Il Mare Eco del Golfo Tigullio 1/2013

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Eco del golfo Tigullio Associazione Culturale Caroggio Drito Associazione Culturale Anno VI - gennaio 2013 • Direttore responsabile: Emilio Carta IL MARE è consultabile anche on line sul sito www.marenostrumrapallo.it Fondato nel 1908 € 1,00 SIAMO PECORE DA TOSARE ˚ ARRIVATA ANCHE LÊIMU SEMAFORO A S.MICHELE Costa e De Marchi polemizzano STANGATA AFFITTI Commercianti in crisi UMBERTO RICCI Custode del nostro passato ARMI E U.S.A. Siamo tutti cowboy STREGONERIA E MAGIA DallÊantica Pompei a Rapallo SPORT La storia di Riccardo Carapellese VIA BETTI Ö fössôu de Monte

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numero di gennaio 2013

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Page 1: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 1/2013

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Associazione Culturale

Caroggio Drito Associazione Culturale

Anno VI - gennaio 2013 • Direttore responsabile: Emilio Carta

IL MARE è consultabile anche on line sul sito

www.marenostrumrapallo.it

Fondato nel 1908

€1,00

SIAMO PECORE DA TOSARE˚ ARRIVATA ANCHE LÊIMU

SEMAFORO A S.MICHELECosta e De Marchi polemizzano

STANGATA AFFITTICommercianti in crisi

UMBERTO RICCICustode del nostro passato

ARMI E U.S.A.Siamo tutti cowboy

STREGONERIA E MAGIADallÊantica Pompei a Rapallo

SPORTLa storia di Riccardo Carapellese

VIA BETTIÖ fössôu de Monte

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di una classe politica sempre più avvitata suse stessa che ci chiede per l'ennesima volta ilvoto. Anche quelli sorpresi con le mani nellamarmellata lo fanno senza alcuna vergognao pudore. Seguendo il vecchio detto che "cane nonmangia cane", pare difficile uscire dal pan-tano. Per fortuna resta la Magistratura che ditanto in tanto scoperchia i pentoloni.Mentre la gente si dibatte tra disoccupazionee pensioni da fame politici, boiardi di Stato,e supermanager continuano a dividersi sti-

pendi e liquidazioni da farpaura, magari dopo affos-sato le rispettive aziende.Le associazioni di volonta-riato lanciano segnali a dirpoco preoccupanti mentrela soglia della povertà siabbassa progressivamentema, come diceva un"grande" statista, le pecorevanno solo e unicamentetosate. Tramite le tasse na-turalmente". A fior di metafora aggiun-geva pure "Guai a macel-larle: per lo Stato finirebbeil guadagno".

Esattamente un anno fa su queste co-lonne parlavamo di una crisi nazionaleche aveva raggiunto ormai il massimodella sopportazione e, quindi, della ne-cessità di abbassare un'asticella ormaiimpossibile da superare. E, invece, eccoci qui come tante pecorelleammucchiate sotto l'albero di Natalepronte per un'ulteriore tosatura. Parolecome crisi e sacrifici per tutti, paionoormai irridenti di fronte alla tracotanza

IL MAREMensile di informazione

Anno VI - gennaio 2013

€ 1,00

Edito da: Azienda Grafica Busco Editrice

Rapallo - via A. Volta 35,39 [email protected]

tel. 0185273647 - fax 0185 235610

Autorizzazione tribunale di Chiavari n. 3/08 R. Stampa

Direttore responsabile: Emilio Carta

Redazione: Carlo Gatti - Benedetta MagriDaniele Roncagliolo

Hanno collaborato a questo numero:

R. Bagnasco - P. Bellosta P.L. Benatti - A. Bertollo

R. Carta - S. Gambèri Gallo - C. GattiE. Lavagno Canacari - B. Magri

B. Mancini - M. Mancini - I. NidasioD. Pertusati - L. Rainusso - A. Repetto

D. Roncagliolo

Ottimizzazione grafica:Valentina Campodonico - Ivano Romanò

Fotografie:

Toni Carta Fabio Piumetti

Archivio Azienda Grafica Busco

La collaborazione a Rapallo Notizie è gratuita e ad invito

IN QUESTO

NUMERO:Siamo pecore da tosare di E. Carta 2Negozi: affitti impossibili di D. Roncagliolo 3Uno Stato “biscazziere” di E. Carta 4Natale in Villa: amarcord di R. Bagnasco 5Un lampeggiante giallo di D. Roncagliolo 6Le premesse per un semaforo di P. Bellosta 7Storie di uomini e mare: la tonnara di E. Carta 8Un 2012 senza rimpianti di E. L. Canacari 9Pianeta Giovani di B. Magri 10Il mercato di piazza Venezia di P. Benatti 11Un comando a 4 zampe di C. Gatti 12/13Amici pelosi di E. Gambèri Gallo 14Siamo tutti cowboy di R. Carta 15Ricordo o sogno? Quando... di M. Mancini 18/19Come eravamo di B. Mancini 20/21Un sogno proibito di D. Pertusati 22/23Viaggiare di I. Nidasio 24/25Storie di magie e fattucchiere 26/27Libri: il Diario di Giulio Scocco 27Gente di Liguria di A. Bertollo 28Cinema in diagonale di L. Rainusso 29Lettere e notizie 30/31

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o di Emilio Carta

Siamo pecore da tosare

di Pietro Ardito & C.

Giggia, c’è il

Confuoco!Verso il 2013

Speriamo che col fumoporti anchel’arrosto!

Cari lettori,In occasione del "Confuoco", il fumo dell'alloro abbruciato è salito verti-calmente al cielo. Dicono porti buono, nel senso di prosperità, salute e ric-chezza. E Dio sa quanto la gente ne abbia bisogno.

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"Esiste gente intransigente,arrogante, non certo gene-

rosa. Parlo di alcuni ricchi pro-prietari di immobili, che spessoconsiderano la città un meroluogo d'investimento, un luogodove speculare, investire, lucrareed ottenere rendite sempre piùesose. Questa gente non ha ri-guardo alcuno per la conservazionedel tessuto cittadino, anzi, vorrebbeuna città bella sì, ma senz'anima,vorrebbe alienarne la storia, il pas-sato e offuscarne le tradizioni. Questa gente non ama Santa Mar-gherita, ed è ovvio che non puòavere neanche rispetto per chi de-dica passione e amore al proprio la-voro, cercando altresì dimantenere vivo ed attivo il tessutoeconomico della città. "Porto Napo-leone" chiude perché le condizionieconomiche richieste per il rinnovodel contratto di locazione non per-mettono di affrontare, con la do-vuta tranquillità e serietà, iprossimi anni". A parlare, in questo vero e propriosfogo, è Pino Romano, titolare diPorto Napoleone, attività commer-ciale sammargheritese che nel2013 chiuderà i battenti dopo 11anni di attività. Una delusione co-mune a tanti, in tanti Comuni, mi sipassi il gioco di parole. A Santa Mar-gherita, con il nuovo anno, dieci ne-gozi cesseranno di esistere. Equando una saracinesca si abbassa,i problemi non sono certo terminaticome qualcuno crede affermandoche "tempo qualche giorno un'altraattività riaprirà": dietro quella chiu-sura ci sono spesso debiti e un "fal-limento" che lascia pesanti

strascichi sul morale e incognite sulfuturo. Rapallo non è certo immune da que-sto triste fenomeno. Basta girare lacittà: la geografia dei negozi cambiaalla velocità della luce, tra nuovi lo-cali e altri che improvvisamente sisvuotano. Prima di alzare bandierabianca, in tanti tagliano sul perso-nale: insomma, si rimane aperti mala disoccupazione aumenta. Di "Pino Romano", nella nostra città,ce ne sono a bizzeffe anche se inmolti, forse, non avrebbero il corag-gio di chiamare le cose con il loronome come ha fatto lui. In un quadrodel genere il Comune può e devefare qualcosa. Per esempio rimodu-lare le aliquote Imu per il 2013. Pic-colo passo indietro: la nuovaamministrazione ha abbassato dall'8,6 al 7 per mille l'Imu sulle attivitàcommerciali. Un'agevolazione? Aprima vista sembrerebbe di sì. In re-altà non è così. Perché a Rapallo, se-condo quanto emerge da unarelazione del commercialista Euge-nio Brasey, i commercianti proprie-tari dei locali in cui svolgono la loroattività sono solo il 5 per cento; in so-stanza, a beneficiare della diminu-zione voluta dal Comune è quel 95per cento che, spesso, ha in manonumerosi immobili. Che cosa faredunque? Guardare alle città limi-trofe. Magari, per una volta, a quellaGenova matrigna: il sindaco Doria hainfatti legato la riduzione Imu ai soliproprietari che svolgono in esso lapropria attività; questa ulteriore dif-ferenziazione, come è ovvio, com-porta lavoro in più per gli ufficicomunali, ma il vantaggio per gli ope-ratori rapallesi sarebbe sensibile.

C'è un'altra strada: se le restrittivemaglie statali lo consentiranno, il Co-mune potrebbe lasciare l'aliquota or-dinaria sull'Imu, ma allo stessotempo ridurre o addirittura azzerarela nuova tassa sui rifiuti, Tares, aicommercianti; in questo modo losconto "colpirebbe" direttamente lecategorie economiche e non chilucra su di esse. Il sindaco Costa ela sua maggioranza, davvero attential sociale in questi primi mesi di go-verno, sicuramente prenderanno inconsiderazione tutte le forme pervenire incontro a quel tessuto eco-nomico su cui si basa gran partedella nostra città. Ma è chiaro che prima di tutto cideve essere il dialogo. L'Ascom diRecco ha chiesto un incontro con-giunto a Comune e proprietari di im-mobili per discutere la possibilità diuna diminuzione del 10 per centosugli affitti, almeno per i prossimi 2

anni. Questo, da parte di chi pos-siede molti locali, sarebbe un gestolodevole: chi paga mille euro di affittoal mese, ogni anno avrebbe in "re-galo" una mensilità. Ma soprattuttosi eviterebbero chiusure che, in casodi non immediata riapertura, prive-rebbero di un guadagno fisso il loca-tore. Insomma, a pensarci bene ilvantaggio sarebbe da entrambe leparti. E con questo spirito l'Ascomrapallese ha dato vita a una lodevoleiniziativa, il pronto soccorso com-mercianti, un fondo per aiutare chiè in difficoltà a pagare l'affitto. Il "te-soretto", attivo da gennaio, sarà rim-pinguato da chi lo vorrà, da chi insostanza metterà una mano nel por-tafoglio e una sul cuore; oltre al con-tributo della Banca regionaleeuropea pare abbia già aderitoanche qualche proprietario di im-mobile. Storie che riconciliano con ilNatale.

I negozi del Tigullio nella morsa del caro affitti COMMERCIO

Quando una saracinesca si abbassa, i problemi non sono certo terminati: dietro quella chiusura cisono spesso debiti e un "fallimento" che lascia pesanti strascichi sul morale e incognite sul futuro.

Torte su richiestadi qualunque tipo e pesoVia della Libertà 22A - 16035 RAPALLOTel. 0185 51665 - chiuso il lunedì

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

ECONOMIAdi Daniele RONCAGLIOLO [email protected]

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Attualmente in Italia sono ope-ranti quattro casinò, tutti di-

slocati nel nord del Paese: aSanremo, in Liguria; a Campioned’Italia (enclave italiana in Sviz-zera); a Venezia, in Veneto; a SaintVincent, in Valle d’Aosta.I primi tre sono stati istituiti in forzadi diversi Decreti Legge mentre ilcasinò di Saint Vincent fu invece isti-tuito con Decreto del Presidentedel Consiglio della Valle il 3 aprile1946. Con i primi tre decreti (for-mati ciascuno da un solo articolo),poi convertiti in legge, fu data «fa-coltà al Ministero dell’Interno di au-torizzare, anche in deroga alle leggivigenti, purché senza aggravio peril bilancio dello Stato» i rispettivi Co-muni «ad adottare tutti i provvedi-menti necessari per poteraddivenire all’assestamento deiloro bilanci ed all’esecuzione delleopere pubbliche indilazionabili». IlDecreto del Presidente del Consi-glio della Valle d’Aosta fu assunto in-

vece per iniziative in campo turi-stico, demandate alla Regione sullabase dell’articolo 12 del D.L. Lgt7/9/1945 n°545 e tutti e quattroi citati decreti sono stati adottatisenza un’espressa deroga al Co-dice Penale.Sino a qualche decennio fa Rapallofaceva parte dell'Associazione Na-zionale per l'Incremento Turistico,nella quale si riconoscevano quellelocalità termali e turistiche chesotto l'acronimo di Anit chiedevanoa gran voce di diventare Comuni “bi-scazzieri” a tutti gli effetti. Era un club bipartizan di cui face-vano parte, tanto per citarne alcuni,Comuni come Taormina, Alghero,Riccione, Montecatini Terme, Li-gnano Sabbiadoro, Bagni di Lucca.A farla breve lo Stato faceva una cu-riosa resistenza: no all'allarga-mento del gioco in Italia maopportune deroghe ai quattro esi-stenti “per non far prosperare lamalavita organizzata in quel set-

tore”. Al contempo questo stranoStato bacchettone a parole pro-muoveva egli stesso l'azzardo at-traverso il gioco del Lotto, i “grattae vinci” le slot e chi più ne ha più nemetta.A poco a poco, preso dalla neces-sità di impinguare le casse dell'era-rio ha allargato le maglie e dopol'apertura delle sale Bingo (un flop)ha consentito gradualmente l'in-gresso delle infernali macchinettein bar e locali appositamente at-trezzati. E la situazione è diventata apoco a poco incontrollabile sino al-l'esplosione odierna.Le televisioni, pubblica e privata,pubblicizzano con spot a tuttocampo il gioco e vi sono addiritturacanali televisivi tematici che pro-muovono il gioco on line: un “gioco”sporco, lasciatecelo dire, ad uso econsumo di tutti.“C'è gente che, presa dalla “compul-sione del gioco” lascia quotidiana-mente nelle slot decine e decine di

euro, in molti addirittura stipendi epensioni – spiega uno psicologo – Etutti stanno a guardare senza effi-caci interventi. Ormai è diventatauna malattia sociale e sono già attiviappositi centri di “disintossicazione”.Insomma l'azzardo è diventato unapiaga sociale non più elitaria e com-pressa all'interno dei casinò inter-nazionali tanto cari a James Bondma di massa. E lo stesso Stato nonè neppure in grado di far pagarealle società milionarie italiane estraniere che gestiscono il giocouna multa di svariati miliardi di euroche a tuttoggi risulta stranamenteinesigibile.Ora si cerca di circoscrivere i dannie molti Comuni davanti al prolife-rare del fenomeno dei mini casinòstanno approvando apposite nor-mative locali tese a limitarne orarie posizionamento. Pare comunqueun pio desiderio, come chiudere lestalle dopo che i buoi si sono già al-lontanati e dispersi.

Lo Stato “biscazziere” ha rotto gli arginiSLOT

Dai casinò operanti in regime di monopolio e al Lotto si è passati al Bingo e alle infernalimacchinette. La chiamano “compulsione da gioco” e la gente spesso si rovina

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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Una felice intuizione ben realiz-zata: visitando Villa Devoto tra-

sformata per il Natale della nostraRapallo in una affascinante dimoraborghese nordica, sembrava di es-sere sul“set” di un film del famoso re-gista svedese Bergman. Tuttoattorno il suo bel giardino all’italiana,ospitante per l’occasione accattivanticasette dei folletti. Complimenti perl’iniziativa. Dovremmo affidarci di più achi ha queste “felici intuizioni” e ha di-mostrato di saperci fare per aver giàescogitato altri attraenti eventi, anzi-ché boicottarle per bassi interessi di“bottega”; mai termine fu più appro-priato ….. Salendo le scale scopriamo, all’ultimopiano, una breve ma significativa do-cumentazione originale (non le solitefotocopie) sulle nostre passate Festedi Luglio e i relativi manifesti. E’ una“micro parte” della formidabile docu-mentazione su Rapallo, messa as-sieme da un privato e facente partedella inesauribile raccolta del Cap. Um-berto Ricci, dove “Cap” sta per “capi-tano di macchina”. Lo incontri spessoin giro per la nostra Città, canuto, altoe asciutto procedere sempre a passospedito, sorridente a tutti e con tantodi borsello a tracolla. Spesso lo ritroviin Chiesa, con la cotta bianca, a parte-cipare alle sacre funzioni.

Forse merita approfon-dire la conoscenza diquesto “benemerito”raccoglitore di cose suRapallo, ma mai pre-miato dai nostri Ammini-stratori con un dovutoriconoscimento di me-rito, per non aver per-messo che la memoriadella nostra Città si di-sperdesse. Nel ricer-carle, catalogarle econservarle, ci ha pas-sato la vita, ma oggi puòvantare la più completatestimonianza della no-stra Rapallo in mano adun privato, racchiuse innumerosi cassoni. E’ stato però ancheraccoglitore per il Comune così chemolte cose che si sarebbero perdute,le ha conservate e ordinate, anche sedalle ultime Amministrazione in qua,sono inaccessibili pure a lui cheavrebbe piacere di completare il la-voro svolto, almeno sino a che il Pa-dreterno gli lascia la giovinezza perpoterlo fare. Ma si sa, oggi della nostra “cultura”non frega niente a nessuno da quandoa condurla sono stati chiamati, negli ul-timi anni, incompetenti con il solo me-rito di portare voti utili per la stabilità

delle Giunte. Una volta smesso di navi-gare, il Capitano si è scoperto interes-sato alla storia della Città iniziando conil mettere ordine nelle carte della Ba-silica. Da lì, grazie alla lungimiranza ealla sensibilità del Sindaco Ruffini(erano altri personaggi!) fu mandato aRoma ad imparare, per due anni,presso gli Archivi Vaticani, il minuziosomestiere dell’archivista. Tornato, misemano al riordino di tutta la raccolta deidocumenti scritti posseduta dal Co-mune, quelli che documentavano il no-stro passato. Oggi questo patrimonio, chiuso e mai

più riaperto ne’ completato, giace in-toccabile ma anche inservibile, in duegrandi armadi a Villa Queirolo, arrivaticolà dopo un lungo peregrinare. Nelfrattempo, quando i valori erano altri,per alcuni anni fu anche Assessorealla “rumenta”. Sensibilizzò chi lavo-rava alla discarica dei rifiuti al puntoche erano gli stessi addetti, quando ve-devano qualcosa che potesse interes-sare “a-o Capitànio”, ad avvisarlo. Le raccolte, se c’è l’amarcord, si fannoanche così.Poi, dato il suo carattere che non puòsopportare le manfrine senza denun-ciarle, né subire costrizioni, alla lucedella strumentalizzata politica fatta inquesti ultimi anni, non è stato ritenuto“adatto” a formare gregge; da uomo“libero” si è appartato, pronto sempreperò a dare il suo contributo ad ogniiniziativa messa in campo per miglio-rare o farci conoscere meglio Rapalloo documentandone la verità storica. La sua partecipazione a “Christmas inVilla”, ne è appunto la riprova.

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La luce gialla del semaforo, disolito, avvisa che sta per scat-

tare il rosso. Gli impianti che ver-ranno posti a San Michele, invece,resteranno sempre gialli e porte-ranno, astrattamente, un sem-plice messaggio: "attenzione aipedoni". L'idea del sindaco GiorgioCosta prevede due semafori: unoall'altezza dello spiazzo dei cavalieridi Malta per chi arriva da SantaMargherita, l'altro in una nicchiaposta subito dopo via CostantinoNigra per chi proviene da Rapallo.Un intervento che pone l'accento,se ancora ce ne fosse bisogno,sulla pericolosità per i pedoni, spe-cie per diversamente abili emamme con carrozzine, di cammi-nare lungo la salita della Pagana,stretta e priva di marciapiedi. Di progetti e soluzioni risolutive sene parla ormai da anni, ma di ruspein azione non se ne sono mai viste.Ma è chiaro, inutile girarci attorno,che su quella strada pende, anchequi da tempo immemore, il di-lemma: senso unico sì, senso unicono. In molti, nel settembre del2011, firmarono per chiedere al-l'allora sindaco Campodonico di isti-tuire un senso unico a partire daicavalieri di Malta; richiesta che, adire il vero, non venne mai accolta. La curiosità, però, è un'altra: a pro-muovere quella petizione fu il Cir-colo via della Libertà 61. Propriocosì, lo stesso movimento che oggi,dopo aver preso il maggior numerodi consensi nella coalizione che haappoggiato Giorgio Costa, fa partedella maggioranza e ha al suo in-terno ben tre consiglieri comunali.

Da allora, viene da chiedersi, checosa è cambiato? Perché quel pro-blema così sentito dal Circolo, masoprattutto dalla popolazione chenumerosa firmò, è sparito dal-l'agenda delle priorità di governo?Eppure sette mesi sono un tempoutile per attuare il provvedimento. Fa riflettere, e in parte spiega il mo-tivo di questa crescente disaffe-zione verso la politica, tornareindietro e rileggere le dichiarazionipassate. Ecco cosa affermava il Cir-colo della Libertà 61 in un comuni-cato stampa post raccolta firme:"In attesa di amministratori lungi-miranti pronti a mettere i problemidel traffico al centro del loro pro-gramma a Campodonico non restache seguire l’unica strada percor-ribile: istituire, da subito, il divietosulla Pagana che dimezzerebbe iltraffico. Il primo cittadino continuaa essere silente di fronte ad unavera emergenza con gravi conse-guenze che finiscono per ripercuo-tersi su quanti vivono a Rapallo. ViaMameli, via della Libertà e altrestrade cittadine, sono ormai un in-terminabile serpentone di vettureche rischia di travolgere la città congravi effetti non solo per la salutedei cittadini, ma anche per quantoriguarda le attività commerciali. Seil sindaco non adotterà i provvedi-menti richiesti, il Circolo Via della Li-bertà 61 non esclude nelleprossime settimane ulteriori cla-morose forme di protesta". Ecco,diciamo che il silenzio assordantedi questi mesi è una strana formadi protesta, che di clamoroso, adire il vero, ha ben poco. Così come

stride quell'invocazione, "da subito",con i sette mesi trascorsi senzaprendere alcuna decisione. C'è chi ripete, spesso, che il Pre-fetto mai avvallerebbe un provvedi-mento del genere; di scritto, per ilmomento, pare non esserci nulla, operlomeno nessuno lo ha mai co-municato. E comunque, se davveroil senso unico fosse un intervento il-legittimo, ci sarebbe da chiedersichi ha promosso, così superficial-mente, una raccolta firme perchiedere l'adozione di un provvedi-

mento inattuabile. Prima di dialo-gare con il primo cittadino di SantaMargherita, il sindaco Costa do-vrebbe spiegare, ai suoi cittadini,perché il senso unico non s'ha dafare o, perlomeno, che cosa ne ral-lenta l'attuazione. l serpentoni divetture che attentano alla salutedei cittadini forse non ci sono più?L'emergenza di cui si parlava unanno mezzo fa è cessata? Do-mande che necessitano di una ri-sposta. In attesa delle "clamoroseforme di protesta".

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Un semaforo giallo, aspettando la luce verde SAN MICHELE

Nessuno lo conferma ma il segnale ad intermittenza per la salvaguardia dei pedoni hatutto il sapore di un prossimo senso unico

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

TRAFFICO/1

di Daniele RONCAGLIOLO [email protected]

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Il Sindaco Costa, per megliocontrollare il traffico tra Santa

e Rapallo, ha, recentemente,pensato all'installazione di un se-maforo giallo lampeggianteposto nella zona di San Michele.La questione non è certo diprimo pelo, l'eccessivo numerodi macchine e di mezzi pesantirappresenta ormai da anni ungrosso problema. Tutti i veicolidiretti a Santa, uscendo dal ca-sello di Rapallo, hanno semprecomportato un aumento espo-nenziale del traffico, ovviamentenon sarà certo una luce lampeg-giante a migliorare la situazione,ma chissà che questo non possaessere solo il primo passo.Facendo un breve riepilogo dellaquestione, le polemiche si eranoriaccese già diversi anni fa. Nel2006 il Comune di Rapallo, vistala reticenza di Santa nell'impe-gnarsi a risolvere il problema, hafirmato un accordo con la Re-gione, la Provincia e con Anas eAutostrade per la realizzazione diun tunnel corto. Erano stati elar-giti anche dei finanziamenti pergarantire la fattibilità del progettoma dal giugno del 2007, dopo lanomina di Campodonico, la que-

stione non è più stata trattata.Nulla di concreto è stato fatto finoallo scorso anno, quando, nel ten-tativo di percorrere altre vie, èstata promossa una raccoltafirme per istituire il senso uniconella zona di San Michele. Se-condo alcuni, questa segnalazionelampeggiante potrebbe esseresolo l'inizio, un piccolo passo perpoi arrivare al senso unico in di-rezione Santa, ipotesi caldamentespalleggiata dal consigliere Ca-purro.Per capirci qualcosa in più ab-biamo parlato col Sindaco Ro-berto De Marchi, il quale si èdimostrato categorico nellosmontare totalmente la que-stione. "Ho visto recentemente ilSindaco Costa, e mi ha assicuratoche i semafori posti a San Mi-chele serviranno solo a garantiremaggiore sicurezza nella zona del-l'attraversamento pedonale. Laluce rossa si accenderà soltantoin caso di incidente, non certo peraltri motivi. Ritengo Costa unapersona seria e affidabile, non hoalcun motivo di dubitare della suaparola".Nonostante questo, molti a Ra-pallo, insistono affinché si faccia

qualcosa di concreto per allegge-rire il traffico cittadino, in primis ilconsigliere Capurro. Vista la di-stanza tra le parti arrivare a unaccordo sembra impossibile, almomento appare pura fanta-scienza riuscire a siglare un com-promesso come è avvenuto per iltunnel Rapallo-Val Fontanabuona. Come ha affermato anche l'As-sessore alle infrastrutture Raffa-ella Paita, finché entrambe leamministrazioni interessate nonsi convinceranno, nulla di con-creto verrà fatto. Per questo, at-tualmente, l'unica l'ipotesipercorribile sembra essere quelladi un senso unico in direzioneSanta, dirottando, così, il trafficoverso Recco. "Ci sarà tempo e modo di parlaredella questione nelle sedi oppor-tune. Capurro non è un consi-gliere di Santa Margherita, quelloche pensa mi interessa relativa-mente. L'unica cosa certa cheposso affermare è che non consi-dero questa una soluzione per-corribile nel breve periodo".Questo il commento, non certoentusiasta, del primo cittadino diSanta, che, invece, parlando del-l'opzione, totalmente utopica, di

un tunnel afferma: "Ora non è ilmomento per un investimento delgenere, non è certo la priorità. Cisarebbero altre situazioni, ben piùurgenti, da migliorare con un cifradel genere (si era parlato di circa50 milioni). Nei prossimi mesi ver-ranno fatte ulteriori osservazionisul PUC ma certamente non èuna soluzione praticabile".De Marchi conclude poi con unfrecciatina alla recente politica diRapallo: "Non discuto che il tunnelpossa essere un'opera utile aidue comuni, ma bisogna capireche questo non è certo il periodomigliore. Inoltre non mi sembrache i recenti progetti finanziati dalComune di Rapallo siano stati im-peccabili, l'ospedale, in primis, neè un esempio lampante. Un edifi-cio nuovo che presenta già mol-tissimi problemi, per dimensioni efunzionalità decisamente inferiorealla vecchia struttura di SantaMargherita. Cercare di miglio-rarsi è sempre importante, ma loè altrettanto lavorare con sennoe capacità".Per farla breve il messaggio finaleè questo, sensi unici o tunnel a noinon interessano, se volete pensa-teci voi.

“Alleggerire il traffico? No, grazie, ci va bene così”SANTA MARGHERITA

Il commento del primo cittadino sammargheritese Roberto De Marchi è caustico

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

TRAFFICO/2di Paolo BELLOSTA

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All’associazione rapallese la Provincia ha vietato l’ormeggio delle imbarcazioni alla foce del Boate

CAMOGLI

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

PESCA8

di Emilio CARTA

Storie di uomini e di mare: la tonnara

Imestieri, chiamati nel gergo dei pe-scatori “i mestê”, sono quegli attrezzi

atti a pescare. Dalle prime trappolefatte con canne ed erbe intrecciate inmodo arcaico e rudimentale e, dopoaver imparato a costruire dei “cavi” conerbe varie, l'uomo cominciò a costruirele prime reti, che, in tempi a noi vicini,furono appunto denominate “mestê”(mestieri) fino ad arrivare alle modernereti di “nylon”. La tonnara di Camogliporta con sé secoli di storia, di fatica,di sacrificio ed eccone, brevemente lastoria.La tonnara è un tipo di pesca nato tra lafine del XVI secolo e l’inizio del XVII secolo.Molti sono i documenti su questa fontedi pesca, sia nell’archivio del Comune diCamoli sia nella Biblioteca Comunale “Ni-colò Cuneo”. Anche l’Oratorio dei SantiProspero e Caterina ha nel suo archiviodocumenti sulla tonnara. Inizialmente la tonnara era di grande im-portanza per l’economia del Borgo comesi legge nel foglio 37, in data 11 novem-bre 1778, su relazione di di GiacomoMortola: «Attese le spese necessarie afarsi in questo Comune per strade,acque, molo e altri oggetti interessanti,di far presente per mezzo di Petizione alCorpo Legislativo le giuste istanze dellaMunicipalità, ad oggetto che si determiniad accordarci una porzione della pigioneannua della “Tonnara di Camogli” avuti invista sudetti motivi».Questa nozione ci fa capire quanto fosseimportante la resa economica che sitraeva dalle tasse sul pescato della ton-nara. Altro motivo di importanza era l’im-piego di numerosa mano d’opera, poichémolte famiglie vivevano con quel lavoro. Altra curiosità tra le tante in archivio èquesta: «Foglio 123 del 23 Aprile 1801– Antonio Senno Amministratore dellatonnara ha fato arbitrariamente spez-zare tre tonni che dovevano essere divisiad ordine della Municipalità. Questa incarica cinque dei suoi membriche si portino dopo pranzo alle quattro alBurò del Commissario di Recco per in-formarlo dell’illegale divisione e farsi con-segnare i tre tonni spettanti al Comunedal peso di 20 cantara.Delibera: «Il suddetto Senno è incom-bensato a vendere i suddetti tonni a Ge-nova con l‘obbligo di passare il prodottodi questa vendita a mani del Cassiere,

che resterà a disposizione della Munici-palità da valersene a disimpegno delleSpese Comunali». Comunque sia la tonnara tra alterne vi-cende, smessa e rimessa svariate volte,oggi è operativa e continua a svolgere ilsuo compito.Quanti volti segnati dal tempo ha vistopassare, quanti giovani e meno giovaniha visto salire "sull'Aze" seduti sul bordoad aspettare il fatidico grido: “leaä” subitoseguito da “assûccâ ü cagnü”, quanto ilsudore ha impregnato il suo ponte. Il lavoro più pesante è quando si deve im-piantare il mestiere, che oggi è fatto tuttodi fibra di cocco, ma un tempo era dilisca. In tempo di guerra, per necessitàcontingenti, si utilizzavano esclusiva-mente la lisca e la ginestra. Il cocco ar-riva dall'India ed è insostituibile performare un ottimo habitat naturale per ipesci. È preparato e lavorato sul molo ea primavera è facile vedere squadre digiovani guidate dagli anziani “tonnaroli”cucire la rete. Si arriva a 60 metri di lun-ghezza, si contano ben 36.000 nodi fattia mano; sono quindici i quintali di fibra dicocco ad essere lavorati, sulle dita cal-lose degli anziani, perché il cocco è unafibra ruvida e tagliente che richiede gransacrificio per essere approntata.I grossi canapi che sostengono l'im-pianto, ancora oggi sono attorcigliati aSan Fruttuoso, con un sistema e mac-chinario e a primavera, chi ha la fortunadi essere sul posto, può vedere l'attorci-gliatore in funzione mentre costruiscequesti grossi cavi.Una volta si stava alla Punta per prepa-rare tutto l'occorrente che si preparavae si stendeva dal muro di Spadin. Oltre alla rete bisognava preparare gli ac-cessori, come ad esempio la “natta” chegiungeva dalla Sardegna, grande produt-trice di questo importante materiale. Ar-rivava in grossi pezzi grezzi che sidovevano bruciare con un procedimentofaticoso, per preservarne la durata. Con un bastone veniva battuta per es-sere “sgûsciata”, ed era un lavoro cheoltre ad bruciacchiarsi con le “zimme”,impiastrava di un nero fumo appiccicoso,difficile da eliminare.Quando tutto era ben approntato ci s'im-barcava per ancorarlo sotto San Roccoa 240 - 350 metri dalla costa, sullo sco-glio detto “pesale”. Si iniziava a costruire

tutto l'impianto che doveva durare fino asettembre e permettere due levate algiorno, una all'alba, a volte una verso le10 del mattino ed una prima del tra-monto. Purtroppo oggi è tutto scom-

parso: tonni, zeri, reti e quant’altro; tuttaun’epoca è scomparsa, senza lasciarequasi traccia. Questa è in breve la storiadei mestê e degli uomini che li usavano,dei mari in cui lavoravano.

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Inostri nonni erano soliti dire:“anno bisesto, anno funesto“,

addossando a questo poveroanno la colpa delle tragedie ac-cadute nel suo corso. Noi, pur riconoscendo che il2012 è stato un anno difficileper tutti e sotto tutti gli aspetti,un anno cruciale per gli eventinaturali, economici e sociali chel’hanno caratterizzato, tuttavia ri-teniamo fermamente che, nellamaggioranza dei casi, l’uomo siail vero responsabile o comunqueil corresponsabile delle tragedieavvenute. L’uomo che negli anni ha di-strutto l’ambiente in cui vive, cau-sando la ribellione della natura;l’uomo che ha costruito case ededifici industriali senza i criteri mi-nimi di sicurezza antisismica;l’uomo che a causa della sua leg-gerezza – o imperizia – ha pro-vocato il naufragio di un colossocome la Costa Concordia, cau-sando danni e vittime umane; gliuomini che, approfittando dellaloro posizione sociale, hanno de-rubato la comunità degli italiani;gli uomini che, tramutandosi inbelve, hanno ucciso circa due-cento donne, quasi sempre leloro donne, alle quali avevano pro-messo amore. Ed è proprio su quest’ultimo con-cetto che ci vogliamo soffermareed esprimere qualche considera-zione. Se nel 2011 ogni tre giorni unadonna era vittima della violenzamaschile, nel 2012 ogni duegiorni la cronaca ha registratoun femminicidio. Nella maggiorparte dei casi gli autori sono ma-riti, ex –fidanzati, compagni , co-munque persone nella cerchiaaffettiva delle mura domestiche.In sette casi su dieci le donneavevano chiesto aiuto, chia-mando i numeri di emergenzadelle forze dell’ordine , denun-ciando i soprusi, oppure rivolgen-dosi ai servizi sociali. Purtropponon avevano avuto riscontri ade-guati, né erano state protettesufficientemente.Non c’è una risposta logica aquesta inaudita violenza contro le

donne: una verae propria mat-tanza che nonpuò più esseretollerata in unpaese civile. LE CAUSE DELFENOMENORiflettiamo sullemodalità attra-verso le qualioggi uomini edonne vivono leloro relazioni affettive ed amo-rose – intense, passionali, so-vente non supportate da unaconoscenza profonda del partner– ed interroghiamoci sul con-cetto di “possesso “ che troppospesso si sovrappone a quello di“relazione “ e lo sostituisce. Ladonna diventa così “proprietà “assoluta di un maschio che è in-capace di riconoscere ad essa -sia moglie o compagna - un ruoloda protagonista, dotata di unapropria individualità. Di qui la soggezione psicologica -e sovente anche economica delladonna, la sopraffazione crudele,la violenza inaudita e continua, lagrave disparità di trattamento, ilterrore psicologico e fisico. E’ pur vero che viviamo in una so-cietà tuttora dominata da forti va-lori di tipo patriarcale, all’insegnadella preminenza dei maschi chenon a caso occupano la maggiorparte dei posti di comando incampo politico, economico, so-ciale e culturale. Inoltre fenomenicome il machismo ed i media chehanno relegato la donna a ruoli dioggetto sessuale, certamentenon giovano alla difesa della suadignità e dei suoi diritti civili. Questo è l’esito di un lungo per-corso storico in cui la inferioritàdella donna rispetto all’uomo hacostituito una caratteristica sa-liente della società. La violenza contro le donnequindi, non è una questione pri-vata, ma politica e sociale, es-sendo un fenomeno dipericolosità sociale per donne euomini, per bambine e bambini.Inoltre raramente la violenza è unfenomeno occasionale o frutto di

un “raptus “come piace allastampa definirlo sulla base difalsi stereotipi, ma espres-sione del potere diseguale trauomini e donne, che porta al-l’estrema conseguenza delfemminicismo, più volte an-nunciato. Sconvolgente la de-nuncia davanti alle telecameredella madre di una giovane vit-tima che , pochi giorni fa, gridavasconvolta dal dolore: “la sapevanotutti che prima o poi sarebbe suc-cesso, ma nessuno ha fattonulla.”QUALI I RIMEDI?La chiave del contrasto alla vio-lenza sulle donne consiste, a pa-rere degli esperti, in:- Cambiamento radicale di cul-tura e mentalità, che deve partiredalla famiglia e dalla scuola, rap-presentanza appropriata delledonne e degli uomini in ogni am-bito della società, uso non sessi-sta del linguaggio anche neimedia, al fine di promuovere unrapporto rispettoso tra i sessi edun livello di potere equo tradonne e uomini. - Intervento delle istituzioni chenon possono lasciare le donnesole davanti ad un tale fenomeno.Le Istituzioni debbono prevenire,contrastare e proteggere con po-litiche attive, coerenti e coordi-nate, l’intera popolazionefemminile con il sostegno dellereti locali a partire dai centri an-tiviolenza. - Applicazione puntuale delle leggiin vigore contro coloro che simacchiano di gravi reati di ge-nere. Il femminicismo è un problemamondiale riconosciuto dall’Unione

Europea, dal Consiglio d’Europa edalle Nazioni Unite che hannopredisposto, nel giugno del2012, un rapporto mondiale pre-sentato a Ginevra, con la richie-sta di formare un gruppo dilavoro internazionale per l’elabo-razione di linee guida per aiutaregli Stati ad adottare misure ade-guate agli standard internazio-nali. L’ONU ha fornito indicazioni pre-cise: la Convenzione “NO MORE!“ contro la violenza maschile sulledonne che dispone:Raccolta dei dati, lotta agli ste-reotipi, formazione professionaledel personale delle forze dell’or-dine, di quello socio-sanitario edei servizi sociali, finanziamentistabili e sicuri per evitare la chiu-sura dei Centri Antiviolenza e au-mento del numero delle Case–Rifugio, monitoraggio dell’effica-cia delle politiche esistenti. Noi ci auguriamo che questa si-nergia di intenti e di forze possa,con l’aiuto di tutte le donne chedevono parlare, denunciare i so-prusi e confidare nelle istituzioni,mettere un freno ad una feno-meno indegno di Paesi civili e spe-riamo che, in questo senso,l’anno 2013 possa garantire auomini e donne – così diversi ecosì complementari, di espri-mere in sicurezza le loro diffe-renze, senza per questo vedersinegati e violati i loro diritti.

Addio al 2012 senza troppi rimpiantiVIOLENZAE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CODICE DONNAdi Elena LAVAGNO CANACARI

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È il momento di fare il consuntivo dell’anno appena trascorso: un anno bisestile

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Fuga dei cervelli? Forse non solo, i ra-gazzi hanno tanti sogni nel cassetto

ed è per questo che si decide di partire,all’estero sembra ci siano altre possibi-lità. Coglierle al volo, superando gli osta-coli permette di fare esperienzeimportanti e chissà, magari tornando inItalia, si potrebbe avere una marcia in più.

GEORGE FANZIO20 anniAspirante attore, praticamente came-riereA Londra da un anno e mezzoTorna in Italia per le vacanze di Natale equelle estive (si ritiene fortunato di cio’)

Cosa ti ha spinto ad allontanarti dallatua zona natale?Personalmente sono sempre stato affa-scinato dalla cultura Britannica, dalla lin-gua, dallo humor, dalle atmosfere che solol'Inghilterra può offrire. Poi ho solo coltol'occasione propizia di un'audizione peruna scuola di recitazione e dopo un mese

vivevo già nella capitale.La cosa della vita a Londra che ti haspiazzato di più all'inizio.Una delle cose delle quali ricordo es-sermi stupito di più è la reazione chela tua persona provoca da parte del

londinese medio. Ovvero nessuna. Non im-porta quanto tu sia ben vestito o al con-trario pieno di piercings e trasandato,verrai sempre trattato con la stessafredda educazione, senza distinzione. Con-dizione opinabile, da me più che apprez-zata.Aspetti positivi di Londra?Londra, pur essendo altamente influen-zata dalle tendenze internazionali e mera-vigliosamente MULTICULTURALE, riescea mantenere la sua propria individualità.Londra è avanti anni luce per quanto ri-guarda EDUCAZIONE CIVILE ed OPINIONEPUBBLICA. A Londra puoi svegliarti con laconsapevolezza che quel giorno speri-menterai qualcosa di cui non hai maiavuto esperienza prima. Aspetti positivi della Liguria?A casa puoi vedere i tuoi AMICI senzadover prenotare settimane prima. Chia-vari ha la FOCACCIA, il PESTO e i PANSOTIe poi... il MAREAspetti negativi?Il CLIMA, a Londra, sì, è così, fa bello dirado. Se vuoi vivere pienamente la città titoccherà vivere gran parte della giornatasottoterra. Inoltre pullula, ahimè, di ITA-LIOTI.Invece Chiavari è una medio-piccola cittàitaliana, e come tale è accecata dalle pro-prie TRADIZIONE, che le impediscono diaprirsi alle diversità che nel suo piccolocontiene. Come il resto dell'Italia, lasciaprevedere un futuro piuttosto grigio dalpunto di vista economico-lavorativo. Ecome dimenticare TRENITALIA.Cosa ti manca di ChiavariSarò per sempre attaccato spiritual-mente al luogo dove ho trascorso la miainfanzia e la mia adolescenza, ma l'unicacosa che onestamente mi manca sono lePERSONE speciali che vi abitano, dalla miafamiglia ai miei amici.Cosa è cambiato nella tua routine quo-

tidiana?Mi viene da rispondere tutto, in quantotrasferirmi a Londra ha segnato per mel'inizio di un nuovo capitolo della mia vita,volto alla ricerca e all'espressione com-pleta della mia persona. Tornassi indietro percorreresti di nuovola strada che hai intrapreso?Senz'ombra di dubbio. Ogni singolo errore,ogni fatica, ogni scoperta, ogni lacrima eogni risata.

LUCREZIA RAGGIO19 anniStudentessaA Londra da quattro mesiTorna in Italia solo quando il calendariouniversitario lo permette

Cosa ti ha spinto ad allontanartidalla tua zona natale?Ho deciso di allontanarmi daRapallo per motivi di studio.La cosa della vita a Londrache ti ha spiazzato di piùall'inizio.Il RITMO. Londra è una

città frenetica, se non corri anche tu rischidi rimanere travolto.Aspetti positivi di Londra?Il poter INCONTRARE persone provenientida tutte le parti del mondo. Tutte le possi-bilità che ci sono da un punto di vista CUL-TURALE: musei, mostre, esposizioni,festival e quant’altro e anche quelle diSVAGO (tra un libro a l’altro!)Aspetti positivi della Liguria?Il clima FAMILIARE e la CUCINA, anche sequesto forse è scontato.Aspetti negativi?Da un punto di vista emotivo, Londra, allevolte può sembrare un po’ ‘ALIENANTE’:tutto il continuo andirivieni di corsa puòportare a questo effetto e naturalmente ilCLIMA. Invece a Rapallo l’aria è più ‘PRO-VINCIALE’, ma MANCANO le possibilitàper i giovani.Cosa ti manca di Rapallo?Solo tre parole: FAMIGLIA, AMICI e PAL-LAVOLO.Cosa è cambiato nella tua routine quo-tidiana?Beh andare a vivere da soli, anche se nonper forza a 1300 chilometri di distanza, èsempre un passo importante. Direi che ilmaggior insegnamento che sto traendoda questa esperienza è che devo contaremolto su me stessa.Tornassi indietro percorreresti di nuovola strada che hai intrapreso?Yes, perché anche i momenti un po’ piùduri vissuti fuori casa servono per cre-

scere!

London, ecco i nostri giovani all’operaESTEROE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SOCIETÀdi Benedetta MAGRI [email protected]

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Espatrio, una realtà corrente per motivi di studio e di lavoro spesso abbinati

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Idocumenti storici dicono che lo slargonel nucleo antico dell’abitato rapallese,

collegato al rione Rolecca e in parte pa-rallelo al Caroggio Drito, ebbe la denomi-nazione di “Piazza del mortazzo” e chequando nel 1846 fu collocato il monu-mento dedicato al medico e studioso ra-pallese del XV secolo Giovanni Da Vigo sicominciò a chiamarla “piazza della fon-tana” a motivo dei quattro getti d’acquaesistenti nel basamento marmoreo, sinoai giorni fausti in cui si compiva l’unitàd’Italia e si decise l’intitolazione di “PiazzaVenezia”.Poi, nel 1926, la modesta statua delgrande concittadino emigrò sul lungomare,circondata da un quadrilatero di palme,per finire, nel 1946, quasi celata fra lepiante e gli arbusti, nell’aiuola sottostantel’ospedale dinnanzi alla stazione.Per i rapallini, comunque, l’individuazione diquesta piazzetta fu (e rimane) indiscutibil-mente come “a ciassetta do mercôu” per-ché agli inizi del secolo scorso qui si davanoappuntamento le donne delle “ville” e i con-tadini degli “orti” con i loro “cavagni” ricolmi

di verdure, uova e frutta da offrire ai pae-sani e ai “foresti”, così come prendevanogradualmente posto i banchi, occasionali oabituali, a cominciare da quello del munici-pio, cui si affidavano compiti di calmieresulle merci in vendita. Nel luglio del 1926 sicostruì il “gazebo” dalle diciotto alte co-lonne in ferro al fine di assicurare un tettoper riparo e per dare anche accoglienza aivenditori di pesce che avevano dovuto la-sciare “a ciassa di pescoi” (piazza Chiappa)in caröggio, da sempre loro riservata perl’offerta del pescato.In “ciassetta” anche per noi ragazzini erabello sostare nella vivacità del mercato. Cicalamitavano, come un segnale e un con-seguente invito a correre nei boschi, leprime “negrinn-e” che facevano capolinofra le foglie di castagno nei cesti dei “fûn-soi”; c’era poi il grande pesce o quellostrano da ammirare nei dettagli e nonmancavano soprattutto i personaggi localitipici che ci incuriosivano per le loro grida dirichiamo rivolte alla potenziale clientela oper l’assortimento, quanto mai vario, dimercanzia che straripava dal grande fa-

gotto (il classico “mandillo”) posato a terranel tratto di strada verso la Basilica.Spille da balia, rocchetti di filo multicolori,calzerotti e fettucce dorate, aghi e bottonid’ogni dimensione venivan fuori da questaspecie di cornucopia inesauribile.A fianco potevi poi incontrare chi vendevail latte con il recipiente di alluminio appesoal manubrio della bicicletta ed il misurinogocciolante di quel nettare da poco muntoche talvolta, come accertavano le irre-prensibili guardie civiche, veniva allungatocon acqua del pozzo, forse per favorirne ladigestione.Un’altra ben più straordinaria bicicletta eraquella trasformabile che installava lo “am-mollitta” che, agendo su di un pedale, fa-ceva ruotare la mola di pietra per affilareforbici e coltelli.Alla perizia e rapidità delle mani, invece, siaffidava l’impagliatore di sedie che intrec-ciava luccicanti fibre vegetali obbedendo adisegni geometrici precisi. Dietro a lui, nellacaliginosa bottega laboratorio, lo stagninoponeva rimedio a pentole bucate cui non si

voleva rinunciare.In “ciassetta” poi c’era l’attrazione dei conidi candida panna montata incipriata di va-niglia e in estate (e non tutto l’anno comeoggi succede) c’erano i gelati pressati fradue cialde friabilissime che “Giömin” perfe-zionava artigianalmente. Il mercato, ad uncerto momento, reclamò spazio maggioree così al giovedì si dilatò oltre che in corsoItalia anche nel terreno posto a fianco dellachiesa parrocchiale, sino alla decisionedella Giunta del 26 aprile 1959 quando,con non poche resistenze e mugugni,venne spostato a piazza Cile per motivi diviabilità.Si stemperava così sempre più quell’im-pronta di paese che la “ciassetta” avevaposseduto e l’atmosfera genuina di fami-glia andava perdendosi. Così come il gustoautentico di certi frutti al naturale che untempo si potevano gustare o le sorsate re-frigeranti d’acqua senza cloro che, accal-dati, assorbivamo direttamente dallacolonnetta col “bronzino” che ci sorridevain un angolo della piazzetta.

A CIASSETTA

Quando tra frutta e verdura, pescivendoli e arti-giani, “a ciassetta” era un continuo movimento

Il vecchio mercato di piazza Venezia

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIA LOCALEdi Pier Luigi BENATTI

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Vita di bordo: una manovra da cani

Entrai in timoneria mentre iltraghetto della Tirrenia, pro-

veniente da Porto Torres, stavaimboccando l’entrata del porto. “Ciao Comandante, ben arrivato!”“Ben trovato a te! Stamattina ab-biamo un pilota in più!” – Pensaid’incontrare quel collega che ognitanto ritornava a Genova dai suoigenitori. Mi guardai intorno, mavidi solo il timoniere ed un ca-gnone nero accucciato in un an-golo. Il comandante ridendo disottecchi... mi spiegò: “Quella spe-cie di orso bruno là nell’angolo sichiama Pilot e fa parte dell’equi-paggio. Si é imbarcato con me unmese fa e sbarcherà con me tradieci giorni! Non ci crederai, ma abordo ha le sue mansioni e guai

ad interferire... E’ un cane moltoorgoglioso!” Lo guardai incuriosito e dissi: “Lohai assunto come ‘gigolò’ per lecagnette di certe anziane pas-seggere? O l’hai chiamato così inonore alla mia categoria...”

“Ad essere sincero né l’uno nél’altro. Il mio cane, di razza scono-sciuta, sente la manovra comeuno di noi e, allora non potevochiamarlo in un altro modo... Nonvorrei che la battuta ti suonasseun po’ strana. Non c’è alcun dop-pio senso, credimi.”Il Comandante sembrava davveropreoccuparsi della mia reazionee replicai: “Amo i cani e se anchefosse così, troverei il tuo dire ori-ginale e assolutamente diver-tente”.Poi mi rivolsi direttamente all’in-teressato come fosse un col-lega...“Se sei dei nostri e ami la mano-vra, come dice il tuo datore di la-voro, uno di questi giorni ti portosulla Torre/Piloti per farti cono-scere i miei colleghi. Magari al-cuni li conosci già”.Pilot mi fissò con un occhio solo epoi girò il testone per indicarmila prua. Capii che non voleva as-sumersi alcuna responsabilitàcirca la mia distrazione!C’era un po’ di tramontana, chiu-demmo la porta di sopravvento ecominciammo a far ruotare lanave a dritta di 180° per portarela poppa in direzione della scassan. 4 di Ponte Colombo. Durante la rotazione era immo-bile e concentrato, ma appena lanave terminò l’accostata, Pilot sialzò e con tutta calma ci prece-dette verso l’aletta di dritta, si si-stemò vicino ai comandi esterni,

poi si girò impaziente verso di noifacendoci intendere: ‘avvicinatevié il momento di portare la nave inbanchina’. Il suo padrone non gli aveva fattoalcun cenno. Rimasi basito. Pilotaveva segnalato non solo l’iniziodella seconda fase della manovra,ma si era anche trasferito versoil lato d’attracco previsto quelgiorno che poteva essere un altrotra i quattro in funzione del ter-minal. Una cosa é certa: Pilot nonsi sbagliò. Non dissi nulla. La naveandò regolarmente all’ormeggio, icavi vennero filati a terra e pocodopo il Comandante urlò all’inter-fonico: “Abbassate la rampa!”. A quel punto Pilot lasciò la posta-zione scrollandosi di dosso leansie accumulate e pensando:“La manovra é finita. Missionecompiuta” - Lasciò il Ponte di Co-mando e se n’andò in cabina adaspettare il suo padrone per ri-cevere le meritate coccole. A quel punto mi rivolsi al mioamico Comandante e chiesi conmorbosa curiosità:“Comandante, la manovra non émai la stessa e noi lo sappiamoperché ogni giorno la cambiamoin base al vento e alle esigenzedel Terminal. Ora ti chiedo: Pilotsi é mai spostato verso il lato sba-gliato della manovra?”“No! Non é mai successo! Iocredo che lui percepisca il miopensiero e analizzi inconscia-mente i miei gesti. Le sue reazioni

NAVIE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIE DI MAREdi Carlo GATTI

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Col nome di vecchio “lupo di mare” si intende solitamente un esperto navigante. Qualche volta peròil marinaio in questione può assumere le sembianze di un “quattrozampepeloso” a tutto tondo

Il traghetto della Tirrenia ha compiuto la rotazione a dritta nello specchio ac-queo del Porto Vecchio e inizia ad indietreggiare verso la banchina

Dog on board!

Davanti alla Sede della Tirrenia ( punto verde a sinistra) si nota il terminal tra-

ghetti Ponte Colombo

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si basano, credo, sulla nostra em-patia.“Ma si comporta allo stessomodo anche alla partenza dellanave?”“Sì! Anche alla partenza. Pilot an-ticipa sempre di qualche minutola mia salita sul Ponte di Co-mando e appena sente l’ordine:“Rimanere su un cavo e lospring”, si sposta sull’aletta di ma-novra, quella giusta! Appena mol-liamo i cavi da terra, lui rientra intimoneria prima di me, si sistemadavanti al vetro centrale per indi-carmi la rotta d’uscita dal porto.Quando siamo in mare aperto, avolte succede che mi trattengasul ponte a scambiare quattrochiacchiere con gli ufficiali ma,anche in questo caso, non riescomai a fregarlo. Sembra che Pilotcapisca dalle mie parole e daltono della voce quando sta pergiungere l’attimo del mio con-gedo. Fino a quel momento ri-mane impassibile nell’attesa dellamia decisione che lui percepiscesempre nell’attimo giusto e an-cora una volta mi precede dan-domi il tempo di salutare ipresenti.Carlo, cerca di venire anche allapartenza. Credo che Pilot vogliafarti vedere ancora qualcosa.....T’aspetto!”

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Una nota sul TITANICA bordo del transatlantico af-fondato al largo di Terranovail 14 aprile 1912 c'erano, aquanto riporta lo storico delTitanic Claudio Bossi, ben 35cani che accompagnavanopasseggeri di prima classe,e per i quali fu approntatoanche un canile. Non risultainvece che ci fossero gatti. La presenza di cani di razzaa bordo era tale che, per il15 aprile, era stata ancheprevista un'esposizione ca-nina per intrattenere gliospiti che, ovviamente, nonebbe mai luogo. Due cani so-pravvissero al naufragio.Qualche tempo dopo l'arrivodei naufraghi a New York, ilquotidiano N. Y. Herald pub-blicò la storia di Rigel, un ter-ranova che sarebbeappartenuto al primo uffi-ciale William Mc MasterMurdoch, il quale avrebbenuotato per ore abbaiandofra le scialuppe alla ricercadel padrone scomparso, at-tirando così l'attenzione del-l'equipaggio della Carpathia,la nave che giunse per primae raccolse i superstiti.

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La frase non è mia, ma rubata aduna affermata pubblicità; stra-

namente bella, poiché a volte can-cello dalla nota-spese merci che (amio giudizio) ci qualificano comerottami (incontinenti, puzzoni, condentiere volanti o case gravate daanni di sozzura, ecc.). La frase èbella, la sento nelle ossa; magari perun destino da figlia unica, pezzo ge-nuino e destinato all’estinzione, at-tualmente occupata in uninvecchiamento morbido. Unadonna-cognac, insomma. E quello“scegliere” è molto darwiniano: ilcammino prosegue leggero accantoa chi esista un’intesa, ho mani chestringo al petto da una vita pur se icontatti non sono quotidiani. Non opero distinguo tra razze, sianoqueste umane o animali. Può esserela chiacchierata, anche goliardica,tagliando bocconi di pizza o sorseg-giando il caffè; può trattarsi di mia-golii, cinguettate, furioso sco-dinzolare per un’affettuosa carezza.Tra i secondi, mi è toccata l’ultimacategoria: quella degli occhi dolci incaso di sfaceli (laghetti non autoriz-zati sul tappeto, cuscino ridotto abrandelli, panca di legno senza piùspigoli, ecc.), della zampa protesa inmolteplici richieste, della linguettaumida e ruvida a suggello amoroso.I due rei-confessi (o, comunque, indi-ziati) si chiamano Whitman e Uma,in rigoroso ordine d’arrivo nella fa-miglia. Il maschio, certamenteignora l’omonimia con un poeta im-portante (Oh capitano/mio capi-

tano…), ma svela - etereo e buono -un animo sognatore. La femmina, dipoco più giovane, è pervenuta percolmare la sua solitudine e la ten-denza giocosa: nome attorale (ini-zialmente, solo per brevità), dandynelle scelta del cibo e non solo, spon-tanea esibizionista in pubblico. Molteaffinità con la “padroncina”, in-somma. Provengono entrambi dal “RifugioTonnego” di Rapallo (un grazie a Ga-briella Bellati ed Elisabetta Calcagnoper la loro dedizione e l’impegno)dove trovano asilo le cucciolate “sco-mode”, i trovatelli recuperati, chi – inuna banale tragicità – non è più“gradito”. E tutti aspettano, ottimistiirriducibili, qualcuno che possa ga-rantire un giaciglio (panca, stuoino,ecc.), due pappe quotidiane e qual-che coccola. In cambio, una dedi-zione immensa e senza pelle: latotale mancanza di pregiudizio (e giàqui c’è da imparare…) verso il nuovoamico, la felicità ad ogni suo ritorno,la completa dipendenza dal solo esi-stere.Sappiate che ogni adozione è un im-pegno: passeggiate quotidiane per icagnetti, lettiere e scatolette pergattini, gabbiette da ripulire per i vo-latili, mangime controllato in caso dipesciolini rossi, ecc. Non trattiamofantocci, ma cuori vivi: emozioni arti-colate in altre lingue, ma comunquepresenti.E se, nelle ultime Festività, avete ce-duto alla tentazione di un piccolocompagno, sappiate cedere alle re-

sponsabilità che questo comporta. Un’equazione semplice:

amore=amore.Oppure, scegliete una piantina sin-tetica: non necessita di cure, nonproduce laghetti scomodi, non graf-fia le porte, non cinguetta a

sproposito.Ma non colmerà i vostri spazi bui,quando tutto il mondo sembrerà di-leguato. Un piccolo cuore che batte,in totale frequenza col nostro, è piùefficace di mille ipocrisie.

S. MARGHERITA

Gli amici sono fratelli che scegliamo...(da due a quattro zampe)

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

ANIMALI14

di Silvana GAMBÈRI GALLO

Whitman e Uma

Page 15: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 1/2013

Non vorrei sbagliarmi macredo che prima di questo

tragico giorno per il Connecti-cut come per tutto il mondo,una strage in una scuola cosìesplicita non si fosse mai vista.Mi ha scioccato questa notiziapiù delle altre, e di certo nonpuò essere che l'opera di unopsicopatico. Adam Lanza, que-sto è il nome del ventenne (!!)fautore dell'eccidio. Le foto dalsuo profilo Facebook trasmet-tono un'immagine positiva, tran-quilla, Adam sembra unnormalissimo ragazzo che si po-trebbe incrociare nel corridoiodel liceo o per le vie della cittàcon il capo chino e gli occhibassi, che per un attimo posasu di te, immediatamente scor-rendoli per terra. Non una pa-rola, forse mai si parlerà, e auna prima impressione pareuna persona posata, normale.Poi si scopre che è tutto il con-trario, non si immaginerebbeche invece di normale non hanulla.Forse per una lite di qualchegiorno prima, questo giovane èpiombato in una scuola elemen-tare di Newtown ha distruttol'esistenza a più di venti famiglie,freddando 20 innocenti piccolifra i 5 e i 10 anni, più altri adultifra cui la preside Dawn Ho-chspung che era in riunione eappena ha avuto sentore di pe-ricolo ha afferrato il megafonoper avvertire tutti e poi è statacrivellata di colpi. Lo stesso èaccaduto ad altre giovani inse-gnanti che hanno cercato di

schermare col proprio corpotutti i loro bimbi, come dice unapiccola sopravvissuta: "Cercavadi abbracciarci tutti, tutti in-sieme." Molto toccante quest'imma-gine, e se si dimentica che èdettata dalla pazzia, stupisce ilfatto dell'assenza di pietà e so-prattutto di motivazione chepuò aver spinto l'uccisore acompiere un gesto simile, diAdam Lanza ora non resta cheil cadavere, ed è in corso un'in-dagine che determinerà se èstato effettivamente ucciso daqualcuno oppure nella sua folliasterminatrice ha voluto girarefuoco su se stesso.Nei forum si è riflettuto moltosu questa meschinità. Ciò che èemerso, oltre al dovuto plausoper le maestre che si sono sa-crificate - quasi fosse stataun'esecuzione hitleriana - è cheforse, dico forse per non azzar-dar troppo, tutti i soldi 'donati' achi ce li ha già, e anche tanti pergiunta, - ho sentito in un notoprogramma televisivo che lispendono per articoli costosis-simi e piaceri davvero superflui,che in questo periodo di crisisono pochi quelli che possonopermettersi anche solo quelloche si può definire 'necessario'nel senso proprio del terminesenza doppi sensi- se si impie-gassero per finanziare dei cen-tri di cura rigorosa e accurataper le persone che hanno qual-che handicap mentale grave,pericolosi per il resto della co-munità, probabilmente diminui-

rebbe la probabilità che acca-dano fatti così atroci… Troooppodifficile, si potrebbe dire, comeper tantissime cose che non siriescono a risolvere neanche seci si getta giù da uno stra-piombo alto 2000 m –per esa-gerare (tanto) continuandonella 'discesa' a eseguire triplisalti mortali mentre si sta can-tando Listen di Beyoncè, conuna preghiera mentale in ara-maico. Il giovanotto che non èpiù tanto giovane ormai, perchèvive da immemorabile tempo,da quando fu creato da Dio, checi ha scritto quella lettera delmese scorso, l'aveva detto nelperiodo in cui è stato sulla

Terra, 'l'uomo non è nemmenoin grado di dirigere il propriopasso’.Probabilmente quando e se sta-rete leggendo questo articolo visarete già resi conto che la finedel mondo prevista dai Mayaper il 21 dicembre non ha avutoluogo… E se invece si è avverata la pro-fezia, non state leggendo il mioarticolo ma.....chissà! Forse èquesta la giusta punizione pertutte le cattiverie che conti-nuano ad accadere nel mondo,includendo anche l'orrenda tri-ste allucinante strage del Con-necticut.Alla prossima!...Forse.... ;)

CRONACA

Il silenzio, dopo il suono tremendo deglispari, è ancora più assordante

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

ARMI15

di Rossella CARTA

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Page 16: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 1/2013

“Abbazia di San Fruttuoso di Ca-podimonte”. E' questo il nome

completo del complesso monastico be-nedettino che si trova in una profondainsenatura nella frastagliata costa delpromontorio di Portofino raggiungibilesoltanto in barca o attraverso sentieridi campagna, appunto il borgo di SanFruttuoso di Camogli.La scelta di erigere una Abbazia in quelluogo non fu, però, dei benedettini bensìdi un prelato spagnolo; Prospero, ve-scovo di Tarragona che, scacciato dallasua città dagli eserciti arabi all'inizio dell'-VIII° sec. si trovò a vagare per il Mediter-raneo alla ricerca di un luogo in grado diospitare in piena sicurezza lui, il suo spa-ruto seguito ma, soprattutto, le venerateceneri di San Fruttuoso, martire tarago-nese morto sul rogo insieme ai suoi duediaconi durante le persecuzioni di Vale-riano e Galiero nel III° sec. La caletta in-cassata tra le rocce del monte diPortofino, così da non essere visibile dalmare se non da vicino, e lontana dagliabitati della costa, gli sembrò la sedeadatta per dare finalmente riposo allespoglie del martire. Fu allora che per pro-teggere e venerare le reliquie del santoiberico venne eretta una chiesa. Successivamente intorno alla metà del

X° sec. arrivarono i benedettini che vieressero un monastero e la chiesa as-surse al rango di Abbazia. Il culto di SanFruttuoso si diffuse presto in tutta la Li-guria e a lui si attribuiscono speciali pro-tezioni per i naviganti ed i pescatori. Il piccolo eremo a poco a poco si in-grandì, soprattutto per merito dei bene-dettini i quali trovarono il luogo adatto allaregola a cui obbedivano, in quanto oltrealla visione spirituale avevano bisognoche ogni monastero potesse avere a di-sposizione anche lo spazio per il lavoromanuale imposto dalla norma, e la pitto-resca, riparata insenatura del promon-torio di Portofino rispondeva in pieno aqueste esigenze. A poco a poco il mona-stero divenne piuttosto ricco e ancheuna golosa preda per i pirati e quindiebbe inizio una fase di decadenza tantoche il complesso venne successiva-mente adibito a rifugio dei poveri. Ma verso la fine del duecento la grandefamiglia genovese dei Doria decise di si-stemare a San Fruttuoso le tombe deipropri avi per i quali non era più disponi-bile la chiesa genovese di San Matteo, incorso di ricostruzione. Da allora la storiadi San Fruttuoso si fuse definitivamentecon quella dei Doria, prima benefattori,poi protettori, e infine, dal 1860, padroni

del luogo. Se è vero chegran parte dell'abbaziarisale al X°-XI° sec.

sembra per volontà diAbelaide la vedova di Ot-tone I°, è anche vero cheil corpo verso il mare, conil bel loggiato a due ordini

di trifore, venne realiz-zato nel XII° sec. grazie

alle donazioni dei Doria eche il chiostro superiore,costruito probabilmentenel XII° sec. è stato quasicompletamente nel cin-quecento per volontàdell'ammiraglio Doria icui eredi, Giovanni An-

drea e Pagano, nel1562 eressero una

torre per difendere ilborgo e la sua importantesorgente d'acqua dolcedella incursioni dei piratibarbareschi. Sulle duefacciate rivolte al mare è

ancora oggi visibile l'aquila imperiale,stemma della famiglia Doria, mentrealtre decorazioni sono visibili sulle cornicie sulle mensole.San Fruttuoso ebbe anche risonanzaper un episodio avvenuto durante laguerra di Crimea (1854-1856) che videl'Italia schierarsi con Inghilterra e Fran-cia contro la Russia. Si racconta che il24 aprile del 1855 il piroscafo inglese“Croesus”, diretto a Sebastopoli con uncarico di soldati italiani e inglesi, presefuoco e si incagliò sulle coste di San Frut-tuoso. Gli abitanti del borgo accorseronumerosi e soccorsero i naufraghi. Traloro si distinse per coraggio una donna,Maria Avegno che, dopo aver salvatomolti naufraghi, scomparve essa stessafra le onde. Per onorarla i Doria volleroche le sue spoglie riposassero nel sepol-cro di famiglia. In sua memoria il Regnodi Sardegna le conferì la medaglia d'oroalla memoria e la Regina Vittoria la Vic-toria Cross.Attualmente l'Abbazia è di proprietà delFAI (Fondo per l'Ambiente Italiano). Vi è

un museo dove è raccontata tutta al sto-ria del luogo, vi sono ceramiche rinve-nute in loco del XIII° e XIV° sec. e letombe, in stile gotico, di sette membridella famiglia Doria (la prima del 1275,l'ultima del 1305). Il FAI vi ha recente-mente organizzato anche una piccola fo-resteria: una splendida casa in tipico stilegenovese, contornata da ulivi secolari si-tuata a pochi passi dal mare e dalle duepiccole spiagge. Consiste in un piccolosoggiorno, la cucina, due camere, il ser-vizio e un terrazzo con vista sulla stu-penda insenatura.C'è anche un'antica locanda con settecamere e due piccole trattorie.A pochi metri dalle scogliere, nel 1954,è stata posta, sul fondale del mare, lastatua del Cristo degli Abissi, opera delloscultore Guido Galletti, poi restauratanegli anni '90, continua meta di subac-quei provenienti da tutto il mondo.

*) Abbazie e monasteri d'Italia, edizionespeciale del Touring per la Esso Italiana(1966)

ABBAZIA

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

MONUMENTI16

di Aldo REPETTO

Da severo monastero a meta turistica

Page 17: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 1/2013

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Page 18: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 1/2013

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

RICORDO O SOGNO? QUANDO...

di Mauro MANCINI18

RAPALLIN

Pensavamo fossero suffi-cienti per visitare questa

vallata due incontri, rieccociqui ancora con la solita ‘com-briccola rapallina’.Sfogliando ”Il Mare” del 22 gen-naio 1927 ci incuriosisce que-sto titolo: ”La Funivia per ilSantuario di N.S. del Montalle-gro”. ”Apprendiamo, con l’entu-siasmo dei buoni Rapallesi, chela Amministrazione Comunalesta concretando lo studio persottoporre all’approvazione del-l’Autorità il progetto di un im-pianto di funivia Rapal-lo-Santuario. La stazione di partenza avràcapo nelle vicinanze di S. Rocco,a tesata unica, arriverebbesotto il piazzale di Montallegro.Un doppio vagoncino, della ca-pacità di 16 persone trainatoda potenti argani, porterebbe alSantuario in circa dieci minuti”.

Notiamo che in questo primoprogetto la stazione a valle do-veva essere costruita nella zonadel torrente Tuja.

La valle del fossato di Monti – “ö fössôu de Monte”/ 3

1942 : Una dedica di Salvator Gotta, della moglie Adelina e di alcuni loro amici sul“visitor’s book” dell’albergo Montallegro.

1928 : Giuseppe Beltrametti ‘Pinetto’, il fratello Emilio e Dorino Garbarino con i muli sul ‘Rissêu Lungo’.

1932 : il panorama della valle dalla località ‘il Pellegrino’.

Con questo terzo articolo si conclude il nostro viaggio nella vallata del rio San Francesco

Page 19: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 1/2013

Pensiamo allora a una personache ci sappia raccontare di piùsu questo impianto, sia primache dopo la sua creazione. Chi meglio della signora CarlaBeltrametti, nata e vissuta pro-prio nella frazione di Montalle-gro? Ella ci accoglie, col maritoUgo, a casa sua; subito con

l’aiuto di una miriade di vecchiefoto, la serenità e un sorriso di-sarmanti, quasi rivivesse queiterribili periodi come una fiaba,ci racconta: ”Mio padre Giu-seppe ’Pinetto’ decide nel1924 di prendere in gestionel’Albergo Montallegro sul vialedel Santuario; lo avevano già

diretto in precedenza Pendola’Peo da Madonna’ e nel 1905Zanfa e Carlo Pernigotti. Alloral’unica via d’accesso era l’an-tico sentiero dei Pellegrini etutto quello che serviva all’al-bergo doveva essere traspor-tato a dorso di mulo; la fotomostra mio padre, suo fratelloEmilio e Garbarino Dorino al-l’altezza del ’Rissêu löngo’ inuna di queste loro ascese. Iostessa con la sorella Maria do-vevamo scendere ogni mattinafino alla zona del ’Pellegrino’per frequentare le scuole ele-mentari. Bambine quali eravamo, ci as-saliva in certi momenti unsenso di paura e di solitudine;speravamo allora di incontrareperché ci rassicurasse con lasua presenza Agostino il com-

missioniere ’ö pedön’, una per-sona che per tutta la vita per-corse quella mulattiera perrendere attuabili tutte le ne-cessità che quelle famiglie dicontadini avevano con la città.Ricordo le traversie economi-che della società per azioni chesi era impegnata nella costru-zione di questo impianto equelle successive di gestionesuccedutesi fino ai giorni no-stri. La nostra famiglia cessòl’attività nel 1973”. Temevamo, con la nostra in-trusione di averli disturbati, in-vece Carla e Ugo, ’vëi Rapallin’,ringraziandoci, si sono dichia-rati compiaciuti perché questoloro raccontare andrà ad inte-grare la storia di questo quar-tiere e della nostra città.

1933 : una azione di lire 500 della S. A. Funivia Rapallo-Montallegro, del socio fondatoreGiuseppe Beltrametti.

Il sentiero dei Pellegrini: uno dei tornanti ( e giote)

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Page 20: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 1/2013

PERSONAGGIE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

COME ERAVAMO

di Bruno MANCINI20

Ricordiamo un grande sportivo rapallinoLe foto che troverete in que-

sto numero sono pubbli-cate per ricordare un grandecampione, Riccardo Carapel-lese, dagli sportivi simpatica-mente conosciuto con ilsoprannome di “Carappa”.Al termine della carriera spor-

tiva, appese le “scarpette alchiodo”, si trasferì con la pro-pria famiglia a Rapallo, doveabitò per diversi anni.Nella sua lunga carriera, Ca-rappa suscitò subito simpatianel pubblico “meneghino” enella stampa, per la vivacità di

gioco, la scaltrezza di quelle sue“finte e serpentine” che gli sonoappartenute come sue miglioricaratteristiche.Il debutto nella serie maggioreavvenne all’Arena di Milano il22 Settembre 1946 nell’incon-tro Milan - Vicenza terminato

con il risultato di 2 retri a 3.Indossò la maglia della Nazio-nale Italiana per 16 volte se-gnando 10 reti. A fianco pubblichiamo un pro-spetto che evidenzia la brillantecarriera calcistica di questogrande sportivo.

L’Associazione Calcio Sammargheritese 1903 sul Campo Sportivo Comunale “Senatore Eugenio Broccardi” - S. Margherita Ligure - AnnoCalcistico 1960/1961. Da sinistra in alto: Luigi “Gino” Ardinghi, Gianni Armani, Riccardo Carapellese (allenatore), Marco Sardelli, Raffaello Bac-cerini (accompagnatore), Mario Bambini, Leandro Achilli, Franco Dapelo. Da sinistra in basso: .......... Repetto (massaggiatore), Bruno Ghizolfi, Lu-ciano Ferrari, ....... Orsi, ........... Pedemonte, Giuliano Murialdo

Due immagini dell’allenamento infrasettimanale sotto l’occhio vigile dell’allenatore “Carappa”In alto, da sinistra: Leandro Achilli, Giuseppe Fois, Riccardo Carapellese, Orsi e Viviani Da centro: Riccardo Carapellese, Leandro

Achilli, Giuseppe Fois

Page 21: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 1/2013

Riccardo Carapellese indossa per l’ultima volta lamaglia azzurra

Magnadyne - Camiponato Propaganda Piemontese 18 11938

Spezia - Serie B 20 su 34 2 11942/43

Casale - Campionato Alta Italia girone piemontese - ligure 17 su 18 5 11944

Vigevano - Torneo Benefico Lombardo 13 su 20 4 11945

Como - Campionato Alta Italia - misto serie B e C 12 su 22 31945/46

Novara - Coppa Alta Italia 15 su 15 5 31946

Milan - Serie A 36 su 38 13 71946/47

Milan - Serie A 34 su 40 10 51947/48

Milan - Serie A 36 su 38 10 71948/49

Torino - Serie A 35 su 38 10 41949/50

Torino - Serie A 32 su 38 5 31950/51

Torino - Serie A 31 su 38 61951/52

Juventus - Serie A 17 su 34 91952/53

Genoa - Serie A 14 su 34 31953/54

Genoa - Serie A 29 su 34 41954/55

Genoa - Serie A 29 su 34 111955/56

Genoa - Serie A 22 su 34 41956/57

Catania - Serie B 19 61957/58

Catania - Serie B 11 31958/59

Ternana - IV serie e serie C 3 31961/64

NAZIONALE ITALIANA 16 101947/56

ESTERNIINTERNI

PRESENZE GOLANNOCALCISTICO

SQUADRA

Page 22: Il Mare Eco del Golfo Tigullio 1/2013

Chi legge, se non è più tanto giovane,ricorderà il ritornello di una canzone

che assegnava all’illusione il ruolo di im-mergerci in una atmosfera gioiosa e affa-scinante: “Illusione, dolce chimera sei tuche fai sognare in un mondo di rose tuttala vita…”.A distanza di anni, questo sentimento non èvenuto meno, anzi si è vieppiù rafforzato senon altro per supplire a tante deficienze edifficoltà che ci opprimono di continuo. In effetti, a ben pensarci, l’illusione induce achiudere gli occhi sulla triste realtà chestiamo vivendo e subendo. Illudersi è - a benpensarci - una tentazione che tampona, manon risolve alcun problema: ci offre mo-menti di serenità e di soddisfazione surrealio, per lo meno, effimeri e transitori.Qualcuno può far notare che la canzone inquestione riguarda in modo specifico gli “in-namorati”, i quali, presi dal “sacro” fuocodella passione amorosa, vivono momenti diesaltazione nel mondo chiuso ed esclusivodel loro rapporto intimo che li fa sognare“ad occhi aperti” ponendo tra parentesiogni altro problema. “Due cuori e una ca-panna”: questa è la visione idilliaca e fanta-stica di chi è catturato dal vorticedell’entusiasmo e dall’euforia e che nonesita a sottoporre ogni interesse alle “ra-gioni” cuore.LA PASSIONE NON È ETERNATutti siamo consapevoli che l’ “incanto” hauna durata limitata. Quando la passione siattenua incominciano ad affiorare a poco apoco i difetti: gli occhi non più obnubilatidalla “felicità” si dischiudono e la situazionereale appare nuda e cruda. Tuttavia,quando il destino non è avverso, il rapportosi “normalizza” e si finisce per accettare ,per così dire, lo “status quo”.Questo accade, secondo le statistiche, adue terzi delle coppie che si sono legate conil vincolo matrimoniale. Diversamenteognuno prende a percorrere un’altrastrada, senza rimpianti e nostalgie: non si

accetta di convivere nella sopportazione enella pazienza…Un tempo non molto lontano si mantenevail legame a costo di sofferenze e intolle-ranze: la regola era di non rendere pubblicala propria situazione. Agli occhi degli altri sicercava di far apparire normale un rap-porto che tale non era più.Nel linguaggio popolare così viene descrittosinteticamente lo sviluppo del rapporto tradue che si sono legati vicendevolmente:dapprima prevalgono le parolucce, poi leparoline, quindi le parole, dopo i paroloni, in-fine le parolacce. Non si può non rilevare che un tempo i ma-trimoni raramente si scioglievano: tra levarie motivazioni era fortemente presentee cogente l’obbligo “religioso” della indisso-lubilità del matrimonio. Triste era la condi-zione femminile. Le donne, una voltasposate, erano costrette a vivere alle di-pendenze del marito che con il suo lavoro lemanteneva, compresi gli eventuali figli, e im-poneva il suo volere. Anche il Codice di Diritto Civile imponevaalla donna di seguire in tutto e per tutto ilmarito e di accettare le sue decisioni. Al ri-guardo gli articoli del Codice erano, dopo ilConcordato con la Chiesa, letti dal sacer-dote che celebrava il matrimonio, diven-tando parte integrante del rito religioso.“Con il consenso ora manifestato dinanzi ame ed ai testimoni voi avete contratto il ma-trimonio secondo il rito di Santa RomanaChiesa, matrimonio elevato a dignità di sa-cramento da nostro Signore Gesù Cristo.Questo stesso matrimonio, oltre la graziadivina e gli effetti sanzionati dai sacri Canoni,produce anche gli effetti civili secondo leleggi dello Stato, che voi siete ugualmentetenuti a rispettare ed osservare”.Mi limito a citare il primo dei tre articoli (n.131) che rammentava: “Il marito è il capodella famiglia: la moglie segue la condizionecivile di lui, ne assume il cognome ed è obbli-gata ad accompagnarlo dovunque egli crede

opportuno di fissare la sua residenza”.Sono norme che sono state opportuna-mente corrette. Infatti l’articolo n.143 re-cita: “Con il matrimonio il marito e la moglieacquistano gli stessi diritti e assumono imedesimi doveri”.Non vado oltre. Quanto riferito è sufficienteper rimarcare com’era pesante e difficile lacondizione delle donne sposate. Ecco perchémolte coppie entravano in crisi e la moglie sitrovava molte volte schiava (senza farlo ap-parire) della volontà del marito e subiva in si-lenzio tutte le difficoltà e le malversazioni. Laconvivenza diventava un problema. Quanti sono coloro che nel nostro tempocontinuano a vivere insieme con fatica e sop-portazione ? Non lo sapremo mai, soprat-tutto se si tratta di coniugi non più giovani.Così l’illusione gioiosa ed entusiasmante sitraduce in delusione cocente e insopporta-bile.Demostene lo aveva ben focalizzato. “Nullaè più facile che illudersi: l’uomo crede verociò che desidera”.Tutti corriamo sempre il rischio di cadere,senza rendercene conto, in questa rete cheavvolge e stravolge l’esistenza. L’illusione na-sconde inesorabilmente la verità sul pre-sente, ma contiene in potenza il precipizioterribile della delusione.Le coppie cristiane sono più forti e più dure-voli? Va detto che nel nostro paese i credentisono la maggioranza della popolazione, ma ipraticanti convinti una minoranza, tant’èvero che non conoscono nè le direttive dellachiesa né gli insegnamenti e i moniti delVangelo che condanna non le separazioni,ma le convivenze. “Chiunque ripudia la pro-pria moglie e ne sposa un’altra, commetteadulterio; chi sposa una donna ripudiata dalmarito, commette adulterio” (Luca 16,18)“Chiunque ripudia la propria moglie, eccettoil caso di concubinato, la espone all’adulte-rio e chiunque sposa una ripudiata com-mette adulterio” (Matteo 5,32). Che dire aquesto riguardo dei giovani d’oggi? Quantisono i figli di coniugi credenti e praticanti

che vivono liberamente una vita di coppia indissonanza con i precetti religiosi?È stato calcolato che nella maggioranza igiovani soprattutto del Nord e anche delCentro optano per il matrimonio civile (re-lativamente facile da sciogliere) o addirit-tura preferiscono la convivenza che nonostacola possibili ulteriori cambiamenti.“FABBRICA DI ILLUSIONI”Illudere e illudersi purtroppo è diventataoggi una “prassi normale”. Tutti ci rendiamoconto che il campo della politica può diven-tare una “fabbrica di illusioni”. Non voglio fare il pessimista ad oltranza:basta riflettere su quanto ci viene “propi-nato”, promesso e assicurato. Gli esponentidella classe dirigenziale offrono grandeaspettative su un domani positivo con la so-luzione dei problemi che ci affliggono. Quale domani? La gente è ormai propensaa credere che le parole non servono, comeavverte il proverbio latino: “Verba volant” (leparole volano via). I politici ne fanno un usosenza limiti, ben consapevoli che “promet-tere” costa poco e rende molto al fine di“catturare” consensi e rafforzare le proprieposizioni di prestigio e supremazia.E’ ormai arrivato il tempo di dire basta allechiacchiere e alle astuzie. Stiamo arrivandoal capolinea. La gran parte della popolazioneha aperto gli occhi e si è convinta che è fa-cile lasciarsi illudere con promesse allet-tanti. I capi - partito devono smettere dicredere che il popolo è “bue” e beve con fa-cilità quanto con arte e furbizia viene pro-posto. Un tempo (non molto lontano)l’ignoranza era una risorsa per i partiti.Quanti inganni, quante utopie nel passato! Ora illudere diventa molto più difficile, anchese è sempre possibile. L’istruzione ormai,salvo eccezioni, ostacola la buona fede: i maliin cui ci si trova a vivere non possono essererisolti con un programma recitato e procla-mato. Tutti siamo consapevoli che nel pas-sato tante sono state le convergenze tra ipartiti: con calcolati “accordi” e “divergenzeparallele” riuscivano a vincere e a imporsi,

Innamorarsi è facile ed entusiasmante, ma trattasi di una passione quasi mai di lunga durata.

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CULTURAdi Domenico PERTUSATI

22

Illusione, dolce chimera

I comizi sono i meccanismi tradizionali per raccogliere voti: così le manifestazioni popolari di piazzaorganizzate dai partiti.

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prospettando il bene del paese. Poi suben-travano le lotte interne che impedivano l’at-tuazione di quanto programmato.E’ indispensabile porre fine alle tresche e aisotterfugi. Nel corso della campagna elet-torale sentiremo ancora tante promesse:tutti diranno di volere il bene e la salute delpaese. Attenzione: le illusioni sono semprepossibili, le delusioni inevitabili.Non vuol essere questo un discorso “anti-politico”. E’ il desiderio che i prossimi gover-nanti si mettano con sincerità una manosulla coscienza e desistano dal confonderee dal mortificare.

Sincerità-umiltà-servizio: queste le paroled’ordine che devono osservare coloro cheintendono dedicarsi all’attività politica. In verità la lotta e la competizione portanoinevitabilmente i capi dei partiti e il loro se-guito a dire e a non dire, a presentare leproprie idee come le migliori in assoluto,anche se in cuor loro non ne sono piena-mente convinti. Le campagne elettoralihanno sempre avuto tali inevitabili risvolti.Ci tengo a precisare che non intendo rife-rirmi ad alcun partito in particolare, masolo fare riferimento al tempo passato incui abbiamo fatto queste esperienze. Nes-sun partito è perfetto e senza limiti. NO AI VENDITORI DI FUMOLa campagna elettorale ancora una voltaci mostrerà come tutti ritengano di pos-sedere la ricetta “giusta” per risollevare ilpaese dalla crisi che sta attraversando.Una personalità illustre, di cui voluta-mente non faccio il nome, ha definito nonpochi politici e aspiranti a governare ven-ditori di fumo e promotori di slogan ap-plauditi, ma senza reale fondamento. Personalmente devo ammettere di es-sere esterrefatto ogniqualvolta sento uncapo-partito elogiare il proprio pro-gramma e le proprie capacità e dall’ altodel suo “scranno” guardare in basso cer-cando di “ridicolizzare” l’avversario met-tendone a fuoco solo gli aspetti negativi.Importante è convincere gli elettori. Ma chi si proclama superiore e perfettosi autosqualifica: ormai le persone sonodiffidenti e non sono più come un tempodisposte ad accettare pedissequamente

quello che viene predicato.Che esempio offrono ai giovani che siaprono con lealtà alla vita politica? Qualcuno si domanderà: “Perché tanti er-rori si ripetono, perché tante debolezzenon scompaiono?Perché la classe dirigente che si susseguenon è mai esente da limiti e fragilità ?Perché si continua a sbagliare con il pas-sar del tempo?”Una risposta logica e persuasiva è che gliuomini non imparano dal passato, con-traddicendo quanto affermava Cicerone:“Historia magistra vitae”, la storia è mae-stra di vita (De oratore II,9), in quanto in-segnerebbe come regolarsi per ildomani, evitando di ripetere gli sbagli giàcompiuti.Stiamo vivendo tempi molto difficili. I si-gnori della politica dovrebbero rendesiconto (in realtà lo sanno molto bene) chenon sono le accuse reciproche che con-vincono gli elettori, ma le proposte as-sennate e ragionevoli per risolvere iproblemi che assillano soprattutto le per-sone sofferenti e in difficoltà. Si ha lanetta sensazione che molti andranno avotare tappandosi il naso (per non sen-tire la puzza) come ebbe ad esprimersiun insigne giornalista, Indro Montanelli.“ERRARE É UMANO”Viene da chiedersi: “E’ possibile eleggereuna classe dirigente senza pecche e di-fetti, che sia assolutamente soddisfa-cente, aliena da interessi personali?”Trascelgo due tra le possibili risposte. An-zitutto quella di profilo religioso. La dot-

trina cristiana insegna che la debolezza efragilità sono insite nella natura umanache inclina al negativo. E’ la teoria del pec-cato originale che, commesso dallaprima coppia, ha riversato le conse-guenze su tutti i discendenti, cioè l’interaumanità, rendendo debole e facilmentefallibile ogni essere umano.C’è poi una risposta “laica” di un insigne fi-losofo, Emanuel Kant, che interpreta ilpeccato originale di cui parla la tradizionecristiana come una inclinazione dell’uomoa scegliere un comportamento contrarioalla legge morale. Questo viene definitocome “il male radicale” (cfr. La religionenei limiti della nuda ragione” ). Pertantoogni uomo ha dentro la sua coscienzaun’impulso che può indurlo ad agire nonsempre correttamente. Non va dimenticato da tutti, compresi ipolitici, che “errare humanum est, per-severare diabolicum”, in altri termini: sipuò sbagliare in quanto è proprio dellanatura umana, ma è diabolico e vergo-gnoso perseverare nell’errore. Mi è stato chiesto se la Chiesa, nella suacomponente umana, lungo il corso dei se-coli non abbia mai deluso. Devo ammettere con sincerità che af-frontare questo problema potrebbecreare fastidio e avversione nell’ambienteclericale e provocare aspre recrimina-zioni da parte di “certi fedeli integralisti”. Cercherò di rispondere al quesito concorrettezza e pacatezza, senza pregiudizio condizionamenti di sorta.

Giorgio Napolitano è l’undicesimo Presidentedella Repubblica in carica dal 15 maggio 2006.Si è sempre impegnato nel controllo dell’ope-rato del Parlamento e del Governo in rapportocon il dettato costituzionale. I suoi molteplici in-terventi hanno sempre come obiettivo il raffor-zamento della democrazia nel nostro Paese.

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Il 4 di ottobre è la data centraledel nostro viaggio: dopo nove

giorni di spostamenti e di pae-saggi meravigliosi nella WestCoast, ce ne aspettano altret-tanti, suddivisi tra San Franciscoe poi, ad est, la Grande Mela. Inrealtà la data fatidica, inizialmente,doveva essere riservata alla visitadello Yosemite, uno dei parchi na-zionali più importanti e conosciutidegli States in cui però, proprio neimesi precedenti al nostro viaggio,erano stati registrati alcuni casi diAthana Virus, una forma viralemortale, con trasmissione per viaaerea, che era già costata la vitaad una decina di visitatori delparco nel mese di luglio. Dubbiosi sul da farsi, abbiamo pre-ferito attraversare il parco in mac-china, fermandoci solo per

scattare qualche foto ai meravi-gliosi paesaggi naturali, per poiproseguire alla volta di S. Franci-sco: unica sosta concessa, quellain una Tea House trovata per casosulla strada, all'interno di un pic-colo borgo che pareva disabitato,in cui abbiamo gustato thè insolitie indimenticabili cupcake artigia-nali: solo in seguito abbiamo sco-perto che quella in cui ci eravamofermati era, in realtà, tra le primecinque migliori sale da thè in tuttal'America. Dopo quasi dieci ore di viaggio, lestrade che diventano a più corsiee le macchine che sfrecciano atutta velocità in un traffico a cuinon siamo più abituati, ci avver-tono che ci stiamo avvicinando aS.Francisco. Con il calare del sole,decidiamo di trovare un posto in

cui dormire, dal momento che ilnostro arrivo nella città è stato an-ticipato di un giorno e non ab-biamo trovato posto nell'hotel incui avremmo dovuto soggiornaredall'indomani. Così, entusiasti per la nostra av-ventura on the road, decidiamo difermarci in un motel fuori cittàdove, a pochissimi dollari e senzabisogno di prenotazione, pensa-vamo di poter trascorrere lanotte, prima di iniziare, già al mat-tino presto, la visita della città. Solodopo aver pagato la stanza, la gio-vane ragazza che, sola, lavora almotel, ci allunga le chiavi della ca-mera attraverso la fessura delvetro antiproiettile che la separadai suoi ospiti: capiamo il perché diquesta misura di protezione soloquando, allontanandoci dalla re-

ception, ci dirigiamo verso la ca-mera. Per raggiungerla, dobbiamoattraversare un cortile: subito ap-pare chiaro che le persone chesoggiornano nelle stanze che vi siaffacciano non sono clienti occa-sionali, ma vi abitano stabilmentee utilizzano quella base per i pro-pri traffici che, almeno a giudicaredall'apparenza, sembrano esseretutt'altro che leciti. Inventando unascusa, raccontiamo alla ragazzaalla reception di aver ricevuto unatelefonata da San Francisco e diessere costretti a lasciare subitola stanza: dopo mezz'ora di tra-gitto, finalmente arriviamo nelcentro città, dove riusciamo a tro-vare una sistemazione per lanotte, in modo da poterci riposaredopo una giornata davvero ro-cambolesca.

STELLE E STRISCE/2

Passeggiando per San Francisco...

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

VIAGGIARE24

di Ilaria NIDASIO

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L'indomani mattina, ancora un po' in-creduli per l'avventura del giornoprima, partiamo alla scoperta di SanFrancisco: dopo una visita della zonapiù hippie della città e delle librerie incui ha preso avvio il movimento dellaBeat Generation, proseguiamo at-traversando il quartiere di ChinaTown, che subito ci colpisce per isuoi colori, i suoi odori e per il modoin cui la vita sembra davvero bruli-care tra le strade, in cui ogni indica-zione e insegna sono scritte incinese. Dopo un lungo percorso,quasi per caso, arriviamo al porto:qui non si può non andare sul famo-sissimo Pier 39, il molo situato sulbordo del distretto di Fisherman'sWharf che, con le sue attrazioni, i ri-storanti e i negozi, attira ogni annomigliaia di turisti, che si sporgono dalmolo per poter fotografare i leonimarini della California, sdraiati suipontili. Durante i quattro giorni tra-scorsi a San Francisco, scopriamoche la città, costruita su ripide col-line e per questo caratterizzata daifamosissimi saliscendi (così amati

dai motociclisti), è poliedrica edeclettica: oltre alla nota China Town,c'è anche la molto meno famosaJapan Town, il quartiere giapponese,in cui abbiamo la fortuna di assisteread alcuni spettacoli tradizionali or-ganizzati da una scuola che si oc-cupa di preservare e diffondere lacultura del Giappone. In una paralleladi Market Street, la via commercialelunga 5 km, in cui si trovano le bou-tique delle griffe più prestigiose, sisnoda uno dei quartieri più poveridella città in cui, la domenica mat-tina, poche ore prima di partire allavolta di Santa Barbara, ci avventu-riamo per partecipare alla messaGospel della Glide Church: un mo-mento estremamente emozionante,punto di incontro tra il rito e l'evento,a cui prendono parte persone diogni etnia, età, estrazione sociale eorientamento sessuale, nella consa-pevolezza che ognuno può trovareun proprio spazio all'interno della co-munità dove noi, unici turisti, ve-niamo accolti tra gli abbracci delledonne più anziane. San Francisco è

tutto questo, e molto di più: eccoperché, per entrare davvero nellospirito della città, nel secondo giornodi visita scegliamo di non limitarci afotografare da lontano il GoldenGate Bridge, ma decidiamo di per-correrlo interamente con una bici-cletta noleggiata sul molo. Così, fermandoci di tanto in tantoper una sosta, attraversiamo sulledue ruote il più grande ponte a so-spensione del mondo, per arrivarealla vicina Sausalito, il piccolo centrocostiero conosciuto anche come

“Portofino d'America” e come loca-lità con il più alto numero di orefice-rie in rapporto al numero di abitanti.Per tornare scegliamo di prendereun traghetto su cui carichiamo le bi-ciclette: incuranti del vento che ca-ratterizza la baia, rimaniamoall'esterno, per poter godere da lon-tano di uno spettacolo meraviglioso:mentre il cielo si fa sempre piùscuro, lentamente le luci della cittàsi accendono permettendoci di scor-gere, sempre più vicina, la skyline diSan Francisco.

DOMENICA 6 GENNAIO alle ore 10,30 sul LUNGOMARE di Rapallo

organizza

La Befana arriva dal mare e porta regali a tutti i bambini

Befana Sub

Il Circolo Pescatori Dilettanti Rapallesi

Circolo Pescatori Dilettanti Rapallesi

vi invita a visitare il grandioso

Presepepresso la sua sede

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Acura dell'associazione Ca-roggio Drito sabato 19 gen-

naio (Villa Queirolo, ore 16,30 -ingresso libero) la scrittrice Ma-rinella Gagliardi Santi ed il no-stro direttore Emilio Cartainterverranno su un tema affa-scinante e insieme spinoso sullamagia, sulle fatture di bene e dimale e le superstizioni. Titolo dell'incontro “Dall'anticaPompei alla Santa Inquisizione inSardegna e in Liguria tra riti ma-gici e stregoneria”.Marinella Gagliardi scrittrice e do-cente di Storia laureata in Lettereclassiche con una tesi in epigrafiagreca sulla magia, ha recente-mente scritto il romanzo Defixio-nes, il mistero delle tavolettemagiche (defixiones, appunto)” eproprio da questa rigorosa ri-cerca partirà l'ambientazione ma-gica e storica legata all'anticaPompei.Emilio Carta parlerà invece di al-cuni episodi di stregoneria e di In-quisizione avvenuti nel XVI secololegando le sue ricerche ad eventiavvenuti sia in Sardegna sia in Li-guria, ed a Rapallo in particolare,storie che in parte ancora oggitrovano l'onore della cronaca.L’Italia era, come sempre, uncampo di battaglia tra stati in con-tinua espansione, e i fasti del Ri-nascimento che facevano dacontraltare alle miserie provocatedalle guerre, alle epidemie e, nonultimo, a un grande disorienta-mento religioso. Se Lutero in Ger-mania stava per maturare lescelte che lo avrebbero portatoallo scontro con Roma, in Italia as-sistiamo a un fiorire di movimentireligiosi volti al rinnovamento spi-rituale e materiale della Chiesa.Gruppi di sacerdoti, frati, mona-che e laici di entrambi i sessi sifanno portavoce di un messaggioradicale di riforma, non sempreortodosso e in linea con il «depo-situm fidei» del cristianesimo.

Queste realtà, a volte appoggiate,a volte combattute dalle autoritàcivili ed ecclesiastiche, rimangonoperò sostanzialmente marginali ri-spetto alla maggioranza della po-polazione della penisola,chiudendosi in un aurea mistica eascetica accessibile solo agli uo-mini e alle donne di vasta cultura,di origine nobiliare o appartenentia ordini religiosi. Il popolo minutoresta fuori dai grandi dibattiti teo-logici e trova rifugio dalle difficoltàdella vita quotidiana nella fede deipadri e nelle antiche usanze so-pravvissute all’evangelizzazionedei primi secoli, come i riti agraripropri dell’antico paganesimo etutto quel ricco patrimonio di sim-boli e gesti volti a propiziarsi la for-tuna e a scacciare i guaiprovenienti da una natura ostile eda un contesto sociale turbolentoe insicuro. Culti e rituali chespesso si mischiavano con il cri-stianesimo, generando vere eproprie «chimere», credenze pe-ricolosamente devianti che nonpotevano non attirare l’attenzionedelle autorità religiose e non solo.Ma come nasceva un processoper accusare qualcuno di strego-neria? Vediamo una delle varie te-stimonianze nei confronti della“cagna corsa” come veniva indi-cata la rapallese Catterina Ma-nola in una lettera inviata il 6 luglio1630 dal magnifico Emmanueledei signori di Passano, capitano di

Rapallo, al Senato di Genova.Deposizione del 30enne Giu-seppe Arata:“Il giorno di san Bartolomeo chefu alli 24 agosto dell’anno 1628che fu giovedì capitò a casa mia inla mia villa di San Pietro Cattarina,detta la cagna Corsa, la qualevidde mia moglie nella sua porta,che aveva un suo figliuolo in brac-cio d’età di mesi cinque benissimoallevato e detta Cattarina mi dissese era maschio o femmina, ed ioche intendeva che era una strega,è un cancaro che ti mangi, dissi ,et essa stette in piedi e si mise adire o figliuol mio non dubitate,non dubitate che sebene diconoche sono una stria, non è vero, epoi se ne andò per fatti suoi, e dadetto tempo in qua non è mai piùcomparsa in quelle parti. Alla do-menica seguente io me ne andaia messa e al dopodisnare, es-sendo andato a spasso, mi fudetto che il mio figlietto era mortoche mi parse molto strano: andai

subito a casa e trovai detto mio fi-glio morto e lo disfasciammo etrovammo che aveva in tutte lecoscie segni neri della forma didue mani e segni della forma deldito grosso arrivavano sino sottola pancia. Subito mi fu detto cheerano state le strie che avevanoguasto detta creatura e soltantoposso sospettare in detta Catta-rina, perchè da quel tempo in quaquando mi vedeva si metteva su-bito a fuggire et ho inteso direpubblicamente che ne abbi gua-sto delli altri e che sia una strega”.Invece la strega del villaggio di Si-ligo, Julia Carta, in Sardegna, altronon era che una contadina se-mianalfabeta, madre di sette figli,dedita alle arti di indovina e guari-trice che segue quanto traman-datole dalla nonna.

CAROGGIO DRITO

Tra riti magici e stregoneria sabato 19 gennaio a Villa Queirolo una conversazione promossa dall'asso-ciazione culturale Caroggio Drito con la scrittrice Marinella Gagliardi Santi e il giornalista Emilio Carta

Dall'antica Pompei alla Santa Inquisizionein Sardegna e in Liguria

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CULTURA26

Marinella Gagliardi Santi

Tavoletta pompeiana

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A perseguitarla e a condannarlaingiustamente nel 1596 è Bal-tassar Serra y Manca parroco diSiligo nonché commissario dell'In-quisizione, a riprova del terroreche a quel tempo imperversava intutta l'Europa e che toccavaanche le località più sperdute.Julia Carta procede senza falsipudori e a fin di bene a sperimen-tare erbe, radici e nenie partico-lari, insomma un compendio diquell'arte definita “oscura”: a lei ri-

corrono persone provenientianche dai piccoli paesi rurali chesi trovano nelle vicinanze per ri-trovare la salute o per scacciare ilmalocchio.Ebbene, ancora oggi non c'è paceper Julia Carta che, accusata nelXVI secolo di stregoneria e pro-cessata per ben due volte dall'In-quisizione spagnola, venne infineimprigionata nel castello arago-nese di Sassari.La prefettura sassarese proprio

di recente ha infatti ha detto no,all'intitolazione di una via a JuliaCarta come aveva proposto il sin-daco di Siligo, Giuseppina Ledda,che dice: “La prima risposta ne-gativa mi è pervenuta nell'autunnodel 2011; credevo ad un abbaglioe ho ribadito la richiesta corre-dandola con ulteriori documentima anche questa volta la Prefet-tura ha detto no alla nostra deli-bera”.“Julia Carta – ha risposto con pa-

rere vincolante la Deputazione distoria patria della Sardegna -è unpersonaggio che ancora oggi po-trebbe dare indicazioni sbagliate.Non è opportuno dare il nome diuna via a chi rappresenta un girooscuro, a una donna che è stataperseguitata anche per questo eche non è una martire”. Insomma, neppure a distanza diquattrocento anni la donna potràtrovare posto nella toponoma-stica sarda.

Dopo l’appuntamento Natalizio,che ha offerto le suggestive

esecuzioni del “Coro Brinella” diGenova – terminato assieme alPresepe Vivente dell’Associazione“Vecchio Borgo Rapallo” – il Cir-colo Culturale “Fons Gemina” pro-pone per il mese di gennaio unnuovo, rilevante, incontro.Nell’immediatezza della “Giornatadella Memoria” venerdì 25 alle ore

18, presso l’Hotel “Miramare” di Ra-pallo, interverrà Giorgio Scocco perparlare del libro dedicato al padre:“Diario di Giulio Scocco / La mia de-portazione in Germania”. Il libro è la reale trasposizione delvero diario che quel “ragazzo” (alloradi soli ventitré anni) scrisse raccon-tando la sua partecipazione a queitristi e infelici giorni, senza trala-sciare dettagli molto amari.

“Abbiamo voluto –spiega il figlio Giorgio –che il ricordo di quanto mio padrenarrava non fosse dimenticato: so-prattutto per i giovani, per quantihanno letto di quel tempo pocherighe sui testi di scuola. Lui era per-seguitato, nel suo intimo, dagli epi-sodi cui aveva assistito e da come– quando rientrò in Italia – benpochi credessero alla sua testimo-nianza. Va detto che erano altritempi: le notizie non avevano l’im-mediatezza di oggi, e magari lastessa apertura culturale era bendiversa”. Esiste, insomma, la volontà di pro-seguire sulla carta quello che - ge-nerazioni fa - era la “tradizioneorale”. Ricordiamo inoltre che il27 gennaio 2010, presso il Pa-lazzo Ducale di Genova, i figli diScocco (per anni dipendente dellaFunivia rapallese, e scomparsonel 2005) ricevettero dal Pre-fetto la Medaglia d’Oro alla me-moria del padre, concessa dal

Presidente della Repubblica.Il Circolo Culturale “Fons Gemina”invita quindi autorità e cittadinanzaad una presenza numerosa, venerdì25 gennaio ore 18.00 presso l’Ho-tel Miramare, per ricordare GiulioScocco e il suo Diario: un docu-mento importante.

FONS GEMINA

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

LIBRI27

Il diario di Giulio Scocco

Diario diGiulio Scocco

La mia deportazionein Germania

Azienda Grafica Busco EditriceRapallo

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Antonio Canepa, scultore rapallesePERSONAGGI

Nato nel 1850 a S. Maria del Campo, l’artista è sempre stato legato alla sua terra

Canepa è un cognome molto dif-fuso in Liguria, particolarmente

nel levante. E’, mi si perdoni, un co-gnome un po’ anonimo che derivaprobabilmente da ancestrali filatori etessitori della fibra utilizzata sia perscopi domestici che marinareschi.L’artigianato tessile dell’entroterra diRapallo fu, per molto tempo una delleattività più praticate assieme al lavoroagricolo negli orti e nei frutteti. Maanche il lavoro di falegname non fu maitrascurato ed ecco che, tra i lavoratoridel legno, emerge nella seconda metàdel XX secolo un artista, Antonio Ca-nepa, nativo di Santa Maria delCampo, ormai parte integrante di Ra-pallo che si estende senza soluzionedi continuità dal mare fino alla chiesaparrocchiale di quella frazione.Canepa lavorò a Genova e portò il suomestiere a vera e propria opera

d’arte.Lo scultore sacro che trasformò illegno in un grandioso inno d’amorealla sua fede religiosa, proveniva dauna famiglia di contadini. I suoi geni-tori neppure lontanamente potevanoprevedere che il loro figlio sarebbe di-

ventato famoso a Genova e in Liguria.Dotato di molto talento si dilettava, finda ragazzo, a disegnare fiori, piante,animali, con grande prontezza e deci-sione. Consigliato da molti a coltivarela sua inclinazione artistica, s’iscrisseall’”Accademia Ligustica di Belle Arti”di Genova ed ebbe come maestri loScanzi e il Varni, rispettivamente l’ar-tista che scolpì gran parte degli splen-didi monumenti sepolcrali del cimiterodi Staglieno e colui che è comune-mente soprannominato “Il padre dellastatuaria genovese”.Terminato con lode il periodo scola-stico, conscio della propria capacità,si recò come apprendista prima neglistudi del Vignolo e poi del Rota che loavviò alla scultura del marmo. Il geniodell’arte, che possedeva in gran mi-sura, gli appianava tutte le difficoltà inmodo da ottenere risultati perfetti.La sua predilezione, però, fu per lesculture in legno ed egli aprì a Genovadiversi studi dai quali uscirono una in-finità di statue tutte a carattere spic-catamente religioso. Il soggettomaggiormente trattato dallo scalpellodi Canepa fu quello della Madonnadella Guardia e, in particolare, ilgruppo in legno rappresentante laSua apparizione a Benedetto Pareto.Grande fu la celebrità che si acquistòcon esso, ripetuto poi molte volte cosìda popolarne la Liguria e i dintorni.Sebbene, nel maggior numero deicasi, egli abbia seguito quel modello,ha saputo imprimere iin tutte le scul-ture la marca dell’originalità.E’ ben nota la particolare devozionedei genovesi al culto mariano: le sta-tue della Beata Vergine Maria, fatte

da lui sotto i vari titoli, sono 101 dellequali 43 dedicate alla già ricordataMadonna della Guardia.Tutte simboleggiano in modo così toc-cante la dolce e affettuosa maternitàda obbligare le menti a inchinarsi da-vanti alla sua magica bellezza.Ricordiamo, in particolare, la Ma-donna del Santuario di Santa Maria diVelva (1842) e l”Assunta” in legni po-licromi, intagliata e dipinta , datata1898, che si trova nel Santuario dellaMadonna di Nozarego, sulla collina fraSanta Margherita e Paraggi.La Madonna Addolorata, motivo ri-corrente, è un altro dei suoi soggettipreferiti. Davanti a quelle effigi -scrisse don Gerolamo Noziglia, giàparroco di San Michele di Pagana -l’animo si rattrista, gli occhi sono por-tati alle lacrime, il cuore al dolore.Ugualmente famose sono le sue scul-ture raffiguranti il Bambino Gesù (sene enumerano 25), il Sacro Cuore,Gesù Crocifisso, santi e sante.Degni di nota pure i restauri. Fra que-sti quello dell’antica statua della beataGiovanna che si trovava nel santuariodedicato alla Madonna di Caravaggiosul momte Orsena, sopra la “sua”Santa Maria del Campo. In cin-quant’anni d’indefesso lavoro sonoben 316 le statue uscite dal suo scal-pello.Antonio Canepa è uno scultore che ha,come già è stato scritto, lavorato so-prattutto in Liguria ma che, per la pre-cisione e l’intrinseca bellezza della suaopera, fa parte degli artisti che SantaMaria del Campo, Rapallo, il Tigullio ela Liguria tutta devono far maggior-mente conoscere.

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

GENTE DI LIGURIAdi Alfredo BERTOLLO

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La statua della Madonna della Guardia neiGiardini Vaticani. A lato, Antonio Caneoacon la moglie

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Il ristorante storico della città

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Viva l’Italia di Massimiliano Bruno

Solo al cinema può accadere che un politico corrotto e sporcaccione vadafuori di testa e urli ai quattro venti le propriee altrui malefatte pubbliche e private. E'quanto viene in mente vedendo quest'altracommedia italiana che intende affrontareuna certa realtà del nostro tempo. Dove unpolitico, a causa di un colpo apoplettico, di-venta un fiume in piena nel raccontare di ru-berie, intrallazzi e ricatti, di figli e attricettesenza alcun talento che fanno carriera. In-somma, tutto il già noto e qualcosa di più.Il guaio è che il troppo – come ci ricorda ilsaggio - stroppia, e l'eccesso finisce sem-pre per danneggiare qualsiasi lodevole pro-posito. Qui siamo al limite della farsa, si puòridere, ma la denuncia – se di denuncia sitratta – è priva di efficacia. Del resto, ad unfilm come questo non si può chiedere più ditanto, essendo di fiato corto il tipo di cinema in cui ha trovato origine, manon un'autentica ispirazione. Tanto è vero che non ha più alcuna forzaquando arriva al ravvedimento del protagonista di fronte ai poliziotti che ca-ricano studenti e operai. Nel ruolo principale Michele Placido scavalcatutti gli altri (anche Raoul Bova e la Crescentini che sono i più bravi), in virtùdel suo collaudato mestiere, non esente da istrionismo. Si sbaglierà, ma aquesta seconda prova del regista Bruno, forse è meglio preferire quella diesordio. Ossia, NESSUNO MI PUO' GIUDICARE, con Paola Cortellesi, si-gnora-bene che, lasciata dal marito in un mare di debiti, diventava escortper mantenere il figlioletto.

The Grey di Joe Carnahan

Erano almeno due i film che si ricordavano sul tema dei sopravvissuti allesciagure aeree. Il primo, di genere fantastico, risale al 1937 e porta la firma

di Frank Capra, un maestro del cinema.Si tratta di ORIZZONTE PERDUTO, daun romanzo di James Hilton, in cui lepoche persone di un aereo finito tra lemontagne del Tibet venivano portate aSanghi-Là, una misteriosa città di pace edi miracolosa longevità. Il secondo, in-vece, appartiene al genere horror e s'inti-tola I SOPRAVVISSUTI DELLE ANDE. Visi rievoca una fatto realmente accaduto,eternato dalle cronache, in quanto gliscampati alla sciagura furono costretti acibarsi di carne umana per non morire difame. Ora. ai due film citati si aggiunge questothriller di tutto rispetto, completamenteambientato in Alaska, ricco di tensione e

innervato da notevole carica umana. La vicenda riguarda sette operai di ungasdotto in costruzione in zona artica che escono illesi dallo schianto delloro aereo, ma devono difendersi dal continuo assalto dei lupi. La vicendanon evita momenti scontati, è però ancorata a personaggi ben costruiti,colti nella loro segreta fragilità. Il personaggio che si erge, non senza fa-tica, a guida del gruppo è un tiratore scelto incaricato di difendere la basedalle fameliche bestie, ora privo di qualsiasi arma. Un solitario, che non sirassegna alla perdita dell'amata compagna e ha persino meditato il suici-dio prima di partire.La natura, crudele e maestosa, ritratta con rara perizia, fa il resto, assiemeall'intensa interpretazione di Liam Neeson, il protagonista non dimenticatodi SCHINDLER' LIST, che riscatta alcune recenti prove poco riuscite.

29E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CINEMAdi Luciano RAINUSSO

Ho il sospetto di aver passato la vita guardando un muro eun lenzuolo bianco, voltando le spalle alla realtà.

Morando Morandini, critico cinematgrafico. AL CINEMADi nuovo in gioco di Robert Lorenz

Eastwood il Grande torna sullo schermo, diretto da altri. Non succedeva da unaventina d'anni, ossia da quando interpretò, per la regìa di Wolfgang Petersen,NEL CENTRO DEL MIRINO, un ottimo thriller in cui, agente dei servizi segreti,viveva col rimorso di non aver potuto evitare la tragedia di Dallas. Qui, con tutti i suoi 82 anni, esposti ammirevolmente, Eastwood si è lasciatodirigere da uno dei suoi consueti assi-stenti e produttori, in un film che gli ècongeniale, per tema e personaggiocentrale. C'è molto del suo cinema inquesto DI NUOVO IN GIOCO, anchenon tenendo conto del valore allusivodel titolo. Una storia di solitudine riguar-dante un anziano scontroso, non alpasso con il progresso. Un tentativo dif-ficile di rimediare ad errori forse com-messi inconsapevolmente. Unpaesaggio quasi tutto di grandi spazi,tra la Georgia e la Carolina, che dà re-spiro all'azione. Il ruolo di Eastwood èquello di uno scopritore di talenti nelmondo del baseball, che si fida solo del-l'intuito (e non sbaglia), ignorando ilcomputer, cui invece fà ricorso l'ultimoarrivato che blatera di rottamazione evuole affermarsi, senza merito. E c'è una figlia che ha patito l'assenza delpadre e si dimostra pronta a rinunciare ad una sicura carriera pur di ricupe-rare un affetto, condividere una solitudine. Saremmo al capolavoro, se la vi-cenda non fosse, a tratti, un po' troppo prevedibile e avesse un finale diverso,meno consolatorio. Ma resta, pur sempre, un piccolo gioiello, impreziosito dalpregio degli interpreti, di Eastwood e di Amy Adams, questa giovane attriceche ha già sfiorato per ben tre volte quella statuetta che ora le spetterebbe didiritto.

Il peggior Natale della mia vitadi Alessandro Genovesi

Sarebbe ingeneroso, se non inutile, parafrasare il titolo di questa commediache ha soltanto uno scopo: replicare il clamoroso successo di cassetta ottenuto

lo scorso anno con LA PEGGIOR SETTI-MANA DELLA MIA VITA, sempre con FabioDe Luigi e diretto dallo stesso regista. Anchequi, come nel precedente film c'è il propositodi affrancare in qualche modo la commedianostrana dalla vacuità del panettonismo, dalbecero e vergognoso sottocinema privo diqualsiasi idea. Il che potrebbe anche costi-tuire un punto a favore dell'attuale opera-zione produttiva. Ma il risultato rimane pursempre esiguo: il raccontino è appena pu-lito, e appena dignitose risultano sia la regiache l'interpretazione. Va bene che oggi siride di niente, avendo certa televisione rovi-nato il gusto del pubblico. Ma non si pre-tende la luna quando si chiede a registi esceneggiatori di essere almeno originali, di

non limitarsi a ricavare copioni da semplici storielle. E solo una storiella esilefinisce per essere la vicenda di questo film. Dove un buontempone (DiegoAbatantuno), neo proprietario di un castello in Val d'Aosta, invita per il Nataleun dipendente con moglie, figlia incinta e genero imbranatissimo. E poichél'imbranatissimo genero è impersonato da Fabio De Luigi, è facile immagi-nare che cosa può accadere in quella che si dice essere stata l'ex residenzaestiva della fu regina Margherita. (Ovviamente non siamo ferrati neppure sulleproprietà della nefasta casa sabauda, per cui non ci sentiamo di confermarela veridicità dell'attribuzione).

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generato il marciapiedi a monte.Hanno vinto i pedoni,soprattutto glistanchi che non se la sentono di farei trenta passi necessari ad attraver-sare ai semafori (vabbè, la cosa si ca-pisce, perchè a Rapallo gli anzianihanno la maggioranza) e poi tutti glialtri, quelli che scendono dallo scalinoguardando solo in una direzione,equelli che non si raggruppano,ma pre-tendono di guadare il fiume di mac-chine da bravi italiani, cioè... in filaindiana. E poi si ha il coraggio di direche l'Amministrazione non aiuta icommercianti...Cordialmente,Lettera firmata

Per molti anziani, quei trenta metri corrispondono alla gara dei “3.000siepi”.

PARCO DE MARTINOSpettabile Redazione, ci sono volute"persone nuove" per capire che Ra-pallo non è solo “la passeggiata”.Complimenti ai volenterosi ched'estate, ma anche d'inverno, allesti-scono il Parco De Martino a benefi-cio di chi non abita in passeggiata. Iosono uno di quelli.Renzo Bagnasco

LETTERESpettabile Redazione,Una piccola soddisfazione, cheoltre del sottofirmato dev'essereanche vostra. Il pilastro perico-lante di Via Ferraretto, segnalatocon mia lettera del 17 Ottobre

SPAZI PUBBLICITARICaro Direttore, anche la nuovaGiunta è capace solo di spendere isoldi del Comune, ma incapace diincassarne dei nuovi, razionaliz-zando le fonti. Mi riferisco ai mani-festri commerciali che, se vifossero più postazioni, rendereb-bero al Comune e sarebbero gra-diti ai commercianti. Tutti i muri della ferrovia, i sotto-passi che portano alla passeggiatae tanti altri muri degradati, potreb-bero essere punti di affissione. Sepoi le ferrovie non dessero il per-messo di utilizzarli, gli si possonosempre accostare dei tabellonisorretti da tubi conficcati nel ter-reno comunale. Perchè perdere deisoldi e non incentivare il commer-cio in un momento così delicato?Non credo che le affissioni regola-mentate deturpino più dei graffitidei vandali. Grazie, lettera firmata

MARCIAPIEDI DA RIFAREEgregio Direttore, spero che lei, piùdi noi normali cittadini che pa-ghiamo solo le tasse, sia ascoltatonelle Alte Sfere che oggi coman-dano Rapallo. Oltre che rifare deimarciapiedi ancora "decenti",hanno pure messo inutili dissuasorilungo gli stessi, sempre e solo nellacentrale Via Matteotti. Forse ri-sparmiando questi ultimi (nessunoparcheggia più sui marciapiedi) po-tevano rifare gli "indecenti", questisì, marciapiedi della frequentatis-sima ma dimenticata Via Trieste.Lettera firmata

CORSO MATTEOTTILe strisce pedonali che attraver-sano il Corso Matteotti di Rapallo eche servono (oltre che ad intralciare iltraffico veicolare che già subisce fer-mate piuttosto prolungate, per ne-cessità per così dire "tecniche", aisemafori distanti uno dall'altro non piùdi 60 metri) a far transitare i pedonida una galleria all'altra,avrebberoavuto sicuro successo in qualche quiznazionale. "Le ripristineranno? Non leripristineranno?" Questa è stata ladomanda angosciosa che gli auto-mobilisti si son posti mentre veniva ri-

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

LETTERE

E NOTIZIE

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Associazione Culturale

Caroggio DritoGENNAIO

(data da destinarsi in funzione delle condizioni meteo)

Gita a Pentema (Torriglia) con visita al presepe

19 GENNAIODall'antica Pompei

alla Santa Inquisizione in Sardegna e in Liguria tra riti magici e stregoneria.

Ne parlano il giornalista Emilio Carta la scrittrice Marinella Gagliardi Santi

Villa Queirolo - ore 16,30

LA CORSA DEI BABBI NATALEA Rapallo, domenica 16 Dicembre, si è svolta la prima corsa dei Babbi Natale, che ha colorato di rossoe di allegria le strade cittadine per 2,5 Km. All' arrivo ristoro con vin brulè e cioccolata, panettone e ....vino (del resto il punto ristoro era curato dagli Alpini di Rapallo). E' stato consegnato anche il Palio di Na-tale al Comitato dei Sestieri - con la partecipazione più numerosa di Costaguta.

OCCASIONISSIMACedo ad amatore Harley Davidson 883 realizzata in occa-sione del Centenario (1903-2003) completa di borse, bau-letto anteriore e casco. Astenersi perditempo.

Info: 338 8601725

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Gennaio

CASARZA LIGUREVia Annuti 40(Croce Verde)Apertura: Martedi ore 12www.ac-ilsestante.it

Sabato 05 04:58 Ultimo Quarto

Venerdì 11 20:43 Luna Nuova: 11A Lunazione del Sonno

00:45 Primo QuartoSabato 19

22:53 Il Sole entra nel segno dellʼ AcquarioDomenica 27 05:38 Luna Piena

pubblicata nella Edizione di Novembre de "Il Mare",qualche giorno fa è stato riparato. L'anno scorso,a seguito di un'altra mia segnalazione, era stato op-portunamente istituito il segnale di precedenza incorrispondenza del sottopasso della stessa Via.Segno evidente che l'Amministrazione Comunalerapallese legge con attenzione unita a dedizione, "IlMare"... Invio cordiali saluti,Luigi Fassone

MONNEZZAEgregio Direttore, mi rendo conto che eviden-ziare le lacune di questa Giunta è come "spararesulla croce rossa", ma il livello di degrado del ritirodella " monnezza" ha raggiunto livelli insopporta-bili. Per fortuna che fa freddo, altrimenti sa-remmo come in India! Grazie e cordialità. Lettera firmata

MONNEZZA/2Spettabile Redazione, l'altra sera alle 19, mipare giovedì 20, scendevo in auto da Via Emi-liani. Arrivato all'incrocio con Via Bolzano, uninsolito ingorgo di auto in coda, mi ha fermato.C'era il camion ultra-attrezzato per ritirare ilcassonetto di sua competenza. Il mezzo ci "bloccò" sino a che non finì di rac-cogliere, sversandoli, tutti i cassonetti sino alParco De Martino, in modo colpevolmentein...differenziato. E noi fessi che viaggiamo con cumuli di borsevartiopinte, per ottemperare, timorosi e ligi,alle norme. Qualcuno si muove o sono " "tol-leranti" pur di liberare le strade da cumuli diimmondizia, vista la loro incapacità di gestire“la cosa pubblica”. Grazie e Auguri. R.B.

Il proverbio del meseTutti i giorni se n'impära unn-a, se no s'ha a testa in ta lunn-a

Tutti i giorni se ne impara una, se non si ha la testa nella luna

Spazio Aperto di Via dell’Arco

Associazione di Promozione Sociale

GennaioMERCOLEDÌ 9, ore 16.00I mercoledì dell'operetta"La danza delle libellule" di Carlo Lombardo [RISERVATO AI SOCI]a cura di Luciano Rainusso

SABATO 12, ore 16.00I piroscafi "Jolanda" e "Mafalda"Due destini diversi Raffaele Ciccarelli, ricercatore

VENERDÌ 18, ore 16.00L'arte tra 1800 e 1900: la nascita della pittura contemporanea La pittura tra Monet e KandinskijSergio Antola

SABATO 19, ore 16.00La traversata atlantica Dall'Alaska all'Atlantico, aspetti tecnicie strategie della navigazione d'alturaAndrea Pestarini, navigatore e autore dellibro "La traversata atlantica: preparazionee tecniche di un navigatore oceanico" (Ed. IlFrangente)

SABATO 26, ore 16.0022 dicembre 1812: Port NapoléonCome i due comuni di Santa Margheritae San Giacomo diventarono l'odiernaSanta Margherita LigureGiovanni Galvani

DOMENICA 27, ore 16.00Il Giorno della MemoriaProiezione del filmato "Il segreto", da unsoggetto di Carla Testa, regia di PatriziaMonaco, a cura del laboratorio di scrit-tura creativa "In punta di penna" Introduzione di Giorgio "Getto" Viarengo,storico

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

LETTERE

E NOTIZIE

20Lunazioni, Stagioni

e Segni ZodiacaliMESE Giorno Ora./min. Descrizione

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Minestrina alla pasta di olive

Gargantuadi Renzo Bagnasco

INGREDIENTI: 350 gr di pastina (grattateo micro-ditalini), 2 litri d’acqua, 4 cubettidi dado “leggero”, 2 cucchiai di polpa di po-modoro, 2 belle foglie di alloro, 2 cuc-chiaini di aglio liofilizzato, 2 cucchiai di olioextravergine,1 cucchiaio “raso” di patè diolive taggiasche.ESECUZIONE: mettere tutto, pastaesclusa, nella pentola un’ora prima di cuo-cere a che si insaporisca; poi portare adebollizione, buttarci la pastina e rimestare.Cuocere per una ventina di minuti e ser-vire caldaE’ una minestra antica: se oggi il gusto ri-sultasse un po’ forte, smorzarlo spolve-randola con il grana, un tempo lussoriservato solo ai ricchi.

Associazione Culturale

A COALINN-A

DOMENICA 6 GENNAIOore 10,30

RIUNIONE DEI SOCI per il rinnovo delle cariche del Direttivo

presso l'hotel "Regina Elena" di Santa Margherita

Seguirà pranzo.

DOMENICA 20 GENNAIOore 16,00

LETTURA DI RACCONTINI E POESIE di Alfredo Bertollo, Lisa Pesatori,

Raffaella Saponaro.presso Hotel Jolanda di Santa Margherita

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