom, mi sonochiesta perché non istituire anche un

conteggio punti-patente tipo video-game: eviti dieci runners e ottieni unbonus. Magari utilizzabile nei periodi“caldi” (Natale, Pasqua, festività rima-ste dopo la manovra governativa) peruna sosta in libera scelta.Seconda categoria, assai più impreve-dibile, le mine vaganti: coloro che ne-gano l'uso del marciapiede a priori, one scendono a casaccio lateralmente,garruli e ottimisti verso qualunque pe-ricolo in avvicinamento. E dinanzi a uncuore fiducioso, talvolta provvisto dibraccino alzato come a regolare il traf-fico, cosa vuoi opporre? Nient'altroche il classico inchiodo dei freni, glipneumatici a rabbrividire in una nubetossica di gomma bruciata, rivendica-zioni dal linguaggio greve.Per poi tornare a chiedersi “e questidov'erano?”, negli anni della trafila box-girello-guinzaglio; magari avran-noanche disertato le prime corsette tra-ballanti, fatte nella Piaz- zetta Est delLungomare. Punto d’incontro di tuttele mamme, le nostre e le attuali; duepalme con sedili circolari per gli adulti,un impiantito nocciola temprato ad ac-cogliere ruotine e palleggi, strilli a se-guito di ginocchia sbucciate o capricci. Ormai, un ricambio generazionale ègià avvenuto; anzi, conti alla mano,anche tre. Forse cinque. Tutti prontiad affiancarci nel “vero” gioco di ruolo,chi pedone, chi autista, chi runner ecosì via.

P.S. Un noto marchio di prodotti perl'infanzia ha reimmesso sul mercato ilsuddetto guinzaglio, chiamandolo “re-dinelle”. Volutamente lirico, la “mam-ma che sussurrava ai puledrini”. Ma lasostanza, e lo strattone (al momentogiusto...) non cambia.

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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Page 20: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

Èsenza dubbio un’espressione forte,forse anche sgradevole, ma quanto

mai vera. Mi riferisco alla definizione piut-tosto originale che Papini diede del denaro,da tutti cercato in modo palese e anche,talvolta, in modo subdolo e scaltro.Nessuno, almeno nell’intimità della propriacoscienza, può sottrarsi a questo rapporto.C’è forse qualcuno che aborre il denaro esputa contro la ricchezza? Chi è veramentepulito da tale “sterco”? Sarei veramentecurioso di conoscerlo e ammirarlo. Pur-troppo (credo di non errare) il desiderio deldenaro non risparmia nessuno... Non è soloquestione di egoismo o di rapacità, ma ri-tengo che faccia parte della nostra intimanatura, quella legata alla cosiddetta “colpa”originale. Da sempre in tutti i tempi il desi-derio di denaro ha avuto la prevalenza suogni altro sentimento: talvolta messo afreno, ma sempre presente e persistente.Non c’è santo - come si dice volgarmente -che possa estinguerlo. Colui che è privo di soldi è alla mercè di sestesso, viene ritenuto un essere che haperso la dignità di uomo e che vive comese fosse già morto. I genovesi che hannosempre da secoli valorizzato il denaro rea-lizzando grandi imprese e conseguendolauti guadagni conoscevano bene il motto:“Homo sine pecunia est imago mortis”. Erano convinti - come tutti - che l’uomo chevuole vivere dignitosamente non può farea meno di occuparsi del denaro e cercaredi acquisirne quanto più possibile. C’è daaggiungere, a proposito dei genovesi, chefanno parte del loro carattere la massimariservatezza e la discrezione: possederericchezze, ma non darlo sfacciatamente avedere. Questa è sempre stata una loro“prerogativa“: contano i fatti, cioè quanto siè in grado di “guadagnare” e reinvestire. Cisono chiese in Liguria che conservanoopere d’arte e tesori che i marinai riusci-rono a “trasportare” dall’Oriente. Per citareun esempio, nel museo della cattedrale di S.Lorenzo si conserva il vassoio sul quale - se-condo un’antica tradizione - sarebbe stataposta la testa mozzata del Battista su ri-chiesta della figlia dell’amante di Erode (cfr.Mt.14,11).Mi è stato fatto notare che nelle piazzettedei “carugi” erano state collocate le “meri-

diane” (gli orologi solari) con la precisa fina-lità di rammentare a coloro che traffica-vano e facevano affari che “Il tempo èdenaro” e che di conseguenza si dovevaagire speditamente per far fronte a tutte leincombenze finanziarie programmate. CHIESA SANTA E PECCATRICENon è escluso che qualche lettore possachiedersi: “lo sterco di Satana piace ancheagli ecclesiastici?” E’ una bestemmia ilsolo pensarlo risponderebbero i cosiddetti“benpensanti”, coloro che non accettano al-cuna critica verso i “rappresentanti” di Cri-sto. Come è possibile che a un uomo di Diopossa piacere il prodotto malefico di Sa-tana? Sarebbe una contraddizione in ter-mini secondo i cattolici “integralisti”, i qualinon tollerano che venga gettato “fango”sulla Chiesa.Dimenticano costoro che le vicende dellaChiesa non sono sempre edificanti: è suffi-ciente studiare a fondo la storia del Papatoper rendersi conto che esistono non sololuci, ma anche ombre.Diciamo con molta chiarezza sia ai credentiche agli agnostici che la chiesa è santa epeccatrice insieme. Santa per il suo Fon-datore, per la sua Grazia che salva i cre-denti, peccatrice perché costituita dauomini deboli e fragili. Se la barca di Pietronon è affondata in duemila anni non è statoper la saggezza di chi l’ha guidata, ma perl’azione di Colui che ha promesso la suacontinua assistenza. Per questo può con-tinuare anche nel terzo millennio la sua na-vigazione, nonostante le ambiguità e ledebolezze degli uomini che la compongono.A questo proposito fa notare NazarenoFabbretti: “Giovanni XXIII ha detto la veritàpiù semplice e spesso la più dimenticata,sia al vertice che alla base: Capo dellaChiesa è Cristo, non è il papa. Papi e pa-pato sono soltanto strumento e canaliper l’annuncio del vangelo, la redenzione ela liberazione degli uomini nella fede”. (N.Fabbretti, I Vescovi di Roma, ediz. Paoline,Cinisello Balsamo 1986 pag.12).SERVIRE DIO E IL DENAROMolti sono più che convinti che i soldi nondispiacciano ai preti. Non lo si può negare.Gli esempi sono numerosi. Basta non chiu-dere gli occhi. Viene da chiedersi: come èpossibile che i preti possano essere inte-ressati a “Mammona d’iniquità”, cioè allaricchezza? Il monito di Cristo è sempre at-tuale: “Non potete servire a Dio e al de-naro”. Eppure questa contraddizione èquanto mai presente. C’è un detto popolareche stigmatizza il comportamento pococorretto (per usare un eufemismo) degli uo-mini che si dicono ministri di Dio: “Predi-cano bene e razzolano male”. Il popolo, anche se poco istruito,non usamezzi termini di fronte agli scandali deipreti soprattutto quando riguardano i benifinanziari. Questo giudizio apparente-mente drastico è condiviso da coloro chenon nascondono come gli struzzi la testa

sotto la sabbia. Cito un maestro di spiri-tualità che riprova certicomportamenti per nullaevangelici di un certoclero: “Ci sono magagnesulle quali si può stendereil velo pietoso dell’ipocri-sia, la quale, almeno perun certo tempo, le na-sconde agli occhi indi-screti che si appuntanosulla figura del sacerdotee ne scrutano la vita; mal’avarizia non è fra questi;essa si esercita necessariamente nelle re-lazioni con i fedeli, i quali divengono testi-moni oculari di tutte quante le miserandeespressioni: spilorceria, grettezza, esosità,fiscalità, rapacità… E’ purtroppo vero cheparecchi abbandonano la casa del Signorequando vi sentono l’acre odore del soldo.Ecco lo scandalo: il ministro della religionediviene causa di irreligiosità” (Rhauden-ses, Lezioni di vita, Milano 1962 pag.180). Ci sono forme di arricchimento di vario ge-nere (business, operazioni finanziarie, ri-cerca di donazioni, caccia ai legati testa-mentari etc) che sono segnali inequivoca-bili di attaccamento al denaro e di acca-parramento di beni materiali.Come può un parroco parlare di povertà einvitare i fedeli a donare le ricchezze ai bi-sognosi, quando la sua testimonianza è ca-rente e riprovevole o, nel migliore dei casi,alquanto dubbia? Di fronte a insinuazioni non mancherà diprotestare dicendo con forza che tuttoquello che riceve lo adopera per aiutare esoccorrere chi è nel bisogno e che assolu-tamente non tiene nulla per sé.Come vorremmo che tutto questo fossevero! OFFERTE “BENEFICHE”Sono rimasto sorpreso l’estate scorsa nelleggere in un paese del Monferrato un ma-nifesto funebre con la raccomandazione diconsegnare le offerte durante la messa di-rettamente ad un familiare dello scom-parso che le avrebbe devolute perso-nalmente all’Istituto di Cura. Mi sono chie-sto: perché non si è seguita la via ordinariadi depositare tutto nelle mani del parroco? Purtroppo c’è una inveterata usanza dichiedere con insistenza offerte generose asuffragio dell’anima del defunto durante lamessa “presente cadavere” (come si usadire). In una parrocchia (che non intendo indi-care) il Consiglio Pastorale-liturgico annifa aveva deciso di sospendere tali rac-colte per due ragioni: la prima per evi-tare di creare disturbo durante la sacrafunzione, la seconda perché, come si sa,l’offerta per il funerale viene fatta perve-nire al parroco tramite l’agenzia funebrealla quale i familiari versano quanto ri-chiesto. Per svariati anni l’iniziativa fun-

zionò con regolarità. Purtroppo da qual-che anno le cose sono cambiate: si è ri-tornati durante il funerale a chiedere coninsistenza una generosa offerta a suf-fragio del defunto. È il caso di sottolineare che le decisioni deicosiddetti Consigli Pastoriali non hannoalcun valore se il parroco è dissenziente. Il Diritto Canonico parla chiaro: la loro fun-zione è soltanto consultiva, mai delibera-tiva. Conta, come sempre, la volontà di chi“comanda” (Cfr. Canone 536 parag. 2).I laici nella chiesa devono sempre e co-munque stare “ sottomessi”: questo è il lorocompito. Tutto il resto sono parole e sol-tanto parole, sia pure dette con garbo econ “savoir faire”.Sempre a proposito di “offerte” durante ifunerali, il mio pensiero corre ad un mo-mento che mi aveva ingenuamente moltocolpito. Diversi anni fa era venuto im-provvisamente a mancare un noto ebravo componente del Consiglio comu-nale, che ricopriva la carica di vice-sin-daco. Potete immaginare la grande folladi amici, conoscenti ed estimatori pre-senti alla messa funebre. Mi ricordo che astento riuscii ad entrare in fondo alla na-vata. Rimasi “senza parola” (si fa per dire)nel vedere diversi volonterosi, incaricatidal parroco, che passavano con fatica trai presenti sollevando in alto i cesti per ri-cevere le offerte: traboccavano di bigliettidelle vecchie lire. La somma raccolta cer-tamente fu notevole: un’occasione chenon andava persa. E’ opportuno, ad onordel vero, precisare che queste “entrate”di denaro sono pienamente legittime edesenti da ogni tassazione.

Viene tuttavia da chiedersi: le generose of-ferte richieste pubblicamente per il suffra-gio del defunto sono effettivamente effi-caci? Fanno sì che la sua anima ne ricevaun maggior beneficio? Mi astengo da ogni commento: mi limito asottolineare che chi dispone la salvezza o lapurificazione dell’anima - così insegna la teo-logia - è soltanto il Signore, non le decisionidegli ecclesiastici… Dirò di più. Secondo la“sana” dottrina della Chiesa il frutto dellemesse celebrate, dietro offerta di danaro, èmolteplice: soltanto una parte va a suffragio

„Lo sterco‰ di Satana piace a tutti

Le meridiane venivano dipinte nelle piaz-zette dei “carrugi” per rammentare agli af-faristi e trafficanti che il tempo è denaro.

L’epiteto che Papini riferì al denaro è forse un po’ sgra-devole, ma indubbiamente efficace e significativo

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CULTURAdi Domenico PERTUSATI

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del defunto. Su questo punto ci vorrebbemaggior chiarezza.LA PRESA DI POSIZIONE DI LUTERO Al riguardo vorrei rifarmi a Martin Lutero,che prima di essere scomunicato era rite-nuto un buon teologo. Le sue famose 95tesi rese pubbliche a Wittemberg nel1517 diedero avvio alla Riforma prote-stante, che venne condannata dal Conciliodi Trento. Trascelgo alcune tesi che misembrano quanto mai significative e quantomai veraci. Con la numero 27 annota:“Coloro che affermano che non appena ildanaro cade nella cassetta, l’anima di undefunto si libera dalla pene del purgatorio,predicano arbitrarie invenzioni umane”. Precisa nella successiva (n.28): “E’ certoinvece che al suono del danaro l’avarizia e larapacità aumentano. Quanto all’efficaciadell’intercessione della Chiesa, essa di-pende esclusivamente dalla volontà so-vrana di Dio”.Conta la carità, non le indulgenze: “Si deveinsegnare ai cristiani che donare ai poveri o

prestare ai bisognosi è meglio che acqui-stare indulgenze” (n.43).Leggendo la tesi n. 50 si avverte il tentativodi Lutero di scagionare il Papa dagli abusisulle indulgenze tese a procacciare denaro:“Si deve insegnare ai cristiani che, se ilPapa conoscesse le estorsioni dei predica-tori delle indulgenze, preferirebbe vedere labasilica di San Pietro ridotta in cenere, piut-tosto che saperla edificata con la pelle, lacarne e le ossa delle sue pecorelle”.Queste parole verranno presto smentitedallo stesso papa Leone X che condanneràle tesi di Lutero in quanto privavano la “Fab-brica di S.Pietro” di ingenti entrate di de-naro. Non va sottaciuto che in questariscossione era interessata anche la fa-mosa banca Fugger.Lutero senza mezzi termini condanna i pre-dicatori coinvolti: “Le indulgenze, delle qualii predicatori vantano a gran voce i meriti,ne hanno in verità uno solo: quello di pro-curare guadagno” (n.67).Il divario con la Chiesa di Roma era più cheevidente. “Il vero tesoro della Chiesa è il San-tissimo Vangelo della gloria e della grazia diDio” (n.62). Ma per il Vaticano le entrate didenaro erano benedette in quanto finaliz-zate agli interessi della Chiesa.DOMANDE IMBARAZZANTIOggi viene da chiedersi: le cose sono cam-biate? La Chiesa dà ancora importanza aldenaro? E’ soltanto al servizio di Dio, esclu-dendo decisamente le ricchezze, cioèMammona di iniquità come le chiama ilVangelo?Sicuramente i “cortigiani” e caudatari(quanti sono?) giurano che la Chiesa per-

segue solo e unicamente il bene spiritualedei fedeli e ripudia le ricchezze. Ma le cosestanno proprio così? Se la Chiesa se-guendo l’esempio di Cristo, disprezzaMammona, come ha potuto raccoglieretante ricchezze utilizzate in interessi più di-sparati?C’è un detto famoso “Pecunia non olet”(Svetonio, De vita Caesarum VIII, 23) chegiustificherebbe certi comportamenti degliuomini della chiesa: il denaro non puzza, daqualunque parte provenga può essere im-piegato a scopi benefici,Per cancellare definitivamente ogni so-spetto di un uso “poco” evangelico dellaricchezza da parte del clero, c’è chi hafatto una interessante proposta che cer-tamente i “fedelissimi” riterranno inde-cente e peccaminosa e che di certo leGerarchie condanneranno: “Perché nonaffidare l’amministrazione dei beni ma-teriali che la chiesa possiede (e sono

tanti!) esclusivamente a laici probi, one-sti e competenti e lasciare al clero e ai mi-nistri di Dio solo le mansioni spirituali? E’possibile questa correzione o è da ritenersiinaccettabile e scorretta? I più “devoti” po-trebbero obbiettare: “Perché i preti nonpossono “toccare” il denaro?” La rispostaviene dal comportamento di Cristo chevisse povero, insegnando che la sola ric-chezza da ricercare è quella del Regno deiCieli. Non è mancato chi si è posto l’interroga-tivo: “Quanti del clero rimarrebbero al loroposto a queste condizioni, cioè senza quelbenessere che la loro posizione comporta?Continuerebbero a predicare il “bene” dellapovertà e a vivere lontano dalle ricchezze?”.Mi astengo dal rispondere; preferiscoesprimere la mia profonda convinzioneche Cristo continuerà a sorreggere la SuaChiesa, nonostante le debolezze degli uo-mini.

La vendita delle indulgenze fu lo scandalo che innescò la rivoluzione religiosa di Lutero.

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Page 22: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

Centro originario della famigliadei Vaccaro è, senza ombra

di smentita, il circondario di Chia-vari. Da più di mille anni il loronome appare in archivi liguri e/olapidi, con molteplici variazioni tipi-che nella modificazione dei co-gnomi nei secoli femminile(Vaccara), plurale (Vaccari) o sem-pilcemente Vacca. I Vacca, citta-dini doviziosi di Genova organiz-zarono la nota congiura per cui laporta, detta dei Vacca fu poi defi-nita “infame”.Il cognome Vaccaro, ancor oggi dif-fusissimo in Liguria ed esportato inmolte altre parti d’Italia e d’Europa,deriva dai custodi delle vacchecome, del resto, appare nell’armadella famiglia che rappresenta unavacca; sullo sfondo ci sono un pinoche, con molte probabilità, si riferi-sce alla pineta della “Madonnadelle Grazie” di loro proprietà e uncastello.Ma, senza riandare al 1.100, se-guendo i secoli del primo millennio,troviamo innumerevoli segni la-sciati da membri dei Vaccaro o di

altre persone portanti un co-gnome collegato ad esso.Fra i più importanti ricordo il nomedi Franchino Vaccaro che nella se-conda metà del XVI secolo fece di-pingere dal celebre pittore TeramoPiaggio gli affreschi che ancoraoggi ornano le pareti della chiesadi Santa Maria delle Grazie.La chiesa, che prima era una sem-plice cappella, fu costruita su ter-reni appartenenti alla famiglia.Un’altro importante nome Vac-caro è quello di David, ascritto nel-l’albergo de’Promontori (uno cioèdei 28 alberghi di nobiltà di Ge-nova) che, membro di entrambi iConsigli della Repubblica, fu elettodoge il 14 novembre 1587.Nel 1610 la figlia di David, Porzia,fu la celebre benefattrice della fab-brica della Chiesa di N.S. dell’Ortodi Chiavari, alla quale regalò duecase ed orti connessi.Andando alla ricerca di documentie monumenti relativi alla famiglia,ci s’imbatte in moltissimi altrinomi, tutte persone di grande ta-lento e di grandi capacità ma mo-

tivi di spazio m’impediscono di ci-tarle in modo specifico.Quello che intendo far notare al let-tore è che, in un periodo nel qualetutte le famiglie che avevano rag-giunto una notevole posizione so-ciale, cercavano elementi aulici dafar apparire nei loro stemmi, i Vac-caro ebberò il gusto della sempli-cità e, se le loro dovizie eranoprovenute dal lavoro, anche sem-plice come quello di custodi di vac-che, non esitarono ad indicarequell’animale, nel loro blasone.Oggi, come già ho fatto cenno inapertura, troviamo Vaccaro un po’dappertutto: la maggioranza ovvia-mente a Genova e in Liguria ma sisono irradiati in molte città delNord-Italia, nelle Marche, in Sarde-gna, in Sicilia, Francia, Spagna edAmerica.Mi piace ricordare, essendo sam-margheritese, i Vaccaro di questamia città e non posso non farcenno a Luigi Vaccaro che nel se-colo scorso costruì i “famosi” bagni“Flora”, tra il cantiere ex Spertini e

la punta del vecchio molo frequen-tati da importantissime famigliequali gli Agnoletto, gli Ascari, i Pi-sapia, i Toso-Biffani nella prima eseconda metà del secolo scorso.Molti altri furono gli imprenditori diquesta famiglia che si distinsero indiversi campi in Santa MargheritaLigure.Non posso non citare poi un Vac-caro che vive proprio a Chiavarisulla collina di Rovereto, originedella famiglia, e a poca distanzadalla Chiesa delle Grazie, che,come già scritto, fu una splendidadonazione della famiglia. Rino miha consegnato un opuscolo “I Vac-caro della Liguria” scritto nel1900 da Giovanni Vaccaro,.Da esso ho tratto alcune notiziefra le quali quelle relative allaChiesa delle Grazie e alla dona-zione per la costruzione dellaChiesa di N.S. dell’Orto che già co-noscevo ma che ritengo vadano di-vulgate a molti liguri e spe-cialmente chiavaresi che non lesanno.

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Dal circondario chiavarese: i Vaccaro

Il Santuario di S. Maria delle Grazie. In basso, particolare dell’interno

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Page 23: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

Se c’è una stagione nella quale tutti siricordano dei funghi, questa è l’au-

tunno. In realtà i funghi vivono tuttol’anno, prevalentemente sottoterra, maanche nel legno di alberi o sotto la cor-teccia, sottoforma di sottili e invisibilifilamenti di cellule (ife), e ciò che noimangiamo, il corpo fruttifero o carpo-foro, rappresenta il coronamento dellaloro attività nascosta. Nel corpo frutti-fero, infatti, si concentrano le ife, che inquesto modo diventano visibili…eccomese lo diventano! Le ife formano spesso fitti intrecci di fila-menti, che vengono chiamati micelio, ecosì aggregate si possono osservareanche ad occhio nudo sopra la terra, so-prattutto dove si stanno per sviluppare icorpi fruttiferi. Il micelio del fungo affioradalla terra, prevalentemente in periodiumidi e miti, per produrre il corpo frutti-fero e ciò avviene solo se esistono ancheall’esterno condizioni ottimali di umiditàe di temperatura. I funghi, per riprodursi, producono corpifruttiferi, che a loro volta generanospore. Queste ultime sono apparente-mente tutte uguali, ma in realtà possie-dono patrimonio genetico di “sesso”diverso. In questo caso non sembre-rebbe corretto parlare di sesso diverso,anche perché sembra esistano funghi,come il Boletus aereus, che produconoquattro “tipi” di spore.

In generale, nei meccanismi di sviluppo deifunghi, che culminano con la formazionedel corpo fruttifero, gli organismi che pren-dono vita dalle spore, che molto empirica-mente considereremo di polarità diversa(+e-), formano un micelio primario moltopiccolo (qualche centimetro). Se hanno for-tuna, ad un certo punto della loro vita, fon-dono le ife del micelio primario, le cellule delquale posseggono ciascuna un solo nucleo,con quelle di un micelio primario prodottoda una spora della stessa specie ma di po-larità opposta, originando ife composte dacellule binucleate (micelio secondario), cheda quel momento potranno produrre corpifruttiferi (si veda il disegno nella pagina).Tra le eccezioni, il micelio secondario delfungo Boletus aereus, che produce i por-cini neri, generato dall’unione di ife di quat-tro miceli primari diversi.Il micelio secondario può svilupparsi permolti metri e vivere per anni. È questo inpratica il vero fungo, capace di creare sim-biosi o svolgere attività ecologiche. Un mi-celio secondario durevole si forma, adesempio, per alcuni tra i funghi più pregiati,come i porcini e gli ovuli, che per questomotivo producono i loro corpi fruttiferi più omeno negli stessi luoghi ogni anno. Altri fun-ghi, invece, sviluppano annualmente unnuovo micelio secondario e quindi produ-cono corpi fruttiferi in punti diversi del ter-reno da un anno all’altroNonostante siano sottovalutati o poco con-siderati, il ruolo ecologico dei funghi è im-portantissimo. Molti di essi sono simbionti, ossia vivono inmodo ottimale solo quando riescono aprendere contatto con le radici di alcuni al-beri. Questi funghi avvolgono con le loro ifele radichette delle piante, formando un ma-nicotto che lascia comunque scopertol’apice radicale, libero così di allungarsi e difar crescere la radice. Prolungamenti delleife riescono a penetrare tra le cellule della

radice, prendendo contatto conesse. Da quel momento in poi ilfungo riceve sostanze zuccherinee cede all’albero sali minerali edacqua. È un po’ come se il fungo,grazie alle sue ife, mettesse a di-sposizione delle piante un ulterioree capillare sistema radicale Alcuni funghi sono saprofiti e di-sgregano più o meno assidua-mente la materia organica, mortao di scarto, prodotta da altri esseriviventi nei boschi e in natura.Anche se questi organismi nonsono gli unici distruttori di mate-riali organici, perché al loro fiancolavorano milioni di larve di insetti, senza diloro, probabilmente, gli ambienti naturalisarebbero ben diversi e squilibrati, con fortiaccumuli di sostanza da decomporre.Anche un grosso tronco caduto nel boscoè destinato con il tempo a scomparire equesto soprattutto per merito dei funghisaprofiti. Terminiamo con i funghi parassiti, i piùodiati da chi apprezza le piante da giardinoe frutteto o quelle delle alberature stra-dali, perché molte specie di questi organi-smi si sviluppano nei tessuti delle piante,spesso uccidendole. In condizioni naturali,però, questi funghi operano una selezione,eliminando piante malate e sofferenti e fa-vorendo così il rinnovo dei boschi. Esistonospecie aggressive, come alcune del ge-nere Armillaria, al quale appartengonoquelle che producono i comuni “chiodini”. I“chiodini” sono corpi fruttiferi che cre-scono a gruppi alla base delle piante,quando il fungo ha ormai invaso la piantaospite. Altre specie di funghi parassiti pos-sono non uccidere la pianta aggredita; è ilcaso del poliporo delle querce, comunenei boschi di leccio. In questo caso lapianta riesce spesso a reagire, isolando ilfungo dai tessuti del fusto e dei rami, for-mando una callosità e relegando le ife delfungo nella zona basale del tronco. Ma cosa sono i funghi? Oggi vengono in-seriti in un regno a parte, distinto da quelli

principali, animale e vegetale. Il motivo èessenzialmente quello che questi organi-smi sembrano solo in apparenza vegetali,perché ad esempio le loro cellule mostranouna parete cellulare, assente negli animali,ma questa non è costituita da cellulosa,come nei vegetali, bensì da chitina, ossia laproteina che costituisce lo scheletroesterno di insetti, crostacei ed altri animali,nonché le nostre unghie. Nelle piante, poi,la sostanza di riserva contenuta nelle cel-lule è l’amido, mentre negli animali e neifunghi è il glicogeno. Ecco quindi che que-ste caratteristiche, unite al fatto che i fun-ghi non sono organismi autotrofi, ossiacapaci di effettuare la fotosintesi come i ve-getali, ma eterotrofi, che quindi necessi-tano per sopravvivere di trovare sostanzenutrienti nell’ambiente, hanno necessaria-mente portato gli studiosi a inserire i fun-ghi in un regno a sé. Nel bosco questi silenziosi abitanti trovanol’ambiente ideale per sopravvivere, per poiesplodere al momento propizio in una “fio-ritura” di corpi fruttiferi che riempie il sot-tobosco di bizzarre forme e di colori,spesso accesi o mimetici come quelli deiporcini. Tutto questo prima che passil’uomo…

MICETIE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

NATURAdi Giorgio MASSA

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Autunno, tempo di prelibati funghi

Due splendidi esemplari di porcino nero (Boletus ae-reus). Il fungo crea simbiosi con alcuni alberi del bosco.

Un ovulo buono (Amanita caesarea) (foto M. Bisso). Come il

porcino si tratta di una specie simbionte.

Una piccola Mycena seynii. Si tratta di unfungo saprofita che attacca il legno delle pigne(foto M. Bisso)

Un gruppo di chiodini

Poliporo delle querce (Inonotus dryadeus). Questaspecie parassita produce grossi corpi fruttiferi allabase degli alberi, soprattutto lecci e querce, che siriconoscono per le goccioline presenti sulla loro su-perficie

I misteriosi abitanti del sottobosco e dei prati e il loro ruolo nell’ambiente

Schema generale della riproduzione di un fungo.

Page 24: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

Èindiscutibile che il suono (phoné)sia alla base della comunica-

zione umana. Comprende rumori,parole, movimenti, danze e ti dà... lavita. Sentimenti, sensazioni, concetti,desideri, persino religioni che poisono ovunque sempre gli stessi:amore. fede, desiderio, odio, gioia, tri-stezza, soddisfazione, rassegnazione.I veri maestri? I primitivi che hannocominciato ad emettere suoni con ildesiderio, la necessità di comuni-carsi. Semiotica, semantica, melo-dica, didattica sono venute dopo. Lalettera “R” da sola non comunicanulla. La lettera “E” da sola, nem-meno. Mettile assieme invece edavrai un significato concreto: la pa-rola “RE”. Lo “Ydaki didjeridoo” degli

Aborigeni Australiani ed il “Guarneridel Gesù” di Paganini, due strumenticosì distanti. Millenni di evoluzione, progresso: ep-pure qual’è l’intendimento di en-trambi? Un essere umano li hacreati, scelti per comunicare, parte-cipare. Perchè l’interlocutore recepisca, ap-prezzi, sia coinvolto ed ami. Pareun’eresia ed invece è un tributo allasensibilità dell’animo umano.Mi piacerebbe fare qualche com-mento tra amici sulla musica. Soloquella più popolare ed immediata, pervocazione personale. Intanto, impor-tante citare il mare. il nostro GrandePadre. Quasi tutto ciò che è musica,canto, danza viene dalle rive, da cittàe villaggi sui mari. La diffusione poi av-venne attraverso oceani e mari.

AFRICA – SUD AMERICA – USATutta la musica è sempre evento col-lettivo, coinvolgente. Quella africanalo è in modo totale ed identitario. InMozambico, Angola la musica tradi-zionale di origine Bantu ha avuto con-sistenti influenze arabe (sembrastrano). Tra le più popolari della zonaci sono la Marrabenta e la Dzukuta,gioiose e ballabili ma che compren-dono anche temi diciamo così “so-ciali”. Non è molto noto ma dasempre si accompagnano recite po-polari con musiche e canti, precur-sori dei “Musicals”. Qualche esempio:Azagaia – specie di Rapper politica-mente scomodo. La Dama do Bling.Questi suoni a suo tempo emigra-

rono in Sud e Nord America. Mag-giormente nel Sud soprattutto inPaesi di lingua ed influenza lusofone(portoghesi). Sono nati così Samba,Merengue, Bosa Nova, Caipira, Ser-tanejo etc.In Nord America invece l’influenza èvenuta principalmente dal WestAfrica di lingua anglo-francofona.

Porgy and Bess di Gershwin – operabasica della musica USA – in fondo èuna ispirata lettura della tradizioneafricana di unire, come detto, storiepopolari con canti e musiche.Da Senegal, Nigeria, Costa d’Avorio(nomi attuali) e tutta la Costa Ovestdell’Africa sono nati Spirituals, Swing,Jazz e poi Rock e tutta l’affascinantefamiglia della musica che ormai faparte (e meno male....) della nostravita. Eccoci poi al ritorno a casa dellamusica africana – arricchita da nuovielementi e nuove sensazioni – por-tando messaggi diversi e forse piùcompleti. Esempi : EDR Esquadrâo doRap (nientemeno....) – Lizha James,chiamata addirittura “A rainha doreggae”. Sono convinto che la mu-sica dei Caraibi, dopo un periodo “lo-cale”, abbia ricevuto una forteinfluenza nell’ondata di ritorno versol’Africa sia per la parte ritmica estrumentale che per i testi anglofoni.Superfluo (non porto vasi a Samo....)citare anche solo i “maggiori” comeMarley, Belafonte etc. Insisterei sulritorno di una forte componente afri-cana in un andamento ritmico giàmolto identificato.

CURIOSITA’ PARAMUSICALIL’Argentina a suo tempo si creò unaversione nazionalizzata del Flamencoe nacque così lo Zapateo.Gli Indios del Paraguay – con il loro“Lago azul de Ipacarai” del Grupo Cu-ñatai – sono vicini al reggae maanche a qualche ritmo un po’ malin-conico del Senegal.I Guarany – popolo indio nato e pre-sente tra i fiumi Uruguay e Paranà –sono bravissimi suonatori d’arpa. Inorigine appresero a suonarla aven-dola in dono o sottraendola..... ai Mis-sionari (pare che ci sia stato anchequalche episodio di cannibalismo). Poilo strumento fu nazionalizzato e di-venne molto popolare. Uno dei motividell’arpa uruguaya più conosciuti nelmondo è “El pajaro campana”.Un esperimento divertente e sor-prendente. Sostituire con musicadello stesso ritmo ma di altri paesi,altre origini mentre passa un videosenza suoni di danze e movimenti.Molto spesso musica e danze si so-

vrappongono quasi perfettamente.Nel mondo, specialmente in USA, siballa (o si ballava ?...) il Tip Tap basatosulla percussione con i piedi mentrele mani accompagnano solamente,con grazia ed espressione. Anche inScozia si danza con percussioni po-dali mentre le mani e le braccia siaprono e chiudono ritmicamente(clench).La “River Dance” irlandese – bellis-simo ballo individuale e collettivo –in-vece mentre segue per i piedi lastessa regola impone ai danzatori dimantenere braccia e mani rigidelungo il corpo. Chissà che sia un mes-saggio ? Noi ci scateniamo in balli dif-ficili ed impegnativi anche gioiosi mamanteniamo sempre un rigido con-trollo delle nostre azioni. E voi ?.... Cattiveria: un italiano medio credoche non riuscirebbe mai ad espri-mere un concetto compiuto conbraccia e mani bloccate.....

La musica emigranteCURIOSITÀ

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

VIAGGIdi Vinicio TEMPERINI

24

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diva rigorosa"Nuccio Lodato

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***17 DICEMBRE"Luciano Bianciardi

e Maria Jatosti a Rapallo"Maria Jatosti

Page 25: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

Posto praticamente a metà delnostro “caroggio dritto”, è com-

ponente dell’incrocio identificato “insci quattro canti”; un breve seg-mento di strada recava la suggestivadenominazione di Vico della Corteper fare memoria dell’importantecentro amministrativo e di governoche qui sorgeva a pochi passi dalmare.L’edificio in questione, infatti, eraposto nei pressi della “Marina dellebarche”, l’arenile (oggi occupato dalchiosco musicale) ove venivano tiratea terra le imbarcazioni dei marinai epescatori rapallesi riuniti nella Com-pagnia di S. Erasmo (il loro Patrono èvenerato con un altare in Basilica edeffigiato anche su di una casa che fasfondo). Era questa la cosiddetta“Corte” che, edificata prima del 13°secolo poco distante dalla pieve di S.Stefano, accolse l’attività giurisdizio-nale prima della Podesteria e, dal1608, del Capitaneato rapallese cheabbracciava, oltre al Borgo, gli anti-chi sestieri di Borzoli (Monti, S. Am-brogio, Zoagli, Semorile), Amandolesi(Cerisola ed Area collinare), Olivastro(Santa Maria, San Pietro, San Mar-tino), Pescino (Portofino e SantaMargherita) ed Oltremonte (Cicagna,Borzonasca, Avegno, Tribogna, Fa-vale, Lorsica).Appartenente all’aristocrazia geno-vese, il Capitano di Rapallo durava incarica per un anno ed aveva ampipoteri legislativi e di giustizia, dispo-nendo di un vicario, di un cancellieree d’una scorta di soldati ed inser-vienti. Il primo Capitano fu Gio Anto-nio Fieschi e l’ultimo a venir nominatoNicola Peirano nel 1796, quando larivoluzione francese e la ventata na-poleonica travolse il governo aristo-cratico della Superba.

L’edificio di cui parliamo ebbe così asubire il saccheggio durante gli scon-tri fra le opposte fazioni e si avviò unprogressivo inarrestabile degradoche gli impedì il ritorno alla sua fun-zione pubblica e che non si arrestònemmeno con il diverso utilizzo cuivenne destinato.Aveva ampi portici sottostanti e lineedi chiara impronta ligure come ciconferma la foto anteriore al 1932

che ce lo restituisce in pieno disfaci-mento.Verrà così in quell’anno la demoli-zione totale della costruzione che, serecherà l’ampliamento dell’angustovicolo attiguo, ne cancellerà inesora-bilmente la originaria identità per farposto all’indirizzo architettonico unpo’ tronfio dominante in quel tempo.Solo la targa murata è oggi rimastaa riassumere tante pagine di storia

di Rapallo e del suo Capitaneato as-sieme alla denominazione topono-mastica (subalterna di quella chericorda il cantautore genovese Fa-brizio De André) di un vicolo che faeco a quella “Corte” che per secoliqui operò nel segno dei Grifoni geno-vesi.

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIA LOCALEdi Pier Luigi BENATTI

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L’antica “Corte” che ospitò la Podesteria e il CapitaneatoRELIGIOSITÀ

GIRI DI CHIGLIAPovero vico della Corte. Col pas-saggio all’euro era diventato viadella Lira, ma anche questa di-zione toponomastica era prestoscomparsa per lasciare il posto avia Fabrizio De André. Nulla da ri-dire sulla lira (che, anzi, molti oggirimpiangono) e neppure sul can-tautore genovese che personal-mente ritengo uno dei maggioripoeti del Novecento.Ma un dubbio mi assale: non erameglio lasciare tutto com’era ededicare a De André il vicino vicodelle Barche? Senza offesa, perbarcaioli, pescatori e marinai, na-turalmente.

E.C.

Page 26: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

Igiovani vogliono l'indipendenza, prima fratutte quella di movimento. Per questo

quasi tutti dispongono di patenti che per-mettono loro di guidare.Il primo esame che i giovani danno per po-tersi mettere su strada è a 14 anni, quandohanno la possibilità di guidare il motorino dicilindrata 50. I corsi per questo tipo di pa-tentino vengono effettuati presso le scuolesecondarie di primo e secondo grado e sonotenuti direttamente da vigili urbani. Inizia cosìl'avventura con due ruote e un motore cheper anni impegna e ha impegnato i ragazzidai 14 ai 16 anni e anche oltre. Una pas-sione che ha coinvolto un po' tutti, tra scoc-che da pitturare e motori da truccare perfarli andare il più veloce possibile. Per questosi va in cerca di adesivi, magari tribali, oppureneon, che appostati sotto il poggiapiedi ren-dono il proprio bolide molto "tamarro", pernon dimenticare l'importanza delle mano-pole, che con 15 euro danno un tocco di stilecompletamente diverso.In questo modo iniziano i giri per le nostrefrazioni e le prime corse innocenti, o almenoche così paiono. Si instaurano amicizie e leserate si passano in garage tra pezzi di mo-tore e marmitte Malossi, che costano tutti isoldi ricevuti a Natale e cacciaviti di ogni di-mensione. A 16 anni giunge poi il momentodi alzare la cilindrata del proprio mezzo e siinizia a studiare seriamente. L'esame di teo-ria, infatti, è pari a quello per la patente au-tomobilistica: 4 errori massimo su 40domande. Per un costo in media di 280euro di iscrizione alla scuola guida, più 70euro di esame scritto e 80 euro di esamepratico. Dopo l'esame scritto c'è la veraprova in campo: slalom tra i birilli e poi, sesiete stati bravi, ma soprattutto se non visiete distratti, allora con la pettorina aran-cione e l'auricolare si parte per un giretto incittà. I bocciati non sono fantascienza, ma ri-volgendosi ad una scuola guida e non fa-cendo l'esame da privatisti, una mano in piùsi riceve. Questa è l'età giusta per sfoggiarela moto nuova, o il 125 comodo per la città,quello che se si va in due - anche se non si do-vrebbe - non arranca in salita. Altri riman-

gono fedeli al proprio F10, che tanto met-tendoci mano e senza i blocchi raggiunge co-munque i 70km/h o più e se non si hannotroppe pretese va ancora bene; soprattuttose ti è costato tutti i risparmi perché hai vo-luto personalizzarlo e renderlo il più figo.Senza dimenticare la passione per la Vespa,il 125 Primavera, che il fratello maggiore siè comprato e tu speri presto di fare altret-tanto e in garage la metti in moto di nasco-sto.Piano piano arrivano i 18 anni e non te nesei neppure accorto, così portare la fidan-zata dietro in motorino con il timore di es-sere fermati dagli "sbirri" e avere un sacco diconseguenze, tra cui il sequestro del mezzo,non è più un incubo e si è contenti di aver allafin fine accettato la targa grossa, quellabrutta, che però permette di girare in due.Allora a questo punto ci si siede un po', per-ché chi ha fatto questo iter, partendo ma-gari anche dalla bicicletta o - le leve degli anni'80 si ritroveranno di più in questa alterna-tiva - dai pattini e dallo skate all'americana, sitrova bene sulle due ruote e allora posticipal'iscrizione alla patente B e magari la siprende alla soglia dei 19 anni, quando si èpassato un inverno sempre e comunque fe-delissimi al proprio SH con l'impermeabile ei guanti, perchè un po' di pioggia non po-trebbe mai impedire di andare a bere labirra con gli amici. Prima o poi però la co-modità di stare all'asciutto porta a fare la fa-tica di ripassare dalla scuola guida, iscriversinuovamente, richiedere il foglio rosa e dopoun po' di ore di lezione (30 euro il costo diogni lezione in media) si è pronti a darel'esame. Oltre alla pigrizia ciò che fa ritardarela decisione di buttarsi nel mondo delle 4ruote è il costo, infatti all'iscrizione alla scuolaguida e alle lezioni si aggiungono i costi col-legati ai certificati oculistico e medico anam-nestico (altri 100 euro circa). Allora lasoluzione più adottata è quella di richiederela patente come regalo di compleanno, cosìsi aprono due strade: prendere la patente ogodersi quei 600/800 euro circa (perchéquesta è la cifra complessiva che si spendein linea di massima). Oltre alla categoria di

chi è sempre stato motorizzato, c'è quelladegli appiedati oppure “scarrozzati” dai ge-nitori come se fossero taxisti per loro vo-lontà. I ragazzi che hanno dovuto seguirequesto corso per le paure della mamma odel papà, per cui in strada “nessuno guardadove va e andare in motorino è pericoloso”,compiuti i 18 anni di solito hanno già portatoi documenti alla scuola guida per iscriversi. Per qualche mese si è gomito a gomito coni propri genitori, come non si è mai stati, per-ché per imparare a guidare utilizzando il fo-glio rosa ci vuole un passeggero, che abbiaalmeno 10 anni di patente e che stia al tuofianco mentre impari a fare la partenza insalita. No, sono troppo ottimista: mentre inpari a tenere acceso il motore e inserire laprima. Arrivati a questo punto si apre unmondo di regole nuove, entrate in vigore dal9 febbraio 2011 per i neo patentati: primatra tutte? La limitazione potenza/peso, cioètra la potenza di un'auto, rintracciabile in qua-lunque scheda internet, e la sua tara. Il rap-porto massimo consentito è di 55kW/t, ciòsignifica che un alto numero di modelli dimacchine non può essere guidato per ilprimo anno di patente. Non basta. La po-tenza non deve comunque superare i70kW. Per aiutarvi a scoprire se potete gui-dare l'auto del papi o, se dovete lavorareun'estate intera per comprarne una usata onuova e quale modello potete scegliere, viconsiglio il link www.patentati.it/blog/arti-co l i - pa tente/ l im i taz ion i - po tenza -neopatentati.html. Inoltre non ci devescoraggiare, infatti le case automobilistichehanno prodotto tantissimi nuovi motori per i

neopatentati, anche macchine con unacerta linea, come Audi e Mini. Poi naturalmente ci sono le limitazioni al-cooliche, per cui se si è neopatentati non sipuò mangiare neanche un Moncherie. Inol-tre a chi è stata revocata la patente per usoo commercio di stupefacenti, la limitazionedei 55kW/t si estende a 3 anni. I paletti extra non sono conclusi e quindi per3 anni per tutti i neopatentati il piede sull'ac-celeratore deve starci ben poco: autostradanon superate i 100km/h e su strade extraurbane i 90km/h.Inoltre state attenti a non farvi togliere la pa-tente per guida in stato di ebbrezza, perchéoltre alla multa, al ritiro del mezzo e alle vi-site al SERT, una volta ripresa la patentesiete nuovamente soggetti a tutti questi tetti,se non peggio. Ma anche la patente A che si può prenderefin dai 16 anni impone delle limitazioni: per iprimi 2 anni la potenza non deve superare i25kW oppure avere un rapporto po-tenza/peso superiore a 0.16kW/kg. Suquesto c'è una scappatoia: avere 21 anni eaver conseguito l'esame con motocicli di alteprestazioni. Le patenti non finiscono qui, esi-stono quelle internazionali, meno diffuse espesso i ragazzi non sanno neppure comevadano richieste. Ci si deve rivolgere all'ACIper informazioni. Infatti la patente italiana havalidità nei Paesi dell'UE, negli altri Paesi eu-ropei ad esclusione della Russia e in pochis-simi Paesi extraeuropei. Naturalmente esistono delle patenti supe-riori alla B e altre riguardanti chi guida aereio barche.

L’indipendenza giovanile parte dalla patenteGUIDA

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

PIANETA GIOVANIdi Benedetta MAGRI

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Page 27: Il Mare Eco del Golfo Tigullio

Nei 150 anni dell’unità d’Italia èdoveroso ricordare Francesco

Gandolfi insigne pittore, fervente pa-triota e combattente.Nacque a Chiavari l'8 luglio 1824 daGiovanni Cristoforo e da Teresa Solari.Trascorse l'infanzia nella cittadina liguree nella villa sulla collina di San Lorenzodella Costa.Il padre, avvocato era stato nominatosotto la dominazione francese alla ca-rica di presidente dei Ponti e delleStrade e altri incarichi pubblici, e fu pro-motore della Società economica, lette-raria e artistica di Chiavari, per la qualeraccolse una collezione di quadri. Nel1834 Francesco si trasferì a Genovacon la famiglia, perché il padre erastato nominato bibliotecario della RealeUniversità. Fu il padre ad iniziarlo all'artee lo portò a perfezionarsi nel disegnocon la pittrice Rosa Bacigalupo. Sem-pre nel 1834 il Gandolfi venne iscrittoall'Accademia Ligustica di belle arti. Nel1840 si recò a Firenze - viaggio tradi-zionale per gli artisti liguri - dove fre-quentò per cinque anni l'Accademia dibelle arti. La successiva tappa della for-mazione del Gandolfi fu Roma, dove ilgiovane poté dedicarsi allo studio del-l'arte classica e moderna. I disegni e ac-

querelli raffiguranti contadini e abitantidella Ciociaria, alcuni dei quali conser-vati in collezioni private genovesi, sono isoli documenti rimasti del soggiorno ro-mano.I moti per l'indipendenza del marzo1848 lo distolsero dalla sua attività ar-tistica spingendolo ad arruolarsi volon-tario nel battaglione universitarioromano. Il patriottismo che lo animavaè ben testimoniato dalle scritte a ma-tita presenti sul retro di alcuni suoi la-vori - per esempio, il bozzetto (Genova,collezione privata) per il quadro con S.Filomena che avrebbe dovuto eseguireper la chiesa di Nostra Signora dell'Ortoa Chiavari ma che non dipinse - che,come una sorta di diario, raccolgono lememorie personali in rapporto aglieventi storici contemporanei. La parte-cipazione ai combattimenti di Goito eCornuda gli valse la medaglia al valormilitare.Nel 1849 si trasferì definitivamente aGenova dove, dal 1850 e per un de-cennio, prese parte alle esposizioni dellaSocietà promotrice di belle arti.La personalità di Francesco Gandolfimaturò proprio nell'ambito di quell'evo-luzione che dal romaticismo portò al na-turalismo e che, già dalla Promotrice

del 1850, sottolineò il declino dellascuola storica. Egli aderì in questi annialla "Scuola grigia", così denominata perla predilezione per le tonalità tenui e peril rifiuto dei neri, a favore di una morbidaluminosità naturale.Fino alla metà degli anni Cinquanta il pit-tore ebbe il proprio studio nel chiostrodi S. Maria di Castello, poi si spostò nelconvento di S. Sebastiano (demolito),quindi in palazzo Spinola (oggi sede dellaprefettura) e, alla morte della madre, sitrasferì in via S. Luca, in casa Boasi. L'epidemia colerica che nel 1854 infierìsu Genova condusse l'artista a rifugiarsia San Lorenzo della Costa, dove, du-rante "quaranta afflittissimi giorni" tra-scorsi con la famiglia (secondo la notamanoscritta sul retro del Ruscello diSan Lorenzo della Costa conservato aGenova in collezione privata) studiò ilpaesaggio e gli animali, divenendo sem-pre più cosciente del valore del movi-mento verista francese. Negli anni 1857-59 il G. allestì unasorta di galleria di ritratti lavorando perle famiglie nobili e della ricca borghesialigure. Schizzi e notizie militari, ancora conser-vati a Genova presso gli eredi dell'arti-sta, riguardano gli eventi della guerradel 1859 e la spedizione dei Mille; traqueste carte vi è anche lo studio per ilquadro esposto alla Promotrice del1860, Un episodio della guerra di Sici-lia. Garibaldi invita il popolo a soccorrerei napoletani feriti. Del 1860 è anche ilgià citato dipinto intitolato Gian Luigi Fie-schi svela la congiura alla moglie (Ge-nova, collezione privata), esemplarerievocazione storica del celebre contedi Lavagna.L'opera diede celebrità al pittore ancheoltre i confini regionali dal momento chefu esposta, e premiata con una meda-

glia d'oro, all'Esposizione nazionale te-nutasi a Firenze nel 1861, per poi ve-nire riproposta nel 1867 allaPromotrice di Genova.Nelle opere di ispirazione religiosa ilFrancesco Gandolfi tradusse i principîdella scuola verista nella rappresenta-zione degli episodi della vita dei santi, ri-costruendo talvolta l'ambiente storico,altre volte trasferendo l'iconografiasacra in uno scenario ligure ottocente-sco.Nel 1861 l’artista decorò la chiesa par-rocchiale di Albisola Superiore conle Storie di s. Nicola; nel 1869-70 ese-guì gli affreschi per la chiesa di S. Mariadell'Orto a Chiavari che si presentanocome quadri storici nel complesso (visono rappresentati cinque episodiesemplari della storia cittadina), comequadri di genere nei particolari. La de-corazione di ville e palazzi manifestamaggiormente l'influenza del manieri-smo e del simbolismo del tempo, che ilpittore seguì nelle figurazioni allegorichedi palazzo Pallavicini e di palazzo Cam-biaso, nell'atrio della stazione ferrovia-ria Principe (ora perdute) e nel palazzodel Comune (Colombo alla corte di Spa-gna, 1862). Per quanto riguarda l'attività espositiva,negli anni Sessanta egli inviò ritratti allaPromotrice di Genova, dal 1862 al1866. I personaggi che immortalò sullatela rappresentavano innanzitutto l'altaborghesia, l'aristocrazia elegante e raf-finata e gli esponenti popolari della ca-tegoria degli artisti suoi colleghi: questiritratti, dai caratteri ben definiti, noncompiacciono estetismi formali ma, an-ticipando la conquista verista, compe-tono con i migliori dipinti italiani di metàOttocento.Insieme con altri pittori genovesi, Fran-cesco Gandolfi visitò l'Esposizione di Pa-rigi del 1865, mentre per l'Esposizioneinternazionale di Vienna del 1873 pre-parò, per l'ingresso della sezione ita-liana, la grande allegoria (perduta)dell'Italia ricevuta dall'Austria (bozzettoa Genova, collezione privata). Morì a Ge-nova il 5 sett. 1873

Francesco Gandolfi, pittore e patriotaUNITÀ D’ITALIA

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

ARTEdi Claudio MOLFINO [email protected]

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Il ruscello di San Lorenzo della Costa, olio su tela

Autoritratto, olio su tela

Madonna Miracolosa, olio su tela

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Il Circolo Hemingway Rapallo è unaAssociazione di Volontariato Cultu-

rale che ha sede a Rapallo pressoHotel Riviera in piazza IV Novembre 2.La prestigiosa sede è stata scelta per-chè nel 1923 vi ha soggiornato ErnstHemingway, che durante il suo sog-giorno rapallese ha scritto uno dei suoiracconti "Cat in the Rain" inserito poi nelvolume “I 49 racconti”. Il famoso romanziere, giornalista e Pre-mio Nobel proprio a Rapallo scrisse quelracconto dalla sua camera al primopiano dell’albergo, in una giornata dipioggia avendo sullo sfondo la Portadelle Saline, una delle cinque porte checingevano la città e unica porta rimastaintatta fino ai giorni nostri da qui la sceltadi usare questa immagine nel logo.Hemingway era già stato a Rapallo nel1922 in occasione della Conferenza In-ternazionale di Genova che, nel capo-luogo genovese, aprì i lavori il 10 aprile.Complessivamente i delegati presentierano 1.254 e nutrita era la schieradegli 'inviati speciali. Fra i maggiori gior-nalisti dell'epoca figuravano anche He-mingway, Pietro Nenni e D'Annunzio.Proprio a Rapallo, a sorpresa, venne si-glato l’accordo Russo-tedesco che pren-derà il nome di “Trattato di Rapallo” E' il16 aprile 1922, giorno di Pasqua, e lafirma del documento coglie di sorpresaun po' tutti, soprattutto i 200 giornalistiaccreditati che - fra di loro c'era anchel'inviato Emest Hemingway - in occasionedella festività avevano deciso di recarsia Rapallo per una gita in riviera in pienalibertà.Lunedì 24 ottobre il Circolo è stato uffi-cialmente presentato presso Hotel Eu-ropa con una forte presenza di pubblico. Quest’anno ricorre tra l’altro il cinquan-tenario della morte dello scrittore ame-ricano, avvenuta il 2 luglio 1961.

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CULTURA28

Nasce a Rapallo il Circolo Hemingway

IL DIRETTIVOPresidente - Salvatore ALONGI

Vice Presidente - Pierangelo PAGANINIConsigliere Addetto Relazioni Esterne - Gianni ARENA

Segretario - Nadia BRIGANTITesoriere - Ludovica RUSSO

Consigliere addetto all’Organizzazione – Remo CASTRUCCIOConsigliere – Antonio CODAZZI

Consigliere – GianRenato DE GAETANI Consigliere – Georgios KARALIS

Consigliere – Luisa MARNATIConsigliere – Luigi Ernesto ZANONI

Revisore dei Conti del Circolo Hemingway RapalloD.ssa Nadia BOSCHINI

CIRCOLO HEMINGWAY RAPALLOPiazza IV Novembre n° 2 16035 RAPALLOe-mail [email protected]

SCOPI DEL SODALIZIO:Perseguire esclusivamente finalità di solidarietà sociale nell’ambito dello sviluppodelle attività ed iniziative della CulturaL’Associazione si propone pertanto di svolgere le seguenti attività:Intraprendere iniziative di diffusione della cultura attraverso il coinvolgimento at-tivo dei cittadini anche in collaborazione e sinergia con le altre organizzazioni divolontariato culturaleOrganizzare manifestazioni artistiche, corsi di formazione aggiornamento, confe-renze, convegni e dibattiti

* Per informazioni e iscrizioni inviareuna e-mail a [email protected]* L'associazione non ha fini di lucro.

I PROSSIMI EVENTI IN CALENDARIO:- SABATO 26 NOVEMBRE Convegno su "Hemingway a Rapallo"relatore Prof. Massimo Bacigalupo

- MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE Incontro con la scrittrice Sara Rattaro

Entrambi gli eventi si terranno alleore 18.00 presso l'Hotel Riviera.

Da sinistra, Salvatore Alongi, Pierangelo Paganini e Giovanni Arena

Il folto pubblico presente alla presentazione ufficiale del Circolo

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Il ragazzo con la biciclettadi Jean-Pierre e Luc DardenneSempre unico per rigore il cinema dei fratelli Dardenne che, con questo film, sono tor-nati a vincere allʼultimo Festival di Cannes: due belgi,sui sessantʼanni, costantemente impegnati sul temadella difficoltà di crescere. (Si ricordino almeno, tra leloro opere, Rosetta e Lʼenfant: storia amara, la prima,di una ragazza povera decisa ad ottenere un lavorodecoroso; la seconda centrata su un giovane padrecostretto dal bisogno a vendere il figlio appena nato).Forse più leggero, rispetto ai loro precedenti film, que-sto racconta di un dodicenne deciso a rintracciare ilpadre che lo ha abbandonato in un centro di acco-glienza. Una ricerca portata avanti con ostinazione,la stessa con cui vuole ricuperare la bicicletta che ilgenitore gli ha sottratto per venderla. Poi, coinvolto inuna maldestra rapina, si salverà grazie ad una gio-vane parrucchiera che gli si è affezionata, nonostantele sue continue ribellioni. Unʼesposizione lucida dellereazioni che caratterizzano il comportamento del ragazzo. Uno sviluppo narrativo ba-sato su situazioni esposte con straordinaria semplicità (indovinatissima quella dellʼin-contro del ragazzo col padre, intento a rifarsi una vita lontano da lui). Insomma un filmche appaga e fa crescere la parte nobile del cinema. Si aggiunga la grande spontaneitàdel giovane protagonista (Thomas Doret), al cui fianco, come parrucchiera, dopo He-reafter di Clint Eastwood, la dolce Cecile de France, simbolo di serenità e dedizione.

Se sei così ti dico sì di Michael HafströmUn immeritato esito disastroso al botteghino ha ottenuto questa gradevole commediache nulla ha da spartire con i quattro o cinque film nostrani che hanno dominato neimesi scorsi la classifica degli incassi (compresi, per essere chiari, Che bella giornata,Benvenuti al sud e Natale in Sudafrica). Dotata di un titolo poco felice che ricorda gliesecrabili filmetti a base di infermiere fulminanti e onorevoli sotto il letto, la quinta provaregistica di Eugenio Cappuccio non ha usufruitoneppure della presenza, come traino, di Belén Ro-driguez, forse amata dalle platee televisive. (Manon al punto di lasciare la poltrona di casa per rag-giungere una sala cinematografica). Va, comun-que detto, che se qualcuno sperava in questʼaltraoccasione per sparare sulla show-girl argentina,stavolta ha dovuto ricredersi, perchè la Rodriguezha sorpreso non poco per la capacità di ironizzaresul suo ruolo di diva.La vicenda concerne un ex cantante di provinciache, grazie alla trasmissione “I migliori anni” diCarlo Conti, torna alla ribalta con il suo unico suc-cesso. Lʼincontro fortuito con una star risveglieràin lui desideri di rivincita mai sopiti. Tutto qui, mail film assicura sorrisi e malinconie, guardando conocchio attento al tremendo mondo della televi-sione (e il celebre conduttore non ci fa proprio figura) e alla stupidità di certe platee. Unavolta tanto protagonista, Emilio Solfrizzi sfrutta al meglio la sua aria da sconfitto ras-segnato. (Arriva persino ad apparire in pubblico con il parrucchino e una giacca a lu-strini argentati). Alle spalle del regista un curioso e amabile filmetto del 1997: Ilcaricatore, diretto con Massimo Gaudioso e Fabio Nunziata, bella storia di tre ragazziche cercano disperatamente di esordire dietro la macchina da presa.

29E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CINEMAdi Luciano RAINUSSO

Un critico che parla di verosimiglianza

è una persona senza immaginazione

Alfred Hitchcock, maestro di cinemaiinn ddiiaaggoonnaalleeiinn ddiiaaggoonnaalleeAL CINEMA

È gradita la

prenotazione

Giorno chiusura invernale: domenica cena - lunedì cenaGiorno chiusura estivo: domenica pranzo

Via Venezia 105 - RAPALLO (GE) - Tel. 0185 231119

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Source Code di Duncan Jones

Thriller fantascientifico complicato, la cui trama potrebbe essere così sintetizzata: unpilota americano caduto in guerra è riportato in vita più volte e sempre per pochi mi-nuti, affinché possa individuare il terrorista che ha fatto saltare in aria un treno pas-seggeri. Naturalmente, gli eventi si svolgono secondo una scelta narrativa bendiversa. Infatti, allʼinizio, evitando di fornire qualsiasi spiegazione, si insiste sul mo-mento in cui il protagonista viene a trovarsi sul treno,senza sapere chi è, seduto di fronte ad unʼaffasci-nante giovane donna che, a differenza di lui, sem-bra conoscerlo molto bene. Eppure il film catturalʼattenzione dello spettatore; trova la maniera diprendere al cuore con il risvolto sentimentale ri-guardante lʼincontro tra i due, per i quali non ci saràfuturo. Perchè, nella realtà, lʼesplosione allʼinternodel treno è già avvenuta. Il regista (figlio del can-tante David Bowie) si era già avvicinato alla fanta-scienza con l'opera d'esordio: Moon, film più chebuono, senza effetti speciali, sulla solitudine di unuomo impegnato a reperire risorse energetiche sullaLuna per il nostro dannato pianeta. Protagonista allostato virtuale il bravo Jake Gyllenhaal (uno dei duecowboy de I segreti di Brokeback Mountain). A se-guirne il dramma, alla consolle, per conto della Cia, un'intensa Vera Farmiga, la par-tner di George Clooney in Tra le nuvole.

Le donne del 6° pianodi Philippe Le Guay

Commedia francese che, in patria, conobbe un successo di pubblico strepitoso,dopo l'affermazione all'ultimo Festival di Berlino, dove fu presentata fuori con-corso. Vanta un cospicuo gruppo di attrici poco note, ad eccezione di CarmenMaura, ex musa del regista Pedro Almodovar, da tempo però lontana dai nostrischermi. Le spagnole del gruppo impersonano domestiche e badanti che, giuntea Parigi, prendono dimora in un antico palazzo di proprietà di due coniugi, au-tentici campioni in fatto di austerità: lui agente di cambio, lei schiava dei ritualiborghesi. Nella vita di questa coppia, le spa-gnole porteranno non pochi cambiamenticon la loro esuberanza ed allegria, e il pesodel loro dolente passato. (Siamo negli anniSessanta e in Spagna c'è ancora il dittatoreFranco). Cambiamenti di ogni tipo, anchesotto l'aspetto amoroso.Ricco di sottile humor, preciso nel disegnodelle psicologie, centrato sulla forza rigene-ratrice delle donne, il film è stato diretto daun regista particolarmente portato per lacommedia. (Va ricordato, fra i suoi film, so-prattutto Il costo della vita, costruito sui de-stini incrociati di alcuni personaggi, ognunodei quali condizionato dall'importanza deldenaro). S'impone come protagonista maschile, Fa-brice Luchini, attore dalla preziosa espressività. Indimenticato il suo Perceval,cavaliere di re Artù, sostenuto nell'omonimo film che Eric Rohmer diresse nel1978, rileggendo il famoso testo in versi di Chrétien de Troyes.

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ASCOMSpett.le Redazione de “Il Mare”Leggo sul vostro numero 8/9 2011“Un ciclone chiamato Elisabetta” elogia non finire, sia chiaro che mi asso-cio al vostro giudizio. Signora che peril suo incarico sta dando lustro allasua città con iniziative moderne,eventi e tutto quanto in suo potere,cercando di ravvivare quel mondo

commerciale per troppo tempo in le-targo. A tale proposito suggerirei, nelsuo ambito di presidente ASCOMpressioni agli organi competenti, a tu-tela dei suoi associati, un divieto divendite abusive in passeggiata amare, gioiello scalfitto da un com-mercio totalmente fuori legge, sna-turando tutto quello che è piùprezioso della nostra città. Scandalo

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Invitiamo i lettori a volerci segnalare suggerimenti, problemi. Pubblicheremo le vostre istanze, raccomandandovi

la brevità dei testi per evitare dolorosi tagli.

Scriveteci a Redazione “IL MARE”Via Volta 35 - 16035 Rapallo E-mail: [email protected]

LETTERE

E NOTIZIE

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Associazione Culturale

Caroggio DritoSABATO 26 NOVEMBRE

ore 16,30 Villa Queirolo Conferenza della dott.ssa Claudia Bergamaschi

"L’APERTURA DI VIA XX SETTEMBRE: UNA RIVOLUZIONE NELLA GENOVA DELL’OTTOCENTO"

che i nostri Comuni confinanti se neguarderebbero bene di tollerare sal-vaguardando nel contempo, com-mercio e buon turismo.Per quanto riguarda la sua ascesa inpolitica la vedrei molto bene comecandidata a poltrone importanti, sa-rebbe portare una ventata nuova dimodernità con idee nuove che così inbreve tempo ha saputo dimostrare.La signora Lai non avrà certamentebisogno dei miei consigli, cordiale,gentile, bella presenza ma anche conpiglio e volontà non deluderà la suacittà nel suo incarico e chissà!!! Lamia lettera è in risposta all’ottimo ar-ticolo del dott. Carta che apprezzoper la sua capacità mai faziosa deisuoi articoli.“Un lombardo onorato dell’ospitalitàdi questa città”

Gianfranco Rizzi

SANITÀGentile Redazione, qualcosa, ogni tanto, in Italia, funziona emi sembra corretto darne testimo-

nianza. Trascinato da una ambulanza,anche se di malavoglia perchè già stavomeglio, al pronto Soccorso dell'Ospedaledi Lavagna (Ge) per una poi definita "sin-cope riflessa post-prandiale con pro-gnosi benigna" (il pranzo era avvenuto aRapallo, ma, come tutti ormai sanno,nelpur grande ed efficiente Ospedale ruen-tino, il Pronto Soccorso latita...) sonostato subito controllato,con prelievo san-guigno e diversi test, cardiogrammi edeco-cardiogrammi, ecografie all'addome,alla colecisti, all'aorta, controllo sistema-tico della pressione arteriosa. Infine, vi-sita di diversi specialisti tra cui il bravocardiologo Alberto Solano, che, oltre adessere bravo come mestiere, è puresimpatico ed ha una non comune dote dirincuorare i pazienti. A tutto il personalemedico e infermieristico di quell'Ospe-dale va la mia riconoscenza e conside-razione per il lavoro che svolgono.

L. F.

RUMENTAGentile Direttore, ahi, ahi, ahi, ci ri-siamo! La Ditta incaricata di ritirare

Luciano Bottaro: il ritorno di un maestroLuciano Bottaro: un Maestro del Fumetto europeo più volte celebrato, conmostre e volumi a lui dedicati. Un grande confezionatore di sogni che divienetale cedendo al fascino dei giornalini colorati della sua infanzia. Un lettore chesi adopera, da perfetto autodidatta, a realizzare nuove storie con i proprimezzi, sfidando la contrarietà paterna rispetto a un’attività ritenuta insen-sata, un mestiere visto addirittura con sospetto, secondo una percezione dei

Fumetti comune nella società ita-liana del secondo dopoguerra. Il volume Luciano Bottaro, editodall’etichetta bolognese Comma22, inaugura una serie di libri an-tologici dal titolo I Magnifici delFumetto italiano, dedicati cia-scuno a un Maestro della NonaArte, presentando storie rare,inedite o introvabile, introdotte daun ampio apparato di immagini edi redazionali, in questo casoscritti da Luca Boschi, MarcoDella Croce e Stefano Gorla. Questo primo volume ripercorreattraverso alcune delle sue prici-pali tappe la carriera di LucianoBottaro, fondatore della cosid-detta “Scuola di Rapallo”, nonché

eccezionale autore Disney. Luciano Bottaro ha definito uno stile italiano delracconto a fumetti per ragazzi realizzando avventure di personaggi indimen-ticabili come il corsarino Pepito, il tiranno Re di Picche, la piccola Lola e il suogatto Otello, la coppia comica Beppe e Cucciolo, il funghetto Pon Pon, la guar-dia canadese Baldo, il serraglio antropomorfo dell’elefante Oscar Nasolungoe del topo Gambacorta, l’orso ubriacone e l’amico trapper Whisky e Gogo euna miriade di altri, molti dei quali presenti nelle 256 pagine del volume inuscita in occasione di Lucca 2011.Titolo: LUCIANO BOTTARO - Editore: COMMA 22Collana: MAGNIFICI DEL FUMETTO ITALIANO - N° 1 - Prezzo: € 19,00

Nel 2011 sono stati tanti gli eventi per festeggiare questo anniversa-rio. Il direttivo ha proposto anche una gita a Roma per celebrare il

loro primo lustro. "La scelta di andare a Roma - spiega il Presidente MagriLuigi - per visitare gli studi di Saxarubra e partecipare all'udienza del Papa, haavuto il fine di valorizzare il lavoro fatto dai presidenti e dai soci che si sono av-vicendati dal 5 dicembre 1961 e che hanno voluto portare avanti in molteforme lo spirito panathletico, anche tramite eventi mediatici". Il 25 ottobre ilgruppo è stato ospitato negli studi di Saxarubra della RAI, dove è stato spie-gato come funziona il digitale, in che modo stanno cambiando le apparec-chiature e tutti si sono sentiti un po' protagonisti, sedendo alla scrivania deltg2 o in regia. Quale miglior posto per seguire l'alluvione che ha colpito la no-stra regione? Infatti dagli schermi del polo dell'informazione della RAI i pana-thleti si sono trovati davanti al disastro di Vernazza, Monterosso e dellaLunigiana. "Questa tappa - racconta Magri - ha una valenza perchè ci ha per-messo di conoscere da vicino le potenzialitá di comunicazione delle notizie delsistema radio televisivo italiano, che puó aiutare a trasmettere in maniera piùvasta i principi del Panathlon, fondati sul fair-play, sull'etica nello sport e sul di-ritto dei giovani di formarsi anche con lo sport". Il giorno dopo, con stato di allerta 2 della protezione civile su Roma, il gruppoha partecipato all'udienza del Papa e una preghiera particolare stata rivoltaproprio alle persone delle zone colpite dall'alluvione. L'evento deriva dal fattoche i principi panathletici si fondano anche sulla fratellanza cristiana e il ri-spetto reciproco.

50 anni di Panathlon Tigullio Chiavari

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MESE

Novembre

Giorno Ora.min. Descrizione

Riso con leacciughe

Gargantuadi Renzo Bagnasco

CASARZA LIGUREVia Annuti 40(Croce Verde)Apertura: Martedi ore 12www.ac-ilsestante.it

Mercoledì 02 17:38 Primo Quarto

Giovedì 10 21:16 Luna Piena

Venerdì 18 16:09 Ultimo Quarto

Martedì 22 17:09 Il Sole entra nel segno del SAGITTARIO

Venerdì 25 07:09 Luna Nuova: 9A Lunazione delle Braccia tese:(Eclissi parziale di Sole - Non visibile dall’Italia)

400 gr di riso, 4 acciughe sotto sale, poco prezze-molo tritato, brodo di granulare vegetale, olio e sale.

ESECUZIONE: lavare e diliscare le acciughe.Lessare il riso al dente, in acqua insaporita condel granulare; in un tegame stemperare, in unpo’ d’olio, le acciughe e aggiungervi, colato, ilriso spolverandolo con il prezzemolo. Rime-stare e appena ben amalgamato, servire

i rifiuti urbani, dopo un pò che è qui, cominciaanch'essa a respirare l'inneficiente aria ra-pallina. Per troppi giorni restano intasati al-cuni raccoglitori così che la gente è"costretta" a buttare i rifiuti sui marciapiedi,pardon "depositarli" nei soliti sacchetti- fan-tasia di plastica, neppure ben chiusi. C'è qual-cuno dell'Amministrazione Comunale che,almeno a tempo perso, potrebbe soprinten-dere, facendo sentie il fiato sul collo dei rac-coglitori o, avvicinandosi le elezioni, intenderisparmiarselo per i comizi in cui ci ripeteràche tutto va bene? Grazie e cordialità,

Lettera firmata

Trasporto pubblicoIl degrado delle stazioni ferroviarie liguri è sottogli occhi di tutti. I giornali locali ci mostrano, im-placabili, come vengono ridotti i locali che di nottesi trasformano in dormitori pubblici. Non invidio ipendolari che, avendo pagato regolarmente il bi-glietto, quasi sempre "in anticipo sul servizio ",perchè abbonati, di primo mattino sostano op-pure semplicemente attraversano quei locali chemi ricordano quelli delle camerate del piroscafo"Giovanna C" quando trasportava emigranti da Li-sbona al Sudamerica. Ancora, sugli autobus inservizio urbano o extraurbano, nel capoluogocome nelle due Riviere, viaggiano moltissimi "por-

I l p r o v e r b i o d e l m e s eA veitae e l'êuio vegnan sempre a gallaLa verità e l'olio vengono sempre a galla

2011Lunazioni, Stagioni

e Segni Zodiacali

Spazio Aperto di Via dell’Arco

Associazione di Promozione Sociale

NovembreVENERDÌ 11, ore 16.00Cattive compagnie: come difendersi dalle assicurazioniConsigli utili per evitare sorprese spiacevoli,dalla parte del clienteGianluigi De Marchi, ex bancario & ex assi-curatore

SABATO 12, ore 16.00Strategia dell’emergenzaCome affrontare situazioni difficili e perico-loseMarco Ferrini, presidente RCL Protezione Ci-vile

VENERDÌ 18, ore 16.00Il viaggio nella pittura di Gauguin e VanGoghRiflessioni sulla mostra “Van Gogh e il viag-gio di Gauguin” al Palazzo Ducale di GenovaSergio Antola

SABATO 19, ore 16.30La medicina cinese, un mondo di emozioniStoria, principi, metodi ed applicazioniLuciano Andreoli, docente di agopuntura emedicina tradizionale cinese presso l’Univer-sità Statale di Milano

MERCOLEDÌ 23, ore 16.00Rapporti di coppia e senso della vitaIl film “Alle soglie della vita” di Ingmar Ber-gman con Eva Dahlbeck, Ingrid Thulin e BibiAndersson (1958) a cura di Luciano Rainusso[RISERVATO AI SOCI]

VENERDÌ 25, ore 16.00Racconti di viaggio e storie di viaggiatori, partendo dal TigullioEmozioni, suggestioni e ricostruzioni storichedi Fabrizio Benente, archeologo e docente diArcheologia del Mediterraneo presso l’Uni-versità di Genova, autore del libro «Appuntidi Viaggio – Racconti e immagini tra Genovae il Tigullio, Istanbul, Israele, la Cina e la“Merica”»

SABATO 26, ore 16.00Il tempo fuggeLe macchine del tempo: dalle meridiane agliorologi atomici, il tempo e la societàDiego Mecca, scrittore

toghesi", ossia viaggiano "a sbafo". Mi chiedo da tempose non sarebbe più decoroso per una Nazione che nonci stanchiamo a definire civile, ma soprattutto (per-chè,dopo tutto,sempre di "palanche" si tratta...) per ilbenessere delle Aziende, ripristinare i controllori nellestazioni, giorno e notte, ripristinare i cancelletti di undì, così che i viaggiatori, invece di dover attendere l'ar-rivo del treno sotto la pensilina, magari sotto la piog-gia, potrebbero di nuovo usufruire delle sale d'aspettopulite e non ridotte a latrine. E, negli autobus, una solaentrata, a prua, come è in uso in Inghilterra, per il con-trollo sistematico dei biglietti, oppure, se si ritiene chesi perda troppo tempo, rimettere il controllore "fisso"con una entrata unica, stavolta..."a poppa".

Lettera firmata

Associazione Culturale

A COALINN-A

Domenica 6 novembre alle ore 16 presso hotel Tigullio et Milanconferenza di Vittorio Mizzi

“I genovesi in Crimea”

Domenica 11 dicembre alle ore 16 presso hotel Tigullio et Milan

conferenza di Raffaella Saponaro “Massimo d’Azeglio”

Domenica 18 dicembre alle ore 16 presso hotel Tigullio et Milan

lettura poesie e racconti di Alfredo Bertollo e Lisa Pesatori

Martedì 8 novembre gita a Carrara per l’inaugurazione della mostra dello scultore russo

Stefano Erzia. Nel pomeriggio visita ai laboratori degli scultori.

Nella seconda decade di novembre (di venerdì) gita e visita all’Accademia Navale di Livorno in collaborazione con

il Lions di San Michele di Pagana.

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LETTERE

E NOTIZIE

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