Il Mare Eco del Golfo Tigullio 2/2012

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Eco del golfo Tigullio Ristorante Pizzeria con forno a legna L.mare Vittorio Veneto 17-18-19 RAPALLO Tel./Fax 0185 52603 O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o porta Il giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta (Antico proverbio genovese) Di Ya s s er Di Ya s s er Associazione Culturale Caroggio Drito Associazione Culturale ONOREVOLI E TECNICI Un addio „Malinconico‰ FERROVIE Pendolari e paradossi SANIT¤ Il problema „dialisi‰ VIGILI URBANI Problema irrisolto COMUNE Uffici aperti im pausa pranzo 2012 Sarà un anno „in rosa‰? S.MARIA Restaurato il presbiterio DON VALENTINO Per innamorati... e non solo Anno V - n. 1/2012 • Direttore responsabile: Emilio Carta IL MARE è consultabile anche on line sul sito www.marenostrumrapallo.it Stampato in 15.000 copie - DISTRIBUZIONE GRATUITA Fondato nel 1908

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numero di febbraio 2012

Transcript of Il Mare Eco del Golfo Tigullio 2/2012

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

RistorantePizzeria

con forno a legna

L.mare Vittorio Veneto17-18-19

RAPALLOTel./Fax 0185 52603

O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o portaIl giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta

(Antico proverbio genovese)

Di Yasser Di Yasser

Associazione Culturale

Caroggio Drito Associazione Culturale

ONOREVOLI E TECNICIUn addio „Malinconico‰

FERROVIEPendolari e paradossi

SANIT¤Il problema „dialisi‰

VIGILI URBANIProblema irrisolto

COMUNEUffici aperti im pausa pranzo

2012Sarà un anno „in rosa‰?

S.MARIARestaurato il presbiterio

DON VALENTINOPer innamorati... e non solo

Anno V - n. 1/2012 • Direttore responsabile: Emilio Carta

IL MARE è consultabile anche on line sul sito

www.marenostrumrapallo.itStampato in 15.000 copie - DISTRIBUZIONE GRATUITA

Fondato nel 1908

IL MAREMensile di informazione

Anno V - n. 1 2012

Edito da: Azienda Grafica Busco Editrice

Rapallo - via A. Volta 35,39 [email protected]

tel. 0185273647 - fax 0185 235610

Autorizzazione tribunale di Chiavari n. 3/08 R. Stampa

Direttore responsabile: Emilio Carta

Redazione: Carlo Gatti - Benedetta MagriDaniele Roncagliolo

Hanno collaborato a questo numero:M. Bacigalupo - R. Bagnasco - P. Bellosta

P.L. Benatti - A. Bertollo - E. Brasey - C. Gatti E. Lavagno Canacari - S. Gambèri Gallo

B. Magri - B. Mancini - M. Mancini G. Massa - C. Molfino - A. Noziglia

D. Pertusati - L. Rainusso D. Roncagliolo - V. Temperini

Ottimizzazione grafica:Valentina Campodonico - Ivano Romanò

Foto di copertina: Toni Carta

Fotografie: Fabio Piumetti

Archivio Azienda Grafica Busco

La collaborazione a Rapallo Notizie è gratuita e ad invito

IN QUESTO

NUMERO:Un “Malinconico” addio di E. Carta 2Ferrovie e terzo valico di P. Bellosta 3Sanità: il problema dialisi di E. Carta 4Vigili urbani e territorio di R. Bagnasco 6Comune: orari più flessibili di D. Roncagliolo 7Pianeta giovani: nuova sede Leo di B. Magri 8I “fari” galleggianti di C. Gatti 10/11Pianeta donna di E. Lavagno Canacari 12Il cimitero dei cani di P. Benatti 13S. Maria: recuperato il presbiterio di A. Noziglia 14Natura: le gorgonie di G. Massa 15Don Valentino nel segno del tango di E. Carta 16Ricordo o sogno di M. Mancini 18Come eravamo di B. Mancini 19Preti che se ne vanno/2 di D. Pertusati 20/21Gente di Liguria di A. Bertollo 22Amarcord con puffi e paperi di E. Gambèri Gallo 23Viaggiare di V. Temperini 25Libri a cura di M. Bacigalupo 26La ferrovia a Rapallo di E. Brasey 27Carlo Jacono, il pittore degli eroi di C. Molfino 28Cinema in diagonale di L. Rainusso 29Lettere e notizie 30/31

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Esiste una società civile in cui la distanza traresponsabili politici e la gente è tradizio-

nalmente ridotta? Dove i ministri, o addiritturai sovrani, vanno in bicicletta o in autobus?Paesi dove i parlamentari vanno a comperare ilgiornale all' edicola sotto casa e dove i tappeti rossiservono solo ad accogliere gli stranieri vanitosi?Dove le automobili nere, ufficiali, sono raramenteprecedute da motociclisti e da sirene? Dove lascorta armata è riservata unica-mente al primo ministro? Doveun ministro si dimette per averincautamente acquistato con lacarta di credito a lui riservataper compiti istituzionali una ta-voletta di cioccolato Toblerone?La risposta è sì. E, si badi bene,non parliamo di un virtualepaese di Bengodi. Basta salireun po’ più a nord, in Scandina-via, dove d’inverno il freddopicchia sodo e non è certo miti-gato da alcun venticello “po-nentino”.Tornando alla terra dello stivale– quella di santi come Francesco, di poeti e navi-gatori - abbiamo scoperto, si fa per dire, che le pre-bende dei parlamentari non possono essererivedute e corrette come accade per i comuni mor-tali. Devono essere loro - gli onorevoli s’intende -e soltanto loro, a decidere se e quando porre deicorrettivi. Naturalmente a partire dalla prossimalegislatura e non a partire dal primo gennaio 2012.Per la Sanità torna il ticket, gli stipendi e le pen-sioni sono state bloccate senza parlare degli au-menti della tassazioni nazionali e regionali visibilie invisibili e chi più ne ha più ne metta. Siamo statirisucchiati ancora una volta da una sanguisuga chetutto ingoia e farne le spese è solo e unicamente lapovera gente: chi i soldi già li aveva se ne frega equei ritocchi al ribasso, destinati ad alzare la sogliadella miseria di tante famiglie, non lo toccano piùdi tanto. Così, dopo aver appreso che pure gli stipendi dei

barbieri, di stenografi, dei commessi che gravitanoattorno ai “palazzacci” raggiungono cifre da ca-pogiro i nostri parlamentari, scandalizzati da que-sti attacchi qualunquistici e mediatici nei loroconfronti, ci hanno pure raccontato che i loro emo-lumenti sono fra i più bassi d’Europa dimenti-cando di aggiungere i benefit di cui godono. “Noi aumentiamo i sacrifici previdenziali e invecedal parlamento alle regioni, con poche eccezioni, i

privilegi resistono intatti: assegni più ricchi, ritirianticipati, superliquidazioni” scrive Antonio Ros-sitto su Panorama. Guardiamo i numeri: Ad oggi i consiglieri regio-nali in pensione sono 3.385 e i loro vitalizi hannoun costo totale annuo di 174,5 milioni mentre am-monta a 51.550 euro lordi l’importo medio annuoche incassa ogni ex consigliere regionale.Diamo ora un’occhiata alla previdenza. Per l’ita-liano comune il periodo minimo di contribuzionenecessaria per ricevere la pensione di anzianità apartire dal primo gennaio 2012 è pari a 42 anni e 1mese; per un parlamentare il periodo minimo dilavoro necessario oggi per ricevere il vitalizio è di5 anni. Per quasi tutti gli italiani, sempre a partire dalprimo gennaio 2012, per raggiungere l’età minimadella pensione occorre avere 66 anni; mentre, adesempio, per gli ex consiglieri della Regione Lazio

per ottenere il vitalizio è sufficienteavere 50 anni d’età. Andiamoavanti. La quota di accantonamentoin busta paga, destinata a finanziarela pensione dei lavoratori dipen-denti è pari al 25 per cento mentrequella quota per i 90 (novanta) con-siglieri della Regione Siciliana si li-mita all’8,6 per cento.Concludendo: la pensione media diun lavoratore, oggi, dopo aver ver-sato 35 anni di contributi è di 1.200euro mensili mentre il vitalizio men-sile di un ex deputato regionale pu-gliese dopo tre legislature (15 anni)ammonta a 10.383 euro.

Un “Malinconico” addiodi Emilio Carta

di Pietro Ardito & C.

Giggia,gli onorevoli

si autoridurranno le prebende!

Mi scappa da piangere...

Il paradosso del terzo valico e la crisi del sistema ferroviario

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

TRASPORTIdi Paolo BELLOSTA

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Tanto per cambiare il 2012 siapre all'insegna di nuovi au-

menti, dopo luce, gas, benzina e au-tostrade circola ormai da qualchesettimana la notizia di un ennesimorincaro dei biglietti ferroviari. Dopo i botti pirotecnici di Capodanno,una nuova mazzata ai nostri portafo-gli. Dall'inizio del prossimo mese siparla di un più 5% sugli abbonamentimensili e di un bel 10% sul singolo bi-glietto, un aumento sull'aumento ri-spetto all'anno scorso. Per fare unesempio pratico nel gennaio 2011un singolo ticket da Santa Marghe-rita a Genova Brignole costava2,40€ mentre un abbonamento va-lido trenta giorni 42,50€, in pochimesi il costo del singolo biglietto è sa-lito di 60 centesimi arrivando a 3

euro, mentre il mensile ha toccatoquota 50€. E ora aspettiamo questoennesimo ritocco alle già salate ta-riffe. Un aumento inversamente pro-porzionale alla qualità dei serviziofferti, basti pensare alla scarsa puli-zia dei vagoni, per non parlare deisempre più frequenti ritardi e degli in-finiti tempi di percorrenza. Insomma,senza entrare nei particolari, i solitidiscorsi che chi, per sua sfortuna èun abituale cliente di Trenitalia, avràsentito miliardi di volte.Dire che la società che gestisce i tra-sporti in Liguria sia al collasso non ècerto una notizia, non a caso oltre adaumentare i costi dei biglietti, il nu-mero dei treni è notevolmente dimi-nuito e moltissimi regionali sono statisostituiti dai ben più cari intercity, ma

la cosa che lascia perplessi è un'al-tra. Nonostante non vi siano i soldiper garantire un servizio essenzialecome quello ferroviario, lo scorso 21dicembre il Presidente Monti ha ap-provato il finanziamento di 1,1 mi-liardi di euro per il completamentodel Terzo Valico.Per chi non lo sapesse, il progetto delTerzo Valico consiste nella realizza-zione di una linea ferroviaria veloceda Genova a Tortona, al fine di mi-gliorare i collegamenti del capoluogoligure e velocizzare il trasporto merci.Al di là delle solite dichiarazioni di cir-costanza un'opera completamenteinutile. Innanzitutto a livello econo-mico i costi sarebbero esorbitanti,per realizzare i 54 km fino a Tortona,da lì poi i treni torneranno sulla vec-chia linea, si parla, complessiva-mente, di una spesa di 6,2 miliardi .Facendo un rapido calcolo 115 mi-lioni di euro a chilometro, tutto que-sto per un servizio riservato al solotrasporto merci, di cui non potrannousufruire i passeggeri. Un progetto totalmente inutile, vistoche le tre linee esistenti (le due deiGiovi e la Voltri-Ovada) sono in gradodi smistare oltre 3 milioni di teu, unitàdi misura dei container, e alla fine diquest'anno il traffico complessivo diquesti ultimi non ha neppure rag-giunto la quota di 2 milioni. Tanti soldi per un'operazione fine a sestessa, costosissima e inoltre realiz-zabile non prima di 8/9 anni, si parladel 2020. Tutto questo col solo ri-schio di peggiorare la situazione, pro-vocando, nei prossimi anni, unintasamento del traffico autostradale

congestionando le strade della ValleScrivia e dell'alessandrino, basti pen-sare ai numerosi camion che ver-ranno utilizzati per trasportare ilmateriale di scavo dai tunnel ai luoghidi stoccaggio. In conclusione un pro-getto che non velocizzerà la linea fer-roviaria e che non porterà alcunamiglioria al trasporto passeggeri, unaspesa economica folle in un periodogià critico di suo.Soldi che bisognerebbe usare per ot-timizzare realmente la qualità dei ser-vizi, infatti anche senza guardaretroppo lontano, la situazione delle no-stre stazioni ferroviarie è sconcer-tante.Il caso di Santa Margherita è unesempio lampante. Lo scorso otto-bre il Sindaco De Marchi, accompa-gnato dall'Assessore regionale aitrasporti Enrico Vesco, ha visitato lastruttura e ha parlato dei numerosiproblemi da risolvere, tra questi: l'im-possibilità per le persone disabili diarrivare al binario 2 e 3, la mancanzadi una sala bagagli e l'attuale situa-zione della sala d'aspetto, perenne-mente sporca e maleodorante. Pernon parlare della biglietteria automa-tica, fino a poche settimane fa eracompletamente impossibile utiliz-zarla, ora apparentemente sembrafunzionare, o almeno solo a volte.Nella maggior parte dei casi funzionasolo fino a che non sono ancora statiinseriti i soldi, poi dei biglietti richiestineanche l'ombra. Chissà, forse visto ilclima di crisi perenne in cui viviamo,questo sarà un primo tentativo perraccogliere i fondi necessari alla ri-qualificazione della stazione...

TIGULLIO

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Rapallo

Costruiamo insieme

Spettabile redazione,Innanzitutto, complimenti per il vostrogiornale, che coniuga in modo ammire-vole forme e contenuti.E’ con preghiera di pubblicazione chevorrei ricollegarmi all’articolo apparsosul no. 8/9 (settembre/ottobre) di que-st’anno, dal titolo “Il reparto dialisi c’è manon funziona”, e porre all’attenzione del-l’opinione pubblica una situazione scan-dalosa di cui forse pochi sono alcorrente, ovvero il fatto che il repartodialisi del nuovo ospedale di Rapalloavrebbe la concreta opportunità di fun-

zionare a pieno ritmo ma, per ragioniche andrebbero chiarite, così non è.Sono cittadino di Rapallo, e nel mese diagosto mi sono sposato presso lachiesa di San Giacomo di Corte in SantaMargherita Ligure.Mia moglie è cittadina inglese, così comeI componenti della sua famiglia, e suopadre, è costretto alla dialisi 3 volte asettimana. Per questo motivo, il viaggioin Italia per partecipare all’evento ha ri-chiesto un’adeguata preparazione al finedi evitare ogni eventuale rischio relativoa questa trasferta dall’Inghilterra.Siccome il reparto dialisi di Rapallo non èancora in funzione, il posto più vicino pereffettuare le sedute di dialisi sarebbestato il Centro Dialisi Riviera Ligurepresso San Salvatore di Cogorno. In al-ternativa ci sarebbe stato l’ospedale diSestri Levante, il quale però ci ha indiriz-zato anch’esso presso la struttura «ac-creditata» Centro Dialisi Riviera Ligure,sostenendo che tutti i pazienti stranierivengono lì indirizzati per via della satura-zione dell’ospedale di Sestri.Pertanto io e mio padre ci siamo recatipresso questo studio con largo anticipo(giugno di quest’anno) per prenotare lesedute nel periodo interessato. Lì ci èstato fatto presente che non c’era pro-blema per la prenotazione, anche se lalista delle persone che avrebbero rice-vute le cure era già alquanto lunga, mache le spese per le sedute sarebberoammontate a 250 euro ciascuna. Inpratica, 3 sedute in una settimana perun totale di 750 euro: una spesa, comesi capisce bene, molto elevata per unpensionato.Abbiamo scoperto poi, tramite una con-sultazione presso l’ospedale inglese diLeicester (città dove mio suocero ri-siede), che presentando la Tessera Sa-nitaria Europea unitamente ad undocumento di identità, mio suoceroavrebbe potuto ricevere le cure GRATISpresso la struttura pubblica italiana!Abbiamo pertanto chiesto alla strutturaCentro Dialisi Riviera Ligure di usufruiredei vantaggi di questa convenzione, maabbiamo ricevuto un «niet» categorico,essendo da loro richiesto il pagamentoin contanti.Riassumendo: un cittadino inglese in dia-lisi che viene a Rapallo potrebbe riceverele cure gratuitamente presso una strut-tura pubblica (in quanto è la Sanità Bri-tannica che rimborsa le spese a quellaitaliana) ma viene dirottato su una strut-tura «accreditata» privata dove deve pa-

gare di tasca sua senza alcuna possibi-lità (come abbiamo appurato) di esserepoi rimborsato nel suo paese.E’ chiaro che a questo punto ci siamo do-vuti impuntare per rimettere le cose nelloro ordine naturale. Siamo quindi ritor-nati presso la struttura di Sestri Levanteper richiedere di effettuare lì le sedute: ciè stato risposto in prima battuta che eratutto occupato. Dopo molte insistenze erivolgendoci direttamente al DirettoreGenerale dell’ASL 4 chiavarese dott.Paolo Cavagnaro, siamo riusciti ad otte-nere che 2 delle 3 sedute fossero effet-tuate a Sestri, mentre per la terza nonsarebbe stato proprio possibile.Abbiamo pertanto aggiornato il CentroDialisi Riviera Ligure del nuovo piano: ci èstato risposto che la terza seduta che ciabbisognava (che con le altre eravamoandati a prenotare a fine giugno) erainaccettabile, in quanto lo studio avevadeciso l’annullamento del turno serale enon c’erano posti disponibili durante ilgiorno! In pratica, il Centro Dialisi ha an-nullato tranquillamente e in completa au-tonomia la seduta non appena hasaputo che avremmo effettuato le altredue presso Sestri e che non avremmoavuto altra possibilità che fare la terzapresso lo studio privato.Ancora una volta abbiamo dovuto ri-chiamare l’ospedale di Sestri e quasisupplicare di far fare li’ anche la terza se-duta. La richiesta è stata infine accolta.E qui vorrei aggiungere, che il tratta-mento poi ricevuto da mio suoceropresso l’Ospedale di Sestri Levante èstato eccellente e ringrazio nuovamentetutti quelli che si sono adoperati per dar-gli le cure necessarie.Tralascerò, invece, tutti i problemi buro-cratici avuti successivamente relativi alla

procedura di ottenimento delle cure gra-tuite (all’Ufficio Stranieri di Chiavari nes-suno sapeva bene cosa fare in questecircostanze: ma com’è possibile ? Do-vrebbero essere a decine ogni estate glistranieri in vacanza che hanno dirittoalla dialisi gratuita !!).Le domande sulle quali vorrei, infine, cheriflettessero le amministrazioni (in parti-colare quella di Rapallo che dovrebbefarsi valere) e i cittadini che hanno acuore i problemi dei meno fortunati,sono le seguenti:- Ma per quale motivo sul nostro terri-torio una struttura pubblica, come quelladi Sestri Levante, deve «accreditare»uno studio privato per effettuare un ser-vizio di dialisi per i turisti stranieri che po-trebbe in modo eccellente essere datoalla struttura di Rapallo, nuova ed equi-paggiata? Se ci trova convenienza unostudio privato (che tra l’altro si fa pagarein contanti), perché non può farlo lastruttura pubblica? Questo è un veroscandalo.- Non è uno scandalo che ci siano deglistranieri dotati di Tessera Sanitaria Eu-ropea costretti a pagare di tasca lorocure che il loro Stato di provenienza gligarantisce anche nel nostro paese?Con la speranza che questo mio inter-vento possa dare un qualsiasi contributoal ritorno alla regolarità e spinga chi didovere ad intervenire perchè siano sem-pre le strutture pubbliche a fornire i ser-vizi primari e gratuitamente, nel rispettodelle regole.Ringraziandovi di cuore per il servizio cheanche voi offrite alla comunità, portandoall’attenzione di tutti problematiche im-portanti per i cittadini.Cordiali saluti

Angelo Olivieri

Un cittadino denuncia la disfunzione di alcuni serviziSANITÀ

Alti e bassi burocratici all’ospedale di Sestri Levante nella razionalizzazione delle prestazioni della dialisi. Intantonell’analogo reparto di Rapallo restano ancora chiuse le sale e le apparecchiature per mancanza di personale

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

LA LETTERA DEL MESE 4

Sull’assurdità di un ospedalenuovo e lasciato operativamentea mezzo servizio com’è attual-mente il N.S. di Montallegro, cisiamo espressi più volte. L’ultimadisfunzione, in ordine di tempo,che avevamo denunciato pochimesi fa riguardava proprio il re-parto di dialisi del polo sanitario ra-pallese: attrezzature all’avan-guardia ma inattive, anzi mai utiliz-zate, per mancanza di personale.La lettera del lettore riportata quia fianco apre un’ultima inquietanteparentesi sull’assistenza a una fa-scia particolarmente debole e a ri-schio cui appartengono i malatidializzati e su quanto la burocraziariesca a rendere problematico ildiritto del cittadino alla salute. Siamo alle solite insomma. Da unaparte il personale medico e para-medico che si fa in quattro per farfunzionare la baracca e dall’altra icodici e i codicilli di una burocraziamolte volte becera che spessoignora che i regolamenti si pos-sono anche interpretare, magaria favore di chi soffre.La Regione nel suo quadro di ra-zionalizzazione e di risparmio dellerisorse sempre più esigue – sem-pre sulla pelle dei cittadini s’in-tende – deve far quadrare i propribilanci. Si potrebbe sostenere cheriducendo i lussuosi e spaziosi uf-fici del palazzo regionale, il numerodi consiglieri e assessori, nonchédei loro portaborse di turno, qual-cosa si potrebbe risparmiare. Ma,badate bene, sono i soliti qualun-quisti ad affermarlo.

Emilio Carta

GIRI DI CHIGLIA

Certo, non è il nome che fa la differenza, ma la convinzione, il coraggio e la capacità di cam-biare il modo di amministrare la città e di rapportarsi con i cittadini.Nel rispetto di tutti ma senza concessioni, tentennamenti o genuflessioni, quando in giococi sono gli interessi della collettività rispetto a quei gruppi di potere, che pur essendo unaminoranza hanno instaurato un “sistema” che ha impedito a Rapallo di essere una cittàcome tutte le altre, condannando i rapallesi ad una perenne frustrazione di desideri irrea-lizzati che li ha portati, ormai, ad un complesso di inferiorità non solo nei confronti dellelimitrofe cittadine costiere ma perfino nei confronti di sconosciuti paesini dell’entroterra!

NOI non vediamo la realtà virtuale, dipinta e raccontata come imbonitoridai membri della maggioranza, durante i Consigli Comunali, dove tutto luccica e Rapalloè amministrata benissimo.NOI non vediamo i lavori e le opere realizzate da questa amministra-zione, come qualche esponente vuol farci credere leggendo in Consiglio un elenco in-terminabile di interventi effettuati. NOI guardiamo con i nostri occhi e tocchiamo con mano la realtà di Ra-pallo e vogliamo spodestare l’ignobile teatrino che ci ha reso lo zimbello di tutta la Liguria. NOI ci rivolgiamo agli anziani scoraggiati che subiscono, ai giovani chesognano qualcosa di meglio, ai cittadini normali perché aprano gli occhi e

decidano che è ora di smetterla di guardare ad unmondo di cui conoscono tutto, passato presentee futuro e non condividono nulla!

Non è ancora il momento diparlare di programma, ma lo fa-remo presto. Non aspettatevi miracoli o effetti spe-ciali ma UN PROGETTO DI CITTÀ si,e considerate che quello che per altre realtà e nor-male amministrazione, – pulizia, ordine, sicurezza,favorire l’energia pulita, trasporti pubblici che fun-zionano, riduzione dell’inquinamento, migliora-mento della viabilità – se realizzato nonvirtualmente, potrebbe essere il miglior pro-gramma che Rapallo abbia mai visto.

Noi insistiamo testardamente a pen-sare di rappresentare QUALCOSADI NUOVO E DI DIVERSORapallo come vUoi nasce dall’idea e dall’esi-

genza di un gruppo di ragazzi dai 20 ai 30 anni che insieme stacercando di fare qualcosa per la propria città. È un’esperienza im-portante, sia per noi che la viviamo da dentro, sia, credo e spero, per Rapallo,perché è un qualcosa di nuovo che, spero, possa trasformarsi anche in qualcosadi buono.I giovani rapallesi, e in generale i ragazzi della nostra generazione, non si interes-sano di ciò che accade intorno a loro, al massimo se ne lamentano, qualcuno siindigna, altri invece, come noi, pensano che sia arrivato il momento di passareoltre la semplice protesta, superare la rassegnazione, e finalmente agire in qual-che modo.Quest’esperienza è nata un po’ per caso, un po’ per sfida, un po’ per necessità. SI FA PRESTO A DIRE INFATTI CHE I GIOVANI SONO IL FU-TURO E CHE BISOGNA PUNTARE SU DI LORO. Molto piùdifficile, invece, è ammettere che noi siamo anche il presente,un presente che prima o poi dovrà diventare futuro, ma nelfrattempo è necessario fare qualcosa: il nostro futuro èadesso!Oggi siamo una trentina, ci riuniamo ognisettimana e dai primi incontri abbiamo cer-cato di capire quali fossero le priorità deinostri coetanei Rapallesi: il lavoro è alprimo posto, c’è poi la necessità di sfrut-tare meglio i servizi ed i ritrovi che già esi-stono (biblioteca per esempio) senzadimenticare la situazione delle strutturesportive della città. Abbiamo in mente di crescere ancora epresentare una lista di giovani alle prossimeamministrative in appoggio a Pier GiorgioBrigati; in quest’ottica ci rivolgiamo a tuttii giovani dai 18 e 30 anni che, liberamente,democraticamente, abbiano voglia di di-mostrare che anche a Rapallo ci siamo edabbiamo idee per cambiare e fare qualcosa di positivo per la nostra città.

IL 9 DICEMBRE 2010 NASCE

UN’ALTRA RAPALLO

www.unaltrarapallo.it www.rapallocomevuoi.it

NON siamo una delle solite alternative!

Pier Giorgio Brigati candidato Sindaco

ELEZIONI COMUNALI 2012Vera Di Sciorno

Rapallo come vUoi

Un’Altra Rapallo, Rapallo Città Futura e Rapallo come vUoi,

le tre liste civiche che mi sostengono sono la nostra unica speranza.

[email protected]�����������

Secondo voci incontrollabili (i datiche gestisce il Comune sono

quasi sempre tenuti occultati, comese il “comune”, alla fine, non fossimonoi) i Vigili Urbani, oggi assurti a “Po-lizia Municipale”, dovrebbero essere,fra provvisori e fissi, in numero di 45.Fra i buontemponi corre voce esista unconcorso fra i fotoamatori per pre-miare lo scatto che immortali un “can-tunè” ritratto in un qualsiasi angoloall’aperto di Rapallo che non siano illungomare o via Mazzini.Per essere una Città con ambizioni tu-ristiche, sono in verità ben pochi i VigiliUrbani a cui, se necessario, un ospitepotrebbe rivolgersi incontrandolo. Untempo circolavano in coppia: poi ne ri-mase uno solo ma, anche se solo,c’era. Chi non ricorda la zelante vigi-lessa sulla passeggiata? Prima,quando eravamo una Città con ancoraqualche rimasuglio di rispetto per i tu-risti, c’e n’erano alcuni che portavanosul braccio la bandierina della nazionela cui lingua sapevano parlare. Poi sonoscomparse sia le bandiere che i rela-tivi “vessilliferi”. Si disse che intervennero i sindacatiperché quel nastrino sul braccio evi-denziava una disparità fra chi si era in-dustriato per guadagnare qualcosinain più mettendo a reddito quanto im-parato e chi, invece, se ne “batteva”.Seguendo la logica italiana, anche danoi non si istituirono corsi per elevarela professionalità di tutti. Ci si è limitatia tarpare chi emergeva, così che tuttifossero allo stesso (basso) livello.Eppure ci sarebbe bisogno, in una cittàcome Rapallo, che la Polizia Urbananon desse solo multe, ma fosse la“sentinella” dell’estetica urbana, intesanel termine più globalizzante che vadal controllare l’emarginato che

dorme nell’unica sala d’aspetto dellastazione dove dovrebbero esserci in-vece solo quelli che pagano il bigliettodel treno, alla sporcizia non raccolta,al verde infestante che, fuoriuscendodai giardini privati ostacola l’agibilitàsui marciapiedi o quello incolto lungole bordure, le spiagge sporche e quan-t’altro, Certo, questo comporterebbedi girare per tenere sotto controllozone diverse. Un tempo utilizzavanodelle biciclette, oggi anch’esse scom-parse. Ma vediamo le due facce diun’unica medaglia. In realtà la PoliziaMunicipale è attualmente sotto orga-nico e non di poche unità. La “pianta”riferita ai “cantunè” parla chiaro: i vigilirapallesi sono il 25 per cento in menodi quanto previsto. Non solo: il con-trollo diretto delle telecamere, loro af-fidato, comporterà di sicuro qualchealtro sacrificio. O no?In Italia il corpo delle “Guardie Urbane”,nacque con un decreto del 1907, fir-mato Giovanni Giolitti e, a seguito disuccessive trasformazioni, sono dive-nute l’attuale Polizia Locale. Basterebbero uno o due di loro, impe-gnati in quel prezioso servizio che, per

funzionare però, dovrebbe avere allespalle poi un qualcuno che, ascoltate leloro segnalazioni, vi ponesse rimedio;sarebbe un servizio indispensabile perriportare Rapallo ad essere accetta-bile o è invece giunto il momento di co-minciare a chiederci se quei tempiandati, tanto da noi continuamenterimpianti, forse non si ripeteranno più,nè avremo più quel tipo di turismo: an-ch’esso è cambiato così come stacambiando il mondo.Certo: possono mutare gli interessi ole strategie per richiamare i turisti o lemode, ma lo sporco, se c’è, tale resta.E oggi ne abbiamo troppo, imputabilenon solo a chi lo dovrebbe eliminare aldi fuori della differenziata. I primi re-sponsabili, purtroppo, siamo noi citta-dini indisciplinati, ma a seguire anchechi non scopa mai le strade, non lavadi notte con il getto di auto-idranti, ma-gari limitatamente all’estate, i marcia-piedi che con il sole puzzano di urina esotto le auto parcheggiate, veri e pro-pri “rumentai” maleodoranti. Non pos-siamo aspettarci, come ideò il Manzoniper far finire sia la peste che il suo ro-manzo, che piova per risolvere i nostriproblemi! Nessuno che, dopo una mareggiata,vada a vedere in che condizioni sono levarie spiagge pubbliche, ridotte comel’Isola dei Famosi: e sì che sono poche.Devono invece telefonare i bagnantiper indurre qualcuno a fare un sopral-luogo, come se non si sapesse chedopo ogni “buriana” le spiagge diven-tano impraticabili. A fine estate, sui bussi leggono costosi inviti a tenere lespiagge pulite; peccato che la maggio-ranza di chi li legge o sono anziani opersone che, a causa dell’affollamento,non hanno potuto neppure usufruire diquelle poche aperte al pubblico; alle

altre ci pensano chi su di esse lucra.Non sarebbero stati più produttivi emeno costosi, ad esempio, dei ben vi-sibili cartelli posti all’entrata dellepoche spiagge fruibili dal pubblico senon vuol essere taglieggiato, con indi-cato l’ultimo giorno in cui è stata fattala pulizia di quella spiaggia, coinvol-gendo i fruitori per collaborare a te-nerla pulita sino alla prossima. Certoperò che la pulizia va fatta sul serio enei giorni poi indicati. Forse una presenza del Vigile avrebbecertamente evitato che i giardini DeMartino, fossero, per l’indispensabilepotatura, chiusi per settimane, sabati edomeniche comprese, impedendonel’accesso ai bambini e alle mamme no-nostante fossero cominciate le scuole,perché nessuno ai Venerdì sera, li pu-liva. Avrebbe anche impedito che i po-tatori che colà lavorarono, lo facesseroin spregio alle più elementari norme disicurezza. Facciamo veramente di tutto per di-mostrare che dei cittadini “non ce nepuò fregare di meno”. Il Vigile invecedovrebbe essere la “longa manus” del-l’Assessore incaricato che da solo nonpuò, ammesso che lo voglia o ne sia ca-pace, fare tutto.Indubbiamente i tempi sono davveromutati, così come si è rilassata l’edu-cazione che abbiamo impartito ai no-stri figli. I Vigili non si vedono più per lestrade a “vigilare” perché li abbiamotrasformati in burocrati. Ricordo cheda ragazzo, allo stagliarsi in fondo allavia della sagoma “du cantunè” con ilsuo lungo paletot nero, l’intero quar-tiere si dava “una regolata”. Oggi perottenere lo stesso rispetto, dovrebbeapparire un intero squadrone di can-tuné in tenuta antisommossa. Sta ve-ramente cambiando tutto.

Vigili urbani, “desaparecidos” o in numero insufficiente?SICUREZZA

In attesa delle oltre cento telecamere fisse e mobili per il controllo del territorio, il co-mando di Polizia municipale lamenta il 25 per cento in meno dell’organico previsto

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“Devo correre altrimentil’ufficio chiude”. Alzi la

mano chi non ha mai pronun-ciato o pensato queste parole.Uno sguardo all’orologio, il passoche diventa svelto, i battiti delcuore che aumentano, le goccio-line di sudore che bagnano lafronte e poi... una porta chiusa!Tutto inutile. Presto, questa storiella di vitaquotidiana, potrebbe non ripe-tersi più. Merito di una rivoluzionesilenziosa, con un nome ben pre-ciso “piano territoriale degliorari”, che fa meno notizia di unponte nuovo o di un muro siste-mato, ma si pone l’obiettivo di an-dare incontro alle esigenze dellefamiglie. Spesso per alcune prati-che come il rinnovo della cartad’identità si è costretti a uscireprima dall’ufficio. Chi lavora fuoricittà deve prendersi mezza gior-nata di ferie. Non tutte le prati-che, infatti, possono esseresvolte online. Ecco perché comefine ultimo del progetto c’èun’apertura degli sportelli comu-nali anche tra le 12 e le 14. Ecome in tutte le favole c’è unamorale che tanto farebbe piacereall’ex ministro Brunetta: megliosaltare un pranzo che un’ora dilavoro. “È fondamentale che lamacchina comunale capisca chedeve essere al servizio del citta-dino e non viceversa”, ammettel’assessore alla Famiglia CorradoCastagneto. Lo Sportello socio-sanitario ha giàiniziato questo percorso. Altri uf-fici potrebbero seguirlo. Ecco per-

ché, nel corso dell’anno, po-tremmo vedere lo Sportello unicoattività produttive (Suap) apertoanche il giovedì pomeriggio dalle14 alle 16, lo Sportello unico in-tegrato con orario continuato ilgiovedì dalle 9 alle 15 e l’ufficio In-forma Giovani disponibile al pub-blico anche il martedì e il giovedìdalle 8.30 alle 13.30 e dalle 14alle 16. Il culmine di questo pro-getto potrebbe essere l’istitu-zione di una giornata delcittadino, nei pensieri dell’asses-sore il giovedì vista la concomi-tanza del mercato sul lungomare:gli uffici resterebbero aperti conorario continuato e così anche inegozi. Ma intanto il mosaico

prende forma. Perché fare coin-cidere tutti gli orari non è sem-plice. Durante la giornata dellaFamiglia sono stati resi noti i que-stionari distribuiti in miledue-cento case, di Rapallo e Zoagli,per capire come i tempi della vitadelle famiglie e quelli educatividell’infanzia riescano a conciliarsicon i tempi del lavoro. E i risultatiemersi hanno dato uno spaccatosignificativo della città, numeriben più importanti dei sondaggielettorali che in questo periodoproliferano. Emerge, per esem-pio, che più di un terzo degli in-tervistati ritiene il suo comunepoco sicuro dal punto di vistadella criminalità. E viene alla luce

che le famiglie, per il loro tempo li-bero, non chiedano spiagge piùpulite e attrezzate per i bambini omaggiori aree verdi, ma piste ci-clabili. Presto verrà distribuita unaguida con tutti i servizi utili:dalla scelta del pediatra al-l’indicazione con orari e indi-rizzi degli sportelli. Un modo per ottimizzare il tempoe dominare gli orari che delimi-tano la nostra vita: quello dei ne-gozi, degli uffici, della scuola, deitrasporti e chi più ne ha più nemetta. Con una speranza difondo: che le corse, buste dellaspesa tra le mani, non diventinopiù vane.

La rivoluzione silenziosa delle nostre abitudiniUNA GUIDAE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SERVIZIdi Daniele RONCAGLIOLO [email protected]

7

Uffici comunali aperti anche nella pausa pranzo. Addio alle ore di lavoro perse perrinnovare la carta d'identità

Sotto l'albero di Natale i 24 gio-vani del Leo Club Rapallo-

Santa Margherita Ligure-Por-tofino hanno trovato un regalo: lanuova sede. Infatti grazie al Presi-dente Risso e al Segretario Pagliet-tini, si sono stretti legami cheaiuteranno entrambe le parti, in-troducendo nella vita del Golf Clubdi Rapallo un'ulteriore presenza digiovani. I ragazzi sono tutti under30 e il loro club sembra in continuacrescita, infatti il 7 dicembre, du-rante una distrettuale a Novi Li-gure, sono entrati 5 nuovi soci(Giacomo Antonini, Guido Cecchini,Emanuele Marchio', Luca Petazzi eManola Rissotto).Il loro ultimo impegno consiste nellaraccolta fondi per il TOD (tema ope-rativo distrettuale) e il TON (temaoperativo nazionale). Per il primostanno vendendo bottiglie di Bar-bera e Cortese d'Asti, al costo di 5euro l'una, per costruire delle po-

stazioni di lavoro perragazzi diversamenteabili. Il tema operativonazionale, invece, sisvolge con un oggettoprettamente natalizio:il pandoro, o meglio"Pandoleo", che vienevenduto al costo di 3euro. Si tratta di unamissione a più ampiospettro, volta ad aiu-tare le popalazioniafricane con la co-struzione di pozzi perl'acqua. Per contri-buire ad uno dei dueservice contattareAlessandro Oneto(3937198337). Altre iniziative in calendario per il2012 saranno un torneo di bur-raco in data 9 febbraio presso ilGolf di Rapallo, a favore di Make aWish, e la partecipazione all'orga-

nizzazione del Carnevale di Chiavaricon alcuni Club Lions e Rotary dellazona.Sembra che in pentola bollanoanche altre proposte, ma per il mo-mento non si possano rivelare,

anche se il Presidente Orso MariaAzzi si dimostra molto positivo.Per ogni informazione rivolgersiall'indirizzo di posta elettronicaleoc lub . rapa l losantamarghe [email protected]

Nuova sede per il Leo Club Rapallo-Santa-PortofinoUNDERE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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Finalmente è arrivato.. Tutti i lettori e le lettrici diAlessandro D'Avenia e del suo primo romanzo

"Bianca come il latte, Rossa come il sangue" forselo attendevano con trepidazione. Lo scrittore ha riferito che il suo nuovolibro "Cose che nessuno sa" è nato perrispondere ai numerosi quesiti di mi-gliaia di adolescenti italiani a propositodel primo romanzo. Già il titolo preannuncia un contenutodi sicura suggestione. Solo chi riesce avolare con la mente oltre i limiti del pos-sibile pur restando razionale può riu-scire a produrre o ad apprezzarequalcosa di indiscutibilmente magico.Margherita, la protagonista quattordi-cenne, sta per iniziare il primo anno diliceo scientifico. Ha molto timore di ciòche la aspetta, si sente esattamentecome tutti noi alla fine delle vacanze, apochi giorni dal terrorizzante principiare

della scuola. Un cuore di ragazza che porta dentro undolore profondo, dilaniante, provocato dall'assenza delpadre che l'ha abbandonata. Inizialmente i compagnil'additano come "strana", tutti tranne Marta, una gio-

vane imprevedibile, che avrà la no-bile abilità di sollevare ogni voltal'animo di Margherita, contagian-dola con la propria allegria.Il loro prof di lettere è davvero unpersonaggio interessante. Giovaneprecario appassionato - sarebbeassurdo se non fosse così - di let-teratura antica e moderna, legatosentimentalmente alla proprietariadi una libreria, Stella. Lui però sa inapparenza comunicare unica-mente attraverso la pagina stam-pata, mentre lei vuole azioniconcrete, e quando si prospetta lapossibilità di una stabile vita in-sieme lui fugge per paura, si rende

conto di agire total-mente e inesorabil-mente contro tuttoquello che egli stesso af-ferma e cerca d'impri-mere nelle giovanivolontà dei suoi studenti. Come capitola questa vi-cenda intricata e co-mune ad alcune situa-zioni odierne? Lo sco-priamo.. leggendo. Ulteriormente enigmatica la figura di un liceale dagliocchi di ghiaccio, il difficile sorprendente dolce Giulio,maggiore di pochi anni di Margherita, il quale occu-perà uno spazio rilevante nel cuore della giovane. Un libro traboccante di silenzi, fondato su profondiconcetti che toccano l'intima essenza del lettore,un'opera colma di idee pensieri immagini contra-stanti, di dolore amore.Un calice... pieno di Cose che nessuno sa...

L’angolodi Rossella “Cose che nessuno sa”

NOI ABBIAMO IL CORAGGIO DI CAMBIARE. E TU?

Il mio lavoro in Consiglio da inizio mandato Tra le oltre 300 iniziative personali cito:n. 49 interpellanze discusse in Consiglio Provincialen. 25 ordini del giorno proposti e votatin. 12 espressioni di opinione proposte e discussen. 46 mozioni discusse in Consiglio Provincialen. 87 interrogazioni scritte o di Consiglion. 37 richieste di informazionin. 56 accessi ad atti non evidenti con altri mezzin. 5 richieste di patrocinio a buon finen. 13 emendamenti di bilancion. 480 partecipazioni attive e completea Commissioni Consiliarin. 220 interventi in Consiglio Provinciale suitemi da me proposti, o in risposta a discussionidi giunta o di altri consiglierin. 600 articoli sui quotidiani e siti on-line

� Le soluzioni per superare i disagi e i costi delladiscarica di Scarpino di Genova� L’impegnativa per l’avvio del centro per la tutela dell’infanzia nel Levante Ligure� L’azione contro l’attuale ridimensionamento scolasticoredatto da Provincia e Regione� La forte presa di posizione a favore dei creditori dopola liquidazione di Promo Provincia� La lotta contro l’iniqua tassazione sui passi carrabiliprovinciali a raso e le sanzioni sui controlli alle calderine� Le proposte per lo sviluppo del turismo condivise daalbergatori e altri operatori del settore� Le azioni concrete per le infrastrutture liguri compresala Gronda di levante, il tunnel Fontanabuona-Rapalloed il tunnel Rapallo-Santa Margherita Ligure� L’individuazione e le proposte per superare la crisidal comparto edilizio e del lavoro

Così come pubblicato periodicamente e sin dall’inizio del mandato provinciale (2007) metto al correntei cittadini di Rapallo a riguardo delle cose da me proposte nel Consiglio. Potete verificare come sempredal sito www.pernigotti.net, nella sezione “politica”, controllare il mio operato, verificare quantodetto e fatto in Provincia ed infine proporre come sempre critiche o idee costruttive, scrivendo [email protected] oppure incontrandomi direttamente a Rapallo

LIGURIA MODERATA - IL FUTURO È ADESSO

Consigliere Provincia di Genova

Massimo Pernigotti Consigliere ProvincialeEletto grazie a Voi nell’aprile 2007 sono divenutoConsigliere della Provincia di Genova di opposi-zione nella coalizione di centro destra.A quasi cinque anni dall’inizio del mandato, cheterminerà nel 2012, vorrei renderVi partecipi dellavoro da me svolto così come promesso durantela campagna elettorale.

La necessità di un battello-fanalefu discussa per la prima volta

nel 1600, ma si concretizzò sol-tanto nel 1732 con Il primo esem-plare che fu ancorato sul-l’imboccatura del Tamigi alle portedi Londra e portò il nome di Nore. Originariamente i battelli-fanale (noticon il termine di light-ship o light-ves-sel) erano navi mercantili “trasfor-mate”, ma dal 1820 furono co-struite appositamente con la tecno-logia del tempo. Incidenti e collisionicontribuirono a migliorare le suc-cessive costruzioni, che furono sem-pre più grandi e adatte allo scopo. All'inizio del 1900 esistevano oltre750 light-ships in tutto il mondo con10.000 membri d'equipaggio. I Li-ghtshipmen ebbero una vita difficileper l’esposizione ai colpi di mare, agliincidenti di varia natura tra cui gliodiosi affondamenti subiti dai som-mergibili tedeschi per sabotare iltraffico nemico nella 1a e 2a guerramondiale.In generale, per 5-6 mesi l’anno, lavita a bordo era di una noia senzafine, non accadeva mai nulla. I mari-nai avevano i loro compiti quotidiani emolti si dedicavano a lavori manualid’artigianato. Il nome The Light-shipBasket fu scelto poiché le cesteerano fatte a mano dagli uomini chegestivano i battelli-fanale della costadi Nantucket. Oggi, al suo posto sierge una piccola piattaforma dotataanche di elicottero. Per tutto l’800 e nella prima partedel ‘900 i battelli-fanale avevano dueequipaggi composti di 6 marinai e uncomandante che si alternavano abordo per un mese. Erano accurata-mente selezionati dalla Trinity House(U.K.), dovevano prestare giura-mento, ed erano soggetti ad unadura disciplina di bordo. Ogni uomoaveva una Bibbia e non mancava unafornita biblioteca. Nei lunghi mesi in-

vernali del Nord Atlantico il mestieresi rivelava molto impegnativo e peri-coloso, e ci volevano 15 o 20 anni diservizio per essere promosso Ma-ster. Le vedette di un battello-fanalespesso avvistavano le navi in peri-colo, ma non sapevano come aller-tare i mezzi di salvataggio sullaterraferma. A risolvere il problemadelle comunicazioni ci pensò Gu-glielmo Marconi che nel 1892 iniziòi primi esperimenti-radio ottenendoda subito eccellenti risultati. Il primomessaggio radio “nave-terra” fuemesso la vigilia di Natale del 1898dallo stesso Marconi che riuscì amettere in contatto il faro di SouthForeland (Dover) ed il battello-fanaledi East Goodwin (sull’imboccaturadel Tamigi) sulla distanza di 19 km.

Nel disegno si notano le lunghe “an-tenne Marconi” che scendono dallatesta d’albero. Il primo segnale disoccorso radio fu trasmesso dalmarconista del battello-fanale il 17marzo 1899, con l’incaglio del mer-cantile Elba sui banchi delle Good-wins. Il 30 aprile di quell’anno, lostesso battello-fanale trasmise unproprio segnale di soccorso, quandofu investito dal SS Matthews acausa della nebbia fitta. In numerosiporti del mondo anglosassone ca-pita, ancora oggi, di vedere batelli-fa-nale lungo le banchine adibite amuseo. Sono pitturati di rosso, per-fettamente manutenuti e visitabili.Ma poco si sa, almeno in Mediterra-

neo, della loro trascorsa funzione edei tormenti dei loro equipaggi. Alcontrario, esiste una corposa biblio-grafia sui fari e sui loro solitari fari-sti, storie che partono dagli alboridella navigazione, e dopo due millenniemergono ancora con spettacolarifotografie aeree pubblicate su rivi-ste, libri e persino sui calendarid’ogni nazione marinara che si ri-spetti.Che funzione specifica aveva questaimbarcazione? Innanzitutto pos-siamo assicurare il lettore che nes-sun equipaggio al mondo fu maitanto amato dai marinai del passatocome la ciurma di un battello-fanalepiazzato stoicamente in mezzo almare sotto i colpi dell’oceano. Il battello-fanale stazionava alla fondanel punto di convergenza delle rotteoceaniche davanti ad un grandeporto, ma aveva pure il compito didelimitare scogliere e bassifondi, manacquero soprattutto come rispostaai tanti disastri navali provocati dallemareggiate e dalle nebbie stagionaliche “storicamente” caratterizzanovaste aree interessate alla naviga-zione. I battelli-fanale furono quindicollocati nei punti di traffico intenso

come il passaggio della Manica, ilKattegat-Skagerrak e per implemen-tare la sicurezza della navigazionelungo le sponde Est ed Ovest delNord Atlantico, ma anche dell’Au-stralia. Se si considera che i mag-giori scali del mondo, sono sortiall’estuario di grandi fiumi, allora s’in-tuisce la funzione del battello-fanalecome punto di riferimento per l’at-terraggio di una nave, segnalando lapropria posizione (riportata sullacarta nautica) con il suo inconfondi-bile fascio di luce o con il temuto se-gnale da nebbia. Ancora oggil’avvicinamento al porto rappresentala fase più delicata del viaggio, per viadella corrente di marea che si formaalla “barra” del fiume. Senza l’aiutodel pilota-fiume, sarebbe materiaassai ardua da affrontare. L’epopeadi questi mezzi ausiliari durò 150anni e terminò alla fine degli anni ’60,quando innovative tecnologie di tri-vellazione permisero la loro sostitu-zione con fanali alloggiati supiattaforme impiantate su fondali si-curi.Ogni marittimo di qualsiasi genera-zione avrebbe qualcosa d’inedito daraccontare, per esempio, sul pas-

CURIOSITÀ

Quando i “fari” galleggiavano sulle onde...

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIE DI MAREdi Carlo GATTI

10

1845 – La 1° foto del Nore Primi anni ʼ70 lʼultimo NORE in disarmoIl nome Nantucket é forse il più citato nella

letteratura marinara mondiale

Il battello-fanale Carpentaria oggi Museo nel porto di Sidney

L’Inghilterra ha avuto una lunga storia di dominatrice dei mari, e da questa sua posizione privilegiata ha datomolte “prime idee” di progresso in campo navale

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saggio del Canale della Manica (En-glish Channel o semplicementeChannel). Avventure e disavventurea causa della nebbia che acceca, pa-ralizza e incute paura per molti mesil’anno. Quante navi ha salvato il b/fdi Sandettie? E’ difficile dirlo. Certecose il marinaio le cancella dalla me-moria per non dover cambiar me-stiere...Il cocktail si fa ancora più micidialequando alla nebbia si aggiunge il traf-fico che attraversa la Manica colle-gando, in tutte le direzioni, l'OceanoAtlantico al Mare del Nord e al Mar

Baltico. Con il passaggio di oltre 500navi il giorno, il Canale è uno deitratti di mare più pericoloso almondo. A questo traffico sull’asseprincipale, si aggiungono i traghettiche fanno la spola fra Dover e Calaisin direzione NW-SE. Fino all'apertura del Tunnel della Ma-nica, questo flusso era ancora piùintenso in quanto provvedeva sia altrasporto di persone che di merci,in compenso é in forte aumento il gi-gantismo navale. Per questo ulte-riore problema sono scesi incampo gli Stati monitorando l’intero

traffico con strumenti speciali. Siasulla costa inglese che su quellafrancese, esiste un collaudato si-stema chiamato VTS (Vessel TrafficSystem). Il Servizio é attuato dalle ri-spettive Coast Guard che infor-mano le navi sul traffico in corso esuggeriscono le opportune mano-vre da compiere. E’ risaputo infine che le super con-tainers e le pericolose super pe-troliere imbarcano il Pilota-mareper superare gli spazi più critici. Fi-nalmente, dopo tanti incidenti, colli-sioni, inquinamenti, si é capito chene valeva la pena d’investire sulla si-curezza in tutte le sue forme. Non é certo passata un’eternità,ma ricordo ancora il racconto di unmio anziano comandante che oggiha l’aria di una favola... “Era il primodopoguerra, si navigava per due

soldi e l’unico strumento di bordoera l’inaffidabile radiogoniometro...Un giorno ci trovammo immersinella nebbia che potevi tagliare conil coltello, ma il pericolo era un altro,c’erano ancora centinaia di mine va-ganti della 2° guerra mondiale e perschivarle si manovrava nel centrodel Canale sperando che le altrenavi avessero il radar e ci schivas-sero. Si navigava alla cieca e fi-schiavamo in continuazione... laManica era un incubo!”.Per tante vecchie carrette di queitempi, dover affrontare il doppio im-buto della Manica era sempre unabrutta avventura. Non esistevano assistenze da terra,il radar era ancora un privilegio dipochi armatori, le radio-assistenzeerano un work in progress e i se-gnali più affidabili erano i gabbianied il colore del mare che indicavanoin qualche modo la distanza dagliscogli. Il comandante era sicurodella propria posizione soltantoquando avvistava o riconosceva ilsegnale acustico del battello-fanale.Questa assoluta necessità di fis-sare sulla carta nautica il “fix”(punto nave) dal quale procederecon una nuova rotta, spingeva lenavi di avvicinarsi a volte anchetroppo al battello-fanale e, per que-sta tragica necessità, non manca-rono le collisioni, gli affondamenti, gliincagli, i feriti e i morti di cui abbiamoparlato.

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La foto in alto mostra uno degli ultimi battelli-fanale costruiti in Svezia. Si tratta del Fla-den n.29, oggi museo galleggiante ormeggiato nel porto di Göteborg (Svezia). La navefu costruita nel 1915 e rimase in servizio sino al 1969 quando fu sostituita da un faroinstallato su un traliccio ben piantato sul fondo. In quegli anni e con lo stesso metodo,furono sostituiti nel mondo circa un migliaio di battelli-fanale che andarono in pensionedopo essere stati onorevolmente al servizio del traffico navale per 150 anni.

Anno 2012. E' appena nato, ma leprevisioni non sono rosee.

Innanzi tutto, osservano i più supersti-ziosi, è anno bisestile e sentenziano:“anno bisesto, anno funesto.” Dopo aver fatto i debiti scongiuri, conti-nuano: “E' l'anno della crisi, anzi della re-cessione globale, con tutte le calamitàche questa porta con sé, e, dulcis infundo, è l'anno della fine del mondo, se-condo una “simpatica”, diciamo noi, pro-fezia Maya.”Di fronte ad uno scenario così apocalit-tico, cosa può fare un cittadino normale,che è a posto con la sua coscienza econ il fisco, che ha un mutuo da pagarele cui rate vanno a scadere ben oltre il21 dicembre 2012 (data della pre-sunta fine del mondo) e che si è vistospostare la data del pensionamento diqualche anno in avanti rispetto a quellapreventivata?La prima reazione è quella di esclamarea piena voce: “Crepi l'astrologo.” Poi,chiamando in aiuto quei pochi neuroniche gli sono rimasti dopo le spese na-talizie, il pagamento dei vari conti arre-trati e qualche bevuta in più a fine annoper dimenticare, cerca di fare una pre-visione ragionevole di quello che sarà il2012 e di come potrebbero andare ve-ramente le cose. Ed è quello che vogliamo fare anche noi,che per natura siamo ottimisti e non cilasciamo certo impressionare dallevarie cassandre mediatiche che imper-versano in questi giorni di inizio anno. Innanzi tutto : “Anno bisesto, anno fu-nesto.” E chi l'ha detto?L'anno 2012 è bisestile perchè fin daitempi di Giulio Cesare, il condottiero ro-mano di buona memoria, il quale, se-guendo le indicazioni dell'astronomoSosigene, aveva fissato la durata del-l'anno in 365 giorni e 6 ore, si ravvisòla necessità di regolarizzare le 6 ore ec-cedenti i 365 giorni annuali, cumulan-dole ogni quattro anni in un giorno in più,affinchè dopo tre anni di 365 giorni ilquarto fosse di 366 – praticamentel'attuale nostro 29 febbraio. Questo problema della durata dell'anno

solare e del calendario ha sempre inte-ressato i popoli fin dall'antichità. Ricor-diamo che già gli egizi, i babilonesi, i grecied appunto i romani avevano il loro ca-lendario. Nel 1500 il pontefice GregorioXIII riformò il calendario giuliano, consi-derando con maggior precisione la du-rata dell'anno in giorni 365, ore 5,minuti 48 e secondi 51, ma arrivandoin sostanza alla stessa conclusione diGiulio Cesare, e cioè stabilendo la du-rata dell'anno in 365 giorni, con il ricu-pero di un giorno ogni quattro anni. Siccome però restava ancora una pic-cola frazione di anno che, accumulan-dosi, avrebbe dato luogo ad un giornoogni quattro secoli, decise di non consi-derare bisestili tre anni secolari conse-cutivi, ma l'anno centesimo del quartosecolo. Un concetto questo che, a dir laverità, agli occhi di noi poveri umani dallavita abbastanza limitata, è decisamenteun po' difficile da assimilare. Il calendario gregoriano comunque,che è il nostro attuale, è stato adottatofin dal 1582.Abbiamo voluto fare questa digressionedi carattere astronomico per sfatare lasciocca superstizione che attribuisceall'anno bisestile, un anno normalissimoche completa il tempo che la terra im-piega per compiere una rivoluzione at-torno al sole, qualità funeste e foriere disventure. La recessione. La crisi economica c'è,questa è una realtà che è entrata diprepotenza nella nostra vita, nei nostripensieri e nei nostri discorsi. Abbiamofamiliarizzato con termini inusuali comespread (divario di rendimento tra i titolidi stato italiani e quelli tedeschi), default(mancato pagamento, bancarotta)legge di stabilità (insieme di provvedi-menti economici imposti dalle istituzionieuropee).Siamo profondamente turbati dallospettro della disoccupazione, della re-cessione e dalle maggiori imposizionidella manovra economica del governo,che andranno ad incidere sui già mo-desti redditi del ceto medio e dei menoabbienti e che sicuramente ci indur-

ranno a cambiare i nostri sistemi di vita,improntandoli ad una maggiore auste-rità ed al drastico contenimento dellespese. La società civile si interroga:siamo ormai in una situazione disbando, senza speranza ? Noi pensiamo di no, perchè riteniamoche il popolo italiano abbia tutte le ca-pacità per uscire da questa che è unacrisi economica e di valori etici, comedel resto ha dimostrato in diverse oc-casioni alle quali la storia, anche re-cente, ci ha posti drammaticamente difronte. E' un imperativo, quello di farcela, chetutti dobbiamo imporci per costruire unfuturo migliore non solo per noi, ma so-pratutto per i nostri figli ed i nostri ni-poti.E' per essi infatti che dovremo affron-tare gli inevitabili sacrifici delle misureanticrisi, per poter guardare con fiduciaal futuro, nella considerazione che i gio-vani costituiscono quel capitale umanoche è la vera ricchezza di un Paese,nonché la sua più importante garanziadi poter affrontare la competitività glo-bale, e come tale deve essere salva-guardato e protetto.

Ed ora un pensiero positivo nei con-fronti delle donne che, a nostro parere,anche se decisamente di parte, sono ingrado di dare un contributo di positivitàe di speranza in un futuro migliore. E' per questo che auguriamo a tutte ledonne di poter trovare, nel nuovo anno,maggiore spazio nell'economia e nellapolitica., così come raccomandano leprincipali istituzioni economiche mon-diali come l'OCSE e la BANCA MON-DIALE. Infatti, sebbene sia opinione comuneche sostenere l' “empowerment” fem-minile, ossia il peso numerico ed il po-tere delle donne in politica e sui posti dilavoro, sia uno degli strumenti indispen-sabili per fare sviluppo, in Italia il poterefemminile è ancora molto limitato, a dif-ferenza di Stati come la Germania,l'Argentina, il Brasile e la stessa Nigeria,dove ci sono donne che reggono le sorti

del loro paese. Molti sostengono che le donne cambie-rebbero quel metodo di comando tipi-camente maschile che ha contribuito aportare al disastro economico e finan-ziario. Pur non essendo così drastici,noi riteniamo che l'esperienza femmi-nile, che nasce dalla concretezza dellafamiglia, sia in grado di stabilire le verepriorità della vita della comunità , e chela sensibilità femminile e l'empatia coldolore degli altri, possano far com-prendere che una politica femminile èuna politica più umana. Le donne inoltresono trasversali e si alleano con le av-versarie per portare a casa il risultato,che è sicuramente più importante dellevarie logiche politiche. Il 2012 sarà l'anno delle donne? E'questo il nostro augurio a tutte ledonne.

Profezia dei Maya Cari amici lettori, sorridete con noi difronte a queste previsioni che, se daun lato suscitano soltanto ilarità, dall'al-tro possono assumere un significatosimbolico: il mondo finisce per chi ri-nuncia a guardare avanti , ad essere po-sitivo, a credere nelle potenzialità e nellaforza dell'uomo, a riporre fiducia nelleistituzioni, a dedicare anche una piccolaparte della sua vita agli altri ed alla co-munità. Sorridiamo al Nuovo Anno, perchè nullaè più positivo di un sorriso. Auguri!

CRISI

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

PIANETA DONNAdi Elena LAVAGNO CANACARI

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2012, tra scongiuri e speranze: sarà l’anno delle donne?

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Fax +39 0185230533AGENZIA DI RAPALLO

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Lasciato l’agglomerato caotico divia Betti, la strada provinciale si

inerpica verso la borgata di SanMaurizio di Monti, passando al disotto di un poggio ridente pressoGravero (“Grè”) sul quale dominala villa Molfino, arcadica dimora set-tecentesca di una delle più illustrifamiglie rapallesi. Una sede in cam-pagna per la villeggiatura formata dacostruzioni dai colori e linee tipica-mente liguri, con alle spalle il folto delbosco e i filari dei severi cipressi col-locati due secoli or sono a formaresul fianco del colle la lettera “A” comededica ad Amalia, la consorte di Am-brogio Molfino, deputato del nostrocollegio per molte legislature.La “villa”, che era stata in possessodi Francesco Maria Stronati, poi degliAssereto, pervenne per via eredita-ria ai Molfino che ad essa dedicaronoparticolari cure di abbellimento e va-lorizzazione, legandole così il proprionome. Vi si accedeva per una stradaadatta alle carrozze a cavalli, avevaun teatrino all’aperto per spettacoli,letture e rappresentazioni e nonmancava anche una cappella privata,dedicata a San Francesco Saverio.Un particolare romantico era costi-tuito inoltre dal cosiddetto “cimiterodei cani” nel parco, del quale si ritro-vano non poche segnalazioni in guideturistiche anche recenti. Si trattavain origine delle sepolture di animaliappartenuti ai proprietari della villa,come confermavano le lapidi distri-buite lungo un sentiero nel bosco. Nevogliamo ricordare alcune partendodalla più antica, costituita da una co-

lonna sormontata da un’anfora etru-sca datata 1841 e con le parole: “Aduna fedeltà più che umana”. Un altromarmo recava inciso: “Amico fedeledi due lustri di Ambrogio Molfino -1864”. Dello stesso anno era anchela lapide che ricordava: “Intelligente,grazioso, obbedì nove anni ad Ama-lia Molfino”.Una nota storica, diremmo, era of-ferta dal testo di un’altra dedica cheaffermava: “De Pretis lo donò a Mol-fino nel 1867. Morte lo rapiva nel1870” (la moglie del Presidente delConsiglio Agostino De Pretis eramolto amica di Amalia Molfino). Conla data 1878, infine, si incontrava lamemoria: “Nato tra i ruderi delle-’etrusca Pircos, vigilò guardiano diquesti boschi un lustro”. Probabil-mente era un pastore maremmano.Nel corso degli anni, in silenzio equasi clandestinamente, molte altresepolture si erano affiancate sicché“u campu santu di chen” ma anchedi gatti e persino di un coniglietto eraun preciso punto di riferimento per irapallesi, meta anche di visite di ospitiincuriositi dal nostro incantevole en-troterra. Nel 1957 non mancò l’ini-ziativa di un gruppo di cinofili locali,collegati con esponenti della colonia

inglese soggiornante, che volevanoerigere nel cimitero (più antico diquello famosissimo di Parigi) un mo-numentino per ricordare il sacrificiodella cagnetta spaziale Laika, lanciatanel cosmo dai russi, e la notizia feceil giro del mondo.Come il lettore avrà notato, abbiamodovuto usare i verbi al passato per-ché il quadretto romantico oggi nonesiste quasi più. L’azione inarresta-bile della ruspa ha inesorabilmentetravolto le tracce di un patrimonioambientale e, se vogliamo, anchesentimentale, e con cieco furore sisono distrutte testimonianze signifi-cative, spezzando lapidi, vasi e recintinel procedere in mezzo al bosco perfar posto a una strada costituita dadetriti. I vandali poi hanno completatol’opera accanendosi particolarmentesulla chiesuola e l’abbandono totaleha favorito il degrado dell’arena al-

l’aperto e di altri elementi decorativiesistenti.Un angolo ricco di poesia e natura,un nido di memorie che nel 2005Carlo Vita, in un grazioso libriccino, haillustrato come un simpatico “SpoonRiver”, suggerito dagli epitaffi, è statopressoché cancellato e Rapallo deveriflettere, ancora una volta, su di unosperpero ingiustificato che pesa ne-gativamente.

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIA LOCALEdi Pier Luigi BENATTI

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TURISMO

Il cimitero dei cani nell’antico parco di Villa Molfino

Tutti i Giovedìtorna

GIROPIZZA!

Nel mese di settembre vi ave-vamo raccontato dell’ambi-

zioso progetto di restauro dellaChiesa Parrocchiale di Santa Mariadel Campo, gravemente compro-messa da un devastante incendio il9 giugno 2010. Costituitosi un comitato e poi un’as-sociazione, denominata AssociazioneSanta Maria del Campo Cultura Artee Tradizione, ad oggi i lavori proce-dono a ritmo incalzante, quindi pos-siamo aggiornarvi di quanto, graziealle generose offerte di enti pubblici eprivati, è già stato fatto, di quanto è incorso d’opera e in progetto.Per quanto riguarda l’interno dellaChiesa sono terminati, con un risul-tato davvero sorprendente, i lavori direstauro conservativo ed estetico diaffreschi, stucchi e parti indorate delpresbiterio. Sono stati, inoltre puliti imarmi e ritinteggiate le parti libere daaffreschi. Tutto è filato liscio sino aquando durante lo svolgersi dei lavori

è sorto un imprevisto che ha notevol-mente complicato i restauri. Un’infil-trazione localizzata nella zonaadiacente il campanile ha reso ne-cessario l’intervento dello “stucchino”e dell’“indoratore” con un supple-mento di costi di circa undicimilaeuro.Liberato il presbiterio dalle impalca-ture il 2 due gennaio sono state alle-stite le impalcature per restauraregli affreschi e gli altari della navata.Nel frattempo verranno puliti anchel’altar maggiore e le balaustre. Que-st’opera di risanamento è curatadalla ditta Studium di Caropreso eAnastasio di Recco. La spesa com-plessiva di questi lavori saranno di140.000 euro oltre al costo dei pon-teggi. Con l’occasione dei restauriverrà, inoltre, ripristinato l’impiantoelettrico gravemente danneggiatodall’incendio.Un volenteroso gruppo di giovani dellaparrocchia si è accollato il compito di

ripulire e ri-indorare tutti i lampadarima la grande fatica è certamente ri-pagata dal sorprendente risultato!Sono iniziati, inoltre, i lavori di risana-mento dei mobili della sacrestia. Giàterminato il restauro e già ricollocatoun armadio porta paliotti e portacassa processionale del ‘700. Attual-mente la ditta Calzolari e Garbarino diSanta Margherita Ligure si sta occu-pando del restauro di una scrivania innoce e castagno di inizio ‘700. Suc-cessivamente si cimenterà nel recu-pero del pezzo più importante emaggiormente danneggiato dallefiamme, ovvero dell’imponente mobiledella sacrestia di fine ‘600.La ditta Adeveno e Sambuceti di Co-gorno si sta invece occupando del re-stauro della statua lignea policromadella Madonna di Caravaggio con laBeata Giovanetta.Anche il quadro raffigurante NostraSignora del Rosario verrà restauratonel mese di gennaio presso il Labora-

torio Regionale di Restauro della Re-gione Liguria. I costi complessivi di queste opere direcupero si aggirano intorno ai300.000 euro e attualmente i fondidisponibili sono pari al 45 dell’interasomma. E’ nostro dovere ricordareancora una volta che chi volesse con-tribuire al risanamento della chiesapuò farlo attraverso queste coordi-nate bancarie:

Un ringraziamento va a quanti cre-dono e hanno creduto in quest’im-presa, che giorno dopo giornoprocede nell’intento di riportare agliantichi splendori la Chiesa Parroc-chiale di Santa Maria e le tante operedi pregio che in essa sono contenute,in modo da poter a nostra volta con-servare in buono stato la preziosaeredità che i nostri avi ci hanno la-sciato.

S. MARIA DEL CAMPO

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FRAZIONIdi Annalisa NOZIGLIA

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Terminato il restauro del presbiterioProsegue l’opera di recupero della monumentale chiesa grazie all’ Associazione Santa Maria delCampo Cultura Arte e Tradizione. Le fiamme sono ormai un triste ricordo del passato

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Intorno agli anni 1960-70 la pesca su-bacquea effettuata con l’ausilio di auto-

respiratore (erogatore e bombole) eraun’attività ricreativa molto gettonata.Ovvio che i primi obiettivi dei pescatori fos-sero pesci e grossi crostacei, ma spessoalcuni sub prelevavano come souveniranche rametti di corallo o più spesso colo-nie ramificate di gorgonia, soprattuttogialla e rossa, cresciute su sassi o stac-cate direttamente dalla roccia. Effettiva-mente a quei tempi quelle azioniapparivano del tutto normali e se i pesci,come le cernie e i crostacei, venivano sìsfoggiati come trofei ma quasi sempremangiati, un destino diverso era riservatoa quelle strane cose ramificate che, por-tate al di sopra della superficie, divenivanobrulli e curiosi oggetti, destinati a finire, conla loro base di roccia, come soprammobiliin molte case, per attrarre polvere in ab-bondanza, ma sempre meno l’interesse ola curiosità degli uomini che le avevano

strappate alla natura. Quella moda del tutto umana di “svaligiare”il mare e più in generale la natura, solo per-ché lo fanno gli altri, di cose che non hannonessuna utilità, se non come temporaneitrofei, è, per fortuna, un’abitudine di altritempi. Passi per chi raccoglie “cose”morte, come le conchiglie vuote, che, tral’altro, possono avere interesse scientificose prelevate da appassionati del settoremalacologico.Per chi ancora non lo sapesse, le gorgoniesono il frutto del lavoro di numerosi piccolipolipi, “parenti” degli anemoni e delle me-duse. Sono loro che costruiscono lenta-mente lo scheletro corneo e ramificato chele compone; un asse centrale costituito dauna proteina chiamata gorgonina. L’assecentrale è rivestito da un tessuto chiamatocenenchima, rinforzato da strutture calca-ree diffuse al suo interno, che mostra calicipiù o meno evidenti nei quali si trovano i po-lipi, capaci di ritrarsi nei calici se disturbati.

I polipi sono pressoché cilindrici con ottotentacoli pinnati, ossia muniti lungo la lorolunghezza, da entrambi i lati, di tante pic-cole estroflessioni. In questo modo ogni po-lipo, quando mostra i tentacoli estroflessi,aumenta la superficie capace di catturareil cibo. I polipi hanno una forma molto sem-plice “a sacco”. La bocca, che si trova alcentro dei tentacoli, fa entrare il cibo nel“sacco” che funziona da stomaco. Ciò chenon può essere digerito viene semplice-mente rigettato fuori dalla bocca che cosìassume anche la funzione di ano. Generalmente le gorgonie vengono consi-derate organismi coloniali particolari. Essesi sviluppano a partire da una larva plan-ctonica che ha origine dopo la riproduzionesessuale che avviene per fusione di due ga-meti. Sembra che i gameti siano prodottisolo in aree specializzate della colonia. Lalarva si fissa su di un fondale idoneo e dàorigine ad un singolo polipo primario cheinizierà a moltiplicarsi dando vita ad unanuova gorgonia.Ogni polipo è collegato con gli altri attra-verso una rete di tubuli che uniscono le ca-vità gastriche, consentendo scambio didiverse sostanze. Inoltre esiste anche unarete sensoriale che collega i polipi e con-sente una reazione collettiva in caso di di-sturbo. Attraverso essa, quando vengonoinfastiditi i polipi dell’apice di un ramo,anche quelli sottostanti reagiscono ritra-endosi. Il fatto che i polipi siano collegatitra loro porta a considerare le gorgonie, egli organismi con simili caratteristiche, noncolonie vere e proprie, dove gli organismidovrebbero essere ben distinti e capaci divivere autonomamente, come avviene peresempio nelle colonie di pipistrelli o di uc-celli, ma superorganismi, come lo si in-tende in ecologia, formati da un gruppo disingoli individui che interagiscono tra lorocome se fossero un unico organismo. È ilcaso delle api da miele, dove esistono indi-vidui nati da un’unica regina e autonomi,ma incapaci di vivere se non nella loro co-lonia. Nel caso delle gorgonie, come ab-biamo visto, il legame tra i singoli polipi èancora più stretto.Il lavoro dei polipi è relativamente rapido. In

un anno sono in grado di realizzare una pic-cola struttura che può raggiungere i diecicentimetri circa di altezza. Le grosse colo-nie di gorgonie rosse che si trovano nei fon-dali del Promontorio di Portofino hannoinvece decine di anni, sino a 50 e oltre perquelle che sfiorano il metro di altezza. In generale i ventagli formati dalle gorgoniesono disposti in modo che le correnti ma-rine possano attraversarli e questo per darmodo ai polipi di catturare un gran numerodi organismi planctonici, trasportati ap-punto nelle correnti marine. Se le correntiper qualche motivo cambiassero direzione,le gorgonie, incapaci di orientarsi nuova-mente, sarebbero destinate a soccom-bere. Tra i “nemici” di questi splendidianimali vi è una piccola ciprea, un molluscodalla conchiglia lucida (Neosimnia spelta),che si ciba dei tessuti e dei polipi. È capacedi produrre lacerazioni sui “rami”, che la-sciano intravedere l’asse centrale dellegorgonie, ma generalmente la sua attivitànon causa eccessivi problemi alle popola-zioni sui fondali. Generalmente, nei fondalia maggiori profondità, si trovano le gorgo-nie verrucose, che si riconoscono perchémostrano colore bianco e il calice cheospita i polipi rialzato in maniera caratteri-stica. A profondità minori (-25/-40 metri),sono comuni le splendide gorgonie rosse,dalla forma che ricorda un grosso venta-glio scarlatto. Sono loro che nell’Area Ma-rina Protetta di Portofino originano con igrossi “rami” un vero e proprio habitat, so-speso sopra il fondale, che ospita gli altriorganismi del coralligeno. Tra i “rami”, in-fatti, vivono e si fissano moltissimi organi-smi che sfruttano spesso l’orientamentofavorevole dei ventagli. Le gorgonie giallesono comuni negli ambienti ombrosi che sitrovano a qualche decina di metri dalla su-perficie. Gorgonie gialle e rosse possonocomunque trovarsi occasionalmenteanche a profondità rilevanti insieme allegorgonie verrucose. Più superficiali, anchese si trovano talvolta sino a 40/50 metri diprofondità, sono le esili gorgonie bianche,dai rami allungati, che spuntano tra lealghe verdi a pochi metri di profondità. Perla loro vicinanza alla superficie, soprattuttole gorgonie gialle e quelle bianche, possonorisentire dell’effetto delle stagioni partico-larmente calde e, in alcuni periodi estivi,sono state oggetto di estese morie cau-sate dall’eccessiva ed anomala tempera-tura delle acque marine.

VITA BENTONICAE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

NATURAdi Giorgio MASSA

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I ventagli viventi del mare

Una gorgonia verrucosa-Eunicella verrucosa.(foto P. Tessera)

Talvolta le gorgonie rosse possono mostrarsicon il ventaglio di due colori. (foto L. Capurro)

Una gorgonia gialla-Eunicella cavolinii. (foto M.Benvenuti)

una gorgonia bianca-Eunicella singularis, dallacaratteristica forma a candelabro. (foto R.Pronzato)

Le gorgonie, una delle principali attrazioni dei nostri fondali

Una gorgonia rossa-Paramuricea clavata. (foto L. Capurro)

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Quest’anno, almeno in teoria, i“botti” di fine anno non dove-

vano esserci. A Milano un’ordinanzali ha vietati per abbattere l’inquina-mento da polveri sottili (sic!). In altrecittà altrettanto civili, come Torino e,se ricordo bene, Venezia li hanno vie-tati per non provocare choc agli ani-mali da compagnia. Da Napoli invecesilenzio assoluto ma in Campania, sisa, toccare i “botti” è come sparlaredi Maradona o porre in discussione ilmiracolo di San Gennaro. A farlabreve, in diverse città liguri, tra cui Ge-nova e La Spezia, almeno ufficial-mente, i fuochi d’artificio sono statibanditi in segno di rispetto per le vit-time dell’ultima alluvione. Qualcunaltro amministratore del ponente li-gure li ha invece vietati ricordando ilrecente e drammatico rogo boschivotemendo una tragica ricaduta. Andando formalmente contro cor-rente, ma non è così, una lancia vacomunque spezzata a favore di quellecittadine che da secoli, vedi Rapallocon le feste di luglio e Recco con l’8settembre ad esempio, sui fuochid’artificio puntellano la loro economia.Rapallo ad esempio nei mesi scorsiaveva proposto una riproposizionedella notte dei fuochi anche per Ca-podanno.Il triangolo dell’iniziativa vedeva ai ver-tici l’Ascom, i massari dei Sestieri e,naturalmente il Comune. Il messaggioche alcuni mesi fa si voleva far decol-lare in pratica era questo: venite a

Rapallo a festeggiare il 2012: c’è ilChristmas village con i giochi per ibambini, danze e cotillons per giovanial chiosco della musica (con dj, pa-nettone e spumante) e in una pale-stra con un’orchestra più tradizionaleper le coppie meno sbarazzine. Inol-tre dopo mezzanotte un coloratospettacolo pirotecnico. Alla faccia diParigi che aveva vietato di brindare inpiazza con bottiglie di vetro per evi-tare tafferugli e disordini per l’imper-versare delle bande giovanili.Insomma se a Parigi non si potevabrindare con lo champagne e alzaregli occhi al cielo per ammirare i fuo-chi d’artificio (restavano comunque lespettacolari luci lungo l’Avenuedes Champs-Élysées) a Rapallo lo sipoteva fare impunemente. Inveceniente. Il golfo di Rapallo è così rima-sto al buio. Peccato.Intanto l’Ascom dopo il successo delChristmas Village prosegue la suamarcia come un bulldozer. A feb-braio, in occasione della festa degli in-namorati, nella cittadina rivierascadecolleranno infatti una serie dieventi denominati “Don Valentino”con un occhio di riguardo all’Argen-tina, al Tango, alla gastronomia edalla cultura di una terra che nel primoNovecento ha visto tanti italiani emi-grare in Sudamerica per sfuggire allapovertà. Ce ne anticipa qualche sprazzo Elisa-betta Lai, che da un anno ha preso leredini dei commercianti ridando en-

tusiasmo all’intera categoria: “Sì,sarà un evento dedicato all’Argentinaalla sua cultura, alla storia, alla mu-sica ed alla gastronomia di quelgrande Paese”.In particolare? L’11 febbraio inaugureremo al ca-stello una grande mostra dedicata alpittore Ernesto Morales, uno deimassimi artisti argentini il cui nonno,tra l’altro era un rapallino apparte-nente alla famiglia Tassara. L’Ascomsosterrà i costi della mostra mentreil Comune si farà carico gli eventi col-laterali. La nostra città sul lungomaresempre l’11 febbraio ospiterà ungrande spettacolo di danza con lapartecipazione del grande tangueroRoberto Herrera. Inoltre dal 10 al 12febbraio i commercianti promuove-ranno lo “sbarazzo” invernale. Cosìchi verrà a Rapallo potrà trovare l’oc-casione per comprare a buon mer-cato ed assistere ad eventi di grandeimpatto.D’Accordo, ma agli innamorati cosariserverete il 14 febbraio?Gli hotel Bristol ed Excelsior in quelladata ospiteranno spettacoli di tangoargentino così come le varie piazzettedel centro storico di Rapallo e di Zoa-gli che si trasformeranno in magicipalcoscenici con spettacoli itinerantied esibizioni di ballerini, le caratteri-stiche milonghe, dove verrannocreate apposite sinergie con i vari lo-cali ed esercizi pubblici per offrirepiatti tipici della gastronomia argen-

tina. Sarà una festa degli innamoratima non solo perché vogliamo ospi-tare tutti coloro che vogliono sentirsiparte viva di questa fiesta ma anchechi vuole coccole. Avremo persino ivenditori di fiori, in smoking natural-mente.Altri progetti?Stiamo studiando un “green carpet”primaverile sul lungomare per far co-noscere e promuovere la gastrono-mia ligure, quella verde, a base dierbe, dalle torte ai ravioli e a quellacucina cosiddetta povera del nostroterritorio. E per l’estate proporrò una riedizioneestiva del Village con casette a formadi cabine degli stabilimenti balneari.Vedremo cosa diranno gli iscritti diqueste proposte.

DON VALENTINO

Dall’11 al 14 febbraio una serie di eventi musicali, gastronomici e culturali nel segno del Tango

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

COMMERCIOdi Emilio CARTA

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Rapallo chiama gli innamorati... e non solo

La Festa più Romantica dell’Anno incontra il calore e la passione dell’Argentinacelebrandone le tradizioni folcloristiche e gastronomiche.

I nostri migliori Chef e Barman e le più Prestigiose Scuole Nazionali di Tango animeranno le piazze e le vie di Rapallo per una serata indimenticabile

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Rapallo è ....la vita è come un Tango

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RICORDO O SOGNO? QUANDO...

di Mauro MANCINI18

Dal Convento delle Clarisse al Castello dei SogniRAPALLIN

Il lettore di queste mie pagine si saràormai reso conto che la mia pro-

pensione alla ricerca del nostro pas-sato verte maggiormente alla vita edai sentimenti delle persone che quihanno vissuto, piuttosto che alle inte-ressanti, ma pur anco aride foto diquegli anni. Amo definire questo mio‘vagabondare’ nel tempo che fu: “ö giodi misci” (la passeggiata dei poco fa-coltosi), un modo dei vecchi rapallini divisitare, con poche risorse, la vita e i luo-ghi più inesplorati della nostra città.Questo girovagare mi porta oggi nellazona chiamata, in tempi lontani,“Stella”; la definizione attuale è “a-eNagge” derivata forse dal genovese“na-gea” (nella ghiaia) oppure da unaantica famiglia Avenaggi qui residente.Potremmo stabilire approssimativa-mente i suoi confini dal Convento delleClarisse al Castello dei Sogni; mi è diaiuto in questo ricordare la signora An-gela Cuneo “Lina”, classe 1922, chedalla ‘bûttëga’ della sua famiglia apertafin dai primi del novecento di fronte aigiardini delle Rane, ha fruito di un os-servatorio privilegiato sulla vita del se-stiere Seglio.Ella racconta: ” Quando ero bambina,nella villa che fu dei Riva, vivevano Gae-tan e Driottu, fratelli pescatori che ven-devano i prodotti del loro andar permare, tingevano le reti nel truogolo-forno ancora oggi esistente nella pa-

rete esterna; vivevano qui anche Ma-rietta e la sorella. Le case che eranoallora in riva al mare appartenevano aiRuisecco, agli Arata ed ai Canessa, alpiano terra viveva Bertin con il padre ela sorella; egli possedeva barche moltocapienti dai nomi Speranza, Italia,Roma con le quali trasportava i turisti ingite nel golfo; i suoi mozzi erano i fratelliPietracaprina: Vittorio, Andrea, Et-tore e l’indimenticabile Nino Gironi, cheosservavo andare sempre scalzi. Siraccontava che quando Ettore dovettecalzare le scarpe per andare al serviziodi leva,non riuscisse a camminare. Ber-tin era un armatore in miniatura cheper procacciarsi i clienti faceva sederel’anziano padre, con in testa il caratte-ristico berretto di lana blu con pon-ponrosso, sulla panchina di pietra sottol’eucalipto a ripetere l’invito: “Monsieur,batteau?” ai turisti stranieri. Pippo Ot-tonello gestiva col padre Giuseppe e lasorella Alice i bagni Europa nella spiag-getta detta ‘delle Monache’. Mio padre, il falegname Manuelo,aveva il laboratorio in via Avenaggi; da-vanti alla bottega teneva una barca chefece a pezzi quando due delle sue sei fi-glie corsero un pericolo perché usci-rono da sole col mare agitato. Driottuasseriva che Manuelo era il migliore pe-scatore di polpi dell’intero golfo Tigullio.La bottega del calzolaio Pietracaprinaera invece più avanti, in via Montebello,

al quale chiedevamo la pece perestrarci dai piedi le spine dei ricci dimare. In estate passavano da qui i figlidella famiglia Agnelli provenienti da villaSan Faustino, accompagnati da istitu-trici in divisa. Comperavano nel nostronegozio quei grandi cappelli di paglia, al-lora di moda, lo scrittore americanoEzra Pound e quello tedesco GerhartHauptman; il primo parlava poco, men-tre il secondo scherzava con noi bam-bine e ci offriva caramelle. I contiRobilant ospitavano nella grande villasul mare famiglie della nobiltà regnanteeuropea. Famiglie di emigranti rapallesitenevano qui i figli perché potesserostudiare in scuole italiane. Fu la guerrae il muro antisbarco che ci diviserodalla nostra spiaggia”.Il racconto della signora Angela è, no-nostante la sua età, vivace e commo-vente; sembra stia ancora vivendoquesta testimonianza.Nella foto di fine Ottocento è ben visibilela sagoma di un giovane eucalipto chediventerà, negli anni, il simbolo e ritrovonon solo della gente del quartiere, madi tutti i vecchi ‘rapallin’. Il 22 settembre2006 esso è crollato lasciando unvuoto nel ricordo e nei sentimenti. La si-gnora Daniela La Ganga, figlia di ‘Lina’ha voluto dedicare, a tutti coloro le cuiesistenze hanno animato il sestiere eche non sono più fra noi, la poesia qui ri-prodotta.

“Na-gea”, ”a-e Nagge”, Avenaggi

Epitaffio per l’eucalyptus delle Nagge

Addio Albero Antico,uno schianto.. e non ci sei più.Ci sgomenta il vuoto nel cielo,sbiadito e incolorea perdersi nel mare,ci stordisce il sole,non più filtrato dalla tua grandeombrae non sappiamo dove trovare rifugio.Senza profumo è l’aria,grigio il giardino:niente più bianche bacche in autunno,né gialla pioggia di stami a primavera.Addio caro eucalyptus,da due secoli ci guardavibenigno.Quando scorgeva la tua chioma,il barcaiolo sull’ondacapiva d’essere in portoe il viandante, vedendotiad un tratto dopo una curva,sapeva d’essere a casa.Tu ci amavi enella cadutanon hai nociuto ad alcuno,malgrado l’incuranza degli uomini.Grazie Albero amico,ora ti ergi maestoso e fieronei giardini della memoriadi ognuno di noi.

Daniela La Ganga

Rapallo, venerdì 22 settembre 2006

RAPALLINE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

COME ERAVAMO

di Bruno MANCINI19

Marzo 1959: dä o “Bar do Cappo” in “ciassa do Basso”

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Ascoltando alcuni di questi baldi giovani di cinquant'anni fa, si ricordauna serata indimenticabile, allietata da una bella cena in allegria, il tuttopreparato dai signori Lidia e Attilio, titolari del bar.

1 - Giulio Corio, professore di disegno, Scuola Statale di Avviamento Professionale “Manusardi”di Rapallo 2 - Michele Giordano; 3 - Giorgio Attolini; 4 - Giuseppe “Enzo” Morchio; 5 - Fortu-nato “Nocco” Olivari; 6 - Gianni Parodi; 7 - Giovanni Battista “Bacci” Ottonello; 8 - Luigi “Gigi”Tassara; 9 - Benedetto Pellerano; 10 - impiegato ufficio Poste; 11 - Mario Forella; 12 - SergioBarbieri; 13 - Piero Repossi; 14 - Ernesto “Ernestino” Negri; 15 - Anselmo “Mino” Figari; 16 -Luigi “Gigi” Garbarino; 17 - Ernesto Noce; 18 - Giovanni “Giuse” Radici; 19 - Alberto “Renato”Forzanini; 20 e 21 - signora Lidia con il marito Attilio Canale “Il Capo”; 22 - Pier Luigi Ros-sit; 23 - Alberto “Berto” Ventura; 24 - Gian Carlo Attolini; 25 - Anselmo “Mino” Millesimo; 26- Giovanni “Moro” Fabbi; 27 - Luciano Rossi; 28 - Bartolomeo “Berto” Cifalco

In alto: Luigi “Gigi” GarbarinoNella fila di centro: Luciano Rossi, Anselmo “Mino” Mil-lesimo, Alberto “Berto” Ventura (seminascosto dalla mac-china del caffè)In basso: Pier Luigi Rossit, Mario Forella, Sergio Barbieri

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Annuale riunione degli “Amici del Bar del Capo”Particolare del momento di festa, con alcuni partecipanti chemostrano lo... stendardo “ufficiale” della compagine

Giacomo Costae

Linda Bavestrellohanno celebrato le loro

Nozze di Diamantea S. Maria del Campoil 29 dicembre 2011

I più affettuosi auguridal figlio Anselmo,

la nuora Marina e il nipote Alessio

Prima di riprendere e completare l’ar-gomento affrontato nel numero pre-

cedente, mi preme mettere a fuocoalcune precisazioni.Ringrazio anzitutto coloro che mi incorag-giano a proseguire nella strada intrapresa(e sono tanti!) senza dimenticare chi nongradisce che vengano affrontate tematichee questioni che per troppo tempo sonostate tenute nascoste per reticenza o perragioni di opportunità e interessi “riservati”.Se ci sono opposizioni, malumori, astio eacredine per quello che scrivo, vuol dire cheho toccato il punctum dolens, ho centrato,come si dice, l’obbiettivo. L’indifferenza sa-rebbe un segno sfavorevole e minerebbequanto vado esponendo con rigore storicoe adeguata documentazione. Devo pertanto essere grato anche a certi“cattolici integralisti” che si strappano levesti come facevano a suo tempo i farisei.Si tappavano le orecchie per non ascoltarequello che aprioristicamente non accetta-vano. Questo atteggiamento rappresentaper me un ulteriore incitamento a conti-nuare a riflettere e a scrivere sui mali cheaffliggono la chiesa con la speranza di fa-vorire una necessaria chiarezza e traspa-renza. Un grazie particolare a quei preti chein segreto mi sostengono e incoraggiano.RINNOVAMENTO IMPROROGABILENon posso non condividere la convinzionedi coloro che ritengono che la chiesa ne-cessiti di un deciso rinnovamento. Nonmanca chi sostiene che la chiesa dovrebbeavere il coraggio di operare al suo internouna conversione a 360 gradi per aderire intutto e per tutto al dettato evangelico.Senza pretendere tanto, è mia intenzioneoffrire un piccolo contributo, che sicura-mente sarà respinto da chi comanda nellachiesa e non accetta rilievi o correzioni disorta. E’ certamente paradossale ritenereche l’umiltà evangelica si addica ai “fedeli”che devono stare “sottomessi” e non a chicomanda in nome di Cristo. Proprio per questo sorprende ancora oggil’atteggiamento umile di papa Giovanni PaoloI il quale non esitò a qualificarsi pubblica-mente come un “povero cristo”. E’ il caso di

ricordare che nessun papa si era “sbilan-ciato” tanto. “Canit extra chorum”: vale adire il suo è stato un canto fuori del coro. Ma veniamo all’argomento in questione:“les défroqués”, i sacerdoti che “lasciano”il ministero.E’ stato acclarato che il prete, anche se “li-cenziato”, può in casi di estrema necessitàesplicare la sua funzione, anche in presenzadi un prete autorizzato. (cfr.can. 976 del Co-dice di Diritto Canonico)LAICI “ANOMALI”Una domanda sorge spontanea: se le cosestanno così, il prete “dispensato” perchéviene considerato meno degli altri semplicilaici, che sono privi di quelle prerogativepresbiterali incancellabili ed indelebili? Sa-ranno laici sì, ma laici “particolari” o, se sipreferisce, “anomali” proprio perché man-tengono, anche se non lo esercitano, quel“carattere” che hanno ricevuto “in perpe-tuo”con l’ordinazione sacerdotale.Viene da chiedersi: quei “cattolici tutto d’unpezzo” che, sostenuti da esponenti qualifi-cati del mondo clericale, si ribellano e di-sprezzano questi ex sacerdoti divenuti laici“sui generis” come possono sentirsi in sin-tonia con la dottrina evangelica? ALLE ORIGINI DEL CRISTIANESIMOLa chiesa (quella che comanda) continua anegare ai preti la libertà di sposarsi, con-traddicendo ad un passato autentico, quellodelle origini del cristianesimoA questo proposito è superfluo ricordareche quasi tutti gli apostoli erano regolar-mente sposati e pertanto Cristo non con-siderò il matrimonio un impedimento allaloro missione. La donna non è mai statasottovalutata, anzi apprezzata per il suoservizio e la devozione incondizionata chenon venne meno neppure sul Golgota nelmomento supremo dell’agonia e morte delMaestro. In quella dolorosa “circostanza”tutti gli apostoli e discepoli “sparirono”,tranne Giovanni il più giovane, la Maddalenae altre donne coraggiose. Un dato è certo e inoppugnabile: la disci-plina del celibato non è di origine apostolica.Nei primi secoli non venne imposta in alcunmodo. Soltanto al principio (dal IV secolo) il

celibato fu visto come una pausa “eucari-stica” : veniva chiesto ai sacerdoti e ai laicidi astenersi dalle relazioni sessuali primadella comunione come momento di puritàrituale e di raccoglimento. “E’ dallo svolgi-mento di questo principio - annotava op-portunamente Gianni Baget-Bozzo - che sigiunge al celibato obbligatorio per i sacer-doti”. “Se infatti si vuole - precisava lo stu-dioso citato - che i sacerdoti si astenganodall’uso del loro matrimonio prima della ce-lebrazione dell’Eucarestia e prevale l’uso ro-mano della celebrazione quotidiana dell’Eu-carestia, è inevitabile che si deduca il crite-rio che già nel V secolo stabiliva Lupus ve-scovo di Troyes: “Chi non vuole che sigeneri nella clericatura, non costituiscasacerdoti dei coniugati”. L’astensione dalsesso diventa un atto di riverenza innanzialla realtà divina”.CELIBATO OBBLIGATORIOLa scelta celibataria era fino a quel mo-mento libera e personale, non stretta-mente legata all’ordinazione sacerdotale.Per trovare l’imposizione del celibato aipreti bisogna risalire al concilio di Elvira,presso Granada (un concilio non ecume-nico) del 306: il can.33 obbligava gli ordi-nati in sacris, impegnati nel ministero, adastenersi dal rapporto intimo con le lorospose e a non procreare figli, pena l’espul-sione. Soltanto con i concili Lateranensi del1123 e del 1139 venne sancita l’invaliditàdel matrimonio contratto da un ecclesia-stico che avesse già ricevuto gli ordini mag-giori. Fino a quel momento il matrimonio,anche se illecito, conservava la sua validità.Così quello che inizialmente era conside-rato un carisma accolto come segno di de-dizione totale al servizio del Regno di Dioveniva trasformato in una legge.Nelle Sacre Scritture non emerge affattoun vero e proprio obbligo al celibato.Che questa, poi, non fosse la esplicita vo-lontà di Cristo lo si può inferire dalla sceltadel primo papa, cioè Pietro, di cui il Vangelomenziona la suocera guarita appunto daGesù, come attestano gli evangelisti: Mat-teo cap.8,14-15, Marco cap.1,29-31 edinfine Luca cap.4,38-39.In verità c’è anche l’invito a vivere “da eu-nuchi” per il Regno dei Cieli” (Mt.19,12). Manon si tratta di un obbligo o di una imposi-zione. Gesù intende riferirsi alla scelta di chiliberamente rinuncia ad accoppiarsi.Il matrimonio dei preti è per molti cattoliciinconcepibile, ormai abituati ad una prassicelibataria. Detto per inciso, il celibato nonè sinonimo di castità.Mi permetto riportare una spiegazione “ori-ginale” di Montesquieu: era convinto che glisforzi dei Papi, nel sostenere ed imporre ilcelibato, fossero indirizzati ad affermare laloro potenza, che “non sarebbe stata dura-tura, se ogni prete avesse avuto a cuoreuna famiglia”. E’ una tra le tante tesi soste-nute in questo dibattito, che del resto ri-mane sempre aperto, anche se dichiaratochiuso per decreto dell’autorità papale.

LE ECCEZIONI ALLA REGOLANon c’è dubbio che oggi nel mondo catto-lico esiste una situazione anomala. Accantoa preti celibi, è presente una minoranza disacerdoti sposati: sono quelli che di recentehanno abbandonato l’anglicanesimo e sonopassati con le loro mogli e figli nella Chiesacattolica romana a causa del loro dissensonei confronti della ordinazione sacerdotaledelle donne. Se la Chiesa accetta preti spo-sati, ciò significa che la disciplina celibata-ria è e rimane di piena discrezione del Papa.Infatti Giovanni Paolo II ha sempre ribaditol’obbligo del vincolo come conditio sine quanon per l’ordinazione sacerdotale (cfr. En-ciclica “Pastores dabo vobis”). E’ importantenon dimenticare che nel mondo cattolicodi rito greco da sempre il prete sposatonon è un’eccezione: tuttavia chi si sposanon può essere eletto vescovo. Ma unprimo passo importante è già stato fattonella chiesa latina con l’ordinazione dia-conale di uomini regolarmente sposati.Non posso non esprimere una certa per-plessità di fronte all’atteggiamento duro esevero di Giovanni Paolo II. Questo papa,tanto apprezzato ed acclamato, nei primianni del suo pontificato negò qualsiasi di-spensa ai preti che chiedevano di essereesonerati, contraddicendo alle aperture pa-terne, anche se sofferte, di Paolo VI. Vennedisposto che i preti che chiedevano la di-spensa avevano l’obbligo di dimostrare cheerano stati costretti a subire l’ordinazionesacerdotale o affermare che non avevanoavuto piena coscienza di quello che face-vano. In questo modo non c’era bisogno didispensa, in quanto la stessa ordinazionesacerdotale veniva annullata, ritenendolamai avvenuta. Poi, a malincuore, dovette ac-cettare la linea precedente al fine di evitarescandali dannosi. Le dispense effettive conla licenza di matrimonio vennero concesse,per quanto possibile, “con il contagocce”.BAGET BOZZO: UNA VICENDA “SIGNIFICATIVA”Tutti ricordano la figura di questo cat-tolico, che si è trovato a percorrerestrade diverse.

Gianni Baget-Bozzo, prete intellettuale, collaboratore apprezzato del cardinal Siri,venne ri-dotto allo stato laicale: dopo varie vicissitudini fu “riammesso”, non essendosi sposato.

Giovanni Paolo II dimostrò subito la sua con-trarietà alla decisione presa da Paolo VI diconcedere la dispensa ai preti che la chie-devano: pose delle restrizioni, allentate apoco a poco.

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CULTURAdi Domenico PERTUSATI

20

“Les défroqués”: una scelta “controcorrente” (II)

Prima di essere ordinato prete a 42 anni,fu un esponente politico nel consiglio co-munale di Genova. Cattolico convinto erasolito ogni giorno (lo ricordo bene peraverlo più volte osservato) soffermarsi alungo nella chiesa del S.Cuore di Cari-gnano per pregare, meditando sul van-gelo in silenzioso raccoglimento. (Chissàse oggi i preti e i laici zelanti trovano iltempo per queste “cose”?) .Nel 1960 si schierò a favore del governoTambroni. Pochi anni dopo ricevette l’or-dinazione sacerdotale e fu tra i più ap-prezzati collaboratori del card. Siri che loaveva avuto come alunno al Liceo AndreaDoria. Ad un certo punto cambiò atteggiamentopolitico sostenendo la linea “craxiana”. Riu-scì a farsi eleggere due volte europarla-mentare. Apriti Cielo! Il Vaticano non tolleròuna tale presa di posizione. L’ordine era pe-rentorio: i preti non devono “fare” poli-tica!). Gli fu imposto di lasciare l’abitotalare a cui era molto legato e venne ri-dotto allo stato laicale. A dir il vero, non hoseguito passo a passo le sue vicende per-sonali. So di certo che, quando lasciò l’in-carico politico, venne riammesso nel clero:la sua richiesta fu accolta dal momentoche non si era sposato. Il matrimonio è l’ostacolo che la Chiesanon intende mai eliminare. Divenne in se-guito sostenitore di un’altra linea politica,questa volta non sgradita all’autorità ec-clesiastica. Lo fece con grande impegno e“autorevolezza”. Mi fermo qui perchè nonintendo “scivolare” su argomenti politici diattualità. Intelligenti pauca: certamente

molti lettori conoscono meglio del sotto-scritto come sono andate le cose…IL GIUBILEO DEL 2000A proposito di preti “sposati”, vorrei ri-cordare quanto proponeva il teologo Gio-vanni Cerreti, che ho avuto la fortuna diconoscere e di apprezzare. Per i sacer-doti che avevano dovuto abbandonare illoro ministero per l’amore di una donna,per il desiderio di sposarsi e formarsi unafamiglia senza allontanarsi dalla fede, siaugurava che il Giubileo del 2000 po-tesse rappresentare una opportunità perriprendere il dialogo con quanti lo deside-ravano, conservando il carattere sacerdo-tale. “Non possiamo invitare alla nostrafesta gli altri cristiani, i credenti di altre re-ligioni, se prima non ci siamo riconciliati al-l’interno della nostra comunità cattolica, senon abbiamo superato le cause di emargi-nazione che ancora esistono per tantimembri della nostra chiesa. Il Giubileo di-venterebbe veramente significativo comemomento di riconciliazione, se la chiesacattolica avesse il coraggio di riammettereattraverso il sacramento della riconcilia-zione i divorziati risposati e di reintegrarenel loro ministero presbiterale quei pretiche lo potessero ancora desiderare.” (“LaRocca” - 1 novembre 1997).La situazione in cui versano taluni ex sa-cerdoti talvolta è drammatica: non hannolavoro, il loro titolo di studio conseguito inseminario non ha valore legale; si sentonoemarginati e dalla chiesa e dalla societàcivile. Non pochi conducono un’esistenzadi stenti e di disagi notevoli; c’è anche chiè diventato un clochard. Non pochi che

avrebbero desiderio di lasciare il mini-stero per regolarizzare la loro condizionedi vita condotta more uxorio con la lorocompagna, non lo possono o non si sen-tono di decidere in tal senso, come im-porrebbe loro la coscienza, per la pauradi rimanere addirittura senza pane, senzalavoro e votati alla miseria, mentre, conti-nuando a mantenere il loro ufficio e la loroposizione, agli occhi dei fedeli sono ap-prezzati e riveriti e conducono una vitaagiata e soddisfacente.In quel periodo si tenne a Roma un con-vegno delle donne dei preti sposati chechiedevano in piazza S.Pietro di essere ri-

cevute da Papa Wojtyla, per far presentei loro problemi e le loro esigenze: nonhanno ottenuto udienza e sono state igno-rate dalle autorità ecclesiastiche. Hannorivolto il loro appello anche a Scalfaro, al-lora Presidente della Repubblica, distampo cattolico, ma senza risultato. Chi disapprova tali comportamenti, non di-mentichi che - come sosteneva Seneca -nessuno è senza colpa. Pertanto le debo-lezze e i difetti che accompagnano la con-dizione umana, originariamente decadutae corrotta, sono presenti in tutti, “in ca-pite” e “in membris” , vale a dire dal ver-tice alla base.

Ordinazione di nuovi sacerdoti: purtroppo il loro numero è in forte diminuzione.

Il cognome Bacigalupo è tipicamente li-gure. Ne troviamo moltissimi nel le-

vante ligure e nella vallata dellaFontanabuona. Noi ci riferiremo ai Baci-galupo di Rapallo e, in particolare a quelliche sposarono donne “foreste” che die-dero anch’esse lustro alla città.Massimo Ruggero Bacigalupo sposò nel1911 Elfriede Antze, nata nella nordicaBrema nel 1888 che si recò giovanissimaa Sestri Levante. Essa fu fra le primedonne tedesche a dedicarsi a studi supe-riori, continuò l’università in Germania du-rante la Grande Guerra e si laureò aRostock nel 1917. Tornata in Italia si spe-cializzò in pediatria a Pisa nel 1921 e ini-ziò ad esercitare a Rapallo dove MassimoRuggero aveva aperto la “Farmacia anglo-americana”, centro della vita sociale lo-cale. Elfriede accompagnò l’attività dipedistrs a quella di medico di famiglia dimolti stranieri residenti, fra cui gli Haupt-mann, gli Andreae, i Pound, gli Imperiale, iBrown e la baronessa Jeannie vonMumm. La sua tranquilla e serena com-petenza le guadagnò molta stima. Qual-cuno disse di lei nell’anteguerra “A Rapalloc’è un solo medico uomo ed è una donna”.Una paziente ricorda: “Bastava che en-trasse in camera mia e già stavo meglio”.Elfriede conosceva perfettamente tede-sco, italiano, inglese e francese, suonava ilmandolino. frequentava i letterati e soste-neva i concerti degli “Amici del Tigullio”, or-ganizzati da Ezra Pound. Praticava moltoil tennis, sport al quale educò il primoge-nito Giuseppe (Bubi): con il giovane pren-deva parte a tornei di doppio finchè il figlionon superò la madre e divenne uno deiprimi tennisti italiani. Anche lui medico,Giuseppe aprì una nota clinica “VillaChiara”, e raccontò le sue esperienze me-diche in un libro, “Ieri a Rapallo”, che ebbediverse ristampe.I sentimenti umanitari dei Bacigaluposono confermati dal nome dato alla villa,costruita su disegno di Elfriede “La BuonaTerra”, titolo di un famoso romanzo (poifilm) di Pearl S. Buck sulla vita dei conta-dini cinesi. Durante la guerra il villino, ap-

pena terminato, fu gravemente danneg-giato da una bomba che cadde il 31 di-cembre 1944 mentre la famiglia stavaper sedersi a tavola per Capodanno e fecealcune vittime in un edificio vicino. La rico-struzione avvenne velocemente primadella fine del conflitto e il giardino della“Buona terra” fu il luogo dove Elfriede col-tivava i suoi fiori e riceveva i suoi cinque ni-potini che le allietarono i suoi ultimi anni.Morì nel 1973, ottantacinquenne, a “VillaChiara”, dieci anni prima della nuoraFrieda.Frieda Bacigalupo Natali (1909-1983),laureata in lettere a Pittsburg, aveva co-nosciuto a Siena il suo futuro marito, quelGiuseppe tennista e medico sopra ricor-dato; intraprese i suoi studi di medicina aGenova e si laureò nel 1943. Cominciò alavorare con la suocera, ma fu subito evi-dente il suo carattere diverso, più espan-sivo e americano. Poteva sembrarebrusca ed autoritaria ma sapeva ascol-tare e consigliare le madri che le porta-vano i piccoli, ottenendo da loro fiduciaimmediata e quasi venerazione. Frieda prestava la sua opera nell’ambula-torio comunale dell’ ”O.N.M.I. (Opera na-zionale Maternità ed Infanzia”. Quiintrodusse nuovi metodi di puericultura,educando le madri alla medicina preven-tiva e alla vita sana all’aria aperta. La dot-toressa americana fu presto una figura dispicco nella vita sociale di Rapallo, tantoche nel 1971 fu fatta Cavaliere della Re-pubbilca Italiana. Poliglotta come la suo-cera, Frieda coltivò una rete di amicizie intutto il momdo e fu punto di riferimento

per gli stranieri che arrivavano in Riviera.Essa sapeva mostrare a loro tutti gliaspetti della vita italiana. Uno scenografoamericano le scrisse spiritosamente “Ri-cordo quando arrivammo a Rapallo e tu tiprendesti carico delle nostre vite”. Lo scrittore newyorkese Gerald Greenpubblicò un romanzo satirico sul suo sog-giorno a Rapallo “The Portofino p.t.a” (1)

in cui tracciò un’affettuosa caricatura diFrieda nei panni di una ferrea dottoressache domina tutto il Tigullio. In realtàFrieda era dolce, affettuosa e immanca-bilmente disponibile. Fedele ai suoi primiinteressi letterari fra gli amici contò EzraPound, che visitò anche in America, la vio-linista Olga Rudge, la collezionistaL.M.:Riess, il sacerdote Desmond Chute,lo studioso filosofo Isaiah Berlim e mol-tissimi altri. L’instancabile dottoressa fu per molti anninel Consiglio direttivo del “Circolo Culturaledel Tigullio”, presieduto dsl musicologo Pie-tro Berri che invitò a Rapallo i maggioriconcertisti. Con un gruppo di amiche ita-liane e straniere fra cui la suocera Elfriede,fondò nel 1957 la “Biblioteca Internazio-

nale di Rapallo”; raccogliendo diversi fondilibrari e ne divenne presidente. La biblio-teca, composta da libri italiani e stranieri,ora ubicata in Villa Tigullio, fu nel 1988 do-nata dalle fondatrici alla cittadinanza edoggi è uno dei vanti della città con raccoltadi libri stranieri unica in Liguria. Negli ultimi anni Frieda ebbe un ruolo di-rettivo nella F.A.W.C.O. (Federazione delledonne americane all’estero); ancor ogg l’American women club di Genova assegnaannualmente una borsa “Frieda Baciga-lupo” ad uno studente meritevole per aiu-tarlo negli studi. I figli di Frieda e diGiuseppe non smentirono le capacità deigenitori e dei nonni: Andrea, come lanonna e il padre, è un valentissimo medicoematologo primario a Genova e Massimo,come il padre e la madre, ha seguito glistudi letterari ed è professore di lingua eletteratura americana.

(1) P.t.a= parent teacher association (Trad. As-sociazione di genitori e insegnanti. Il titolo delromanzo di Green giustappone paradossal-mente la riviera italiana a una istituzione tipi-camente americana.

La famiglia Bacigalupo fra medicina e culturaRAPALLESIE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

GENTE DI LIGURIAdi Alfredo BERTOLLO

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Massimo Ruggero ed Elfriede Bacigalupo, fotografati intorno al 1960 nel giar-dino della loro Villa La Buona Terra con i cinque nipotini: da sinistra Andrea eMassimo Bacigalupo, Laura (seduta), Giuliana e Roberta Tagliaferro.

Bubi (Giuseppe) e Frieda Bacigalupo,1945.

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Confessione: nel (poco) tempo li-bero, alterno letture seriose a

fumetti e film d’essai a cartoni ani-mati. Una mente esecrabile, parle-rebbe di schizofrenia culturale; iomi assolvo invocando Peter Pan,salviamo il bambino che è in noi. Tra l’altro ho visto nascere alcunecreaturine buffe, totalmente in blu,quando avevo solo sette anni e miopadre acquistava il “Corriere dei Pic-coli”: si chiamavano “Puffi”, abitavanoil tipico bosco magico e fungoso. Per-fetti rappresentanti delle nostre ca-ratteristiche umane (il saccente, ilvanitoso, il saggio, l’artista, ecc.) e unpo’ maschilisti – o misogini – nel-l’ospitare una sola fanciulla, pergiunta riconvertita subito in biondamielosa: via, la brunetta arruffatadelle prime storie. Con due nemici, iltradizionale scienziato pazzo (Garga-mella) e la sua gatta Birba, che non siè mai risolto quanto sia convinta delruolo e quanto ci marci.Ma poi, alle medie, ecco la scoperta

di “Paperinik”: la riscossa degli sfigati,il vero eroe/antie-roe con tempi co-mici degni del miglior Jack Lemmonper nascondere la doppia identità. Ilpapero giusto al momento giusto:nella fase critica, tutti ancora sospesitra infanzia e adolescenza, divenne

(ed è ancora) il miomito. Chi non ha so-gnato un rifugio se-greto, dove tramareipotetiche rivalse di-vorando panini al pro-sciutto, mentre ilmondo dorme? Edesibire il coraggioche difetta nel quoti-diano, al riparo dellamaschera che in-coraggia i timidi, unvissuto sospesotra Fantozzi e Bat-man. Per non parlaredel diario di Fan-tomius (l’illustre

predecessore) così lontano dai no-stri, color confetto e stucchevoli – ri-vestimento in velluto, un lucchettominuscolo e chiavetta a penzoloni –ma inevitabili, elargiti da qualche pa-rente tra i regali “da bambina”. Il li-bercolo di Fantomius era ben altro,narrava di un posto misterioso (“VillaRosa”) con sotterranei e traboc-chetti, dove avventurarsi fra ragna-tele, cimeli del passato e quadriantichi. Una goduria, specie per quellicome me, reduci dalla visione proi-bita di un telefilm francese in bianco-e-nero, “Belfagor il fantasma delLouvre”. E da quel lontano giorno del 1969,ho continuato a desiderare lo scan-tinato occulto di Paperino, l’ascen-sore nascosto nell’armadio e lemaschere in lattice, gli stivaletti amolla per volare di tetto in tetto.Uno zompo dal grattacielo alla Cat-tedrale, e poi su Corso Italia, infinealla Stazione; non male, per una chesoffre di vertigini già al terzo gradino

della scaletta casalinga.Nel 2009 l’annuale Mostra Interna-zionale dei Cartoonist venne dedicataa Paperinik e le pareti del nostro Ca-stello esposero molte tavole sul mioeroe; in più una splendida locandina,col papero che si erge in campolungo e abbraccia col mantello tuttoil golfo. La bambina di – giusto – qua-rant’anni addietro non poteva chie-dere di più, quella che ha mantenutocostante il rapporto, non perde unalbum a fumetti del “nostro” e cita(ohibò) pure alcune battute a memo-ria. E quando, a sorpresa, ho ricevutola tessera di “Rapalloonia” ecco ilcompiacimento: qualcosa in me è fu-mettistico e fanciullesco, la partesenz’altro più vera.Ingrid Bergman disse: “La felicità èbuona salute e cattiva memoria”. Sulprimo punto, non resta che affidarmial destino: e più gli anni passano piùla vita diventa una roulette, dove spe-rare che non vinca il “banco”. Quantoal resto, vorrei che il papero-in-blackmi offrisse una scorta di “caramellecancellin”, frutto di quel gran genio diArchimede, che eliminano i ricordi erasserenano il cuore. Specie nellenotti d’insonnia, quelle in cui l’ora dellupo non dà tregua ed evoca imma-gini e bilanci così fastidiosi. Quelle in cui preferirei avere gli stiva-letti a molla, e dopo guardare ilmondo dall’alto nella notte, vagandofra tetti bui e gatti sperduti. Che as-somigliano a me.

AMARCORD

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

ANNI SETTANTA23

di Silvana GAMBÈRI GALLO

Puffi e Paperi (tra funghi, Villa Rosae il Castello di Rapallo)

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L’associazione culturale “Cir-colo Hemingway Rapallo” che

ormai è una realtà culturale dellanostra città, continua con la suaattività e i suoi eventi.Dopo l’evento dedicato a Hemin-gway, il 14 Dicembre 2011 ha or-ganizzato un incontro con lascrittrice ligure Sara Rattaro cheha presentato il suo nuovo ro-manzo “Un uso qualunque di Te”che sarà pubblicato a febbraio dallacasa editrice Giunti, che è la stessacasa editrice dei successi di Su-sanna Tamaro.Il nuovo “talento” della narrativa li-gure con l’evento “Debolezze e Fra-gilità della donna… narratesottovoce” si è confrontata con ilpubblico approfondendo dai varipunti di vista il suo precedente librodi successo “Sulla sedia sbagliata”(Morellini Editore).Un romanzo dove la figura della“madre” e comunque della donna èpreponderante ma che ha stuzzi-cato la platea maschile che è inter-venuta e si è confrontata con la

scrittrice cercando di far emer-gere le figure maschili presentinel romanzo.La discussione si è poi svilup-pata sulla diversità dei ruoli trapadre e madre nella vita dei figlie sul modo di vivere il dolore e laperdita.Il pubblico ha poi puntato sulla

personalità della scrittrice così so-lare e positiva che è riuscita a scri-vere sul “dolore” pagine che hannocommosso e in sala qualche la-crima ha fatto capolino sui visi dimamme e figlie durante la lettura dialcuni passaggi.Sull’onda di queste emozioni ha col-pito anche come la scrittrice ha“centrato” la descrizione dell’animodegli adolescenti co-protagonisti nelromanzo.L’autrice ci ha poi introdotto il suoprossimo romanzo attraverso laproiezione di una clip regalandoci al-cuni spunti sulla storia, il rapportotra un uomo e una donna, il loroamore la loro vita ed anche qui facapolino il “dolore” fonte di crescitae di sviluppo per l’animo umano.Speriamo di poter incontrare Saraal più presto.

L’ 11 Gennaio è stata la volta dellapresentazione in prima nazionaledel nuovo romanzo dello scrittoreCarlo A. Martigli toscano, ormaiRapallese d’adozione, che con999 L’Ultimo Cavaliere ha ven-duto più di 150mila copie in tuttoil mondo, Nella sala gremita dell’Hotel Ri-viera è stato presentato il ro-manzo “l’Eretico” edito daLonganesi (presente con una nu-merosa delegazione)Il dibattito è stato “frizzante” e hastuzzicato la curiosità dei futuri let-tori, la platea con i suoi interventi hafatto da cornice e l’amico GiorgioKaralis, che presentava la serata,

ha accompagnato lo scrittore nellasua presentazione che ha alternatomomenti di profondità culturale amomenti in cui ci ha deliziato conaneddoti leggeri e divertenti.

Vi aspettiamo numerosi ai prossimieventi di Febbraio e Marzo che ve-dranno rispettivamente impegnatigli amici Giorgio Karalis e LuisaMarnati.

IL DIRETTIVOPresidente - Salvatore ALONGI

Vice Presidente - Pierangelo PAGANINIConsigliere Addetto Relazioni Esterne - Gianni ARENA

Segretario - Nadia BRIGANTITesoriere - Ludovica RUSSO

Consigliere addetto all’Organizzazione – Remo CASTRUCCIOConsigliere – Antonio CODAZZI

Consigliere – GianRenato DE GAETANI Consigliere – Georgios KARALIS

Consigliere – Luisa MARNATIConsigliere – Luigi Ernesto ZANONI

Revisore dei Conti del Circolo Hemingway RapalloD.ssa Nadia BOSCHINI

CIRCOLO HEMINGWAY RAPALLOPiazza IV Novembre n° 2 16035 RAPALLOe-mail [email protected]

SCOPI DEL SODALIZIO:Perseguire esclusivamente finalità di solidarietà sociale nell’ambito dello svi-luppo delle attività ed iniziative della Cultura.L’Associazione si propone pertanto di svolgere le seguenti attività:• Intraprendere iniziative di diffusione della cultura attraverso il coinvolgimento at-tivo dei cittadini anche in collaborazione e sinergia con le altre organizzazioni divolontariato culturale• Organizzare manifestazioni artistiche, corsi di formazione aggiornamento, con-ferenze, convegni e dibattiti

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Circolo Hemingway: incontri con gli scrittori

IL CIRCOLO HEMINGWAY RAPALLO È UNA ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO CULTURALECHE HA SEDE A RAPALLO PRESSO HOTEL RIVIERA, IN PIAZZA IV NOVEMBRE 2

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CULTURA24

BUON 2012 a tutti

Siamo in Saudi Arabia - RegioneSharaqiya - costa sul Golfo Per-

sico (Al Hassa). È una zona tra le piùricche di petrolio (quantità e qualità)dell’Arabia e del mondo. Due i portiprincipali dell’area: Al Dammàm (piùmultifunzionale) e Al Jubayil (più perpetrolio). Facciamo qualche com-mento sullo sviluppo di Jubayil, oggiuno dei più moderni ed efficienti ditutto il Medio Oriente.Fino a qualche anno fa questo portoaveva qualche limitazione (relativa ov-viamente) pur essendo in una zonaapertissima alla edificazione e su unmare molto favorevole - anche geo-graficamente - ad un intenso trafficomarittimo moderno. Considerandoche due tra i pozzi più produttivi delPaese (Berri ed Alqatta) gli sono moltovicini lo Stato Arabo decise un impor-tante intervento per un grande svi-luppo di tutta Jubayil, porto - città -strade - infrastrutture etc. Una consi-derazione: la massiccia opera ediliziaha continuato e continua in ogni set-tore in tutta l’Arabia Saudita.Notevole ed esemplare il metodo adot-tato. Con intervento di esperti locali edi tutto il mondo fu scelta l’area sulmare in cui operare. Lo spazio ancoracompletamente libero certo non man-cava e non manca.Sempre in collaborazione con i mas-simi livelli di competenza, esperienza ,cultura specifica furono preparati e di-segnati i piani nei minimi particolari. Fupreparata una vera e propria “Mappa”con tutti i programmi specificati. Moli,canali, calate, magazzini, pompe, de-positi per liquidi, gru, elevatori già inprevisione dello sviluppo dei contai-ners etc. Programmato ogni possibiledettaglio.Alle imprese scelte logicamente tra lemaggiori mondiali fu affidata l’esecu-zione totale “chiavi in mano” dei varisettori e della consegna finale del-l’opera completa. Facile immaginarel’enorme problema già dal coordina-mento di date, movimenti, inter-pro-gressi etc. L’Italia con alcune delle piùimportanti Imprese partecipò sin dal-l’inizio all’impostazione e programma-zione ed alla fornitura e messa inopera di materiali e macchinari, so-pratutto per la parte “Portuale”.Il sottoscritto (e ne è orgoglioso...) fuparte del “Manipolo d’assalto” dellaspedizione Italiana che ebbe il compitodi programmare: 1) Esportazioni edimbarchi in Europa (Fornitori, Banche,Ministeri, Dogane, Assicurazioni etc);2) Formalità import (come sopra più

alta Burocrazia e Ministeri) a Jeddah;3) Formalità import ( come sopra permedia Burocrazia) a Ryiadh; 4) Sbarco(Dogana, Assicurazione, Banche) adAmmàm. Indi trasporti e relative con-segne/montaggi (via mare e/o terra)ad Al Jubayil.Ed ora la parte più personale, “sociale”del nostro discorso.Ricordo con una certa emozione iprimi contatti in una vasta zona sulmare, quasi deserta con i progetti let-teralmente disegnati a terra con tutti

i dati indicativi sui punti in cui dovevanoessere consegnati e poi messi inopera macchinari e materiali, Avevanoaddirittura segnato chiaramente leprecedenze e la cronologia degli inter-venti. Abbiamo visto così letteralmente“nascere e crescere” il “nostro” nuovoPorto di Al Jubayil che non va assolu-tamente visto come un semplice am-pliamento del precedente.Ammetto che la considerammo un po’una nostra “creatura”.La strada che abbiamo percorso e ri-percorso, giorno e notte, è ottima.Circa un centinaio di chilometri in unazona in certi punti arida e spoglia macon sorprendenti tratti con piante, pal-meti, ricca vegetazione, verde, movi-mento e vita. Pochi incontri masempre con gente cortese ed ami-chevole. Pochi gli italiani (allora, ogginon saprei) anche se non è mancatol’incontro a Ràs al Tannūra con la Piz-zeria Bella Napoli dove però non servi-vano il Kebab.......La collaborazione locale è stata esem-plare e il “modus vivendi” e il conse-guente “modus operandi” furonotrovati subito.Probabilmente la capacità di affron-tare sempre ogni problema con otti-mismo e speranza ed un certo tot diumanità e tolleranza tipico degli italianifu di molto aiuto ma la positiva buonavolontà degli interlocutori arabi la ri-

cordo con grande stima ed apprezza-mento. Come ricordo piacevolmentetutti i problemi (tanti....) risolti assiemecon il ....”Manipolo d’assalto arabo”.......Chi ama il mare ed ha operato a lungoin un porto con dedizione ed amoreper il suo lavoro in qualsiasi Paese e

Continente (sono tentato di esage-rare.....o Pianeta...) sa che si tratta diuna relazione intima, profonda, gratifi-cante. Ti lascia per sempre un segnopositivo, indelebile. In fondo il porto èl’anima di quell’essere che noiamiamo. Il Mare !

Al Jubayil, un moderno porto “italo-arabo”CURIOSITÀ

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

VIAGGIdi Vinicio TEMPERINI

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Non dal gabellino ci arriviamo, madall’Aurelia fiorita e tortuosa. Il

piccolo borgo riparato sotto i colli èperduto, inghiottito dall’arrampare ine-sorabile dei tempi. E i ricordi si negano.Dovremo stanarli nell’interno, costeg-giando il Boate. Qui di colpo si affollano,incalzano, si scompigliano: le grandi nuo-tate, il sole a pancia all’aria sui sassi, il si-lenzio dei colli grigi, le assorte pedalatedalla messe estiva del mare verso il si-lenzio della grande casa dalle stanzevuote, le porte chiuse, le notti insonni, ilterrazzo sferzato dal sole e dal ventodove non attecchisce nulla, e dove oggicampeggia, la vedi Alice?, un incongruopadellone parabolico. Il portoncino al nu-mero nove non si vede: scomparso, in-ghiottito anche lui. Ma, con un sussulto, ela voce turbata – o è la mia immagina-zione? – di Marcello, eccola la scuola, lasua prima scuola. – C’era la vecchiamaestra tra il pubblico, oggi: emozionigarrule e lacrimose, memorie ondivaghe.– Il primo strappo, il mio pianto, davanti aquei cancelli, oltre la pozza fangosa delpiazzale puntualmente allagato dalle sta-gionali inondazioni dal fiume. La curiosità diAlice frustrata: il portone è chiuso. Nientevisita alla scuola. Si risale in macchina e via. Laggiù, comeuna promessa, il mare che balugina oltrela barriera di cristallo dei grandi caffè edegli alberghi liberty carichi di storia. DàiMarcello e si va coi ricordi, pedala pedala,via dalle sponde affannose, dai sassi infe-stati di topi e di corpi sudati, dovizia di tettee di natiche, via dal bagnasciuga strari-pante di relitti e rumente scaricati dalvasto mare. Il polpo, dice Marcello, me lo ricordavomolto più grande e il carrugio è tutta unamostra luccicante. Il mare devi cercarlodietro la cortina ininterrotta di baracchinida fiera: palloncini, stelle de carta, sbrin-delli di colore che s’infilano tra le nuvole,

stridore di trombette, fischietti, sonagli: èla festa: tutti col naso in su. Il vecchio ca-stello, poco più in là, dorme ottuso e sto-lido appollaiato sulla passerella, come ilcormorano nero immobile sugli scogli,chiuso al pubblico. Niente retrospettiva:un’occasione evitata. Si potrebbe prendere la funicolare, esisteancora? e salire lassù fra crinali brulli epelati, fino al nostro colle che galleggia nelcrepuscolo, avvolto nel silenzio. Ecco lapanchina di pietra, la piazzetta, un piccoloslargo, e, lì sulla sinistra, avvilito, l’ingressodella libreria. Cerco invano l’insegna, unaluce, un segnale... Le smemoratezze diGotta, i discorsi di Emanuelli, del vecchioArnoldo, le apparizioni del magnificoPound, il tenero impaccio del piccolo ope-raio marsigliese divoratore di livres depoche, i pudori dell’anziana signorina, i si-lenzi ironici del giovane Massimo, la si-nuosità sfuggente della padrona irlandesee del suo setter fiammeggiante... Fuori,echeggiare di voci e giochi impertinenti, lechiacchiere di Graziella, il carrugio dei vi-telloni dei mugugnanti furrrbi: Un gotod’aegua pe’ piaxé. Belin se l’è bun un tocode fugassa cu’ un goto de giancu. Cu stufreidu.... Dai carrugi saliva nottetempo,stralunato, digiuno, cupo e con la sborniastorta, il pittoettore bugiardo. Un piatto dispaghetti, un bicchiere di vino e tante pa-role balorde, imbelinate... Una fitta alcuore, a tradimento. Era ieri l’altro, quasimezzo secolo fa. Il nipote Vittorio col suoamico blasonato. E lei. Tutti e tre appenausciti gioiosi dall’acqua. Vent’anni, capel-luti, romani, più tardi esibiti con orgoglionel carrugio grande, che è tutto per loro.Fantasmi. La fronte diaccia di tramontana, il naso al-l’aria e al vento gravido di pioggia tratte-nuta – arriva di non so dove un odoreacuto di eucalipti. La voce di Marcello unpo’ scura, un po’ arrochita dalle sigarette,ancorché sottili e manufatte, arrotolate

con esperta perizia, che spiega a un’Alicecuriosa e impaziente, i pregi della quarzitedi Sanfront, e le indica – solo ieri li guar-davamo vivere dietro le vetrate dell’ac-quario più scenografico del mondo – larazza, il rombo, l’oloturia, il nicchio, il del-fino e il pesce sega, con quella grottescaappendice sul muso. Il passeggio davantiai moribondari è lento e sfioccato. La crisisi sente anche così. Le orde padane nonsono ancora scese, i sassi ampoixi sonospogli, solo e inquieto si aggira il fantasmadi Ezra Pound. Allunghiamo il passo. Lag-giù, dicono, hanno costruito un grandeporto. Ieri in una Portofino deserta, pocaroba in rada, colpa della mareggiata deigiorni scorsi, o, di nuovo, anche qui, dellacrisi che spinge gli yacht miliardari versoparadisi esotici più garantiti. È ora di me-renda. Alice ha fame e si va nel fitto deicarrugi in cerca di fugassa calda. Con la ci-polla. Ma quella non è l’agenzia immobi-liare, e lì non c’era il Canevari con i coccettiasettici della moglie danese, la taglierinaper gli ovoli e la macchinetta brevettataper il suo primo caffè. Lungo, moltolungo, alle sei del mattino.È tempo di andare. – Le partenze all’albasenza un saluto e i ritorni furtivi notte-tempo, il treno in pendenza sui binari sco-scesi, il piazzale dei pullman odoroso dieucalipti bagnati... – Fantasmi. Le nuvoles’addensano, minaccia pioggia. E piove,infine. Il ritmo del tergicristallo segmenta

il silenzio. È bello sentire la pioggia pic-chiare sul tetto delle auto o sul porfidodei selciati romani. O sul viso, leggera, azonzo per Parigi, clopin clopant.Il nostro viaggio volge alla fine. Un viaggionel passato per ritrovarsi, in una speciedi paradiso laico, fermare il tempo og-gettivo, concentrarsi su di sé e parlarsi,ascoltarsi, confrontare i ricordi, le verità.Capire.... Un bisogno di silenzio ci avvolgenel commiato e quella malinconia as-sorta che è spesso compagna della bel-lezza. I saluti già sono alle spalle. A presto,amico mio, mentiamo. Il faut pas atten-dre longtemps. Non possiamo aspettaretroppo. Il nostro tempo ha fretta. È corto.Un ultimo sguardo indietro, un ultimopensiero alla stanza pentagonale: botti-glie vuote, gocce per dormire, masche-rina di una compagnia aerea sugli occhi,tappi di cera nelle orecchie, uscio benserrato contro il mondo... Da quell’angoloqualcuno costretto all’esilio, destato dalfilo di luce che filtra dalle tapparelle, ac-compagnato dal rombo delle prime autoche imboccano il gabellino e si avventanoimpazzite verso Nesci, continua ancoraa guardare dal finestrone, nell’attesa diun segno che non arriverà. Qualcuno conun vecchio storico Mauser nascosto epronto, all’occorrenza, ad aprire il fuococontro il nemico di sempre.

Maria Jatosti “Ritorno a Nesci”

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

LIBRIa cura di Massimo BACIGALUPO

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Maria Jatosti presenta il suo libro Con amore e con odio (Manni Editore) alla BibliotecaInternazionale di Rapallo il 17 dicembre 2011, con letture della nipotina Alice Jatosti.Molte pagine di Con amore e con odio ricordano gli anni trascorsi a Rapallo con LucianoBianciardi che qui ambientò il suo ultimo romanzo, Aprire il fuoco.

La scrittrice romana rivisita cinquant’anni dopo la Rapalloda lei vissuta con Luciano Bianciardi

Piazza Garibaldi, 23 16035 Rapallo (GE) tel. 018551736Chiuso il mercoledì - orari di servizio: 12,30-14,30 e 19,30-22,00

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da Mariowww.trattoriadamario.com - [email protected]

Il 31 di ottobre del 1868, pochi annidopo l’unità d’Italia, a quell’epoca già

era stato redatto il primo progetto ditunnel Rapallo - Fontanabuona, che èdatato 1860, entra trionfalmente inRapallo, il primo fumante treno dellasua storia.Che non dovesse passare dove attual-mente corre la strada ferrata oggi, èormai cosa risaputa; il suo percorso, al-l’epoca, fu oggetto di feroci polemichetra Rapallo e Santa Margherita e traRecco e Camogli, diatribe che sfocia-rono sino nelle aule del nascente parla-mento del Regno e nelle più alte sferedell’Amministrazione Ferroviaria, maanche questo è fatto noto e di quelle in-teressanti cronache ce ne occuperemoin una prossima puntata. La ferrovia voluta fortemente dai Savoia,costruita in poco tempo, come tutte legrandi opere fatte in fretta, lascia in-compiute una serie di iniziative comple-mentari ancora da realizzare quandol’opera principale viceversa è già termi-nata.A questa regola non fece certo difetto laferrovia a Rapallo. Insieme al suo unicobinario venne costruita contempora-neamente una piccola stazioncina chedoveva costituire la stazione ferroviariaprovvisoria e che era situata dove oggic’è il deposito bagagli cioè quel piccolocorpo guardando l’attuale stazione,posto all’estrema sinistra di essa. Quel piccolo stabile forniva all’utenza diallora una sola piccola sala d’aspettoche doveva funzionare da attesa sia peri viaggiatori di 1 che di 2 e 3 classe, non-ché anche per piccolo deposito di merciin attesa di prendere la strada della pro-pria destinazione.Quella piccola sala d’aspetto obbligòquasi giornalmente l’utenza ad atten-

dere il treno all’aperto; la ferrovia infattisin da subito ebbe un notevole sviluppoed affluenza e quella minuscola salad’aspetto, fu da subito troppo carenteper il traffico di passeggeri e merci chein breve vi si sviluppò; e l’attesa al-l’aperto, ieri come oggi, è cosa alquantosgradita quando d’inverno fa freddo epiove oppure quando d’estate fa caldoed i raggi spietati del sole non conce-dono tregua. Per di più l’attesa risultavasgradita anche per i pochi che, anchetrovando posto in sala d’aspetto, eranocomunque obbligati a convivere conmerci ivi stipate di ogni tipo e genere.Questa situazione che doveva essereprovvisoria con il passare degli anni in-fastidì sempre più rapallesi e turisti, econ essi l’amministrazione locale, forse

nella recondita e temuta ipotesi chedetta soluzione da provvisoria finisse,come spesso accade in Italia, in una si-stemazione definitiva.Da una planimetria allegata ad una Con-venzione tra il Municipio di Rapallo eL’Amministrazione Finanziaria del 20agosto 1879, per la piantumazione di al-cuni alberi e collocazione di sedili nellapiazza esterna alla Stazione Ferroviaria,si può notare come la stazione definitivarimanga ancora sulla carta e che la sta-zione provvisoria sia ancora in essere.Da detta foto è interessante notarecome la ferrovia sia a binario unico e chel’odierna Piazza Molfino sia ancora pergran parte proprietà delle Ferrovie e cheal posto della stazione finita vi è solo unalinea tratteggiata che significa ancora dacostruire.Di lagnanza in lagnanza passano quindicianni di difficoltà e disservizi per i passeg-geri e danno economico per l’intera città,finché il 3 maggio 1881 in una soffertaadunanza di Consiglio Comunale, il Consi-gliere Norero prende la parola ed effet-tua una notevole reprimenda contro leferrovie dicendo che “ ... i passeggeri cheregolarmente pagano il biglietto sono ob-bligati ad attendere il treno fuori della sta-zione ferroviaria... riepiloga tutte lelagnanze già anni addietro adombrate inuna lontana delibera di Giunta Comunaledel 18 agosto 1869, allora recapitata siaal Ministro degli Interni che alla DirezioneTecnica Governativa della Ferrovia, ….. evi-denzia che dopo dette lagnanze fu co-struita una nuova seconda sala che si

dimostrò subito carente stante l’au-mento del traffico merci e passeggeri…”.La fine del suo discorso sarà perentoriacon un imperativo finale “ ... questo statodi cose non può durare …” esclama chei cittadini e turisti rapallesi hanno dirittoad attendere il treno al coperto dal solee dall’acqua e propone al Consiglio “ ….che il Ministero dei Lavori Pubblici de-creti la definitiva costruzione della nuovastazione ferroviaria”, proposta che ov-viamente il Consiglio Comunale votò al-l’unanimità.Il 31 luglio del medesimo 1881 il Sin-daco Vignolo avuta assicurazione solodue giorni prima, dall’AmministrazioneFerroviaria, dell’approvazione della nuovacostruzione appone agli angoli della cittàun manifesto dove annunzia la nuovastazione ferroviaria definitiva. E sbagliò.I tempi non saranno comunque brevi,come assicurato dalle Ferrovie, dovràancora scorrere parecchia acqua sottoi ponti o meglio parecchi treni sui binari.Infatti negli archivi comunali esiste uncarteggio datato 12 dicembre 1882,dove le Strade Ferrate dell’Alta Italia as-sicurano il sindaco di Rapallo “ … del-l’avvenuta approvazione ministeriale delcontratto con la ditta Chiappe ….. e cheal più presto (??) la città potrà final-mente vedere incominciati i lavori”. Dopo quasi vent’anni di ritardo Rapallovedrà la sua stazione ferroviaria solo nel1884; da quel momento la stazione fer-roviaria di Rapallo non sarà più in ritardo,cominciarono ad esserlo i treni …… ed ilTunnel Rapallo Fontanabuona!!!!

FERROVIA

Arrivano la strade ferrate dell’alta Italia

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIA LOCALEdi Eugenio BRASEY

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Quando i treni erano in orario ed in ritardo era la stazione ferroviaria !

A fianco del vecchio ospedale, segnalato nella foto con un circoletto, si nota il primo ca-pannone-stazione per la fermata del treno.

Un noto critico d’arte, in unatrasmissione televisiva, disse

che il valore di un opera d’arte enaturalmente del suo autore po-trebbe essere quantificata consi-derando il numero di persone chela conoscono, una riflessione chepuo apparire semplicistica ma inqualche maniera spiega certequotazioni raggiunte da operepiuttosto che di altre di ugualevalore artistico ma meno cono-sciute al grande pubblico. Se questa regola fosse vera in as-soluto in Italia il “Numero 1” do-vrebbe essere Carlo Jacono,credo che non ci sia italiano chenon sia entrato in contatto con unadelle sue opere.Carlo Jacono il creatore delle co-pertine del mito editoriale chia-mato “Il Giallo Mondadori” entratoper decenni nelle case degli italiani.Chiunque, specie tra gli anni Ses-santa e gli anni Ottanta, abbia com-prato una copia di quella o moltealtre pubblicazioni, lo ha fatto gui-dato da lui, Carlo Jacono: un arti-sta che, senza nemmeno un tubo

catodico, ha tenuto in mano l’im-maginario degli italiani per circamezzo secolo.Talento, studio e capacità di conci-liare la ricerca artistica con l’artepopolare nel senso più puro, l’illu-strazione di pubblicazioni da edi-cola, questa è la formula cheJacono ha applicato per tutta lavita.Fin dagli esordi nel 1951, con gliocchi puntati sulle copertine dei“pulp magazine” americani maanche le foto di scena dei film diHollywood, Carlo Jacono cominciaa guadagnarsi da vivere realiz-zando le sue prime copertine de “IlGiallo Mondadori”. In breve tempodiventa l’illustratore di fiducia di Al-berto Tedeschi, creatore e diret-tore della celebre testata, che nel1961 gli affida anche la collana so-rella, “Segretissimo”. E intanto siampliano le collaborazioni: la “Do-menica del Corriere” e mille altreriviste, copertine per albi a fumettie illustrazioni per narrativa di ognigenere: non solo giallo, ma ancheavventura, fantascienza, fantasy,western, favole… Un’infinità dimondi pieni di eroi ed eroine, cherendono Jacono uno degli artistipiù richiesti dagli editori.Carlo Jacono non resta confinatonel mondo dell’illustrazione, la suacultura pittorica influenza le co-pertine dei periodici, che si stac-cano sempre di più dai rigidimodelli americani per assumereconnotazioni personali. Sotto gliocchi dei lettori, Jacono arriva per-sino ad assimilare materiali diversi,come cartoline, carte da gioco,banconote, fogli di giornale, ritaglidel National Geographic e fotogra-fie, che vengono integrati nelle im-magini da un sapiente uso deicolori.E alla fine di questo percorso di ri-cerca diventa quasi impossibile di-stinguere lo sviluppo di Jaconopittore da quello di Jacono illustra-tore: cambiano solo le tecniche.Nelle eroine dei romanzi di avven-tura e di spionaggio si riflettono isuoi Nudi. Al tempo stesso losguardo dei suoi Guerrieri, si tra-vasa in certi personaggi del my-stery. Paesaggi, fondali epersonaggi passano scambievol-mente dalla pittura all’illustrazione,

in un’osmosi continua.La particolarità sta nel fatto che lapittura di Jacono, presentandosisettimana dopo settimana ai let-tori italiani, riuscì a penetrare pro-fondamente nell’humus culturalenazionale e si potrebbe asserireche se oggi in Italia esiste una ge-nerazione di scrittori noir, in buonaparte lo si deve a Carlo Jacono ealla sua capacità di dipingere il co-

lore degli eroi.Ho avuto modo di conoscere Ja-cono frequentatore assiduo dellatipografia durante i suoi soggiornirapallesi, e pur essendo passatioltre dieci anni dalla sua scom-parsa ogni volta che mi capita un“Giallo Mondadori” mi tornano allamente le sue battute salaci, il suoschietto umorismo e sopratutto lesue risate contaggiose.

Carlo Jacono, il pittore degli eroiILLUSTRATORI

Libro giallo di G. Watson “Il peccato dell’Arcivescovo”, 1983 (copertina di Carlo Jacono)

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

ARTEdi Claudio MOLFINO [email protected]

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Guerriero, 1998 - olio su tela 60x80 Nudo, 1996 - olio su tela 60x50

CITTÀ DI RAPALLOBIBLIOTECA

INTERNAZIONALEVilla Tigullio - Parco Casale

Tel. 0185 63304

“SABATO IN BIBLIOTECA”

25 FEBBRAIO "25 anni di libri"

Incontro conRosellina Archinto

***

24 MARZO"I fratelli Karamazov”

Laura Salmon, Pietro Fabbri e il Gruppo di Lettura

Feltrinelli-Teatro della Tosse

This must be the place di Paolo Sorrentino

Sul piano europeo Sorrentino è sicuramente uno dei cine-autori di maggiortalento. (Basti pensare, tra i suoi film, a Il divo, convincente affresco surrealesulla nostra prima Repubblica, con al centroGiulio Andreotti, mostro politico). Con questanuova opera, il quarantunenne regista napo-letano si affianca ai colleghi che non si sonolasciati sfuggire lʼoccasione di realizzare unfilm in terra americana. (Tra costoro spicca Mi-chelangelo Antonioni, il quale, negli USA, giròZabriskie Point, indimenticabile pellicola sullacontestazione giovanile). E, come Antonioni,Sorrentino è riuscito a filtrare, attraverso la pro-pria percezione di autore, particolarità e stilemidi un cinema arduo da affrontare per uno stra-niero. Il risultato è questʼopera matura enuova, sia nella forma sia nei temi, accosta-bile in qualche modo al citato film di Antonioni,nonché a quel Paris Texas, di 30 anni fa, in cui il tedesco Wim Wenders rac-contò il vagabondare di un uomo abbandonato dalla moglie. Allʼottima riuscitadellʼopera ha contribuito lʼestroso Sean Penn nel ruolo del protagonista: unex rocker indolente e malandato che, alla morte del padre, reagisce realiz-zandone una ossessione: rintracciare e punire lʼaguzzino nazista che lo avevaumiliato in un campo di concentramento di Germania.

Quando la notte di Cristina Comencini

Una lei e un lui tra le montagne della Val dʼAosta. Lei, una mamma con fi-glioletto difficile che non le da requie; lui, una guida alpina, scontroso oltreogni dire, guastato da un doppio abban-dono: dalla madre prima, dalla moglie poi.Giacché la donna ha preso casa per le va-canze presso di lui, i due si scrutano, diffi-denti e curiosi. Un incidente (ma forse sitratta di qualcosa di più) capitato al bam-bino dà luogo al loro incontro, con preve-dibile, conseguente relazione amorosa.Questa, in poche parole, la vicenda delnuovo film della Comencini, regista dasempre attenta ai temi della famiglia, allavulenrabilità dei sentimenti. (Tra i suoi film,il migliore è forse Matrimoni, una garbatacommedia corale che spezzava più di unalancia a favore dellʼadulterio, visto addirit-tura come una terapia). La traduzione inimmagini del romanzo della stessa regista è abbastanza felice; funzionanel descrivere le asperità del nuovo rapporto dei protagonisti, almeno perbuona parte del film. I personaggi hanno una loro corposità, reazioni esentimenti veri, ben resi dagli interpreti: Claudia Pandolfi, alla sua provapiù matura, e Filippo Timi che potrebbe essere il migliore dei nostri attori,se evitasse certi eccessi espressivi.

29E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CINEMAdi Luciano RAINUSSO

Quando scrivo, prima di tutto penso a quel lettore

che io stesso sarei se non fossi un recensore.

Roberto Escobar

iinn ddiiaaggoonnaalleeiinn ddiiaaggoonnaalleeAL CINEMAIl ventaglio segreto di Wayne Wang

Film cino-americano firmato da un regista di origine hongkonghese, in ci-nema da ventʼanni, noto in Italia per alcuni film importanti. (Si ricorda, inparticolare, The center of the World, girato negli USA: una spregiudicatacommedia sulla vacanza a Las Vegas di ungiovane informatico con una ballerina di lap-dance, noleggiata per lʼoccasione). Ora, è lavolta di due ragazze cinesi legate da un giu-ramento particolare, vissute in un lontanopassato, vittime di un orrendo rituale (quellodei piedi mantenuti piccoli, per un motivo diperverso piacere maschile). In più, per ana-logia, lʼamicizia di altre due giovani cinesi dioggi, una delle quali potrebbe essere lʼau-trice del libro da cui il film è desunto. Per laverità, lʼintreccio è piuttosto criptico, a causadella continua alternanza tra passato e pre-sente. Ma il film ha una tessitura che, per isuoi toni lirici e dolenti, coinvolge non poco. Attrici di ottima resa. Una diesse, la splendida Bingbing Li, è tornata recentemente sui nostri schermicon Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma, geniale filmdʼazione cino-hongkonghese. (Vi interpretava unʼaffascinante donna-sol-dato al servizio della prima imperatrice cinese).

Il cuore grande delle ragazzedi Pupi Avati

Il consueto film del settantaquattrenne regista bolognese: evocativo, svagato,crepuscolare, quasi mai del tutto apprezzato dalla critica. Qui, sullo sfondodella campagna emiliana degli anni Trenta, si racconta di un figlio di mez-zadro che sʼinnamora della figlia di unpossidente, venuta da Roma, e vuole spo-sarla a tutti i costi. Siamo un poʼ dalle partidi Renzo e Lucia. Tra molto favolismo epoco sarcasmo, le situazioni sanno disana pazzia. (Indovinata la lunga ricercadi un prete disposto a unire in matrimonioi due sposi, seguiti dal corteo di parenti edamici), È ovvio che la cerimonia si farà,ma la notte di nozze riserva una sorpresa,a causa del neo-marito, innamorato sì...ma delle donne.La vicenda ha qualcosa di vero, dal mo-mento che Avati ha voluto raccontare unastoria riguardante i suoi nonni. Un poco diasprezza in più e qualche bozzetto menofacile e avremmo avuto un piccolo gioiello. Al centro, in una prova di so-stanza, Cesare Cremonini, ex leader dei Lunapop, e Micaela Ramazzotti,forse la nuova Monica Vitta, stando ad Avati. Intonata allʼatmosfera retròdel film la partitura musicale di Lucio Dalla.

NETTUNORISTORANTE PIZZERIA

Focaccia al formaggioChiuso il lunedì - RAPALLO - L.mare Vittorio Veneto, 28

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POSTE/2Caro Direttore, non se ne può più!Anche questa mattina, 3 Gennaio,sugli undici sportelli di cui l'Ufficio di viaBoccoleri dispone, solo cinque funzio-navano. Se poi si tiene presente che ilcomputer che regola il flusso, è pro-grammato per dare precedenza aiclienti-posta, a noi che ci andiamo perusarla, non come bazar, ma per le fun-zioni per le quali l'avevano creata, nonresta che aspettare un'ora, prevaricatida altri, come pecore mute pronte adessere munte da tutti. Le "commesse"pardon le "impiegate" poi ci mettonodel loro. Grazie se vorrà pubblicarla;siamo in molti ad essere scocciati.

Lettera firmata

COMUNICAZIONECaro Direttore, il mese scorso, al “Con-fuoco”, il Sindaco ha illustrato tutte le

"cose" fatte da questa Giunta, lamen-tando però che la maggior parte dei Cit-tadini queste "cose" non le sa. La stessalagnanza aveva fatto il consigliereCianci, oltretutto Coordinatore del P.D.L,in un incontro conviviale. Ma non c'è un“portavoce del Sindaco” retribuito? Tuttiormai si sono organizzati, risparmiandoi soldi dei “portavoce” ed utilizzano gli in-numerevoli "media" per dialogare con icittadini. Se noi non sappiamo è perchè,chi ne avrebbe interesse, non si dà dafare.Grazie e cordialità

R.B.

PIRATIUna moderna Odissea termina (lanave Savina Caylyn, liberata) e un'altraha inizio (la Enrico Ievoli, sequestrata).Se il mondo non ammette che è legale,oltre che opportuno, sparare avista sugli occupanti dei veloci "bar-chini" che, in acque internazionali, as-

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Invitiamo i lettori a volerci segnalare suggerimenti, problemi. Pubblicheremo le vostre istanze, raccomandandovi

la brevità dei testi per evitare dolorosi tagli.

Scriveteci a Redazione “IL MARE”Via Volta 35 - 16035 Rapallo E-mail: [email protected]

LETTERE

E NOTIZIE

saltano le navi in transito, non se neesce. E se l'ONU, la NATO e le altre or-ganizzazioni internazionali (i cui "digni-tari" vediamo abbuffarsi in occasionedei loro convegni in giro per il mondo)non programmano convogli scortatida navi militari ed elicotteri in ben notezone marine del pianeta, saremo sem-pre punto e a capo. C'è ancora qual-cuno che crede che a volte questinovelli “espropriatori proletari” si com-muovano e lascino libere le loro predesenza compenso?

Luigi Fassone, Camogli

PREVIDENZACaro Direttore, quante storie, Signoridella Cassa di Previdenza dei Gior-nalisti! E così, care Casse dei notai,dei geometri, degli avvocati, dei com-mercialisti, degli ingegneri, degli ar-chitetti, dei periti, dei ragionieri, deiconsulenti del lavoro, dei farmacisti edei parafarmacisti, dei veterinari, deimedici, degli odontoiatri, degli spedi-zionieri, dei camalli, degli operatori diculto, delle anime e dei cimiteri, degliaddetti alla nettezza urbana, delle fat-tucchiere e degli sciamani! Quando,...anta anni fa,la florida Cassa Marit-tima (gli Ufficiali della Marina Mer-cantile Italiana ammalati avevanodiritto a camera singola con servizi)fu obbligatoriamente fusa con l'INPSmica ci fu una rivolta simile a quellaodierna tanto da far soprassederedalla decisione il Ministro Fornero deltempo. Macchè, la si buttò nel cro-giolo, un miscuglio che lèvati, e la sto-ria finì lì, perchè i marittimi si sa, permare vanno e questi pesci pigliano...

Lettera firmata

POSTE/1 CE L’HO, CE L’HO, … MI MANCACaro direttore,

ancora una volta sono a chiederti ospitalità in questa tua rubrica: infatti, daanni, colleziono buste di corrispondenza consegnate in ritardo corredate datutti i reclami possibili. Quella che ti propongo, che mi mancava, è stata spe-dita dall’ufficio protocollo del Comune di Rapallo il 20 dicembre 2011 per lamanifestazione del ‘Confuoco’ del 30 dicembre 2011 e consegnatami il 4gennaio 2012.La distanza dal Comune a casa mia è di circa 550 metri, il postino, che nonha alcuna colpa, non suona più due volte, ma consegna una volta ogni 2 set-timane. Lo slogan delle Poste Italiane dovrebbe essere: “Pratichiamo qual-siasi attività economico-commerciale esclusa la consegna dellacorrispondenza”. L’onere per il Comune, di un servizio disatteso è di euro0,60 per posta prioritaria, oltre naturalmente la mancata comunicazione aldestinatario.Ti ringrazio per la tua paziente sopportazione, Tuo Mauro Mancini

Associazione Culturale

Caroggio DritoMERCOLEDÌ 11 GENNAIO

Gita a Milano: Visita alla Mostra di Artemisia Gentileschi a Palazzo Reale Pranzo in loco

Partenza ore 8,00 da Piazza delle Nazioni con pullman riservato

SABATO 21 GENNAIO - Ore 16,30 - Villa QueiroloConferenza Dott. Sandro Pellegrini

“Genovesi alle Canarie fra 1500 e 1540 negli atti dei notai”

MERCOLEDÌ 15 FEBBRAIOGita a Genova: Visita a Palazzo Ducale per la mostra “Van Gogh e il viaggio di Gauguin” Pranzo in loco

Partenza ore 8,30 da Piazza delle Nazioni con pullman riservato

SABATO 18 FEBBRAIO - Ore 16,30 - Villa QueiroloConferenza Dott. Barbara Bernabò

“Letterati e genealogisti nella Rapallo del XVIII secolo”

Giriamo la lamentela del signor Mancini alle Poste. Per fortuna, Il nostrogiornale è consegnato a mano; quindi non dovrebbero esserci problemi diricezione!

IL COMANDO POLIZIAMUNICIPALE

INFORMACHE A PARTIRE DA

GENNAIO 2012LA PULIZIA STRADA

MENSILEDI VIA TITO SPERI

VERRAʼ EFFETTUATA IL4° GIOVEDIʼ DEL MESEDALLE 7.30 ALLE 11.00

E LA PULIZIA STRADAMENSILE

DI VIA MAGGIOCCOVERRAʼ EFFETTUATA IL

4° MERCOLEDIʼ DEL MESE

DALLE 7.30 ALLE 11.00

La nostra collaboratrice Ilaria Nidasio,è stata ammessa al Dottorato di Filo-sofia (Scuola di Scienze Umane)presso l'Università di Genova. Progettodi ricerca: "Motivi platonici in Gadamer.Una nuova interpretazione dei due pen-sieri". Docente tutor: Francesco Ca-mera.Ilaria Nidasio si è laureata nel 2008 inFilosofia con la tesi "La verità nascosta.Oralità e scrittura in Platone", relatoreWalter Lapini. voto: 110/110 e lode;nel 2010 ha conseguito la Laurea Spe-cialistica Magistrale in Metodologie Fi-losofiche. Tesi: "Oralità e scrittura.Gadamer a confronto con Platone", re-latore Francesco Camera. Voto:110/110 e lode.La redazione de Il Mare fa i migliori au-guri di buon lavoro a Ilaria.

31

Gennaio

Liquore di Limone

Gargantuadi Renzo Bagnasco

CASARZA LIGUREVia Annuti 40(Croce Verde)Apertura: Martedi ore 12www.ac-ilsestante.it

Domenica 01 07:14 Primo Quarto

Lunedì 09 08:30 Luna Piena

Lunedì 16 10:08 Ultimo Quarto

Venerdì 20 17:11 Il Sole entra nel segno dellʼACQUARIO Lunedì 23 08:39 Luna Nuova: 11A Lunazione del Sonno

Martedì 31 05:09 Primo Quarto

Procurarsi 12 limoni non del tutto maturi eun bel pugno di foglie. Sbucciarli sottil-mente (escludendo la parte bianca), met-tere le bucce sottili a macerare unitamentealle foglie, in un litro d’alcool a 95°, te-nendo incoperchiato il tutto. A parte si fa bollire un litro d’acqua nelquale si saranno ben sciolti 3 etti di zuc-chero. Una volta intiepidita, versarla nel-l’alcool con ancora le bucce. Se l’acquafosse ancora calda, nell’operazione, c’è il ri-schio che l’alcool ribolla, ustionandovi. Appena tutto freddo, si filtra e si imbotti-glia e, dopo almeno 10 giorni di riposo, èpronto. Con questa esatta dose di zucchero,il liquore diviene ottimo digestivo e, se al-lungato con acqua tiepida, un delizioso“canarino” per digerire.

I l p r o v e r b i o d e l m e s eFamme e freido fan vegnî o pellamme neigro

Fame e freddo fanno diventare la pelle nera

Spazio Aperto di Via dell’Arco

Associazione di Promozione Sociale

GennaioGIOVEDÌ 19, ore 16.00Riflessioni sul matrimonioIl film “Donne in attesa”

di Ingmar Bergman (1952)

a cura di Luciano Rainusso[RISERVATO AI SOCI]

SABATO 21, ore 16.00La chitarra acusticaConcerto e illustrazione delle tecniche:

fingerpicking, tecniche percussive,

amplificazione ed effettistica, contamina-

zione di generi musicali, ritmi e poliritmi

Claudio Bellato, chitarrista

DOMENICA 22, ore 16.00L’arte di esprimersi... oltre le paroleUno scorcio di tecniche espressive utilizzate

in Psicologia per la promozione del

benessere e per la consapevolezza di sé

Valentina Vinelli e Sabrina Cassottana,

psicologhe, counselor e teatroterapeute

SABATO 28, ore 16.00I problemi dei bambiniCome capire e intervenire

sul disagio dei nostri bambini

Silvia Olivotto, psicologa psicoterapeuta

FebbraioGIOVEDÌ 2, ore 16.00Musica e voglia di libertàIl film “I Love Radio Rock”

di Richard Curtis (2009)

a cura di Luciano Rainusso[RISERVATO AI SOCI]

SABATO 4, ore 16.00Portofino raccontatada uno dei suoi protagonistiIsabella Herzfeld, antropologa, intervista l’autore del libro

“Memorie di Giovanni Carbone”

Associazione Culturale

A COALINN-A

6 gennaio, ore 11,30 incontro all'Hotel Jolanda

di Santa Margherita. Per prenotare telefonare ai numeri

0185-281945 oppureo103733869

22 gennaio ore 16,30 Hotel Tigullio & de Milan

di Santa Margherita. Letture di racconti e poesie

di Alfredo Bertollo e Lisa Pesatore

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

LETTERE

E NOTIZIE

20Lunazioni, Stagioni

e Segni ZodiacaliMESE Giorno Ora./min. Descrizione

12

In questi giorni è nuovamente distribuito nelle mi-gliori librerie, da Sagep Editore, la terza edizione

de La CUCINA LIGURE di Bagnasco e Boccalatte,liguri DOC. E’ il libro più venduto sulla cucina ligure(quella vera) da quando, nel 1999, vide la luce in col-laborazione con il quotidiano il Secolo XIX. Descrivedettagliatamente 335 ricette, tutte realizzate utiliz-zando quello che oggi è reperibile ancora sul mer-cato, avvalendosi di quanto la tecnologia moderna cimette a disposizione in fatto di elettrodomestici. Unlibro quindi consultabile giornalmente, se si vuolemangiare secondo la tradizione. Dopo l’introduzione seguono i “Menù delle ricor-renze” codificati e presenti nelle nostre feste durantel’intero arco dell’anno. Poi molti suggerimenti per,volendo, rifarsi in casa la “Gastronomia dimentica”e, finalmente, le ricette vere e proprie. Uno dei dueautori, Renzo Bagnasco, è lo stesso che tiene su que-sto giornale la rubrica di gastronomia “Gargantua”.Con la stessa chiarezza, spiega per bene in questolibro, le 335 ricette in modo che sia facile eseguirle.