Il Giornale di Villafranca aprile 2012

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La lotta alla droga Un villafranchese alla corte di Obama >proseguimento a pag. 14 Il professor Serpelloni con la dottoressa Nora Wolkow, Direttore del National Institute on Drug Abuse (NIDA) il più importante e grande istituto di ricerca statunitense sulle tossicodipendenze. L’EDITORIALE di Diego Cordioli APRILE 2012 Registrazione al Tribunale di Verona n. 1838 NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE DEL COMPRENSORIO VILLAFRANCHESE NUOVI ORIZZONTI Il Giornale di Villafranca si ar- ricchisce di nuo- vi contributi e collaborazioni, che lo portano a spaziare rispetto all’ambito locale, per allargarsi ver- so eccezionali approdi. Una naviga- zione, attraverso mari d’inchiostro, che sposta tutti i precedenti confini: infatti se alcune notizie riguardano solo l’area villafranchese, tante altre si spingono fino a tutta la provincia di Verona, per acquisire un rilievo di livello nazionale. Pronti per le nuo- ve esplorazioni? Vi accompagneremo nei territori consueti e in altri meno noti, sorprendendovi con la fre- schezza e la genuinità delle informa- zioni che per voi abbiamo raccolto. All’orizzonte si intravede una strepi- tosa novità, per quest’ultimo nume- ro: riguarda un tema d’importanza prioritaria, soprattutto per le giovani generazioni, ma non solo, quello del- la lotta contro l’uso e la diffusione di sostanze stupefacenti. Infatti, da quest’edizione del nostro giornale, collabora con noi niente meno che il professor Giovanni Serpelloni, vil- lafranchese, Capo del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri che si oc- cupa della prevenzione e del contra- sto, a livello nazionale, del fenomeno della tossicodipendenza. Una realtà pesante e grave che colpisce un gran numero di persone nel nostro Paese, giovani e meno giovani. La rotta prosegue nella direzione Zanolli e l’emergenza ospedale articolo a pag. 3 PRIMO PIANO Progetto Protezione Civile articolo a pag. 16 SCUOLA & ISTRUZIONE Parliamo di stalking articolo a pag. 15 GIUSTIZIA & LEGALITA’ Gli anni d’oro dell’Hockey SPORT articolo a pag. 29 No al casello autostradale Le ambulanze a ditte private SPECIALE DOSSOBUONO SALUTE & SANITÀ articolo a pag. 6 articolo a pag. 13 › segue pag. 2 GIORN.indd 1 20/04/2012 10:03:57

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Il Giornale di Villafranca di Verona

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La lotta alla drogaUn villafranchese alla corte di Obama

>proseguimento a pag. 14

Il professor Serpelloni con la dottoressa Nora Wolkow, Direttore del National Institute on Drug Abuse (NIDA) il più importante e grande istituto di ricerca statunitense sulle tossicodipendenze.

L’ E D I TO R I A L Edi Diego Cordiol i

APRILE 2012Reg is t raz ione a l Tr ibuna le d i Verona n . 1838

N OT I Z I A R I O D I I N F O R M A Z I O N E D E L C O M P R E N S O R I O V I L L A F R A N C H E S E

NUOVI ORIZZONTI

Il Giornale di Villafranca si ar-ricchisce di nuo-vi contributi e co l l aboraz ion i ,

che lo portano a spaziare rispetto all’ambito locale, per allargarsi ver-so eccezionali approdi. Una naviga-zione, attraverso mari d’inchiostro, che sposta tutti i precedenti confini: infatti se alcune notizie riguardano solo l’area villafranchese, tante altre si spingono fino a tutta la provincia di Verona, per acquisire un rilievo di livello nazionale. Pronti per le nuo-ve esplorazioni? Vi accompagneremo nei territori consueti e in altri meno noti, sorprendendovi con la fre-schezza e la genuinità delle informa-zioni che per voi abbiamo raccolto. All’orizzonte si intravede una strepi-tosa novità, per quest’ultimo nume-ro: riguarda un tema d’importanza prioritaria, soprattutto per le giovani generazioni, ma non solo, quello del-la lotta contro l’uso e la diffusione di sostanze stupefacenti. Infatti, da quest’edizione del nostro giornale, collabora con noi niente meno che il professor Giovanni Serpelloni, vil-lafranchese, Capo del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri che si oc-cupa della prevenzione e del contra-sto, a livello nazionale, del fenomeno della tossicodipendenza. Una realtà pesante e grave che colpisce un gran numero di persone nel nostro Paese, giovani e meno giovani. La rotta prosegue nella direzione

Zanolli e l’emergenza ospedale

articolo a pag. 3

PRIMO PIANO

Progetto Protezione Civile

articolo a pag. 16

SCUOLA & ISTRUZIONE

Parliamodi stalking

articolo a pag. 15

GIUSTIZIA & LEGALITA’

Gli anni d’orodell’Hockey

SPORT

articolo a pag. 29

No al caselloautostradale

Le ambulanze a ditte private

SPECIALE DOSSOBUONO SALUTE & SANITÀ

articolo a pag. 6 articolo a pag. 13

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Primo Piano 04 122

La città è sempre stata il luogo del cambiamento e dell’innova-zione perché al suo interno le differenze e le divisioni possono essere superate, le appartenen-ze di censo, casta, etnia e religio-ne possono essere rimescolate e dall’incontro delle diversità può scaturire l’energia e la creatività del nuovo. Una novità che s’arricchisce

delle sfumature e delle moltepli-ci prospettive che ogni membro della comunità apporta, in un con-fronto continuo attraverso cui si sviluppano le basi e i presupposti della convivenza civile. Città come una Babele di simbo-

li, lingue, spunti ed idee proiettati verso l’avvenire, in una trasforma-zione continua attraverso cui la cittadinanza matura più consape-volezza, si confronta, evolve.Così é stato fino ad ora e questo

spirito di cambiamento impetuoso che in certi momenti della storia dei popoli si é realizzato nelle città simbolo delle rivoluzioni, può tor-nare a vivere nel tempo presente

che chiama a modi di vita e a rela-zioni più autentiche e vere, ad un metro di giudizio non basato solo sul denaro, ma anche sul rispetto della natura e della sua bellezza.Nel recupero di una dimensione

più genuina, che ci porti a misurar-ci con l’ambiente ed il territorio in cui siamo inseriti e a dare la giusta attenzione e la tutela necessaria a quella dimensione imprescindibile dell’ecologia, che si affianca a quel-la dell’economia.Dalla creatività delle città grandi

e piccole può nascere la stagione di cambiamento radicale che re-stituisca speranza alle nostre vite, che ripari le fratture profonde che l’economia selvaggia ha provocato, le divisioni politiche incompren-sibili alla fine delle ideologie ed il fossato tra le generazioni reso odioso perché tradisce l’essenza del futuro.Dare spazio alle intuizioni, allo

spirito innovativo e propositivo, significa saper cogliere l’opportu-nità di guardare avanti, per rico-struire, con entusiasmo e impegno partecipativo, quel domani che a volte sembra esserci stato negato. Esistono tante città in una: quella

delle famiglie e dei vincoli di san-gue, quella delle associazioni e del sociale, quella delle istituzioni e della civicità, quella dell’economia e della politica, quella della scuola, dell’arte e della cultura. Tante città che si compenetrano e comple-tano, in un ventaglio di significati condivisi e ruoli che siamo chia-mati a impersonare. Se queste re-altà vivono separatamente la loro vita la città decade e regredisce, diventando il luogo della difesa e della conservazione: se al contra-

rio esse riescono a convivere esal-tando la propria specificità, allora la sinergia che si produce e si spri-giona puó portare alle trasforma-zioni che cambiano le persone, le comunità e la storia. Ed è proprio il cambiamento il

motore di ogni progresso, ma per progredire serve un’azione re-sponsabile, collettiva e congiunta, un atto riflessivo che ci porti a ri-pensare al significato delle nostre azioni e che orienti il nostro pen-siero sulla base delle conseguenze, positive e negative, a cui ci posso-no condurre.Noi siamo all’interno di questa

prospettiva, mentre la politica impotente vive al riparo di una burocrazia asfissiante la propria inconcludenza, la gente impauri-ta è ripiegata su se stessa e puó essere facile preda di propagande populiste che danno vita ad altri problemi invece che creare nuove opportunità. Basandosi sulla fragi-lità dei molti, sulla paura e sull’in-sicurezza, si corre il rischio che le energie vengano mal riposte in progetti che si propongono di ri-solvere problemi irrilevanti, quan-do ben altre priorità dovrebbero venir prese in considerazione. Riuscirà la città a rivendicare la

propria autonomia, la creatività, le vie nuove che richiedono coraggio ed intelligenza?La nostra città è divisa, inerte, im-

balsamata. Domina la paura e l’in-certezza: chi ha voglia di fare viene scoraggiato da una burocrazia in-vadente e fuori controllo, il clima generale invita alla rinuncia ed alla semplice difesa di quello che c’é, tutti sono arrabbiati contro qualcuno, ma pochi pensano che

occorra superare se stessi e gli interessi di bottega. Questa rabbia non deve generare odi e chiusu-re, ma essere orientata verso una progettualità consapevole, in cui tutti sono chiamati ad esprimersi in modo attivo ed intelligente. Siamo all’inizio di cambiamen-

ti epocali nelle comunicazioni, nell’accesso all’informazione ed alla conoscenza, nel modo di rap-portarsi tra le persone vicine o lontane che siano, nella parteci-pazione diretta alla vita della de-mocrazia. Per accedere a tutte le possibilità che queste novità of-frono, bisogna essere preparati ad accoglierle e a svilupparle in una maniera che ci vede attivamente impegnati e non relegati al ruolo di spettatori. Vogliamo essere protagonisti dei

tempi nuovi e delle opportunità che si aprono per ciascuno di noi o vogliamo stare ingessati a guar-dare? Questa é la sfida che la poli-tica è chiamata a raccogliere!Con quello che si spende per

fare una rotonda si potrebbe for-nire agli studenti delle superiori un I-pad, collegamenti internet gratuiti, accesso all’informazione e formazione senza limiti e barriere e con un’altra rotonda potremmo portare centinaia di giovani all’e-stero a fare esperienze di studio e di lavoro. E’ solo un esempio ma tanto basta a capire che le vie nuo-ve sono a portata di mano:basta saperle cogliere secondo i ritmi che la velocità impone a chi vuol vivere nella modernità, non per essere alienato ma per essere pro-tagonisti del proprio tempo. Siamo tutti chiamati a lasciare delle trac-ce significative, ad agire in modo

virtuoso sugli eventi e sulla storia che, ad una velocità inglobante e repentina, si sta già svolgendo sot-to i nostri occhi.

Come cittadini dobbiamo far fronte a continue trasformazioni radicali: è necessario uno sforzo congiunto per restare al passo con i tempi

Le cose cambiano in frettaA cura di Diego Cordioli

delle politiche scolastiche e giovanili, grazie ai contributi della dottoressa Anna Lisa Tiberio; vira poi verso i temi della legalità, con la consue-ta e preziosa collaborazione del Procuratore Enrico But-titta. E poi dottori, veterina-ri, esperti di economia, ar-tisti, cuochi e musicologi vi daranno le loro competenti consulenze, introducendovi nei loro variegati e interes-santi mondi. I più attenti di voi, poi, se ne saranno già accorti: il nostro mensile sta crescendo: aumenta il nume-ro delle pagine che vi offria-mo, crescono, in quantità e qualità, gli articoli che il gior-nale contiene; e di questo, ne andiamo tutti orgogliosi. Il nostro cavallo di battaglia resta l’attualità e l’obiettivo di questo strumento di in-formazione in forma di ta-bloid, è quello di fornire un servizio di comunicazione che sia tanto utile quanto piacevole per voi che ci se-guite, che troverete sempre dettagli e notizie che posso-no incidere in qualche modo sulla vostra vita quotidiana. Articoli curiosi, impegnati, approfonditi, che potrete gustare nella tranquillità del vostro salotto di casa o in un bar e discutere dei temi più caldi con amici e co-noscenti. Il nostro rappre-senta un lavoro collettivo che per funzionare si avvale della collaborazione di cia-scuno: per affrontare i mari del presente, tenendo ben salda la bussola della buona informazione, il contributo di ognuno è indispensabile. Anche il vostro, cari letto-ri, che incuriositi e sempre all’erta, siete lo stimolo per continuare questo percorso che si preannuncia sempre più ricco di aggiornamenti imprevedibili e di scoperte originali.

Diego Cordioli

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L’ E D I TO R I A L E

di Diego Cordioli

Una nuova associazione che si vuole proporre come punto di riferimento per la cittadinanza, come luogo deputato a far emergere i problemi più rilevanti che affliggono la città, per tentare di risolverli insieme. Un ambiente di impegno civico, di partecipazione ed educazione alla tu-

tela e allo sviluppo degli spazi condivisi e del territorio. Un con-testo in cui coltivare il senso di responsabilità civile e l’orgoglio di appartenere alla comunità villafranchese. Un’occasione per dare voce a bisogni sociali, a intuizioni politiche, a proposte culturali e di aggregazione, a tutti i livelli del conoscere e dello stare insieme. La relazione tra le persone è posta in primo piano, attraverso le dinamiche del confronto, dello scambio, della discussione delle tematiche che emergeranno nel corso di riunioni ed incontri. Am-pio spazio verrà dato anche ad occasioni formative ed a percorsi

rivolti a progettualità e a realizzazioni in divenire. Uno strumen-to espressivo e partecipativo di cui si potranno avvalere tutti i villafranchesi, per dire la propria opinione e portare avanti, nel rispetto di tutti, le proprie battaglie. “Vivere a Villafranca” vuo-le essere un megafono dello spirito civico, incentivare le reti e la collaborazione nel mondo dell’associazionismo, rappresentare la parte più attiva di una Villafranca che non si lascia vincere dall’in-differenza e dall’inerzia, ma che si riunisce, discute e propone. Una città in fermento, una città viva, attenta, curiosa e impegnata in ambiti diversi, dal volontariato alla cultura. Una Villafranca che si batte per veder riconosciuti nuovi diritti e nuove opportunità che incidano positivamente sulla qualità di vita di tutti. Un gruppo di cittadini che non stanno in silenzio, ma bilanciano e osservano le decisioni della politica, per supportarle, avversarle o proporre soluzioni alternative, attraverso idee coraggiose e militanti che contribuiranno a costruire la Villafranca di domani.

UNA NUOVA REALTÀ: “VIVERE A VILLAFRANCA”

villafranca®

vivere a

Per informazioni: [email protected]

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Primo Piano 3

A cura di Diego Cordioli

Arch. Luciano Zanolli, nell’intervista del consigliere dott. Lucio Cordioli rilasciata a questo giornale sull’ospeda-le di Villafranca c’è l’esplicito riferimento alla sua Ammini-strazione che viene descritta come contraria alla costru-zione dell’ospedale.La mia Amministrazione era con-

traria a rifare un piccolo ospedale, ed ha sempre affermato che Villa-franca che è il comune più popolo-so della provincia di Verona, doveva pretendere un ospedale di rilievo come quello di San Bonifacio. Il centro destra (e Cordioli in parti-colare) ha sempre sostenuto che bisognava accontentarsi di rifare un piccolo ospedale dove c’era quello bruciato e così facendo si sarebbe fatto molto prima rispetto ad un ospedale completamente nuovo.Ma lei cosa pensa rispetto a

queste due posizioni?La risposta sta nei fatti. Per rifare

l’ospedale ci metteremo molto di più che per farlo completamente nuovo! Sono sempre più convinto che avevamo ragione noi! Come sindaco io, pur non essendo d’ac-cordo con le scelte regionali , ave-vo manifestato un grande rispetto per le istituzioni, rimettendomi alle scelte del competente Assessorato Regionale alla Sanità, (allora retto da Flavio Tosi), purchè si facesse presto: ci troviamo a distanza di dieci anni dall’incendio e non sap-piamo ancora quando inizierà la costruzione dell’edificio e soprat-tutto non sappiamo cosa ci mette-ranno dentro come reparti, attrez-zature e personale visto che nella nostra ULSS 22 già oggi si fa fatica a mantenere gli ospedali che ci sono (Negrar – Peschiera – Bussolengo).Avremo quindi un ospedale pic-

colo senza parcheggi con difficoltà di accesso e sempre in attesa delle briciole di quello che avanza della torta che si sono già divisa i più for-ti con rilevante perdita di dignità e servizi sanitari sull’intero territorio villafranchese. Chi come Lucio Cordioli si at-

tribuisce il merito delle scelte che sono state fatte avrebbe di che riflettere: l’atteggiamento degli uo-mini del centro destra villafranche-se è sempre stato debole rispetto ai capi partito e gli esponenti del centro destra, ad ogni livello. sono stati sempre subordinati alla clien-tela della Lega, vero unico gestore della Sanità nel Veneto.Ma si sarebbe davvero potu-

to ottenere un unico grande ospedale pubblico a Villafranca?C’è stato un momento di stra-

ordinaria opportunità per fare un grande ospedale a Villafranca. È stato nel 2003. La conferenza dei sindaci all’unanimità aveva deciso per un ospedale unico nel villafran-chese e l’amministrazione di allo-ra (sindaco Facincani) invece non colse le indicazioni dei sindaci e le richieste dell’Assessorato Regiona-le alla Sanità che chiedeva di indivi-duare un’area idonea ad ospitare il nuovo ospedale.Cosa ne pensa delle dichiara-

zioni del Dott. Lucio Cordioli in merito al futuro dell’Ospe-dale di Villafranca?Le sue dichiarazioni rappresenta-

no lo specchio del pensiero poli-tico- amministrativo della classe dirigente che sta governando Villa-franca e non solo, basato sempre sulla superficialità nell’affrontare le problematiche complesse, (vedi anche Grezzanella, Aereoporto, Pat etc.), la subalternità ad entità superiori (la famosa filiera, misera-mente fallita), la poca conoscenza degli atti e delle dinamiche deci-sionali e la presunzione che spesso sconfina con l’arroganza quando si finge di risolvere i problemi con semplici proclami od accampando amicizie o conoscenze importan-ti alle quali chiedere favori e non pretendere diritti.Così si sta agendo per il futuro

dell’ospedale quando si sostiene che “prima si costruisce la casa, poi si deciderà dove collocare la cucina, i bagni e le altre stanze per arredar-la al meglio”.Chiunque ha costruito od acqui-

stato una casa sa che le cose fun-zionano esattamente al contrario.Lei quando arrivò nel 2004

cosa fece?Io sono entrato nella funzione di

sindaco nel mese di luglio del 2004 e nel mese di settembre ho ricevu-to una richiesta dell’allora Assesso-re Regionale alla Sanità, Gava che mi sollecitava ad individuare un’a-rea adatta a Villafranca per la collo-cazione del nuovo grande ospedale, visto che la stessa richiesta inviata al mio predecessore era rimasta inevasa. Ho dato incarico immedia-tamente di effettuare uno studio approfondito in base alle infrastrut-ture presenti e future della nostra città, ed ai tempi di percorrenza da tutta la ULSS 22, per l’individua-zione dell’area più idonea, ed ho consegnato personalmente all’as-sessore nella sede veneziana della Regione il 27 dicembre dello stesso

anno, il risultato dello studio fatto.E allora perchè non si prose-

guì sulla strada indicata?Perchè a Gava era subentrato

nel 2005 Flavio Tosi come asses-sore alla Sanità della Regione. Tosi da sempre era contrario alla co-struzione di un grande ospedale a Villafranca.I motivi veri per questa opposi-

zione sono da ricercarsi nella vo-lontà di non modificare gli equilibri politici territoriali che si erano sta-biliti con Bussolengo (da poco con un sindaco leghista), con Isola della Scala che voleva conservare il pro-prio ospedale e la volontà di non disturbare le due potenti strutture private di Negrar e Peschiera.Erano motivazioni esclusivamen-

te elettorali che poco avevano ed hanno a che fare con una vera programmazione ospedaliera e con l’istituzione di un vero ser-vizio sanitario nel comprensorio villafranchese.Con l’avvento di Flavio Tosi all’As-

sessorato, la sanità nel Veneto è sempre stata gestita dalla Lega fino ai giorni nostri, creando una conti-nuità di pensiero e azione che ci ha portato alla disastrosa situazione attuale.L’unica cosa che sono riuscito a

salvare con la Regione è il distretto sanitario per Villafranca, che non è cosa di poco conto.È per questo che lei prima

parlava di clientela leghista?Non è solo un sistema clientela-

re, inteso come forma impropria di accaparramento del consenso, ma anche spreco di denaro pubblico perchè per il completamento degli ospedali di Bussolengo e di Villa-franca si spenderà quasi il doppio di quanto si è speso per l’ospedale di San Bonifacio. Due piccoli ospedali pubblici che

non potranno competere alla pari con le due importanti strutture private come Negrar e Peschie-ra all’interno della nostra ULSS. Non parliamo poi dei futuri costi di gestione e dei disagi per porta-re avanti ed indietro da Villafranca a Bussolengo e viceversa i pazienti bisognosi di cure che non si trove-ranno nello stesso ospedale.Ma adesso che si può fare per

ridurre il danno?Il Consiglio Comunale specifi-

catamente convocato per i tanti problemi inerenti all’ospedale di Villafranca (non dimentichiamo i parcheggi e le strade per arrivarci decentemente), ha indicato un per-corso chiarissimo.L’amministazione comunale, con

i rappresentanti del comprensorio, attraverso strumenti propri ed un confronto serio con quanti hanno vera voce in capitolo, deve farsi portatrice di una proposta ferma e condivisa per il futuro del nostro ospedale, da portare alla Regione che sta discutendo il nuovo Piano Socio Sanitario.Ma Lei teme che non lo fac-

ciano?Villafranca dovrebbe finirla di ave-

re un atteggiamento genuflesso e rinunciatario come spesso fanno PDL e LEGA ed i consiglieri comu-nali Dott. Lucio Cordioli e Paolo Cerioni, presidente di una Com-missione apposita mai riunita e da cui io ed il consigliere Paolo Marta-ri abbiamo preso le distanze dimet-tendoci. Non dobbiamo più accet-tare che Villafranca venga usata per coprire gli errori del passato com-messi anche per l’ospedale di Bus-solengo e pretendere una struttura ospedaliera per il sud ovest vero-nese e per i suoi 120.000 abitanti con pari dignità rispetto all’intero territorio veronese.Non possiamo più accettare che

il villafranchese sia privo di un vero pronto soccorso e di un sistema all’altezza delle gravi emergenze. Addirittura siamo privati delle cose più elementari come l’ambu-lanza medicalizzata ed il pronto in-tervento notturno delle ambulanze è stato soppresso in ospedale e delegato al sistema del volontaria-to (che comunque siamo fortunati ad avere), ma che certo non può assicurare una assistenza medica adeguata alle emergenze gravi. Non parliamo poi di quanto sta

succedendo negli ospedali di Isola della Scala e Bussolengo con la sop-pressione di servizi come ostetricia

e ginecologia o della guardia not-turna di anestesia...Capita spesso che non si rac-

conti la verità in merito all’o-spedale?Per non scontentare nessuno fino

a dopo le elezioni del 2013 credo che non sapremo se a Villafranca nell’edificio che si vuole costruire ci sarà un ospedale, una inferme-ria, o una scuola. A tal proposito ricordo che il nuovo piano sanita-rio in discussione in Regione parla di un ospedale di zona importan-te ogni 200.000 abitanti. Vedremo come sarà possibile far quadrare il cerchio con 3 ospedali importanti esistenti e quello di Villafranca da costruire con una ULSS di 230.000 abitanti complessivi.Ma secondo il suo punto di

vista c’è qualche speranza che cambi una situazione che da come è stata descritta è di-sperata?Spero solo nel rinnovo della clas-

se dirigente villafranchese, che i giovani e le donne si facciano più partecipi delle problematiche im-portanti della nostra collettività.C’è bisogno di gente prepara-

ta e disponibile, che vada oltre la sterile divisione partitica o gene-razionale tra giovani e meno gio-vani, che sappia farsi carico di una grande proposta per il rilancio del nostro territorio. Non è possibi-le continuare senza un progetto complessivo per lo sviluppo della città da trasformare in program-ma amministrativo da affidare a persone che abbiano le caratteri-stiche per attuarlo. Se non ci sarà uno scatto di orgoglio Villafranca potrà dire addio all’ospedale ed a tutte le altre opportunità che la nostra città potrebbe avere.

Intervista a Luciano Zanolli in merito all’ospedale di Villafranca ed alle sue intricate e lunghe vicende. È possibile un grande ospedale pubblico?

Zanolli e l’emergenza ospedale

di Diego Cordioli

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Speciale 04 124

L’OPINIONE DI GIORGIO di Giorgio Negrini

Riferendomi sempre ai vil-lafranchesi con le maggiori difficoltà, mi sarebbe venuta un’idea che potrebbe essere quasi indispensabile a chi ha difficoltà nel spostarsi da casa, per risolvere problematiche giornaliere. Mi riferisco ad un servizio che l’amministrazio-ne comunale potrebbe mette-re in atto: un pulmino che giri per il comune di Villafranca a disposizione di tutte le per-sone che si devono spostare per svariati motivi. Partendo

da tutte le frazioni, il pulmi-no potrebbe svolgere un giro da Quaderni, Rosegaferro, Volpare, Pizzoletta e venire a Villafranca per fermarsi al comune, alla sede dell’INPS, alla stazione, al cimitero e in altri posti per depositare soprattutto persone anziane, mamme con bambini piccoli, badanti ecc. e poi ripartire per Le Ché, Alpo, Dossobuo-no, Caluri, Colombare ecc. per poi ritornare a Villafranca e riprendere chi aveva già de-positato un’ora o due prima. Un servizio continuativo che giri per il comune di Villafran-ca a orari prestabiliti e per-

corsi ben definiti.Non dovrebbe essere così

difficile metterlo in pratica e l’utilità per i villafranche-si sarebbe ben evidente. È solo un’idea e come al solito le idee hanno svariati pro e contro: basta solo mettersi lì e pensarci sopra e se risul-tasse un buon progetto, cre-diamo che l’amministrazione comunale potrebbe metterlo in pratica, migliorando note-volmente la qualità di vita di Villafranca e frazioni limitrofe, attraverso un servizio utile per la mobilità e per il pro-blema dei parcheggi in centro storico.

Il pulmino d’oro

A cura di Giorgio Negrini - [email protected]

Innanzitutto, di fronte alla povera, super-stite e sgomenta casa antica, compaiono fitte recinzioni in plastica arancione che avvolgono la facciata dell’edificio condan-nato, per tener alla larga sguardi indiscreti. Si affiggono eufemistici – per non dire ipo-criti – cartelli di cantiere che riportano le diciture “Restauro” piuttosto che “Ristrut-turazione edilizia”.A questo punto - quasi senza far rumore

- da un giorno all’altro dell’antica costru-zione non rimangono che le impronte sui muri delle case confinanti: muri in ciottoli di fiume e travi in legno amputate.Sbaraccate le macerie, ecco che viene

innalzato il nuovo edificio che sostituisce il precedente; facilmente riconoscibile dai mattoni forati color carota e le mostre delle finestre tutte uguali in tufo tagliato, pare “a laser”, certo asettico in confronto all’abilità degli antichi scalpellini.E da ultimo, una bella intonacata tirata

così a lucido che in confronto un tavolo da biliardo risulterebbe irregolare.E tutto questo con l’intervento di fior fio-

re di professionisti ed architetti – si badi, pure lo scrivente è architetto – e il be-neplacito dell’amministrazione comunale (che invece dovrebbe mirare alla salvaguar-dia e alla conservazione del centro stori-co di tutti contro le speculazioni di pochi). Questi architetti dovrebbero invece essere i primi – se non altro a ricordo dei loro passati studi universitari – a riconoscere e tutelare il valore dei nostri antichi centri storici italiani. Nel medesimo contesto si

assiste poi a situazioni che hanno del grot-tesco, come la nuova traversa di Via Bixio: Via “Broli Antichi”. Ci sono dei broli anti-chi? E comunque se c’erano - qui come nel resto di Villafranca - sono stati completa-mente costipati da palazzine moderne dal-le decorazioni più o meno civettuole, che fanno riferimento a chi sa cosa.Se in Via Bixio resiste ancora qualche an-

tica casa che aspetta con terrore di essere abbattuta, Via Messedaglia è ormai quasi completamente rifatta (riconoscibile dalle mostre delle finestre “a laser” e l’intonaco “a biliardo”).Solo in Via Bixio gli interventi di vero re-

stauro e valorizzazione degli edifici storici si contano sulle dita di una mano. Per non parlare – sempre nella stessa via – dell’e-dificio d’angolo con via Pace (quello con il comignolo a pigna) che non si sa perché - facendosi prendere la mano nel rifacimen-to del tetto – ha perso completamente il suo cornicione, sostituito da tristissimi moncherini di legno che escono dal muro.In questa ipocrisia edilizia le nuove co-

struzioni del centro, quando sostituiscono le case antiche, non sono più alte di tre piani, con le mostre in pietra e le impo-ste alle finestre. “Per uniformarsi al tessuto edilizio dell’architettura tradizionale del centro storico” ci viene detto. Ma tant’è, così facendo tra poco avremo solo edifici moderni che nelle forme scimmiottano va-gamente edifici scomparsi. Rifaremo anche Palazzo Bottagisio? O

Fantoni, di plastica?Parliamo pure di centro di Villafranca, ma

per favore non chiamiamolo “storico”.

Ormai da tempo assistiamo, quasi assuefatti, alla metodica demolizione di quel poco che è rimasto del patrimonio storico nel centro di Villafranca

Il passato? Viene demolito

di Andrea Silvestroni

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Speciale 5

Le dimissioni del Presidente Fa-cincani presentano ringraziamenti urbi et orbi, ma non danno alcuna spiegazione di una scelta che, po-liticamente, assume un significato molto forte. Né può bastare una battuta concessa a L’Arena per ri-condurre credibilmente a “motivi personali” la decisione di non guida-re più l’assemblea cittadina. Inoltre, basta guardare il numero dei consi-gli comunali negli utlimi 12 mesi e la portata degli argomenti proposti

- come denunciato ripetutamente dall’opposizione - per comprende-re che non sarebbe servito molto tempo da dedicare. Ma l’ordine del giorno non lo fa il Presidente, che lo assembla, bensì il sindaco e la giun-ta, che sinora ha voluto discutere in consiglio solamente cose marginali (salvo quando stimolata dall’opposi-zione con mozioni e interpellanze).È evidente che la maggioranza

è in crisi e questa decisione ne è l’ennesima cartina tornasole. Noi riteniamo che i veri motivi, sino ad ora taciuti, debbano essere espressi in Consiglio al più presto, perché è doveroso nei confronti del più alto organo cittadino e perché è dove-roso nei confronti della gente. Sta di fatto che dopo lo “strano” rinvio del consiglio comunale di inizio marzo, ora sono arrivate queste dimissioni. Non era mai successo che un Pre-sidente del Consiglio si dimettesse.

Qualcosa non torna, è chiaro.E guarda caso proprio in concomi-

tanza con la proposta di tematiche a gran voce sollevate dalle forze di minoranza consiliare: l’ennesimo ingiustificato slittamento dei lavori per l’ospedale, la mancanza di finan-ziamenti per dare avvio al secondo stralcio della Grezzanella, il casello autostradale di Dossobuono che stava procedendo in sordina ed ora è diventato oggetto di una mozio-ne da noi proposta che impone il rispetto del sistema ambientale e sociale di quell’area. E, infine, la pro-grammazione territoriale che non procede (anzi, tutti ci ricordiamo che cosa accadde quando emer-se il primo documento abbozzato dall’amministrazione, con il PdL che si riunì per decretare il “tutti contro Mario”, reo di avere inserito l’ospe-dale in un’area al di là della ferrovia).Siamo quindi persuasi che le di-

scussioni all’interno della maggio-ranza siano più d’una ed abbiano creato crepe molto profonde. E che l’apparente sicurezza con cui il sindaco propugna ricette digeribili per ogni evenienza sia solo di fac-ciata. In questo senso, crediamo che la scelta fatta da Maurizio Facincani sia il segno tangibile di un insanabile disaccordo con il sindaco su molte questioni, non ultimo proprio per le modalità e lo stile con cui Mario Faccioli da 4 anni sta guidando il co-mune, assai diverso dal modus ope-randi facincaniano.Qualcuno poi ha voluto minimiz-

zare l’assenza del numero legale in aula all’inizio dell’ultima seduta consiliare (permesso solo perché si trattava di una seconda convocazio-ne), ma l’implosione della maggio-ranza verrà presto a galla. Come ha lasciato intendere lo stesso Facinca-ni, dichiarandosi disposto a votare

solamente le delibere che andranno nel senso da lui atteso. Ma probabil-mente non sarà da solo, perché altri consiglieri lo seguiranno. Col rischio di stallo per l’amministrazione Fac-cioli, che potrà bloccarsi sulle scelte importanti per la città.Trattandosi di una situazione de-

precabile per gli interessi colletti-vi, come opposizione vigileremo attentamente. Ma chiediamo alla maggioranza di interrompere questi giochini di piccolo cabotaggio, fatti di reciproca difesa del proprio orticel-lo. E di far invece prevalere piuttosto le vere aspettative di Villafranca, per-ché già molto tempo è stato perso e altro non se ne può davvero più perdere.

Villafranca, lì 30 marzo 2012I consiglieri comunali: Paolo Martari,

Graziano Tovo, Luciano Zanolli, Alessandrino dal Maso, Renzo Piazzi

Quali sono le vere ragioni che hanno portato Maurizio Facincani a questa decisione politicamente così pesante? Quali problemi rivelano all’interno della maggioranza?

Facincani si dimette

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Page 6: Il Giornale di Villafranca aprile 2012

04 12Speciale Dossobuono6

A cura di Francesco Bommartini

I cittadini di Dossobuo-no, dopo aver appreso del progetto per costruire un nuovo casello autostrada-le sulla A22 nelle vicinanze dell’aeroporto e a ridosso delle case di Dossobuono, si sono ritrovati a metà marzo in una affollata e partecipata assemblea nelle sale del pa-lazzo comunale. Determinati a contrastare l’opera, hanno costituito il comitato “No al casello autostradale in Dos-sobuono”, redatto una sem-plice petizione e avviato una raccolta di firme per avversa-re tale progetto nel modo più deciso. In meno di un mese la petizione ha già raccolto più di 2300 firme! Ci sembra un risultato di

grande importanza e demo-craticamente rilevante vista anche la difficile situazione economica che porta le per-sone a rinchiudersi nella sfe-ra privata. D’altra parte è riconosciu-

to da tutti che il nostro pa-ese si trova in una posizione non invidiabile, lambito da infrastrutture di notevole im-portanza ma anche di grande impatto ambientale – auto-strade, aeroporto, tangenziali, quadrante Europa – che poco o nulla contribuiscono all’e-conomia del paese. La nostra via Cavour oggi è

diventata una strada di tran-sito iper trafficata perché non si è mai provveduto a ripristinare uno svincolo sul-la tangenziale est, dopo Ma-

donna di Dossobuono, per permettere di raggiungere l’aeroporto e la statale per Mantova senza dover arriva-re fino a Verona Nord. Come suggerito dalla Valu-

tazione Ambientale Strategi-ca, fatta predisporre proprio dal comune di Villafranca e pagata diverse centinaia di migliaia di euro, la posizione di Dossobuono suggerirebbe interventi di mitigazione am-bientale a tutela della salute degli abitanti, così come pre-visto anche dal Piano di As-setto Territoriale Comunale, e non una nuova, inutile e costosa opera: la spesa previ-sta per il casello si aggira sui 30 milioni di euro che non si giustificano, visto che l’aero-porto dista solo pochi chilo-metri, ed è ben servito, dai caselli di Sommacampagna, Verona Nord e Verona Sud. Oltre al danno la beffa, per-

ché il nuovo casello verreb-be a consumare anche gran parte del parco Mariotto, la cui valorizzazione invece consentirebbe una mitigazio-ne dell’impatto ambientale determinato dall’aeroporto e dall’autostrada. Già oggi, vista anche l’immi-

nente realizzazione della ter-za corsia sull’autostrada A22, occorrerebbero barriere protettive in corrispondenza dei paesi di Dossobuono e Alpo, con piantumazioni dif-fuse a ridosso delle barriere. Barriere e piantumazioni che la società Autobrennero è molto solerte nel realizzare in altri territori vicini a noi: come non ammirare le nuove barriere con impianto foto-voltaico a pochi chilometri! Un collegamento all’aero-

porto più efficace e auspi-cabile sarebbe quello ferro-viario: ci sono progetti già elaborati per trasformare in linea metropolitana la linea Verona – Mantova. Ciò permetterebbe anche

allo scalo aereo veronese di raggiungere moderni stan-dard europei e renderebbe superflui altri parcheggi per automobili, decongestionan-do almeno in parte il traffico che già oggi circonda e soffo-ca il nostro paese.

Il comitato ha rivolto un pressante appello al nostro Sindaco e al Presidente del-la Provincia ed ha richiesto sostegno e solidarietà a tutti i partiti e consiglieri politici per fermare la progettazio-ne dell’opera. Il successo che stiamo riscontrando nella raccolta delle firme dimo-stra come i cittadini vogliono conoscere e valutare fino in

fondo comportamenti e scel-te degli amministratori, non sono più disposti a delega-re a nessuno la salvaguardia della propria salute. Intanto, per riappropriarci dolcemen-te per un giorno del nostro territorio e per rafforzare la contrarietà degli abitanti di Dossobuono alla realizzazio-ne del casello, ci siamo dati appuntamento al 25 aprile

per una biciclettata con fe-sta finale e volo di aq iloni nei prati prospicienti l’area interessata al progetto. La partenza sarà alle 15:30 dal piazzale della chiesa. Tutta la cittadinanza è invitata a par-tecipare a questo momento di aggregazione e svago che è anche l’occasione per espri-mere il proprio dissenso alla costruzione dell’autostrada.

Già soffocati da strutture come aeroporto, autostrade e tangenziali, i dossobonesi protestano contro la nuova opera in progetto. Avviata con successo una raccolta di firme e il 25 aprile ci sarà una manifestazione contro il casello

No al casello autostradale

al casello AUTOSTRADALEin CENTRO A DOSSOBUONO

L’ENNESIMO SCEMPIO URBANISTICO E AMBIENTALEMASCHERATO DA PROGRESSO!

E’ QUESTO IL FUTURO PER I NOSTRI FIGLI?

FIRMA EFAI FIRMARE

Invitiamo tutti i cittadini a firmare la petizioneper bloccare il casello autostradalecosì vicino al paese

comitato no al casello autostradale in dossobuono

di Renzo Piazzi

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di Barbara Franco

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Le aziende chiudono, gli im-prenditori si impiccano per le responsabilità che hanno e nella eterea Roma aspettano che la “ Sagunto” economica produttiva venga espugna-ta con morti e fallimenti. Le botte finanziarie prese da un sistema economico legato ed impoverito, impossibilitato a crescere, non hanno messo nemmeno un po’ di buon sen-so in molti degli attori e delle attrici che governano questo povero Paese, in cui gli unici esempi luminosi vengono da soggetti che hanno vissuto

a carico di uno Stato spen-daccione, inserendosi a tito-lo più o meno meritorio nei suoi meccanismi e campando in infinite discussioni. Ma vi pare lavorare? Ma se fossero vostri dipendenti non avreste un legittimo motivo di licen-ziarli perché improduttivi ed incapaci di assumere decisio-ni che possano consentire al sistema delle imprese italiane di contrastare efficacemente e largamente la concorrenza sempre più agguerrita? India-ni e cinesi soffrono ma han-no un obiettivo, qui soffriamo

la crisi ma ci tocca di sentire discutere per mesi di un ar-ticolo che ha pochissima im-portanza nella vita del Paese e subire scioperi e impove-rire ancor di più i lavoratori che credono di essere difesi. E passano norme come quella che dice che se una impresa è in crisi (vera, non finta, di quelle che uccidono gli sven-turati imprenditori) si deve pagare per licenziare, ci si deve indebitare ancora ed in misura maggiore dei competi-tors europei. Questi impren-ditori, non tutti ovvio, ma in

gran parte, non si associano e non formano organizzazio-ni di disoccupati cronici che hanno il solo scopo di mun-gere dallo Stato, in cambio di voti ad una classe politica che li accontenta appena può per mantenere i propri privilegi.

E i media, in gran parte gli vanno dietro, e moltissimi commentatori gli vanno die-tro, un coro di pecore in cui non conta l’intelligenza o il titolo, basta essere nel greg-ge e belare o protestare ma esserci!

Economia Locale 9

Dopo alcuni mesi dall’avven-to del Governo Monti quale bilancio possiamo trarre?Con la dura riforma delle

pensioni e un inasprimento della pressione fiscale abbia-mo rimediato all’emergen-za ma siamo molto lontani dall’uscita da quel tunnel economico-finanziario in cui siamo entrati, in particolare a partire da agosto 2011. Cer-to, una maggiore credibilità internazionale è stata recupe-rata ma la speculazione con-tinua ad attaccare il debito pubblico italiano. Per quale motivo? In questi

giorni ho letto un interessan-te articolo sul Sole 24 ore da parte di Giovanni Majnoni dal titolo : “Chi ha assassinato la crescita?”. L’autore mette in rilievo che

oggi, purtroppo, il problema principale del nostro Paese consiste nella “trappola della crescita”. In breve si sottoli-nea che nulla si è fatto, finora, per spaccare quel meccani-smo che vede privilegiati nel nostro sistema economico, quei gruppi sociali che fonda-no la loro ricchezza sulle ren-dite di posizione a discapito di chi, con propri investimen-ti, garantisce produttività e accresce il reddito suo e del-la collettività. È un problema che nasce da lontano, per cui in Italia si è sempre favorita la rendita e non il lavoro. Oggi paghiamo a caro prezzo l’inca-pacità della nostra classe poli-tica di liberalizzare le profes-sioni, di abbassare il costo del lavoro, di diminuire in modo consistente la spesa pubblica. Parlo di quella spesa pubblica parassitaria e inefficiente che,

come un cancro, divora risor-se preziose a discapito di chi costruisce ricchezza e benes-sere per il nostro Paese. Dal 2010 al 2012 si sono succe-duti diversi governi sia in Ita-lia che in Europa. Sono stati approntati nel nostro Paese piani di risanamento econo-mico complessivamente per un valore di 232 miliardi di euro. Il problema è che le ri-sorse sono arrivate per il 72% da un aumento delle tasse e solo per il 28% da riduzioni di spesa. Cosa completamen-te diversa dal resto d’Europa, dove, per esempio in Inghil-terra, si sono avute manovre per 130 mld ma derivanti per l’80% da riduzioni della spesa pubblica e solo per il 20% da nuova tassazione. E così, con proporzioni simili, è accaduto in Spagna, Irlanda, Portogallo e pure nella derelitta Grecia. È chiaro che se spremo i

miei cittadini con nuova e asfissiante imposizione fisca-le tolgo risorse a consumi ed investimenti.Perché non abbattere il pe-

sante debito pubblico con un piano di dismissioni del patrimonio statale che non produce alcun beneficio alla collettività ma solo costi im-pressionanti? Mi direte: qua-le politico o anche pseudo-tecnico ha oggi la forza per poter iniziare un vero pro-gramma di riforme sociali ed economiche? Il 29 aprile Papa Benedetto

XVI beatificherà una figura di economista e giurista di metà ottocento, il trevigia-no Giuseppe Toniolo. Uomo di grande cultura, fu amico e consigliere di papa Leone XIII (l’autore dell’enciclica “Re-rum novarum” su cui si fonda la dottrina sociale della Chie-sa), studiò a fondo i meccani-smi di funzionamento dell’e-conomia. Fu ideatore delle Settimane sociali dei cattolici. “L’assetto normale dell’eco-nomia comporta che il capi-tale si associ direttamente e durevolmente al lavoro per i fini della produzione”. Sem-bra aver anticipato di più di un secolo proprio i problemi

e la crisi in corso. In merito, poi, alla gestione del credito, che oggi fa soffrire le nostre aziende e le nostre famiglie, sottolineò a quali supremi do-veri doveva ispirarsi : la mo-ralità, senza la quale non c’è fiducia; la giustizia distributiva, affinché i compensi generati dal credito non degenerino dalla loro natura e finiscano con il danneggiare chi riceve il prestito; l’utilità generale, affinché il credito miri al be-nessere pubblico e garantisca una funzione sociale. Quale grande valore profetico han-no ancora oggi queste parole! Dove trovare una figura di

statista che, tenendo conto di questi principi, dotato di etica e moralità pubblica e priva-ta riesca a guidare la nostra Italia fuori dal pantano in cui siamo finiti? Abbiamo una ne-cessità disperata di una nuova offerta politica che dia fiducia e speranza anche alle gene-razioni future. Sarà possibile tutto ciò? Ai posteri l’ardua sentenza!

Art.18 tra ideologie e mercato

Il futuro dipende dall’economia

La crisi ha picchiato duro, ma si vede non abbastanza. Eppure molti imprenditori veronesi sono stupefatti e stanchi di queste sceneggiate: ci sono ancora figure, che per ragione delle parti assunte in questa commedia, stanno sbraitando da posizioni ridicole ai nostri tempi ed altri stanno rispondendo con rituali bizantini

Il nostro Paese, ancora vessato dalla crisi economica, non sembra trarre beneficio di riforme basate soprattutto sull’aumento delle tasse. Qualche utile consiglio può venire da una figura del passato, l’economista Giuseppe Toniolo

di Cristiano Tabarelli

Articolo tratto da:

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Page 10: Il Giornale di Villafranca aprile 2012

Speciale Aziende 04 1210

PUBLIREDAZIONALE

DIAMO QUALCHE DEFINIZIONELa domotica è la scienza interdiscipli-

nare che si occupa dello studio delle tecnologie atte a migliorare la qualità della vita nella casa e più in generale ne-gli ambienti antropizzati. Il termine do-motica deriva dal greco domos (δοµος) che significa casa e ticos (τικος) - suffisso che indica le discipline di applicazione.La domotica è nata nel corso della terza

rivoluzione industriale allo scopo di stu-diare, trovare strumenti e strategie per:- migliorare la qualità della vita;- migliorare la sicurezza;- risparmiare energia;-semplificare la progettazione, l’installa-zione, la manutenzione e l’utilizzo della tecnologia;- ridurre i costi di gestione;- convertire i vecchi ambienti e i vecchi impianti.

DALLA TEORIA ALLA PRATICA La domotica svolge un ruolo impor-

tante nel rendere intelligenti apparec-chiature, impianti e sistemi. Ad esempio un impianto elettrico intelligente può autoregolare l’accensione degli elettro-domestici per non superare la soglia che farebbe scattare il contatore.Con “casa intelligente”si indica un am-

biente domestico - opportunamente pro-gettato e tecnologicamente attrezzato - il quale mette a disposizione dell’utente impianti che vanno oltre il “tradizionale”, dove apparecchiature e sistemi sono in grado di svolgere funzioni parzialmente autonome (secondo reazioni a parametri ambientali di natura fissa e prestabilita) o programmate dall’utente o addirittura completamente autonome secondo re-azioni a paramatri ambientali dirette da programmi dinamici che cioè si creano o si migliorano in autoapprendimento.La domotica rappresenta il nuovo

modo di progettare l’impianto elettrico, amplia le possibilità della progettualità e rende la vita più semplice e funzionale, grazie all’utilizzo di un’unica tecnologia impiantistica, il Bus digitale. L’impianto realizzato su Bus si applica in qualsiasi contesto abitativo e terziario con solu-zioni evolute in termini di comfort, sicu-rezza, risparmio energetico, multimedia-lità e controllo locale o a distanza. La modularità installativa e l’integra-

zione funzionale dei diversi dispositivi

offrono la libertà di scegliere quali ap-plicazioni adottare fin da subito e quali integrare nel futuro, senza importanti interventi strutturali e con un’ottima gestione dei costi.

LE DIVERSE APPLICAZIONI DELLA DOMOTICA

AutomazioneCon questa applicazione possiamo ave-

re il controllo sulle componenti automa-tiche dell’abitazione come ad esempio comandare tapparelle, tende, serrande motorizzate evitando operazioni mo-notone o ripetitive; gestire l’impianto di irrigazione o altri automatismi. Oltre che con i normali comandi digitali,

l’attivazione degli automatismi la si può ottenere anche attraverso lo schermo tattile del Touch screen piuttosto che con l’utilizzo di pratici telecomandi (anche l’Iphone): il massimo della comodità per chi vuole avere tutto a portata di mano.IlluminazioneCon la domotica possiamo utilizzare la

luce in base alle nostre esigenze in base ad ogni situazione ad esempio più forte per leggere e lavorare, soffusa per riposare. SuonoDiffondere la musica nei vari loca-

li della casa, scegliendo e controllando da ogni ambiente differenti fonti sonore da cui selezionare il brano o la stazione radiofonica che preferisci, nella massima semplicità e con qualità sonora stereo Hi-Fi. Grazie alla multicanalità è altresì possibile accontentare le esigenze tutti per ascoltare la radio, un brano prele-vato dall’I-Pod, la riproduzione di un CD.AntifurtoProteggere la casa da intrusioni inde-

siderate nel modo più opportuno e se-condo le proprie esigenze, potendo an-che avvalersi dell’utilizzo di immagini per verificare situazioni di allarme. Con My Home l’antifurto può essere

inserito anche in modalità parziale, an-che utilizzando chiavi codificate abilitate per fasce orarie o soltanto per alcune zone della casa. Il comunicatore telefonico, disponibile

anche in versione GSM, riceve e veicola agli interessati le segnalazioni di allar-me provenienti dalla casa; le telecamere consentono sempre il controllo visivo della situazione anche quando si è lon-tani da casa

Gestione EnergiaCon il sistema di gestione energia è

possibile utilizzare l’elettricità in modo efficiente, evitando l’inconveniente del black-out da sovraccarico. Le prese di corrente cui sono collega-

ti gli elettrodomestici possono essere controllate da un’apposita centralina in grado di scollegarle temporaneamente, secondo priorità stabilite. TermoregolazioneIl sistema di Termoregolazione per-

mette di gestire in modo intelligente il profilo ottimale di temperatura in ogni ambiente della casa, ricreando le massi-me condizioni di comfort senza spreco di energia. Si posso gestire fino a 99 zone, permet-

tendo di riscaldare o raffrescare gli am-bienti in modo efficace e con la massima semplicità d’uso. Sonde locali regolabili o un apposito menù del Touch Screen con-sentono sempre di modificare, anche in remoto la temperatura, per adattarsi alle esigenze di comfort ambientale in qual-siasi momento della giornata.

CHI SA FARE TUTTO QUESTO?La Polato Impianti da anni partner

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certificato da Bticino stessa, che realizza sistemi domotici evoluti ad alto conte-nuto tecnologico. Grazie al nostro show room in Via Ortigara 38E a Villafranca,Vi offriamo la possibilità di provare per-sonalmente le funzionalità ed i comfort che si ottengono con un corretto utiliz-zo della domotica.Il nostro obiettivo fondamentale è quel-

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Elezioni comunaliA cura di Diego Cordioli

Sociale di Villafranca 11

“Un manifesto in meno per un servizio in più”: questo è lo slogan dell’iniziativa lanciata dall’Ufficio Politiche per la di-sabilità dell’Unione Generale del Lavoro di Verona, che ha già ottenuto 6 mila firme. Un taglio del 30% ai contributi dati ai partiti permetterebbe di far entrare nelle casse dei servizi sociali oltre 100 milio-ni di euro. Una cifra che po-trebbe essere usata per aiu-tare le persone diversamente abili, potenziando i servizi ri-volti a loro e offrendo solu-zioni che agevolino la qualità della loro vita. Un modo per bilanciare gli effetti negativi di alcune misure del governo che si sono tradotte in re-strizioni economiche anche per il campo del sociale. Per Pasquale Di Maio, dell’Ufficio disabilità UGL di Verona, dato

che gli incassi dei partiti cor-risponderebbero a tre volte le loro spese, questa rinun-cia ad una parte dei rimborsi elettorali non ne metterebbe in pericolo l’esistenza e non li danneggerebbe. Di contro, porterebbe grandi benefici agli esponenti più svantaggia-ti della nostra società, affetti da vari tipi di disabilità, per i quali si potrebbero predi-sporre risorse sufficienti ad incrementarne lo standard di vita. Nell’attuale legislatura i rimborsi elettorali hanno rag-giunto la cifra esorbitante di più di 500 milioni di euro: di fronte a questo ammontare, un taglio del 30% rappresen-terebbe un considerevole be-neficio che si tradurrebbe in strategie a favore del mondo della disabilità. I promotori della raccolta di firme evi-denziano anche il fatto che i contributi elettorali non di-

pendono dalla durata della le-gislatura, per cui gli stessi par-titi che ci saranno nel pros-simo Parlamento, che quasi tutti coincideranno con quelli attuali, otterranno due volte il rimborso. Non si sa se i parti-ti prenderanno in considera-zione questa raccolta di firme, che però resta uno strumento importante per avanzare una richiesta più che legittima, che potrebbe dare un efficace e consistente contributo ai ser-vizi sociali, vessati da tagli che ne ostacolano il funzionamen-to ottimale. Pasquale di Maio, che ha promosso la campagna, è anche genitore di un figlio disabile: una situazione che sono in tanti a condividere, con tutte le difficoltà e le pro-blematiche che queste realtà portano con sé. Ha fatto cro-naca, ultimamente, la cattiva gestione da parte dei partiti dei soldi pubblici: gli sprechi,

gli scandali, le frodi. Privare di una fetta dei finanziamen-ti i partiti per offrirla a chi si occupa di fornire supporto ai diversamente abili, è un’inizia-tiva sicuramente virtuosa, che può accogliere il consenso di molti, indipendentemente dallo schieramento politico di riferimento. Una proposta politica che attraverserebbe

tutti i partiti, che potrebbero, aderendo a quest’iniziativa, mostrare all’unisono la loro vocazione di istituzioni real-mente al servizio dei cittadini e dei loro bisogni. E nello spe-cifico, di quella parte della cit-tadinanza che è dovere tutela-re con un occhio di riguardo in più ed un’attenzione più mirata e profonda.

Rimborsiamo i disabiliÈ partita una raccolta di firme nel territorio veronese, il cui obiettivo è quello di chiedere la riduzione del 30% dei finanziamenti destinati ai partiti per le campagne elettorali per il periodo 2011-2014. A beneficiare di questi contributi, sarebbero i disabili e le loro famiglie

di Diego Cordioli

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12 Salute & Sanità 04 12

A cura di Diego Cordioli

MEDICINA GERIATRICA a cura del Dott. Garzotti Dirigente Medico I° livello presso 1^ Geriatria O.C.M. Borgo Trento

Responsabile di Struttura Semplice di Malattie Reumatiche dell’Anziano Specialista in Medicina Interna

Cari lettori, l’argomento che tratteremo oggi rappresenta, a mio avviso, un problema di primaria importanza nell’ambito delle patologie dell’anziano.La demenza è una condizione complessa e difficile che, dato il generale invecchiamento della popolazione, costituisce e sempre di più costituirà, un problema che famiglia e società dovranno necessariamente affrontare. La complessità del “problema demenza” sta nel fatto che non si tratta solo di affrontare una situazione di malattia, per lo più non guaribile, ma anche di sopportare tutta una serie di conseguenze che tale condizione porta con sé e che si ripercuotono prima sulla famiglia e poi sulla società. Per la famiglia, apprendere che il paziente è affetto da demenza, è sempre causa di grave preoccupazione e sconforto.Vi è la consapevolezza che, fin da subito, si sarà costretti ad affrontare un difficile percorso di presa di coscienza, sia del

carico di sofferenza che la malattia comporterà per il proprio caro, ma anche delle conseguenze psicologiche, fisiche e sociali che interesseranno se stessi.Il tema, come dicevo, è lungo e difficile e dovrò necessariamente dividere le mie considerazioni in due tempi. Parlerò dapprima del malato e nel prossimo articolo tratterò le ripercussioni sul “caregiver”, cioè sul famigliare che sopporta il carico dell’assistenza dell’ammalato. Ma diamo ora la definizione di demenza: “La demenza è una sindrome clinica caratterizzata da perdita delle funzioni cognitive, tra le quali invariabilmente la memoria, di entità tale da interferire con le usuali attività sociali e lavorative del paziente. Oltre ai sintomi cognitivi sono presenti sintomi non cognitivi, che riguardano la sfera della personalità, l’affettività, l’ideazione, la percezione, le funzioni vegetative ed il comportamento, con conseguente perdita dello stato funzionale”. Come si può subito notare dalla definizione ci troviamo di fronte ad una malattia che interessa tutti gli ambiti della persona, non solo sotto l’aspetto cognitivo (cioè di tutte quelle funzioni neurologiche che ci permettono di apprendere), ma anche fisico, psicologico, emotivo e sociale. Ma quali sono le cause di demenza? Potremmo dividerle in due gruppi: le cause primarie e le cause secondarie.Tra le cause primarie mi limito a

ricordare la più nota che è la Demenza di Alzheimer, che rappresenta circa il 50-60% delle cause di demenza e la Sindrome Demenza-Parkinson che riporto perché relativamente frequente tra le cause primarie. Tra le cause secondarie evidenzio: la demenza vascolare ischemica (trombosi vascolari); i disturbi endocrino-metabolici (diabete mellito, malattie della tiroide, disidratazione); stati carenziali (malnutrizione, deficit vitamina B1,B12, acido folico); sostanze tossiche (alcol, farmaci); neoplasie; traumi cranici; stati infettivi ed infiammatori. Mi preme sottolineare che le cause secondarie sono sicuramente poco frequenti e fortunatamente per lo più guaribili. Come evolve la malattia?L’esordio: deficit della memoria; disorientamento temporo spaziale.La progressione: comparsa di aprassia (incapacità di eseguire movimenti volontari), afasia (disturbi del linguaggio); alessia (difficoltà nella lettura); agrafia (impossibilità di scrivere); deficit di ragionamento astratto, di logica di giudizio; acalculia (difficoltà di eseguire calcoli); agnosia (incapacità di riconoscere cose o persone in assenza di deficit sensoriali); deficit visuospaziali (difficoltà di mettere in relazione gli oggetti nello spazio).Ma quali sono i sintomi NON cognitivi? Alterazione dell’umore (depressione, euforia, labilità emotiva); alterazione

della personalità (indifferenza, apatia, disinibizione, irritabilità); psicosi (deliri paranoidei, strutturali o misidentificazioni; allucinazioni); agitazione (aggressività verbale o fisica, vocalizzazione persistente); disturbi dell’attività psicomotoria (vagabondaggio, affaccendamento afinalistico); sintomi neurovegetativi (alterazione del ritmo sonno-veglia, dell’appetito, del comportamento sessuale). La fine del percorso di questa malattia porta inevitabilmente, dopo alcuni anni, alla totale non autosufficienza e alla sindrome da allettamento con tutte le complicanze che comporta (stipsi cronica, ulcere da decubito, infezioni polmonari e insufficienza cardio respiratoria). Ma quanto è importante dal punto di vista epidemiologico la demenza? Le demenze rappresentano la quarta causa di morte negli ultra sessantacinquenni e sono una delle cause di disabilità più importanti nella popolazione anziana. La prevalenza aumenta con l’età ed è maggiore nel sesso femminile, specie per la malattia di Alzheimer.In Italia la percentuale di prevalenza di demenza passa dall’ 1% tra i 65-69 anni al 30% per gli ultra 85enni e a Verona lo “Studio Argento” ha riscontrato una prevalenza del 19% negli ultra 85enni.Infine, nel 2020 sono previsti 213.000 nuovi casi anno, contro i 150.000 del 2000.

E se in famiglia si dovesse affrontare il problema della demenza?

Per porre i vostri quesiti, potete scrivete direttamente al Dott. Garzotti alla mail [email protected] o alla redazione del giornale a [email protected]

UROLOGIA a cura del Dott. Pecoraro Primario di Urologia presso l’Ospedale di Isola della Scala Specialista in Urologia

Per porre i vostri quesiti, potete scrivere direttamente al Dott. Pecoraro alla mail [email protected] o alla redazione del giornale a [email protected]

Gentile dr Pecoraro,Le scrivo perché vorrei avere un suo consiglio. Sono una pensionata di 63 anni. Mi è successo circa 2 mesi fa improvvisamente di aver urinato sangue e non avevo altri disturbi. Mi sono rivolta al mio medico che mi ha prescritto un antibiotico, mi ha invitata a non fumare (fumo circa 10 sigarette al giorno) e mi ha detto di non preoccuparmi. Sono stata bene ma 10 giorni fa ho avuto ancora urine rosse. Il mio medico mi ha suggerito di ripetere la terapia e mi ha spiegato che la causa può essere dovuta alle mie infezioni urinarie. In effetti soffro di cistiti. Io però sono un po’preoccupata e vorrei un suo suggerimento.Le vorrei anche chiedere se il fumo ha attinenza con quello che ho avuto. Grazie TM

L’ematuria ossia l’emissione di urine rosse è un sintomo da non trascurare e (anche se sembra strano) a maggior ragione quando si presenta in assenza di altri disturbi (cosiddetta ematuria a ciel sereno).

Dietro questo sintomo infatti può non esserci nulla di significativo ma può essere anche il segno di qualcosa di più importante. In pratica diverse malattie urinarie possono causare ematuria. Per citarne qualcuna si va dalle infezioni (in questo caso nulla di grave) a calcolosi urinaria, ecc. Ma a volte può essere la spia di qualcosa di ben più grave. Per questo è molto importante mettere in atto tutti i mezzi diagnostici a disposizione per pervenire alla diagnosi. Anche perché come Lei sa, più precoce è la diagnosi e più facile è curare. Faccio un esempio. Se la causa dell’ematuria è una neoplasia vescicale

(cosiddetto polipo vescicale), diagnosticarlo precocemente ci darà la possibilità di toglierlo per via endoscopica, cioè dall’interno stesso della vescica e conservare l’organo. Se invece lo si lascia lì con il tempo questa neoformazione infiltrerà l’organo in profondità e a quel punto per poter guarire il paziente bisognerà togliere la vescica con le conseguenze che ne derivano.Pertanto così come consigliato dalle linee guida europee a cui io mi attengo, Lei dovrebbe eseguire: 1. una visita urologica;2. l’esame delle urine, l’urocoltura e le citologie urinarie;

3. l’ecografia renale e vescicale.Se si renderà necessario si approfondiranno le indagini con esami più invasivi:• URO-TAC• Cistouretroscopia e contemporanea asportazione di eventuali neoformazioni.Con questa serie di esami perverremo sicuramente alla diagnosi, sapremo cioè qual è stata la causa della sua ematuria. Quanto al fumo la maggior parte delle persone non sa che oltre a essere un fattore di rischio per il tumore polmonare lo è anche per quello vescicale e quindi non posso che essere d’accordo con il suo medico.

Cordiali saluti

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A cura di Diego Cordioli

Salute & Sanità

Una nuova spesa cospicua per la ULSS 22 che non potrà più in-caricare coloro che, fino al 31 di-cembre 2011, svolgevano questo servizio, ossia: i volontari della Croce Bianca di Torri del Bena-

co, il Servizio Operativo Sanita-rio di Sona, quello di Valeggio sul Mincio, la Croce Rossa italiana, la Croce Verde, la Croce Sanitas srl, Humanitas snc e Soccorso 2000 srl. Le prestazioni sanita-rie che verranno affidate a dit-te private, riguardano tre aree: i

servizi di emergenza territoriale, come gli interventi di soccorso e il ricovero urgente con ambulan-za; i servizi di trasporto sanitario, quali il ricovero programmato, il trasporto per prestazioni ambu-latoriali, il trasporto per emo-dialisi e le dimissioni; nonché i servizi inter-ospedalieri, come il trasferimento per motivi di competenza specialistica o per mancanza di posti letto, il tra-sferimento per la prosecuzione delle cure e il trasporto per con-sulenze, accertamenti diagnostici e prestazioni strumentali. La gara risulta divisa in sei lotti: i primi tre si riferiscono al servizio di trasporto sanitario e inter-ospe-daliero rispettivamente per la zona Sud (che comprende an-che Villafranca), Centro e Nord. Ognuno di questi lotti ha un co-sto annuo previsto di 480 mila euro. I restanti tre lotti sono relativi al servizio di ambulanza infermierizzata. Nel dettaglio, il numero 4 riguarda l’effettua-

zione dei servizi di emergenza territoriale dalle 8 alle 20 nei giorni feriali e 24 ore su 24 in quelli festivi e prefestivi, avrà un costo annuo che si aggira sui 208 mila euro e l’ambulanza prevista dovrà stazionare in una zona compresa tra Garda e Torri del Benaco. Il quinto lotto prevede il medesimo servizio, dalle ore 20 del venerdì alle 6 del lunedì, con mezzo di soccorso stazio-nato nel comune di Valeggio ed un importo annuo che si ipotizza essere di 155 mila euro. L’ultimo lotto copre la fascia oraria dalle 20 alle 8 nei giorni feriali e 24 ore al giorno in quelli festivi e prefestivi, con mezzo di soccor-so ubicato tra i comuni di Sona e Sommacampagna ed un costo presunto di 310 mila euro. Per un anno solare, sono pro-

spettati, indicativamente, circa 5700 interventi di soccorso e trasporto primario e 11 mila relativi ad altri trasporti. L’affida-mento del servizio avrà durata di

3 anni e sarà rinnovabile; il costo complessivo triennale dell’ope-razione supera abbondantemen-te i 7 milioni e mezzo di euro. La ditta che si aggiudicherà la gara dovrà mettere a disposizione almeno due ambulanze per cia-scuno dei primi tre lotti, una per i restanti tre, ognuna delle quali dotata delle apposite attrezzatu-re previste. Dovrà inoltre forni-re il proprio personale, formato da un autista e da un soccorri-tore per i primi tre lotti, a cui si dovranno aggiungere anche un infermiere, per i lotti 4 e 5 ed un medico per il sesto. Continua quindi la corsa sfre-

nata verso la privatizzazione, che comporta dei costi molto ingen-ti, che si avvicinano a quasi 290 euro all’ora! Ci si augura che la ditta che si aggiudicherà l’appal-to possa portare a termine con competenza un servizio così in-dispensabile e delicato per la sa-lute dei cittadini e così gravoso per le loro tasche…

Nella pubblica amministrazio-ne con l’applicazione della legge Brunetta e degli ultimi contrat-ti, abbiamo avuto una evoluzio-ne per il riconoscimento della meritocrazia. Infatti ogni ammi-nistrazione pubblica ha dovuto implementare un sistema di valu-

tazione dei propri dipendenti per quanto riguarda la produttività e la meritocrazia. Nella nostra azienda ULSS tale sistema pre-vede una valutazione annuale e il raggiungimento di un quoziente adeguato per avere diritto alla produttività. Ma in caso di non raggiungi-

mento di tale quoziente, quali sono le conseguenze?In questo caso il dipendente

deve restituire la parte di pro-duttività avuta in acconto e ha tempo dieci giorni per fare ricor-so contro tale valutazione nega-tiva. Per quale motivo vi ho detto tutto ciò? Dovete sapere che tanto è ef-

ficiente la nostra azienda ULSS per il recupero della produttività, tanto è lenta ad accogliere e sod-disfare l’eventuale ricorso.Infatti alcuni lavoratori della

nostra azienda sono circa due anni che aspettano l’opportuni-tà di poter affermare le proprie

ragioni e sono ancora in attesa di una risposta. Quando si tratta di affermare un diritto del lavo-ratore la burocrazia diventa una mastodontica macchina e i tempi di reazione sono infiniti, quando invece è l’azienda che deve appli-care una sanzione è così veloce che tutto il resto passa in secon-do piano.Ma il paradosso è che ad alcuni

di questi lavoratori l’azienda ha dato nuove mansioni e nuove re-sponsabilità, perché devono so-stituire il personale che è andato in pensione.Ritengo tutto ciò assurdo in

quanto l’azienda dovrebbe ri-spettare accordi che approva e firma: pertanto abbia il coraggio di verificare chi, come e quando è causa di tali disfunzioni o ano-malie. Concludendo, il sistema è imperfetto e spesso mal si conci-lia con le esigenze più importanti dei lavoratori che restano colpe-volmente inascoltate.

Le ambulanze a ditte private

ULSS22: un sistema imperfetto

L’ULSS 22 ha indetto una gara per affidare ad aziende private i servizi sanitari di trasporto con ambulanza per il territorio di sua competenza: un costo di oltre 7 milioni e mezzo di euro in tre anni

Gli intoppi ed il cattivo funzionamento di una burocrazia molto solerte ad applicare sanzioni, ma sorda a tante richieste dei lavoratori

di Diego Cordioli

di Stefano Tabarelli

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Page 14: Il Giornale di Villafranca aprile 2012

14 Società e Dipendenze 04 12

A cura di Diego Cordioli

Prevenzione, cura e dia-gnosi delle tossicodipen-denze, riabilitazione e reinse-rimento, monitoraggio e valu-tazione, legislazione, attività di contrasto e giustizia minorile. Sono questi i pilastri del piano di Azione Nazionale Anti-droga elaborato, per il perio-do 2010-2013, dal Dipartimen-to per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri.Un documento fondamentale

per l’elaborazione delle politi-che nazionali e per la loro de-clinazione a livello regionale, in ragione del fatto che, anche in Italia, l’uso delle droghe e la tossicodipendenza sono un fenomeno rilevante da preve-nire e combattere con tutti i mezzi a disposizione, affinché il numero di soggetti coinvolti, tanto nelle pratiche di consu-mo che nelle attività criminali connesse a tali comportamenti, si riduca drasticamente. Un obiettivo raggiungibile

solo con uno sforzo coordi-nato da parte dei responsabili delle diverse istituzioni.Per impostare ed armonizza-

re le politiche nazionali è sta-to istituito, nel giugno 2008, il Dipartimento Politiche Anti-droga (DPA) della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che provvede agli adempimenti giu-ridico-amministrativi, nonché allo studio e all’istruttoria degli atti concernenti l’esercizio del-le funzioni in materia di dette politiche. Inoltre, funzione molto im-

portante, costituisce il riferi-mento per i Ministeri e per le altre amministrazioni dello Stato competenti in materia di

tossicodipendenze, per coordi-nare le azioni atte a contrasta-re il diffondersi del fenomeno droga, delle alcol dipendenze, della incidentalità stradale cor-relata all’uso di sostanze stupe-facenti e all’abuso alcolico. Avvalendosi anche della col-

laborazione di enti pubblici o strutture di ricerca, provvede tra l’altro, alla stesura della “Relazione annuale al Parla-mento”, resoconto ufficiale degli interventi realizzati, det-tagliata e attenta lettura del fenomeno droga, che permette di avere piena consapevolezza del problema e delle azioni da attuare per affrontarlo.Sin dalla sua costituzione, a

capo del Dipartimento Po-litiche Antidroga è il pro-fessor Giovanni Serpelloni, medico internista villafranche-se, da sempre impegnato nello studio delle tossicodipendenze ed autore di diversi studi dedi-cati a questa branca, condotti attraverso l’uso della neuroi-maging (disciplina di studio del cervello attraverso l’utilizzo della scansione per immagini). Grazie al connubio degli studi

scientifici condotti ed alla for-mazione bocconiana, Serpello-ni imposta la strategia italiana di lotta alla droga basandosi so-prattutto sulle evidenze scien-tifiche dettate dalle neuro-scienze, dalle scienze del com-portamento e dell’educazione. Principi, questi, che continua-

mente amplia e aggiorna in rapporto alle problematiche che si prospettano lungo il percorso. Il fenomeno dell’uso delle so-

stanze, infatti, è molto cambia-to negli ultimi anni assumendo caratteristiche molto diverse. Ciò è dovuto alle variazioni so-cioculturali, di mercato e, non ultimo, alla comparsa di nuove sostanze e nuove modalità di assunzione delle stesse. Risulta ad oggi molto raro, per esem-pio, il consumo di un’unica so-stanza, le nuove tendenze sono quelle del policonsu-mo e cioè dell’ assunzio-ne contemporanea di più sostanze, il più delle volte abbinate all’alcol.L’ impegno di Giovanni Ser-

pelloni è costantemente con-dotto nel totale rispetto dell’individuo, è volto alla per-

sona tossicodipendente, alla salvaguardia della sua salute e alla sua spiritualità. Quindi, un approccio etico, sostenibile e permanente. È convinto asser-tore, il Professore, che la tos-sicodipendenza sia una malattia assolutamente prevenibile, cu-rabile e guaribile.Da sempre attento al mondo

dei giovani, con i suoi quat-tro figli che lo proiettano nel loro mondo e lo coinvolgono nei loro problemi ed esperien-ze, non abbassa mai la guardia, conscio del fatto che il feno-meno della tossicodipendenza riguarda maggiormente pro-prio le giovani generazioni. Le sue linee di intervento

sono sempre tempestive e mi-rate ad efficaci azioni di pre-venzione selettiva. Tra i suoi obiettivi c’è quello di ren-dere consapevoli i giovani della pericolosità e soprat-tutto della dannosità del-le sostanze, di tutte le so-stanze, perché non esistono droghe pesanti o leggere “tutte le droghe fanno male, nessuna esclusa”. In uno dei suoi ultimi studi,

quello sulla cannabis, dimostra come anche questa droga, da molti non ritenuta tale, pro-duca effetti negativi e viene considerata una sostanza “ga-teway”, cioè che induce a per-corsi evolutivi di dipendenza. Oggi ci troviamo, peraltro, in

presenza di nuove sostanze, quelle sintetiche. Sono gli ul-timi tipi di droghe arrivati sul mercato, simili alla cannabis, ma molto più tossiche e di fa-cile reperimento in quanto si possono ordinare via internet o acquistarle presso i nume-rosi punti vendita commerciali come gli smart shop. Quindi è proprio il caso di

dire che acquistarle è “un gioco da ragazzi”! Gli adolescenti però non ne

conoscono il reale effetto no-civo che è ben 4 volte superio-re rispetto alla cannabis. La loro assunzione ha conse-

guenze molto pesanti, tossiche per il sistema nervoso centrale, possono infatti provocare allu-cinazioni, psicosi, non stima del pericolo, aumento dei tempi di reazione: è facile pensare le conseguenze per chi si mette poi alla guida.

Il Capo Dipartimento mette in guardia i genitori affinchè vigilino in tal senso sui propri figli, perché l’assunzione pre-matura di droga impedisce, tra l’altro, il normale sviluppo ce-rebrale, invalidando il controllo volontario dei comportamenti. “L’area del giudizio - afferma - è l’ultima a maturare, intorno ai 20 anni, e in questo periodo l’uso di sostanze compromet-te importanti funzioni neuro-cognitive, come la memorizza-zione, la motivazione e l’atten-

zione. Un giovane che assume sostanze non avrà la normale capacità di apprendimento, nè quella decisionale e di perce-zione del pericolo”. Per questo, è utile ribadire,

la strategia posta in essere da Serpelloni, cioè la “early detection” (diagnosi pre-coce effettuata sugli adole-scenti), seguita dall’“early intervention” (intervento immediato), risulta di effi-cacia fondamentale perché produce una riduzione del nu-mero di quei soggetti “vulnera-bili” che potrebbero occasio-nalmente o abitudinariamente assumere sostanze, quindi di

fatto, evita l’insorgere e l’evol-versi negativo della tossicodi-pendenza. Tantissimi i progetti e le cam-

pagne di informazione portati avanti dal Dipartimento Poli-tiche Antidroga, che si avvale di un’ equipe di esperti del settore, quotidianamente im-pegnati nel monitoraggio, nello studio, nella ricerca, nell’analisi e nell’approfondimento del fe-nomeno. Assertore dell’importanza e

della necessità di una politica

basata su un’azione comune e concertata, non solo con le Nazioni Unite e l’Unione Eu-ropea, partner ormai conso-lidati, Serpelloni ha portato Oltreoceano le politiche anti-droga italiane. Sono state con-divise e create, infatti, le basi per rafforzare ed implementa-re la collaborazione e la part-nership bilaterale Italia-USA in materia di prevenzione, di ricerca nel campo delle neu-roscienze e riabilitazione delle persone dipendenti da droghe, delle strategie generali di azio-ne nonché delle best practices cliniche e di policy collegate alle dipendenze.

Italia e tossicodipendenzaInizia con questa panoramica sulle attività del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri l’appuntamento mensile che vuole offrire una adeguata informazione sullo stato delle tossicodipendenze in Italia

Prof. Giovanni SerpelloniPresidenza del Consiglio dei Ministri

Dipartimento Politiche Antidroga

di Fiorella Calò

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Page 15: Il Giornale di Villafranca aprile 2012

Il termine stalking deriva da “to stalk”, che in inglese significa “braccare”, “fare la posta”, verbo che viene tra-dotto in italiano con distur-bare, assillare, molestare.Alla base del fenomeno ci

sono, da un lato, un soggetto agente molestatore (c.d. stalker) e, dall’altro, un soggetto che ne subisce le condotte (c.d. vittima dello stalking).Questo nuovo reato, deno-

minato “atti persecutori”, è stato introdotto nel no-stro ordinamento nel 2009, all’art. 612 bis del codice penale. Lo realizza chiunque pedini, assilli, infastidisca pesan-temente una persona -con tele-fonate, messaggi, appostamenti, pedinamenti- tanto da causar-le gravi stati d’ansia o di paura per la propria incolumità o per quella di un parente prossimo, a volte costringendola a cambiare abitudini di vita. La pena prevista è da sei mesi a quattro anni di reclusione, ma viene aumentata se chi agisce è il coniuge separa-to/divorziato o una persona che sia comunque stata legata alla vittima da una relazione affettiva.L’introduzione nel nostro or-

dinamento di questo reato ha costituito un grande passo avan-ti del nostro Paese in materia di diritti civili. Tuttavia, il numero delle vittime di questa vio-lenza così subdola e partico-lare è in costante aumento negli ultimi anni.I casi sono molti: il 29 agosto

dello scorso anno un trentu-nenne di Desio, non riuscendo ad accettare la separazione dalla sua ex fidanzata, la uccide con sette colpi di pistola prima di to-gliersi la vita. Nello stesso mese a Trieste un 23enne denunciato per stalking dalla ex moglie uc-cide un coetaneo, convinto del fatto che quest’ultimo avesse al-lacciato una relazione con la sua ex compagna. È del mese scorso la notizia che

a Pesaro un muratore 23enne, dopo averla selvaggiamente pic-chiata, ha spinto giù da un via-dotto la ex fidanzata, buttandosi poi a sua volta, perché non riu-sciva a rassegnarsi della fine del-la loro storia. I due sono ancora in vita solo perché la loro caduta è stata attutita dal terreno mol-le. E potremmo continuare.In genere lo stalking inizia da

un rifiuto, che provoca una for-ma di rabbia che poi degenera in abusi. L’abuso inizialmente può corrispondere ad una violenza psicologica ma può anche culminare nella vio-lenza fisica, con casi estremi ma non rari di omicidio.Le vittime sono più frequente-

mente donne, ma non mancano casi di uomini oggetto di stalking.Ci sono alcuni atteggiamenti cui

la persona molestata deve pre-stare attenzione e che devono destare allarme perché frequen-ti nello stalker, atteggiamenti che devono costituire un campanello d’allarme anche nel corso della normale vita di coppia, ancor prima di azioni violente:- quando uno dei due cerca di

trascorrere tutto il tempo con la propria vittima, monopoliz-

zandola e chiedendole conto di ogni spostamento; - quando la isola da amici e fa-

miliari denigrandoli, spaventan-doli o comunque allontanandoli;- quando invia frequenti regali

indesiderati;- quando sfrutta i sensi di colpa

della vittima per manipolarla;- quando è molto, eccessiva-

mente geloso;- quando abusa di alcol e droghe; - quando danneggia oggetti e

cose della vittima o la minaccia.Ecco alcuni consigli pratici sug-

geriti dagli esperti per proteggersi: - non sottovalutare il rischio

e prendere consapevolezza del problema, informandosi e docu-mentandosi su come affrontarlo;- capire che in alcuni casi è neces-

sario dire “no” opponendosi deci-

samente alle richieste dello stalker, evitando una eccessiva e dannosa compassione e generosità;- evitare di reagire con rabbia

ed astenersi da comportamenti che potrebbero rafforzare i pro-positi persecutori dello stalker. Spesso la reazione migliore è l’indifferenza;- cercare di essere prudenti,

non percorrere sempre le stesse strade e non fermarsi in luoghi isolati;- in caso di molestie telefoniche

non cambiare numero (questo potrebbe rafforzare il senso di potere dello stalker), ma even-tualmente munirsi di un’altra li-nea ed utilizzare solo quella; - registrare e non cancellare le

chiamate (anche quelle mute);- tenere un diario per riportare

gli eventi più importanti che po-trebbero poi servire in caso di denuncia;- conservare eventuali lettere

o e-mail a contenuto offensivo o intimidatorio;- se si teme di essere pedina-

ti non recarsi da un amico/a ma raggiungere il comando delle forze dell’ordine più vicino.È importante, inoltre, che

le persone che si sentono vittima di stalking denun-cino il loro molestatore. Questo spesso non avviene per scarsa fiducia nelle forze di po-lizia, per timore di peggiorare la situazione persecutoria, per la difficoltà di far fronte alle spe-se legali o per la volontà di non coinvolgere il persecutore in un processo penale.

È importante invece denun-ciare, anche e soprattutto per evitare che le molestie dege-nerino e sconfinino in casi di omicidio. Basti pensare che solo nel 2011 sono state ucci-se in Italia 128 donne, spesso vittime di stalking. Un altro aspetto preoccupante è il fatto che molto spesso gli autori di stalking, dopo la denuncia e a volte anche dopo la condanna, continuano a perseguitare la loro vittima con intensità e fe-rocia anche maggiori. In effetti, la repressione da sola può non bastare e da tempo l’Osserva-torio Nazionale sullo stalking insiste affinché si lavori sui pre-sunti autori di questo terribile reato. Spesso infatti le azioni dello stalker trovano le loro radici in un disagio psicologico e nella difficoltà di accettare ed elaborare l’abbandono da par-te della persona “amata”. Per questo sarebbe importan-

te sviluppare dei percorsi mirati di psicoterapia per far prendere coscienza agli stalker dei propri problemi ed aiutarli ad elabo-rarli prima che degenerino in violenze gravi. A tale riguardo, giugno sarà proprio il mese della sensibilizzazione in quanto l’Osservatorio Na-zionale sullo stalking por-terà avanti una campagna per far conoscere meglio ai cittadini, alle forze dell’or-dine e agli psicologi questo nuovo reato e per trovare i metodi migliori per prevenirlo e affrontarlo.

15Giustizia & Legalità

A cura del Dott. Enrico Buttitta - [email protected]

di Enrico Buttitta

Parliamo di stalkingUn reato introdotto a partire dal 2009. Persecuzione, pedinamenti, molestie: come il nostro ordinamento tutela le vittime e punisce gli aggressori

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Page 16: Il Giornale di Villafranca aprile 2012

Attraverso il laboratorio a cielo aperto e metodologie di comunicazione-didattiche ed educative innovative, si è voluto creare una moderna coscienza di protezione civile. I giovani studenti coinvolti nel percorso sono stati stimolati da volontari competenti ed altamente moti-vati ad acquisire una formazione di base sui temi di soccorso alla popolazione attraverso uno spe-ciale amico:il cane.La scuola, anche attraverso

questa attività, ha così contri-buito in maniera sostanziale e

La pubblicazione: “Vo-lontariato, la Protezione Civile, i cani da soccorso” che sarà divulgata a livello nazionale, anche attraver-so gli Uffici preposti del Ministero dell’Istruzio-ne, dell’Università e della Ricerca, intende valoriz-zare un percorso che ha contribuito a rendere gli studenti più consapevoli e sensibili sulle tematiche affrontate.

Scuola & Istruzione 04 1216

A cura della Dott.ssa Anna Lisa Tiberio - [email protected]

di Anna Lisa Tiberio

Progetto Protezione CivileUn’occasione, per i più giovani, di venire educati responsabilmente alla cittadinanza attiva, alla cultura del soccorso, del volontariato e dell’impegno civile

La Fondazione Giovanni e Francesca Falcone e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ri-cerca, nell’anno in cui si celebra il XX Anniversario delle stragi di Capaci e di via d’Amelio, vogliono in-vitare tutti gli studenti italiani delle Istituzioni Sco-lastiche di ogni ordine e grado a riflettere sull’im-portanza di quei tragici avvenimenti, sul valore e sul ruolo della loro memoria. Gli studenti che siedono ora tra i banchi delle Istituzioni Scolastiche italiane non erano nati il 23 maggio del 1992 ma la parte-cipazione riscontrata negli anni e la profondità dei lavori e delle lettere che ogni giorno arrivano alla Fondazione, testimoniano quanto l’esempio di Gio-vanni Falcone, di Paolo Borsellino, degli uomini e delle donne delle scorte e di tutte le vittime della criminalità organizzata, grazie al quotidiano impe-gno dei dirigenti scolastici e dei docenti, sia vivo e attuale per le giovani generazioni.Così è stato indetto il concorso “CAPACI

VENT’ANNI DOPO. ETICA, RUOLO E VALORE DELLA MEMORIA”, rivolto agli studenti delle Isti-tuzioni Scolastiche di ogni ordine e grado, statali e paritarie. I partecipanti, al termine di un percorso di approfondimento sui temi della legalità e della lotta alla mafia, hanno prodotto un elaborato che ha messo in risalto l’importanza della memoria di

quanto tragicamente accaduto vent’anni fa come valore per il presente e per il futuro. Sono sta-ti ammessi al concorso elaborati di tipo letterario (articoli, saggi, racconti, poesie fino a un massimo di 5 cartelle), artistico (disegni, manifesti, foto, collages realizzati con ogni strumento o tecnica) e multime-diale (video, canzoni, podcast, spot fino a un massi-mo di 5 minuti).Gli elaborati che hanno partecipato al concorso

sono già stati ricevuti dall’Ufficio Scolastico Regio-nale della regione di appartenenza, in quanto dove-vano essere inviati entro il 30 marzo 2012.Il Direttore dell’USR nominerà a breve un’appo-

sita Commissione da lui presieduta, a cui dovran-no partecipare, tra gli altri, i referenti provinciali e regionali della Legalità. La commissione valuterà gli elaborati e selezionerà un’ opera della scuola pri-maria, un’opera della scuola secondaria di I grado e tre opere della scuola secondaria di II grado.Le Istituzioni Scolastiche vincitrici della fase re-

gionale parteciperanno alla manifestazione del 23 maggio 2012 a Palermo, prendendo parte al viaggio sulla Nave della Legalità, con una delegazione di studenti e docenti il cui numero massimo sarà co-municato successivamente in base alla disponibilità dei posti.

Gli Uffici Scolastici Regionali provvederanno a inoltrare alla sede della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, in via Serradifalco n. 250 – 90145 Palermo, gli elaborati vincitori entro e non oltre il 24 aprile 2012. Tra tutti gli elaborati pervenuti alla Fondazione Fal-

cone la Commissione, composta ai sensi dell’ Art. 7, sceglierà, a suo insindacabile giudizio, le migliori tre opere per ogni ordine di scuola. Tra i criteri di valu-tazione riceverà particolare attenzione l’originalità dell’elaborato.La premiazione si terrà il 23 maggio 2012, durante

i lavori del convegno presso l’Aula Bunker del car-cere Ucciardone di Palermo. Gli elaborati premiati verranno altresì pubblicati sul sito internet www.fondazionefalcone.it.La Fondazione si riserva il diritto di pubblicare tali

opere con altre modalità (pubblicazioni cartacee, cd rom). Tutti gli elaborati consegnati non verranno restituiti. La Commissione esaminatrice verrà no-minata dal Presidente della Fondazione Falcone e sarà composta, oltre che dallo stesso Presidente, da non più di sette componenti scelti tra persone di comprovata qualificazione professionale nei settori della sicurezza, dell’educazione e del contrasto alla criminalità organizzata.

CAPACI VENT’ANNI DOPO. ETICA, RUOLO E VALORE DELLA MEMORIA

preponderante alla crescita delle nuove generazioni educandole ad essere cittadini attenti e re-sponsabili. E tutto per rafforzare identità e

socialità, sperimentare forme di cittadinanza attiva e interiorizza-re valori di rispetto e solidarietà, entrando in empatia relazionale ed affettiva con uomini ed ani-mali che hanno dimostrato di possedere notevoli doti di co-municazione e di relazione. Un vero percorso di educazio-

ne alla cittadinanza attraverso attività teoriche, ludiche e con esercitazioni pratiche. Molto coinvolgenti sono state le con-versazioni, i giochi di simulazione e le riflessioni in gruppo ed in-dividuali. Inoltre vorrei mettere in evidenza le attività realizzate tese ad orientare gli studenti verso comportamenti, emozioni, relazioni sociali ed istituzionali costruttivi, offrendo ad ognuno spazi di responsabilità d’azione.Infatti emerge con particolare

forza l’innovazione metodologi-ca ed organizzativa.L’apprendimento cooperativo

e la didattica laboratoriale han-no consentito l’integrazione tra i linguaggi verbali e non verbali

ed i saperi formali ed informali.I giovani sono diventati attori

attivi e propositivi sviluppando il senso di responsabilità.Hanno acquisito nuove cono-

scenze da utilizzare con com-petenza per creare valori e co-struire una mentalità più attenta ai particolari e disponibile, per vivere in modo appropriato la

convivenza civile.Ritengo fondamentale, a tal

proposito, aiutare i ragazzi ad approfondire la conoscenza di questa realtà che fa parte inte-grante del nostro tessuto socia-le. Questo volume, che raccoglie la documentazione prodotta,sia in fase di progettualità, di realiz-zazione, di monitoraggio e di va-

lutazione, sarà uno strumento di lettura particolare. E tutto per valorizzare al meglio i percorsi espletati e far conoscere le fi-gure di sistema e le loro funzioni. E’ per questo importante con-

tinuare a diffondere queste buo-ne prassi anche nei prossimi anni scolastici e non solo a livello provinciale.

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Page 17: Il Giornale di Villafranca aprile 2012

Il Ministero dell’ Interno – Servizio di Polizia Ferrovia-ria-, nell’ambito di un proget-to nazionale di “Educazione alla legalità”, promuove spe-cifici incontri con gli studen-ti delle scuole secondarie di secondo grado, dedicati all’e-ducazione dell’uso del treno, denominati “Per la sicurezza del tuo Amico Treno”.In considerazione dell’alto

numero di studenti che nella nostra provincia utilizza quo-tidianamente il treno come mezzo di trasporto, il Com-partimento Polizia Ferrovia-ria “Per Verona ed il Trentino Alto Adige” e il Gruppo FS Italiane, attraverso RFI SpA

(Protezione Aziendale Verona e Direzione Territoriale Pro-duzione Verona) e Trenitalia SpA (Protezione Aziendale RFI Venezia), hanno valutato positivamente questa oppor-tunità ed avviato i necessari contatti con gli organi dell’Uf-ficio Scolastico Provinciale. Viene purtroppo rileva-

to che i convogli ferroviari sono frequentemente ogget-to di atti di vandalismo, insu-diciamento, imbrattamenti da parte dei così detti “Wri-ters”, lancio di oggetti, lancio di sassi, posa di ostacoli su binari, ecc., di cui spesso si rendono protagonisti ragazzi minorenni.La finalità educativa e socia-

le del progetto “Per la sicu-

rezza del tuo amico Treno” vuole essere occasione di in-formazione, dibattito e con-fronto con i giovani, su que-ste tematiche.Nello specifico l’iniziativa ha

lo scopo di:1) fornire utili informazioni

rispetto alle conseguenze, spesso sottovalutate o com-pletamente ignorate, che da taluni comportamenti posso-no derivare sul piano sia pe-nale che civile, sui rischi per la sicurezza sia del trasporto ferroviario che della propria incolumità;2) illustrare le norme di ri-

ferimento sul regolamento di Polizia Ferroviaria, fornire indicazioni agli studenti per metterli in guardia da pos-

sibili azioni di bullismo o di adescamento da parte di ma-lintenzionati;3) fornire informazioni sul

funzionamento dell’organiz-zazione della Polizia Ferrovia-ria e delle Società del Grup-po FS Italiane che hanno con il loro personale rapporti più diretti con i ragazzi (Agenti di Polizia, Capi Treno, ecc.) e che possono rappresentare un utile punto di riferimento;4) utilizzare l’incontro come

occasione per raccogliere in-formazioni, proposte, consi-derazioni, problematiche e difficoltà nell’uso del mezzo ferroviario visto dalla parte dei ragazzi.Il progetto prevede, per cia-

scun istituto, un unico incon-

tro con i ragazzi e con i do-centi interessati, della durata di tre ore circa. Si sta valutando inoltre, qua-

lora da parte degli studenti e delle scuole vi fosse interesse per un ulteriore approfondi-mento degli argomenti trat-tati, la possibilità di promuo-vere lo sviluppo di una secon-da fase del progetto, in cui i ragazzi sarebbero invitati a produrre materiale informa-tivo rivolto ai loro coetanei e che rappresenti un mezzo efficace per trasmettere le questioni e i problemi dibat-tuti durante l’incontro oltre ad una guida utile per un uso più responsabile ed efficace del trasporto ferroviario.

A cura della Dott.ssa Anna Lisa Tiberio - [email protected]

17Scuola & Istruzione

di Anna Lisa Tiberio

Studenti, treni e sicurezza“Per la sicurezza del tuo amico Treno”: incontri rivolti agli studenti delle scuole secondarie per educarli ed informarli in modo preciso e consapevole sull’uso del treno, in modo da sensibilizzarli ad un approccio corretto al mezzo nel rispetto di ogni passeggero

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Page 18: Il Giornale di Villafranca aprile 2012

Giovani 04 1218

A cura di Diego Cordioli

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La carriera della giovanissima balle-rina, iniziata a 6 anni al CEA di Villa-franca, dove era seguita da Simonetta Andreata, è già costellata di successi: già nel 2009 passò una selezione per rappresentare la Royal Accademy lon-dinese in fiera a Firenze. L’anno suc-cessivo decise di trasferirsi nel tre-vigiano per frequentare la scuola “Il Balletto” di Castelfranco Veneto, sotto la direzione di Susanna Plaino e con il maestro Elias Garcia Herrera. Alla Mi-lano Dance Competition ha portato a casa un eccezionale risultato, classifi-candosi 2° come solista e 1° nell’esi-bizione di gruppo. Ma non è finita: lo scorso anno è passata alle qualificazio-ni di Parigi che in questo mese la por-teranno a New York, dove parteciperà al concorso nazionale di danza YAGP. La scorsa Primavera si era anche ag-giudicata la vittoria al concorso inter-nazionale “29esimo trofeo di danza” a Lignano Sabbia D’oro e per quest’e-state avrà ben due alternative tra cui

scegliere, avendo vinto una borsa di studio all’Accademia di Chisinau in Moldavia ed essendo stata ammessa alla scuola estiva del Royal Ballet di Londra. Il 26 maggio parteciperà alla serata al Teatro Filarmonico di Verona, nell’ambito de “Il sorriso di Beatrice” e sarà premiata per i risultati conse-guiti come ballerina di danza classica. A settembre partirà alla volta di

Mosca, dove potrà frequentare per un mese, supportata da una borsa di studio, una delle scuole di ballo più importanti al mondo, la Bolshoi Ballet Accademy, fondata nel 1773, ambiente di crescita professionale dei più famosi ballerini di danza classica. Con la com-pagnia di danza Bolshoi Ballet hanno danzato professionisti come Rudolf Nureyev e Roberto Bolle. Una gran-de occasione, per Greta Manzato, per approfondire la sua formazione, per confrontarsi con altri ballerini inter-nazionali e per tener alto, per la danza, il nome di Villafranca nel mondo.

Greta, ballerina di successoGreta Manzato di Villafranca ha vinto la Milano Dance Competition e potrà così frequentare la celebre accademia di ballo del Bolshoi in Russia

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Page 19: Il Giornale di Villafranca aprile 2012

Un’officina piena di idee ed iniziative, uno spazio realiz-zato dai giovani villafranchesi per dare vita a proposte, pro-getti ed attività rivolte ai pro-pri coetanei e realizzati nella comunità locale. Questo è il Tavolo Territo-

riale dei giovani di Villafran-ca, nato nel 2006 per dare ascolto ai bisogni dei giovani e promuovere la loro parte-cipazione attiva. Ad esso pos-sono accedere tutti i giovani villafranchesi e le associazioni e/o gruppi informali che ne facciano richiesta.Dal 2007 il Tavolo Territoria-

le prevede degli incontri a ca-denza mensile con la presen-za ed il coordinamento degli educatori del Servizio Educa-tivo Territoriale, con gli obiet-tivi di favorire l’espressione delle idee e delle proposte dei giovani, promuovere l’in-contro e la conoscenza tra i gruppi giovanili attivi sul terri-torio incentivando scambi in-formativi e collaborativi, coin-volgere le realtà conosciute in un laboratorio di idee in pro-gress per progettare attività con e per i giovani e facilitare un dialogo tra i giovani e l’am-ministrazione comunale.In questi anni i giovani del

Tavolo Territoriale hanno rea-lizzato diversi progetti tra cui il GF6 – “GIOVANI FORMA-TORI 6 ESPERIENZE INNO-VATIVE” attraverso il quale sono stati realizzati laboratori e corsi di formazione in cui i giovani del Tavolo Territoria-le hanno assunto il ruolo di protagonisti come formatori di altri giovani. Le tematiche dei corsi realizzati durante il GF6 sono state: il teatro, l’Hip-Hop, l’educazione all’ar-te contemporanea, la musica, l’informatica web & video e

l’imprenditoria giovanile. A conclusione del progetto

è stato realizzato un evento finale aperto alla cittadinanza presso il Palazzo Bottagisio.A settembre 2011 si è rea-

lizzata la prima edizione della festa delle associazioni giova-nili, denominata “La Gazega”, presso l’auditorium comuna-le, durante la quale le associa-zioni hanno creato degli spazi espositivi per presentare la propria attività, promuovendo al tempo stesso l’adesione al Tavolo Territoriale. Nel corso di questi anni le

associazioni e i gruppi parte-cipanti il Tavolo Territoriale hanno inoltre realizzato de-cine di progetti finanziati at-traverso il “bando alle ciance” promosso dalla carta giovani e il bando comunale “chi + ne ha + ne metta”.Attualmente i giovani del Ta-

volo Territoriale stanno par-tecipando ad un corso di co-municazione efficace e people rising realizzato in collabo-razione con la Coop. Sociale Hermete ONLUS e finanzia-to dall’Assessorato alle Poli-tiche Giovanili, allo scopo di raggiungere maggiormente i giovani del territorio, con uno sguardo rivolto alle nuove ge-nerazioni. Il corso rappresenta inoltre

un laboratorio aperto per pensare e promuovere la nuo-va edizione dell’evento estivo Spazio Libero 2012. Finito il corso infatti, i giova-

ni del tavolo territoriale si in-contreranno per progettare e realizzare l’evento Spazio Li-bero, un evento nato nel 2006 come momento di sano di-vertimento aperto, sia nell’or-ganizzazione che nella parte-cipazione, a tutti i giovani del comprensorio villafranchese.Spazio Libero in questi anni

è stato implementato e svi-luppato dai giovani, con nuove proposte ed iniziative, facen-dolo diventare un momento di aggregazione “aperto” at-traverso cui i giovani possano esprimersi e divertirsi negli ambiti sportivi, musicali, ar-tistici e culturali. Tre giorni all’insegna dello stare insieme con l’ormai tradizionale aper-tura il venerdì con la corsa

non competitiva con mezzi privi di motore denominata MENGA-MENGA e il susse-guirsi nei giorni successivi di tornei sportivi di green vol-ley, calcio saponato, basket e dodgeball, con serate a tema, musica e spettacolo.Il Tavolo Territoriale inoltre

in questi mesi si è organizza-to al proprio interno con la creazione di una commissio-ne dedicata al settore musica,

per riuscire ad interrogarsi ed interfacciarsi con l’ammini-strazione comunale al fine di rispondere al crescente biso-gno di diversi giovani musicisti e band di trovare degli spazi dove esibirsi e potersi espri-mere attraverso il linguaggio universale della musica. A tal fine la commissione sta

elaborando una proposta per un concorso di band emer-genti da realizzarsi nel corso

dell’estate a Villafranca.Chi fosse interessato a par-

tecipare ed avere maggiori informazioni riguardo al Ta-volo Territoriale può contat-tare l’ufficio delle politiche giovanili, presso il comune di Villafranca di Verona allo 0456339182 o alla mail: [email protected] oppure collegarsi al sito www.informagiovani.comune.villafranca.vr.it

19Giovani

PUNTI di DISTRIBUZIONE del GIORNALE

VILLAFRANCARedazione de “Il GIORNALE DI VILLAFRANCA” via L. Prina, 71 - tel. 0457903235Edicola Polo Maria Rita via Pozza, 7 - Tel. 0456302453Edicola tabaccheria Gabrielli Paola via Custoza, 32/A - tel. 0456303438Edicola Bellesini piazza Giovanni XXIIIEdicola Cacciatori Palma via Matteotti, 1/A - tel. 0457903644Libreria edicola cartoleria 3B via Nino Bixio, 200 (angolo via Pace) - tel. 0457902737MBE - Mail Boxes Etc. via Napoleone III, 6 - tel. 0456305207Municipio di Villafranca corso Garibaldi 24Liceo E.Medi Via Magenta, 9

Il Giornale è inoltre disponibile presso le edicole di DOSSOBUONO, QUADERNI, PIZZOLETTA, ROSEGAFERRO, CALURI, ALPO

A cura di Diego Cordioli

di Luca Zamperini

Il Tavolo Territoriale GiovaniProgetti, proposte ed iniziative pensati dai giovani per i giovani. Tante idee di natura ricreativa, culturale, sociale e per il tempo libero che coinvolgono i ragazzi villafranchesi, chiamati a diventare protagonisti attivi della loro realtà.

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Page 20: Il Giornale di Villafranca aprile 2012

A cura di Diego Cordioli

Cultura 04 1220

A cura di Diego Cordioli

L’associazione Cavalieri di San Silvestro (Monumentalis Eccle-siae Sancti Silvestri Societas), con sede in Tivoli presso la Rettoria Vescovile di San Silvestro, è stata istituita in data 22 febbraio 2008.Il sodalizio è apolitico e non ha scopi di lucro. Esso perse-gue principalmente le finalità di promuovere attività di carat-

tere religioso, culturale, umano e filantropico; incrementare la conoscenza tra gli insigniti degli “Ordini Pontifici”, sviluppandone lo spirito di comune servizio; far conoscere e divulgare la storia della monumentale sede dell’as-sociazione e, più in generale la storia medioevale; sostenere spiritualmente, moralmente e,

laddove necessario, economica-mente la Chiesa; favorire le ope-re caritative interne ed esterne alla diocesi, con particolare at-tenzione al territorio ove sor-gono le Delegazioni Capitolari regionali e provinciali.Possono aderire al sodalizio per-sone che, pur nella differenza dei ruoli, desiderano offrire un concreto contributo di spirito e d’ingegno verso quello che è considerato il più antico tempio sacro della Città Tiburtina dedi-cando, nel contempo, la stessa premura nell’ambito della Chie-sa del territorio delle rispettive Delegazioni Capitolari regionali e provinciali.Ad ognuno, secondo le proprie qualità, tempo e talento, è dato di scegliere la strada che più riterrà opportuna per offrire il suo con-creto apporto, ma sempre con-sapevole che il cuore e l’anima associativa rimane fondamental-mente la dimensione spirituale.Sul nostro territorio l’associa-zione dei Cavalieri ha trovato

la sua concretizzazione quando nell’anno 2009 sono stati insigniti i primi benemeriti ed è stata così costituita la Delegazione Capi-tolare per il Veneto e la Delega-zione Capitolare per la Provincia di Verona che ha allargato poi le sue radici coinvolgendo anche le altre province della regione, por-tando il numero di benemeriti a sfiorare oggi il centinaio.Di lì in poi è stato un susseguirsi di nuove e importanti presenze che danno lustro e rendono l’as-sociazione un luogo di incontro dove fermarsi a riflettere su un tessuto sociale in continuo mu-tamento, sulle problematiche che toccano gli aspetti più fonda-mentali della società.Sulla base di una forte volontà di consapevolezza della vita tratta dalla fede, principio ispiratore dell’associazione, si ritrova un motivo per dare ascolto a ciò che dell’arte e della cultura si va via via perdendo, promuovendo sovente eventi volti a raccogliere fondi in favore di coloro che nel-

lo scorrere dei giorni versano in condizioni svantaggiate.Avvalendosi dell’intervento di professionalità di spicco e di spessore, attraversando mondi differenti, partendo dalla musica, toccando la scienza della politica, fermandosi su un orizzonte per osservare attraverso un calei-doscopio la cultura in ogni sua espressione e l’arte nella poli-cromia e nella sua anima, l’asso-ciazione propone un percorso volto a qualificare l’essere uma-no e l’uomo di fede.Grazie ad una realtà costruita giorno per giorno, mantenendo una forte sinergia con vari mondi attivi sul territorio, istituzionali e non, può vantare esponenti di spicco come: il Maestro Stefano Darra quale Vice Segretario Ge-nerale con delega alle Delegazio-ni di tutto il mondo, il Sig. Fabio Gironi quale Delegato Capitola-re per la Regione Veneto e il Col. CC dott. Giuseppe Parato quale Delegato Capitolare per la Pro-vincia di Verona.

Un sodalizio nato nel 2008 per divulgare iniziative di natura religiosa, culturale e opere di carità che hanno nella fede il loro comune denominatore

Cavalieri di San Silvestro

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Page 21: Il Giornale di Villafranca aprile 2012

I Tesori di Villafranca 21

Materiale gentilmente fornito da Gianna Negrini

e Pasquale Cordioli

di Elisa Zanola

Abbiamo brevemente descrit-to nella precedente edizione del giornale gli spazi, le sale e gli ambienti di Palazzo Bottagisio: ci addentriamo ora nella parte più importante della residenza: la sala del Trattato. In origine era una camera da letto, che venne riconvertita in sala da ricevimen-to, per ospitare i due Imperato-ri. A testimoniare quello storico evento, anche il mobilio d’epo-ca che conferisce alla stanza un alone antico e solenne. Scene mitologiche e floreali adornano il soffitto da dove spiccano me-daglioni monocromi dipinti con dei ritratti, sui quattro pennac-chi, mentre gli ornati a parete presentano medaglioni che raf-figurano motivi architettonici. In occasione del 150° anniversario della firma del Trattato, nel 2009, la sala ha subito interventi di re-stauro che hanno fatto emergere la presenza di strutture architet-toniche e di decorazioni pittori-che più antiche rispetto alla data del Trattato, come alcune vecchie finestre, che sono però rimaste occultate. Il restauro della porta che collega la sala con il salone sud est, ha permesso di ammi-rarne le pregiate decorazioni di finto marmo sulla cornice e le tonalità marroni calde sul resto della porta. I simboli dello zodia-co spaziano sul soffitto della sala limitrofa all’anticamera, il cui pe-rimetro è decorato con fregi or-namentali e riquadri geometrici. Purtroppo a causa delle infiltra-zioni non è più possibile ammira-re le decorazioni sul soffitto della sala successiva, mentre in quella prossima alla sala del Trattato, c’è stato il cedimento della maggior parte del controsoffitto ornato con decorazioni dorate. Venen-do alla Barchessa, quella meglio conservata è quella grande che presenta un bel porticato al pia-no terra e al piano superiore, il “granaio del Bugna”. Le scuderie, dove sono stati eseguiti interven-ti in cemento armato, sono sta-te utilizzate come magazzini. Di maggior pregio, la Loggetta gotica con finestre ad ogiva e la capriata di copertura e di grande impatto sono anche le Serre. Si alternano, nel palazzo, la struttura settecen-tesca dello stesso, le atmosfere ottocentesche delle sale e del

Cortile e le Barchesse neorina-scimentali. Quanto al giardino, si mostra come un giardino misto, senza particolari rarità botani-che, ma con alcune piante molto belle, come il tiglio, le aiuole con lavanda, i glicini, le ortensie e le rose rampicanti. Il lato ovest del palazzo, ricostruito grazie alle te-stimonianze di coloro che ebbero l’occasione di vederlo, conteneva una grande biblioteca dove era conservato l’archivio della fami-glia Morelli Bugna Bottagisio. C’e-rano poi: la “cesetta”, della quale

non è rimasto quasi più nulla, un grande corridoio luminoso a metà del quale c’è ancora un’im-ponente acquasantiera di marmo, la terrazza affacciata sul giardino e la sala oscura. Questa stanza era così chiamata perché aveva una sola finestra, adesso murata e al centro vi era un grande tavolo rettangolare mentre, appeso alle pareti, un quadro con il ritratto di Francesca Porata, nota come “nonna Checchina”, che era soli-ta elargire elemosine ai più poveri ed era, anche per questo, molto

amata dai villafranchesi. Da qui si accedeva, attraverso un corridoio, alle camere e alla sala del Trattato. Non mancano numerose leggen-de relative al palazzo, che narrano di monete d’oro, di pozzi sotto i portici, di un fantasma presente nel granaio che vegliava su una borsa appesa ad un chiodo e di una pianeta ricamata con fili d’o-ro che fornì il materiale prezio-so per le fedi di un matrimonio. In occasione del centenario, nel 1959, l’allora Presidente della Re-pubblica, Antonio Segni, fece visita

al palazzo mentre nel 1989 venne inaugurato il Museo del Risorgi-mento di Villafranca che nel 2009 venne trasferito in tre stanze al piano terra della Casa del Tratta-to, per ricordare l’importanza di Palazzo Bottagisio come monu-mento storico del Risorgimento italiano.

Continua, dallo scorso numero, l’esplorazione di questa importante dimora storica villafranchese, dove, l’11 luglio 1859, Napoleone III, l’Imperatore dei francesi e l’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe si riunirono per firmare il Trattato di pace

A cura di Elisa Zanola

Il Palazzo Bottagisio

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Federico Sebastiano Segala, di anni 34, dipinge esclusiva-mente usando le dita (in data 26/09/2011 ha iniziato ad ado-perare il pennello), impastando i colori con le mani e dosan-doli con l’indice o con tutta la mano. La sua è una pittura d’istinto senza regole o disegni preparatori. Nulla vi è nella sua mente se non la spinta a far uscire e rappresentare ciò che nasce dentro di lui. Ogni cosa nasce al momento riconoscen-dola attraverso delle macchie e delle piccole sfumature. Poi, come nel gioco di annerire gli spazi puntati, l’artista non fa altro che seguire ciò che già vede e che prima era nascosto in lui, trovando innanzitutto nella pittura quel linguaggio al-trimenti perso oggigiorno nel-le parole. Nulla lo sfiora della società in cui vive o forse non ne è cosciente, ma certo è che quando compone come un pia-nista il suo nuovo spartito egli sa riconoscere il vibrare inter-no della melodia che sa parlare alle anime. Pur se superficiali le

sue opere sono frutti di pre-gio di cui tutti sanno sfamarsi, ma che solo in pochi in realtà sanno gustare. Non vi è nulla di scontato in lui come non vi è nulla di scontato nella vita che lo attraversa. Mentre scopre addentrandosi nell’arte che la vita è un dono e che saperne rappresentare le emozioni su un semplice fazzoletto di car-ta o sulla più pregiata tela, è ciò che la rende magica e non semplicemente vivibile. Com-promesso, quest’ultimo, accet-tato dalla miriade umana adulta e putroppo sempre più spesso anche giovane. Nulla ama di più l’artista che le emozioni degli esseri umani, che forse egli non prova appieno come loro, ma che percepisce appena negli istanti della creazione. E nulla odia di più l’artista che la ne-gazione dei sentimenti, equi-valente alla morte interiore che colpisce ormai la maggior parte dell’umanità. Un’opera può essere piacevole all’osser-vazione, gustosa e appetibile.Oppure può risultare orrenda

e disdicevole, un qualcosa da maledire con gli altri osserva-tori. “Io dico”, sostiene l’artista, “ben venga dunque l’uno o l’al-tro giudizio, ben venga dunque che io gioisca o soffra per ciò che ho cercato di esternare, tutto ciò mi va bene, tutto ciò è comunque vita che si muove in me, ma non sia mai che qual-cuno preferisca l’indifferenza, che qualcuno non reagisca di fronte ad un brutto quadro o ad un bel quadro. Non sia mai ch’io assista a tale giorno, ch’io abbia in fianco a me chi davve-ro è già morto e non risponde neanche ai più profondi appelli della sua anima che ormai, inva-no, tenta di ostacolare l’apatia dell’essere in cui risiede.”

A cura di Diego Cordioli

Arte 04 1222

A cura di Diego Cordioli

I colori dell’emozioneUno schiaffo all’indifferenza e all’apatia, una provocazione ed un miraggio: questa è la particolare arte di Federico Sebastiano Segala

A destra:Autoritratto

In basso a sinistra:Black hole in the sky

In basso a destra:La cacciatrice di sogni

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Musica 23

A cura di Francesco Bommartini

MUSIC CORNER in collaborazione con www.artcorner.it

24 aprile - Breath New Day al Camploy (Verona)

27 aprile - Skorbutiks + Kuroi + Holy Martyr al Porky’s (Sommacampagna)

28 aprile - Mothercare + Necroart al Blocco (San Giovanni Lupatoto)

29 aprile - Maryposh alle Cantine de L’Arena (Verona)

30 aprile - Cafè Desordre a Porta Leoni (Verona)

1 maggio - Festival a Villa Zamboni (Valeggio su Mincio)

11 maggio - Pan del Diavolo + O’ciucciariello al teatro Dim (Castelnuovo del Garda)

13 maggio - Jazz Cubes al Valeggio Veste Vintage (Valeggio sul Mincio)

16-17-18 maggio - Stefano Bollani al teatro Ristori (Verona)

18 e 19 maggio - Gods of folk al Teatrotenda (CasalRomano di Mantova)

Il caldo si avvicina ma, almeno fino a fine maggio, si suonerà ancora nei locali. Ma anche all’aperto visto che il 13 maggio i Jazz Cubes suoneranno, dalle 15.30, alla manifestazione dedicata al Vintage e i Cafè Desordre, il 30 aprile, si esibiranno vicino a Porta Leoni. Da segnalare l’inizio dei festival tra cui il “Gods of folk” con la partecipazione di Dark Lunacy, Riul Doamnei, Varg, Heidevolk e Vroudenspil. Sarà una grande festa a suon di musica pesante che durerà due intere giornate. Da segnalare anche il tributo a Sting “Breath new day”.

Quali sono le principali dif-ferenze tra “Invincible” e i precedenti album “Helle-nic warrior spirit” (2008) e “Still at war” (2007)? “Invincible” è sicuramente più

diretto ed immediato dei suo predecessori. “Hellenic Warrior Spirit” era molto più epico, in alcuni casi molto progressive e a tratti sperimentale nelle compo-sizioni. Ci sono brani che hanno doppie strofe ed un ritornello solo alla fine come in The Call To Arms, che potrebbe risultare strana ma è fruibilissima. Stessa cosa per The Lion Of Sparta e Defenders In The Name Of Hel-las...sono brani intricati e senza un ritornello preciso. Per molti versi “Invincible” ricorda il no-stro esordio “Still At War” con alcuni brani veloci, dalla strut-tura più diretta e coinvolgente. Anche in questo lavoro ci sono però brani come Kagemusha e Shichini No Samurai abbastan-za articolati, si sente sempre una sorta di marchio di fabbrica presente sin dagli esordi, le dif-ferenze principali sono in bra-ni più tirati e nelle tematiche differenti da quelle di Grecia e Roma a cui siamo legati. Basarsi su film giapponesi e sulla guerra dal punto di vista dei Samurai è abbastanza fuori dagli schemi, sia per noi che per la maggior par-te di tanti gruppi Heavy Metal in circolazione.

Metal al ritmo di KatanaGli Holy Martyr suoneranno il 27 aprile al Porky’s di Sommacampagna con i veronesi Skorbutiks e Kuroi per un concerto che si preannuncia ideale per chi ama l’Heavy Metal

di Francesco Bommartini

Heavy metal e Samurai. Due mondi apparentemente distanti uniti dagli italiani Holy Martyr nel loro nuovo album “Invincible”. Un disco riuscito, epico e al con-tempo diretto quanto basta per esaltare lo scapoccia-mento dei metallari sotto i palchi dove si esibiscono. Titoli quali “The soul of my Katana” o “Kagemusha” sono esplicativi delle tematiche trattate. Ad aggiunge-re bontà alle composizioni, una produzione all’altezza e un buon livello tecnico. In particolare colpiscono le trame chitarristiche, ben architettate e scevre da tec-nicismi eccessivi. Bravi quindi Ivano Spiga ed Eros Melis. La sezione ritmica su cui s’innestano le asce, compo-sta da Nicola Pirroni e Daniele Ferru è apprezzabile. In particolare ho trovato la scelta del suono di basso, molto distorto, azzeccata. A declamare gli interessanti testi la voce piena di Alex Mereu, nella band dal 2002. Non stupisce che l’album sia uscito per l’etichetta Dra-gonheart Records, con cui incidono dal 2007.

RECENSIONE DI “INVINCIBLE” - HOLY MARTYR

Prima di incidere i dischi sopracitati per Dragonhe-art avete autoprodotto 4 Demo e 2 Ep. “Hail to Hel-las”, del 2003, è addirittura stato inciso grazie all’aiuto pratico di alcuni fan. Ce ne vuoi parlare?Nei primi anni del 2000 era-

vamo abbastanza sconosciuti perlomeno in Italia, la cosa par-ticolare è che in tanti altri Paesi la nostra musica era diventata una specie di culto. Abbiamo speso sempre una marea di de-naro senza avere granchè come ritorno economico, però senza una label dietro che ti finanzia almeno le registrazione è davve-ro dura. Da lì era nata l’idea di

finanziarci, da parte di alcuni fan, la registrazione e le stampe del futuro secondo Demo Ep “Hail To Hellas”, basato sulla battaglia delle Termopili. Sembra incre-dibile ma oltre 200 persone mi avevano spedito il denaro a casa in anticipo, per poter ricevere delle copie con bonus track e T-shirt in una sorta di edizio-ne speciale. Ancora oggi suona strano ripensarci...non è una cosa che capita di sentire così spesso.Il 27 aprile suonerete al

Porky’s di Sommacampagna con Skorbutiks e Kuroi, il 5 maggio sarete a Milano per il Metalitalia Festival con, tra gli altri, Lordi e Moon-

spell: com’è andata finora la promozione di “Invincible”? Concerti da segnalare?Finora sta andando abbastan-

za bene, stiamo suonando tanto soprattutto in Italia, anche se mi piacerebbe affrontare molti più live all’estero. Oltre alle date da te citate segnalo quella di Bolza-no il 16 Giugno, all’Atwang Me-tal Festival.Progetti per il futuro?Suonare, suonare tantissimo e

fare concerti ovunque, penso sia il metodo migliore per creare un seguito maggiore. Con que-sto disco vogliamo curare mag-giormente la presenza scenica dal vivo, visto che saremo quasi sempre truccati in stile teatro Kabuki, risultiamo abbastan-za inusuali sia come tematiche che come approccio sul palco e molta gente sembra incuriosita da questo fattore estetico.

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Speciale Donna 04 1224

A cura di Diego Cordioli

VIVERE SECONDO NATURAIl ritmo frenetico della vita ci allontana progressivamente dal prenderci cura di noi stessi.Eternia vuole ristabilire un equilibrio tra uomo e natura, offrendo i mezzi per poter ritrovare benessere, armonia, naturalezza e vivere in maniera positiva.È da questa consapevolezza che nasce ETERNIA.Abbiamo cercato e testato i migliori prodotti sul mercato a base di erbe naturali, ma che fossero anche eco-sostenibili, di origine naturale, prodotti in Italia e soprattutto certificati.Una visone della vita a lungo termine con la consapevolezza di prodotti sicuri.

ETERNIALa vita deve tornare ad essere il centro delle nostre attività e possiamo farlo solo dando le giuste pri-orità alle nostre cose. Il nostro tempo è quello che vale veramente la pena di essere vissuto. Solo così riusciremo a realizzare i nostri sogni e lasciare crescere dentro di noi le radici di una nostra dimensione: ETERNIA.La filosofia di Eternia è rendersi consapevoli che è necessario abbracciare la vita e viverla veramente, godere del tempo, farlo proprio, evitando di correre a ritmi frenetici che portano all’autodistruzione.Eternia è l’aspetto in cui il tempo, i momenti di una giornata o della mia vita cambiano ritmo. È quando passo ad una dimensione più personale. Il tempo generale diventa il mio tempo, che posso spendere con me stesso, i miei amici, la mia famiglia o per ciò che amo fare. Eternia, con i suoi prodotti, mi offre nuovamente la possibilità di cambiare dimensione e riappropriarmi di ciò che è mio, di ciò che apprezzo veramente della mia vita.Questa dimensione diventa così importante, che deve ad ogni costo essere circondata dalle cose migliori.Per questo motivo le nostre linee di prodotto rappresentano: l’alto livello di materie prime, la produzio-ne artigianale, la derivazione naturale.

Siamo una giovane e dinamica azienda del veronese che tratta prodotti naturali. Abbiamo cercato e testato i mi-gliori prodotti sul mercato in ambito di fitoterapia e fitocosmesi, con il proposito di offrire il meglio ai nostri clienti. Cerchiamo persone positive e dinamiche che condividano con noi la passione per il naturale eco-bio. Diventa nostro consulente, organizza incontri per presentare i nostri prodotti. Un lavoro che puoi svolgere come e quando vuoi. Contattaci via email a: [email protected] oppure inviaci un fax allo 0455111163 - www.eternia.it

Tione… “esile fiume che scorri con fiati di gelo” fra “rive piene di silenzio…”Tutto comincia da immagini che colgo in un pomeriggio d’inverno, tutto accarezzatoda una luce morbida dentro suoni d’acqua.Peso d’alberi affolla questo luogo imbiancato di fiori di neve.C’è un verde d’edera “con espansiva consistenza” a dimorare su tronchi e arbusti.Il fiume in quel fluire fra sponde con tremolio mutevole ha ondulazioni a scaglie di riflessi. C’è uno spoglio diramarsi d’alberi, forme frastagliate nei contorni cheil fiume specchia.“Le ombre indocili esitando s’inclinano indistinte, solenni, sperdute.”Un andare di superfici con delicati pesi, immagini sottili di rami, pezzi di luce, profili di esistenze, tenero splendore.“Frusciante incontro con la voce dell’acqua” che tocca muschio e pietre.Si tuffa il pensiero… galleggia una foglia…Il madreperlaceo sfondo d’un cielo, il sole adagiato, una luce dorata che dilaga, brividi di riflessi.“La selva s’illumina di fremiti.” Un incespicare con lo sguardo sul groviglio di rami.Con gemme di gelo che altalenano l’esistenza alata degli ucelli quando non sono volo.Alberi gremiti di voci segrete. Lascio parole sul lento andare del fiume.I miei passi sulla neve in un confuso rumorio.Sono dentro una fitta vegetazione di cespugli e sinuosità di steli.Luogo musicato dai silenzi di una magica stagione.“Concerto che danza su strati d’acqua e ombre dal respiro lento.”La linea luminosa del fiume nella sua inaccessibile esultanza.“Chinati, cuore, chinati sulla riva…”

Marisa Tumicelli Carlini

(Citazioni poetiche Petrarca, K.Wojtyla, L. Romano, E.Testa, C. Pennati, P. Eluard, L. Seiter, T. S. Eliot )

“Chiare, fresche e dolci acque”

canto di un fiume

L’associazione “Donne insieme” di Villafranca di Verona organizza sabato 5 maggio 2012 alle ore 16.00 presso l’auditorium di Villafranca di Verona, piazzale S. Francesco (a destra del Castello) un convegno dal titolo: DONNE! PROVIAMO AD ANALIZZARE IL NOSTRO RUOLO?L’argomento del convegno nasce da una situazio-

ne che stiamo vivendo da sempre e ci pone alcune domande: perché le donne sono le prime nel vo-lontariato, in famiglia e non sempre riescono ad essere solidali tra loro? Quali sono le cause che impediscono di raggiungere la parità di genere? Il convegno ci aiuterà a capire quali meccanismi ab-battere per raggiungere la parità.

Programma del convegnoRelazioni: “Una parità ancora non realizzata: le donne e la politica”. Relatrice: prof.ssa Donata Gottardi, Direttrice del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Uni-versità di Verona.“Tra desiderio e realtà! La parità tradita nel mon-do del lavoro!” Relatrice: dott.ssa Maria Luisa Perini, Consigliera di Parità della Provincia di Ve-rona.“Dialogo tra donne: il sapere ritrovato”. Relatri-ce: dott.ssa Amabilia (Mabi) Cordioli psicologa e psicoterapeuta.Conduce il convegno la dott.ssa Sara Guerra.

“Donne Insieme”: la donna oggiIl 5 maggio ci sarà un convegno organizzato dall’associazione “Donne Insieme” che invita a riflettere sulla situazione del mondo femminile, nell’ambito della politica, del sociale e del lavoro. La parità di genere è stata raggiunta?

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Speciale Cucina 25

Ristorante La Tavola

Stiamo partendo con il “Wine Bar La Tavola”Vasta scelta di piatti unici e di vini di qualità a calice

Piatto Unicopiù conveniente di una pizzae ricco come una cena

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DI SCONTO SUL SERVIZIO RISTORANTE10%

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

1 Kg di asparagi bianchi della Mambrotta o di Rivoli

4 uova

8 fogli di pasta sfoglia (per pasticcio) della misura di circa 10x10 cm cad

100 gr di burro

100 di parmigiano.

tegamina fonda sul fuoco con dell’acqua e quando questa bolle forte rompete le uova con attenzione, onde non offenderne il tuorlo e ad una per volta gettatevele dentro con prestezza ed in un sol tratto, affinchè non si spandano:lasciate poi bollire sino a che la chiara siasi rappresa…”Una volta che abbiamo cotto tutti gli ingredienti si passa ad assemblare il piatto e quindi metteremo un foglio di pasta steso su di un piatto a cui andranno aggiunte un quarto delle punte degli asparagi, aggiungeremo un uovo ed un altro “lenzuolino” di pasta. Una volta creati i 4 piatti andremo a cospargerli di parmigiano su cui verseremo il burro fatto fondere in precedenza e… Buon appetito!Il piatto è molto semplice, ma di grande impatto, specie se la pasta verrà fatta in casa e quindi colorata con coloranti naturali (nella foto, i nostri ravioli aperti ripieni di polpa di crostacei, la pasta è colorata con: nero di seppia, zafferano, rape rosse e spinaci).

PREPARAZIONE

Cuocete gli asparagi avvolti in un canovaccio con acqua salata; una volta scolati, cuocete gli otto fogli di pasta in acqua, anch’essa salata ed infine cuocete una alla volta le uova in acqua a cui avrete aggiunto un po’ di aceto per tre minuti in modo che formino la “camicia” ma il tuorlo deve restare liquido. “DA IL CUOCO DI FAMIGLIA” stampato nel 1898, ric. 180 pag.149: “Uova Affogate: mettete una

A cura dello Chef Roberto Boscaini - Ristorante “LA TAVOLA”

TORTELLO APERTO CON ASPARAGI E UOVA IN CAMICIA

La provincia di Verona è una delle zone elette per la coltura dell’asparago. Le aree di maggior produzione dell’asparago bianco sono nei comuni di Arcole, Zevio, Belfiore e Cologna Veneta. Le peculiarità del clima fanno nascere il gustosissimo asparago di Mambrotta.Un’altra varietà rinomata è l’asparago bianco di Rivoli, coltivato unicamente nelle colline moreniche di Rivoli veronese. La sua produzione è molto limitata. Il colore lo contraddistingue dalle altre varietà ed è dovuto alla sua posizione in profondità nel terreno lontano dalla luce. E’ povero di calorie e di carboidrati e ricchissimo di fibra, minerali, ferro, proteine e vitamina A e C.

Detto veronese: “3 per sette fa 21 e metà dell’ovo lè la baleta!”

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Il “Rapporto sugli indicatori am-bientali – edizione 2008” prodot-to dall’ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) in relazio-ne alla “Fruibilità di spazi urbani – Verde pubblico”, misurata in 22 comuni del Veneto, segnala i peg-gioramenti più vistosi, nel periodo 2001-2006, nei comuni di Arzigna-no, Villafranca di Verona, S. Giovan-ni Lupatoto, Bassano del Grappa e Belluno, spiegabili almeno in parte, secondo l’ARPAV, con l’aumento della popolazione registrato nello stesso periodo. A Villafranca di Ve-rona, secondo il rapporto ARPAV ed in base ai dati comunicati dal comune, nel periodo sopra indica-to la percentuale della disponibili-tà pro capite del verde pubblico si è ridotta del 66% e la popolazione è aumentata del 7,8%. Successiva-mente l’ARPAV ha raccolto e dif-fuso dati aggiornati al 31.12.2008, ma il comune di Villafranca di Ve-rona in questa occasione non ha fornito alcuna informazione.La disponibilità di aree verdi

all’interno della città, fruibili da parte dei cittadini, viene valutata con i metri quadri di verde dispo-nibili nel territorio comunale per ciascun residente. Lo standard di legge è stato fissato a 9 m2 pro capite dal DM 1444/68 e dalla LR 61/85. Nel suo rapporto l’ARPAV scrive che in realtà questo limite fa riferimento al solo verde attrezza-to, ma non esiste una definizione univoca né di verde pubblico in generale, né, tanto meno, di verde attrezzato, ed i comuni adottano criteri diversi di classificazione. Pertanto è alquanto difficile valu-tare il rispetto degli standard di legge.

Nel numero precedente di que-sto giornale, nella medesima ru-brica, erano state brevemente descritte le numerose funzioni di pubblica utilità che il verde pubbli-co esercita, anche per aspetti che un tempo erano trascurati o poco considerati: climatiche, psicologi-che e sanitarie, difensive da polveri e rumori e da eccesso di insola-zione, ricreative e sociali, ecologi-che e naturalistiche, paesaggistiche ed estetiche, culturali, didattiche e protettive del territorio.Purtroppo la sensibilità ver-

so questi aspetti stenta ancora a transitare dai testi degli studi e delle conferenze nazionali ed in-ternazionali alla pratica costante nella pubblica amministrazione e la situazione di Villafranca ne è un esempio.A Villafranca le aiuole spartitraffi-

co vengono considerate un costo inutile e quindi eliminate come è accaduto in via Messedaglia ed in via Nino Bixio, mentre invece, se mantenute in buono stato, pos-sono svolgere le loro funzioni cli-matiche, ecologiche e difensive da polveri e rumori emessi dal traffi-co automobilistico.A Villafranca le alberature stra-

dali vengono considerate un costo se non dannose. Quindi si tende a limitarne il numero, come è av-venuto una decina di anni fa in via Messedaglia. Oppure si decide di eliminarle come è avvenuto in via Nino Bixio, dove si è iniziato a ta-gliare alcuni pini domestici perché malati, altri perché di intralcio alla realizzazione di una rotonda, altri ancora perché è prevista la riqua-lificazione della via. Ancora non si conosce quando e come verrà ri-qualificata la via, della rotonda non si ha più notizia, ma intanto alcune piante sono state eliminate e non

sostituite e per ora il viale è più povero di verde e sempre più ca-rico di traffico e di inquinamento.Nel caso dell’area tra via della

Speranza ed il fiume Tione, che da circa 20 anni è indicata nel Piano Regolatore come “Parco Urba-no”, l’amministrazione comunale intende favorire la realizzazione di un centro sportivo di una so-cietà privata, il Calcio Chievo, costruire palestre e permettere l’edificazione di abitazioni, sottra-endo definitivamente spazio al già insufficiente verde pubblico. Molti parcheggi, sia pubblici che privati, sono desolate distese di asfalto prive di qualsiasi alberatura. La scarsa ed insufficiente manuten-zione ordinaria del verde urbano ha prodotto in alcuni casi, come nei giardini a fianco del Castello Scaligero, una situazione di degra-do a dir poco vergognosa e lungo le sponde del fiume Tione si deve intervenire ogni 5 o 10 anni con la manutenzione straordinaria a co-sti certamente maggiori.A Dossobuono il parco Mariot-

to è insidiato dal progetto di un nuovo casello autostradale che andrebbe ad occupare un’area vi-cina alle abitazioni, area che altri-menti potrebbe essere utilizzata per mitigare il già pesante impat-to ambientale arrecato dal vicino aeroporto, dall’autostrada e dalla tangenziale.Concludiamo auspicando che

nei prossimi anni l’amministra-zione comunale sappia determi-nare una inversione di tendenza rispetto agli avvilenti dati forniti dall’ARPAV, innanzitutto per po-ter migliorare la qualità della vita a Villafranca e frazioni ed anche per dare risposta alla richiesta di una maggiore disponibilità di ver-de urbano espressa da numerosi

di Luigi Franchini

Verde urbano a VillafrancaL’allarme dell’ARPAV sulla diminuzione delle aree verdi a Villafranca che risultano insufficienti in maniera preoccupante e soprattutto dannosa

A cura di Diego CordioliA cura di Diego Cordioli

Ambiente 04 1226

A cura di Diego Cordioli

L’OASI WWF DELLA BÓRA

In Italia sono oltre 100 le Oasi WWF, nate per difendere la biodiversità: un patrimonio unico di colori, profumi e suoni della natura.Le Oasi WWF sono la risposta alla distruzione e al de-grado degli habitat nel nostro Paese. Sono esempi di come sia possibile agire concretamente per custodire ed aumentare la biodiversità che si può vedere, toccare e ammirare. Sono una scuola a cielo aperto e non solo per i bambini. La visita in un’Oasi WWF regala la consapevolezza di quanto la natura sia bella e fragile; e sottolinea quanto sia importante proteggerla.

Indicazioni per arrivare all’Oasi della Bóra: Povegliano Veronese, incrocio strade per Vigasio, Noga-role Rocca e Villafranca, imboccare strada per Nogarole Rocca ed immediatamente voltare a destra e prosegui-re per circa 200 metri sulla strada sterrata. Nel giorno della festa indicazioni in loco e disponibilità parcheggio.

Per maggiori informazioni si può chiamare Ernesto (3336785798) o Luigi (3404159117)

L’Oasi WWF della Bóra a Povegliano Veronese sarà aperta al pubblico Domenica 20 maggio 2012

A cura dell’associazione WWF SudOvest Veronese saranno organizzate visite guidate gratuite dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e dalle

ore 14.30 alle ore 17.30

cittadini e dall’associazionismo in genere. Tale richiesta è chiaramen-te riportata sia nel Documento Preliminare che nella Valutazione Ambientale Strategica relativi al Piano di Assetto Territoriale (il nuovo documento di pianificazio-ne che determina le scelte strate-giche di assetto e di sviluppo del territorio).Per raggiungere questo obiet-

tivo è opportuno che nel nostro comune gli strumenti urbanistici vengano affiancati funzionalmente anche da un Piano del Verde Ur-bano, ovvero da un documento

di programmazione contenente le politiche comunali in materia, che riporti, tra l’altro ed a titolo di esempio, la quantità di verde pubblico, attrezzato e non, messa a disposizione procapite, la messa a dimora di alberi od arbusti nei parcheggi pubblici o privati e negli spazi ad uso commerciale o in-dustriale, il rapporto alberi/mq di abitazioni e le specie botaniche da utilizzare allo scopo di evitare la piantumazione di alberi od arbusti non adatti al nostro ambiente.

WWF SudOvest Veronese

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Anche per i nostri piccoli ami-ci la Primavera è la stagione in cui bisogna avere delle partico-lari precauzioni per poter arri-vare al periodo estivo in buona forma. La prima cosa da consi-derare è la salute e mai come in questo periodo abbiamo un’al-ternanza di temperature che possono dare origine a proble-mi respiratori. Bisogna infatti considerare che non sono le temperature basse o alte a pro-vocare i danni, bensì sono gli sbalzi di temperatura a causare tonsilliti, tracheiti e bronchiti o il riacutizzarsi di queste negli animali che le hanno cronicizza-te. È quindi importante da par-te nostra avere un comporta-

mento responsabile evitando di portare i cani nell’erba umida di primo mattino o non permet-tere loro di bagnarsi in fiumi o fossi in quanto rimanendo umi-di potrebbero ammalarsi per il calo della temperatura. Per i gatti casalinghi un consi-

glio è quello di non spalancare mai le finestre di primo mattino in loro presenza o permettere loro di stare sul davanzale, al fine di mantenere un tempera-tura costante nella vostra abita-zione. Altro fattore importante da tenere presente in questo periodo è la lotta ai parassi-ti (della filaria ne abbiamo già parlato nello scorso numero) soprattutto quelli esterni che sono più visibili e impressiona-no di più i proprietari. In questo periodo bisogna iniziare con i trattamenti mirati ad evitare il più possibile l’infestazione da pulci e zecche che sono molto presenti nel nostro territorio e facilmente rilevabili sui nostri animali. Le zecche si presentano come una piccola ciste attacca-

ta alla pelle di colore variabile dal nero al grigiastro e sono provviste di 8 zampine laterali. Hanno un apparato boccale

che si infigge saldamente nella pelle dell’animale e quindi que-sto parassita non va mai strap-pato ma va prima stordito con alcool, olio (tenendoli con un batuffolo di cotone per circa un minuto) o ghiaccio spray e poi va sempre tirato ruotandolo. Se non attuiamo questi accor-

gimenti spesso rimane infisso nella pelle l’apparato boccale che provoca una reazione da corpo estraneo che si manifesta come un rigonfiamento della pelle. Oltre a ciò bisogna ricor-dare che la zecca è responsabile della trasmissione di molte ma-lattie anche se non tutte sono presenti nel nostro territorio; tra le più comuni ricordiamo Babesiosi, Ehrlichiosi e la malat-tia di Lyme.Le pulci si presentano invece

come dei piccoli insettini con corpo allungato di color mar-roncino che corrono sulla pel-

le alla base del pelo e sono più visibili nelle zone in cui è più rado (sotto la pancia). Queste sono eliminabili solo con i trat-tamenti antiparassitari e sono responsabili soprattutto delle dermatiti allergiche da pulci, do-vute alla sensibilizzazione della pelle al loro morso e delle infe-stazioni da Dipylidium caninum, una tenia. Le forme infestanti di questa sono presenti all’interno della pulce e vengono liberate quando il cane o il gatto le mor-dono o ingeriscono.I flebotomi o pappataci sono

responsabili di una malattia non ancora molto diffusa sul no-stro territorio, la Leishmaniosi, quindi si consiglia la protezione soprattutto per gli animali che vanno in vacanza con i proprie-tari specialmente nelle zone costiere e al sud ove è molto più diffusa. In questo periodo è molto importante anche la cura del pelo in quanto l’anima-le si prepara all’estate e quindi fa la cosiddetta muta, perdendo grandi quantità di pelo. Chiara-

mente se l’animale è a pelo cor-to o raso l’unico disagio per il proprietario sarà di raccogliere più pelo nell’ambiente casalin-go, mentre nel gatto è meglio somministrare le apposite paste o creme per l’eliminazione del pelo ingerito con il leccamento.Per gli animali a pelo lungo il

proprietario dovrà ricorrere a continue spazzolature per ri-muovere il pelo che si stacca per evitare la formazione di grossi, fastidiosi e dannosi nodi sul mantello dell’animale che porteranno sicuramente ad una tosatura esagerata dell’anima-le, perché i nodi arriveranno fino alla base del pelo. Si sta diffondendo sempre più tra i proprietari di questi animali, per praticità, la tecnica di effet-tuare alcune toelettature dalla Primavera all’Autunno e questa pratica non è sbagliata in quan-to permette di eliminare più facilmente il pelo morto, senza la formazione di grossi nodi e di controllare sull’animale even-tuali parassiti.

A cura di Giorgio Negrini

di Riccardo Tomelleri

Gli animali e la Primavera

I nostri Amici Animali 27

Una stagione particolare per i nostri amici a 4 zampe che possono andare incontro a problemi respiratori, parassiti, pulci e zecche. Attenzione anche alla cura del pelo, indispensabile in un periodo in cui l’animale ne perde molto

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Sport Villafranchese 04 1228

A cura di Diego Cordioli

Corrado Sorio detto Bini nac-que a Villafranca il 25 febbraio 1939 ma il padre Bruno lo re-gistrò all’anagrafe solo il giorno seguente, perché credeva che il 25 febbraio, giorno in cui anche lui era nato, gli avrebbe portato sfortuna. Era di famiglia mode-sta: il padre Bruno, muratore, era soprannominato “millime-tro”, per la sua precisione e morì a soli 36 anni d’infarto, la-sciando vedova Teresa, casalinga, madre di Corrado e di altri tre figli, tra cui il primogenito Ne-reo, che per mantenere la ma-dre ed i fratelli andò a lavorare alla tenera età di 10 anni. La vita era tutt’altro che facile e Tere-sa si mise a vendere margarina, spacciandola per burro, per ra-cimolare qualche soldo. Un aiu-to economico ogni tanto pro-veniva dallo zio “Nane” Martari. Corrado, vista la povertà in cui versava la sua famiglia, iniziò a lavorare come manovale presso i fratelli Serpelloni, che dava-no lavoro anche a suo fratello, ma a causa di una grave forma di dermatite, dovette lasciare il lavoro. Nel frattempo le sue giornate trascorrevano a gio-care a calcio con gli amici: mol-to portato per questo sport, entrò a soli 14 anni a giocare nel Villafranca, dove rimase per alcuni anni insieme al cugino Loris Negrini detto Meazzet-

ta. Nonostante la giovane età, si mise subito in mostra per la sua velocità, per la sua indole combattiva e per la sua capacità di elevarsi di testa molto più in alto di giocatori dall’altezza im-ponente, nonostante i suoi 168 cm. Giovane e talentuoso, ben presto venne ingaggiato nelle giovanili del Verona e per alcuni anni giocò nella mitica De Mar-tino. Con questa squadra che lanciò giocatori del calibro di Maioli e Cera, visse la favolosa stagione degli anni 1957-1958. La De Martino, traghettata in quegli anni da Mr Pellicari, vinse il primo girone, poi nei quarti di finale i gialloblu si scontrarono con la Fiorentina, vincendo sia all’andata che al ritorno e giun-sero in semifinale con la Sam-pdoria, stracciandola: la partita finì 7 a 1 per il Verona. Una vit-toria davvero memorabile. Cor-rado, che era un ottimo terzino ed un giocatore molto corretto in campo, era però molto esu-berante ed insofferente alle re-gole e alla disciplina. Ricordan-do quel periodo, anni dopo dis-se: “Ci vorrebbe la testa di oggi e il fisico e l’età di allora e avrei fatto carriera.” Nel mondo del pallone rimase comunque per diversi anni, sia come giocatore (l’ultima squadra per cui giocò fu il Sampietrese), che come allenatore per le squadre di:

Quaderni, Rosegaferro, Somma-campagna e Villafranca. Nel suo periodo d’oro come calciatore, in una partita disputata tra il Ve-rona e l’Udinese e finita 1 a 1, un giornale dell’epoca (febbraio 1960) lo definì tra i migliori gial-loblu, mentre in un altro artico-lo, questa volta con la maglia del Villafranca, venne definito, insie-me ai suoi compagni, una “mac-china da goal” e immortalato in una fotografia vicino a quella del capitano di allora, Carlo Fabbro. Corrado Sorio, da grande spor-tivo, si dedicò non solo al calcio: in età più avanzata sperimentò anche il ciclismo amatoriale, entrando a far parte della po-lisportiva San Giorgio. Di stra-da Bini ne fece tanta, uscendo dalla miseria con la sua grinta e la sua straordinaria voglia di fare e aprendo anche, nel 1976, il “Colorificio per l’artigiano”, in fondo a Corso Vittorio Ema-nuele, che ha gestito insieme ad un socio per quasi 30 anni. Uomo molto legato alla famiglia ed al lavoro, è stato uno sporti-vo che sicuramente i più anziani ricorderanno e che purtroppo ci ha lasciato, il 6 novembre 2008. Nella memoria restano le sue prodezze calcistiche, la sua tenacia e la sua straordinaria voglia di vincere.

Bini e il calcio d’un tempoL’avventura umana, sportiva e calcistica di Corrado Sorio detto Bini, maglia gialloblu del Verona nei tardi anni ’50, atleta del Villafranca e allenatore di diverse squadre di calcio

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Sport Villafranchese 29

A cura di Elisa Zanola

Ci parli dell’avventura dell’Hockey Villafranca: quando è nato?L’Hockey Villafranca è nato nel

1956 per volontà della famiglia Giagulli e da lì pian piano la so-cietà si è evoluta. Io ho cominciato a giocare

da giovane, a 13-14 anni e ho iniziato a vestire la maglia della nazionale intorno ai 19-20, nel 1977, smettendo a 35 anni. Chi, insieme a lei, a Villa-

franca, ha indossato la ma-glia azzurra e in che anni?A Villafranca l’abbiamo indos-

sata io ed un altro atleta che giocava con me e che purtrop-po un po’di anni fa ci ha lasciato, Nereo Faccioli, di Mozzecane, che è morto prematuramente a 39 anni e che ha fatto con me i mondiali nel 1978 in Argentina.Quali campioni villafran-

chesi del passato vuole ri-cordare?

Di Villafranca di forti c’era-no: Paolo Debortoli, che era molto bravo e che ha vestito qualche volta la maglia della nazionale, poi Giovanni Cor-dioli, Lorenzo Melegatti ed al-tri atleti importanti. Dove si disputavano e dove

si disputano adesso le parti-te di Hockey a Villafranca?Inizialmente le partite di Ho-

ckey si giocavano all’interno del Castello Scaligero, dopo è sta-to costruito un campo apposi-tamente per l’Hockey, in erba naturale e da una quindicina d’anni si gioca sui campi sinte-tici: tra l’altro di recente hanno appena fatto il campo nuovo in sintetico. Ci racconti un po’di que-

sto sport, forse non abba-stanza conosciuto...Questo sport di origine anglo-

sassone si gioca in oltre 200 Pa-esi al mondo. Quindi è piutto-sto noto. E’ uno sport olimpico, anche se in Italia non abbiamo

mai partecipato, con l’Hockey, alle Olimpiadi. Avremmo dovu-to andare negli anni Ottanta a Mosca ma con l’embargo il go-verno aveva mandato solo gli sport individuali sotto la ban-diera olimpica. Poi non si è mai qualificato. E’ stato giocato solo negli anni ‘60 quando si ospita-rono le Olimpiadi a Roma.Quante volte Villafranca

ha vinto i campionati na-zionali di Hockey e in quali anni?Il campionato nazionale di

Hockey su prato non l’abbia-mo mai vinto, siamo arrivati una volta terzi, mentre abbia-mo vinto cinque volte il titolo italiano in quello indoor, negli anni: 1981/82, 1985/86, 1986/87, 1987/88 e 1992/93. Esistono infatti due campionati: uno su prato e uno indoor, che si gioca all’interno, in palestra. Io gioca-vo per entrambi, come tutti: per motivi diversi, di temperatura e perché i campi non erano più

praticabili, per non stare fermi durante la stagione invernale si giocava l’Hockey indoor. In que-sto ambito, abbiamo vinto in nazionale, con Nereo Faccioli. Siamo inoltre arrivati terzi alle qualificazioni europee, abbiamo fatto i campionati del Meditter-raneo e i campionati del mon-do, con la maglia della nazionale. E’uno sport molto, abba-

stanza o poco seguito dai villafranchesi?L’Hockey su prato è uno sport

abbastanza seguito, sui giornali ci danno sempre risalto. Quindi lo conoscono tutti,

anche se non ha un grandissi-mo seguito. Come tutti gli altri sport: i villafranchesi preferi-scono praticarli piuttosto che andare a vederli.Le promesse di oggi

dell’Hockey villafranchese?C’è un giocatore che secondo

me è un ottimo atleta, anche se ha superato i trenta, che si chia-ma Andrea Debortoli. Dopo ci

sono le nuove leve che stanno nascendo, che sono i giocatori under 21. Ho visto un portiere che secondo me è bravo, che si chiama Franzoia ed un altro giocatore che si chiama Me-legatti. Sono giocatori che se hanno costanza, voglia e spirito di sacrificio possono arrivare piano piano a vestire la maglia azzurra. Il periodo migliore

dell’Hockey villafranchese quando è stato?Quando giocavo io. Dal ‘77 in

poi, per una quindicina d’anni. Gli anni d’oro dell’Hockey

maschile villafranchese sono stati quelli, quando abbiamo vinto i titoli indoor, quando sia-mo riusciti ad arrivare terzi nei campionati italiani e gareggiava-mo con le prime squadre italia-ne: eravamo l’unica squadra di paese che si confrontava con le squadre cittadine di tutta Italia.

di Elisa Zanola

Gli anni d’oro dell’HockeyAbbiamo intervistato il villafranchese Marco Serpelloni, che a partire dal 1977 indossò la maglia azzurra della nazionale di Hockey su prato, nel periodo di massima fioritura, per Villafranca, di questo sport di origine anglosassone.

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Page 31: Il Giornale di Villafranca aprile 2012

“Ciso, l’apalto de Contrà Mantoana”Cari amici, care amiche, sarà la storia di Cesare Scarsi detto “Ciso” che ci riporterà nella Villafranca de ’na ’olta, negli usi e nei costumi e nelle burle di allora. Sì, le burle e gli scherzi allora erano all’ordine del giorno. E d’altronde in un mondo dove non c’era la televisione e ancora in tanti non sapevano leggere e scrivere, oltre che per il divertimento, era un modo di educare e “svegliare” ragazzi e non. “Castigat ridendo mores” (ridendo correggere i costumi) e “Ludere non Laedere”, (scherzare senza offendere) erano le massime da osservare, poi occorreva individuare il bersaglio, coglierne le debolezze, (curiosità, ingenuità o presunzione), talvolta procurarsi la o le “spalle” e attendere il momento giusto. Cesare era un vero “maestro dello scherzo” anche perchè per questo era conosciuto, tutti ci stavano attenti eppure ci cascavano lo stesso. Ma procediamo per ordine: Cesare Scarsi, classe 1905, il soprannome non lo doveva alla contrazione del nome di battesimo ma l’aveva “sposato” perchè del casato dei Ciso era la moglie Maria Magalini il cui padre Narciso “l’apalto, en contrà mantoana (via Messedaglia) visìn al canton con la stasìon, el ghe l’avea da la fine de l’otosento”. Se per la quasi totalità dei bambini di allora l’infanzia fu molto dura per Cesare lo fu ancor di più. Secondo di due fratelli rimase orfano della mamma a solo un anno e con l’assenso del padre fu allevato a Mozzecane da degli zii che figli non ne avevano. Compiuti i sei anni tornò stabilmente in famiglia e frequentò le scuole elementari con ottimo profitto tanto che il padre decise di fargli proseguire gli studi. Allora a Villafranca non c’erano le medie e la soluzione più semplice fu quella di farlo studiare privatamente per poi fargli sostenere gli esami. Come suo fratello e altri suoi coetanei Cesare fu avviato a prendere lezioni dall’esimio concittadino Gaetano Bellotti. Dopo qualche mese il padre recatosi dal professore si sentì dire “ no l’è che nol gàbia le capacità l’è che nol studia mia” ed allora tornato a casa chiamò Cesare e gli disse “o te studie o te mando a Mantoa a laorar”. Se ce ne fosse stato bisogno, Cesare mostrò subito il suo carattere: prese i libri, li portò in cortile e ne fece un bel falò. Tornato in casa serio e deciso disse al padre, dandogli del “vu” (voi) come si usava allora: “vao a laorar ma no ve credì che anca studia”. E fu così che diventò macellaio, non prima di aver “tirato” di boxe, carriera che ben presto lasciò senza però mai perderne la passione. Tornato a Villafranca ebbe così l’occasione di conoscere la moglie perchè da macellaio ambulante, come allora si usava, metteva il suo banco agli angoli delle vie del paese. “Metelo sul canton de la stasion nà olta metteghelo do”, alla fine con la sua prestanza fisica ed il suo buonumore conquistò il cuore della Maria “Ciso” che divenne sua moglie e gli diede quattro figli: Emilia, Gabriella, Angioletta e Giorgio. Nella foto del 1940 scattata davanti alla bottega non c’è Giorgio che doveva ancora nascere, da notare sullo sfondo i tigli appena piantati. Subentrato al suocero nella gestione dell’appalto (in origine, privativa dello stato per la vendita di chinino, sale, tabacchi e valori bollati) ebbe così anche il tempo e l’occasione per effettuare i suoi scherzi. Ne aveva per tutti: ragazzi, adulti e famigliari, praticamente non si salvava nessuno. Ve ne racconto alcuni. Una delle sue scuse preferite era che non poteva allontanarsi dalla bottega ed allora ecco che se vedeva qualche ragazzotto bighellonare per la “contrà” lo chiamava, gli dava una lira e gli diceva: “va da Girel (Cesare Girelli suo amico e spalla fidata che sulla stessa via, poco più in là, aveva bottega di articoli per calzolaio) e comprame na lira de ombra de campanil”. Girelli, guardacaso, l’aveva appena finita e lo mandava in piazza dalla Romana che, mangiata la foglia (così si diceva di chi, senza esserne al corrente, capiva al volo e stava al gioco) a sua volta lo mandava da qualche altra parte finchè il ragazzo dopo aver girato mezzo paese, sconsolato, tornava da Ciso senza aver potuto fare la commissione. Stessa storia per il “sussurro di carrozza”, mentre invece qualche altro gruppetto di ragazzi fu mandato da Clemente Tampelon, nella corte di fronte all’appalto, a prendere un paio di “capezze” per “andar a lear un gnal de museto” (levare un nido di asino). Questo scherzo richiedeva un po’ più di organizzazione. Cesare, per tempo, andava a mettere un po’ di paglia in mezzo ad una siepe nei pressi del “fontanin” poi dava appuntamento, solitamente la domenica mattina presto, raccomandandosi di mantenere il massimo segreto. La mattina concordata, poi giunti sul posto di buon’ora e visto che ovviamente non c’era nulla “el ghe disea, i è sà scapè dal gnal ma silensio che li ciapemo stan che ven”. Il primo di aprile poi era sacro. Una volta appena sentita la moglie salire in camera, con l’aria più indifferente di questo mondo, si affacciò alla cucina, che era proprio dietro la bottega e alla signora, che aiutava nelle faccende domestiche, la “Maria padoana”, disse: “ghe mia me moier parchè en stasìon è arivà en treno del circo con tigri e leoni e me piasarea andar a vedarle ste bestie ma no posso mia no lasar nesuno en botega”. La Maria gli disse “l’è su che la fa le camare, vao a ciamarla” e Cesare di rimando “no che la gà da far, pecato parchè el se ferma poco” . La Maria incuriosita si offrì di andare lei stessa con le bambine e Cesare acconsentì dopo le dovute raccomandazioni di non avvicinarsi alle belve e di tenere per mano le piccole. Arrivata in stazione del treno nessuna traccia. Arrivata allo scalo merci si avvicinò ad un ferroviere e mentre stava per chiedergli informazioni girandosi vide un paio di teste sbucare da dietro un angolo e subito capì e sbottò “ostrega l’è el primo de april”. E che dire dello scherzo del portafoglio (o della banconota), abbandonato a terra sul marciapiede ma legato con uno spaghetto e quando un malcapitato si chinava per raccoglierlo uno strappo e via? Era la Villafranca de ’na ’olta quando, se “cascavi” in qualche burla, era meglio se non ti arrabbiavi perchè era lì il bello dello scherzo, altrimenti saresti stato sicuro bersaglio di altri magari ben più pesanti. Occorreva, come recita il proverbio, far buon viso a cattivo gioco e “tegnerla en mente e star con i oci verti”.Alla prossima

Rico Bresaola

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Luigi Franchini, Renzo Piazzi, Enrico Bresaola e Marisa Tumicelli Carlini

Numero chiuso in redazione il 19/04/2012

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