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Il gallo cedrone in Alto Adige Evoluzione dei popolamenti e gestione possibile Relazione di sintesi Marzo 2014 Foto: Renato Sascor

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Il gallo cedrone in Alto Adige

Evoluzione dei popolamenti e gestione possibile

Relazione di sintesi

Marzo 2014

Foto: Renato Sascor

Il gallo cedrone in Alto Adige pag. 2 - Versione: 07.04.2014

Premessa

Il gallo cedrone è il più grande uccello dei nostri boschi. Laddove in altre zone è andato rarefacendosi

o scomparendo, in Alto Adige questo maestoso Tetraonide conserva ancora alcune popolazioni

intatte e consistenti. È diffuso in tutta l’Eurasia, in Europa è riconosciuto come un indicatore di

paesaggi forestali naturali e tranquilli, tantochè negli habitat forestali centroeuropei le consistenze dei

popolamenti sono andate via via riducendosi drasticamente.

Infatti, in seguito ai cambiamenti nel paesaggio forestale e nell’economia rurale, all’antropizzazione

sempre incalzante degli ambienti forestali centroeuropei, a partire dagli anni ’60 la specie ha

cominciato a soffrire un calo degli effettivi che ha portato Germania, Polonia, Francia e Svizzera ad

avere popolamenti residuali ed isolati tra loro. In Europa l’arco alpino rappresenta un bacino di

presenza notevole per il gallo cedrone, ma negli ultimi decenni anche qui si sono riscontrate forti

contrazioni nei popolamenti.

Infatti l’urogallo, (chiamato anche così per le sue origini che si perdono nella notte dei tempi), un

tempo diffuso su tuttto l’arco alpino, è andato gradualmente scomparendo da Piemonte e Lombardia,

mentre in Svizzera è limitato al settore orientale. Attualmente occupa, per il versante meridionale, la

parte centro-orientale delle Alpi, ovvero dal Trentino occidentale fino al Friuli. L’Alto Adige, che

rappresenta il cuore pulsante dell’areale distributivo per questa specie nelle Alpi Meridionali,

manifesta anch’esso forti contrazioni dei popolamenti, in particolare nel settore occidentale (Val

Venosta), dove il gallo cedrone si può oramai considerare un elemento molto raro nei paesaggi

forestali (vedi carta distributiva a pag. 4). I popolamenti più consistenti si possono invece ritrovare in

Austria dove, unico caso nell’ Europa centro-meridionale, l’urogallo è ancora cacciabile.

In passato, in quanto specie cacciabile, veniva più o meno regolarmente censito con grande impegno

del mondo venatorio, mentre in seguito alla sua sottrazione dalla lista delle specie cacciabili avvenuta

in Italia nel 1987, l’interesse per questa specie è andato via via scemando. Nel frattempo, a partire

dagli anni ’70, in Europa sono stati avviati i primi studi etologici ed ecologici sulla specie, con lo scopo

di aumentare le conoscenze e capire come meglio poter tutelare questo uccello amante della

tranquillità dei boschi più maturi. Nei decenni successivi il gallo cedrone è diventato una delle specie

più studiate d’Europa (quindi anche del mondo), ma è solo a partire dagli anni ’90 che in Germania ed

in Scandinavia sono stati avviati i primi lavori di conservazione attiva, con l’elaborazione di protocolli

ed indirizzi gestionali che, destinati alla selvicoltura, erano votati alla conservazione della specie

nell’ambito di una gestione forestale compatibile.

pag. 3 - Versione: 07.04.2014

Il gallo cedrone in Alto Adige

1. Censimenti storici in Alto Adige

Quarant’anni fa, nel biennio 1973/74, è stato indetto il primo censimento a livello provinciale per

conoscere a fondo lo status dei popolamenti di questo tetraonide. Nella primavera del 1973, il mondo

venatorio si attivò nel monitoraggio di 947 arene di canto, che vennero visitate ciascuna da una a tre

volte nel corso della stessa primavera. In tale lavoro vennero accertate 781 arene di canto attive (83%

di quelle visitate), ovvero con presenza di maschi o di femmine, con un totale di 975 maschi presenti.

Considerando che alcune riserve non parteciparono a tale censimento, possiamo stimare che nel

1973 vi fossero, in Alto Adige, circa un migliaio di esemplari di gallo cedrone maschio. Il numero di

maschi mediamente presente per ciascuna arena si aggirava attorno al valore di 1,3.

Le difficoltà di un tale censimento esteso, le incertezze che caratterizzano la valutazione di presenza

di questo animale e la volontà di conoscerne a fondo il suo stato di salute in Alto Adige, hanno

deciso, nella primavera del 1974, per una ripetizione del censimento. In quest’occasione sono state

coinvolte un minor numero di persone, sempre tra cacciatori e guardiacaccia, per cui il censimento

del 1974 è stato più limitato, riguardando “solamente” 501 arene di canto, ovvero circa la metà

dell’anno precedente.

Alcune erano state già censite nel 1973, altre ex novo, ma nel complesso furono individuate 394

arene attive (79%) con 591 maschi presenti per una media di 1,5 maschi per arena.

Un ulteriore censimento esteso all’intero territorio provinciale venne effettuato circa 10 anni dopo, nel

1983, per il quale riportiamo il dato limitatamente al distretto di Brunico: nel 1973 su 210 arene

controllate (42 vuote, ovvero un 20%) furono censiti 220 maschi. Nel 1983 vennero monitorate 196

arene (di cui 41 senza galli, ovvero 21%) ed accertata la presenza di 212 galli. Stando a questi dati,

nei 10 anni trascorsi si è rilevata una sostanziale stabilità dei popolamenti.

Foto: Renato Sascor

Il gallo cedrone in Alto Adige pag. 4 - Versione: 07.04.2014

La disomogeneità dei dati, il numero variabile di uscite per ciascuna arena di canto, il censimento

talvolta effettuato “a macchia di leopardo”, non rende possibile un confronto rigoroso dei dati ottenuti,

ma questi possono pur sempre rappresentare un valido punto di partenza sul quale valutare

l’evoluzione generale dei popolamenti della specie. A causa di tale incertezza nei dati raccolti si è

preferito non riportare il valore del numero di femmine censite. Molto più elusive del maschio, le

femmine compaiono in arena in tempi diversi, per cui il loro conteggio dovrebbe essere frutto di

numerose uscite ponderate e contemporanee su diverse arene adiacenti, metodo che non si

riconosce dall’analisi dei dati storici.

Per I succitati motivi l’Ufficio Caccia e Pesca ha deciso di avviare, a partire dal 2007, coadiuvato

dall’Associazione Cacciatori Alto Adige, una raccolta e digitalizzazione di tutti i dati disponibili con

l’utilizzo di sistemi informativi geografici (Gis). Le schede di censimento delle arene di canto degli

anni ‘70 e ’80, conservate negli archivi cartacei dell’Associazione Cacciatori Alto Adige, sono state

inserite con le proprie denominazioni di località in un Database comune per elaborare una cartografia

di dettaglio, con il paziente aiuto dei guardiacaccia e con il recupero della memoria storica di qualche

cacciatore.

Fig. 1: Distribuzione attuale del gallo cedrone in Alto Adige. In base alle attuali conoscenze sono stati stimati tra i 14.000 ed i 20.000 ettari

di territori forestali occupati dalla specie. In molti casi, infatti, gli areali segnati si limitano ad evidenziare aree di canto ancora attive, mentre I

territori utilizzati nel corso dell’anno sono sicuramente più estesi.

pag. 5 - Versione: 07.04.2014

Il gallo cedrone in Alto Adige

2. Aggiornamento delle conoscenze: lo stato attuale del gallo cedrone

Come sopra accennato, vi è stata negli ultimi anni una carenza di attenzione nei riguardi della

distribuzione della specie sui territori forestali della nostra provincia.

Per tale motivo a partire dal 2007 e nei quattro anni successivi, con l’aiuto dei guardiacaccia, è stato

ricostruito e mappato l’areale distributivo attuale della specie. Nonostante la grande carenza di

conoscenze per alcuni settori, per altri è stato possibile completare una cartografia di sufficiente

dettaglio. I dati forniti dal personale di vigilanza venatoria sono stati infatti integrati con le indicazioni

di presenza della specie emergenti da lavori effettuati a partire da fine anni ’90 promossi dall’ Ufficio

Parchi Naturali nel contesto delle aree protette provinciali (PN Monte Corno, Mattedi – Clementi

1998 - 2001; PN Dolomiti di Sesto, Ploner - Gerstgrasser 1998 - 2001; PN Vedrette di Ries-Aurina,

Clementi 2005 - 2007; PN Fanes Sennes Braies; Tomasi – Clementi 2009-2010; PN Odle di Puez,

Tomasi – Clementi 2012-2013). Ne emerge quindi un quadro frammentario, non certo esauriente e

completo, tuttavia l’intero lavoro di mappatura ha consentito una stima del territorio forestale

attualmente occupato dal gallo cedrone con una estensione compresa tra 14.000 e 20.000 ettari

(vedi figura 1).

Nel triennio 2008-2010, parallelamente alla mappatura degli areali conosciuti, sulle oltre 1300 arene

catalogate in base ai censimenti degli anni ‘70 e ‘80 a livello provinciale, in collaborazione con i

guardiacaccia, è stata effettuata una prima valutazione selettiva delle arene ancora potenzialmente

attive (944), segnate quindi su foto aree del territorio forestale e distribuite agli ispettorati forestali

competenti, contestualmente ai territori distributivi del gallo cedrone.

Le difficoltà, nel riprendere in mano un monitoraggio di questo tipo, sono numerose: I toponimi di un

tempo possono non più corrispondere all’attualità, rendendo difficile la localizzazione di vecchie

arene; nei trent’anni intercorsi molti boschi hanno subito notevoli cambiamenti, alcune arene di canto

sono state abbandonate, altre si sono spostate, spesso innalzandosi di quota. Tutto ciò non fa che

rendere difficoltoso il monitoraggio di una specie udibile solamente a poche centinaia di metri ed

estremamente sensibile e sospettosa.

A partire dal 2010, in collaborazione con gli ispettorati forestali, è stato deciso di riprendere in mano

ed aggiornare le conoscenze sullo stato delle arene di canto del gallo cedrone. Nel 2009 in alcuni

territori di competenza dell’Ispettorato forestale Bolzano 1 è stato avviato il censimento al gallo

cedrone, condotto in pßrevalenza da cacciatori e guardiacaccia. In seguito, nel 2011 i censimenti

sono stati condotti dal personale forestale e coordinati dagli Ispettorati. Nel 2011 ha cominciato

l’Ispettorato di Brunico, quindi nel 2012 a Brunico si è affiancato Monguelfo. Infine nel 2013 e 2014

l’Ispettorato di Bressanone e di Vipiteno hanno avviato attività di monitoraggio delle arene di canto.

Il gallo cedrone in Alto Adige pag. 6 - Versione: 07.04.2014

arene maschi arene maschi

N° censite N° censiti N° censite N° censiti% attive N° per arena % attive N° per arena

104 106 68 4392% 1,1 44% 1,4

138 115 146 8364% 1,3 42% 1,4

216 308 129 15194% 1,5 61% 1,9

458 529 343 27785% 50%

1973/74

DISTRETTO DI BRUNICO

TOTALE

2009 - 2013

BOLZANO - BASSA ATESINA

DISTRETTO DI MONGUELFO

In questi anni sono state monitorate da parte del personale delle stazioni forestali coinvolte, in

collaborazione con guardiacaccia ed in qualche caso con alcuni cacciatori, ben 435 arene di canto,

di cui oltre la metà sono state considerate non attive o definitivamente abbandonate.

Sulle 213 arene di canto attive rimaste sono stati individuati 338 maschi (per un censimento

accurato delle femmine sono necessarie almeno due uscite coordinate per ogni arena di canto), con

una quota media di 1,6 maschi per arena.

Fig. 2: confronto tra I censimenti degli anni ’70 e gli attuali. Si può notare il forte innalzamento della percentuale di arene inutilizzate e la

forte contrazione del numero di maschi presenti.

2.1. Distretto di Bolzano e Bassa Atesina – 2009

Il censimento del 2009 è stato condotto, ad esclusione delle stazioni forestali di Sarentino, S. Genesio,

Meltina e Valas-Avigna, sulla restante parte del territorio di competenza da parte del personale

forestale e guardiacaccia.

In quest’area erano state identificate 111 arene di canto storiche per gli anni ’70, di cui 96 attive nel

1973, mentre nel 2009 emerge come le arene attive siano 30. Nel frattempo il gallo cedrone è

scomparso dai comuni di Cortaccia, Termeno, Caldaro, Egna, Anterivo. Dai 106 galli censiti nel ’73 si

è passati nel 2009 a 43; abbiamo avuto in sintesi un calo del 66% del numero di arene ed un calo del

45% del numero di maschi presenti sul territorio.

Interessante notare, accanto a questa drastica diminuzione, un aumento nel numero di maschi

mediamente presenti per arena (da un valore di 1,0 nel 1973 ad un valore di 1,6 nel 2009) ed un

aumento delle quote medie delle arene stesse, dal 1973 al 2009, dai 1526 metri slm ai 1661 metri slm

(vedi figura 4).

pag. 7 - Versione: 07.04.2014

Il gallo cedrone in Alto Adige

Fig. 3: Situazione delle arene di canto di gallo cedrone nel distretto di Bolzano-Bassa Atesina in base a quanto emerso dai censimenti 2009.

In rosso le arene di canto non più attive, in giallo quelle incerte ed in blu quelle attuali.

Ciò significa che il canto del cedrone, (così come avvenuto genericamente per il suo areale elettivo), si

è spostato verso l’alto di oltre 100 metri, alla ricerca di ambienti meno disturbati, di strutture e tipologie

forestali più consone alle sue esigenze. La pecceta subalpina offre in genere coperture arboree più

rade, maggior presenza di Vaccinacee, accrescimenti meno spinti della rinnovazione, maggior

presenza di piante con ramosità a terra che offrono ideali condizioni di rifugio.

Un maggior numero medio di galli sulle arene di canto indica che accanto alla scomparsa,

all’abbandono di diverse arene, i maschi tendono a concentrarsi maggiormente su quelle

probabilmente migliori.

L’areale complessivo del cedrone nelle zone in cui è stato effettuato il censimento supera i 2000 ettari.

Il gallo cedrone in Alto Adige pag. 8 - Versione: 07.04.2014

Arene di canto distretto di Bolzano 1

1000

1100

1200

1300

1400

1500

1600

1700

1800

1900

2000

m slm

historisch aktuell und historisch aktuellattualiattuali e storicistorici

1534

17131729

1534

17131729

Fig. 4: Innalzamento delle altitudini delle arene di canto attuali rispetto a quelle storicamente individuate negli anni ’70.

2.2. Distretto di Brunico – 2011/12

Il censimento è stato coordinato a livello dell’Ispettorato forestale, condotto dal personale in carico

alle stazioni forestali in stretta collaborazione con i guardiacaccia. Le arene storicamente riconosciute

nel distretto erano oltre 300, nel 1974 venne condotto il monitoraggio migliore, con una copertura di

216 arene di canto censite, delle quali 204 attive (93%) con 308 galli. Nel 2011 sono state controllate

129 arene di cui 79 ancora attive (61%), con un totale di 151 maschi conteggiati.

Anche qui, come in Bassa Atesina nel 2009, è stato registrato un forte calo delle arene attive e del

numero di maschi, che tendono però a concentrarsi durante il periodo riproduttivo sulle arene migliori

(da 1,5 maschi per arena del 1974 si passa ai 1,9 maschi per arena del 2011). Aumenta, invece,

l’altitudine media delle arene di canto dal 1974 al 2011 che si porta dai 1740 m slm ai 1841 m slm, un

sintomo della ricerca, da parte del gallo cedrone, di foreste più tranquille, più stabili da un punto di

vista strutturale, e con minor densità della copertura arborea, com’è tipico della fascia boscata

subalpina.

Andando infine a valutare l’esposizione delle arene di canto, si evidenzia una contrazione

relativamente ai versanti esposti a meridione. Il grafico sottostante evidenzia come nella ripartizione

percentuale dell’esposizione delle arene del 2011 vi sia stata una forte contrazione delle arene

esposte ad ovest, sudovest e sud;

pag. 9 - Versione: 07.04.2014

Il gallo cedrone in Alto Adige

0

5

10

15

20

25N

NE

E

SE

S

SO

O

NO

1973%

2011%

Fig. 5: Esposizione ponderata delle arene attive nel confronto tra il 1973 ed il 2011.

La distribuzione stimata del gallo cedrone nel distretto di Brunico occupa un’estensione territoriale di

oltre 3000 ettari.

Il gallo cedrone in Alto Adige pag. 10 - Versione: 07.04.2014

Figg. 6 e 7: Situazione delle arene di canto di gallo cedrone nel distretto di Brunico in base a quanto emerso dai censimenti 2011 e 2012.

In rosso le arene di canto non più attive, in giallo quelle incerte ed in blu quelle attuali.

2.3. Distretto di Monguelfo – 2012

Anche in tal caso l’Ispettorato forestale, in coordinazione con le stazioni forestali, alcuni cacciatori e

guardiacaccia, ha condotto le attività di censimento nel corso della primavera 2012.

Su 216 arene di canto conosciute per gli anni ’70, il censimento del 1973 ha riguardato 138 arene, di

cui 92 attive (67%) con 115 maschi di gallo cedrone.

L’ultimo censimento ha riguardato invece 146 arene di canto delle quali solamente 61 sono state

riconosciute attive (42%) con 83 galli presenti.

Anche in tal caso, accanto ad una riduzione delle arene sul territorio e del numero di galli presenti

rispetto al passato, si è constatato un aumento del numero medio di maschi per arena, salito da 1,3

(1973) a 1,5 (2012) ed un aumento dell’altitudine media delle arene attive da 1733 m slm a 1845 m

slm.

pag. 11 - Versione: 07.04.2014

Il gallo cedrone in Alto Adige

Arene nei distretti di Brunico e Monguelfo

1000

1100

1200

1300

1400

1500

1600

1700

1800

1900

2000

2100

2200

2300

0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5

m. slm.

historisch historisch und aktuell aktuel lstorici attuali e storici attuali

1735

1817

1845

1735

1817

1845

Fig. 8: Situazione delle arene di canto di gallo cedrone nel distretto di Monguelfo in base a quanto emerso dai censimenti 2012. In

rosso le arene di canto non più attive, in giallo quelle incerte ed in blu quelle attuali.

Fig. 9: innalzamento delle altitudini delle arene di canto attuali rispetto a quelle storicamente individuate negli anni ’70.

Per quanto riguarda l’estensione territoriale dei popolamenti di gallo cedrone nel distretto, sono

stimati attorno ai 3000 ettari.

Il gallo cedrone in Alto Adige pag. 12 - Versione: 07.04.2014

2.4. Distretto di Bressanone – 2013

Sono 162 le arene di canto storicamente conosciute negli anni ’70, delle quali nel censimento del

1973 ne furono monitorate 95. Tra queste, erano 85 quelle attive (90%), con in tutto 148 maschi.

Figg. 10 e 11: Il 30% circa delle arene di canto di gallo cedrone del distretto di Bressanone in è stato monitorato nella primavera 2013.

Di queste, in rosso le arene di canto non più attive, in giallo quelle incerte ed in blu quelle attuali.

pag. 13 - Versione: 07.04.2014

Il gallo cedrone in Alto Adige

Il censimento dello scorso anno, condotto dall’Ispettorato forestale con le singole stazioni, è stato

effettuato su 50 arene di canto, di cui 24 attive (50%) con in tutto 31 galli presenti.

Ci si trova nuovamente a rilevare il forte calo degli effettivi e del numero di arene di canto presenti

sul territorio ma, contrariamente agli altri distretti, diminuisce la quota media di galli per arena

(passa da un valore di 1,6 del 1973 ad un valore pari a 1,2 nel 2013), mentre l’altitudine delle arene

attive che abbiamo visto aumentare anche di oltre 100 metri, qui rimane pressochè invariata

passando da 1753 a 1758 metri slm.

Questi ultimi dati possono essere influenzati dal numero limitato di arene censite rispetto agli altri

distretti, alla forte nevosità che ha caratterizzato la primavera 2013 che ha limitato l’accesso alle

arene poste più in quota. Nel 2014 è prevista da parte del personale forestale un ulteriore

censimento primaverile del gallo cedrone al fine di migliorare il quadro delle conoscenze.

2.5. Distretto di Vipiteno – Stazione forestale Cam po di Trens – 2013

Nel 2013, l’Ispettorato forestale di Vipiteno ha deciso di avviare i monitoraggi del gallo cedrone

suddividendoli per singole stazioni forestali. Nella primavera 2013 la stazione di campo di Trens ha

condotto i monitoraggi sulle aree sottoposte (riserve di Mules, Pruno, Trens, Mezzaselva, Telves)

con circa 60 arene storiche conosciute.

Nel censimento del 1973/74 relativo a 51 arene di canto, 41 erano attive (80%) con 58 galli, nel

2013 sono state censite invece 42 arene di cui 19 si sono rivelate attive (45%) con nel complesso

32 galli confermati.

Le arene attualmente attive sono presenti a quote mediamente superiori rispetto al passato (1828

m rispetto a 1741 m del biennio ‘73/74), ed hanno un maggior numero medio di galli per arena, che

passa da 1,1 a 1,7 maschi.

Anche qui come nel distretto di Bressanone, nel 2014 proseguirà il monitoraggio del gallo cedrone,

che sarà esteso ad un altro settore e relativa stazione forestale competente.

Il gallo cedrone in Alto Adige pag. 14 - Versione: 07.04.2014

Fig. 10: Situazione delle arene di canto di gallo cedrone nell’area di competenza della SF di Campo di Trens in base a quanto emerso

dai censimenti 2013. In rosso le arene di canto non più attive, in blu quelle attuali.

3. Gallo cedrone e gestione forestale. Il parere de gli esperti

Il gallo cedrone può trarre vantaggio o svantaggio dagli interventi selvicolturali a seconda di come

questi vengono condotti, a seconda del periodo in cui vengono effettuati e in funzione delle

dimensioni degli interventi stessi.

Abbiamo chiesto al Dott. Rainer Ploner una interpretazione dei dati emersi negli ultimi censimenti

ed un parere sul futuro del gallo cedrone in funzione della gestione forestale.

Il Dott. Rainer Ploner, attualmente Viceispettore forestale in carico al Distretto di Bolzano I, ormai

da 20 anni si occupa, per passione, di galliformi alpini. Proprio a causa della sua posizione

professionale e competenze, ha potuto coniugare, in qualche caso nel suo piccolo, la gestione

forestale con la tutela di questo schivo gallo dei boschi.

Come potresti interpretare i dati che emergono dagl i ultimi anni di censimento?

Ploner: - “ Innanzitutto è necessaria una premessa: noi ci riferiamo sempre ad un lontano passato,

all’inizio del ‘900 in particolare, in cui le condizioni dei nostri boschi erano diametralmente opposte

a quelle attuali. A quel tempo il gallo cedrone era ampiamente diffuso, lo si poteva trovare anche

sotto i 1000 metri di quota, ma vi è da considerare di come tale situazione fosse in parte innaturale.

pag. 15 - Versione: 07.04.2014

Il gallo cedrone in Alto Adige

I boschi venivano utilizzati in maniera molto maggiore, c’era grande necessità di legna e la povertà

del mondo contadino spingeva ad utilizzare anche fonti di reddito minimo quali la vendita del

legname.

La raccolta delle ramaglie, preziosa fonte di energia, veniva sistematicamente praticata, così come

la raccolta di strame e lettiera, togliendo in tal modo fertilità ai terreni boschivi riducendone la

capacità di rinnovazione ed aumentandone l’acidità, aprendo il passo a specie acidofile come il

mirtillo” -.

Quindi boschi più poveri, più aperti, favorivano la presenza del gallo cedrone?

Ploner: - “ Certamente. Vi è poi da considerare la situazione dei predatori naturali quale aquila,

astore, volpe e martora che, essendo fino agli anni ’80 considerati come “nocivi”, venivano

sistematicamente cacciati, avevano quindi basse o bassissime densità. Questa situazione era

estremamente favorevole per il cedrone, si può dire che fosse però “innaturalmente favorevole” e

tale mantenuta dall’intervento umano. Addirittura in qualche caso, verso la fine del 19° secolo, si

ritrova in letteratura qualche riferimento a possibili “danni da cedrone” alla rinnovazione naturale,

(danni comunque limitati), ma questo ci permette di capire come questa specie fosse comune” -.

Come si presenta attualmente il quadro generale ris petto a quel passato?

Ploner: - “ Da una situazione storica come quella, negli ultimi decenni si è gradualmente passati

all’estremo opposto, con un’economia forestale relegata sempre più ad un ruolo marginale anche

nella società contadina. Attualmente le riprese sono circa la metà dell’incremento annuale, ciò

significa che si taglia molto meno, abbiamo il doppio della legna in piedi rispetto a 50 anni fa, la

raccolta dei cascami di taglio non viene più effettuata, con un aumento della fertilità dei suoli.

Nelle fasce montane la rinnovazione e la crescita annua sono molto spinte e hanno determinato un

forte aumento delle densità forestali. Le cure intermedie (diradamenti, ripuliture), regolarmente

praticate in passato, non vengono effettuate, per cui aumenta la densità e omogeneità delle

coperture, andando a perdere il carattere di disetaneità tanto utile per chi, come il cedrone, con

un’ampia apertura alare e limitate abilità di volo, non riesce facilmente a destreggiarsi nei

popolamenti fitti.

Vorrei citare, a questo riguardo, uno studio svizzero condotto a Davos (Kulakowski et al. 2011), che

attesta come l’aumento del legno in piedi sia avvenuto fondamentalmente nella fascia compresa tra

i 1600 ed i 1900 metri, proprio quella di maggior tensione per gli habitat del cedrone. Dal 1954 al

2000, riporta lo studio, le coperture arboree con densità comprese tra il 60 e l’80% sono aumentate

dell’86%, mentre si è avuto un calo del 35% delle coperture più rade (tra il 40 ed il 60%, le migliori

per il gallo cedrone). Una situazione analoga si può ragionevolmente affermare che si sia realizzata

anche da noi.” -

Il gallo cedrone in Alto Adige pag. 16 - Versione: 07.04.2014

Quali conseguenze per il gallo cedrone?

Ploner: - “ Ciò premesso, il problema attuale del gallo cedrone è che si possa arrivare ad un punto

di non ritorno, ovvero ad una erosione degli habitat alpini talmente elevata da determinarne la

frammentazione eccessiva, con conseguente isolamento geografico, senza scambi possibili tra

popolazioni. Sono le tipiche premesse dei processi di impoverimento genetico di una specie che

portano, nel corso del tempo, alla sua estinzione. Ricordiamo inoltre che l’habitat alpino del gallo

cedrone è quello che alimenta la sopravvivenza dei popolamenti residuali dell’Europa centrale.

Quale ruolo potrebbe avere la gestione forestale ne lla conservazione?

Ploner: -“ Assolutamente centrale. Per fare un esempio, come regola per favorire l’aumento della

biomassa, viene attualmente autorizzata all’abbattimento solamente la metà dell’incremento; quindi

la selvicoltura attuale è orientata all’aumento del legno in piedi con aumento di densità delle

coperture. I proprietari non hanno interessi ad investire nel settore forestale, le fonti di reddito sono

altre, turismo in primis, (in altre aree dell’arco alpino l’abbandono della montagna ha sortito effetti

analoghi) ed i diradamenti e le cure intermedie sono ormai pratiche desuete.

Per questo motivo si è registrato questo spostamento in quota del gallo cedrone: salendo verso

l’alto la fascia forestale subalpina risulta più stabile da un punto di vista forestale, con densità

minori, accrescimenti ridotti, maggior ricchezza di sottobosco acidofilo, condizioni in genere più

vicine a quelle delle foreste boreali, ambienti di origine della specie. In questa fascia più alta il gallo

cedrone trova quindi un habitat più idoneo, e maggiore tranquillità, ma anche condizioni climatiche

più sfavorevoli che implicano in genere un minor successo riproduttivo. Questa risalita verso l’alto

oltre a condizioni sub-ottimali, offre anche una riduzione delle superfici disponibili essendo le fasce

boscate delle montagne assimilabili a delle forme tronco-coniche più ristrette verso l’alto.” -

Quindi sarebbe opportuno ripristinare le condizioni ottimali in basso. Quale tipo di gestione

andrebbe praticata allo scopo?

Ploner: -“ Semplicemente tagliare di più nei boschi giovani e semimaturi e conservare il più a lungo

possibile boschi maturi - radi. Il gallo cedrone non ha bisogno di tagli specifici, una selvicoltura

speciale non è richiesta se si adottano alcuni piccoli accorgimenti. Innanzitutto è necessario avere

una visione d’insieme su grande scala del paesaggio forestale, quindi andare a riaprire le coperture

troppo omogenee, ripristinare le cure preliminari come diradamenti e ripuliture, creare corridoi tra

ambienti già idonei intervenendo su particelle in fase di spessina, perticaia o adulti coetanei mai

diradati. Bisognerebbe cercare di avere, sul lungo periodo, su una superficie di almeno 10.000ha,

come minimo un terzo di superficie idonea alla specie e almeno il 10% di aperture/radure.

Infatti la frammentazione dell’habitat, anche su piccola scala, è negativa. Ambienti idonei che non

siano di almeno 3-4 ettari sono a lungo andare sfavorevoli, ambienti troppo piccoli vanno collegati

con dei tagli mirati.

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Il gallo cedrone in Alto Adige

I tagli finali devono avere margini più articolati, sinuosi e non dritti, rispettando piccoli nuclei di

rinnovazione, magari intervenendo con ripuliture su aree vicine o creando corridoi di 7-8 metri di

larghezza a unire due ambienti già idonei.

Altri piccoli accorgimenti possono essere, su un taglio finale, il rilascio di gruppi di piante intorno a

zone umide o lungo torrenti, la raccolta o accumulo grossolano delle ramaglie.

Queste possono essere alcune indicazioni di base da seguire, ma ripeto che l’importante è tagliare

di più, creando boschi radi ricchi di sottobosco, chiaramente sempre evitando le tagliate su grandi

estensioni.” –

Per quanto riguarda il momento dei lavori in bosco, è risaputo che durante il periodo del

canto un disturbo può compromettere la riproduzione , quindi è meglio ritardare gli interventi

programmati in primavera sulle zone sensibili…

Ploner: -“ Sicuramente il disturbo al canto è una cosa da evitare assolutamente. In quanto a

definire le zone sensibili, è necessario affrontare però un discorso più ampio. Chiaramente le arene

di canto sono delle aree sensibili, ma altrettanto importanti e strategiche saranno poi le aree dove

le femmine preparano il nido e covano le uova per circa tre settimane. Il periodo di cova può andare

circa da inizio maggio a fine giugno, quindi nei primi giorni di luglio vi potranno essere ancora

pulcini in fase di grande vulnerabilità e poco capaci di spostarsi, sia anche covate di sostituzione

(una femmina che perde la prima covata può deporre una seconda volta). Per tali motivi si

preferisce indicare in genere un periodo di rispett o, di sospensione dei lavori in bosco, da

metà marzo (inizio della fase di avvicinamento alle arene) fino alla metà di luglio (fine della

fase di schiusa e di vulnerabilità dei pulli).

Il problema quindi è capire dove le femmine vanno a stare durante questa fase. Come si può

accertare?

Ploner: -“ Sarebbe necessario avere conoscenze approfondite sulla distribuzione della specie da

parte di chi gestisce il bosco. In mancanza di queste, si può pensare di evitare interventi nelle aree

poste tra i 1400 ed i 2000 metri di quota dove i boschi abbiano un ricco sottobosco, (tipologie in

genere preferite dalle femmine), limitandosi invece agli interventi su tipologie forestali disturbate,

molto chiuse e senza sottobosco erbaceo o suffruticoso, agli stadi giovanili o adulti con coperture

arboree oltre il 70%. Queste potrebbero essere delle proposte, è chiaro che vi debba essere a

monte una volontà di pianificare adeguatamente i lavori, ed il miglioramento delle conoscenze non

potrà che rendere più agevole una gestione compatibile.

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Conclusioni

I recenti censimenti sul gallo cedrone hanno avuto una notevole importanza sotto diversi punti di

vista. Da una parte si è cercato di colmare una carenza più che decennale nelle conoscenze

distributive e sullo status del tetraonide in Alto Adige, permettendo di accertarne la tendenza rilevata

già negli ultimi decenni, ovvero quella di un drastico calo dei popolamenti.

D’altra parte, ciò pone con maggior forza all’attenzione, la stringente necessità di fare un passo

avanti nella conservazione della specie, attraverso una attiva gestione degli ambienti forestali in cui

vive.

I censimenti organizzati e gestiti negli ultimi anni da parte degli Ispettorati e dal personale forestale

risultano essere un segnale importante in quest’ottica, per una specie che, ricordiamo, è

strettamente legata all’ambiente bosco e interagisce fortemente con le scelte gestionali praticate.

La tutela, come emerge nell’ultimo capitolo dedicato alla gestione, necessita in primo luogo di

conoscenza. Quando questa viene promossa e arricchita da parte di chi gestisce direttamente il

patrimonio forestale, potrà in futuro tradursi concretamente in buone pratiche per un corretto

bilanciamento tra esigenze ecologiche del gallo cedrone, esigenze selvicolturali, economiche e

produttive.